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COPIA GRATUITA www.leggopassword.it mirato all’informazione L' INTERVISTA NANCY BERNACCHIA "MUSEIKA, il mio angolo di paradiso a Moie" LIBRI LE CINQUANTA SFUMATURE A FUMETTI DI LAURA TANFANI MACROREGIONE EDUCARE ALLE RELAZIONI JESI INTERNAZIONALE CON FENCING ACADEMY MARCHE RUBRICHE "Curiosando" IL VERDICCHIO SCIENZA PLUTONE una storia lunga 85 ANNI n° 4 - LUGLIO 2015 PASSWORD www.gammastudiografico.it studio gamma E...state CON PASSWORD “RACCONTIAMO DEL TERRITORIO, RACCONTIAMO DI VOI” foto di Nicola Gori

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L' INTERVISTANANCYBERNACCHIA "MuSEIkA, il mio angolo di paradiso a Moie" LIBRI LE CINquANtA sfumAtuRE A fumEttI DI LAuRA TANfANI MAcRoREgIoNE EduCARE ALLE RELAzIoNI

JESI INTERNAZIoNALE coNfENCINg ACAdEmY mARCHE

RuBRIcHE "curiosando" IL vERdICCHIo

ScIENZA pLutoNE una storia lunga 85 ANNI

n° 4 - LUGLIO 2015

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www.gammastudiografico.it studio gamma

E. . . s ta te con password

“raccontiamo del territorio, raccontiamo di voi”

foto di Nicola Gori

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Jesi: Piazza Ciabotti, 8 c/o Centro Commerciale ARCOBALENO - JESI (AN)Castelbellino: Via Clementina, 32 (di fianco alla parrucchieria "Tres Jolie")

Tel/Fax 0731 215731 / Cell. 339 7394970 - www.hedonestetica.it / [email protected]

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raccontiamoil territorio di Chiara Cascio

|EDITORIALE|

Password – l’accesso mirato all’informazione periodico d’informazione - n° 4 - Luglio 2015Direttore responsabile: Chiara CascioEditore e Progetto Grafico: Studio GammaFoto di Copertina: Nicola GoriCoordinamento generale: Gianna Scortechini Collaboratori: Roberto Longo - Francesco Cascio - Catiuscia Ceccarelli - Riccardo Ceccarelli - Roberto Ceci - Talita Frezzi Matteo Baleani

Nessun filone tematico, questa volta. In questo numero di Password, non tro-verete la parola chiave che guida solitamente la lettura. La scelta è voluta: volevamo raccontare di eventi, di territorio, di storia locale. Di progetti futuri e di successi presenti. Tirare una riga su quanto precedente fatto e traghettare i lettori fino a settembre, raccontando la serenità del periodo. Un pensiero va al decimo anniversario dell’editore, l’agenzia di comunicazio-ne Studio Gamma, un traguardo importante che ci sentiamo di dover festeg-giare. Grazie all’intuizione e alla determinazione dell’imprenditrice Gianna Scortechini, è stato possibile avviare sette anni fa questo progetto editoriale che oggi vanta una distribuzione capillare in tutta la Vallesina, un portale web quotidianamente aggiornato e una pagina facebook tra le più seguite del terri-

torio. Ci siamo e lavoriamo costantemente per offrirvi un’informazione completa, approfondita, attuale. Un ringraziamento sentito, da parte mia e da tutta la redazione, va ai lettori, ai collaboratori, sempre geniali e presenti, ma in particolare a tutti gli sponsor che sostengono questo magazine, dai più affezionati a quelli più recenti. Grazie perché questa rivista è anche vostra. E grazie a nancy Bernacchia, perfetta testimo-nial della campagna che stiamo per lanciare. Miss Marche nel 2013, Nancy è un volto caro alla Vallesina per i suoi successi in passerella. Mentre prosegue nella sua carriera di modella, oggi studia e lavora nel locale di famiglia, il Museika di Moie. Già una volta in copertina per Password, Nancy torna in prima pagina con la sua bellezza marchigia-na per trasmettervi il nostro importante messaggio: attraverso queste pagine, raccontiamo del territorio, raccontiamo di Voi.

Registrato al Tribunale di Ancona n. 5/09 del 23.03.2009 Reg. Periodici Sede, Direzione, Redazione: via Risorgimento 189/a Moie di Maiolati Spontini (An), tel. 0731 701404, fax. 0731 706476 www.leggopassword.it - [email protected] [email protected] Copyright - Tutti i diritti riservati - Marchio e grafica registrati Vietata la riproduzione anche parziale. L’editore si riserva il diritto di segnalare alle autorità competenti co-loro che in malafede comunicano annunci non corrispondenti a verità.

Social: Password - Magazine della Vallesina @RedazionePW

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IL vERdICCHIo

a cura di Riccardo Ceccarelli

|CURIOSANDO|

Lo conosciamo come l’identità della no-stra Vallesina, anche se in questi ultimi decenni ne ha oltrepassato i confini, diventando il vino bianco non solo più apprezzato delle Marche ma addirittura, secondo gli esperti del settore, tra i mi-gliori d’Italia. La sua storia è stata arricchita, presu-mibilmente intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso, da diverse leggen-de che nessun aggancio hanno con la storia vera e propria, frutto anzi di un fervida fantasia che ha manipolato la

storia stessa. Hanno at-tribuito a Padre Vincenzo Maria Cimarelli (1585-1662), di Corinaldo, queste

righe nel suo volume Istorie dello Stato di Urbino, stampato in Brescia nel 1642: «Li amenissimi colli della Nevola, del Misa e del Suasano, a guisa di cornu-copia rendono ogni altra cosa necessa-ria, non tanto al sostentamento umano, quanto al viver molle e delizioso et spe-cialmente lo verdicchio, vino de solar claritade et virtù eccellentissime, come qualmente narra Bernardo Giustiniano nel secondo libro dell’origine di Venezia che Alarico, re dei Visigoti, muovendo da questa contrada alla terra dei Brutii, seco portasse quaranta some in barili, nulla a sé stimando recar sanitade et bellico vigore melio del menzionato ver-dicchio». Ad un controllo accurato dell›originale, Libro Terzo, capitolo secondo, pp.5-6, l’intero periodo risulta contraffatto con le inserzioni riferentesi al verdicchio pu-ramente di fantasia. Una leggenda dunque quella di Alarico che nel 409-410 dirigendosi verso l’A-

bruzzo e Roma portasse quaranta some di verdicchio. Eppure quella frase l’hanno ripetuta in molti scrivendo di verdicchio, compre-so Luigi Veronelli e ancora lo scrivono nonostante le smentite fatte ormai da quasi da trent’anni. Si è tramandato anche che Annibale saccheggiando l’attuale regione mar-chigiana ed abruzzese si fosse servito del verdicchio e del rosso conero addi-rittura per curare i suoi cavalli malati, in realtà gli autori citati parlano di vini praetutiani, cioè dell’attuale distretto di Teramo. Su altre origini certamente leggendarie del verdicchio si è esercitata la fanta-sia di qualche altro scrittore senza però raggiungere la notorietà di quanto è sta-to attribuito al Cimarelli. Le prime citazioni del verdicchio si deb-bono invece al botanico marchigiano Costanzo Felici (1525-1585), originario di Piobbico, che nel 1569, inserisce il verdicchio in un elenco di uve da tavola e non da vino, distinguendolo, primo tra i botanici, dal trebbiano, dalla malvasia e da altre qualità di uve. La seconda, ci è fornita da uno studio-so di Fabriano, Mambrino Roseo (1500 c.-1580c.) che ebbe il merito di tradurre dallo spagnolo un trattato di agricoltu-ra rendendo il termine spagnolo “tor-rontés” con “verdicchio” e conferman-do così come questo vitigno e quest’uva fossero allora conosciuti. Con tutta probabilità infatti in vitigno venne importato dai Lombardi, agricol-tori e artigiani, in seguito all’invito del Comune di Jesi del 1470, che si stabi-lirono nella città e nella valle dell’Esino.

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Nelle due foto: Bottiglia di verdicchio e particolare dell'etichet-ta della Ditta Marini di Ancona, prodotto nel 1929, imbottiglia-to nel 1933, per essere esportato negli Stati Uniti (New York)

Di recente analisi scientifiche e gene-tiche (1991 e 2003) hanno evidenziato infatti una parentela molto stretta tra il Verdicchio ed il Trebbiano di Soave (Ve-rona), confermando l’ipotesi della deri-vazione “lombarda”, comunque il ver-dicchio è ormai considerato un vitigno autoctono avendo assorbito e assimilato caratteristiche geomorfologiche e con-dizioni microclimatiche del nostro terri-torio in maniera unica con un prodotto non replicabile. Cupramontana, definita "capitale del verdicchio" dal 1939, storicamente lo ha fatto conoscere in Italia e nel mondo seguita da Staffolo e dai paesi limitrofi, con le sue zone (soprattutto con le con-trade San Michele e Morella, senza to-gliere nulla alle altre) più vocate anche oggi ad una produzione di alta qualità.

La storia del nostro vino, nasce con Aure-lio Quaresima, detto Lello, proprietario di un vigneto di tre ettari di Verdicchio dei Castel-li di Jesi Classico nel comune di Cupramon-tana. Morella è il primo vino imbottigliato dall’Azienda Quaresima e porta il nome dalla contrada dove nacquero gli attuali proprietari.è un vino dai riflessi gialli dorati con profumi di salvia, anice e tiglio che nel tempo lasciano spazio ad una invasiva mandorla che caratte-rizza l’espressione del vitigno, insieme ad una pienezza di palato che ben rappresentano la maturità e la ricchezza delle uve.

Via Torre, 16/A - CUPRAMONTANA (AN)[email protected]

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tHE vICtoRIA CompANY dIvENtA INtERNAtIoNAL HousE

E ApRE uNA sEdE Ad ANCoNAForse non tutti sanno che cos’è l’ International House World Organisation (IHWO). Si tratta di una rete mon-diale di scuole a gestione indipendente legata da un impegno verso alti standard di qualità e promotrice dei più innovativi corsi di aggiornamento per docenti. Per diventare International House una scuola di lingue deve superare un’attenta ispezione che coinvolge non solo la didattica, ma anche la parte amministrativa, la cura del cliente e l’adeguatezza della sede. The Victoria Company, nel luglio 2015, ha finalmente realizzato il suo sogno; quello a cui il suo fondatore, Giuseppe Ro-magnoli, aspirava fin dalla fondazione della scuola nel 1997: “La scuola di lingue che sognavo di aprire non era una qualsiasi, ma volevo che diventasse un centro d’eccellenza nelle Marche. Per me una scuola di lingue non può essere rinchiusa nel suo ‘angolo di mondo’, ma deve guardare all’internazionalità e a quello che fanno i colleghi negli altri Paesi. Allo stesso tempo, però, è giusto che rappresenti anche una comunità radicata nel suo territorio e che, soprattutto nel mio caso, prenda anche spunto dalle tante aziende di eccellenza che le Marche riescono ad offrire.” “che cosa significa per un piccolo centro come re-canati/Jesi ospitare un’iH?”“Significa che Recanati/Jesi diventa, ancora di più se

ce ne fosse bisogno, un centro internazionale di cultura, un luogo in cui l’internazionalità è reale e vissuta ogni giorno”“adesso poi, l’universo victoria si espande fino ad ancona…”“Esatto, l’apertura è prevista da ottobre 2015. Anche questa sede sarà ovviamente un IH Victoria e diventerà, insieme a Jesi e Recanati, una delle uniche tre Interna-tional Houses sulla costa adriatica”.“affiliarsi a questa organizzazione comporta però perdere il nome della propria scuola per diventare iH, come vive da imprenditore questo fatto?”“E’ per questo che non ci chiameremo semplicemen-te IH più il nome della città (come è la norma) ma IH Victoria. Victoria è la nostra identità, la nostra filosofia di vita. Vorrei che la gente venisse da noi non solo per apprendere una lingua, ma per vivere un’esperienza più ampia, che coinvolga anche l’apertura mentale e l’atteggiamento di fronte alla realtà. Spesso i limiti che abbiamo sono solo nella nostra testa, e uno scambio di energie tra persone diverse per cultura e provenienza può aiutare a superarli. Victoria nasce appunto come laboratorio per questo ‘scambio’ di energia positiva. Ov-viamente questo ideale può essere raggiunto solo gra-zie ad un costante impegno nella didattica che offria-mo, che non comprende solo la grammatica, ma anche l’approfondimento della lingua parlata e della cultura tramite eventi sociali e sessioni di conversazione” “Un’ultima domanda: quali sono i progetti per il fu-turo dell’ex-tvc?”“Sicuramente dovremo perfezionare Virtual Victoria, il nostro progetto di scuola virtuale. Poi stiamo lavorando ad un progetto di formazione post lauream, che punta a creare una figura commerciale in grado di lavorare con l’estero. Oltre a questo ci sarebbe da diventare centro esami per certificazioni di altre lingue oltre l’inglese, da variare la nostra offerta per i soggiorni studio all’estero o i centri estivi nelle Marche… insomma: siamo pronti a lavorare a tutto ciò che il mercato futuro ci richiederà”Allora in bocca al lupo ai nostri ‘vittoriosi’ concittadini e… see you soon!

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uNIvERsItà E mACRoREgIoNE, L’EduCAzIoNE ComE ARmA pER mIgLIoRARE LE RELAzIoNI

Una regione che dalla Sicilia si estende fino all’Albania, risalendo lungo le terre della costa adriatica fino ad at-traversare Bosnia - Erzegovina, Croazia, Grecia, Slovenia, Serbia e Montenegro. Una macro regione, appunto, defi-nita “adriatico – ionica” per via dei mari che la bagnano.Sempre più, i confini lasciano il passo ad una visione glo-bale del territorio, ad una strategia integrata che coinvol-ge regioni e nazioni diverse con l’obiettivo di uno sviluppo equilibrato e sostenibile tra territori. Un fatto di servizi, di trasporti, di collegamenti con inevitabili e futuri risvolti culturali, formativi ed educativi.Ne parliamo con la dott.ssa roberta cesaroni, psico-loga e life coach che, insieme al prof. Franco de Felice della Facoltà di Scienze della Formazione ed Educazione dell’Università di Pesaro Urbino, ha recentemente pre-so parte ad un incontro e confronto con gli accademici dell’Università di Albania. “L’obiettivo era analizzare, esplorare, valutare l’impatto della collaborazione tra i poli accademici di Italia e Albania come tassello importante in un’ottica di Macroregione – spiega la dott.ssa Cesaroni - La ricerca condotta ha dimostrato che maggiore è lo scambio di conoscenze e il confronto in ambito scientifi-co tra Paesi più alte sono le possibilità di acquistare forza in ambito di ricerca e sviluppo delle politiche educative”. Qual è l’obiettivo della macroregione adriatico - io-nica?“Sicuramente quello di individuare modalità autonome e innovative di promozione e di attuazione di cooperazione territoriale a livello interregionale, transnazionale e istitu-zionali, secondo modelli precedenti già esistenti come la Macroregione tra paesi baltici e danubiani”.

Siamo diventati dunque parte di una macroregio-ne. come procedere?“Si va verso l’acquisizione di obiettivi pragmatici, per rispondere ai reali bisogni della popolazione. Una pas-so avanti verso una collaborazione sempre più stretta fra culture e Paesi diversi, più che mai necessaria per far fronte alle nuove sfide socio-economiche”.Qual è il ruolo delle Università, in questo senso?“Il campo della formazione e della ricerca è sicura-mente uno dei punti più delicati. Sono 36 i poli ac-cademici dei 9 paesi della Macroregione entrati a far parte della UNIADRION, una rete creata per stabilire un permanente ponte tra le università e i centri di ricerca e per rafforzare la cooperazione interuniver-sitaria e la collaborazione. Già nel 2012, la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Zagabria e la Aristotel Univerisity di Salonicco sono entrate in contatto per uno scambio di ricercatori nel campo della medicina e informatica. Quest’anno, è l’Università di Urbino, con i suoi cinque secoli di espe-rienza, ad incontrare quella di Tirana, una realtà più giovane ma con la stessa premura verso il progresso e il miglioramento”.Quale sarà il futuro dell’istruzione?“Potremmo ricordare la pietra miliare delle politi-che educative, dono di Nelson Mandela all’umanità: “L’educazione è la più potente arma che possiamo utilizzare per cambiare il mondo”. Lavorando come una squadra unita, sarà più facile per noi realizzare un’unica prospettiva educativa e un rapporto di reciproca collaborazione nella ricerca, migliorando anche le relazioni tra paesi”.

Dott.ssa Roberta Cesaroni Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni - Life Mental Coach

Coach [email protected] - 345 1408208.

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|L’INTERVISTA|

musEIKAuN BIstRottRA sApoRI, ARtE E BuoNA musICA

a cura di Chiara Cascio

Per trovare un po’ di frescura e serenità, non sempre occorre andare tanto lontano. A Moie, esiste una piccola oasi di paradi-so, bagnata dalle acque del fiume Esino, dove poter godere della buona musica davanti una bibita fresca e gustare pro-dotti locali. è il MUSEIKA, il pub all’aper-to, in via Chiusa, gestito dai Bernacchia: mamma Orietta, Nancy – Miss Marche 2013, più volte copertina e testimonial

per Password - e il fidanzato Riccardo con cui condivide un destino e anche il cogno-me. “Volevamo trasformare questo posto in uno spazio dove musica, arte e la buona cucina locale si mescolasse-ro alle bellezze del paesaggio

– racconta Nancy – Puntare alla qualità significa scegliere solo prodotti selezio-nati della zona, dalle birre artigianali al Verdicchio delle nostre campagne, ac-compagnati da abbondanti stuzzichini”.

All’interno del casottino in legno, è pos-sibile anche ammirare i quadri di artisti locali, esposti e disponibili per la vendita: “Mi piace definire questo posto un Art-Pub – dice Riccardo – Cerchiamo di valo-rizzare questo angolo di verde che abbia-mo a Moie, richiamando giovani, turisti, visitatori anche da altre città, grazie ad un fitto programma di eventi di musica live, appuntamenti gastronomici, inizia-tive culturali e ricreative che raccontano il nostro territorio”.Non solo prodotti locali ma anche progetti di interculturalità e serate a tema: come il Moie Beer Festival che fino al 2 agosto invita tutti a gustare le migliori birre ar-tigianali tra cui l’AUGUSTINER, specialità del Museika. Una quattro giornate a base di menù ba-varese e non solo, musica e stand a 5 vie di birra,cucina container,vegan stand,foto area e cocktail bar. Eventi ed iniziative stuzzicanti in progetto anche per Ferra-

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gosto, forse - ci dicono - uno schiuma-party. “Il Museika è un viaggio tra arte, musica e sapori – spiega Orietta - Non un semplice luogo di divertimento ma anche un bistrot che educa e promuove la cul-tura del cibo. La comunità risponde bene, il locale è sempre pieno. Inoltre, ci occu-piamo anche di vendita di prodotti tipici locali: salumi, vini, formaggi”.Folto il pubblico di giovani che si ritrova a Moie per passare l’estate davanti ad un tagliere e al calice di vino: “Per me, la-vorare al Museika è una nuova sfida, un altro capitolo della mia vita che si apre - racconta Nancy - Moie è sempre nel mio cuore e sono felice di poter valoriz-zare il territorio che amo con iniziative ed eventi culturali ed enogastronomici”. E per il futuro? “Continuo i miei studi, tra un casting e l’altro, inseguendo il mio so-gno nel mondo della moda”.

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LE CINquANtA sfumAtuRE A fumEttICoNquIstANoIL dJ CAttELAN a cura di Talita Frezzi

Cinquanta sfumature di assurdo. I caratteri e le menti contorte del cliente tipo, quello che arriva nel negozio senza sapere cosa sta cercando, quello che inconsciamente sa di essere una 46 ma pretende una 40, quello delle storpiature ai nomi dei vestiti, quello che vede colori inesistenti o preten-de di acquistare in saldo a inizio stagione, quello che non si fida e chiede a tutti, quello che se fossi il proprietario lo cacceresti fuori dal negozio a calci. Ce n'è di tutti i tipi nell'esilarante "Vita da Commessa", libro a fumetti della ventiset-tenne Laura Tanfani, illustratrice dal por-tamento da modella e momentaneamente commessa alla Benetton di Chiaravalle.

Il bello (o il brutto?) di questo simpatico volume è che nulla viene lasciato all'immagina-zione, perché sebbene grottesche o assurde, le scenette sono tutte realmente accadute. “Giuro, non mi sono inventata nulla! Noi commesse vediamo cose che voi umani…”, ci scherza Laura che col sorriso sempre solare e la dolcezza sembra incarnare la commessa tipo. Eppure anche lei a volte perde la pazienza e per sfogarsi, una volta tornata a casa, mette nero su bianco le nevrosi dei clienti. Un modo per non impazzire di questi tempi. come inizia l’avventura di ‘vita da commessa’? “Ho iniziato per scherzo a pubblicare su Facebook le vignette che disegnavo….provengo dal corso di laurea in Design e Discipline della Moda a Urbino, quindi disegnare mi riesce spontaneo, facile. Ero a casa, stavo male con lo sfogo di Sant’Antonio e disegnavo vignette di me che dialogavo con Sant’Antonio. Mio padre mi ha spinta a essere meno "blasfema" e più ironica, magari mettendo al posto del santo i miei clienti, quelli di cui gli raccontavo ogni sera a cena e che mi facevano impazzire in negozio. Si perché da quando lavoro alla Benetton di Chiaravalle (novembre 2012) ne ho viste e sentite di tutti i colori, cose che se non le avessi vissute in prima persona non ci avrei cre-duto neanche io. Aneddoti reali, che ho postato su Facebook, poi su Instagram e Twitter”.e sono stati proprio i social a decretare il successo delle vignette?"Esatto, avevo un mio seguito, gente che mi contattava e commessi che a loro volta mi raccontavano episodi assurdi accaduti loro, chiedendomi di realizzarci delle vignette. E li ringrazio tutti, infatti nel libro c'è una sezione di cose bizzarre accadute agli altri". Quante storielle hai disegnato? in quanti clienti pazzi ti sei imbattuta?"Da maggio 2014 a dicembre, almeno una vignetta al giorno, anche perché in appe-na dieci minuti si fa! Ad agosto ho vinto un concorso di fumetti sul sito Miolibro.it ("Il mio esordio a fumetti") tramite la scuola Comics e mi sono aggiudicata il premio Community che dava diritto alla pubblicazione. Quindi eccomi qui, con questo libro co-loratissimo, impaginato da Ilaria Ramazzotti e curato per la copertina da Franco Corelli (grazie amici!) che tecnicamente esiste solo online, ma ogni volta che mi viene richiesto lo faccio stampare e acquista vita anche su carta. Tre mesi di lavoro per 80 vignette che vi faranno ridere”.

|L’INTERVISTA|

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Un libro che ha conquistato anche il dj cattelan … vogliamo sapere tutto!“Diciamo che l'aggancio è stato Instagram: una ra-gazza della redazione di Radio Deejay mi segue e mi ha chiesto di registrare una puntata a novembre. Alessandro Cattelan mi ha mandato 4 righe in cui mi scriveva "questo libro mi ha svoltato una puntata in radio! E’ una cornucopia di situazioni esilaranti”. Inizialmente interdetta sulla ‘cornucopia’ (!) ci ho ti-rato fuori la vignetta che apre il libro”. Qualche curiosità di questo tuo primo libro, che è diventato un successo letterario?“Curiosi sono tutti i clienti tipo che descrivo nei vari capitoli: da Richieste particolari a Non siamo al risto-rante (quando ti chiedono le canottiere a costolette, le gonne con i calamari o le giacche in pannacotta ci pensi!) passando per Nuovi modelli e Nuovi colori (inesistenti), le Taglie (spesso messe in ordine alfa-betico), i Leggins (e tutte le storpiature del nome), la Routine e la Confusione, fino al capitolo a parte che

dedico agli Uomini per la maggior parte dei quali lo shopping è ancora un mistero insondabile". le difficoltà di una commessa?“Relazionarsi col pubblico, capire cosa sta cercan-do, saper sorridere sempre anche quando le cose non vanno, consigliare e guadagnarsi la fiducia del cliente, indicando la taglia giusta specie se la clien-te è rotondetta senza offenderla…”come deve essere la commessa ideale?"Paziente (in orario di negozio), sempre sorridente e accomodante, sempre sincera e obiettiva anche quando è difficile perché c'è la leggenda che il cliente abbia sempre ragione ..ma è una leggenda".E se Laura sogna di lavorare come illustratrice o design di moda, intanto sta elaborando nuove idee per un altro libro. Intanto Vita da Commessa è online su miolibro.it o alla catena Feltrinelli, lo troviamo su Facebook, Twitter e Instagram. Ideale per la nostra estate e per un esame di coscienza: e noi, che clienti siamo?

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pLutoNE:CRoNACA dIuNA stoRIALuNgA 85 ANNI

a cura di Roberto Longo

Roberto Longo nasce a Jesi il 4 Gennaio 1978. Dopo ever ot-tenuto la laurea in ingegneria elettronica presso l’ Università Politecnica delle Marche, si tra-sferisce in Belgio, dove consegue il Ph.D in ingegneria biomedica presso l’ Università Libera di Bruxelles. Nel Gennaio 2012 viene accettato all’ Università Montpellier 2, Francia, come ricercatore post dottorato, e nel Settembre 2013 riceve la carica di professore associato presso l’ ESEO “grande école d’ingénieurs”, Angers. Autore di numerose pubblicazioni di livello internazionale, collabora con di-versi istituti di ricerca interessati allo studio e l’ utilizzo di ultrasuo-ni per la medicina e la biologia.. Per contattarlo scrivete a: [email protected]

Una notte di 85 anni fa, Clyde Tombaugh, astronomo americano, dopo aver osservato per 6 mesi circa 45 milioni di oggetti celesti grazie a una speciale macchina di sua invenzione, prese un lungo respiro, si strofinò gli occhi consumati e disse: “C'é qualcosa di nuovo nel nostro cielo!”. Fu la scoperta del “Pianeta X” o “nono pianeta”: un corpo celeste di dimensioni ridotte (a volte lo si definisce pianeta nano) la cui notevole distanza dal Sole non lo rende certo un posto accogliente, avendo una temperatura media di circa - 230°C. Il nome di Plutone fu scelto subito dopo, in onore della divinità dell’oltretomba per il pantheon romano. Aggiungete un posto alla tavola del sistema solare, verrebbe da dire. Ma i posti da aggiungere, come vedremo, saranno parecchi.Un pianeta che si rispetti, infatti, non viaggia mai da solo (ricordiamoci che il nome pianeta deriva dal greco plànētes che significa “vagabondo”) ma, in generale, é accompagnato da satelliti che, stando a debita distanza, danzano insieme a lui nel firmamento celeste. Per esempio la Terra va a braccetto con la Luna, Giove invece si fa accompagnare dai satelliti galileiani (Io, Callisto, Europa, Ganimede) e da molti altri ancora scoperti successivamente.Il primo satellite di Plutone (Caronte, dal traghettatore delle anime dei defunti nell’Ade) fu scoperto sempre nel 1930 grazie all’osservazione di una piccola protuberanza sul suo disco impressa perio-dicamente nelle lastre fotografiche dell’epoca. Successivamente il reame dell’oltretomba di Plutone si arricchì di nuovi personaggi di corte, con la scoperta di due nuove lune oltre a Caronte: Notte e Idra. Infine, nel 2011 e nel 2012 saranno individuati altri due satelliti, Stige e Cerbero. Come vediamo, tutti i nomi scelti hanno affinità con il regno dei morti greco. Idra infatti rappresenta il serpente a più teste guardiano dell’oltretomba insieme al cane policefalo Cerbero; Notte è un’antica divinità che dimorava nell’Ade e Stige uno dei cinque fiumi infernali. Ma perché nomi tanto “macabri”? E chi lo sa! Forse agli astronomi ogni tanto piace recitare la parte dei belli e maledetti...In ogni caso bisognerà arrivare alla cronaca recente per avere un primo contatto visivo soddisfacente con Plutone e i suoi “amici infernali”. La sonda della Nasa New Horizons infatti, partita circa dieci anni fa con l’intento di avvicinarsi al lontano pianeta e ai suoi satelliti, sta in questi giorni effettuando degli scatti ravvicinati della sua superficie, mostrandoci il vero aspetto del pianeta. Sembra che a bordo porti una scatola metallica con le ceneri di Tombaugh e un’iscrizione che lo ricorda come “scopritore di Plutone e della terza zona del Sistema Solare”.Stando ai primi dati fin qui arrivati sulla Terra la superficie é molto varia. Il “cuore” sembra suddi-viso in due superfici molto diverse, una molto liscia verso ovest, e una più disomogenea a est. Alla sinistra del cuore, in un aerea molto scura definita appunto “area scura”, sono presenti diverse formazioni circolari che sembrano crateri di impatto. Vale inoltre la pena ricordare che, come tutte le sonde che esplorano lo spazio profondo, New Hori-zons non è alimentata dai pannelli solari che non riuscirebbero a convertire la debole luce solare in energia per far funzionare gli strumenti, i computer e la radio per trasmettere i dati raccolti. La sua fonte energetica é un generatore alimentato a Plutonio, che, decadendo, genera calore succesiva-mente trasformato in energia elettrica. Alla fine dei giochi, per dirla come gli astronimi americani, non abbiamo fatto altro che inviare del Plutonio su Plutone!

|SPECIALE SCIENZA|

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Un poeta della pittura, capace di trasformare la carta, così deli-cata e flessibile, in un “medium” che gli permette di esprimere la sua creatività ai massimi livelli. Così il critico d’arte Claudio Strinati definisce l’artista Paolo Gubinelli, protagonista della 25^ edizione di “Castelbellino Arte”, il festival di cultura, musica e cinema organizzata e promossa dal Comune di Castelbellino in collaborazione con la Pro loco, in programma fino al 9 agosto nel centro storico. Saranno due le mostre dedicate all’artista, noto per i suoi lavori singolarmente affascinanti nel panorama artistico contemporaneo tanto da essere esposti in permanenza nei mag-giori musei in Italia e all’estero. Una prima sarà ospitata nei locali del museo di Villa Coppetti e riguarderà le opere inedite su carta, ceramica, plexiglass, polistirolo e vetro. La seconda, invece, alle-stita all’interno del Palazzo Comunale proporrà una serie di “fogli incisi” che l’artista ha voluto generosamente donare a Castelbel-lino. “La comunità “si arricchisce” di quanto quest’anno si espone – fa sapere il vicesindaco e assessore alla Cultura di Castelbellino Massimo Costarelli – Paolo Gubinelli dona al Comune una sele-zione di 17 opere su carta e colorati in polvere che troveranno permanente collocazione in un ambiente della sede municipale, destinato a diventare “Sala Gubinelli”. Uno spazio, dunque, dove chi vorrà potrà per sempre vivere e rivivere le emozioni trasmesse da quel mondo che il critico Mario Luzi definì “l’avvento … del colore sulla carta lavo-rata da piegature e incisioni”.L’interesse per la “carta” nasce nel Gubinelli dopo le sue esperienze pittoriche su tela, con materiali e metodi non tradizionali. Nella più recente esperienza artistica, esegue lavori su carta trasparente e sostituisce il segno geometrico con un’espressione più libera, utilizzando pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, “quasi a richiamare il moto imprevedibile della coscienza – dice il critico Strinati – in un’interpretazione tutta lirico e musicale”.E sui colori di Gubinelli torna anche il critico Fabrizio d’Amico: “Un colore tra-sparente, acquoreo, come incerto e di sé dubbioso, quasi non sappia fino in fondo la misura di quanto quel colore sarà chiamato a incaricarsi, nella nuova pagina pittorica che esso contribuisce a fondare”.Era il 2009 quando l’artista, originario di Matelica ma residente a Firenze, arrivò per la prima volta a Castelbellino per prender parte ad un appuntamento della rassegna “Incisori Marchigiani”. Si innamorò subito di quel “castello in aria” e della sua graziosità e promise che un giorno avrebbe partecipato an-che lui ad una delle numerose iniziative culturali promosse nell’antico borgo ghibellino (si auto-invitò!) e avrebbe trovato un modo per ringraziare la comunità per l’ospitalità.Nell’anno del primo quarto di secolo di “Castelbellino Arte”, Paolo Gubinelli torna a Castelbellino e lo fa portando con sé il dono di una mostra permanente. Malauguratamente, però, ad aspettarlo non ci sarà

più il caro Sandro Franconi, il padre, l’ideatore e l’instan-cabile organizzatore della rassegna, venuto improvvisa-mente a mancare un anno e mezzo fa. Sarà questa la se-conda edizione senza Sandrino: il suo ricordo resterà vivo nei cuori di chi godrà delle giornate della rassegna e sarà richiamato attraverso una delle tante iniziative previste. è infatti a lui dedicata la rassegna cinematografica pen-sata per la 23^ edizione di “Cinema in Terrazza”, cinque appuntamenti con la pellicola d’autore che quest’anno omaggerà Emilio Cecchi.

CAstELBELLINo ARtE, pAoLo guBINELLI

E IL RICoRdo dI sANdRINo fRANCoNI

a cura di Chiara Cascio

Nella foto: Sandrino Franconi ideatore di Castelbellino Arte

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|NOTIZIE|

Jesi, città sempre più internazionale grazie al “Fencing Academy Marche”, manifestazione spor-tiva giunta alla terza edizione per volere di Daniele Crognaletti della Esitur, organizzata in collabora-zione con Club Scherma Jesi, Uisp e Comune di Jesi. Per questo appuntamento con i grandi nomi

che hanno reso il Club jesino il più titolato al mondo, presenti in città circa 150 atleti provenienti da ben 13 nazioni e 5 continenti. Teatro degli allenamenti in padana il Palatriccoli. Durante una delle giornate del Camp che vede im-pegnati Giovanna Trillini, Elisa di Francisca e tanti altri schermidori, abbiamo incontrato l’ideatore del-

la manifestazione, daniele crognaletti di Esitur. daniele, come nasce l’idea di organizzare il Fencing academy marche?Nasce da una scommessa che ho perso con Elisa (Di Francisca – ndr) tre anni fa, in occasione della presentazione dell’autobus dorato. Per fortuna ho perso quella scommessa, così mi è venuta l’idea di realizzare un Camp internazionale di scherma. a livello logistico, come funziona questo gran-de evento sportivo?è difficile da spiegare in poche parole. La macchi-

na organizzati-va inizia dodici mesi prima per poi culminare il tutto in una set-timana. Posso dire che a questo progetto lavorano circa quaranta persone.con questa manifestazio-ne, siete riu-

sciti a portare a Jesi migliaia di appassionati provenienti da tutto il mondo. Secondo me, l’errore è stato non farlo prima. Con i nomi che la scherma jesina vanta era impensabile non realizzare un evento di questa portata. A livello di atleti e di staff tecnico, siamo riusciti a coinvol-gere il meglio che il mondo della scherma potesse offrire. Terminato il Camp 2015 ci concentreremo su Rio 2016. Tra i sostenitori del “Fancing Academy Marche” an-che il Comune di Jesi.Per Ugo coltorti, Assessore allo Sport, i numeri di successo di questa terza edizione del Camp con-fermano quanto era stato ipotizzato all’inizio con Daniele Crognaletti: “In una città dedita allo sport, afferma coltorti - pensavo che questa fosse la for-mula giusta per una sinergia tra pubblico e privato”. valore sportivo, ma anche un valore culturale e turistico per la città. Un mix straordinario che da Jesi arriva a tutto il territorio, da Fabriano a Senigallia. Questa è la strada giusta anche per riconoscere il brand del Club Scherma dopo tanti anni e tanti ori conquistati in pedana. Non dimentichiamoci che c’è un altro jesino che ci sta rendendo sempre più orgogliosi di questo club ed è Stefano Cerioni. In Russia sta facendo un lavoro di esportazione di valori straor-dinario.dopo il Fancing academy marche, prossimi eventi sportivi in città? Subito dopo la scherma sarà la volta del Camp di Ginnastica Artistica con Iuri Chechi. Il 5 settembre torna la Notte Azzurra dello Sport e poi Jesi ospiterà la partita della Nazionale Cantanti in occasione del 70° Anniversario della Cna. Speriamo di rimettere presto in piedi la Vallesina Marathon, al momento in standby per motivi tecnici. Per concludere, anche se devo ancora avere conferma credo che il 16 agosto il nostro Mister Roberto Mancini ci farà un gran re-galo: porterà l’Inter ad allenarsi allo Stadio Carotti.

JeSi città internazionale Grazie al “FencinG academy marcHe”

di Catiuscia Ceccarelli

|L’INTERVISTA|

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