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Serendipity
Liceo Lorenzo Federici
Giornalino Scolastico, A.S. 2016/2017
Quinto numero, gennaio 2017
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Sommario
Editoriale:
pag.4/ Perché si parla delle Filippine? di Saladino Domenico e
Modica Pierfrancesco
Attualità:
pag.8/ And the Nobel goes to... Bob Dylan! di Kawaljeet Kaur
Moda:
pag.9/ Moda killer di Capelli Chiara
Attualità:
pag.12/ Roma 2024, occasione sprecata di Modica Pierfrancesco
pag.15/La Coca-Cola come non l’avete mai bevuta di Mora Francesca
Società:
pag.17/ Welcome to the land of the smiles di Sanchioni Letizia
Attualità:
pag.20/ Pillole di inutilità di Giorgio Trussardi
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Sommario
Festività:
pag.22/ Un dolce Natale per tutto il mondo di Zambetti Marta
pag.27/ Natale dal Messico alla Repubblica Ceca di Grena Clara
pag.28/Alberi di Natale Brownies di Sora Lucrezia
Film:
pag.31/ Juno di Signorelli Elisa
pag.33/ Plata o Plomo? di Loda Alessandro
Arte:
pag.35/だれは折り紙を要る? di Kawaljeet Kaur
Libri:
pag.38/ La Congiura di Merlino di Allieri Marco
Musica:
pag. 39/ Musica classica di Gerosa Simone e Longa Carolina
Tecnologia:
pag.41/ U.F.O. avvistato! di Fabbris Luca
Poesia:
pag.42/ Quid novi sub sole della Commissione poesia
Copertina a cura di: Domenico Saladino
Impaginazione a cura di: Mazzoleni Elisa e Vartic Sorana
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A cura di Saladino Domenico e Modica Pierfrancesco
EDITORIALE
PERCHÉ SI PARLA DELLE FILIPPINE? “Devi portare rispetto, non solo sputare do-mande e dichiarazioni. Figlio di una cagna!”. Queste le parole con le quali il presidente filip-pino Rodrigo Duterte insultava l’ormai ex pre-sidente degli USA, Barack Obama, prima di un summit delle due nazioni a Vientiane, capitale del Laos. Dalla prima dichiarazione credo si sia intesa la pasta del quale è fatto Duterte, perso-naggio che nel suo Paese sta combattendo una battaglia, diventata oramai personale, contro il narcotraffico usando metodi che sono quanto-meno discutibili. Piuttosto che legalizzare il prodotto, ad esempio, per sfavorirne e regola-
mentarne il consumo, Duterte ha dato vita a veri e propri squadroni della morte incaricati di uccidere pusher e consumatori di droghe. Questi squa-droni, però, non sono composti solo da semplici poliziotti, ma tra di essi ci sono gruppi altamente addestrati, la categoria più minacciosa, che operano di notte incappucciati e vestiti di nero. Le morti viaggiano ad una media di 13 a sera, nelle giornate più tranquille, fino ad arrivare ad alcuni giorni dove il tristo mietitore ha portato con sé addirittura 22 anime. Ad oggi, oltre 3700 persone hanno perso la vita, delle quali circa 1400 sarebbero state eseguite durante operazioni di polizia, mentre altre 2300 circa, da ignoti vigilantes, ovvero criminali, signori della droga e altri fuorilegge impegnati ad una resa dei conti trasversale ma, come coi desaparecidos in Sud America, molti corpi non vengono più trovati. Uno degli uomini di fiducia di Duterte, Edgar Matobato, ha raccontato di persone sequestrate, eliminate, date in pasto ai coccodrilli, sventrate e buttate in mare. Pur-troppo però tanti altri corpi sono lasciati per strada a marcire sotto gli occhi di tutti, forse anche per dare un segno. Si è arrivati al punto tale che gli stessi pusher o consumatori si denunciano per evitare la morte. In un’intervista riportata su un noto tabloid inglese, un alto funzionario della polizia filippina non si paragona ad una cattiva persona bensì ad angelo della morte al quale Dio ha dato il talento di mandare in cielo le anime dei
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cattivi affinché raggiungano la catarsi. Questa, forse, è la cosa peggiore e ci fa notare un aspetto terrificante in questa vicenda: la polizia non si rende conto della sconsideratezza delle proprie azioni ed anzi le giustifica, cre-dendo che il proprio compito sia votato ad uno scopo più alto. Il paragone con i fondamentalisti islamici vien da sé. Duterte è riuscito a far credere alle sue forze armate che ciò che sta facendo porta ad una salvezza non solo di chi uccide, ma anche di chi viene ucciso. Il detto cita: “Sbagliando si im-para”. Ma quanto dobbiamo sbagliare? Dopo Hitler, le dittature orientali, quelle sudamericane, quanto ancora dobbiamo innalzare al potere persone
con una mania malata di prota-gonismo? Ma, d’altronde, da una persona che afferma: “Hitler ha massacrato tre mi-lioni di ebrei... Ci sono tre mi-lioni di tossicodipendenti da noi, sarei felice di massacrarli” cosa ci possiamo aspettare? Proviamo allora a capire di più sulla figura di Rodrigo Duterte
che nasce nella città di Maasin il 28 marzo del 1945, presto si laurea prima in scienze politiche, nel 1968 e poi in giurisprudenza nel 1972, durante gli anni di studio aderisce ad un gruppo di sinistra radicale che nel 1968 fonde-rà il CPP, il partico comunista delle Filippine, con a capo il José Maria Si-son, alias Amando Guerrero, nonché professore di Duterte ed attuale presi-dente della rete internazionale degli studi filippini. Dopo la rivoluzione del Rosario (1976), Duterte riesce ad avere la poltrona di sindaco a Davao, che fino ad allora era considerata una delle metropoli più pericolose al mondo, ma che sotto la cura del sindaco “illuminato” è diventata nel 2010 una delle città più sicure del globo, al modico prezzo di qualche vita presa dai suoi onnipresenti squadroni della morte, conosciuti localmente come DDS (Davao Death Squad). Più volte attaccato da Amnesty International e dalla Commissione per i diritti umani delle Filippine, Duterte ha in un primo momento ammesso l’esistenza di queste DDS e la sua implicazione in alcu-ne loro azioni, salvo poi ritirare parzialmente le sue dichiarazioni. Arriviamo dunque ai giorni nostri, la campagna presidenziale di Duterte ha
A cura di Saladino Domenico e Modica Pierfrancesco
EDITORIALE
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inizio senza che questo sia candidato alla presidenza, compito al quale è destinato in origine Martin Diño, del quale il nostro “eroe” sarà solo un mero sostituto in caso di ritiro del suo alleato, che avverrà il 29 ottobre del 1015. Duterte quindi accetta di essere il sostituto alla candidatura e si aggiudica il posto di presidente il 16 maggio 2016, così, in pieno stile feu-dale, regala la poltrona di sindaco di Davao alla figlia Sara. Il neo presi-dente, nella sua politica estera, come si può ben intuire dalla frase di aper-tura dell’articolo, non è bendisposto nei confronti degli Stati Uniti, infat-ti, per enfatizzare la sua posizione, ha deciso di dare un epiteto quanto mai originale all’ambasciatore americano a Manila, Philip Goldberg, defi-nendolo “gay”, gli USA sbigottiti e profondamente offesi dalla complessi-tà dell’ingiuria hanno così deciso di chiedere delle scuse formali, che Du-terte decide di non fare rendendo gradualmente più tesi i rapporti con l’America. Sebbene ci siano dissapori tra la maggiore detentrice di demo-crazia mondiale e Duterte, questo ha deciso di riallac-ciare i rapporti con la Cina, dichiarandosi pronto ad “approfondirli”. Duterte è un noto amante della storia ro-mana, dunque decide, duran-te questo agosto, di creare delle liste di proscrizione dove ci sono scritti i nomi di 150 persone circa, tra cui anche quelli di personalità di spicco, accusate di essere in combutta con i narcotrafficanti, senza però aver pubblicato prove concre-te dell’accusa nei confronti di questi. Per placare il delirio di potere della persona più simpatica delle Filippine, Maria Lourdes Sereno, presidente della corte suprema gli ricorda che l’applicazione della legge spetta ai giudici e non alla presidenza, ma in seguito a questa dichiarazione, Duter-te risponde con un enorme gesto dell’ombrello intimando la non intro-missione nella sua campagna sulla droga da parte di terzi e minacciando il ripristino della legge marziale, salvo poi ritirare tutto, chiedendo scusa al
A cura di Saladino Domenico e Modica Pierfrancesco
EDITORIALE
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chief of justice. Ovviamente nella lista chilometrica di persone insultate da Duterte non può mancare Bergoglio, appellato dal presidente delle Filippi-ne al pari di Obama, figlio di una cagna, in quanto durante la sua visita nel paese avrebbe fatto intasare le strade. Non felice del primo insulto al papa, Duterte decide di andare anche contro la chiesa cattolica dicendo di essere stato violentato da un prete in gioventù e accusando tutto il clero di pedo-filia salvo poi, come di consueto, ritirare tutte le sue dichiarazioni e chiede-re scusa agli interessati ed aggiungendo che avrebbe fatto un versamento alla Caritas ogni volta che sarà sorpreso a bestemmiare in pubblico. Molto più preoccupante è che però, durante una sua intervista su al Jazira ingle-se, ha dichiarato che se un militare, per uccidere un narcotrafficante coin-volge altre mille persone innocenti dietro questo, è giustificato, da questo ci rendiamo conto che il presidente delle Filippine non è solo scuse e di-chiarazioni ritirate, ma il suo lavoro sul narcotraffico è davvero molto vici-no alla politica di Hitler e dove questo porterà non possiamo ancora saper-lo, l’unica cosa che possiamo fare in questo momento è semplicemente te-nerci informati e sperare per il meglio per la povera gente delle Filippine.
A cura di Saladino Domenico e Modica Pierfrancesco
EDITORIALE
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A cura di Kawaljeet Kaur
ATTUALITÀ
AND THE NOBEL GOES TO ... BOB DYLAN! È proprio così. Quest’anno l’Accademia reale svedese delle scienze ha deciso di conferire il premio Nobel per la letteratura al famoso cantante americano Bob Dylan.
Il noto cantautore - anche scrittore, poeta, attore, pittore e scultore - si è imposto come una delle figure più importanti nella cultura di massa a livello mon-diale già a partire dagli anni Sessanta, tempi a cui risalgono le sue canzoni più conosciute che affrontano in modo innovativo temi politici, sociali e filosofici, scontrandosi con le convenzioni popolari. Nel corso degli anni, Bob Dylan ha sperimentato diversi tipi musicali arri-vando a toccare generi come country, blues, gospel, rock and roll, rocka-billy, jazz e swing, ma anche musica popolare inglese, scozzese e irlandese.
Dopo aver ricevuto diversi premi, dal Grammy Awards all’Oscar, questo 13 ottobre il cantautore si vede conferire anche il premio Nobel per la let-teratura, lo stesso giorno in cui, purtroppo, ci ha lasciato Dario Fo (anche lui premiato per la sua attività teatrale con lo stesso riconoscimento).
La storia ha ripreso il suo corso; le critiche per l’assegnazione del premio al “giullare” italiano, adesso si muovono contro il “menestrello” america-no. Molti non sono d’accordo e si interrogano sulla decisione di equipara-re libri e canzoni. “È come se dessero un Grammy Awards a Javier Marias perchè c’è una bella musicalità nella sua narrativa” è ciò che sostiene Ales-
sandro Baricco, autore di Oceano Mare, concorde con molti altri che avevano puntato gli occhi per il Nobel su altri ce-lebri autori: Philiph Roth, Don DeLillo e fuori dagli Usa Murakami, il siriano Adonis e il keniota Ngugi wa Thiong.
Non tutti sono contenti, ma per l’Accademia di Svezia la voce di Dylan è il vero romanzo americano e sono stati
proprio i suoi versi in musica, che arrivano al cuore e alle menti di milioni di persone, a convincerla a riconoscergli il Nobel per la Letteratura.
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A cura di Capelli Chiara
MODA
MODA KILLER: Quando essere alla moda uccide? In che modo si affermino nuove tendenze e come sia poi possibile prevede-
re cosa succederà nelle prossime stagioni, per me rimarrà sempre un mi-
stero. A volte vengono lanciate nuove tendenze assurde, orribili e maso-
chistiche. Vogliamo parlare delle altezze proibitive che ormai stanno rag-
giungendo i tacchi? Senza tener conto delle sedute interminabili, cariche
di sofferenze di ogni tipo dall’estetista. Per cercare di apparire un po’ più
belli siamo tutti disposti a qualche sacrificio, eppure difficilmente raggiun-
geremo i livelli dei nostri antenati, che nel tentativo di stare al passo con
la moda, rischiavano davvero grosso. Essere
una donna rispettabile nel passato significava
rispettare alla lettera tutte le prescrizioni del-
la moda del tempo e questo spesso e volentieri
voleva dire mettere a repentaglio la propria
vita. La pelle candida, per esempio è stato per
gran parte della storia un requisito imprescin-
dibile di una donna di estrazione sociale eleva-
ta, essere abbronzati significava essere poveri, contadini, gente che per
campare aveva bisogno di lavorare. Per questo motivo si riparavano dal
sole in ogni modo con cappelli e ombrellini, e cercavano di schiarire ancor
più la propria pelle con il trucco. Purtroppo per loro, però, il prodotto più
diffuso e utilizzato a questo scopo era la biacca, un composto a base di
piombo, tossico e il cui uso continuato poteva provocare la caduta dei ca-
pelli, sterilità ed in alcuni casi pazzia. Nel periodo vittoriano, oltre all’im-
mancabile pelle cadaverica la moda si sbizzarrì, arrivando ad avere delle
tendenze davvero molto pericolose e assurde. Questo è il periodo delle
crinoline, vere e proprie impalcature che avevano il compito di sorreggere
le gonne, rendendole gonfie e vaporose ed oltre ad essere estremante sco-
mode e ingombranti, si impigliavano in ogni cosa, rendendo ancora più
complicati i movimenti. Per non parlare poi del fatto che prendevano fuo-
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co molto facilmente. Lo scrittore france-
se Alphonse Karr scrisse sull’argomento:
«Le donne sono troppo vaste per la mo-
derna architettura.[…]Cinque donne
sedute in vicinanza non possono chiac-
chierare in confidenza perché separate
dalla loro ampiezza, bisogna che gridino.
Un uomo seduto tra due donne scompa-
re.» In ogni caso non aveva importanza
quanto voluminosa fosse la gonna, nel
malaugurato caso in cui questa fosse
stata verde, una fantastica intossicazione
da arsenico era più che assicurata. Il co-
lore verde, tanto in voga all’epoca, era infatti ricavato da una miscela di ar-
senico e potassio. Se-
condo il British Medi-
cal Journal una donna
dell'epoca "aveva sulla
gonna veleno suffi-
ciente per uccidere
tutti gli ammiratori
che avesse incontrato
in una mezza dozzina
di sale da ballo". Ma
non erano solo gli
abiti ad essere stravaganti, appariscenti, ingombranti: una particolare cura
era riservata anche all’acconciatura, soprattutto se ci si trovava alla corte
del Re Sole, dove nacque l’assurda moda del fontange. All’inizio si trattava
solo di arricchire i capelli con nastri di raso o di pizzo, ma ben presto la si-
tuazione sfuggì di mano. Le acconciature diventarono sempre più grandi ed
elaborate, tanto che iniziarono a necessitare di vere e proprie impalcature,
A cura di Capelli Chiara
MODA
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così pesanti da provocare spesso
schiacciamenti delle vertebre cervi-
cali e facilmente infiammabili, a cau-
sa della quantità di oli e grassi utiliz-
zati per tenere tutti i capelli in ordi-
ne. Ma non erano solo le donne a
soffrire le pene della moda: quando
fra metà del XVI e del XVII secolo
cominciò ad essere utilizzato il mer-
curio nella produzione dei cappelli, la
maggior parte dei cappellai iniziò a
manifestare i sintomi di quella che
verrà poi chiamata “sindrome del
cappellaio matto”. L’inalazione dei
fumi del mercurio e a volte anche il semplice utilizzo di cappelli troppo
trattati potevano provocare confusione mentale, tremore, perdita di coor-
dinazione e di memoria, caduta dei denti e svariati disturbi comportamen-
tali. I fumi del mercurio, infatti, sono estremamente tossici e l’esposizione
cronica può persino portare alla morte. Si può perciò capire come sia nato
il personaggio di Lewis Carroll in “Alice nel paese delle meraviglie”. Per-
ciò quando la prossima volta vi capiterà di lottare con tutte le vostre forze
per districare i capelli o per infilare quei jeans stupendi, ma di quattro ta-
glie più piccoli, ricordatevi di cosa hanno dovuto sopportare i vostri avi e
fatevi coraggio.
A cura di Capelli Chiara
MODA
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A cura di Modica Pierfrancesco
ATTUALITÀ
ROMA 2024, OCCASIONE SPRECATA?
Negli ultimi mesi, praticamente in ogni social media, ha tenuto banco la
mancata candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024. Roma, chiaramente,
non era l’unica candidata, accanto c’erano città quali Parigi, Budapest e Los
Angeles. Le quali non erano comunque troppo forti, Roma avrebbe potuto
vincere. Ad un certo punto, però, il sindaco pentastellato di Roma, Virginia
Raggi, ha deciso di non dare l’assenso per le Olimpiadi. Ciò ha creato delle
conseguenze enormi e quasi tutto il popolo italiano si è schierato contro
questa decisione. Ora vorrei trattare, in breve, i motivi per i quali poteva
essere positivo avere le Olimpiadi a Roma e, ovviamente, i motivi contro tale
tesi. Inizierei con le ragioni che hanno spinto la Raggi a dire no a questo
grandissimo evento. La verità è che le Olimpiadi sono diventate antiecono-
miche, sia per la città ospitante, che per lo Stato. I costi sono lievitati ovun-
que, proprio per questo il sindaco si è rifiutata di ospitare questo evento nel-
la sua città. Basti solo pensare alle cerimonie d'inaugurazione di Londra
2012 o Rio 2016. Dio solo sa
quanto patrimonio pubblico
è stato speso per mostrare al
Mondo la loro sfarzosità. Si
dice anche che parte della
crisi greca sia data dai costi
insostenibili di Atene 2004.
Parlare di denaro pubblico
non è errato, anzi, le Olim-
piadi spesso diventano un'e-
morragia di quest'ultimo.
Città come Amburgo e Bo-
ston si sono tirate indietro
una volta hanno capito ciò.
Denver, addirittura rifiutò la
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nomina a città ospitante nel 1972. Oramai le Olimpiadi sono diventate un
evento che si possono permettere solo Paesi come Russia, Cina o Brasile.
Paesi, insomma, che sono in via di sviluppo e in cui il governo ha bisogno
di far vedere la sua grandezza. In Italia, si sa, quasi sempre quando si or-
ganizzano eventi di grossa taglia, si cade nell’illegalità. Parliamo di appal-
ti, di bustarelle, di infiltrazione mafiosa. Cose che la Raggi ha deciso di
evitare estirpando il problema alla radice e non organizzando nulla. L’idea
di per sé, non è sbagliata, ma credo che continuando ad agire così non si
concluderà mai nulla. Non si può aver sempre paura, la malavita esiste
comunque, quindi bisogna solo combatterla. Bisogna solo cercare di coor-
dinare meglio tutto, mettendo a capo gente capace e con forti valori mora-
li. Avere un controllo forte su ogni aspetto. La realizzazione di infrastrut-
ture costruite per le Olimpiadi potrebbe rivelarsi utile anche al termine
della loro funzione originaria. E non è affatto vero che svierebbero dai
reali problemi che ha Roma, anzi, col turismo che si avrebbe si potrebbe
curare tutto ciò. Le Olimpiadi poi si autofinanziano quasi completamente.
Ciò avrebbe stanziato 1,7 miliardi mentre in Governo ben 4. Per non par-
lare poi dei centinaia di sponsor che si sarebbero lanciati come avvoltoi
A cura di Modica Pierfrancesco
ATTUALITÀ
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per avere un ritorno di immagine sempre maggiore. L’idea, poi, non era di
svolgere tutti i Giochi solo a Roma, sarebbero state coinvolte anche altre 11
città italiane. I vantaggi, quindi, in termini di immagine, non sarebbero stati
solo per Roma, ma per tutto il nostro Paese. L’anno scorso, con l’Expo, sia-
mo stati in grado di riuscire a vincere una battaglia sicuramente non facile.
Quando noi italiani iniziamo a lavorare bene e seriamente, siamo in grado di
creare cose davvero belle. Sbagliato, anche, parlare di “Olimpiadi del matto-
ne” in quanto nel progetto erano previsti la costruzione di due soli impianti
rispetto ai trentasei totali. Personalmente sono a favore delle Olimpiadi ma
si può capire anche perché la Raggi e tutto il suo schieramento vadano con-
tro tale proposta. Che sia stata un’occasione sprecata o una grande intuizio-
ne del movimento 5 stelle? Ai posteri l’ardua sentenza.
A cura di Modica Pierfrancesco
ATTUALITÀ
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A cura di Moro Francesca
SOCIETÀ
Chi, tra voi, ha assaggiato la Coca-Cola almeno una volta nella vita? Tutti.
Purtroppo, quasi nessuno conosce le conseguenze del bere questa “bevanda
zuccherata”: eh no, dire che fa male ai denti e alle ossa non basta. Dato che,
secondo un sondaggio effettuato su 60 adolescenti tra i 14 e i 18 anni, il 75%
degli intervistati beve Coca-Cola, è bene sapere cosa ci succede. Insomma,
dopo 10 minuti dall’essersi scolati
Di quel 75%...Quanti ragazzi/e su 60 tra i
14 e i 18 anni bevono Coca-
Cola
Non bevono
Coca-Cola 25%
Bevono Coca-Cola 75% Consumano Coca-
Cola ALMENO una
volta al mese 71%
Consumano
Coca-Cola più
raramente 29%
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una lattina classica (quella da 33cl, per intenderci), entrano nel corpo 10
cucchiaini di zucchero, ovvero … il 100% del fabbisogno giornaliero! Il gu-
sto troppo dolce ci farebbe vomitare, ma la presenza dell’acido fosforico lo
impedisce. Il tempo passa, e 20 minuti dopo il livello di zuccheri nel sangue
schizza alle stelle: viene rilasciata quanta più insulina possibile per farvi
fronte. Anche il fegato reagisce trasformando tutto lo zucchero in eccesso
in grasso. Trascorrono altri minuti e, toccati i 40, tutta la caffeina della lat-
tina è stata assorbita. Ora le pupille si dilatano, la pressione sanguigna au-
menta e il fegato risponde pompando più zucchero nel sangue. Inoltre, con i
recettori dell’adenosina bloccati, scompare la stanchezza. Un’ora è trascor-
sa, e la bevuta di Coca-Cola è ormai un lontano ricordo. Adesso però scappa
la pipì, momento unico e speciale in cui saluteremo ma-
gnesio, calcio e zinco, elementi importanti per ossa e
denti. In men che non si dica sono passate due ore, l’eufo-
ria è finita ma la rabbia e l’apatia non mancano. Insom-
ma, ora mi rivolgo al 71% dei ragazzi che consumano
Coca-Cola almeno una volta al mese: nonostante questo
famoso drink dal pH di 2,8 dia più possibilità di avere
diabete, osteoporosi e danni alla memoria e alle capacità
di apprendimento, non buttate le casse di bottiglie con-
servate in cantina da stappare per le feste! Come mi ha
rivelato la prof. Luciana Pagani, bere un sorsetto di Coca
-Cola aiuta a digerire e a calmare mal di pancia e acetone.
Ma non solo, poiché “l’elisir americano” è perfetto per
pulire il wc, le padelle, il ripiano della cucina, sbrinare il
parabrezza di un’auto, togliere macchie di grasso dai ve-
stiti e incrostazioni dai piatti. Se invece state partecipan-
do a una festa irrinunciabile, fate a meno della Coca-Cola
e sostituitela con un bicchierino di vino rosso della Fran-
ciacorta, come è solita fare la prof. Malcisi: è un antiossi-
dante, dona lunga vita e riduce del 50% il rischio di con-
trarre tumori. Attenzione a non esagerare!
A cura di Moro Francesca
SOCIETÀ
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A cura di Sanchioni Letizia
SOCIETÀ
WELCOME TO THE LAND OF SMILES
Thailandia, la terra dei sorrisi
Esiste un posto in Asia in cui le persone sorridono sempre, si inginocchiano
davanti ai professori e si inchinano per salutare e per chiedere scusa. Io in
quel posto ci sono stata come exchange student con Intercultura, e voglio
raccontarvelo. Il primo giorno di scuola non è stato proprio come lo imma-
ginavo: la mia “mamma” thailandese mi ha scaricato davanti alla scuola con
un rotolo di carta igienica in una mano e pollo con lo stiky rice per la cola-
zione nell'altra, ignorando totalmente il fatto che avevo specificato di essere
vegeteriana. Dopo una serie di
travagliate vicende simili a questa
e un'anemia che mi ha perenne-
mente accompagnato, ho deciso
che mi conveniva cambiare le mie
idee e tornare a mangiare la carne.
Mi sono ritrovata davanti ad una
scuola enorme e la mia prima
preoccupazione è stata quella di
non perdermi ancor prima di en-
trare, visto il mio acuto senso
dell'orientamento. Entrando, tutti si sono girati a guardarmi come se fossi
una celebrità o un'appestata, non saprei quale delle due, probabilmente per i
miei capelli biondi, la carnagione chiarissima e gli occhi azzurri. Mi sentivo
quasi vittima di razzismo, finché una ragazza mi ha chiesto se fossi per caso
una Thai malata! In mezzo ad un labirinto e osservata da strani sconosciuti
cercavo quindi disperatamente qualcuno che mi aiutasse ad orientarmi, ma
nessuno riusciva a comunicare con me in inglese. Finalmente ho trovato un
ragazzo che mi ha accompagnato gentilmente in sala professori. Una volta lì
l'insegnante ha controllato da capo a piedi che non avessi trucco, braccialet-
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A cura di Sanchioni Letizia
SOCIETÀ
ti, collane superflue e che avessi i capelli perfet-
tamente legati, poi mi ha accompagnato dalle
altre exchange students per andare tutti insieme
dal preside. Ci hanno chiesto di togliere le scar-
pe prima di entrare. Io e la studentessa america-
na ci siamo guardate chiedendoci se stesse par-
lando sul serio e le abbiamo tolte, cercando di
non far alzare la gonna. È stato buffissimo. Ab-
biamo passato un'ora con il preside nell'imbaraz-
zo totale, non capendo la maggior parte delle
parole (in Thai!) e cercando di essere più educate
possibile. Dopo di che non abbiamo fatto più
nulla a parte imparare il Thai per tutto il giorno,
poiché c'era la settimana degli esami. Tre giorni dopo abbiamo dovuto pre-
pararci per la presentazione in Thai davanti a tutta la scuola... Il nostro
forbitissimo Thai ha fatto un successone. La settimana seguente ho final-
mente conosciuto la mia classe, e le lezioni vere e proprie sono iniziate. Con
esse anche le attività extracurricolari come Thai boxing, Thai dancing,
Thai art ... È stato persino pubblicato su Facebook dalla scuola un video in
cui ci dilettavamo nella magni-
fica arte del ram Thai!! Dopo
essere diventate dive del ballo
ho avuto un bisogno impellen-
te di andare in bagno... Rispar-
mio dettagliate descrizioni, ma
dico solo che da lì ho capito
perché mia madre mi aveva
fornito di carta igienica: il ba-
gno infatti era composto solo
da un buco e una bacinella
d'acqua..! In Thailandia hanno
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A cura di Sanchioni Letizia
SOCIETÀ
un rispetto grandissimo per gli insegnanti: quando stanno in piedi devi ab-
bassarti per non essere alla loro altezza, quando sono seduti devi inginoc-
chiarti per parlare con loro. Io purtroppo sono piuttosto alta e quindi mi
sono dovuta piegare e ingobbire più che potevo, tanto che i miei compagni e
gli insegnanti mi chiedevano cosa stessi facendo. Per non parlare dell'abbi-
gliamento! Dopo scuola mi fermavo tutti i giorni per giocare a pallavolo: il
primo giorno mi sono portata i pantaloncini che uso normalmente in Italia...
Erano troppo corti per loro!! Persino l'americana, ormai abituata a questa
cultura, mi ha squadrato da capo a pie-
di chiedendomi come mi fossi vestita.
Mi sono sentita come si sente un as-
sassino dopo aver compiuto il misfatto.
Nonostante le mie travagliate e ridico-
le avventure in questa scuola, adesso
che sono a casa rimpiango tutto que-
sto. La mia host family è stata per me
come una vera famiglia… Loro hanno contribuito a rendere la mia esperien-
za gradevole e divertente: non c’era giorno in cui non ridevamo! La tavola
era sempre piena di cibo, principalmente preso per strada (chiamato street
food), e anche per questo motivo sono ingrassata di ben 8 kg!… Inoltre i
Thailandesi si offendono se il cibo che offrono viene rifiutato, così mangiavo
ad ogni ora del giorno noodle, riso e insetti. In quanto ai paesaggi, la terra
dei sorrisi è piena di templi e dipinti, con uno stile molto diverso dal nostro:
la prima volta che ho visitato un tempio ne sono rimasta affascinata. Insom-
ma il calore, i sorrisi e la gentilezza di queste persone mi hanno rubato il
cuore. Consiglio a tutti questa esperienza che sarà senza dubbio motivo di
crescita.
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A cura di Giorgio Trussardi
ATTUALITÀ
PILLOLE DI INUTILITÁ: “PER ME è LA CIPOL-
LA” IGNORANZA O EROISMO?
Gironzolavo per YouTube quando mi imbatto in quei canali sconosciuti con
un solo video all’attivo con un numero di visualizzazioni sproporzionata-
mente alto e due iscritti, incuriosito dal titolo di quest’ultimo “rissa sfiorata
all’eredità” clicco “play” non riuscendo a capacitarmi di come l’eredità tipico
programma il cui pubblico è composto da ultraottantenni riuscisse a regala-
re momenti di azione. E invece mi trovai di fronte alla nascita della ormai
leggendaria frase del “per me è la cipolla”. Per chi non sapesse di cosa sto
scrivendo ecco un breve riassunto: durante una puntata di questa trasmis-
sione televisiva, un
concorrente di nome
Pedro rispose alle do-
mande poste dal con-
duttore (allora Ama-
deus) in modo stupido
e con estrema insoffe-
renza.
Mi sono sorte due do-
mande riguardo que-
sto fatto: questo con-
corrente era un insano
oppure c’è qualcosa
d’altro sotto? Mi sono
documentato e ho tro-
vato un altro video
dove il nostro Pedro
21
A cura di Giorgio Trussardi
ATTUALITÀ
spiega il motivo del suo
gesto, ovvero, l’altra con-
corrente con la quale sta-
va gareggiando, poco pri-
ma della messa in onda
del programma è arrivata
a braccetto con un coreo-
grafo della trasmissione e
capito come stavano le
cose decise di prendersi la
sua “rivincita”.
Ora per quanto possa es-
sere stupido tutto ciò, il
suo agire ha fatto crollare
il mito dell’italiano medio
che passa dalla poltrona a
vincere il montepremi. Ha confermato quanto sia estremamente falso il
mondo della televisione anche in quelle trasmissioni dove “Mariangelo da
Monopoli” diventa il super campione e quanto anche questo è solo un perso-
naggio costruito. Tutto ciò però, forse, lo si poteva capire già dai nomi
strambi che a volte hanno certi concorrenti.
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A cura di Zambetti Marta
FESTIVITÀ
UN DOLCE NATALE PER TUTTO IL MONDO Quando le giornate si accorciano e il freddo si fa sentire non c'è alcun dub-
bio: si avvicina il Natale. Sia che si mangi un panettone milanese, o un cozo-
naci rumeno, o una pavlova australiana, Natale è sempre Natale. Gli ingre-
dienti principali per delle buone vacanze natalizie? Tempo libero, famiglia,
allegria e soprattutto tanto tanto cibo. Il Natale è una festa densa di tradi-
zione soprattutto da un punto di vista culinario, sia che si viva in Italia, in
Danimarca, in Messico o in Germania esistono una lunga serie di dolci tipi-
ci e caratteristici, ma iniziamo dalla nostra tradizione! Se si vuole passare
un buon natale all' italiana non si può non mangiare una fetta di panettone
milanese. La tradizione di questo dolce prevede un impasto ben lievitato e
soffice costellato, da uvetta sultanina, scorza di arancia candita e cedro can-
dito. Al giorno d'oggi esistono tantissime varianti di panettone, non tradi-
zionali ma davvero gustosissime, lo si può provare al cioccolato, al limone,
al cacao, senza uova e persino allo yogurt. La storia del panettone è immer-
sa nella leggenda, le sue origini risalgono ai tempi di Ludovico il Moro, du-
ca di Milano. Il nome panettone si dice derivi da "El Pan De Toni" un dolce
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A cura di Zambetti Marta
FESTIVITÀ
preparato da uno sguattero che lavorava a corte. Le cucine reali erano
spesso in subbuglio per i vari conflitti fra cuochi che pur di dimostrare la
loro bravura, manomettevano le pietanze degli altri concorrenti così una
vigilia di Natale il dessert natalizio venne rovinato perciò Toni, lo sguatte-
ro, preparò, con gli scarti del poco impasto dolce che non si era bruciato,
zucchero, uova, cedro candito e uvetta, un nuovo dolce. Nasce così il panet-
tone fatto inizialmente per i servitori della corte, era un piatto povero per i
poveri, chi lo avrebbe mai detto che sarebbe diventato il dolce tipico natali-
zio per eccellenza? Senza allontanarsi troppo dall'Italia si può gustare un
Natale molto goloso in Francia dove il dessert tipico è il famoso "bûche de
Noël" o tronchetto di natale. I festeggiamenti natalizi sono diversi per
ogni famiglia, ma il cenone francese, o ancora meglio la cena di Natale tipi-
ca parigina, ter-
mina sempre con
questo dolce
composto da un
meraviglioso ro-
tolo di soffice pa-
sta biscotto che
viene farcito con
una ganache al
cioccolato o con
della crema al
burro e poi rico-
perto di cioccola-
to o di crema al
caffè per conferirgli il colore di un vero ceppo e guarnito di fantastiche sca-
gliette di cioccolato fondente che oltre a renderlo sfizioso simulano proprio
la corteccia dell’albero, donandogli un aspetto molto realistico. Viene poi
cosparso di zucchero a velo per simboleggiare il gelo e decorato con piccoli
UN DOLCE NATALE PER TUTTO IL MONDO
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A cura di Zambetti Marta
FESTIVITÀ
funghetti di meringa. Un po' più insolite sono le tradizioni svedesi che pre-
vedono come tipico dessert il ri-
sgrynsgrot, una specie di budino
considerabile come la variante
svedese del tipico pudding di riso
diffuso in tutti i paesi scandinavi.
Servito come dessert alla vigilia
di Natale, la tradizione vuole che
mentre la famiglia festeggia una
ciotola di dolce, condita di burro
e zucchero, debba essere messa
fuori dall'uscio perché anche l'elfo di casa possa partecipare. Se fosse priva-
to della propria tazza di risgrynsgrot, proprio quella notte potrebbe vendi-
carsi con mille dispetti. Inoltre, proprio in occasione della vigilia di Natale
è consuetudine nascondere una mandorla nel budino di riso, la ragazza che
la troverà si sposerà nell'anno successivo, ecco perché il risgrynsgrot è det-
to anche riso della sposa. Passando però ad altri climi, in Australia per
esempio, dicembre è il mese più caldo dell'anno, per cui è normale festeg-
giare natale con grigliate e barbecue all'aperto e concludere il cenone con la
pavlova, una torta con la base di meringa dal cuore morbido ed un ripieno
di panna e frutta mista, che prende il suo nome dalla ballerina Anna Pavlo-
va. Venne ideata e creata nel 1935 da un pasticcere di nome Berth Sachse,
in un hotel a Perth, in onore della bellissima ballerina russa della quale era
innamorato. Il pasticciere aveva incontrato Anna Pavlova mentre questa
era ospite nell’hotel in cui lavorava e amava prepararle dei dolci poiché ave-
va scoperto la golosità della ballerina. Tuttavia la ballerina dovette tornare
in Europa e il cuoco non ebbe più sue notizie. Cinque anni dopo, sul giorna-
le, venne pubblicata la morte della ballerina, così il pasticciere decise di
creare un dolce in suo onore, che sarebbe dovuto essere “duro” come le
punte delle sue scarpette da ballo, ma morbido come le sue movenze, bian-
25
A cura di Zambetti Marta
FESTIVITÀ
co come le piume del cigno morente, ma con una macchia di colore rosso,
come la malattia anche l’aveva portata via. Ritorniamo in Europa, precisa-
mente in Spagna dove i più grandi festeggiamenti natalizi non avvengono il
25 dicembre ma il 6 gennaio mangiando Roscòn de Reyes. È il dolce tipico
del pranzo dell’Epifania in Spagna e consiste in una ciambella di pasta soffi-
ce, cotta al forno e decorata con pezzetti di frutta candita e glassata. Il Ro-
scón si mangia solo il 6 gennaio, giorno in cui tradizionalmente avviene lo
scambio dei regali di Natale e non manca mai sulle tavole delle famiglie spa-
gnole. L’origine
di questa ciam-
bella risale ai dol-
ci circolari che si
offrivano al tem-
po dell’impero
romano al dio
Giano. La tradi-
zione vuole che il
Roscón contenga
una sorpresa,
nascosta nella
pasta del dolce,
per portare fortuna ad uno dei commensali. In tempi più recenti viene inse-
rita anche una fava, che indicherà lo “sfortunato” che dovrà pagare il dolce!
Come ex colonia spagnola, le Filippine sono un paese prevalentemente cat-
tolico. Le feste natalizie cominciano ufficialmente il 16 dicembre con la pri-
ma delle 9 messe all'alba. I venditori di strada si piazzano vicino alle chiese
e offrono vari tipi di spuntini filippini, tra cui la tsokolate (cioccolata calda)
e il puto bumbong, piatto di riso colorato servito in un tronco di bamboo e
saporito con cocco e zucchero di canna. Dopo la messa di mezzanotte, il
giorno di Natale, arriva la Nocha Buena. Il pasto consiste di circa 12 portate
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A cura di Zambetti Marta
FESTIVITÀ
e ruota attorno a un piatto principale: maiale arrosto o prosciutto. Per des-
sert si passa da un classico budino al kalamay, fatto con riso, burro d'ara-
chidi, zucchero di canna e latte di cocco. Per i lituani la cena di Natale si
chiama “Kucios” e di solito comincia alla comparsa della prima stella in cie-
lo: la padrona di casa distribuisce il pane agli invitati e viene sempre lascia-
to un posto vuoto a tavola, tradizione in comune con altri paesi baltici. Il
“piatto forte” sono i Kūčiukai, delle piccole paste dalla forma rotonda, non
lievitate, che vengono immerse nel latte e nei semi di papavero. Pochi in-
gredienti per un dolce semplice ma sempre gradito: farina, sale, lievito di
birra o secco, zucchero, semi di papavero, burro, acqua calda e buon Kucios!
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A cura di Grena Clara
FESTIVITÀ– intervista
Natale dal Messico e dalla Repubblica Ceca
Abbiamo chiesto a due nostre compagne di classe che hanno vissuto l’espe-rienza dell’anno all’estero di raccontarci come è sentito e vissuto il Natale nei due paesi dove sono state. Quali sono le usanze tipiche natalizie? Rossella In Messico si è soliti festeggiarlo con una cena il 24 dicembre, il 25 invece non si fa niente di particolare. Per quanto riguarda i regali, a Natale non arrivano, è più sentito l’arrivo dei Re Magi in cui è possibile fare regali. Sara In Repubblica Ceca Gesù porta sia i regali che l’albero, tutti i membri della famiglia fanno dei doni ma senza mettere l’emittente proprio a causa di que-sta usanza. Il Natale viene festeggiato sia il 24, giorno in cui si fa una cena e in seguito ad essa verranno aperti i regali, ed il 25, che si festeggia con un pranzo. Durante questo periodo si va porta a porta con canzoni natalizie come: Ježišku Panačku. Cosa si mangia tipicamente a Natale? Rossella Non festeggiando tanto il Natale, la tradizione vuole che vi sia un dolce tipi-co che si mangia il giorno dell’arrivo dei Re Magi; si tratta di una ciambella gigante, ognuno taglia la propria fetta e chi trova la statuina presente in essa dovrà offrire a tutti qualcosa. Sara Di tradizionale, per quanto riguarda la cena del 24, si è soliti mangiare la carpa. Per quanto riguarda i dolci vi sono i biscotti alla cannella, che non possono essere mangiati prima del 24, anche se preparati precedentemente.
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A cura di Sora Lucrezia
FESTIVITÀ– cucina
ALBERI DI NATALE BROWNIES
Porzioni: 10 alberelli
Tempo totale : 50 min
Difficoltà: bassa
PREPARAZIONE:
Per realizzare gli alberi di Natale
brownies iniziate
preparando la torta: aiutandovi con
un coltello
riducete in pezzi piuttosto piccoli il
cioccolato
fondente (1). Sciogliete a bagnomaria
il burro (2), a
fuoco basso, quindi unite il cioccolato
(3), quando
comincerà a sciogliersi, aggiungete il
cacao amaro in
polvere (4). Continuando a mescola-
re, lasciate che il
tutto si sciolga fino a formare una
crema densa e
senza grumi (5). Quando gli ingre-
dienti si saranno
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A cura di Sora Lucrezia
FESTIVITÀ –cucina
completamente amalgamati, spegnete il fuoco e
lasciate intiepidire. A parte montate le uova con lo
zucchero, utilizzando una planetaria o uno sbattitore
elettrico (6), quindi unite a filo il composto di
cioccolato ormai tiepido (7). In una ciotola setacciate
la farina (8), unite il lievito (9), un pizzico di sale e mescolate bene per amal-
gamare tutti gli ingredienti.
Aggiungete la farina con il lievito al composto di
cioccolato (10), un cucchiaio alla volta, mescolando
bene e facendo attenzione a non formare grumi. Su
un tagliere spezzettate grossolanamente le nocciole
(11), aiutandovi con un coltello, quindi aggiungete
anch’ esse all’impasto (12).
Versate ora il composto in uno stampo rettangolare
da 20cm x 28cm, rivestito di carta da forno (13), ed
infornate il tutto in forno caldo, statico, a 180° per
20 minuti. Quando la torta sarà pronta, lasciatela
riposare una decina di minuti prima di estrarla
dalla
teglia. Trascorso questo tempo tagliate a metà il
brownie, ormai freddo, orizzontalmente e ricavate
dai due rettangoli ottenuti 10 alberelli, utilizzan-
do
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A cura di Sora Lucrezia
FESTIVITÀ –cucina
uno stampino sagomato per biscotti (14). Se non avete lo stampino po-
tete tagliare la torta in triangoli uguali (15)
(la base lunga 7-8 cm e i lati 9 cm).
Ecco come si presentano i vostri alberelli
(16). Preparate ora la ghiaccia reale sbatten-
do con le fruste un albume, lo zucchero a ve-
lo e qualche goccia di succo di limone (17)
(approfondimento su come fare la ghiaccia
reale a destra). Dividete la ghiaccia in due
parti uguali e coloratene una parte di verde
chiaro (18) (o del colore che preferite), utiliz-
zando del colorante alimentare, quindi trasfe-
ritele entrambe in una sac à poche. Decorate
ora gli alberelli disegnando sulla superficie di
ciascuno delle righe a zig zag, oppure delineandone il contorno (19).
Posizionate infine le caramelle colorate sulla ghiaccia ancora fresca (20),
per far si che vi restino attaccate. Infine prendete dei bastoncini di legno
e infilateli alla base di ogni albero (21); se lo desiderate, completate con
una spolverizzata di zucchero a velo.
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A cura di Signorelli Elisa
FILM
zucchero a velo e
qualche goccia di succo di limone (17) (per un
preparare la
ghiaccia reale cliccate qui). Dividete la
ghiaccia in due parti
uguali e coloratene una
parte di verde chiaro (18) (o del colore che
preferite), utilizzando del colorante
alimentare, quindi trasferitele entrambe in
una Decorate ora gli alberelli
disegnando sulla superficie di ciascuno delle
righe a zig zag, oppure delineandone il
contorno (19). Posizionate infine le caramelle
colorate sulla ghiaccia ancora fresca (20), per
far si che vi restino attaccate. Infine prendete
dei bastoncini di legno e infilateli alla base di
ogni albero (21); se lo desiderate, completate
con una spolverizzata di zucchero a velo.
in polvere
JUNO [Usa, Canada, Ungheria 2007]
Affrontare la tematica della gravidanza in età adolescenziale è un'impresa
che potrebbe rivelarsi parecchio ardua, che sia per il bigottismo dilagante o
che sia per la carenza patologica di empatia, resta evidente la necessità, per
questo argomento, di essere spiegato e capito. É proprio con questo propo-
sito che il regista Jason Reitman decise, ormai 10 anni fa, di girare un film
che avesse come protagonista una stravagante sedicenne che, per uno
"scherzo" del destino, restasse incinta del suo migliore amico.
La trama della pellicola si sviluppa lungo i 9 mesi della gestazione mante-
nendo sempre centrale il punto di vista di Juno stessa, conservando quell'i-
ronia distintiva propria della giovane puerpera che si manifesta sia durante
le peripezie assolutamente comiche sia durante le situazioni realmente
drammatiche. Con leggerezza quasi sarcastica Juno affronta il tema dell'a-
borto, convinta, in un primo momento, dell'idea di abortire si reca presso
una clinica in cui effettuare l'infausta operazione. Scocciata dall'insolenza
cinica della segretaria e dall'ambiente poco gradevole della clinica stessa,
decide di andarsene e di optare per un'altra alternativa. L'atipica ragazzina
decide allora di dare una possibilità al bambino che porta in grembo, cercan-
do per lui una famiglia adottiva ed imbattendosi così in una coppia apparen-
temente perfetta dal sorriso smagliante e dai colletti inamidati. Da qui, Juno
prosegue nella ricerca dell'agognata "normalità", ironizzando costantemen-
te sulle sue condizioni fisiche, continuando a frequentare la scuola e divi-
dendo il suo tempo tra il rock anni '70 e gli horror di Dario Argento. Il
mondo di Juno è un pianeta di drammi adolescenziali, relazioni spesso con-
flittuali, illusioni; ma anche di amicizia, spontaneità e di freschezza: una lot-
ta continua allo stigma imposto dalla società troppo spesso giudicante e
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A cura di Signorelli Elisa
FILM
troppo raramente comprensiva ed empatica. É impossibile non innamorarsi
di questa protagonista assolutamente unica ed originale, perfettamente in-
terpretata dalla magnifica Ellen Page.
La sceneggiatrice Diablo Cody ribadisce l'assenza di una pretesa di messag-
gio etico anti-abortista, semplicemente ha voluto mettere in scena una si-
tuazione assolutamente possibile nella realtà seguendo un'iperbole comica
dai tratti poetici. Le continue
citazioni cinematografiche e
musicali diventano un altro
punto di forza di questa piccola
opera che esalta la vita quoti-
diana: è proprio attraverso ciò
che si ascolta e ciò che si guar-
da che si può entrare in quel
favoloso mondo non-ordinario
tipico di Juno. Una volta entra-
ti in questo mondo sarà diffici-
le uscirne e molto probabil-
mente si finirà ad ascoltare
qualche brano degli "Youth", a
guardare qualche film splatter
anni '80 o, chissà, a comprare
un telefono a forma di hambur-
ger.
Consiglio a tutti la visione di
questo film, merita di essere conosciuto dagli adolescenti quanto dagli
adulti per non cadere mai più nell'errore della critica immotivata.
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A cura di Loda Alessandro
FILM
Plata o Plomo?
Da ormai un anno il colosso statunitense dello streaming “Netflix” è appro-
dato sulle coste italiane, gettando scalpore e portando con sé numerose
esclusive. Con un abbonamento poco dispendioso, infatti, il servizio ci offre
molte tra le più note e meglio riuscite serie tv degli ultimi anni, condite ov-
viamente dalle migliaia di film disponibili. In questa vera e propria miniera
d’oro anche un occhio non esperto può fare caso a grandi titoli: dall’afferma-
to “Breaking Bad” a “Fight Club” di David Fincher; fino ai capolavori più
nascosti come “Stranger Things” ed il visionario “Black Mirror”.
Negli ultimi tempi però si parla solo di lui, spuntato dal nulla, lui che è riu-
scito dove decine di altre trasposizioni hanno fallito: “Narcos”, serie neonata
esclusiva targata Netflix che ha recentemente conquistato il podio e i cuori
di milioni di abbonati. La serie, in una chiave più “romanzata”, racconta l’in-
credibile e rocambolesca storia del noto narcotrafficante Pablo Escobar,
noto con l’epiteto di “Re della cocaina”.
Veniamo quindi catapultati nella Colombia degli anni ’80, dove i Narcos
dominano, dove sparatorie con le forze armate, sequestri di persona e con-
trabbando sono all’ordine del giorno. Dal nulla Pablo costruirà, con il cugi-
no Gustavo, un impero della droga che raggiungerà un patrimonio di oltre
30 miliardi di dollari. Ma cosa rende questa serie così unica?
Molte, moltissime cose. Risalta in primis, durante ogni singolo episodio, la
superba interpretazione del brasiliano Wagner Moura, l’Escobar meglio
riuscito di sempre, dotato di quel timbro di voce particolare tipico di un ac-
cento portoghese. La serie infatti va seguita con l’ausilio dei sottotitoli per
comprenderla a pieno; ma credetemi quando vi dico che questo non fa altro
che caratterizzare gli iconici personaggi e rendere al meglio battute ormai
cult.
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A cura di Loda Alessandro
FILM
“Plata o Plomo?”, “Soldi o Piombo?”; con questa minaccia il boss spazza via
chiunque gli si pari dinnanzi. La frase tanto ripetuta esprime tutto il reali-
smo della serie che, senza farsi problemi a mostrare scene “forti”, ci cata-
pulta perfettamente nella terribile realtà di quegli anni in un posto dimenti-
cato da Dio. Buoni e cattivi, innocenti e criminali; chiunque è colpito dalla
guerra e dalle violenze che hanno travolto il paese in quegli anni.
Passando al piano tecnico, anche il lavoro di scenografia, fotografia e costu-
mi è morbosamente dettagliato, con dialoghi che ricordano Tarantino.
Narcos è una serie che non solo appassiona e tiene attaccati allo schermo,
ma che ha il potere di coinvolgerti emotivamente. Il “padron” dei Narcos,
se da una parte è dipinto come un sanguinario boss malavitoso o un terrori-
sta, dall’altra è un marito ed un padre di famiglia, disposto a fare di tutto
per proteggere chi ama. C’è quindi lungo l’arco delle due stagioni una forte
analisi ed evoluzione psicologica dei personaggi, affiancata da scene memo-
rabili e dialoghi intensi. La serie quindi, almeno per chi ne è appassionato
come il sottoscritto, rasenta la perfezione sotto ogni punto di vista e si di-
mostra essere un ottimo pretesto per masticare un po’ di sano spagnolo
gangsta.
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A cura di Kawaljeet Kaur
ARTE
だれは折り紙を要る?
(Chi ha voglia di origami?)
Chi non ha mai sentito parlare e non è mai rimasto impressionato dalla
bellezza degli origami, fatta solo di carta e colori? La parola origami viene
dal giapponese ori, “piegare”, e kami, “carta”; è proprio da notare che il suo-
no “kami” indica al contempo sia carta sia spirito, legando saldamente que-
st’arte alla spiritualità dandole una valenza sacrale. Oggigiorno con gli ori-
gami possiamo realizzare tantissime figure, ognuna con un profondo signi-
ficato legato alle tradizioni dei paesi orientali. Ora voglio appunto parlare
delle figure principali, ancora oggi, realizzate durante le feste:
- carpa (“Koi” in JA), evocativa della fedeltà
nel matrimonio e buona fortuna in genere, è
considerato uno dei pesci con più energia e
forza. In Giappone rappresenta le virtù e il
coraggio di un guerriero. Mentre in Cina, se-
condo una leggenda in cui una carpa risalendo
il Fiume Giallo si trasformò in un drago otte-
nendo il dono dell’immortalità, il pesce mette
in risalto la
forza di volontà che, attraverso sforzi e
sacrifici porta a importanti risultati.
- kusudama (kusuri, “medicina” e kama,
“sfera”), anticamente ottenuto intreccian-
do erbe medicinali e rametti, oggi indica
la complessa sfera ottenuta da 40 fiori
tutti uguali posti in modo regolare e soli-
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A cura di Kawaljeet Kaur
ARTE
do, effetto che viene compensato dal senso di morbidezza
e leggerezza trasmesso dalla carta. Anche se oggigiorno
il kusudama è impiegato in diversi ambiti (dalla decora-
zione della casa agli orecchini e
al vestito della sposa) e ha ab-
bandonato la sua funzione di
difendere la famiglia dai cattivi
spiriti, esso mantiene intatta la sua intrinseca bel-
lezza, che attrae l’animo umano di tutti i tempi.
- gru, i suoi due colori, bianco e rosso, indicano purez-
za e virilità, ma il candido uccello augura anche
una durevole e felice vita coniugale, per la sua
fedeltà a un unico compagno. Secondo una leg-
genda giapponese la gru può vivere fino a mille
anni, perciò regalarne una a qualcuno significa auspicargli una lunga vita e
una buona salute, infatti viene spesso donata agli ammalati. Esiste poi
un’altra tradizione: se vuoi davvero realizzare il tuo più grande sogno, allo-
ra devi piegare mille gru! Lo stesso aveva de-
ciso di fare una bambina giapponese di nel
1955, Sadako Sasaki, colpita dalle radiazioni
nucleari della bomba lanciata su Hiroshima;
passava quindi le giornate in ospedale a co-
struire gru sperando di avverare il suo sogno:
che nessuno soffrisse più per colpa delle guerre. Purtroppo morì prima di
completare la sua opera, ma in sua memoria venne eretta una statua nel
Parco della Pace di Hiroshima, ogni anno adornata con migliaia di corone
di mille gru, per ricordare il passato e portare la pace nel mondo.
- rana, il termine in lingua di questa figura è kaeru che significa sia rana sia
ritorno a casa; l’animale è simbolo di buona fortuna poiché è associato
37
all’acqua delle inondazioni necessarie per irrigare i campi; inoltre rappre-
senta un buon augurio per chi sta per intra-
prendere un lungo viaggio, auspicando che
presto faccia ritorno.
- loto (significato del mio nome e un fiore
splendido), il loto viene apprezzato per la
sua caratteristica di nascere dal fango ma
comunque immacolato e bellissimo. Per l’In-
duismo e, soprattutto, il Buddismo: il magni-
fico fiore è simbolo dell’illuminazione, della
spiritualità, dell’immortalità, della purezza e
della vita dell’uomo. Attraverso la meditazione, infatti, l’uomo non si lascia
contaminare dalle “lordure” di questo mondo e riesce a raggiungere un’ele-
vazione spirituale. In aggiunta è anche riferito alla figura femminile indican-
do qualità come grazia, bellezza, fertilità e fecondità.
Adesso potrete cimentarvi nella realizzazione di uno di questi origami rega-
landolo a una persona a voi cara affidando i vostri sentimenti alla magia
della carta, o se siete più intrepidi provate pure a fare le mille gru (sperando
che il vostro sogno diventi realtà, io vi auguro buona fortuna!).
A cura di Kawaljeet Kaur
ARTE
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A cura di Allieri Marco
LIBRI
di Diana Wynne Jones
Questo romanzo è ambientato in più universi paralleli, simili al nostro mon-
do ma con diversa intensità della magia e con una differente situazione geo-
politica. Nelle “Isole di Blest”, ad esempio, la Gran Bretagna è ancora divi-
sa, in epoca moderna, nei tre regni d’Inghilterra, Scozia e Galles. La magia
è cento volte più potente che nel nostro universo e la corte inglese vaga
perennemente per il Regno, allo scopo di mantenere in equilibrio le forze
magiche. Un giorno, durante una visita ufficiale dei regnanti di Scozia, il
Merlino (capo supremo dei maghi inglesi) muore improvvisamente. Tutti
restano scioccati. Ma una ragazza chiamata Roddy e il suo amico Grundo
decidono di indagare. Scoprono che è in atto una congiura organizzata da
Sybil, (la madre di Grundo), il nuovo Merlino e un altro Dignitario, con lo
scopo di stravolgere gli equilibri magici degli Universi e impadronirsi di un
potere smisurato. I congiurati, prevedendo le loro mosse, hanno stregato
tutti i membri della corte, affinché non si accorgano di quanto è in atto.
Intanto Nick, ragazzo proveniente dal nostro universo, si ritrova improvvi-
samente a vagare tra le dimensioni. L’incontro casuale tra i tre ragazzi,
superate le prime incomprensioni, darà inizio a rocambolesche avventure
con l’obiettivo di fermare i tre folli prima che il loro pia-
no si compia. “La congiura di Merlino” è fra le opere più
recenti della britannica Diana Wynne Jones. Un'abile
alternanza e fusione di scene epiche e comiche, di fanta-
stico e scientifico, di linguaggio solenne e quotidiano.
Questo libro offre una trama intrigante e ambientazioni
affascinanti, adatte ai gusti di chi desidera una storia ori-
ginale e indimenticabile.
“La Congiura di Merlino”
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A cura di Gerosa Simone e Longa Carolina
MUSICA
Musica classica:
l'antico deve essere rivalutato
La musica è innegabilmente diventata una compagna inseparabile per tutti
noi; quante persone non resistono un giorno senza ascoltare o suonare
qualcosa? Se chiedessimo ad ognuno di voi quali sono i generi che più
ascoltate, sicuramente scopriremmo che siete appassionati di rap, pop, rock
e qualsivoglia altro genere, ma quanti di voi amano ed apprezzano la musi-
ca classica? Sicuramente qualcuno si sarà avvicinato a questa arte grazie
all’influenza di parenti ed amici o per le iniziative di cui in seguito parlere-
mo, ma è (tristemente) noto che non sia il genere preferito dai giovani. Co-
me spiegarlo? La musica classica è innegabilmente un genere vasto, inte-
ressante e studiato nei minimi dettagli, estremamente presente nel patri-
monio culturale italiano ed immensamente invidiato in quasi tutto il resto
del mondo, eppure non riscuote nelle nuove generazioni il successo che
hanno altri artisti moderni. Secondo il nostro non modesto parere, una
parte della colpa è da attribuire al fatto che oggi sia fin troppo diffuso lo
stereotipo che si tratti solo di lunghe e noiose lagne strumentali, ascoltate
da vecchi decrepiti ed incipriati, curvi come il buon Leopardi sui loro stru-
menti (cosa assolutamente non veritiera). Se invece vi fossero più stimoli
ad informarsi ed interessarsi, molto probabilmente molti di voi cambiereb-
bero idea; il problema è che nella cultura di massa sono poche le spinte ver-
so questo mondo, per non parlare dei prezzi dei maggiori teatri d'opera
ormai inaccessibili per un giovane,. Eppure, spostando l'attenzione dalle
grandi realtà e rivolgendola ai piccoli eventi, è possibile trovare tante occa-
sioni anche gratuite! Un esempio? Ad ottobre, come tutti sapete, si sono
tenute le annuali due settimane di BergamoScienza, che fra i numerosi la-
boratori e conferenze ha proposto anche diversi incontri a tema musicale,
fra cui anche serate di musica classica.
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A cura di Gerosa Simone e Longa Carolina
MUSICA
Abbiamo assistito personalmente a due di questi: il compositore estone Ar-
vo Pärt, che presentava una prima europea proprio nella nostra città, ed
una stupenda trasposizione organistica de "Il carnevale degli animali", di
Camille Saint Saens, iniziativa per di più orientata ad un pubblico di bambi-
ni; entrambi gli incontri erano particolarmente adatti anche a chi non è
molto avvezzo alla classica, in quanto sono stati piuttosto brevi (un'ora e
mezza massimo) e presentati in maniera adeguatamente suggestiva all'in-
terno delle meravigliose chiese di Bergamo Alta. Oltre a questi, che ovvia-
mente permangono solo per un periodo, vi sono numerosi altri piccoli
eventi gratuiti sparsi per tutta la bergamasca, ad esempio l'associazione
Musicarte di Cividino che organizza concerti quasi tutto l'anno. Ricordia-
mo inoltre la presenza di svariate iniziative (nel nostro istituto sono fortu-
natamente presenti quelle organizzate, durante il periodo scolastico, dai
professori Freti e Proietti) le quali per cifre che oseremmo definire ridicole
offrono la possibilità di assistere a spettacoli perfino in teatri importanti
come La Scala. Dunque, nonostante gli stimoli possano essere pochi ed i
pregiudizi possono spaventare, sono comunque davvero molte le opportu-
nità da sfruttare per avvicinarsi a questo "misterioso mondo", il quale d'al-
tra parte influenza praticamente tutta la musica contemporanea; vi invitia-
mo dunque molto caldamente a cogliere queste occasioni anche solo per
passare una serata diversa dal solito, in cui sentirsi gentiluomini e gentil-
donne d'altri tempi.
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A cura di Fabbris Luca
TECNOLOGIA
U.F.O. avvistato!
L’innovazione radicale, destinata a influen-
zare le nostre vite e ideata dal progettista
anglosassone Jonathan Schwinge, è uno yacht. Il “Tetrahedron”, nome di
questo capolavoro, ha le sembianze di una navicella aliena e di una piramide
unica nel suo genere, infatti, quest’imbarcazione sembra quasi volare sul
mare. L’effetto, possibile grazie ad un puntone verticale attaccato a uno sca-
fo sommerso a forma di siluro, gli permette di raggiungere la velocità di
trentasette nodi.
-E come trasformerà le nostre vite?- penserete voi. In primo luogo, questo
mezzo sarà un’occasione per viaggiare portando con sé tutte le cose che si
devono abbandonare a casa durante le ferie estive. Inoltre, lo yacht in que-
stione sarà dotato di spaziose terrazze, una spa, una piscina, due sale risto-
rante, di cui una all’aperto, camere indescrivibili (per un totale di quattro
persone dell’equipaggio e di sei ospiti) e diversi giochi acquatici per intrat-
tenere quest’ultimi. Inoltre per chi avesse la passione per il diving, è dispo-
nibile una scala retrattile utile ad accompagnare il subacqueo in mare. Il
creatore inglese, prevedendo la necessità di spazio per tutti questi accessori,
l’ha costruito con fibre di carbonio e un duplice strato di acciaio inossidabile,
rendendo il Tetrahedron lungo venticinque metri. Il confort è un must indi-
spensabile e disponibile a trecentosessanta gradi: immaginate per un attimo
di essere ospiti su questa imbarcazione 2.0; di mattina vi svegliate, vi recate
verso il ristorante e come bevanda scegliete un tè nero. Su un normale yacht
probabilmente il tè si rovescerebbe sporcando per terra, sul Tetrahedron,
invece, non fuoriuscirà neanche una goccia grazie alla tecnologia flight mo-
de. Infine, sebbene ci siano innumerevoli punti a favore all’acquisto di una
tecnologia così avanzata, non ci si può che augurare che questo mezzo possa
soddisfare le esigenze ambientali dei mari del mondo, ma questo lo sapremo
solo dopo il 2020, anno in cui si pensa che il progetto abbia inizio.
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A cura di Commissione poesia
POESIA
QUID NOVI SUB SOLE?
Qualcuno dice che non dovremmo più chiamarci così, COMMISSIONE
POESIA, ora che ci occupiamo anche di narratori… Noi pensiamo, invece,
che il nome (a parte che è il nostro e ci siamo affezionati) non ci sia alcuna
ragione di cambiarlo. In prosa o in versi, la poesia è il più alto vertice del
FARE (dal greco poiéin), del creare con le parole. E questo vogliamo conti-
nuare ad offrire ai nostri ragazzi attraverso gli incontri pomeridiani, come
attraverso il concorso che dallo scorso anno comprende anche la sezione
Soggetti narrAttivi. Abbiamo semplicemente ampliato l’offerta, integrando
in essa, accanto ai poeti (di cui continueremo ad occuparci con peculiare
amore) i romanzieri, gli autori di teatro, gli scrittori di novelle. Che ci pa-
ressero accomunati dalla medesima scintilla, quella della ricerca di una ve-
rità mediante il linguaggio che è lo specifico dell’essere umano. La scintilla
di chi indaga nelle parole per ritrovar se stesso e gli altri, per una possibile
definizione e ri-definizione dell’umanità. Continua. In un mondo dove la
tecnologia (utile, per carità!) sta con protervia prendendo il sopravvento, in
cui la comunicazione è funzionale (e perciò brevissima e sciatta) o è autore-
ferenziale, sproloquio sul nulla (di molti social e di tanta TV, di Stato e
non), continuiamo a pensare che la cura della parola, la sua limatura, il suo
tenero accudimento, perché è preziosa, possa ancora FARE LA DIFFE-
RENZA. Possa renderci più umani. Ecco così giustificata anche la scelta di
discorrere dell’umorismo in letteratura, come un vento di parole apparente-
mente “leggere” che mettono a nudo la realtà, con gentilezza e irriverenza,
con quella confidenza che si usa solo con le persone che si amano. Perché
gli scrittori, i poeti, ci insegnano ad amarla la realtà, anche quando la sfer-
zano, quando ne svelano la durezza o l’incongruenza: ce ne consegnano
tutta la fragranza, impedendone l’appiattimento.
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A cura di Commissione poesia
POESIA
Così ci addentriamo nell’avventura di quest’anno con entusiasmo e curiosi-
tà, perché siamo certi che, nella lettura pomeridiana degli autori che abbia-
mo scelto e soprattutto nella lettura di quanto i ragazzi ci regaleranno scri-
vendo, riaccadrà per noi la scintilla di uno squarcio di verità che si apre, di
una scoperta improvvisa che ferisce. E non vogliamo perderla.
INIZIATIVE COMMISSIONE POESIA A.S. 16-17:
1- Ciclo di incontri pomeridiani 'Parole per gioco...e non solo’, sull'umori-
smo in letteratura (primo quadrimestre).
2- Ciclo di incontri pomeridiani su poeti del Novecento (secondo quadrime-
stre).
Gli incontri mirano, in entrambi i cicli, a mostrare ai partecipanti autori e/o
aspetti della letteratura poco noti, che non trovano spazio nei programmi
scolastici ma si rivelano, alla lettura, ugualmente interessanti e stimolanti.
3- Concorso 'PoeticaMente' (concorso di poesia) e Concorso 'Soggetti Nar-
rAttivi' (concorso di narrativa), riservati a tutti gli studenti del Liceo Fede-
rici;
4- Concorso 'PoeticaMente (concorso di poesia)', aperto a TUTTI GLI
STUDENTI delle MEDIE INFERIORI e della MEDIE SUPERIORI della
provincia di Bergamo (il Bando relativo è stato inoltrato via mail a tutte le
segreterie delle scuole statali e paritarie, medie e superiori, della provincia.
Per ogni informazione ci si può rivolgere alla Commissione Poesia, contat-
tandola via mail all’indirizzo [email protected]). Per tutti i con-
corsi la scadenza del bando è il 25 febbraio 2017. La premiazione dei diversi
concorsi è prevista per la serata del 21 aprile 2017, nell’auditorium dell’Isti-
tuto Federici. TUTTI I CONCORSI E TUTTE LE INIZIATIVE DELLA
COMMISSIONE POESIA SONO PER I PARTECIPANTI COMPLE-
TAMENTE GRATUITI.