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Il Ve(T)ro Carpineto: scena di un crimine   In una fase storica dove  gli enti locali sono le vittime sacri-  cali dello Stato, oggetto di tagli indiscriminati e con sempre meno risorse a disposizione, la concer - tazione potrebbe rappresentare la  soluzione ideale per favorire gli investimenti giovevoli alla cittadi- nanza: basterebbe coinvolgere il cittadino attraverso gli strumenti  più svariati (ad esempio i social network), capire quali sono le v ere esigenze e solo dopo intervenire. Si ottimizzano le risorse e si fa l’interesse del cittadino allo stes-  so tempo. Inve ce no, nel momento in cui si prospetta la possibilità di  fare dei lavori, si procede a spron battuto senza esitazioni: non si consultano i commercianti, né gli abitanti della zona. Si fanno e ba -  sta. Con gli errori che poi sono  sotto gli occhi di tutti. I marcia-  piedi di via Giacomo Matteotti ne  sono un esempio: soldi spesi per il restauro e per dei sampietrini di marmo che oggi, logorati dalle in- temperie, fanno capolino dai mar - ciapiedi dissestati rappresentando una vera e propria minaccia per il  passante di turno. Senza conside- rare poi le altre risorse impiegate Periodico intramurario d’informazione trasparente  Anno 1° - Numero 7  22-07-2012 ATTUALITÁ - pagina 2 SOCIETÁ - pagina 3-4 CULTURA - pagina 5-6 PAGINA DEI LETTORI - pagina 7-8 NEWSLETTER : Scrivici a [email protected] per ricevere le prossime uscite in anticipo e in digitale  per risarcire quelle persone che, in seguito a lussazioni o frattur e cau-  sate da lle cadu te sui marciapiedi, hanno intrapreso azioni legali contro il Comune (vincendole) o quelle impiegate per acquistare le discutibili,  sia sul piano est etico che della praticità, panchine di marmo. Oramai tra panchine e macchine in sosta selvaggia, quella per la Stradanova  più che un a passeggiata somiglia sempr e più ad una gimkana estrema.  Ed in questo caso, bisogna dirlo, la soluzione è stata peggior e del pr o - blema: il passaggio pedonale adiacente ai marciapiedi, va rimosso.  Il problema dell’inaccessibilità dei marciapiedi si risolverebbe infatti, rimuovendo direttamente le panchine. Un vecchio detto diceva:” Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca, per ascoltare almeno il dop-  pio di quanto d iciamo”. Fatelo vostro. I Carpinetani ringrazierebber o.  Chàcun a sòn goùt 

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Il Ve(T)roCarpineto: scena di un crimine   In una fase storica dove

 gli enti locali sono le vittime sacri-

 cali dello Stato, oggetto di tagli

indiscriminati e con sempre meno

risorse a disposizione, la concer -

tazione potrebbe rappresentare la

 soluzione ideale per favorire gli

investimenti giovevoli alla cittadi-

nanza: basterebbe coinvolgere il 

cittadino attraverso gli strumenti

 più svariati (ad esempio i social 

network), capire quali sono le vere

esigenze e solo dopo intervenire.

Si ottimizzano le risorse e si fal’interesse del cittadino allo stes-

 so tempo. Invece no, nel momento

in cui si prospetta la possibilità di

 fare dei lavori, si procede a spron

battuto senza esitazioni: non si

consultano i commercianti, né gli

abitanti della zona. Si fanno e ba-

 sta. Con gli errori che poi sono

 sotto gli occhi di tutti. I marcia-

 piedi di via Giacomo Matteotti ne sono un esempio: soldi spesi per 

il restauro e per dei sampietrini di

marmo che oggi, logorati dalle in-

temperie, fanno capolino dai mar -

ciapiedi dissestati rappresentando

una vera e propria minaccia per il 

 passante di turno. Senza conside-

rare poi le altre risorse impiegate

Periodico intramurario d’informazione trasparente  Anno 1° - Numero 7   22-07-2012

ATTUALITÁ-

pagina 2

SOCIETÁ-

pagina 3-4

CULTURA-

pagina 5-6

PAGINA DEI LETTORI-

pagina 7-8

NEWSLETTER : Scrivici a [email protected] per ricevere le prossime uscite in anticipo e in digitale

 per risarcire quelle persone che, in seguito a lussazioni o fratture cau-

 sate dalle cadute sui marciapiedi, hanno intrapreso azioni legali contro

il Comune (vincendole) o quelle impiegate per acquistare le discutibili,

 sia sul piano estetico che della praticità, panchine di marmo. Oramai

tra panchine e macchine in sosta selvaggia, quella per la Stradanova

 più che una passeggiata somiglia sempre più ad una gimkana estrema. Ed in questo caso, bisogna dirlo, la soluzione è stata peggiore del pro-

blema: il passaggio pedonale adiacente ai marciapiedi, va rimosso.

 Il problema dell’inaccessibilità dei marciapiedi si risolverebbe infatti,

rimuovendo direttamente le panchine. Un vecchio detto diceva:” Dio

ci ha dato due orecchie ed una sola bocca, per ascoltare almeno il dop-

 pio di quanto diciamo”. Fatelo vostro. I Carpinetani ringrazierebbero.

 Chàcun a sòn goùt 

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Urbanistica cervellotica

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vorremmo ci spiegassero

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In Via G. Matteotti compare un passaggio pedonale di anco al

marciapiede. Qual è l’utilità?

Da qualche lustro un'impegnativadenominazione qualica il nostro

 paese: "Carpineto, città d'arte".Ma possiamo pienamente farla

nostra? Per molti aspetti sì: basti pensare alla storia di questo gio-iello incastonato tra i Lepini, allechiese bellissime che l'hanno va-lorizzata nei secoli, ad alcuni im-

 portanti suoi antenati come LeoneXIII, alla lingua e alle tradizionisecolari.Ma per altri versi, quella “deni-zione” ci va larga. Per quali cause?

Il tasto dolente dell'urbanistica, per esempio. Scelte sbagliate presenel passato, che anziché insegnarevengono perpetuate ancora oggie ingigantite per portata e conse-guenze nefaste.Dopo l’Auditorium, chiacchie-rato simbolo del deturpamento

 paesaggistico-paesano (nalmente

inaugurato e aperto, urge adessosfruttarlo nella sua interezza), van-no citate altre piccole brutture chemesse una vicino l'altra attentanoalla bellezza da cartolina di Carpi-neto.L’ultimo obbrobrio in ordine ditempo comparso davanti ai nostriocchi è il passaggio pedonale “di-segnato” in Via Giacomo Matteot-ti.Sul lato opposto della Pizzeria“Carella” no all’imbocco del“Parco Martiri”, proprio attaccatoal marciapiede delle “Canne”, si

dipana una striscia di vernice chefa da perimetro a un passaggio pe-donale a dir poco bizzarro.Il paradosso consiste nel attoche su quel versante della stradaun marciapiede esiste già ed è, inquanto tale, uno spazio adibito aipedoni nonostante lo scarso sen-

so civico di molti, che lo hannoconvertito in un parcheggio doveda sempre vige la sosta selvaggia.Specicato ciò, la domanda resta:perché creare un passaggio pedo-nale nei pressi di un marciapie-de, rendendolo un marciapiede alquadrato?Dalle voci di popolo di risposte nesono arrivate tante da sembrare

quelle di un quiz a premi. Ecconealcune: perché il selciato è dissesta-to ed era necessario un passaggiopiù sicuro; perché così com’era, inmezzo a vasi e panchine troppoingombranti, non era garantito illibero passaggio ai disabili in car-rozzella; quella striscia unge dadeterrente alla sosta dei veicoli.Se ne possono dire tante ma quel

che resta è la sostanza dei atti, chenon può suggire a nessuno: queltratto di strada rivoltato come uncalzino e ricostruito per interonell’ambito dei lavori che “rimo-dernarono” mezzo Paese, oltre lanovità del momento, è stato un’o-perazione allita. A dimostrarlo èstato il tempo, con il lento processodi sgretolamento dei materiali, ilselciato divelto dalle intemperie nel

giorno di pochi anni, per non par-lare della miopia degli amministra-tori, zelanti nella publicizzazione

delle nuove opere, ma inchiodatialle proprie responsabilità anchedal mostro rappresentato dallebarriere architettoniche.Questo non vuol dire che Carpi-neto non abbia bisogno di operedi restyling, ma che quando queste

 vengono intraprese vanno portate

avanti con scrupolo, ovvero vigi-lando: sui materiali utilizzati; sullaqualità del lavoro; sui tempi di re-alizzazione, sul bisogno di manu-tenzione.Sempre premesso che servano eche si deve avere disponibilità eco-nomica per ar ronte a certi lavori,altrimenti tanto vale non arli.Il trucco delle mille toppe sulla

pezza bucata, che coprono soltan-to la voragine, è inutile e dannoso.Senza calcolare che, per restare inmetaora, tante pezze costano piùd’una stofa di qualità resistenteall’usura del tempo. È proprio vero:chi lavora male, lavora due volte.

Gaetano Tuceleggiasolibro

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La tragedia scuote le coscienze. Latragedia ti ipnotizza davanti al te-levisore, ti costringe allo zappingcontinuo alla ricerca della “brea-king news”. Ci sentiamo solidali enon esitiamo a rispondere presentea qualsiasi manifestazione di cor-doglio. È successo per il terremo-

to in Abruzzo e per il terremoto inEmilia: la televisione proiettavatutti i giorni a tutte le ore e per set-timane intere, immagini straziantiche non potevano non scuotere illato più umano e sensibile di ognu-no di noi. E via con le donazioni,gli sms, i concerti, le raccolte dei

 beni di prima necessità. Cavalca-re l’onda mediatica è semplice.

Meno semplice è non lasciare chetutto nisca nel dimenticatoio nel

giro di qualche giorno. Sai com’è,la notizia dopo un po’ non fa piùnotizia. Il business detta le regolee noi le osserviamo. E le tragedienon fanno eccezione, anch’essesono un’occasione di business:aumentano gli ascolti, aumenta-no le copie vendute . Le passerel-le “racimola-voti” delle autoritànei luoghi colpiti, gli inviti a nondimenticare. E poi Puff!, tuttoscompare. Dopo poche settimaneè già tutto un brutto ricordo. L’e-mergenza in Abruzzo e in Emilianon è terminata, tutt’altro. Ma latelevisione non ne parla più, e noifacciamo altrettanto. È cosi chel’interesse comincia a scemare,scemare e scemare no a scom-

 parire del tutto. È successo, suc-cede e succederà. Stesso spartitoanche per la morte di Piermario

Piermario Morosini, calciatore delLivorno deceduto dopo un arre-sto cardiaco durante una partita.Si riscopriva la necessità dei de-brillatori anche nelle categorie

minori, perché la sicurezza nonha categorie dicevano. Tante bel-le chiacchiere ma risultati zero.

Il Vetro in quella circostanza sirese protagonista di una coinci-denza piuttosto curiosa: a pagina4 del numero 4 uscito il 15 apri-le (il giorno successivo alla mor-te di Piermario Morosini, ndr),

 presentava un articolo dal titolo:“Divertirsi in sicurezza, l’utilitàdel debrillatore”. Quest’articolo

fu scritto prima del tragico even-

to, ma venne pubblicato la stessadomenica. Uno scherzo del desti-no, ma che ci convinse ancor piùdella necessità di continuare a so-stenere questa causa. Lo facciamoda sportivi e da amanti dello sport.La campagna di sensibilizzazionesarebbe cominciata comunque,non c’è stata alcuna strumentaliz-zazione da parte nostra. E conti-nuerà no a quando non si concre-tizzeranno i nostri appelli. Eppurel’iter per acquistare il macchinariosalva-vita non sembrerebbe cosìcomplicato: inserimento all’ordinedel giorno in Consiglio Comunale,discussione ed approvazione, in-dividuazione del capitolo di spesa(10mila euro, che saranno mai!)e, dulcis in fundo, acquisto. Pos-sibile che tra i tanti sportivi che

siedono tra gli scranni del Consi-glio, nessuno ci abbia mai pensa-to? Possibile che tra le varie as-

associazioni sportive che popolanoquotidianamente il Galeotti, nes-suna ne abbia mai fatto richiesta?

 Non vogliamo crederci. Sarebbeun’imprudenza esiziale invece, seil debrillatore c’è ma noi non lo

sappiamo: noi chiedemmo al Sin-daco informazioni in merito (nel

 Numero 5), ma ad oggi non abbia-mo ricevuto alcuna risposta. Quin-di anche se ci fosse, non saprem-mo dove andarlo a cercare in casodi emergenza. Un’assenza, quelladel debrillatore negli impianti

sportivi, maggiormente avvertibi-le anche perché ci troviamo allavigilia della nuova stagione agoni-stica: con la vittoria del campiona-

to ed il conseguente passaggio inPromozione infatti, la preparazio-ne atletica della Semprevisa, chesolitamente cominciava verso lane di agosto, comincerà il 30 lu-glio. E così, ad una settimana dallariapertura dei battenti del Galeotti,nulla è cambiato. Attenzione, nonsottovalutate gli appelli dei cittadi-ni. Molto spesso hanno dimostra-to di sapersi surrogare nei doverie nelle funzioni di chi ci governa,molte volte hanno dimostrato diessere più agevoli della nostra pa-chidermica burocrazia avvalendo-si degli strumenti più svariati. Sideve ovviare a questo problema.Investire oggi, per non pentirsidomani. Lo dicevamo il 15 apri-le, lo ripetiamo oggi. Ascoltateci.

 Chàcun a sòn goùt 

Il defibrillatore a Carpineto è un miraggio

I nostri ripetuti appelli lasciati cadere nel vuoto

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Atto di fedeQuando la natura si ferma davanti all’uomo

Il terremoto che attraversa l’Emi-lia Romagna sta sconvolgendo lecoscienze. Non c’è niente di piùcrudele del terremoto, è comeuna presenza, qualcosa che colpi-sce il mondo a fasi alterne. E’ unfantasma che si aggira freneticonei sotterranei terrestri alla con-

tinua ricerca di una via d’ uscita.Ora ha deciso di scuotere L’EmiliaRomagna di scuotere le industrie,il cuore economico dell’Italia,forse la regione più produttiva.Cosa può l’uomo contro questieventi è cosa difcile da dirsi, il

fatto che comunque in Italia lecostruzioni non siano antisismi-che, la dice lunga sul grado di

noncuranza e di approssimazio-ne che purtroppo ci caratterizza.E’ ovvio che bisogna guardare alGiappone come esempio da segui-re, il paese di acciaio, ma è veroche dipende molto dalla cultu-ra, dalle persone, dalle capacità.Dopo lo tsunami, in Giapponesi è sorato un disastro atomi-co, ma l’ingegnere capo violan-

do una direttiva della Tecmo, hacontinuato a far gettare acqua dimare sul reattore così da evita-re la fusione del nocciolo. Anchein Italia non mancano esempi dicoraggio, sono rimasto partico-larmente colpito dal sacricio di

quel sacerdote che per salvare una

statua della Madonna è rimasto uc-ciso dal crollo della Chiesa. Nonc’è spiegazione logica, non è chia-ro “il perchè” di quel gesto a chinon è credente. Ma sta proprio quila grandezza, l’immensità, di unsussulto irrazionale, quasi folle..Si respira l’unica vera orza dell’uomo contro la natura, contro lamorte, contro la malattia: la Fede.

Solo la Fede spiega quell’ episodio,la orza simbolica del gesto va ol-tre l’atto in se, è un insegnamentopotente, è come se quell’uomo ciavesse voluto dire che dobbiamoessere convinti di ciò che accia-mo, di arlo a prescindere da tutto.Non vi arrendete, non vi abbatte-te, non desistete, atevi befe del-la paura, perchè la ede è come il

terremoto muove le montagne.Ed è questo che avviene alle co-scienze quando un uomo compieun atto perchè ci crede, la stessa

 vita viene messa in gioco, d’im-provviso anche le omissioni piùgravi spariscono, di ronte a questagenerosità. La bellezza spiazzante

di un amore incondizionato neiconronti di un oggetto che rap-presenta la madonna. Quell’uomonon voleva salvare una statua, vole-

 va salvare la madre di Dio, dimen-ticandosi addirittura della sua ve-ste mortale. Ma è in quel momentoche si è trasgurato: da semplicecorpo di carne e ossa è diventatopuro spirito, uno spirito grande

come il terremoto, grande come laede, grande come la parte miglio-re dell’uomo, è da quella luce chebisogna ripartire ed andare avanti.Credo che la Madonna potrà ac-compagnarlo in cielo se l’è meritato.

 Alone in the dark 

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Il Vetro va in vacanzaPiccolo bilancio semestrale

Tempo di tirare le somme per la redazione del Ve(T)ro, che dopo solo sette mesi di vita, ha già avuto unriscontro enorme nella realtà sociale del paesino. Numerosi articoli di approondimento riguardo l’ormaiannoso problema mucche, la campagna di sensibilizzazione per il delicato argomento del deribillatore, la

 vittoria della Semprevisa, cultura, musica e avvenimenti che hanno riempito e smosso un pochino la vitalitàapparentemente sopita del nostro borgo. Il Ve(T)ro ha operato in modo da rendersi un giornale privo dipregiudizi, al quale piace masticare la notizia nuda e cruda, tralasciando politiche e ideologie che apporreb-bero soltanto uno spiacevole accento azioso, di parte, ai nostri articoli. Forti della nostra imparzialità ab-biamo creato dibattito su argomenti che ci sembravano dovessero essere portati all’attenzione del cittadino,

in quanto egli ha il diritto di conoscere e il dovere di interagire. Numerose le mail arrivate di ogni tipo, aldi là di ogni previsione: dalle critiche, a quelle contenenti consigli, incitamenti, segno che il nostro intento,cioè creare dibattito e conronto, è stato recepito, eccome! Purtroppo le copie che vengono distribuite negliormai conosciuti punti di distribuzione, terminano subito a causa delle nostre risorse economiche modeste,poiché il Ve(T)ro è completamente autonanziato. Nonostante tali vicissitudini, La Redazione ha semprecercato di garantire le uscite e vorrebbe ringraziare tutti i nostri lettori, che hanno pazientemente aspettatoil numero successivo, ed anche coloro che hanno letto il nostro giornale per sbaglio, per noia o magari soloper curiosità: GRAZIE, perché tutti hanno contribuito alla difusione delle inormazioni. Il Ve(T)ro tornadopo il periodo estivo ed augura a tutti buone vacanze!

Storie di Donne Immortali

“Una donna, la prima, alla Camera”

fu lei che per ben tredici anni rivestì uno dei più prestigiosi incarichi nella storia dellaRepubblica Italiana: Leonilde Jotti, prima donna Presidente Della Camera. La capar-

 bietà e il senso civico la spinsero lontano, il coraggio fece il resto: durante la Resistenzafu una partigiana attiva e subito scelse i colori politi del PCI, a cui restò fedele a vita.Il suo nome compare tra quelli dei padri della Costituzione Italiana afancato, dalla

storia e dalle cronache rosa del tempo, a quello di Togliatti; sembra che i due abbianoavuto una storia, clandestina, frutto della vita politica che condividevano. Nilde fu unamacchina da guerra: una volta seduta in parlamento vi restò no al 1999, quasi mezzo

secolo di battaglie per la famiglia, il divorzio, la parità dei diritti, l’aborto; ma soprat-tutto per rendere omaggio alla sua patria, l’ Italia, che vide nascere e che contribuì a far crescere. “Lo Stato non può restare indifferente” e di sicuro questa consapevolezza le

ha permesso di resistere così a lungo nella dura realtà della politica italiana.Veritas filia temporis

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Pillole di storia

Ogni azione che compiamo è destinata a generare conseguenze: i sogni, le speranze, le aspi-razioni, potrebbero essere cancellate per mano nostra. Assai più doloroso risulterebbe ri-

nunciare a tutto ciò quando tali conseguenze dannose risultino da azioni provenienti da altri, spesso ollied incomprensibili; solo un anno a, il 22 Luglio 2011, si consumava la strage di Utoya, Norvegia, dove69 ragazzi tra i 14 e 20 anni vennero brutalmente uccisi a colpi di arma da uoco da Anders Breivik, ilquale disse di aver atto ciò nel nome e per la salvezza del Cristianesimo. Egli è stato riconosciuto sano dimente e quindi penalmente punibile. Legato alla massoneria Norvegese, Breivik si dichiara anti-marxista,anti-multiculturalista e anti-islamista, un paladino che vuole diendere la cultura conservatrice. Oltre aldolore e al cordoglio,inevitabilmente presente tra i amiliari, vi è la preoccupazione per gli efetti mediati-ci che il processo-Breivik avrà in tutto il mondo: gli emulatori sono dietro l’angolo. Inalienabili i diritti diespressione e pensiero, ma all’inizio del XXI secolo può ancora esistere gente che crede nella supremazia

di una razza sull’altra?

 Azzeccagarbugli 

 Vivere la letteratura

Il profeta (K. Gibran 1923, p 60)Il profeta è un racconto breve di Gibran, scrittore nato in Libano ma americano di adozione. L’opera èambientata nel villaggio di Orphalese in un passato remoto non specicato. Il protagonista è Amustafà

(che in arabo vuol dire l’eletto), un profeta che dopo aver trascorso dodici anni ad Orphalese, in ries-sione e meditazione, decide di ritornare nella sua terra d’origine. Prima di ripartire lascia la sua sag-gezza in dono agli abitanti del villaggio, rispondendo alle loro domande esistenziali. In ogni capitolodel racconto Amustafà risponde ad una domanda affrontando temi universali come l’amore, la gioia,l’odio, il dolore, la ragione e la passione. L’identità di Gibran come arabo immigrato in America è lachiave per analizzare il profeta, infatti l’opera va intesa come un punto d’incontro tra il cristianesimo

e l’islam,tra l’oriente e l’occidente. Nel profeta non è difcile notare un calderone di religioni che oltrele già citate comprende il buddismo, il misticismo suco o l’induismo, ma anche inuenze puramente

losoche come lo Zarathustra di Nietzsche. Leggere le profonde riessioni de il profeta vuol dire

immergersi nella meditazione assoluta, intraprendendo un viaggio spirituale al di fuori di ogni dimen-sione spazio-temporale, lontano dal caos della vita di tutti i giorni. La caratteristica del racconto stanella semplicità delle parole di Amustafà, quasi come se Gibran volesse dirci che la riessione non è

data da discorsi aulici, ma da parole semplici, dirette a colpire il cuore del lettore. L’opera di Gibran èstata più volte indicata come prima opera della letteratura New Wave.“Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto,ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.La vita non è una questione di come sopravviverealla tempesta, ma di come danzare nella pioggia”

 Kovskij 

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La pagina dei lettoriCarissima Redazione,

Trovo qualche minuto di tempo per congratularmi con il vostro giornale. A voler essere obiettivi non si dovrebbedire che bene: c’è l’entusiasmo della vostra età, la convinzione e il coraggio delle proprie idee, documentazione,oggettività, volontà di dialogo costruttivo, un buon livello culturale e, in ondo, la speranza che le cose possanocambiare.Non dunque per criticare o are da maestro, ma nel desiderio che il vostro giornale sia sempre più seguito, ap-

 prezzato e produca rutti duraturi, mi permetto di incoraggiare (perché in parte già lo ate) la vostra atica consemplici indicazioni:

- tenete presente l’eventuale vostro lettore di media o bassa cultura: è necessario esprimere in modo semplice lecose più dicili- tutti ci rendiamo conto di quanto negativo, di male ci sia in noi e intorno a noi: è doveroso prenderne atto,ma orse non conviene sprecare energie e spazio cadendo in sterili “gerimiadi”. La situazione cambia quandosostituiamo il male con il bene. Ci sono “gruppi” non buoni? Creiamone dei buoni! Forse anche l’origine del vostro giornale potrebbe essere legata a questo tipo di saggia risposta.- Decisi e senza compromessi davanti al male, alla corruzione, ma conservare il rispetto nei conronti della

 persona che sbaglia. Attenzione a non ritenere male tutto ciò che non collima con il nostro modo di pensare.

- È onestà, e anche urbizia, partire dal positivo che c’è nell’altro, per avvicinare le distanze e, se siamo veramentenel giusto, portarlo dalla nostra parte.- Essere sempre ottimisti e ostinatamente propositivi. Non stancatevi, non perdete la speranza della vittoria sul bene. Sono nate così le grandi civiltà, sono rinati così le nazioni! Il Pessimismo e lo scoraggiamento non annoche dare altro spazio al male e alla violenza.- Non so come, ma orse è opportuno allargare i campi di interessi per coinvolgere chi è meno interessato all’e-conomia, alla politica.- Per chi non vive in paese diventerebbe altamente gradita ogni comunicazione anche di piccole realizzazioni,miglioramenti, trasormazioni.

Sono semplici appunti che non hanno nessuna pretesa. Mi ermo per non stancarvi e rinnovo tutto il mio ap- prezzamento per la vostra atica. Avanti con coraggio, sempre.

 

Grazie! Continua a seguirci e non esitare mai ad esprimere la tua opinione sui nostri pezzi o ad inviare sug-gerimenti nei prossimi numeri.

La Redazione.

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Carpineto Romano , 22/07/2012Responsabile Layout, Prof. Moriarty

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[email protected]

La pagina dei lettoriSalve a tutta la redazione de il Vetro, fnalmente anche a livello locale un giornale “lino” degno di nota che raccon-ta le verità della nostra comunità,senza guardare in accia a nessuno.Da carpinetano sono orgoglioso di questiragazzi\e,che non ne conosco l’identità,ma va bene così.Un bell’esempio di come si dovrebbe are inormazione atutti i livelli....politica,sport,cultura ecc.,senza appartenenza politica ma,con il coraggio di scrivere tutta la “ve-rità”.Io che sono un lettore del atto quotidiano l’unico secondo il mio punto di vista in grado di scrivere la verità

 ,vorrei ar leggere il Vetro a tanti pseudogiornalisti italiani che scrivono tante belle cazzate sui giornali fnan-ziati dalle nostre tasse.Continuate così bravissimi . P.s. In rierimento all’articolo del 13\06\12 LO SBILANCIOCOMUNALE,alla fne dell’articolo c’è scritto che saremo costretti a votare un comico ,ebbene il M5S non è di Grillo

ma di tutti i cittadini e,io la vedo come l’unica possibilità di uscire da questo mondo politico corrotto e ladrone.Ciao orza il VETRO.

Continua a seguirci e non esitare mai ad esprimere la tua opinione sui nostri pezzi o ad inviare suggerimentinei prossimi numeri!

La Redazione.