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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. - d.l.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma - filiale di Roma O.P.A.M. - Via Pietro Cossa, 41 - 00193 Roma - 1,30 - Taxe perçue - Tassa pagata - Rome Italy - Roma Italia foto laBetenoir LUGLIO-AGOSTO 2012 - ANNO XL N. 6 un aquilone nelle mani un aquilone nelle mani

2012_06_Rivista Luglio-Agosto 2012

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SOMMARIO L'editoriale: Lacrime e mare - 40 anni OPAM: Riflessioni dopo il Convegno - Speciale adozioni: i 20 anni del Camillian Social Center di Chiangrai - I progetti del mese - Testimonianze dai progetti - Sogni di ex ragazzi di strada (da Kimbondo)

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Editoriale

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Lacrime e mare "Deve esserci qualcosa di insolitamente sacro nel sale, se è contenuto nelle nostre lacrime e nel mare!" (Kahlil Gibran)

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Inizio vacanze: tempo di riposo e di contemplazione maanche tempo di incontri. E oggi ho conosciuto Isaac. E'arrivato ad inizio giornata con la sua busta pesante cari-

ca di mercanzie e si è fermato davanti al mio ombrellone ingi-nocchiandosi sulla sabbia per riprendere fiato. Teneva inmano una scultura in legno che mi ha colpito molto. Misembrava che quelle mani stessero lì per accogliere tanti pen-sieri che scorrevano nella mia mente e nel mio cuore in que-sta domenica di luglio."Ti piace, maman?", mi ha chiesto sorridente quel giovaneafricano."Sì è molto bella- gli ho risposto - quanto costa?" "Costerebbe 15 Euro ma sono felice se la compri tu, hai gli occhibuoni e se il primo cliente della giornata è qualcuno con gli occhibuoni, tutta la giornata è benedetta".Io non so se ho davvero gli occhi buoni ma è certo che quelragazzo davanti a me li riempiva di tenerezza. Pensavo allagiornata che attendeva questo giovane africano poco più cheventenne: quanta fatica, umiliazioni, delusioni in quel pelle-grinaggio lungo la spiaggia! Pensavo alle estenuanti trattativecon chi magari aveva speso una somma spropositata per unombrellone e una sdraio e piantava grane per ottenere losconto di un Euro sul prezzo pattuito."10 Euro, vanno bene" mi ha detto. Gli ho dato i soldi."Come ti chiami?" gli ho chiesto. "Isaac" mi ha risposto sorridendo. "Hai un nome bellissimo Isaac, da dove vieni?" "Vengo dal Senegal, sono arrivato 7 mesi fa...” "E' dura anche qui la vita per te vero?" "Si, maman, non pensavo sarebbe stata tanto dura" mi ha dettoabbassando lo sguardo per non mostrare i suoi occhi che sistavano riempiendo di lacrime.A quel punto avrei voluto abbracciarlo e chiedergli scusa a

nome di tutta l'umanità per non riuscire a vivere come unasola famiglia su questa terra.Sono riuscita solo a dirgli: "Mi dispiace Isaac, ho tanti amiciin Africa, conosco le difficoltà che vivete... sei giovane, vedrai,piano piano andrà meglio, non ti arrendere".Il resto deve averlo sentito attraverso quel linguaggio dellatenerezza che si esprime con sguardi e silenzi. Mi ha dato lamano, dicendo: "Grazie, maman!". L'ho stretta forte.Poi mi ha mostrato una piccola tartaruga di legno. Ho aper-to il portafoglio per fargli vedere che non avevo altri soldi conme. Ma mi ha fermato dicendo:"No,no maman, questa non èin vendita è un regalo per te, per ricordare questo incontro". Misono commossa. Ho stretto nella mano la piccola tartarugamentre gli dicevo: "Grazie Isaac, ti auguro una buona giorna-ta". "Sicuramente sarà una buona giornata, maman, sei stata laprima cliente e hai gli occhi buoni". Dopo queste parole Isaacha ripreso il suo cammino. Lodo il Signore per aver messo Isaac sulla mia strada oggi, perinsegnarmi che basta un attimo per donarsi gesti d'Amore.

Anna Maria Errera

Mentre stiamo per chiudere il giornale giunge la notizia dell'ennesima tragedia che ha coinvolto 54 emigranti in gran parteeritrei, morti di stenti su un’imbarcazione alla deriva da 15 giorni fra le coste libiche e quelle italiane. Sono morti di sete, comeha testimoniato l’unico superstite trovato aggrappato ai resti del gommone da alcuni pescatori tunisini. Stupisce che nessunoabbia visto e soccorso in tutto questo tempo questi disperati. Purtroppo sono tragedie all’ordine del giorno nel Mediterraneo,alle quali prestiamo una distratta attenzione. Dall’inizio dell’anno sono 170 i morti o dispersi in mare tra le coste libiche el’Italia. E' urgente che tutti ci impegniamo affinché nessuno sia più costretto dalla miseria a lasciare la propria terra. Perciò è necessario migliorare le condizioni di vita delle popolazioni di tanti Paesi da cui i giovani fuggono per sopravvivere efar sopravvivere le loro famiglie, pur conoscendo i rischi altissimi cui vanno incontro.In questo mare di bisogni e di povertà l’OPAM cerca di fare la sua piccola parte attraverso la formazione e l’istruzione, men-tre tenta di educare le nuove generazioni affinché imparino a guardare queste persone “con occhi buoni” e non come genteda respingere, come un nemico da temere invece che un fratello. Condivido allora con voi una riflessione che ho pubblicato la scorsa estate sul mio blog.Auguro anche a voi un'estate piena di incontri importanti capaci di cambiare i nostri sguardi sul mondo, e nel nostro gior-nale ne potete fare molti… Sia per tutti un’estate in cui donare un mare d’amore affinché ogni bambino nel mondo possaaver la serenità di giocare con un aquilone pieno di colori e, con la possibilità di andare a scuola come è suo diritto, di allar-gare lo sguardo su orizzonti più vasti.

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società: qui si apprende a voler bene, ad amare se stessi e glialtri.Ho sentito la relazione inviata da un papà centrafricano dinome Moїse parlare del suo impegno per donare una fami-glia ai bambini di strada, il calore di una mamma ed unpapà piuttosto che un freddo e anonimo orfanotrofio. Adun bambino non basta una casa, un letto e del cibo: ha biso-gno dell’abbraccio di una coppia che si ami e che lo ami. Danoi molte coppie decidono di adottare dei bambini perchénon riescono ad averne; in Africa, come ci racconta Moїse,si adottano anche dei bambini di strada per permettere lorodi avere una famiglia ed essere felici. Così lì le famiglie sonomolto numerose e lui stesso, per esempio, insieme a suamoglie Corinne, ha quattro figli “di grembo e di cuore” esette figli solo “di cuore”, amati tutti allo stesso modo. “Laprima reazione dei bambini” – continua Moїse – “era lapaura: ci vedevano avvicinarci e scappavano, si nascondevano.Ma poi, vedendo che ci interessavamo a loro e offrivamo lorodel cibo rassicurandoli, iniziavano a parlare, a raccontare laloro storia.”Oggi questi bambini sono diventati ragazzi che frequentanoil liceo, adulti che lavorano, soddisfatti e orgogliosi delleproprie capacità. Alcuni sono già papà di splendidi bimbi,alcuni propri, molti adottati. Moїse è contento dei frutti delproprio impegno: sa di aver contribuito a creare quelle fon-damenta solide, di solidarietà e pace, dalle quali può nasce-re un nuovo Stato, capace di impartire questa importantelezione al resto del mondo. Elena Muggianu

T erre deserte, povertà, fame, morte. L’Africa è sem-pre stata misteriosa, eppure tutti ne parlano e sisentono in diritto di farlo attingendo ad un’ampia

gamma di stereotipi. “Mangia! Il cibo non si spreca! Pensa aipoveri bambini africani.” Oppure: “Hai tutti questi giocatto-li! Sai cosa darebbero i bambini africani per averne uno solo?”.Tutti ne parlano, ma pochi ci sono stati davvero e l’hannovista con i propri occhi, che brillano come alla vista di undiamante e si commuovono raccontando storie ed esperien-ze vissute in quelle terre. Tornano con il cuore pieno di gioiaed una forza incredibile di combattere, affrontare i problemidella vita, consapevoli di quanto questa sia breve e valga lapena di essere vissuta ogni giorno in pienezza e con la capa-cità ancora di stupirsi, meravigliarsi di fronte a questo mira-colo.Ma da dove viene tutta questa forza, questo rinnovato sensodella vita? Proprio di ciò si è parlato nel Convegno interna-zionale dedicato al Sud del Mondo e intitolato “Umanesimodella fragilità”, tenutosi presso la Biblioteca NazionaleCentrale il 18-19 Maggio 2012, al quale ho assistito congrande interesse insieme ai miei compagni. Ho ascoltatomissionari raccontare delle loro esperienze di aiuto e soste-gno nei confronti di famiglie povere africane e di ragazzi distrada, ma anche di quanto abbiano ricevuto da questa uma-nità così fragile: amore e fratellanza. Proprio i cosiddetti ulti-mi ci insegnano cosa sia una famiglia vera, cosa voglia direamare, considerare l’altro più di un amico: un fratello.Ma non siamo noi del Nord del Mondo la civiltà moderna,progredita nello sviluppo e nelle tecnologie? Eppure comesiamo indietro nei rapporti umani, nel rispetto dell’altro,nella solidarietà! Molti pensano che in Africa ci siano solopovertà, miseria, solitudine e infelicità. Ma la vera ricchezzaqual è? Quella del cuore e dello spirito. Ebbene, allora siamonoi i veri poveri, e abbiamo ancora tanto da imparare.Potremmo iniziare dal concetto di famiglia.La famiglia protegge, dà sicurezza, non giudica, non con-danna, non uccide, ma ama. Essa è il fondamento della

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40° OPAM

OPAM: la realtà dell’Africa e l’importanza della famiglia

Continuano a giungere gli echi del Convegno OPAM, a cui hanno partecipato molti giovani studenti e fra questi i ragazzidella del V°E del Liceo Classico “Anco Marzio” di Ostia. La loro Professoressa, Giovanna Crea, che aveva proposto la parte-cipazione al Convegno come parte del processo educativo, ci scrive: “Cari amici dell’OPAM, vi allego un libriccino che racco-glie una serie di relazioni e articoli scritti da una delle mie classi. Ben 3 (su 20) sono dedicati all'OPAM, poiché ho portato i ragaz-zi ad ascoltare la conferenza che avete organizzato per i 40 anni, e loro l'hanno seguita con attenzione, anzi talora si sono commos-si (come la sottoscritta).E' interessante notare come le ragazze autrici dei 3 contributi siano rimaste colpite da cose diverse tra loro., per cui i loro scritti nonsono ripetitivi, ma ciascuna ha evidenziato un aspetto che l'ha coinvolta nel profondo, che ha sentito più vicino alla propria sensi-bilità. Penso che meritino un posto sul vostro giornale; ve li invio, non tanto per questo, ma per ringraziarVi ancora del Vostro splen-dido lavoro. A presto”.Volentieri diamo spazio a queste riflessioni che hanno colto in pieno il messaggio che il Convegno si prefiggeva di portare,incominciando in questo numero dal contributo di Elena Muggianu.

Elena Muggianu è la 6Elena Muggianu è la 6aa da sinistra in prima filada sinistra in prima fila

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Speciale Adozioni

Chiangrai, maggio 2012

V i do con piacere una notizia: nel 2012 compiamo20 anni. Siamo nati ufficialmente nel 1992, magià da 10 anni eravamo partiti col progetto di

aiutare i bambini a frequentare la scuola. Allora, nel 1982,iniziammo occupandoci dei piccoli che vivevano nei leb-brosari, e fu una cosa forse rivoluzionaria: erano anni, infat-ti, in cui questa malattia era considerata una sorta di stigmadivino. I bambini dei lebbrosari aiutati furono circa 200. Eoggi possiamo andare fieri che molti di loro sono entratinella vita a testa alta, alcuni con posti di responsabilità.Proprio l’altro giorno, mentre bagnavo i fiori all’ingresso,una moto si è fermata e un giovane con in braccio unabimba si è avvicinato. Con fatica ho riconosciuto Nopadon,uno di quei bambini dei lebbrosari. Aveva in braccio suafiglia, una bambina dolcissima. Veniva a chiedere ancora ilnostro aiuto, ma stavolta per la sua figlia disabile. Mi disseche lui e la moglie lavoravano all’università e finora aveva-no tenuto la figlia con loro, ma, sapendo che nel nostroCentro i bimbi con handicap erano aiutati con fisioterapiae nuoto, e anche accompagnati nell’apprendere, chiedeva sepoteva portarla al mattino e riprenderla alla sera. Risposi disì e lui, più rilassato, ricordò gli anni della sua scuola.Riallacciava un filo che partiva da lui bambino e arrivava asua figlia.Il progetto, invece, di cui ricordiamo i 20 anni si riferiscealle varie centinaia di bambini delle minoranze etniche, poi-ché questo è ora il nostro scopo principale. Sono bambiniche vivono con noi nel Centro per la scuola primaria e poili aiutiamo fino al termine dell’istituto professionale. Nonvoglio fare bilanci ma darvi dei dati per capire. Il primobambino, ricordo, si chiamava Aberà (in seguito, col batte-simo, ha aggiunto il nome Giovanni Maria). Un giorno, 15o 16 anni fa, mi guidò in un tugurio dove una donna mori-va di AIDS. Ame, il suo unico figlio, erta seduto per terra,

attonito e spaurito, e lei, tra gli ultimi rantoli, me lo affidò.Oggi Ame è un giovane che frequenta le superiori e giocada centrocampista nella nostra squadra. Da allora abbiamoospitato 700 bambini e ognuno, come Ame, ci ha lasciatodei ricordi: è la nostra forza. Visi sorridenti o rigati di lacri-me, storie di carcere, di povertà, di abbandono, ma semprevissute con dignità. Su 700 bambini ospitati, 690 hannocompletato con successo il percorso formativo: il 99%!Orgoglioso? Certo, ma nessuno può essere fiero da solo:questo bel risultato è da condividere con voi e i bambini.Tutti hanno contribuito in egual misura. Il nostro centro ècome un campo: c’è chi semina, chi irriga, chi miete. Mac’è anche Chi vede. E penso che a Lui piace pensare a noi.Con riconoscenza. Fr. Gianni Dalla Rizza

Buon compleannoIl 2012, per noi, è l’anno degli anniversari: i 40 anni dell’OPAM e i 20 anni del Camillian Social Center di Chiangrai inThailandia. Vogliamo augurare buon compleanno al Centro fondato da Fratel Gianni Dalla Rizza, missionario Camillianoche si avvale degli aiuti dei benefattori OPAM da più di 20 anni. Moltissime famiglie italiane, in tutti questi anni, hannosostenuto il Centro con generosità e costanza. Attualmente l’OPAM sostiene con le adozioni circa 300 bambini. E’ per noiemozionante vedere, attraverso le fotografie, come crescono. I loro volti, di anno in anno, si trasformano. Ognuno di loroha dietro le spalle storie difficili, a volte drammatiche, ma nel Centro viene accolto e amato. Gli viene data la possibilità dipoter andare a scuola serenamente e prepararsi ad un futuro meno difficile di quello che hanno avuto i suoi genitori. Il moto-re di tutto questo è Fratel Gianni: conosce i suoi bambini tutti per nome, di loro sa le sofferenze, conosce il loro carattere eli segue tutti con amore paterno. Mi ha colpito, quando è venuto a Roma ad incontrare i benefattori OPAM, vederlo imme-diatamente ricordare, per ogni persona, il nome del bambino che gli era stato affidato. Si è fermato a parlare con tutti, rac-contando a ciascuno qualche aneddoto del bambino sostenuto.Consideriamo il Centro “un miracolo dell’amore” e un fiore all’occhiello. La nostra sensazione viene confermata da tutticoloro che vanno a trovare i bambini, l’accoglienza è meravigliosa e i bambini vivono in serenità. Augurando ancora buoncompleanno al centro pubblichiamo la lettera che Fratel Gianni ha inviato a tutti i suoi sostenitori dell’OPAM.

Letizia Custureri

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E' stato un successo grande il progettoOPAM 1841 attraverso il quale abbiamoassicurato un anno di scuola a 300bambini pigmei. Abbiamo perciò decisodi continuare a sostenere questa pre-ziosa iniziativa a favore del piccolopopolo della foresta di Sankuru.

«Cari amici dell'OPAM grazie al vostro aiuto èstato possibile scolarizzare i bambini pigmei deivillaggi di Baeya e Pelenge, nella foresta diSankuru, nel Kasaї Orientale. Un vero successoperché come sapete il popolo Pigmeo nel nostroPaese è fortemente emarginato» Così inizia la lettera di ringraziamento che l'AbbéHubert Etambalako, direttore della Caritas delladiocesi di Kole, ha inviato ai sostenitori del pro-getto OPAM 1841. Nessun programma di sviluppo prende in conside-razione i bisogni di questo popolo mite la cui cul-tura, antichissima e piena di saggezza, potrebbediventare un dono per tanti se solo si dessero lorogli strumenti per comunicarla e condividerla. Ma il95% della popolazione pigmea è analfabeta.L'OPAM ha abbracciato da tanto tempo la causadel popolo pigmeo in diversi Paesi. Attualmentenella Rep. Dem. del Congo contribuiamo alla rea-lizzazione di progetti per loro nella diocesi diWamba e in questa di Kole dove la Caritas dioce-sana dal 1982 è impegnata a contribuire allasopravvivenza e all'autopromozione di questopopolo, avviando progetti formativi in campoagrario per gli adulti e favorendo l'istruzione deiloro bambini, progetti a cui collabora l’OPAM(Prog.1772/2009 e Prog.1841/2010). Le famigliepigmee sono ormai più di 6.000 e gli abitanti delterritorio di Lomela, che hanno indirettamentebeneficiato di questi progetti, sono circa 26.000.

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La scuola primaria ha 300 alunni. Sono 16 i pigmeiche frequentano già la scuola secondaria: la metàsono ragazze. I risultati scolastici sono stati soddi-sfacenti; il 90% degli iscritti ha terminato, conbuoni voti l’anno e gli insegnanti hanno lavoratocon impegno.Dal prossimo anno 20 insegnanti dovrebbero esse-re a carico dello stato. A carico nostro ne restano6, più il direttore. Rimangono comunque a nostrocarico i corsi per la loro formazione, l’acquisto delmateriale didattico e dell'uniforme per i ragazzi,le spese di vitto e il restauro delle aule. Molti bam-bini, che abitano nelle zone più distanti della fore-sta, per poter frequentare con regolarità restanoa vivere qui. Li accogliamo in alcuni locali purtrop-po fatiscenti annessi alla scuola. Il nostro prossimoimpegno sarà costruire dormitori decenti per loro.Vista la limitatezza della risorse disponibili ci rivol-giamo ancora una volta a voi, amici dell’OPAM,per aiutarci a pagare lo stipendio a 6 insegnanti eal direttore, per l’acquisto del materiale scolastico,per contribuire in parte ad assicurare a tutti unpasto e per sostenere le spese di manutenzione dicui necessita la scuola. Il progetto nel suo insiemeammonta a 7.385 €; la popolazione locale contri-buisce con 1.085 €.

Prosegue il progetto per la scolarizzazione dei bimbi Pigmei

Prog. 1928

integrazione stipendi 680 €materiale scolastico e trasporto 2.100 €refezione 3.220 €lavori di manutenzione 300 €

Contributo richiesto 6.300 €

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Con parole simili presentavamo insintesi il primo progetto(Prog.1875/aprile 2011) di PadrePaul Gitonga Muriithi, un gio-vane missionario della Consolata,conosciuto nel 2008, quandovenne in Italia anche per dire dipersona il suo grazie a chi l’avevaaiutato a diventare prete. P. Paulinfatti ha studiato grazie all’adozione scolastica diuna benefattrice dell’OPAM che ha avuto la gioiadi conoscere finalmente il “suo” bambino e riceve-re dalle sue mani l’Eucaristia. Oggi P. Paul, kenianodi origine ma attualmente missionario nella Rep.Dem. del Congo, oltre ad essere formatore nelseminario della sua Congregazione a Kinshasa e adoccuparsi della animazione missionaria in Congo,lavora al ricupero dei bambini e ragazzi di stradanella Parrocchia “Mater Dei” nel quartiere diKimbondo, comune di Mont-Ngafula, alla perife-ria di Kinshasa ma già nella diocesi di Kisantu.Qui P. Paul ha iniziato da alcuni anni un paziente eprezioso lavoro di ricupero in mezzo ai giovani e aibambini, vittime di una situazione di povertà, didegrado economico e morale, di abbandono… inrapido aumento. Le statistiche parlano di 4,6 milio-ni di bambini congolesi in età scolare fuori di ognisistema educativo. Tra di essi è elevato il numerodei bambini di strada. Una piaga oggi molto diffu-sa è la presenza degli “ndoki” o “enfants sorciers”,bambini accusati di essere dotati di poteri negativie perciò scacciati di casa. Per sopravvivere spessocommettono reati e finiscono in carcere e quandoescono ritornano in strada e di qui in carcere conaccuse sempre più gravi. Il governo aveva apertoalcuni Centri per la rieducazione di minori ex dete-nuti, ma molte di queste strutture sono lasciate incompleto abbandono, prive di personale e neldegrado più totale. Uno di questi è il CentroE.G.E.E.Mineurs di Mont-Ngafula, dove P. Paul svol-ge la sua opera di ricupero attraverso l’istruzione e

Progetto 1929 R. D. CONGO

l’amicizia. Lo Stato fa molto poco per l’istruzione,il cui peso grava principalmente sulle spalle deigenitori e della Chiesa. P. Paul ha raccolto 35 gio-vani di età compresa tra gli 11 e i 18 anni. Moltisono analfabeti totali, altri hanno interrotto lescuole. Si cerca di garantire loro la scuola primaria,la secondaria e la formazione professionale. Iragazzi vivono nella struttura fatiscentedell’E.G.E.E.Mineurs dove funziona la scuola pri-maria, mentre per gli studi superiori vanno in 4diverse scuole del circondario.Il costo totale del sostegno scolastico per l’anno2012-2013 è di circa 7.000 €, di cui 2.000 € per ilcibo sono promessi dalla comunità locale.

(Per maggiori informazioni si rimanda alla descrizione nel

Filo Diretto di questo mese e al Progetto 1875 nel giornale

OPAM di aprile 2011).

Un futuro per 35 ragazzi strappati alla strada

Dalla strada al carcere ilpasso è breve e dal carce-re alla strada lo è ancora dipiù. La salvezza da questocircolo infernale è l’istru-zione che può cambiare ildestino di questi giovani.

Prog. 1929

scuola primaria per 15 bambini 1.200 €scuola secondaria per 10 ragazzi 1.000 €scuola professionale per 10 giovani 1.700 €divise 500 €materiale didattico 275 €trasporto 325 €

Contributo richiesto 5.000 €

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Le scuole sono poche e mal ridotte inquesta parte di Congo coperta dallaforesta equatoriale e davvero non civoleva un tornado a complicare la giàdifficile situazione in cui queste popola-zioni sono costrette a vivere.Ascoltiamo l'accorata richiesta di aiutoche attraverso la voce del loro vescovoci giunge dalla popolazione di Lisala.

Il 12 marzo 2012 la città di Lisala, sede della dio-cesi omonima, nella Provincia dell’Equateur èstata investita da un tornado di violenza inauditaper quella regione, che ha causato enormi dannimateriali soprattutto agli edifici scolastici in granparte a carico della diocesi. Fortunatamente non cisono state vittime umane, ma tantissime sonostate le distruzioni parziali o totali degli edifici:seminario maggiore, case religiose, abitazione delVescovo, chiese... oltre a diverse costruzioni incorso. Da un primo calcolo i danni subiti ammon-tano a 433.000 €, una cifra enorme per le possibi-lità economiche della diocesi.Il vescovo, Mons. Louis Nkinga Bondala, che èvenuto più volte a farci visita, ci ha prontamentecontattati per assicurarci che le due scuole realiz-zate recentemente dall’OPAM, la scuola maternadi Binga (Prog.1728/ottobre 2008) e la scuola pri-maria di Yambuku (Pr.1822/luglio 2010) non eranostate toccate dal tornado.Naturalmente ci ha chiesto un intervento secondole nostre possibilità. Gli abbiamo dato la nostradisponibilità per un piccolo progetto, facendoglipresente la situazione di crisi economica che toccaanche il nostro Paese e le cui ripercussioni si fannosentire con una notevole diminuzione delle dona-zioni.

R. D. CONGOProgetto 1930

E’ arrivata in questi giorni la documentazione,riguardante il rifacimento della copertura di unaclasse della scuola secondaria “La Thérésite” aLisala. La classe è stata scoperchiata (completaasportazione delle capriate in legno e delle lamie-re zincate), sono stati danneggiati i banchi, lapavimentazione e la pittura dei muri; anche lefondamenta hanno subito dei danni a causa delleinfiltrazioni d’acqua.Purtroppo le foto della scuola scattate nell’emer-genza non sono publicabili a causa della bassissi-ma risoluzione.La responsabile del Progetto è Sr. CarolineAlegba Mbombo, delle Suore di S. Teresa delBambino Gesù di Lisala.Il costo totale delle riparazioni ammonta a 2.800 €

Rifacimento del tetto per un’auladella scuola “La Thérésite”

Prog. 1930

cemento 250 €travatura del tetto 1.150 €lamiere zincate e chiodi 1.100 €trasporto, mano d’opera, imprevisti 300 €

Contributo richiesto 2.800 €

La Cattedrale di LisalaLa Cattedrale di Lisala

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Bubba è uno villaggio sperduto del distretto diGimbo, regione di Kaffa nel sud-ovest dell’Etiopia.distante 470 km da Addis Abeba e 120 km dallacittà di Jimma, sede del Vicariato apostolico diJimma-Bonga. Abba (Padre) Zecharias Haile,prete vincenziano, da quattro anni è il parrocolocale. La popolazione di Bubba vive del lavoro nellepiantagioni governative di tè. I salari molto bassi,la mancanza di infrastrutture e della scuola, conti-nuano a tenere la gente in condizioni di miseria edi sottosviluppo drammatico. Due terzi dei ragaz-zi in età scolare sono tagliati fuori dall’istruzionesia perché la scuola elementare più vicina distaun’ora e mezza di cammino e queste distanze pos-sono percorrerle solo bambini già grandi, maanche perché per accedervi i bambini devono averprima frequentato due anni di scuola materna.Favorire la scolarizzazione dei bambini è stata unadelle priorità che P. Zecharias ha deciso di affron-tare. Sotto un capanno P. Zecharias aveva apertoun asilo d’infanzia per i piccoli di Bubba, ma neigiorni di cattivo tempo le lezioni erano sospese.Grazie all'OPAM oggi 80 piccoli hanno una verascuola in muratura, che possono frequentaresenza temere freddo e pioggia.In meno di un anno il progetto (Prog.1876/2011) èstato realizzato e le famiglie sono molto conten-te. Scrive P. Zecharias: "Voglio ancora ringraziarviper il vostro aiuto… Ora il Centro ha bisogno di

Progetto 1931

Nel 2011 abbiamo contribuito al finan-ziamento per la costruzione dellascuola materna nel villaggio di Bubba.Come potete vedere dalle foto lascuola è oggi una realtà. Contiamo sulvostro aiuto perché questa strutturapossa essere completata con lacostruzione dei bagni.

Completiamo la scuola materna di Bubba

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essere arredato e fornito di materiale didattico einoltre è urgente costruire le latrine perché altri-menti rischiamo la chiusura della scuola. Certo checomprenderete l'importanza del progetto e chenon ci farete mancare il vostro aiuto, vi saluto conriconoscenza. Il Signore vi benedica".Il progetto è veramente urgente, sia per educareall’igiene i bambini fin dalla più tenera età, sia perottemperare alle disposizioni governative.

Prog. 1931costruzione latrine 5. 280 €

Contributo richiesto 5.280 €

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Tillapara è un villaggio a 145km da Guwahati, sede dell'o-monima arcidiocesi, nellostato indiano dell'Assam. Inquest'area vivono diverse popo-lazioni tribali: Garo, Rabhas,Rajbanshis e altri diversi gruppiminoritari. Tillapara è situata inuna zona rurale a circa 18 kmdalle principali linee di comuni-cazione. A causa dell'isolamen-to e della povertà il livello dimortalità è particolarmente ele-vato soprattutto a causa dimalattie infettive facilmenteprevenibili attraverso una ade-guata educazione. Ma purtrop-po i tassi di alfabetizzazione delle famiglie quisono molto bassi. L’istruzione appare la stradaobbligata se davvero si vuole aiutare queste popo-lazioni contadine a superare lo stato di miseria edi discriminazione sociale nel quale vivono. In que-sta ottica, a Tillapara 4 anni fa l'Arcidiocesi haavviato un Centro per lo sviluppo delle popolazio-ni tribali di questa aerea, dove vengono svolte atti-vità di formazione permanente: nuove tecnicheagrarie, educazione alla salute e corsi di economiadomestica rivolti ai giovani e agli adulti.Inoltre il Centro ospita una scuola elementare chepermette anche ai bimbi di Tillapara di ricevereun’istruzione, visto che prima non potevano fre-quentare la scuola poiché quella pubblica più vici-na si trova a 15 km di distanza. La scuola è stataaffidata a 5 suore Pallottine che vi lavorano comeinsegnanti ed è frequentata da circa 300 bambini. Uno dei problemi urgenti che restano però darisolvere è la mancanza di acqua potabile e dei ser-vizi igienici.Ci scrive Mons. Varghese Kizhakevely, vicariogenerale della arcidiocesi e responsabile dei pro-getti di sviluppo: "Chiediamo la vostra assistenzaper realizzare un pozzo profondo 20 metri, dispor-vi una pompa ed un impianto di filtraggio, (dato

che l'acqua in Assam ha contenuti di ferro tossici enecessita di essere filtrata), raccogliere l’acqua resapotabile in due serbatoi in PVC. Inoltre dobbiamorealizzare 8 servizi igienici. Da questo progettotrarranno beneficio non solo i bambini della scuo-la, ma anche gli adulti frequentatori del Centro ele popolazioni dei villaggi limitrofi.Amici dell'OPAM vi ingraziamo dell'assistenza, delsupporto e dell'incoraggiamento che ci date attra-verso il vostro aiuto e vi assicuriamo la nostra pre-ghiera”.

INDIAProgetto 1932

Un pozzo ed i serviziigienici potrebbero cam-biare la sorte di centinaiadi bambini, vittime oggi diproblemi sanitari emalattie.

Prog. 1932

costruzione di un pozzo e acquisto contenitori 7.510 €realizzazione di 8 gabinetti 2.100 €contributo locale -3.610 €

Contributo richiesto 6.000 €

Acqua e gabinetti per la scuola di Tillapara

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Gemellaggi

N atale 2012, nella nostra 2a elementare arrivadirompente una nuova opportunità di cresci-ta: un gemellaggio con la “Annai Home”, resi-

denza di bimbi orfani o abbandonati nello stato delTamil Nadu, Sud dell’India. Le famiglie convocate assi-stono rapite alla forza delle parole e delle immaginimostrate loro in proiezione da una delegazionedell’OPAM. E’ un autentico evento di natività, passa la semplicità deivalori trasmessi, la dolorosa disparità delle contingenze,la potenza del confronto fra condizioni di vita…Avvertiamo tutti la fragilità del nostro illusorio benesse-re, la disarmante certezza di quanto ci sia ancora daconoscere e crescere. Sono bambini come noi.Ci domandiamo: cosa vuole un bambino? Di che cosahanno realmente bisogno i nostri figli? Quali i lorosogni e cosa diamo loro? Cosa vuol dire benessere?Siamo certi di avere compreso il nostro ruolo, e che que-sto si fermi alla soglia della nostra scuola o del nostroPaese? E soprattutto: abbiamo realmente capito in chemondo viviamo? Domanda paradossale, questa, neitempi di internet in tasca, di ogni metro di Terra foto-grafato dall’alto, delle informazioni in tempo reale.Percepiamo la necessità di condividere per cominciare acapire, nasce una tensione spirituale che crescerà con inostri figli.

“Dopo pranzo la mamma mi porta in piscina…”; “nellamia casa ci sono tre bagni…”. Sono belle notizie per chideve fare tanta strada per portare a casa poca acqua, etutto questo all’alba, prima di andare a scuola?Cancelliamo le nostre prime lettere, impariamo che cosapotrebbe ferire, selezioniamo insieme le informazioni dacomunicare, con autentico entusiasmo: ripartiamo da20 autoritratti a tempera accompagnati da parole cari-che di affetto. La risposta non tarda ad arrivare! Ci sem-bra un miracolo potere avere qualcosa in mano che nonsia virtuale o mediatico, ma concreto e reale, piccolefoto di visi sorridenti, di occhi neri e intelligenti...Passiamo ad organizzare i nostri abbracci: siamo 20 eloro 40, ad ogni bambino italiano affidiamo l’amiciziadi due bambini indiani, e lui se li guarda con affetto,cerca di pronunciarne il nome così difficile, dopo qual-che tentativo li chiama come può e sembra soddisfatto.Si creano schede personalizzate, si realizza un archivio.Ed ora uno a destra, uno a sinistra, in un grande giro-tondo, ci si muove in un cerchio che contiene il mondo. Immaginiamo la loro vita; molti di noi hanno i genito-ri separati, ma molti di loro non li hanno proprio o sonolontani… come si fa a vivere senza? Il cuore dei nostriamici è proprio come il nostro: gioia, paura, gioco ecorse sfrenate, spazi più caldi e con tanti odori, senzafumo e macchine intorno, ma le classi con tanti bambi-ni, i più grandi aiutano gli altri… Cosa auguriamo adognuno di loro? Raccogliamo i loro pensierini, le frasibrevi, le favole belle. Leggiamo insieme; noi speriamoche: crescano bene… non abbiano guerre…nientefame…tanti amici…con l’acqua vicina… senza veleni,senza il fumo che mi fa tossire… spero tanto di andareda loro per giocarci insieme… e non si prendano lemalattie… che il buio, i lampi e i tuoni non li faccianotremare. Le favolette servono a capire perché un papàpuò morire presto… però insieme si può stare bene…come si diventa grandi da piccoli. Alla fine si fa del teatro, ognuno presenta il suo raccon-to, spiega alle mamme, riunite a guardare, un mondonuovo, lontano e già caro: sai che potrei restare da solo?A piedi posso andare lontano, vorrei avere un fratellinocosì… Sembra da tanto che siano arrivati, questi amicidai nomi strani… quando andiamo da loro?

Ins. Gabriella Sabbadini

Primi passi insiemeNel dicembre 2012 la 2a D della scuola elementare “Giacomo Leopardi” di Roma si è gemellata con 40 bambini delCentro “Annai Home” di Andichioorani, in India. E’ un’esperienza che maturerà nel tempo per integrarsi in un veropercorso educativo alla mondialità. Per intanto l’insegnante Gabriella Sabbadini ci trasmette le prime impressioni acaldo di questo inizio.

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Kirungu, R.D. Congo:sono arrivati banchi e libri

C ari benefattori e amici, aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa un ringraziamento speciale per il vostro aiuto allascuola Saint Joseph di Kirungu (Prog.1846/dic.

2010), nella diocesi di Kalemie-Kirungu, nella parte orien-tale della Rep. Dem. del Congo ci giunge dal Parroco AbbéKipili Elias Matabazi. L’Associazione NEEMA di Montevarchi (AR) ha fatto datramite, tra noi e i locali interessati, per l’esecuzione del pro-getto. Il suo Presidente, Giuseppe Morbidelli, ci invia latestimonianza di una volontaria dell’Associazione di ritornoda un viaggio in Congo: “Sono stata nel villaggio diKirungu, vicino al lago Tanganica, dove l’AssociazioneNEEMA ha iniziato a collaborare con laParrocchia del luogo alla costruzione diuna scuola secondaria, voluta sopra ognialtra cosa dagli abitanti del villaggio stesso,i quali hanno compreso la necessità di dareai loro figli un’istruzione nella speranza diun futuro migliore. Le scuole sono stateper la maggior parte distrutte nei 10 annidi guerra civile, prese d’assalto dai guerri-glieri che ne hanno fatto il loro rifugio,bruciando banchi, sedie, e quant’altropotesse servire per fare il fuoco.Attualmente il Parroco di Saint Joseph,l’Abbé Elias Kipili, persona di notevolecoraggio, tenta di ristrutturare un com-plesso scolastico, costruito nel periodo delcolonialismo, capace di accogliere moltissi-mi studenti, ma che, ancora oggi a distan-za di anni dalla fine della guerra, sembraun obiettivo quasi impossibile. Centinaiadi documenti, pagelle, relazioni, sono

accatastati in un angolo di una stanza di 3 metri x 3 chedovrebbe essere l’ufficio del preside. Le aule sono prive delmateriale necessario per svolgere una didattica adeguata, econtinuano a mancare i banchi e le sedie, per comprensibi-li problemi economici. Per questo abbiamo chiesto il vostroaiuto, per acquistare l’arredamento della scuola (100 banchie 4 lavagne) e il materiale didattico necessario (200 libri ditesto).Abbiamo acquistato le lavagne, e il legno per la costruzionedei banchi fabbricati dai falegnami del posto. Sono statiacquistati i libri di testo di swahili, mentre abbiamo diffi-coltà a trovare i libri di francese. Ma la nostra ricerca conti-nua. Vogliamo ancora una volta ringraziarvi a nome nostro e ditutte le persone che potranno usufruire del vostro aiuto peruna valida istruzione.”

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Jimma, Etiopia:grandi progressi alla scuola secondaria

C arissimi amici, aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa il vescovo del Vicariato Apostolico di Jimma-Bonga, Mons. Markos Ghebremedhin C.M., ci

scrive personalmente per ringraziarci dell’aiuto offerto aPadre Michael Alemayehu, responsabile delProg.1869/marzo2011, per la scuola secondaria di Jimma,in Etiopia. Ci illustra i risultati dello sforzo economico deibenefattori, che hanno contribuito alla costruzione di quat-tro aule e alla creazione di un laboratorio di scienze.“Certamente, la realizzazione del progetto ha creato una situa-zione di grande soddisfazione per gli studenti della Scuola cat-tolica San Pietro e Paolo che nacque venti anni orsono comescuola materna e che è cresciuta, pian piano, fino a raggiunge-re la decima classe, con un’affluenza di circa mille studenti. Leattività svolte nella scuola sono aumentate e migliorate, soprat-tutto per quanto riguarda l’insegnamento a favore degli alunnidelle classi secondarie. Si osservano scrupolosamente le direttivedel Dipartimento Regionale dell’Educazione e i nostri metodisono ampiamente approvati dall’ufficio Provincialedell’Istruzione.In questo anno accademico, 10 ragazzi hanno superato l’esamestatale e sono passati al successivo grado d’istruzione. Moltigenitori, convinti della qualità dell’insegnamento, chiedono diiscrivere i loro bambini alla nostra scuola e noi siamo orgoglio-si di accoglierne il più gran numero.

Questa è stata una grande conquista per il nostro Vicariato e peri nostri collaboratori, che ci spinge a migliorare la qualità del-l’istruzione e l’accesso all’istruzione di base.A nome delle comunità bisognose che serviamo, vi giunga lanostra gratitudine e quella del nostro Vicariato per tutto quel-lo che avete fatto e vorrete ancora fare per noi”. Vostro in Cristo

Mons. Markos Ghebremedhin C.M. (Vicario Apostolico di Jimma-Bonga)

Mariamabad, Pakistan:all’ombra dell’albero cresce la speranza

C ari benefattori e amici, grazie da parte degli studen-ti e dello staff dello “Shadow Tree (Ombra dell’al-bero)”, il Centro educativo per lo sviluppo di

Mariamabad, alla periferia di Faisalabad, nel PunjabPakistan, che va avanti grazie alla vostra generosità(Prog.1828/ago.-sett. 2010 e Prog.1897/ago.-sett. 2011).

Lo staff del Centro lavora per dare una opportunità di edu-cazione scolastica a coloro che sono rimasti indietro in que-sto campo: bambini orfani, ragazzi e ragazze che lavorano,giovani portatori di handicap, tutte persone poverissime. Nel nostro Paese la vita è molto cara e diversi dei nostri stu-denti lavorano con i malati come badanti, mentre le ragaz-ze come donne delle pulizie presso famiglie ricche, perché iloro genitori non possono permettersi di farli studiare. IlCentro cerca con il vostro aiuto di far studiare i ragazzi chelo desiderano, ma non possono e aiuta anche i genitori acomprendere quanto sia importante una educazione scola-stica per una vita migliore:… come Honey, un ragazzo di 14 anni costretto ad abban-donare la scuola alla morte del padre per aiutare la sua fami-

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è molto deteriorata. Mancano l’acqua potabile ed anche ilcibo per i ragazzi ospiti costretti a guadagnarsi da vivere incambio di piccoli lavoretti nei quartieri, i muri della costru-zione sono cadenti, i formatori inesistenti.Di fronte a questa realtà ho cercato di intervenire inviando,a partire dal 2008, i nostri seminaristi per svolgervi un ser-vizio di catechesi e al tempo stesso offrire cibo e amicizia.Nel 2011-2012 siete stati voi, amici dell’OPAM, a darciuna mano con il contributo di 6.000 EuroCon questa somma abbiamo potuto pagare le tasse scola-stiche a 35 ragazzi per tutto l’anno in corso, facendo fre-quentare la scuola elementare, che si trova nel Centro stes-so di EGEE Mineurs, a 15 bambini, la scuola secondaria a10 ragazzi e la scuola professionale ad altri 10 studenti.Naturalmente si sono acquistati per loro il materiale scola-stico e si è assicurato il trasporto per i 20 ragazzi più gran-di che frequentano 4 diverse scuole. Purtroppo la sommadi denaro non ci ha permesso di garantire in pieno unpasto giornaliero per l’intero anno, coprire le cure medicheindispensabili per la sopravvivenza dei più gravi, interveni-re sulla costruzione che, soprattutto nel periodo delle piog-ge, rischia di crollare mettendo in pericolo la vita dei ragaz-zi.Un altro problema è l’aumento sempre più elevato diquanti sono accolti nel Centro, perché il fenomeno dei“ragazzi della strada” si fa sempre più drammatico aKinshasa.Oggi i ragazzi sono già 50 e molti di loro arrivano analfa-beti e affamati. Speriamo ancora nel vostro aiuto per il2012-2013, certi che non ci abbandonerete in un momen-to così difficile per la nostra gente.A nome di tutti i collaboratori del Centro e dei ragazzi stes-si, ben felici di poter frequentare una vera scuola, di stu-diare, di imparare una professione che li reinserisca nellasocietà, rinnovo un grazie cordialissimo per la collaborazio-ne a questo progetto che personalmente mi sta molto acuore. Il Signore vi benedica. Con amicizia.

P. Paul Muriithi Gitonga(Missionario della Consolata)

glia e che ora grazie al Centro ha superato gli esami della Va

classe e può seguire i corsi della scuola normale;… come Yaqoob, un ragazzino di 11 anni, con il padre disa-bile che non può pagare le spese scolastiche;… come Abida, una ragazza di 22 anni, proveniente da unafamiglia poverissima, che ora frequenta la XIIa, perché ilCentro le paga tutte le spese (la tassa di ammissione, i libri,l’uniforme);… come Fathima, una bambina di 8 anni, i cui genitorimusulmani, molto poveri, non possono garantirle una edu-cazione che invece riceve attraverso il Centro.Attualmente lavoriamo con 62 studenti, 28 ragazzi e 34ragazze.Nell’ultimo anno 7 studenti hanno superato la Va classe,solo uno studente ha lasciato la scuola, 12 studenti farannogli esami di Va nel 2013 e 15 studenti andranno alla scuolanormale, ma molti altri si aggiungeranno venendo alCentro. Sono molto grato all’OPAM che ci ha aiutato in questi ulti-mi anni. Io non sono più al Centro, ma gli insegnanti checontinuano a lavorare sono persone oneste e capaci che por-teranno avanti il lavoro con costanza e impegno. Grazie dicuore, il Signore vi benedica.

Abid Paul Mushtaq(già responsabile del Centro)

Kimbondo, R.D.Congo:35 ragazzi ce l’hanno fatta. Ma domani?

C arissimi Amici e benefattori dell’OPAM, saluti a voi da Kinshasa e un grazie specialissimoper tutto quello che avete fatto e fate per garantire

la scolarizzazione ai nostri ragazzi della strada o ex detenutidel Centro di Custodia e di Educazione dei Minori volutodallo Stato congolese (Etablissement de la Garde et del’Education des Enfants Mineurs: in sigla EGEE Mineurs).Il vostro prezioso aiuto (Prog.1875/aprile 2011) ha per-messo a 35 ragazzi di frequentare regolarmente la scuolanell’anno 2011-2012 e assicurare corsi supplementari peraumentare il livello intellettuale e le conoscenze di quantipartivano da una preparazione decisamente insufficiente. L’EGEE Mineurs si trova nel quartiere Kimbondo delcomune di Mont-Ngafula, alla periferia di Kinshasa manella diocesi di Kisantu, sulla nazionale n° 1 che collega lacapitale con il Basso Congo. Il Centro esiste dagli anni 70proprio per accogliere e offrire una formazione integrale airagazzi della strada ancora minorenni. Avendo lo Statoabbandonato, con il passar del tempo, questo Centro, lasituazione sia dell’edificio sia del percorso di formazione si

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Sogni di ex ragazzi di strada

Insieme alla rendicontazione finanziaria del Prog.1875, il responsabile P. Paul Muriithi ha inviato l’intervista dalui fatta a due ragazzi del Centro EGEE Mineurs a Kimbondo nella periferia di Kinshasa. E’ toccante vedere ilmiracolo che un incontro giusto può compiere in questi giovani particolarmente provati dalla vita. Ma come ilmale anche il bene si costruisce insieme. Dietro P. Paul ci sono tante persone che credono nel valore della soli-darietà fraterna. Questi ragazzi strappati alla strada e alla delinquenza sono anche il frutto della generosità dichi continua a credere nell’importanza dell’istruzione e dei rapporti di fiducia. La gioia che in casi come questine deriva è la migliore ricompensa dei sacrifici fatti.

1. Ti puoi presentare brevemente?Mi chiamo Soleil, sono nato nel comune di Nd’jili e ho 19 anni. Frequento il corso di alfabetizzazione e sonoal primo ciclo.

2. Come sei arrivato a EGEE Mineurs e come hai conosciuto P. Paul?Abitavo coi miei genitori a Nd’jili, poi ci siamo trasferiti nel Basso-Congo, per ritornare nuovamente qui permancanza di mezzi di sostentamento. A questo punto i miei genitori hanno divorziato e mi hanno abban-donato perché non potevano mantenermi e mandarmi a scuola. Io e un altro gruppo di giovani siamo stati accolti da una mamma del quartiere che ci ha aiutato per un po’ma è morta presto dopo breve malattia.Allora ci siamo decisi di intraprendere qualche piccola attività almeno per sopravvivere. Tagliavamo alberiper fare il carbone e venderlo qua e là, finché qualcuno ci consigliò di andare anche al convento dei missio-nari della Consolata.Siamo entrati e il P. Paul, che ci ha accolti, mi domandò quanti sacchi avevamo e quanto costava un sacco.Io non fui capace di rispondergli perché non sapevo come fare il calcolo di quanto valesse il carbone e diquanti soldi mi servissero. Mi domandò allora se studiavo e se avessi voglia di imparare. Gli risposi che nonstudiavo perché ero stato abbandonato dai miei ma che avrei sì desiderato studiare. Rimase colpito e poichéè un servitore di Dio mi diede il denaro che era giusto. Un altro mi avrebbe sicuramente imbrogliato.

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Me ne andai e qualche giorno dopo ritornai per una seconda vendita, ma questa volta mi ero prima infor-mato sul prezzo del carbone. Alla domanda di P. Paul quanto valessero i sacchi, gli risposi correttamente. Simeravigliò e mi chiese dove l’avessi appreso, poiché la volta precedente non ero stato in grado di risponder-gli. Gli dissi che mi ero semplicemente informato sul prezzo. Mi propose di sostenermi agli studi, ma con-sigliandomi di cominciare con un primo corso di prova di un mese per leggere e scrivere, cosa che mi haaperto la memoria; poi mi ha iscritto a un centro di alfabetizzazione alla Cité Verte.In un primo momento mi vergognavo tanto, vista la mia età e quando i miei amici parlavano di studio lievitavo perché non ne sapevo assolutamente nulla. Ma la gente mi consigliò di andarci perché vi avrei tro-vato tanti altri che erano al mio stesso livello.Finalmente iniziai il corso e piangevo di gioia perché il mio sogno di poter un giorno studiare era diventa-to una realtà. Alla fine del primo trimestre ottenni 42%... La gente mi canzonava, ma io ero molto conten-to perché non mi attendevo quel risultato, che consideravo una vera grazia di Dio.Oggi, dopo 6 mesi, riesco a capire meglio la materia e sono in grado di scrivere il mio nome, cosa che nonpotevo fare prima.

3. Quali speranze dopo gli studi?Prego Dio che mi faccia riuscire ancora affinché le persone che mi sostengono continuino ad aiutarmi inmodo che, terminati tutti i livelli del corso di alfabetizzazione, possa imparare la meccanica e trovare il mododi guadagnarmi la vita e così avere un futuro.

4. Cosa vuoi dire alle persone che sostengono P. Paul nel suo lavoro?Io non ho niente da dare loro in cambio di quanto fanno, ma le affido alle mani di Dio perché Lui sapràricompensarle un giorno. Lo credo fermamente. Che esse possano continuare con simili gesti. Dio solo sa.Da parte mia non posso che ringraziarle infinitamente.

Un altro ragazzo, Blaise, di 22 anni è invece al termine degli studi secondari.L’anno passato era in gravi difficoltà, ma l’aiuto di P. Paul è stato decisivo. “Senza di lui e l’azione di chi losostiene non so come ce la saremmo cavata” scrive. “Il mio sogno è di continuare gli studi di Pedagogiaall’Università per diventare professore e insegnare nelle scuole. Certo che essendo passato per un camminodifficile non potrò che aiutare un giorno quelli che soffrono quanto e forse più di quello che ho sofferto io”.

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O.P.A.M. - Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo - ONG-ONLUS. Mensile di informazione - Direttore Responsabile: MarioSgarbossa - Redazione: Alfredo Bona, Anna Maria Errera, Fabrizio Consorti, Letizia Custureri, Aldo Martini - Autorizz. del Tribunale di Roma n. 14589 del 7-6-1972. Grafica: Stefano Carfora. Stampa: ABILGRAPH - Via Pietro Ottoboni, 11 - 00159 Roma, Tel. 06.4393933Finito di stampare nel mese di luglio-agosto 2012 • Quota annuale 15 € - 23 CH.F.

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