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Ready4AfricaNews - ANNO III, N.2 Lunedì 18 LUGLIO 2011 Finalmente in Africa!!! UN SOGNO ACCAREZZATO MESI ANNO III N.2 HAPA TUKO + LEO-MAJOR Maecenas pulvinar sagittis enim. Rhoncus tempor placerat. Rhoncus tempor placerat. MATURIPERL’AFRICA NEWS READY4AFRICA Doha Aggiornamenti dal Qatar, tra Burqa e sceicchi. Pagina 3 VENI, VIDI, NOVI Ancora in volo... Pagina 2 Arrivo in Africa L’impatto con il grande continente Pagina 4 Colazione delle bambine Il primo risveglio in Africa Pagina 8 Ritratti per un viaggio Ci raccontiamo a mano libera Pagina 5-6 Da Santa Teresa a Suor Assunta Il primo giorno e i primi incontri Pagina 7 Un po’ di progetti e riflessioni costruttive A mente fredda Pagina 9

18 luglio

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secondo numero ready4africa

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Ready4AfricaNews - ANNO III, N.2

Lunedì 18 LUGLIO 2011

Finalmente in Africa!!!UN SOGNO ACCAREZZATO MESI

ANNO III N.2

HAPA TUKO+L E O - M A J O R

Maecenas pulvinar sagittis enim. Rhoncus tempor placerat. Rhoncus tempor placerat.

MATURIPERL’AFRICANEWSREADY4AFRICA

DohaAggiornamenti dal Qatar, tra Burqa e sceicchi.Pagina 3

VENI, VIDI, NOVIAncora in volo...Pagina 2

Arrivo in AfricaL’impatto con il grande continentePagina 4

Colazione delle bambineIl primo risveglio in AfricaPagina 8

Ritratti per un viaggioCi raccontiamo a mano liberaPagina 5-6

Da Santa Teresa a Suor AssuntaIl primo giorno e i primi incontriPagina 7

Un po’ di progetti e riflessioni costruttiveA mente freddaPagina 9

READY4AFRICA NEWS! PAGINA2

Ready4AfricaNews - ANNO III, N.2

Poche persone riescono a farti

sentire bene anche in un luogo sconosciuto e in situazioni non agevoli. E’ un

dono quello del saper accogliere un nuovo amico.

Veni, vidi, novi

Rhoncus tempor placerat.

HAPA TUKO+L E O - M A J O R

Qua si viaggia a circa 1000 km all'ora, 40 gradi sottozero fuori,un poí meglio dentro la fusoliera, grazie a Dio. Hostess carine, sorridenti, occhi a mandorla da rivista patinata passano e ripassano col caffË, il tovagliolo caldo, il pranzo. Siamo tutti vicini, noi Afromaturi sicchè posso guardarli questi quattordici exliceali-quasiuniversitari che vanno a conquistare l’Africa, magari il mondo. Alla loro età c’erano le campagne per la lotta contro la lebbra in parrocchia, ma nessuno di sognava di andare a vedere. Cíerano nomi mitici di missionari in mitiche missioni da aiutare con la pesca di beneficenza, ma te ne stavi buono buono a casa a studiare e prepararti un futuro prevedibile. Questi noi, questa la nostra Africa di allora. Loro invece, cioè i quattordici neomaggiorenni il futuro non si sa bene dove ce li abbiano, e il lavoro neanche, sicchè il mondo vogliono andare a vederselo,come Ë giusto che sia. Digitano come provetti hackers sulle minuscoli schermi a cristalli del sedile, come se lo start e il rewind se lo fossero bevuti con il biberon, giocano ai vedeogames e guardano film in inglese sicchè capisco che tutti i miei sforzi di tenermi un po’ aggiornato sono vani: sono decisamente aged ed è onesto che me ne faccia una ragione. Non sono quello della clava, non scrivo ma ho imparato a digitare ma la mia giovane compagna di poltrona, che casualmente risponde al nome di Annalisa, digita sullo schermo del televisorino come io non farò mai. Ma qui importa capire dove stanno andando adesso, magari senza che lo sappiano bene neanche loro. Non avranno a fare un safari, questo lo sanno. Nè a fare i missionari per tutta la vita. Vanno a vedere il mondo, a vedere le disuguaglianze, le ingiustizie, le schifezze che noi uomini riusciamo a combinare. Non ne verranno fuori santi nè rivoluzionari, forse, ma bancari meno cinici e meno frustrati, docenti meno sicuri di sè, medici meno esosi e più umani. Qualsiasi cosa un po’ meglio. Quest’anno hanno saltato la gita in Grecia, un poí me ne sento perfino responsabile, sindacalmente parlando, ma almeno alcuni si sono arraffati con le unghie questa possibilità. Adesso siamo a diecimila metri di altezza e stiamo andando a vedere il resto del mondo, quello povero, quello che non Ë arrivato da nessuna parte, anzi che non è neanche partito, o che Ë partito male, che accumula storie di disastri. Non lo salveremo noi ma quando torneranno non potranno più dire di non aver visto, di non sapere: veni, vidi, novi. Adesso so, questo Ë il punto, e quindi sono maturo per decidere da che parte stare, sono responsabile perchè devo rispondere a me, agli altri, a quello che ho visto. Partono da diciotto con una percezione che qualcuno di noi ha maturato a quaranta. Non male, davvero. (pv)

READY4AFRICA NEWS! PAGINA3

Ready4AfricaNews - ANNO III, N.2

Doha ore 5.00. Quasi tutti ancora dormono quando mi tiro su dal pavimento. Ho steso per terra la coperta amaranto di pile che ci siamo fregati ieri sera dall’aereo della Qatar Air Lines. Ho fatto gli occhi dolci alla hostess che passava a ritirarle, forse mi ha preso per deficiente ma non ha insistito a chiedermela. I ragazzi sono accoccolati sulle poltroncine studiate per essere scomode da qualche architetto perverso, vista aeroporto di Doha, una piana di asfalto ricavata in mezzo alla sabbia, grande e anonima. Dentro fauna umana interessante. Mi faccio un giro a cercare un caffè con claudia (lo troveremo ala modica cifra di quattro euro, ecco da dove viene la ricchezza degli Arabi). Donne con burka nero chiacchierano tranquillamente con i mariti senza burqa turisti giapponesi o indiani che smanettano imperterriti e ridanciani ai loro portatili superpiatti, bambini che si guardano film su schermini che ai nostri tempi ci sognavamo, persi al massimo con un Topolino.Emiri o pseudoemiri con la kefià, vestiti con tonache candide, al seguito mogli

nascoste da tuniconi neri. Spettacolo desolante della nostra compagnia che dorme alla grande e si sveglia stringendo con affetto i cuscini fregati sull’aereo come fossero orsacchiotti o stiracchia gambe rattrappite. Fuori una cappa di caldo, ieri il termometro di bordo segnava 39 gradi, e ci sono tutti. Dentro aria condizionata 18 gradi scarsi, da maglione. Ricarica portatili, perfino il campo per spedire qualche email e tranquillizzare i nostri a casa, poi giù al gate e fuori sul pullman. Il caldo ti prende alla gola, intorno una sorta di deserto fatto di arbusti radi lontano, oltre le piste. Aereo, un caldo torrido già alle sette di mattina. Hostess orientali carine come quelle del primo volo, così perfette da sembrare di porcellana, ma ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Si decolla e dallo specchietto Doha: una selva di grattacieli modernissimi, vetro e cemento e acciaio a perdita d’occhio. Si galleggia sul petrolio, e si vede. Per i ragazzi il Kenya è dietro l’angolo ma ancora non pare vero, qualcuno non ci crede finchè non sbarcheremo a Nairobi. (pv)

Non stupirti di nulla. Prima

guarda, chiedi, studia. Finirai per apprezzare ogni cosa che sta sotto

il sole(Teho Suy)

Il megagruppo si sposta come un lumacone per l’aereoporto di Doha

HAPA TUKO+L E O - M A J O R

Aggiornamenti da Doha

READY4AFRICA NEWS! PAGINA4

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Toccare terra in Africa è un’emozione. Partiamo da Doha alla 7.30 e giù due film al minischermo, pranzo Qatar, chiacchiere, tutto tranquillo, finchè l’aereo non decelera, una voce dice di allacciarsi le cinture, Manca ancora un bel po’ ma quella sotto quella cosa marroncino chiaro, macchiata delle ombre alte delle nuvole, coperta di sterpaglia e di disordine è Africa. I ragazzi pian piano smettono di parlare, i più vicini guardano fuori dagli oblò. Africa, in un modo o nell’altro ormai sul suolo africano ci siamo arrivati. La terra dell’Africa è più antica, grassa, pastosa, non so, è più terra delle altre terre, più madre delle altre madri. Questo sentono i ragazzi in questo momento, questo sta guardando fuori Angela, Marta, Alessandro. Come diceva la nella la prima volta, noi da qui veniamo e quando ci avviciniamo spira come un odore di casa antica, qualcosa che ti fa perfino paura per quanto è dentro di te. Ha qualcosa di oscuro, di foresta, di buio, di primitivo, così nel nostro mito e nella nostra psicologia ma non è un pregiudizio o uno stereotipo, è così. Oggi ha anche altro: forze nuove, vitalità che può rigenerare il mondo, corruzione, degrado. Qua stiamo sbarcando, il primo obiettivo è stato raggiunto, i ragazzi hanno sentito odore di Africa, qualcuno il richiamo di un sogno, qualcuno qualcosa di atavico qualcuno un brivido indistinto ma li ho visti affacciati agli oblò come se si affacciassero su una parte di se stessi che non conoscevano ancora.Arrivi, raccatti bagagli a mano, ti freghi l’ennesima coperta dalla Qatar, non si sa mai, e ti affacci alla scaletta. Africa, quella davanti è africa anche se in realtà vedi lo spettacolo non troppo edificante dell’aeroporto di

Nairobi. Mai tappa è stata più azzeccata se alla sontuosità di Doha qui opponi senza pietà l’africanità di Nairobi. I carrelli dei bagagli li spostano con trattori, niente bus per raggiungere l’aeroporto dall’aereo, moquette un po’ lisa e dozzinale, via vai caotico di personale. Lunga fila agli sportelli per la visa, il visto di ingresso. Ricordavo questa confusione fra tecnologia e umano, troppo umano. C’è la scansione digitale delle impronte digitali (!!) su apposito scanner, c’è la foto di rito con videocamera ma poi l’omone del banco registra tutto a mano su certi stracci di ricevute, si confonde, le riconta, ne fa due uguali, chiama un collega a fare in tre il lavoro di uno solo e il guadagno tecnologico è finito. Se Dio vuole abbiamo di nuovo in mano i passaporti e raccattiamo i bagagli stivati. Africa anche qui, anche se il danno magari l’anno fatto i poveri schiavi indiani malstipendiati all’aeroporto ipertecnologico di Doha. Fatto sta che la valigia di Anna è letteralmente sfasciata. Carte, spiegazioni complicate all’ufficio bagagli, ci rilasciano un mezzo foglio strappato malamente per richiedere la sostituzione valigia agli uffici della Qatar siti in una delle infinite piazze di Nairobi. Vedremo, intanto si sono fatte le due invece delle 12.45, il tempo di metterci tutti la maglietta di ordinanza e siamo fuori incontro a Nestor, poveretto. Non c’è, attimo di panico poi eccolo là, elegante come sempre e affettuoso di abbracci. Ecco il matatu, lo riconosciamo subito dalla scritta EIE, bianco come un angelo che ci

porterà a destinazione stanchi morti. Stipare 19 valigie e 19 valigette e 14 studenti e 5 accompagnatori è un’impresa e stanchi come siamo spostare sei quintali di roba ci finisce letteralmente. Eccoci, via, si va, Lunghi stradoni polverosi ancorché a quattro corsie che dall’aeroporto Omo Kenyatta vanno a Nairobi. Si passa al confine con il parco di Nairobi e come se qualcuno le avesse avvisate ecco poco lontano tre giraffe che brucano pacifiche in quella curiosa posizione che solo loro sanno assumere. Come inizio di africa niente male davvero!! Ai lati attraverso i finestrini scorre la carrellata di Africa che qualcuno giù conosce, qualcuno no: baracche, negozietti, canali di scolo, vegetazione massacrata ma rigogliosa nonostante tutto, gente che cammina da tutte le parti, matatu, city hoppa, auto scassate, bici, marasma umano. Poi stradina improbabile, da lasciarci le sospensioni del matatu, piccolo momento di suspance e siamo al Santa Teresa ** per le presentazioni e i saluti ufficiali. (pv)

ARRIVARE IN AFRICA

HAPA TUKO+L E O - M A J O R

READY4AFRICA NEWS! PAGINA5

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Ritratti per un viaggio - seconda parte“CI RACCONTIAMO A MANO LIBERA”

HAPA TUKO+L E O - M A J O R

SILVIA BURIOLLAIl mio primo viaggio in aereo ho deciso di farlo diretta verso il Kenya con un totale di circa dieci ore di volo intervallate da una notte in aeroporto. Un buon inizio quanto insolito per un’esperienza intrapresa proprio per il suo essere fuori dal comune. È quello che mi ha colpita quando ho notato, un po’ per caso, la locandina del progetto che in seguito si sarebbe chiamato “Maturi per l’Africa”. Un modo diverso di trascorrere tre settimane, ma allo stesso tempo un modo per crescere e mettersi alla prova superando i limiti della propria quotidianità e dell’abitudine. Si vuole lavorare su se stessi, ma contemporaneamente rendersi utili secondo le proprie possibilità e secondo il consentito, dimenticando ambizioni da ‘sono un eroe che può cambiare il mondo’. E direi che è una cosa eccezionale riuscire a dare e ricevere, prendere per se stessi senza egoismo…così eccezionale che è il motivo per cui ho deciso di partire.

JOLANDA BARRACosa ci faccio in un aereo diretto a Doha? Naturale: si arriva a Doha, si aspettano 8 ore e poi dritti a Nairobi, Kenya... Africa! La vista mozzafiato che riesco a godermi grazie al posto vicino al finestrino mi rende ancora più emozionata. Provate ad immaginare: prima volta in aereo, prima volta che osservo un tramonto da sopra le nuvole e soprattutto prima volta che vado in Africa! Ho 19 anni, ho finito il liceo e a 10 giorni di distanza dalla prova orale dell’esame di Stato mi ritrovo catapultata qui con davanti un viaggio distante, lungo e intenso mai affrontato prima. Quest’anno l’occasione, tanto attesa, Ë arrivata dalla mia scuola e l’ho presa al volo (tanto per restare in tema di aereo!). Infatti la voglia di andare in un paese così povero, ma cosÏ ricco, mi ha spinta fino a qui. A dire il vero non so cosa aspettarmi da questo viaggio, da questo paese, da queste persone ma Ë proprio questo il bello: conoscere, esplorare ed aprirsi a nuove culture. L’Africa mi ha sempre incuriosita, andare a vedere con i miei occhi, assaporare nuovi sapori, nuovi paesaggi, nuovi modi di vivere facendo diventare tutto ciò mio bagaglio di vita. Il bello di questo viaggio però siamo noi, si noi, 14 studenti che andiamo a donarci a chi ha bisogno, che portiamo anche un minimo aiuto e noi cittadini italiani e kenioti che ci avviciniamo grazie a questo viaggio; tutto ciò mi rende ancora più felice.Sono pronta a staccarmi per tre settimane dalla mia solita vita e tuffarmi in un mondo per me ancora misterioso (e che forse rimarrà tale sotto diversi aspetti anche dopo essere tornata a casa) e riemergere diversa, più matura e più consapevole... Africa arrivo!

RACCOGLITORE! PAGINA6

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MARTA GREGOCiao a tutti! Sono Marta, e un attestato afferma che io sono matura, sarà da credergli? Pratico attività scout da parecchi anni e da un po’ meno suono chitarra classica. Ho scoperto di questo viaggio quasi per caso e subito ho pensato che non potevo perdere questa occasione. All’inizio tutto era incerto, che veniva e chi non, i biglietti aerei, la raccolta di materiale di fondi. Dopo un paio di mesi la macchina “Maturi per l’Africa” ha iniziato ad ingranare bene, e quindi…si parte!Cosa mi ha spinto? Bella domanda…da una parte sicuramente lo spirito di servizio e la volontà di rendermi utile per qualcuno, anche perché credo che il volontariato sia una delle esperienze più formative e piacevoli che una persona possa affrontare. Dall’altra il desiderio di chiarirmi un po’ le idee, i pensieri, i sogni, le aspirazioni e le ambizioni che mi frullano per la testa, prima di decidere sul mio futuro.

ANGELA BRAVODoha, ore 5 del mattino, davanti a me il sole appena sorto, un cerchio bianco di una luce fortissima tale da illuminare il grigiore pallido del cielo che copre gli aerei pronti per le partenze.Primo giorno di questo lungo viaggio, manca poco all’arrivo a Nairobi, è troppo tempo che penso a questo momento e non so ancora dare un motivo preciso che mi ha spinto a scegliere di fare questo viaggio. Ho solo un desiderio che spero di esaudire e tenerlo come ricordo più importante di questa avventura: fissare nella mente i volti delle persone che incontrerò, uomini, donne, anziani ma soprattutto bambini, perché sono loro la principale causa di questa decisione. Mi piacerebbe tornare a casa con un’immagine loro che sono gli unici in grado di regalarti un sorriso che difficilmente si può dimenticare…

RACCOGLITORE! PAGINA7

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Santa Teresa è un grande complesso di edifici a tre piani attorno a un cortile orto giardino ben tenuto. Ospita una quarantina di ragazze dai 17 ai 40 che vengono dalla baraccopoli e che devono essere avviate a qualche attività lavorativa. Nei periodi di vacanza offrono anche una pensione completa a prezzi più che accettabili. Qui gli amici della HIS ci hanno organizzato un pranzo a base di samosa, chapati, verdure, con abbondanti bevande di ogni tipo. Qui ci salutano attorno ad una bella tavolata, contenti della nostra venuta: l’ospite è una benedizione, non disturbiamo ma facciamo loro onore con la nostra venuta, questo è il senso. Fra una presentazione e l’altra cerchiamo di dire chi siamo, mettiamo alla prova il nostro inglese, raccontiamo cosa ci ha portato in Africa e cosa ci aspettiamo dalla vita. E intanto scopriamo la meraviglia della Sparletta, una bevanda a base di ginger che secondo me avrebbe un grande futuro nelle discoteche italiane, magari corretto gin. Foto di rito in questa piccola oasi con Sister Giorgette, un donnone che veste coloratissimo e che se capisco bene sarebbe la suora. Poi ci si riavvia per la stradina da rally con le sospensioni del matatu che protestano vivacemente e i cinque quintali di bagagli che minacciano di arrivarci in testa. Sono ormai le cinque quando siamo all’orfanotrofio di Maria Romero. Suor assunta ci aspetta nel cortile, è contenta di vederci anche se è donna di poche parole, una furlana di Casarsa che sa la dolcezza della parola ruvida e sa mettere in riga bambine, ragazze e uomini senza differenza. Si illumina quando ci racconta delle bambine, di quelle nuove, di quelle che sono andate

alle scuole superiori. Dettaglio non da poco: l’ho sempre vista con la tonaca azzurrina del suo ordine, il velo dello stesso colore ma realizzo adesso che sulla tonaca porta un grembiulone di quelli delle nostre casalinghe di Casarsa, un “traversòn”, rigorosamente in tinta ma pur sempre un “traversòn”. Questo si dice un sacerdozio operativo!! Siamo stanchi quindi ci sistema quanto prima nelle stanze, rigorosamente divisi maschi e femmine. Dalle finestre dell’orfanotrofio ci guardano curiose le bambine, si sentono ridere e scherzare per la novità di questi ospiti numerosi venuti da lontano. Ben satolli di questo pranzo-cena delle tre di pomeriggio saltiamo a pie’ pari la cena e ci lanciamo in una passeggiata fino al centro commerciale Yaya, giusto per mostrare al gruppo un po’ dei dintorni: un paio di chilometri il tempo di entrare in un internet point, rassicurare parenti e amici via mail e via a dormire. Del resto siamo partiti due giorni fa e le energie segnano rosso. Ma alla lista dei nostri contatti africani si aggiunto anche il centro di Suor Teresa, per le prossime spedizioni a Nairobi del Liceo (pv).

Da Santa Teresa a Suor Assunta

Suor Assunta

RACCOGLITORE! PAGINA8

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Ore quattro, mi svegliano rumori sulla strada, scaricano merce, non so. Fa freddo, qui è luglio il periodo più freddo dell’anno. Mi faccio un giro per il refettorio alla ricerca di un orologio a muro. Col fuso orario faccio sempre confusione e il mio segna le quattro meno venti. Alle sei arrivano le bambine per la colazione ma dormirei ancora un po’ se proprio potessi. Posso, non sono ancora le cinque. Metto una maglia fa freddo, resto un po’ a pensare finchè in cucina si sentono dei rumori: le assistenti preparano una brodaglia di the con latte per trenta quaranta bambine, un pentolone quasi da caserma. Raccatto materassini e sacchi a pelo, mi vesto per apparire meno peggio quello che sono agli occhi delle bambine e accendo la luce per far capire che si può entrare. Sciamano ridendo, con

i loro piatti, le tazze, la fetta di pane imburrato. Timide alcune mi riconoscono e mi salutano appena, altre mi guardano un po’ perplesse. Cerco di farmi un po’ di spazio distribuendo ciao e how are you? Ma è ancora troppo presto e mi ritiro a scribacchiare qualcosa in un angolo. Un’assistente gentile mi serve del the col latte, mi sento molto europeo e alla fine riporto le cose in pari dando una mano a pulire. Col loro maglione e la gonna color marroncino salgono di corsa sul matatu, qualcuna dimentica qualcosa, scappa ridendo e torna stringendo un quaderno in mano. Vanno. Anche la mia giornata può cominciare. Vicino al portatile mi hanno lasciato un thermos pieno di the caldo e non mi ricordo neanche come si dice grazie in swahili. (pv)

Dicono che l bene di oggi sia un investimento per il domani...

Se lo stesso discorso è valido anche per il bene ricevuto, il nostro

futuro sarà certamente ricco

di gioiose emozioni.

La colazione delle bambine

RACCOGLITORE! PAGINA9

Ready4AfricaNews - ANNO III, N.2

Siamo qui con il Preside Nestor e con l’equivalente del Presidente del consiglio di Istituto, ci hanno accolti e rifocillati, ci sentiamo a casa ma già al primo incontro finiamo per parlare di progetti: loro sono onorati della nostra partnership, del gemellaggio che unisce le nostre due scuole, ma come si può fare a continuarlo, a rinnovare il progetto che è giunto al terzo e ultimo anno di vita. Ci penso, non so bene, e non possiamo certo prendere impegni noi. Certo penso che essere qui in Africa è un grosso traguardo, aver portato qui quindici ragazzi a vedere è importante per la nostra scuola almeno quanto lo è l’aiuto materiale che noi possiamo aver dato loro. Penso che c’è un sacco da fare: i prossimi traguardi potrebbero essere ospitare un ragazzo della loro scuola a studiare da noi, magari più di uno, magari farlo laureare in Italia perché costruisca lui qualcosa qui. Noi come scuola sappiamo fare questo e questo possiamo fare. Abbiamo avuto anche di recente utili contrasti sul modo di intendere il volontariato con l’Africa. Certo, la vecchia storia di regalare il pesce non funziona, bisogna insegnare a pescare, ma essere qui in Kenya tutto l’anno, a seguire progetti e a garantire la crescita, per noi non è possibile. Mandare container di roba è utile ma è il pesce che aiuta senza costruire. La scuola è la strategia giusta e su questa dobbiamo

puntare. Noi ci auguriamo che il progetto si rinnovi, ormai perdere questo contatto sarebbe un passo indietro che impoverirebbe la nostra scuola. Ci auguriamo che il liceo si faccia coinvolgere ancora di più, che lo spirito africano entri nelle classi tutto l’anno. Già aver suscitato l’interesse e l’entusiasmo di quindici giovani è un segnale forte e incoraggiante che ci aiuterà a sostenere con forza questo progetto bello e caratterizzante. Il mondo si è evoluto e nella scuola è entrata l’informatica, l’inglese: deve entrare anche una materia nuova che per adesso è senza nome, che aiuti a capire la mondialità, la diversa percezione dei problemi, l’importanza del volontariato. Una sorta di antidoto a certi eccessi di sviluppo sfrenato e di pantecnicismo, paneconomicismo che abbiamo sotto gli occhi: il nostro progetto Africa potrebbe un laboratorio incredibile da questo punto di vista, più forte di qualsiasi materia integrativa si possa proporre nel quadro orario..

Ci sono tanti modi di fare qualcosa di

buono. Scegli quello che va

meglio per te, ma fallo. Se pensi troppo ai modi finirai per fare

altro.

Un po’ di progetti e riflessioni costruttive

READY4AFRICA NEWS

REDAZIONE:

JOLANDA BARRA ANNA BATTISTELLA CLAUDIA BEACCOSILVIA BURIOLLA

PAOLO VENTI CARLO COSTANTINO EDOARDO PICCININ

ANDREA SANTIN ALESSANDRO GIACINTA

TOMMASO MARTINVALERIA DE GOTTARDO

MARTA GREGO MARTINA DE FILIPPO

ANNALISA SCANDURRA CHIARA VENA

GIULIA LORENZON ANGELA BRAVO

TAMARA NASSUTTI DANIELE MARCUZZI

17 Luglio 2011 ANNO III N.2

INVIA A:

Parenti, amici e conoscenti!

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