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Anno XIX – Ottobre 2016 • Numero 10 Rivista della Fondazione Missio • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM • Euro 1,40

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Anno XIX – Ottobre 2016 • Numero 10Ri

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Il Ponte d’Oro - Mensile dei Ragazzi MissionariReg. Tribunale di Roma n. 171/97 del 21/03/97Editore: Fondazione di Religione Missio (organismo pastorale della CEI)Presidente di Missio: Francesco BeschiDirettore di Missio: don Michele AutuoroDirettore responsabile: padre Giulio AlbaneseRedazione: Chiara Pellicci, Miela Fagiolo D’Attilia, Ilaria De Bonis. Segreteria: Emanuela PicchieriniHanno collaborato: Eleonora Borgia (pag. I-IV).Illustrazioni: Beatrice Cerocchi, Irene Guerrieri (pag. 36-37), Carla Manea (copertina), Saverio Penati (pag. 16-23; pag. 27-30).Foto: AF/MISSIO, Giuseppe Andreozzi, Chiara Pellicci, Wikipedia, Freepik.com, Amedeo Cristino, Pierre Mathieu, AF/PIME, Ciro Biondi, Mario Cornioli, santalessandro.org, carmeloveneto.it, Giovanni Gennari.Progetto grafico e impaginazione: Alberto SottileRedazione e amministrazione: Via Aurelia, 796 – 00165 Roma; tel. 06/66502678; e-mail: [email protected] abbonamenti: tel. 06/66502632; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] annuo: individuale 14€; collettivo 10€; estero 26€ su n. 63062327 intestato a MISSIO oppure con bonifico bancario intestato a MISSIO PONTIFICIE OPEREMISSIONARIE presso Banca Etica, cod. IBAN IT 55 I 05018 03200 000000115511.Stampa: Graffietti Stampati - S.S. Umbro Casentinese Km 4,5 - Montefiascone (VT)Mensile associato alla FeSMI, Federazione Stampa Missionaria Italiana. - Chiuso in tipografia il 9 settembre 2016.

omm ra iSEditorialeNel nome della Misericordia

Kabàka, l’amico dottoOmran e il silenzio

GiramondoViaggio in…Brasile

DossierBeato Paolo MannaUn amico missionario per la vita

Passi di oggi…Le Iraqi girls

…sulle orme di ieriSanta Teresa di Lisieux

Click alla ParolaFuorisaccoImmagini di misericordia

Mama MukasiMatita Missionaria

ScaffaleCi meritiamo le stelle?

Autunno in quiz

oAll’interno

PIANETA MISSIO RAGAZZI

1

2

410

14

26

27

32

35

36

34

33

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i [email protected] 1

Ed to ia

Edi to r leia

rEdi to r leia Editor leia Editor leia

el

Cari Amici,come sapete bene, lo scorso settembre Madre Teresa di Calcutta è stata riconosciutaufficialmente santa da papa Francesco. Se avete letto l’Intervista impossibile del numeroprecedente (vedi pag. 22-23 de “Il Ponte d’Oro” n.9/2016), sapete che si sta parlando diuna grande missionaria che ha vissuto tutta la sua esistenza terrena, “nel nome della mi-sericordia”. Non a caso questo è il tema della Giornata Missionaria Mondiale che celebriamoil 23 ottobre.Anni fa, Pérez de Cuéllar (allora Segretario generale dell’Onu) presentò Madre Teresa

all’Assemblea generale delle Nazioni Unite con parole un po’ al-tisonanti ma davvero sincere, dicendo: “Signore e signori, hol’onore di presentarvi la donna più potente della Terra. Leiè veramente le Nazioni Unite, perché nel suo cuore cisono i poveri di tutto il mondo”. Ma la Madre rispose:“Io sono soltanto una suora che prega”, spiegando checosì Gesù le comunicava il suo amore infinito. “Iovado a portarlo ai poveri di tutto il mondo, ai

poveri che incontro”. Poi la santa ebbe ilcoraggio di invitare tutti i rappresentanti dellenazioni a seguire il suo esempio: “Pregateanche voi e vi accorgerete dei poveri cheavete accanto, forse sul pianerottolo dellavostra stessa casa”.La lezione è chiarissima: se vogliamo staredalla parte dei poveri e dunque rivelare ilvolto misericordioso di Dio agli ultimi, lapreghiera è davvero fondamentale. È l’augurioche vi rivolgo perché il Signore, ricordatelo,ha davvero bisogno di voi per rendere ilmondo migliore.

Abuna

Nel nome dellaMisericordia

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i [email protected]

Kabàka Kabàka

Kabàka Kabàka KabàkaKabàka

Stordito, spaventato, indifeso, coperto dallapolvere della casa bombardata. Gli occhi

grandi senza lacrime, le mani sulla fronte pervedere il sangue della ferita sotto la frangiadei capelli neri. Ha cinque anni, si chiama Om-ran Daqneesh, ed è siriano di Aleppo. Dal 17agosto scorso per tutto il mondo è diventato il“vero volto della guerra”, dei massacri e del-l’agonia sofferti in Siria. Omran è sopravvissuto,ma non ha lacrime: anche il dottor Abu al-Ba-raa, che lo ha medicato subito dopo il ritrova-mento sotto le macerie, ha detto di non averlovisto piangere: “Omran ha avuto la fortuna diessere visto da tutto il mondo, di diventare unsimbolo della richiesta della tregua umanitaria.Ma tutti i giorni arrivano in ospedale tantibambini con ferite gravi, che muoiono o restanomutilati”. Alì, il fratello di dieci anni,infatti, è morto per le ferite riportate

L’amico dotto

Omran e ilsilenzioOmran e ilsilenzio

TI PRESENTO

UN AMICO

Ciao! In questo numero

ecco la storia di un amico siriano

che da quando è nato vive nel

terrore della guerra...

nello stesso raid aereo.Proprio il silenzio, dignitoso quanto innaturalein un bambino della sua età, fa pensare allochoc durissimo che il piccolo si porta dentro.Da quando è nato ha conosciuto solo guerra,paura, fame. La stessa cosa è accaduta aglialtri bambini che vivono ogni giorno - quasifosse la normalità - l’orrore del conflitto siriano.Secondo l’Unicef, i bambini che hanno bisognodi aiuto umanitario urgente sono sei milioni.Inevitabilmente la storia di Omran riporta conla memoria all’ultima immagine del piccolo Ay-lan, tre anni, trovato un anno fa annegato suuna spiaggia di Bodrum in Turchia. Qualcuno

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i [email protected] 3

TI PRESENTO

UN AMICO

1

dIMMI COME LA PENsI…

A - ha avuto fortuna

b - è passato alla storia

C - ha fatto riflettere il mondo

fINENdO sU TUTTI I vIdEO dEL wEb, OMRAN:

2A - ha provocato milioni di profughi

b - è un problema di tutti

C - è un problema che non mi riguarda

LA GUERRA IN sIRIA:

315

4 A - che la guerra è una atrocità

b - la speranza di sopravvivere

C - non so

LA sTORIA dI OMRAN INsEGNA:

135

5 A - A volte il silenzio può parlare più delle parole

b - Omran ha dimostrato di essere moltocoraggioso

C - Ma io che c’entro con Omran e gli altri?

IN qUALE fRAsE TI RITROvI dI PIù:

1

3

5

TEST

531

A - sono le prime vittime

b - sono sfortunati

C - rimangono segnati per la vita

I bAMbINI ChE vIvONO LA GUERRA:

351

sEI UN RAGAZZO MIssIONARIO(fino a 10 punti)

Sai che la guerra è un’atrocità che genera solo

morti e distruzione. A morire sono uomini e

donne come noi, cittadini del mondo, fratelli e

sorelle di tutti gli uomini e le donne: vuoi per loro

il bene e vorresti la pace per tutti. Di fronte a

tante guerre combattute, ti viene spontaneo

pregare Gesù, il Signore della pace, che insegni

umiltà, fraternità, perdono.

hAI UN CUORE dA ALLENARE(da 11 a 18 punti)Sicuramente sai che la guerra è terribile, cheprovoca tanti morti e una totale distruzione. Maforse non sai come reagire. Non preoccuparti: ènormale sentirsi impotenti di fronte a ciò che icapi del mondo decidono ed eseguono! Ricordadi affidare al Signore, ogni giorno, i tanti Omran,Alì, Aylan e tutti coloro che soffrono o muoionoper la cattiveria dell’uomo: la tua preghiera èimportante.

3

…E TI dIRò ChI sEI

nel web ha avvicinato le foto dei due piccolisiriani, scrivendo: “La scelta dei bambini diSiria: se resti finisci come Omran; se parti,come Aylan”. Purtroppo l’infanzia paga ilprezzo più pesante della guerra.

Kabàka, l’amico dotto, ti aspettaanche nelle pagine successive perparlarti di:

SLUM, SCHIAVI, STATO ISLAMICO, TERRORISMOISLAMISTA, FAVELAS… E ALTRO.

GIOCA LA TUA PARTE!(da 19 a 25 punti)

Nel mondo ci sono tantissime situazioni diguerra. Il fatto che tu sia molto più fortunato dialtri, perché vivi in uno Stato in pace, è unqualcosa di cui rallegrarsi e ringraziare il Signore.Ma proprio per questo non puoi dimenticare chiè vittima di sofferenza, violenze, distruzioni. Lapreghiera per tutti loro può essere il tuo aiutoper costruire la pace.

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i [email protected]

Gir amo ondo ondGir amo ondGir amo ond

IN QUESTO NUMEROTI ACCOMPAGNO IN: INDIA

ITALIA

BANGLADESH

COLOMBIAUGANDA

Bambini al servizio dialtri bambini: sono

alcuni ragazzi indiani chesi improvvisano giornalistiper aiutare il mondo deigrandi a capire che cosasignifica essere minorennie dover lavorare per orenelle periferie urbane delproprio Paese.“Il nostro giornale siconcentra sui bambinicostretti a lavorare instrada, negli slum” spiegauna piccola cronista allatv bulgara che ha dedicato un re-portage all’iniziativa editoriale dei cronistiin erba. “Il nostro intento è influenzare ibambini e i loro genitori in maniera positiva”aggiunge la sua ‘collega’ Jyoti, che ricordacome uno dei primi servizi si era focalizzatoproprio su quattro bambini che lavoravanoai bordi di una strada. Dopo la pubblicazione,i piccoli cronisti andarono a parlare con leloro famiglie e riuscirono a convincerle

INDIA

Giornalisti bambini a servizio dei piccoli

Si chiamano così le periferie delle grandi città delSud del mondo, come New Delhi, capitale dell’In-

dia. Questo Paese asiatico è detto ‘sub-continente’ perla sua enorme estensione e, al tempo stesso, varietà: è come sefosse un continente nel continente (l’Asia). A New Delhi la mise-ria è ben visibile: camminando per le vie ci si imbatte in donne ebambini scalzi e nudi, senza casa, in persone che vivono dentrocumuli di immondizia e situazioni di estrema precarietà. Qui èmolto facile che i bambini senza famiglia subiscano violenze.

SLUM

AFRICA

SIRIA

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Dopo i diamanti etici, estratti nel pienorispetto dei diritti dell’uomo e dell’ambiente,arriva anche l’oro etico. Alcune gioiellerie, inItalia come nel resto d’Europa, hanno decisodi vendere fedi nuziali, braccialetti, anelli,ecc. certificati e “puliti”. Il che significa chequell’oro è stato estratto dalle miniere suda-mericane (in particolare dalla Colombia) senzaviolare i diritti umani e senza usare sostanzechimiche che inquinano.Questa iniziativa è in linea con l’appello piùvolte lanciato dalla Chiesa colombiana cheha chiesto al governo, alle imprese nazionalied internazionali e alla società, di “agire con

decisione per impedire l’estrazione

Il quotidiano, oltre a dare voce ai piùpiccoli, mette anche in guardia dai pericolidella strada: dagli abusi sessuali allamancanza di igiene, all’uso di droghe.Inoltre può dare la possibilità a tantibambini di imparare il mestiere – quellodi giornalista - più bello del mondo (masolo se viene fatto per servizio a chilegge e non per protagonismo di chi scri-ve).

meccanizzata, che con draghe e ruspecontinua a distruggere l’ambiente e la salutedelle persone nel nostro Paese”. I vescoviscrivono nel loro appello che le attivitàestrattive non rispettose dei criteri ambientali“hanno portato gravi ripercussioni per l’am-biente, la dignità umana e la vita sociale”,come riferisce l’Agenzia di stampa Fides.Esiste comunque una miniera etica in Colombia,nelle regioni del Choco, gestita dalla Greengold corporation che ha come obiettivoquello di contribuire al benessere e allo svi-luppo della comunità, rispettando i diritti deilavoratori e preservando l’ambiente.

che quella vita non era adatta per loro.Il quotidiano dei bambini si chiama Balak-nama Newspaper e serve proprio a “strapparegli altri coetanei dalle strade di New Delhi”.La redazione del giornale, che ha unatiratura di circa 5mila copie al giorno, ècomposta da 14 giornalisti e da 70 batoonireporter, ossia cronisti che vanno neglislum ad incontrare i coetanei meno fortu-nati.

Si contrappongono ai diamanti cosiddetti “in-sanguinati”, cioè quei diamanti che provengono

da zone di guerra (soprattutto dall’Africa: Angola eMozambico ne sono ricche). Per accaparrarsi i territori nei qualisi trovano le preziose miniere, si combattono vere e proprieguerre tra Paesi confinanti, spesso con il coinvolgimento indirettodi grandi potenze economiche. Inoltre, per estrarre le pietre, sicalpestano i diritti delle persone che lavorano anche fino a 14ore al giorno, in condizioni pessime, rischiando la vita.

DIAMANTI ETICI

COLOMBIA

Oro pulito ed etico

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i [email protected]

Gir am o ondGir am o ond Gir am o ond

Gir am o ondGir am o ond

S i parte dalle campagne del foggiano,in Puglia, dove i migranti sono trattati

quasi come schiavi e si dà loro l’opportunitàdi imparare l’italiano, di far valere i propridiritti, di sentirsi parte di una comunità.E’ il progetto di volontariato Io ci sto, oraraccontato a più mani in un libro. Questoambito di volontariato per ragazzi italianiè in realtà un modo per incontrare i brac-cianti della zona e nasce per offrire lorouna chance in più di vivere in Italia comeessere umani a pieno titolo, non comesemplici lavoratori sfruttati. I volontari

del progetto Io ci sto orga-nizzano attività ludiche ededucative per i migrantiminorenni e realizzano la

ITALIA

Io sto con imigranticosiddetta “ciclofficina”,un luogo in cui aiutarlia riparare le biciclette,unico loro mezzo permuoversi. Chi partecipaa Io ci sto sceglie di co-minciare ad abbatteremuri e pregiudizi, a ca-pire che la schiavitù,solo ufficialmente abo-lita, continua purtroppoad essere attuale anchein Italia.L’idea di trasformare il progetto in un libroè di Rosario Sardella, giornalista che hapartecipato per un mese al campo di vo-lontariato, girando poi un documentarioper TV2000. Assieme ad altri ha riportato,in forma di diario, le storie ascoltate, lepersone conosciute, le ingiustizie osservate,le giornate-tipo di braccianti e volontari.

In diverse re-gioni del Sud Italia(soprattutto Puglia, Ca-labria e Campania),ma anche in alcunezone del Lazio, il la-voro agricolo dei mi-granti viene sfruttatofino a degenerare nellaschiavitù. Queste per-sone vivono ammas-sate in campi dovedormono in tende im-provvisate, senza ac-qua e servizi, e sonopagate pochi euro algiorno. Sebbene uffi-cialmente abolita nelXIX secolo, la schiavitùè un fenomeno ancorapresente – di fatto -nel mondo.

SCHIAV

I

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gente cresciuta all’estero o che andava nellescuole private. Adesso è per tutti. E, graziealle strategie messe in campo per vincere ascacchi, centinaia di bambini in Africa tro-veranno una via autonoma per portare sestessi fuori dalla povertà.

Negli ospedaliafricani, disper-si in piccolis-simi villaggi del-la savana o apochi Km dal de-serto, accade anche cheuna mamma non riesca a partorire e che ibimbi muoiano perché salta la corrente. E’per “far luce” sui parti e aiutare le donneincinte ad avere travagli meno sofferenti, cheuna ostetrica americana ha inventato un kitsolare di emergenza: una vera e propriavaligetta con dentro tutto l’occorrente percatturare l’energia solare e immagazzinarla inmodo che possa esserci elettricità perfinonel deserto.La donna si chiama Laura Stachel ed hanarrato ad una tv di come, nel 2008, in unospedale in Nigeria, ha scoperto che l’elettricitàmancava ogni notte. Quindi la donna, unavolta tornata a casa, in America, ne ha parlatocol marito, un professore che tiene corsi suipannelli solari a Berkeley; questi ha costruitouna valigetta dimostrativa di quel che puòfare un pannello solare. Così l’ostetrica l’hapresa con sé ed è tornata in Nigeria.Da allora “We Care Solar”, l’organizzazionenata da quella prima valigetta, ha portato laluce elettrica di notte in oltre mille ospedalidell’Africa e di altre parti del mondo. Grazie aquesto, le morti sono diminuite di oltre il 70%.

AFRICA

Valigetta solareper ospedali

I n Uganda è scoppiata la “rivoluzionedegli scacchi” tra gli adolescenti. Dopoche la Disney ha deciso di realizzare un filmsulla figura di Phiona Mutesi, la ragazzinadella baraccopoli di Katwe, oggi 23 anni,campionessa nazionale di scacchi dal 2010,i ragazzi degli slum più poveri hanno iniziatoad imitarla.Questo gioco da tavolo, che impegna l’in-telligenza e richiede una notevole strategia,è parte di un programma di lotta allapovertà che ha preso il via nelle periferie diKampala a partire dal 2004. L’insegnante discacchi si chiama Robert Katende ed è statoanche il maestro di Phiona. E’ il creatoredella Chess Academy di Uganda, una scuoladi scacchi che ha l’obiettivo di aiutare i ra-gazzi africani a sviluppare una resistenzaalle avversità della vita e a forgiare ilcarattere attraverso il gioco. Robert portagli scacchi fin dentro gli slum più miserrimi:oggi sono cinque i Centri di gioco nelle ba-raccopoli, dai villaggi di Gulu alla comunitàdi Jinja. Uno degli obiettivi di Robert èanche quello di “formare giovani leader dicomunità” e diffondere il Vangelo.Gli scacchi erano un gioco per ricchi, per

UGANDA

Scacchi in baracca

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Gir am o ondGir am o ondGir am o ond

Gir am o ond

Stato islamico o Isis è il nome di gruppi armati cheusano l’islam in modo assolutamente distorto e strumentale,compiono stragi, attentati e uccisioni. Questi gruppi hanno con-quistato parte del territorio di Siria e Iraq ma vogliono espandersiin tutto il Medio Oriente, l’Africa settentrionale e poi l’Europa. Perfar questo chiamano a raccolta, tramite il web, giovani da tutto ilmondo.

STATO ISLAMICO

SIRIA

Pokémonin guerraSe solo il mondo mettesse la stessa

passione dedicata alla PokémonGo-mania (il videogioco uscito nell’estate scor-sa), per aiutare la Siria, il nostro forse nonsarebbe più un mondo in guerra. Ne sonoconvinti gli artisti di Aleppo, i quali hannoideato dei fotomontaggi per ridestare l’at-tenzione sopita del mondo sul fenomenoquasi dimenticato della guerra siria-na.Un Pokémon è seduto sulle ma-cerie di un palazzo mentre sullosfondo si vedono un’auto in fiammee lo scheletro di una città devastatadalla guerra. I piccoli mostriciattoli gialli

appaiono sui veicoli militari, accanto abambini sdruciti e seminudi, dietro ai com-battenti dello Stato islamico; scivolanonelle tubature rotte, mentre alcuni ragazzininuotano in acque luride. Si chiama “PokémonGo in Syria - Part 1” ed è l’opera fotograficadi Khaled Akil, artista di Aleppo: un foto-montaggio che mette insieme le rovine

di un Paese distrutto da cinque annidi guerra civile e il videogamepiù popolare del momento. “Misono reso conto di questa in-quietante contraddizione tral’allegro mondo dei Pokémon

Gir am o ond

[email protected]

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i [email protected] 9

La lotta contro il terrorismo islamista partedalla gente comune: dagli studenti, dagliabitanti delle periferie, dai semplici credenti ditutte le fedi. E’ accaduto in Bangladesh dovemigliaia di studenti sono scesi per le stradedella capitale Dhaka e hanno formato una ca-tena umana contro gli atti barbarici di terrori-smo. L’iniziativa si è svolta ad un mese

esatto dalla strage di Dhaka, compiuta l’1luglio scorso, nella quale sono morte 20

e i pericoli che i si-riani vivono ognigiorno” ha spiegatol’artista alla tv arabaAl Jazeera. “Mi sonochiesto come sarebbestato cacciare i Po-kémon tra le rovinein Siria, e comeun’applicazione percellulari riesca ad at-trarre più attenzione

Normalmente laguerra si combatte

tra Paesi diversi che sicontrappongono tra loro. Laguerra ‘civile’ è, invece, unconflitto che vede una partedi popolo contro un’altra, al-l’interno dello stesso Stato.La guerra civile siriana si com-batte tra esercito governativoe forze ribelli di ogni tipo.Inizialmente è nata come ri-voluzione per liberarsi dalleleggi dittatoriali governative,presto però è degenerata e siè trasformata in un campo dibattaglia dove il gruppo ter-roristico Isis si è imposto esta commettendo ogni tipodi atrocità.

GUERRA

CIVILE

BANGLADESH

In piazza contro il terrorismo

che le atrocità commesse nel mio Paese”.Paradossalmente l’escamotage del fotografoha funzionato: la gente, dopo questa trovatadi Pokémon Go per la Siria, ha ripreso aparlarne, a interessarsi delle città distrutteda un conflitto tra fazioni ribelli ed esercitogovernativo, che va avanti dal 2011. Avolte la creatività dell’arte sa risvegliare lecoscienze del mondo.

persone, in maggioranza italiane. La manife-stazione è stata promossa dall’organizzazionestatale University Grants Commission of Ban-gladesh, che ha invitato tutte le scuole delPaese a unirsi in piazza per la pace.Le persone nel mondo stanno iniziando acapire che è proprio da loro, dalle strade edalla gente comune, che può arrivare un noforte alla insensata violenza terroristica: lapace si costruisce con l’esercizio quotidianoalla non-violenza e al rispetto reciproco. I

messaggi riportati nel corso dei corteibengalesi dicevano: “Il Bangladesh ècontro il terrorismo”; “Vogliamo lapace, non c’è posto per il terrorismo”;“Sconfiggeremo il terrorismo attraversola solidarietà e la fermezza”.

Uccidere e terrorizzare civili inermi, masse di persone radunatenelle chiese, nelle moschee, nelle piazze, al mercato; farsi saltare in

aria con esplosivo per seminare il panico: sono atti criminali che di volta involta assumono etichette diverse. In questa epoca storica, imperversa il co-siddetto terrorismo islamista. Ad operare sono uomini violenti che si diconocredenti islamici e credono di combattere contro gli “infedeli” di qualsiasialtra fede (ma molto spesso uccidono anche loro fratelli nell’islam).

TERRORISMO ISLAMISTA

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i [email protected]

Viagg i in…oV iagg i in…oViagg i in…o

V iagg i in…oViagg i in…o

Viagg i in…o

Brasile

Nelle periferie delle metropoli del Sud del mondo sor-gono spesso baraccopoli dove si concentrano i poveri

trasferitisi in città dalle campagne. Le condizioni di vitasono molto precarie e i servizi fondamentali (fognature, acqua

corrente, elettricità) sono del tutto assenti. Favelas è il nome usatoper le baraccopoli latinoamericane.

FAVELAS

C iudad de Dios, la “Città di Dio”, è unadelle più grandi favelas di Rio de

Janeiro, famosa per gli episodi di violenzae per il sovraffollamento. E’ abitata da77mila persone, un numero quasi uguale a

quello degli spettatori che lo stadio Mara-canà può ospitare. Qui è nata e cresciutaRafaela Silva, 24 anni, l’atleta che ha vintola prima medaglia d’oro brasiliana nellagara olimpica del judo femminile. “Holottato e mi sono rialzata” ha detto lacampionessa dopo la vittoria, dimostrando

Vincitori e vinti

di Rio 2016Vincitori e vinti

di Rio 2016Le Olimpiadi dello scorso agosto,che si sono svolte a Rio deJaneiro e hanno visto lapartecipazione di 207 Paesi,hanno richiamato l’attenzione delmondo sul Brasile. Nella metropoliche conta oltre sei milioni diabitanti, più di 100mila sono ibambini di strada (meninos darua, in portoghese): uno deisegnali di povertà del Paeseverde-oro, investito da una fortecrisi economica e politica, daproblemi di inquinamento, dalrischio di contagio del virus Zika(malattia pericolosa), dalle giusterichieste dei popoli indigeni, dalrischio del terrorismo.

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i [email protected] 11

al suo Paese e al mondoche “la ‘scimmia’ può uscire dalla gab-bia”. Ovvero che l’emarginazione non èuna condanna senza speranza e che

anche l’impegno nello sport può essere lastrada che porta ad un futuro migliore.

La famiglia aiuta“Il mio primo pensiero dopo la vittoria èandato alla mia famiglia, che mi ha sempresostenuta”, dice Rafaela. “Ha fatto sacrifici,ma non mi ha fatto mancare nulla, a co-minciare dal primo kimono. Adesso, con ilpremio della Federazione atletica brasiliana,potrò fare un regalo a mio padre e comprargliuna macchina”. Questa giovane donna, cherappresenta la faccia più scomoda del co-lorato Brasile delle Olimpiadi 2016, racconta

Foto 1: Le grandi città del Brasilesono costituite daquartieri moderni e ricchi,al centro, e dabaraccopoli nelleperiferie.

Foto 2: Una delle favelas nelleperiferie delle grandi cittàlatinoamericane.

Foto 3: C’è chi vive di rifiuti.

2

di una infanzia tra-scorsa in un am-biente difficile, an-che se i genitorinon hanno mai fatto man-care nulla a lei e alla sorella Raquel.L’olimpionica è stata una bambina che èriuscita a cambiare il suo destino ma altrecentinaia di piccoli abitanti delle favelasrappresentano la parte più indifesa dellapopolazione delle baraccopoli.

L’altra faccia del BrasileIn occasione dei giochi olimpici sono ‘apparse’su Google Maps ben 26 favelas che primaerano geograficamente ‘nascoste’ e il mondoha conosciuto i costi sostenuti dalla popola-zione più povera di Rio de Janeiro: per

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Viagg i in…oV iagg i in…oViagg i in…o Viagg i in…o

Viagg i in…o

Un tempo il rospo non aveva l’andaturache vediamo oggi: era veloce e agile, i

suoi occhi erano piccoli e brillanti, camminavadritto con passo rapido. Com’è possibile?Un giorno in cui si annoiava un po’ epensava a come la vita nei boschi mancassedi allegria e di sorprese, vide un avvoltoionero che, seduto, suonava la chitarra e can-tava. La canzone diceva: “Noi animali volantistasera andiamo tutti in cielo a fare festa.Andremo con i becchi aperti e le ali doratea svolazzare allegramente nel cielo blu”. Ilrospo aveva molte qualità ma non sapevavolare. Quanto avrebbe voluto farlo per par-tecipare alla festa nel cielo! Perciò si inventò

uno stratagemma e, mentre l’avvoltoio avevasmesso di cantare e posato la sua chitarra,si infilò in un baleno tra le corde, nellacassa dello strumento. Al crepuscolo si sentìsollevare ed ecco che già era in volo conl’avvoltoio verso il cielo. A furia di stare im-mobile nella chitarra, il rospo si addormentòe non sentì nulla della grande festa che mi-

radores (cioè dagli abitanti delle favelas),perché uno stipendio medio brasiliano è dicirca mille reais e i biglietti per assisterealle gare ne costavano circa duemila. Cosìanche i moradores, che pure vivono a duepassi da dove tutto si è svolto, sono rimastiincollati davanti al video per 15 giorni:nelle favelas mancano acqua e beni essenziali,ma non le tv!

Favola dal Brasile

La festa in cielo

lasciare spazio al quartiere olimpico, infatti,sono stati effettuati ben 77mila espropriforzati di terreni in quartieri poveri. L’evento,seguito in diretta dalle televisioni delmondo intero, non è stato goduto dai mo-

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gliaia di uccelli facevano nel limpido bludella notte stellata, cantando, danzando eperfino banchettando. Il rospo si svegliòquando ormai la notte sbiadiva nell’alba e ilcielo era tornato silenzioso. Si preoccupò,buttò lo sguardo fuori dalle corde della chi-tarra e vide l’avvoltoio che si avvicinava perriprendersi il suo strumento. Cominciò avolare verso la terra, con larghi giri nell’ariache facevano venire il mal di mare al rospo,sbatacchiato di qua e di là nella chitarra.Fu così che l’avvoltoio udì dei gemiti veniredal suo strumento. “C’è qualcosa qui dentro:vediamo un po’…”, disse scuotendolo. Lofece con tanta forza che il povero rospo fu

Morale della favolaNella vita è bene che ognuno restial posto più giusto per sé, se nonvuole correre grossi pericoli.

scaraventato fuori e cadde da una vertiginosaaltezza su una roccia.Da quel giorno non è più stato lo stessoanimale: i suoi occhi sono diventati grossie sporgenti; il corpo si è appiattito nelloschianto col terreno, a cui sta ancora attac-cato con la pancia; l’urto violento ha riempitoil dorso dell’animale di macchie scure e perla paura la sua voce è diventata sgradevolee monotona, come di chi chiede aiuto senzatrovarlo. Povero rospo, è diventato propriobrutto!

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Dossier

Dossier

Beato Paolo MannaBeato Paolo Manna

Un amico missionario

per la vita È un sacerdote che ha fatto lastoria della missione, l’amico diBagò. Si chiama padre Paolo Manna,ha vissuto a cavallo tra l’Ottocentoe il Novecento, è stato riconosciuto‘beato’ dalla Chiesa cattolica e, pro-prio un secolo fa, ha fondatol’Unione Missionaria del Clero. Già,ma di cosa si tratta? E chi è Bagò?Leggi il dossier e scoprirai tutto!

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B agò è un ragazzino che vive inMyanmar, il Paese che un tempo sichiamava Birmania e che oggi è

conosciuto con entrambi i nomi. Ha diecianni, abita a Yangon, la più grande cittàdella nazione asiatica, è cristiano (solo il4% della popolazione professa la fede inGesù) ed ha origine karen (ovvero appartieneall’etnia karen, originaria delle zone orientalial confine con la Thailandia). La sua materiapreferita è la storia, il suo sogno è diventaregiornalista. Per questo non si stanca dileggere, documentarsi, fare ricerche e co-noscere sempre più cose.E’ proprio tra le righe di un libro di storiache Bagò legge di padre Paolo Manna, unbeato (cioè sulla via della santità) sacerdoteitaliano che oltre un secolo fa arrivò

come missionario in Birmania, tra i Karen.Con la curiosità che lo contraddistingue,Bagò cerca maggiori informazioni sul beatoManna. Trovatosi di fronte ad un’anticafoto in bianco e nero del missionario, siferma ad osservarla: un volto incorniciatodalla lunga barba, due occhi vispi, profondie acuti, dietro le lenti rotonde degli oc-chiali…“Chissà quante cose avrebbe da raccontarmiil beato Manna!”, pensa Bagò. Così, rapitodalla fantasia, immagina di mettersi achiacchiera con il missionario italiano cheoltre un secolo fa fece di tutto per arrivarein Birmania e vivere insieme alle popolazionikaren. E gli fa una vera e propria intervi-sta…

Ciao Paolo! Se non ti dispiace, mi rivolgoa te in questo modo, perché mi staisimpatico e vorrei essere tuo amico…Nessun problema! Anzi, sono moltofelice di avere come amici ragazzi ingamba come te!

Mi racconti della tua infanzia?Con piacere! Sono nato il 16 gennaio1872 ad Avellino, in Italia. Ero ilquinto di sei fratelli. La mia era unafamiglia benestante, colta, avevaun negozio di “generi di moda”,come si diceva allora. I miei genitoriavevano una solida fede in Gesù evari nostri parenti erano sacerdotio suore. Purtroppo la mia mamma

L’infanzia del beato Paolo Manna

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morì quando io avevo due anni e mezzo.Così fui cresciuto dagli zii paterni. Ma dapiccolo ero un monello…

Cosa combinavi?Un po’ di tutto, specialmente quando andavoin vacanza con i miei fratelli. Ricordo cheun giorno, durante il tempo della vendemmiaa casa del mio zio parroco, si stava pigiandol’uva con il sistema antico, cioè con i piedi.Il tino aveva sul fondo un buco, otturatocon un bastone. Mentre gli operai stavanopranzando, volli sperimentare anch’io l’emo-zione di pigiare l’uva con i piedi. Ma quelbastone in mezzo al tino mi dava fastidio.Ritenendolo inutile, lo tolsi. Mi accorsisubito del danno appena fatto, provai a ri-mediare ma non ci riuscii. Così lo zio perseil mosto e io mi guadagnai dei sonoriceffoni.

Ti piaceva andare a scuola?Mi piaceva studiare e impararecose nuove, ma non sopportavodi stare al chiuso, fermoe seduto tante ore albanco in classe. Così spes-so marinavo la scuola…

Davvero?!?Sì. Frequentavo la scuola privata di unadelle mie zie, Elisabetta Manna, nel quartieredi Santa Lucia a Mare, nella città di Napoli.La scuola era in una posizione bellissima,proprio sulla spiaggia, ed io ero affascinatodal mare. Mi piaceva giocare e correre sullariva, sognando orizzonti lontani. Inoltreavevo un’altra passione: i fiori. Così, anzichéentrare in classe, spesso mi fermavo dalfioraio vicino alla scuola e passavo il tempocon lui, ad ammirare forme, colori e profumidelle tante specie floreali. Poi mi divertivosulla spiaggia…

E la passavi liscia?Nient’affatto! Questa mia brutta abitudinedi marinare la scuola indusse mia zia Elisabettaad allontanarmi dalle tentazioni della città

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di Napoli e dopo la seconda elementare mirimandò ad Avellino. Qui non saltai più nes-suna lezione: completai l’istruzione di basee poi frequentai la scuola tecnica, dove miappassionai al disegno, alla calligrafia e allapittura.

Ti piace dipingere?Sì, mi è sempre piaciuto ed ho continuato afarlo per tutta la vita! Anche da grande,quando mi trovavo in missione in Birmania.Là realizzai una tela da altare per la chiesadi Leithò: rappresenta il Sacro Cuore che im-plora misericordia dal Padre per il popolobirmano.

A proposito di missione, com’è nata la tuavocazione di sacerdote?Dopo aver fatto la Prima Comunione, all’etàdi 14 anni, e aver ricevuto il sacramentodella Cresima l’anno successivo, sentii unforte desiderio nel mio cuore: quello didedicare tutta la mia vita al Signore Gesù edi diventare suo sacerdote. I miei due ziipreti mi proposero di continuare gli studi inun collegio a Roma e così feci: quando partiiper la città eterna avevo 15 anni. Prestocapii che il mio desiderio più grande eraquello di “dedicarmi interamente alla salvezzadegli altri”, diventando missionario in terrelontane, e chiesi ai miei familiari di andare astudiare a Milano, nel Seminario missionariodel Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME).All’inizio non la presero bene, poi accettarono.

Ma che differenza c’è tra un sacerdote e unmissionario?Ho sempre pensato che tutti i sacerdoti

siano missionari. Anzi, di più: non solo tuttii sacerdoti, ma tutti i cristiani – in quantobattezzati – sono missionari. In altre parole,per essere missionari non c’è bisogno di unavocazione, una chiamata, in più… Coloroche credono in Gesù e nel suo Vangelo sonomissionari, perché non vedono l’ora di poterraccontare a tutti che il Signore salvachiunque crede in Lui.Di fatto, però, io ho sempre avuto la passioneper il mare! Ho sempre desiderato solcarloper raggiungere terre lontane. Così, leggendola rivista “Le Missioni Cattoliche”, capii chequella era la mia strada, il mio desiderio, echiesi di entrare nel Seminario lombardoche preparava i missionari a partire.Da quando partii per Milano (era il 1891)non vidi più i miei familiari fino a dopo lamia ordinazione sacerdotale nel 1894, primadi lasciare l’Italia per la Birmania.

Tutti missionari

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Birmania, arrivo!Sei partito per la Birmania subito dopol’ordinazione sacerdotale?Purtroppo no, perché non ho mai goduto dibuona salute, neppure da giovane: soffrivodi capogiri (vertigini) e di disturbi circolatori,e poco dopo l’ordinazione dovetti subireun’operazione alle vene. Nella convalescenzail rettore del Seminario lombardo mi mise atradurre “Les Missions Catholiques” (unarivista missionaria in francese) in “Le MissioniCattoliche” in italiano. Il lavoro non erapoco, visto che la rivista era settimanale!Ma non immaginavo che questo eserciziofosse una preziosa introduzione al giornalismomissionario, che mi ha impegnato per moltianni della mia vita. Ma andiamo con ordine:mi hai chiesto della mia partenza per la Bir-mania…

Sì, infatti…Il 3 ottobre 1895 partii per la Birmania.Purtroppo, però, vi rimasi solo 12 anni, pe-raltro frammentati…

Che impressione hai avuto all’arrivo?Appena giunto nella città di Toungoo, capiiche avrei dovuto subito misurarmi non solocon il distacco da persone e cose care, maanche da abitudini e comodità comuni inItalia. Arrivato nella mia stanza della casaepiscopale di Toungoo, vidi solo un tavolino,una sedia, uno sgabello con un catino euna brocca d’acqua per terra, un armadio euna tavola di legno con due cavalletti.

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Cari Ragazzi,siamo arrivati all’OTTOBRE MISSIONARIO e il 23 di

questo mese celebriamo la 90esima GIORNATA MIS-SIONARIA MONDIALE, un appuntamento in cui tutte

le Chiese del mondo pregano e raccolgono le offerte perle Chiese più povere.

Proprio per questa occasione papa Francesco scrive ognianno il suo messaggio. Ve lo proponiamo nelle pagine

seguenti, in un formato particolare: una croce disegnata,tutta colorata, che contiene le scene di alcuni stralci riportati

successivamente.Dopo aver letto i testi di pag. IV, staccate questo inserto dal giornalino,

ritagliate la croce, incollatela su un cartoncino sagomato allo stessomodo e appendetela nella vostra stanza. Se volete donarla ai vostri parenti,

amici, vicini di casa, fatene delle fotocopie, coloratela e preparatela come lavostra.

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n.10Ottobre2016

SPECIALE OTTOBRE MISSIONARIO23 Ottobre 2016 – 90esima Giornata Missionaria Mondiale

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PIANETA MISSIO RAGAZZI è a cura di Missio Ragazzi

Via Aurelia, 796 - 00165 Roma

Tel. 06/66502644 - 645; fax 06/66410314; e-mail: [email protected]

Per offerte: ccp n. 63062632 intestato a MISSIO - POIM - Via Aurelia, 796 - RomaIV

“Cari fratelli e sorelle, il Giubileo Straordinario della Misericordia, che la Chiesa sta vivendo,offre una luce particolare anche alla Giornata Missionaria Mondiale 2016… Siamo tuttiinvitati ad “uscire” come discepoli missionari, ciascuno mettendo a servizio i propri talenti,la propria creatività, la propria saggezza ed esperienza nel portare il messaggio dellatenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana”.

“Al grembo materno rimanda il termine usato nella Bibbia per dire la misericordia: quindiall’amore di una madre verso i figli, quei figli che lei amerà sempre, in qualsiasi circostanzae qualunque cosa accada, perché sono frutto del suo grembo.È questo un aspetto essenziale anche dell’amore che Dio nutre verso tutti i suoi figli, in modoparticolare verso i membri del popolo che ha generato e che vuole allevare ed educare: difronte alle loro fragilità e infedeltà, il suo intimo si commuove e freme di compassione”.

“Accanto all’opera dei missionari, le donne e le famiglie capiscono sempre meglio i problemidella gente e sanno affrontarli in modo opportuno, nel prendersi cura della vita, con unaattenzione particolare alle persone e mettendo in gioco ogni risorsa umana e spirituale nelcostruire armonia, relazioni, pace, solidarietà, dialogo, collaborazione e fraternità”.

Nel Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2016 papa Francesco scrive: (stralci riadattati)

Insieme alle vostre famiglie, agli insegnanti, ai catechisti, agli amici siate anche

voi bravi Ragazzi Missionari, portatori del messaggio di pace, di speranza e di

gioia che Gesù ci dona ogni giorno attraverso il dono della vita!

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volta, cocciuto ed ostinato, ripartii per laBirmania: era il dicembre 1906, ma doposei mesi ripresi la nave per l’Italia, stavoltadefinitivamente. Quel clima caldo umido ela mancanza di acqua pulita e di cibo so-stanzioso hanno peggiorato la mia salutegià precaria. Se fossi rimasto là, sarei mortoprematuro, come accadeva a tanti altri mis-sionari in quel periodo.

In mezzo alla genteNei 12 anni di missione in Birmania cosahai fatto?La mia preoccupazione principale era far co-noscere Gesù a chi non ne aveva mai sentitoparlare: portare il Vangelo ai popoli piùlontani e abbandonati. Nella zona di Toungooc’erano molte etnie, ma il primo scoglio eracomunicare. Così imparai il ghekhù, linguanella quale scrissi anche un catechismo.Inoltre studiai la cultura, le caratteristiche,le usanze dei Ghekhù, una popolazionekaren della Birmania orientale.

Come trascorrevate le giornate, voi mis-sionari?Visitavamo i villaggi cristiani e non cri-stiani, dialogavamo con la gente e con icapi dei villaggi, curavamo i malati, da-vamo vita a piccole scuole con le primeclassi elementari, costruivamo semplicicappelle di paglia (che servivano ancheda scuola) per pregare, ci prendevamocura della formazione dei catechisti,aiutavamo nelle necessità più urgenti

Hai detto che sei stato in Birmania per12 anni, ma frammentati. Perché?La mia salute, come ti ho già detto, non èmai stata molto buona. Dopo sei anni miammalai gravemente di tubercolosi, unamalattia che - se non curata - porta allamorte: dovetti, quindi, rientrare in Italia.Poi partii di nuovo nel 1902, ma tre annidopo fui costretto a tornare. Per la terza

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come epidemie, guerre tra etnie, carestiein certi periodi dell’anno. La nostra azioneprincipale era quella di portare la pace trai villaggi ed aiutare la convivenza tra etnievicine.

Quindi tu non parlavi solo del Vangelo edi Gesù?No, facevo anche tante cose concrete. Masai perché? Perché alleviare la fame, curare

la salute, insegnare a coltivare (e quindi agarantire qualcosa da mettere sotto i denti),assicurare l’acqua da bere e la possibilità dilavarsi sono modi per far capire la bontà delPadre verso tutti i suoi figli. Solo così gliinsegnamenti di Gesù, che ci vuole felici esani, potevano essere compresi da chiunque.Invece a chi vive nella sofferenza, nellafame, nel degrado, senza dignità, è difficileparlare di quanto è buono il Signore.

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Qual è il ricordo più bello della vita neivillaggi?Ho tanti ricordi, tutti bellissimi! Per esem-pio, i “campi di Dio” delle comunitàfraterne. Si trattava di appezzamenti diterreno ai margini del villaggio, che veni-vano coltivati a turno dalle famiglie cri-stiane: i frutti della terra erano a beneficiodi tutta la comunità, per assicurare ciboai più poveri, al catechista e al maestro(che non avrebbero avuto il tempo di col-tivare la terra per sé stessi, perché impe-

gnati nell’insegnare il Vangelo e l’abc del-l’istruzione a tutti).Ma anche la “festa dei monti” è un ricordobellissimo: era un appuntamento che i cri-stiani della regione si davano nei villaggicentrali, ogni anno. A Momblò si ritrovavano3mila cristiani e tutti i missionari garanti-vano la loro presenza per il sacramentodelle Confessioni, per le Messe e le proces-sioni. Il tutto terminava con una gigantescafesta fraterna, con giochi e danze, discorsi,premi, proiezioni di immagini sacre.

tenzione e la sensibilità verso le missioni.L’Opera della Propagazione della Fede era(ed è tutt’oggi) rivolta agli adulti, quelladella Santa Infanzia ai bambini.Presto mi accorsi che tanti sacerdoti italiani(e non solo) non si preoccupavano di farconoscere il Vangelo alle popolazioni lontaneche non avevano mai sentito parlare diGesù… In altre parole, tra loro non c’eramolta sensibilità alla missione. Così mivenne in mente di fondare l’Unione Missio-naria del Clero…

Un “missionario fallito”Chissà com’eri triste quando rientrasti inItalia per sempre…Altro che triste! Mi sentivo un missionariofallito! Avevo solo 35 anni, quando nel 1907tornai definitivamente. Però non mi persid’animo. Pensai: “Servirò le missioni dal-l’Italia!”. Così diventai redattore e poi direttorede “Le Missioni Cattoliche” e mi impegnaiper il rilancio delle due Opere missionarie,quella della Propagazione della Fede e quelladella Santa Infanzia. Da allora divenni gior-nalista, scrittore e animatore missionario.

Cosa sono leOpere missio-narie?Organismi del-la Chiesa uni-versale (cioèdi tutto ilm o n d o ) ,nati per dif-fondere trai fedeli cat-tolici l’at-

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Buon compleanno!Di cosa si tratta?Anch’essa è una delle Opere che si preoccupa di dif-fondere l’amore per la missione tra tutti i cattolici.Ma l’Unione Missionaria del Clero è dedicata asacerdoti, religiosi e suore. Oggi il suo nome completoè Pontificia Unione Missionaria, perché nel frattempole Opere sono state definite “pontificie” in quanto ipapi le hanno ritenute importantissime, fondamentali,per la vita della Chiesa universale. Papa Paolo VIdiceva che la Pontificia Unione Missionaria “deveessere considerata come l’anima delle Pon-tificie Opere”, cioè la più importante ditutte.

Perché?Perché c’è bisogno di diffondere la pas-sione, l’entusiasmo per la missione anchetra i sacerdoti, sin da quando sono semi-naristi. Se il clero non è il primo ad essereinnamorato della missione, il messaggio delVangelo non raggiungerà mai tutti i popolie gli angoli della terra! In altre parole:

“Tutta la Chiesaper tutto il mon-do”. Un mottoche spiega molto bene il senso e lo scopo del-l’Unione Missionaria del Clero.Ma se quest’Opera ha preso vita è anche grazie amonsignor Conforti…

Chi è monsignor Conforti?Era l’arcivescovo di Parma ed è stato il fondatoredella famiglia religiosa dei missionari Saveriani.Subito si mostrò molto interessato alla mia idea

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“Pensate ai risultati che si otter-rebbero quando ogni prete d’Italia– per restringerci solo a noi – ab-bracciasse tutto il mondo; quandoogni prete d’Italia sapesse che, fa-vorendo le missioni, egli può farsentire la sua influenza di benefino ai confini più remoti del mon-do… A parte il bene che da questaattività verrebbe alle missioni, pen-sate a quale rifiorimento di fedesusciterebbe anche fra noi, perchéil vero zelo è così fatto, che piùse ne dà agli altri, più ne resta pernoi!”.Padre Paolo Manna, in “Le missioniCattoliche” del 23 febbraio 1917

La fede si rafforza

donandoLa

E ci riuscì?Certo! Il 26 aprile 1916 fu ricevuto inudienza privata dal Santo Padre. Dopoavergli parlato della diocesi di Parma, glipresentò il progetto dell’Unione Missionariadel Clero.

Quindi quest’anno l’Unione Missionariadel Clero compie 100 anni!Sì, festeggia un secolo di vita. Il 31 ottobredi 100 anni fa nasceva l’Opera che oggi sichiama Pontificia Unione Missionaria. Sullarivista di cui ero direttore, spiegavo così lanascita dell’Unione Missionaria del Clero(vedi box sotto).(Il presente testo è un libero riadattamento di al-cune parti del libro di Piero Gheddo intitolato“Paolo Manna – Fondatore della Pontificia UnioneMissionaria”, Edizioni EMI).

di un’Opera per l’animazione missionariadel clero. Tanto che dal giorno del nostrocolloquio, monsignor Conforti cercò l’occa-sione propizia per presentare il progetto alpapa di allora, Benedetto XV.

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S. Teresa di Gesù BambinoLc 10, 17-24

XXVII Dom. T.O.Lc 17, 5-10

Lc 10, 25-37

S. Francesco d’AssisiMt 11, 25-30

Lc 11, 1-4

Lc 11, 5-13

Lc 11, 15-26

Lc 11, 27-28

XXVIII Dom. T.O.Lc 17, 11-19

Lc 11, 29-32

Lc 11, 37-41

Lc 11, 42-46

Lc 11, 47-54

Lc 12, 1-7

Lc 12, 8-12

“Non rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi; ral-legratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Lc 10, 20

“Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato,dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamofare”. Lc 17, 10

“Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lovide e ne ebbe compassione”. Lc 10, 33

“Ti benedico, o Padre, perché hai tenuto nascoste questecose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. Mt 11, 25

“Perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamoad ogni nostro debitore”. Lc 11, 4

“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e visarà aperto”. Lc 11, 9

“Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie conme, disperde”. Lc 11, 23

“Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano!”.Lc 11, 28

“Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove lebbrosidove sono? Non si è trovato chi tornasse a rendere gloria aDio, all’infuori di questo straniero?”. Lc 17, 17

“Questa generazione è una generazione malvagia; essa cer-ca un segno, ma non le sarà dato alcun segno fuorché il se-gno di Giona”. Lc 11, 29

“Date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto pervoi sarà mondo”. Lc 11, 41

“Guai a voi, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, equei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!”. Lc 11, 46

“Guai a voi, che avete tolto la chiave della scienza. Voi nonsiete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedi-to”. Lc 11, 52

“Nemmeno un passero è dimenticato davanti a Dio. Anche icapelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voivalete più di molti passeri”. Lc 12, 6-7

“Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento quel che bi-sogna dire”. Lc 12, 12

Come Ragazzo Missionario, da oggi hai unamico in più: è il beato Paolo Manna!Da lui hai imparato che anche tu – in quantobattezzato – sei missionario.Da lui hai scoperto che si può essere missiona-ri ovunque, non solo in terre lontane: l’impor-tante è far conoscere Gesù a chi non ne ha maisentito parlare o a chi non ne mette in pratica

Attività da realizzareAttività da realizzare

Siamo tutti missionari!Siamo tutti missionari!

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XXIX Dom. T.O.Lc 18, 1-8

Lc 12, 13-21

S. Luca EvangelistaLc 10, 1-9

Lc 12, 39-48

Lc 12, 49-53

Lc 12, 54-59

Lc 13, 1-9

XXX Dom. T.O.Lc 18, 9-14Giornata Missionaria Mondiale

Lc 13, 10-17

Lc 13, 18-21

Lc 13, 22-30

Lc 13, 31-35

Ss. Simone e Giuda ap.Lc 6, 12-19Giubileo della Missione

Lc 14, 1.7-11

XXXI Dom. T.O.Lc 19, 1-10

Lc 14, 12-14

“E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notteverso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giusti-zia prontamente”. Lc 18, 7-8

“Tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nel-l’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”. Lc 12, 15

“In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa”. Lc 10, 5

“A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto”. Lc 12, 48

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fossegià acceso!”. Lc 12, 49

“Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo lastrada cerca di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti algiudice e poi in prigione”. Lc 12, 58

“Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Lc 13, 3

“Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. Lc 18, 14

“La folla intera esultava per tutte le meraviglie compiute da Gesù”.Lc 13, 17

“Il regno di Dio è simile al lievito che una donna ha preso e nasco-sto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata”. Lc 13, 21

“Ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primiche saranno ultimi”. Lc 13, 30

“Vi dico che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Bene-detto colui che viene nel nome del Signore!” Lc 13, 35

“Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in ora-zione”. Lc 6, 12

“Quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendocolui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti”. Lc 14, 10

“Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”.Lc 19, 5

“Quando dai un banchetto invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; esarai beato perché non hanno da ricambiarti”. Lc 14, 13

gli insegnamenti.Nel mese di ottobre impegnati ad essere mis-sionario ogni giorno!Ecco un suggerimento.Qui trovi il Calendario passa-Parola: per ognidata è riportato un versetto del Vangelo delgiorno; leggilo, rifletti sul significato della Paro-

la del Signore (anche chiedendo aiuto ai piùgrandi). Poi ritaglia la strisciolina di carta colo-rata e regalala ad un amico/conoscente. Manon donarla a caso: sarà Gesù a guidarti nellascelta della persona giusta, perché anch’ellascopra qualcosa in più sull’Amore e gli inse-gnamenti del Maestro. Buona missione!

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MISSIONARIO IN GIORDANIA

Sono arrivato un anno fa in Giordania percontribuire all’assistenza e all’aiuto di

quanti sono fuggiti, nell’estate 2014, daMosul e dalla piana di Ninive (zone dell’Iraqcontrollate dallo Stato Islamico, ndr).L’accoglienza della Giordania è straordinaria:i rifugiati arrivati qui sono circa 1,4 milioni,il 20% della popolazione. Di questi, circa130mila sono iracheni, gli altri siriani.La Chiesa giordana ha accolto 10milacristiani iracheni, mobilitando la Caritase le parrocchie.È importante che possano guadagnarsi ilpane con dignità, che riescano a impiegareil tempo, trovando un’occupazione, perchéè devastante restare in casa senza farenulla. Ecco perché abbiamo attivato corsidi sartoria per le donne, falegnameria epanetteria per gli uomini: una piccola pro-duzione artigianale con la vendita dei manu-fatti.Un gruppo di ragazze irachene, le Iraqi girls,sono diventate sarte bravissime: con gliscarti di stoffe usate per creare abiti chefanno invidia alla moda più trendy, realizzanosimpatici papillon colorati ed hanno addiritturacucito una casula da donare a papa Francesco.A lui hanno scritto una bellissima lettera incui si legge: “Siamo ragazze irachene rifugiatein Giordania. Siamo state forzate a lasciare ilnostro Paese, l’Iraq, scappando dal terrorismoa causa della violenza di gruppi di banditiche si fanno chiamare Stato Islamico. Abbiamodovuto lasciare tutti i nostri averi per salvare

Le Iraqi girls

la nostra vita e la nostra fede nel SignoreGesù Cristo. […] Abbiamo cucito questacasula con gli scarti del nostro lavoro. Anchenoi siamo state ‘scartate’ da uomini malvagiche ci hanno cacciato dalla nostra terra.Dagli scarti tante volte può nascere unacosa bella e utile per dare gloria al Signore”.Che il Signore aiuti e protegga queste figlie‘scartate’ dal mondo ma predilette da Dioche ancora oggi, pur nella loro drammaticasituazione di profughe, hanno tanto da inse-gnarci.

Don Mario CornioliAmman (Giordania)

Sotto:I papillon cucitidalle Iraqi girlscon gli scartidelle stoffe usateper realizzareabiti da donna.A fianco:La casularealizzata dalleIraqi girls edonata a papaFrancesco.

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Sceneggiatura e disegni di Saverio Penati

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Una vocazione precoceCrescendo, ognuno è chiamato a sceglie una strada da percorrere. Come? Cercando di capire qualè la chiamata del Signore: formare una famiglia? Seguire Gesù dedicando a Lui tutta la propriavita? Vivere nel totale servizio al prossimo?Teresa di Lisieux capì prestissimo quale fosse la sua vocazione: donarsi totalmente a Gesù, nellapreghiera e nell’amore verso tutti. E così chiese di entrare nel Carmelo molto prima dell’etàminima prevista. Tanto che ebbe bisogno del permesso del papa in persona. E lo ottenne!

Clausura e missioneSembrano due cose che si contrappongono, la clausura e la missione. Invece non è affatto così.Anche se la clausura consiste nel vivere all’interno di un monastero, dedicando la propria vita allacontemplazione tramite la preghiera, l’adorazione e la riflessione, ciò non significa che non sipossa essere missionari.Chi sente dentro di sé l’amore per il mondo, il desiderio di bene per tutti i popoli, l’urgenza di farconoscere Gesù a chi ancora non lo conosce, ha in sé il fuoco della missione, quello che una voltaveniva chiamato il “fervore” missionario. Teresa di Lisieux è stata un esempio di vera missionaria,nonostante non sia mai uscita dal suo Carmelo. Ed è addirittura diventata la patrona delle missioni!

La famiglia carmelitanaOggi i “Carmelitani” sono tanti evari: ci sono quelli ‘calzati’ e quellicosiddetti ‘scalzi’; i maschi e le fem-mine; i religiosi e le religiose di vitaattiva e quelli/quelle di vita contem-plativa. Tutti, però, prendono il loronome dal Monte Carmelo (Palestina): qui, comericorda la Bibbia nel Secondo Libro dei Re, ilprofeta Elia vinse la sfida con i sacerdoti diBaal, confidando nell’unico Dio, il Signore.

Sopra:Teresa è creativa e simpatica: all’internodel Carmelo organizza piccoli spettacoli.Qui sostiene il ruolo di Santa Giovannad’Arco in una rappresentazione teatrale.A fianco:Teresa di Lisieux sceglie di entraregiovanissima nel Carmelo e di dedicareal Signore Gesù tutta la sua vita.Sotto:Si ammala di tubercolosi e muore allagiovane età di 24 anni.

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Il 23 ottobre si celebra la Giornata Missionaria Mondiale il cui sloganquest’anno è “Nel nome della Misericordia”.

«Siate

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ordiosi,

come è m

iseric

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il Padre v

ostro».

(Lc 6, 36)

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Cuba, dove siincrociano tra-dizione e mo-dernità, presen-te e futuro. Sipassa poi all’A-sia, nelle pe-riferie diBangkok, e poialla guerra chesta martoriandoil Nord Kivu nel-la Repubblica De-mocratica delCongo (Africa).I m i s s i o n a r i“sono persone incarne ed ossa chehanno fatto perprimi esperienzadella misericordiadel Padre e hannodeciso di osare,scommettendo lapropria vita sullaParola di Dio” dicepadre Albanese. Lamissione - non sistanca di ripeterepapa Francesco - èil cuore della Chie-sa: nessuno deve di-menticarlo. E il vi-deo “Nel nome dellaMisericordia” ce loricorda.

P er celebrare laGiornata Missiona-

ria Mondiale (GMM) diquest’anno, la Fonda-zione Missio ha sceltouno slogan che siispira al tema delGiubileo straordina-rio: “Nel nome dellaMisericordia”.Come tutti gli anni,anche stavolta harealizzato un videoper far conoscerel’operato dei mis-sionari nel mondo.Prodotto da “Lucinel mondo” e curatoda padre Giulio Al-banese, Paolo Anne-chini e Andrea Spe-rotti (che del videoè anche regista),il filmato accompa-gna in un breveviaggio attraversoi continenti permostrare le situa-zioni in cui c’èbisogno di miseri-cordia. Dalle rottedei migranti inGrecia le immaginiportano in Ameri-ca, e precisamentenell’isola di

Immagini di misericordiaImmagini di misericordia

LA GMM IN UN VIDEO

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Mam ia M ku saMam ia M ku sa

Mam ia M ku saMam ia M ku sa

Mam ia M ku sa

grazie per avermi scritto! E grazie anche per aver ricordato questa bellissima frase di MadreTeresa di Calcutta, diventata santa il 4 settembre scorso. Da lei possiamo imparare a fare al-trettanto: trasformarsi in matita nelle mani di Dio significa vivere come Gesù insegna,pregare ogni giorno, costruire un mondo più bello e più giusto, aiutare i poveri. Propriocome Madre Teresa non si è mai stancata di fare!Se poi la “Matita Missionaria” che ti hanno regalato ti piace tanto, e anche tu vuoi farnedono ad altri, contatta Missio Ragazzi (tel.06/66502644; e-mail: [email protected])e scopri come disegnare un mondo migliorecon Matimì…

Carissimo Matteo,

LA PAROLA AI LETTORI

un mio amico, come bomboniera perla sua Prima Comunione, ha regalatoa tutti la “Matita Missionaria”. Mi èpiaciuta anche perché ho letto cheMadre Teresa diceva: “Io non sonoche una piccola matita nelle mani diDio”.

Ciao Mama Mukasi,

Mama Mukasi 0SCRIVI A MAMA MUKASIuna e-mail all’indirizzo:[email protected] una lettera da spedire a:Il Ponte d’Oro – Mama MukasiC/O Missio – PP.OO.MM. Via Aurelia, 796 – 00165 Roma

Matita MissionariaMatita Missionaria

Matteo Sopra:Madre Teresa di Calcutta, diventatasanta il 4 settembre scorso, diceva:“Io non sono che una piccola matitanelle mani di Dio”. Impariamo da lei!

A fianco:Ecco la Matita Missionaria che MissioRagazzi propone a chi vuole disegnareun mondo migliore. Come? Scoprilo visitando il sitowww.ragazzi.missioitalia.it

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N ell’infinito spazio del-l’universo, il sole, la

luna e tutti i pianeti del cielosi muovono in una armoniaceleste di cui gli uomini nonriescono a sentire la bellezzamusicale. Oggi più che mail’umanità è sorda a questisuoni celesti, dato che le èpiù facile concentrarsi sullosfruttamento della Terra, delmare, e persino del cielo,cosparso di scie d’aereo e di nuvole inqui-nate. E lo Spazio è ormai pieno di un muc-

chio di rottami che galleggiano senzatempo nell’universo e che nessunosa dire dove andranno a finire. Nesiamo sicuri?Per conoscere la risposta, vale lapena leggere “Dottore, ho visto lestelle!” (Effatà Editrice), il volu-metto di Fulvia Niggi che ci permettedi ascoltare cosa hanno da dirci lastella Sirio, una Cometa, un Satellite,il Sole, la Luna e tanti altri luminosiprotagonisti della volta celeste.Ecco dunque Sirio, preoccupata perla grigia nuvola di inquinamentoche circonda il pianeta Terra, rivol-gersi ad un medico terrestre percercare una cura antismog primache sia troppo tardi per il nostropovero mondo. Sole e Luna si con-

Sca ff aleSca ff ale

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LIBRI

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Ci meritiamo le stelle?

frontano sul traffico di aerei e mezzi spazialilanciati nel cosmo già pieno di pianeti,stelle e asteroidi. “Rifiuti, non sono altroche rifiuti. Vorremmo sparire almeno perun po’, eclissarci per non vedere più tantaspazzatura” si dicono avviliti. Ma che colpahanno i satelliti se l’uomo li ha speditinello spazio? Nemmeno la stella Cometa sisente di condannare quel povero ammassodi metallo vagante nel cielo… purché ilSatellite chiacchierone sia pronto a cambiarelo scopo della sua missione militare e limi-tarsi a fare più utili rilevazioni sullo statodi salute della Terra. Anche Marte e unaNavicella spaziale hanno alcune cose daosservare e il pianeta rosso mette in guardiagli uomini dai rischi di una colonizzazionespaziale. Insomma, attraverso queste paginele voci dell’universo ci arrivano forti echiare. Basta fermarsi a leggere e ad ascol-tare.

Fulvia NiggiDottore, ho visto le stelle!

Effatà EditricePagg. 80

Nelle librerie più fornite o sul sito www.editrice.effata.it

€ 8,00

Ci meritiamo le stelle?

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Autunno in quizAutunno in quiz

Autunno in quiz Autunno in quiz Autunno in quiz

Autunno in quiz

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A cura di Irene Guerrieri

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Anno Santo Straordinario della Misericordia

nel 1° centenario della fondazione dellaPontificia Unione Missionaria

GIUBILEO DELLA MISSIONE

INFORMAZIONI:• Fondazione MISSIO, Via Aurelia, 796 00165 Roma. Tel. 06/[email protected]

Roma, 28 ottobre 2016Santuario della Madonna del Divino AmoreVia Ardeatina, km 12

Il mandato del Vangelo:«Andate dunque

e fate discepoli tutti i popoli…» non si è esaurito, anzi ci impegna tutti,

a sentirci chiamatia una rinnovata “uscita” missionaria.

Papa FrancescoMESSAGGIO PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2016

organismo pastorale della CEI

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