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05 October 2021 Renzo Piano Building Workshop. Museo delle Scienze e quartiere residenziale Le Albere a Trento / Lorenzo Ciccarelli. - In: L'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI. - ISSN 0579-4900. - STAMPA. - 436(2014), pp. 16-33. Original Citation: Renzo Piano Building Workshop. Museo delle Scienze e quartiere residenziale Le Albere a Trento Terms of use: Publisher copyright claim: (Article begins on next page) La pubblicazione è resa disponibile sotto le norme e i termini della licenza di deposito, secondo quanto stabilito dalla Policy per l'accesso aperto dell'Università degli Studi di Firenze (https://www.sba.unifi.it/upload/policy-oa-2016-1.pdf) Availability: This version is available at: 2158/1124509 since: 2018-04-08T22:39:30Z Questa è la Versione finale referata (Post print/Accepted manuscript) della seguente pubblicazione: FLORE Repository istituzionale dell'Università degli Studi di Firenze Open Access

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05 October 2021

Renzo Piano Building Workshop. Museo delle Scienze e quartiere residenziale Le Albere a Trento / Lorenzo Ciccarelli. -In: L'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI. - ISSN 0579-4900. - STAMPA. - 436(2014), pp. 16-33.

Original Citation:

Renzo Piano Building Workshop. Museo delle Scienze e quartiere residenziale LeAlbere a Trento

Terms of use:

Publisher copyright claim:

(Article begins on next page)

La pubblicazione è resa disponibile sotto le norme e i termini della licenza di deposito, secondo quanto stabilito dallaPolicy per l'accesso aperto dell'Università degli Studi di Firenze (https://www.sba.unifi.it/upload/policy-oa-2016-1.pdf)

Availability:This version is available at: 2158/1124509 since: 2018-04-08T22:39:30Z

Questa è la Versione finale referata (Post print/Accepted manuscript) della seguente pubblicazione:

FLORERepository istituzionale dell'Università degli Studi di

Firenze

Open Access

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“Il luogo detto per antonomasia il palazzo fuori di Porta SantaCroce merita di essere visitato. Vi si va per un ampio e lungospalleggio di densi alberi e grandi, a man destra de’ quali scorremormorando un gentil alveo. Arrivando s’apre davanti, come unanfiteatro di pianura, o piazza distinta in alberi, e passaggi, for-mando di sé il Palazzo, quasi bel teatro in prospettiva”. Così Michelangelo Mariani, nel 1673, presentava il Palazzodelle Albere, residenza suburbana dei vescovi Mandruzzo,principi della città, eretta a metà del XVI secolo. La magnifi-cenza del Palazzo, secondo Mariani, dialogava discreta con ifilari di alberi, con il mormorio delle acque che, dal vicinoAdige si distribuivano nei canali di irrigazione e con le mon-tagne che chiudevano a teatro, allora come adesso, la stret-ta vallata. Qualche secolo dopo gli stessi elementi ispirano ildisegno del nuovo Museo delle Scienze e del quartiere “LeAlbere”, progettati da Renzo Piano Building Workshop inprossimità proprio dell’antico palazzo. Quest’area è sempre stata al centro delle vicende urbanedella città tridentina. Gli orti circostanti il palazzo-fortezzahanno difatti accolto la prima espansione ottocentesca al difuori del recinto murato e, soprattutto, la stazione. Grazie al-la prossimità delle due infrastrutture – la strada ferrata e ilfiume Adige – alla fine degli anni Venti la Michelin scelseproprio questo sito per impiantare i propri stabilimenti, perquasi un secolo il vero cuore industriale della città. Quandonel 1998, dopo anni di delocalizzazioni, la Michelin ha arre-stato la produzione a Trento, l’amministrazione comunaleha cominciato a riflettere sul destino di questi undici ettari diterreno.Le numerose proposte di riconversione trovarono uno stru-mento operativo nella società “Iniziative Urbane S.p.A.”, co-stituita dall’allora sindaco Lorenzo Dellai: raggruppamentodi capitali privati bancari, finanziari e assicurativi prevalente-mente locali coordinati dal soggetto pubblico, unico depo-sitario delle iniziative di pianificazione urbana. La richiestache, sul finire del 2002, la Società avanzò al Renzo PianoBuilding Workshop andava al di là della semplice definizionearchitettonica di nuovi volumi, sollecitando il Maestro geno-

PROGETTORenzo Piano Building Workshop

COMMITTENTECastello Sgr SpA

REALIZZAZIONEColombo Costruzioni SpA(capogruppo ATI),Gadotti F.lli srl, P.A.C. SpA, Sandrini Costruzioni SpA

CRONOLOGIA2002, progetto2010-2014, realizzazione

FOTOEnrico Cano, Christian Richters

testo di Lorenzo Ciccarelli

Museo delle Scienze e quartiereresidenziale Le Albere a TrentoScience museum and residential complex in Trento

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Planimetria e vedute del

nuovo complesso

“Le Albere”, costruito

nell’area delle

ex fabbriche Michelin, che

comprende il MUSE

(Museo di Scienze),

residenze, uffici e negozi

Site plan and images of

the new “Le Albere”

complex, build on the site

of the former Michelin

factory, which includes

MUSE (Science Museum),

offices, residential and

commercial spaces

dalla

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MUSEO DELLE SCIENZE E QUARTIERE RESIDENZIALE LE ALBERE A TRENTO SCIENCE MUSEUM AND RESIDENTIAL COMPLEX IN TRENTO

Il museo è composto da

una serie di volumi,

alternativamente pieni e

vetrati, che emergono

dallo specchio d’acqua sul

quale sembrano

galleggiare. Ogni piano si

affaccia sul vuoto centrale,

affollato da animali

imbalsamati e scheletri

preistorici. L’allestimento è

stato commissionato dal

Museo Tridentino di

Scienze Naturali

The museum is made up

of a series of volumes that

alternates solids and voids

emerging from the

reflecting pool, upon

which it seems to float. All

levels overlook the central

atrium, populated by

mounted animals and

prehistoric skeletons.

The setting up has been

commissioned by the

Tridentine Museum of

Natural Sciences

Schizzi di studio di Renzo Piano Preliminary sketches by Renzo Piano

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vese a una formulazione di ampia scala, che comprendessela riqualificazione della fascia fluviale e la ricucitura dei lega-mi con la città consolidata, compromessi dalla barriera fer-roviaria. Il progetto di Trento s’inserisce coerentemente nella lungariflessione che l’architetto genovese ha dedicato alle perife-rie anonime e disorganizzate. Non a sproposito, in un’idea-le equazione, si può affermare che l’area ex-Michelin rap-presenta per Trento, ciò che il porto Antico è per Genova, ilLingotto per Torino, gli ex-stabilimenti industriali della Eri-dania per Parma o l’area di Sesto San Giovanni per Milano.Luoghi simbolo di un passato operoso, oggi ai margini delledinamiche urbane nonostante la loro centralità topografica.Luoghi nei quali esercitare anzitutto la capacità dell’ascoltoe della discrezione.Gli schizzi della prima fase progettuale consentono di deci-frare le scelte alla base del progetto. Anzitutto la volontà diaddensare il costruito a est, verso la ferrovia e in continuitàcon la città consolidata, alleggerendo gradualmente la pre-senza degli edifici verso l’Adige, dove si attesta invece ungrande parco urbano di cinque ettari. Gli edifici in linea chefiancheggiano la strada ferrata sono destinati ad accoglieregli uffici e le funzioni direzionali, i blocchi a corte verso il par-co e il fiume sono riservati alle residenze. Una serie di sotto-passi, pedonali e carrabili, superano la barriera ferroviaria,consentendo ai tracciati viari dei vecchi quartieri di prose-guire nel nuovo. Sul lato opposto, l’interramento parzialedella via Sanseverino consente al parco di immergersi quasinell’Adige, rinnovando il rapporto fra il fiume e la città diTrento, compromesso dagli stabilimenti industriali della Mi-

chelin. Parallelo al fiume, un grande viale alberato lungo300 metri attraversa il quartiere collegando il Museo delleScienze, a nord, con il nuovo Auditorium e Centro Congres-si a sud, e sfiorando nel mezzo l’ingresso del parco. La mixi-té funzionale caratterizza sia i singoli edifici – negozi e attivi-tà ricettive ai piani terra, con la disponibilità di ampi portici,residenze e uffici ai piani superiori – sia l’intero quartiere,grazie alla presenza del Museo da una parte e del CentroCongressi dall’altra, unici elementi di contrappunto rispettoalla partitura urbana regolare e dalle proporzioni moderateche stringono nel mezzo. Gli edifici del quartiere, a parte lecitate emergenze, mantengono l’altezza massima di diciot-to metri che caratterizzava i vecchi stabilimenti industriali. Iviali del nuovo quartiere riprendono le proporzioni di via Be-lenzani: la strada dei palazzi rinascimentali, cardine del cen-tro della città. Il traffico veicolare è limitato alla sola arteriaprincipale che taglia l’abitato in direzione nord-sud. La granparte dei parcheggi è interrata, consentendo in superficiel’apertura di grandi corti verdi e di vie interne al tessuto edi-lizio completamente pedonali. La riconnessione della cittàcon il fiume è sottolineata anche dalla presenza diffusa del-l’acqua all’interno del quartiere: i canali al centro dei vialiscavalcati da agili ponticelli, gli specchi d’acqua nei quali so-no adagiati il Museo e il Centro Polifunzionale, il fossato delPalazzo delle Albere. Percorrendo i viali, la pietra trentinache ricopre i basamenti degli edifici accompagna la vista delmonte Bondone sullo sfondo, mentre gli agili fusti dei piop-pi sembrano sollevarsi da terra e andare a comporre le par-titure lignee che scandiscono il rivestimento dei piani supe-riori. Le lame taglienti, inclinate come le pendici dolomiti-

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Pianta livello +4 +4 level plan

Pianta livello +3 +3 level plan

Pianta livello +2 +2 level plan

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Pianta livello +1 +1 level plan

Pianta livello 0 Ground level plan

Pianta livello -1 -1 level plan

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che, che chiudono superiormente gli edifici del quartiere,accolgono grandi superfici di celle solari che, assieme ai ma-teriali di costruzione locali ed ecosostenibili e alla centraleenergetica centralizzata, hanno garantito al quartiere la cer-tificazione CasaClima.Il viale principale del quartiere conduce direttamente all’in-gresso del nuovo Museo delle Scienze, che ingloba e ampliala precedente collezione della città. Il Museo e il quartiere in-staurano un raffinato dialogo tra le parti. Due voci all’inter-no di uno stesso spartito. Se il Museo s’impone per le formepiù ardite e un uso esteso della pietra trentina, rispetto allegeometrie serene e all’uso preponderante del legno che ca-ratterizzano il quartiere, ne riprende tuttavia le proporzionidei volumi e le soluzioni tecnologiche. Altro elemento nontrascurabile che accomuna il Museo al quartiere è l’eccellen-za energetica, testimoniata dalla certificazione LEED livelloGold, grazie all’apparato di sonde geotermiche, celle solari eun impianto di recupero integrale delle acque meteoriche. L’edificio del museo è composto da una serie di volumi insuccessione, alternativamente pieni e vetrati, che affondanoed emergono dallo specchio d’acqua sul quale sembranogalleggiare. Partendo da est, dalla ferrovia, il primo corpoospita gli uffici amministrativi e di ricerca. In continuità, alpiano terra, si apre la grande piazza d’ingresso racchiusa dauna teca vetrata. Da qui è possibile dirigersi al bookshop oalla caffetteria, ospitati al piano terra del primo volume, o di-rigersi verso ovest, entrando nel museo. In questo terzo cor-po si sviluppa gran parte del percorso espositivo, attraversa-to com’è dal grande vuoto centrale che connette tutti i li-velli. Chiude l’edificio, verso l’Adige, la serra tropicale: unprisma interamente vetrato, trasparente, e parzialmente in-terrato.La perfetta corrispondenza fra le forme del costruito e losnodarsi del percorso espositivo è senza dubbio uno deglielementi più felici del nuovo Museo. Non sarà inutile a talproposito ricordare come il Renzo Piano Building Workshopabbia curato, oltre ovviamente alla progettazione dell’edifi-cio, anche l’allestimento degli spazi, definendo al millimetroogni particolare. Proprio come la struttura dei volumi archi-tettonici si modella evocando i monti circostanti, anche ilpercorso espositivo parte dal richiamo delle vette alpine edai grandi ghiacciai al quarto piano del museo, appena sot-to la terrazza panoramica, per giungere sino alle grotte deiprimi uomini e al mondo preistorico al piano interrato, inuna discesa che ripercorre la storia dell’uomo e le sue sco-perte scientifiche.

Ogni piano del museo si affaccia sia sulla lobby d’ingressoche sul vuoto centrale, poeticamente affollato da una casca-ta di animali tassidermizzati e da scheletri preistorici. Rara-mente, durante il percorso, s’incontrano ostacoli al liberovagabondare. Rispetto alla positivistica suddivisione per am-bienti o per stanze, il percorso museale si modella nell’alter-nare grandi e affollati spazi, in cui si dispiegano pannelliespositivi e schermi interattivi, a piccoli ambienti introversi eimmersivi – la caverna preistorica o il ghiacciaio alpino, peresempio – nei quali immergersi, in solitudine, nelle sensa-zioni della natura, concedendosi una pausa lungo la visita.La rigidità delle scale a doppia rampa, che assieme all’ascen-sore vetrato rappresenta l’unico mezzo di mobilità verticale,sembra contraddire parzialmente questo invito al libero va-gabondare. Al contrario la serra tropicale, configurandosi al-lo stesso tempo come spazio museale e percorso di raccor-do fra il piano interrato e il piano terra, unisce felicementel’intento didattico all’esigenza funzionale.Le esili coperture inclinate rappresentano senza dubbio il se-gno distintivo e unificante dell’intero intervento, caratteriz-zando sia gli edifici residenziali che il museo. Esse testimo-niano ancora una volta la predilezione che l’architetto geno-vese nutre nello scomporre i massicci elementi della costru-zione in numerose lamine leggere che si sovrappongono,slittando l’una sull’altra. La struttura delle falde di coperturadelle residenze, tutte inclinate di 23°, si compone principal-mente di un’orditura principale di travi di legno lamellare,con un passo di 3,75 m, e un piano di pannelli sandwichstrutturali. All’estremità della falda, la struttura principaleviene prolungata e raddoppiata da una serie di profili in ac-ciaio che, irrigiditi da tubolari trasversali, si protendono asbalzo nel vuoto. Al di sopra di questa seconda struttura,staccata dalla prima quanto basta a creare una lama d’om-bra che le divide anche visivamente, poggia il rivestimentoesterno in lamine di zinco aggraffate. Gli stessi profili in ac-ciaio ordiscono, con il medesimo passo, la doppia trama sucui poggiano le lastre vetrate, a comporre le diverse coper-ture che, con inclinazioni diverse, si protendono leggere ol-tre i corpi del museo. La grande hall d’ingresso è invece sca-valcata da una serie di doppie travi in legno lamellare conun’anima e puntoni in acciaio. Questa integrazione di legnoe metallo, chiamati a suddividere gli sforzi di compressionee tensione, si ricollega ai primi esperimenti svolti dall’archi-tetto genovese alla fine degli anni Sessanta nelle abitazionidi Garonne, a testimoniare ancora una volta la coerenza delsuo percorso progettuale.

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Trento’s “Le Albere” zone has always been at the center ofthe city’s urban events. The gardens surrounding thepalace/fort were the site for 19th century urban expansionoutside the walls and above all, for the city’s station. With theproximity of the station and the Adige river, Michelin chosethis site for its factory at the end of the 1920s, transformingit into the city’s true industrial heart for almost a century.After a series of relocations, in 1988 Michelin haltedproduction in Trento and the municipal administrationbegan to think about the future for this 11 hectare site.The company “Iniziative Urbane S.p.A.”, a private jointventure of banks, insurance and finance companies,managed the many proposals for the area’s reconversionwith the coordination of the public sector and it jurisdictionover urban planning. At the end of 2002, the companyasked the Renzo Piano Building Workshop to go beyond amere architectural definition of the new volumes toformulate a proposal that looked at the broader urban scaleto include rehabilitation of the river area and creation of newconnections to the existing urban fabric, compromised bythe railway barrierThe main design choices are already evident in the first phasesketches. What emerges primarily is the idea of compactingthe urban fabric to the east towards the railway and incontinuity with the consolidated city, thinning out thepresence of buildings towards the Adige River, with atermination in a large 5-hectare urban park. The linearbuildings along the railway line host office and commercialfunctions; the courtyard blocks towards the park and river areresidential. A series of pedestrian and vehicular underpasses

cross the railway barrier, allowing the street pattern of theexisting fabric to continue into the new development. On theopposite side, the partial relocation of via Sanseverino belowgrade allows the park to almost submerge itself in the Adige,renewing the relationship between the city and the river thathad been compromised by the Michelin factories. A wide,300 meter-long treed avenue runs parallel to the river andconnects the Science Museum to the north with the newAuditorium and Conference Center to the south, terminatingat the center of the park entrance. The single buildings andthe entire district are characterized by their mixed uses: shopsand hotels on ground floors with ample porticoes andhousing and offices on the upper floors; the presence of theMuseum at one end and the conference center at the otherare the only elements that emerge from the regular andmoderately-scaled urban fabric between them. Aside fromthese two taller buildings, the other buildings have amaximum height of 18 meters, recalling the height of theformer factories. The new boulevards are based on theproportions of via Belenzani, the Renaissance street at theheart of the city. Car traffic is limited to the main artery whichcuts through the built fabric in a N-S direction. Most of theparking is below grade leaving the possibility for large greencourtyards on ground level along with pedestrian linkageswithin the built fabric. The reconnection of the city with theriver is highlighted by the widespread presence of waterwithin the development itself: canals along the length of theboulevard crossed by small, agile bridges; reflecting pools inthe Museum and Multifunctional Center; the Palazzo delleAlbere moat. Along the boulevards, Trento stone faces the

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building bases and accompanies the view of Mount Bondonein the distance, while slender poplar trunks seem to rise fromthe ground to compose the wood rhythm that defines theupper stories. The sharp wooden slats inclined like Dolomiteslopes face the upper parts of the neighborhood buildingsand contain large expanses of solar cells which, together withlocal and eco-friendly building materials and mechanicalsystems, guarantee CasaClima certification. The neighbourhoods’ main boulevard leads directly to theentrance of the new Museum of Science which incorporatesand expands the city’s previous collection. The Museum andthe neighbourhood promote a refined dialogue between theparts.The museum building is made up of a series of volumes in asequence that alternates solids and voids entering andemerging from the reflecting pool, upon which it seems tofloat. Starting from the eastern end near the railway, the firstwing contains administrative offices and research areas.From there it is possible to reach the bookshop and cafeteriaon the ground floor of the first volume or move towards thewest end, entering the museum. Most of the exhibitionunfolds in the third wing, crossed by the large central atriumthat connects all levels. The building terminates toward theriver in a tropical greenhouse: a entirely transparent, glassprism partially located below grade.All museum levels overlook the entry lobby and centralatrium, poetically populated by a cascade of mountedanimals and prehistoric skeletons. In relation to a positivistsubdivision by context or room, the exhibition alternates

large and crowded spaces containing explanatory panelsand interactive displays with smaller more introverted andimmersive spaces – the prehistoric cave or alpine glacier – inwhich the visitor, in solitude, can become completelyinvolved in the sensations of nature, pausing along themuseum visit.The thin inclined roofs are without a doubt the mostdistinctive and unifying sign in the whole project,characterizing the residential buildings and the museum.They bear witness to the Genoese architect’s predilection fordecomposing massive building elements into numerouslight sheets superimposed and shifted one above the other.The structure of the residential roofs with a 23° slope is inglulam timber on 3.75 meter centers with a section made upof structural sandwich panels. At the roof edge, the mainstructure is elongated and doubled in a series of steelprofiles, given rigidity by transversal tubular elements,cantilevered over the void. The roofing proper in zinclaminate is separated from the structure by a small space thatcreates a deep shadow. The steel profiles with the samestructural bays support the double structure bearing theglazing that composes the different roofs of varying slopes,overhanging the building volumes. The roof of the largeentry hall is supported by structural timber elements withinternal steel tendons. The integration of wood and steel toabsorb both the tension and compression loads recalls thearchitect’s first experiments in the Garonne housing at theend of the 1960s, yet again bearing witness to thecoherence of the development of Piano’s design approach.

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