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Prontuario Di Medicina Naturale Di Umberto Cinquegrana 2000 Pg 505

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UMBERTO CINQUEGRANA 

PRONTUARIODI

MEDICINA NATURALEDALLA NATURA RIMEDI FACILI

PER MALATTIE DIFFICILI 

Carmine Manna Editorewww.edizionimanna.com

Prima edizione Dicembre 2000

Carmine Manna EditoreSito web: www.edizionimanna.com

E-mail: [email protected]

Fax: 081/522.75.00

Casella Postale 164 80100 Napoli

© Copyright 2000 Carmine Manna Editore

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CARO LETTORE,

I LIBRI, DI CUI TI FACCIO DONO, LI PROPONGO ALLA TUAATTENZIONE, PERCHE’, NATURALMENTE, IN QUANTOAUTORE DEGLI STESSI, LI RITENGO INTERESSANTI, UTILI,DEGNI DI ESSERE ACQUISTATI. TI PREGO DI PRENDERNEVISIONE ATTENTA, PER POTERNE TRARRE TUTTI IVANTAGGI POSSIBILI.

SOTTOLINEO CHE I MIEI LIBRI SONO TUTTI PRATICI, AL DILA’ DELL’EVENTUALE VESTE TEORICA.

E MI SPIEGO.

IL LIBRO DI RICERCA MEDICA, “PRONTUARIO DIMEDICINA NATURALE”, SI IMPONE, DI PER SE’, PER IL SUOASPETTO PREVALENTEMENTE PRATICO. E’ SUFFICIENTESCORRERNE L’INDICE, RELATIVO AL CONTENUTO. ILSECONDO LIBRO DI RICERCA MEDICA, “DIGIUNO CONTROCANCRO”, E’ UNA PROPOSTA RIVOLTA SOPRATTUTTO AMEDICI E A RICERCATORI: SOLTANTO COSTOROPOTREBBERO RENDERE OPERATIVO IL CONTENUTOTEORICO DEL LIBRO.

GLI ALTRI TRE LIBRI  SONO SOLO APPARENTEMENTETEORICI. ESSI PROPONGONO PARTICOLARI VISIONIDELLA VITA E DELLA REALTA’ DELLE COSE, E TUTTOQUESTO POTREBBE APPARIRE UN QUALCOSA DISOSTANZIALMENTE TEORICO, CON NESSUN RISVOLTOPRATICO. MA NON E’ COSI’. DALLA VISIONE DELLE COSE,COSI’ COME VIENE PROPOSTO NEI TRE LIBRI, NECONSEGUE UNA PROFONDA PACE INTERIORE. E LA PACEINTERIORE HA UNO STRAORDINARIO EFFETTO ANTI-DEPRESSIVO. ESSA RIDONA IL SENSO DELLA VITA A TUTTICOLORO CHE L’AVESSERO PERDUTO, O STESSERO PER

PERDERLO. E QUESTO EFFETTO ANTI-DEPRESSIVO NON E’,CERTAMENTE, UNA COSA DA NIENTE!

VEDERE PER CREDERE, LEGGERE PER CREDERE,PROVARE PER CREDERE.

E’, QUESTA, LA MIA SFIDA.

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IN SINTESI: I LIBRI DI MEDICINA HANNO COME OBIETTIVOLA SOLUZIONE DI ALCUNI PROBLEMI DI SALUTE DELCORPO. I LIBRI DI RIFLESSIONE SUL SENSO DELLA VITAINTENDONO CURARE LE MALATTIE DELL’ANIMA.

L’AUTORE, CON UN ABBRACCIO FRATERNO

PS: MI SAREBBE MOLTO GRADITA, DA PARTE TUA,UNA E-MAIL, SEMPLICISSIMA, DEL TIPO:

OK, RICEVUTO. GRAZIE.

TI SONO GRATO, SE MI INVII UN TALE GENTILISSIMOSEGNALE. GRAZIE.

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NOTE INTRODUTTIVELa malattia, p.23La salute, p.27Pranoterapia, floriterapia, iridologia, p.29Biosfera, psicosfera, pneumosfera, p.31Due medicine parallele, verso una medicina integrata, p.33Rimedi naturali e veterinaria, p.37Il coraggio della ricerca, p.39

LE SCHEDE OPERATIVEScheda n°1: l’angolo della farmacia naturale, p.43Scheda n°2: le buone abitudini quotidiane, p.44Scheda n°3: le applicazioni locali: i protagonist, p.45Scheda n°4: modalità e tempi delle applicazioni locali, p.46Scheda n°5: impacchi con foglie di verza o di cavolo cappuccio, p.47Scheda n°6: l’amaro svedese, p.49Scheda n°7: alcuni consigli per una dieta disintossicante, p.51

Scheda n°8: consigli antistress, p.53Scheda n°9: asciugarsi bene, p.55

,4567 ,5"849 :4 ;4584<"4 =" =">

CAP. I – LE PIANTE MEDICINALITutto è attorno a noi, p.58Come riconoscere, raccogliere, conservare le piante medicinali, p.59Come utilizzare le piante medicinali: le tisane, come prepararle, comeaddolcirle, p.61

Una piccola farmacia naturale in casa, p.63Una selezione tra le mille piante medicinali, p.64Il biancospino, p.65La calendula, p.67La camomilla, p.69L’epilobio, p.72L’equiseto o coda cavallina, p.74La malva, p.77

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L’ortica, p.79La piantaggine, p.82La salvia, p.85Il vischio, p.88

 4+&?#% %#@'()*@A)% *+%-'#@*)%/ 01BCIl miele, p.94Lo zucchero integrale, p.98Il peperoncino, p.101Il lievito di birra, p.105L’ascorbato di potassio, p.108

5%-'$% #*@?)*+% 0') ?.A '.@')#A9

Gli oli medicinali:L’olio di iperico, p.110L’olio di maggiorana, p.112L’olio di ruta, p.113

La pomata di calendula, p.114L’argilla, p.115L’equiseto al vapore, p.117Il fieno greco, p.118I semicupi, 119

<4,1 "" D ": <4E>:> 6754,7F6"<>Presentazione, p.122La funzione diagnostica: un clinico da premio Nobel, p.123L’attività drenante del cavolo: «veni, vidi, vici», p.125L’efficacia: uno spettro d’azione di 360 gradi, p.127La maleodoranza, uno scotto da pagare, p.133Impara l’arte e mettila da parte: tutti per uno, uno per tutti, p.134L’esempio dei genitori, p.135Come schiacciare le foglie verdi, p.136Come schiacciare le foglie meno verdi e quelle meno chiare, p.137Perché schiacciare bene le foglie, p.138

Dove schiacciare le foglie, p.139La «macchina per la pasta», una soluzione eccellente, p.140Rotoli di carta da cucina, p.141Come fissare l’impacco, p.142Durata dei singoli impacchi, p.143Durata di un ciclo di impacchi, p.145Eventuali reazioni cutanee, p.147

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Come procurarsi le foglie per gli impacchi, p.148Cavolo verza, cavolo cappuccio o cavolo milanese?, p.150Integrità delle foglie. Loro pulizia, p.152Quante foglie per impacco?, p.153Strizzare o non strizzare le foglie?, p.154Se l’impacco è freddo, p.155Finalmente l’impacco è pronto, 156

CAP. III – L’AMARO SVEDESEL’origine del nome e suo significato, p.159Un eccellente rimedio naturale di pronto soccorso, p.161Azione di rimozione dei sintomi e delle cause, p.163Il vecchio manoscritto, p.164Provare per credere, p.166Non una, ma mille e una possibilità applicative, p.168Alcuni casi particolari, p.171L’attività farmacologica dell’amaro svedese, p.173Come preparare l’amaro svedese, p.175Alcune precauzioni, p.176Le «erbe svedesi», p.177L’amaro svedese può essere bevuto, p.178

Se l’impacco dà fastidio, perché è freddo, p.179Come risparmiare, p.180L’uso dell’olio, p.181Uno «spruzzatore dell’amaro svedese», p.182Una buona scorta di amaro svedese, p.183

,4567 G7<>H=49 :7 84:466"7 7 " 5"87=" H46F54:"

,)'-'..*/ 012IJAborto, p.187Acne giovanile, p.189

Afta, afta epizootica, stomatite aftosa, p.191Allergia, stato allergico, p.192Allergie dei bambini, p.195Allergie delle vie respiratorie, p.197Alopecia areata, p.198Anemie, p.199Appendicite, 203Arcate dentarie, p.205

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Artrite (artrite reumatoide · gotta · reumatismo articolare · ecc.), p.207Artrosi (artrite · artrite reumatoide · artrosi progressiva deformante,discoartrosi · ecc.), p.208

Asciugarsi bene, p.212Asma bronchiale, p.213Astigmatismo, p.214A.T.M. (articolazione temporo-mandibolare), p.215Bocca, p.216Calcoli, p.216Calli, p.217Capelli (alopecia areata · caduta eccessiva · croste · forfora · fragilità del

capello · psoriasi · ecc.), p.218Cataratta, p.479Cefalea (emicrania · mal di testa · nevralgia del trigemino · ecc.), p.223Cirrosi epatica, p.286Climaterio, p.224Colecisti (calcoli biliari · colecistite · coliche biliari · ecc.), p.226Coliche, p.230Colite, p.307Congiuntivite, p.476Cuore (angina pectoris · aritmie · cardiopalmo · coronaropatie · edemacardiaco · endocardite · miocardite · pericardite · tachicardia · ecc.),p.231Depressione, p.241Diabete, p.242Diarrea (dissenteria · enterite · enterocolite · morbo di Crohn · ecc.),p.246Digiuno breve, p.250Discopatia (colpo della strega · discoartrosi · ernie del disco ·lombaggine · lombosciatalgia · mal di schiena · sciatalgia · sciatica ·ecc.), p.251Dislipidemie (ipecolesterolemia · ipertrigliceridemia), p.258

Dissenteria, p.261Distonie neurovegetative, p.262Dolore, p.263Ematuria, p.264Emodialisi, p.265Emorragie, p.266Emorroidi, p.269Enuresi notturna, la pipì a letto, p.270

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Eritemi solari, p.272Ernie del disco, p.251Ernie inguinali, p.274Ernie scrotali, p.276Esantematiche, malattie, p.277Esaurimento nervoso, p.279Fegato (cirrosi epatica · coliche epatiche · ittero · malattie delle vieepatobiliari · ecc.), p.283Flebite, p.287Fuoco di Sant’Antonio, p.290Gangrena, p.291

Ginocchio, malattie del, p.292Glaucoma, p.482Granulomi periapicali, p.294Idrocele, p.295Idropisia o idrope, p.296Impotenza sessuale, p.297Inappetenza, p.298Influenza, p.299Insonnia, p.305Intestino (colite · diarrea · dissenteria · diverticolite · enterite ·enterocolite · gastroenterite · morbo di Crohn · ecc.), p.307Ipertensione, p.312Ipotensione, p.316Ittero, p.317Labbra, p.318Laringite (adenoidi · afonie · disfonie · faringite · malattie delle cordevocali · raucedine · spasmo della laringe · ecc.), p.319Latte, p.321Leucemia, p.322Mal di testa, p.323Mammelle, p.323

Mani screpolate, p.325Masticare bene, p.327Miopia, p.328Muscoli, p.329Narici (epistassi · raffreddore · rinite · starnuti · ecc.), p.332Naso (raffreddore · rinite · sangue dal naso · starnuti · ecc.), p.333Nuca, p.336Obesità, p.338

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Occhi, occhiali, malattie degli occhi e rimedi, 468Occhi, il contorno degli occhi, p.340Ombelico, p.341Orecchio (acufeni · ipoacusia · mastoidite · vertigini · ecc.), p.342Ovaie (cisti · microcisti · ovarite · ecc.), p.345Paradentosi o paradenziopatia, p.346Paralisi, p.349Parkinson, morbo di, p.351Pelle (acne · dermatite · eczema · psoriasi · ecc.), p.352Peluria eccessiva, p.356Pene, p.357

Periartrite scapolo-omerale, p.358Pertosse, p.359Piaghe, p.359, 372Piastrinopenia, p.360Piede, p.362Polmoni, p.362, p.440Porri, p.363Presbiopia, p.364, 476Prostata, p.365Psoriasi, p.366Pulpite dentaria, p.369Punture d’insetti, p.370Pus (ascessi · ferite ·suppurazioni ·ecc.), p.372Rasatura, p.375Reni (calcoli · coliche · idronefrosi · glomerulonefrite · nefrite · ecc.),p.376Rughe, p.381Sclerosi multipla, p.382Sinusite, p.385Sterilità femminile, p.387Sterilità maschile, p.389

Stitichezza, p.390Stomaco (acidità · gastrite · ulcera gastrica · ulcera gastroduodenale ·),p.393Stomatite, p.398Strabismo, p.399, p.476Stress, p.400Svenimenti, p.403Tachicardia, p.404

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Testicoli, p.405Tiroide (gozzo · ipertiroidismo · ipotiroidismo · morbo di Basedow ·noduli · ecc.), p.408Tonsillite, p.412Torcicollo, p.414Tosse, p.415Trapianti d’organo, rigetto, p.416Trigemino, p.417Tubercolosi polmonaare, p.421Tumori, p.422Ubriachezza, p.423

Unghie, p.424Uretere, p.425Uretrite, p.426Ustioni, p.427Utero (amenorrea · climaterio · dismenorrea · dolori mestruali ·endometrite · fibromi · metrorraggia · ecc.), p.428Varicocele, p.432Vene varicose degli arti inferiori, p.433Vescica urinaria (cistite · calcoli · neoplasie benigne · ecc.), p.437Vie respiratorie (asma bronchiale · bronchite · enfisema polmonare ·pleurite · polmonite · raffreddore · tosse · tracheite · tubercolosipolmonare · ecc.), p.440

IL DIGIUNO TERAPEUTICO SECONDO BREUSS:SCACCO MATTO AL CANCRO?, p.445

Introduzione«Mors tua, vita mea»: la legge del più forteRudolf Breuss, oncologo empiricoLa miscela di succhi centrifugatiAutolisi e albuminaNon solo il cancro

La leucemia: «relata refero»IL DIGIUNO TERAPEUTICO MADE IN USA, p.456

La società di igiene naturaleDigiuno e tossiemiaLa durata del digiunoSpettro d’azione del digiunoDigiuno e tumori: gli igienisti e Breuss

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  METEOROPATIE E GEOPATIE: LE CASE DEI TUMORI, p.462MeteoropatieGeopatieLa malattia, problema anche abitativoRabdomante dectorisSensibilità, ricerca, informazione

GLI OCCHI – LA VISUS TERAPIA:

TOGLIERE PER SEMPRE GLI OCCHIALI?Premessa, p.468Il palming, p.470Il blinking, p.471I massaggi, p.472Il swinging, p.473L’acqua, p.473Il sole, p.474Conclusione, p.474Bibliografia, p.475

MALATTIE DEGLI OCCHI E RIMEDI NATURALI«Oculi sani, in corpore sano», p.476La congiuntivite, p.476La cataratta, p.479Il glaucoma, p.482Altre affezioni oculari, p.483La preghiera del viandante, p.484

Bibliografia essenziale, p.485Indice analitico, p.486

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!  Nell’indice analitico, che si trova alle pagineXXX-XXX, il lettore troverà, in ordine alfabetico,

tutte le malattie di cui si tratta, direttamente oindirettamente, nel libro, con l’indicazione dellepagine nelle quali l’argomento viene trattato.!  Si ricorda al lettore che le terapie proposte nellibro, in modo particolare le applicazioni locali dicui nella scheda n° X, a pag. XX, sono quasi tutteutili per curare anche gli animali. Si veda quantoscritto, a proposito, a pag. 37.!  Il lettore tenga sempre presenti le schedeoperative che si trovano alle pagg. 43-55: essesono molto pratiche, facili da capire e da metterein pratica.

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LA NATUROPATIA

UNA MEDICINA PARALLELA, NON ALTERNATIVA

La medicina è una sola, è quella che fa guarirel’ammalato, lenisce le sofferenze, fa superare lostato di malattia.  Exitus acta probat : un metodo èbuono quando l’esito è positivo; non è l’etichetta di

ufficialità o di alternatività che conferisce ad unadeterminata terapia l’efficacia, o l’inutilità. Se, perassurdo, la danza della pioggia facesse piovere neldeserto, e provocasse la precipitazione ogni voltache venisse eseguita secondo un determinatoprotocollo, non potremmo non dire che quellastregoneria è un fatto scientifico.  Res cantat , cioèsono i fatti concreti a dare ragione o torto a ipotesidi lavoro, da qualunque parte esse provengano.

La naturopatia propone delle terapie non previstedal protocollo della medicina ufficiale, e che, perquesto, ma solo per questo verso, possono esseredette alternative. Nessun medico, dotato di buonsenso, equilibrato, saggio, dirà mai, in manieraaprioristica, che quelle proposte sono inaccettabili,solo perché non descritte nei manuali accademicidelle facoltà di medicina, e, quindi, non insegnate

dalle cattedre universitarie.Io credo che l’atteggiamento più sensato sia quellodi accostarsi alle proposte della medicina naturalecon animo sereno. Ma, ovviamente, guardingo, perpotere discernere ciò che ha valore effettivo da ciòche possa essere il frutto se non di vero e proprio

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inganno, perlomeno di superficialità, di facileentusiasmo, di illusione della mente.

Cui fidas, vide: prima di accordare la propriafiducia a qualsivoglia novità nel campo dellaricerca, bisogna prima approfondire bene le cose.Questo principio è valido in tutti i campi delloscibile umano, ed è tanto più importante, quando sitratta della proposta di terapie che non siano

passate già per il rigoroso vaglio dellasperimentazione, previsto dai protocolli dellamedicina ufficiale. Quindi, cauta apertura, maapertura, in ogni caso. Ascoltare le propostecosiddette alternative, e sperimentarle, per toccarnecon mano la eventuale efficacia terapeutica. Se sonrose, fioriranno, altrimenti diventeranno ramiinariditi e secchi, buoni solo ad essere recisi, edistrutti con il fuoco. Guardare, perciò, alla

naturopatia, come a qualcosa non di alternativo allamedicina ufficiale, ma come ad un complesso diproposte terapeutiche parallele, degne di essereprese in giusta considerazione, per verificaresperimentalmente se alla efficacia terapeuticapromessa corrisponde una efficacia reale sul pianodella salute.

Il campo della medicina naturale è, per la verità, unmare magnum, nel quale non è facile avventurarsi,senza disorientarsi. Lo scrivente ha tentato di dareun po’ di ordine a questa materia in un suo lavorodi 538 pagine, dal titolo  Prontuario di Medicina

 Naturale, Edizioni Manna, ed è disposto ad essereun punto di riferimento e di informazione perquanti avessero interesse a capirne ancora di più

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intorno alla naturopatia. Di risultati concretiottenuti mediante l’applicazione di metodi naturaliegli è testimone sereno, sincero, umile; sorpreso, eglistesso, volta per volta, della straordinaria efficaciadella medicina naturale anche per malattieconsiderate più o meno inguaribili dalla medicinaufficiale.

Non stiamo, qui, ad invitare a credere, ma a

sperimentare, e, quindi, ad accettare ed accoglieresolo quelle terapie che si siano rivelate veramenteefficaci. Una chiusura aprioristica, il rigettopreconcetto delle novità – eterno misoneismostrisciante e deleterio - precludono alla scienza lapossibilità di progresso: se non fossero esistiti mai,nella storia, il coraggio del superamento del vecchioe l’apertura di nuovi orizzonti, staremmo a vivereancora nelle caverne.

Non dimentichiamo che la scienza sperimentale, cheè, oggi, la scienza ufficiale, solo alcuni secoli fa eracosì alternativa, che il Seicento, il secolo dellascienza, fu inaugurato a Roma, in Campo dei Fiori,con un grande disumano falò, sul quale bruciavaGiordano Bruno. Il quale, con l’ausilio dellefiamme, inviava nello spazio le particelle delle suespoglie mortali, verso quei mondi infiniti che egliaveva contemplato nei suoi eroici furori, aprendo,simbolicamente, la strada all’astronomia moderna econtemporanea. Galilei pagò la sua alternativitàsperimentale, rispetto alla concezione fideisticadella realtà, con esilio, umiliazioni e lacrime.Cartesio poté gridare al mondo la validità della

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ratio  nella conoscenza scientifica del mondo sololontano dalla sua patria.

I ricercatori abbiano il coraggio di esserealternativi , nel senso di essere continuamente oltreogni recinzione imposta dagli schematismiufficiali. Al di là della siepe c’è l’infinito. Il qualepuò anche sgomentare un po’, in un primomomento, ma ci farà, poi, ripetere, con il poeta di

Recanati: e il naufragar m’è dolce in questo mare.

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«Infirmus eram, et visitastis me» (Mt. 25,36)

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’oceano è una massa enorme d’acqua. Esso è maestoso, ed incute, divolta in volta, fascino o terrore. Quello che colpisce è la suagrandezza. Istintivamente, la mente pensa a questa massa d’acqua

come ad una entità avente una sua precisa identità: essa è l’oceano. Edimentica di fare una semplice riflessione: ciò che realmente esiste non èl’oceano, ma un numero quasi infinito di singole gocce d’acqua. Questesono in realtà l’oceano. Tanto è vero che, se ciascuna goccia, offesa peressere così tanto sottovalutata, umilmente e silenziosamente si ritirasse,allontanandosi dalla massa d’acqua, dopo un certo tempo l’oceanoscomparirebbe, trasformandosi in un grande deserto. Nel mare magnumdell’enorme problema della salute dell’uomo, il presente volume vuoledefinirsi una umile goccia di un grande oceano: una goccia che non èl’oceano, ma contribuisce a porlo in essere, in un legame silenzioso ediscreto con le tante altre, costituite dai milioni di ricercatori, sparsi in tuttoil mondo.

La scuola medica salernitana pone, a proposito della salvia,l’interrogativo «cur moritur homo, cui crescit salvia in horto?» E risponde:«Quia contra vim mortis, nulla crescit herba in hortis.» Nessun ricercatoreserio si illuderà mai di poter trovare un rimedio contro la ineluttabilità dellamorte. Ciò non toglie che si debba essere ugualmente tenaci nel perseguirel’obiettivo di tentare, in tutti i modi, di alleviare le sofferenze umane,ciascuno a modo suo, muovendosi nel proprio campo di ricerca. Non«contro» gli altri, mai, ma «accanto» agli altri, sempre: tutti uniti dall’essereuomini di buona volontà, cioè il cui volere, la cui intenzione, è sempre esoltanto il bene degli altri.

È chiaro che non basta la volontà buona per aiutare efficacemente il

bisognoso di cure. Occorre essere in grado di curare le malattie e di alleviareconcretamente le sofferenze dell’altro. È necessario che le ricerche sianoserie, portate avanti scientificamente, controllate nei risultati. Non sono untaumaturgo, non sto a dire all’ammalato «surge et ambula»: in questovolume intendo indicare delle vie, dei metodi di natura empirica, che hannodato dei risultati.

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Al lettore non iniziato, all’uomo della strada, alla casalinga, rivolgeròuna parola quanto più semplice possibile, perché possano comprendereagevolmente e trovare abbastanza facile la messa in pratica di quanto ad essiconsigliato, per alleviare alcune sofferenze e per eliminare alcuni mali.

Ai ricercatori, ai terapeuti, ai medici, offro questo mio lavoro comestimolo a non fermarsi mai. Il mio anelito alla ricerca, sollecitato anchedalla lettura dei testi scritti da altri autori prima di me su questi argomenti,possa contagiare tanti altri dopo di me. Sono pronto a collaborare con quantiintendano approfondire («scientificamente», s’intende), i temi trattati nelpresente volume. Non è la «sacra auri fames» che mi ha determinato astilare queste pagine, ma un desiderio profondo di lasciare dietro di me unascia, una traccia: nella speranza di far fiorire un sorriso sul volto di tanti chesoffrono.

Essendo certo, pur con tanta umiltà, della notevole efficacia dei metoditerapeutici consigliati nel presente volume, mi auguro di trovare un terrenofertile nelle comunità religiose, sia in quelle dedite alla vita contemplativa,sia in quelle dedite alla vita attiva al servizio dei poveri e degli emarginati.«Ero infermo e siete venuti ad alleviare le mie sofferenze»: stare accantoagli ammalati, confortarli con la parola, lenire il loro dolore, provare acurarli efficacemente, in un paesello sperduto o in una grande città. Ognivolta che se ne presenti l’occasione.

Mi piace sognare di vedere sorgere un po’ dovunque tanti maestri diquesta materia, sia dalle aule accademiche delle università, sia dai seminaridi formazione di sacerdoti e di religiosi, sia dalle tante comunità di umilisuore, animate da desiderio profondo di aiutare il prossimo. I sognimuovono la storia e le fanno fare tanti passi in avanti. «Tout le pouvoir al’imagination», si poteva leggere nel ’68 sui muri di Parigi: tutto il potere aiprofeti, ai sognatori, agli utopisti. In fondo, si tratta di sognare cieli nuovi eterre nuove; e questo, in ogni caso, non è un male. Ma, perché il sogno nonsi trasformi in illusione, diciamo ad Icaro di scendere a più bassa quota, finoa rimettere i piedi per terra: l’ossigenazione di un breve sogno ad alta quotadeve essere sufficiente per riprendere il giusto contatto con la realtà

quotidiana.D’altra parte, il sognare la formazione di tanti maestri ed esperti di

terapie naturali, maldestramente dette «alternative», è pure una necessità diordine tecnico e realisticamente pratica, per far sì che i metodi naturali nonrestino lettera morta e pura curiosità: dal dire al fare, si passa attraverso unostudio serio e approfondito, ed una matura esperienza. La verifica dellateoria deve essere fatta di persona, non per sentito dire.

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Il primo passo resta sempre quello dell’apertura mentale, e del cuore,direi, verso tale problematica. «Se non diventate semplici come i bambini»non potete definirvi dei veri ricercatori. È chiaro che la semplicità non èsinonimo di ingenuità: va da sé che occorre oculatezza, prudenza, severità,ed anche un pizzico di diffidenza, specie verso i facili entusiasmi.

Semplici e prudenti, ma sempre aperti, e pronti a verificare ogni novità:«sapere aude» anche in questo campo di ricerca. Non si sa mai, potrebberoanche essere cose vere.

Mi sto accorgendo solo ora che, senza volerlo, mi sto rivolgendo agliaccademici, ai quali, forse, non giungerà mai il presente volume. Ha volutoessere, forse, questo, un breve sfogo per alcuni casi, per fortuna veramentesolo pochi, di «ciucciaggine presuntuosa» di cui sono stato testimone per ilpassato, nei corridoi di qualche clinica universitaria. Laddove qualche«mezza calzetta» ripeteva spesso «io questo non l’ammetto, perché non èdescritto»: come se ci stesse almeno uno solo al mondo capace di dimostraredi sapere tutto, ma dico veramente tutto quello che è descritto in milioni dilibri che sono sparsi nel mondo. Questi tizi sono così ignoranti, cheignorano anche di essere ignoranti.

Per fortuna esiste una schiera numerosa di studiosi seri: ad essi vuoleandare la proiezione del mio sogno, nella speranza di riscuotere una eco diattenzione. Se già un solo ricercatore impegnato è capace di far avanzare di

un passo la scienza, cento o mille di essi trasformeranno il passo in unamarcia inarrestabile: e il sogno potrebbe diventare realtà.Se penso a questa mia come ad una «vox clamantis in deserto», non

posso non gioire: è nel deserto che vivono i ricercatori seri, è là che stannoin contemplazione i grandi spiriti; è lontano dalle folle e dai rumori che sifanno le grandi conquiste. Sarebbero pochi, ma buoni - è il caso di dirlo - araccogliere la voce di chi grida: «Proviamo insieme anche questa via, nellasperanza di migliorare, anche solo di un poco, il mondo nel quale viviamo.»

~Ma sento, ora, la voce del lettore, che, a buon diritto, mi scuote e mi

chiede: «Caro fratello, leggendo questo tuo libro, e seguendone i consigli,

quale risultato potrò conseguire nella cura dei miei mali?» Ebbene, io nonprometto a nessuno miracoli. Un risultato garantito, in ogni caso, sarà unanotevole azione antitossiemica, cioè una buona purificazione del sangue, equindi di tutto l’organismo. E non è poco, se si pensa che ogni malattiapresuppone, o si accompagna, ad una tossiemia più o meno grave, più omeno evidente ed evidenziabile, ma sempre lentamente presente.

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Le terapie naturali, ben praticate, conducono alla restaurazione di unequilibrio omeostatico, eventualmente alterato: è una vera e propria«restitutio ad integrum». È un dato di natura empirica; e non sempre èpossibile ripercorrere, anche teoricamente, i vari sentieri lungo i quali simuove, con efficacia, il metodo naturale di cura. Credo, tuttavia, che quelloche conta veramente sia, in primis, il risultato: «contra factum non valetargumentum». È compito del ricercatore il tentativo di teorizzazionedell’empiria, perché un metodo naturale diventi «scientifico», e possaentrare nelle aule universitarie con tutti gli onori: di qui si uscirà aripercorrere il cammino della salute e della speranza, con il giusto sigillo ela opportuna consacrazione della scienza ufficiale.

A beneficio, questa volta, di tanti più sofferenti; perché, ora, sarà ancheil medico di base a tentare, qua e là, la via alternativa con i suoi pazienti.

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È possibile! Già vedo una scuola, formata da cervelli buoni, con ungrande cuore, seri e severi, dediti allo studio ed alla ricerca, attenti a vederedove sono i rimedi buoni, i più efficaci, possibilmente facili ed accessibiliall’uomo comune. E soprattutto pronti ad accettare, con animo aperto,suggerimenti validi, da qualunque parte essi provengano, e da chicchessia,all’ombra di una bandiera o di un’altra, da accademici illustri, o da unempirico terapeuta.

È con spirito di profonda umiltà che ho inteso stendere questo lavoroscritto, dove umiltà è consapevolezza delle origini reali del proprio essereumano. «Umile» deriva da «humus», terra, e «uomo» viene da «homo», cheè, in origine etimologica, «humus». «Memento, homo, quia pulvis es»: tanto

io lo ricordo, e lo so bene, profondamente convinto. L’uomo è limitato peressenza, ed imperfetto è quanto proviene dalle sue mani: all’uomo non sichiede la perfezione perfetta, mi si perdoni l’apparente bisticcio di parole,ma la tensione ad essa, in uno slancio che non ammette tregue, fatto salvo ilgiusto riposo, mirante al recupero della forze perdute.

Le critiche al presente lavoro saranno bene accolte, se mi sarannopresentate con garbo, rispettose del mio sforzo, e con spirito costruttivo.

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D’altra parte sono pronto e disposto a collaborare con quanti, animati dasincero e disinteressato spirito di ricerca, volessero approfondire i temi, quitrattati, per necessità, con una certa superficialità: ma io l’ho precisato, chesi tratta si poche gocce, buttate coraggiosamente nel mare magnum dellaricerca scientifica; gocce di sapere, distillate fredde dal cervello, mariscaldate da un contemporaneo filtraggio attraverso il cuore. E ogni gocciache cade sulla superficie dell’acqua, provoca dei cerchi concentrici, checomunicano tutt’intorno la sua presenza.

«Chi ha orecchie per intendere, intenda». Molti sono,fondamentalmente, dei poveri sordi, che credono di avere un udito perfetto,solo perché sono capaci di sentire i tanti rumori quotidiani, il frastuono, glischiamazzi, o le voci degli altri. Alcuni, più sensibili, odono i sussurri dellanatura, trasportati dal vento, le voci del mare viaggianti sulle onde verso lariva; i poeti ascoltano i messaggi delle cose, mai pronunciati con segnalisonori; il musicista sente le silenziose armonie dei cieli, e le traduce in note,suonate dall’orchestra; il mistico vede gli angeli, e sente tutt’intorno lapresenza del divino. Lo scultore sente, nella pietra grezza di un macigno dimarmo, la voce della figura che vuole emergere, pregandolo di toglierle didosso il peso del marmo superfluo; il pittore vede, e fa vedere, il sentimentodella natura, o dei personaggi dei suoi quadri, i cui colori parlano a quantisanno ascoltare. È con la mente che si ascolta: il vero udito è l’intuizione,

che fa scendere nella profondità delle cose, fa superare ogni barriera ed ogniostacolo, fa sentire molto, ma molto al di là di quanto può l’udito il piùperfetto. È così che si sentono e si comprendono i racconti sulla gloria diDio, che il firmamento ci narra, come recita il salmista: «I cieli narrano lagloria di Dio.» E poi, di quanti «silenzi che parlano» è fatta la vita di unuomo...

È questo sentire, che nella sfera animale è l’istinto, e nell’uomo diventaintuizione, che ci porta ad avvertire la presenza di tracce ben precise, checonducono alla scoperta di tanti valori, disseminati ovunque nella storia.Queste orme le lascia dietro di sé, automaticamente, ogni spirito elevatoche, nella sua esperienza terrena, ha intuito. Gli spiriti delle generazioni

successive, dotati di questo udito speciale - che abbiamo detto esserel’intuizione - sanno mettersi in ascolto del passato, e sono capaci diindividuare i segnali della storia, quelli buoni, che sono diventati delle verepietre miliari, lungo il faticoso cammino dell’umanità: partendo dall’ultimapietra, essi ne aggiungono altre, che saranno i paletti dai quali partiranno, inseguito, gli altri atleti della fatica dell’uomo, che insegue senza sosta ilprogresso.

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a vita dell’organismo umano - ci limitiamo ad un discorso sull’uomo- è la risultante dell’attività di un numero enorme di unità cellulari.Ciascun elemento cellulare è, a sua volta, un vero e proprio

microcosmo, «un universo», nel senso etimologico della parola, di «riportoall’unità» di molteplici fattori. La cellula ha una sua attività propria interna,diretta e guidata intelligentemente da un centro regolatore, il nucleo, checontiene il programma della vita della cellula stessa. Il nutrimento dellacellula viene dal di fuori: l’organismo «in toto» provvede all’alimentazione

di ogni singola cellula, e questa è, a sua volta, il mattone di cui è formato, edi cui vive tutto quanto l’organismo. L’unità cellulare regola la sua vitasecondo lo schema elementare dell’assorbimento di energia dall’esterno, cuisegue la trasformazione e l’utilizzazione della stessa, ed il ciclo si chiudecon l’eliminazione delle scorie metaboliche verso l’esterno, assieme aiprodotti di sintesi e di elaborazione intracellulari, utili alle altre celluledell’organismo. L’entrata dei fattori giusti, la loro esatta utilizzazione, el’uscita dei prodotti terminali, sono le condizioni essenziali per la vita sanadella cellula. È il principio del corretto rapporto tra le entrate e le uscite, cheè alla base della vita tanto di una microscopica cellula, quanto di un grande

stato civile, dove il meccanismo è espresso nella ben nota formula di«bilancio dello stato»: la salute è un bilancio complessivo che quadra.Questa vastissima attività, sia di ogni singola cellula, sia dell’organismo

in toto, si svolge tutta in un campo elettromagnetico, che costituisce comel’atmosfera che respirano gli elementi cellulari, così come l’aria checirconda noi, e che noi respiriamo per vivere. Ogni unità cellulare ha un suoproprio campo elettromagnetico, che è la risultante di una miriade di singolecariche elettriche, di cui sono dotati tutti i fattori intracellulari, a partire daisingoli atomi, fino ai complessi sistemi funzionali intracellulari. La salute èil buon funzionamento delle cellule, in una sana atmosferaelettromagnetica. Questi due fattori sono strettamente interdipendenti ed

interrelati: la cellula funziona bene se l’aria intorno - cioè il campobioelettrico - è sana; il campo atmosferico elettrico in cui respira la cellula èsano, soltanto se l’elemento cellulare ha un’attività equilibrata. Questo vale,per estensione, anche per l’organismo intero, e per il campoelettromagnetico in cui è immerso, ed al quale è collegato, in un rapportoinscindibile (cfr. pagg. XXX-XXX).

Lo stesso cervello non è altro che un apparato bioelettrico, dove risulta -ancora più evidentemente che negli altri organi - che un qualsiasi

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perturbamento a livello del campo bioelettrico corrisponde ad una malattia,così come una malattia altera prontamente il tessuto bioelettrico,specialmente in quelle zone che presiedono alle attività psichiche e nervose.

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La salute è equilibrio omeostatico intra ed extracellulare, che è ilprodotto terminale di un incessante rapporto dinamico, e vivacissimo, tracariche elettriche positive, e cariche elettriche negative, sospese in questiliquidi biologici. I prodotti delle sintesi biologiche intracellulari, diconversione e di riconversione dei metaboliti, all’interno degli elementicellulari, vengono continuamente riversati nel grande oceano del LEC: diqui, i prodotti di sintesi, o di riconversione, passano alle altre cellule, mentre

le scorie metaboliche, e i prodotti terminali di rifiuto, vengono eliminati, eriversati all’esterno del corpo, attraverso la cute, le urine, le feci, gli attiespiratori. Secondo la logica dell’ecosistema biologico di ogni organismovivente, tutto ciò che è dannoso viene eliminato, tutto ciò che è utile vieneconservato e riciclato.

Siccome l’equilibrio omeostatico è «conditio sine qua non» delfenomeno della vita biologica, la natura, che è essenzialmente programma divita, ha inventato diversi sistemi di sicurezza, e dispositivi, finalizzati almantenimento dell’omeostasi, e al suo ristabilimento, quando fosse alterata.È un equilibrio dinamico, le cui principali valvole di sicurezza - semprepronte ad aprirsi, o a chiudersi, secondo le necessità - sono costituite da

diversi sistemi tampone dei liquidi circolanti, e - in primis - del tessutoematico. Ma anche questo validissimo dispositivo di sicurezza può andare intilt, se i fattori in eccesso esauriscono le possibilità di tamponamento, chesono a disposizione: e si può arrivare allora, inesorabilmente, sino al coma,e all’exitus finale.

Non si può, quindi, fare affidamento all’infinito sulle risorsedell’organismo, capaci di ripristinare l’ordine. È saggezza trovare un

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metodo efficace, che sia in grado di evitare l’accumulo di sostanze tossichenell’organismo, che stimolano in maniera eccessiva, e quindi nontamponabile, i sistemi di riequilibrio dei liquidi corporei.

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Aggiungiamo poi che, anche quando l’alimentazione fosse corretta, non

sempre si può evitare lo stato di malattia, per svariatissime cause, chesarebbe qui troppo lungo anche solo elencare. Basti ricordare le malattie acarattere eredofamiliare, altre di tipo traumatico, quelle psicogene, gli statipatologici dovuti a stress eccessivo, ecc. ... Le disfunzioni di organi interni,le malattie professionali, l’usura dei dispositivi fisiologici ed anatomicidovuti all’età, l’esposizione continuativa ad agenti esterni irritanti edebilitanti: chi più ne ha, più ne metta. In altre parole, la salute, come entitàperfetta, non esiste: l’uomo convive con le zone d’ombra, costituite da statipatologici più o meno gravi, latenti o conclamati. I «loci minorisresistentiae» si trovano in tutti gli organismi umani viventi, coabitano con leparti sane, e accompagnano l’uomo fino alla morte.

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e la malattia è inquinamento del liquido extracellulare, la salute èil disinquinamento dello stesso. Il problema è definire i mezzi adattia depurare, in ultima analisi, il sangue, essendo, questo, il grande

fiume nel quale, bene o male, vanno a riversarsi tutti i liquidi, per percorrerevelocemente l’intero organismo. Così, la malattia diventa «tossiemia», lasalute il «superamento di uno stato tossiemico». E i sistemi didepurazione? 

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«Natura ipsa sanatrix», diceva Ippocrate di Cos, il padre dellamedicina occidentale. È sempre e solo la natura che produce la salute,perché è fornita di tutti gli strumenti necessari per riportare l’ordine, in unorganismo alterato da processi patologici. I rimedi farmacologici di naturachimica devono essere usati sempre con estrema cautela, in quanto i fattori

chimici introdotti nell’organismo potrebbero peggiorare certe situazioni,interferendo con il lavoro della natura, e inducendo risposte non gradite,dovute a rigetto, per intolleranza, di elementi considerati fondamentalmenteestranei. Le terapie naturali sono sempre accettate dall’organismo, se,naturalmente, vengono effettuate sotto controllo specialistico, o, almeno,consigliate da veri esperti della materia.

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«Natura natura curatur» e «similia cum similibus» potrebberospiegare la sorprendente efficacia dei metodi naturali nella cura dellemalattie.

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rimedi naturali ai quali ho fatto cenno - in maniera, certo, abbastanzafugace - agiscono tutti, bene o male, a valle, a livello cioè del grandemare, nel quale si riversano tutti i liquidi corporei. Abbiamo anche

osservato che un campo elettrico circonda il nostro organismo, comerisultato della somma di un numero enorme di tanti piccoli campi elettrici,prodotti dall’attività di ogni singola cellula: ogni unità operativa di unorganismo vivente, siano esse le unità cellulari, o i singoli organi, o gliapparati, è sempre base organica di campi elettromagnetici. E il campoelettrico totale è «l’atmosfera vitale» nella quale, e in interdipendenzacon la quale, l’organismo può definirsi vivente: per cui uno stato dimalattia su base organica si accompagna, naturalmente, ad un concomitante«inquinamento atmosferico», in una alterazione, cioè, del campoelettromagnetico totale.

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campo della diagnostica non invasiva, il metodo della radiestesia, mirantead individuare fondamentali stati d’animo patologici, mediante i movimentidi un pendolino, sensibile al campo elettrico della mano sinistra delpaziente, nella quale costui stringe una boccettina, contenente infusionisolari di fiori, ottenute secondo una tecnica elaborata dal dott. Edward Bach.Sulla base dei risultati diagnostici, ottenuti con tale metodo, si programmauna opportuna terapia, detta appunto floriterapia, usando degli elisirfloreali. È, questo, un esempio di associazione di una metodica diagnostica -

che possiamo definire naturale, in quanto sfrutta il fenomeno del campoelettrico della mano - con rimedi naturali, quali sono le citate infusioni.

È altrettanto stimolante il cammino diagnostico che percorrel’iridologo, quando, attraverso l’esame obiettivo strumentale dell’iride deidue occhi, afferma di riuscire ad individuare la localizzazione d’organo, o diapparato, di una eventuale patologia in atto, o anche soltanto virtuale, sullabase di una ipotizzata familiarità nella predisposizione a determinate

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malattie. Il segno clinico di una patologia è costituito dall’ipotonia dideterminate fibre radiali dell’iride, la quale costituisce, per l’iridologo, unamappa precisa di tutto l’organismo, organo per organo.

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biettivo primario del presente lavoro resta quello di proporre unaserie di percorsi - apparentemente alternativi, rispetto alla medicinaufficiale - per superare, con metodi cosiddetti naturali, eventuali

stati patologici. Eppure, non mi riesce di non fare, qua e là, delle breviriflessioni, che, apparentemente, potrebbero sembrare delle fuoriuscitegratuite dal campo che mi sono proposto di arare. Al di là delle apparenze,tutto ha un senso, ogni divagazione è intenzionale, e mai veramentespropositata. Le terapie, che saranno proposte nei capitoli successivi aquesto, si muoveranno sempre nella direzione dell’intervento operativo sullabase organica della malattia e della salute, e sul concomitante campobioelettrico, che abbiamo definito come «l’atmosfera nella quale vitalmenterespira l’organismo nella sua globalità e nelle singole sue parti»: è questa la«biosfera». Tuttavia, non possiamo tralasciare di fare un cenno ancheall’altra sfera vitale, la psicosfera, data l’importanza primaria che rivestonole cause psicogene, nel determinismo di svariate malattie, come è statoabbondantemente documentato e dimostrato dalla psicosomatica. «Corpussanum de mente sana»: questo mio conio, che richiama l’altro ben notomotto «mens sana in corpore sano» - di cui sembra essere la forma

speculare e complementare - può ben esprimere, a mio parere, la strettainterdipendenza tra i due campi di forza, quello organico, con la suaatmosfera elettromagnetica, e quello psicologico.

Quando, poi, provassimo ad andare oltre la barriera costituita dal murodell’inconscio, potremmo anche ipotizzare una ulteriore sfera, affermatacome esistente e attivamente operante da tutte le religioni, e da tanta partedel pensiero filosofico, sia occidentale, che orientale: la sfera spirituale,definibile anche, secondo me, «pneumosfera». Nella espressione giovannea«Et Verbum caro factum est» par di vedere lo spirito mentre «informa» lamateria, e la plasma, nella fase dell’embriogenesi, e in quella fetale, quasi avoler orientare verso direzioni precise il futuro individuo, «segnandone» il

corpo, quindi il destino di salute e di malattia. La pneumosfera agirebbesulla base organica attraverso la psicosfera, per cui la psicosomaticasarebbe, in ultima analisi, una pneumosomatica. 

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A conclusione di questa breve digressione, preciso che lo scopo dellepagine che seguiranno resta quello di informare su una serie di metoditerapeutici naturali, miranti a ristabilire - ove possibile - lo stato di salute inun soggetto ammalato, agendo quasi sempre esclusivamente sulla baseorganica, su quella sfera dell’uomo nella quale, alla fine, in ogni caso, siesprime e si evidenzia clinicamente la malattia, qualunque siano le causeche l’hanno determinata. Lo stato patologico l’abbiamo definito, inultima analisi, come stato tossiemico; la salute sarà il risultato di unaefficace attività disintossicante, tentata, volta per volta, dallafitoterapia, dagli impacchi, dal digiuno, da altri rimedi naturali.

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Il mio augurio è che «il treno della salute» si muovacontemporaneamente sulla rotaia della medicina ufficiale e su quella dellamedicina naturale, perché possa giungere, in questo modo, più rapidamente,e più sicuramente, alla stazione della guarigione. Questo è possibile, se nonc'è prevenzione, da parte del medico, verso la possibilità di terapie naturali,né rifiuto preconcetto - eventualità, questa, anch’essa possibile - da parte dialcuni pazienti fanatici, perché fondamentalmente ignoranti. Solo lacooperazione, la collaborazione e l’apertura interiore verso il nuovo e verso

il diverso, al di là di ogni forma di qualunquismo e di superficialità, possonoprodurre frutti di avanzamento della scienza, in questo, come negli altricampi della ricerca scientifica. Ricordiamo sempre che nessun individuo,neppure il genio, è detentore di tutta la verità, e che la ricerca, esoltanto la ricerca - che è il rincorrere continuo della verità - puòdefinirsi vera cultura.

La teoria del treno sul binario vale anche a proposito del problema dellanecessità, o meno, della terapia chirurgica. Per la verità, il ricorso allachirurgia non è mai stato considerato, dal medico serio e di coscienza, edallo stesso chirurgo, una scelta da farsi con superficialità e con leggerezza.Solo eventuali mercenari della medicina, indegni di essere chiamati medici,

possono utilizzare l’essere umano come cavia, o come pura fonte diguadagno. La terapia chirurgica è sempre intesa o come «extremaratio», o come «unica ratio», oppure, in tanti casi, come la via più breveper giungere al risultato della salute: in ogni caso, è sempre presente una«ratio» nella mente di chi propone, e in quella di chi pratica l’interventochirurgico. L’intenzione, cioè, è buona, quando ha come obiettivo finale laguarigione del malato, seguendo la via che si ritiene la più adatta a debellare

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un determinato male; sempre escludendo, naturalmente, il caso di eventualicommercianti della salute umana. Indico, anche qui, la possibilità di uncammino parallelo, in quanto una terapia disintossicante, perseguitamediante l’assunzione di determinate opportune tisane, o con altri metodinaturali che saranno descritti in questo volume, non può essere chebenvenuta, dal momento che prepara il paziente ad affrontare l’interventochirurgico - che si sia rivelato necessario - nelle condizioni fisiche le piùidonee, avendo così buone probabilità di evitare eventuali complicazioniintra e postoperatorie. E questo anche con buona pace del chirurgo, che avràmeno noie, e più soddisfazioni. La terapia naturale disintossicante potràaccompagnare il paziente anche nel decorso postoperatorio, per aiutarlo adigerire e a superare, quanto prima, l’inevitabile trauma chirurgico subito -vedi anestesia, ansia, intervento chirurgico demolitore, degenza ospedaliera,eventuali paure, ecc.. Senza dimenticare che, d’altra parte, un eventualetrattamento naturale andrà di pari passo con la terapia farmacologica post-operatoria.

È chiaro che, prima di arrivare alla terapia chirurgica, se non si tratta diun caso di chirurgia d’urgenza, sarà lecito e legittimo tentare di evitarel’intervento, mediante la messa a punto di una strategia fitoterapica, o diinterventi con altre metodiche curative naturali, maldestramente dette«alternative»; non credo che a tanto si possa in alcun modo obiettare. Se

l’intervento del chirurgo è l’«extrema ratio», cioè l’ultima possibilità, vuoldire che si sono tentate prima altre soluzioni nel campo della medicinaufficiale: perché non provare a percorrere sentieri di guarigione, propostidalla parallela medicina naturale? Si parla, poi, di «unica ratio», perché nonsi è esplorato altrove, e non sono state tentate altre vie, perché non le siconosce. Questo ragionamento vale anche per la convinzione del medico,che propone la chirurgia come la via più breve per vincere un male: io stoqui ad indicare altre vie, propongo di percorrerle, e di farle percorrere, primadi arrivare alla decisione definitiva di un intervento chirurgico. Non dicoche così si eviterà la terapia chirurgica, ma dico che sia giusto tentare altrevie, quando si sia aperta davanti al paziente la possibilità di muoversi lungo

un percorso alternativo. Restano sempre fuori discussione la validità e lanecessità della chirurgia d’urgenza, in tutta la sua vasta gamma operativa.

~  L’introduzione, in terapia, di qualunque proposta innovativa, deve

ubbidire al principio inderogabile del «primum, non nocere». In altreparole, la cosa fondamentale che bisogna salvaguardare, è che, in ogni caso,non si faccia del male agli altri: si può anche, al limite, non apportare alcun

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giovamento, e deludere le attese, ma ciò che conta è che non si sianoarrecati danni ulteriori, per cui si debba dire che il rimedio è stato peggioredel male. La farmacoterapia, purtroppo, con tutti gli sforzi che compie, sottotanti punti di vista veramente ammirevoli - si pensi ai tanti ricercatorionesti e umani, impegnati nel campo della farmacologia, e ai tantimedici che lavorano nell’anonimato, come veri missionari, nellaquotidiana lotta alle malattie - non può garantire l’assenza totale di effettifarmacologici indesiderati, o di una qual certa carica di tossicità, cheaccompagna sempre il farmaco di sintesi. È triste prendere atto di questaimpotenza a garantire la innocuità totale di una sostanza farmacologica,quando si pensi a quanto lungo e tormentato cammino si sia dovutopercorrere, per giungere all’uso pratico di quella sostanza nella terapiamedica. L’iter farmacologico prevede una selezione severissima: di 2000-3000 sostanze di nuova sintesi, una sola è ammessa a proseguire l’esame.Questa, poi, deve superare la prova - triste quanto mai, ma forseineliminabile allo stato attuale della ricerca farmacologica - dellasperimentazione sull’animale. E quando pure giungesse al traguardo didiventare un farmaco, il risultato finale potrebbe rivelarsi un fallimento,nell’impiego pratico farmacoterapico in clinica medica. «Mons peperitmus»: la montagna allora ha partorito un topolino, dopo tante doglie.Sarebbe, questa, una delusione, ma altresì un fatto positivo, se paragonato -

per fare un solo esempio - al destino catastrofico della talamonide, che,attraverso la sua azione teratogena, ha creato circa 10.000 focomelici.D’altra parte, il farmaco promosso, una volta introdotto nell’organismo,

quando ha svolto il suo compito, o anche se non l’avesse svolto, deve essereinattivato ed eliminato, perché, la sua prolungata presenza nel corpo, lorende più o meno altamente tossico. I processi di disintossicazione, o disvelenamento, relativi al farmaco circolante, sono a carico soprattutto delfegato - il grande laboratorio chimico dell’organismo - e dei reni, l’organoemuntore numero uno. Lo svelenamento comporta un notevole lavorometabolico di tutto quanto l’organismo, per cui, in alcuni casi, al danno siaggiungerebbe la beffa, se, per stare bene mediante la farmacoterapia, si

dovesse arrivare ad una intossicazione da farmaci, se l’opera didisintossicazione risulta insufficiente e inadeguata.

La farmacodinamica delle tisane elude tutti questi inconvenienti,perché le erbe medicinali, se utilizzate opportunamente in terapia, nonpresentano controindicazioni, né minacciano effetti collaterali.  Nonhanno, cioè, tossicità; ma, anzi, mentre da una parte non impegnano ilfegato e i reni - e gli altri depuratori dell’organismo - nell’opera di

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svelenamento, perché non sono tossiche, dall’altra parte sono attivatori deisistemi depuratori stessi, nella loro funzione costante di neutralizzatori e difiltri eliminatori delle tossine endogene, circolanti nell’organismo. Con unafava, allora, si prendono due piccioni. È per questa ovvia convenienza chepropongo di provare a far muovere il treno della salute soltanto mediante ilricorso ai rimedi naturali, nei casi nei quali ciò sia possibile, e nei quali sipossa fare a meno delle terapie farmacologiche. Potrebbe essere,perlomeno, una linea tendenziale, visti i grandi vantaggi che le terapienaturali offrono, e l’assenza «quasi totale» di controindicazioni, se l’usodei metodi naturali è oculato, mirato, controllato, e, soprattutto,approfondito, e reso operativo dall’impegno di ricercatori seri ed onesti.

Ho posto tra virgolette il «quasi totale» relativamente alla tollerabilitàdelle terapie naturali, perché non è da escludere «in assoluto» che si possanoverificare casi di intolleranza individuale accertata nei confronti dellafarmacodinamica di cui sono dotate anche le cosiddette medicine naturali.Nel qual caso è sufficiente desistere, per essere tranquilli, e si tentano altrevie: non c’è niente di assoluto sulla terra, e quindi neppure nellosterminato campo della salute e delle terapie.

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olto spesso sono stati gli animali – tanto quelli domesticiquanto i selvatici - a guidare l’uomo verso la scoperta dirimedi naturali, per il trattamento di svariate malattie. 

Osservando gli animali ammalati, si nota che essi corrono istintivamenteverso alcune erbe particolari, e le mangiano; nel contempo, generalmente,rifiutano il cibo abituale. La constatazione della loro guarigione ha fattotirare la conclusione che quelle erbe - ed il digiuno, in determinati casi -sono stati «sentiti» istintivamente dall’animale, quali strumenti validi especifici per combattere la malattia. E si è così ragionato: «se questo sistemaha giovato all’animale, perché non dovrebbe essere altrettanto efficace perl’uomo?». Col passare del tempo, poi, l’uomo ha dimenticato di doveressere grato all’animale per i suggerimenti dati, ed ha applicatoesclusivamente a se stesso le terapie, imparate forse solo grazie all’animale,che correva «istintivamente» a cercare le medicine per curare le suemalattie.

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out le pouvoir a l’imagination»: dare tutto il potereall’immaginazione significa anche aiutare la scienza a vederemeglio, spingendola a guardare al di là del più potente

microscopio, e di ogni strumento convenzionale di osservazione. È un po’ il«crede, ut intelligas» di Sant’Agostino, che invita a guardare prima con ilcuore, per vedere poi meglio le cose, l’uomo e Dio, anche con l’occhio dellamente. La realtà è, nel suo continuo fluire, qualcosa di inafferrabile da partedello scienziato, che volesse capirla, comprenderla, usando soltanto i mezzidi osservazione che gli mette a disposizione la tecnologia, anche quella piùavanzata. Nel momento in cui si definisce un fenomeno naturale con iltermine di «scientifico», si crede, nello stesso tempo, di averlo anche capito,compreso nella sua oggettività. E si è sereni, perché si è creduto di avereafferrato la realtà nella sua intima essenza, nella sua verità di essere.

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Alla fine, la verità scientifica è una ipotesi di verità, o una entitàmatematica, che presume di essersi avvicinata un po’ di più alla verità del

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In un affresco del Raffaello sono raffigurati, tra gli altri, Aristotele ePlatone, l’uno accanto all’altro. Platone ha lo sguardo rivolto al cielo, nellacontemplazione del suo iperuranio, quasi perduto con lo sguardo a sognareil mondo degli ideali: potremmo veder in lui l’uomo della immaginazione.Aristotele ha l’indice di una mano rivolto verso la terra, come a dire che, sesi guarda solo verso il cielo, si rischia di inciampare o di cadere nel fosso:un monito a saper tenere i piedi ben piantati in terra. «In medio statvirtus»: la soluzione è nel mezzo, tra Aristotele e Platone , tra

sperimentazione e verifica severe, e sogno dell’ulteriorità, del superamento,nell’inseguimento di una verità, che - per il fatto che è sempre, enecessariamente, relativa, perché umana - si trova sempre al di là di séstessa.

Nel presente volume, propongo all’attenzione degli studiosi le intuizionidi tanti sognatori. Alcune sembreranno così strane, che ci si potrà chiederese non si tratti di fantasie, partorite dalla mente di visionari. La domanda

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sarà legittima, solo se si avrà l’onestà di provare a rispondere in proprio,tentando quella sperimentazione che, sola, potrà stabilire i confini tra ciòche è semplice sogno, e ciò che si può invece definire teoria scientifica.L’ascolto è l’atteggiamento giusto, il più equilibrato, invece che unaaccettazione acritica delle novità, o un rifiuto preconcetto. Lo scetticismo ègiustificato come momento prudenziale di approccio a cose che perlomenosono strane, ma non è lodevole se non è possibilistico. Né si può pretendereche non si resti almeno sorpresi davanti ad affermazioni del tipo di questa,rivolta ai lettori da Rudolf Breuss più o meno in questi termini: «D’ora inpoi, non abbiate più paura del cancro, né della leucemia, né di altre malattieritenute incurabili, perché io vi indico come potete sconfiggere questimali!».

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Quello che è molto utile tenere in casa, alla portata di mano, prontoall’uso:

!  Un cavolo verza o un cavolo cappuccio, conservati nel frigo,chiusi in una busta di plastica.

!  L’amaro svedese (pag. XX), nella quantità di alcuni litri,

conservato in bottiglie di vetro scuro in un luogo riparato.!  Olio di iperico (pag. XX), oppure olio di maggiorana (pag. XX),

oppure olio di ruta (pag. XX), nella quantità di almeno mezzolitro o un litro.

!  La pomata di calendula (pag. XX), conservata nel frigo in vasettidi vetro ben chiusi: almeno mezzo kg.

!  L’argilla fine ventilata (pag. XX), per uso impacchi e maschere:un kg.

!  L’ovatta, quella a banda larga, nella quantità di almeno trepacchi da 400-500 gr. ciascuno.

!  Bende, foulards, scolle, fasce, qualche sciarpa che non usate più:insomma, tutto quello che può essere utile per fissare gliimpacchi.

!  Il miele (pag. XX), lo zucchero integrale (pag. XX).!  Erbe medicinali per tisane quotidiane, conservate in vasetti di

vetro, bel tappati; consiglio, tra le altre, i fiori di camomilla (50gr.), le foglie di ortica (50 gr.), l’equiseto (50 gr.), la salvia (50gr.), la liquirizia per tisane (100 gr.); quest’ultima può essereaggiunta alle tisane per addolcirle.

!  I dadi di lievito di birra (pag. XX), da conservare in frigo.!  Il peperoncino (pag. XX), crudo, in polvere, nella variante dolce

o medio-forte.

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!  Occhi: Acqua fredda sugli occhi aperti (pag. XXX)Palmo delle mani sugli occhi chiusi (pag.XXX)

!  Bocca: Uso dello spazzolino, del dentrifricio,dell’idropulsore (pagg. XXX-XXX)Applicazioni di ovatta e amaro svedese sullegengive e sulla lingua (pag. XXX), quandosia necessario.

!  Viso: Una unzione di breve durata con olio medicinale (pagg. XXX-XXX), o con sempliceolio di oliva; rimuovete con sapone neutro, ocon un sapone di farmacia o di erboristeria.

!  Tisane: Una delle tisane della scheda n° 1 (pag.XXX) da un quarto a mezzo litro al dì.Variate tisana ogni due settimane.

!  Dolcificanti: Miele (pag. XX)

Zucchero di canna (pag. XX)Altro (vedi a pag. XX)!  Integratori alimentari: Lievito di birra (pag. XX), uno o due dadi.

Peperoncino crudo in polvere (pag. XX).!  Uso dell’asciugacapelli: Riguardate la scheda n° X, a pag. XXX

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!  L’amaro svedese pag. XX!  Il cavolo verza. Il cavolo cappuccio pag. XX!  La pomata di calendula pag. XX!  L’argilla pag. XX!  Il fieno greco pag. XX!  Il miele pag. XX!  La piantaggine pag. XX!  L’equiseto al vapore pag. XX!  L’olio. Gli oli medicinali. pag. XX

Attenzione: solo se usate con generosità, cioè abbondantemente e concostanza, i «protagonisti» di cui sopra, avrete risultati sicuri e validi!Vedi pure la scheda n° 4.

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!  Terapia d’urto:•  L’amaro svedese (pag. XX): aggiungete altro liquido, ogni volta

che l’ovatta risulti asciutta, o quasi asciutta; ungetepreventivamente con olio la parte da trattare.

•  Le foglie di cavolo verza o di cavolo cappuccio (pag. XX): unimpacco tutte le sere, da rimuovere la mattina; quando siapossibile, un impacco anche la mattina, da rimuovere la sera.

•  Fieno greco e/o miele (pag. XX, e pag. XX): rinnovate l’impaccoogni 2-3 ore.

•  La pomata di calendula (pag. XX): ogni 2-3 ore, aggiungete altrapomata, oppure sostituite del tutto lo strato di ovatta giàutilizzato, e aggiungete altra pomata di calendula, integra osciolta sul fuoco. L’applicazione della sera rimuovetela lamattina seguente.

•  L’argilla: seguite le indicazioni date alle pagg. XX-XX.•  L’olio semplice e gli oli medicinali (pagg. XX-XX): queste sono

di per sé applicazioni di lunga durata; aggiungete altro olioquando sia necessario.!  Terapia di mantenimento: è sufficiente una sola applicazione al

giorno, durante il dì, o la sera per la mattina.

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!  Rimuovete dalle foglie, quelle esterne soprattutto, lo sporco dellaterra o dei fitofarmaci,  lavando le foglie con spugna e acqua tiepida,o in altro modo.

!  Togliete via dalle foglie il nervo grosso centrale.!  a) Schiacciate bene, e con scrupolosità, le foglie, fino ad appianarle,

con una bottiglia di vetro, liscia, utilizzando il margine del fondodella bottiglia per schiacciare le venature più rilevate. Usate labottiglia a mo' di rullo. Per questa operazione occorre una notevoledose di pazienza.b) Tuttavia, un ottimo e più facile sistema di schiacciamento e diappianamento delle foglie consiste nell'utilizzo dei rulli della«macchina per la pasta», posizionando il dispositivo lateralenumerato sul numero più alto. Si può utilizzare tanto la «macchinaper la pasta» elettrica, quanto quella con la manovella, ad uso

manuale. Questo sistema elimina la fatica dello schiacciamento dellefoglie con la bottiglia.!  L'impacco da applicare sia predisposto nel modo seguente: una

busta di plastica molto sottile e morbida, cui togliete via i manici; datre a quattro salviettine di carta bianca; lo strato di foglie di cavoloopportunamente schiacciate e strizzate, dello spessore di almeno uncentimetro (più ne mettete meglio è). Questo strato di foglie siacostituito prevalentemente da foglie verdi, sulle quali poi stendetequalche foglia di cavolo più tenera, di colore chiaro. Le foglieschiacciate, prima di essere applicate, vanno strizzate, per eliminareil liquido prodottosi a causa dello schiacciamento.

!  Applicate l'impacco sulla parte del corpo da trattare, in modo taleche il cavolo schiacciato sia a diretto contatto con il corpo. Fissatel'applicazione con fasce opportune (sciarpe, foulards, bende,corpetti, fasce elastiche, ecc.), utilizzando bene la vostra intelligenzae la vostra esperienza per questa operazione di fissaggio.

!  Quanto alla durata di ogni singola applicazione, generalmentel'impacco va messo la sera e rimosso la mattina. Oppure, quando se

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ne presenti l'opportunità, l'impacco della sera va rimosso solamentequando diventa particolarmente acido e maleodorante. Il ciclo delleapplicazioni termina quando il male che state trattando è statorimosso completamente; il che viene evidenziato anche dallaconstatazione del fatto che, dopo un certo numero di applicazioni -un numero molto variabile da caso a caso - gli impacchi della serarisultano «inalterati» la mattina seguente. 

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Chiedete in erboristeria 100 gr. di «erbe svedesi», che corrispondonoalla seguente miscela:aloe o assenzio 20 gr., oppure 10 gr. aloe + 10 gr.

assenziomirra 10 gr.zafferano 200 mg.foglie di senna 10 gr.-*##* 2d ()1carlina 10 gr.angelica radici 10 gr.canfora 10 gr.zenzero radici (curcurma) 10 gr.teriaca veneziana 10 gr.

Presso i supermercati, comprate un litro e mezzo di un distillato tipo

brandy, grappa, whisky, cognac, ecc., la cui gradazione alcolica sia di38-40 gradi. Cercate di comprare il distillato che costa meno.

In una bottiglia di due litri o più, mettete assieme la miscela di erbe ed illitro e mezzo di distillato. Tenete la bottiglia al sole, oppure vicino aduna fonte di calore, da 10 a 14 giorni, scuotendola una o più volte al dì.Quindi, filtrate con un passino, nel quale mettete dell'ovatta, o unpanno di tela, o di lino, o delle salviette di carta, per ottenere un filtratopiù puro. Conservate in bottiglie di vetro scuro, e tenete in un luogofresco, o almeno riparato.Volendo utilizzare l'amaro svedese per applicazioni locali, è opportuno

tenere presenti questi consigli: usate, possibilmente, ovatta a bandalarga; usate un impacco costituito da almeno tre strati di ovatta, di cuibagnate, con l'amaro svedese, lo strato superficiale; potete utilizzarequesta ovatta per più di un'applicazione, prima di sostituirla con altraovatta. Fate attenzione che l'amaro svedese non coli fuori dall'ovatta,perché può sporcare la biancheria.

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Attenzione: usate sempre abbondante ovatta e altrettanto abbondanteamaro svedese, se volete avere risultati validi e soddisfacenti. 

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Se non avete una dieta specifica del vostro medico curante e volete fareuna dieta generale disintossicante ad azione epatoprotettiva, almeno peril tempo che avete deciso di dedicare a questa dieta, orientatevi secondoi seguenti schematici consigli, desunti da Vogel, Treben, Stühmer,

Willfort (vedi bibliografia).!  È opportuno evitare: grassi – fritture – insaccati – carne di

maiale – carne in scatola – sottaceti – aceto – pepe – cioccolato –cacao – dolciumi – zucchero bianco – bevande gassate – birra –alcool – fumo.

!  È permesso e consigliabile consumare: tutti i primi piatti,cucinati con la massima semplicità – i legumi (piselli – fagiolini –lenticchie – ecc.) – alcuni derivati del latte (ricotta fresca – latteacido – jogurth – latticini freschi – ecc.) – le uova fresche e quellefatte bollire solo 2-3 minuti – pesce fresco. N.B. Naturalmente,

tutto ciò solo se non si evidenzia una intolleranza individualeverso gli alimenti consigliati.•  Carne: soltanto poca e poche volte.•  Uova: reumatici ed artritici le devono evitare del tutto.•  Sale: usarne sempre molto poco o niente.•  Pane: possibilmente solo quello integrale.•  Olio: l’ideale sarebbe l’olio pressato a freddo, di prima

pressa, da consumare crudo ed in piccole dosi. Oltre all’oliodi oliva, si consiglia l’olio di girasole, l’olio di sesamo, l’olio dilino alimentare.

•  Dolcificanti: il miele (pag. XX-XX) – lo zucchero integrale

(pagg. XX-XX).•  Semi di sesamo: sono vivamente consigliati – si possono

consumare crudi, su una fetta di pane integrale, spalmata conun sottile strato di burro fresco, ogni giorno.

•  Succhi centrifugati: potete berne un quarto al giorno, lontanodai pasti – si ricavano da frutta fresca e/o ortaggi – daraccomandare i succhi centrifugati «Breuss» (pagg. XXX-XXX).

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•  Aromi: usarli quotidianamente (prezzemolo – basilico – aglio – maggiorana – salvia – rosmarino – ecc.).

•  Peperoncino crudo in polvere (pag. XX): a piacere.•  Possibilmente, consumare cibi coltivati secondo i criteri

dell’«agricoltura biologica».•  Mangiare poco o niente la sera.•  Masticare bene.

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!  Tutte le situazioni di stress si scaricano, direttamente oindirettamente, sulla regione cranica, determinando spesso veri epropri mal di testa, o strane sensazioni di pesantezza, di quasiconfusione, di fastidio, ecc. Consiglio, perciò, di fare delleapplicazioni locali di ovatta, bagnata con l’amaro svedese,direttamente sulla regione fronto-temporale. Nel contempo, perché sipossano avere risultati antistress e di rianimazione più sicuri e piùprofondi, è utile che questi impacchi interessino anche gli occhi e iloro contorni.

!  Concretamente, si proceda nel modo seguente:•  formate tre strati di ovatta così larghi, da essere in grado di

coprire, contemporaneamente, tempie, fronte, e occhi; bagnate,con l’amaro svedese (pag. XX), lo strato superficiale dell’ovatta,applicate l’ovatta sulla zona da trattare, tenendo gli occhi benchiusi; fissate l’impacco con una benda, o un foulard, o unfazzoletto; distendetevi sul letto, o su un divano, o restate seduti

su una comoda poltrona, operando «dal di dentro» unrilassamento di tutta la persona, eventualmente ascoltandomusica a voi gradita.

•  È opportuno ungere la fronte, le palpebre e il contorno degliocchi, con un olio medicinale (pagg. XXX-XXX), o con unsemplice olio di oliva, prima e dopo l’applicazione; concludetelavandovi con acqua tiepida e sapone neutro, dopo 5-10 minutidalla unzione seconda, buttando, poi, acqua fredda sugli occhiaperti (pag. XXX). Le palpebre, specie quelle superiori, vannounte appena, perché una unzione eccessiva potrebbe far scenderedell’olio negli occhi, con conseguente fastidioso e inopportuno

bruciore; d’altra parte, l’unzione con olio è opportuna, ma nonstrettamente necessaria.

•  Se non potete stare fermi per tutto il tempo dell’applicazione –che può essere di un’ora, di mezz’ora, o da tenere fino a quandol’ovatta non risulterà asciutta – fate l’impacco solamente nelletempie e sulla fronte, tralasciando di interessare gli occhi. In

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questo modo, non avendo coperto gli occhi, l’applicazionefronto-temporale non vi impedirà di sbrigare le faccende di casa.

•  Questo tipo di impacchi può essere fatto non soltanto nei casi diparticolare emergenza – come negli svenimenti, nei sensi dimancamento o di collasso, quando vi sentite «stonati», ecc. – maanche come terapia quotidiana di rilassamento, per combatterelo stress, l’attività frenetica, le corse di tutti i giorni. Essi sonoutili a tutti quelli che sono costretti a sottoporsi a particolarifatiche ed affanni della mente, come può capitare agli studenti,quando hanno da preparare gli esami: è un toccasana per lepersone che sono in queste particolari situazioni di tensioneinteriore, che fa loro dire di sentire la testa quasi «scoppiare».Quando si è in terapia per combattere l’esaurimento nervoso,queste applicazioni integrano perfettamente qualunque altrotrattamento che sia in corso di esecuzione.

•  Una applicazione la sera può ben costituire una lodevoleabitudine quotidiana, per scaricare la tensione che è andata adaccumularsi in noi nel corso della giornata. Una eventualeterapia d’urto, di tipo intensivo, prevederà qualche altroimpacco, da farsi durante il dì, sempre attenendosi alleindicazioni date sopra. Per quanto attiene alla durata delle

applicazioni, i suggerimenti di cui sopra sono solamenteorientativi; nella pratica, decidete da voi stessi, liberamente, perquanto tempo tenere l’impacco sulla fronte e/o sugli occhi, sullabase di valutazioni da fare volta per volta, a seconda dellesituazioni particolari nelle quali e per le quali vi trovate adoperare concretamente, utilizzando intelligenza e buon senso.

!  Una utilissima tecnica di rilassamento  è quella descritta nelparagrafo relativo all’esaurimento nervoso, alle pagg. XXX-XXX.

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Asciugarci bene, dopo che ci siamo lavati, non è una cosa che facciamosempre; spesso andiamo di fretta, o siamo distratti e superficiali. È un po'come quando mangiamo, senza badare a masticare bene il cibo, prima diingoiarlo. Se le parti del corpo lavate non vengono asciugate con attenzione,restano umide, e possono costituire un terreno favorevole allo sviluppo diparassiti del tipo dei miceti, dando luogo all'instaurarsi di malattie dellapelle, e della mucose che si aprono verso l'esterno del corpo. Questo puòsuccedere facilmente nei periodi invernali, e a carico di bambini, di anziani,di ammalati costretti a letto per lunghi periodi di tempo.Si può evitare di andare incontro a spiacevoli sorprese, se si prende labuona abitudine di asciugare non solo con l'asciugamano, ma anche conl'asciugacapelli - ecco il punto! - le parti del corpo lavate. Le zone più arischio sono le ascelle, le parti intime sia femminili che maschili, la regioneperianale, la pelle che si trova tra due dita contigue del piede, la regionetoracica dell'uomo adulto, la nuca - quando laviamo il collo - e,naturalmente, il cuoio capelluto. Ma è opportuno passare l'asciugacapelli

anche sulle regioni corporee, considerate non a rischio, per ottenere lacertezza di avere eliminato ogni forma di umidità da acqua esterna;l'organismo provvederà da sé a formare quel film idro-lipidico fisiologico,tanto utile per le difese cutanee contro le aggressioni da parte deimicrorganismi patogeni.

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Le onde, di cui è piena la nostra atmosfera, ma anche tutti gli spazicosmici, sono sempre esistite, ma non sono mai state utilizzate. Mai l’uomoha saputo affidare alle onde del cielo i propri messaggi: l’ha fatto il poeta,ma in tutt’altro senso. Lo fa l’uomo d’oggi, perché lo scienziato è riuscito a«vedere» queste onde, le ha captate, le usa.

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nostro essere, e che è la causa ultima della stessa vita del corpo. «Mensagitat molem», diceva Virgilio; ma noi vediamo soltanto l’agitazione, la«nostra» agitazione, e non vediamo la «mens», la ragione profonda,l’energia prima che ci fa agitare, e vivere. Questo, dentro di noi. Se poiguardiamo verso l’alto, scopriamo di essere altrettanto ciechi; tant’è veroche, in pieno giorno, non riusciamo a veder le stelle, che pure stanno lì,sopra di noi, durante il dì, come lo sono nel corso della notte…

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li animali hanno una vista migliore della nostra. Essi «vedono» lepiante medicinali, che sono utili per curare le loro malattie. Ma essinascono già con l’istinto, che è l’occhio che fa loro vedere i rimedi

naturali che sono tutt’intorno, distribuiti generosamente nell’ambientecircostante. L’occhio dell’uomo è l’intelligenza, il ragionamento, la ricerca,la riflessione: la visione delle cose, la comprensione, sono il frutto, sempre,della fatica della mente. Se l’uomo vuol vedere, vede: l’animale è capace divedere - anche se non decide di vedere - proprio perché è guidato dalla leggeistintiva della sopravvivenza. La farmacia di Dio è tutt’intorno a noi, èdovunque, non ha porte chiuse che si debbano aprire, è tutta quanta allaportata delle nostre mani. Essa attende che si aprano i nostri occhi, perchépossiamo riconoscerla per quello che è. Generosa, sempre disposta e prontaa farsi cogliere, solo che noi sappiamo allungare la mano, per strappare allaterra l’erba giusta, nel momento giusto, per poi essiccarla e conservarla nellamaniera più opportuna, seguendo determinati procedimenti, per evitare didistruggere i principi attivi che sono presenti nelle piante medicinali, se lesottoponiamo a trattamenti non idonei.

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Le erbe medicinali vanno conservate in contenitori di vetro scuro,ben chiusi. Il loro uso tenga presenti i consigli che vengono dati nelpresente volume. Non tutte le erbe si utilizzano allo stesso modo: si trattasempre di tisane, ma ogni tisana viene preparata secondo modalità precise edifferenziate. Ogni pianta medicinale rilascia i principi attivi curativisoltanto se viene trattata nel modo più opportuno: è il caso di dire che leerbe medicinali bisogna saperle prendere per il verso giusto.

Un testo fondamentale, un classico della fitoterapia è il libro delbiologo austriaco Richard Willfort, dal titolo «Gesundheit durchHeilkräuter», Rudolf Trauner Verlag, Linz. Non sono informato se siastato tradotto in italiano. Giudicato un vero compendio di medicina naturaleda un portavoce del Ministero della Pubblica Istruzione austriaco, tale danon dover mancare in nessuna biblioteca, è un testo scientifico, severamentescientifico, ma anche particolarmente accessibile al grande pubblico dei nonaddetti ai lavori. Gli opuscoli di Maria Treben «Gesundheit aus derApotheke Gottes», «Maria Treben’s Heilerfolge» e «Heilkräuter ausdem Garten Gottes», sono altrettanto illuminanti, semplici, facili, molto

utili. Ho appreso che esiste di essi una edizione italiana e che sono reperibilipresso alcune erboristerie. Interessanti sono ugualmente le due operedell’Abbate Sebastian Kneipp «So sollt ihr leben» e «Meine Wasserkur»,editore Ehren Wirth, di cui non conosco eventuali edizioni italiane.

I testi da me maggiormente seguiti sono quelli di Willfort, Treben,Breuss, Hoffmann, che citerò puntualmente, ogni volta che i consigli chedarò nel presente volume siano stati desunti da qualcuno dei nominatiricercatori e studiosi d’oltralpe. Per quanto attiene più specificatamentel’argomento presente, i riferimenti e le fonti principali saranno in particolareWillfort e Treben.

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!  Tisana n°1: far bollire assieme, per un minuto, un quarto d’acqua edun cucchiaino abbondante dell’erba medicinale. Spegnere, filtraredopo 10 minuti. Un esempio di erba da trattare in questo modo è lacorteccia di frangula.

!  Tisana n° 2: mettere due cucchiaini abbondanti dell’erbamedicinale in un quarto d’acqua fredda la sera, filtrare la mattina

presto, appena alzati. Se l’erba medicinale la si mette in acqua lamattina, si filtra nel primo pomeriggio. Esempi di erbe che sitrattano in questo modo sono il vischio e la malva.

!  Tisana n° 3: far bollire un quarto d’acqua, spegnere, aggiungere uncucchiaino abbondante dell’erba medicinale, filtrare dopo 5 minuti.La maggior parte delle erbe medicinali più comuni si prepara inquesta maniera. Ad es.: le ortiche, la camomilla.

!  Tisana n° 4: far bollire assieme un quarto d’acqua ed un cucchiainoabbondante dell’erba medicinale, per un minuto; spegnere, filtraredopo un minuto. L’equiseto è, tipicamente, l’erba medicinale datrattare in questo modo.

Le tisane sono amare, quasi tutte. «In amaritudine salus», dicevano gliantichi. A molti il sapore strano delle erbe medicinali piace così come è. Adaltri non piace, per tanti motivi; e non sempre, certo, per semplice rifiutomentale. C’è poi il problema dei giovanissimi, e dei piccoli. Insomma, ci sichiede come fare per rendere piacevoli le tisane a quei soggetti ai quali essenon risultano gradite, se assunte così come sono. Intanto, le si puòaddolcire con il miele, se non è presente il diabete. Anzi, secondo Willfort(op. cit., pag. 580), anche i diabetici possono usare il miele per addolcire le

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tisane, a condizione che il diabete non superi il valore di 200 mgr %, il chesi può controllare con analisi di laboratorio periodiche; addirittura, poi, sisono spesso notati dei netti miglioramenti della malattia, mediantel’assunzione di miele sciolto nelle tisane. Anche Hoffmann  («So besiegteich den Krebs, pag. 261) sostiene che il miele stimola l’attività insulinicadelle isole pancreatiche del Langerhans; consiglia, tuttavia, di non superarela quantità giornaliera di due cucchiaini di miele, e di tenere sotto controllomedico l’andamento della malattia diabetica.

Va precisato pure che, in ogni caso, il miele va sciolto solo nelle tisanetiepide o fredde, e non in quelle bollenti: la temperatura che superi i 45gradi centigradi distrugge i principi farmacologicamente attivi delmiele, che diventa allora un semplice dolcificante. Questo particolare èben sottolineato da Willfort, alla pag. 565 della sua opera citata. Si puòrendere gradevoli le tisane amare aggiungendo ad esse un quarto di tisanedolci, come la liquirizia, i semi di finocchio o di anice, la menta, preparatecome indicato nella tisana n° 3, con un cucchiaino per quarto; o con duecucchiaini per quarto, se si vuole addolcire ancora di più - come talvolta sipuò rendere necessario, se i pazienti sono i bambini, o adulti e anzianiparticolarmente difficili. Quanto all’uso corretto dello zucchero e delmiele, leggete le informazioni riportate alle pagg. XX-XX. Infine, sequalcuno gradisce l’aggiunta di qualche fettina di limone alla propria tisana,

questo particolare non costituisce alcun problema: va bene anche la fettinadi limone, purché si raggiunga l’obiettivo dell’assunzione della tisana;d’altra parte, il limone, così utilizzato, non dovrebbe presentare alcunacontroindicazione.

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Il presente lavoro vuole offrirsi come uno degli strumenti utili adaffrontare gli stati di necessità, nel campo della salute. È necessario

imparare come curarsi quotidianamente per fare opera preventiva, cosa farequando il processo morboso è in atto, e come comportarsi nel periodo dellaconvalescenza. Ma, se io, leggendo un libro di bricolage, dove mi si insegna«il fai da te», imparo a fare delle cose utili per la casa, devo nello stessotempo tenere a disposizione tutti gli strumenti che mi permetteranno di poterrendere operativi i consigli, appresi attraverso la lettura. Gli strumenti, chesono necessari per mettere in pratica i consigli del presente volume sulleterapie naturali, sono erbe, pomate, liquidi medicinali, oli e altro, che ènecessario tenere in casa, ancor prima che si sia determinato lo stato dimalattia, e che costituiscono una piccola farmacia naturale alla portata dimano, pronta per farvi affrontare anche eventuali situazioni di emergenza.

Nella scheda n° 1, a pag. XX, il lettore troverà - schematicamenteelencate - le cose che, preparate, costituiranno la piccola farmacia. 

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": U"4H<>G,"H>(CRATAEGUS OXYACANTHA)

l biancospino è la «pianta del cuore», e, secondo un’antica leggenda,sarebbe germogliato dal bastone da viandante di San Giuseppe. È unottimo regolatore della pressione arteriosa, in quanto normalizza sia

l’alta pressione, che quella bassa; esso è, cioè, un normotensivo. È quantoriporta R. Willfort, sulla base di ricerche ed osservazioni cliniche, condotteda studiosi quali Mattausch, Seel, ed altri. Fatto, questo, che tranquillizzachiunque ne facesse uso, non dovendosi preoccupare di eventualicontraccolpi di tipo ipertensivo, o di tipo ipotensivo.

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stessa digitale. •  Disturbi cardiaci dovuti alla vecchiaia.•  La miocardite.•  L’arteriosclerosi.•  Disturbi cardiaci di origine nervosa (pseudoangina pectoris). •  Vizi valvolari.•  Edema polmonare.•  Coronaropatie.•  Cardiodilatazione.•  Cuore adiposo.

Per questi disturbi, il biancospino può essere preso da solo, comeindicato sopra, oppure in una miscela, assieme alla cardiaca e alla melissa,secondo i seguenti rapporti ponderali: biancospino 50 gr., cardiaca 25 gr.,melissa 25 gr.. Fate bollire mezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungete 2cucchiaini della miscela, filtrate dopo 3 minuti. Bevetene un quarto nellamattinata, e un quarto nel pomeriggio, a sorsi. Se volete addolcire,

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aggiungete un cucchiaino abbondante di miele alla tisana, quando haraggiunto la temperatura ambiente.

Inoltre, tenete presenti le seguenti note:!  Il cardiopatico, anche se può prendere il biancospino con tutta

tranquillità, non deve sentirsi autorizzato a fare a meno del cardiologo. Ilbiancospino può solo aiutare, ma non sostituisce il cardiologo.

!  Il biancospino è disponibile anche sotto forma di compresse,capsule, perle, che si possono prendere tranquillamente, nella quantitàdi due-tre al dì. Per altri eventuali preparati, attenetevi alle indicazionidate nelle confezioni; nel caso di soluzioni idroalcoliche dibiancospino, un dosaggio medio consiste in 40-45 goccce, diluite in unpo’ d’acqua, da prendere tre volte al dì, mattino, pomeriggio e sera tardi.

!  Il settimanale «Tu» dell’11 sett. 2000, a pag. 28, riferisce che ilbiancospino è una di quelle piante medicinali che «sono statesperimentate ottenendo un riconoscimento medico scientifico»: e cheesso «diventa tossico» solo se è assunto mentre è in corso una terapiafarmacologica con «farmaci contro le aritmie (digitalici)».

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:4 <4:7H=F:4(CALENDULA OFFICINALIS)

mparate a conoscere la calendula, che avrete forse visto tante volte, manon ne conoscete il nome, né tantomeno lo straordinario potere curativo.Molte famiglie la coltivano, e la usano quale pianta ornamentale, senza

sapere che hanno a portata di mano un fiore, che può curare persino dellelesioni tumorali, anche maligne. Essa è, difatti, indicata per il trattamentodi tutte le manifestazioni neoplastiche - cioè per la terapia dei tumori -da parte di illustri medici, quali il dott. W. Bohn, il dott. Halenser, ildott. Stäger, il docente universitario dott. H. Seel di Berlino, il dott.Flamm di Bad Wörishofen, il professore universitario F. Eckstein diFreiburg, ed altri. 

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Sulle lesioni tumorali  la calendula agisce direttamente, se vieneapplicata localmente sotto forma di «Ringelblumensalbe»,«Ringelrosenbutter», «Ringelblumentinktur». Willfort e Treben riportano lericette per la preparazione di queste tre forme, nelle quali la calendula puòessere utilizzata per combattere i tumori.!  Ringelblumensalbe: si tratta né più né meno che della «pomata di

calendula», per preparare la quale il lettore può riguardare quanto scrittoestensivamente a pag. XX.

!  Ringelblumentinktur: la tintura di calendula si prepara mettendoassieme una mano piena di fiori di calendula e mezzo litro di un brandydi 38-40 gradi, in una bottiglia di vetro, e filtrando dopo 5-6 settimane.

Quando volete usare la tintura per applicazioni locali, dovete diluirla inun po’ d’acqua, fatta bollire.

!  Ringelrosenbutter: questa pomata si prepara molto facilmente,semplicemente mischiando bene assieme burro, ricavato dal latte dicapra, e fiori, foglie e steli di calendula, finemente tagliuzzati.QA98>2 >/9 ?/9?./.>2 6.>A/.324 <.3 7;796>; :D9 0965;6; 26<2:.>2 GA.32

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 0A;39 :A/./9BLa tisana di calendula si prepara facendo bollire l’acqua, si spegne, si

aggiunge un cucchiaino di calendula per ogni quarto d’acqua, si filtra dopo5 minuti. La calendula in forma di tisana, da sola o in associazione con altrepiante medicinali, è indicata in tutti i trattamenti naturali dei tumori, per lemalattie a carico dell’apparato digerente - quali ad es. ulcere gastriche egastroduodenali, crampi allo stomaco, diarrea, colite, ecc. ... - in caso diidropisia, e per il trattamento di ematurie - quando, cioè, sia presentesangue nelle urine. Quanto, poi, al trattamento specifico dell’ulceragastrica, R. Willfort propone una miscela di erbe, composta da: calendula10 gr.; ortiche 10 gr.; veronica 10 gr.; corteccia di quercia 10 gr.; chelidonio10 gr.

Consiglia di bere mezzo litro al giorno - senza zucchero, a piccoli sorsidistanziati, lontano dai pasti - di una tisana ricavata da questa miscela,facendo bollire l’acqua, spegnendo, aggiungendo 2 cucchiaini abbondantidella miscela, filtrando il tutto dopo 5 minuti.

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NOTA BENE:•  Chi volesse addolcire la tisana di calendula da bere, veda quanto

scritto alle pagg. XX-XX.•  Altro sulla calendula il lettore lo può trovare consultando l’indice

analitico alle voci «calendula» e «pomata di calendula».

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:4 <48>8"::4(MATRICARIA CHAMOMILLA)

n olio essenziale, ricco di azulene, è il segreto della camomilla ,che rende questa pianta medicinale l’erba più conosciuta dalpopolo, la più usata; R. Willfort fa notare che essa è anche la pianta

medicinale più studiata e sperimentata dalla scienza ufficiale. E ben meritatanta fama, essendo dotata di una incomparabile capacità di lenire tuttele sofferenze dovute a processi infiammatori.

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con tisana di camomilla calda, fanno guarire tutte le lesioni cutanee, siaquelle con cui si associa un processo infiammatorio, sia quelle cheassumono una espressione patologica particolare, del tipo delle lesionitumorali, foruncoli, ascessi, ulcere a carico degli arti inferiori,processi suppurativi del letto ungueale. Sono stati segnalati ottimi

risultati nel trattamento locale di forme anche gravi di eczema e discabbia. Le forme catarrali della congiuntivite, le otiti, le cistiti, laminzione dolorosa, lesioni anali, le emorroidi, trovano negli impacchilocali con camomilla un rimedio di primissimo ordine. Osservazionicliniche, eseguite a Friburgo dal professore universitario dott. FranzEckstein, hanno evidenziato l’alto potere germicida della camomilla;tanto è vero che, applicazioni locali su formazioni purulente, associatea lesioni neoplastiche - carcinomi - hanno posto termine alla fuoriuscitadi pus, ed al caratteristico maleodore, associato a questo statopatologico.

!  Sciacqui e gargarismi: il medico primario dott. H. Brenner garantisce

una totale guarigione dall’afta epizootica, se il paziente fa deglisciacqui continui della bocca con la tisana di camomilla, per tutta lagiornata, ogni quarto d’ora; confermando, così, la grande capacità dellacamomilla di uccidere i germi patogeni. Trattenere in bocca, per qualchemomento, un po’ di tisana calda di camomilla, è il primo soccorsocontro il fastidiosissimo mal di denti. L’infiammazione della mucosaorale, la tonsillite, la faringite, possono essere trattate con sciacqui e

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gargarismi con la tisana calda di camomilla; naturalmente inassociazione con altre opportune misure terapeutiche. In caso distitichezza, per ammorbidire il contenuto intestinale dell’ultimo trattodell’intestino, è utilissimo usare la tisana di camomilla, sotto forma diclistere.

!  Le tisane di camomilla: intanto, va detto che è sempre opportunoassociare all’uso locale della camomilla, sotto forma di impacchi e disciacqui, l’assunzione di tisane, preparate nella maniera indicata sopra.Inoltre, l’uso della camomilla per via interna, bevuta a sorsi distanziati,lontano dai pasti, è vivamente consigliato nei seguenti stati patologici:•  Esaurimenti nervosi, ipersensibilità, iperreattività, facile

irritabilità, nevralgie, nevralgia del trigemino, colpo della strega,stati di agitazione, insonnia, tensioni psichiche, stati diaffaticamento, ecc.

•  Tutte le malattie a carico dell’apparato digerente. A tal propositova ricordato che, secondo le osservazioni cliniche fatte dal docenteuniversitario dott. Hans Seel di Berlino, la camomilla è capace diguarire anche le ulcere gastriche e quelle gastroduodenali. Tra lealtre patologie, vanno citate la colite, la diarrea, le enteriti, lagastrite, le flatulenze, il meteorismo, l’iperacidità, le epatopatie,la colecistite.

•  Le sofferenze renali, la cistite, le altre malattie a caricodell’apparato urinario.•  Le malattie dell’apparato genitale femminile.•  Tutte le malattie dei bambini, Nel qual caso, è opportuno

aggiungere un po’ di miele alla tisana, quando questa non sia piùbollente, ma solo tiepida.

PZ \--IZ@PUIJ!  Può essere utile sapere che la camomilla è un ottimo rimedio per

rimuovere, in cucina, odori sgradevoli da piatti, da stoviglie e da altriutensili, lavando questi, alla fine dei normali lavaggi, con camomilla

fredda: è quanto suggerisce alle casalinghe R. Willfort, con convinzionepersonale.

!  La «camomilla romana»  - anthemis nobilis - è indicata per iltrattamento delle stesse patologie per le quali si consiglia l’uso della«camomilla matricaria». In più, rispetto a questa, contiene un oliospecifico, l’«oleum chamomillae romanae», e, nella tradizione

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popolare, è molto usata dalle donne nel trattamento dei dolori mestruali e nelle alterazioni, in eccesso o in difetto, del flusso mestruale.

!  Per completezza di informazione, ricordo che R. Breuss sconsiglia agliipertesi l’assunzione della camomilla, ma senza dare una motivazioneprecisa di questo divieto.

!  R. Willfort tratta della camomilla alle pagg. 242-249 dell’opera«Gesundheit durch Heilkräuter» (vedi bibliografia).

!  Se volete addolcire la tisana di camomilla da bere, orientatevi conquanto scritto alle pagg. XX-XX

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:Q7,":>U">(EPILOBIUM ROSEUM, EPILOBIUM MONTANUM)

ille e mille sono le piante medicinali indicate per il trattamentodelle malattie delle vie urinarie, ma una sola promette di faremiracoli, quando si tratta di tumori della vescica e della

prostata, ed è l’epilobio. Con queste proprietà straordinarie è presentato,l’epilobio, sia da Maria Treben, che da R. Breuss. Ma è soprattutto la primaad esprimere meraviglia, sorpresa, fiducia, per le sorprendenti azionicurative esplicate da questa pianta medicinale (kleinblütigesWeidenröschen, in tedesco), anche quando si tratti di neoplasie maligne,per le quali si siano ormai perse tutte le speranze; confortata, in questo, dalfatto di essere stata testimone oculare di casi di cancri, tanto dellaprostata, quanto della vescica, risolti positivamente, a suo dire,dall’assunzione dell’epilobio sotto forma di tisana.

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L’epilobio si prepara nella maniera seguente: fate bollire l’acqua,spegnete, aggiungete un cucchiaino abbondante d’epilobio per ogni quartod’acqua, filtrate dopo 5 minuti. È opportuno berne un quarto la mattinapresto, a digiuno, a piccoli sorsi distanziati, e un quarto la sera, entro un’oraprima della cena - cioè, da quando avete finito di bere l’epilobio, all’iniziodella cena, deve passare un’ora circa. Un’altra maniera di bere l’epilobiopuò essere questa: un quarto lo bevete a sorsi distanziati dalle 10:00 alle12:00, e l’altro quarto nel pomeriggio, lontano dai pasti.

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7ZF"G76> > <>=4 <4E4::"H4(EQUISETUM ARVENSE)

’ho consigliato, tante e tante volte, a pazienti con le malattie le piùsvariate, e sempre ho constatato risultati sorprendenti, o almeno, inogni caso, soddisfacenti. L’equiseto adorna le rive del Clitunno, in

Umbria; l’ho potuto osservare in Assisi, sulla strada che conduce a SanDamiano; è facile vederlo lungo le rive di piccoli corsi d’acqua. È unapianta la cui vista è già di per sé piacevole, ma diventa di enorme interesse,se si studia di quante virtù curative è dotata.

La coda cavallina può essere utilizzata per applicazioni locali,seguendo le indicazioni date a pag. XX sull’«equiseto al vapore». Quando?Io direi ogni volta che volete, e che potete, per tutti i mali che desideratecurare. Intanto, si tratta di impacchi locali, di applicazioni esterne, per lequali non è prevista alcuna controindicazione. La stessa cosa si dica per isemicupi, che possono essere utilmente praticati, in modo rutinario, al ritmodi uno per settimana, quando volete curare malattie che interessano gliorgani che si trovano nel bacino, o volete attivare e migliorare lacircolazione degli arti inferiori, e degli organi addominali. Sul modo diprocedere, è scritto alle pagg. XX-XX.

Maria Treben caldeggia l’uso dell’equiseto, sotto forma di semicupio, intutte le malattie a carico delle vie urinarie, proponendo unacontemporanea assunzione della tisana di equiseto, quando si volesse fareun lodevole tentativo di eliminare eventuali calcoli. La particolare efficaciadell’equiseto nel trattamento di tutte le patologie degli organi dell’apparatourinario, è sottolineata tanto dalla Treben, quanto da R. Willfort; ambedueconsigliano di utilizzare la coda cavallina sia sotto forma di tisane, sia persemicupi. Nomi famosi di medici e professori di medicina ufficiale  sonocitati da R. Willfort quali convinti sostenitori dell’uso dell’equiseto, percombattere svariate e gravi malattie. Eckstein, Flamm, Seel, Unna,sostengono che l’alto contenuto di acido silicico solubile  dell’equiseto è

alla base della capacità che hanno, le tisane di coda cavallina, di portare acompleta guarigione le ulcere gastriche, fistole dell’intestino crasso,lesioni cancerose, ulcere della gamba.

Ancora Willfort sostiene che ricerche recenti hanno portato allaconclusione che l’uso prolungato dell’equiseto è capace di bloccare lacrescita di tumori maligni (!), e di indurre anche una inversione di

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tendenza, nel senso di portare la neoplasia ad una totale sua atrofia (=«zumAbsterben»).

Anche M. Treben è decisa, quando afferma che «ogni tumoremaligno - sia esso esterno, sia esso situato all’interno del corpo - vieneridotto al silenzio, e generalmente anche dissolto, dall’usodell’equiseto», assunto con regolarità sotto forma di tisana, oppureapplicato sul corpo sotto forma di «equiseto al vapore» («Apotheke Gottes»,pag. 288).

R. Willfort riporta tutto un elenco delle malattie delle vie urinarie che sipossono trattare con l’equiseto, sotto le forme combinate di tisane, e disemicupi; si tratta, in effetti, di tutti i disturbi che interessano le funzionidegli organi dell’apparato urinario, in primis di reni e vescica urinaria,anche se assumessero forme gravi, con o senza renella e calcoli. Ottimirisultati si ottengono, con l’uso dell’equiseto, nel trattamento dell’idropisia,sia di origine renale, oppure dovuta ad un indebolimento della funzionecardiaca; come pure è utile, la terapia con la coda cavallina, per la rimozionedegli accumuli patologici di liquidi, che si possono verificare in determinatidistretti, in seguito a pericardite, o a pleurite, non secche.

R. Willfort e Maria Treben sottolineano l’importanza dell’uso dellacoda cavallina in forme particolari di emorragie, quali, ad esempio,emorragie dello stomaco, ematemesi - cioè emissione di sangue con il

vomito - emorragie urinarie, provocate dalla presenza di calcoli nelle vieurinarie. Naturalmente, si consiglia la tisana di equiseto alle donne cheabbiano un ciclo mestruale eccessivamente abbondante. Sciacqui frequentidella bocca sono indicati in tutte le patologie del cavo orale, qualigengivorree - cioè gengive sanguinanti - gengiviti, stomatiti, piorreaalveolare; gargarismi, poi, in caso di tonsillite, faringite, laringite.

Il principio attivo numero uno dell’equiseto è stato individuatonell’acido silicico, che starebbe alla base della cosiddetta «terapiadell’acido silicico», la quale - secondo i medici ricercatori Flamm,Kroeber, Seel - se portata avanti per mesi, o anche per anni, può riportarealla guarigione completa di tutti i processi patologici polmonari, provocati

dalla tubercolosi; le stesse caverne caseose vengono riparate con esitocicatriziale, secondo il dott. Kühn. L’assunzione sistematica delle tisane diequiseto, porta al superamento totale della emottisi - cioè della emissione disangue dalla bocca, di provenienza polmonare: è quanto sostengono il prof.universitario dott. F. Eckstein, ed il dott. S. Flamm, i quali indicanol’equiseto quale trattamento d’elezione anche della carie ossea.

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Da questa pianta medicinale, dalle credenziali ottime, si ricava la tisananella maniera seguente: fate bollire un quarto d’acqua assieme ad uncucchiaino abbondante di equiseto - che va aggiunto all’acqua prima dimetterla sul fuoco - per un minuto, spegnete, filtrate dopo un minuto.Naturalmente, se si tratta di mezzo litro d’acqua, aggiungerete duecucchiaini abbondanti di equiseto, e così via. Se non avete indicazioniparticolari da qualche eventuale specialista che vi stia curando, e voletetrattare qualche malattia con la coda cavallina, bevete ogni giorno, anche perlunghi tempi, mezzo litro di tisana di equiseto; vi tranquillizzi il fatto chenon ci sono controindicazioni, né pericoli di effetti collaterali.

Interromperete il trattamento, solo quando avrete risolto il problema disalute in maniera adeguata. Intanto, al di là di terapie di malattiespecifiche, il mio consiglio è l’uso sistematico, di tanto in tanto, di cicli,più o meno lunghi, di assunzione quotidiana di tisane di coda cavallina,per purificare il sangue, e per prevenire le malattie. L’equiseto, aquanto pare, ha tutte le carte in regola.

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:4 84:E4(MALVA SILVESTRIS, MALVA ROTUNDIFOLIA)

e vi trovate in un luogo solitario, lontano dai centri abitati, e viimbattete in una pianta di malva, state tranquilli che, nelle immediatevicinanze, c’è qualche casolare; questa pianta medicinale è così

importante che, anche se è negletta, non apprezzata, non riconosciuta perquello che vale, è sempre là, a due passi dall’uomo, per poterlo aiutare almomento opportuno. Imparate a saperla riconoscere, e vi accorgerete prestoquant’è diffusa un po’ dovunque, ed anche in abbondanza; e, quando è infiore, è piacevole a guardarsi.

La malva trova indicazione - in primis - in tutte le malattiedell’apparato respiratorio, persino nel trattamento dell’enfisemapolmonare, e del carcinoma della laringe. Ma, prima di procedereall’elencazione delle varie malattie che si possono trattare con la malva(elencazione che si ricava dalle indicazioni date da R. Willfort, e da MariaTreben), è necessario descrivere la maniera corretta di preparare le tisane dimalva.

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Ecco l’elenco, necessariamente generico, delle malattie che potetecurare con la malva:

•  Tutte le affezioni a carico delle vie respiratorie - quali, ad es. latosse, il catarro bronchiale, la raucedine, la laringite, l’enfisemapolmonare, la bronchite. Sono opportuni dei gargarismi, associati

alle tisane, in caso di raucedine o di faringite. Tutti i particolarirelativi al trattamento più specifico della laringite, il lettore potràtrovarli alle pagg. XXX-XXX. Anche lo spasmo della laringe puòessere trattato in questo modo, con successo.

•  Le infiammazioni del cavo orale vanno trattate, utilmente, concolluttori di tisana di malva.

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•  Le tisane di malva risolvono rapidamente le coliche addominali,dovute a stati di sofferenza dello stomaco, o dell’intestino, e trovanouna specifica indicazione nella dissenteria.

•  Anomalie nella minzione, ritenzioni urinarie, emissione delleurine con dolore.

•  La quantità media giornaliera di tisana di malva sia di mezzo litro, odi tre quarti, in mancanza di altre specifiche indicazioni.

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:Q>56"<4(URTICA DIOICA, URTICA URENS)

n un dipinto del tedesco Albrecht Dührer, un angelo del Signore offreall’Altissimo una pianta di ortiche, quale dono della terra al cielo.Evidentemente, il committente dell’opera era a conoscenza delle virtù

terapeutiche dell’ortica, ed intendeva esprimere, attraverso il dipinto,l’importanza di questa pianta medicinale nel trattamento delle malattie:tant’è vero che essa può essere considerata addirittura degna di Dio,trasvolata verso l’Onnipotente, per le mani di un angelo suo.

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125A/.>2 <93 8.65A94 2 53;HA32 /;882 26 7;<; ?./>2:;3./9BUna buona abitudine sarebbe quella di bere, ogni giorno, un quartonella mattinata, ed uno nel pomeriggio, di una tisana di ortiche, preparatanel modo seguente: fate bollire mezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungetedue cucchiaini di ortiche, filtrate dopo 5 minuti (o dopo mezzo minuto,secondo le indicazioni di Maria Treben). Bevetene un quarto, a piccoli sorsi,possibilmente distanziati, dalle ore 10:00 alle 12:00, nella mattinata, e l’altroquarto nel pomeriggio, lontano dai pasti; potete usare indifferentemente lefoglie o le radici della pianta medicinale, che è opportuno comprare inerboristeria. Tuttavia, se siete capaci di riconoscere le ortiche, e siete certiche esse non siano venute a contatto di fattori inquinanti - fabbriche vicine,

pesticidi usati da contadini confinanti, scoli d’acqua carica di sostanzechimiche, ecc. - potete usarle per le vostre tisane, sia fresche sia allo statosecco. Per poterle conservare, dovete prima essiccarle, raccogliendole inpiccoli fascetti - che appenderete in un luogo ventilato - ma nonesponendole mai al sole; dopodiché le sbriciolate, e le mettete in vasetti divetro ben chiusi, e le potete usare nell’arco di un anno.

I

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Secondo R. Willfort e M. Treben, l’uso delle ortiche, secondo latradizione popolare, trova indicazione nei seguenti casi:•  le epatopatie;•  le colecistopatie;•  le malattie della milza, anche se di natura neoplastica (cioè, tumori

della milza!);•  la gastrite;•  l’ulcera gastrica e/o gastroduodenale;•  le ulcere intestinali;•  i disturbi della funzione digerente;•  le malattie delle vie respiratorie; in caso di malattie polmonari, è

consigliabile aggiungere alla tisana abbondante miele, suggerisce R.Willfort, quando la bevanda ha raggiunto la temperatura ambiente;

•  le malattie a carico degli organi e delle vie dell’apparato urinario;•  le emopatie, cioè le malattie che colpiscono la produzione degli

elementi figurati del sangue, come, ad es., le anemie, le piastrinopenie,ecc.;

•  le malattie reumatiche - quali, ad es., l’artrite reumatoide, l’artrosi,ecc.;

•  le malattie vascolari - come, ad es., le vene varicose, le flebiti, learteriti, l’arteriosclerosi, ecc.;

•  il prurito;•  l’eczema;•  le dislipidemie - quali, ad es., l’ ipercolesterolemia e

l’ipertrigliceridemia.Praticamente, le ortiche possono essere utilizzate in qualsivoglia

situazione patologica, perché hanno sicuramente da dire - o, meglio, dafare - qualcosa; per cui, quando avete dei problemi di salute, e non sapetequale cura fare, non perdetevi di coraggio, ma strappate di mano all’angelodel Dührer la pianta di ortica. Cioè, fuori metafora, andate nel giardino, o inerboristeria, a prendere le ortiche, e fate una cura di alcune settimane,bevendo perlomeno mezzo litro al giorno di tisana di ortiche, seguendo le

indicazioni date sopra.Questo caldo invito vale anche in caso di malattie gravi, quali i tumori,

perché ne otterrete sicuri vantaggi, con nessuna controindicazione. Leortiche possono essere utilizzate anche sotto forma di semicupi, come vienedescritto a pag. XXX; nel corso della trattazione, vi saranno indicati i casinei quali si ritiene utile il ricorso ai semicupi di ortiche. Tuttavia, in linea

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(*

generale, ritengo di sicura utilità l’abitudine di fare un semicupio almenouna volta al mese, al di là della evidenziazione di precise malattie in corso.

Una «acquavite di ortiche», di origine popolare, si può ricavare confacilità, seguendo le indicazioni fornite da R. Willfort. Raccogliete duemanciate abbondanti di ortiche fresche, lavatele adeguatamente, asciugatele,spezzettatele, e mettetele in un boccione di vetro di due litri, aggiungendoviun litro di un distillato di 38-40 vol.%, ricavato da cereali, o da vino, o davinaccia, o da frutta; esponete tutto al sole, o ad una fonte di calore, per unperiodo che va da 4 a 8 settimane; dopodiché filtrate. Quanto alla natura deldistillato, per la verità Willfort cita solo un distillato di grano, e non nespecifica la gradazione alcolica; le indicazioni che ho dato io, sono sullabase della ricerca relativa alla preparazione dell’«amaro svedese». Invito,pertanto, il lettore, che volesse preparare questa acquavite di ortiche, ariguardare, con attenzione, quanto scritto sull’amaro svedese nella schedanumero X, a pag. XX, per potersi orientare meglio.

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malattie neoplastiche, utilizzata sotto forma di tisane, da sola, o inassociazione con altre piante medicinali. Maria Treben descrive anche uncaso di guarigione da una massa tumorale, occupante spazio all’interno dellume gastrico, da parte di una anziana signora, con il solo uso di tisanericavate dalla infusione, in acqua bollente, di foglie di ortiche, raccolte difresco dal giardino; il medico curante, avendo rilevato la scomparsa dellamassa tumorale, credette che la signora fosse stata operata, ma non vedevaintanto alcuna cicatrice. Un caso descritto con molta semplicità, e certo

senza alcun approfondimento scientifico, che riferisco con altrettantasemplicità, avendo come scopo l’obiettivo di sensibilizzare me stesso, ed illettore, sull’importanza delle terapie naturali, senza eccessive pretese, esenza facili illusioni, ma sempre con umile disponibilità ed apertura.

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:4 ,"4H64WW"H7(PLANTAGO LANCEOLATUM MAIOR E MINOR)

ell’anno 1977, una anziana signora austriaca vedeva scomparire unlinfoma, localizzato sul lato destro del collo, un poco al di sottodell’orecchio, di notevole grandezza. Il miracolo lo aveva compiuto

- nel giro di soli 10 giorni - la piantaggine, maciullata, ridotta ad unapoltiglia, ed applicata sulla massa tumorale, rinnovando l’impacco ognidodici ore, secondo le indicazioni date da Maria Treben, che riporta questoevento nella sua brochüre «Apotheke Gottes», alla pag. 79. E perché non cisiano dubbi sulle spiccate virtù antitumorali  di questa comunissima, etanto negletta pianta medicinale, alla pag. 88 dello stesso volume la Trebenscrive: «I tumori maligni, che si trovano localizzati sulla superficiecorporea, nel tessuto cutaneo, vengono eliminati dalla piantaggine. Lamaggior parte di essi scompare nel breve spazio di tempo di diecigiorni».

Al di là di questo sorprendente uso antitumorale delle foglie dellapiantaggine, si registra la loro utilizzazione per un numero svariato disituazioni di emergenza, nelle quali si ha una lesione dei tessuti cutanei, edanche di quelli profondi. È sufficiente stropicciare le foglie quanto più si

può, e applicarle, così schiacciate, sulle lesioni cutanee, sulle ferite, sullepiaghe, sulle punture di insetti, sui morsi di animali (anche di vipere,come primo pronto intervento), per essere tranquilli che non si avrannospiacevoli conseguenze: è quanto scrivono sia R. Willfort, che MariaTreben, sulla base di una salda e antichissima tradizione popolare, la qualeha tenuto da sempre in alto onore questa pianta medicinale.

Essa viene anche definita «Wundheilmittel», cioè un farmaco naturaled’elezione per la rapida guarigione delle ferite, per il suo alto potereantinfiammatorio e cicatrizzante, nello stesso tempo. La Treben riferisce diun ampio uso della pianta da parte dei contadini, i quali facilmente vannosoggetti a lesioni traumatiche di vario genere, e di varia gravità: lei ha visto

contadini utilizzare la piantaggine, stropicciata e applicata direttamente suitagli, senza neppure preventivamente lavarla, ma senza avere per questosorprese di superinfezioni; anzi, ha osservato che le lesioni guarivanougualmente, e con rapidità, nonostante il grave non rispetto delle necessariemisure di igiene. Il che può dare un’idea precisa dello straordinario poteredisinfettante e germicida a 390 gradi della piantaggine.

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La tisana di piantaggine è un ottimo rimedio contro tutte le malattiedegli organi della respirazione - quali, ad es., la tosse, la pertosse, l’asmabronchiale, il catarro bronchiale, e la stessa tubercolosi polmonare. Lapiantaggine può essere usata da sola, oppure in associazione con altre piantemedicinali, come nella seguente miscela, raccomandata da Willfort (op. cit.,pag. 463):•  foglie di piantaggine 40 gr.;

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•  foglie di ortiche 20 gr.;•  pulmonaria 20 gr.;•  tussilaggine, foglie e fiori, 10 gr.;•  achillea 10 gr..

Tanto la tisana della piantaggine da sola, quanto quella della miscela, sipreparano in questo modo: fate bollire l’acqua, spegnete, per ogni quartod’acqua aggiungete un cucchiaino abbondante di piantaggine, o dellamiscela, filtrate dopo 5 minuti. Quando la tisana è diventata tiepida,aggiungete un cucchiaino di miele.

Dalla pianta fresca in fiore, con tutte le radici, lavata, posta gocciolantein una centrifuga, si ricava un succo, dotato di attività curativa, per iltrattamento delle seguenti malattie: catarro cronico - come quellointestinale - disturbi della funzione digerente, mal di stomaco,emorragie, elmintiasi, cioè i cosiddetti vermi. Durante la giornata, piùvolte, si beva un cucchiaio di succo centrifugato, diluito con l’aggiunta dimezzo cucchiaio di acqua tiepida.

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:4 G4:E"4(SALVIA OFFICINALIS)

ur moritur homo, cui crescit salvia in horto? Quia contravim mortis, nulla est herba in hortis». Questo scriveva lascuola medica salernitana, nel Medioevo, a proposito della

salvia, intendendo significare, in quei versi, che la salvia è capace di curaretutte le malattie, e che si ferma solo davanti alla ineluttabilità dell’eventomorte. La traduzione letterale dei versi latini è: «Come mai muore anchecolui che tiene la salvia nel suo orticello? Perché nessuna erba dell’orto puòneutralizzare la potenza della morte».

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proposti: c’è quello della tradizione popolare, riportato anche da R. Willfortnella sua opera «Gesundheit durch Heilkräuter», e l’altro, caldeggiato da R.Breuss. Se seguite il primo metodo, fate bollire l’acqua, spegnete,aggiungete un cucchiaio abbondante di salvia per ogni quarto d’acqua, efiltrate dopo 5 minuti. Breuss, invece, consiglia di far bollire assiemel’acqua e la salvia per tre minuti, perché - egli sostiene - è solo attraversoquesta bollitura, che la salvia rilascia i principi, attivi sulle ghiandole chesecernono gli ormoni. Quindi, se volete preparare le tisane di salvia secondo

i consigli di Breuss, procedete in questo modo: ad ogni quarto d’acqua,aggiungete uno o due cucchiaini di salvia, accendete il fuoco, e portatel’acqua e la salvia a bollitura; fate bollire per tre minuti; quindi spegnete, efiltrate dopo 10 minuti di infusione.

Tutti e due i metodi di preparazione delle tisane sono validi ai finidell’uso terapeutico della salvia; personalmente, amo seguire il metodosuggerito da R. Breuss, quando tratto la salvia da sola, mentre l’infusione,

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consigliata da Willfort, la ritengo opportuna, se la salvia è miscelata ad altreerbe medicinali. Breuss attribuisce alla salvia una importanza fondamentalenel trattamento di tutte le patologie neoplastiche, cioè nella lotta ai tumori,in concomitanza con il digiuno terapeutico.

Potremmo dire, parafrasando il detto sulle mele, che «mezzo litro disalvia al giorno, leva il medico di torno». Se il sapore della tisana non ègradevole abbastanza, per addolcire la bevanda aggiungete un cucchiaino dimiele, quando la tisana è pronta per essere bevuta. Nella sezione del librodedicata al trattamento di singole patologie, indico, volta per volta, laopportunità dell’uso della salvia; tuttavia, in linea di massima, si può diretranquillamente che la tisana di salvia trova indicazione sempre edovunque, come ho già scritto sopra.

R. Willfort elenca una serie di azioni specifiche, esercitate dalla salvia,che riporto qui di seguito per utilità pratica del lettore, perché possa meglioorientarsi:!  La salvia è un ottimo rimedio naturale, per regolare la sudorazione,

tanto se essa è eccessiva, quanto se è insufficiente.!  La salvia purifica efficacemente il sangue, esercitando una radicale

azione disintossicante.!  La salvia decongestiona la mucosa delle vie respiratorie, e la mucosa

gastrica, facendo ritornare l’appetito, ove questo fosse stato perduto.

!  Miscelata in parti uguali con l’achillea, è indicata nel trattamento deldiabete.!  La salvia esercita una notevole azione antinfiammatoria, in modo

particolare negli stati infiammatori a carico dello stomaco,dell’intestino, del fegato, della colecisti, delle vie urinarie.

!  Usata per irrigazioni vaginali, può portare a guarigione la leucorrea,cioè le perdite bianche.

!  La tisana di salvia è utile per colluttori nel trattamento di patologie acarico del cavo orale, quali stomatiti e paradenziopatie  (gengivitisoprattutto). Usata per gargarismi, combatte la tonsillite, la faringite,la laringite.

!  La salvia è indicata nel trattamento di tutte le forme di alterazionedel metabolismo, nelle malattie di natura reumatica, nella gotta.

!  Chi avesse la tendenza ad abortire, può fare utile ricorso alla salvia,per tentare di superare questa particolare predisposizione.

!  Quando la donna che allatta si decide per lo svezzamento, quanta piùsalvia beve, tanto prima arriva alla totale perdita del latte, senza andare

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": E"G<]">(VISCUM ALBA)

": E"G<]">/ ,"4H64 87="<"H4:7Per quanto attiene alle virtù antitumorali del vischio, si

rimanda il lettore al punto B del presente paragrafo. Al di là diquesta importantissima attività antitumorale - peraltro accertata, edocumentata, anche nel campo delle ricerche della medicina ufficiale - lefunzioni del vischio sono particolarmente attive su tutte le ghiandoleendocrine, stimolandone e regolandone la sintesi e la liberazione degliormoni, la cui azione armonica è alla base della buona salute dell’interoorganismo. Una volta accertata empiricamente la sicura attività di stimolodell’apparato endocrino da parte del vischio, è da ipotizzare che il bersaglionumero uno dei principi attivi di questa pianta medicinale sia il sistemaipotalamoipofisario, da cui dipende la normalità dell’orchestrazioneormonale.

Ecco, quindi, perché, schematicamente, il vischio è attivo su:!  la tiroide, per la normalizzazione e la stimolazione dell’attività

metabolica generale; il vischio è indicato in tutte le malattie dellaghiandola tiroidea;

!  il pancreas, per cui si consiglia il vischio per combattere tutte le formedi diabete;!  le ovaie, ed ecco quindi l’attività del vischio nel normalizzare tutte le

funzioni esercitate dall’apparato genitale femminile; esso è indicatoper aiutare la donna nel delicato periodo premenopausale epostmenopausale, nella malattie o nelle semplici disfunzioni di uteroed ovaie, nelle alterazioni della normalità del ciclo ovarico, e di quellomestruale, ecc.P3 028:D2; 989/:2>. A6. 6;>90;39 .>>202>X 0.8.394 /95;3.6<; 1269796>9

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!  le vertigini, le cefalee vasomotorie, le emicranie, e tutti i disturbi acarico della regione della testa, che dipendano da alterazioni circolatorie;

!  le vene varicose;!  l’arteriosclerosi, l’aterosclerosi, le dislipidemie;!  tutte le forme di emorragie interne - quali, ad es., quelle provenienti

dai polmoni, dall’utero, dal naso, ecc.... .:Q*00*)*@A $%(')'#@' F .6:DK988; ?./>2:;3./796>9 89682H239 .33K.M2;69 <92

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A Natale si usa regalare il vischio fresco, quale augurio di fertilità. Ineffetti, tanto R. Willfort, quanto Maria Treben, riferiscono che il succofresco centrifugato del vischio viene indicato nella tradizione qualerimedio molto efficace della sterilità, laddove sia dovuta a disfunzionidell’utero, a metrorragie - cioè emorragie patologiche dell’utero - a lesioni

dell’utero, alla leucorrea - cioè le perdite bianche - precisa il Willfort. MariaTreben indica il dosaggio per l’assunzione di succo fresco centrifugato divischio: si tratta di prendere, sciolte in un po’ d’acqua, 25 gocce di succo lamattina, a digiuno, mezz’ora prima della colazione, e la stessa quantità lasera, prima di andare a letto.

Volendo fare una cura di vischio, si può bere una tisana di mezzo litro al giorno, anche per lunghi tempi - e senza paura di assuefazione, o diintolleranza - preparandola in questo modo: mettete 4 cucchiaini divischio in mezzo litro d’acqua fredda, lasciate il tutto in infusione a freddoper 6-8 ore, filtrate, e bevete, a piccoli sorsi, nella mattinata o nelpomeriggio, lontano dai pasti, e senza aggiunta di zucchero. Se mettete

assieme acqua e vischio la sera tardi, potete filtrare la mattina seguente.Willfort e Treben sottolineano l’importanza di preparare le tisane di vischioin questo modo, cioè mediante una infusione in acqua fredda, e sconsiglianoqualunque altro modo di preparare gli infusi di vischio.

Per mettere in giusto risalto l’importanza terapeutica di questa piantamedicinale, R. Willfort ne traccia un profilo storico-mitologico, a partiredall’antico popolo germanico, e dai Druidi, fino ai nostri giorni, passando

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attraverso l’attenzione e l’interesse per il vischio, da parte dei padri dellamedicina e di studiosi del mondo romano, del Medioevo, del Rinascimento.Caduto nell’oblio, recentemente è stato Pfarrer Kneipp a riportare allaribalta il vischio, esaltandone le particolari virtù terapeutiche; l’importanzaattuale del vischio per la ricerca recente e contemporanea, la si può vedereleggendo il punto B. Una curiosità dalla mitologia antica: Enea riuscì a faraprire per sé le porte del regno dell’aldilà grazie alla potenza di un ramo divischio.

U1 ": E"G<]">/ ,"4H64 4H6"6F8>54:7I farmaci antitumorali di sintesi esercitano la loro attività citostatica

bloccando la sivisione cellulare, quel processo, cioè, che raddoppia lacellula, inibendo i normali processi micotici delle cellule neoplastiche; lequali hanno, tra l’altro, un accelerato e incontrollato bioritmo moltiplicativo.Purtroppo questa funzione citostatica è accompagnata da due inconvenienti:da una parte, questi farmaci agiscono in una maniera fondamentalmenteindiscriminata, non essendo capaci di non colpire, oltre alle cellule tumorali,anche le cellule «self», quelle cioè che sono «proprie» dell’organismo sano;dall’altra parte, comportano inevitabilmente una concomitante immuno-depressione più o meno grave, in quanto inducono il sistema immunitario arispondere meno e con minore efficacia. Questi effetti collaterali

indesiderati riducono notevolmente i vantaggi delle terapie farmacologichead azione citostatica, peraltro assolutamente necessarie, laddove non sianoproponibili percorsi alternativi.

I derivati del vischio, quali Iscador, Helixor, ed altri, si sono rivelaticitostatici dotati di un’attività antitumorale sorprendente, senza presentarealcun effetto collaterale indesiderato; evidenziando, invece, una specificitàd’azione soltanto nei confronti delle cellule neoplastiche, per quanto attieneall’azione antimitotica, ed una influenza di notevole stimolo – e non disoppressione – del sistema immunitario, inducendo essi, nel contempo, unaumento considerevole della produzione dei globuli rossi da parte degliorgani emopoietici dell’ammalato di cancro.

Queste conclusioni sono state tirate sulla base di grossi studi di ricerca,fatti osservando ammalati di tumori maligni operati, la cui sopravvivenza siè di molto allungata in –seguito alle terapie con i derivati naturali delvischio. I pazienti trattati con Iscador, per esempio, hanno evidenziato ilritorno dell’appetito, la capacità di dormire meglio, migliori condizionipsichiche, hanno detto di sentirsi meglio, è aumentata la loro efficienza, hanconsumato meno antidolorifici; il sistema di difesa organica è risultato

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migliorato, in concomitanza con una maggiore efficienza dell’apparatoendocrino ed un aumento degli eritrociti e dell’emoglobina. Tutto ciò senzache, nel contempo, siano stati registrati effetti collaterali, controindicazioni,assuefazione o intolleranza nei confronti dell’estratto del vischio.

Centinaia di medici – e, forse, migliaia – da tempo sperimentano, consoddisfazione, le virtù antitumorali conclamati di questa pianta medicinale.Studiandola nei minimi particolari e con amore, il dott. Dietrich Bole ne haricavato un libro dal titolo «Mistel und Krebs» («Vischio e cancro»), editoda Freies Geistesleben, Stuttgart, 1970. Nell’opera, poi, di Otto Wolf «DieMistel in der Krebsbehandlung» («Il vischio nel trattamento del cancro»),edito da Vittorio Klostermann, Frankfurt am Main, 1975, sono riportati idati relativi a ricerche cliniche precise e documentate, come quelle condottedal chirurgo viennese prof. Salzer, relative ad un bilancio complessivo diben 2500 casi, osservati durante il trattamento con gli estratti di vischio. Itempi di sopravvivenza risultano di gran lunga migliorati nei pazienti che,già operati, sono stati successivamente trattati con Iscador, o con altripreparati a base di estratti di vischio; e notevolmente maggiore è anche ilnumero stesso dei sopravvissuti tra i pazienti sottoposti al trattamento delvischio. Anzi, il quadro è andato sempre più migliorando, nell’ordine in cuii laboratori di ricerca sono riusciti a migliorare la qualità degli estratti delvischio.

Queste poche notizie, utili certamente, hanno lo scopo di orientare ilricercatore sensibile. Sono, naturalmente, informazioni insufficienti, per cuiindico, a chi fosse interessato, la fonte prima, dalla quale ho potuto ricavarequeste note informative. Si tratta del libro, riportato anche nella bibliografiagenerale di questo volume, di Walter Zürcher, dal titolo «AlternativeHeilmethoden bei Krebs», edizioni Bauer, Freiburg im Breisgau, 1982; ilcapitolo specifico, relativo all’argomento, è «Misteltherapie».

All’informatissimo biologo R. Willfort non poteva sfuggire laconoscenza delle spiccate virtù antitumorali del vischio; difatti ne scrivenella sua opera «Gesundheit durch Heilkräuter», quando trattaspecificamente questa pianta medicinale. Tra i clinici ricercatori che hanno

controllato, verificato, e documentato scrupolosamente l’efficacia delvischio nel trattamento delle neoplasie, Willfort cita il dott. Karl AntonKass.

Se, nei riguardi del tumore, il vischio esercita un’azione citostatica, nonsi devono dimenticare le sue ovvie proprietà preventive nei confrontidell’insorgenza dell’evento neoplastico. Per cui, siccome prevenire è meglioche curare, è ovviamente, consigliabile l’uso del vischio, perlomeno sotto

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forma di tisane, secondo delle scadenze cicliche, seguendo le indicazionidate nel punto A. del presente paragrafo.

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l miele, e alle sue alte e prodigiose virtù nutritive e terapeutiche, ilWillfort dedica un intero capitolo di ben 19 pagine, a conclusionedel quale pone le seguenti espressioni, che intendono riassumere il

valore di questo elisir di vita:!  «Il miele è un farmaco naturale, che non si dovrebbe utilizzare

solamente nei giorni di malattia conclamata».!  «Il miele stimola la emopoiesi (la formazione del sangue), se assunto

con regolarità».!  «Il miele rafforza tutto l’organismo, se preso con regolarità,

inducendo una maggiore capacità di resistenza alle malattie».!  «Il miele è un elisir di vita per gli uomini di tutte le età, per i

bambini, per gli adulti, per gli anziani»[email protected]. ,79<2:26. <.3 ?;?;3;=4 m2331;/> D. /.::;3>; 9 ?AHH32:.>; A6.

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miscelate assieme le due erbe medicinali, conservandole in un vasetto divetro, chiuso;

!  ogni mattina, fate bollire un quarto e mezzo d’acqua, spegnete,aggiungete un cucchiaino abbondante, più un cucchiaino rasato, dellamiscela di erbe; filtrate dopo 5 minuti;

!  alla tisana di un quarto e mezzo, così preparata, dovete aggiungere -ogni giorno - una piccola quantità di miele, che varia ogni settimana,secondo lo schema seguente:

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 1^ settimana: mezzo cucchiaino di miele, vale a dire un cucchiainorasato;

2^ settimana: un cucchiaino abbondante di miele;3^ settimana: un cucchiaino abbondante di miele, più uno rasato;4^ 5^ 6^ 7^ settimana: due cucchiaini di miele;8^ settimana: un cucchiaino abbondante, ed uno rasato;9^ settimana: un cucchiaino di miele;2do .'@@%-*#*J A6 :A::D2.26; /.8.>;B

Al quarto e mezzo di tisana (che costituisce la porzione quotidiana da bere),aggiungete la quantità di miele indicata, ma solo quando la tisana è tiepida,non quando è bollente, come è quand’è appena filtrata.Bevetene mezzo quarto la mattina (un’ora prima della colazione): mezzoquarto un’ora prima del pranzo, mezzo quarto un’ora dopo la cena.Il quarto e mezzo va conservato, tiepido, in un termos.

T. :A/. ?Aa 9889/9 /2?9>A>. <;?; A6 26>9/0.33; <2 <A9 ; >/9 89>>27.694 126;. GA.6<; 6;6 82 82.6; :;6895A2>2 /28A3>.>2 8;8>.6M2.32 693 72532;/.796>; <9339:;6<2M2;62 5969/.32J :D9 F4 ?;24 GA933; :D9 ?/;79>>9 GA98>. ?./>2:;3./9 >9/.?2.B!  N"+ -%'+' K %+ -%(+%A)' &*)$%A@A#%&A &R' +* #*@?)* *M'..' -*% 0A@?@A

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!  Nevrosi cardiache, cardiopalmo di natura psicosomatica,palpitazioni ansiogene, vanno trattate più specificatamente con la

violetta e miele: fate bollire un quarto d’acqua, spegnete, aggiungete uncucchiaino di violetta, filtrate dopo 5 minuti. Il miele, uno o duecucchiaini, l’aggiungerete naturalmente solo quando la tisana è diventatatiepida. In caso di miocarditi, e di ipotonie del miocardio, bevete unatisana di primula e miele, preparata come la violetta; allo stesso modova preparata l’asperula odorata, che viene indicata per il trattamentodelle cardiopatie della tarda età, e in caso di attività cardiaca

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irregolare. La sintomatologia dolorifica, che accompagna l’anginapectoris ed i processi degenerativi del miocardio, miglioranotevolmente, se si fa la cura del miele, seguendo le indicazioni dateprecedentemente. Nel caso delle tisane di camomilla, achillea, violetta,primula, asperula, con aggiunta del miele, sono sufficienti - pro die - unquarto nella mattinata, dalle 10:00 a mezzogiorno, ed un quarto nelpomeriggio, a distanza dai pasti.

!  Alle donne in gravidanza Willfort consiglia caldamente la cura delmiele. La camomilla, con aggiunta di abbondante miele, è indicatacome particolarmente efficace per tenere buoni i bambini inpiccolissima età, che siano agitati e nervosi. Agli adulti, che soffrono didisturbi nervosi della più svariata natura, viene consigliata la«Honigkur», la terapia del miele, la quale dà risultati garantiti,specialmente se viene ripetuta anche una o due volte, interponendo unintervallo di due o tre settimane, tra un ciclo e l’altro: naturalmente,rispettando le norme dietetiche, che devono accompagnare chi fa la«cura del miele».

!  Lesioni cancerose e ferite purulente possono essere trattate con unaspecie di pomata, preparata mischiando assieme fieno greco, ridotto inpolvere, e miele. Le applicazioni locali - fatte spalmando la pomatadirettamente sulla lesione - vanno ripetute spesso, tergendo con alcool la

zona trattata, prima di passare all’applicazione successiva. Si hannoottimi risultati. Gli impacchi vanno rinnovati ogni ora. Naturalmente, ènecessario lottare contro il male anche attraverso una terapia generale,ad effetto disintossicante, come è possibile, ad esempio, facendo uno, opiù cicli, della cura del miele. Terapia generale disintossicante, edapplicazioni locali di miele, sono utilissimi per trattare tutte le lesionicutanee, a tutti i livelli: eruzioni cutanee, pelle screpolata, ascessicutanei, dermatiti, prurito, piccole emorragie cutanee, cicatrici,impurità di pelle, ecc.. Rinnovate gli impacchi di tanto in tanto. Il mielelo si può mettere su un po’ di ovatta, e applicarlo in questo modo, perchépossa mantenersi meglio localizzato su quella parte del corpo, dove deve

svolgere la sua azione curativa: in tal modo si evita di farlo scorrere via,provocando qualche piccolo fastidio.

!   \ 72; ?./9/94 A6. &A#(%?#@%M%@' ?Aa 9889/9 9112:.:9796>9 :;7H.>>A>..6:D9 8;3; :;6 .:GA. :;//96>9 1/9<<.4 /.::;3>. >/. 39 7.62 H96 ?A32>94 9HA>>.>. 8A532 ;::D2 .?9/>2 ?9/ *+ 0;3>9 <2 895A2>;4 9 /2?9>96<; GA98>.;?9/.M2;69 7;3>; 8?988; <A/.6>9 3. 52;/6.>.c >A>>.02.4 GA.6<; 82 ?;88.4 821.::2. .6:D9 GA93 :D9 8A559/28:9 m2331;/>4 268>233.6<; 69532 ;::D2 2612.77.>2

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!  Il miele è ottimo per clisteri da fare a bambini e ad adulti, in caso distitichezza, se sciolto in latte di mucca tiepido. Impacchi locali conmiele, rinnovati spesso, anche ad ogni ora, possono essere fatti sullevene varicose, con buoni risultati: è chiaro che va sempre associata unaterapia disintossicante, mediante una cura del miele, o con altre tisane.

!  Miele e diabete? Si veda quanto precisato alle pagg. XX-XX.!  Il miele è, generalmente, ben tollerato; tuttavia, laddove si accertasse

una intolleranza individuale verso questo integratore alimentare, sismetta semplicemente di assumerlo.

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uando addolcite, non usate mai lo zucchero bianco, ma dolcificatecon lo zucchero integrale, di canna, grezzo, non raffinato.Qualche anno fa, è stata fatta in Italia una grossa campagna

pubblicitaria, per incrementare il consumo dello zucchero di stato. Loslogan principale fu, ed è ancora, «lo zucchero è vita!»: questo zucchero era,ed è ancora oggi, quello industriale, raffinato, bianco, presentato comeapportatore di vita e di ottima forma; consigliato a tutti, a vecchi e bambini,a sani e ammalati. Nessuna controindicazione; sconsigliato, forse, ai solidiabetici. Sui manifesti pubblicitari è rappresentato un uomo pieno divitalità, colto nel momento in cui sta facendo un salto carico di energia.

«Lo zucchero è morte»: è il giudizio globale e sintetico che si ricavadalla lettura del capitolo «Zucker», nel libro di Walter Zürcher«Alternative Heilmethoden bei Krebs», pagg. 127-30 (vedi bibliografia).Si tratta dello zucchero industriale, quello stesso che qui da noi fa saltare digioia e di vitalità l’uomo del citato manifesto. Nel cimitero degli orsi diBerna, una lapide minacciosa, con sopra impressa l’immagine di una testa dimorto, quasi grida la scritta, incisa su di essa, «Kein Zucker», cioè a dire«tenetevi alla larga dallo zucchero»: a buon pro degli uomini e delle bestie,

a sentire il giudizio del dott. Marthaler, che dichiara lo zucchero industriale«il più inutile, e nello stesso tempo il più pericoloso e nocivo di tutti glialimenti». «Veleno per i bambini», era stato stigmatizzato questo tipo dizucchero, all’inizio del nostro secolo, dal prof. Bunge, di Basel. Ci sono tuttigli ingredienti, a quanto pare, per definire lo zucchero bianco, raffinato,industriale, un avvelenatore della popolazione, dato il consumo di massa chese ne fa. È certo, secondo queste ipotesi, e secondo queste ricerche, un killerlegale, perché autorizzato, ed anzi raccomandato dallo stato: si tratta, infatti,dello zucchero dello stato, e lo stato sarebbe pertanto un «dolce assassino».

«Relata refero»: sto citando quanto scritto dallo Zürcher, sulla base diun testo fondamentale sull’argomento, dal titolo «Krank durch Zucker», del

medico M.O. Bruker, Helfer Verlag E. Schwabe, Bad Homburg, 1978, nelquale è presentato un nutrito elenco di malattie attribuite al micidialezucchero industriale. Ecco l’elenco:•  caduta dei denti;•  impoverimento dell’organismo in vitamine B1 e B2, e carenza di

calcio;•  sovrappeso;

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•  arteriosclerosi e infarto;•  diabete;•  paralisi infantile;•  carenza di oligoelementi, specialmente di cromo;•  acne;•  rachitismo;•  epatopatie: lo zucchero industriale risulta attivo sul fegato al pari

dell’alcool;•  reumatismi e gotta;•  rallentamento dei processi di guarigione;•  lesioni della mucosa gastrica e dell’intestino;•  affaticabilità, astenia, disturbi psichici.

Con queste credenziali, lo zucchero bianco, raffinato, industriale - lozucchero di stato - può ben essere considerato un agente segreto con licenzadi uccidere, che purtroppo spara sulla folla, indiscriminatamente, su grandi epiccini; soprattutto perché è, naturalmente, l’elemento più utilizzatodall’industria dolciaria, essendo il dolcificante numero uno. Ha di specialequesto soltanto, che, se uccide, può vantarsi di essere «dolce»nell’ammazzare. Tutto questo - lo ribadisco - se prendiamo per vero quantoaffermano i citati ricercatori: né, d’altra parte, vedo qualche ragionevolemotivo, per mettere in dubbio le loro conclusioni.

Lo Zürcher conclude il capitolo sullo zucchero con una interessantetabella comparativa tra due tipi di zuccheri, nella quale si evidenzia lapresenza diversificata di vitamine e di oligoelementi, in ciascuno deglizuccheri analizzati. Per la verità, la tabella comparativa propone tre tipi dizuccheri, ma io ne riporto solo due, non essendovi risultato a me chiaro ilsignificato del secondo tipo di zucchero. Lo stesso autore sottolinea che ilavori riportati hanno, naturalmente, una valenza relativa, e che, sottopostiad altre metodiche di analisi, potrebbero risultare notevolmente diversi.Fatta questa onesta precisazione, è interessante dare uno sguardo allatabella:

100 gr. zucchero bianco 100 gr. zucchero integrale>+%(A'+'-'#@%9Sali minerali 30-50 mg. 1500-2800 mg.Potassio (K) 3-5 mg. 600-1000 mg.Magnesio (Mg) 0 mg. 60-130 mg.Calcio (Ca) 10-15 mg. 40-110 mg.Fosforo (P) 0,3 mg. 14-100 mg.Ferro (Fe) 0,1 mg. 4-40 mg.

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Vitamine: Provitamina A 0 mg. 3,9 mg.Vitamina B1 0 mg. 11,7 mg.Vitamina B2 0 mg. 0,14 mg.Vitamina B6 0 mg. 0,4 mg.Vit. PP(nicotinamide)

0 mg. 0,19 mg.

Pantotenato dicalcio

0 mg. 1,18 mg.

Vitamina C 0 mg. 38 mg.

L’autore informa i suoi lettori che possono trovare lo zucchero integralepresso i negozi di prodotti dietetici, contrassegnato come «sucanat». Da noi,si può richiedere presso le erboristerie, e presso le farmacie, specificandoche sia quello integrale, grezzo, non raffinato.

Concludo questo necessario excursus sullo zucchero bianco, ricordandoche lo stesso discorso vale - anche se in misura ridotta - per la farinabianca, e per il riso raffinato. Come controprova di quanto affermato finqui, ci sono le conclusioni di una ricerca epidemiologica, condotta daCleave e Campell: questi due studiosi hanno constatato che, presso quelle

popolazioni nelle quali non c’è alcun consumo di farina bianca, né dizucchero industriale, non si sono riscontrate malattie, come la cariedentaria, il diabete, l’infarto cardiaco, l’obesità, l’ulcera gastrica e lagastroduodenale, le vene varicose, le coliinfezioni, ed altre patologie.

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essuna controindicazione, ma, anzi, da consigliare neltrattamento di ogni genere di malattia: il che vuol dire totaleinnocuità, ed efficacia terapeutica ad ampio raggio d’azione. Questa

può essere una più che sintetica presentazione del peperoncino, chetranquillizza il lettore che ne volesse fare uso quotidiano, a prescindere dallesue specificità d’azione. In altre parole, la prima cosa importante è sapereche il peperoncino può essere consumato, in ogni caso, tutti i giorni,senza timori di effetti collaterali, spiacevoli sorprese, danni alla salute.Tanto più che qui si afferma che non solo il peperoncino non è nocivo, mache esso è, anzi, un portentoso farmaco naturale, capace, a volte anche dasolo, di curare un numero notevole di situazioni patologiche.

È quanto sostiene con fede convinta l’ufficiale della Guardia di FinanzaEttore Liuni, il quale espone in alcuni suoi libri i risultati di sue personaliricerche sul peperoncino, ed ha illustrato le sue idee in diversi simposi dellamedicina ufficiale. Al lettore indico il libro «Il peperoncino: diavolo osanto?», via San Rocco, n. 4, Bologna, e l’altro «Peperoncino rosso piccanteper la nostra salute», ed. E. Peletta, ambedue di Ettore Liuni; sono testisicuramente molto utili per eventuali opportuni approfondimenti.

100 gr. di peperoncino contengono: sostanze azotate: 15,50 gr.; olioessenziale: 1,12 gr.; olio fisso: 12,50 gr;, sostanze estrattive non azotate:35,00 gr.; cellulosa: 20,75 gr.; ceneri: 5,17 gr.; capsaicina - fattore piccante -: 0,005 gr.; capsicina, oleoresina, capsantina, colorante carotinoide rosso,quercitina, esperidina, eriodietina, sostanze aromatiche; lecitina, vit. C,acido malonico, citroflavoidi, vit. PP, vit. E, vit. K2, P, A, sali minerali(potassio, rame, ferro, ecc.), enzimi, principi attivi vari, ecc.

Tutti questi fattori, operando sinergicamente, esercitano quellaparticolare «vasoattività», a livello dei capillari sanguigni, che è alla basedella grande efficacia del peperoncino, nella risoluzione delle più svariatemalattie. È quanto sostiene il prof. Lino Businco, in una intervista rilasciata,

a Roma, a Ettore Liuni, e che ritengo opportuno riportare integralmente,perché certamente utile per chiarire il perché della grande importanzaattribuita, anche qui, al peperoncino.

Intervista al prof. Lino Businco da parte del cap. Ettore LiuniRoma, Novembre 1982

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Liuni Domanda: So che Lei è uno dei più grandi Epigoni del Peperoncino,questo meraviglioso regalo della natura che svolge un'azione tanto beneficanei confronti dell'uomo, quando a questi vengono a mancare sostanze moltoimportanti al suo metabolismo, quali vitamine, enzimi, ecc. Ci dica quale è ilsuo pensiero in tal proposito?Businco Risposta: Il mio interesse nei confronti del peperoncino è legato aduna parte dei miei studi, quelli rivolti soprattutto ai capillari. I capillari sonola strada sulla quale il sangue porta il suo influsso vitale all'organismo. Cioèla nostra vita marcia sui capillari; sui capillari il sangue porta nutrimento aitessuti, nei capillari si riversano le sostanze tossiche che devono essereeliminate, i capillari sono l'architettura di base della vita. Quindi la salutedel capillare è la salute della nostra vita...Liuni Domanda: Tempo fa lessi Sui "Sacri Testi" una sua frase che mi colpimoltissimo: «Noi siamo la vita dei nostri capillari…»!Businco Risposta: Confermo quanto detto dal Liuni: L'uomo decade nellasua efficienza psicofisica quando i capillari decadono, la vecchiaia colpiscecoi suoi strali soprattutto a livello dei capillari; quando i capillari riduconola loro presenza nel cervello, l'uomo perde il vigore delle sue facoltàintellettive; quando i capillari decadono nelle cute, la donna, perde il fascinoe la luminosità della sua bellezza: la pelle s'invecchia, diventa rugosa,diventa arida; i capillari, quando decadono nel cuore, nell'apparato

circolatorio, il cuore, l'apparato circolatorio invecchiano; pertanto ladecadenze dei capillari è la decadenza dell'uomo. La senilità dei capillari, lachiusura, la diminuzione di lume dei capillari, significa perdere forze,significa la nostra decadenza biologica.Il peperoncino, fra le sue principali virtù, ha quella di reintegrare l'efficienzadel sistema circolatorio a livello dei capillari. Il peperoncino, attraversol'influenza biologica specifica che (il peperoncino) possiede, contribuiscenotevolmente a reintegrare, sul piano dietologico, l'efficienza del nostroorganismo, e a combattere, proprio elettivamente, senza chiacchiere e senzastorie, specificamente la vecchiaia, la decadenza senile, sul terreno dovequesta colpisce.Liuni Domanda: Tempo fa Lei disse che il peperoncino è ricchissimo dimolte vitamine ed in special modo della vit.. E (la long-life), la feconda,l'antinvecchiante, che avrebbe secondo Lei (e lo disse durante un congressomedico, cui ero presente) il potere di stimolare l'organismo a produrreprostaglandine, elementi ormonali preposti alla riparazione dei nostricapillari. Cioè col peperoncino non si ha soltanto una vasodilatazione e lapulizia delle arterie dal colesterolo in eccesso, ma si ha una vasoriparazione

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bell'e buona. Questo vale per le emorroidi, le ulcere, ecc, nel quel caso non èsolo un apporto di maggiore quantità di sangue e più ossigenato, ma unavasoriparazione. Mi parli un po’ di questa vitamina E , professore, di cui étanto ricco il peperoncino.Businco Risposta: Sì, io sono d’accordo con quanto ha detto Liuni; ilpeperoncino è una miniera di principi biologici attivi e col suo contenuto divitamina E agisce non soltanto sui capillari rivalutando e rafforzandone lavalidità circolatoria, ma il peperoncino, con la sua vitamina E agiscesoprattutto elevando il trofismo, cioè la forza biologica dei tessuti, perché lavit. E è un potente stimolante della vitalità dei tessuti Quindi, e vorreiconcludere, con un atto di fede, ma di vera fede, nel peperoncino, che ioconsidero certamente uno dei protagonisti dietologici della salute umana.Liuni Domanda: Come Lei sa, ho scritto dei libri sul peperoncino, e vorreida Lei un giudizio, un avallo autorevole circa il mio modo di avvicinarel'uomo al peperoncino, la posologia e tutto il resto.Businco Risposta: Naturalmente. D'altronde oggi Lei, Liuni, con i suoi studied esperimentazioni ne sa molto di più di chiunque altro sull'argomento eritengo che giustamente consiglia di usarlo crudo nelle proporzioni dettatesia dal tipo di affezione che si vuol curare, che dalla persona con le sueabitudini alimentari e la sua costituzione fisica. Raccomando ancora chevenga consumato crudo, altrimenti le sue proprietà dietologiche vengono

distrutte, nella maggior parte, dal calore. Quindi al peperoncino io auguroancora una strada gloriosa e di successo dietologico come esso veramentemerita.

Roma, 1982Lino

Businco

L’indicazione dell’uso del peperoncino per singole malattie èspecificata, volta per volta, nella parte seconda del libro, dove sipropongono i rimedi naturali per le patologie trattate. Qui dico al lettore che

il consumo quotidiano del peperoncino può essere fino ad un grammoper ogni 10 Kg. di peso corporeo; in altri termini, un uomo di 70 kg. dipeso corporeo, può consumare, durante una giornata, fino a 7 grammi dipeperoncino. Questo, poi, deve essere aggiunto crudo ai cibi, ridotto inpolvere. Chi non riuscisse a prendere il peperoncino in questo modo, potràingoiarlo, dopo i pasti, avvoltolandolo nelle ostie grandi, comprate infarmacia, o assumerlo in compresse.

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Nota bene: se in soggetti particolarmente sensibili si dovessemanifestare una intolleranza verso il peperoncino, semplicemente si desistadall’assumerlo. Inoltre, a pag. XXX il lettore troverà una interessanteriflessione sul rapporto tra peperoncino e cuore.

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ezzo dado di lievito di birra tre volte al giorno   - mattina,mezzogiorno e sera - mezz’ora prima dei pasti principali, è undosaggio quotidiano medio, da me consigliato per il trattamento

di quasi tutte le patologie, da prendere per un tempo illimitato, trattandosidi un integratore alimentare che, fino ad oggi, ancora non ha presentatocontroindicazioni di sorta. Anzi, il dosaggio può anche essere raddoppiato,dopo qualche settimana. È da diversi anni che ho potuto seguire econtrollare di persona la reale efficacia di questo fermento naturale, la cuisede d’azione è, nell’uomo, l’intestino, sulla cui mucosa operamirabilmente, nell’incrementare la formazione della flora batterica, tantonecessaria per il buon funzionamento dell’attività digerente dell’intestino.

Se è vero che «nell’intestino si annida la morte», intendendo,ovviamente, nell’intestino «malato», «malfunzionante», il lievito di birraè da considerarsi un vero e proprio «fattore vitale», in quanto, facendo sìche l’intestino funzioni bene, non permette che in esso si annidino principigeneratori di morte. La stitichezza viene facilmente debellata, se si prendel’abitudine di assumere quotidianamente lievito di birra; la foruncolosi, edaltre lesioni cutanee - espressioni superficiali di distonie vegetative a

carico degli organi profondi dell’apparato digerente - tendonoprogressivamente a scomparire. Tant’è vero che le donne tengono in altastima il lievito, perché rende la pelle del volto «più bella». Esso è indicatoper labbra screpolate, pelle ruvida, capelli secchi e opachi, unghiefragili.

Si dice pure che il lievito di birra esercita un’azione dimagrante, ed èvero anche questo: il dimagrire delle persone che siano in sovrappeso saràdovuto ad una attività di normalizzazione del metabolismo dei lipidi,esercitata dal lievito in tutte le fasi in cui questo si svolge, e soprattutto alivello dell’intestino, nella fase dell’assorbimento selettivo dei grassialimentari. Senza dimenticare l’azione sistemica del lievito di birra,

esercitata attraverso il notevole apporto delle vitamine del gruppo B, edegli altri fattori vitali, riportati schematicamente più oltre. La funzioneregolatrice di dismetabolismi  opera anche in direzione di lotta delledislipidemie, quali sono, ad es., la ipercolesterolemia e laipertrigliceridemia.

La ipertensione la si combatte anche con l’assunzione sistematica, equotidiana, del lievito di birra, il quale, operando sulla funzione assorbente

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dell’intestino, evidentemente attiva quei sistemi biochimici mucosali, chepresiedono all’assimilazione selettiva dei nutrienti, secondo le esigenzedell’ecosistema di tutto l’organismo. Il notevole apporto del complessovitaminico B spiega l’attività spiccata del lievito di birra sul sistemaneurovegetativo, di cui tende a correggere eventuali distonie, e ne riduce lasensibilità dolorifica. Ecco perché il lievito di birra è consigliato anche percombattere nevralgie acute e croniche, e, tra le altre, le temibili nevralgiedel trigemino, e le sofferenze del nervo sciatico.

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Oltre cento anni fa, questa sostanza fu iscritta, in Inghilterra, nellaFarmacopea Britannica con il nome di «Cerevisiae fermentum siccatum»,in quanto considerata medicina. Si può ben capire la giustezza delladefinizione di farmaco, se si dà uno sguardo al seguente prospetto, relativoal contenuto di proteine, glucidi, lipidi, sali minerali e vitamine, in 100grammi di lievito di birra:

Proteine Glucidi Lipidi Sali minerali

Grammi 100 43% 22% 0,8% 5%Contenutovitaminico

vit. B1: 1,2 mg. vit. B2: 3,1 mg. vit. P: 28 mg. acido pantotenico: 10mg.

Tra i sali minerali, ricordo il fosforo, il calcio, il rame, lo zinco, ilmanganese, il cobalto, il cromo, tutti oligoelementi preziosissimi ai finidella buona funzionalità del metabolismo generale.

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[COMUNICATO ANDROMEDA: da introdurre come immagine, vediallegato]

Chi non riuscisse a farsi preparare le dosi di ascorbato di potassio daifarmacisti ai quali si sia rivolto, chieda ulteriori informazioni ai responsabilidi «Andromeda», telefonando loro; oppure, se si vuole, si utilizzi questorecapito: Farmacia e Laboratorio Chimico Castello – dott. Piemontese – ViaReginaldo Giuliani, 103 R – 50141 Firenze – Tel. 055/45.06.00, oppure055/42.50.653 – Fax 055/42.50.654.

VEDI IN INTERNET, ALLA VOCE ASCORBATO DI POTASSIO.

8/10/2019 Prontuario Di Medicina Naturale Di Umberto Cinquegrana 2000 Pg 505

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’olio di iperico - detto anche «olio di San Giovanni», («Johannis-öl» in tedesco) è da me indicato molto spesso come rimedionaturale nel trattamento di svariate patologie, quale cosmetico

non di sintesi per la cura della pelle, anche per quella del volto, comemedicina naturale da pronto soccorso per tanti piccoli, ed anche non tantopiccoli, inconvenienti di tutti i giorni - prendete, ad esempio, le scottature,le punture d’insetti, altro. Per questo motivo, consiglio al lettore di tenernein casa una buona scorta, che possa essere utile al momento opportuno, e perlungo tempo. Essendo indicato anche per brevi unzioni quotidiane delvolto, e per ogni volta che radiamo la barba, diventa logico econseguenziale decidersi a tenerne in casa una quantità ragionevolmentegrande: l’uso costante, e di tutti i giorni, rende piccole anche le grandiscorte. Quello che spendete per preparare l’olio di iperico, è denaro spesobene, che darà immancabilmente i suoi frutti, facendo sì che non abbiate apentirvi dell’investimento fatto.

Tanto premesso, vi propongo di preparare direttamente quattro litri diolio di San Giovanni, o anche il doppio, che eventualmente potete divideretra parenti ed amici, con i quali vi siate messi d’accordo prima, per

risparmiare soprattutto tempo: uno prepara per tutti, e si dividonoequamente le spese. Descrivo qui di seguito tre possibilità, e cioè lapreparazione di uno, di quattro o di otto litri di olio di iperico, per facilitarele scelte; quanto ai contenitori che indico, mi riferisco alle quantità diiperico da usare, utilizzando la pianta medicinale non fresca, ma secca -quindi da comprare in erboristeria – ed eventualmente, ma nonnecessariamente, ridotta in polvere o dall’erborista, oppure da voi stessi,usando un macinacaffè elettrico, oppure un frullatore, con l’accessorio permacinare il caffè o altro, o servendovi di altri sistemi. Se invece avete lapossibilità di utilizzare l’iperico fresco, i rapporti tra olio da usare ed erbamedicinale sono più semplici, perché è sufficiente che riempiate il

contenitore di vetro per metà o per poco più, con l’iperico tagliuzzato, e perl’altra metà con olio di oliva semplice o extravergine, fino a un poco più giùdel collo della bottiglia o del boccione, per potere effettuare l’operazione discuotimento, come dirò più appresso. Questo che ho detto per la piantafresca, vale anche per l’iperico secco, tagliuzzato - quello dell’erboristeria,per intenderci - ma che non avete potuto micronizzare, cioè ridurre inpolvere.

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Fatta questa precisazione, passiamo alla spiegazione della preparazione,in proprio, dell’olio di iperico.

Se volete prepararne un litro, comprate 200 gr. di iperico, che poteteeventualmente ridurre in polvere; mettetelo in un contenitore di vetro da unlitro e mezzo, o da due litri, vi aggiungete un litro d’olio di oliva, tappate, loscuotete per miscelarlo, lo mettete al sole, o vicino ad una fonte di calore.Una o più volte al dì, scuotete energicamente il tutto, agitando condecisione, per smuovere l’iperico, quello ridotto in polvere, che,sedimentandosi sul fondo del recipiente, oppone resistenza ai tentativitroppo blandi di decompattarlo. Potete filtrare dopo 4-6 settimane  - aseconda della quantità di sole che ha riscaldato la miscela nei tempi diesposizione, ed anche sulla base della urgenza di avere pronto l’olio perl’uso - utilizzando un passino nel quale avete messo una salvietta di carta, odell’ovatta, o una pezzuola di lino, per ottenere un buon filtrato. Conservatel’olio in bottiglie di vetro possibilmente scuro, in un luogo riparato, e poteteutilizzarlo nel corso di più di un anno.

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Lo stesso dicasi se volete preparare direttamente 8 litri di olio di

iperico; variano solo le proporzioni, e il boccione, che dovrà essere dialmeno 10 litri di volume, mentre occorrono 1.600 gr. di iperico secco,ridotto in polvere.

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on la pianta fresca tagliuzzata, oppure con la maggiorana secca,comprata in erboristeria, riempite per la metà il recipiente di vetroda utilizzare per preparare l’olio di maggiorana; aggiungete olio

di oliva semplice, o extravergine, fino ad arrivare un po’ al disotto del collodel recipiente; tappate, ed esponete al sole, o ad una fonte di calore per duesettimane, scuotendo il recipiente una o più volte durante la giornata.Trascorsi i quattordici giorni, filtrate, utilizzando il passino con dentrofazzoletti di carta, ovatta o una pezzuola di lino, per ottenere un filtrato piùpuro. Conservate in bottiglie chiuse, di vetro scuro, in un luogo riparato.

Siccome l’uso di quest’olio medicinale trova indicazione allo stessomodo, e per gli stessi trattamenti previsti per l’olio di iperico, invito illettore a rileggere quanto scritto su quest’ultimo, per orientarsi sullaopportunità di preparare, in una volta, una buona quantità di olio dimaggiorana. Le specificità d’uso dell’olio di maggiorana saranno indicatevolta per volta nel corso della trattazione.

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:4 ,>8464 =" <4:7H=F:4(cfr. le pagg. XX-XX)

er preparare la pomata di calendula a casa in modo artigianale,si può utilizzare tanto la pianta fresca, quanto la calendulacomprata in erboristeria. La sugna di maiale la trovate presso

alcuni negozi di alimentari, o, sicuramente, presso le macellerie; chiedetesugna ben raffinata, spiegando - se necessario - che vi serve per preparare unmedicinale naturale. A modo di esempio, orientiamoci per la confezione diun chilogrammo di pomata; procederete, allora, nella maniera seguente:Sciogliete sul fuoco, a fiamma lenta, in una pentola abbastanza grande, unkg. di sugna di maiale, aggiungete quattro doppie mani di pianta dicalendula tagliuzzata - fiori, foglie e steli- se la calendula disponibile èquella fresca, comprata presso i fiorai, o raccolta nelle campagne; oppure, inalternativa, 200 gr. di fiori di calendula, comprati in erboristeria. Spegnete,quando il tutto spumeggia e comincia a scoppiettare, perché sta percominciare la bollitura; coprite con un coperchio. Dopo 24 ore, sciogliete dinuovo il tutto sul fuoco a fiamma lenta, filtrate con un passino, nel qualemettete una salvietta di carta, o dell’ovatta, o un sottile panno di lino, perottenere un filtrato più puro. Conservate la pomata, così ottenuta, nel frigo,

in vasetti di vetro chiusi.Questo medicinale naturale conserva la sua efficacia per almeno unanno, purché, naturalmente, conservato in modo adeguato. Si utilizza perimpacchi locali, spalmato sull’ovatta direttamente, sotto forma di unpiccolo strato di pomata; oppure facendone prima sciogliere sul fuoco uno opiù cucchiai, e versando sull’ovatta il liquido oleoso così ottenuto.L’impacco va rinnovato ogni 2-3 ore, durante la giornata; mentrel’applicazione della sera può benissimo essere rimossa la mattinasuccessiva. Si può anche spalmare la pomata direttamente sulla parte datrattare, stendendovi poi sopra uno strato di ovatta, per evitare di sporcare labiancheria.

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bbastanza di frequente, nel libro, consiglio di fare uso di maschere- cioè, di impacchi locali - di argilla. Qui descrivo la maniera dipreparare la pasta per le applicazioni, ed il modo di utilizzarla. 

Comprate nelle erboristerie, o altrove, l’argilla fine ventilata, quella che èindicata per maschere; versatene una certa quantità in una scodella,miscelate l’argilla con acqua, oppure con la tisana di equiseto (pag. XX),fino ad ottenere una pasta densa; all’impasto potete aggiungere alcune goccedegli oli medicinali (pag. XX), oppure di olio di mandorle. La pasta densa laspalmate sulle parti da trattare, stendendone uno strato di alcuni millimetridi spessore; aspettate, per un certo tempo, che la maschera si asciughi,dopodiché rimuovete l’argilla con acqua tiepida. Per ultimo, sciacquate conacqua fredda, asciugate bene - usando anche l’asciugacapelli, se riteneteopportuno - e ungete la parte trattata con uno degli oli medicinali, o anchecon olio semplice, che rimuoverete - dopo un certo tempo - con saponeneutro, o con altro sapone, comprato in erboristeria, o in farmacia.

Se volete ottenere un impasto di argilla che non secchi e non si sgretolitroppo rapidamente - perché, caso mai, ne volete fare un’applicazione lasera, da rimuovere solo la mattina seguente - aggiungete un cucchiaio di olio

di iperico, oppure semplice olio. L’impasto di argilla non utilizzato puòessere conservato inalterato per lungo tempo, se aggiungete tanta acqua, dafar sì che l’impasto risulti tutto ricoperto da questa. Un altro suggerimentoutile è quello di utilizzare una tisana di equiseto, al posto dell’acquasemplice, per ottenere la pasta densa e morbida di argilla per gli impacchi,perché in questo modo viene potenziata dalla tisana l’azione curativadell’argilla.

Le applicazioni locali con l’argilla possono essere fatte direttamentesulla parte da trattare, ricoprendo lo strato di argilla con una teletta dellospessore di 3-5 millimetri, o con una striscia di ovatta; oppure facendoall’incontrario, cioè spalmando prima l’impasto di argilla sulla teletta o

sull’ovatta, che vanno poi applicate sul corpo.L’argilla è un rimedio naturale consigliato per la cura di svariate

malattie; il suo uso non è solo sotto forma di pasta densa per applicazionilocali, ma prevede diverse altre forme di impiego. Chi volesseapprofondire l’argomento, tenga presente questa brevissimabibliografia:

•  R. Dextreit, «L’argilla che guarisce», De Vecchi Editore.

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•  Jean Valnet, «Cura delle malattie con ortaggi, frutta e cereali»,Ed. Aldo Martelli Giunti.

•  G. Ferraro, S. Francardo, «Curarsi con l’argilla», Edizioni ReNudo.

•  A Passebecq, «L’argilla per la nostra salute», MusumeciEditore.

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:Q7ZF"G76> 4: E4,>57(cfr. pagg. XX-XX)

i tratta semplicemente di rendere ben caldo una certa quantità diequiseto - fresco, o di erboristeria -, utilizzando il vaporedell’acqua mentre bolle; non è difficile per chi è abituato in cucina a

cuocere al vapore, o a bagnomaria, ed ha le pentole adatte. Ma anche chinon avesse delle pentole speciali, può utilizzarne una qualsiasi per portare abollitura l’acqua, e sospende, al di sopra dell’acqua che bolle, l’equisetofresco o di erboristeria, racchiuso eventualmente in un panno di lino, fino aquando, in genere in breve tempo, non diventa molto caldo; mentre si tienesospeso il panno con l’equiseto, si può anche mettere il coperchio sullapentola.

L’equiseto così riscaldato e ammorbidito, chiuso nel panno, lo si applicasulle parti del corpo da trattare, in genere per la durata di un paio d’oreper volta, e per le volte che viene indicato per i singoli trattamenti. Laquantità di equiseto da riscaldare e da utilizzare, è di due pugni per volta,corrispondenti a circa 100 grammi. L’impacco deve essere fissato con unulteriore panno, anch’esso ben caldo - riscaldato sulla stufa, o con il ferro dastiro, o vicino al fuoco di un focolare acceso.

N.B. Che l’equiseto al vapore sia un ottimo rimedio da utilizzare anchenel trattamento naturale dei tumori, è sottolineato nel paragrafo«l’equiseto», pagg. XX-XX.

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l fieno greco ve lo potete procurare in due modi: se lo chiedete nelleerboristerie, lo troverete sicuramente, ma il prezzo è notevolmente alto;in alternativa, fate una indagine di mercato, utilizzando il telefono,

cercando alla voce «corsorzio agrario», oppure «mulino», «mangime peranimali», e termini similari. Chiedete se possono procurarvi il fieno greco, ene ordinate eventualmente alcuni chilogrammi; in questo modo, ne avreteuna buona scorta, utilissima, e soprattutto ad un costo minimo, rispetto aiprezzi di vendita delle erboristerie. Ridurre in polvere il fieno greco non èun grosso problema, potendo utilizzare un macinacaffè elettrico; èopportuno che la polvere di fieno greco ottenuta sia quanto più finepossibile, perché sarà più facile da trattare per uso applicazioni locali.

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forma di malattia, anche per le lesioni neoplastiche, cioè per i tumori,sia benigni che maligni, soprattutto se miscelato con il miele. Leindicazioni precise per il suo uso saranno date volta per volta nella partedel libro dedicata al trattamento delle singole patologie. Quando non sapetecosa applicare sulle zone del corpo dove avete individuato una malattia, eavete a portata di mano il fieno greco in polvere ed il miele, non esitate afare impacchi locali con questi due eccezionali rimedi naturali, mischiatiassieme. Fate questo tipo di applicazioni soprattutto quando già avete

provato a combattere un male con altri rimedi, e non avete avuto i risultatisperati; anche se non fosse stato fatto un esplicito riferimento a questirimedi nella trattazione delle singole malattie, per dimenticanza da partemia.

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er semicupio si intende un bagno fatto in una vasca, standoseduti, e non immersi completamente nell’acqua.  Importante èlasciare fuori dell’acqua la regione del cuore. Le indicazioni che

seguono sono desunte, con qualche leggera modifica, dal volume di MariaTreben «Gesundheit aus der Apotheke Gottes». È, questo, un breve, maimportante paragrafo, perché ad esso rinvierò spesso il lettore, quando, nelcorso della trattazione, indicherò - tra le altre terapie - anche il semicupio.!  Semicupio di ortiche: raccogliete nei campi, nelle siepi, o altrove,

ortiche fresche, usando guanti e falcetto, stando attenti a non pungervi.Scegliete luoghi dove presumete che non ci sia inquinamentoatmosferico, o del terreno sul quale crescono le ortiche: luoghi, quindi,lontani dalle fabbriche, e da discariche di sostanze chimiche e inquinantile acque e i terreni. Tutti i tipi di ortiche sono utili; tuttavia, sono dapreferirsi le ortiche alte e robuste, quelle che possiamo dire piùselvatiche. Tagliuzzatele, dopo di averle lavate, e riempite con esse unsecchio di 10 litri, aggiungendo tanta acqua, quanta il secchio ne puòcontenere. Dopo 24 ore - cioè, a dire, da una sera all’altra, per esempio -versate l’acqua del secchio in una vasca già piena d’acqua calda, pronta

per il bagno, strizzando pure le foglie di ortiche, come a volernespremere la sostanza medica residua. Chi deve fare la terapia, si siedanella vasca, e vi resti per 20 minuti circa, massaggiando delicatamentele parti del corpo immerse nell’acqua. Quando si esce dalla vasca, nonbisogna asciugarsi, ma ci si ricopre con un accappatoio, eventualmenteriscaldato, e ci si mette a letto, restandovi per un’ora almeno,completamente distesi. Dopo di che, o ci si alza, o si resta a letto,togliendo l’accappatoio e indossando il pigiama.

!  Semicupio di equiseto: l’equiseto, o coda cavallina, è una piantamedicinale stagionale, che non è reperibile durante l’inverno; né si trovacosì facilmente, come le ortiche. Non tutti conoscono questa

straordinaria pianta officinale, sovente reperibile lungo le siepi checosteggiano piccoli corsi d’acqua: è molto utile imparare a riconoscerla,facendosela indicare eventualmente da qualcuno che già la sappiariconoscere. Ove sia possibile raccogliere l’equiseto fresco direttamentedalla natura, per preparare un semicupio con esso si procederà allostesso modo di come ho indicato a proposito del semicupio diortiche. Certo, per la raccolta non occorreranno i guanti, né è

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indispensabile sempre il falcetto. Se, poi, vi trovate nella stagionefredda, quando l’equiseto non è reperibile, oppure non lo sapetericonoscere, o vi trovate nella condizione di non poterlo ottenere frescoper altri motivi, allora potete comprare in erboristeria 100 gr. di equisetoper tisane, e lo utilizzerete al posto dell’equiseto fresco, procedendo, peril resto, come già indicato.P 8972:A?2 :;6 GA98>9 9/H9 79<2:26.32 82 ?;88;6; 1./9 ?9/ :A/./9 >A>>9 39

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on den wunderbaren Heilwirkungen des Kohlblattes»,von Camille Droz, Herborist-Botaniker, CH-2206 LesGeneveys-sur-Coffrane, Ne, Schweiz. Questo si legge sulla

copertina di un prezioso libretto, scritto da Camille Droz, sulle virtù curativedelle foglie di cavolo. Spero che ce ne sia in commercio una versioneitaliana, perché è un’opera breve, che dice però tante cose sull’argomento.Vuole essere anche una riscoperta e una ripresentazione del dottor Blanc, ilquale è stato, nella seconda metà dell’Ottocento, un coraggioso

sperimentatore delle proprietà mediche del cavolo, riportando,sistematicamente, e con rigore scientifico, i risultati delle sue osservazionicliniche, quotidiane, nel suo squisito lavoro «Les propriétés médicales dela feuille de chou», opera purtroppo esaurita, al momento in cui vienepubblicato il libro di Camille Droz.

Il dott. Blanc riconosce che solo tardi è venuto a conoscenza del fattoche il cavolo era in buona stima presso gli antichi romani. Egli scrive:«Quando cominciai a fare sperimentazioni dirette e personali, ero moltolontano dal sapere che, in effetti, mi stavo muovendo sulle orme degliantichi romani. L’avessi saputo per tempo, sarei stato aiutato da ciò a

sostenere meglio lo scherno e la derisione, che il cavolo mi ha comportato».Plinio il Giovane, morto nel 79 d.C., con tristezza scriveva agli insipientidel suo tempo: «Invece di accontentarsi della semplicità di vita dei nostriantenati, e di andare a prendere dal proprio orticello il cavolo per il propriosostentamento, l’uomo di oggi si sente più furbo nel tuffarsi nelle profonditàdel mare, per prendervi le ostriche, o nell’importare fagiani dalla Colchide ela faraona dal Nord Africa». E ricordava loro quanto il cavolo fosse statocaro a Catone il Vecchio, a Pitagora, a Crisippo, a Dieuches.

Il dott. Blanc, della facoltà di Parigi, medico presso l’«Hospice deRomans» di Drôme, nel suo lavoro scritto, apparso nel 1881, diceva: «Ilcavolo potrebbe essere in medicina, quello che è il pane nel campo

dell’alimentazione; il cavolo è il medico dei poveri». E suffraga questachiara affermazione con il racconto dettagliato di un numero grande di casidi guarigione, di cui è stato egli stesso testimone, ed il cavolo protagonista eartefice.

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opo circa sei mesi di applicazioni di foglie di verza sulle regioniauricolari destra e sinistra, due otorini mi dichiarano clinicamenteguarito da una otite media purulenta acuta, dopo esame obiettivo

di otoscopia, constatando l’assenza assoluta della fase attiva. Eppure, gliimpacchi della notte, tolti nella mattinata, e quelli dei giorni successivi,erano ancora particolarmente maleodoranti, e notevole era il drenaggio diliquido infiammatorio che si disegnava sui fogli di carta: tutti, questi, segnievidenti della presenza di un processo morboso ancora in fase attiva, maclinicamente silente. Non è che i due specialisti che mi hanno visitato nonsiano stati bravi clinici: è che i classici segni patognomonici erano, almomento, del tutto silenti, anche se ancora ben presenti ed attivi inprofondità. L’impacco punta dritto allo scopo medico di sradicare il male, ela diagnosi e l’evidenza clinica derivano da questa attività curativa, perchési riesce a capire la natura della patologia che si sta trattando, sulla base deldrenaggio che consegue alle applicazioni.

Per cui, se un male c’è, ma i segni clinici ad esso correlati sono

silenti, l’impacco è ugualmente attivo ed efficace: il cavolo potrebbeessere considerato scherzosamente il tenente Colombo della medicina. Ilclinico, quindi, potrebbe, al limite, trovare in questi metodi terapeutici unvalido supporto e uno strumento utile per pronunciare una diagnosi dellapresenza sicura di un processo patologico anche in assenza di segni cliniciclassici: tutti i mali nascosti diventano palesi, evidenziati in modoinequivocabile dall’attività drenante degli impacchi. D’altra parte, se siavverte una sofferenza a carico di un particolare organo, o di unadeterminata regione corporea, si può procedere senza indugioall’applicazione in loco di impacchi. «Se son rose fioriranno»: se il male èreale e consistente, la terapia si rivelerà presto efficace e attiva;

diversamente, le foglie non risulteranno mai alterate, anche dopo reiterateapplicazioni.

È pure da precisare che il drenaggio, provocato dagli impacchi applicatisu un determinato organo o distretto corporeo, non sempre ha un valorediagnostico organo-specifico, in quanto esso può essere provocato anche daun focolaio, o da un altro stato patologico, che siano localizzati in un organoviciniore, o, genericamente, in quella regione del corpo. Se poi l’organo

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trattato è particolarmente vascolarizzato, si potrebbe anche verificare undrenaggio purificatore del sangue, che attraversa abbondantemente queldistretto, ma che giunge lì particolarmente carico di tossine, drenatesi inesso in altre regioni corporee, interessate da un processo patologico acuto ocronico.

Ogni volta che è in corso un processo morboso di una certa consistenzae soprattutto di una certa durata, si ha sempre una più o meno marcatatossiemia, che spiegherebbe la reazione drenante degli impacchi. Quandoc’è la febbre, se ne conosca o meno la causa, è sempre molto utile ricorreread un breve ciclo di impacchi di cavolo sull’addome: le applicazioni fannoabbassare la temperatura e purificano l’organismo, agendo come un filtrosulla rete circolatoria addominale. Tengano presente questo consigliosoprattutto le mamme con bambini della primissima infanzia, che dannotante preoccupazioni per gli improvvisi e misteriosi rialzi termici:considerino gli impacchi un rimedio di pronto soccorso, di una efficaciasempre sorprendente. È chiaro che, trattandosi di bambini molto piccoli, lacui pelle è particolarmente delicata, si deve avere una cura maggiore nelpreparare gli impacchi, e bisogna usare poche foglie scure e più fogliechiare e tenere, badando bene che tutti i nervetti delle foglie siano sempreben appianati, e portando a contatto con il corpo lo strato delle foglie chiare.I risultati soddisfacenti non mancheranno.

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l magico drenaggio che si verifica durante le terapie medianteapplicazioni di impacchi con foglie di verza o di cavolo cappuccio,richiama alla mente un tipico meccanismo dinamico a «ping-pong», o

al «tiro alla fune». Volendo immaginare un circuito con un preciso flussodirezionale, sembra che si determini come un movimento elettroforetico diparticelle in sospensione, in una prima fase dall’esterno del corpo versol’interno - quando, forse, l’eventuale focolaio infettivo è in fase di crescitaLog - cui segue un movimento direzionale inverso - quando, forse, ilsupposto focolaio infettivo ha esaurito la sua fase Log.

Mi vien da pensare al titolo di un classico film western «Vado,l’ammazzo e torno», che sembra ricalcare il più celebre motto «Veni, vidi,vici». Perché, in effetti, succede esattamente qualcosa del genere. È comese, in una prima fase, le foglie degli impacchi sparassero tutti i loro colpicontro il focolaio patologico, per svolgere poi, in un secondo momento, efinalisticamente, l’opera dei monatti, di portare via i morti sul campo. Èuna vera e propria azione di drenaggio dei liquidi infiammatori

dell’organismo, dal piano di profondità - qualunque esso sia - versol’esterno del corpo. Quello che sorprende, è che non esistono barriere capaci di resistere

all’azione drenante di questi impacchi. Varia solo il tempo della duratadelle applicazioni. Ma il risultato è certo - servatis servandis, naturalmente.Quando i focolai infettivi, gli accumuli di liquidi patologici, sono annidatibene in profondità - per esempio, con eventuali interposte barriere di pianiossei - allora le applicazioni necessiteranno di più tempo per creare il flussodi ritorno dell’azione drenante. Se, invece, consideriamo il caso di unprocesso suppurativo, localizzato a livello dei glutei, in tessuto molle e nontroppo in profondità, il risultato positivo potrà essere sorprendentemente

rapido.Tempi lunghi ipotizzeremo, naturalmente, nel caso, per esempio, di una

otite media catarrale, acuta o cronica, soprattutto perché tra il piano diapplicazione dell’impacco, costituito dal padiglione dell’orecchio, e la sededel focolaio infettivo, all’interno della cavità timpanica dell’orecchio medio,c’è un percorso relativamente lungo, costituito dal meato acustico esterno,che è, d’altra parte, come un cuscinetto d’aria interposto. Eppure, anche in

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questo caso, gli impacchi rivelano la loro potente azione drenante, perché ifogli usati si sporcano sistematicamente di notevole materiale patologico.

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almente vasto è il campo delle possibilità di applicazione degliimpacchi a scopo terapeutico, che si può considerare questo metodocurativo quasi una panacea, e come un vaso di Pandora. Quando,

in una situazione di emergenza, non viene in mente nessun rimedio perrisolvere uno stato morboso, oppure si sono tentate già altre vie senzaottenere risultati soddisfacenti, è bene porsi la domanda se non sia il caso diprovare anche questo metodo. Le foglie di verza, e quelle di cavolocappuccio, non hanno mai deluso finora, se utilizzate in manieracorretta e con la giusta costanza; non c’è motivo fondato per pensareche potranno mai deludere per il futuro. Più avanti, nella sezione dellibro dedicata alle principali malattie dell’uomo secondo i vari distretticorporei, si fa riferimento agli impacchi di queste pagine, ove si ritenga cheessi siano indicati per trattare una determinata patologia. In questoparagrafo, mi limiterò a stendere un breve elenco dei principali casi, neiquali è opportuno ricorrere a questo trattamento.

Procedendo dalla testa, incontriamo una patologia molto diffusa, edestremamente fastidiosa, oltre che a volte anche parzialmente inabilitante, la

sinusite frontale. Un giovane giornalaio di Sorrento aveva l’aspetto di unuomo attempato, con quel cappello di lana ben assestato sulla fronte, perevitare attacchi improvvisi di sinusite: e l’occhio era un po’ fisso, e un po’spaventato, perché la paura di quel male lo accompagnava spesso evolentieri. Lo sfidai, bonariamente: se avesse fatto impacchi sulla fronte confoglie di verza, sarebbe guarito. Mi credette. Sono trascorsi più di due annida allora, e quel giovane ancora mi ringrazia del consiglio; non porta piùquel cappellaccio di lana, ha ripreso a sorridere alla vita. È sorprendenteanche la rapidità con la quale si hanno i primi risultati positivi, ma anche,generalmente, quelli definitivi, di una guarigione completa e duratura.

Molti hanno riferito di avere avuto finalmente la gioia di veder colare il

naso, dopo anni di una secchezza totale della mucosa respiratoria nasale.Di un altro giovane, la guarigione entro un mese mi fu documentata ancheradiologicamente: nella lastra, ripetuta dopo un mese di cura, non sievidenziava più l’opacizzazione dei seni frontali. Un giovane sofferente dimal di testa per una ipertensione endocranica, associata ad unaendocraniosi congenita, con agenesia parziale dei seni frontali, ha trovatorimedio ai dolori periodici molto intensi facendo di volta in volta dei piccoli

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cicli di impacchi di soli pochi giorni. Intanto, bastava un piccolo ciclo diterapia con questi impacchi, per tirare avanti bene anche per dei mesi interi,mentre il suo medico curante, poverino, non aveva terapie veramenteefficaci da prescrivergli. In effetti, il giovane si sente bene attraverso gliimpacchi, perché questi, come già ampiamente spiegato prima, anche inquesto caso hanno il potere - davvero eccezionale, e sempre sorprendente -di tirare il liquido patologico, che, accumulandosi negli spazi della tecacranica dell’osso frontale, comprimendo le strutture nervose locali,comporta il dolore: quando il liquido viene tirato verso l’esterno, cessa lacompressione, tace il dolore, e la sofferenza ad esso associata.

Non potendo agire, in questo caso, sulla lesione congenita - consistentenell’anomalia anatomica a carico dell’osso frontale, interveniamo sulleconseguenze patologiche, a valle; certo, con più pazienza, ma con risultatigarantiti ugualmente, laddove, d’altra parte, la medicina generale, e lachirurgia, non hanno da proporre valide e risolutive alternative terapeutiche.

Se l’impacco frontale determina il drenaggio verso l’esterno di liquidipatologici circolanti, o stagnanti, nelle strutture vascolari della teca cranica,è utile ricorrere a tali applicazioni in tutti quei casi nei quali, per svariatepatologie a carico delle strutture endocraniche, si determina una alterazionedella omeostasi dei liquidi endocranici: l’impacco, applicato sulla regionefrontale, potrebbe diventare un depuratore locale, ad azione filtrante, del

liquido endocranico della teca cranica frontale, e, contemporaneamente,indirettamente di tutto il liquido endocranico. È un’idea, questa, che,raccolta ed applicata, potrebbe dare utili risultati in tutti i processipatologici che interessino la cavità endocranica, anche tenuto conto che,applicazioni frontali di foglie di verza sono facilmente eseguibili da parte ditutti, soprattutto quando si è in casa.

Anche la pressione endoculare, in caso di glaucoma, può esseretrattata con gli impacchi. Il liquido in eccesso, che si accumula nell’occhioper una eventuale occlusione del canale dello Schlemm, o per altre cause,può essere tirato fuori dalla verza, o dal cavolo cappuccio, sperando anche -perché no? - che si rimuovano, contemporaneamente, le cause che hanno

determinato la pressione alta nell’occhio: si tratta, in ogni caso, di untentativo che vale la pena di fare, perché sicuramente non nocivo. Tantovale anche per la opacizzazione del cristallino, cioè per la cataratta, siaessa acerba, o matura: sarebbe opportuno fare un piccolo tentativo, prima didecidersi definitivamente per una terapia chirurgica e protesica. Ancheperché, in ogni caso, il tempo delle applicazioni non sarà mai un tempoperduto, in quanto il drenaggio, provocato dagli impacchi, avrà intanto

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purificato il globo oculare da ogni impurità, preparandolo così ad un piùfacile eventuale necessario intervento chirurgico.

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La tonsillite, purulenta o non, con o senza linfoadenopatia ad essaassociata, può essere ottimamente trattata mediante impacchi sotto la gola.Quando questa affezione interessa i bambini - e generalmente è proprio così- il problema della terapia con le foglie di verza o di cavolo cappuccio è piùdi ordine psicologico, che medico. Perché la terapia è di per sé molto

efficace, e, in taluni casi, anche risolutiva: le difficoltà sono legate allaparticolare psicologia dei pazienti in età pediatrica. Ma, trovando il sistemaper fare gli impacchi, il gioco è fatto. Laddove la guarigione non fossedefinitiva, si ricorre volta per volta agli impacchi, evitando una altrimentinecessaria terapia antibiotica. Non si dimentichi di usare le foglie più chiare,e quindi più tenere, per formare lo strato dell’impacco che starà a contattocon la pelle.

Impacchi alla gola sono molto utili per aiutarsi quando sia in corso unaaffezione a carico dell’apparato della fonazione, con alterazioni dovute afaringiti o a laringiti. In generale, possiamo affermare che le applicazionidi impacchi in questa regione del collo sono indicatissime per ogni forma

di mal di gola, anche in assenza di una diagnosi specifica del male. Conquesti trattamenti, si può ben tentare di ridurre il volume di un gozzotiroideo. Ricordo di una giovane signora, sofferente di una malattia dellatiroide, che produceva liquido, che si accumulava nella regione anteriore delcollo: l’agoaspirazione del liquido doveva essere praticata, presso unospedale di Napoli, con scadenza mensile, perché si riproducevasistematicamente. Le foglie di verza, agendo come un’idrovora, anche se

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lentamente - è ovvio - non solo hanno aspirato il liquido, ma hanno ancheprosciugato il lago, fino al punto che non si è più riformato il liquidopatologico. Evidentemente, gli impacchi hanno agito sulla tiroide,sradicando in profondità il male responsabile della formazione del liquido.Per la verità, fu associato in quel caso anche un trattamento con l’amarosvedese, e con una ragionata fitoterapia; ma il lavoro principale, quello delprosciugamento, fu eseguito dalla verza, in sostituzione dell’opera diagoaspirazione del chirurgo.

Il collo può essere interessato agli impacchi, posteriormente, in caso diartrosi cervicale, o di discopatia  del tratto cervicale della colonnavertebrale. Anche in questo caso, i risultati sperati non si fanno attendere alungo. Applicazioni in questa regione saranno utili anche per eventualipatologie, primitive o secondarie, a carico dei plessi nervosi cervicale ebrachiale. Ancora una volta, l’attività curativa degli impacchi si muove,contemporaneamente, in molteplici direzioni, ben compensando la faticache occorre per preparare le foglie.

Lo spazio intratoracico può essere interessato da svariate malattie acarico di polmoni, pleure, bronchi, cuore. Gli impacchi possono essereapplicati sia posteriormente  – e questi sono gli impacchi migliori - siaanteriormente, insistendo in particolare su quella zona della gabbia toracica,corrispondente all’eventuale male, che, si ipotizza, si annidi, nella

profondità, in quel punto preciso. Siccome le escursioni respiratorie ariposo, generalmente, non sono molto profonde, gli impacchi sono ancheagevoli.

Nei casi di versamento pleurico, si può fare un tentativo di aspirare illiquido, applicando gli impacchi sulla regione posteriore della gabbiatoracica. Sottolineo che i miei consigli vogliono essere, qui, come altrovenel presente volume, solo un invito a fare dei tentativi, ben consapevoleche questi tentativi, in ogni caso, non potranno mai arrecare danni, o farpeggiorare la situazione, proprio come dice il proverbio «tentar, non nuoce».Non è di secondaria importanza, purtroppo, il problema dellamaleodoranza degli impacchi, quando diventano particolarmente attivi:

come nel caso di un anziano - sofferente di gravi problemi respiratori, peraffezioni croniche di bronchi e di polmoni, risalenti alla campagna diRussia, nel corso della seconda guerra mondiale - il quale ritenne necessariodovere smettere le applicazioni, perché i parenti conviventi presero alamentarsi, insistentemente, della «puzza insopportabile», proveniente dagliimpacchi. Fu un vero peccato, perché aveva cominciato a sentirsi meglio, ela respirazione dava segni di volersi normalizzare.

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Le patologie addominali si possono trattare agevolmente con impacchilocali: a seconda degli organi interessati dalla malattia, le applicazioni sifaranno a livello dell’ipocondrio destro o sinistro, oppure sulla regionepelvica, o anche, se necessario, su tutto l’addome. Quando si tratti deibambini, un solo impacco interesserà assieme tutti gli organi addominali.Gli impacchi si applicheranno sul quadrante superiore destro della pancia, sesi vuole trattare malattie del fegato, della colecisti e delle vie epatobiliari;in alto a sinistra per patologie a carico dello stomaco, del pancreas, dellamilza; sul bacino, per malattie degli organi pelvici, quali ovariti,endometriti, alterazioni del ciclo mestruale, cistiti, prostatiti, stipsidipendente dal segmento rettale dell’intestino crasso. È chiaro che gliimpacchi sono attivi contemporaneamente su tutti gli organi che sonogiacenti nella zona trattata: per cui, ad esempio, se una donna fa una serie diimpacchi sulla regione pelvica, perché è convinta di soffrire di cistite, ma lamalattia è invece un’ovarite, o una annessite, o altro, la guarigionesopravviene ugualmente, per l’azione automatica degli impacchi sugliorgani interessati di fatto da una affezione, e non su quelli presunti tali.

Il drenaggio, determinato dalla applicazione degli impacchi, è utilissimonelle vasculopatie a carico degli arti inferiori, in modo particolare quandosi tratti di vene varicose: si può ottenere il superamento della stasiematica, e la contemporanea guarigione delle pareti venose, in seguito alla

riattivazione della circolazione locale. Sarebbe, in ogni caso, un tentativolodevole, e quindi da farsi. Trattare la gonartrosi - artrosi del ginocchio - èabbastanza agevole, data l’accessibilità di questo segmento corporeo:occorre solo la giusta pazienza, e la costanza. Non è difficile tentate didrenare, con questi metodi naturali, eventuale liquido intrarticolare presentenel ginocchio, o in altre articolazioni: ho constatato sempre buoni risultati inquesta direzione. Può essere trattata con gli impacchi anche la caviglia, chetanto facilmente va soggetta a traumatismi di varia natura, come le tantofrequenti distorsioni. In genere, e sinteticamente, la validità dei trattamenticon impacchi interessa tutte le affezioni a carico delle articolazioni, inqualunque segmento dell’apparato scheletrico dell’uomo.

Quando, malauguratamente, andasse a male una iniezioneintramuscolare, con conseguente suppurazione, si può evitare l’incisionechirurgica, se si ricorre agli impacchi con foglie di verza o cavolocappuccio. Tutte le lesioni cutanee traggono giovamento, in molti casi finoa totale guarigione, da questo trattamento. Provate, ad esempio, con l’acnegiovanile e le foruncolosi. Per quanto attiene a patologie più gravi, quali lapsoriasi, l’eczema, il lupus, o altro, è chiaro che il discorso è diverso:

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accanto alla possibilità di un trattamento locale delle caratteristiche singolelesioni cutanee, va studiato un opportuno presidio terapeutico, che provi adebellare il male, agendo sulle sue cause profonde. Ne tratterò nei paragrafirelativi alle singole malattie.

A conclusione di questa rapida carrellata sulle possibilità reali diinterventi efficaci in tanti campi della patologia umana, utilizzando gliimpacchi di cavolo, devo dire che purtroppo la panoramica resta fortementeincompleta. Per amore di brevità, non ho descritto mille altre esperienzevissute a riguardo: spero solo, intanto, di avere sensibilizzato il lettore inmaniera sufficiente a spingerlo non solo ad interessarsi a queste terapie, maanche a metterle in pratica, per sperimentarne, sulla propria persona, lavalidità e la sicura efficacia.

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mpara l’arte e mettila da parte»: così recita la sapienzapopolare, che ha acquisito, istintivamente, il sensodell’imponderabile, che tanto peso ha nel destino quotidiano di

ognuno di noi. La conoscenza delle tecniche di utilizzazione degli impacchidi verza non è certo di per sé paragonabile ad un’arte, ma è un’abilità digrande utilità pratica. È auspicabile che tutti i membri di una famiglia sianoin grado di mettere in pratica, al momento opportuno, queste tecniche diterapia, semplici e utilissime allo stesso tempo. È, purtroppo, moltodiffusa l’usanza di delegare le mamme, o le donne in genere , ad eseguirecerte mansioni e determinati compiti; e, tante volte, questo atteggiamentopuò essere anche giustificato. Spero, tuttavia, che tanto non avvenga nelcaso nostro: se capita che è proprio la mamma ad essere ammalata ebisognosa di impacchi con foglie di verza o cavolo cappuccio, sarà un altromembro della famiglia a rendersi utile, sempre che tutti abbiano,naturalmente, imparato preventivamente le tecniche suddette. Che sianoanche gli uomini capaci di preparare gli impacchi, è, molte volte, necessario,pure per il fatto che occorre una forza muscolare particolare, per appiattire

alcune foglie verdi rugose, e resistenti più delle altre, laddove non siapossibile far ricorso alla «macchina per la pasta» (cfr. pag. XXX).QA.6<; D; 8?295.>; GA98>9 :;89 . 7./2>2 ; . 12532 7.8:D24 D; 26:;6>/.>;4

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Siccome mi giuravano di amare profondamente la famiglia, ricordavoloro che l’amore, se è vero ed autentico, fa superare tutte le barriere, e rendecapaci di fare cose che, normalmente, non si riesce a fare, o non si vuolefare: «Omnia vincit amor». E l’argomento è risultato convincente, perquelle persone che soffrivano di blocchi psicologici reali, ma che erano

animati da una buona volontà di fondo.

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«Exempla trahunt», dicevano i latini, ed è saggio ricorrere a questoaccorgimento, per creare quasi una tradizione in famiglia: perché poi, per ifigli, mettere in pratica certe cose viste fare dai propri modelli familiari,quali sono i genitori, sarà un fatto naturale, giusto e buono. Etrasmetteranno, a loro volta, ai propri figli, quanto hanno appreso: tutto connaturalezza, e senza fatica.

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el caso che non sia possibile far ricorso alla «macchina per lapasta» (vedasi a pag. XXX), per schiacciare le foglie, attenetevi aiconsigli che seguono. Appoggiate sul ripiano di marmo le foglie in

modo tale che verso l’alto sia la faccia con i nervetti. Bisogna per primaschiacciare bene questi nervi. Conviene utilizzare, per i nervi più grossi epiù resistenti, il bordo del fondo della bottiglia di vetro, sollevando un pocola bottiglia dalla parte del collo, per potere imprimere più forza sull’altraparte della bottiglia. Riducete all’appiattimento i nervi tutti, ad uno aduno. Dopo di che, appianate le altre parti della foglia, usando la bottiglianormalmente, ma sempre a rullo, e con forza.

Quando siete convinti di avere ridotto all’appiattimento tutte le asperitàdella foglia, non demordete ancora: conviene ammassare le parti della fogliaappiattite, e schiacciare ancora qualche volta. Che la foglia si rompa in tanteparti, non importa, anzi è segno che l’avete lavorata abbastanza bene.

È buona norma che un po’ tutti in famiglia imparino questa tecnica dischiacciamento delle foglie. E non dimenticate di tenere sempre aportata di mano la scheda operativa n° 5 (pag. XXX).

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e foglie più interne sono più tenere, più morbide, più chiare.Naturalmente è più facile schiacciarle, ma occorre maggioreattenzione nel procedere al loro appiattimento. Queste foglie più

interne avranno un ruolo particolare nell’impacco che andiamo a preparare:esse devono essere utilizzate per formare lo strato dell’impacco che finirà acontatto con la pelle, quando applicheremo l’impacco sul corpo. Si cercheràdi non sfibrare eccessivamente queste foglie, e si tenterà di mantenerlepossibilmente integre. È solo questione, ancora una volta, di un po’ dipazienza in più, e il risultato sarà quello desiderato.

Anche da queste foglie si deve rimuovere l’eventuale nervo centrale, seha dimensioni tali da non poter essere schiacciato agevolmente.

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questo punto, voglio chiarire perché insisto tanto sul modo dischiacciare correttamente le foglie. I motivi fondamentali sono due:

1.  Si tratta di rendere l’impacco più aderente ai tessuti cutanei, coi qualientra in contatto, per avere una migliore resa, attraverso una più efficaceinterazione. Nel caso che le foglie non siano state schiacciate bene, ilcontatto con la pelle non è quello ottimale, e la resa può essere ridotta, otalvolta persino nulla. In rima si potrebbe dire: «Se le foglie schiaccibene, la salute te ne viene; se le stesse appiani male, il lavoro non tivale».

2.  Se i nervi delle foglie non vengono appiattiti, e le rugosità delle foglienon vengono appianate, si può instaurare un processo irritativo acarico della pelle: niente di grave o di preoccupante sotto il profilomedico, perché a tanto si rimedia facilmente con l’unzione della zonacon olio di oliva, o con sugna di maiale, o con pomata di calendula, ocon altro eventuale farmaco, prescritto da un medico. Il fatto negativo èche, facilmente, il paziente può rifiutarsi di continuare con leapplicazioni degli impacchi, scoraggiato dal processo irritativo della

pelle, senza capire che la colpa di questo sgradevole effetto è tutta dicolui che non ha saputo schiacciare bene le foglie. Tale rifiuto è ancorapiù prevedibile se il paziente è un bambino, o un soggetto già prevenutoverso i metodi naturali di cura delle malattie.

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er gli eccellenti risultati che si ottengono per il tramite di questiimpacchi, il cavolo verza ed il cavolo cappuccio ben meritano unangolino tutto loro all’interno del vano cucina; che sia, anche, un

angolo di tutto riguardo. Dal marmista ci si procura un pezzo di marmo,abbastanza robusto, dalle dimensioni, orientativamente, di cm. 50 x cm. 50,da appoggiare su un ripiano di qualche mobile di cucina - questo, poi, benpiantato a terra e ben solido, naturalmente - ponendo prima, su tale piano diappoggio, un panno dello spessore da 0 cm. a 1 cm.: su questo ripiano dimarmo si eseguirà l’opera di schiacciamento delle foglie dell’impacco;operazione sulla quale sto tanto insistendo, per buoni motivi. Chi non avessela possibilità di creare tale piano di marmo, potrà utilizzare qualsiasisuperficie piana, purché sia ben solida, tale da garantire un buon risultatonell’operazione di schiacciamento delle foglie dell’impacco. In ogni caso,bisogna sapersi arrangiare, bene usando il dono dell’intelligenza, che sipresume, non manchi a nessuno. Non dimentichiamo che la necessitàacuisce l’ingegno, e che, quando si vuole, si può anche. Naturalmente, tuttociò risulta superfluo, se usate la macchina per la pasta, per schiacciare lefoglie.

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e difficoltà evidenziate nei precedenti tre paragrafi,relativamente al problema, non secondario, dello schiacciamentoopportuno delle foglie di verza, vengono superate con notevole

facilità se si ricorre alla «macchina per la pasta». S’è trattato di un rimedioescogitato, quasi per caso, da una mia paziente, la quale, essendo unacommerciante di calzature nei mercati, non aveva «tutto quel tempo» cheoccorreva, necessariamente, per schiacciare le foglie con una bottiglia divetro; le venne, così, la bella idea di utilizzare la «macchina per la pasta» ,quella con la manovella, la quale, per nostra buona sorte, è abbastanzacomune, e presente in quasi tutte le case.

Si utilizzi la «macchina per la pasta» nel modo seguente:1.  La si fissi bene ad un tavolo, o ad altra superficie solida;2.  Si accostino i due rulli per il massimo previsto dal modello,

utilizzando la manopola laterale numerata.3.  Si passino le singole foglie, ad una ad una, attraverso i rulli. Nel

caso che non si sia soddisfatti della prima operazione dischiacciamento delle foglie, si prendano le foglie già passate una

prima volta attraverso i rulli, le si pieghi in due, e le si ripassi aduna ad una attraverso i rulli per la seconda volta. Il trattamento delle foglie con questo sistema diventa, così, particolarmenteagevole: in questo modo tutti i membri del nucleo familiare possono essereutilizzati nello svolgimento di questo compito, perché esso non richiede unaforza fisica particolare, o altre attitudini specifiche. E, poi, tutto sommato,diventa quasi un gioco l’operazione di schiacciamento delle foglie, quandosi utilizzi questo sistema: possono così collaborare anche i bambini, o glianziani, e tutto diventa più semplice, più rapido, più facile, e viene così lavoglia di schiacciare anche più foglie di cavolo, come è giusto che siaabitualmente.

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a preferirsi quelli fatti con carta più resistente, e non colorata. Foglistaccati dai rotoli avranno una funzione di orientamentodiagnostico, nel senso che su di essi si fisserà, almeno in parte, il

liquido che l’impacco riuscirà a far fuoriuscire dal distretto corporeotrattato. La trama che si disegnerà sui fogli, il colore e l’intensità delliquido drenato, potranno orientare il medico, per una eventualeinterpretazione della natura del processo patologico che è in corso ditrattamento, e per una prognosi del decorso della malattia. Questi foglisaranno conservati, messi da parte secondo un ordine cronologico, per unripercorrimento teorico del decorso del trattamento, a guarigione avvenuta.

Tipicamente, si noterà che i fogli delle prime applicazioni sonogeneralmente bianchi e asciutti, quasi che non fosse successo proprio niente.Successivamente, i fogli saranno bagnati, e poi anche sporchi di unmateriale che fa pensare immediatamente ad un liquido infiammatorio, daprocesso infettivo, o da edemi sottocutanei o profondi, o, in ogni caso, dasangue di più o meno estesa stasi venosa. Le ulteriori applicazioni, poi,daranno per risultato fogli bianchi e asciutti, come all’inizio della terapia:dal che si potrà dedurre che il male è stato trattato efficacemente, e

debellato. È chiaro che l’entità del drenaggio, e la sua evidenziazione suifogli, dipendono dalla natura e dalla estensione del male, che si statrattando: più grande è il focolaio, più notevole e sorprendente sarà larelativa azione di drenaggio.

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e foglie dell’impacco, per potere esercitare la loro azionecurativa, devono stare a contatto diretto con il corpo, benaderenti a quel settore dell’organismo dove è, presumibilmente,

localizzato il male da trattare, sia esso in superficie, o nei tessuti profondi.Deve essere un contatto diretto, che non ammette interposizione dichecchessia. L’impacco deve essere ben fissato, di modo che il contatto conil corpo sia sicuro e inalterato, per tutto il tempo dell’applicazione.

Nell’angolo che, idealmente, abbiamo riservato al materiale necessarioper una buona applicazione degli impacchi per scopi terapeutici, dobbiamoriporre anche tutto quanto può essere utile per realizzare un correttofissaggio degli impacchi stessi. Quanto più sono là, a portata di mano, tuttele cose necessarie per questi particolari metodi curativi, tanto più è facileprocedere con poco dispendio di energie e di tempo, conseguendo ottimirisultati col minimo sforzo. Fasce elastiche, e non, bende, garze, corpetti,ginocchiere, mutandine elastiche: ecco alcune delle cose utili per gliobiettivi che ci siamo proposti. Anche foulards e sciarpe, che non siutilizzino più nell’abbigliamento personale, possono essere messi adisposizione per gli impacchi. Le sciarpe sono particolarmente adatte,

soprattutto nel periodo invernale. Da lenzuola smesse, si possonofacilmente ricavare delle bende di varia lunghezza e larghezza, e dellecosiddette «scolle».

Se il bendaggio lo si fissa con delle spille, o con dispositivi già presentisulle fasce, non insorge il problema del nodo. Nel caso, poi, che sianecessario fare un nodo, per fissare il bendaggio, è bene interporre unfazzoletto piegato, o altra stoffa ripiegata, tra il nodo e il punto del corpo sucui questo insiste, per evitare che il nodo possa infastidire il paziente,durante il tempo di applicazione dell’impacco. Ciò può capitare, adesempio, quando le foglie sono applicate sulle orecchie, o sulle guance, e ilnodo della scolla, o di altro bendaggio, capiti sotto il mento; oppure quando

un impacco sia fatto, ad esempio, sulla regione pelvica, e il nodo capiti sultratto lombare della colonna vertebrale, o in un fianco. Il fazzoletto,ripiegato, posto sotto il nodo, ammortizza abbastanza bene: quandoquesto rimedio si rivelasse insufficiente, allora occorre fissare l’impacco inaltro modo. Al paziente bisogna chiedere soltanto quei sacrifici, di cui nonsi può fare a meno: l’ammalato ha già i suoi guai, e questi gli bastano.

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tali, per fortuna, da costringere a restare a casa anche di giorno. La colite,ad esempio, o una ovarite, o la sinusite frontale, che non sia in una faseaccessuale acuta, non impediscono, a quelli che ne soffrono, di andare alavorare. Non si può pretendere, in questi casi, che si conservino i ritmi diapplicazione degli impacchi, così come descritto precedentemente. Basta,allora, che l’impacco lo si abbia per tutta la notte, applicandolo la sera,al più presto possibile, e togliendolo la mattina successiva, quanto piùtardi è possibile. Non è la maniera più ortodossa di procedere, ma bisogna

contentarsi. Meglio questo che niente, intanto che ugualmente si otterranno irisultati desiderati, anche se più tardi del previsto. Gli impacchi, quindi,saranno rinnovati tutte le sere, e saranno rimossi la mattina successiva,a prescindere dallo status delle foglie.

Ci sono, poi, alcune attività diurne, che sono compatibili con gliimpacchi, se questi interessano, ad esempio, parti nascoste del corpo, e senon ci sono contatti particolarmente impegnativi con altre persone, come

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avviene quando si opera in luoghi pubblici, o a stretto contatto con gli altri.Se la propria attività si svolge a casa, allora conviene fare di tutto pertenere l’impacco quanto più a lungo è possibile, e toglierlo solo quandodiventi maleodorante e acido, con le foglie che sembrano quasi cotte.

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uousque, tandem? Usque ad valetudinem!»: un ciclo diapplicazioni dura tanto, quanto è necessario per giungerealla completa risoluzione della patologia che si sta trattando.

Solo allora la terapia ha esaurito la sua funzione, che è quella della«restitutio ad integrum» della parte lesa. L’osservazione, in successione,dello status dei singoli impacchi, quando vengono rimossi, ci dirà quandosiamo arrivati alla conclusione del ciclo di terapia. Generalmente, il decorsodel trattamento rispetta stadi sequenziali precisi. In una prima fase, gliimpacchi risultano, alla rimozione, quasi inalterati; le foglie sono o moltoasciutte, o cosparse di poche goccioline di acqua, non sono puzzolenti; ifogli di carta evidenziatori sono sporchi solo del colore della verza o delcavolo cappuccio.

Segue la fase del drenaggio vero e proprio, che disegna sui fogli dicarta la propria efficacia, sporcandoli con macchie, che diventano semprepiù intense e più evidenti con il crescere del numero delle applicazioni: sonomacchie strane, alcune color marrone, altre violacee; altre, poi, sono qua elà di un rosso vivo, che fa pensare al sangue. Abbondante è, anche, il flussodi liquido trasparente, come da svuotamento di un edema, da strati profondi.

A volte sembra di stare in presenza di materiale purulento, proveniente dafocolai più o meno profondi. Sul piano clinico, questa fase drenante siaccompagna a segni evidenti di un preciso e progressivo miglioramentodelle condizioni del paziente, in riferimento alla patologia che si statrattando.

Quando, nella terza fase, le foglie degli impacchi applicati e rimossiappariranno inalterate - «come le abbiamo messe, così sono uscite»,riferiscono i pazienti - possiamo affermare che il ciclo degli impacchi, perquel trattamento, si è esaurito, perché il male non esiste più, il focolaio èstato spento, il serbatoio di liquidi patologici è stato completamentesvuotato.

La successione delle tre fasi ora descritte avrà, naturalmente, luogo, solose si verificano due condizioni essenziali: in primis, è necessario che ilmale ipotizzato, da debellare, esista veramente e che non sia soltantoimmaginario; e, in secondo luogo, che si proceda correttamente nellapreparazione e nella applicazione degli impacchi. Molto spesso, la veracausa di un eventuale fallimento nel trattamento di alcuni mali, mediantel’applicazione degli impacchi con foglie di verza o di cavolo cappuccio,

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risiede nel fatto che le applicazioni non sono eseguite con la opportuna cura,e con la dovuta attenzione. Il metodo è infallibile solo se applicatoadeguatamente: ma se siamo distratti, superficiali, incapaci, è colpa nostra,se non otteniamo i risultati sperati.

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uando si rimuove l’impacco, la zona trattata deve essereaccuratamente lavata con acqua tiepida e sapone neutro, perrimuovere adeguatamente il liquido che, drenato dall’interno del

corpo, si è fissato momentaneamente sulla superficie cutanea. Se questaoperazione non viene eseguita, oppure è fatta male, si può verificare, nelcorso della terapia, una sgradevole reazione cutanea, consistente inarrossamento, bruciore, prurito, eventuale più o meno lieve foruncolosi,ecc.: segno, questo, che, localmente, si è determinato uno stato diipersensibilità cutanea. Certo, non è qualcosa di preoccupante, perché ilfenomeno regredisce spontaneamente già con il solo fatto di interrompere leapplicazioni, e ungendo la parte interessata con olio di oliva, o con uno deglioli medicinali, di cui alle pagg. XX-XX.

Ma la causa più frequente di questa reazione cutanea fastidiosa è daricercare in una non corretta operazione di schiacciamento delle foglie. Èanche per questo che ho insistito precedentemente, e lo ribadisco adesso,sulla necessità di curare con molta attenzione tutto quanto il procedimento,mirante ad ottenere un impacco fatto di foglie ben appiattite, e senza nervettiresidui. In particolare, se la parte del corpo da trattare è una regione delicata

e sensibile - ad esempio, la regione addominale anteriore dei bambini odegli adolescenti - bisogna preparare molto bene anche le foglie più chiare epiù tenere, che andranno a formare lo strato dell’impacco a più direttocontatto con il corpo. Il tempo che si impiega in più nell’operazione dischiacciamento delle foglie, sarà tutto abbondantemente riguadagnato.Perciò, anche quando andiamo di fretta, ricordiamo il motto latino «festinalente», cioè «affrettati, ma sempre con la giusta calma».

N.B. Ogni volta che si lava la parte del corpo trattata, si tenga presentela scheda n° 9, di pag. XX.

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l contadino non dovrebbe avere problemi, o chi avesse un orticello,presso la propria abitazione: non è difficile coltivare, tra l’altro, secondole stagioni, la verza o il cavolo cappuccio, eventualmente anche secondo

i più moderni metodi biologici di concimazione, e di attivitàantiparassitaria. A chi deve comprare il cavolo, consiglio di mettersid’accordo con il proprio fruttivendolo, pregandolo di essere così gentile daprocurare ogni volta, per tempo, la verza o il cavolo cappuccio.Praticamente, è utile prenotare alcuni giorni prima, specialmente in queiperiodi dell’anno, nei quali è particolarmente arduo ottenere questo generedi ortaggi. Il fruttivendolo non avrà difficoltà a dare a voi, gratuitamente, lefoglie verdi esterne, perché, naturalmente, le deve buttare via, sono per luiingombranti. Il cavolo comprato, e le foglie ottenute, devono essereconservati nel frigorifero, nello scomparto della verdura fresca, chiusi in unabusta di plastica. Questo bisogna fare ogni volta, dopo di avere preparato gliimpacchi, con quanto resta delle foglie e del cavolo. Per prudenza, nelfrigorifero, non dovrebbe mai mancare un cavolo di riserva, pronto perqualunque emergenza, o delle foglie verdi, quelle, per capirci, ottenute

gratuitamente dal fruttivendolo.Quando si va a comprare il cavolo, si chiede innanzitutto la verza; sequesta non è disponibile, si compra il cavolo cappuccio: perché, mi hannospiegato i fruttivendoli, o l’una cosa, o l’altra, si può sempre trovare, oprocurare. Al proprio rifornitore conviene spiegare il perché dellaparticolarità delle richieste,   l’uso terapeutico del cavolo, e quindi ladestinazione nobile dello stesso, perché alcuni fruttivendoli possono pensareche le foglie verdi le chiedete per darle ai conigli, o ad altri animali, epotrebbero non avere la premura di conservarle per voi.

Le foglie fresche sono, naturalmente, le migliori per gli impacchi,perché particolarmente efficaci, nell’azione terapeutica che debbono

svolgere. Non sempre il fruttivendolo è in grado di procurare cavoli freschi,anche con tutta la buona volontà. In ogni caso, quando si è in corso diterapia, usate anche foglie non proprio freschissime, anziché interromperebruscamente la continuità delle applicazioni: meglio un impacco nonproprio perfetto, che nessun impacco. Se, poi, si ha la fortuna diconoscere qualche contadino, che coltiva la verza o il cavolo cappuccio, èpiù facile, naturalmente, procurarsi cavoli garantiti freschi.

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uesti e quello per me pari sono», per dirla con il poeta Dante.Tutte e tre le citate varietà di brassica oleracea, cioè di cavolo,sono dotate di un’alta attività curativa, inducono un ottimo

drenaggio di liquido infiammatorio nella zona trattata, lasciano il segnodella loro notevole efficacia. Io consiglio di usare innanzitutto il cavoloche più facilmente si riesce a ottenere dal fruttivendolo, che si contattaper ragionata convenienza. Ove sia possibile, credo sia opportuno avere incasa, chiusi in sacchetti di plastica, e conservati in frigo, negli scomparti piùbassi, o nel cassettone degli ortaggi, almeno due varietà di cavolo. Il cavolomilanese, detto pure cavolo riccio, è considerato da Camille Droz il piùefficace; Willfort propone il cavolo cappuccio, detto anche cavolo bianco;Breuss parla del cavolo verza, quando indica gli impacchi con il cavolo, peril trattamento di eventuali epatopatie: ma nessuno dei tre autori esclude levarietà di cavolo non citate espressamente. Nella mia lunga esperienza diattenta osservazione dei fenomeni associati alle terapie con il cavolo, ho

potuto concludere che le tre varietà possono essere utilizzate anche incombinazione, formando ad esempio la parte scura dell’impacco, quellacostituita cioè dalle foglie più verdi, con le foglie esterne del cavolo riccio -che è il cavolo milanese - che hanno, quasi sicuramente, il più elevato poteredrenante. Presentano, però, l’inconveniente di essere alquanto irriducibili,nel senso che conservano una certa ruvidezza, anche dopo un buonschiacciamento. Tuttavia, a tanto si può rimediare, formando lo stratosuperficiale dell’impacco - quello strato che andrà a diretto contatto con ilcorpo - con foglie di verza, quelle più chiare, e quindi più tenere; oppurecon foglie di cavolo cappuccio, siano esse quelle più verdi, o quelle piùchiare, non importa, perché tutte le foglie del cavolo cappuccio hanno la

caratteristica di essere sempre abbastanza tenere. Per essere ancora piùchiaro sulle tre varietà di cavolo, prese in esame in questo paragrafo, aproposito del cavolo cappuccio diciamo che, con esso, si possono formareagevolmente tutti e due gli strati dell’impacco, e che le sue foglie esternepossono essere utilizzate per costituire anche lo strato che andrà a contattocon il corpo, essendo di per sé lisce, e abbastanza morbide. Invece, le fogliedel cavolo milanese non sono adatte a formare lo strato che va a contatto

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con il corpo, perché molto rugose, e poco appianabili: tuttavia, se non sihanno altri cavoli a disposizione, esso si userà, in ogni caso, per costituiretutti e due gli strati dell’impacco. Il cavolo verza si utilizza per formare unimpacco completo, utilizzando le foglie più verdi e più esterne per lo stratodi base, che sarà ricoperto con uno strato di foglie, quelle più chiare e piùinterne. Tutto, poi, sempre con quella pazienza, e con l’attenzione, di cui hoampiamente detto in altri paragrafi.

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rima di schiacciarle, le foglie da usare bisogna controllarle, pervedere se sono sane, integre, non ammalate dall’azione dei parassiti.Si buttano via le foglie non buone, si porta via la parte malata da

quelle parzialmente intaccate, e si utilizza il resto. Per pulire le foglie, èbene usare una spugna, e acqua tiepida: lo sporco da rimuovere può esserecostituito da polvere, da fango, da farmaci antiparassitari. Molte volte, sonoproprio i fitofarmaci a depositarsi sulle foglie, e a lasciare il segno: perfortuna, non è difficile rimuoverli con un lavaggio accurato. Eventualiresidui di queste sostanze sulle foglie, potrebbero spiegare le reazioni disensibilità cutanea, che si sono verificate in alcuni casi, anche quando si èstati bravi a schiacciare le foglie nel modo giusto. È bene, quindi, esserescrupolosi anche nell’opera di pulizia delle foglie, quando le si deve usareper preparare un impacco curativo.

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uesta domanda mi è stata rivolta, quasi sistematicamente, ogni voltache ho consigliato la terapia con foglie di cavolo. Non esiste unarisposta unica per tutti i casi. Il numero delle foglie da usare

dipende da vari fattori, che non sono costanti. Innanzitutto, bisognachiedersi quale deve essere lo spessore di ogni singolo impacco, saperequale tipo di foglie si ha al momento a disposizione - se sono, cioè, fogliegrandi o foglie piccole, spesse o sottili, robuste o fragili, ecc. - quantiimpacchi fare, e quanto grande è la superficie corporea, interessataall’applicazione delle foglie. Solo sullo spessore si può dare una rispostaorientativa «a priori»: esso dovrebbe essere almeno di un centimetro, ma,se è di più, è ancora meglio. In queste applicazioni, vale il motto «meliusabundare, quam deficere»; che poi, se talvolta si va di fretta, si è stanchi,gli impacchi sono più di uno, le foglie a disposizione sono poche in quelmomento, allora l’impacco può essere anche molto sottile. Ancora una voltaricordiamo che poco è sempre meglio che niente.

Il grosso, poi, dello spessore sarà costituito dalle foglie verdi,generalmente, utilizzando noi le foglie bianche per costituire il sottile stratosuperficiale, che andrà a contatto diretto con il corpo. Naturalmente, può

capitare che un impacco sarà formato tutto solo da foglie scure, o tutto soloda foglie chiare, perché le une, o le altre, sono la uniche a disposizione, inquelle determinata situazione; ebbene, noi l’impacco lo faremougualmente, e i risultati li avremo in ogni caso, anche se con scadenzeleggermente differenti.

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iccome le foglie schiacciate e maciullate, quando sono oramai pronteper essere applicate, quasi sempre sono molto cariche del liquidofuoriuscito da esse durante lo schiacciamento, molti mi hanno chiesto

se non sia il caso di strizzarle, prima di applicarle sul corpo. Una serie diosservazioni e di riflessioni da parte mia mi hanno fatto concludere che lavia migliore è quella di mezzo. E cioè, non bisogna strizzare le foglieschiacciate fino a far perdere loro tutto il liquido acquoso, né si può nonstrizzarle proprio, perché l’impacco troppo bagnato può facilmente colare,quando lo si applica saldamente sulla parte del corpo da trattare, e quindipuò sporcare. D’altra parte, pare che il liquido, di per sé, non abbia unsuo ruolo preciso nell’azione curativa delle foglie; tuttavia, ho notato cheesso aiuta le foglie ad interagire con il corpo, come se ammorbidissel’impatto tra le due parti interessate dall’impacco. Se il liquido prodottodurante lo schiacciamento non è eccessivo, non è necessario strizzare lefoglie.

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urante l’estate, il contatto del nostro corpo con qualcosa di frescocomporta sempre un senso di piacere. Ma, naturalmente, ciò ched’estate noi definiamo «fresco», diventa «freddo e fastidioso» nel

periodo invernale: e questo vale soprattutto per i bambini, e per tantepsicologie particolarmente sensibili. All’inconveniente dell’impattonegativo con un impacco freddo si rimedia facilmente, appoggiando lefoglie schiacciate su una borsa d’acqua calda, lasciandole ivi fino aquando non si siano tolte di freddo. Un impacco così tiepido è consigliabile,d’inverno, sia per grandi che per piccini; ma, quando si tratti di bambini,questa operazione talvolta conviene anche d’estate, se, per esempio,dobbiamo applicare un impacco ad essi, mentre che dormono. A meno che,naturalmente, non sia in corso uno stato febbrile, che si vuole aiutare asuperare applicando, per esempio, un impacco sulla fronte e unosull’addome di un bambino o di un adulto: in questi casi conviene che gliimpacchi siano a temperatura ambiente.Va precisato, tuttavia, che i consigli dati in questo paragrafo sullatemperatura delle applicazioni non assumono una importanza fondamentalenel contesto di quanto detto sulla terapia con le foglie di cavolo: gli

impacchi, siano essi tiepidi o freddi, conservano sempre, in ogni caso, laloro eccellente efficacia.

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e foglie le abbiamo pulite, schiacciate, messe da parte nella quantitàche abbiamo ritenuto la più opportuna: ora dobbiamo solo formarel’impacco secondo i vari strati, e applicarlo. Procederemo nel modo

seguente:!  Su un ripiano, appoggiamo una busta di plastica sottile e morbida,

ripiegata a formare un quadrato, o un rettangolo, o un’altra formageometrica, a seconda della parte del corpo sulla quale dobbiamoapplicare l’impacco. Da questa busta rimuoviamo prima i manici, e netagliamo via, eventualmente, anche il fondo, quello della cucitura, chepotrebbe essere irritante. Mi sto soffermando su questa operazione,perché una volta portata a termine, avremo a disposizione uno deglistrati dell’impacco, che non si butterà più via, ma si conserverà, perpoterlo riutilizzare ogni volta che si dovrà procedere ad una nuovaapplicazione. La busta di plastica, così trattata, costituirà lo strato piùesterno dell’impacco.

!  Su di essa appoggiamo, ora, da tre a quattro fogli di carta da cucina,bianchi. Abbiamo, così, formato anche il secondo strato, la cuiimportanza è , principalmente, di natura diagnostica, nel senso che

su questa carta si formerà, nel corso della terapia, un alone più o menoscuro, compatto o spezzettato, con macchiettature varie, che potrannoorientare l’esperto sulla interpretazione della natura del male, che si statrattando. In genere, questi fogli usciranno più o meno ben umidi a causadel liquido infiammatorio drenato. Questa carta bisogna conservarla,e metterla da parte nell’ordine successivo degli impacchi fatti. Altermine della terapia, osservando i fogli nell’ordine progressivo, daiprimi agli ultimi, anche il profano potrà notare la logica con la quale lefoglie del cavolo procedono nell’azione curativa. Se i fogli di carta deiprimi impacchi risulteranno asciutti, così come anche, generalmente, lefoglie, ciò sta ad indicare che il corpo, in questa fase, si sta preparando a

reagire. In seguito, piano piano, l’impacco sarà sempre più umido, e lefoglie cominceranno ad essere come cotte e maleodoranti. Verso la metàdel ciclo di applicazioni, ci sarà il massimo dell’attività drenante, e ifogli di carta risulteranno imbrattati e sporchi. Verso la fine dellaterapia, l’impacco sarà, al termine delle applicazioni, quasi del tuttoinalterato, sia nell’odore, sia in altro. Questo fatto, assieme allaconstatazione che tutti i sintomi del male ormai tacciono, sta ad

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indicare che il ciclo di terapia ha esaurito il suo compito. Tutto ciòrisulterà sorprendente per il paziente inesperto, e oltremodo interessantee stimolante per il ricercatore.

!  Su questo secondo strato di carta da cucina, disponiamo le foglie verdidi verza o di cavolo cappuccio, precedentemente schiacciate e preparate,che formeranno uno strato dello spessore variabile, possibilmente apartire da almeno un centimetro: ricordate che più consistente eabbondante è lo spessore dell’impacco – perché non siete stati avarie tirati nell’uso delle foglie di cavolo – più sorprendenti e rapidisaranno i risultati che otterrete. Vale, in questo caso, il motto latino«melius abundare quam deficere». Le foglie bianche si appoggerannosulle verdi, e costituiranno lo straterello che sarà a diretto contatto con lasuperficie corporea. L’impacco così preparato lo si fissa sulla superficiedel corpo da trattare, seguendo quanto scritto nel paragrafo «Comefissare l’impacco».

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«In amaritudine salus» 

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’amaro svedese è indicato, nei testi tedeschi, con il termine«Schwedentropfen», che, letteralmente, si traduce «gocce svedesi»,dove il riferimento alla Svezia è, verosimilmente, solo occasionale.

Di origine svedese era il dottor Samst, un medico che utilizzava spesso evolentieri questo preparato naturale, da lui ritenuto senza dubbio il farmacod’elezione, durante l’esercizio della sua attività medica in una cittadinaaustriaca. La ricetta, relativa alla preparazione delle gocce svedesi, rimasesegreta fino alla morte del dottor Samst, che avvenne all’età veneranda dianni 105, per una caduta da cavallo. Ritrovata tra le sue carte, la formula fusubito utilizzata per produrre su più vasta scala questo «elisir della vita».

Conoscendo la mia passione nella ricerca costante di rimedi naturali attia combattere efficacemente le malattie, Schw. Edeltraud, la suoraresponsabile dell’amministrazione del Kneippianum (un ospedale cheprende il nome dal parroco naturalista «Kneipp», a Bad Wörishofen, in

Allgäu, Germania), mi regalò la brochüre «Apotheke Gottes», di MariaTreben, una studiosa austriaca di medicina naturale. In questo opuscolo, congrande semplicità e naturalezza, viene presentato «l’amaro svedese», con ilcorteo delle sue virtù curative, con la descrizione della sua grande efficaciaterapeutica. La cosa istintivamente mi convinse, approfondii l’argomentocon passione. Per lunghi anni, ho avuto modo di sperimentare la veritàdell’efficacia reale che veniva garantita nella presentazione dell’amarosvedese: l’intuizione, che avevo avuto, di trovarmi davanti a qualcosa diveramente eccellente nel campo terapeutico, si rivelava sempre più esatta.

Un lungo periodo di collaudo e di sperimentazione della bontà delfarmaco ha preceduto la mia decisione di contribuire a farlo conoscere

a quante più persone è possibile, secondo il comandamento evangelicodi donare agli altri «gratuitamente», quello che «gratuitamente» si èricevuto: «quod gratis accepistis, gratis date!».

Più che «gocce svedesi», io chiamerei il preparato «lacrime di angeli»,cadute dal cielo per lenire la sofferenza dell’uomo, oppure «distillato dicielo»: fatelo cadere sulle vostre piaghe e sul vostro dolore, e capirete ilperché di queste espressioni, apparentemente esagerate ed enfatiche. Se una

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mano invisibile mi ha portato alla scoperta ed alla comprensione delvalore di questo rimedio naturale, esso deve diventare patrimonio ditutti: ogni lacrima che asciughiamo ad un fratello sofferente, segna il nostroavanzamento di un gradino nel processo ascensionale dell’evoluzione, ed èsempre misura della nobiltà di dentro di un uomo.

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uando si esperimenta di persona di quanta efficacia sia dotato questomedicinale naturale, diventa una necessità tenerlo sempre a portata dimano, sia in casa, che quando si viaggia. È un ottimo farmaco da

pronto soccorso, facile da usare, rapido nei risultati. Non deve maimancare anche una buona quantità di ovatta, in quanto l’applicazione delliquido sulla parte da trattare avviene mediante ovatta bagnata con esso.

Non esiste patologia che non possa giovarsi di questo rimedio.Quando, in un momento di emergenza, non si sa proprio cosa fare, eccotrovata una via d’uscita: prendete l’ovatta, inumiditela con l’amaro svedese,applicatela su quella parte del corpo che è in sofferenza, dove c’è la lesione,e il gioco è fatto. Non è necessaria una diagnosi esatta e circostanziata dellapatologia in corso; l’importante è intervenire con questo rimedio, perché irisultati sono garantiti.

Va precisato, naturalmente, che a questo tipo di pronto soccorso si faricorso solo quando il caso non appare obbiettivamente preoccupante egrave, e solo quando è impossibile, in questi casi, avere un medico che

pratichi le cure opportune, o predisporre un urgente ricovero presso lestrutture sanitarie pubbliche o private. In ogni caso, un primo tentativo dipronto soccorso con questo liquido non è controindicato, e fino ad ora nonha mai deluso.

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Mediante l’applicazione di un impacco d’ovatta, bagnata con l’amarosvedese, sul distretto renale, occorse solo un quardo d’ora per far superaread un paziente una colica renale, che aveva resistito per due giorni ad ognitrattamento farmacologico.

Vertigini persistenti e irriducibili anche dopo trattamentifarmacologici, non permettevano ad un paziente né di stare in piedi, né dicamminare da solo, senza accompagnamento: il ricovero ospedaliero, e unaduplice risonanza magnetica nucleare, erano valse soltanto a tranquillizzareil paziente e i familiari, per l’assenza di patologia neoplastica a carico dellestrutture endocraniche. Eppure, bastarono solo alcune applicazioni conl’amaro svedese per vedere alzare e camminare l’ammalato in autonomia, esenza più vertigini. Durante alcune sedute di psicoterapia, ho messo i mieipazienti in condizioni fisiche di potere portare più avanti il dialogopsicologico, facendo loro passare, in breve tempo, più o meno intensi mal ditesta, applicando sulla loro fronte ovatta, bagnata con l’amaro.

Da uno di questi impacchi, il mio meccanico di fiducia fu messo incondizione di continuare il suo lavoro, nonostante che sulla sua mano destra

fosse pesantemente caduto il coperchio del motore, per un improvviso colpodi vento: per evitargli un eventuale svenimento, gli feci anche bere uncucchiaio del liquido, diluito con un po’ d’acqua. Molti alunni, a scuola,hanno visto scomparire il loro mal di denti, applicando semplicementeovatta, bagnata con l’amaro svedese, sul dente cariato, o sulla lesionegengivale.

Ematomi, contusioni, gonfiori, edemi si possono trattare in questomodo con risultati positivi certi. Le crisi diarroiche vengono superate conapplicazioni successive sulla regione addominale anteriore. E si calmanoanche i dolori pelvici, dovuti a patologie varie, a carico della vescica,dell’utero, delle ovaie, dell’uretere, della prostata.

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n genere, quasi tutti gli accessi di dolore sono facilmente dominabilimediante l’applicazione di questi impacchi. E non è solo il sintomodolore ad essere trattato, e messo a tacere: l’amaro svedese ha molto

spesso il potere di risolvere radicalmente la patologia stessa che è allabase del dolore. Ciò significa che una terapia con questo liquido non è solosintomatica, ma anche eziologica, in quanto opera sulle cause più o menoprofonde della malattia, andando anche, spesso, al di là delle aspettative edelle attese.

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con beneficio d’inventario e con la opportuna cautela, che si valuteràl’elenco delle malattie trattabili con l’uso dell’amaro svedese, eriportato nella brochüre di Maria Treben, sulla base di un vecchio

manoscritto. Senso critico non vuol dire tuttavia negazione aprioristica diogni contenuto, ma, semplicemente, comprensione di un messaggio. E ilmessaggio che si evince, intuitivamente, dalla lettura del manoscritto, è ilseguente: un fatto certo è che questo preparato è dotato di notevoleattività farmacologica curativa, sicuramente suscettibile di sviluppiapplicativi ulteriori, in direzioni ancora inesplorate.

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Si articola in 46 punti l’estratto dal vecchio manoscritto, operato dalparroco Karl Rauscher, per descrivere, nella brochüre di Maria Treben,l’efficacia dell’amaro svedese, e le indicazioni sull’uso che di esso si puòfare in svariati campi della patologia umana.

Per amore di sintesi, riferisco solo brevemente per quali malattie eproblemi di salute il vecchio manoscritto consiglia il ricorso al preparatomedicinale; precisando pure che il suo impiego non è solo esterno medianteimpacchi locali, ma anche interno, bevendolo diluito in un po’ d’acqua. Ma

al momento non ci preoccupiamo più di tanto, perché nel capitolo sulleterapie sarò preciso nel consigliare l’uso esterno o quello interno del liquido,o tutt’e due, a seconda dei casi. Nel manoscritto, si suggerisce da far ricorsoall’elisir di vita per le patologie a carico dei seguenti organi e distretticorporei: occhi, denti, lingua, gola, orecchio, stomaco, fegato, addome,pelvi, vene, polmoni, sistema nervoso, utero, ovaie. Si parla della terapia

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dei tumori(!), dell’anemia, di fistole, della febbre, di ogni genere di ferite,dei dolori reumatici, dei calli.

L’ultimo dei 46 punti, a conclusione, così recita: «chi prende questomedicinale mattina e sera, non ha bisogno di altre medicine, poichèquesta medicina rafforza il corpo, rinfresca i nervi e il sangue, elimina iltremore delle mani e dei piedi: in breve, essa guarisce in genere tutte lemalattie. L’organismo si mantiene vigoroso, l’aspetto giovanile e bello».

Dei tanti casi di guarigione testimoniati da Maria Treben nel suo scritto,ne ricordo in particolare uno, di una donna che, grazie all’assunzionequotidiana dell’amaro svedese, abbandona la sedia a rotelle, sulla quale erastata costretta da una grave forma di artrosi progressiva deformante,acquisita in seguito a situazioni traumatiche, vissute durante la secondaguerra mondiale. E l’altro, di una donna anziana che recuperava l’udito,parzialmente perduto (ipoacusia), introducendo nel condotto uditivo esternoun batuffolo di ovatta, bagnato con l’amaro svedese, e inumidendocontemporaneamente la regione mastoidea, quella temporale, la fronte, e ilcontorno degli occhi. Nel vecchio manoscritto si legge: «L’amaro svedesefa recuperare anche l’udito perduto». Sono interessanti tutti gli altriepisodi di guarigione descritti da Maria Treben, ma per la loro lettura sirinvia alla brochüre, e ad altri simili opuscoli della Treben, reperibili pressoalcune erboristerie (vedi bibliografia).

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a casistica relativa alla eccezionale efficacia terapeutica di questomedicinale naturale, si arricchisce grandemente, se riprendo adescrivere casi risolti, dei quali sono testimone.

È certo che in questi anni di studio e di ricerca, esso si è rivelato esserein assoluto il farmaco di elezione per terapie d’urgenza: il suo spettrod’azione, che è, a mio parere, quasi di 360°, è eguagliato solo da quellodelle terapie con le foglie di verza o di cavolo cappuccio, vincendo inefficacia, rispetto a queste, nei pronti interventi, e per la rapidità dell’azionecurativa. Come dirò in seguito, in molti casi sarà opportuno utilizzare tutti edue i rimedi contemporaneamente, nel corso del trattamento di svariatepatologie.

La descrizione di casi di guarigione, conseguita mediante l’uso diquesto liquido, o di altri rimedi naturali, è certamente utile per la sua azionepsicologica sul lettore, che si sente così incoraggiato a mettere in pratica leterapie qui proposte. Credo tuttavia che il metodo più efficace perconvincersi della bontà di una terapia proposta, e la via più breve, sia quellodi provare a curarsi secondo quanto viene consigliato: quello che qui possodire, e sottolineare, per la buona pace di tutti i lettori, è che, in ogni caso, in

questo mio scritto, mi limito a dare dei consigli che sono sicuramenteinnocui, cioè privi di effetti collaterali, se eseguiti, naturalmente, in modocorretto.

Tenere in casa questo farmaco naturale, dall’azione così rapida, esempre efficace, è buona norma: non dovrebbe mai mancare nellavaligetta di pronto soccorso, sia come dotazione della piccola farmacia incasa, sia negli spostamenti quotidiani fuori di casa, tanto vicino, quantolontano. Oltre ai casi di pronto intervento, alcuni dei quali ho già descritto,le occasioni che mi si sono presentate, soprattutto nei viaggi, di utilizzare illiquido curativo, sono state innumeri. Quante coliche addominali, anchequelle a eziologia sconosciuta, sono state rapidamente risolte con impacchi

locali, e con l’assunzione orale dell’amaro svedese!Crisi diarroiche, anche presso bambini piccoli, superate con

applicazioni addominali; coliche renali, contusioni, ematomi, risoltibrillantemente. Ma anche metrorragie, cioè emorragie non mestrualidell’utero, talvolta sono state dominate: è chiaro che, donne sofferenti diquesto stato patologico, erano contemporaneamente seguite dal loroginecologo. Perché, ribadisco qui ancora una volta, le terapie naturali non

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esimono affatto dal dovere di ricorrere al medico, per tante e tantepatologie. Ricordi sempre il lettore la mia «teoria del doppio binario» odella «medicina integrata», proposta nella conclusione del primo capitolo.

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l lungo collaudo della validità del farmaco in oggetto mi ha vistotestimone di tanti altri casi eclatanti e interessanti, che non finivanomai di stupirmi. Una anziana signora di Montechiaro, una deliziosa

frazione di Vico Equense, guarì da un basalioma, situato in regionefrontotemporale, resistente ad ogni ciclo di trattamento medico presso leterme di Castellammare di Stabia: la lesione scomparve dopo una serie diapplicazioni con ovatta e amaro svedese. Allo stesso modo, ho visto guarireun ragazzo dodicenne da un tumoretto benigno, localizzato sulla puntadella lingua, e una donna adulta sofferente da lungo tempo per un angioma,interessante il margine inferiore sinistro della lingua: ambedue, dopo più dicinque anni, ancora non hanno accusato a tutt’oggi episodi recidivanti.

La mia consorte, la nostra figlioletta, ed io, abbiamo risolto i nostriproblemi di salute, piccoli o grandi, quotidiani e non, quasi sempre con ilsolo ricorso all’amaro svedese, senza naturalmente mettere da parte gliimpacchi con le foglie di verza. Bevendo il farmaco del dott. Samst,applicando ovatta, bagnata con quello, sulle parti malate del corpo, abbiamosuperato molti momenti critici, e tante situazioni di emergenza, senza

agitarci più di tanto, consapevoli della ben collaudata efficacia di quell’elisirdi vita.Come quando ho trattato con il solo amaro svedese il morso che un cane

aveva dato alla nostra Elvira, imprevedibilmente, dopo di aver ricevuto daessa dei cioccolatini. Dopo il trattamento con l’amaro svedese e ovatta, sullamano della nostra figlioletta erano appena evidenti solo i segni delle zannedel cane; sembrava che il morso del cane non vi era mai stato.

Sono più di dieci anni che la sindrome influenzale, chesistematicamente mi colpisce in ogni stagione invernale, non mi costringepiù a letto, come inevitabilmente faceva prima. Il segreto? Appena avverto iprimi sintomi dell’influenza a livello delle prime vie respiratorie, applico

impacchi di ovatta e amaro svedese su tutte le zone colpite, siano esse idistretti tonsillari, o la gola in genere, la fronte e le tempie, la regionepresternale, o tutte quante insieme queste regioni corporee: gli impacchiimpediscono all’aggressione virale di determinare uno stato febbrile, el’instaurarsi delle complicanze batteriche. L’influenza, cioè, viene stroncatain sul nascere, nel giro di un giorno, per quanto attiene alla fase acuta.

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Eventuali inevitabili strascichi vanno via da soli, lentamente, nei giornisuccessivi, con applicazioni continuate, per spegnere focolai residui.

Con buoni risultati si cura il varicocele (o, in ogni caso, lo si tiene sottocontrollo), potendo superare le crisi accessuali con impacchi di amarosvedese, senza problemi. La patologia prostatica (la prostatite ol’ipertrofia prostatica), può essere trattata in questo modo, come pure lacistite. Utilissimi sono impacchi tutt’attorno allo scroto, per tentare didebellare una eventuale orchite, o una epidimite. E, nelle donne, impacchipelvici sono molto efficaci nel trattamento di patologie a carico di utero eovaie. Tutto questo, sempre rispettando la teoria del doppio binario, ossiadella medicina integrata, senza credere cioè di poter fare a meno, inassoluto, della guida e del controllo del proprio medico e deglispecialisti.

A volte mi affascina l’idea di tentare di essere utile persino agliemodializzati, i cui reni siano ormai irrimediabilmente «partiti» (come sisuol dire), mediante l’applicazione di ovatta e amaro svedese sui distrettirenali, tre volte al giorno, facendo durare ogni impacco finoall’assorbimento del liquido, e interessando la zona con impacchi con fogliedi verza durante la notte. È un’idea, ho sentito il bisogno di buttarla giù, cosìcome m’è venuta; può darsi che qualcuno la raccoglierà in seguito. Si vedapure quanto ho scritto a pag. XXX.

Ematomi, contusioni, strappi muscolari, dolori articolari,reumatismi, tendiniti, essendo facilmente localizzabili per il riferimento insuperficie del sintomo dolore, possono essere trattati con successo. Comepure tutte le lesioni cutanee, sulle quali è facile applicare degli impacchi. Aigestori delle palestre questo farmaco sarebbe utilissimo, come a tutti quelliche praticano lo sport: è un rimedio di pronto soccorso veramentestraordinario. Quelli che vanno a giocare a pallone, dovrebbero portarlosempre con sé, assieme ad abbondante ovatta, naturalmente. Ogni volta chesi usa l’amaro svedese per fare degli impacchi, è utile anche nello stessotempo assumerlo per via orale, nella quantità di un cucchiaio da tavola,diluendolo in un po’ d’acqua. A titolo di cronaca, riferisco che alcuni hanno

detto di aver preferito prenderlo senza aggiunta d’acqua, e di essersi trovatibene ugualmente, non accusando alcun effetto negativo, da imputare aquesta maniera di berlo non diluito; il sapore, purtroppo, può risultare adalcuni alquanto non gradito, ma è un inconveniente che si supera facilmente,laddove si rifletta sugli enormi vantaggi che si ottengono bevendo quelliquido, e sapendo quanto è portentoso. «In amaritudine salus», dicevano

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gli antichi, e questo motto ben si addice in modo particolare all’amarosvedese.

Un commesso viaggiatore, sofferente di un’ulcera gastricafastidiossima, che egli non riusciva in nessun modo a rendere silente quantoalla sintomatologia dolorifica, mi riferì di avere risolto il suo problema, e disentirsi finalmente in pace, già solo bevendo l’amaro svedese, la mattina e lasera, e non diluito, per giunta. E pensare che, come vedremo subito, allabase di questo farmaco naturale c’è un distillato alcolico. Da anni tiene abada la sua ulcera gastroduodenale con questo rimedio anche ilproprietario di un’autorimessa: nessun altro farmaco gli aveva dato primarisultati così sorprendenti. Un giovane guarì da una preoccupanteorchiepididimite,  soltanto mediante applicazioni locali con l’amarosvedese.

Questo «distillato del cielo» è utile nelle palestre, dove le possibilità dieventi traumatici sono tante; mai dovrebbe mancare nella propria auto, sivada a mare, o in montagna, o per qualche spostamento. Anche le temibilipunture d’insetti sono trattabili molto bene con l’amaro svedese, che hauna grande efficacia in questi casi, in quanto riesce a bloccare il processoinfiammatorio sul suo nascere, se si interviene con rapidità nell’applicazionedel liquido, con ovatta o altro, sulla zona della puntura: la violenta rispostadell’organismo viene circoscritta, rimane in situ, evitando quelle reazioni a

catena, che possono condurre, in alcuni casi, anche allo shock anafilattico.

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iporto due casi di nevralgia del trigemino risolti grazie all’usodell’amaro svedese. Stava ormai sulla soglia della disperazione ilsignor N.N., di anni 48, di Quarto, in provincia di Napoli, quando

giunse nel mio studio, accompagnatovi per mano, a suo dire, da un angelo diDio, che ha avuto compassione del suo dolore. Da quattro anni soffriva didolori nevralgici acuti, che, partendo dall’articolazione temporomandibolaredi sinistra, si irradiavano su tutta la regione sinistra della testa. La sindromealgica era accompagnata da tutto un corteo di altri sintomi: incapacità dideglutizione normale, difficoltà a masticare cibi solidi; a volte, nella faseacuta, anche impossibilità di articolare con chiarezza e con scioltezza leparole, insonnia, nervosismo, quasi disperazione. L’epicentro dellanevralgia si confermava essere sempre l’articolazione temporomandibolare.Dopo quattro anni di una inutile «peregrinatio» per vari ospedali e centrispecializzati dell’Italia centrosettentrionale, stava lì davanti a me a sperarein un miracolo. La risposta dell’organismo all’applicazione di ovatta,bagnata con l’amaro svedese, fu positiva: nel giro di mezz’ora, il pazientecominciò a colorire il volto, che era, prima, di un pallore tipico di chi stavivendo uno stato intenso di sofferenza; riusciva ad articolare meglio; il

dolore localizzato nell’epicentro andava progressivamente ad attenuarsi.Tanto mi bastò per capire che il paziente era adeguatamente sensibile altrattamento della malattia con l’amaro svedese. I risultati mi diederoragione, perché, nel giro di una decina di giorni, potemmo gioire dellaguarigione del paziente.

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Una signora anziana mi disse che ogni giorno mi mandava dellebenedizioni, perché il marito, anziano pure lui, aveva smesso dibestemmiare, da quando era finalmente guarito da una sofferenza grave alginocchio sinistro, che gli impediva di salire sulle scale a pioli, per poter

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lavorare in campagna. I dolori inabilitanti del ginocchio erano scomparsi inseguito al trattamento con applicazioni locali di ovatta, bagnata con l’amarosvedese.

Un altro contadino anziano poté evitare gravi conseguenze, grazieall’uso pronto e continuo dell’amaro svedese. Colpito nella stallasull’avambraccio destro, da un violento calcio di un vitello, rifiutava l’invitoa recarsi al pronto soccorso di un ospedale, per sottoporsi alle terapierichieste da questa emergenza. Rifiutò persino di eseguire un esameradiologico. Davanti ad una simile caparbietà ed ostinatezza, lo pregai difare applicazioni con ovatta, bagnata con l’amaro svedese, ed in questo miubbidì. Dopo quattro mesi, si decise a fare un esame radiologico, mentreche intanto non aveva accusato particolari sofferenze o anomalie. Moltogrande fu la meraviglia del professore di radiologia quando osservò lelastre: non riusciva a capire come il paziente avesse potuto evitarel’intervento chirurgico, senza avere le complicazioni gravi, prevedibili incasi del genere. Il paziente mi raccontò anche che il professore gli diede unbacio sulla fronte, congratulandosi per gli scampati pericoli.

Ad un ragazzo di dodici anni, di Marigliano, il medico del prontosoccorso dell’ospedale civile di Nola aveva consigliato il ricovero urgentepresso l’ospedale Santobono di Napoli, che è una valida unità pediatrica delcapoluogo campano. Preoccupava la formazione ascessuale, presente

nell’ampolla rettale, che comportava per il giovane ammalato dolore acuto,pesantezza, impossibilità a stare seduto, difficoltà nella deambulazione. Fupossibile evitare il ricovero, e la conseguente necessaria incisionechirurgica, grazie ad impacchi continui sulla regione pelvica con ovattabagnata con l’amaro svedese. Dopo alcuni giorni, il giovinetto era difattiperfettamente guarito.

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uesto elisir di vita esercita la sua azione rimuovendo tutti i fattori dimalattia che impediscono il buon funzionamento dell’organismo,tanto a livello locale e distrettuale, quanto nella sua globalità. Se

viene assunto per via orale, preferibilmente sempre diluito con un po’ diacqua, esso agisce come stimolatore di tutti gli organi che sono preposti adun ordinato e corretto metabolismo, e l’effetto immediato che si avverte, èquello di sentirsi subito meglio: è un ottimo rianimatore, e toglie via ognimalessere a carattere indefinito. Il che non significa affatto che si è guariti:bisogna sempre individuare bene il male, identificarne le causepredisponenti, determinanti, e scatenanti, e studiare una terapia la più adattaa sradicare e debellare la patologia. L’effetto rianimatore che si verificaquando si beve il liquido, si può trasformare nella guarigione da unamalattia, se l’assunzione diventa sistematica e quotidiana, fino allascomparsa totale del male stesso. La durata della terapia varia, naturalmente,da caso a caso.

L’amaro svedese è localmente vasoattivo, cioè la sua applicazionedetermina una variazione della circolazione nella zona trattata. La

vasoattività può essere di vasodilatazione  o di vasocostrizione, ed ognimedico si pone sicuramente la domanda differenziale, quando si trova inpresenza di un farmaco che è sicuramente vasoattivo. Per quanto riguardaquesto farmaco naturale, la risposta è che esso è, con certezza dimostrata ecollaudata, un vasoregolatore: il che ci tranquillizza e ci rasserena, perchésappiamo che, in ogni caso, la sua attività vasale è sicuramente non nociva,ma sempre certamente utile agli effetti terapeutici. Non avremo, cioè, maidei contraccolpi negativi a sorpresa, quanto al mantenimento dell’equilibrioemodinamico, tanto locale, quanto generale: sappiamo bene tutti quanto siaimportante l’equilibrio emodinamico nel mantenimento e nella difesa dellasalute dell’organismo, quanto questo equilibrio sia precario nella sua

dinamicità, e quanti sistemi regolatori la natura abbia inventato persalvaguardarlo. Grazie a Dio, questo elisir è un ottimo equilibratore dellacircolazione, anche quando è assunto per via orale: rianima l’individuo, cheabbia avuto una crisi ipotensiva, abbassa la pressione dell’iperteso. Esserepiù tranquilli di così nell’uso di un farmaco, non credo sia possibile.Osservazioni cliniche, condotte sistematicamente e scrupolosamente dalsottoscritto, hanno fatto trarre le seguenti schematiche conclusioni

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sull’azione svolta localmente dall’amaro svedese, se applicato più volte,con un ritmo variabile, quanto agli intervalli tra un’applicazioneall’altra, su un individuato focolaio di un processo morboso, sia essosuperficiale o profondo, esteso o limitato (= attività di defocalizzazione);

antibioticabatteriostatica

Attività antimicrobica } battericidavirucidamicostatica

antidolorificaantiedemigena

Attività antiflogistica } rinfrescanteantirritativa

cicatrizzante, conAttività riparativa } «restitutio ad integrum»

totale o subtotale

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<>87 ,57,45457 :r4845> GE7=7G7- si veda la scheda n° 6, a pag. XX -

ndico qui di seguito, in forma schematica, la ricetta base per lapreparazione di un litro e mezzo d’amaro svedese: chiedete inerboristeria 100 gr. di «erbe svedesi», che corrispondono alla seguente

miscela:Aloe o assenzio 20 gr.(oppure: aloe 10 gr. + assenzio10 gr.)Mirra 10 gr.Zafferano 200 mg.Foglie di senna 10 gr.Manna 10 gr.Carlina 10 gr.Angelica radici 10 gr.Canfora 10 gr.Zenzero radici (curcuma) 10 gr.Teriaca veneziana 10 gr.

Presso i supermercati, comprate un litro e mezzo di distillato (brandy,

grappa, whisky, cognac, ecc.), la cui gradazione alcolica sia di 38-40gradi.In una bottiglia di due litri, mettete assieme la miscela di erbe ed il litro emezzo di distillato. Tenete la bottiglia al sole, oppure vicino ad una fonte dicalore, da dieci giorni a due settimane, scuotendola una o più volte al dì.Quindi, filtrate con un passino, nel quale si metta dell’ovatta, o un panno ditela, o di lino, o delle salviette di carta, per ottenere un filtrato più puro.Conservate in bottiglie di vetro scuro, e tenete in un luogo fresco, o almenoriparato.Nella stagione invernale, nei giorni freddi, ma con il sole, durante lagiornata esponete il preparato al sole, regolarmente, oppure lo mettete sul

davanzale di una finestra, ma all’interno: in questo modo, il liquido inpreparazione riceverà il calore dei raggi del sole, standocontemporaneamente protetto dal freddo esterno. Nelle giornate invernaliprive di sole, è consigliabile tenere il preparato vicino ad una fonte di calore,quale può essere un termosifone, un focolare acceso, o altro.

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’ opportuno sottolineare che l’amaro svedese può sporcare, e che èutile prendere le giuste precauzioni, quando lo si usa per fare degliimpacchi. Intanto, utilizzate ovatta morbida, sì, ma quella a banda

larga,  e di un buono spessore. Un impacco sia costituito nel modoseguente: 1) lo strato dell’ovatta che sarà applicata sul corpo;2) altri 3-4 strati di ovatta a scopo protettivo;3) una busta di plastica sottile e morbida (ad ulteriore protezione);4) la fascia per mantenere l’impacco in situ, e ben aderente al corpo. Siccome, nonostante tutte le precauzioni, può capitare che si sporchi labiancheria intima, suggerisco di utilizzare per gli impacchi determinati capidi biancheria, messi da parte e riservati esclusivamente a questo scopo.Per cui, se anche non si riuscisse a rimuovere le macchie, nonostante gliopportuni lavaggi, utilizzare sempre la stessa biancheria (naturalmente benpulita, anche se qualche macchia è rimasta), è un risparmio intelligente; enessuna persona saggia che vedesse le macchie sulla biancheria utilizzataper gli impacchi, potrebbe avere il coraggio di «criticare». Si può usare lastessa ovatta per più di un’applicazione, aggiungendo volta per volta

altro amaro svedese. L’impacco lo si sostituirà con nuova ovatta, quandorisulterà già sufficientemente utilizzato, e questo sulla base di unavalutazione che potrà scaturire dal vostro buon senso, e dalla pratica.

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uanto alla miscela di erbe svedesi da procurarvi in erboristeria, sonopossibili delle varianti a carico dell’aloe e dell’assenzio. Eprecisamente: potete far preparare una miscela con 20 gr. di assenzio,

oppure con 20 gr. di aloe, oppure con 10 gr. di aloe e 10 gr. di assenzio,restando invariate, in ogni caso, le proporzioni delle altre erbe.

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n molte condizioni patologiche è indicata espressamente l’assunzionedell’amaro svedese per via orale. Si può bere assoluto, o diluito con unpo’ d’acqua, o aggiunto alle tisane. Se volete, ne potete assumere,

quotidianamente, un cucchiaio la mattina, a digiuno, uno amezzogiorno, e uno la sera, mezz’ora prima dei pasti. State tranquilli, seprendete questa abitudine: non esiste alcuna controindicazione, non sidetermina dipendenza, non nasce alcolismo. Siccome ogni malattia traegiovamento da questo medicinale naturale, si può prendere sempre ecomunque: ulcera gastrica, ed altre patologie a carico dello stomaco, lacirrosi epatica ed altre epatopatie, colecistopatie, affezioni intestinali,emorroidi, ecc., sono tutti stati patologici che sicuramente andranno amigliorare, se bevete regolarmente e quotidianamente l’amaro svedese.

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’impacco con l’amaro svedese è freddo; il che può risultarefastidioso in modo particolare nei mesi invernali. Volendo ovviare aquesto inconveniente, riscaldate la quantità di amaro svedese, che

ritenete sia necessaria per fare l’applicazione che avete programmato,utilizzando un opportuno utensile della cucina (un pentolino, un bollitore,una piccola padella, o altro: è utile mettere da parte l’oggetto che usate perriscaldare l’amaro svedese, e usarlo solo per questo scopo, tenendolosempre a portata di mano); oppure, immergete in un recipiente di acquabollente, per un certo tempo, la bottiglia di amaro svedese.

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uando dovete comprare la base alcolica per preparare l’amarosvedese, fate prima una opportuna indagine di mercato, perindividuare le offerte migliori dal punto di vista economico. Cercate

presso i grandi negozi di generi alimentari e di bevande, presso le enoteche,i coloniali, ecc.. Imparate a leggere sulle etichette, per vedere bene lagradazione alcolica (ricordate che il distillato deve essere scelto tra i 38-40gradi centigradi, che vengono indicati come 38 vol %, o 40 vol. %, sulleetichette), e la quantità di distillato contenuto in ciascuna confezione, chepuò essere di 700 ml., di un litro, di un litro e mezzo, ecc.. Fate beneattenzione, perché facilmente la confezione di 700 ml. può essereconfusa con quella da un litro.

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e dovete usare l’amaro svedese in una situazione di emergenza,applicatelo sulla zona da trattare in qualunque modo, e cioè conovatta, con una pezza di stoffa, con fazzoletti di carta o

versandolo direttamente: l’importante, in questi casi, è utilizzarloprontamente. Quando invece ve ne servite per terapie condotte a casa,senza il carattere dell’emergenza e del pronto soccorso, è opportunoutilizzare alcuni accorgimenti, che potenziano l’efficacia dell’amarosvedese. Ungete, cioè, le parti del corpo, sulle quali dovete applicare unimpacco con l’amaro svedese, utilizzando olio, o sugna di maiale: questedue sostanze grasse svolgono, difatti, una funzione di veicolo delmedicinale dalla superficie verso gli strati più profondi del corpo,perché il potere assorbente del tessuto cutaneo nei confronti dell’amarosvedese, aumenta in presenza di olio o di sugna. Un maggior potereveicolante hanno, poi, gli oli medicinali (pagg. XXX-XXX), o la pomata dicalendula (pagg. XXX-XXX).D’altra parte, ungere è opportuno anche per proteggere la pelle delicata diquegli individui che siano particolarmente sensibili all’azionepotenzialmente irritante della base alcolica dell’amaro svedese; in questi

casi, come quando si tratti di bambini, è consigliabile ungere la parte delcorpo che sia stata a contatto con l’amaro svedese, anche dopo larimozione dell’impacco.

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er potere spruzzare più agevolmente sull’ovatta l’amaro svedese, sipossono utilizzare quei contenitori di plastica o di vetro, che hanno,applicato sulla parte superiore, un dispositivo molto pratico, atto a

spruzzare il liquido contenuto nel recipiente. Si pensi, ad esempio, aicontenitori dei detergenti per i vetri o per altre superfici, tanto comuni nellenostre case: è sufficiente svuotare questi contenitori, lavarli, e utilizzarli perspruzzare l’amaro svedese sull’ovatta, avendo l’accortezza di applicare, sulcontenitore stesso, una etichetta adesiva con su scritto, a caratteri benleggibili, «amaro svedese»

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uando, con l’esperienza, si impara ad apprezzare sempre di più, esempre meglio, le virtù curative dell’amaro svedese, e se ne scopre lanotevole utilità pratica, viene, di conseguenza, il desiderio giusto e

lodevole di averne a disposizione sempre una buona scorta. Ma, nelcontempo, dobbiamo fare i conti con delle resistenze di tipo psicologico, chetendono a farci rinviare la preparazione del liquido medicinale, perché ciblocca il pensiero del costo di questa operazione. Ne consegue, da ciò, unnotevole danno, che è, guarda caso, proprio di natura economica; nel sensoche, non avendo a disposizione l’amaro svedese in una situazione diemergenza non prevista, spenderemo, per risolvere il caso urgenteimprevisto, oltre che naturalmente non desiderato, molti più soldi di quelliche sarebbero occorsi per preparare per tempo una quantità tale di amarosvedese, da poter far fronte alle evenienze non previste, né umanamenteprevedibili.Con ciò, voglio consigliare di avere a disposizione sempre questo liquidoeccezionale, preparandolo per tempo in grande quantità. Se al momentodella spesa da fare e del tempo da impiegare la cosa ci sembra fastidiosa eda rimandare, sui lunghi tempi essa si rivelerà un ottimo investimento, sia

sul piano strettamente economico, sia sul piano del guadagno di tempo in unfuturo più o meno prossimo. Possiamo anche provare a fare un esempiodi una evenienza possibilissima, e abbastanza comune e frequente.Prendiamo il caso dei mal di testa quotidiani, provocati da sinusitifrontali, o da sofferenze dentali, o da nevralgie del trigemino da causaignota: si tratta di situazioni di dolore a carattere più o meno inabilitante,che ci impediscono di operare con efficienza e dinamicità, con laconseguenza, tra l’altro, di essere anche improduttivi. E, poi, bisogna purecurarsi; per cui, dobbiamo far ricorso a farmaci più o meno costosi, aglispecialisti - che, se non sono privati, costano ugualmente in ticket da pagare,e in tempo da spendere - a terapie presso strutture termali, ecc.

Quanti soldi, intanto, già abbiamo spesi, in cambio di quella cifra chedovevamo programmare per la scorta di amaro svedese, prima che cisuccedesse tutto questo, ma che allora ci sembrava una spesa troppo cara, eimproduttiva. Quando, poi, già con un solo litro di amaro svedese,avremmo potuto superare molte delle situazioni ipotizzate, spendendoquindi una cifra irrisoria, se confrontiamo il costo reale di quel litro alle

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sempre alte cifre del denaro e del tempo (il tempo è denaro), che sono stati ilprezzo degli altri trattamenti.Se poi volessimo scendere ancora di più nei particolari, potremmo provare aquantizzare il costo di anche ben nove litri dell’amaro,  in una manieracertamente approssimativa, ma molto vicina ai costi reali. Occorrono seidosi delle erbe svedesi (ciascuna dose di 100 gr.) il cui costo è di lire60.000, oppure di lire 48.000, se le dosi non sono in confezione chiusa esigillata; i nove litri del distillato, occorrente per la base alcolica delpreparato, hanno un costo molto variabile. Se si fa una ricerca accurata, eduna intelligente indagine di mercato, si può avere anche un litro e mezzo didistillato al prezzo di lire 17.000 - 18.000. Tuttavia, calcolando un prezzointermedio di lire 25.000 per un litro e mezzo, spendiamo lire 150.000 per inove litri della base alcolica del preparato; la spesa totale è di lire 200.000circa; per cui, alla fine, un litro di amaro svedese ci è costato all’incirca lire22.000. Siamo, cioè, davanti ad una operazione economicavantaggiosissima, se si riguarda alla sezione del libro dedicata altrattamento delle singole malattie, dove salta agli occhi l’alta frequenza conla quale si consiglia di far ricorso all’amaro svedese, per risolvere patologieanche gravi. E con un solo litro, cioè con circa lire 22.000, se ne superanodi situazioni spiacevoli... Mettete alla prova questo rimedio naturale, e ne vedrete subito, ed ogni

volta, la corrispondenza esatta tra quello che promette, e quello cheeffettivamente concede, «quoad valetudinem», cioè quanto alla guarigione.Il suggerimento indiretto che ho poi dato, vale a dire di preparare tuttiassieme nove litri dell’amaro svedese, ha anch’esso una sua motivazioneprecisa. Intanto, seguendo un unico procedimento, e impiegando lo stessotempo soprattutto, ve ne troverete una notevole scorta, che in ogni casouserete, dato che la sua durata di mantenimento in uno stato inalterato èdi diversi anni; e poi, avendo a disposizione una buona quantità di questorimedio naturale, psicologicamente, e questo è un aspetto molto importante,vi sentirete più predisposti e più pronti ad usarlo generosamente, e tanto piùspesso, a seconda delle necessità emergenti. Quando l’amaro a

disposizione è poco, istintivamente si è infatti spesso portati ad usarne inpiccolissime quantità, e solo in casi di gravi necessità, perdendo mille altreutili occasioni di farne un buon uso, con tanti e intelligenti vantaggi. D’altraparte, per preparare nove litri, è sufficiente anche un unico recipiente didieci litri, che non ingombra, o due recipienti di cinque litri ciascuno. Equando vi accorgete che la scorta va per esaurirsi, non vi perdete

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d’animo: datevi da fare subito per prepararne un’altra buona quantità, senzatentennamenti.

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n questa sezione del libro, in una serie successiva di paragrafi, ocapitoletti, tratterò di singole patologie, proponendo, per ciascuna diesse, una serie di rimedi naturali; ciascun capitoletto avrà un titolo, che

vuole orientare il lettore nell'individuare la malattia che più lo interessa.Non si tratta di un lavoro scritto per i ricercatori universitari, i professori dimedicina, gli studenti curriculari, i medici di corsia, e quelli impegnati nelquotidiano non ospedaliero.

O meglio, la mia ricerca, le proposte fatte, i rimedi naturali offerti al

lettore, sono un materiale a completa disposizione di tutti, contenentimessaggi che vanno, con tanta umiltà, da un uomo di buona volontà aduomini di buona volontà. E volesse il cielo che, tra i lettori, capiti anche lospecialista di medicina, che, aperto a tutte le prospettive teraupeticheufficiali o non, purché valide ed efficaci, possa trovare interessanti, e degnedi essere collaudate nella pratica, le proposte di trattamenti, fatte in questasezione, e nelle altre parti del libro!

Quello che chiedo, è che il patologo, il clinico, e gli altri addetti ailavori, non abbiano ad inorridire, o ad arricciare il naso, nel leggere le stranetitolazioni, da me date a ciascun capitoletto, comprendendo le finalità che

mi sono proposte nello stilare le pagine di questa sezione del lavoro. E liringrazio della comprensione.Z9339 ?.5269 :D9 895A;6;4 6;6 D; ?;>A>; 902>./9 A6. :9/>. /2?9>2>202>X4 6;6

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 4U>56>- MINACCE DI ABORTO -

uando ci siano delle minacce d'aborto, la primissima cosa da fareè rivolgersi al proprio ginecologo, per le cure necessarie. Mentrefate la terapia prescrittavi dallo specialista che vi tiene in cura, vorrei

consigliarvi di aiutarvi anche con l'amaro svedese, usandolo per faredegli impacchi sul bacino, con ovatta bagnata con esso, a ritmocontinuo, possibilmente, nel periodo ritenuto dal ginecologo "fase dirischio"; uno la mattina, e uno la sera - ciascuno della durata di mezz'oracirca - nei tempi successivi. L’amaro svedese ha il potere di rimettere aposto la circolazione sanguigna, laddove si sia verificata una stasivenosa, o altre alterazioni della emodinamica distrettuale, per eventualiprocessi necrotici, associati ad alcune fasi della risposta infiammatoria:quello che sicuramente si verifica quando si è in presenza di unaminaccia d'aborto. L'evento necrotico nel punto dell'annidamentodell'embrione si può tentare di superarlo, a mio avviso, con piùprobabilità di successo, se, accanto alle terapie consigliate dalginecologo, la paziente esegue il suddetto ciclo di applicazioni locali diamaro svedese. Siccome questi impacchi non hanno mai arrecato danni,

dovunque siano stati applicati, perché dovrebbero fare del male in questicasi? Se il ragionamento vi convince, fate gli impacchi; altrimenti,astenetevi. Vi ho semplicemente confidato una mia convinzione,ritenendo con ciò di potervi essere utile. Sarebbe interessante se iginecologi si sensibilizzassero a questo suggerimento, controllandonedirettamente l'efficacia.

!  Fate un ciclo di terapia, seguendo i consigli dati a proposito dellemalattie dell'utero in generale; in questo modo, fate opera diprevenzione, essendo, quelle, cure che rinforzano l'utero in toto,rendendolo meno predisposto all'aborto (si vedano le pagg. XXX-XXX).

!  Maria Treben consiglia alle donne incinte, a partire dal terzo mese di

gravidanza, di bere, quotidianamente, un litro di tisana di alchemilla,preparato nel modo seguente: fate bollire un litro d'acqua, spegnete,aggiungete 4 cucchiaini di alchemilla, filtrate dopo mezzo minuto.Bevete lentamente, a sorsi, lontano dai pasti, durante il dì.L'alchemilla è detta in tedesco, «Frauenmantel», cioè mantello cheprotegge le donne, ad indicare la benefica e specifica azione di questapianta officinale, sull'apparato femminile della riproduzione. Allo scopo

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di rafforzare l'utero, Maria Treben consiglia, alle donne in gravidanza,anche il timo, o una miscela, in parti uguali, di alchemilla edachillea. Queste tisane si preparano, e si bevono, allo stesso modo chel'alchemilla, nella quantità giornaliera di mezzo litro, o di tre quarti.

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ormento di tanti giovani, nell'età puberale, ma anche dopo,questo singolare stato patologico può essere combattuto, e vinto,solo se si è severi e costanti, nella esecuzione dei consigli che dò

qui di seguito. Insisto soprattutto sul concetto di costanza, perché il tempodi cura, necessario per debellare questo male, è molto variabile, masicuramente non di breve durata. Disarmonia nella orchestrazioneormonale, dovuta al particolare momento di assestamento dell'organismo,nella fase dello sviluppo dell'età puberale, e postpuberale, l'acne giovanile siautoalimenta, e si autoaggrava, per "la disperazione" che s'impossessa delgiovane, che si guarda nello specchio, vede il suo volto deturpato, si agita,vuole guarire subito, a tutti i costi, ma si sente dire dal medico che ci vuolepazienza, perché questo male andrà via da solo, ma solo dopo anni di attesa.Al massimo, sono disponibili delle pomate e dei saponi speciali, oppure ciclidi terapie antibiotiche e cortisoniche mirate.

Al giovane, che intende guarire da questa fastidiosa situazione,dico:!  Attieniti scrupolosamente a quanto indicato nel paragrafo sulla dieta ad

azione epatoprottettiva, alle pagg. XX-XX, allo scopo di purificare il

sangue.!  Esegui un ciclo di terapia con tisane, come consigliato nel paragrafo

relativo alle malattie della pelle, alle pagg. XXX-XXX.!  Se soffri di stitichezza, vinci questo stato patologico seguendo le

indicazioni che troverai nell'apposito paragrafo, alle pagg. XXX-XXX.!  Ogni volta che puoi, naturalmente quando stai a casa, nel tuo ambiente

familiare, tieni unto il tuo volto con olio di iperico (pag. XX), cherimuoverai usando sapone neutro, o un sapone allo zolfo, al miele, alcatrame, all'argilla; se non hai l’olio di iperico, usa tranquillamentel’olio di oliva.

!  Se sei un giovane che deve radersi, ungi il tuo volto con olio di iperico,

o con un olio semplice, sia prima che dopo la rasatura.!  Se sei una ragazza, agirai su utero ed ovaie, facendo una serie di

applicazioni di foglie di verza o di cavolo cappuccio (pag. XX) sulbacino, tutte le sere, fino al mattino successivo. Per sapere quando deviporre fine al ciclo di impacchi, leggi quanto è scritto sul cavolo allepagg. XXX. Questo tipo di impacchi mira, tra l'altro, a stimolare lafunzionalità ovarica, perché le gonadi femminili sintetizzano, e

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liberano, gli ormoni sessuali, con giusto equilibrio: l'acne si combatteanche in questo modo.

!  La sera, fai degli impacchi con foglie di cavolo verza, o di cavolocappuccio, sulle parti del viso colpite dall'acne - fronte o guance. Questiimpacchi li rimuoverai la mattina seguente, e laverai il viso comeindicato sopra. Sono sorprendenti i risultati che si ottengono con questeapplicazioni, ed anche in tempi brevi.

!  È utile prendere l'abitudine di fare una maschera di argilla al viso, unavolta la settimana, a prescindere se si abbia o meno l'acne. Comprate inerboristeria argilla fine ventilata, quella adatta per fare delle maschere, epreparate in una scodella una crema, ottenuta mischiando acqua tiepidaed argilla. Spalmate su tutto il viso l’argilla così trattata, in unostraterello sottile, lasciando che si asciughi all'aria. Rimuovete il tuttocon acqua e sapone, e asciugate il volto; quindi, ungete il viso con oliodi iperico, o con olio di mandorle, o, se non avete altro, con olio di olivasemplice, che rimuoverete dopo un dieci minuti ( potete tenerlo anchepiù a lungo ). Riguardate le pagg. XXX sull'argilla.

!  È utilissimo consumare quotidianamente peperoncino in polvere,aggiunto crudo ai cibi al momento di mangiare. Se ne consiglia ungrammo per ogni dieci chili di peso corporeo (pagg. XXX).

!  Un dado di lievito di birra la mattina, e uno nel pomeriggio, ti

aiuteranno certamente a guarire prima: li puoi bere sciolti in acqua, latte,o altri liquidi (pagg. XXX).!  Un rimedio radicale, e che porta il tuo organismo anche al peso ideale, è

il digiuno teraupetico degli igienisti. Intanto, leggi il capitolosull'argomento, alle pagg. XXX-XXX, e poi inizierai l'eventualedigiuno, solamente se troverai lo specialista esperto della materia, chesia disposto a seguirti nel corso della terapia. I risultati sono ottimi egarantiti, ma alle condizioni che ho precisato.

!  A conclusione, faccio una precisazione. Mi accorgo che sono statotroppo severo nella elencazione dei rimedi da adottare, per vincerequesto stato patologico, dimenticando che il paziente è quasi sempre un

adolescente, che, per definizione, ha, generalmente, poca pazienza. Aquesto paziente dalla poca pazienza raccomando di fare almeno duecose: di bere con pazienza le tisane indicate per purificare il sangue,addolcendole eventualmente con miele, o con zucchero di canna; di fareapplicazioni con foglie di cavolo sul viso, come indicato sopra. Non èuna terapia perfetta, ma dei buoni risultati si avranno ugualmente.

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ate bollire l'acqua, spegnete, aggiungete un cucchiaino abbondante difiori di camomilla per ogni quarto d'acqua, filtrate dopo 5 minuti:colui che soffre di afta, se ogni quarto d'ora fa degli sciacqui della

bocca con questa tisana di camomilla, per tutta la giornata, vedràscomparire, completamente, questa particolare infiammazione della mucosadel cavo orale. È, questa, la conclusione tirata dal primario dott. H. Brenner,sulla base di due osservazioni cliniche, e riportata da R. Willfort, nella suaopera «Gesundheit durch Heilkräuter», a pag. 245 (vedi bibliografia).

Altri consigli utili il lettore potrà trovare alle voci «bocca» e«stomatite».

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er capire che cos'è uno stato allergico, si deve fare qualche esempiopratico. Se noi prendiamo due individui, li mettiamo a vivere nellemedesime condizioni ambientali, e facciamo respirare ad essi la

stessa aria, osserviamo ad un certo momento che l'uno dei due comincia astar male, e l'altro invece sta perfettamente bene. Cioè, pur avendo respiratola stessa aria, e quindi le stesse particelle che sono sospese nell'aria, ognunodi essi ha avuto una reazione totalmente diversa. Sulla base dei sintomi,espressi da colui che si è sentito male, noi diciamo che siamo in presenza diun soggetto allergico, mentre affermiamo che l'altro non lo è.

Cerchiamo di capire che cosa è successo nel soggetto «allergico». Larisposta ce la dà una branca della scienza medica, che prende il nome diImmunologia. Secondo questa disciplina, il soggetto allergico ha avuto lacrisi cosiddetta allergica perché, in altre occasioni, precedentemente, ha giàrespirato quel tipo di aria, nella quale erano sospese delle particelle speciali,che, una volta entrate nell'organismo, hanno indotto alcune cellule delsistema linfocitario a produrre, e a immettere nel circolo sanguigno,particolari immunoglobuline, le IgE. Queste hanno il potere di fissarsi, inmodo selettivo, a cellule del nostro organismo, denominate «mastcellule»,

ricche di una sostanza, abbastanza nota anche ai profani, l'istamina. Laquale, se è presente in circolo nel sangue secondo un livello fisiologico, cioènormale, ha delle funzioni utilissime per l'organismo. Ma, se il suo livelloematico è superiore alla norma, produce degli effetti patologici, e, tra glialtri, e soprattutto, una risposta allergica più o meno grave.

Ora, siamo rimasti al momento nel quale le IgE, prodotte dalleplasmacellule, in seguito alla provocazione da parte delle particelle d'ariainalate, e successivamente presenti nel sangue, si sono fissate sullasuperficie delle mastcellule. Queste particolari immunoglobuline sonocapaci di legarsi con quelle particelle d'aria, che hanno provocato la loroformazione da parte delle plasmacellule. Per cui, se in un secondo momento,

quelle particelle d'aria sono nuovamente presenti nel sangue circolante, aduna certa concentrazione possono venire in contatto facilmente con le IgE,che sono fissate sulla membrana delle mastcellule: se questo contattoavviene, le mastcellule liberano l'istamina, e noi ci troviamo davanti ad unarisposta allergica del soggetto, preso in esame.

Nell'individuo «non allergico», le cellule del sistema linfocitario sonorimaste indifferenti alla provocazione delle particelle inalate, oppure queste

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non sono state capaci di entrare nel circolo sanguigno, per cui non hanno perniente provocato i linfociti.

Quindi, la risposta allergica presuppone un contatto primo delle celluleimmunitarie con gli allergeni - cioè con le particelle capaci di rendere"allergico" un individuo - e un secondo contatto con essi, quando questisiano presenti nel sangue circolante, in una determinata concentrazione.

A questo punto, possiamo tentare di proporre una soluzione alproblema dell'allergia, proprio sulla base di quanto detto sopra. Precisandoanche che, quanto detto, nell'esempio riportato, riguardo alle particelled'aria, vale per qualunque sostanza entri nel circolo sanguigno, da dovunqueprovenga, e venga a contatto con cellule immunitarie, predisposte a lasciarsiprovocare, e a rispondere con la produzione delle IgE. Possiamo interveniresu uno dei momenti di questo complesso processo, che determina e scatenalo stato allergico. Siccome le terapie idropiniche fitoterapiche - cioèl'assunzione per via orale di tisane, ricavate da determinate erbe - hanno ilpotere detossicante, antitossiemico, cioè sono capaci di eliminare le tossine,presenti nel circolo sanguigno; siccome  le particelle circolanti, capaci diallergizzare, si possono paragonare per i loro effetti dannosi, a delle vere eproprie tossine; dobbiamo concludere che una opportuna terapia conerbe medicinali, ad azione depurativa del sangue, con funzione dieliminazione delle tossine circolanti, non può non essere considerata

una vera e propria terapia antiallergica. Difatti, se gli allergeni circolantivengono eliminati, o non raggiungono la concentrazione «critica» prima divenire in contatto con le IgE, che si trovano sulle membrane citoplasmatichedelle mastcellule, non ha inizio per niente la risposta allergica.

Possiamo, quindi, anche dire che tutte le erbe medicinali, capaci dipurificare il sangue, sono antiallergiche, e che aiuta a combattere l'allergiaqualunque dieta antitossiemica, come anche lo è certamente un digiunoteraupetico assistito.

Se, poi, ci troviamo davanti ad un soggetto, nel quale sia oramai incorso la risposta allergica, senza alcuna possibilità concreta - ovviamente -di prevenzione, la terapia disintossicante, di cui prima, conserva tutta la sua

validità, esercitando una funzione di progressiva «desensibilizzazione»dell'organismo, fino ad una guarigione completa - almeno è legittimosperarlo - se si è costanti nel tempo, e non frettolosi.

Naturalmente, oltre all'allergia presa in considerazione, mediata dalleIgE, detta anche «ipersensibilità del tipo I», ci sono altre forme di rispostecosiddette allergiche dette ipersensibilità di tipo II, III, IV, ecc.... 

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Anche in questi casi, una terapia disintossicante, a base di tisanedepurative (pagg. XXX-XXX), o con il digiuno (pagg. XXX-XXX), o conuna dieta mirata, non può che essere di notevole giovamento. Difatti, è notoche, in ogni processo patologico di qualsiasi natura, che si instaurinell'organismo, si ha accumulo, circolante nel sangue, di sostanze tossiche,che sono sempre il prodotto terminale di qualunque alterazione deimeccanismi fisiologici di un organismo vivente.

N.B. Andando a guardare alle voci «allergie dei bambini», «allergiedelle vie respiratorie», «mani screpolate», il lettore troverà ulteriori utili epratici consigli. Inoltre, informo il lettore, che promette buoni risultati -diversi pazienti lo hanno testimoniato – il prodotto naturale «fiori di fieno»,della ditta Lifeplan, distribuito dalla Pegaso. Raccomandato, in Svizzera,dal Ministero della Sanità, esso va assunto, anche per lunghi tempi, nellaquantità di una compressa tre volte al dì, mezz’ora prima di ogni pastoprincipale.

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pazienti dell'età infantile, della prima e della seconda infanzia, sonodifficili da trattare, data la loro particolare psicologia. Per aiutare ibambini allergici in maniera efficace, bisogna agire in direzione di

un potenziamento delle funzioni dell'apparato digerente, e dare lorotisane calmanti.

Schematicamente, procedete in questo modo:a. Impacchi. Due volte al dì, nella mattinata e nel pomeriggio, fate

un'applicazione locale sul pancino, con ovatta bagnata con l'amaro svedese (pag. XX) della durata di mezz'ora ciascuna, non dimenticando di ungerecon olio, o con pomata di calendula (pag. XXX), o con olio medicinale, ocon sugna di maiale, la zona da trattare, sia prima dell'impacco, che dopo;concludendo l'operazione sempre con l'uso di un buon sapone neutro, perlavare bene il pancino, che asciugherete non solo con l'asciugamano, maanche con l'asciugacapelli.

Al posto dell'amaro svedese, o, anche, oltre l'impacco con l'amarosvedese, potete fare una, o due applicazioni di pomata di calendula  (pag.XXX), sempre sul pancino, ciascuna della durata di due-tre ore,concludendo con una igiene opportuna. Durante le fasi più acute della forma

allergica, il bambino potrebbe trascorrere la notte con un impacco sulpancino con le foglie della verza, o del cavolo cappuccio (pagg. XX). \6:D9 532 27?.::D2 8A3 ?.6:26; :;6 ;0.>>. H.56.>. :;6 A+%A .'-0+%&'4 ;

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b. Tisane.  Bevande ricavate dalle erbe medicinali, ad effettorinfrescante sull'intestino, sono indicate nel trattamento delle allergie,perché esercitano anche un'azione calmante sul sistema nervoso, e riducono- in ultima analisi - la particolare sensibilità dell'organismo, che è alla base

delle risposte allergiche. I semi di finocchio, i fiori di camomilla, altretisane di vostra conoscenza, utili per "distendere i nervi" dei piccoli pazienti,trovano indicazione qui; quando le tisane sono pronte per essere bevute,addolcitele con il miele.

Schematicamente, potete procedere in questo modo:!  Nella mattinata, lontano dai pasti, date al bambino sofferente un quarto

di tisana, ricavato facendo bollire l'acqua, spegnendo, aggiungendo un

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cucchiaino di semi di finocchio, filtrando dopo 5 minuti; addolcite conun cucchiaino di miele, quando la tisana non è più bollente. Potete usareanche la bottiglia con il ciucciotto, se i bambini sono nell'età che lopermette.

!  Nel pomeriggio, date al bambino mezzo quarto di tisana di camomilla,o di qualcosa di equivalente, preparando come indicato per i semi difinocchio. Naturalmente, ciascuno di voi conosce i propri pargoletti, e sicomporti con essi con tanto amore, ma anche con il giusto tattopsicologico.

!  La sera, poi, all'ultima ora, ove sia possibile, fate bere ai piccoli pazientiun quarto della bevanda indicata nel paragrafo sul trattamento delleinsonnie (pag. XXX), ricavata dalla bollitura di acqua e bucce di mele,presentata da Breuss come un eccellente calmante, capace di indurre undolce desiderio di dormire. È una bevanda sicuramente non dannosa, chepotrebbe dare sorprendenti risultati, facendo dormire in pace tanto ibambini, quanto gli adulti, specialmente se viene opportunamenteaddolcita con il miele, quando ha raggiunto la temperatura ambiente, edè pronta per essere bevuta.

Se vi riesce di metterli in pratica con pazienti così particolari, utilizzateanche i rimedi proposti nel paragrafo sulle allergie delle vie respiratorie.

Concludo ricordando che esistono diversi prodotti naturali in vendita nelleerboristerie e in molte farmacie, indicati per combattere le allergie;informatevi, a riguardo, e regolatevi come meglio credete. Riguardate purequanto scritto nella nota finale del paragrafo sull’allergia, a pag. XXX.

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e la mucosa delle vie respiratorie si è sensibilizzata all'azionedegli allergeni presenti nell'aria che respiriamo, si instaura quelquadro clinico morboso, che è detto comunemente allergia; prende il

nome di rinite allergica, se la sensibilizzazione interessa la mucosa dellecavità nasali, e si chiama asma allergico, se si tratta della mucosa dellebasse vie respiratorie.

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Questo primissimo tratto delle vie respiratorie può essere

paragonato ad un interruttore dell'elettricità, nel senso che, se esso sisensibilizza all'aggressione degli allergeni dell'aria, mette in moto tutta unaserie di reazioni a catena, di risposte a cascata, che si amplificano sempre dipiù; se questo interruttore non reagisce agli stimoli delle particelle aeree,non si innesca il processo di reazioni a catena. Almeno così si spera; ed inogni caso, val la pena di fare questo innocente tentativo.

Ripeto che sono utili anche tutte le altre misure, suggerite nei paragrafi«naso» e «narici», nonché quelle sul trattamento delle malattie della«bocca»; si rimanda il lettore alle relative voci. Per quanto riguardal'evento asma, si vada a riguardare quanto dicono, a proposito i sostenitoridel digiuno assistito, così come è da me riportato alla voce «vie respiratorie,

malattie delle», nella nota conclusiva «in appendice», e quanto scritto allavoce «asma bronchiale». Si legga anche la nota finale del paragrafosull’allergia, a pag. XXX, relativa ai «fiori di fieno».

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er questa malattia del capello e del cuoio capelluto, vale ildiscorso generale fatto sul capello, nelle pagg. XXX-XXX. Lesingole aree, che costituiscono la tipica lesione, possono essere

trattate con l'amaro svedese  (pag. XX), utilizzato con ovatta, bagnatacon esso, e applicato localmente, per tutto il tempo necessario perché siaassorbito. A questo punto, si può fare un intervallo prima di passare aduna nuova applicazione, oppure potete aggiungere sempre altro amarosvedese all'ovatta che risulti asciutta; questo va fatto secondo ledisponibilità di tempo, naturalmente. Prima di ogni applicazione, è utileungere la lesione con olio di oliva, o con uno degli oli medicinali, di cuialle pagg. XXX-XXX. Se vi è possibile, volendo fare una terapiad'urto, potete ungere con olio il cuoio capelluto tutto quanto, e applicaresu tutta la testa un impacco con ovatta, bagnata con l'amaro svedese, lasera, da rimuovere solo la mattina seguente; fate seguire uno shampoocon un buon prodotto di erboristeria, o di farmacia, indicatovieventualmente dal dermatologo. Questa applicazione totale va fatta solouna o due volte per settimana.

!  È sicuramente utile il trattamento proposto da R.A.Hoffmann, e da

me riportato nel paragrafo sulla cura del capello, a pag. XXX.!  Sono efficaci le applicazioni locali, sulle singole aree, o su tutto il

cuoio capelluto, di miele, di fieno greco e miele, di pomata di calendula,di argilla. Impacchi con questi prodotti naturali - tutti altamente efficaci- su tutto il cuoio capelluto, possono essere fatti utilmente alcune oreprima dello shampoo, oppure anche per tutta la notte, se avete deciso difare lo shampoo la mattina seguente.

!  Sottolineo l'importanza di una cura generale ad azionedisintossicante, per avere risultati sicuri e definitivi: per questo, sirimanda il lettore alle pagine XXX-XXX relative al trattamento dellemalattie del capello in generale. Se l'alopecia interessa la barba, non si

dimentichi di seguire i consigli dati per una buona rasatura, a pag. XXX,e quelli relativi alle maschere di argilla, a pag. XX.

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n presenza di uno stato anemico, qualunque sia la sua tipizzazioneclinica, oltre a seguire tutte le prescrizioni dello specialistaematologo e/o del medico che segue il caso, tenete presenti i seguenti

consigli, relativi a metodiche naturali, utili ed efficaci nel trattamento ditutte le patologie a carico degli elementi figurati del sangue. Preciso, comesempre, che, in ogni caso, si tratta di rimedi inoffensivi, innocui, che noncomportano cioè danni ulteriori, ove non risolvessero le malattie trattate - ilche poi, è raro, ed in genere è la conseguenza di una incapacità ad essereprecisi e costanti nella messa in opera delle terapie naturali consigliate.

 41 :7 6"G4H7Ogni attività antitossiemica, cioè disintossicante, svolge

sicuramente, e logicamente, anche una funzione antianemica; quindi,tutte le tisane, se assunte in modo opportuno, sono indicate nel trattamentodegli stati anemici, perché sono sempre, e tutte, più o meno attivatrici deisistemi di filtraggio del sangue. Tuttavia, alcune erbe medicinali hannodimostrato di avere più capacità di altre, nel combattere le anemie; traqueste, ne cito e ne indico le seguenti, con l’orientamento di mezzo litro al

giorno di tisana, come trattamento medio di base:!  Le ortiche (pag. XX). Questo dono di Dio esercita sull’organismo una

notevole attività antianemica. Fate bollire mezzo litro d’acqua, spegnete,aggiungete due cucchiaini abbondanti di ortiche, filtrate dopo 5 minuti.Quando la tisana è tiepida, potete aggiungere anche un cucchiaino dimiele, che è anch’esso antianemico. Bevete a sorsi distanziati, lontanodai pasti, nella mattinata o nel pomeriggio.

!  L'equiseto  (pag. XX). Forse è l’acido silicico, che è contenuto innotevole concentrazione nell’equiseto, o sono altri i fattori antianemici:quello che conta è l’efficacia di questa pianta medicinale. Fate bollireassieme mezzo litro d’acqua, e due cucchiaini abbondanti di equiseto,

per un minuto; spegnete, e filtrate dopo un minuto. Bevete nellamattinata, o nel pomeriggio, lontano dai pasti, a sorsi distanziati,addolcendo, se volete, con un cucchiaino di miele, quando la tisana ètiepida.

!  La salvia  (pag. XX). Attiva su tutto l’apparato endocrino, la salvia èanche per questo, sicuramente, un fattore antianemico. Fate bollire

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assieme, per tre minuti, mezzo litro d’acqua, e tre cucchiaini di salvia;spegnete, e filtrate dopo 10 minuti.

U1 "H67W546>5" 4:"87H645"!  I succhi Breuss. Indicati nel digiuno terapeutico di Breuss, sono

sicuramente utili nel trattamento delle anemie, assunti nella quantitàmedia di un quarto al giorno, sempre a piccoli sorsi, ben insalivati primadi essere deglutiti, lontano dai pasti. Le ore migliori sono quelle dellamattinata, quando l'assimilazione intestinale è ottimale. Potete prepararlida soli, usando una centrifuga, oppure li comprate nelle erboristerie, onelle farmacie, che ne siano fornite. I rapporti ponderali dei componentila miscela, e ulteriori indicazioni sulla maniera di comprareeventualmente questi succhi, li trovate alle pagg. XXX-XXX. Inoltreriguardi il lettore anche le pagg. XXX-XXX, relative alla leucemia.

!  Le arance. Il succo delle arance è un alimento tradizionale, che valsempre la pena di consigliare in svariate situazioni patologiche, e chetrova una indicazione fondamentale quale integratore nelle terapieantianemiche. Una dose giornaliera media giunge fino al mezzo litro,bevendo, possibilmente, a piccoli sorsi distanziati, oppure almeno abicchierini distanziati, lontano dai pasti; naturalmente, se i pazienti sonodei bambini, quello che conta è che essi bevano il succo delle arance, e

non importa troppo il come, e il quando.!  Il lievito di birra (pag. XX), con il suo elevato apporto delle vitamine

del gruppo B, non può non essere annoverato tra i rimedi antianemici daconsigliare. La dose media pro-die è di un cubetto nella mattinata,masticato direttamente, con l'aiuto di un po’ di latte, o acqua, o altro,oppure sciolto in una piccola quantità di acqua, o di latte, o di succhi difrutta, e di uno nel pomeriggio.

!  I prodotti delle api. Oltre alla già indicata terapia con il miele  (pag.XX), sono buoni fattori antianemici il polline granulare - di cui se nepossono prendere anche due cucchiaini al giorno, tra mattina epomeriggio, masticati con un po’ di latte, o di altro liquido - e la pappa

reale, assunta nell'ordine di due spatoline ogni mattina, sciolte sotto lalingua, o comunque nel cavo orale, ed ingoiate solo dopo di averetrattenuto il tutto in bocca, per un certo lasso di tempo.

!  L'uva passa può essere utilmente consumata ogni giorno - ove non cisiano controindicazioni, per eventuali stati diabetici - nella quantità di uncucchiaino la mattina, uno a mezzogiorno, e uno la sera, prima dei pasti.Da essa ne viene all'organismo un notevole apporto vitaminico, e di

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zuccheri facilmente digeribili ed assimilabili: l'effetto ultimo è unaattività antianemica sicura.

!  Il peperoncino  (pag. XX), quale grande attivatore del metabolismogenerale, va annoverato tra i fattori antianemici; è consigliata, la suaconsumazione quotidiana, nella quantità di un grammo per ogni 10 Kg.di peso corporeo. Sia assunto crudo, e ridotto in polvere, aggiunto ai cibinel momento in cui questi devono essere consumati; oppure ingoiato inun'ostia, dopo i pasti principali.

!  L'olio di germe di grano comporta una buona integrazione vitaminicaquotidiana, se assunto sotto forma di perle - nell'ordine di 5 perle algiorno - la mattina, a digiuno.

<1 4:65>!  L'ascorbato di potassio  (pag. XX) è consigliato in moltissime

situazioni di malattia, e può essere indicato anche negli stati anemici.Potrebbe risultare utile un ciclo di terapia di tre mesi, con tre dosi al dì,ciascuna assunta sciolta in un po’ d'acqua, prima di ogni pastoprincipale, e costituita da 1 grammo di bicarbonato di potassio, e da 0,50gr. di acido ascorbico.

!  Il controllo della stato di salute di denti e gengive è indispensabile,per potere porre rimedio ad eventuali situazioni patologiche, ricorrendo

allo specialista, ed ai rimedi suggeriti alla voce «paradentosi».!  L'aria pura da respirare, necessaria per il mantenimento di una buona

salute, è «conditio sine qua non» nel trattamento delle anemie; leggetele pagg. XXX-XXX, sulle «camere a gas».

!  «Lautes Lachen macht gesund» è l'equivalente tedesco del nostro «ilriso fa buon sangue»: anche la principessa della favola, moltoammalata, guarì, quando a corte arrivò il giullare, capace di farla rideretanto. Il buonumore, la gioia, l'allegria, esprimono la vita, e lapromuovono, sbloccando, da una parte, le inibizioni, e attivando,dall'altra parte, tutti i meccanismi della vita, tra cui, in primis, il sistemaemopoietico.

!  «In amaritudine salus»: l'amaro svedese (pag. XX) è un attivatore dellefunzioni di tutti gli organi, e quindi anche di quelli preposti allaproduzione degli elementi figurati del sangue. Prendetene un cucchiaiotre volte al giorno, mezz'ora prima di ogni pasto principale, in formaassoluta, o diluito in un po’ d'acqua.

!  Si riguardino pure le pagg. XXX-XXX, relative al trattamento dellepiastrinopenie.

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 4H>/ 84:466"7 =7::QSono tutte utili le applicazioni locali, di cui nella scheda n° 3, a pag. XX. 

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i può fare un lodevole tentativo per evitare l’intervento chirurgicodi asportazione dell’appendice, se si fanno le seguenti cose:

!  Tutte le sere, applicate sulla regione pelvica, cioè tra l’ombelico e gliorgani genitali esterni, previa unzione con. olio, e insistendoeventualmente maggiormente sul lato destro, un impacco costituito daovatta bagnata con l'amaro svedese (pag. XXX), della durata dimezz’ora circa; rimuovete questo impacco, lavate con sapone neutro laparte trattata, e applicate sulla stessa regione corporea un impacco difoglie di verza o cavolo cappuccio (pag. XX). Questo impacco lorimuoverete il mattino successivo, lavando nuovamente la zona trattata;dopodiché, se possibile, applicate un impacco con ovatta e amarosvedese, come la sera precedente. Continuate in questo modo, fino aquando gli impacchi con foglie di verza o cavolo cappuccio nonesprimono l’esaurimento del ciclo, quando cioè non risultano piùalterati, puzzolenti, acidi, ecc. Vedete, su questo punto, quanto scrittonel capitolo sul cavolo, alle pagg. XXX-XXX. Se avete a disposizionepomata di calendula (pag. XX), potete fare impacchi con questa, invece

che con l'amaro svedese, spalmandola sopra l’ovatta, o sciogliendola sulfuoco, prima di versarla liquida sull’ovatta. In questo secondo caso,applicate l’impacco solo quando non è più caldo. La durata di unimpacco con la calendula è di 2-3 ore.

!  Durante il periodo in cui fate gli impacchi, bevete quotidianamente unquarto nella mattinata, e uno nel pomeriggio, di una tisana preparata consemi di finocchio, comprati in erboristeria. La mattina fate bolliremezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungete due cucchiaini abbondanti disemi di finocchio, filtrate dopo cinque minuti. Bevete lentamente, asorsi, lontano dai pasti.

!  Se il paziente riesce, deve consumare, quotidianamente, un dado e

mezzo di lievito di birra (pag. XX), nel seguente modo: mezzo dado lamattina, mezzo nel pomeriggio, mezzo la sera, dopo la cena, sciolti in unpo’ d’acqua e bevuti, o sciolti direttamente in bocca, aiutandosi con unpo’ di latte, o con altre bevande.

!  Se è presente stitichezza, seguite i consigli proposti alla voce«stitichezza».

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!  Osservate un particolare regime dietetico, per lo meno durante laterapia, ma possibilmente anche dopo. Evitate grassi e fritture, insaccati,carne di maiale, uova, cioccolato, aceto, sottoaceti; e tutto quello che,per esperienza, vi siete accorti che comporta turbe digestive. Si deveevitare il pepe, ma si può usare peperoncino in polvere, che si aggiungecrudo ai pasti. Si veda la scheda n° 7, a pag. XX.

!  Gli igienisti sottolineano la eccezionale validità del digiunoterapeutico per il trattamento dell’appendicite acuta, e di quellacronica. Occorrono da due a quattordici giorni di digiuno assistito, perguarire. Il dott. Hay ha trattato oltre 400 casi di appendicite, acuta ocronica; in diciannove di questi casi, l’appendice era ormai era giàlacerata, con minaccia di peritonite: per tutti ci fu la guarigionecompleta, senza il minimo pericolo, e senza alcun ricorso alla chirurgia.Di questo digiuno «made in USA», si tratta ampiamente nelle pagg.XXX-XXX.

!  In conclusione, le vie più brevi per tentare una guarigione completa,evitando l’intervento chirurgico, sono gli impacchi con l'amaro svedese,quelli con il cavolo, e il digiuno terapeutico assistito. Si consulti pure ilparagrafo «intestino».

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remesso che il medico dei denti è il dentista, dal quale non si puòassolutamente prescindere, propongo i consigli che seguono. Quandoavete mal di denti, applicate sui punti dolenti ovatta, bagnata con

l’amaro svedese (pag. XX). In questo modo, troverete rimedio per ildolore; ma, per rimuovere le cause, dovete far ricorso al dentista. Se laguancia è gonfia, e la causa della tumefazione risiede in qualcheaffezione dentale, fate impacchi con foglie di verza o cavolocappuccio (pag. XXX), almeno la sera fino alla mattina: vedrete chepresto la guancia, letteralmente «si sgonfia»  e potrete fare a menodella cura antibiotica, che altrimenti si rende necessaria per mettere ildentista in condizioni di procedere per eventuali ulteriori trattamenti.Naturalmente, sono efficaci allo stesso modo gli impacchi, sulla guanciagonfia, con ovatta e amaro svedese.

!  Se trattate la gengiva con applicazioni locali di ovatta impregnata conl’amaro svedese, non vi impressionate se, per un certo tempo, la lesionesembra peggiorare, ed allargarsi: è una reazione infiammatoria diliberazione, nel senso che il corpo, provocato dall’impacco, tende adeliminare verso l’esterno tutto il materiale patologico, che si trova nei

tessuti lesionati. È, questa, un’azione di drenaggio, e la lesione si riparada sola.!  In questo modo, potete anche tentare di provocare lo svuotamento, per

drenaggio più o meno visibile, di tipo transosseo e transgengivale, diuna lesione granulomatosa, provocata da pulpite, con infiammazionecronica delle strutture periapicali, o da altre cause. L’impacco localediretto con ovatta e amaro svedese da una parte, e gli impacchi sullaguancia con il cavolo, dall’altra, potrebbero anche risolvere il problema.In ogni caso non si è fatto alcun danno alle strutture trattate, masicuramente si è migliorata la situazione locale. Idem dicasi di eventualiaccessi dentali, periapicali e non, ed anche se si tratti di cisti

mascellari. Ribadisco che si indica qui «un tentativo», e non una viacerta, per la soluzione di questi problemi.

!  Impacchi sulle guance con foglie di cavolo e/o con l’amaro svedeseagiscono efficacemente sulle sinusiti mascellari. Inoltre, ne guadagnaanche la pelle del viso a livello delle guance, per la riattivazione dellacircolazione locale, indotta da queste applicazioni.

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!  Altri utili consigli li trovate nei paragrafi «bocca» e «paradontosi». Sec’è malocclusione, si vedano le pagg. XXX-XXX.

N.B.  Con questi metodi naturali, potete provare a salvare quei dentitraballanti, che pare stanno lì lì per cadere.

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er quanto riguarda il trattamento di artrite, reumatismo, e gotta,ecco quanto dicono gli igienisti, sostenitori del digiuno assistito:«L’artrite, il reumatismo e la gotta rispondono abbastanza in fretta al

digiuno. La maggior parte dei pazienti si libera da gravi attacchi artritici,entro pochissimi giorni dall’inizio del digiuno. C’è una gradualescomparsa del gonfiore, ed il completo o parziale assorbimento delladeformità, attraverso l’autolisi, che provvede a non far avvenire lacompleta ossificazione delle giunture. Il dott. Casey A. Wood, professore dichimica al Dipartimento Medico del Bishop’s College di Montreal, pubblicòun rapporto riguardante 7 storie di casi sul reumatismo articolare acuto.Questi pazienti furono portati rapidamente in salute, attraverso un digiuno di4-8 giorni. Inoltre, il dott. Wood menzionava altri 40 casi simili, provenientedalla sua propria esperienza privata, in cui veniva menzionata la guarigioneda questa malattia, ed in nessun caso si richiedeva un digiuno maggiore dei10 giorni. Comunque, i pazienti, affetti da artrite cronica da lungo tempo,devono, di solito, intraprendere digiuni piuttosto lunghi. Coloro i quali

sono talmente mal strorpiati, da non riuscire a camminare da soli, di solitohanno sollievi molto considerevoli alle giunture irrigidite, durante un unicodigiuno, nonostante che la riabilitazione completa (quando essa siapossibile), in alcuni di questi casi richiede un secondo digiuno».

Il brano appartiene al libro «Il digiuno terapeutico», della casaeditrice Igiene Naturale, Gildone (CB), pagg. 37-38; opuscolo molto utileper eventuali approfondimenti sul digiuno terapeutico «made in USA», dicui si tratta più diffusamente nel presente lavoro, alle pagg. XXX-XXX. Lesottolineature del passo citato sono mie. Tutte le altre indicazioni suimetodi naturali, per il trattamento dell’artrite, si trovano nel paragraforelativo all’artrosi, alle pagg. XXX-XXX.

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ella insorgenza e nel determinismo di queste malattie, siriconosce, oggi, un ruolo fondamentale alla risposta immune, laquale, protraendosi oltre un certo limite fisiologico, assume un

carattere decisamente patologico; per cui, il sistema immunitario finisce colcreare danni all’organismo, nel momento stesso che continua a compiere ilsuo dovere, consistente nel tentativo di neutralizzare, e distruggere, tutte leparticelle viventi e non viventi, che ha individuato come estraneeall’organismo.

Nelle forme reumatiche, e nelle artropatie, le cose vanno più o menocosì: quando nel nostro organismo si determina la presenza di focolaiinfettivi, se questi non vengono spenti in tempi rapidi, o non vengono isolaticompletamente e controllati a vista, ma si cronicizzano, da essi partonocontinuamente delle cariche infettive, che stimolano senza sosta la rispostaimmune umorale, con la produzione continua di anticorpi. Si formano degliimmunocomplessi, i quali possono essere di natura tale, da finire con il

depositarsi nelle pareti dei vasi più piccoli. La precipitazione a questolivello attiva una ulteriore risposta immune, questa volta di natura cellulare,che produce, in ultima analisi la reazione infiammatoria. Nasce così lamalattia, la quale poi è capace di autoalimentarsi, anche allorché sia statospento il focolaio primitivo, e siano finiti, eventualmente, gliimmunocomplessi pericolosi, di cui sopra. Questa serie di eventi èclassificata come allergia, o ipersensibilità di tipo III daimmunocomplessi. In questo quadro si evidenzia la presenza di due ordinidi focolai: quelli primitivi, e quelli secondari. I primi sono dei primers, iquali danno inizio al processo patologico, e lo alimentano continuamente,stimolando la risposta immune, e la formazione degli immuno-complessi

patologici. Il focolaio secondario, o i focolai derivati, costituiscono lamalattia conclamata ed evidente, e possono diventare, e generalmentediventano, focolai autonomi autoalimentantesi.

Il medico, che si propone di combattere le forme reumatiche e leartropatie, dovrà innanzitutto individuare se ci sono eventuali focolaiinfettivi primitivi. I foci dentali, e quelli tonsillari, saranno tra i primi adessere ricercati. Per i focolai dentali e paradentali, occorre un’indagine

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scrupolosa ed accurata, da farsi da parte di dentisti che siano sensibili aldiscorso sulla gravità di eventuali «malattie metafocali»: perché, se lospecialista dei denti «non ci crede», come si usa dire, allora non saràneppure molto attento nella ricerca dei focolai, specialmente se non sonofoci macroscopici. Alla individuazione dei focolai, seguirà, naturalmente, illoro trattamento radicale, per un loro «spegnimento» totale.

Fatto questo, e mentre si fa questo, si deve, naturalmente, combattere leforme reumatiche, l’artrosi, l’artrite, ecc., che sono malattie, le quali, lo dicoa ragion veduta, e con cognizione di causa, si possono vincere e debellaredefinitivamente, con più o meno completa «restitutio ad integrum»: irimedi naturali esistono, basta solo conoscerli, e saperli applicareadeguatamente. Alcuni di essi trovano impiego nell’uso locale, altri sonoattivi sull’organismo nella sua globalità, operando dall’interno, attraverso ilcircolo sistemico.

Concretamente,  chi soffre di una delle malattie segnate nel titolo diquesto paragrafo, e vuole guarire - dico «vuole», e non «desidera»semplicemente - deve fare per almeno sei mesi, ma forse anche per unintero anno, a seconda della gravità, della estensione, e del grado dicronicizzazione della malattia da «combattere», la terapia di base, che siarticola nei punti che descrivo qui di seguito:

A. Le tisane e l'amaro svedese.!  Bevete, tutti i giorni, la seguente tisana: fate bollire assieme un litro

d’acqua e due cucchiaini abbondanti di salvia, per tre minuti. Spegnete.Aggiungete un cucchiaino di foglie di ortiche, un cucchiaino diequiseto, ed un cucchiaino abbondante di liquirizia radici. Filtrate dopodieci minuti. Bevetene lentamente, a sorsi, durante la giornata, lontanodai pasti, mezzo litro nella mattinata e mezzo litro nel pomeriggio. Chivolesse rendere più gradevole la tisana - nel caso che non riesca a berlacosì come consigliata - aggiunga due cucchiaini di liquirizia, invece cheuno, e un cucchiaino, o due, di miele. Quanto all’aggiunta di miele, silegga quanto scritto alle pagg. XX-XX.

!  Prendete, ogni giorno, l’amaro svedese (pag. XX), nella quantità di trecucchiai, diluiti in un po’ d’acqua, nel modo seguente: di ogni cucchiaiodi amaro svedese così diluito, prendetene la metà mezz’ora prima diogni pasto principale, colazione, pranzo, cena, e l’altra metà mezz’oradopo i pasti. Chi non ha difficoltà a prendere cose amare, puòaggiungere i tre cucchiai di amaro svedese alla tisana di salvia indicatasopra: è solamente questione di gusti, l’efficacia è la stessa. Invece di tre

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cucchiai al dì, si possono consumare tre cucchiaini dell’amaro svedese,diluiti in un po’ d’acqua, oppure aggiunti alle tisane. Ad indicare lanotevole efficacia dell’amaro svedese nel combattere le formereumatiche, artrosiche, e artritiche, anche quelle che stessero ad unostadio particolarmente avanzato, Maria Treben riferisce il caso di unasignora, che poté abbandonare, dopo ben quindici anni, la sedia a rotelle,sulla quale era stata costretta a vivere a causa di una gravissimadeformazione delle articolazioni. Altre testimonianze si possono leggerenel volume «Maria Treben’s Heilerfolge» (vedi bibliografia).

!  In alternativa alla tisana con salvia, si possono prendere una tisana diortiche, e una di equiseto, nella maniera seguente: nella mattinata,orientativamente dalle ore 10.00 a mezzogiorno, bevete a sorsi,lentamente, mezzo litro di tisana di ortiche, preparata facendo bollirel’acqua, spegnendo, aggiungendo due cucchiaini abbondanti di foglie diortiche, filtrando dopo 5 minuti. Nel pomeriggio, bevete mezzo litro ditisana di equiseto, preparata facendo bollire assieme l’acqua e duecucchiaini abbondanti di equiseto, per un minuto. Si spegne, e si filtradopo un minuto. A ciascuna di queste tisane, si può aggiungere uncucchiaio di amaro svedese, oppure questo lo si prende come indicatosopra.

B. Le applicazioni locali.!  Laddove la forma reumatica, l’artrosi, e l’artrite abbiano delle

localizzazioni precise, al di là della forma diffusa, si può agire sui puntidolenti direttamente, mediante applicazioni locali. Utilissimi sono gliimpacchi di ovatta, bagnata con l’amaro svedese (pag. XX), chesaranno rimossi quando si osserva che il liquido è stato ormai assorbitodal corpo: è consigliabile ungere con olio, o con sugna di maiale, o conpomata di calendula (pag. XX), le parti da trattare, prima di applicarel’impacco con ovatta e amaro svedese. Se l’impacco viene applicato disera, lo si rimuove direttamente la mattina successiva.

!  Sono consigliati anche impacchi con la pomata di calendula, spalmata

su ovatta. L’applicazione la si può rinnovare ogni quattro ore circa. Lapomata si prepara seguendo le indicazioni date a pag. XX.

!  Non dico «indicati», ma «indicatissimi», sono gli impacchi locali confoglie di verza, o di cavolo cappuccio  (pag. XX). I risultati sonogarantiti, e abbastanza rapidi. Occorre, certo, pazienza e costanza, mal’azione di queste applicazioni è radicale, scende in profondità, spegne ifocolai, può giungere fino ad una «restitutio ad integrum» anche sul

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piano della forma anatomica alterata. Qualche volta è stata registrata unarecrudescenza della sintomatologia dolorifica, ma è stato sempre unevento transitorio, che, peraltro, ha testimoniato l’efficacia dell’impaccostesso. Se volete fare un ciclo di applicazioni con verza, o con cavolocappuccio, provate a rileggervi il capitolo sul cavolo terapeutico, peressere quanto più precisi vi è possibile, e per caricarvi psicologicamentead eseguire una terapia, che è tanto efficace, ma che richiede anche tantapazienza e tanta buona volontà.

!  Un semicupio per settimana, con foglie di ortiche, o con foglie diequiseto, è utile, fatto ad integrazione dei consigli dati precedentemente.Seguite attentamente le indicazioni date alle pagg. XX-XX.

C. Altro.!  Breuss propone il suo digiuno quale terapia radicale di ogni forma di

artrosi, a qualunque stadio si trovi. Sono sufficienti, a parere di Breuss,anche solo tre settimane di digiuno, per combattere artrosi, artrite,coxartrosi, osteoporosi, spondilartrosi; associando utilmente, a questaterapia, anche un semicupio con equiseto (pag. XX), ogni tre-quattrogiorni. Nel presente volume, un intero capitolo è dedicato al digiunoterapeutico secondo Breuss, alle pagg. XXX-XXX.

!  Attenzione a rimuovere eventuali sostanze inquinanti l’ambiente, nel

quale vivete abitualmente: se volete rendervi conto della pericolosità diquesti veleni invisibili, leggete le pagg. XXX-XXX, relative alle«camere a gas». Breuss ed altri scommettono che non si potrà maiguarire completamente, se non si fa questa operazione didisinquinamento dell’aria che respiriamo nell’ambiente nel qualetrascorriamo abitualmente il nostro tempo, e soprattutto le orenotturne, dedicate al sonno. Se questa regola vale per tutte le malattiein generale, vale per le malattie reumatiche in un modo tutto particolare.

!  Quanto al digiuno terapeutico degli igienisti, si vada a riguardarequanto scritto a pag. XXX, e alle pagg. XXX-XXX, che costituiscono unintero capitolo sull'argomento.

!  Il peperoncino combatte efficacemente tutte le forme reumatiche, e leartropatie. Esso va consumato crudo, in polvere, aggiunto ai pasti nellaquantità desiderata, o assumendone ogni giorno un grammo per ogni 10kg. di peso corporeo.

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sciugarsi bene, dopo che ci siamo lavati, non è una cosa chefacciamo sempre; spesso andiamo di fretta, o siamo distratti esuperficiali. È un po’ come quando mangiamo senza badare a

masticare bene il cibo, prima di ingoiarlo. Se le parti del corpo lavate non

vengono asciugate con attenzione, restano umide, e possono costituire unterreno favorevole allo sviluppo di parassiti del tipo dei miceti, dandoluogo all’instaurarsi di malattie della pelle, e delle mucose che si apronoverso l’esterno del corpo. Questo può succedere facilmente nei periodiinvernali, e a carico di bambini, di anziani, di ammalati costretti a letto perlunghi periodi di tempo.

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Willfort consiglia la seguente ricetta, presentata qualevero ristoro per gli asmatici: grattugiate un ravanello benlavato, mischiatelo con il miele, prendetene la sera,

all’ultima ora, un cucchiaino abbondante.!  R. Breuss propone la bevanda, ricavata dalle cipolle, trattate come è

indicato a pag. XXX, e bevuta durante il dì, a cucchiaini, a distanza dimezz’ora l’uno dall’altro. Consiglia, poi, di mangiare spesso, durante lagiornata, ravanello, con tutta la buccia e con un po’ di zucchero. Breussprecisa che la bevanda di cipolle deve essere presa solo se il fegato e lacolecisti sono in ordine. Questi consigli sono validi anche per l’asmacardiaco.

!  La potentilla anserina è indicata da Breuss per alleviare l’asma, oltreche per trattare le convulsioni, e la stessa epilessia. Aggiungete ad unquarto di latte, di vino, o di mosto - non all’acqua!  - un cucchiainoabbondante di potentilla; mettete sul fuoco, spegnete appena inizia labollitura, e filtrate. Questa bevanda, così preparata, va bevuta calda, lamattina presto.

!  Andate a rileggere anche quanto scritto alla voce «pertosse», a pag.

XXX.!  Utilissima e interessante la nota «in appendice», alle pagg. XXX-XXX.,

dove è riportato quanto sostengono gli igienisti, a proposito di un validotrattamento radicale dei casi cronici di asma, e delle forme catarrali delleaffezioni bronchiali.

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i veda quanto scritto alle pagg. XXX-XXX, dove, è da precisare, cisono consigli generali per la salute degli occhi, che sono, tuttavia,tutti utili, nel contempo, anche per l’astigmatismo. Un eventuale

approfondimento in materia, il lettore potrà farlo sulla base dellabibliografia riportata ivi.

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 416181- ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE -

hi soffre di problemi a carico dell'articolazione temporo-mandibolare, mentre porta avanti le terapie riabilitative sotto laguida ed il controllo degli specialisti, può aiutarsi efficacemente

con applicazioni locali sulla regione dell'articolazione, cioè subitodavanti all'orecchio. Molto utili sono gli impacchi con l'amaro svedese (pag.XXX) e ovatta, con le foglie di verza o di cavolo cappuccio (pag. XXX), ilfieno greco in polvere (pag. XXX) mischiato con il miele, con l'olio di oliva,o qualcuno degli oli medicinali (pagg. XX-XX), utilizzati ben caldi, epassati con un cucchiaio sull'ovatta, con l'argilla (pag. XX), con la pomatadi calendula (pag. XX).

Una terapia d'urto può essere fatta - nelle fasi acute - con impacchi siadiurni, che notturni; le applicazioni della giornata possono essere rinnovateogni 2-3 ore, quelle della sera vanno rimosse la mattina successiva. Per unaterapia di mantenimento, nelle fasi post-acute, sono sufficienti gliimpacchi della sera per la mattina.

Siccome la sofferenza dell'A.T.M. comporta uno stato di stresscontinuativo, è utile ed opportuno attenersi ai consigli dati nel paragrafo

sullo stress, alle pagg. XXX-XXX. Le terapie riabilitative, le applicazionilocali, i rimedi naturali antistress, e tanta pazienza, condurranno allasoluzione positiva di questa, a volte veramente drammatica, patologia. Siriguardino pure le pagg. XXX-XXX, relative al problema dellamalocclusione.

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na volta al giorno, formate, con un quadratino di ovattabagnata con l’amaro svedese, un cappuccio, che ricopra lalingua, a partire dalla punta, dall’avanti all’indietro, per il

tempo che potete. Se riuscite, nel contempo – o, forse è più opportuno, intempi diversi - mettete anche delle striscette di ovatta, bagnate anch’essecon l’amaro svedese, tra l’arcata dentale superiore e quella inferiore, e leguance. In questo modo, il liquido medicinale agirà beneficamente sututta la cavità della bocca, interessando la lingua, la superficie internadelle arcate dentarie, le guance, disinfettando i tessuti con i quali viene acontatto, e riattivando la circolazione locale. Per l’amaro svedese si veda apag. XX.

Nel contempo, si agisce efficacemente anche sul paradenzio, sullagengiva, e su tutte le strutture dentarie. Utilizzate queste applicazioni,naturalmente, per tutte le malattie della lingua, delle guance, del palato, edella cavità orale in genere. Sono impacchi utili anche in caso diinfiammazione delle tonsille, della faringe, o nel caso di un generico maldi gola, perché la cavità orale ha contiguità con queste strutture. Riguardatepure quanto scritto nei paragrafi «afta», «arcate dentarie» e «stomatite».

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n farmacia si trovano ottimi callifughi, che bisogna naturalmentesaper usare, aiutandosi anche, opportunamente, con i paracalli, perpoter circoscrivere l’azione del callifugo. R. Willfort suggerisce la

cera d’api, da utilizzare come efficace e innocuo callifugo naturale.Utilissime saranno certamente tutte le applicazioni locali, elencate nellascheda n° 3, a pag. XXX.

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<4,7::"MALATTIE E RIMEDI NATURALI

- ALOPECIA AREATA · CADUTA ECCESSIVA · CROSTE · FORFORA· FRAGILITÀ DEL CAPELLO · PSORIASI · ECC. -

on sono un tricologo, non sono un dermatologo, sono un ricercatoredi rimedi naturali, utili a curare il nostro organismo. Tuttavia,voglio provare a fare un piccolo logico ragionamento medico. Il

bulbo pilifero origina dalla invaginazione tubulare dell’epidermide, cioèdello strato più superficiale della pelle; dal bulbo pilifero emerge il pelo, equindi il capello, come un fusto dalla sua radice. Se osserviamo la radice delcapello al microscopio elettronico, vediamo che il bulbo è avvinto da unafitta rete di capillari sanguigni e di terminazioni nervose: la vita delcapello è alimentata dal sangue e stimolata dal sistema nervoso, e dipendestrettamente da essi. Per cui, un sangue pulito, una emodinamicasufficiente, con irrorazione adeguata dei distretti piliferi, un sistemaneurovegetativo normofunzionante, sono le condizioni fondamentali peravere e per conservare un capello sano. Potremmo dire: «Capello sano incorpo sano». Ed ancora, siccome il capello è un annesso cutaneo, tutto

quello che è indicato come opportuno per avere una pelle sana e bella, ènaturalmente utile per la cura del capello. Come pure tutti i trattamentimirati ad un adeguato funzionamento del sistema nervoso, anche questi sonoda consigliare, quando si vuole curare il capello.

Quindi, a quanti mi chiedessero dei consigli pratici per una terapiaradicale del capello, dico di seguire le indicazioni date nei paragrafi sultrattamento delle malattie della pelle, del fegato e dell’esaurimentonervoso: consigli miranti tutti alla disintossicazione del sangue, ad unaperfetta emodinamica, ad una normofunzionalità del sistemaneurovegetativo. Raggiunti questi equilibri, il bulbo pilifero saràalimentato in maniera adeguata, il capello sarà sano e bello; fatto salvo,

naturalmente, il fattore genetico, che gioca un ruolo fondamentale nellastoria del capello di ogni singolo individuo. È per questo che,sinceramente, ai maschi suggerisco di guardare la fotografia del papà edel nonno, per farsi un’idea approssimativa di quello che sarà, moltoprobabilmente, il futuro più o meno prossimo del proprio capello.

Le gonadotropine ipofisarie, l’estrogeno, il progesterone, il testosterone,cioè gli ormoni sessuali maschili e femminili, svolgono un ruolo

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determinante nel destino del capello. Occhio, quindi, alle condizionidell’apparato della riproduzione, e curare eventuali malattie riscontrate,seguendo le indicazioni date nelle pagine dedicate al trattamento dellepatologie di testicoli ed ovaie in particolare.

Le disendocrinie, cioè le disfunzioni ormonali, comportanoalterazioni funzionali di tutto il sistema neurovegetativo; ed il capello nerisente automaticamente, essendo la sua crescita ed il mantenimento del suobuono stato, una funzione «vegetativa», che sfugge cioè al controllo dellavolontà. In altre parole, non basta desiderare di avere un capello sano, perconseguire lo scopo; è necessario mettere ordine nel complesso pianeta delsistema neurovegetativo, perché si abbiano i risultati sperati.

Concludendo,  ogni seria terapia del capello deve passare,necessariamente, attraverso il rigoroso rispetto delle condizioni espressebrevemente sopra. La scelta dei prodotti giusti, l’attenzione e la premuraper un lavaggio corretto dei capelli, la delicatezza del parrucchiere neltrattare il capello con rispetto, sono tutte cose necessarie a non arrecaredanni, per non guastare i capelli, per potenziare, e non contrastare ovanificare, l’azione fondamentale esercitata dal sistema neurovegetativo,che è il vero tricologo e tricoterapeuta. Si tratta, in ogni caso, di rimedi edi accorgimenti «paralleli» alla terapia di base già indicata. L’orientamentopiù valido verso la scelta dei prodotti migliori, nel mare magnum

dell’offerta commerciale, può venire solo dagli esperti, quali sono ildermatologo, il tricologo, il medico; sui consigli del parrucchiere edell’estetista, non saprei proprio cosa dire.

Quando lavate i capelli, se volete, tenete presenti i seguentisuggerimenti:!  Alcune ore prima dello shampoo, ungete i capelli con uno di questi oli:

olio di oliva, olio di ricino, mischiato con olio di mandorle - per renderlomeno appiccicoso - olio di iperico (pag. XX), olio di maggiorana (pag.XX), olio mischiato con fieno greco ridotto in polvere. Questa unzionepuò essere fatta anche la sera, per rimuoverla con lo shampoo la mattinasuccessiva.

!  Attorno al capo così unto, avvolgete la pellicola trasparente, e un foulardo altro panno, per evitare di sporcare la biancheria. Se volete usare l’oliodi ricino, di questo compratene la confezione di un litro, perché avretecosì un notevole risparmio rispetto alle confezioni più piccole.

!  Lavare bene i capelli significa soprattutto sciacquarli accuratamente:insistete con il risciacquo, fino a quando non vi siete accorti che l’acqua

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è perfettamente pulita. Un ultimo breve risciacquo può essere fattoutilmente con acqua fredda.

!  L’insulto termico può arrecare danni notevoli al capello, in quantopotrebbe anche «bruciare» la radice del capello stesso. È preferibile uncalore moderato, anche se questo comporta più pazienza, perché cosìoccorre più tempo per asciugare i capelli bagnati.

!  «Eran i capei a l’aura sparsi», scrive Petrarca a proposito di Laura: èopportuno non tenere mortificati i capelli, ma tenerli ben esposti all’aria,la quale esercita su di essi un’azione tonificante.

!  Y9 ?;2 0;39>9 1./9 A6. >9/.?2. 26>9/6. ,?9/ /.11;/M./9 2 :.?9332=4 9 39 :A/9?/;?;8>9 692 ?./.5/.12 8A559/2>2 8;?/. 02 897H/.6; >/;??; 3.H;/2;894.3796; .>>969>902 . GA98>; 8:D97. 897?32:94 :;6828>96>9 6933K.88A6M2;69:2:32:. <2 >28.69 1.:232 <. ?/9?././9 9 <. /260962/9 69339 9/H;/28>9/29J•  Le ortiche (pag. XX): per due settimane, bevete ogni giorno mezzo

litro di una tisana, preparata facendo bollire il mezzo litro d’acqua,aggiungendovi due cucchiaini di ortiche dopo che avete spento, efiltrando dopo 5 minuti. Naturalmente, si beve lentamente, a sorsidistanziati, lontano dai pasti.

•  L’equiseto (pag. XX): per altre due settimane, bevete una tisana diequiseto ogni giorno. Fate bollire assieme, per un minuto, mezzolitro d’acqua e due cucchiaini di equiseto, spegnete, filtrate dopo un

minuto. Bevete lentamente, a sorsi distanziati, lontano dai pasti.•  La salvia (pag. XX): per altre due settimane ancora, bevete mezzo

litro di salvia al dì. Fate bollire assieme mezzo litro d’acqua e duecucchiaini di salvia, per tre minuti; spegnete, filtrate dopo 10 minuti.Bevete, sempre a sorsi distanziati, lontano dai pasti. Questo ciclo diterapia può essere ripetuto, dopo una settimana di intervallo. Letisane possono essere addolcite con un cucchiaino di miele.

!  L’amaro svedese (pag. XX), bevuto nella quantità di un cucchiaino trevolte al dì, mezz’ora prima dei pasti principali, essendo un ottimoattivatore del metabolismo generale, può sicuramente contribuire arivitalizzare anche il follicolo pilifero, agendo come tonico del sistema

neurovegetativo.!  Il miglio: è proposto da diversi autori quale integratore alimentare,

capace di apportare un valido contributo nelle terapie del capello. Siconsiglia la consumazione di un piatto di miglio decorticato, dacomprare presso le erboristerie, alcune farmacie, i supermarket conprodotti dietetici, un paio di volte la settimana, o, quando volete, anchepiù spesso, preparato secondo le indicazioni date da Willfort (opag. cit.,

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pag.. 165), in riferimento ad una porzione singola: una ciotola di migliodecorticato va messa in ammollo in una quantità d’acqua 5 voltemaggiore, cioè circa 5 ciotole d’acqua, per la durata di 5 ore. L’acquadell’ammollo assolutamente non va buttata via, perché in essa il miglioscarica validi principi nutritivi, ma va eventualmente allungata con altraacqua, per potere cuocere il miglio, aggiungendo una buona manciata diverdure di minestrone tagliuzzate, quali carote, sedano, cipolle, porro,prezzemolo. Solo alla fine della cottura, si aggiunge un pizzico di salegrosso marino. Come contorno a questo piatto, si consiglia insalataverde cruda. Willfort sottolinea il valore «estetico» dei pasti a base dimiglio, capaci di rendere il capello più bello, più validamente diqualunque prodotto cosmetico di sintesi, in quanto il miglio va adoperare a livello delle radici del problema, ricostituendo, o potenziando,la flora batterica intestinale, con una conseguente adeguataassimilazione dei principi nutritivi; e per l’alto contenuto di principiattivi – quale, tra gli altri, l’acido silicico, presente abbondantementeanche nell’equiseto - che operano una radicale depurazione del sangue.

!  Le stesse motivazioni che inducono a caldeggiare il consumo di miglio,valgono anche per il lievito di birra  (pag. XX),  tanto caro alle donne,perché rende la pelle più bella. Almeno un dado al giorno, sciolto in unpo’ d’acqua, oppure mangiato direttamente con l’aiuto di un po’ di latte

o di altro liquido, dovrebbe costituire una razione di base; ma si puòarrivare tranquillamente a 2-3 dadi quotidiani, quando si volesse operareun’azione più radicale e più rapida di disinquinamento del sangue.

!  Sottolineo l’importanza del peperoncino  (pag. XX)  nella dietaquotidiana, consumato crudo, ridotto in polvere, aggiunto e mischiato aicibi, nella quantità orientativa di 1 gr per ogni 10 Kg di peso corporeo.Oltre all’azione generale su tutto l’organismo, quale attivatore delmetabolismo, il peperoncino svolge un ruolo notevole anche localmente,se usato come suggerisce R.A. Hoffmann (op. cit., pagg. 233-34), percurare il cuoio capelluto che produca forfora, o che faccia cadere icapelli con troppa facilità, in modo abnorme. Il prodotto a base di

paprika, cioè di peperoncino, utile allo scopo, lo possiamo preparare noistessi, in modo artigianale, comprando in farmacia un quarto diacquavite di Francia, e 12 ml di tintura di capsico , mettendoliassieme, agitando per bene il tutto, fino ad ottenere una miscelaomogenea. Con questo prodotto, si deve frizionare, una volta al giorno,il cuoio capelluto – ma, possibilmente, non i capelli - massaggiando conle dita tutta la testa; per far uscire il liquido in piccole quantità, si può

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riempire uno di quei contenitori di shampoo o balsamo vuoti, che hannol’apertura sottile. Il massaggio del cuoio capelluto con questo farmaconaturale, è utile anche a coloro che non hanno problemi di forfora o difragilità del capello; data la benefica azione da esso esercitata, sitratterebbe di una opportuna ed intelligente opera di prevenzione.

!  Una ulteriore lozione naturale, da usare dopo lo shampoo, allo stessomodo di come indicato per il preparato a base di peperoncino, descrittosubito sopra, è costituita da una «acquavite di ortiche»(«Brennesselschnaps») ricavata sulla base di una ricetta provenientedalla tradizione popolare, e proposta al lettore da R.Willfort (op. cit.,pag. 86). Alle pagg. XX-XX, il lettore troverà la ricetta sul modo dipreparare la speciale acquavite.

!  A coloro che hanno il capello corto, e quindi un cuoio capelluto piùaccessibile, consiglio di fare una applicazione per settimana, la sera, conovatta bagnata con l’amaro svedese, su tutta la testa, fissandol’impacco con la pellicola trasparente; l’applicazione può essere rimossadopo un’ora, oppure la si può tenere in testa tutta la notte. Deve seguire,in ogni caso, uno shampoo, fatto sempre con prodotti scelti, compratinelle farmacie o nelle erboristerie. Quando si tratti di curare non solo ilcapello fragile, ma anche qualche malattia del cuoio capelluto, come incaso di psoriasi, di croste di altra natura, o di alopecia, le applicazioni

possono essere fatte anche tutte le sere, ungendo il cuoio capelluto conolio di oliva, o qualcuno degli oli medicinali (pagg. XX-XX), o con lapomata di calendula (pag. XX), prima di fare l’impacco con l’ovatta el’amaro svedese. Questo tipo di unzione preventiva è utile anche perl’impacco fatto una volta per settimana.

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i tratta di una fase molto delicata della vita delle donne adulte, quandol’organismo si prepara a perdere definitivamente i propri ciclimestruali. La visita ginecologica, il paptest, l’ecografia pelvica,

escludendo ogni processo anatomopatologico in atto, indicano, alla donna inclimaterio, che tutto quello che le sta succedendo è fisiologico, e nonpatologico; tuttavia, i disturbi stanno lì, a dare un grande fastidio, a rendereirritabile la donna, a preoccuparla continuamente, a volte senza darle tregua.

Propongo, qui di seguito, alcune cose da fare, per tentare di far vivere inpace, alla donna, questo normalmente turbolento periodo premenopausale;ed è un obiettivo possibile, se le donne interessate stanno calme dentro, e senel contempo seguono questi semplici consigli.!  Bevete quotidianamente le tisane, che vengono proposte nel capitolo

sulle malattie dell’utero e delle ovaie, alle pagg. XXX-XXX. Sonoparticolarmente indicate l’alchemilla, la salvia, la «Frauentee» - cioè,la tisana delle donne - oltre, naturalmente, al vischio; non sono dasottovalutare le ortiche e l’equiseto.

!  Utilissimi sono gli impacchi locali  - sul bacino - con ovatta ed amarosvedese (pag. XXX), sia come trattamento quotidiano - un impacco al

giorno, della durata di 30-60 minuti - sia come rimedio d’elezione, incaso di dolori pelvici, nel corso di mestruazioni dolorose, e, caso mai,anche particolarmente abbondanti e problematiche: nel qual caso èconsigliabile un impacco continuo, nel senso di aggiungere all’ovattasempre altro amaro svedese, quando si sia notato che l’ovatta è ormaiquasi asciutta. È utile ungere il bacino con olio, prima e dopo leapplicazioni con ovatta e amaro svedese. Con questi impacchi - e con ilriposo, se necessario - si tiene a bada anche il carattere emorragicoabnorme, che talvolta assumono alcune mestruazioni nel corso delclimaterio. Vanno bene, naturalmente, anche tutte le applicazioni localielencate nella scheda numero 3, a pag. XXX.

!  Se le perdite di sangue sono eccessive, ottimo rimedio antianemico èl’assunzione quotidiana di almeno un quarto di succhi Breuss, delladitta svizzera Biotta, di cui dico più ampiamente alle pagg. XXX-XXX.Intanto, già le tisane consigliate sopra esercitano una notevole azionesulla funzione emopoietica - cioè di produzione di globuli rossi - delmidollo osseo, con rapido recupero delle perdite ematiche mestruali. Epoi, ci sono pur sempre le tradizionali, e tanto efficaci, spremute

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d’arance, a venire incontro alle donne, in queste situazioni diemergenza; ed il lievito di birra, consumato quotidianamente, conregolarità, nella quantità di almeno un dado la mattina e uno nelpomeriggio, sciolti in un po’ d’acqua, o di latte, o mangiati direttamente,aiutandosi con qualche liquido. Chi riesce - non è difficile - può bere uncucchiaio di amaro svedese la mattina, uno a mezzogiorno, e uno lasera, mezz’ora prima dei pasti, assoluto, oppure diluito in un po’d’acqua: oltre a stimolare il midollo osseo a produrre gli elementifigurati del sangue, l’amaro svedese svolge anche un’azioneantidolorifica, antispastica, calmante.

!  Alcuni mesi di trattamento con ascorbato di potassio - da solo, oppurein associazione con gli altri rimedi, precedentemente elencati - sonoopportuni, per quelle donne che non trovano difficoltà a procurarsi ledosi di questo particolare concentrato di vitamina C. Tre dosi al giorno,mezz’ora prima dei pasti principali, diluite in un po’ d’acqua, sono unaquantità sufficiente ed adeguata: ogni dose sia costituita da un grammodi bicarbonato di sodio, e da 0,50 gr. di acido ascorbico. Per ulterioriinformazioni, vedete a pag. XXX.

!  Altri consigli utili - peperoncino, aria sana, ecc. -, potete trovarli nellepagine relative a «utero» e «ovaie».

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olto comuni sono le affezioni a carico delle vie epatobiliari, ed inparticolare ben nota è la colecistite,  con o senza calcoli biliari.Porto qui, a conoscenza del lettore, i consigli di vari autori,

citandone anche la fonte volta per volta, e suggerimenti miei personali.Sono proposte che, seguite correttamente, aiutano in ogni caso a stare

meglio, laddove non riuscissero a sradicare definitivamente il male. Tutti irimedi qui descritti, interessano, sempre contemporaneamente, fegato,colecisti e annesse vie biliari; per cui, anche se si dirà, ad esempio,«consigli per la colecistite», si intenderà proporre una terapia che interesseràtutto il sistema epatobiliare.A. La colecistite.  Essa consiste nella infiammazione della mucosa dirivestimento della superficie interna della vescichetta biliare. La diagnosi èdi competenza del medico, il quale potrà accontentarsi dei soli segni clinici,oppure riterrà opportuno servirsi anche di una evidenza radiologica, perporre una diagnosi certa di colecistite. Lo stato infiammatorio comporta unaalterazione della funzionalità (functio laesa) della vescichetta biliare, perquanto riguarda la «stagionatura» della bile, che, proveniente dal fegato,

staziona nella colecisti, per essere concentrata in modo tale, da essere piùadatta a svolgere il suo ruolo, nella digestione intestinale dei grassi, ed altriruoli metabolici; ed una eventuale concomitante alterazione del pompaggioritmico della bile del dotto cistico, perché sia veicolata nel duodeno(ipotonia, distonia, «pigrizia» della vescichetta, ecc.).!  P6 :.8; <2 &A+%&R' V%+%*)%4 1.>9 23 895A96>9 >96>.>20;4 ?9/ 026:9/9 23 <;3;/9J

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!  I consigli dati per una buona funzionalità del fegato, e per curare leaffezioni epatiche (vedi «fegato») sono tutti utili per curare le malattiedella vescichetta biliare, e delle annesse vie epatobiliari. Le tisaneconsigliate sono le stesse; sono da preferirsi, tuttavia, le miscele, per laloro azione sinergica e potenziata. Gli impacchi sono quelli indicati peril fegato, come pure la dieta e gli altri consigli: ad essi si rimanda illettore (pagg. XXX-XXX).

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B. I calcoli biliari. La presenza di calcoli nella vescichetta biliare impone lanecessità di un presidio terapeutico particolare. L’alterazione delmetabolismo del colesterolo è considerata una delle principali cause dellaformazione dei calcoli biliari. Il dottor A.Vogel, nel libro «Il piccolomedico», e nell’altro «Il nostro fegato» (vedi bibliografia), propone unmetodo indolore, innocuo, tutto sommato semplice, per tentare dieliminare i calcoli biliari per via meccanica, provocando delle contrazionidella vescichetta biliare, che spingano nel dotto cistico prima, e nel coledocopoi, eventuali calcoli presenti nel lume della colecisti. Sono tentativi che, inogni caso, vale la pena di fare, dato che sono certamente non nocivi. Icalcoli che possono essere eliminati, sono quelli piccoli, e quelli di calibromedio. I calcoli grossi come una nocciola, o quanto una noce, non sarannoeliminati per questa via: d’altra parte, calcoli di questo genere difficilmentedanno fastidi tali, da indurre a ricorrere alla litotripsia, per quei pazienti chesono considerati idonei per un tale trattamento; e ci sono altre tecniche diintervento, assai meno invasive delle metodiche chirurgiche tradizionali.!  Tornando ai consigli del fitoterapeuta svizzero Vogel, per eliminare in

modo facile ed indolore i calcoli biliari piccoli e medi, basta seguirequeste indicazioni:•  U%.A(#* +%V')*)' +Q%#@'.@%#A :;6 GA.3:D9 79>;<; 6.>A/.39 S2; /27.6<;

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A6 :328>9/9 <2 :.7;7233.B•  Occorre riuscire a bere, dopo la liberazione dell’intestino, tutto

assieme di seguito, da 300 centilitri - poco più di un quarto - amezzo litro di olio di oliva, o di noce, o di girasole, o di sesamo, odi papavero. Questo olio deve essere non raffinato, naturale, diprima pressa a freddo.

•  Dopo di avere bevuto l’olio, ci si sdraia sul lato destro, e si restacosì sdraiati per due ore, tranquilli e rilassati. Chi non riuscisse abere tutto l’olio in una volta sola, può prenderlo suddiviso in due otre giorni di seguito. In questo caso, nota Vogel, saranno eliminatisolo i calcoli biliari più piccoli: il che è pur sempre qualcosa. Se alla

presenza dei calcoli si accompagna una infiammazione dellavescichetta, che abbia raggiunto uno stadio purulento,l’intervento chirurgico di asportazione della colecisti diventainevitabile.

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completamente dissolti dall’azione del succo di ravanello. Questa cura ècontroindicata per i sofferenti di gastrite, o di malattie dell’intestino.!  -/96<96<; 26 A6. 8;3. 0;3>. $* cd * Jd () $% A+%A $% .'-% $% +%#A 4 2 :.3:;32

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La terapia è di una semplicità disarmante, perché consiste nelprendere «Biocholangen» per almeno 3-4 mesi di seguito, sciogliendolentamente in bocca una compressa ogni 2-3 ore. In caso di coliche,l’intervallo tra una tavoletta e l’altra è di solo mezz’ora. Queste

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compresse sono indicate non solo per il trattamento delle calcolosibiliari, ma anche per curare tutte le altre affezioni della vescichetta, e nelcontempo, per potenziare la funzionalità epatica, e quella epatobiliare intoto. Quindi, con Biocholangen, si possono curare anche le epatopatie,incluse le coliche epatiche. Se non trovate in Italia questo eccellenteprodotto omeopatico, lo potete richiedere direttamente a: «MartinusApotheke, D-8963 Waltenhofen 1 Repubblica Federale Tedesca».Chiedendo Biocholangen presso le nostre farmacie, specificatene la ditta«Wulfrabe, Berlino». Queste notizie ho tratto dal libro di Hoffmann «Sobesiegte ich den Krebs», alle pagg. 220-226 (vedi bibliografia ).

!  Riporto alla lettera un brano, tratto dal libro «Il digiuno terapeutico»,della casa editrice «Igiene Naturale», nel quale è espressa la posizionedegli igienisti, relativamente al trattamento delle affezioni dellacolecisti, mediante il digiuno assistito: «Durante un digiuno di brevedurata, si può rimediare completamente ad una semplice infezione dellacistifellea e al dotto biliare. Il pus è rimosso, l’infiammazionedecresce, e i tessuti guariscono durante questo riposo fisiologico.Quando nella cistifellea si sono formati dei calcoli, per guarirecompletamente c’è bisogno di fare un digiuno più lungo. Il paziente concalcoli biliari, trova sollievo da intensi dolori dopo i primi giorni didigiuno, nonostante che il recupero completo dei casi più avanzati, può

richiedere un’astinenza da cibo di 20-25 giorni. Nel corso del digiuno, icalcoli si ammorbidiscono, poi si disintegrano, e passano dal dottobiliare all’intestino tenue. Può verificarsi del dolore durante ilpassaggio dei calcoli, ma questo non eguaglia l’estremo sconfortofrequentemente provato prima del digiuno».

!  Sul digiuno assistito «made in USA», il lettore troverà un interocapitolo, alle pagg. XXX-XXX. Quanto, poi, alla utilità dell’eufrasia, siveda quanto scritto a pag. XXX.

G<]784 5"4GGFH6"E>Terapia generale: tisane

applicazioni locali (tutto come per il fegato)metodo del dottor Vogelmetodo di Maria Treben

Calcoli biliari : metodo di R.Willfortmetodo di R.A.Hoffmannmetodo del digiuno assistito.

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n caso di coliche, il pronto intervento con metodi naturali consiste in:!  Impacchi locali, sulla regione corporea dove si esprime il dolore,

con ovatta bagnata con l’amaro svedese, ungendo prima la zona conolio, con sugna, con la pomata di calendula (pag. XX), o con qualcunodegli oli medicinali, di cui alle pagg. XX-XX. Aggiungete altro amarosvedese, quando, osservando l’ovatta dell’impacco, vi accorgerete cheessa è ormai asciutta; continuate così, fino a quando la colica non siapassata completamente.

!  Bevete un cucchiaio di amaro svedese  (pag. XX) in forma assoluta,oppure diluito in un po’ d’acqua. Dopo mezz’ora, ne potete assumere un

altro cucchiaio, e, se necessario, un terzo ancora, dopo un’altramezz’ora.

!  È sempre indicata la tradizionale tazza di camomilla, preparata nelmodo seguente: fate bollire un quarto d’acqua, spegnete, aggiungete uncucchiaino abbondante di fiori di camomilla, filtrate dopo 5 minuti.Bevete a sorsi, lentamente. Nota bene: in casa non dovrebbero maimancare i fiori di camomilla.

!  Naturalmente, al di là di queste misure di pronto soccorso, con l’aiutodel vostro medico curante, dovete ricercare le cause profonde,

eventuali responsabili delle coliche, per potere agire su di esse,rimuoverle, e guarire i mali in radice, aiutandovi anche con i consiglidati nel presente lavoro. Se, ad es., la colica viene definita di naturaepatica, voi riguarderete quello che è scritto nel paragrafo «fegato»; se sitratta di coliche renali, si agisce sul rene, leggendo le pagine relative allemalattie del rene, alla voce «rene»; e così via.

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<F>57MALATTIE E RIMEDI NATURALI

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remessa importante: i consigli che seguono non sostituisconol’opera del cardiologo, della cui guida il cardiopatico non devemai fare a meno!

Cuore e circolazione si condizionano a vicenda in un connubio strettissimo,inseparabile. Un cuore sano, normofunzionante, dinamicamente equilibrato,è premessa di una circolazione buona; mentre, d’altra parte, una circolazioneperiferica normale, sia dal punto di vista del flusso ematico che di quellolinfatico, una buona canalizzazione dei fluidi biologici, sono alla base delmantenimento di un buono stato di salute della pompa centrale, che può cosìfunzionare in maniera efficiente per cent’anni, come si suol dire, perché nonviene logorata da sovraffaticamento continuo, e da un lavoro fatto sottosforzo. Se, poi, il cuore è alimentato, nelle sue strutture muscolari, dacoronarie non ostruite, elastiche e trasportatrici di sangue pulito, nonintossicato, allora quest’organo, che poeticamente è indicato come il

simbolo della vita ed il centro dell’amore, eserciterà la sua funzione connormalità anche oltre i cent’anni.Tutte le tisane contengono, in misura differente, certo, principi attivi

sulla circolazione, nel senso che conducono ad una emodinamicaequilibrata, se assunte in modo opportuno, e per periodi di tempo adeguati.Tutte le piante medicinali sono buone per il cuore perché canalizzano iliquidi organici, esercitando un’attività di rimozione di quelli stagnanti;perché promuovono l’equilibrio del grande oceano della vita costituitodal L.E.C., cioè il liquido extracellulare, nel quale galleggiano tutte lecellule del corpo, o come singole unità, o come più o meno grandiarcipelaghi cellulari.

Si potrebbe dire veramente che resta solo l’imbarazzo della scelta.

Le piante del cuore.!  Alcune piante medicinali sono indicate dagli esperti come «specifiche»

del cuore; ed è mio intento aiutare il lettore ad orientarsi, descrivendo leproposte, fatte dai ricercatori, di scegliere, tra le tante erbe salutari, piùpropriamente le «piante del cuore», fermo restando che tutte le terapie

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naturali ad zione generale «disintossicante», possono essere considerate,a pieno diritto, terapie ad effetto curativo sul cuore, proprio per quantoho detto brevemente sopra.

!  Tra le piante del cuore, indico innanzitutto quelle che contengonoprincipi vasoattivi, con effetto finale normotensivo; intendo, cioè, quelleerbe medicinali capaci di regolare la pressione sanguigna in modo tale,che essa risulti né alta né bassa. La pressione normale è una condizionefavorevole e fondamentale per una buona funzionalità del cuore, mentreè da sottolineare la particolare pericolosità di uno status distonico«iper», cioè una situazione di ipertensione arteriosa, specialmente se sitratta di una pressione alta di tipo essenziale. Un intero paragrafo èdedicato al trattamento degli stati ipertensivi, e ad esso si rimanda illettore per non essere ripetitivo; esso si trova alle pagg XXX-XXX.

!  Sottolineo qui l’importanza del «biancospino» nella regolazione delritmo cardiaco; i principi attivi di questa pianta medicinale esercitanouna sorprendente azione anti-aritmica, eliminando, in breve tempo, quasitutte le forme di aritmie - tachicardie soprattutto - il cardiopalmo, lefastidiose sensazioni di avere il cuore in gola, le contrazioniprecordiali del tipo anginoso, o pseudoanginoso, ecc. Si può bere unatisana di biancospino al giorno, nella quantità di mezzo litro, diviso trala mattinata ed il pomeriggio, preparata facendo bollire l’acqua,

spegnendo, aggiungendo due cucchiaini di biancospino, filtrando dopo 5minuti; oppure potete prendere tre capsule o compresse di biancospinonel corso della giornata, una la mattina, una nel pomeriggio, una la seratardi; oppure, ancora, potete prendere il biancospino in soluzioneidroalcolica, secondo il dosaggio di 40-45 gocce, diluite in un po’d’acqua, tre volte al dì, e cioè la mattina, il pomeriggio, la sera tardi.. Ilbiancospino è da considerare anche una pianta medicinale antistress,in quanto svolge un’azione generale calmante, tonica del sistemaneurovegetativo, ad effetto distensivo del tono muscolare, viscerale e diquello somatico. Sul biancospino, si riguardino le pagg. XX-XX.

!  Un secondo cardiotonico da sottolineare è «il vischio», che contiene

validi fattori normotensivi; una dose media giornaliera può essere dimezzo litro di tisana - un quarto nella mattinata, uno nel pomeriggio,con l’aggiunta di un cucchiaino di miele per quarto - preparata mettendonel mezzo litro d’acqua quattro cucchiaini di vischio, la sera tardi, efiltrando la mattina presto, cioè dopo 6-8 ore di infusione in acquafredda. Sul vischio, si riguardino le pagg. XX-XX.

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!  Per tutti i disturbi del cuore, Maria Treben propone la seguentemiscela di erbe, «che vanta risultati sorprendenti»: 

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9GA289>; % 5/buccia di fagiolo 5 grruta 5 grcapsella bursa pastoris 5 grcalamo 5 grononide 5 grfumaria 5 grcorteccia di frangula 5 grgaleopside 5 grmelissa 5 grtarassaco 5 grargentina 5 grbardana 5 gr -potentilla anserina-biancospino 15 grachillea 5 grvischio 10 grmatè 10 grgramigna 5 grcentinodia 5 grfuco 5 gr/.<2:2 <2 ?27?26933. % 5/

arnica 5 grcardiaca 5 grlichene (muschio) 5 gr - lichened’Irlanda, non d’Islanda -

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(da «Maria Treben, Gesundhelit aus der Apotheke Gottes», pag. 14)Con una sola dose di questa miscela, il cui peso totale sarà di 140 gr,

potrete fare una curetta di parecchie settimane, che risulterà utile nonsolamente per eventuali cardiopatie, ma anche per la buona salute di tuttol’organismo. Rivolgetevi ad una erboristeria che sia ben fornita, dato che gli

elementi richiesti sono tanti, e accontentatevi anche di una miscela che, allafine, non abbia proprio tutte le erbe medicinali indicate. La sera, mettete uncucchiaino abbondante della miscela in un quarto d’acqua fredda, chefiltrerete la mattina seguente, praticamente dopo circa 12 ore; bevete questaquantità a piccoli sorsi distanziati, dopo di averla tolta di freddo, edaggiungendo ad essa un cucchiaino di miele; intanto mettete a preparare unaltro quarto di tisana che filtrerete dopo 12 ore, e che costituirà la razionedella sera. Questo tutti i giorni, fino all’esaurimento della miscela.

Il biancospino (cfr. le pagg. XX-XX).R.Willfort definisce il biancospino una delle piante del cuore, da

anteporre persino alla digitale; può essere preso sotto forma di tisana, siada solo come indicato sopra, sia in associazione con la cardiaca e la melissa,nelle seguenti proporzioni:

•  biancospino 50 gr•  cardiaca 25 gr•  melissa 25 grTre tazze di tisana, divise tra mattina e pomeriggio, bevendo a piccoli

sorsi distanziati, lontano dai pasti, sono la dose quotidiana proposta daR.Willfort (op. cit., pag. 521), preparata facendo bollire l’acqua, spegnendo,aggiungendo tre cucchiaini della miscela, filtrando dopo tre minuti. Un

cucchiaino e mezzo di miele va aggiunto, quando la tisana ha raggiunto latemperatura ambiente.La primula.

Un eccellente tonico del cuore,  capace di rafforzarne la strutturamuscolare - «herzstärkendes Mittel»  - è definita da R.Willfort (op. cit.,pag.444) la primula, che, quanto ad effetti cardiologici, vanta pure azionicurative di miocarditi, edema cardiaco, disturbi del cuore di naturanervosa; ed esercita azione preventiva nei confronti del pericolo di colpiapoplettici. Sono sufficienti una o due tazze al giorno di tisana di primula,preparata nel modo seguente: fate bollire l’acqua, spegnete, per ogni quartod’acqua aggiungete un cucchiaino e mezzo di primula; filtrate dopo 10

minuti, addolcendo con un cucchiaino di miele, quando la tisana haraggiunto la temperatura ambiente. Un quarto di questa tisana, se bevuto lasera, esercita una notevole azione di lotta dell’insonnia, ed è unipnoinducente assolutamente innocuo.

Il miele.«Honig ist das beste Herzdiätmittel, das uns die Natur schenkt!»,

cioè «il miele è il migliore integratore alimentare per il cuore, che lanatura poteva regalarci!»: così R.Willfort (op. cit., pag. 575), il qualeconsiglia l’uso del miele per tutte le patologie del cuore, sottolineando cheesso deve essere assunto sempre e soltanto diluito in acqua, o nelle tisane.Se si vuole bere «l’acqua di miele»,questa si ottiene facendo bollire un po’d’acqua, si spegne, si attende che l’acqua raggiunga la temperaturaambiente, e vi si scioglie dentro da uno a due cucchiaini di miele per quarto

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d’acqua. L’aggiunta di miele va fatta alle tisane camomilla, achillea,violetta, primula, asperula, ecc., solo quando queste non siano più bollenti,dato che il miele perde le sue virtù terapeutiche se viene sciolto in liquidi, lacui temperatura sia superiore ai 40-50° centigradi; uno o due cucchiaini perquarto di tisana sono la dose consigliata. Altro che si volesse sapere sul

miele, e sulla «cura del miele», utile anche ai cardiopatici, è scritto alle paggXX-XX.

Herzwein, un vino per il cuore.La Badessa Santa Ildegarda Von Bingen (1098/1179), attraverso le

sue escursioni mistiche nell’altra dimensione, rubava al cielo i segreti dellasalute, per donarli all’umanità sofferente. Questo preziosissimo ricettario èstato riproposto all’uomo di oggi dal dott. Gottfried Hertzka - che esercitala professione di medico e di ricercatore a Costanza, sull’omonimo lago -nell’opuscolo «So heilt Gott», die Medizin der Hl. Hildegard von Bingenals neues Heilverfahren, dove l’autore fa notare, tra l’altro, il fatto che lamoderna scienza medica ha riconosciuto la validità e l’esattezza delleconoscenze mediche della santa mistica dell’al basso medioevo. Un donoche parte dal cuore di Dio, per confortare, nel senso medico, il cuoredell’uomo: «Herzwein», cioè il vino del cuore. Ecco la ricetta descritta nelvolume della Treben «Gesundheit aus der Apotheke Gottes», a pag. 59.

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Quando il vino è tiepido, oppure ha raggiunto la temperatura ambiente -

non prima, badate bene -scioglietevi dentro 300 gr di miele d’api originale,e l’«Herzwein» è pronto per l’uso. Conservatelo in bottiglie di vetro bentappate, nel frigo, per poterlo utilizzare in tutti i problemi di cuore, perqualsiasi forma di cardiopatia o coronaropatia. Esso si prende a cucchiai,da sciogliere in bocca molto lentamente, per poterlo ben insalivare, erenderlo più solubile, e maggiormente assimilabile; potete anche assumerloin quantità minori di un cucchiaio preso tutto assieme, ed eventualmentefarlo sciogliere lentamente sotto la lingua, come si usa fare in genere per lapappa reale, perché l’assorbimento sublinguale è la forma migliore diassimilazione di principi farmacologicamente attivi.

Non ho avuto modo di consultare direttamente il volumetto del dott.

Hertzka, per poter dare qui al lettore ulteriori indicazioni ed informazioni suldosaggio quotidiano; tuttavia, essendo l’Herzwein garantito farmaconaturale assolutamente sicuro e innocuo, ci possiamo orientare per ilmomento da soli, anche sulla scorta del consiglio, riportato dalla Treben, diprendere più di un cucchiaio di seguito del vino del cuore, in occasione deitipici disturbi del cuore, che, nei soggetti predisposti - i cosiddettimeteoropatici - accompagnano le variazioni di elettricità della biosfera,durante le turbe atmosferiche. Dal che si può dedurre che un’adeguata dosequotidiana può constare di tre cucchiai al dì, uno al mattino, uno amezzogiorno, uno la sera, quale terapia di mantenimento.

Il dott. Hertzka afferma, nel suo lavoro scritto, che, chiunque prende acurarsi con l’Herzwein, può tranquillamente eliminare tutte le altre forme difarmacoterapia per il cuore, perché il vino del cuore è sufficiente, da solo,a tenere sotto controllo tutte le malattie del cuore (!). Naturalmente è

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opportuno e prudente che il cardiopatico metta da parte i farmaci prescrittidal suo specialista solo progressivamente, e sempre e soltanto dopo che ilsuo medico ha verificato il netto miglioramento delle condizioni del cuore,e lo autorizza a ridurre, o ad eliminare del tutto, i farmaci di sintesi.Preciso, inoltre, che la ricetta di preparazione dell’Herzwein riportata sopra,

è quella modificata rispetto all’originale della santa badessa, secondo laquale il miele viene aggiunto al vino bollente, e fatto bollire assieme per benquattro minuti; al tempo della santa mistica, non si sapeva ancora che ilmiele perde buona parte delle virtù terapeutiche attraverso il processo dibollitura. D’altra parte, il vino del cuore, ottenuto mediante il trattamentocosì corretto, ha dimostrato di conservare integralmente il suo poterecurativo, alla pari di quello ricavato mediante il vecchio procedimento.

L’edema cardiaco.!  Una singolare proposta viene fatta da R.Breuss per il trattamento di

quel tipico gonfiore delle gambe, che si verifica quando la pompacardiaca ha perso la sua abituale efficienza lavorativa, soprattutto perquanto attiene alla funzione di riciclaggio del sangue venoso, in qualitàdi cuore destro. Breuss ritiene che la difficoltà di assorbimento e dieliminazione del liquido che costituisce l’edema, da parte dei dispositivifisiologici di drenaggio, sia dovuta alla natura dell’acido urico, presentein alta concentrazione nel liquido, che risulta troppo denso, poco fluido,poco o niente solubilizzato; la solubilizzazione e la fluidificazionedell’acido urico dell’edema  è l’obiettivo del trattamento proposto dalricercatore d’oltralpe. Si tratta di un’originale e semplice «terapiadell’acqua», consistente nell’assunzione di acqua semplice, ad intervalli

di 2-3 minuti, a cucchiai, per la durata di due giorni solamente.Siccome bisogna essere molto precisi nella esecuzione del trattamento,propongo la terapia in forma schematica:I pazienti di costituzione fisica esile, non molto pesanti, devono bere uncucchiaio normale d’acqua ogni 2 minuti, ma davvero ogni 2 minuti, esolo un cucchiaio normale! I pazienti di costituzione fisica robusta,abbastanza pesanti, useranno un cucchiaio più grande del normale,oppure prenderanno un cucchiaio e mezzo, se il cucchiaio è normale,sempre rispettando l’intervallo di due minuti tra un’assunzione e l’altra.I pazienti che avessero avuto di recente un infarto del miocardio,devono rispettare l’intervallo di tre minuti, e non di due minuti, tra un

cucchiaio d’acqua e l’altro.La durata del trattamento è di soli due giorni; generalmente, già

nel secondo giorno si comincia ad urinare abbondantemente, ed inizia ilprocesso di scomparsa dell’edema. Si deve usare sempre e solo ilcucchiaio, per poter quantizzare con esattezza l’acqua da bere ogni volta;ed è indispensabile attenersi alle quantità indicate, perché - affermaBreuss, con tre punti esclamativi – 3-4 cucchiai per volta potrebberorisultare pericolosamente eccessivi. Anche se Breuss non lo diceespressamente, è da supporre che egli avesse voluto sottintendere che,nei due giorni della terapia, il paziente debba osservare il digiunoassoluto (cfr. pag. XXX).

!  Per il trattamento dell’edema cardiaco, il dott. Madaus consiglia la«barba di mais», trattata e bevuta nella maniera seguente: fate bollireun quarto d’acqua, spegnete, aggiungete un cucchiaino di barba di mais,

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filtrate dopo tre minuti; bevetene un cucchiaino ogni due-tre ore. Èquanto riporta R.Willfort nella sua opera «Gesundheit durchHeilkräuter», a pag. 346.

Armbäder. 

Ai cardiopatici, R.Breuss propone un ciclo di terapia di 8 giorni congli «Armbäder», affermando, con convinzione, che, i benefici che ilcuore ne ricava, sono corrispondenti esattamente a 8 mesi di curepresso le cliniche di cardiologia. Gli «Armbäder» sono una praticaterapeutica risalente a Pfarrer Kneipp, e ampiamente utilizzata pressomoltissimi centri di cura in tutta la Baviera; li ho studiati e sperimentatipersonalmente, durante i miei soggiorni di studio e di ricerca in BadWörishofen. Si tratta di immergere le braccia in una vasca di acquafredda, per un tempo variabile, che, nel caso specifico di trattamento dicardiopatie secondo quanto consiglia Breuss, deve essere di 20 secondi pervolta; mentre si tengono le braccia nell’acqua fredda, bisogna ruotare lemani come fossero un’elica. Dopodiché, per 10 minuti di seguito, occorrespingere in avanti e indietro le braccia, tirate fuori dall’acqua, tenendolepenzoloni ai lati del corpo. Si badi bene: tutte e due le braccia in avanti, epoi tutte e due indietro. Scaduti i 10 minuti, bisogna subito sedersi, edappoggiare le mani aperte su un tavolo. Il recipiente per fare i bagni freddipuò essere anche una comune bagnarola; l’acqua sia ben fredda, nonsemplicemente a temperatura ambiente. Tutte queste tecniche comportanoun tale notevole riposo del cuore, da giustificare, secondo Breuss,l’equivalenza degli 8 giorni di terapia così eseguita, a 8 mesi di soggiornopresso cliniche per cardiopatici.

Onicomanzia e cuore. Breuss vede, tra cuore ed unghie, un rapporto così stretto, da ritenere

che sulle unghie sia disegnato lo stato di salute del muscolo cardiaco. Unalunula ben evidente, con una curvatura non interrotta, ma lineare, senzapunte qua e là, sta ad indicare che i muscoli del cuore sono forti; l’assenzatotale o parziale delle lunule, denota debolezza del miocardio. Piùspecificatamente, la lunula del pollice della mano sinistra è in relazione conle condizioni di forza o di debolezza del muscolo principale del cuore; lelunule delle unghie delle altre dita esprimono l’efficienza o l’inefficienza deiquattro muscoli secondari del cuore, secondo la classificazione che Breuss

fa del miocardio, la cui struttura muscolare considera composta da 5muscoli, come le 5 dita della mano. La debolezza funzionale dellamuscolatura del cuore si esprime come stato di ipotensione più o menograve. Questa lettura deve essere fatta sulle unghie della mano sinistra.

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Il peperoncino.Presso le popolazioni che consumano peperoncino

abbondantemente, la percentuale dei casi di infarti del miocardio èmolto più bassa che altrove. Nel trattamento di quasi tutte le patologieindicate nel presente volume, è consigliata l’assunzione quotidiana delpeperoncino, appunto per le sue sicure proprietà cardiotoniche, e tonichedella circolazione generale; batmotropismo, cronotropismo, inotropismo,dromotropismo, tutte le funzioni del cuore sono influenzate positivamentedai principi attivi contenuti nel peperoncino, il quale deve essere utilizzatocrudo, ridotto in polvere, aggiunto ai cibi, quando sono pronti per essereconsumati, nella quantità orientativa di un grammo per ogni 10 Kg di pesocorporeo; in altre parole, un uomo di 70 Kg ne può consumare ogni giornoben 7 grammi. Chi non riuscisse a prendere il peperoncino assieme ai cibi,può ingerirlo dopo i pasti, mettendolo in ostie comprate in farmacia, che poivengono bagnate, per trasformarsi così in comode pillole da ingoiare.Tuttavia, non dimentichiamo che, oltre al peperoncino forte, esistono dellevarianti medio-forti, e quelle dolci, alle quali si può fare ricorso, quando non

si riesce a prendere la variante forte. Non ci sono controindicazioni,neppure nel caso che si soffra di emorroidi, di epatopatie, di gastrite o dialtro. Sul peperoncino, si vedano pure le pagg. XX-XX.

Aria pulita.Sangue pulito, ben ossigenato, non sovraccarico di colesterolo e di

trigliceridi: questo dovrebbe essere il sangue delle coronarie, le qualialimentano incessantemente il muscolo cardiaco, per farlo ben funzionare.Una «conditio sine qua non» per avere un sangue opportunamentepurificato è la sua buona ossigenazione, respirando in primis aria pulita, inun’atmosfera non inquinata. Per orientarsi sul come si possano evitare le

camere a gas quotidiane, e sul perché si debba fare ciò in manierascrupolosa, riguardi il lettore le pagg XXX-XXX. È opportuno mettere inpratica, quotidianamente, i consigli dati da R.Breuss per una buonarespirazione, consistenti in profondi atti respiratori, inspiratori edespiratori; altri particolari a pag XXX, nel paragrafo relativoall’ipertensione. Brevi o lunghe passeggiate, la ginnastica in casa o inpalestra, altre tecniche e consigli corroboranti del cuore, vi saranno indicatidal vostro medico, al quale sempre dovete rivolgervi, perché vi guidi inogni terapia del cuore.

Dieta, digiuno, cuore.Respirare aria pulita significa garantirsi un sangue ben ossigenato;

alimentarsi secondo un regime dietetico opportuno vuol dire non inquinarel’organismo, né intossicare il sangue: la dieta disintossicante ad azione

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epatoprotettiva, descritta nella scheda n° X, a pag XX, è certamente utileanche per i cardiopatici. Un’azione, poi, più radicale, in direzione didisinquinamento dell’intero organismo, attraverso una profondadisintossicazione del sangue, consiste nel seguire i consigli degli Igienistiper un digiuno terapeutico, nel caso che di tanto si sia convinti, e si trovi

un medico, o un esperto, che vi possa seguire nel corso di questa esperienza.Un approfondimento lo potrete trovare alle pagg. XXX-XXX, relative aldigiuno terapeutico degli Igienisti.

A tal proposito, riporto alla lettera un brano, tratto dal volume «Ildigiuno terapeutico», pag.39: «La malattia cardiaca è stata trattata con ildigiuno, in un gran numero di casi. Fortunatamente, le cause più comuni didisturbi cardiaci, limitati all’arteria coronaria ed alla formazione di trombosiin questa arteria, vengono abitualmente corretti con il digiuno. Comeregola, la trombosi e l’eccesso di materiali grassi all’interno delle paretidelle arterie, sono riassorbiti mediante l’autolisi, durante il corso deldigiuno. Anche altre malattie cardiache, quali la miocardite acuta, lacrescita anormale dei grassi sul cuore, l’endocardite e la pericarditeordinaria, rispondono favorevolmente al digiuno. Due condizioni cardiacheminori, l’emopericardio e il pericardio calcificato, possono solitamenteessere rimediati solo parzialmente, dove una qualunque forma di aiuto siapossibile».

L’amaro svedese, e altro.!  Dulcis in fundo? No, l’amaro svedese (pag. XX) per ultimo. Esso può

essere bevuto, quotidianamente, nell’ordine di un cucchiaino o di uncucchiaio, assoluti, o diluiti in un po’ d’acqua, mezz’ora prima dei pasti,

quale cardiotonico quotidiano.!  In tutte le cardiopatie e nelle coronaropatie, sono opportuni anche

impacchi sulla regione precordiale, cioè sul cuore, con l’ovatta bagnatacon l’amaro svedese (pag. XX), ungendo prima con olio, o con lapomata di calendula (pag. XX). la zona da trattare. Applicazioni delgenere possono essere fatte durante la giornata, ciascuna della durata didue/tre ore, o, in ogni caso, fino a quando l’amaro non vengacompletamente assorbito dal corpo; oppure la sera, lasciando l’impaccofino alla mattina seguente. Il punto 44 del vecchio manoscrittodell’amaro svedese, riportato dalla Treben, consiglia simili impacchisulla regione del cuore, per combattere efficacemente l’insonnia di

natura nervosa.!  Applicazione locali utili sono certamente anche gli impacchi con la

pomata di calendula (pag. XX), gli oli medicinali (pagg. XX-XX), ilfieno greco (pag. XX) mischiato con il miele, l’argilla (pagg. XX-XX);perché il lettore possa orientarsi sulla esecuzione pratica di questeapplicazioni, si vada a riguardare quanto scritto nel paragrafo sulle«ernie inguinali» (pagg. XXX-XXX). L’efficacia di questi trattamenti èlegata al fatto che le applicazioni locali esercitano una benefica azionesulle coronarie, sul sistema di conduzione del cuore, e quindi su tutte lefunzioni cardiache.

!  Per il trattamento dell’asma cardiaco, si veda anche quanto scritto apag. XXX.

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l depresso dico queste semplici cose:!  È assolutamente indispensabile che metta in pratica quei pochi,

facili consigli, che sono elencati nei paragrafi «esaurimentonervoso», «stress», «insonnia».

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="4U767- IPERGLICEMIA · IPOGLICEMIA · ECC. -

l diabetico deve essere seguito dallo specialista diabetologo,

augurabilmente presso i centri di controllo, prevenzione, e cura deldiabete. Controlli clinici, esami di laboratorio, consigli di dieta, il

rapporto personale con il proprio medico, o con l’équipe, sono fattoriimportanti, perché l’ammalato non entri nella fascia dei pazienti a rischio.

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!  Un trattamento omeopatico consiglia il terapeuta R.A. Hoffmann -«So besiegte ich den Krebs» - distinguendo tra diabete iniziale, di lieveentità, e diabete cronico. Tre tazze al giorno del «Diabetiker-Tee», cioèdi una tisana per diabetici, della ditta Infirmarius, associate ad unopportuno regime dietetico, generalmente fanno scomparire del tutto leforme lievi ed iniziali di diabete. Come dolcificante delle tisane, si puòprendere un cucchiaino di miele originale per tazza, dal momento che ilmiele d’api esercita un’azione ipoglicemizzante nei diabetici, inquanto stimola efficacemente le isole pancreatiche, responsabili dellasintesi di insulina. Oltre alla citata tisana, il diabetico deve prendere, trevolte al dì, un cucchiaino di «Antidiabetikum», prodotto dalla ditta

Fides. Quando il diabete è resistente, perché cronico, dell’«Antidiabetikum» bisogna prenderne da 4 a 5 cucchiai al dì,aggiungendo 25 gocce di Myrtillus Oplx  - ditta Madaus - a tre deicucchiai di «Antidiabetikum». Tre tazze del «Diabetiker-Tee»vengono bevute durante il giorno, come nel caso del diabete lieve. Se èvero che il diabete grave non guarirà completamente attraverso questitrattamenti omeopatici - avverte Hoffman - tuttavia è certo che siavranno sensibili miglioramenti, ed un abbassamento del livello ematicodel glucosio. A tal proposito, il terapeuta tedesco ricorda al lettore diportare avanti queste terapie sempre sotto il controllo di un medico, o

di un esperto della materia, per evitare il pericolo di uno spiacevoleshock ipoglicemico o iperglicemico, trattandosi di terapie conprodotti omeopatici, e non mediante la sola assunzione di tisane. A

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pag. XXX il lettore troverà le indicazioni utili per procurarsi isummenzionati prodotti omeopatici.

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LA FASE ACUTA."+ $%(%?#A1!  La prima misura da adottare è l’astinenza assoluta da ogni genere di

cibo; quanto più va avanti il digiuno, tanto più migliora lasituazione. La diarrea esprime un evidente stato di sofferenzadell’intestino, il quale, incapace di trattenere il suo contenuto e i liquidi,è, tanto più, non capace di svolgere la sua normale funzione didegradazione e di assimilazione dei nutrienti; sarebbe quindi illogico 

introdurre nell’organismo cibo che non può essere digerito, e che nonfarebbe altro che complicare le cose. Mentre si digiuna, si fannoimpacchi, e si assumono bevande scelte.

W+% %-0*&&R%!  L’amaro svedese (pag. XX). Applicate su tutta la superficie addominale

anteriore ovatta bagnata con l’amaro svedese, e aggiungete altro liquido,ogni volta che vi accorgete che l’ovatta è quasi completamente asciutta.Queste applicazioni sono notevolmente efficaci; l’impacco della serapuò restare applicato tutta la notte. Quando avete osservato che l’ovattanon è più in grado di assorbire altro amaro svedese, la sostituite con una

nuova banda; e così via.!  Il cavolo. Gli impacchi con la verza, o con il cavolo cappuccio, sono

efficaci allo stesso modo delle applicazioni con l’amaro svedese.Seguendo le indicazioni date alla pag. XX, fate impacchi continui, unoche duri tutta la giornata, e uno che, applicato la sera, rimuoverete lamattina seguente; una variante può consistere nel sostituire l’impaccodel giorno con applicazioni di ovatta e amaro svedese; oppure potete farebrevi impacchi con l’amaro svedese, tra un impacco di cavolo e l’altro.

!  La pomata di calendula (pag. XX).  È indicata soprattutto per ibambini; perciò consiglio a tutte le mamme che avessero figli

piccolissimi e piccoli, di avere sempre a disposizione un vasetto dipomata di calendula, conservato tappato nel frigorifero, per poterne fareuso al momento opportuno. Scioglietene alcuni cucchiai sul fuoco; il

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liquido lo spargete sull’ovatta; applicate l’ovatta sull’addome, quandol’impacco ha raggiunto la temperatura ambiente; ogni due ore circa,aggiungete all’ovatta altra pomata, dopo di averla sciolta sul fuoco.L’impacco della sera lo rimuoverete la mattina successiva.

!  L'argilla  (pag. XXX). È consigliato un impacco addominale nel corso

della giornata, tenendo l’accortezza di far seguire un’applicazione diovatta ed olio, quando avete rimosso l’argilla; se poi avete la pomata dicalendula, fate un impacco con questa al posto dell’applicazione di olio.

!  A conclusione della proposta degli impacchi, invito il lettore adorientarsi con senso critico tra le varie applicazioni indicate, scegliendosulla base delle disponibilità concrete, e delle situazioni reali nellequali si trova a dovere intervenire.

:' @%.*#'!  Nell’indice analitico del suo libro «Gesundheit durch Heilkräuter»,

R.Willfort elenca un numero consistente di piante medicinali, per iltrattamento della diarrea. Tra le tante, ne cito le seguenti: la camomillafiori, le foglie di ortica, la calendula, la centaurea, l’achillea, ilrabarbaro, il verbasco. Le relative tisane si preparano tutte allo stessomodo, cioè facendo bollire l’acqua, aggiungendo un cucchiaioabbondante della pianta medicinale per ogni quarto di acqua bollita, efiltrando dopo 5 minuti. La comunissima camomilla - utilizzate però, ifiori comprati in erboristeria, possibilmente - è, a mio parere, il rimediod’elezione, anche per la sua notevole azione calmante sugli spasmi dellamuscolatura intestinale, che tanto frequentemente accompagnano glistati diarroici. La tisana che scegliete, va bevuta sempre lentamente, a

piccoli sorsi distanziati, perché eserciti meglio la sua azione beneficasull’intestino; potete addolcirla con il miele, ed è opportuno che viaggiungiate anche del succo di limone, che potenzia l’attivitàastringente della pianta medicinale: come ben sa, da sempre, la donna dicasa, che non ha mai trascurato di utilizzare questo frutto mediterraneonel trattamento delle affezioni intestinali. Di queste tisane si può bere laquantità che se ne vuole, nel corso della giornata.

!  Maria Treben, nella sua brochüre «Heilkräuter aus dem GartenGottes», indica le tisane di iperico, camomilla, calendula, salvia ecentinodia, per combattere gli stati diarroici; l’infuso va preparatofacendo bollire, ad esempio, un quarto d’acqua, spegnendo, e

aggiungendo un cucchiaino della pianta medicinale; il tutto va filtratodopo mezzo minuto. La tisana di calamo, anch’essa consigliatavivamente per fermare la diarrea, si prepara in infusione a freddo,mettendo in un quarto d’acqua un cucchiaino rasato di radici di calamo,e filtrando dopo 12 ore, dopo che, prima di filtrare, si è fatto scaldarel’infuso. Questa tisana va conservata calda in un thermos, e se ne beveun sorso prima e dopo ogni pasto principale: sono, cioè, in tutto sei sorsinel corso della giornata. Nel libro «Maria Treben’s Heilerfolge», allapag. 91, è riportata la testimonianza di una signora, la quale parla dellatisana di foglie di rovo, come di un farmaco dall’«effetto bomba» nello stoppare la diarrea; questa tisana antidiarroica, consigliata anche daR.Willfort a pag. 88, si prepara come la camomilla.

!  L’amaro svedese può essere bevuto nella quantità di un cucchiaio lamattina, uno a mezzogiorno, uno la sera, allungato con un po’ d’acqua, o

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aggiunto alle tisane; le scelte vanno fatte sulla base dei gusti individuali.L’importante è sapere che questo medicinale è utile per combattere ladiarrea.

!  Il mirtillo. R.A. Hoffmann - «So besiegte ich den Krebs», pag. 312 - indica nel mirtillo un rimedio eccellente contro la diarrea. Le bacche

essiccate, ma anche quelle fresche crude, o quelle cotte, devono essereingerite ogni due o tre ore, nella quantità di mezzo cucchiaino per volta,dopo di essere state masticate molto bene. Pian piano, dopo che si èvisto che il corpo ha reagito bene, si può aumentare progressivamente laquantità. Per avere, poi, sempre a portata di mano questa tanto efficacemedicina naturale antidiarroica, è opportuno - suggerisce Hoffmann -preparare per tempo una tintura di mirtillo, seguendo questeindicazioni: riempite per metà una bottiglia di vetro con bacche freschedi mirtillo, aggiungendo poi un buon distillato di vino – un brandy, cioè- fino sotto il collo della bottiglia. Lasciate il tutto al sole, o vicino aduna fonte di calore, per due settimane; quindi, filtrate, e conservate inuna bottiglia scura e ben tappata. In caso di diarrea, di questa tinturaprendetene, ogni 2-3 ore, un cucchiaino, assieme ad una zolletta dizucchero; lo zucchero è indicato eccezionalmente solo in questi casi. Sela diarrea è forte, della tintura potete berne subito un cucchiaio diluito inun bicchierino di acqua molto calda; e poi seguite il ritmo di assunzionedi cui prima. Anche R. Willfort consiglia le bacche di mirtillo, in casodi diarrea; esse vanno consumate essiccate, e appena cotte. Egli ricordapure che Kneipp suggerisce di bere una tisana di bacche e foglie dimirtillo per combattere la diarrea. Un «rimedio dolce», soprattutto per ibambini, è costituito da bacche mature di mirtillo, tenute nel miele

perlomeno da 4 a 5 settimane; questo preparato ha il vantaggio diconservarsi inalterato, senza una scadenza precisa, e di essere di gustomolto gradevole. Esso può essere consumato a cucchiaini, e nondovrebbe mancare in nessuna famiglia dove ci sono bambini.

!  Un chicco di caffè - tostato e masticato lentamente per 10-15 minuti, esolo allora ingoiato ripetendo questa operazione ogni due ore, fino aquando la diarrea non abbia subito lo scacco - è un rimedio singolare,suggerito da R.A. Hoffmann.

!  Le mele grattugiate sono indicate dalla tradizione popolare, sia da noi,che oltre i confini; le suggeriscono anche Willfort, e Hoffmann, tanto percitarne solo due. Da noi, si consiglia di aggiungere alle mele grattugiate

anche del succo di limone, per potenziare l'effetto astringente. La melaesercita, sull'intestino, un'azione regolatrice ambivalente, in quantorimuove la stitichezza, ma serve a bloccare la diarrea; è, quindi, il suo,un utilizzo sempre tranquillo, in ogni situazione.

!  Essenza di tormentilla: si veda quanto scritto a pag. XXX.

LA FASE POST-ACUTA!  Quando è passata la tempesta, colui che ha digiunato ha due possibilità:

o prosegue il digiuno, per portare a termine l'opera di ristabilimentocompleto dalla crisi diarroica, ma anche per disintossicare l'organismo inmaniera radicale - ed in questo caso costui terrà conto delle indicazionidate nel capitolo sul digiuno terapeutico degli igienisti, alle pagg.XXX-XXX, per riconoscere il momento opportuno, nel quale bisognainterrompere l'astinenza totale dai cibi; oppure interrompe la fase del

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digiuno, ma riprendendo a mangiare solo con gradualità, e con prudenza.Il che significa alimentarsi, per qualche giorno, con pastina, o riso inbianco, con la sola aggiunta di spremute di limone; e continuare - ocominciare - a mangiare mele grattugiate, e le bacche di mirtillo, comeindicato sopra.

!  Quando si riprende a mangiare, la cosa più importante è masticare alungo qualsiasi cibo, prima di ingoiarlo. In tutti i casi, non si deveinterrompere l'assunzione quotidiana delle tisane; al limite, se ne riducela razione giornaliera, ma si deve continuare a prenderle, per quanto piùa lungo si riesce. Gli impacchi si continuerà ad utilizzarli per un certotempo, ma si può smettere, appena che si è tranquilli che la funzioneintestinale si è normalizzata.

!  A conclusione, propongo questo schema riassuntivo generale:

assolutodigiuno{ relativo{ mirtillo

 mele

tisanefase acuta{  bevande{  spremute di limone

amaro svedese

Diarrea{ impacchi addominali

ripresa graduale dell’alimentazione

fase post-acuta{ prosecuzione dell’assunzione dellebevande 

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a funzione terapeutica del digiuno è ampiamente descritta - e,spero, anche dimostrata come valida - nei due capitoli

sull’argomento - alle pagg.XXX-XXX., ed alle pagg. XXX-XXX,dove si tratta, in pratica, dei digiuni di lunga durata, quelli proposti perrisolvere alcune patologie, anche gravi, in modo radicale e definitivo; ildigiuno lungo «secondo Breuss» si propone addirittura l’obiettivo dellaeliminazione totale di tutte le forme di neoplasie. La funzione principaledi ogni digiuno consiste in una intensa attività disintossicante, che risultatotale, se il digiuno è completo, parziale, se il digiuno è di breve durata; chiscegliesse la via più lunga del digiuno ad azione radicale, troverà, nellepagine citate, le indicazioni opportune per un giusto orientamento, mentrequi intendo dare alcuni pratici consigli, per un’eventuale scelta di undigiuno di breve durata.

Per digiuno si intende l’astinenza totale dai cibi; e questo vale ancheper il digiuno di uno, due o tre giorni soltanto. Quando digiunate per unsolo giorno, consumate un dado di lievito di birra la mattina, e uno nelpomeriggio - masticati con un po’ di latte, o acqua, o altro liquido, oppuresciolti in un po’ d’acqua, o altro - per aiutare la mucosa intestinale adassimilare meglio, e più rapidamente, il contenuto intestinale, a rinnovarsi inmaniera più adeguata e radicale. Bevete, poi, nel contempo, delle tisane, cheattivino i dispositivi fisiologici, deputati al filtraggio ed alla depurazione delsangue; un litro di tisana è una quantità opportuna, divisa tra mattina epomeriggio, bevendo sempre a piccoli sorsi distanziati. Tra le piante

medicinali, da utilizzare per la preparazione delle tisane, potete scegliere leortiche, l’equiseto, l’achillea, la calendula, la tisana delle donne  – questadescritta nel paragrafo «utero» - o qualcun’altra, a vostro piacimento:orientatevi mediante la consultazione delle singole voci nell’indice analitico.

Se, poi, protraete il digiuno per due o tre giorni, prendete ugualmentedue dadi di lievito di birra al giorno, ma mezzo litro della tisana che avetescelto. Restate, intanto, tranquilli e sereni, certi che non vi può succedereniente di brutto, o di preoccupante, mentre digiunate, e, che, al contrario,non possono che venirvi dei benefici. Sarebbe utile il digiuno di un giornouna volta nella settimana, e uno di 2-3 giorni nel corso di un mese.

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="G<>,46"4- COLPO DELLA STREGA · DISCOARTROSI · ERNIE DEL DISCO ·

LOMBAGGINE · LOMBOSCIATALGIA · MAL DI SCHIENA ·SCIATALGIA · SCIATICA · ECC. -

reuss, dopo una sua lunga ricerca, e tanta riflessione, sulla patologiadella schiena, dovuta ad una deformazione del disco intervertebrale,denominata discopatia  ed ernia del disco, concluse che, a suo

parere, questa alterazione del disco consisteva in un suo schiacciamento. Sitratterebbe di una perdita progressiva di quei liquidi, che permettono aldisco di essere elastico, ed indeformabile contemporaneamente, nellecondizioni di normalità. Una breve serie di massaggi con olio di iperico -fatti da mano esperta, per evitare eventuali riacutizzazioni del dolore, acausa di massaggi praticati non adeguatamente - ridonando i liquidi aldisco essiccato e disidratato, lo riporterebbe allo «status quo ante», laprotrusione scomparirebbe, per un movimento di retrusione del disco, e lasintomatologia dolorifica verrebbe a cessare. Il disco malato è paragonato,da Breuss, ad una spugna, la quale, sottoposta ad una pressione di un peso di50 Kg, si disidrata e si schiaccia, fino al punto di rimanere schiacciata edeformata anche quando il peso sia stato rimosso; tuttavia, versandodell’acqua sulla spugna schiacciata, questa riprende immediatamente laforma originaria. Una cosa analoga avverrebbe mediante i massaggioculati, fatti con l’olio di iperico.

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GA933; :D9 82 <9>9/726. 693 >97?;4 GA.6<; 82 D. 8;119/96M. <28:.39BIn altre parole, potremmo ipotizzare questa serie di eventi: il

massaggio distende i muscoli dorsali, la decontrattura modifica il tono ditensione delle inserzioni muscolari sulle vertebre, le quali comprimono ildisco con una presa simile ad una tenaglia in azione; si allenta così la presa,si facilita la retrusione del disco. Nel contempo, si potrebbe avere anchel’altra azione, ipotizzata da Breuss, del ritorno del disco alla formaoriginaria, un ritorno agevolato dall’allontanamento delle vertebrecomprimenti. Ci sarebbe, quindi, l’azione combinata della reidratazionedel disco schiacciato e del contemporaneo allontanamento delle

vertebre, che attanagliano il disco. Queste ipotesi, naturalmente,sottintendono una fondamentale integrità del disco, suppongono che non siamalato, che non abbia subito un processo di degenerazione, ma che sia solo

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deformato, perché schiacciato. Le cose cambiano, nel caso ci trovassimo difronte ad un disco interessato da un processo degenerativo, e da unconcomitante indebolimento delle vertebre, colpite eventualmente da artrosi,da spondilosi, o da altre malattie deformanti. In questi casi, l’azioneterapeutica dovrà mirare a riabilitare il disco e le vertebre, con un’azione più

radicale e più protratta nel tempo: i massaggi, da soli, non sono sufficienti,ed occorre fare una terapia locale con impacchi di amaro svedese, di cavolo,di pomata di calendula, e/o di altro.

Per essere più chiaro, proviamo a distinguere le discopatie,schematicamente, in semplici e complicate. Le «discopatie semplici» sonoquelle che non presentano patologie di tipo degenerativo, nè a carico deldisco erniato, nè a carico delle vertebre, tra le quali è interposto il discostesso. Le «discopatie complicate»  sono quelle nelle quali il disco èdegenerato, oltre che erniato, e/o le vertebre, tra le quali è inserito il disco,sono interessate da alterazioni anatomopatologiche. Qui di seguito, daròconsigli per le discopatie semplici, e consigli per le discopatie complicate.Preciso, tuttavia, che, perché si possano perseguire risultati completi edefinitivi, occorre sempre l’intervento dell’esperto, tanto per effettuaremassaggi più efficaci e più mirati, quanto per coordinare la terapia stessa, laquale portata avanti da sola, potrebbe non essere eseguita adeguatamente econ la opportuna pazienza, soprattutto quando si tratti di discopatiecomplicate da artrosi, o da sciatica di lunga data e particolarmente ostinata.

a) Discopatie semplici.!  È utile un massaggio sulla schiena eseguito da una persona calma, non

nervosa, delicata: perché è necessario non premere sulle masse

muscolari dorsali, ma bisogna soltanto spalmare con insistenza, ma condelicatezza, l’olio di iperico (pag. XX)  su tutta la schiena, per unadecina di minuti, mentre che il paziente è particolarmente disteso,sereno, rilassato. Breuss consiglia di comprimere energicamente con labase del palmo della mano destra, il fondo schiena, per cinque volte,perché così si ottiene un migliore rilassamento della colonna vertebraledel paziente. Tuttavia, io ritengo che sia meglio che il profano non mettain pratica questa tecnica di rilassamento, ma che la lasci all’esperto, pernon andare incontro a qualche eventuale spiacevole conseguenza, speciequando la discopatia sia accompagnata da sofferenza del nervo sciatico.

!  In conclusione, è prudente limitarsi ad un semplice massaggio con l’olio

di iperico. Dopodiché, si applica un sottile strato di ovatta su tutte leparti della schiena che sono state massaggiate, e che sono, quindi, untedi olio. Se il massaggio viene praticato la sera, l’ovatta si rimuove lamattina seguente, e si lava la schiena. Questo tipo di massaggio, che puòanche definirsi «unzione della schiena con olio di iperico», può essereripetuto per alcune sere di seguito. Se la sintomatologia dolorificascompare, si può anche fare a meno dello specialista; altrimenti siricerca l’esperto, il quale conosca, al pari dello scrivente, questeparticolari tecniche di terapia, e ci si affida a lui perché affronti il casocon metodi più adeguati. Se, al momento della necessità, non fossedisponibile olio di iperico, si può intanto utilizzare semplice olio dioliva.

!  Un altro tentativo per risolvere a casa, da soli, una discopatia del tiponon complicato, consiste nella applicazione di ovatta e amaro svedese

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(pag. XX) sulla schiena, nel tratto lombare della colonna vertebrale.Anche in presenza di sciatica, è necessario insistere su questa regione,nel caso che la sofferenza dell’arto inferiore dipenda dalla compressioneradicolare del nervo sciatico. «Unde origo, inde salus», dicevanosaggiamente gli antichi: se la causa della sciatalgia è localizzata nella

schiena, è lì che bisogna insistere. È come quando scorre acqua dalsoffitto di una stanza; si va a controllare il piano superiore, si individuail punto debole; lo si ripara; non scorrerà più acqua nella stanza di sotto.Per inciso, a quelli che soffrono di sciatica, dico di non essere troppoinsofferenti: anche quando si sia trattata l’ernia, il riflesso di dolore nonè che scompaia tutto assieme, ma bisogna attendere sempre un certotempo perché si stia bene completamente. Stando all’esempio di prima,anche dopo che si sia riparata la falla attraverso la quale si infiltravaacqua, cadendo nella stanza di sotto, la macchia del soffitto nonscomparirà subito, ma andrà a seccarsi lentamente.

!  Sempre sulla schiena, altri impacchi utili si potranno fare con la pomatadi calendula (pag. XX), spalmandola direttamente sulla zona da trattare,a modo di un delicato massaggio, e applicando alla fine un sottile stratodi ovatta sulla parte della schiena così trattata. Queste unzioni possonoessere ripetute di tanto in tanto.

!  Il naturopata R.A. Hoffmann - «So besiegte ich den Krebs», pag. 238- suggerisce di far stendere il paziente su un lettino a pancia in su,completamente rilassato, e di esercitare sull’addome delle delicatepressioni con i polpastrelli delle dita di tutte e due le mani, più volte, apartire dalla regione superiore dell’addome, per passare poi alla partecentrale, e quindi alla regione inferiore. Secondo l’autore, il risultato di

queste tecniche chiropratiche sarà la retrusione di eventuali ernie deldisco, per un indotto processo di rilassamento e di decontrattura dellevertebre lombari, che comprimono il disco. Si tratta certamente di unmetodo semplice, innocuo, indolore, i cui risultati, personalmente,ancora a tutt’oggi, non ho provato a verificare, ma che ritengo utile, etutto da approfondire. In tutti i casi, seguire questi consigli èindubbiamente di grande vantaggio per i sofferenti di discopatia. E noncosta neppure un soldo bucato.

b) Discopatie complicate da malocclusione, discoartrosi, sciatica.Nelle discopatie non complicate, potranno risultare risolutivi i rimedi

suggeriti sopra, in quanto quei trattamenti sono efficaci nell’eliminare ildolore, provocato dalla irritazione del nervo del seno vertebrale, che ioipotizzo possa essere il responsabile principale del mal di schiena, nel casodella discopatia semplice. Se, invece, accanto all’ernia del disco ci sonoprocessi degenerativi a carico del disco stesso e/o dei corpi vertebrali, colpitieventualmente da spondilosi, spondiloartrosi, con formazione o meno diosteofiti, becchi ossei, o da altre deformazioni; o se ci sono deviazioni dellacolonna vertebrale, del tipo, ad esempio, della scoliosi; o se è presente unamalocclusione, che altera la postura, ed i cui effetti si scaricanoeventualmente proprio sulla schiena, allora il quadro si complica veramente,ed il ciclo di massaggi, da solo, non risolverà certo la patologia discale. Ma,procediamo con ordine.

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chiropratico, che abbiano questa visione «posturale» dell’uomo,sono in grado di individuare le eventuali cause odontogene neldeterminismo della patologia discale, e di svariate altremanifestazioni morbose, negli individui affetti da malocclusione. Esi provvederà ad agire in direzione di una rifunzionalizzazione dellabocca, per correggere una delle cause prime di affezioni che

sembrano non avere niente a che vedere con la bocca. È chiaro cheagiranno anche a valle, mentre che operano a monte. I consiglinaturali che sto dando nel presente paragrafo, accompagneranno edaiuteranno l’opera svolta da questi specialisti.

•  A casa si possono fare dei test di energopositività o dienergonegatività, che servono ad orientare, approssimativamente,per una prima diagnosi di malocclusione. Si fa sedere su una sedia lapersona interessata, con le gambe piegate e la schiena beneappoggiata allo schienale; la bocca deve essere chiusa, e le arcatedentarie devono appoggiare l’una sull’altra. Bisogna stare, cioè, adenti stretti. Il soggetto seduto solleva il braccio destro fino

all’altezza della spalla, portando l’avambraccio verso il lato sinistrodel corpo, formando così un angolo. Una seconda persona,ponendosi sul lato destro, e un po’ in avanti rispetto alla personaseduta, cercherà di farle abbassare l’arto destro, posto ad angolo,premendo su di esso, con forza, dall’alto verso il basso. Se colui chesta seduto riesce a resistere a questa pressione, opponendosi altentativo fatto dall’altro di fargli abbassare il braccio, il risultatosarà positivo, e denoterà che le due arcate dentarie chiudono benel’una sull’altra, e che «fondamentalmente» non c’è malocclusione.

•  Se, invece, il braccio cede, il soggetto è energonegativo, in quantole arcate dentarie non occludono bene. Perché, quando si tenta diresistere e si fa forza per non abbassare l’arto superiore, si fa leva suidenti chiusi: se questi chiudono bene, la leva è buona, i muscolifanno resistenza; se i denti non chiudono bene, la leva non è in

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equilibrio, è inefficiente, i muscoli non hanno forza. È chiaro che èsolo un piccolo test, tutto il resto è di competenza dello specialista.Questa tecnica diagnostica ho appreso qualche anno fa dal prof.Balercia Luigi, di Ancona.

!  Discoartrosi.  Una complicanza della discopatia è la discoartrosi;

consiste nella compresenza di artrosi e di sofferenza discale. Unaterapia efficace è allora - sempre confermando la validità delle terapiesuggerite sopra - un ciclo di applicazioni locali di foglie di cavoloverza, o di cavolo cappuccio (pag. XX). Ricordo solo che non bisognadesistere presto, ma è necessario insistere, fino a quando non sievidenzia il conseguimento della salute. In generale, il ciclo di terapia sipuò considerare esaurito, quando gli impacchi applicati la sera, e toltila mattina successiva, risulteranno inalterati per diversi giorni di seguito;il che starà a significare che la malattia che si sta trattando è statadebellata. Si può anche interrompere la terapia di tanto in tanto, per poiriprendere con un animo nuovo e più riposati. In ogni caso è sempre esolo questione di pazienza e di costanza: i risultati sono garantiti certi,duraturi, talvolta anche risolutivi. Quindi,  se il disco erniato èinteressato da un processo degenerativo, cioè è malato, e non ha più lasua integrità, la terapia con le foglie di cavolo è più che indicata, ed io laritengo anche necessaria. Oltre, naturalmente, alle terapie consigliate perle discopatie semplici.

!  La sciatica radicolare. Questa forma di sciatica deriva dalla sofferenzadella radice del nervo sciatico, per compressione da parte del disco, o dialtre strutture contigue, e costituisce la complicanza più frequente delladiscopatia; essa guarisce trattando quella zona della colonna vertebrale,

da dove emerge il nervo. Le terapie consigliate sono quelle descrittefino ad ora. Per accelerare la guarigione, alcuni consiglianol’assunzione quotidiana di uno spicchio d’aglio tutte le mattine,ingoiato in un’ostia, dopo di essere stato schiacciato. Vogel, nel suolibro «Il piccolo medico», pagg. 39-67, propone di prendere l’aglioschiacciato e mischiato al latte, per diversi giorni di seguito, nel caso diforti dolori di sciatica: non sempre il rimedio è efficace, ma è untentativo da farsi, quando si siano sperimentate altre vie senza successo.Si deve schiacciare uno o più spicchi d’aglio in un quarto circa dilatte, e bere questa miscela tutte le mattine, fino alla scomparsa deidolori. Chi ci riesce, naturalmente. L’odore forte che scoraggia tanti

dall’assunzione dell’aglio, si elimina facilmente masticando bene emangiando un poco di prezzemolo crudo.•  T. &?)* A-'A0*@%&* * V*.' $% *&A#%@A4 :D9 5141 ]ATT-*##

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!  Nota finale importante. Al lettore, sofferente di discopatia, al terminedi questo paragrafo, dico che, se per caso, nonostante quello che ha lettoin queste pagine sulle discopatie, ancora non riesce ad orientarsisufficientemente, faccia perlomeno questo soltanto: dorma tutte le notticon un impacco con le foglie di verza sulla parte del corpo dove èlocalizzata la discopatia – collo e/o schiena – per tante notti, per quantesono necessarie perché egli possa finalmente dire «mi sento bene». Unacosa è certa: non potrà non averne giovamento; e, forse, potrà ancheguarire completamente  – se avrà pazienza e costanza – già solofacendo questo! Su questi impacchi, si veda la scheda n° 5, a pag. XX.

!  In tutte le forme di discopatia, è più che opportuno un ciclo di terapiadisintossicante  con le tisane: orientatevi con quanto consigliato, a

proposito, alle pagg. XXX-XXX, XXX-XXX, XXX.

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percolesterolemia, ed ipertrigliceridemia - aumento cioè, del livelloematico del colesterolo, e dei trigliceridi - sono le forme clinicheprincipali, le più note e le più temute, in cui si manifestano le

alterazioni del metabolismo dei grassi. Una dieta appropriata, sotto ilcontrollo del medico curante o degli specialisti, è la prima fondamentalemisura da adottare, a prescindere da eventuali terapie farmacologiche, dafarsi, ovviamente, ove si rivelassero necessarie. Metodi alternativi nelcampo delle terapie naturali esistono, e sono anche notevolmente efficaci,normalizzando, essi, a volte, situazioni anche molto difficili, nel volgeredi un mese. In pratica, se avete problemi di colesterolo alto o ditrigliceridemia elevata, attenetevi tranquillamente ai seguenti consigli:!  Siate particolarmente severi e scrupolosi nel mettere in pratica i consigli

di dieta, proposti nel paragrafo relativo alle epatopatie, di cui alle paggXXX-XXX, stando molto attenti ad evitare in particolare grassi efritture, e possibilmente, per un certo periodo, almeno ogni tipo di carne,sia quella rossa, sia quella bianca. La sera cercate di andare a letto quasidigiuni, e masticate sempre accuratamente il cibo, non cedendo mai allatentazione di mangiare in fretta, se avete fretta di guarire presto.Mangiare cibi non nocivi e masticare bene, sono, di per sè, una terapiamedica molto superiore a qualsiasi somministrazione di farmaci.

!  Premesso che tutte le tisane sono utili ed opportune, perché tutte, assunte

secondo modalità giuste, sono bene o male sempre disintossicanti, equindi apportatrici di salute in tutte le direzioni, c’è comunque unapossibilità concreta di orientare il lettore verso l’assunzione di tisane acarattere più specifico per il trattamento delle dislipidemie, e di proporreuno schema pratico di terapie. Tra le tante piante medicinali cherivestono un carattere specifico nella cura dell’ipercolesterolemia e dellaipertrigliceridemia, indico, quali particolarmente efficaci, la salvia, ilvischio, l’equiseto, le ortiche, che propongo di utilizzare nel modoseguente:

•  Terapia d’urto. Per un mese almeno, o in ogni caso per tutto il

tempo necessario a far abbassare il tasso di colesterolemia e ditrigliceridemia fino ai valori normali, è utile bere, tutte le mattine,dalle 9:00 alle 12:00, mezzo litro della tisana di salvia, e, nelpomeriggio, mezzo litro di ortiche, o di vischio, o di equiseto. Latisana di salvia si prepara facendo bollire assieme mezzo litrod’acqua e tre cucchiaini di salvia, per tre minuti; dopodiché,spegnete, e filtrate dopo 10 minuti. Se volete, per addolcire,aggiungete un cucchiaino di radici di liquirizia, dopo i 3 minuti dibollitura, oppure un cucchiaio di miele, quando la tisana haraggiunto la temperatura ambiente.

  La tisana di vischio la preparate mettendo quattro cucchiaini dellapianta medicinale in mezzo litro d’acqua fredda, la sera, e filtrandola mattina, dopo 6-8 ore. La tisana di ortiche, invece, si prepara

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facendo bollire mezzo litro d’acqua, spegnendo, e aggiungendo duecucchiaini di ortiche; filtrate dopo 5 minuti. Il mezzo litro diequiseto si ricava facendo bollire assieme per un minuto, mezzo litrod’acqua e due cucchiaini di equiseto; quindi spegnete, e filtrate dopoun minuto. Queste tisane si possono addolcire con un cucchiaio o un

cucchiaino di miele, che va aggiunto quando il preparato haraggiunto la temperatura ambiente. Se vi è possibile, variate letisane del pomeriggio ogni due settimane, altrimenti ne sceglieteuna tra le tre, e andate avanti per tutto il tempo che dovesse durare laterapia d’urto.

•  Terapia di mantenimento. Quando avete conseguito il risultato diun livello normale del colesterolo e dei trigliceridi del sangue,continuate per tutto il tempo che volete e che potete, conl’assunzione quotidiana di un solo mezzo litro di tisana,eventualmente diviso tra mattina e pomeriggio. Il primo mese,bevete mezzo litro di salvia al giorno; nel secondo mese, prendetemezzo litro di vischio; il terzo mese, bevete mezzo litro di equiseto;il mese successivo, continuate con le ortiche, riprendendo il ciclo apartire dalla salvia, e così via. Non dimenticate che le tisane vannobevute a sorsi distanziati, e lontano dai pasti.

!  L’amaro svedese potenzia l’efficacia della terapia a base di tisane, se nebeviamo un cucchiaino prima di ogni pasto principale, durante la fasedefinita «terapia d’urto», e un cucchiaino tre volte al dì, durante la«terapia di mantenimento». Per la sua preparazione, vedi a pag. XX. 

!  L’ascorbato di potassio.  Questa forma particolare di vitamina C èoltremodo utile nel trattamento dei dismetabolismi dei lipidi ematici,

anche stando a quanto consiglia la Drug and Food Administration,   ilMinistero della Sanità Statunitense che propone l’assunzione quotidianadi due grammi di vitamina C, per combattere efficacemente ledislipidemie, ed eventuali lesioni ateromasiche associate ad esse.Durante la fase della terapia d’urto, sarebbero opportune tre dosiquotidiane di ascorbato di potassio, ciascuna costituita da un grammodi bicarbonato di potassio, e da 0,50 gr di acido ascorbico; percontinuare, nella fase della terapia di mantenimento, con tre dosi,formate ciascuna da 0,50 grammi di bicarbonato di potassio, e 0,25 gr diacido ascorbico. Ciascuna dose va bevuta sciolta in un po’ d’acqua,mezz’ora prima dei pasti principali. Vedasi quanto scritto a proposito, a

pag. XXX. !  Germe di grano: cinque perle la mattina, e cinque nel pomeriggio, sono

un opportuno apporto di vitamina E, utile per una lotta quotidiana delledislipidemie. Come pure trova indicazione, degna anche di esseresottolineata, l’assunzione del peperoncino crudo in polvere, aggiuntoai cibi prima di mangiarli, nella quantità di un grammo per ogni 10 Kg dipeso corporeo (pag. XX).

!  Naturalmente, siccome il lavoro principale nella regolazione del livelloematico dei lipidi è svolto dal fegato, tutti i consigli dati nel paragrafo«fegato», sono altresì indicati a tutti anche per conseguire lanormalizzazione del metabolismo del colesterolo e dei trigliceridi. Siinvita, pertanto, il lettore, a tenere in alta considerazione le citate pagine,oltre tutto quanto detto sopra, se si vuole fare un’opera radicale dirisanamento dell’intero organismo.

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!  Utilissimo è il consumo quotidiano del lievito di birra, nella quantità diun dado la mattina e uno nel pomeriggio, bevuti dopo di essere statisciolti in un po’ d’acqua, latte, o altra bevanda (pag. XX).

!  Considero il digiuno una vera scorciatoia per guarire rapidamente eradicalmente dalle dislipidemie. Per amore di brevità, invito il lettore a

leggere sull’argomento, per altro di estrema importanza, le pagg. XXX-XXX, relative al «digiuno terapeutico» proposto dagli igienisti,integrate dall’interessante brano riportato nel paragrafo sul cuore, allepagg. XXX-XXX.

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e il vostro medico vi dice che avete la dissenteria, accanto allemisure terapeutiche che vi vengono prescritte, potete aiutarvi

utilmente seguendo anche i consigli elencati e descritti nel paragraforelativo al trattamento della diarrea. In più, riporto qui il consiglio dato aproposito da R. Breuss – op. cit., pag.133 – che, come in tanti altri casi, hadel sorprendente: egli afferma che, in genere, si guarisce dalla dissenteria,ed anche dalle crisi diarroiche ostinate, con «tre sole gocce di essenza ditormentilla» -  quattro gocce sono troppe - nel giro di 24 ore, assunteassolute, non diluite. Questo prodotto omeopatico, che è indicato da Breussanche per il trattamento delle emorragie, va comprato nelle erboristerie, onelle farmacie che ne siano fornite; oppure può essere preparato in manieraartigianale, seguendo le indicazioni che trovate nel paragrafo relativo alleemorragie, a pag. XXX.

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a distonia neurovegetativa è certamente anche l’espressioneperiferica di disturbi centrali a carico dell’io psichico, ma diventa

essa stessa uno dei fattori di disturbo del tono psichico generale,secondo il principio del gatto che si morde la coda, in un processo a circuitochiuso, con una reazione del tipo «feedback». Mentre che, naturalmente,si opererà sulla base psichica, è fondamentale un’azione antidistonicaperiferica, utilizzando adeguati ed opportuni rimedi naturali: se dallaperiferia, cioè dagli organi e dagli apparati, giungono ai centri nervosisuperiori segnali non distonici, tranquillizzanti, questi indurranno,lentamente, un senso di pace nell’io psichico, spezzando il circolo vizioso.Operativamente, il lettore che intende combattere uno stato distonico, deveattenersi ai suggerimenti dati nei paragrafi «stress», «esaurimentonervoso», «insonnia».

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entre svolgete le opportune indagini per individuare le cause più omeno profonde, responsabili del sintomo dolore, potete intanto,

agire su questo, utilizzando le applicazioni locali - soprattuttol’amaro svedese! - elencate nella scheda operativa n° 3 a pag. XX. «Undeorigo, inde salus»: quando, guidati dal vostro medico curante, aveteindividuato l'origine dalla quale scaturisce il dolore, è su di essa che doveteoperare, mettendo in azione tutte le misure terapeutiche naturali, consigliateper curare l'organo ammalato, o la disfunzione, responsabili del dolore.Molto interessante è quanto sostengono gli igienisti a proposito dellagrande efficacia del digiuno assistito nel fugare, in tempi brevi, ogniforma di dolore, anche quello più tenace e resistente, che svanisce come lanebbia al vento, nel giro di poche ore, o di pochi giorni: per saperne di piùsul «digiuno terapeutico», riguardate le pagg. XXX-XXX.

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’ematuria è la presenza di sangue nelle urine, ed è un eventopatologico di cui bisogna individuare le cause, le quali possono

trovarsi ai vari livelli delle vie urinarie, cioè al livello del rene,dell’uretere, della vescica, dell’uretra. «Unde origo, inde salus»: bisognacurare sempre le cause di una malattia, per avere una guarigione vera. Percui, una volta diagnosticato il livello d’origine dell’ematuria - guidati, in ciò,dal vostro medico curante, e da eventuali specialisti - seguite i consiglirelativi alla terapia naturale delle malattie del tratto delle vie urinarieindividuato; riguardate, cioè, volta per volta, i paragrafi «rene» o «uretere» o «vescica urinaria» o «uretrite», ecc., a seconda dei casi.

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aria Treben, nel suo lavoro «Gesundheit aus der ApothekeGottes», alla pag. 87, trattando della voce

«Nierenschrumpfung», scrive che Pfarrer Künzle testimonia,nei suoi scritti, di un paziente - sofferente di insufficienza renale da partedell’unico rene rimastogli, dopo che gli era stato asportato chirurgicamentel’altro rene – che è guarito nel giro di soli 14 giorni, soltanto bevendo,quotidianamente, un litro di una tisana, ricavata da una miscela composta daparti uguali di «ortica morta» = «lamium album», in latino; «gelbe oderweisse Taubnessel», in tedesco;, «verga aurea» = «solidago virga aurea», inlatino; «Waldgoldtrute», in tedesco; «asperella» = «galium aparine», inlatino; «Labkraut», in tedesco. La tisana si prepara nella maniera seguente:fate bollire l’acqua, spegnete, aggiungete un cucchiaino abbondante dellamiscela per ogni quarto d’acqua, filtrate dopo mezzo minuto, secondo leindicazioni di Maria Treben.

Questo «miracoloso» litro di tisana, che va bevuto a sorsi distanziati, trala mattina ed il pomeriggio, lontano dai pasti, viene consigliato, dallaTreben, a tutti quelli che soffrono di insufficenza renale. Tre casi diguarigione sono testimoniati nel libro «Maria Treben’s Heilerfolge», allepagg. 32, 41, 56, dell’edizione tedesca; uno dei pazienti guariti era oramai indialisi per due volte nella settimana, ed era stato dichiarato un caso senzasperanza alcuna di guarigione. Ci hanno provato, con successo, quellid’oltralpe; perché non ci proviamo anche noi? 

Un ragionato, opportuno, certamente inoffensivo tentativo di aiutare i

pazienti che sono in dialisi, è costituito dal ricorso ad applicazioni locali,sui distretti renali, con amaro svedese, cavolo, fieno greco e miele, pomatadi calendula, argilla, equiseto al vapore  – vedi la scheda n° 3, a pag. XX;il lettore troverà indicazioni più precise, relative a questi impacchi, nelparagrafo sui reni (pagg. XXX-XXX). Io consiglierei di riservare le oredella giornata ad una scelta libera tra le varie applicazioni proposte, e diessere costanti nel fare, la sera, un impacco con le foglie di verza, o dicavolo cappuccio, da rimuovere la mattina seguente.

Sono poche righe su un problema tanto grave, è vero, ma esse voglionocostituire un messaggio, uno stimolo, una provocazione benevola, per quelliche possono. «Intelligenti pauca», sperando che, anche in questo caso,

possa verificarsi quanto dice il poeta: «parva favilla gran fiammaseconda». Né dimentichi, il ricercatore interessato, di prendere in seriaconsiderazione l’opportunità di percorrere la via del digiuno secondoBreuss (pagg. XXX-XXX), e quella del digiuno secondo gli Igienisti(pagg. XXX-XXX), per un tentativo di risoluzione radicale della patologia,di cui al presente paragrafo.

Attenzione: le terapie qui proposte siano portate avanti solo sotto lostretto controllo medico degli specialisti del centro di emodialisi, pressoil quale si è in cura. 

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n caso di emorragie di qualunque genere, la prima cosa da fare è restarecalmi, ma solo per potere organizzare un primo concreto e valido

soccorso; agitarsi eccessivamente non giova a niente, e a nessuno.Restare calmi non significa non darsi da fare, non affrontare la situazionecon decisione, con opportuna tempestività; vuol dire soltanto non perdere ilcontrollo, rendersi conto della gravità reale, e non solo di quellaimmaginata, o temuta tale, dell’emorragia, sapere cosa bisogna fare.

Le emoraggie possono essere esterne, ed interne. Le prime sono evidentidi per sè; per quelle interne, occorre una diagnosi specialistica,generalmente: ed è sempre necessario l’intervento, quanto più rapidopossibile, del medico, o dei presidi sanitari locali.

Qui di seguito, dò alcuni consigli, che non vogliono assolutamenteesimere il lettore dall’obbligo di ricorrere al medico, se lo si ritieneopportuno e necessario, e se la perdita di sangue non accenna a fermarsi,nonostante i tentativi fatti.

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U1 78>554W"7 "H675H7Il caso delle emorragie interne è di tutt’altra natura, per cui, in una tale

evenienza, i consigli che indico qui, hanno validità solo e sempre che sifaccia un adeguato e opportuno ricorso a tutte le misure terapeuticheprescritte dal vostro medico, il quale è l’unico che sia autorizzato aorientarvi nel tipo di terapia da adottare. Fatta questa precisazione, esoltanto se volete, potete tenere conto dei rimedi naturali, che descrivo quidi seguito.!  Intanto, andate sempre tranquilli se bevete un cucchiaio di amaro

svedese, anche per tre volte di seguito, alla distanza di mezz’ora, traun’assunzione e l’altra. Sono pure opportuni e salutari gli impacchi diovatta ed amaro svedese, sulla regione corporea ove è stata individuatal’emorragia interna; ma sono utili le applicazioni anche in eventuali altreparti del corpo, specialmente su quelle prossime al punto individuato,perché l’amaro svedese esercita sempre azioni benefiche.

!  Rimedio principe, in caso di emorragie di qualunque natura esse siano,è, secondo R.Breuss, la tormentilla; il ricercatore austriaco consiglia dibere, a piccoli sorsi, nel corso di una giornata, un quarto di tisana di

tormentilla, portata a temperatura ambiente, oppure di prendere tregocce, non diluite, di essenza di tormentilla. La tisana si preparafacendo bollire assieme, per tre minuti, un quarto d’acqua, ed uncucchiaio abbondante di radici di tormentilla, e filtrando subito dopo diavere spento. La tintura o essenza di tormentilla, invece, si trova nelleerboristerie, o nelle farmacie fornite dei prodotti omeopatici; oppure la sipuò preparare in maniera artigianale, per ottenere un prodotto digarantita efficacia, da tenere in casa, ad arricchire la propria piccolafarmacia dei rimedi naturali, pronto all’uso, in tutte le situazioni diemergenza per episodi emorragici, ma anche per trattare ladissenteria, e le crisi diarroiche più o meno gravi. Ecco la ricetta.

!  R. Breuss consiglia di utilizzare le radici di tormentilla, raccolte inautunno, e seccate per due o tre giorni, dopo averle ridotte in piccolipezzetti; c’è, però, il problema di tanti, che non conoscono la pianta, enon sono in grado di individuarla, per poterla usare in questo modo: acostoro suggerisco di comprare nelle erboristerie le radici della pianta,già pronte per l’uso. Un pugno di queste radici va messo in uncontenitore di vetro, vi si aggiunge mezzo litro di un distillato alcolico,di gradazione 38-40 vol % - per il distillato, vedere la scheda n° 6,relativa all’amaro svedese, a pag. XX - e si lascia tutto al sole, o vicinoad una fonte di calore, per tre settimane. Dopodiché, filtrate, edaggiungete al filtrato un altro pugno di radici di tormentilla, mettendolopoi di nuovo al sole per altre tre settimane, mentre le radici filtrateprima vengono buttate via. Dopo questo periodo, filtrate e conservate latintura così ottenuta; oppure, per avere un prodotto ancora più

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concentrato, ed anche più efficace, alla tintura potete aggiungere un altropugnetto di radici, ed esponete il tutto al sole, per altre tre settimane;dopodiché, filtrate per l’ultima volta. È vero che, in questo modo, ilprodotto finale è in quantità ridotta, ma come già detto, è certamente piùefficace, e dura, in ogni caso, per lunghi tempi, dovendo essere usato

soltanto in un dosaggio, che prevede sempre e solo poche gocce pervolta.

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a canalizzazione dei liquidi stagnanti è l’inizio della guarigione, e

premessa sicura di una totale «restitutio ad integrum», in moltissimistaTi patologici. Il ristagno venoso, e/o linfatico, è morte, il flusso

normale dei liquidi biologici è vita: questo principio vale anche per leemorroidi, dovute ad un difetto della circolazione portale, con aumentodella pressione venosa a carico dei plessi emorroidari – è, questa, la tesisostenuta da R. Breuss. Se si riesce a normalizzare il trasporto del sanguenel distretto portale, si ha un conseguente alleggerimento del caricoemorroidario, e un lento, ma sicuro ritorno alla normalità: si tratta di operarea monte, per migliorare la situazione a valle. Meglio ancora, poi, se si riescead intervenire tanto a monte, quanto a valle, contemporaneamente. Il che èpossibile, seguendo le indicazioni, che dò nel presente paragrafo.

A. Terapia a monte - Per agire efficacemente sul circolo portale, ènecessario attivare, e normalizzare, le funzioni dell’apparato epatobiliare.Concretamente, e operativamente, il lettore anche se non avesse compreso ildiscorso medico fatto sopra, metta in pratica i consigli proposti nelparagrafo relativo al trattamento del fegato, alle pagg. XXX-XXX, e quelliche riguardano eventuali malattie della colecisti, alle pagg. XXX-XXX.Una dieta disintossicante, portata avanti senza ansia nè apprensione, macon giusta attenzione, e una terapia con erbe medicinali per depurare ilsangue, hanno come diretta conseguenza la normalizzazione della

emodinamica: già soltanto in questo modo, si può guarire dalle emorroidi.

B. Terapia a valle - Naturalmente, è opportuno, e anche necessario,quando siano in corso le fasi acute delle crisi emorroidarie, agire sulleemorroidi direttamente, mediante trattamenti locali. Un ottimo rimedio ècostituito da impacchi con la pomata di calendula  (pag. XXX), spalmatasull’ovatta, da rinnovare ogni 2-3 ore, portando via ogni volta lo stratosuperficiale dell’ovatta, e aggiungendo altra pomata sull’ovatta residua.Sono molto efficaci le applicazioni locali con l’amaro svedese (pag. XX),che possono risultare, tuttavia, alquanto dolorose, nelle primissime fasi; perovviare alla reazione dolorifica, ungete le emorroidi con la pomata di

calendula, o con l’olio di oliva, o con uno degli oli medicinali, prima diapplicarvi sopra l’ovatta, bagnata con l’amaro svedese. D’altra parte, vale lapena di sopportare il dolore dell’impacco, perché i risultati di miglioramentodella situazione compensano bene il sacrificio iniziale. Quando osservateche l’ovatta è asciutta, aggiungete altro amaro svedese, e ungete di nuovo leemorroidi.!  Il fieno greco in polvere  (pag. XXX), soprattutto se mischiato con il

miele, applicato localmente - rinnovando gli impacchi ogni 4 ore circa -lenisce il dolore, e porta a guarigione. Le applicazioni di argilla (pag.XXX) vanno fatte una nella mattinata e una nel pomeriggio, nelle fasi

acute; mentre ne è sufficiente una al giorno, nelle fasi post-acute. Gliimpacchi con le foglie di verza o di cavolo cappuccio, agiscono moltobene sulle emorroidi, sia nella fase acuta, che dopo; è importante trovare

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la maniera per tenere l’applicazione ben aderente alle emorroidi, perchél’impacco risulti efficace. Gli impacchi con le foglie di cavolo vannorinnovati la sera e la mattina.

!  Se non avete la possibilità concreta di fare le applicazioni indicate sopra,perché, al momento delle crisi, non avete a portata di mano i rimedi

naturali proposti, potete ugualmente aiutarvi, ed anche efficacemente,facendo applicazioni con sugna di maiale, con l’olio di oliva, con ilmiele. Tutte le applicazioni locali suggerite fino ad ora vanno tenute insede per tutta la notte, quando sono fatte la sera. State attenti ad evitaredi sporcare la biancheria intima, data la particolare localizzazione delleemorroidi, e riflettete molto, per escogitare il sistema più valido, per faresì che le applicazioni siano ben aderenti alla lesione che state trattando.Per sapere come vanno fatti gli impacchi correttamente andate arileggere le pagine relative ai singoli rimedi consigliati, facendoriferimento alla scheda n° 3, a pag XX. Se siete precisi e costanti, poteteevitare sicuramente la terapia chirurgica.

!  La normalità dell’alvo, cioè l’andare di corpo bene, è importante neltrattamento delle emorroidi. Se avete problemi di stitichezza, poteteregolarizzare la funzione evacuativa dell’intestino, mettendo in pratica iconsigli dati nel paragrafo sulla stitichezza, alle pagg. XXX-XXX,soprattutto per quanto attiene all’assunzione quotidiana del lievito dibirra.

!  Non abbiate paura di consumare regolarmente e abbondantemente ilpeperoncino (pag. XX), perché questo non soltanto non aggrava leemorroidi, ma aiuta a guarire da esse: essendo un ottimo attivatore delmetabolismo generale, e agendo efficacemente nella direzione della

normalizzazione della emodinamica, cioè della circolazione, non puònon essere particolarmente utile nel trattamento delle emorroidi.

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a «pipì a letto»  è un evento non infrequente in bambini che, nonessendo in fasce, dovrebbero avere imparato a urinare nel vasetto. Siriconoscono, in genere, cause di natura psicologica a monte di tale

fenomeno, che sarebbe una somatizzazione di disturbi psichici più omeno profondi.

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uando d’estate ci si espone al sole per abbronzarsi, bisogna evitare di

esporsi da mezzogiorno alle tre del pomeriggio, per non essere colpitidai raggi ultravioletti, tanto dannosi per la pelle, fino al punto di

potere indurre l’insorgenza di melanomi. Agli irriducibili, a coloro che nonvogliono saperne di non esporsi al sole nelle ore a rischio, consiglio di averealmeno una elementare prudenza, quella di preventivare la spesa percomprare delle creme, degli oli, degli abbronzanti ad alta protezione, apartire dal fattore di protezione almeno dal 10 in poi, anche se si è di pellenon particolarmente chiara., da consumare generosamente nelle primissimeesposizioni, con unzioni continue – anche ogni mezz’ora - delle partiesposte, e del viso, soprattutto. Proteggete in questo modo anche i bambini,anche se stanno sotto l’ombrellone: sappiate che i raggi a rischiocolpiscono anche in modo trasversale, e l’ombrellone non garantisce unaprotezione totale.

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Se le scottature sono di una certa gravità, a parte il ricorso al vostromedico curante, potete aiutarvi con impacchi locali con ovatta, su cui avetespalmato la pomata di calendula (pag. XX), da rinnovare ogni due ore.Anche il miele, usato per impacchi, è molto utile. Le applicazioni locali conovatta, imbevuta con olio di iperico, restano, a mio parere, la terapiad’elezione delle scottature solari: va aggiunto all’ovatta altro olio, ogni voltache l’olio di prima risulti essere stato assorbito dalla cute, interessata dallelesioni provocate dal sole.

In mancanza di altro, l’olio di oliva, ed un qualsiasi altro olio vegetale,vanno bene, in ogni caso, come pronto soccorso; così come pure leapplicazioni di fette di patate crude, che sono sicuramente efficaci erinfrescanti. Tanto dicasi anche per il ricorso alla sugna di maiale, anche sel’idea fa talvolta storcere il naso.

N.B. Tutti i rimedi naturali di cui sopra, ma soprattutto l’olio di iperico,possono essere usati utilmente e tranquillamente anche per un’abbronzaturadelicata e naturale.

75H"7 =7: ="G<>Vedi il paragrafo «discopatie».

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tutt’intorno, mediante ovatta bagnata con esso, ha dato risultatipurtroppo non risolutivi, anche di rafforzamento di quelle struttureinguinali, che diventano una porta erniaria, quando sono deboli edipotoniche. Esso svolge anche un’ottima azione locale di tipodecongestionante, atta a superare lo stato di infezione, eventualmenteassociato all’ernia nelle fasi acute. Fate applicazioni continue, nel sensodi aggiungere sempre altro amaro svedese all’ovatta, quando notate che,dopo un certo tempo, esso è stato assorbito dal corpo. È utile ungerebene con olio di oliva, o con olio di iperico, o di maggiorana, o diruta, o con pomata di calendula – scheda n° X, pag.. XX - la parte datrattare, prima di applicare l’ovatta con l’amaro svedese, ed ogni volta

che rinnovate l’impacco. Una volta superata la fase acuta, potete faremeno impacchi al giorno, e, per un certo tempo ancora, continuate conl’impacco la sera, della durata di mezz’ora, fino a quando non sieteguariti completamente dalla situazione di congestione locale. Oltre cheper impacchi locali, è opportuno utilizzare l’amaro svedese comemedicina interna, bevendone, se vi riesce di accettarne il sapore amaro,tre cucchiai al dì, uno al mattino, uno mezz’ora prima del pranzo, uno lasera, mezz’ora prima di cena.

!  Le foglie di verza, o di cavolo cappuccio (pag. XX), possono darvi lostesso risultato dell’amaro svedese, se fate un impacco tutte le sere, finoa quando non avete risolto il problema. Si guarisce prima, se durante la

giornata fate anche qualche applicazione con l’amaro svedese,naturalmente, e la notte tenete l’impacco con la verza.

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e malattie esantematiche vanno seguite con serenità, ma con la

giusta attenzione, per evitare le complicanze, che sonocostantemente in agguato; il controllo del medico curante non

deve essere trascurato, per nessun motivo, mentre che c’è una certatendenza, da parte di alcune mamme, a sostituirsi al medico, nel nome diuna non meglio precisata esperienza, in materia di malattie del genere. Daparte mia, vanno alle mamme semplici, pratici consigli, che noninterferiscono per niente con l’operato del medico di famiglia; si tratta dirimedi che sicuramente non comportano danni all’ammalato, nonimpediscono alla malattia di avere il proprio decorso naturale, ma servono atenere sotto controllo il male, perché non degeneri in eventi patologiciindesiderati.!  Come alimentarsi. Date da mangiare all’ammalato soltanto cibi molto,

ma molto leggeri, e soltanto se c’è l’appetito; in altre parole, se ilpaziente dice di non avere fame, e di non voler mangiare, voi mammesbagliate, se insistete a dargli qualcosa da ingerire, in maniera forzata.L’organismo, che sta lottando per combattere una malattia, cerca diusare, a tal fine, tutte le energie biologiche disponibili, e rifiutaistintivamente il cibo, la cui assunzione comporterebbe un enormedispendio di energie, per portare a termine la funzione digerente. Deldigiuno non dovete avere paura mai, perché non fa danni in nessuncaso, mentre che un’alimentazione sbagliata, e inopportuna, può

danneggiare, a volte, in maniera anche grave. Se non sapete cosa dare damangiare ai vostri figli, quando stanno poco bene, la cosa migliore è nondare proprio niente: sempre meglio niente, che qualcosa che possa faremale.

!  Cosa bere.  Le tisane  da bere nel corso di malattie esantematiche,devono essere non solo efficaci, ma anche gradevoli, dato che in generesi tratta di pazienti in tenera età. Il miele e lo zucchero integralepossono essere usati utilmente per addolcire gli infusi di erbe, e c’è lapossibilità concreta di scegliere tisane che hanno, di per sé, un buonsapore; la camomilla può essere addolcita, naturalmente, con l’aggiuntadi liquirizia per tisane. Cercate di indovinare i gusti dei vostri figli, ed

orientatevi in quella direzione; oltre alla liquirizia con la camomilla, sipuò utilizzare la menta, i semi di finocchio, i semi di anice (da soli, oassociati con altre erbe medicinali). Il modo di preparare queste tisane èsemplice: fate bollire un quarto d’acqua, spegnete, aggiungete uncucchiaino abbondante dell’erba medicinale, filtrate dopo cinque minuti;quando la tisana è tiepida, aggiungete un cucchiaino di miele, o dizucchero integrale.

!  Applicazioni locali.  Se non sapete su quali parti del corpo potete odovete fare gli impacchi, andate tranquilli se ne fate sulla pancia;sono, queste, applicazioni locali che trovano indicazione in tutte le

malattie, anche in quelle che apparentemente non interessano l’apparatodigerente. Ogni febbre è sempre una febbre intestinale, è stato detto;per cui, gli impacchi addominali sono particolarmente utili. Quando poi

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ci sia anche ipertermia (febbre), le applicazioni locali non sonofastidiose neppure per i piccoli pazienti. D’altra parte, nel caso direazioni di rifiuto, si può sempre ricorrere allo stratagemma di provare afare gli impacchi durante le ore di sonno dei pazienti «impazienti». Perevitare che l’amaro svedese usato per gli impacchi possa irritare la pelle

particolarmente sensibile del paziente - che è, sovente, appartenente allatenera età - è opportuno ungere bene l’addome con olio, o con sugna dimaiale, oppure con uno degli oli medicinali, o con la pomata dicalendula, prima di applicarvi l’impacco di ovatta e amaro svedese.L’applicazione può essere mantenuta fino a quando tutto l’amaro non siastato assorbito, oppure la rimuovete anche prima, se l’ammalato nontollera il particolare calore che l’impacco può generare, o se insorge unasensibilità cutanea indesiderata. Fate seguire un impacco con ovatta eolio, o con la pomata di calendula, della durata di due-tre ore; dopo diche, potete rifare un’altra applicazione di amaro svedese, che vaaggiunto all’ovatta usata nell’impacco precedente. E così di seguito. Lanotte è meglio trascorrerla con un impacco non di amaro svedese.•  Le applicazioni di foglie di cavolo (pag. XX) sono utilissime, ma

devono essere fatte in modo opportuno, schiacciando sempre moltobene le foglie, ed avendo l’accortezza di mettere a contatto deltessuto cutaneo della pancia le foglie più tenere. Si può fare unimpacco di dodici ore, dalla mattina alla sera, cui segue un impacconotturno; dopo la rimozione delle foglie, lavate bene la zona trattata.Se l’eventuale piccolo paziente rifiuta questo genere di impacchi, voidemordete.

•  L’argilla deve essere usata seguendo le indicazioni date alle pagg.

XXX; aggiungendo un po’ di olio di iperico, oppure olio dimandorle, o semplice olio di oliva, per rendere l’applicazione piùaccettabile da parte degli eventuali piccoli pazienti; è utile anche unimpacco notturno, da rimuovere la mattina successiva. Sonosemplici, e non irritanti, anche gli impacchi con fieno greco (pag.XX),  ridotto in polvere, mischiato con il miele, fino a diventare unimpasto, che, applicato sulla pancia, può essere rinnovato ogni due-tre ore, durante la giornata, e tenuto in sede tutta la notte, seapplicato la sera.

•  N.B. Tutti gli impacchi descritti sopra, si possono estendere anche adaltre parti del corpo, dove si individuano dei focolai di

infiammazione, tumefazioni, ascessi, o altre lesioni; basta seguire leistruzioni date per gli impacchi sull’addome. Se è presente lafebbre, e volete aiutarvi a superarla in modo naturale e senzacontroindicazioni, rileggete il paragrafo «influenza». Infine, persapere in quali pagine potete trovare i rpotagonisti dei suddettiimpacchi locali, riguardate la scheda n° 3, a pag. XX..

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ens sana, in corpore sano»: accanto ad una opportunaed adeguata psicoterapia, condotta da esperti, cheprocedano con amore verso il fratello sofferente, o,

almeno, con una profonda onestà, con un atteggiamento interiore di chi sipone, come obiettivo primario, la salute del paziente, e non lo scopo dilucro; accanto a tutto ciò, è necessaria una terapia medica, che agisca sullabase organica della malattia psicologica, o neurologica, o anche psichiatrica.Offro, qui di seguito, alcuni consigli, che mirano appunto a superare lostato tossiemico, cioè l’intossicazione di sangue, che alimenta le nevrosi, ele altre patologie citate sopra. Credetemi, è soltanto così che si possonocombattere, efficacemente, tutti i disturbi nervosi. «Corpus sanum», cioèorganismo disintossicato, significa sangue pulito, purificato; adatto, quindi,a nutrire quel delicatissimo, e complicatissimo organo, che è il cervello, ilquale, alimentato nella maniera più opportuna, e con il carburante - sanguedi primissima qualità, può svolgere ordinatamente le sue funzioni di guida edi coordinamento di tutte le singole parti, di cui è costituito un organismo.Quando la base organica della psiche, cioè il cervello, è in buone condizionifunzionali, la psiche è nelle condizioni più favorevoli per essereeventualmente guidata terapeuticamente dallo psicologo, o da altrispecialisti della mente umana.

Posto questo, ai sofferenti di nervi, propongo questi consigli:

!  Fate una buona terapia radicale con erbe medicinali ad azionedepurativa sul sangue, procedendo nel modo seguente:•  Per le prime due settimane, bevete, nella mattinata, dalle ore 10:00

alle ore 12:00, mezzo litro di equiseto - fate bollire assieme mezzolitro d’acqua, e due cucchiaini di equiseto, per un minuto; spegnete,filtrate dopo un minuto.

•  Nelle due settimane successive, bevete, quotidianamente, mezzolitro di tisana di ortiche, un quarto nella mattinata, un quarto nelpomeriggio: fate bollire mezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungetedue cucchiaini abbondanti di ortiche, filtrate dopo 5 minuti.

•  Nelle settimane che seguono, si procede alternando le singole

tisane, bevendone ancora quotidianamente mezzo litro: equisetonella prima settimana, ortiche nella seconda.

Può verificarsi il caso che, per un motivo o per un altro, non si riesca adaccettare qualcuna delle suddette tisane. Intanto, si può provare adaggiungere ad esse una fettina di limone, oppure le si può addolcirecon un cucchiaino di miele o di zucchero integrale. In ogni caso, poi,qualcuna di esse deve pur risultare accettabile, per cui è sufficiente beremezzo litro al giorno della tisana gradita; e questo anche per alcunimesi, senza alcun problema. Si può tentare di rendere gustose le tisanerifiutate, aggiungendo ad esse un cucchiaino di semi di anice, o di semi

di finocchio, o di menta, o di qualche altra pianta aromatica, che sapeteessere gradita a colui che deve fare la cura. L’aggiunta va effettuatadopo che avete spenta l’acqua, fatta bollire nel modo prescritto.

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!  Se il paziente soffre d’insonnia, la sera tardi berrà, sempre lentamente,a sorsi, un quarto di tisana, ricavata dalla seguente miscela di erbe:•  primula 50 gr.•  lavanda fiori 25 gr.•  luppolo strombuli 15 gr.

•  iperico 10 gr.•  valeriana radici 5 gr.[.>9 H;332/9 A6 GA./>; <K.:GA.4 8?9569>94 .552A659>9 A6 :A::D2.26; <933.728:93.4 123>/.>9 <;?; <29:2 726A>2B \<<;3:2>9 :;6 A6 :A::D2.26; <2 729394GA.6<; 3. >28.6. F ?/;6>. ?9/ 9889/9 H90A>.4 6;6 GA.6<; F .6:;/. H;3396>9B

 \3>/2 :;6825324 693 ?./.5/.1; N%#.A##%*OB!  Sarebbe utile che il paziente bevesse ogni giorno, per almeno dieci-

quindici giorni consecutivi, un quarto dei succhi centrifugati Breuss, ingeriti a piccoli sorsi, distanziati l’uno dall’altro, perché siano assimilatimeglio. Essi sono come una piccola bomba vitaminica. Ulterioriinformazioni a riguardo, le trovate alle pagg. XXX-XXX.

!  Ritengo opportuno anche qualche mese di assunzione dell’ascorbato dipotassio, in ragione di tre dosi giornaliere, bevuta, ciascuna, diluita in unpo’ d’acqua, tre quarti d’ora prima di ogni pasto principale. Ogni dosesia costituita da 0,50 gr. di acido ascorbico, e da 1 gr. di bicarbonato dipotassio. Per ulteriori informazioni su questa particolare vitamina C,vedete a pag. XXX.

!  Il  lievito di birra (pag. XX), con la sua attività specifica di regolatoredella funzione intestinale dell’assorbimento dei nutrienti, edell’eliminazione del materiale residuo (combatte, cioè, efficacemente lastitichezza), si candida per essere incluso nella categoria degli

adattogeni, in quanto sicuro fattore di lotta agli stati di stress. Èsufficiente prendere, ogni giorno, mezzo dado o un dado, mezz’oraprima dei pasti principali - colazione, pranzo e cena - diluito in un po’d’acqua, o masticato con acqua, o latte, oppure assunto in qualsiasi altromodo. I dadi si trovano in tutti i negozi di alimentari, e vanno conservatiin frigorifero.

!  Il biancospino  (pag. XX) è indicato, in quanto esercita una efficaceazione normotensiva: ne traggono notevole giovamento tutti quelli chesoffrono di pressione bassa, ed è utile anche agli ipertesi. Sonosufficienti una capsula o compressa la mattina, una nel pomeriggio e unala sera tardi, oppure 45 gocce della soluzione idroalcolica, tre volte al dì.

!  È utile l’assunzione di germe di grano, nella quantità di cinque perlenella mattinata, e cinque nel pomeriggio. La pappa reale pura, lapappa di ginseng, la schisandra chinensis, e svariati altri prodottinaturali, reperibili nelle erboristerie e nelle farmacie, svolgono unanotevole attività antistress, ed antidepressiva. Le pappe possono essereassunte (o l’una, o l’altra), nella misura di due spatoline ogni mattina, dasciogliere sotto la lingua; la schisandra chinensis è offerta in fiale, e ne èsufficiente una ogni pomeriggio.

!  Il consumo quotidiano di peperoncino crudo  (pag. XX), in polvere,ingoiato nell’ostia dopo i pasti principali, o consumato, sempre crudo,miscelato nei cibi, nell’ordine di 1 gr. per ogni 10 Kg. di peso corporeo,non presenta nessuna controindicazione, ed è anzi caldamenteconsigliato, per la notevole azione esercitata di attivatore delmetabolismo, in tutte le direzioni.

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!  È necessario, naturalmente, tenere in considerazione i consigli dati nelparagrafo sulle epatopatie – vedi «fegato» - soprattutto quelli relativi aduna dieta ad azione epatoprotettiva –vedi pure la scheda n° XX, a pag.XX.

!  «Mens sana in aere sano»: la respirazione ha un ruolo fondamentale

nelle patologie trattate in questo paragrafo. Si dovrebbe, intanto,imparare tutti a respirare meglio: passeggiare nelle campagne, neiboschi, in montagna o in collina, su una spiaggia non nel periodo estivo,per le stradette di un paesello, ecc.., è respiro del corpo e dell’anima. Èchiaro che l’ambiente, nel quale trascorriamo la maggior parte del nostrotempo, non deve essere in atmosfera inquinata: via il fumo di sigarette,via la naftalina, via tutti i veleni. Riguardate quanto scritto alle pagg.XXX-XXX.

!  L6 7.98>/; <2 >9:62:D9 ;/296>.32 8A559/28:9 A6 79>;<; 7;3>; 897?32:94 ?9//2.:GA28>./9 3. 1;/M. 02>.39 ?9/<A>.B I532 :;682532. <2 89<9/82 :;7;<.796>94 9<2 9895A2/9 ?#* @'&#%&* )'.0%)*@A)%*4 895A96<; GA98>; /2>7;J•  espellete tutta l’aria che avete nei polmoni, pensando di gettare

fuori, assieme all’anidride carbonica, anche le scorie che sono nelvostro organismo, e contate mentalmente fino a 4;

•  quindi, cominciate ad inspirare lentamente attraverso le narici, peruna maggiore efficacia, pensando intanto di cogliere dall’aria, cheentra nel vostro corpo, tutta la forza vitale che vi è necessaria;

•  questa inspirazione, che deve riempire i polmoni al massimo, devedurare il tempo necessario per contare, mentalmente, fino a 8. Poi,con i polmoni pieni d’aria, si fa una pausa di 4.

•  Schematicamente: espirate contando fino a 4; fate una pausa

contando fino a 4; inspirate contando fino a 8; fate una pausacontando fino a 4; espirate, contando fino a 4; e così via.L’esercizio deve durare fino a quando non vi sentirete di nuovoricaricati della forza vitale. Si precisa che la tecnica respiratoria,praticata nell’ora del tramonto, è più efficace, perché l’aria di quest’oraè più carica dell’energia solare, assorbita dalla luce del sole, del dì che ètrascorso.

!  «Dulcis in fundo», si fa per dire, c’è l’amaro svedese (pag. XX). Ilpaziente che riesce a berlo, ne può prendere anche tre cucchiai al dì, unoal mattino, uno a mezzogiorno, uno a sera, mezz’ora prima dei pasti,diluiti in un po’ d’acqua. Esso è un ottimo tonico del sistema

neurovegetativo, e tira su il depresso; certo, essendo amaro, diun’amaritudine sui generis, non tutti sono capaci di berlo; tuttavia, iltentativo vale la pena di farlo.!  «Dulcis in fundo», sul serio, è la bevanda che si ricava dalla

bollitura di bucce di mele, secondo le indicazioni date nel paragrafosull’insonnia, a pag. XXX; addolcitela opportunamente con il miele,quando sia a temperatura ambiente; essa va bevuta tutte le sere,prima di andare a dormire.

!  Non si scoraggi il lettore nel trovarsi davanti a tanti consigli,sparati tutti assieme, uno dopo l’altro, ciascuno comportante undiscreto impegno per essere messo in pratica. Qualcuno potrebbedire: per eseguire questa particolare terapia antistress, ci si stressatroppo, e chi l’esaurimento non ce l’ha, rischia di buscarselo. Inverità, questo pericolo non si corre affatto: basta organizzarsi, e tutto

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può essere eseguito con ordine, senza stressarsi, e soprattutto con lagioia di ottenere la sperata guarigione, a qualunque stadio si trovil’esaurimento nervoso. «Intelligenti, pauca», cioè, «a buonintenditore, poche parole»: più che promettere e garantire buoni esicuri risultati, non posso fare. Aggiungo che non è necessario, nè

tantomeno opportuno, mettere in pratica tutti i consigli dati, etutti quanti assieme: in pratica fate voi stessi una selezione deiconsigli che maggiormente vi hanno convinto, e muovetevi in quelladirezione, con tutta serenità.

!  Naturalmente, più consigli sono messi in pratica, meglio è. E poi,non demordete subito, appena arrivano i primi istintivi rifiuti: èimportante passare di nuovo alla carica, dopo un certo tempo, esempre con tanto tatto, con tanta pazienza. E sempre, se si è capaci,con tanto amore. Come d’altronde è necessario, quando si vuolprovare ad aiutare quelli che si trovano in uno stato di sofferenza:guarisce più malati l’amore, che non tutte le medicine delmondo.

!  N.B.  È utile anche una lettura comparativa dei paragrafi«insonnia» e «stress».

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 41 "+ T'(*@A!  Una terapia di fondo del fegato può consistere in un deciso intervento

su questo organo, mediante un ciclo di impacchi con foglie di verza, odi cavolo cappuccio (pag. XX), sulla regione epatica, tutte le sere, finoa quando l’impacco cesserà, per alcune volte di seguito, di risultarepuzzolente, acido, come fosse cotto, molto umido, ecc.: segno, questo,che il fegato è stato pulito e liberato da fattori inquinanti e intossicanti.Impacchi del genere sul fegato hanno anche la funzione di filtraggiodepurativo del circolo ematico generale, perché la quantità di sangue,che attraversa il fegato nel corso di una giornata, è veramente enorme,trattandosi di oltre 2000 litri (!), in un uomo adulto. Mentredecongestionano il fegato, gli impacchi stimolano, nello stesso tempo,tutte le funzioni di questa grande fabbrica dell’organismo. Larimozione del male, la stimolazione delle sue attività fisiologiche,comportano la guarigione dell’organo, e la salute per l’intero organismo.Questa è una mia ferma convinzione.

!  Avendo a disposizione anche l’amaro svedese (pag. XX), si possonofare impacchi epatici con questo, uno la sera, mezz’ora primadell’applicazione delle foglie di cavolo, e uno, possibilmente, anche lamattina, quando si rimuove l’impacco della notte con il cavolo. Prima e

dopo ogni impacco, fatto con ovatta bagnata con l’amaro svedese,ungete la regione epatica con olio di oliva, con sugna di maiale, conpomata di calendula, con olio di iperico, o con un altro olio medicinale.Per la verità, gli impacchi con l’amaro svedese possono costituire, dasoli,  una adeguata terapia del fegato, per la loro notevole azione diriattivazione del tessuto epatico, e perché inducono un processo didecongestionamento della circolazione, sia sanguigna, sia linfatica, delfegato; il che costituisce l’effetto drenante endogeno dell’amaro svedese.Volendo fare un ciclo di terapia intensiva con la sola applicazione diovatta e di amaro svedese, si possono fare impacchi continui, di giorno edi notte, aggiungendo, nel corso della giornata, altro liquido all’ovatta,

quando questa risultasse asciutta, e lasciando in sede, per tutta la notte,l’applicazione della sera. Considero questo ritmo intensivo una vera epropria terapia d’urto, molto utile ed efficace in stati patologiciparticolarmente preoccupanti, quali possono essere ritenuti l’ittero, lacirrosi epatica, l’epatite virale e quella non virale, le colicheepatiche, le coliche epatobiliari, ecc.. Una volta ottenuto il risultato diun netto miglioramento della situazione, si può proseguire con unaterapia di mantenimento facendo solo uno o due impacchi durante lagiornata. Questi consigli sono validi anche se si volesse procedere conimpacchi di altra natura; oppure si possono fare delle applicazioni

dell’un tipo e dell’altro, nel corso della giornata, utilizzando lemolteplici possibilità che la natura mette a nostra disposizione.

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!  Molto utili sono pure impacchi sulla regione epatica con la pomata dicalendula, preparata in casa, come indicato a pag. XX: questeapplicazioni vanno rinnovate, possibilmente, ogni 4 ore circa, se fattedurante il giorno; l’impacco della sera lo si può togliere la mattinasuccessiva. La pomata la si può spalmare direttamente sull’ovatta,

oppure la si può prima sciogliere sul fuoco, per poi versarla sull’ovatta.!  Il peperoncino crudo in polvere  (pag. XX), consumato aggiunto ai

pasti all’ultimo momento, non è controindicato, ma anzi è consigliato,anche in presenza di emorroidi. Il lettore stia tranquillo, a riguardo:esso trova indicazione in qualsiasi patologia del fegato.

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•  È permesso e consigliabile consumare le uova - quelle fresche, oquelle fatte bollire solo 2-3 minuti e, tenendo presente che isofferenti di artrite e di reumatismi devono invece evitarle del tutto -i legumi (quali piselli, fagiolini, lenticchie), alcuni derivati del latte(quali ricotta fresca, latte acido, yogurt, latticini freschi, ecc.), pesce

fresco; carne soltanto molto poca, oppure, se è possibile, meglioevitarla del tutto.•  Sono vivamente consigliati i semi di sesamo, da consumare anche

tutti i giorni, crudi, su una fetta di pane integrale, spalmata con unsottile strato di burro fresco. Bevete quotidianamente un quarto disucchi, ricavati dalla centrifugazione di carote, bietole rosse, cavolocappuccio, cavolo verza ecc.., presi separatamente o sotto forma dicocktail. Potete anche comprarli già confezionati, nelle erboristerie,o in alcune farmacie. Ritengo molto buoni, tra l’altro, i succhi delladitta Biotta, tra i quali c’è il cocktail di succhi «Breuss», comedescritto alle pagg. XXX-XXX.

•  Mangiate, possibilmente, solo pane integrale. Dove ci sia laconcreta possibilità, scegliete sempre i cibi naturali ed i prodotti«doc», nel senso di una provenienza da coltivazionibiologicamente controllate. È buona norma mangiare poco espesso, masticando bene ogni boccone: «prima digestio fit in ore»,cioè la prima digestione avviene nella bocca, attraverso una buonamasticazione ed una concomitante adeguata insalivazione; cose,queste, tanto utili e tanto necessarie per una salutare digestione.Confronta pure quanto scritto nel paragrafo «masticare bene». Sonoconsigliati gli aromi, quali il prezzemolo, il basilico, l’aglio, lasalvia, la maggiorana, il rosmarino, l’origano, ecc.., la cui attivitàorganolettica è ben nota. L’olio consigliato è quello pressato afreddo, e di prima pressa, da consumare crudo, ed in piccole

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quantità. Sono indicati, tra gli altri, l’olio di girasole, l’olio disesamo, l’olio di lino alimentare.

•  Tra i consigli di tipo comportamentale, va ricordato, in primis,che il buon umore non può che portare giovamento. «Il riso fabuon sangue», l’ho sentito, tradotto dai tedeschi «lautes Lachen

macht gesund»: il ridere in modo sonoro rende l’uomo sano. Lostress eccessivo comporta solo danni: darsi una regolatina nel ritmodi vita, è necessario per combattere le epatopatie. «Post prandium,aut stabis aut lento pede ambulabis», diceva la scuola medicasalernitana: dopo il pranzo, non bisogna affaticarsi, per permettereall’organismo di concentrare tutti gli sforzi nella funzione delladigestione del cibo ingerito. Per cui o si sta fermi a riposo, oppuresi passeggia lentamente.

!  Consumare lievito di birra  (pag. XX), prendendone mezzo dado o undado tre volte al dì, prima dei pasti, masticando e sciogliendo ognuno diessi in bocca con un po’ di latte, o bevendolo sciolto in un po’ d’acqua, èbuona norma quotidiana, essendo il lievito di birra un buon attivatore ditutto l’apparato digerente, di cui fa parte la grande ghiandola epatica. Tral’altro, il lievito di birra serve a combattere eventuali forme distitichezza, che possano associarsi alle epatopatie.

!  Il digiuno terapeutico è un ottimo presidio per superare le malattie delfegato, sia che esso sia portato avanti seguendo i consigli degli igienisti(pagg. XXX-XXX) o che ci atteniamo a quanto indicato da RudolfBreuss (pagg. XXX-XXX). Quanto alla Totalkur, ad essa si può farricorso soprattutto per le patologie epatiche più gravi, dal momento cheBreuss propone questa terapia persino nei casi di carcinomi epatici, e

per combattere tutte le forme di cirrosi epatiche: a questo proposito, siriguardino le pagg. XXX-XXX.!  È necessario vivere in un ambiente nel quale si possa respirare aria

non inquinata, per poter guarire dalle malattie del fegato, come da ognialtra patologia. Riguarda, a proposito, le pagg. XXX-XXX.

!  Le tisane, utili per una buona funzionalità del fegato, preparate consingole erbe medicinali, o con miscele di erbe, sono davvero tante. Èragionevole ritenere che tutte le erbe medicinali, utilizzate, e assunte,in maniera adeguata, possano considerarsi opportune anche per iltrattamento di affezioni epatiche: tutti i principi attivi, che aiutanol’organismo a stare meglio, anche solo agendo su organi diversi dal

fegato, alleggeriscono l’enorme lavoro che, quotidianamente, eincessantemente, svolge la ghiandola epatica. È opportuno orientarsisecondo i cicli di terapia consigliati nelle pagg. XXX-XXX, XXX-XXX,XXX.

!  Le miscele di erbe, indicate da R. Willfort (opera citata), comespecifiche per affezioni del fegato, o della coleciste, sono le seguenti:

a) chelidonio 30 gr.rosmarino fiori 15 gr.asperula 10 gr.frangula corteccia 10 gr.

b) agrimonia 25 gr.galium aparine 25 gr.asperula 25 gr.

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c) tarassaco radici 25 gr.cicoria fiori 15 gr.asperula 15 gr.veronica 25 gr.

d) La stessa cosa si dica della miscela seguente:menta foglie 50 gr.camomilla fiori 50 gr.genziana radici 25 gr.ononide 25 gr.frangula corteccia 5 gr.

Potete scegliere liberamente tra queste quattro miscele. Il modo dipreparare le tisane da ciascuna di queste miscele è il seguente: fatebollire mezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungete due cucchiainiabbondanti della miscela, filtrate dopo 5 minuti. Bevete, a sorsi, nellamattinata o nel pomeriggio, lontano dai pasti.

!  Per quanto riguarda l’uso del prodotto omeopatico «Biocholangen» neltrattamento di tutte le malattie del fegato, si riguardi quanto scritto nellepagg. XXX-XXX.

U1 :* &%))A.% '0*@%&*!  Il licopodio è una pianta medicinale molto consigliata tanto da R.

Willfort, quanto, e soprattutto, da Maria Treben, per tutte le affezioniepatiche, ma in particolar modo quando il fegato sia interessato da

cirrosi a qualsiasi stadio, o addirittura da carcinoma. È grande la suaefficacia, stando a quanto si legge nella brochüre di Maria Treben«Gesundheit aus der Apotheke Gottes», nell’articolo sul licopodio, esulla base delle testimonianze riportate nell’altra brochüre «MariaTreben’s Heilerfolge». Il licopodio esercita un’azione sorprendentespecialmente sulla tipica «fame d’aria», che spesso accompagna ilmalato di cirrosi epatica, soprattutto durante la notte, impedendo ilnormale recupero delle forze, mediante un sonno tranquillo. Èsufficiente un quarto di licopodio al giorno, bevuto a sorsi, la mattina,a stomaco vuoto, preparato facendo bollire l’acqua, aggiungendo quindiun cucchiaino rasato di licopodio, e filtrando dopo appena mezzo

minuto.!  È chiaro che, in caso di cirrosi, bisogna adottare tutte le misure

consigliate a proposito delle epatopatie in generale. Ritengo pure logicopensare che sia da consigliare il digiuno terapeutico di R.Breuss (pagg.XXX-XXX) per il trattamento della cirrosi epatica, dal momento chetale terapia è indicata, dallo stesso, per combattere il carcinoma epatico.

<1 :Q%@@')ASi riguardi il paragrafo specifico «ittero», a pag. XXX.

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•  Richiedete in erboristeria argilla fine ventilata verde  (pag. XX),oppure un’argilla con altra etichettatura, purché sia fine, e adatta perimpacchi locali. Mettete dell’acqua tiepida in una scodella,aggiungete argilla, e miscelate, fino a quando non ottenete unacrema, che spalmerete sulla parte da trattare, formando uno strato

dello spessore di pochi millimetri. Lasciate asciugare, quindirimuovete con acqua tiepida; poi risciacquate con acqua fredda,asciugate con un panno sterile, e ungete con olio di iperico, o dimaggiorana, o di ruta, lavando dopo una mezz’ora. Oppure, a questopunto, fate un impacco con pomata di calendula, come indicatosopra.

•  Se sono disponibili tutti e quattro questi rimedi naturali - l’amarosvedese, il cavolo, la calendula, e l’argilla - si può impostare laterapia nel modo seguente, nel caso ci siano le condizioni familiarifavorevoli: la sera, fate un impacco con foglie di cavolo, che varimosso la mattina successiva; nella mattinata fate un impacco conl’argilla, seguito da due applicazioni di pomata di calendula; nelpomeriggio, fate alcuni impacchi con ovatta e amaro svedese. Ove,per curarvi, sia disponibile solo la notte, è consigliabile che facciate,la sera, un impacco di foglie di verza o di cavolo cappuccio, cheviene rimosso la mattina.

!  Per una terapia interna, a base di tisane, attenetevi a quanto indicato nelparagrafo sul trattamento delle «vene varicose», dove ho consigliato lasalvia, la miscela «Frauentee», e il vischio. Portate avanti questa curadi tisane almeno per alcuni mesi. Se interviene un senso di fastidio algusto, interrompete per un certo tempo, e poi riprendete a bere le tisane.

!  Per combattere più efficacemente la flebite, fate una cura di almeno tremesi con la vitamina C, assunta sotto forma di ascorbato di potassio,seguendo le indicazioni che dò qui di seguito. Prendete tre dosi al dì diascorbato di potassio, ognuna tre quarti d’ora prima di ogni pastoprincipale, diluita in un po’ d’acqua. Ogni dose deve essere cosìcomposta: acido ascorbico, 0,50 gr. + bicarbonato di potassio, 1,00 gr.Come procurarvi le dosi necessarie, ed altre informazioni utilisull’ascorbato di potassio, trovate a pag. XX.

!  Come per le vene varicose, anche per la flebite è consigliabile unsemicupio di ortiche, o di equiseto, una volta la settimana. Questibagni, fatti stando seduti in una vasca da bagno, hanno il pregio di agire

non solo sugli arti inferiori, ma anche su tutti gli organi del bacino, sullaschiena, e su tutte le parti che sono immerse nella particolare acqua diquesti semicupi. Riguardate le pagg. XX-XX.

!  Vogel, ne «Il piccolo medico», consiglia di combattere i dolori e lapesantezza delle gambe, in caso di flebite, ricorrendo ad impacchicontinui con alcool. Io suggerisco di far seguire ad ogni impacco unaunzione con olio di oliva, o con sugna di maiale, o con pomata dicalendula, o con olio di iperico, o con altri medicinali. A seconda delladisponibilità, naturalmente.

!  Se è presente la stitichezza, questa va combattuta e risolta, seguendo leindicazioni date nell’apposito paragrafo, alle pagg..XXX-XXX.Ricordiamo sempre il proverbio «Der Tod sitzt im Darm», cioè «lamorte si annida nell’intestino»: in quello malato, ovviamente. Il diabete è perlomeno tenuto a bada, in ogni caso, già solo seguendo la cura delle

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tisane indicate sopra: se esso è presente in chi soffre di flebite, è beneseguire le indicazioni date nell’apposito paragrafo, alle pagg. XXX-XXX.

!  Il controllo dei denti e del paradenzio è necessario qui, come per tuttigli stati patologici. E se qualcosa non va, occorre subito porre rimedio,

con grande scrupolo, e con severità. Mai sottovalutare l’importanza dellostato di salute del cavo orale. Per eventuali trattamenti naturali necessari,si vedano i paragrafi «arcate dentarie», «bocca», «paradentosi».

!  Perché è indispensabile che l’aria che respira l’ammalato sia sana, illettore potrà capirlo leggendo quanto scritto alle pagg. XXX-XXX. Sechi soffre di flebite vive in un ambiente la cui atmosfera è inquinata, nonpotrà mai guarire completamente. Soprattutto, non permettete mai che lacamera da letto sia inquinata da fumo di sigaretta, altrimenti dormirete inuna vera e propria camera a gas.

!  L’assunzione quotidiana di lievito di birra  (pag. XX) è sempre moltoutile: mezzo dado o un dado tre volte al dì, mattina, pomeriggio e sera,masticato con un po’ d’acqua, o di latte, oppure bevuto sciolto in acqua,o nel latte, o in altra bevanda.

!  Il peperoncino  (pag. XX) non è controindicato, anzi è consigliato.Bisogna consumarlo, aggiungendolo crudo, e ridotto in polvere, a tutti icibi che si vuole, nella quantità giornaliera di un grammo per ogni 10Kg. di peso corporeo - ad es. chi pesa 70 Kg., può consumare 7 gr. dipeperoncino al dì.

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onsiderate questa affezione una lesione cutanea  - anche se non è

una definizione del tutto esatta - e trattatela come tale, orientandovisulla base di quanto è scritto sulla pelle, alle pagg. XXX-XXX,

tenendo presente che, tra le applicazioni locali ivi consigliate sonoparticolarmente efficaci gli impacchi con le foglie di verza, o di cavolocappuccio.C

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erapia d’urto:!  Usate abbondantemente, costantemente, e generosamente,   i

«protagonisti», di cui nella scheda n° 3, a pag. XXX, e nellascheda n° 4, a pag. XXX: essi sono tutti straordinariamente utili edefficaci, nel trattamento di questa grave malattia. Durante la notte,dorma il paziente con un impacco abbondante di cavolo verza o cavolocappuccio (pag. XXX); nel corso della giornata, è opportuno che si trattila parte malata con impacchi di amaro svedese (pag. XX), alternati conapplicazioni di pomata di calendula (pag. XX), o di qualcuno degli altriprotagonisti.

!  È assolutamente necessario un concomitante ciclo di terapia con tisanedisintossicanti, come consigliato nelle pagg. XXX-XXX, XXX-XXX,XXX.

!  Si va avanti con queste terapie intensive, fino a quando non si siasuperata la cosiddetta «fase a rischio», quella dominata dal fantasma dieventuali amputazioni chirurgiche, nel caso che la gangrena interessi unarto.

Terapia di mantenimento.!  Superata la fase più pericolosa, si completa la guarigione sui lunghi

tempi, anche solo con le applicazioni quotidiane di amaro svedese, econ una terapia ridotta con tisane depurative del sangue.

Breve nota dell’autore.!  È mia convinzione personale che la gangrena possa essere combattuta e

vinta: occorre solo tanta pazienza, tanta costanza, tanta caparbiainsistenza. È in questo modo che la signora Pina da Bacoli ha potutoavere la gioia di vedere guarire completamente la mamma settantenne,dopo che le ha prodigato le sue cure amorevoli e precise per ben quattroanni, seguendo sempre scrupolosamente le mie indicazioni periodiche.Se è guarita quella signora – tra l’altro anche diabetica – perché nondovrebbero guarire altri eventuali pazienti, colpiti da questa gravemalattia?

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uando si dice «il ginocchio mi fa male», oppure «le ginocchia mifanno male», e non si riesce neppure a camminare bene, le cause, chesono responsabili di questa sofferenza, possono essere tante. Si può

trattare di artrosi, di sofferenza del menisco, o della rotula; ci può esserepresenza di liquido sinoviale intrarticolare in eccesso; oppure i fattoriresponsabili possono essere più di uno. In ogni caso, si hanno risultatisorprendenti, in tutte le direzioni, seguendo questi semplici consigli.!  Durante la giornata, fate impacchi continui sul ginocchio, o sulle

ginocchia, con ovatta bagnata con l’amaro svedese (pag. XX). È sempreopportuno ungere prima con olio di iperico, o con sugna di maiale, o conolio semplice, la zona da trattare con gli impacchi. Si aggiunge altroliquido all’ovatta, ogni volta che, osservando, si vede che questa èasciutta. Superata la fase acuta della sofferenza, ci si può limitare ad unimpacco due o tre volte al dì.

!  Tutte le sere, applicate sul ginocchio un impacco di foglie di verza, o dicavolo cappuccio (pag. XX), che rimuovete la mattina successiva. Nonsi deve interrompere il ciclo delle applicazioni, quando eventualmentescompare il sintomo dolore, ma si deve continuare, fino a quando lefoglie, rimosse la mattina, non risulteranno più, per alcuni giorni diseguito, né alterate, né puzzolenti, né marcite, né niente di niente, ma

saranno, la mattina, proprio uguali a come sono state applicate la sera: inquesto caso, non c’è più alcuna situazione di malattia a carico delginocchio, per cui le foglie di verza risulteranno inalterate, perché nonhanno dovuto fare alcuna «fatica».

!  Se avete «il liquido» nel ginocchio, vi sorprenderete ad osservare conquanta efficacia le foglie di cavolo lo tireranno fuori, meglio di qualsiasiagoaspirazione, o di altro trattamento. La verza e il cavolo cappuccio sicomportano, in questo caso, come una idrovora - non certo in rapporto altempo che impiegheranno per prosciugare il lago di liquidointrarticolare, ma quanto alla radicalità dell’opera di prosciugamento.

!  Intanto vi invito a fare, in ogni caso, un ciclo di trattamenti con l’amaro

svedese, e con il cavolo verza o cavolo cappuccio, prima di sottoporviad un eventuale programmato intervento chirurgico, laddove questonon abbia il carattere dell’urgenza assoluta e di una obiettivainevitabilità: se, dopo questo tentativo, ancora si rivela necessario iltrattamento chirurgico, vi presenterete nella camera operatoria incondizioni sicuramente migliorate, che renderanno più agevole l’azionedi recupero, da parte del chirurgo.

!  A quanti soffrono di gonartrosi, cioè di artrosi delle ginocchia, Breussconsiglia di camminare, di tanto in tanto durante la giornata, con gli artiinferiori rigidi, cioè senza piegare le ginocchia - un po’ come si

muovono i robot, oppure alcune marionette. È un esercizio che, in ognicaso, non nuoce, e metterlo in pratica non costa né tempo, né denaro.

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!  L’amaro svedese lo si può anche bere. In caso di artrosi, e quindianche nel caso che si soffra di gonartrosi, è utile berne tre cucchiai algiorno, diluiti in un po’ d’acqua, ciascuno mezz’ora prima di ogni pastoprincipale. Nella brochüre di Maria Treben, è riportato il caso di unasignora che è riuscita ad alzarsi dalla sedia a rotelle, dopo 15 anni, dopo

che ha cominciato a bere tre cucchiai di amaro svedese al dì: il caso èriportato alla pag. 46 del volume «Gesundheit aus der Apotheke Gottes».!  Quando andate a giocare a pallone, o fate sport in una palestra, o altrove,

portate sempre con voi una bottiglia di amaro svedese, e dell’ovatta. Incaso di traumi al ginocchio, o ad altre parti del corpo, gli impacchi conil liquido, versato sull’ovatta, costituirà il primo, e il più valido, prontointervento. Provare, per credere! 

W:4F<>84Vedi alle pagg. XXX-XXX.

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da applicare sulla guancia destra, o sinistra - a seconda dellalocalizzazione del granuloma - da fissare con una scolla, un foulard, oaltro, e da rinnovare ogni dodici ore; o almeno, se ne può fare uno lasera, da rimuovere la mattina seguente. Per il modo di procedere perquesto tipo di applicazioni locali, si veda la scheda n° X, a pag. XX.

!  L’uso dell’amaro svedese è di una efficacia sorprendente, ed è anche difacile esecuzione. Si bagna un po’ di ovatta con l’amaro svedese, e si

applica all’interno della bocca, sul punto dove è stato localizzato ilgranuloma, tra la guancia e l’arcata dentaria, sulla gengiva. Si fa unaserie di applicazioni, fino a quando la gengiva non si «rompe»; sipotrebbe verificare anche l’evento della formazione di un tragittofistolico, attraverso il quale il corpo tende ad eliminare verso l’esternotutto il materiale patologico, che si è accumulato attorno alla radice deldente ammalato. Il che equivale ad un intervento chirurgico didrenaggio, e potrebbe, questo evento, far evitare il bisturi. Per l’amarosvedese, vedere la scheda n° X, a pag. XX.

!  Si potrebbero abbinare i due tipi di impacchi, facendo le applicazioni di

amaro svedese durante la giornata, e l’impacco con le foglie di cavolo lasera, da rimuovere la mattina seguente.!  Questi consigli sono validi anche per il trattamento di eventuali ascessi

dentali, e per tutte le malattie che dovessero interessare la gengiva, el’osso alveolare, nel quale sono impiantati i denti. Per una terapiagenerale concomitante, e per altre utili indicazioni, riguardate i paragrafi«paradenziopatie», e «bocca».

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l trattamento di questa patologia è, generalmente, chirurgico. Untentativo di risolvere il problema in maniera del tutto naturale, e

incruenta, consiste nel far ricorso alle applicazioni locali, seguendo leindicazioni ed i consigli che ho elencati alle pagg. XXX-XXX, relative altrattamento delle ernie inguinali. La speranza di una possibilità concretadi conseguire la guarigione si fonda sul fatto che, effettivamente, la maggiorparte delle applicazioni consigliate opera efficacemente nell’indurre lacanalizzazione dei liquidi patologici, che sono accumulati nei distrettiammalati, e che sostengono l’autoalimentazione, e l’automantenimento dellostato patologico, oltre che il suo progressivo aggravamento. In particolare, ilcavolo esercita la sua attività di eliminazione dei liquidi patologici in duedirezioni, e cioè nel senso di una loro canalizzazione - con eliminazioneurinaria quale evento terminale; e mediante il drenaggio diretto locale, che èl’azione più tipica, e più evidente, degli impacchi con foglie di verza, o dicavolo cappuccio (pag. XX), dove si può vedere disegnato sulla cartabianca, usata negli impacchi, l’evento della eliminazione, verso l’esterno delcorpo, dei liquidi in eccesso, che costituiscono l’idrocele. L’amaro svedese(pag. XX), invece, promuove il passaggio dei liquidi patologici nel circolosistemico, agendo come vasodilatatore locale, ed aumentando lapermeabilità delle pareti venose e linfatiche nell’assorbimento del liquidostagnante, con la sua finale eliminazione attraverso le vie urinarie.

Naturalmente, a questo punto, si penserà al cavolo e all’amaro svedesecome ai rimedi più efficaci, specialmente, poi, se si riuscirà a metterli

assieme, per costituire come un’accoppiata vincente, abbinandoli,eventualmente, nella maniera seguente: la notte, tenete un impacco di fogliedi verza, o di cavolo cappuccio, che rimuovete la mattina, lavando la zonatrattata; quindi, ungete con olio, e fate un’applicazione con ovatta e amarosvedese, della durata di 30-60 minuti, orientativamente; fate seguire, quindi,un impacco con le foglie di cavolo, da togliere solo la sera, quandoapplicherete nuovamente l’amaro svedese per 30-60 minuti; riprendete,infine, il ciclo della notte con il cavolo, ecc.. Siccome, però, non a tutti èpossibile seguire questo ritmo, perlomeno fate l’applicazione notturna converza o cavolo cappuccio, l’impacco della mattina e della sera con l’amarosvedese, saltando solamente l’impacco della giornata con il cavolo.

È ovvio che, alla fine, ciascuno potrà e dovrà curarsi, ragionando sullasituazione reale nella quale si trova concretamente ad operare, e utilizzeràl’intelligenza, per fare una selezione tra tutte le possibilità, sulla base delladisponibilità del proprio tempo personale, e dei rimedi naturali, utili perquesta terapia, e che sono elencati - come già detto - nel paragrafo sulleernie inguinali.

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n caso di idropisia, adottate innanzitutto  le misure terapeutichenaturali indicate nel paragrafo «fegato» - pagg. XXX-XXX – sempre

restando, naturalmente, sotto il controllo del vostro medico curantee/o degli specialisti: non dimenticate che le terapie naturali hanno ilcarattere di cure complementari e collaterali, e non sostituisconomai la funzione del medico.

!  Breuss pone la condizione di usare il cucchiaio come dosatore, quandopropone la «cura dell’acqua», per il trattamento dell’edema cardiaco edell’idropisia. Per il trattamento dell’edema cardiaco, si veda quantoscritto alle pagine XXX-XXX. Nel caso dell’idropisia, si deve bere uncucchiaio d’acqua semplice  ogni 5 minuti circa, per un tempoindeterminato, fino a quando, cioè, non si comincia ad urinareabbondamente.

!  Se intendete fare una cura con le tisane, invece che con l’acqua – di cuiBreuss – bevete, di tanto in tanto durante la giornata, un cucchiaio ditisana di salvia (pag. XX), di ortiche (pag. XX), o di equiseto (pag. XX),o di qualcuna delle tisane indicate nel trattamento delle malattie delfegato. Tutte le piante medicinali, ad azione diuretica, sono utili percurare anche l’idropisia, purché si tenga in conto l’importanza del mododi bere le relative tisane, distanziandone l’assunzione, e prendendolesolo a cucchiai.

!  Un interesante metodo naturale per la cura dell’idropisia è l’assunzionedell’acqua ricavata dalla cottura delle lenticchie, senza aggiunta di sale:

è quanto si deduce da alcune testimonianze riportate nella brochüre«Maria Treben’s Heilerfolge», dove però la descrizione è alquantosommaria e generica. Questa cura, che affonda le sue radici nellatradizione popolare, può essere eseguita senza tema di controindicazionio di effetti collaterali; tuttavia, è opportuno bere questa acqua dellelenticchie, cotte senza sale, come fosse l’acqua di cui sopra, suggerita daBreuss; e cioè a cucchiai, presi ad un intervallo di circa 5 minuti l’unodall’altro. Potete così, prendere l’acqua delle lenticchie per tutto il temponecessario per arrivare ad urinare abbondantemente.

!  Dura tre settimane la terapia dell’idropisia, per quello che siapprende da una testimonianza relativa alla guarigione di un

missionario, guarito all’età di anni 50, e ancora attivo nella sua missione,dopo trent’anni dall’esecuzione della cura, che riporto qui di seguito.Prendete tanta «scilla marittima essiccata» - urginea maritima – quantase ne può afferrare con quattro dita, un cucchiaio di «borace», e da 15 a20 «bacche di ginepro»; mettete tutto in una pentola, con un litro e trequarti d’acqua; portate a bollitura, e fate bollire per 5 minuti; spegnete, efiltrate dopo 10 minuti. Il liquido filtrato va consumato nel giro di unasettimana, bevendone 5 cucchiai la mattina, e 5 la sera, all’ultima ora;a titolo precauzionale, la bevanda va conservata nel frigo, riscaldandonein bocca i singoli cucchiai, prima di ingoiarli. Trascorsa una settimana,

preparate un’altra porzione di questo rimedio naturale, da utilizzare nelcorso della seconda settimana; infine, ripetete il tutto per la terza edultima settimana di terapia. Preciso che anche questa testimonianza è

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riportata nel libro della Treben, di cui sopra. Siccome gli ingredienti diquesta particolare ricetta non sono molto comuni, per trovarli senzaperdere tempo più del necessario, usate il telefono, e informatevitelefonando alle erboristerie e alle farmacie, per sapere se ne sonoforniti.

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ono utili ed opportuni i consigli dati nei paragrafi «esaurimentonervoso» e «stress», e le applicazioni locali, descritte nelle pagineXXX-XXX, che trattano le malattie dei testicoli.S

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ccanto a tutte le misure che ritenete opportuno adottare per fartornare l’appetito a chi l’avesse perduto - specialmente quando si

tratti di bambini, a qualsiasi stadio dell’infanzia - consiglio di fareanche queste semplici cose:!  Un impacco, tutte le sere, sulla pancia, con le foglie di verza, o di

cavolo cappuccio (pag. XX) - da rimuovere la mattina seguente.!  Oppure, in alternativa, tutte le sere, un impacco addominale, con ovatta,

bagnata con l’amaro svedese (pag. XX), avendo l’accortezza di ungereprima la parte da trattare, con olio di oliva, o con la pomata di calendula(pag. XX), o con uno degli oli medicinali, indicati alle pagg. XX-XX.L’applicazione va rimossa la mattina successiva, a meno chel’interessato non senta la necessità di toglierlo via prima, perché avvertetroppo calore, o bruciore, o fastidio; per ragionata prudenza, in ognicaso, quando si tratti di bambini, l’impacco è opportuno toglierlo dopoun quarto d’ora, o mezz’ora, dato che la pelle dei bambini è moltodelicata, e potrebbe andare incontro a reazioni di tipo irritativo, quandoviene a contatto con la base alcolica dell’amaro svedese. Una unzionecon olio va fatta, comunque, sempre, ogni volta che rimuovetel’impacco, e dopo che avete lavata, e asciugata anche conl’asciugacapelli, la parte trattata.

!  Durante la giornata, quando sia possibile, è utile un impacco breve conl’amaro svedese, che rimuovete quando l’ovatta sia diventata asciutta,se si tratta di adulti, e dopo 15-30 minuti, quando gli interessati siano dei

bambini.!  Tenete in conto i consigli dati nel paragrafo relativo al trattamento delle

malattie dell’intestino, alle pagg. XXX-XXX. Il lievito di birra (pag.XX) aiuta a desiderare nuovamente di mangiare: ne prendano, gli adulti,da due a tre dadi al giorno, sciolti in un po’ d’acqua, o in altri liquidi,oppure masticati con un po’ d’acqua, o latte, o altro liquido; mentre per ibambini è sufficiente un dado al dì, posto che accettino di prenderlo.

!  È molto importante che si abbia la giusta pazienza di attendere chel’appetito torni da solo. Voi, mamme, non opprimete i vostri bambinicon la vostra ansia, e con la eccessiva insistenza a farli mangiare aforza, quando essi non vogliono mangiare; ma, sappiate aspettare, e non

crediate sempre che i piccoli è soltanto per capriccio che rifiutinotalvolta il cibo! Sforzatevi, invece, di capire le tanto misteriose,profonde, ma reali cause, anche psicologiche, che tanto spessodeterminano uno stato di inappetenza, e andate incontro ai vostri figlipiù con la comprensione, che con il piatto, colmo di cibo materiale.Mettete in pratica, nel frattempo, i consigli che ho elencato sopra, e statetranquille che, lentamente, l’appetito ritornerà, da solo.

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proposito dell’influenza, possiamo ipotizzare tre differentisituazioni, per ciascuna delle quali esistono misure terapeutiche

specifiche: la prevenzione, i prodromi, la sindrome influenzaleconclamata.

A. La prevenzione. Per i soggetti a rischio, è prevista l’assunzione delvaccino antinfluenzale, all’inizio della stagione fredda. Intanto siamo daconsiderare tutti soggetti a rischio nei confronti del virus influenzale, perchétutti passibili di complicanze più o meno gravi; e poi, misure terapeutiche diprevenzione sono sicuramente più consigliabili della stessa vaccinazione, sesono altrettanto efficaci. Il virus influenzale è dotato di una notevoleaggressività; ora, se le difese immunitarie sono adeguate, l’attacco del virusviene vanificato, e non si determina uno stato influenzale. Se l’organismonon si trova in uno stato tossiemico, se cioè il sangue è purificato, statetranquilli che il sistema immunitario risulterà perfettamente funzionante, edil virus sarà bloccato sin dai primi momenti della sua comparsa in circolo.Quindi, la vera prevenzione consiste in una terapia capace didisintossicare l’organismo, da farsi a partire dai primi mesi autunnali, e chesia soprattutto per tutto l’inverno.

Le tisane più opportune sono quelle indicate nel paragrafo sulle vieurinarie (pagg. XXX-XXX), e quelle consigliate nelle terapie ad azioneepatoprotettiva (pagg. XXX-XXX). Non manchi l’assunzione quotidiana dellievito di birra, né del peperoncino crudo, in polvere, da aggiungere ai cibi

che dovete consumare. Gli integratori alimentari - quali la pappa reale, ilginseng, il polline granulare, il germe di grano - sono delle vere e propriearmi, che possiamo mettere a disposizione del sistema immunitario, percombattere ogni forma di aggressione microbica. Nel paragrafo sullo stress,alle pagg. XXX-XXX, trovate indicazioni a riguardo, che vi possonoorientare meglio. Tanto vale anche per una eventuale terapia preventiva dafarsi con la vitamina C, assunta sotto forma di ascorbato di potassio (pag.XX). Ne è da dimenticare il notevole apporto della vitamina C, da partedelle spremute di arance, o derivante dall’assunzione di altra frutta distagione, di cui sono tanto ricche le terre che si affacciano sul bacino delMediterraneo.

Un vecchio detto recita «il caldo dei panni, non fa mai danni», e staad indicare l’importanza del proteggere adeguatamente l’organismodall’aggressione delle temperature fredde. Il pericolo di ammalarsi peresposizione alle variazioni della temperatura è maggiore nei periodi dipassaggio dalla stagione estiva a quella invernale, durante l’autunno. Ingenere, l’acclimatazione, cioè l’adeguamento dell’organismo alletraumatiche mutevoli condizioni climatiche ambientali, è un processograduale, e generalmente l’autunno ci abitua, lentamente, alla temperaturadell’inverno che si avvicina. Tuttavia, è facile che, mentre l’autunno èancora in corso, si possano avere sorprese di improvvise temperature polari:

è proprio allora che bisogna sapersi riguardare, prendendo atto dellasituazione, e vestendosi come ci si veste in pieno inverno, anche se, casomai, stiamo nel mese novembre, o, ancora, agli inizi di dicembre.

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Chi va soggetto con facilità al mal di gola, deve riguardarsi soprattuttodagli sbalzi di temperatura che si verificano durante la notte: consiglio, aquesto riguardo, di dormire, abitualmente, con un fascicollo, una sciarpa, oaltro, che protegga la gola durante le ore notturne. È un accorgimento che dàsempre buoni risultati, e fa parte delle misure preventive nei confronti

dell’influenza. Ogni volta che lavate i capelli abbiate premura di asciugarlimolto bene, sempre! La fretta nell’asciugare i capelli e la superficialitàpossono giocarvi brutti scherzi.

B. La fase dei prodomi: i primi segnali. I prodromi sono tutti quei fastidiche, tipicamente, ci segnalano che il virus influenzale ha iniziato, condecisione, la sua aggressione. Un caratteristico mal di gola, con incapacitàa deglutire con normalità, è uno dei segnali più frequenti, e più precoci,assieme ad una serie di dolori reumatici, diffusi un po’ per tutto il corpo. Lagola è spesso il «locus minoris resistentiae» della prima fasedell’aggressione del virus, anche perché costituisce la porta d’ingresso dellaparticella infettante dell’influenza, che viene inalata attraverso larespirazione. È su questa prima localizzazione che bisogna agire conprontezza, e con decisione, nel tentativo che il focolaio sia spentoimmediatamente, perché non si diffonda alle basse vie respiratorie, e non diaadito all’instaurarsi delle superinfezioni batteriche. L’influenza prende noiper la gola, noi dobbiamo prendere l’influenza per la gola.!  Se avete a disposizione l’amaro svedese, è questo il farmaco

d’elezione, perché molto efficace, ed il più rapido certamente. Ungete lagola con olio di oliva, bagnate con l’amaro svedese la superficie di unpezzo abbondante d’ovatta, e applicate l’ovatta sulla gola. Quando vi

accorgete che l’amaro svedese è stato assorbito dal contatto con la gola,aggiungetene dell’altro all’ovatta, e ungete di nuovo la gola con l’olio.Queste applicazioni locali, da sole, sono, generalmente, sufficienti pertenere sotto controllo il focolaio infettivo, fino a spegnerlocompletamente, se sapete insistere opportunamente. Se non è, almomento, disponibile l’amaro svedese, fate impacchi alla gola con lefoglie di verza, o di cavolo cappuccio, la sera, da rimuovere la mattinaseguente, o con l’olio di oliva ben caldo, o con olio di ruta, o con olio diiperico, o di maggiorana. Sono molto indicate le applicazioni con lapomata di calendula, con fieno greco - ridotto in polvere e miscelatocon miele - oppure con il miele spalmato sull’ovatta, o anche con

l’argilla. Come vedete, le possibilità di intervenire direttamentesull’ipotizzato primo focolaio dell’aggressione virale, sono tante. Pertutte queste applicazioni locali, si veda la scheda n° 3, a pag. XX.

!  Accanto alle applicazioni locali, è utile fare frequenti gargarismi,utilizzando qualsiasi tisana avete a vostra disposizione. Conviene, perpraticità, utilizzare le tisane che si devono bere, per fare anche igargarismi; basta preparare una quantità opportuna di tisana, perché siasufficiente tanto per essere bevuta, che per fare i gargarismi. Sono utilila salvia (pag. XX), l’equiseto (pag. XX), le ortiche (pag. XX), lacamomilla (pag. XX), la miscela di erbe, costituita da achillea (50 gr.),camomilla fiori (30 gr.), tarassaco radici (20 gr.), calamo radici (10 gr.),liquirizia radici (10 gr.), che si prepara allo stesso modo dellacamomilla, utilizzandone un cucchiaino abbondante per ogni quartod’acqua. Quanto alla quantità da berne, il mio consiglio è di assumerne

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almeno un litro al giorno, tra mattino e pomeriggio; tuttavia, se neprendete di più, è ancora meglio –naturalmente solo in questa fase diterapia d’urto.

!  Se, oltre alla localizzazione prima dell’aggressione da parte del virusinfluenzale, risultasse interessata qualche regione corporea differente

dalla gola, tutte le misure terapeutiche, suggerite sopra, saranno rivolteanche a quest’altra parte dell’organismo - es. la fronte, il petto, lapancia, ecc.- se vi riesce possibile. Naturalmente, durante le orenotturne la gola sarà opportunamente protetta con un fascicollo, con unasciarpa, o con uno degli impacchi suggeriti sopra: perché, insisto, èsoprattutto di notte che il mal di gola diventa più pericoloso, el’aggressione virale più violenta.

C. Quando l'influenza è in corso. Poniamo il caso che, per un motivo o perun altro, abbiamo preso l’influenza. Ci chiediamo, allora, che cosa fare. Imiei consigli sono i seguenti:!  Il riposo a letto. Il caldo ed il riposo aiutano l’organismo a combattere

più efficacemente la malattia, indirizzando verso la neutralizzazione delvirus le forze che si risparmiano stando a riposo.

!  Il digiuno. Già di per sé, quando è in corso la sindrome influenzale, nonsi ha voglia di mangiare: bene, basta saper comprendere il messaggioche ci lancia il corpo, in questo modo, per capire l’importanza deldigiuno. Le energie, che l’organismo risparmia, per il fatto che nondeve preoccuparsi della digestione, saranno utilissime per lottare ilvirus invasore. Questo principio vale per i pazienti di tutte le età, daibambini, anche piccolissimi, ai vecchi. È certo che il digiuno ha notevoli

proprietà terapeutiche: gli igienisti sostengono con convinzionel’efficacia del digiuno, nel trattamento dell’influenza. Nell’opuscolodegli igienisti «Il digiuno terapeutico» (pag. XX), si legge che, secondoil dott. Weger, si assiste «ad un rapido decrescere di tutti i sintomi, edall’abbassamento della temperatura, di solito entro tre giorni», se sidigiuna. Come norma, è opportuno digiunare, fino a quando non si farisentire il bisogno di mangiare; naturalmente, non riprenderete amangiare di tutto subito, ma solo gradualmente, accontentandovi dibrodini, e di cibi leggeri, o di sole spremute d’arance, o di altri succhi,nei primi giorni, per arrivare alla normalità piano piano. Ma anchequando starete bene, almeno per alcune settimane, attenetevi ai consigli

che trovate alle pagg. XXX-XXX, relative ad una dieta ad azioneepatoprotettiva, per non essere facile preda della cosiddetta ricaduta.

!  «In aqua salus», «in herbis salus», «in aqua herbisque salus»:durante la fase del digiuno, ed anche dopo, sono indispensabili delletisane, per aiutare l’organismo a trovarsi nelle condizioni migliori percombattere il virus dell’influenza, e le eventuali complicanze batteriche.Perlomeno occorrerebbe berne mezzo litro nella mattinata, mezzo litronel pomeriggio, aggiungendo ad ogni mezzo litro da uno, ad uno emezzo, cucchiaini di miele, quando la tisana è pronta per essere bevuta.Non dimenticate che bisogna bere le tisane a sorsi distanziati, perchésiano meglio assimilate dall’organismo, e risultino più efficaci. È buonaed efficace la salvia, come lo è anche l’equiseto; e lo sono le ortiche, lacamomilla, e la miscela, così come è suggerito nella prima pagina delpresente paragrafo. La funzione curativa dell’attività diuretica delle

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tisane si intuisce facilmente: in fondo, l’influenza determinanell’organismo uno stato tossiemico acuto, e niente è più opportuno diun farmaco naturale - quale sono le tisane - capace di disintossicareprofondamente un organismo. Né dovete preoccuparvi di un’eventualecaduta della pressione, quale conseguenza dell’azione diuretica delle

tisane, perché, quelle consigliate in questo paragrafo, esercitano tutteun’attività normotensiva, che tende cioè a riportare alla normalità ogniforma di alterazione pressoria, senza provocare dei picchi pressori né indirezione iper, né in direzione ipo. D’altra parte, a tutti gli influenzaticonsiglio di prendere due capsule o compresse di biancospino lamattina, e due nel pomeriggio, garantendoci, in questo modo, unaefficace azione cardiotonica e normotensiva, esercitata appunto dalbiancospino; oppure, invece delle capsule o compresse, potete prendere50 gocce di una soluzione idroalcolica di biancospino, tre volte al dì..

!  Gli integratori alimentari. Per superare meglio la fase acuta, e peravere una buona convalescenza, è opportuno integrare la terapia conl’apporto energetico «pulito» di integratori alimentari, quali la pappareale o la pappa di ginseng (due spatoline ogni mattina, sciolte sotto lalingua), il polline granulare (un cucchiaino la mattina e uno nelpomeriggio, masticati con un po’ d’acqua o latte), le perle di germe digrano (cinque perle la mattina, e cinque nel pomeriggio). Si tratta diefficaci attivatori del metabolismo generale, che vengono assimilati edutilizzati dall’organismo senza alcuna fatica, ottenendone solo vantaggi,e nessuno svantaggio: perciò, perché non prenderli?

!  Gli impacchi locali. Il farmaco di elezione per applicazioni locali, è,ancora una volta, l’amaro svedese, il quale, oltre ad essere

particolarmente attivo ed efficace, è anche facile da usare per impacchi.Prima di bagnare con esso lo strato superficiale dell’ovatta da usare pergli impacchi, è opportuno toglierlo di freddo; versatene una certaquantità in un pentolino, accendete il fuoco, ma state attenti acchél’amaro svedese non diventi bollente. Ungendo sempre prima con olio, ocon la pomata di calendula, o con sugna di maiale, le parti da trattare -ma se ciò desse un grande fastidio al paziente, di questa unzione, allimite, se ne può anche fare a meno - fate impacchi con ovatta, bagnatacon l’amaro svedese, sulla gola, sulla fronte - se è dolente, e se pare chescoppi - e, soprattutto, sulla pancia. «Ogni febbre è sempre una febbreintestinale», è stato giustamente detto: perciò, se volete che la

temperatura alta scenda ai valori normali, niente di meglio che applicaresull’addome il rinfrescante amaro svedese, anche tenendo conto diquanto viene scombussolato tutto l’apparato digerente, durantel’influenza. Lo stesso risultato danno gli impacchi con le foglie diverza, o di cavolo cappuccio, applicati sull’addome con un ritmo dimattina-sera, e sera-mattina, seguendo le indicazioni date ampiamentenelle pagine sul cavolo terapeutico. Al limite, durante la giornata sipossono fare impacchi continui con l’amaro svedese, e la sera si applicaun impacco con le foglie di verza, da rimuovere la mattina seguente.Altri tipi di impacchi possibili sono quelli riportati alla lettera B delpresente paragrafo. Regolatevi da soli, con intelligenza e con sensopratico, sulla base dei rimedi naturali che avete a disposizione, almomento in cui è in corso lo stato influenzale.

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!  Il cavo orale. Fate frequenti gargarismi con una delle tisane, che sonostate preparate per essere bevute. Di tanto in tanto, poi, se avete adisposizione l’amaro svedese, bagnate con esso una pezza di ovatta, emettetela in bocca come un cappuccio tutto attorno alla lingua: inquesto modo, operate una disinfezione di quasi tutto il cavo orale, e

rinfrescate la bocca. Sono utili anche gargarismi, e sciacqui della bocca,con acqua e sale - sciogliete in un quarto d’acqua tiepida un cucchiainorasato di sale grosso marino - ai quali, però, fate seguire sciacqui contisane, o con acqua semplice, per non dare fastidio al gusto.

!  L’amaro svedese. Ne potete bere un cucchiaio la mattina, uno amezzogiorno, uno la sera, con o senza l’aggiunta di un po’ d’acqua. Incaso di coliche addominali, se ne può bere un cucchiaio ogni mezz’ora,fino a quando i dolori non siano scomparsi: in simili circostanze,naturalmente, è opportuno fare anche degli impacchi sull’addome conl’amaro svedese e ovatta.

!  La visus-terapia. È utile il «palming», perché riposante - poggiate ipalmi delle mani sugli occhi chiusi, come a formare una coppa sulcontorno degli occhi - ed è opportuno buttare acqua fresca sugli occhiaperti, più volte durante la giornata, perché rinfrescante. Ulterioriparticolari, li trovate alle pagg. XXX-XXX.

!  I bambini influenzati. I bambini sono pazienti difficili. Li possiamoaiutare aggiustando un poco il tiro, rispetto alle misure terapeuticheelencate sopra, certamente valide per gli adulti. Ai bambini possiamodare la camomilla, una tisana di semi di finocchio, o di semi di anice,o di liquirizia -che si preparano tutte allo stesso modo che la tisana dicamomilla - addolcite con miele, quando sono diventate tiepide. Gli

impacchi con l’amaro svedese saranno di breve durata (5 minuticiascuno), distanziati l’uno dall’altro con opportuni intervalli, epreceduti, e seguiti sempre, da unzione con olio. Molto indicati sono gliimpacchi, sulla pancia, con la pomata di calendula (pag. XX), o con lefoglie di verza, sia durante il giorno, sia durante la notte. Gli integratorialimentari, indicati sopra, sono utili anche per i bambini, ma in quantitàridotta alla metà, e se i bambini sono disposti a prenderli. Il digiuno vabene, è efficace, ed è gradito ai bambini: è sempre più sicuro ildigiuno, che un’alimentazione forzata.

!  La febbre alta. La temperatura elevata, che accompagna generalmentela fase della moltiplicazione del virus, associata alla sua massima

aggressività ed invasività, fa sembrare quasi che la testa stia perscoppiare, e comporta un senso di gravatezza, che si concentra a livellodella regione fronto-temporale. È il tipico «mal di testa» di alcuneforme influenzali, che non si riesce quasi mai a tenere sotto controllo. Lemamme, e le nonne esperte, conoscono già una serie di misure pratiche,da adottare in questi casi. Io vorrei suggerirne qualcun altro. Ungeretela fronte con olio di oliva semplice, oppure, meglio ancora, conqualcuno degli oli citati precedentemente, o con la pomata di calendula;dopodiché, se ne avete a disposizione, fate un impacco con l’amarosvedese, che deve essere rimosso dopo un certo tempo, perchécertamente l’ovatta si secca presto, perché il liquido viene assorbito dallafronte «in fiamme». Ungete di nuovo la fronte, e, dopo un breveintervallo, fate un altro impacco; e così di seguito. Oppure, applicatesulla fronte un impacco con le foglie di verza o di cavolo cappuccio,

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che rimuoverete di tanto in tanto, lo fate raffreddare, e lo riapplicate dinuovo. E così via. L’impacco della sera, preparato daccapo - non deveessere quello usato durante la giornata - lo lasciate per tutta la notte. Allimite, durante la giornata, alternate l’impacco con foglie di verza con leapplicazioni di ovatta, bagnata con l’amaro svedese. Nel contempo, i

predetti impacchi possono essere fatti sull’addome: in questo modo siopera direttamente sulla febbre, e si può avere un calo graduale dellatemperatura, fino a giungere ai valori normali, senza sbalzi preoccupanti.Alcuni usano applicare sulla fronte delle fette di patate crude, darivoltare di tanto in tanto, quando si sono fatte troppo calde. Altri, poi,consigliano di mettere dell’alcool puro sui polsi: la rapida evaporazionedell’alcool etilico porta via con sé una parte del calore del corpo, chepassa per questi punti nevralgici, trasportato dal sangue. C’è, poi, laclassica borsa con il ghiaccio dentro, ed altri rimedi naturali, che nonconosco, e sui quali non so cosa dire.

!  N.B. Quando usate l’amaro svedese per impacchi locali, non dimenticateche può macchiare, se non usate le opportune precauzioni. Tuttavia, senon siete riusciti ad evitare la formazione di macchie, è bene metteresubito i panni macchiati in acqua con detersivo, perché vi garantite cheriuscirete a rimuovere le macchie, le quali diventano difficili da trattarese passa troppo tempo, prima che proviate a pulire i panni.

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on è sempre sufficiente contare le pecorelle per poteraddormentarsi. Quello dell’insonnia è un problema non solo di

oggi, ma ha sempre accompagnato l’uomo nel suo cammino sullaterra, e non pretendo di risolverlo con le poche righe che seguono. Fattoripsicologici profondi, stati d’animo, eventi quotidiani, problemipersonali e familiari, ecc.: chi più ne ha più ne metta, tra le cause possibiliche determinano lo stato di insonnia. Certo è che colui che non riesce adormire, soffre di una più o meno grave tossiemia; il suo sangue, cioè, non èperfettamente purificato, e ciò in conseguenza di tanti fattori psicologici,ambientali, di malattie in corso, o appena superate, ecc., che non è il casoqui nemmeno di tentare di individuare ed elencare.

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Sostanzialmente, questo ragionamento sul rapporto tra sangue inquinatoe malattia lo trovate mutatis verbis, nella nota introduttiva del paragrafosull’esaurimento nervoso: e in verità, a tutti quelli che soffrono d’insonnia,non posso che dire di orientarsi secondo le indicazioni date in quelparagrafo, alle pagg. XXX-XXX, dove, tra l’altro, è consigliata

espressamente una tisana da bere la sera, all’ultima ora, per aiutarsi aprendere sonno e per dormire più profondamente. Questa tisana ècaldeggiata da R.Willfort - op.cit. pag.444 - che ne sottolinea la particolareinnocuità. Dopo un paio di settimane, una tisana calmante leggermentediversa, può essere presa, in sostituzione della precedente, per altre duesettimane; è lo stesso Willfort ad indicarla. Essa si ricava da una miscelacosì composta:•  valeriana radici, 25 gr•  luppolo strobuli, 25 gr,

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di cui se ne beve un quarto prima di andare a dormire, preparata nellostesso identico modo delle precedenti.

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Da noi, la stima per le mele viene espressa dal detto popolare «una melaal giorno leva il medico di torno»; R.Breuss (op. cit,. pag. 134)sottolinea l’importanza delle bucce delle mele, per combattere in

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maniera efficace l’insonnia. Le bucce delle mele non vanno mai buttatevia; esse possono essere utilmente essiccate e conservate, perché la loroefficacia perdura inalterata anche per dieci anni, afferma il ricercatoreaustriaco, certo che la bevanda ricavata da esse, e bevuta tutte le sere,garantisce una sicura pace all’interno dei nuclei familiari e nel

condominio. Ecco la ricetta: fate bollire assieme per 3-6 minuti acqua ebucce di mele ben lavate; se volete, addolcite con zucchero candito - ioconsiglio di usare il miele come dolcificante, aggiungendolo quandol’acqua di mele non è bollente, ma è solo tiepida - e bevete la sera, primadi andare a letto, come fosse una tisana della buona notte. La quantitàdi acqua da utilizzare per ottenere la bevanda calmante, è in rapporto allaquantità delle bucce di mele disponibili: consiglio di usare tanta acqua,quanta sia sufficiente per coprire le bucce delle mele utilizzate.

!  Quando andiamo a dormire, tanti pensieri occupano naturalmente lanostra mente. Ora, quasi furbescamente, impariamo a mettere da parteper un po’ i pensieri fastidiosi, e proponiamo a noi stessi, alla nostrariflessione, il pensiero delle cose piacevoli, anche se queste dovesseroessere molto poche. Questo lo possiamo fare. Noi siamo i padroni deinostri pensieri,  e se vogliamo, se impariamo, se ci esercitiamo,possiamo guidarli, selezionarli, focalizzarli a nostro piacimento, e per lanostra utilità. D’altra parte, a che giova puntare la nostra mente suipensieri che ci danno preoccupazioni? Forse che così le cosecambiano? Niente affatto, ma anzi peggiorano, perché non riusciamo adormire, a riposare, a recuperare le forze; sicché, il giorno appresso, lecose stanno come prima, e noi stiamo peggio di prima, anche sul pianodella salute fisica e mentale. In fondo, pensare alle cose belle è possibile,

non è difficile, è anzi piacevole: ciò potrebbe farci dormire, e recuperarequelle forze, che ci potranno servire per affrontare le cose spiacevoli delgiorno dopo.

!  Si veda anche quanto detto a pag. XXX, a proposito dell’uso esternodell’amaro svedese per combattere l’insonnia.

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sufficiente di ovatta, si applica l’impacco sull’addome tutto, o sulla partespecificatamente da trattare, dopo che l’impacco ha raggiunto latemperatura ambiente. Altra calendula, sciolta sul fuoco, la si aggiungeogni 3-4 ore, in media, o anche prima, se si tratta di applicazioni dipronto intervento. L’efficacia di questi impacchi è sicura e già

ampiamente sperimentata. I bambini ne traggono particolari e profondibenefici.!  L’argilla fine ventilata (pagg. XX-XX). Sono sufficienti degli impacchi

quotidiani, fino alla soluzione del problema. Si mischia assieme argillaed acqua in una scodella, fino ad ottenere una crema da spalmare. Sistende questa crema sulla pancia, o sulla parte di essa da trattare,formando uno strato di mezzo centimetro circa. Quando l’argilla si èseccata, la si rimuove con l’acqua calda e sapone neutro, e si asciuga laparte trattata anche con l’asciugacapelli. Segue una unzione con olio dioliva, oppure meglio ancora, un impacco con ovatta e pomata dicalendula, o con l’ovatta e qualche olio medicinale (pagg. XX-XX).

!  Oli medicinali. Sono indicate le applicazioni con ovatta bagnata conqualcuno degli oli medicinali, di cui alle pagg.. XX-XX. È preferibileusare l’olio a temperatura ambiente, senza riscaldarlo. Sono, questiimpacchi, semplici ed efficaci nello stesso tempo: si possono fare «adlibitum», cioè quando e come si vuole.

!  Verza e cavolo cappuccio (pag. XX). L’ideale sarebbe fare questo tipodi impacchi a ritmo continuo, senza interruzione, rinnovandoli ogni 12ore. In altre parole, rimuovere la mattina l’impacco della sera,rinnovarlo, rimuovere la sera, rinnovare, ecc. Da sole, questeapplicazioni sarebbero di per sé sufficienti a risanare quasi tutte le

lesioni intestinali, avendo il cavolo così applicato la capacità di tirareverso l’esterno tutti i liquidi non fisiologici, presenti nella regionecorporea trattata, rivitalizzando i tessuti, e comportandoautomaticamente una «restitutio ad integrum», cioè la salute. Siccomegli impacchi a ciclo continuo non sempre è possibile farli, sonosufficienti gli impacchi della sera, da rimuovere la mattina seguente.Durante la giornata, ci si può muovere con le applicazioni indicate neipunti, di cui sopra.

!  I semicupi. Se l’obiettivo che ci si propone è quello di curare l’intestino,al di là del semplice intervento occasionale per tamponare unamomentanea situazione disfunzionale dell’intestino, si può anche

ricorrere ad un semicupio settimanale, praticato secondo le indicazionidate alle pagg. XX-XX, relative ai bagni con ortiche o con equiseto.

!  L’ascorbato di potassio. Nel caso che la malattia dell’intestino abbiacomportato uno stato debilitante generale, e carenze varie più o menogravi, è opportuno anche un trattamento di alcuni mesi con ascorbato dipotassio, con tre dosi giornaliere di un grammo di bicarbonato dipotassio, e 0,50 gr di acido ascorbico, assunte ciascuna tre quarti d’oraprima di ogni pasto principale. Ulteriori informazioni sono a pag. XX.

!  Il peperoncino (pag. XX). Fa bene all’intestino, senza alcun dubbio.Non presenta controindicazioni, né effetti collaterali. Deve essereaggiunto, crudo e macinato, al cibo, nella quantità che si vuole, oppureregolandosi secondo il rapporto di un grammo di peperoncino per ogni10 Kg di peso corporeo; per cui, una persona che pesi 70 Kg, puòconsumare fino a 7 gr di peperoncino al giorno.

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!  Come in tutte le patologie, anche in caso di malattie dell’intestino,specialmente quelle a carattere cronico, è necessario verificare lecondizioni dei denti e delle gengive; e se ci sono delle cose da fare,bisogna farle, e senza indugi, sempre badando bene che lo specialistascelto sia una persona affidabile, sia quanto ad onestà, sia quanto a

capacità mediche. Si veda utilmente anche il paragrafo «paradentosi», e iparagrafi correlati.!  Controllate che l’ambiente nel quale vivete abitualmente, specialmente

la camera da letto, non sia inquinato da fumo di sigarette o da altri agentiinquinanti l’atmosfera, quali la naftalina. Alle pagg. XXX-XXXtroverete ulteriori spiegazioni.

!  Le tisane. Per tutte le affezioni intestinali, è utile la miscela«Frauentee», così composta:- achillea, 50 gr- camomilla fiori, 35 gr- tarassaro radici, 20 gr\ &*+*-A )*$%&%/ 2d ()1 Fate bollire mezzo litro d’acqua. Spegnete. Aggiungete due cucchiainidella miscela. Filtrate dopo 5 minuti. Bevete a sorsi durante il dì, lontanodai pasti. Potete addolcire questa tisana con un cucchiaino di miele,quando la tisana è pronta per essere bevuta; oppure, aggiungendo uncucchiaino di liquirizia, o di semi di anice, o di menta, al mezzo litrod’acqua, assieme al cucchiaino della miscela.•  Nel caso di «colite nervosa», di natura psicosomatica, consiglio di

bere, la sera, all’ultima ora, un quarto di tisana che concili il sonno.Quando si dorme bene, si è meno nervosi durante il giorno, con

minori stimoli irritativi del colon, naturalmente. Fate preparare inerboristeria la seguente miscela:- primula, 50 gr- lavanda fiori, 25 gr- iperico, 10 gr- valeriana radici, 5 gr.

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«esaurimento nervoso», e all' «insonnia».•   m2331;/> ?/9896>. +* &'#@*?)'* O :96>.A/2A7 A7H933.>A7 O :;79 A6.

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!  «Una mela al giorno leva il medico di torno», forse perché agiscemeravigliosamente sulla mucosa intestinale, regolarizzandone lafunzionalità. Una, o due mele, mangiate la mattina, a digiuno, ben

masticate, combattono efficacemente la stitichezza. Se, talvolta, le melesono risultate a qualcuno indigeste, la colpa è stata certamente di chi leha mangiate, senza osservare due fondamentali precauzioni:

- le mele devono essere masticate bene, e a lungo;- se sono state prese dal frigorifero, devono essere mangiate solo

dopo che hanno raggiunto la temperatura ambiente, e mai così freddecome da frigo.Queste due precauzioni sono necessarie soprattutto se si segue ilconsiglio di Richard Willfort di mangiare le mele con tutta la buccia,naturalmente dopo di averle lavate bene, e solo quando si sia sicuri chesi tratta di mele da agricoltura biologica. Nella tradizione popolare sono

molto consigliate anche le mele cotte.!  Il lievito di birra (pag. XX) è un ottimo rigeneratore della flora

batterica intestinale, e quindi particolarmente indicato in tutte le malattiedell’intestino. Un dado la mattina e uno nel pomeriggio costituiscono undosaggio medio sufficiente a regolarizzare, giorno dopo giorno, lafunzione intestinale. I dadi si possono prendere sciolti in un po’ d’acquao in altre bevande, oppure masticati e ingoiati con l’aiuto di acqua, olatte, o altra bevanda.

!  N.B. Per il «morbo di Crohn» sono utili tutti i consigli dati sopra, edanche la «terapia del grano», di cui a pag. XXX. Tanto vale anche per iltrattamento naturale della «colite». La «diarrea» e la «dissenteria» sonotrattate negli appositi paragrafi, così titolati.

!  Delle ulcere gastroduodenali  si tratta ampiamente nelle pagg. XXX-XXX. Sulla utilità dell’eufrasia, si veda quanto scritto a pag. XXX.

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!  «Perché fate ricorso a tante medicine, quando a portata di manoavete la medicina tra tutte la più efficace, quale è il digiuno?», dicevaS. Ambrogio ai suoi fedeli. Se è vero, come è vero, che il digiuno èterapeutico per tantissime malattie, lo è in primissimo luogo se a doveressere trattati sono gli stati patologici che interessano l’intestino. Se

l’intestino è ammalato, esso deve, logicamente, riposare: il suo riposopiù fisiologico e naturale è costituito dal digiuno. Si riguardino utilmentele pagg. XXX-XXX, relative al digiuno terapeutico, proposto dagliIgienisti.

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",7567HG">H7 45675">G4- LA PRESSIONE ALTA -

uello della pressione alta è un grosso problema medico, ed ogni serio

tentativo della soluzione radicale di questa patologia, deve passareattraverso un approccio multidisciplinare, essendo l’ipertensione una

malattia, in genere, ad etiologia multifattoriale, non essendo possibile,spesso, riconoscere una causa precisa ed unica, capace di spiegare da sola, econ certezza, l’insorgenza dell’anomalia pressoria. Per cui, è frequente ilcaso in cui si fa la diagnosi di un’ipertensione arteriosa essenziale, di cui,cioè, non si può definire l’etiologia con sicurezza. Il presente paragrafovuole essere un piccolo contributo, fatto di consigli semplici, facili daeseguire, ed efficaci nello stesso tempo: metterli in pratica vale la pena, inogni caso, perché sono certamente utili per la buona salute di tuttol’organismo.!  Il vischio (pag. XX) è un ottimo normotensivo, che agisce come

correttivo tanto dell’ipertensione, quanto dell’ipotensione.Naturalmente, chi soffre di sbalzi pressori, trova nel vischio un rimedioideale: con esso si va tranquilli più che mai, essendo sempre unregolatore di ogni anomalia pressoria. Si può iniziare la cura con trequarti al giorno, per una settimana, bevendone la metà dalle 10:00 alle12:00, e l’altra metà nel pomeriggio, sempre a sorsi distanziati. Nellaseconda settimana, ne bevete mezzo litro, tra la mattina ed ilpomeriggio; continuando, poi, con un quarto al dì, nelle settimanesuccessive, «sine die», cioè a tempo indeterminato, come un buon tè

quotidiano assunto nella mattinata o nel pomeriggio. Si può addolcirecon un cucchiaino di miele; se si è diabetici, vedere le avvertenzeriportate alle pagg. XX-XX. La tisana di vischio si prepara nel modoseguente: ad un quarto d’acqua fredda, aggiungete due cucchiaini divischio, e lasciate in infusione a freddo da 6 a 8 ore. Quindi, filtrate, ebevete come consigliato sopra, sempre a piccoli sorsi, trattenuti un po’ inbocca, prima di essere deglutiti, e lontano dai pasti.

!  Il lievito di birra: i dadi, venduti presso i negozi di alimentari, sonodegli ottimi ipotensivi, o meglio normotensivi, con buona pace degliipotesi che volessero farne uso. Gli ipertesi ne possono prendere uno almattino, eventualmente appena alzati, e uno nel pomeriggio, mangiati

aiutandosi con acqua, o latte, o aranciata, o altri liquidi; oppure, sciolti inquesti liquidi, e poi bevuti. Il lievito di birra, assunto in questa maniera,combatte anche la stitichezza, fa scendere di peso gli obesi e quelliche siano in sovrappeso, rende la pelle più bella e più liscia, e apportamille altri vantaggi alla salute. Per quello che io ne sappia, non ci sonocontroindicazioni, a parte delle eventuali possibili intolleranzeindividuali, basate per lo più su un rifiuto più o meno inconscio diquesto rimedio naturale, forse anche troppo semplice. L’attivitànormotensiva del lievito di birra dipende probabilmente anche dal fattoche, regolando la funzione assorbente dell’intestino, agisce sulla

volemia, cioè sulla quantità del sangue circolante. Sul lievito, si vedanole pagg. XX-XX.

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!  La qualità dell’aria che respiriamo, ed il modo come la respiriamo,incidono molto sulla emodinamica. L’iperteso dovrebbe imparare larespirazione profonda, ed eseguire esercizi respiratori almeno tre volteal giorno, ed ogni volta per 10 minuti; è quanto suggerisce Breuss, ilquale ricorda l’opportunità di inspirare attraverso il naso, e di espirare a

bocca aperta. Ogni atto respiratorio deve essere lento e profondo, tirandonei polmoni quanto più aria è possibile, ed espirandone quanta più se nepuò. L’ossigeno dell’aria, catturato dai polmoni, viene trasportatodall’emoglobina dei globuli rossi del sangue ai centri nervosi encefalici,che controllano centralmente la pressione sanguigna, la quale tenderàlentamente, ma sicuramente, a normalizzarsi. Questa tecnicarespiratoria vale sia per gli ipertesi, quanto per gli ipotesi: edovviamente è utilissima ai normotesi. Un’altra tecnica respiratoria èquella descritta nel paragrafo relativo all’esaurimento nervoso, a pag.XXX, e ad esso si rimanda il lettore.

!  Più specificatamente, per quanto attiene alla fondamentale importanzache riveste la buona qualità dell’aria che respiriamo, tanto ai fini deltrattamento dell’ipertensione, quanto per il mantenimento e la difesadella buona salute, rinvio il lettore a quanto ho scritto nel paragrafo«camere a gas», alle pagg. XXX-XXX.

!  Il biancospino, è un eccellente normotensivo, capace di portare allanormalità sia un’ipertensione, quanto un’ipotensione, dovuta ad unaparticolare debolezza del miocardio: è quanto recita, senzatentennamenti, Richard Willfort (op. cit., pag. 519), citando i nomi diMattausch, Seel, ed altri. In erboristeria, potete trovare il biancospino inperle, compresse, o capsule, che potete assumere quotidianamente per

lunghi periodi, senza alcuna preoccupazione, nella quantità di tre perle,compresse o capsule, al dì; una al mattino, una nel pomeriggio, una lasera: i risultati li potrà controllare e testimoniare il vostro medico curanteo il cardiologo. Se avete il biancospino in soluzione idroalcolica, prendete da 40 a 45 gocce tre volte al dì, diluite in un po’ d’acqua.Oppure, potete bere mezzo litro al giorno di tisana di biancospino: fatebollire un mezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungete due cucchiaini dibiancospino, filtrate dopo 5 minuti. Potete bere questa tisana o nellamattinata, dalle ore 10:00 alle 12:00, o nel pomeriggio; naturalmentesempre a sorsi distanziati. Addolcite con miele, se volete, quando latisana è tiepida. Altrettanto efficace, consigliata da Willfort per curare

disturbi circolatori, è la miscela di: biancospino, 50 gr; cardiaca, 25gr; melissa, 25 gr. La quantità «pro die» ed il modo di preparare unatisana con questa miscela di erbe, sono perfettamente identici a quantoindicato nei righi sopra, a proposito della tisana con il biancospino.Addolcite con il miele, quando la tisana è tiepida, e non più bollente.

!  Tutte le tisane che esercitano una azione diuretica, sono indicate peril trattamento dell’ipertensione, in quanto contribuiscono allaregolazione del volume del sangue circolante. Le tisane, utili per uncorretto funzionamento dell’apparato urinario, sono numerose: il lettoresi può orientare, facendo riferimento a quanto scritto sul trattamentodei reni, alle pagg. XXX-XXX.

!  La regolazione della pressione sanguigna è una funzioneneurovegetativa: agire sul sistema nervoso autonomo, e nel contemposull’apparato endocrino, quello che produce gli ormoni, è azione diretta

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sulla pressione del sangue circolante. La salvia è un ottimo tonico delsistema neurovegetativo, ed un eccellente regolatore della funzioneendocrina; è, quindi, più che consigliabile agli ipertesi. Svolgeun’azione analoga a quella esercitata dal vischio, ed è forse anche piùefficace, essendo indicata dalla tradizione della medicina naturale come

un rimedio per quasi tutti i mali. Ritengo adeguata l’assunzionequotidiana di mezzo litro al giorno di una tisana di salvia, portata avantiper un tempo indeterminato, per avere buoni e certi risultati nella lottaalla ipertensione. Quando la bevanda è pronta per essere bevuta, poteteaggiungervi un cucchiaino di miele per addolcirla, o la bevete amara, senon vi dà fastidio così. Per preparare la tisana, fate bollire assieme, pertre minuti, mezzo litro d’acqua e tre cucchiaini di salvia; spegnete,filtrate dopo 10 minuti. Bevetela, preferibilmente, nella mattinata, asorsi, dalle ore 9:00 alle 12:00; oppure nel pomeriggio, lontano dai pasti.

!  Per agire sui fattori nervosi, che sicuramente sono presenti in unasindrome ipertensiva, leggete i consigli dati nel paragrafo relativoall’esaurimento nervoso, alle pagg. XXX-XXX, e nei correlativiparagrafi «insonnia» e «stress». Qui sottolineo l’importanza di acquisirel’abitudine di eseguire, quotidianamente, questi semplici esercizi, moltoefficaci nel distendere i nervi.•  Nel corso della giornata, ogni volta che vi ricordate, e quando vi sia

possibile, chiudete gli occhi, e copriteli con il palmo delle mani ,togliendo agli occhi ogni forma di luminosità che provengadall’esterno. Il palmo delle mani deve formare come una coppa sulcontorno degli occhi, senza toccare, né comprimere i globi oculari.La posizione più comoda per eseguire questo esercizio di

rilassamento, è quella di stare seduti appoggiando i gomiti su unasuperficie piana, con il capo appoggiato dolcemente sulle mani:quanto più distesi state, più l’esercizio è efficace. Un momento utileper rilassarvi in questa maniera è anche quando state coricati; e nonperdete l’occasione di fare dei fugaci esercizi, ogni volta che potete,quando state in piedi, e quando state svolgendo una qualsiasi attività.Sia gli esercizi più prolungati e più comodi, che quelli improvvisati edi breve durata, tutti sono efficaci nel rilassarvi e nel farvi farepiccoli passi verso la guarigione. Vedete pure «il palming», allepagg. XXX-XXX.

•  Quando potete, nel corso della giornata, buttate acqua fredda sugli

occhi aperti, per una decina di volte per ogni esercizio del genere,che avete l’occasione di fare. L’esercizio può essere ripetuto varievolte durante la giornata. Confrontate quanto scritto a pag. XXX.

•  Sono utili dei brevi massaggi sulle fasce muscolari nucali e cervicaliposteriori, che potete anche fare da soli, ed ogni volta che volete.Queste ed altre tecniche di rilassamento e di regolazione del sistemaoculocefalogiro, che ritengo utili per gli ipertesi, il lettore le troveràmeglio descritte nelle pagg. XXX-XXX.

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!  Una tecnica di digitopressione, di origine cinese, è riportata econsigliata da R.A.Hoffmann, alla pag. 207 del suo libro «So besiegteich den Krebs». Si tratta di esercitare una breve pressione prima, e unostiramento in avanti poi, sulla punta del dito medio della mano sinistra,usando il pollice e l’indice della mano destra; e questo per 5 volte diseguito. Tutto, poi, si ripete allo stesso modo nei confronti del ditomedio della mano destra. Questo esercizio lo si farà 5 volte nel corso

della giornata, e per varie settimane. Hoffmann afferma che, già soltantocon questi esercizi di digitopressione, alcuni tipi di ipertensioneguariscono.

!  Il dottor A. Vogel dedica diverse pagine alla trattazione della pressionealta, e delle relative cure. Descrive una «dieta contro la pressione alta,l’arteriosclerosi, altri disturbi dell’età»; consiglia «riso naturale control’ipertensione», e «riso integrale per regolare la pressione», nel suo libro«Il piccolo medico», al quale si rimanda il lettore, desideroso diapprofondire l’argomento (vedi bibliografia).

!  Il peperoncino è un valido e sicuro normotensivo, che va preso sia sesi è sofferenti di pressione alta, sia se si è ipotesi. Esso va preso crudo,

ridotto in polvere, aggiunto ai cibi, come si fa con il cacio suimaccheroni, nella quantità di 1 grammo per ogni 10 Kg di pesocorporeo. Chi non riuscisse a consumarlo con i cibi, può prenderlo nelleostie, a modo di compresse, dopo i pasti; tranquillamente, senza timoredi eventuali effetti collaterali. Si vedano le pagg. XX-XX.

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ulla cura della pressione bassa, poche cose, perché il riferimento

principale va fatto al paragrafo che tratta della terapiadell’ipertensione, al quale si rimanda il lettore, con particolare

riguardo a:!  Le tisane di vischio e biancospino, che esercitano una spiccata azione

normotensiva, nel senso che regolano tanto la pressione alta, quantoquella bassa.

!  La qualità dell’aria, e le tecniche respiratorie.!  I consigli per combattere lo stato di stress, e le tecniche di

rilassamento.!  L’uso quotidiano del peperoncino.

Ulteriori indicazioni sono le seguenti:!  R. Willfort indica la terapia del miele - la «Honigkur», quale

trattamento specifico della pressione bassa; essa è descritta, neiparticolari, alle pagg. XX-XX.

!  R. Breuss consiglia le gocce di valeriana e di biancospino, perpotenziare l’efficacia del miocardio, dalla cui relativa debolezza dipende- secondo il ricercatore austriaco - la ipotensione; tutti i particolari nelparagrafo sul cuore, alla pag. XXX («onicomanzia e cuore»).

!  Se vi trovate a dover affrontare una particolare crisi ipotensiva, mettetein atto quegli accorgimenti da pronto soccorso, consigliati nel breveparagrafo sugli svenimenti, a pag. XXX; le applicazioni di amaro

svedese, indicate ivi, daranno pronti risultati soddisfacenti, nellasperanza che l’amaro svedese sia disponibile per l’occasione. Eccoperché non mi stancherò di insistere sull’importanza di avere in casa, maanche in auto, una adeguata scorta di questo straordinario farmaconaturale.

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n caso di ittero, vanno tenute presenti tutte le indicazioni date per iltrattamento delle epatopatie, nel paragrafo sul fegato, alle pagg. XXX-

XXX. Accanto a queste misure, un tentativo per una rapida soluzionedel problema lo potete fare mettendo in pratica quanto suggerisce R.Breuss.Si tratta di una terapia a base di rafano e purè di patate; il rafano nero èda preferirsi qualora sia disponibile, altrimenti va bene qualunque altro tipodi rafano. Questo va consumato con tutta la buccia, nella quale,principalmente, sono contenuti i principi, attivi sull’ittero; i rafani vannoconsumati da soli, naturalmente ben lavati, e sempre ben masticati, edaggiunti ad un purè di patate. Questo, poi, va preparato senza aggiunta digrassi, né di sale; quindi, deve essere formato semplicemente da patateschiacciate e latte.

Procedete in questo modo: consumate, durante il dì, rafani con le

bucce, e purè di patate, masticando bene, insalivando il bolo alimentare,prima di ingoiarlo, e mangiandone di tanto in tanto, anche sulla base dellostimolo dell’appetito, nel caso che esso sia presente. Consiglio di nonmangiare altro cibo, al di fuori di questo, fino a quando non avrete ottenutorisultati ben evidenti, perché, in questo modo, all’azione del rafano e delpurè di patate associate l’attività disintossicante di un digiuno relativo. Ariprova dell’efficacia di questa terapia, Breuss riporta due casisorprendenti di guarigione, ottenuta con il rafano, di cui è stato egli stessotestimone, ed artefice, con i suoi suggerimenti; ambedue gli ammalati conittero guarirono completamente e definitivamente, dopo solo quattro giorni

di terapia con rafano e purè di patate. Ho notato pure che, in tutti e due i casicitati, si parla anche di zucchero integrale, aggiunto al rafano, probabilmenteper le difficoltà di gusto, manifestate dagli interessati; questo sta ad indicareche è possibile addolcire il rafano con zucchero grezzo, per renderlo piùappetibile.

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buona abitudine ungere, almeno una volta al dì, le labbra, con olio diiperico (pag. XX), o con olio di maggiorana (pag. XX), o con

semplice olio di oliva, sia di inverno, quando esse tendono ascrepolarsi, sia nelle altre stagioni. Si può tenere un po’ d’olio in unbicchierino di plastica, a portata di mano, nella toilette, in modo fisso, conbastoncini di cotone dentro; in questo modo, è più facile ricordarsi diutilizzarlo, per ungere le labbra. Se si è colpiti da una lesione erpetica daherpes simplex, detta anche «sfogo di febbre», applicate ovatta, bagnata conamaro svedese, direttamente sulla lesione, scostandola soltanto quando ildolore che si scatena non è sopportabile. Dopo l’applicazione, ungete conqualcuno degli oli, di cui sopra. In assenza di amaro svedese, o assieme adesso, trattate la lesione erpetica, con qualcuno degli oli citati, o concamomilla, o con altra tisana, o con il miele, o con il fieno greco e miele, o

con l’argilla; orientatevi secondo la scheda n° 3, a pag. XX

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:45"HW"67- ADENOIDI · AFONIE · DISFONIE · FARINGITE · MALATTIE DELLECORDE VOCALI · RAUCEDINE · SPASMO DELLA LARINGE · ECC...

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a malva è il farmaco d’elezione  che la natura mette adisposizione dell’uomo, per curare le malattie che colpisconol’apparato della fonazione. Maria Treben consiglia la malva anche

in caso di cancro della laringe (pag. XXX), ed è quanto dire. Accantoall’uso di questa meravigliosa pianta medicinale, io pongo altri rimedi, cheoperano in modo sinergico, e potenziano l’azione della malva. Anzi, ritengoche essi siano altrettanto efficaci, fino al punto di riuscire a risolvere iproblemi della gola anche da soli, laddove non sia possibile utilizzare lamalva.

Concretamente, in tutte quelle malattie che si manifestano conl’alterazione della voce - afonia, disfonia, ecc. - ricorrete ai rimedi naturaliche elenco qui di seguito.!  Se non sapete riconoscere la malva, e non siete quindi in grado di

raccoglierla fresca, nei luoghi adatti, nei tempi opportuni, e nella formaadeguata, comprate in erboristeria fiori e foglie di malva, provenientidalla raccolta la più recente, e utilizzateli nel modo seguente: in un litroe mezzo di acqua fredda, mettete - la sera tardi - dodici cucchiaini dimalva, e filtrate la mattina, quando vi alzate. Le erbe filtrate leconservate a parte, la tisana ottenuta la utilizzate per la metà - cioè tre

quarti - bevendola a sorsi tra la mattinata e il pomeriggio, e facendo deigargarismi con gli altri tre quarti. La quantità di tisana utilizzata per igargarismi, se è possibile, ingoiatela, non buttatela via dopo ognigargarismo. La tisana, riscaldatela e conservatela in un termos, perpoterla utilizzare calda, durante il dì. Intanto, procuratevi anche lafarina d’orzo presso le erboristerie, le farmacie, i consorzi agrari, inegozi per mangimi animali, supermarket, ecc....., che utilizzerete lasera, per formare un impasto, ottenuto miscelando assieme la farinad’orzo, e la malva filtrata nella mattinata, e messa da parte. Questoimpasto va riscaldato a bagnomaria, o in altro modo, va messo in unfazzoletto, di tessuto morbido, e va applicato, a mo’ di impacco, sulla

gola; questa applicazione va rimossa la mattina successiva.!  Se è disponibile l’amaro svedese (pag. XX), una mezz’ora prima

dell’impacco della sera con la malva, fate un’applicazione alla gola conovatta, bagnata con amaro svedese, ungendo con olio la parte da trattare,prima e dopo l’applicazione. Questo liquido medicinale può essereutilmente aggiunto - due cucchiai - ai tre quarti di malva, che utilizzateper gargarismi. Se gradite una tisana amara, ne potete aggiungere duecucchiai anche alla malva, che dovete bere nel corso della giornata;oppure, ne potete bere un cucchiaio la mattina, uno a mezzogiorno, unola sera, diluiti in un po’ d’acqua, una mezz’ora prima dei pasti.

Impacchi alla gola, della durata di mezz’ora ciascuno, ne potete fareuno verso le ore 10.00, e uno nel pomeriggio, sempre ungendopreventivamente con olio la zona da trattare.

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!  La pomata di calendula, preparata da voi, seguendo le indicazioni datea pag. XX, è sicuramente utile ed efficace, se applicata alla gola dopo diessere stata sciolta sul fuoco, e passata con un cucchiaio su una pezza diovatta - ben calda, ma non bollente, naturalmente. Impacchi del generesono, in ogni caso, utili se applicati sul petto, essendo molto efficaci nel

combattere forme di tracheiti, o di bronchiti, che possonoaccompagnare le affezioni delle primissime vie respiratorie.!  Se non avete la possibilità di ricorrere ai rimedi indicati nei punti

precedenti, ricorrete tranquillamente agli impacchi alla gola con le fogliedi verza, o cavolo cappuccio, seguendo le indicazioni date nella schedan° X, a pag. XX. L’impacco della sera va rimosso la mattina seguente, ela gola va lavata con sapone neutro. Se rimanete a casa durante lagiornata, applicate alla gola un altro impacco con il cavolo, cherimuoverete la sera. In ogni caso, sono sufficienti gli impacchi della seraper la mattina.

!  Gli impacchi con argilla esercitano una buona azione curativa: èsufficiente un’applicazione al giorno, consistente in uno strato di pochimm., da rimuovere con acqua calda, quando è diventato asciutto. Ungetecon un olio medicinale (pagg. XX-XX), o con olio semplice, la partetrattata, dopo la rimozione dell’argilla. Nel primo giorno di applicazione,preparate un impasto di argilla di una certa consistenza, che conserveretein una scodella, coprendolo con uno strato d’acqua: in questo modo,l’argilla si mantiene cremosa, e non rapprende, e potrete così utilizzarlaogni giorno. L’impasto si prepara miscelando assieme acqua e argilla,seguendo le indicazioni date alle pagg. XX-XX.

!  Sono utili gli impacchi con qualcuno degli oli medicinali, di cui alle

pagg. XX-XX. Se non avete un olio medicinale, potete usare l’olio dioliva semplice, o un altro olio. Gli impacchi devono essere caldi; nepotete fare alcuni durante la giornata, e tenerne uno per tutta la notte.

!  Naturalmente, vanno opportunamente trattate eventuali concomitantipatologie; non deve mancare il controllo delle condizioni di denti egengive; si sarà attenti nell’individuare, e nel rimuovere, gli inquinantiatmosferici  (pagg. XXX-XXX). Attenetevi ai consigli per una dietadisintossicante, di cui alla scheda n° X, a pag. XX. Consumateregolarmente il peperoncino crudo (pagg. XX-XX), in polvere, tutti igiorni.

!  È anche utile tenere presenti i consigli relativi alla cura del cavo orale,

così come è indicato alle pagg. XXX-XXX, alla voce «bocca», e nellepagine sulla «tonsillite».

!  N.B. Si veda, nel paragrafo «vie respiratorie, le malattie delle», (a pag.XXX), quello che sostengono gli igienisti, per un trattamento, rapido edefficace, della laringite, mediante il digiuno assistito.

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:4667- UNA BREVE RIFLESSIONE -

n medio stat virtus»: in tutte le cose, la verità è nel mezzo, tra

due posizioni estreme. Nei giudizi, bisogna cercaresemplicemente di essere giusti, analizzando le cose con la

massima obiettività possibile. Se il latte sia buono o cattivo, consigliabile osconsigliabile, santo o criminale, non lo si può dire «a priori». È buono econsigliabile tutto quello che fa bene, cattivo e sconsigliabile tutto ciòche arreca danni. Il problema del latte si risolve analizzandone edefinendone la tollerabilità; o meglio, definendo la capacità dell’organismodi degradare, e di assimilare, il lattosio contenuto in esso, cioè la suadigeribilità. La lattasi è l’enzima intestinale deputato alla digestione dellatte: la sua presenza nell’intestino, in quantità adeguate, rende il latte buonoper l’organismo; il deficit più o meno grave della lattasi comportaintolleranza per il latte, che diventa quindi alimento indigesto.

La capacità, o meno, di sintesi della lattasi è predeterminatageneticamente, cioè non è un’abilità che l’organismo acquisisce nel tempo:lo si ha dalla nascita, o non c’è niente da fare.

W.F. Ganong, in  Fisiologia medica, (Piccin editore, pag. 427),sottolinea che, in quasi tutti i mammiferi, e in molte razze umane, l’attivitàdella lattasi intestinale, grande alla nascita, diminuisce nella fanciullezza, erimane bassa nella età adulta. Ed aggiunge: «I bassi livelli di lattasi sonoassociati ad intolleranza al latte, intolleranza al lattosio. Tuttavia, lamaggior parte degli europei occidentali, e i loro discendenti americani,

conservano nella vita adulta l’attività della lattasi intestinale». A questopunto, si può tirare una semplice logica conclusione: il latte non ècontroindicato per gli individui che, nella vita adulta, abbiano conservatouna discreta attività della lattasi intestinale, e che non siano quindiintolleranti al lattosio. Per tutti gli altri, il latte diventa un alimento daevitare, perché indigesto: il lattosio, se resta nell’intestino «non digerito»,per la ridotta o assente attività della lattasi, può provocare la diarrea,perché, essendo dotato di attività osmotica, trattiene acqua nell’intestino inquantità abnorme; ed arreca danni alla salute.

Prudentemente, gli adulti facciano un uso moderato del latte, dalmomento che è accertato che l’attività della lattasi intestinale non è più tanto

efficiente ed elevata, come nella primissima infanzia, quando, cioè, si è,appunto, «lattanti»  per definizione: e poi, chi volesse conoscere il gradodell’attività della lattasi intestinale, si rivolga agli enterologi, per conoscerele vie da seguire per queste indagini. Oppure, in ogni caso, si può fare uncontrollo empirico, osservando i segnali che dà, soggettivamente, ogniorganismo, per indicare uno stato di tolleranza o di intolleranza nei confrontidel latte. Non si può quindi dire semplicemente ed a priori che il latte fabene, o che fa male, ma è tutto da verificare concretamente, soggetto persoggetto.

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i veda quanto propone Breuss, per il trattamento, a suo dire«vincente», di questa grande malattia, alle pagg. XXX-XXX, e

quello che è scritto alla voce «anemia».!  Gli igienisti sostengono la validità e l’efficacia del loro digiuno

assistito; per saperne di più sul digiuno «made in USA», rileggetel’apposito capitolo, alle pagg. XXX-XXX.

!  Si veda il paragrafo «tumori».S

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84: =" 67G64- CEFALEA · EMICRANIA · NEVRALGIA DEL TRIGEMINO · ECC. -

ntalgici, analgesici, antidolorifici, antinevralgici, antireumatici, ecc.:

tutti i farmaci di sintesi che vengono così presentati, potrebbero, inmolti casi, divenire perfettamente inutili, se usate ovatta, bagnata

con l’amaro svedese, e l’applicate sulle parti dolenti del corpo. Se avete ilmal di testa, fate un impacco di amaro svedese sulle zone del capointeressate dal dolore, e su tutte le zone vicine al punto dolente; lasciatel’applicazione in situ, fino a quando l’amaro svedese non sia stato assorbitocompletamente. Se il dolore persiste, aggiungete all’ovatta altro liquido,insistendo fino alla scomparsa totale della sintomatologia dolorifica; quandol’impacco interessa la fronte, ungete questa con olio, prima di applicarvil’ovatta con l’amaro svedese. Per eventuali, e sempre opportune,applicazioni più allargate, che interessano utilmente anche gli occhi,riguardate con attenzione la scheda operativa n° 8, a pag. XX; con questiimpacchi, si avranno risultati sicuramente più rapidi, e più duraturi.

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In tutte le forme di mal di testa, ritengo sia opportuno anche mettere inpratica i consigli dati nel paragrafo relativo al trattamento delleparadentosi, mediante l’utilizzo di ovatta, bagnata con l’amaro svedese: seeventualmente il mal di testa dipende da una sofferenza delle strutturedentali, agendo su queste, avremo buoni risultati anche nella lotta dei doloriche da questi sono provocati. In altre parole, i focolai dentali possonoirritare il nervo trigemino, e scatenare, quindi, la sintomatologia dolorifica,

che si esprime, in ultima analisi, come uno strano, diffuso, e generico «maldi testa».

84887::7- MASTODINIA · MASTOPATIE · NODULI MAMMARI · ECC. -

er tutte le malattie delle mammelle, per i dolori mammari, se cisono noduli, o siamo in presenza di altre sofferenze, o problemi disalute a carico del tessuto mammario, mentre fate tutti i passi

opportuni, mediante indagini e terapie, sotto il controllo ineliminabile e

necessario del ginecologo, vi potete aiutare con le cure naturali, le quali, seeseguite in maniera adeguata, possono talvolta risolvere problemi anchegravi. Esse sono, in ogni caso, sempre consigliabili, perché innocue, e senza

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effetti collaterali, se messe in pratica, ovviamente, con fedeltà, nel rispetto diquanto qui consigliato.

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guarita dopo 16 anni di sofferenze, dovute al fatto di essere costretta ausare mani screpolate gravemente - fino a diventare, a volte, anche

sanguinanti - per eseguire i quotidiani lavori domestici, per unafamiglia composta da marito, e quattro figli, di cui la primogenitacerebrolesa fin dalla nascita. Una grave e irriducibile sensibilità cutanea(allergia), era alla base della lesione alle mani. Le terapie, che hanno portatoa guarigione completa questa mamma, sono quelle che qui di seguitoconsiglio a tutti quelli che avessero lo stesso problema.

È necessaria, innanzitutto, una buona cura disintossicante generale,che garantisca il risultato di un sangue purificato, che faccia guarire la mani«dall’interno»; localmente, e quindi «dall’esterno», sono possibili diversitrattamenti, tutti dotati di grande efficacia terapeutica. Se non avete a portatadi mano oli medicinali, l’amaro svedese, l’argilla, la pomata di calendula,procedete ugualmente, senza perdere tempo, curando le mani nel modoseguente:!  È importante che le mani siano unte quante più volte è possibile, nel

corso della giornata, e per tutto il tempo che riuscite, compatibilmentecon le faccende domestiche. Per ungere le mani, potete usare l’olio dioliva, oppure la sugna di maiale, che passate sulle parti da trattare,proteggendo, poi, queste parti unte, con uno straterello di ovatta, e dellefasce, o fazzoletti, perché possiate essere autonomi nei movimenti incasa; oppure, se vi è possibile, mettete dell’olio in una ciotola o in unabacinella, e immergetevi le mani dentro, tenendovele per un certo

tempo; questa stessa operazione, al limite, potrebbe essere fatta con lasugna. L’olio e la sugna, usati per tenervi dentro le mani per un certotempo, non vanno buttati via, ma utilizzati per tutto il tempo dellaterapia, e poi gettati via; la sugna va conservata nel frigo.

!  La sera, è opportuno fare alle mani un impacco con le foglie di verza, odi cavolo cappuccio, da rimuovere la mattina successiva. Seguite leindicazioni date nella scheda n° 5 a pag. XX. Se nel corso di questeapplicazioni può sembrare che le cose peggiorino, perché le manidiventano, caso mai, più dolenti e sanguinanti, non vi preoccupate più ditanto; in realtà, tutto ciò indica che il cavolo sta svolgendo efficacementeil suo lavoro, e che la guarigione è più vicina di quanto si possa pensare.

Continuate, fino a quando non siate guariti completamente.

 4+@)% M*+%$% )%-'$% .A#A % .'(?'#@%J!  L’argilla. Ne potete fare un’applicazione quotidiana, seguendo le

indicazioni date a pag. XX; non dimenticando di fare seguire allarimozione dell’argilla, una opportuna unzione delle mani con olio o consugna di maiale, oppure, meglio ancora, un impacco con questi.

!  L’amaro svedese. È utile per impacchi locali, con ovatta, o con unapezzuola, ricordando di ungere le mani sia prima, che dopol’applicazione. Se ne può far uso due tre volte al dì. Vedete la scheda n°

6, a pag. XX.!  La pomata di calendula. Può essere utilizzata al posto della semplicesugna di maiale. Se vi è difficile fare l’impacco della sera con le foglie

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di cavolo, potete trascorrere la notte con un impacco di pomata dicalendula, che potete preparare seguendo le istruzioni che trovate a pag.XX.

!  Gli oli medicinali sono, naturalmente, più efficaci dell’olio semplice, epotete usarli in loro vece, se li avete disponibili. Sugli oli, consultate le

pagg. XX-XX.!  Tutte le tisane, portate a temperatura ambiente, possono essere usate

per immergervi dentro le mani, in un ammollo terapeutico.Particolarmente raccomandata è la tisana di camomilla (pag. XX).

!  Il miele è curativo, se usato per applicazioni locali; è ancora piùefficace, se mischiato con il fieno greco ridotto in polvere. Leapplicazioni vanno rinnovate ogni due-tre ore.

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rima digestio fit in ore», cioè la primissima digestione deicibi avviene già nel cavo orale, appunto mediante una

adeguata masticazione degli alimenti. È sempre opportuno enecessario, e mai superfluo, sottolineare l’importanza fondamentale dellafunzione masticatoria, nel complesso processo della digestione; laprogrammazione scolastica della educazione degli alunni ad una buonaigiene mentale, fisica, e dell’alimentazione, dovrebbe prevedere laformazione dell’abitudine ad una corretta masticazione. Mentre tritura ilcibo, la masticazione comporta una contemporanea produzione riflessa diabbondante saliva, la quale, oltre a lubrificare la gola, per facilitare ladiscesa del bolo alimentare, inizia la prima digestione degli amidi, mediantel’azione della ptialina, che è l’amilasi salivare; senza tralasciare laconsiderazione che i cibi si gustano di più, e meglio, se vengono trituratibene, venendo a contatto, meglio e più a lungo, con le papille gustative.

Naturalmente, mangiare lentamente, e masticare bene, devonodiventare un’abitudine, un qualcosa che si fa automaticamente, senza stare lìad essere concentrati su questa funzione; altrimenti, il mangiare non sarebbepiù un piacere, e diventerebbe una fatica, un momento fastidioso, con tuttauna sequela di eventi spiacevoli. La buona usanza di masticare bene  sirivela utile e vantaggiosa soprattutto quando cedete alla tentazione dimangiare un boccone «proibito»: state tranquilli che la triturazioneadeguata e la opportuna insalivazione neutralizzeranno abbondantemente glieffetti tossici del boccone proibito - naturalmente parliamo di qualche

boccone, non di abbuffate di alimenti dannosi.Consigli utili per tutti, ma necessari per coloro che soffrono di turbe acarico dell’apparato digerente, per gli anziani, per i cibi consumati nel pastoserale - la cui digestione intestinale interessa le delicatissime ore notturne,che dovrebbero essere utilizzate per il sonno ristoratore, e non per ripararegli errori di una inadeguata digestione orale.

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edi alle pagg. XXX-XXX, dove i consigli dati, relativi alla visus-terapia, pur non essendo specifici per la miopia, sono in effetti tutti

utili per il trattamento di questo disturbo visivo. Approfondimenti acarattere specifico il lettore potrà farli sulla base della bibliografia, riportatanelle suddette pagine.

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8FG<>:"/ 84:466"7 =7"MALATTIE E RIMEDI NATURALI

- DISTROFIA MUSCOLARE · MIALGIE · STRAPPI MUSCOLARI ·TORCICOLLO · ECC. -

Trattamenti locali - Sui punti critici, cioè sulle fasce muscolariparticolarmente colpite dalla sofferenza, si possono fare degliimpacchi locali, che, essendo dotati di vasoattività, migliorano

l’alimentazione vascolare dei muscoli in sofferenza, e possono indurre unainversione di tendenza, stoppando i mali, e ritonificando la muscolatura. Itipi di impacchi possono essere tanti, tutti molto efficaci: dovete scegliere,avere tanta pazienza e sapervi organizzare.!  L’amaro svedese - Sono comode le applicazioni locali fatte la sera e

rimosse dopo un’oretta, avvolgendo i punti critici con ovatta, bagnatacon l’amaro svedese; non bisogna dimenticare di ungere le zone datrattare, prima di applicare gli impacchi, con olio di oliva o con pomatadi calendula, o con uno degli oli medicinali – leggete pure utilmentequanto scritto alle pagg. XXX-XXX. Durante la giornata, sonosufficienti due applicazioni, una fatta nella mattinata, una nelpomeriggio, da rimuovere quando vi accorgete che l’ovatta è asciutta,perché l’amaro svedese è stato assorbito. Si veda la scheda n° 6, a pag.XX. 

!  Le foglie di cavolo - Una applicazione la sera che duri tutta la notte, euna la mattina per tutta la giornata, possono essere fatte con le foglie di

verza o di cavolo cappuccio. L’importanza di queste applicazioni è bendescritta nel capitolo sul cavolo; ad esso si rimanda il lettore, anche perinformarsi sul modo di fare questi impacchi correttamente. Vedasiutilmente la scheda n° 5, a pag. XX.

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B. Le tisane - Tutte le tisane che regolano la circolazione sanguigna, e cheesercitano un’azione depurativa del sangue, sono utili nel trattamento dellesofferenze muscolari; tuttavia, sono l’alchemilla e la capsella bursapastoris le piante medicinali, indicate quale rimedio principe per curaretutte le affezioni muscolari, specialmente quando trattasi di malattieparticolarmente gravi, e per le quali si siano perse tutte le speranze. È quantosostiene, con profonda convinzione, Maria Treben, nella sua brochüre«Gesundheit aus der Apotheke Gottes», nelle pagine dedicate alla capsellabursa pastoris. Ivi, racconta di avere appreso l’importanza di questa piantada un vecchio opuscoletto sulle erbe medicinali, che le era stato regalato daun anziano signore. Una notte, sentì un istintivo impulso ad aprire a caso ilmanuale avuto in dono, e le capitò di leggere alcune righe sul trattamentonaturale delle distrofie muscolari: «quando avete tentato di tutto mainvano, per curare le distrofie muscolari, allora resta da fare soltanto

questo: la capsella bursa pastoris, finemente tagliuzzata, posta al sole opresso un focolare, nell’acquavite, per dieci giorni; con questa,massaggiate alcune volte durante il dì, bevete quattro tazze di tisana dialchemilla». Alcuni giorni dopo questa scoperta notturna, la Treben ebbemodo di aiutare alcuni sofferenti di distrofia muscolare che si erano rivoltia lei; e le era parso che i due eventi fossero strettamente correlati, perl’azione di una forza misteriosa che la guidava.

Schematicamente, perché siano meglio chiarite le indicazioni date nelbreve passo citato sopra, in caso di gravi sofferenze muscolari, si proceda inquesto modo:!  mettete assieme 100 gr di capsella bursa pastoris e un litro di un

distillato dalla gradazione alcolica di 38-40 gradi, orientandovi secondole indicazioni date per l’amaro svedese, nella scheda n° 6, a pag. XX. Seutilizzate la pianta fresca, tagliuzzatela, e riempite con essa il recipiente,aggiungendo il distillato scelto fino a qualche centimetro al di sotto delcollo della bottiglia. Usate l’acquavite di capsella così ricavata, per faredegli impacchi sulle fasce muscolari in sofferenza, usando sempre ovattaabbondante, così come indicato quando dovete usare l’amaro svedese.

!  Bevete quotidianamente un litro di tisana di alchemilla, mezzo litronella mattinata, dalle ore 10.00 alle 12:00, e mezzo litro nel pomeriggio,a piccoli sorsi distanziati; fate bollire un litro d’acqua, spegnete,aggiungete due cucchiaini abbondanti di alchemilla, filtrate dopo 5minuti. Questa tisana agisce anche in direzione di ernie inguinali,prolasso uterino, prolassi intestinali, enterocele, laparocele, ecc; e sicapisce anche il perché, dal momento che l’alchemilla rilascia dei

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principi particolarmente capaci di rafforzare la muscolatura, a tutti ilivelli, ed in qualunque sede corporea. Vedete anche quanto scritto nelparagrafo relativo alle ernie inguinali, a pag. XXX.

!  Un eventuale opportuno ciclo di terapia con tisane depurative delsangue può essere fatto seguendo i consigli dati nelle pagg. XXX-XXX.

C. I semicupi - Seguendo le indicazioni date nelle pagg. XX-XX, ilsofferente di distrofia muscolare, o di altre miopatie, faccia un semicupiouna volta per settimana; le erbe da utilizzare, oltre alle ortiche eall’equiseto, possono essere i fiori di camomilla, la salvia, l’iperico, lepunte dei rametti dell’abete o del pino, l’alchemilla, il timo, la malva,che esercitano una attività neurotonica e quindi anche miotonica. Semicupidi questo tipo sono indicati in tutte le forme di paralisi; è opportunoutilizzare ogni settimana un’erba medicinale differente.

D. Altri consigli!  L’uso del lievito di birra, del peperoncino, un regime dietetico

opportuno, l’importanza dell’aria pulita, sono tutte cose giàdescritte altrove: il lettore può orientarsi rileggendo quanto scrittonei paragrafi «esaurimento nervoso» e «stress». Il lievito di birranormalizza la funzionalità intestinale, il peperoncino è un attivatoredel metabolismo generale, una dieta equilibrata esercita unafunzione preventiva antitossiemica, l’aria non inquinata ossigenaopportunamente il sangue: il muscolo si rafforza, si irrobustisce, sitonifica.

!  Per alcuni mesi, assumete anche gli integratori alimentari, così

come indico qui di seguito:•  Pappa reale pura: due spatoline, sciolte sotto la lingua, tutte le

mattine.•  Polline granulare: un cucchiaino la mattina e uno nel

pomeriggio, masticati con un po’ di acqua o di latte.•  Perle di germe di grano: 5 perle nella mattina e 5 nel

pomeriggio.!  Perché non fare un pensierino anche al digiuno quale rimedio

universale di tutti i mali?Se trovate una guida che possa seguire i vari momenti della terapia,orientandovi sull’inizio del digiuno, sulla sua esecuzione opportuna,

e sul momento giusto per interromperlo, l’astensione dai cibisecondo il metodo proposto dagli igienisti - vedi le pagg. XXX-XXX- è qualcosa da prendersi molto sul serio, costituendo esso, a mioparere, un tentativo carico di notevoli potenzialità, che potrebbeanche farci sperare di risolvere gravi patologie muscolari. Sullabontà della terapia attraverso il digiuno, personalmente non hodubbi; piuttosto, il problema è trovare gli specialisti capaci diseguire i digiuni, e, nel contempo, riuscire a convincere il paziente edi familiari a sottoporsi ad una terapia così particolare, che esce fuorida tutti gli schemi terapeutici tradizionali. Butto qui il seme delsuggerimento; se esso cade nel terreno buono, germoglia, e sisviluppa in pianta rigogliosa. C’è sempre chi semina, e altri cheraccolgono.

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ngete le due narici con i bastoncini di cotone, bagnati in un po’ di

olio di oliva, o meglio in uno degli oli medicinali, indicati alle pagg.XX-XX; inumidite con l’amaro svedese (pag. XX), due

batuffoletti di ovatta, o di salviettine di carta morbida - come sono, adesempio i fazzolettini di carta tascabili - e introduceteli, abbastanzaprofondamente, nelle due narici, rimuovendoli dopo un tempo variabile,che giudicherete da voi stessi, a seconda delle situazioni. Concludete conuna ulteriore unzione con olio come detto prima. Precisando che l’usodell’olio, prima e dopo, non è strettamente necessario, e talvolta è ancheimpossibile, per il fastidio che se ne può provare, nonostante le buoneintenzioni di volerlo adoperare.Elenco le situazioni, nelle quali sono opportuni questi semplicissimitamponi nasali:!  Innanzitutto, sono sempre utili di per sé, anche in assenza di particolari

stati patologici, perché disinfettano, purificano, tonificano, rafforzano lamucosa nasale delle narici.

!  Sono attivi sul «locus Valsalvae», cioè su quella circoscritta sezionevascolare del naso, che, se si ammala, è responsabile delle epistassi, cioèdelle emorragie nasali. La rete vascolare locale si rinforza, superando lafragilità capillare, responsabile delle epistassi. La epistassi è trattataampiamente alle pagg. XXX-XXX.

!  Possono rendere la mucosa nasale meno sensibile nei riguardi della

aggressione degli allergeni aerei, responsabili delle riniti allergiche, edelle loro fastidiose manifestazioni nella serie incontrollabile distarnuti. In questi casi, è opportuno associare ai tamponi anche leunzioni con l’olio, il quale è capace di intrappolare gli allergeni in séstesso, come in delle sabbie mobili, neutralizzandoli.

!  Curano eventuali foruncoletti,  o altre lesioni, che venissero a formarsiall’interno delle narici.

!  Inspirando un po’ più profondamente - perché questi tamponi nonimpediscono affatto la respirazione nasale - si ottiene un benefico effettodi rianimazione.

!  Essi possono provocare gli starnuti, e far superare al naso lo stato di

secchezza, se reclinate il capo all’indietro, e premete leggermente ibordi delle narici, di modo che un poco di amaro svedese vada a finirenelle cavità nasali, stimolandone la mucosa di rivestimento.

!  Sono utili ogni volta che si abbia il raffreddore.!  Non sarebbe male, se prendessimo l’abitudine di fare un’applicazione

al giorno, a prescindere da stati patologici conclamati.!  In ultimo, aggiungo che tutte le azioni elencate saranno certamente

potenziate, se, contemporaneamente ai tamponi nelle narici, facciamoanche un impacco sul dorso del naso con ovatta, bagnata con l’amarosvedese.

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H4G>- RAFFREDDORE · RINITE · SANGUE DAL NASO · STARNUTI · ECC.

-

:* )%#%@' *++')(%&*In caso di una rinite allergica, quando cioè la mucosa nasale èinfiammata per una sua particolare sensibilità, aiutatevi

orientandovi secondo i seguenti consigli:!  Fate passare acqua fresca - ma non fredda - per le fosse nasali, tirandola

con forza, dopo di avere immerso il naso nell’acqua, raccolta nella coppadelle due mani o in una bacinella, più volte durante il dì. L’acqua puòanche essere tolta di freddo, se non sopportate quella fresca. Potete usareil contagocce, per scaricare in una narice per volta l’acqua, se nonriuscite con il metodo precedente. L’acqua che attraversa le fosse nasali,spegne volta per volta l’infiammazione della mucosa. Oltre a daresollievo, questo metodo potrebbe risultare anche curativo.

!  Se c’è presenza anche di starnuti, quelli fastidiosi, perché continui,della rinite allergica, ungete le due narici con olio, usando dei bastoncinidi cotone: è probabile che, in questo modo, si blocchi il riflesso dellostarnuto alle sue prime fasi, perché si presume che l’allergene,proveniente dall’aria che si respira, venga intrappolato nelle sabbiemobili dell’olio, non riuscendo così ad innescare la risposta allergica. Èun tentativo. Si consiglia di tenere con sè un po’ di olio in un flaconcinochiuso, e dei bastoncini di cotone, ovunque si vada, per poter fare inogni momento l’intervento suggerito.

!  È utile agire anche sugli occhi, per influire sulle contigue strutturenasali. Prendete acqua corrente fredda tra le mani, accostate tra loro aformare una coppa, e buttatela con una certa energia, sugli occhi aperti,per 5-10 volte di seguito, asciugandovi subito dopo. Ripetete questoesercizio varie volte durante la giornata. Un beneficio ne verrà ancheagli occhi, che in genere sono coinvolti dal particolare stato di sensibilitàche interessa la mucosa nasale. È consigliabile anche quanto è suggeritoe descritto nella scheda n° X, a pag. XX.

!  Preparate anche un collirio naturale, nel modo seguente. Fate bollireuna tazzina d’acqua; portate l’acqua a temperatura ambiente;aggiungetevi un cucchiaino di miele, sciogliendolo bene. Possibilmente,

ogni due ore, instillate 2-3 gocce in ciascun occhio. Questo collirionaturale, mentre rimuove una eventuale concomitante congiuntiviteallergica, scendendo in parte nelle fosse nasali attraverso il canalettolacrimale, aiuta a decongestionare la mucosa nasale. Il collirio varinnovato ogni giorno.

!  Per quanto attiene ad una terapia generale con tisane, vedete quantoviene consigliato alle pagine relative al trattamento delle allergie ingenerale, e delle affezioni delle vie respiratorie.

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La fuoriuscita di sangue dal naso, dovuta alla fragilità dei capillari diquella parte della mucosa nasale detta «locus Valsalvae», in seguito aduno stato allergico, o per altre cause, è un evento abbastanza comune e

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frequente, che non di rado è fonte di preoccupazione ed ansia, sia per ilsoggetto che ne soffre, sia per i parenti, ed anche talvolta per il medico.Senza soffermarci ulteriormente su altri aspetti del problema, dò qui diseguito alcuni consigli di pronto soccorso, ma anche per prevenire ilfenomeno.

!  Intanto, è risaputo che è molto utile una buona cura con la vitamina C,assunta attraverso la frutta e gli ortaggi freschi che la contengano.Oppure, prendendo l’ascorbato di potassio (pag. XX)  almeno per unmese, nel modo seguente: una dose la mattina, una dose a mezzogiorno,una la sera, sciolte in un po’ di acqua, tre quarti d’ora prima di ognipasto. Le dosi devono essere preparate dal farmacista, rispettando iseguenti rapporti ponderali: acido ascorbico, 0,50 gr,. bicarbonato dipotassio, 1 gr. Avverto che non tutte le farmacie sono in grado di fornirequesto preparato; e talvolta non vogliono, perché è una cosa laboriosa,forse un po’ fastidiosa, e non costa molto, rispetto al tempo che occorreper preparare le dosi richieste. Intanto, chiedere a più di una farmacia,eventualmente per telefono, è un tentativo da fare. Se, poi, a conti fatti,la vitamina C sotto questa forma è troppo costosa per voi, in erboristeriae in farmacia potete trovarne altre varianti, più accessibili sotto ilprofilo economico.

!  Ungete le due narici, ed in particolare il «locus Valsalvae», che si trovanel fondo della narice, con olio di iperico (pag. XXX), utilizzando deibastoncini di cotone. Fare questo quotidianamente, ha un effettopreventivo, in quanto, giorno dopo giorno, i capillari si rafforzano,perché si disinfiammano, e vanno più difficilmente incontro alacerazioni, con la conseguente emorraggia. Se non avete disponibile

l’olio di iperico, e neppure uno degli oli medicinali descritti alle pagg.XXX-XXX, utilizzate, senza tentennamenti, semplice olio di oliva, o unaltro tipo di olio.

!  Azione preventiva, e quindi curativa, si esercita anche, e in manieraoltremodo efficace, inserendo nelle narici dei tappi di ovatta, bagnaticon l’amaro svedese, tirandoli fuori dopo un certo tempo. Èconveniente, ma non necessario, ungere prima con olio, e dopo inserire itappi con l’amaro svedese, perché si ha, in genere, uno sgradevolebruciore, dovuto all’azione della base alcolica dell’amaro svedese.D’altra parte, è, questo, un rimedio anche abbastanza rapido, e puòessere utilizzato come pronto soccorso, in caso di episodi di

sanguinolenza nasale, per il suo notevole potere emostatico in taleevenienza: un impacco va applicato anche esternamente, su tutta lasuperficie del naso. Per essere ancora più tranquilli, un ulterioreimpacco con l’amaro svedese va applicato contemporaneamente sullasuperficie posteriore del collo.

!  Nel caso di un’improvvisa emorragia dal naso, se non avete a portatadi mano l’amaro svedese, fate questo tentativo, suggerito daR.A.Hoffmann, op. cit., pag. 249: se il sangue fuoriesce dalla naricedestra, avvolgete strettamente attorno al dito mignolo della manosinistra una benda o un fazzoletto, che toglierete via precisamente dopo3 minuti. Viceversa, benderete il mignolo destro, se sanguina la naricesinistra. Nel caso che il primo tentativo non riesca completamente,ripetete tutta l’operazione dopo 10-15 minuti. È ovvio, diventa

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necessario il ricorso al medico, se anche questo ulteriore tentativo nondovesse avere successo.

!  R.Willfort suggerisce di instillare nella narice alcune gocce di aceto divino, per bloccare le emorragie nasali, anche se fossero quelleparticolarmente ostinate.

!  R.Breuss consiglia, a quanti vanno soggetti ad emorragie nasali, o dellostomaco, dell’intestino, del distretto celebrale, di assumere – su uncucchiaino, non diluite - due volte al giorno, tre gocce di tintura ditormentilla. Oltre che un pronto intervento, è, questo, un trattamento acarattere curativo e preventivo; tant’è vero che, al posto delle goccedella tintura, si può bere quotidianamente una tazza di tisana di radici ditormentilla, preparata facendo bollire assieme per 3 minuti un quartod’acqua, ed un cucchiaino delle citate radici. La tisana si beve fredda, e asorsi distanziati. Se volete preparare da voi stessi la tintura ditormentilla, leggete la ricetta alle pagg. XXX-XXX.

!  N.B. – In caso di «naso secco»: ai fini di un tentativo utile a superare lostato di secchezza del naso,  per provocare il suo inumidimento edanche qualche starnuto, seguite quanto viene suggerito alla voce «lenarici», a pag. XXX.

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e fasce muscolari della regione posteriore del collo sonoparticolarmente impegnate nella postura della testa, soprattutto permantenere il capo eretto. Esse sono tese, ogni volta che i nostri occhi

sono attenti, di continuo, per eseguire, ad esempio, un lavoro delicato,quando si guida con ansia, in condizioni di viaggio particolarmente difficili,oppure quando si soffra di malocclusione. Molte situazioni di stresspossono determinare un superlavoro dei muscoli nucali, per un irrigidimentoriflesso. L’ipertono muscolare, lo stato di contrattura prolungata, possonocomportare ischemia di alcuni distretti circolatori della testa, con deficitdella irrorazione, e del riflusso venoso; possono seguire il mal di testa,disturbi della vista, paramorfismi posturali, o chissà quanti altri disturbiad etiologia ignota, come alcune strane vertigini. In genere, si pensa adun’artrosi cervicale. Ora, o ci sia un’artropatia cervicale, o ci sia solo unindurimento delle fasce muscolari posteriori del collo, è utile seguire iseguenti consigli, quando si soffre in questa parte del corpo:!  Massaggiate delicatamente i muscoli nucali con olio di iperico (pag.

XX), o con olio di oliva, applicando, poi, sulla nuca, un impacco diovatta, sulla quale è stato posto, con un cucchiaio, olio di iperico, o oliodi oliva - tiepido, d’inverno, a temperatura ambiente, nelle stagioni nonfredde - rimuovendolo dopo mezz’ora, o tenendolo per tutta la notte.

!  All’uso dell’olio, che serve a donare elasticità ai muscoli che si trovano

in uno stato di contrattura, è utile aggiungere una terapia locale conapplicazioni di foglie di cavolo verza o di cavolo cappuccio, sullaregione nucale, da tenere per tutta la notte, rimuovendola la mattinadopo, seguendo le indicazioni riportate nella scheda n° 5, a pag. XX. Inquesto modo, si agisce anche su una eventuale concomitante artrosicervicale. Molto opportune sono anche applicazioni di ovatta, imbevutacon l’amaro svedese, per mezz’ora.

!  È utile anche il palming, per decontratturare i muscoli induriti dellanuca, agendo attraverso il sistema oculocefalgiro. Il palming è utileanche quando si viaggia, durante le soste. Chiudete gli occhi,appoggiandovi sopra, a coppa, i palmi delle mani, senza però

comprimere i globi oculari. La durata del palming può andare da pochisecondi, a vari minuti. Ulteriori indicazioni, il lettore le può trovare allepagg. XXX-XXX.

!  Se le cause della rigidità nucale vanno individuate nella malocclusione -cioè in una anomala apposizione delle due arcate dentarie, e neiconseguenti precontatti, che scatenano il riflesso della contratturamuscorale - si deve ricorrere agli specialisti del riequilibrio occlusale.Essendo, questa, una materia oltremodo delicata, e ad alto rischio, è benetenere presente il motto latino «cui fidas, vide», cioè bada bene nellemani di chi ti vai a mettere. Sulla malocclusione, si vedano pure le pagg.

XXX-XXX.!  L’ansia è quasi sempre presente nei pazienti che accusano rigiditànucale. Lo stato ansioso va curato soprattutto attraverso la

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psicoterapia. Tuttavia, se si opera direttamente sulla rigidità muscolare,mettendo in pratica i consigli dati sopra, si aiuta notevolmente lopsicologo, nello svolgimento della sua opera, tendente alla eliminazionedell’ansia dall’animo del paziente; perché, se costui si sente meglio sulpiano psicologico, in quanto avverte una minore rigidità del collo, con

miglioramento di tutto il corteo dei sintomi che accompagnano il «rigornucae», è, di riflesso, meno teso «dentro», e più disposto ad essereaiutato anche sul piano più strettamente psicologico.

!  N.B.  È utile anche andare a riguardare quanto scritto nei paragrafi«esaurimento nervoso», «insonnia» e «stress».

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l principio del «fai da te» è valido per un bricolage di natura domestica,per i piccoli lavori quotidiani di casa nostra, ma non certo per risolvere i

problemi di salute di una particolare complicatezza, come è, certamente,quello dell’obesità. Entro brevemente nel campo di questa vastaproblematica, solo per dare un mio piccolo contributo, con consigli diterapie naturali, per le quali si garantisce la più totale innocuità, noncomportando esse effetti collaterali indesiderati, non presentando essecontroindicazioni.

Le poche cose che suggerisco all’obeso, sono queste:!  Bevi, quotidianamente, delle tisane, orientandoti tra quelle che sono

consigliate per il trattamento di patologie a carico dell’apparato dellariproduzione - vedi i paragrafi «ovaie», e «utero»; e, per una correttafunzionalità tiroidea, vedi il paragrafo «tiroide».

!  Prendi 5 perle di germe di grano, tutte le mattine; un cucchiaino dipolline granulare, che va masticato con un po’ di latte, o con altroliquido; un dado di lievito di birra  nella mattinata, e uno nelpomeriggio, che vanno mangiati direttamente, aiutandosi con un po’ dilatte o acqua, o altri liquidi, oppure bevuti sciolti in un po’ di acqua, olatte, o altro; peperoncino crudo in polvere, consumato a volontà,oppure nella quantità di un grammo per ogni 10 Kg. di peso corporeo,aggiunto ai cibi, quando siano pronti per essere mangiati.

!  Mangia sempre lentamente, masticando bene i singoli bocconi:ricorda che «prima digestio fit in ore», che la prima digestione cioè,

avviene nella bocca, attraverso una adeguata masticazione.!  R. Willfort, op. cit., pag.347, ti raccomanda una tisana di «barba di

mais», preparata e bevuta nel modo seguente: fai bollire un quartod’acqua, spegni, aggiungi un cucchiaino di barba di mais, filtra dopo 2-3minuti; bevi, di questa tisana, un cucchiaio ogni 2-3 ore, durante lagiornata. Lo studioso austriaco te ne garantisce l’efficacia, e la completainnocuità.

!  Se trovi degli specialisti capaci di guidarti, puoi prendere la scorciatoia,sottoponendoti al digiuno, sia esso nella forma proposta da R. Breuss, eda me descritta nelle pagg. XXX-XXX, oppure secondo le modalitàespresse dagli igienisti - vedi alle pagg. XXX-XXX. Non è facile che tu

ti convinca, ed è tanto meno facile trovare gli esperti che ti possanoguidare; personalmente, credo che questa sia la via più breve, e infondo la più facile, tutto sommato, per tentare di risolveredefinitivamente questo grave problema di salute. Nel volume di H.M.Shelton «Il digiuno può salvarvi la vita» - vedi bibliografia – alle pagg.26-33, l’argomento è trattato ampiamente.

!  Tieni sempre presenti i consigli elencati nella scheda n° 7, a pag. XX,relativi ad una dieta ad azione epatoprotettiva: ti saranno oltremodoutili.

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er «contorno degli occhi» intendo le palpebre superiori, le palpebreinferiori, parte della regione zigomatica. Potete curare questa parte

delicatissima del volto senza grossa fatica, e senza perdere tantotempo, solo che seguite i consigli che vi offro in queste poche righe:!  Quotidianamente, almeno una volta al giorno, ungete il contorno degli

occhi - ed anche tutto il viso, se volete - con olio di iperico (pag. XXX),o con olio di maggiorana (pag. XXX), o con olio semplice di oliva, darimuovere con sapone neutro, o con un sapone di erboristeria, ocomprato in farmacia, dopo un tempo che scegliete voi, anche sulla basedelle disponibilità concrete. Vi consiglio, comunque, di togliere via l'olionon prima di averlo tenuto per almeno una decina di minuti.

!  Ogni mattina, mettete in un bicchierino di carta, o in una tazzina, unapiccola quantità di amaro svedese, e uno o due bastoncini di cotone, in

ammollo; quando potete, di tanto in tanto durante la giornata, bagnate ilcontorno degli occhi con i bastoncini di cotone, impregnati di amarosvedese (pag. XX). Lo sporco, che l'amaro svedese residua, rimuovetelocon acqua e sapone neutro.

!  Un trattamento più radicale del contorno degli occhi consistenell'applicare sugli occhi chiusi - ogni giorno - un impacco con unapezzuola, bagnata con l’amaro svedese, e leggermente strizzata, darimuovere dopo un'ora. Si può usare anche ovatta, al posto dellapezzuola. È utile ungere il contorno degli occhi con l'olio di iperico, ocon olio semplice, prima di applicarvi l'impacco, e di ripetere l'unzione,

quando rimuovete la pezzuola; se non avete alcun particolare oliomedicinale, è sufficiente l'olio di oliva semplice. Tuttavia, non èstrettamente necessaria l'unzione con olio, anche se la ritengo opportuna.Si riguardi utilmente la scheda n° 8, a pag. XX.

!  Il palming, il blinking, l'acqua fredda sugli occhi aperti, il sole sugliocchi chiusi, sono tutti consigli dati nel paragrafo dedicato alla «visus-terapia», alle pagg. XXX-XXX: questi stessi esercizi sono utilissimi neltrattamento del contorno degli occhi, ed invito il lettore a metterli inpratica, seguendo le indicazioni date nelle pagine citate.

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suggerimenti:•

  Il contagocce sia con il beccuccio ben levigato; specificate alfarmacista che il contagocce che volete deve essere per usootorinico.

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•  I bastoncini di cotone siano i migliori, per evitare che possanodanneggiare la mucosa di rivestimento del condotto uditivo, ed iltimpano. Mettetene un paio fissi in un bicchierino di plastica, o divetro, nel quale ci sia olio da usare per ungere l’orecchio; a propositodell’olio, nel caso mio, ho fatto uso dell’olio di iperico.

•  Quando instillate l’amaro svedese nell’orecchio, se l’infiammazioneè particolarmente accentuata, è bene che vi tenete appoggiatisaldamente ad un ripiano, perché è facile che abbiate vertigini peralcuni momenti. In ogni caso, non vi preoccupate eccessivamente diquesta reazione, perché è prevista. Se la sensazione di vertigine èmolto intensa, resistete, chiudendo forte gli occhi, e inspirando ariaattraverso il naso profondamente.

•  Se il condotto uditivo esterno si irrita in seguito ai primi contatticon l’amaro svedese, per qualche tempo ungetelo solo con qualcunodegli oli indicati, senza instillare l’amaro svedese. Vedrete chel’irritazione rifluirà in breve tempo, e potrete, così, riprendere conl’amaro svedese.

•  Se avete il senso di vertigine quando mettete nell’orecchio l’amarosvedese, e se questo viene assorbito rapidamente, potete essere certiche l’infiammazione è allo stadio più acuto. Quando, viceversa,scompare la reazione vertiginosa, e quando l’assorbimentodell’amaro svedese diventa sempre più lento, l’infiammazione o èscomparsa del tutto, o sta per scomparire.

•  Impacchi accessori con ovatta e amaro svedese possono essereutilmente applicati sulla regione mastoidea, cioè dietroall’orecchio, contribuendo, così, a superare più facilmente le fasi

acute, e più dolorose, delle otiti. Potete fare applicazioni continue, ointervallate; più impacchi fate, meglio è. Sono possibili ancheapplicazioni di ovatta, bagnata con amaro svedese, direttamente sulpadiglione dell’orecchio, che, in questo caso, va untopreventivamente con olio. Se il padiglione dell’orecchio non tolleraquesto contatto con l’amaro svedese, voi desistete da questo tipo diapplicazioni.

B. Terapia di mantenimento, fase post-acuta!  Continuate semplicemente «sine die», per tanto tempo ancora, con

l’amaro svedese, da instillare nell’orecchio quotidianamente, seguendo

le indicazioni relative, date sopra. Naturalmente, sarà sufficiente farequesta operazione, anche solo due volte durante la giornata,eventualmente la mattina e la sera, seguendo le indicazioni date sopra. Inogni caso, è opportuno non demordere: non crediate con troppa facilitàdi avere vinto definitivamente, per il solo fatto che sono scomparse, ades., le manifestazioni macroscopiche della malattia, quelle piùappariscenti. L’otite è una malattia insidiosa, subdola, che può farcredere di essere «finita», mentre sta covando sotto la cenere, e stapreparando, in un falso silenzio, nuovi attacchi. Non dovetescoraggiarvi: non fatevi illusioni sui tempi, ma sappiate che anche sesolo a piccolissimi passi, vi state muovendo con decisione, e concertezza, verso una guarigione definitiva. Se voi già conoscete inanticipo la natura dei continui alti e bassi di questa malattia, il suo

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andamento ciclico, andrete avanti senza tentennamenti, con la certezzadell’esito finale positivo costantemente davanti agli occhi delle mente.

!  I rimedi naturali elencati sopra, relativi al trattamento specifico delleotiti medie, sono utilizzabili anche per la terapia di altre malattie, odisturbi funzionali dell’orecchio; come, ad es., in caso di otiti non

medie, per la labirintite, la otosclerosi, l’ipoacusia, gli acufeni, lasindrome di Mèniere, le otalgie in genere, le mastoiditi, le meatiti,ecc..

!  Per completezza di informazione, riporto quanto suggerisce R. A.Hoffmann – So besiegte ich den Krebs, pag. 244-246 - per il trattamento,a carattere soprattutto antidolorifico, dell’otite media cronica. Egliconsiglia di prendere, per una settimana, ogni giorno, mattina,mezzogiorno, e sera, e prima di andare a letto, 8 gocce, di «capsicumoplx», della ditta Madaus, e 8 gocce di «Jodum oplx», della stessa ditta,diluite in un bicchierino di acqua, e deglutite – possibilmente - dopo diessere state trattenute in bocca per 5 minuti. Se, dopo questa settimana diterapia, non si sono avuti risultati soddisfacenti, all’assunzione di questimedicinali occorre aggiungere anche 25 gocce di «Pascotox», dittaPascoe, mattina, pomeriggio, e sera, stando certi - aggiunge lo studiosotedesco - di riscontri positivi sorprendenti. I lettori interessati a questorimedio omeopatico, se vogliono ottenere i medicinali indicati, seguanole indicazioni date nel paragrafo sulla colecisti, alle pagg. XXX-XXX,relativi al prodotto omeopatico «Biocholangen». Hoffmann sottolineache le otiti sono associate sempre a patologie a carico della vescica,nella donna, e della vescica e della prostrata, nell’uomo: a suo dire,non si potrà mai guarire completamente dalle otiti, se non si curano

anche vescica e prostata nel contempo, e radicalmente.

C. Altro !  Come in tutti gli altri stati patologici, anche nel caso delle malattie

dell’orecchio è necessaria una severa terapia disintossicantedell’intero organismo, per potenziare le difese organiche naturali, perrendere efficienti al massimo tutti i dispositivi di sicurezza, di cuidispone l’organismo. Sono opportuni un ciclo di terapia del tipo diquello indicato alle pagg. XXX-XXX, e un regime dietetico comeconsigliato nella scheda n° X, a pag. XX.

!  Mentre vi aiutate facendo ricorso ai rimedi elencati sopra, sia sempre

l’otorino la vostra guida, il supervisore, il vostro consiglierequalificato; né mai abbiate a prendere troppo alla leggera le malattiedell’orecchio.

!  Quando il mal d’orecchi interessa i bambini, o quando un paziente sirifiuta di far instillare nell’orecchio l’amaro svedese, fatetranquillamente delle applicazioni di ovatta e amaro svedese sullaregione mastoidea, cioè dietro all’orecchio, eventualmente ungendoprima con olio la zona da trattare. Si tratta di impacchi facili, e moltevolte anche risolutivi dei problemi dell’orecchio; né si debbono temerespiacevoli effetti collaterali.

!  Ai duri d’orecchio, e a tutti gli anziani in genere, è oltremodoconsigliabile utilizzare, almeno una volta al giorno, l’amaro svedesee l’olio, così come indicato nel punto A del presente paragrafo.

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>E4"7/ 84:466"7 =7::7MALATTIE E RIMEDI NATURALI

- CISTI OVARICHE · MICROCISTI · OVARITE · SALPINGITE · ECC. -

l trattamento naturale delle malattie delle ovaie è descritto ampiamentenelle pagine relative alla cura delle patologie dell’utero (pagg. XXX-XXX), e ad esse si rimanda il lettore. Aggiungo qui un rimedio naturale

per tentare di risolvere le ovariti, ed in effetti si ottengono generalmente deirisultati sorprendenti.

Si tratta di una terapia molto semplice, di facile esecuzione, che ha diantipatico soltanto il fastidio di una relativa maleodoranza, cui si puòperaltro rimediare, almeno in parte, con opportuni deodoranti. Tagliuzzatefinemente un po’ di cipolla cruda, e mettetela in un fazzoletto bianco,pulito, di stoffa morbida, formando un tampone, che introducete in vagina,secondo una profondità relativa; il succo della cipolla deve venire incontatto con la mucosa vaginale, la quale ne assorbe i principi attivi, i qualiesercitano una notevole attività di stimolazione della funzionalità ovarica, ecomportano generalmente un rapido superamento dello stato infiammatoriodelle ovaie. Per le ragazze vergini, è sufficiente che il tampone sia posto trale labbra della vagina, perché eserciti la sua azione; è opportuno utilizzareanche un assorbente, che tenga il tampone più aderente all’orifizio vaginale.

Durata dell’applicazione: o tenete il tampone di cipolla per tutta lanotte, oppure, durante il giorno, per 6-8 ore per volta. Alla rimozione deltampone deve seguire, naturalmente, una opportuna igiene intima. Sipossono fare applicazioni continue dei tamponi - rinnovati volta per volta,

ovviamente - fino a quando l’ovarite non sia scomparsa del tutto. Perl’igiene intima, si riguardi anche la scheda n° X, a pag. XX.

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,454=7H6>G" > ,454=7H`">,46"4- ASCESSI DENTALI · GENGIVITE · GRANULOMI · MAL DI DENTI ·

PIORREA ALVEOLARE · PULPITE · ECC. -

n una trasmissione televisiva sulle malattie dei denti e del relativoapparato di sostegno, un odontoiatra qualificato diceva che laparadentosi può essere considerata una malattia sociale, dato che una

indagine demoscopica a riguardo ha evidenziato l’incidenza del 70-80%della malattia tra la popolazione italiana. È bene che non si prenda sottogamba questa patologia, che è insidiosa, ed arreca notevoli danni sul pianodella salute, e sul piano economico. Se la malattia non è tenuta sottocontrollo, il suo carattere evolutivo può portare facilmente alla cadutaprogressiva dei denti: il che è un fatto molto grave sotto tutti i punti di vista,comportando, tra l’altro, un notevole onere economico, quando si ponesse lanecessità e l’urgenza di avere una protesi dentaria. Non è da sottovalutare ilproblema dell’alito cattivo, che accompagna facilmente le paradentosi, ed ilpericolo delle malattie metafocali, cioè di infezioni ad altri organi, a partiredai focolai infettivi di una bocca ammalata.

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Si tratta di procedere su diversi binari, perché la malattia del

paradenzio bisogna aggredirla da tutti i lati possibili, per poterla controllare,ed eventualmente eradicare. Il dentista mi perdoni l’eventuale improprietà dilinguaggio.!  In primis, è necessario il controllo clinico, ed operativo, dello

specialista, il quale, se è bravo e coscienzioso - come deve essere - sapràguidarvi verso la completa guarigione; specialmente se saprete metterein pratica i consigli che darò qui di seguito, i quali devono essereconsiderati complementari, rispetto all’azione primariadell’odontoiatra, la cui opera è insostituibile, soprattutto se c’è darimuovere il tartaro, o altre incrostazioni.

!  Sappia, poi, il lettore, che la paradentosi si combatte quotidianamente,

perché certe cose le dovrà fare tutti i giorni: una scrupolosa igienedentale, e i trattamenti locali con l’amaro svedese.•  L’igiene orale quotidiana. Per poter operare quotidianamente una

buona pulizia dei denti, della gengiva, e del cavo orale in genere,oltre allo spazzolamento con adeguati spazzolini ed opportunidentifrici, che vi saranno indicati dal vostro dentista, dovete avere adisposizione un idrogetto o idropropulsore, per docce orali, e deglispazzolini interdentali. I residui alimentari che, non rimossi,diventano pasto che alimenta lo sviluppo della flora batterica orale -che è l’agente principale di tanti danni alla bocca - si insinuano negli

spazi interdentali, che sono notevolmente ampi, nei pazienti affettida malattie del paradenzio. L’uso dello spazzolino normale risulta, inquesti casi, insufficiente, per cui occorre far ricorso a speciali

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spazzolini, capaci di essere inseriti tra dente e dente, con il risultatodi un’adeguata rimozione dei residui alimentari, insidiosamentenascosti negli spazi interdentali. Accanto a questi speciali spazzoliniinterdentali, è utile, e talvolta anche necessario, l’uso delle doccetteorali: l’idrogetto, o idropropulsore, è venduto in quasi tutte le

farmacie, e dai rifornitori di apparecchiature per dentisti. Èopportuno usare le doccette ad una bassa pressione, quella indicatadai numeri 1 e 2; in ogni caso, sia il vostro dentista ad orientarviverso l’uso migliore dell’apparecchio.

•  L’amaro svedese (pag. XX) è un ottimo decongestionante dellegengive. Prendete un po’ di ovatta, tanta quanta sia sufficiente aformare come un cappuccio su tutta quanta la lingua. Bagnate conl’amaro svedese l’ovatta, e applicatela sulla lingua, come se fosseappunto un cappuccio. Tenete l’impacco per 5 minuti, o anche dipiù, in bocca, dopo di che lo rimuovete. Poi, se vi è possibile,bagnate con l’amaro svedese anche altre due strisce di ovatta, cheapplicherete sulle due arcate dentarie, la superiore e la inferiore,inserendole tra le labbra e le guance. In questa maniera, l’amarosvedese prende contatto con quasi tutte le strutture del cavo orale.Non si impressioni, il lettore, se, nel corso di questo trattamento, siverifica un fenomeno di maggiore sanguinolenza delle gengive:questo evento sta ad indicare l’azione decongestionante dell’amarosvedese. In altre parole, se questo succede, è segno che le gengive, eil paradenzio in genere, necessitano di questo trattamento: per cui,andate avanti tranquillamente con questo metodo, facendo le indicateapplicazioni una volta al giorno, scegliendo liberamente il momento

della giornata, che volete dedicare al trattamento. Se vi trovatedavanti ad una lesione parodontale localizzata ad un solo tratto dellagengiva, fate ugualmente il trattamento ora descritto, che interessatutto il cavo orale, e, nel contempo, applicate localmente un po’ diovatta con l’amaro svedese di tanto in tanto durante la giornata. Ilfenomeno eventuale della lesione della gengiva, in seguito alleapplicazioni di ovatta con l’amaro svedese, può essere utilizzatoanche a scopo diagnostico: in altri termini, in questo modo sipossono individuare delle sofferenze gengivali, o parodontali anchepiù profonde, che non siano evidenti di per sé, ad un semplice esameobiettivo delle condizioni della bocca dalla parte del dentista. Così,

eventuali inapparenti lesioni periapicali saranno messe a nudo daltrattamento con l’amaro svedese; o pulpiti, o altre patologienascoste. Per la verità, è anche da dire che, quando si verifica quellastrana «lesione gengivale» in seguito all’applicazione localedell’amaro svedese, in genere si deve interrompere il trattamento perun certo tempo, fino a quando la lesione non si ripara da sola, ancheperché la gengiva così lesionata non sopporta un ulteriorecontatto con l’amaro svedese.

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,454:"G"- EMIPARESI · EMIPLEGIA · MONOPLEGIA · PARALISI FLACCIDA E

SPASTICA · PARAPLEGIA · TETRAPLEGIA -

coloro che soffrono della riduzione totale, o parziale, della motilità,offro i consigli che seguono, da mettersi in pratica accanto a tutte leterapie che già stessero facendo. Con quali prospettive, con quali

speranze il sofferente dovrà provare a dare credito ai miei suggerimenti?Intanto, facendo le cose che io dico qui, si hanno buone speranze che i malinon andranno ad aggravarsi progressivamente, e talvolta ancheinesorabilmente; ed in secondo luogo, si può accarezzare la speranza diavere qualche miglioramento sia della motilità, sia delle condizioni generali.Sono sempre terapie sicuramente non nocive, non lesive, per cui c’è tuttoda guadagnare, e niente da perdere, se si seguono questi miei sempliciconsigli.!  Ove fosse possibile, a mio parere, sarebbe oltremodo utile fare un

impacco con ovatta, bagnata con l’amaro svedese (pag. XX), su tuttala lunghezza della colonna vertebrale, da rimuovere quando l’ovatta èasciutta, perché tutto il liquido è stato assorbito dal corpo.Un’applicazione del genere va fatta la mattina, e va rinnovata la sera,all’ultima ora. Obiettivo: lentamente, e progressivamente, stimolare erivitalizzare le strutture nervose del canale vertebrale, e quelle cheemergono da esso.

!  Un cucchiaio di amaro svedese va bevuto, diluito in un po’ d’acqua, trevolte al dì, mezz’ora prima dei pasti principali.

!  Almeno una volta alla settimana - meglio se due, ancora meglio se tre -fare un semicupio con ortiche, oppure con equiseto; oppure, unasettimana con le ortiche, e una settimana con l’equiseto. Sui semicupi, sivedano le pagg. XX-XX.

!  L’ascorbato di potassio (pag. XX): tre mesi di terapia con ascorbato dipotassio, un intervallo di due settimane, ed ancora altri tre mesi di questaterapia. Una dose va presa al mattino, una a mezzogiorno, una la sera, trequarti d’ora prima dei pasti, sciolte in un po’ d’acqua. Le singole dosidevono essere composte da un grammo di bicarbonato di potassio, più0,50 gr. di acido ascorbico. È utile farne preparare 90 dosi per volta.

!  Per impacchi locali si possono utilizzare le foglie di cavolo, l’amaro

svedese, la pomata di calendula, l’argilla, il miele, l’olio di iperico, ilfieno greco in polvere, l’olio di oliva  – si veda la scheda n° X, a pag.XX. Le parti del corpo sulle quali applicare gli impacchi, devono essereindividuate volta per volta, a seconda della specificità dei casi, e dellesituazioni concrete. Il modo di procedere nelle applicazioni degliimpacchi, il lettore potrà trovarlo a partire dalla scheda di cui prima.Non sapendo dove fare impacchi, e volendone fare, consiglio delleapplicazioni quotidiane sulla regione pelvica: le vie urinarie, l’apparatogenitale nelle donne, e il tratto terminale dell’intestino, ne trarrannonotevole giovamento. Naturalmente, l’optimum  sarebbe riuscire a fare

gli impacchi su tutta la lunghezza della spina dorsale, per interessaredirettamente tutto il midollo spinale.

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!  È oltremodo utile per il trattamento delle patologie oggetto del presenteparagrafo, tutto quello che viene consigliato al lettore nelle paginerelative a «esaurimento nervoso», «insonnia», «stress»; soprattutto perquanto attiene ai consigli ivi dati, relativi ad una terapia radicale conpiante medicinali ad azione depurativa sul sangue, così come troviamo

alle pagg. XXX-XXX.

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,45v"HG>H- MORBO DI PARKINSON -

on sto qui a dire che è stata trovata la formula per curare questa

grave malattia, ma sostengo che è opportuno fare un tentativo coni rimedi naturali; perché, trattandosi di terapie che sicuramente non

sono dannose, e che in ogni caso esercitano un’azione disintossicantedell’intero organismo, e di attivazione del metabolismo generale, tentare lavia alternativa diventa quasi un dovere.

Se volete trattare il morbo di Parkinson utilizzando eventuali rimedinaturali - non mollando, naturalmente, la supervisione e la guida deglispecialisti, e del medico curante - seguite le indicazioni date nei paragrafi«esaurimento nervoso», «insonnia» e «stress». Mentre il paziente eseguele cure proposte, i familiari possono collaborare con l’assumere unatteggiamento di serena fiducia, e di buona speranza, creando, così, comeun’atmosfera di ottimismo attorno al sofferente, che non potrà non trarnegiovamento e forza interiore, per combattere più adeguatamente il male, daldi dentro.

Più che opportuno sarebbe fare degli impacchi locali quotidiani, per uncerto tempo, sul collo, con i «protagonisti» di cui nella scheda n° 3, a pag.XX: è un consiglio da non sottovalutare, ma tutto da approfondire,soprattutto da parte di eventuali «ricercatori».

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,7::7MALATTIE E RIMEDI NATURALE

- ACNE · DERMATITE · DERMATOSI · ECZEMA · ERUZIONICUTANEE · FORUNCOLI · LUPUS · PSORIASI · TUMORI DELLA

PELLE · ECC. -

’espressione «salvare la pelle» sta a significare «salvare la vita»: sisottintende, qui, l’importanza vitale dell’apparato cutaneo, fino alpunto di rendere il termine «pelle» sinonimo di «vita». La cute è

stata definita anche come la parte più interna dell’organismo, a volereintendere, con ciò, che la pelle, così come si presenta, è il prodotto di tuttal’attività neurovegetativa di un organismo vivente. Sotto il profiloembriogenetico, tanto il tessuto cutaneo, quanto il sistema nervoso,derivano dallo stesso foglietto embrionale, costituito dall’ectoderma: unrapporto di strettissima parentela tra i due tessuti. La pelle costituisce ilmomento in cui un organismo vivente si confronta direttamente conl’ambiente esterno, nel quale è immerso, e con il quale deve fare i conti,ininterrottamente. Il confronto avviene dinamicamente, regolando dicontinuo l’ambiente interno, in direzione di una omeostasi dei liquidi, sullabase delle informazioni raccolte dalle numerosissime stazioni diosservazione, e di constante controllo e monitoraggio del mondo esterno,costituite dall’apparato sensocettoriale.

Un corretto rapporto, costante e dinamico, tra informazioni nervose deirecettori cutanei, e risposta neurovegetativa dell’ambiente interno, fonda lepremesse per una buona salute. L’omeostasi dei liquidi corporei, il corretto

funzionamento del sistema neurovegetativo, si dipingono sulla pelle, chediventa così una evidente spia dello stato di salute di un individuo. Se lapelle è ammalata, ciò significa che l’ambiente interno vive uno stato direlativa alterazione dell’equilibrio del L.E.C. – il liquido extra-cellulare -perché qualcosa non va nel complesso funzionamento degli organi interni.La pelle è un organo talmente «interno», che l’intervento su determinatisegmenti cutanei superficiali, detti dermatomeri, ha effetti notevoli sustrutture organiche che si trovano all’interno del corpo. Questo fatto lo sta adimostrare l’agopuntura, e lo dimostrano gli straordinari eventi che siverificano negli organi profondi, quando si fanno impacchi sulla superficiedel corpo con le foglie di cavolo, con l’amaro svedese, con la pomata di

calendula, o con altre sostanze naturali. D’altra parte, le terapie con tisane,che, bevute, agiscono sull’equilibrio omeostatico, rendono la pelle più bella,comportando una sua «restitutio ad integrum» nel caso sia una cutelesionata. Ed ecco il punto principale della questione: le malattie dellapelle vengono curate soprattutto, se non esclusivamente, medianteopportune ed efficaci cure interne. La pelle è anche, tra l’altro, un organoemuntore, un depuratore, con il carattere di riserva, come un calciatore che èsulla panchina: se i reni non funzionano bene, o sono in stato di superlavoro,se il fegato è malato, oppure è costretto a sovraccarico di lavoro, allora entrain funzione l’apparato cutaneo, per soccorrere quegli organi nella loro

azione di depuratori e di disintossicatori dell’organismo. Se la tossiemianon si risolve in un ragionevole lasso di tempo, anche la pelle va in tilt, esi ammala.

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Le cose, certo, sono molto più complesse di quanto, molto piùsemplicisticamente, ho espresso in queste poche righe. In realtà, intendosolamente lanciare un semplice ed umile messaggio a quanti curano lemalattie della pelle: accanto alle terapie farmacologiche, consigliate sempreai vostri pazienti di fare una cura ad azione antitossiemica. Solo così il

paziente potrà guarire da qualsiasi malattia della pelle! 

A. Le tisane.Accanto ad una oculata sorveglianza sull’apparato digerente – si veda lascheda n° X , a pag. XX – si mettano in pratica i consigli che seguono.L6 HA;6 :2:3; <2 >9/.?2. ?9/ <2826>;882:./9 3K;/5.6287; ?;>/9HH9 ./>2:;3./82

26 GA98>; 7;<;J•  Per tre settimane solamente, ogni giorno, bevete la mattina, appena

alzati, nel pomeriggio, a digiuno, e la sera tardi, prima di andare adormire, un quarto di una tisana, preparata da una miscela di erbe,consigliata «ad hoc» da R. Breuss. La miscela, definita «Nierentee»,cioè «tisana per i reni», è la seguente:- equiseto 15 gr.- ortiche foglie 10 gr.- centinodia 8 gr.- iperico 6 gr.Fate bollire un quarto d’acqua, spegnete, aggiungete un cucchiaio dellamiscela, filtrate dopo dieci minuti. Le erbe filtrate mettetele, poi, in unaltro mezzo litro d’acqua, portate il tutto a bollitura, e lasciate bollire per10 minuti. Spegnete e filtrate. Questo mezzo litro mischiatelo con ilquarto di prima: questi tre quarti beveteli come spiegato sopra.•

  Per altre due settimane, tutte le mattine, verso le ore 10:00, beveteun quarto di equiseto, preparato nella maniera seguente: fate bollireassieme, per un minuto, un quarto d’acqua ed un cucchiainoabbondante di equiseto. Spegnete, e filtrate dopo un minuto.

•  Per due settimane ancora, bevete, tutte le mattine, verso le ore10:00, un quarto di tisana di ortiche foglie, preparando in questomodo: fate bollire un quarto d’acqua, spegnete, aggiungete uncucchiaino abbondante di ortiche, filtrate dopo cinque minuti.

•  Al posto delle tisane dei tre punti precedenti, potete bere, ognigiorno, da un quarto a mezzo litro di tisana di salvia. Anzi, questatisana può essere bevuta anche dopo il ciclo di 7 settimane indicato

prima, per quanto tempo ancora volete, e anche più di mezzo litro aldì, per la sua sorprendente e inesauribile azione depurativa, senzacreare problemi di assuefazione. Ricordo, a proposito, quanto dice lascuola medica salernitana: «cur moritur homo, cui crescit salvia inhorto?»;cioè, «come fa a morire colui il quale tiene la salvia nel suoorticello?».

B. Le applicazioni locali.Oltre a queste terapie, che agiscono dall’interno con la loro specifica

azione antitossiemica - cioè disintossicante, purificatrice del sangue - si puòoperare direttamente, e localmente, sulle singole lesioni cutanee. Tutte lemanifestazioni morbose della pelle possono essere trattate con impacchilocali di amaro svedese, di foglie di cavolo verza o di cavolo cappuccio,di argilla, di pomata di calendula, di miele, di fieno greco in polvere, di

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fieno greco e miele: queste applicazioni portano ad una completa «restitutioad integrum», cioè ad una guarigione totale, senza residuare, a volte,nemmeno esiti cicatriziali, cioè senza lasciare cicatrici. Ci sono ancora tantialtri rimedi naturali, che non riporto qui: la natura è davvero generosa,quando si tratta di aiutarci a salvare la pelle! Per orientarvi, riguardate la

scheda n° 3, a pag. XX.!  L’amaro svedese, se è capace di guarire organi profondi, agendo

attraverso il tessuto cutaneo, tanto più è in grado di curare la pelle stessa.Qualunque neoplasia cutanea, di natura benigna o maligna che sia,trattatela insistentemente con impacchi di ovatta, bagnata con l’amarosvedese, fino ad indurre una sanguinolenza. Se l’applicazione è, ad uncerto momento, troppo dolorosa per il contatto con le strutture nervoseche siano state eventualmente esposte, rimuovete l’impacco dell’amarosvedese, e fatene uno con il miele, o con la pomata di calendula, o confieno greco in polvere, mischiato con miele. Quando togliete questiimpacchi, fatene un altro con l’amaro svedese, per il tempo che si riescaa resistere al dolore, cui segue nuovamente uno di quegli altri impacchi.

E così di seguito. Si tratta di rimedi che sono, in ogni caso,assolutamente innocenti, e che possono dare risultati davverosorprendenti. Ogni impacco con l’amaro svedese su ovatta deve esserepreceduto, e seguito, da un’azione locale con olio di iperico, o con sugnadi maiale, o con pomata di calendula, o con semplice olio di oliva.L’impacco lo si rimuove, per un eventuale intervallo, quando l’amarosvedese sia stato assorbito dal tessuto cutaneo. Nella brochüre di MariaTreben «Gesundheit aus der Apotheke Gottes», si legge, a propositodell’amaro svedese: «sie helfen selbst bei Krebserkrankungen», cioè

«esso aiuta anche in caso di neoplasie»; e, più avanti, «die Tropfenheilen auch Krebs», cioè «le gocce guariscono anche il cancro», «sienehmen Geschwülste», cioè «esse rimuovono i tumori». Cito questefrasi per stimolare la curiosità di dermatologi, di oncologi, del medico ingenere, con la speranza che, dalla semplice curiosità, si passi allo studioe alla ricerca.

!  Chissà, poi, che non sia vero quello che leggiamo in queste pagine.... . Illibro di Maria Treben è reperibile presso molte erboristerie, tradotto initaliano. Alla pag. 61 dell’edizione tedesca, è descritto che «anchelesioni neoplastiche maligne scompaiono completamente», se su diesse si applicano foglie fresche di «plantago lanceolatum», ridotte in

poltiglia, schiacciandole con un oggetto di legno, o con una bottiglia: èscritto proprio così, questo ed altro! E si fa l’esempio di ghiandole«trasformate». Di trattamenti di cancri cutanei si parla alla pag. 18, nelcapitolo sulla calendula; alla pag. 20, nel capitolo sull’aparine, ogalium verum, o mollugo; alla pag. 27, nel capitolo sul chelidoliummajus; alla pag. 66, in un paragrafo dal titolo «Hautkrebs», cioè«cancri cutanei»; alla pag. 86, dove si riparla delle foglie fresche diplantago lanceolatum, quale rimedio per lesioni cutanee neoplastiche.Perché non applicare questi consigli anche nel caso di melanomi?Informo il lettore che, in questo libro, tratto della «calendula» alle pagg.XX-XX e della «plantago lanceolatum» alle pagg. XX-XX.

!  Ovviamente, se certi rimedi vengono indicati come efficaci percombattere neoplasie anche maligne - «relata refero», naturalmente! -,tanto più ne possiamo sperimentare l’efficacia nella cura di lesioni

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cutanee di natura non neoplastica. Per quasi tutte le malattie dellapelle, si può fare ricorso all’amaro svedese, eccetto, naturalmente, neicasi di scottature. Si invita il lettore a seguire i consigli che vengono dativolta per volta, quando si trattano, in appositi paragrafi, i problemi dellapelle in modo più specifico: nell’ indice analitico si può ricercare la

malattia che interessa, e vedere in quali pagine è trattata. Anche per lemalattie della pelle, le applicazioni locali di foglie di cavolo sonooltremodo indicate. Si seguano le indicazioni generali date nella schedan°5 , a pag.XX.

!  Per le singole malattie, tenete presente quanto detto appena sopra. Perquanto riguarda le ustioni, le scottature, gli eritemi solari, attenetevialle indicazioni date nei paragrafi «eritemi solari» e «ustioni». Quantoalla pelle dei bambini, procedete sempre con molta cautela, data lagrande sensibilità, e la particolare delicatezza del loro tessuto cutaneo.Tuttavia, in linea generale, né l’amaro svedese, né gli impacchi dicavolo, presentano degli inconvenienti: basta stare attenti a che gliimpacchi con l’amaro svedese siano di breve durata, sempre preceduti eseguiti dalla unzione della parte da trattare, con olio d’iperico, o conpomata di calendula, con sugna di maiale, o con un olio qualsiasi, e che,quando si fanno applicazioni di foglie di cavolo, a contatto con la pelleci siano le foglie le più tenere, e sempre ben schiacciate.

!  Se la lesione cutanea è costituita da una ferita, lo strato di foglie chericopre questa deve essere formato da strisce intatte di foglie,schiacciate, ma non lacerate, poste le une accanto alle altre e lievementesovrapposte, come una fila di tegole, in direzione orizzontale rispettoalla lunghezza della ferita: questa disposizione particolare fa sì che la

foglia di cavolo non sia irritante delle strutture nervose esposte. Èopportuno anche che siano le foglie tenere a ricoprire la ferita, qualestrato di contatto diretto.

!  L’argilla, la pomata di calendula, l’olio di iperico, l’olio dimaggiorana, il miele, il fieno greco in polvere - da solo o impastatocon il miele - sono utilissimi nel trattamento dei problemi della pelle. Illoro uso è indicato per qualsiasi lesione cutanea. Esercitano unanotevole azione eutrofica, cioè di nutrimento, sul tessuto cutaneo:un’attività locale, quindi, antirughe, antinvecchiamento, inassociazione a cure naturali interne antitossiemiche, come detto piùsopra. Né presentano alcuna controindicazione. Per orientarsi, si veda la

scheda n° 2, a pag. XX.

C. Altro. !  Sulla importanza della respirazione di aria non inquinata per guarire

da tutte le malattie, e quindi anche dalle malattie della pelle, si vedano lepagg. XXX-XXX.

!  Sono correlate al paragrafo presente sulla pelle, le seguenti pagine: XXX(calli), XXX-XXX (capelli), XXX-XXX (malattie esantematiche),XXX (labbra), XXX-XXX (mani screpolate), XXX (peluriaeccessiva), XXX-XXX (psoriasi), XXX (punture d’insetti), XXX-XXX (pus), XXX (rasatura), XXX (rughe), XXX-XXX (acne).

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,7:F5"4 7<<7GG"E4- IPERTRICOSI -

uando voi donne vi trovate in presenza di una peluria, specialmente a

carico del viso, che non prevedevate, che ritenete anormale, e chesicuramente vi dà fastidio, accanto a tutte le altre misure che ritenete

opportuno prendere, mettete in pratica anche il mio consiglio di andare arileggere il paragrafo relativo al trattamento delle malattie dell’utero (pagg.XXX-XXX) e delle ovaie (pag. XXX), perché, essendo i peli un caratteresessuale secondario, è importante fare delle cure che aiutino soprattuttole ovaie a funzionare meglio. Quello che si può, e si spera di ottenere, è ilnon peggioramento della situazione, ed un miglioramento generale dellostato funzionale degli organi dell’apparato della riproduzione; il che, inverità, non è poi tanto poca cosa.

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,7H7MALATTIE E RIMEDI NATURALI

er tutte le patologie che interessano il pene, seguite le indicazioni

date nel paragrafo relativo alla cura delle malattie dei testicoli, allepagg. XXX-XXX. Inoltre, per eventuali stati irritativi del pene, di

lieve entità, è sufficiente anche il solo ricorso ad unzioni ripetute con oliodi oliva; meglio ancora se avete disponibile l’olio di iperico o qualcunodegli oli medicinali, di cui alle pagg. XX-XX.

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!  Se, poi, fate uno o due impacchi al giorno con l’amaro svedese  –scheda n° 5, a pag. XX – ciascuno della durata di mezz’ora-un’ora, siguarisce anche prima.

!  Si riguardino utilmente le pagg. XXX-XXX, relative al trattamentodell’artrosi.

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e la tosse viene definita dal vostro medico «pertosse», oltre adorientarvi rileggendo quanto scritto nel paragrafo sulle basse vie

respiratorie, alle pagg. XXX-XXX, e le indicazioni date per iltrattamento di una tosse normale, a pag. XXX, tra le tisane che la naturamette a nostra disposizione per lenire la tosse, potete sceglierne qualcuna,tra quelle che elenco qui di seguito, sulla base di quanto consiglia R.Willfort - op. cit., pag. 576. La scelta va fatta anche tenendo conto deglieventuali gusti particolari del paziente, essendo la pertosse una tipicapatologia dell'età infantile. Premetto, intanto, che le tisane vanno addolcitecon il miele, che deve essere aggiunto quando la bevanda non è più bollente,ma è solo tiepida; il miele rende, naturalmente, più gradevole la tisana.

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,"4W]7Sono tutte utili le applicazioni locali, di cui nella scheda n° 3, a pag.

XX. Si riguardi utilmente anche il paragrafo «pus».

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,"4G65"H>,7H"4- MORBO DI WERLHOF · TROMBOCITOPENIA · ECC. -

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obbligatoriamente, bevete a sorsi mezzo litro di tisana di ortiche foglie,preparata facendo bollire l’acqua, aggiungendo due cucchiaini di ortiche,dopo che avete spento, e filtrando dopo 5 minuti. Quando la tisana èdiventata tiepida, potete aggiungere un cucchiaino di miele, che potenzial’azione dell’ortica.

!  Nel pomeriggio, lontano dai pasti e a sorsi, bevete mezzo litro di tisanadi equiseto. Fate bollire assieme mezzo litro d’acqua e due cucchiaini di

equiseto, per un minuto. Spegnete. Filtrate dopo un minuto. Se volete,addolcite con il miele, come detto sopra.

!  Mangiate con un po’ di latte, o con un po’ d’acqua, oppure bevete,sciolto in un po’ d’acqua, o di latte, o d’altra bevanda, mezzo dado dilievito di birra (pag. XX) tre volte al dì, mezz’ora prima dei pastiprincipali. Se volete, potete consumarne un dado la mattina e uno nelpomeriggio; ed è ancora meglio.

!  O preso nell’ostia, dopo i pasti, oppure miscelato al cibo, quando èpronto in tavola per essere mangiato, ogni giorno non deve mancarel’assunzione del peperoncino crudo (pag. XXX), ridotto in polvere. Ne

potete consumare a piacere, oppure, se volete regolarvi piùcorrettamente, pesatene tanti grammi, quanti corrispondono ad 1grammo per ogni 10 kg di peso corporeo: chi pesa 70 kg, puòconsumarne 7 grammi al giorno.

!  Un quarto al giorno di succhi centrifugati «Breuss», della ditta svizzeraBiotta: mezzo quarto nella mattinata, mezzo quarto nel pomeriggio,bevuto a piccoli sorsi, ben insalivati, prima di essere deglutiti. Ulteriorinotizie su questa eccellente miscela di succhi, il lettore le trova allepagg. XXX-XXX.

!  La pappa reale pura e la pappa di Ginseng: a mesi alterni, prendeteogni mattina due spatoline dell’una, o dell’altra pappa, sciolte sotto la

lingua. In più, comprate il polline granulare, e ne mangiate con un po’ dilatte, eventualmente, un cucchiaino verso le ore 11.00, e uno nelpomeriggio.

!  È opportuno un ciclo di terapia con l’ascorbato di potassio, che durifino alla remissione della malattia. Una dose tre volte al dì, tre quartid’ora prima di ogni pasto principale, sciolta in un poco di acqua. Ognidose sia formata da un grammo di bicarbonato di potassio e da 0,50gr. diacido ascorbico. Ulteriori notizie le potete trovare alle pagg. XXX.

!  Se soffrite di stitichezza, curatevi seguendo le indicazioni datenell’apposito paragrafo, alle pagg. XXX-XXX. Altre eventuali malattie,di cui state soffrendo, oltre alla piastinopenia, vanno combattute tenendopresenti i consigli dati nelle apposite pagine.

!  Controllate, presso il vostro dentista di fiducia, le condizioni dei denti,della gengiva e della bocca in genere, e curatevi, se viene riscontrato

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qualcosa che non va. In ogni caso, fatevi fare un attento e scrupolosotrattamento di igiene orale, sulla cui indispensabilità non è mai troppoinsistere, a tempo opportuno ed inopportuno. Riguardate il paragrafo«paradentosi».

!  Non sottovalutate possibili fattori psicologici, che, se non fossero

eventualmente cause determinanti, potrebbero costituire elementi cheaggravano la malattia, o che impediscono la guarigione totale,nonostante tutti gli interventi terapeutici di natura farmacologica, o dialtra natura.

!  Attenti all’aria che respirate. Fumo, naftalina, ed altri inquinantiatmosferici, sono tutti assolutamente da eliminare; rileggete le relativepagg. XXX-XXX.

!  «In amaritudine salus»: se riuscite, bevete un cucchiaino di amarosvedese  la mattina, uno a mezzogiorno, uno la sera, diluiti in un po’d’acqua, mezz’ora prima dei pasti principali. Questo farmaco naturale èun ottimo attivatore e regolatore del sistema emopoietico, quellodeputato, cioè alla formazione di tutti gli elementi figurati del sangue,fra cui ci sono da annoverare le piastrine.•  I consigli articolati nei punti precedenti sono utili, qualunque sia la

natura della etiopatogenesi di questa malattia. Si tratti di un processoautoimmune, che provoca una distruzione abnorme delle piastrine, oinvece di un deficit dell’attivita emopoietica, piastrinopoietica, nelcaso nostro, del midollo osseo, oppure di cause ignote, come nelmorbo di Werlhof , i metodi naturali suggeriti agiscono in tutte ledirezioni. Come ciò avvenga, al lettore, al momento, non interessamolto; la ricerca in questa direzione spetta agli studiosi. È augurabile

che il mondo della ricerca si sensibilizzi a riguardo, per trasformarein scienza scolastica ufficiale, quello che ancora sa, purtroppo, disola empiria, per necessità di cose.

•  Ad eventuale integrazione di quanto detto sopra, il lettore riguardianche il paragrafo «anemie».

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protagonisti delle applicazioni locali, di cui nella scheda n° 3, a pag.

XX, sono tutti utili per trattare efficacemente le situazioni di sofferenzae di malattia del piede. In particolare, sono indicati gli impacchi con

l’amaro svedese e con le foglie del cavolo verza o del cavolo cappuccio.Inoltre, siccome sulla pianta del piede sono localizzati dei centri nervosi,stimolando i quali si opera, per via riflessa, una azione di attivazione deicorrispondenti organi e distretti corporei, le applicazioni locali dei rimedinaturali, di cui sopra, esercitano anche una azione benefica su tuttol’organismo. Applicazioni del genere possono essere finalizzate utilmenteanche ad un’azione distensiva generale, con effetto, quindi, antistress. Allettore ed ai ricercatori il compito di tirare ulteriori conclusioni pratiche,sulla base di queste poche e semplici considerazioni, suscettibbili di sicuri evasti approfondimenti.

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Vedi il paragrafo «vie respiratorie».

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rattate utilmente queste lesioni virali con impacchi locali. Sonoconsigliate le seguenti applicazioni, da farsi direttamente sul porro osulla verruca.

•  Amaro svedese e ovatta - scheda n° X, pag. XX.•  Miele e ovatta•  Fieno greco in polvere, mischiato con miele, e ovatta - pag. XX.•  Uno spicchio d'aglio schiacciato•  Le foglie di verza, o di cavolo cappuccio - scheda n° X, pag.XX.•  L'olio di iperico, o di ruta, o di maggiorana, o anche semplice

olio di cucina - pagg. XXX-XXX.•  La pomata di calendula - pag. XX.•  L’argilla - pagg. XX-XX•  Il bulbo del ciclamino selvatico, fatto a fette, e applicato sul porro..

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a pianta miracolosa, che guarisce tutte le malattie della prostata -ed è indicata non solo nelle ipertrofie, che sono di per sè di naturabenigna, ma anche nei tumori sia benigni, che maligni - è l'epilobio:

è quanto dichiara con convinta fermezza Maria Treben, sulla base diriscontri positivi, da lei verificati, direttamente, o attraverso latestimonianza di diverse decine di pazienti, guariti per il fatto di avereseguito i suoi consigli. Ulteriori notizie su questa pianta medicinale, edindicazioni precise sul modo di preparare, e di bere, le tisane di epilobio, gliinteressati lo troveranno alle pagg. XX-XX. Quello che sottolineo qui, è laprimarietà che assume l'epilobio nel trattamento di tutte le sofferenzedella prostata, per la rapidità con la quale soprattutto rimette a posto lafunzione della emissione dell'urina, che è dolorosa e alterata, quando laprostata è ammalata.

Tutte le altre misure terapeutiche, utili per far guarire la prostata,coincidono più o meno con quelle indicate a proposito della cura dellemalattie della vescica urinaria, alle pagg. XXX-XXX. Chi tiene a portatadi mano l'amaro svedese, lo può usare opportunamente come prontosoccorso per sbloccare la situazione, facendo con esso degli impacchi sullapelvi, nello spazio che si trova tra l'ombelico e l'organo maschile; di tanto intanto, va aggiunto all'ovatta, usata per l'impacco, altro amaro svedese, e si

può lasciare l'applicazione della sera tutta la notte in situ, rimuovendola solola mattina seguente.

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uesta malattia è considerata inguaribile, generalmente. Voi nonconsideratela tale. Ho visto persone guarire completamente, e

definitivamente: perché non dovete fare anche voi un tentativo? Senon doveste guarire - evento anche questo possibile, per cause profonde,resistenti ad ogni tentativo di eradicazione del male, per motivi ancorasconosciuti - avreste, in ogni caso, un netto miglioramento delle condizionigenerali. Perché, in effetti, in queste pagine vi proporrò delle forme diterapia, tendenti tutte a disinquinare l’organismo attraverso il miglioramentodella qualità delle urine, e la regolarizzazione della funzione intestinale.Attraverso questa operazione, normalmente dovrebbe scomparire anche lapsoriasi, che è l’epifenomeno, cioè l’espressione esterna, lamanifestazione superficiale, cutanea, di uno stato di intossicazionegenerale. Occorre, naturalmente, costanza, tenacia, volontà, e decisione: «sevuoi guarire veramente, guarirai sicuramente». Non fosse altro che perchéchi vuole guarire, mette in pratica tutti quanti i consigli che vengonoproposti per combattere la malattia, con buona speranza di ottenere i risultatidesiderati.

Sarebbe augurabile un’adeguata parallela psicoterapia, tendente arimuovere gli stati d’animo negativi, che quasi sempre accompagnano chi èaffetto da psoriasi, e che spesso possono essere considerati come le causepredisponenti, se non proprio determinanti, della malattia: sovente,comunque, ne sono la causa scatenante, ponendosi come l’occasioneopportuna per il conclamarsi della lesione cutanea. Passiamo ora, subito, ai

rimedi naturali da consigliare.!  Maria Treben, alla pag. 55 del testo tedesco «Gesundheit aus der

Apotheke Gottes», propone la seguente miscela di erbe per iltrattamento della psoriasi, che io riporto con i rapporti ponderalidimezzati:

•  corteccia di quercia 5 gr.•  corteccia di salice 15 gr.•  olmaria 20 gr.•  fumaria 10 gr.•  buccia di noce 10 gr.•  chelidonio 15 gr.•  ortica 25 gr.•  veronica 15 gr.•  calendula 15 gr.•  achillea 10 gr.Il mio consiglio è di bere, ogni giorno, per un mese, un litro di unatisana, preparata con questa miscela nel modo seguente: fate bollire,ogni mattina, un litro d’acqua; spegnete, aggiungete quattro cucchiainidella miscela, filtrate dopo cinque minuti. Bevetene, sempre a sorsi,lentamente, mezzo litro nella mattinata, dalle ore 10:00 alle 12:00, emezzo litro nel pomeriggio.

Trascorso un mese, bevete per 15 giorni, quotidianamente, un litro ditisana di ortiche foglie, tra mattina e pomeriggio, preparandola allostesso modo della tisana di cui sopra. Per altri 15 giorni, la tisana

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quotidiana sia l’equiseto, sempre nella quantità di un litro, distribuito trala mattina, orientativamente dalle ore 10:00 alle 12:00, ed il pomeriggio.Fate bollire assieme, per un minuto, un litro d’acqua e 4 cucchiaini diequiseto; spegnete, filtrate dopo un minuto. Un mese, ancora, diterapia sia fatto con la miscela di cui sopra, seguendo le indicazioni già

date a tal proposito. Seguiranno 15 giorni con le ortiche, e 15 giorni conl’equiseto, riprendendo poi con il litro di tisana ricavato dalla miscela. Ecosì di seguito, fino a quando non sarà sopraggiunta una completaguarigione.

!  Consumate, ogni giorno, due dadi di lievito di birra, nel modoseguente: un dado la mattina, possibilmente appena vi alzate, e un dadonel pomeriggio, sciolti in un po’ d’acqua, o latte, oppure mangiatidirettamente, aiutandovi con un po’ d’acqua, o latte. Oppure, inventatevoi stessi un’altra maniera di assumere i due dadi di lievito: quello checonta è prenderli, e tutti i giorni. La notevole azione del lievitosull’intestino fa intuire il perché del mio consiglio dell’assunzionegiornaliera di ben due dadi: si sa bene quanto la corretta funzioneintestinale incida sulla riparazione delle lesioni cutanee, soprattutto perl’azione di quelle tante vitamine che o vengono assorbite a livellointestinale, o vengono sintetizzate nell’intestino dalla flora battericaresidente. La consumazione giornaliera dei dadi di lievito di birra cigarantisce anche, e soprattutto, di evitare ogni forma di stitichezza.

!  Le manifestazioni cutanee della malattia possono essere trattatelocalmente in vari modi. Sono utili l’olio di iperico, la pomata dicalendula, il miele, l’argilla, l’amaro svedese, oppure anchesemplicemente olio di oliva. Molto dipende dalla disponibilità di questi

prodotti, e dal tempo che ciascuno può dedicare a queste particolariapplicazioni. Sono notevolmente efficaci anche gli impacchi con lefoglie di cavolo verza, o di cavolo cappuccio. Tutti i trattamenti localicitati sono efficaci; ma, perché il lettore non si disorienti, suggerisco diprocedere, possibilmente, nel modo seguente, e di riguardare intanto lascheda n° 3, a pag. XX, relativa ai protagonisti delle applicazioni locali.•  nel corso della giornata, fate qualunque applicazione vi sia più facile

da eseguire, secondo il tempo che avete a disposizione, e sulla basedei rimedi naturali pronti: fare qualcosa è sempre meglio che nonfare niente.

•  la sera, poi, applicate localmente ovatta, bagnata con l’amaro

svedese, per circa mezz’ora, cui fate seguire un impacco con fogliedi cavolo verza, o di cavolo cappuccio, che rimuoverete la mattinasuccessiva. Naturalmente, quando rimuovete l’impacco con l’amarosvedese, abbiate l’accortezza di lavare la zona trattata, e di ungerlacon olio, o con la pomata di calendula, prima di applicarvi sopral’impacco con le foglie di verza, o cavolo cappuccio.

!  Una terapia concomitante con l’ascorbato di potassio, che duri pertutto il tempo in cui sono manifeste le lesioni cutanee, è più cheopportuna. Il dosaggio ottimale è quello di un grammo di bicarbonato dipotassio, e di 0,50 gr. di acido ascorbico, per singola dose: prendete unadose la mattina, una a mezzogiorno, una la sera, trre quarti d’ora primadei pasti, sciolte in un po’ d’acqua. Altre notizie sull’ascorbato dipotassio le trovate a pag. XX.

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!  Un opportuno regime dietetico a mirata azione epatoprotettiva  èindispensabile per ottenere una guarigione vera e completa. A talproposito, il lettore può attenersi a quanto ho consigliato nelle pagg.XXX-XXX, relative ad una dieta depurativa del sangue, e protettiva neiriguardi del fegato. È, questo, un punto da non sottovalutare, perché,

mentre con le tisane depuriamo il sangue, non è logico che facciamo, nelcontempo, azione inquinante verso l’organismo, mediante l’assunzionequotidiana di cibi e bevande poco digeribili, e malsani. In questamaniera, i mali che cacciamo via dalla finestra, rientranocomodamente dalla porta.

!  Che l’elioterapia, cioè il trattamento delle malattie mediantel’esposizione al sole, sia utile anche per la cura della psoriasi, lo sannobene i pazienti, i quali, durante la stagione estiva, vedono migliorarenotevolmente la malattia. Presso alcune stazioni termali, poi, si pratica lafotobalneoterapia, per il trattamento della psoriasi: è quanto leggo suun tabellone pubblicitario quando, sulla statale sorrentina, passo vicinoalla stazione termale dello Scraio, in quel di Vico Equense (NA). Ilmedico curante è certamente in grado di dare un primo orientamento allettore che sia interessato a trattamenti elio e fototerapici della psoriasi.

!  Non trascurate di consumare, quotidianamente, il peperoncino, che vaaggiungo, crudo e ridotto in polvere, ai pasti che siano già pronti intavola; oppure va ingoiato nelle ostie, comprate in farmacia, dopo ilpranzo, e dopo la cena. La quantità orientativa sia di un grammo dipeperoncino per ogni 10 Kg. di peso corporeo. Si riguardino pure lepagg. XX-XX.

!  Il riguardarsi dagli inquinanti atmosferici è d’obbligo per tutti, sia per i

sani, perché non si ammalino, sia per i sofferenti di qualsivogliamalattia: a maggior ragione, deve fare attenzione il malato di psoriasi.Sulle «camere a gas» quotidiane, sulla loro pericolosità, si leggano lepagg. XXX-XXX, e si sia scrupolosi nel tirare le debite giusteconclusioni.

!  Non sottovaluti il lettore la sicura incidenza negativa, esercitata sullostato di salute generale, da una situazione patologica dei denti e dellegengive. Non dico che tra sofferenza della bocca e psoriasi si possastabilire una associazione del tipo di causa-effetto, naturalmente; mavoglio ricordare quanto sia indispensabile curare denti e gengive inogni situazione patologica, perché si possa guarire definitivamente. Alle

pagg. XXX-XXX, trovate i consigli per curare la bocca, in concomitanzacon l’azione specifica del dentista.

!  Per completezza, consiglio l’assunzione quotidiana di alcuni integratorialimentari, attivatori del metabolismo, durante tutto il tempo dellaterapia. Un cucchiaino di polline granulare,  masticato con o senzal’aiuto di un po’ di latte, o acqua, 5 perle di germe di grano, duecapsule, o perle, o compresse di biancospino, vanno presi tutte lemattine; nel pomeriggio, prendete due capsule di biancospino, edeventualmente un altro cucchiaino di polline granulare.

!  È mia convinzione che il digiuno terapeutico degli igienisti, o di R.Breuss, possa costituire una vera scorciatoia verso la guarigione dallapsoriasi. Il digiuno secondo gli igienisti è descritto alle pagg. XXX-XXX, quello proposto da Breuss si trova alle pagg.XXX-XXX .

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ono molto utili applicazioni esterne, sulla guancia, incorrispondenza della pulpite, con amaro svedese su ovatta (pag.

XX), durante il dì, e con le foglie di verza (pag. XX), durante lanotte, la cui azione consiste nella decongestione e nella decompressionedei liquidi della camera pulpare, con la conseguenza di visibili rapidimiglioramenti.!  Si riguardino utilmente i paragrafi «arcate dentarie», «bocca»,

«paradentosi».

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pi,vespe,zanzare, mosche cavalline, e tanti altri insetti, muniti dipungiglioni, quando pungono, scaricano nel tessuto cutaneo il

veleno contenuto nel pungiglione. Questo veleno induce,generalmente, una risposta dell’organismo ricevente, in varia misura, che vadal semplice arrossamento dell’area attorno alla puntura, ad una rispostaanafilattica, che può giungere fino a uno stato di shock. È per questo che lepunture degli insetti devono essere sempre temute, e mai sottovalutate.

Per evitare l’urgenza di un pronto soccorso, ricorrete, con rapidità,ad uno di questi rimedi:!  L’amaro svedese è il farmaco naturale che più prontamente risolve il

problema. Si applica, sulla zona interessata dalla puntura, ovatta bagnatacon l’amaro svedese (pag. XX), aggiungendo nuovo liquido ogni voltache si nota che l’ovatta è asciutta. Con queste applicazioni continue,ebbi modo di soccorrere me stesso, senza scompormi più di tanto,quando un’ape mi punse il polpastrello del dito medio della mano destra,che reagì alla puntura con un dolore violentissimo, gonfiore, turgore,ecc. Nel giro di una mezz’ora, il problema era fondamentalmente risolto,anche se la presenza della puntura l’avvertii ancora per qualche giorno,ma senza alcuna particolare conseguenza. Ho sempre notato che l’azionedell’amaro svedese è quella di circoscrivere prontamente il male, senzapermettere la diffusione né locale, né generale: non permettendo quindiche si scateni quella serie di risposte, che possono giungere fino altemibile shock. Nel giro di mezz’ora, guarì completamente un signore,

che incontrai presso il mio meccanico di fiducia, e che voleva essereportato al pronto soccorso per due punture d’insetti, ben evidenti econsistenti, l’una accanto all’altra, sulla natica destra: le due lesioniscomparvero completamente in seguito al trattamento con l’amarosvedese.

!  Gli impacchi con le foglie di cavolo sono utilissime ed indicatissime.Conviene utilizzare le foglie più tenere, per formare lo strato a direttocontatto con la puntura, usando le foglie più verdi per formare gli altristrati. Riguardate la scheda n° 5 , a pag.XX.

!  Applicazioni di ovatta e olio - meglio se si tratta di olio di iperico, o dimaggiorana, o di ruta - sono altrettanto efficaci. Così pure la pomata

di calendula, o il miele, applicati localmente, spalmati su ovatta,rinnovando le applicazioni ogni 2 ore. Chi sa riconoscere la piantaggine(pag. XX), ne può usare le foglie, dopo averle stroppicciate,applicandole direttamente sulla puntura, fissandole con una fascia, o conun fazzoletto.

!  Avendone a portata di mano, farete utilmente delle applicazioni localicon argilla: un po’ d’acqua in una scodella, aggiunta di argilla,miscelatura di acqua e argilla. La crema che ottenete, spalmatela sulpunto della lesione, e tutt’intorno; lasciate che diventi asciutta, erimuovetela con acqua e sapone. È utile, a questo punto, applicare

ovatta e olio, da rimuovere solo dopo una mezz’ora:in verità, si puòrimuovere quest’impacco anche molto più tardi.

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!  Anche il fango, formato con la terra prelevata ad una profondità di oltre10 cm. nel terreno, è efficace: esso viene applicato a mo’ di cataplasmasulla zona dolente. Anzi, la terra, di per sé, anche non trasformata infango, esercita un azione curativa notevole.

!  È opportuno riguardare la scheda n° 3 a pag. XX, relativa ai

protagonisti delle applicazioni locali, per potere preparare i rimediconsigliati in questo paragrafo.

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on sto qui a dire che non bisogna fare le cure antibiotiche, o chenon è necessario ricorrere al proprio medico, per guarire leformazioni purulente, individuate nell’organismo; intendo proporre

una serie di rimedi naturali, che vi possono aiutare nell’indurre lamaturazione dei focolai di pus, e la loro canalizzazione verso l’esterno delcorpo, fino alla eliminazione completa di ogni accumulo di liquidipatologici.!  Il cavolo. Gli impacchi con foglie di verza, o di cavolo cappuccio, sono

un rimedio a carattere risolutivo, se fatti in modo opportuno – si veda lascheda n° 5 , a pag. XX. Si può procedere con applicazioni continue, darinnovare ogni 12 ore - la sera per la mattina, la mattina fino alla sera,ecc. - oppure ci si accontenta del solo impacco della sera, che si rimuovela mattina seguente: il risultato finale è sempre la guarigione, che si potràottenere in tempi più brevi, o in tempi più lunghi, a seconda dellafrequenza delle applicazioni. Sembra proprio che il cavolo abbia unaaffinità tutta particolare per gli accumuli di pus, e pare, ad un certopunto, che li succhi, attirandoli con potenza verso l’esternodell’organismo, inducendo una più o meno rapida maturazione deifocolai.

!  L’amaro svedese.  L’uso locale dell’amaro svedese (pag. XX) ha una

notevole valenza nel trattamento delle formazioni di pus: le sueapplicazioni con ovatta, bagnata con esso, pare che faccianoletteralmente impazzire i focolai, che tendono a maturare, e ad esplodereverso l’esterno, in tempi abbastanza rapidi. Naturalmente, se si tratta diferite purulente, quindi di tessuti con soluzione di continuità, bisognafare i conti con il dolore, che l’amaro svedese può provocare, data la suabase alcolica: tuttavia, non è un grosso problema, perché il dolore non èeccessivo - basta stringere un po’ i denti, e pensare ai benefici che siottengono in breve tempo - e la sua durata non è poi tanta. D’altra parte,se il paziente non sopportasse questo genere di applicazioni, si puòricorrere, senza problemi, agli altri impacchi suggeriti in questo

paragrafo, oppure potete fare applicazioni più mirate, che interessino nondirettamente la ferita, ma che siano messe tutt’attorno ad essa. Sullalesione aperta potete mettere il miele, o il fieno greco e miele, o laverza, utilizzando le foglie più tenere, o le parti delle foglie senza inervetti; oppure anche le foglie di piantaggine, o di ciclamino, di cuidico più avanti.

!  Il miele, il fieno greco. Tanto il miele, quanto il fieno greco, ridotto infinissima polvere, possono essere utilizzati per curare le formazioni dipus, sia in modo isolato, sia associati in un impiastro, formato da fienogreco mischiato con il miele. Le applicazioni vanno rinnovate ogni 2-3

ore, pulendo bene le parti trattate, ogni volta che si passa ad un nuovoimpacco. Se si tratta di ferite aperte, le applicazioni di fieno greco, o difieno greco mischiato con miele, possono essere fatte mettendo prima

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sulle lesioni uno strato di garza finissima, la quale non inibisce l’azionecurativa dell’impacco, e, nel contempo impedisce al fieno greco diaderire troppo tenacemente alla ferita, con possibile conseguentedifficoltà di rimozione. Tuttavia, vanno bene anche le applicazionidirette sulle ferite da trattare.

!  La pomata di calendula  (pag. XX) è utile per far maturare il focolaioinfettivo; e, nel caso di ferite aperte, può essere applicata tantodirettamente, quanto con l’interposizione di uno strato di garza. Gliimpacchi vanno rinnovati ogni 2-3 ore, oppure quando, osservandol’ovatta applicata, notate che ha perso il colorito tipico della sugna ecalendula di prima dell’impacco.

!  L’argilla, applicata localmente, cede al corpo svariati principi attivi,capaci di indurre la maturazione del focolaio di pus. È sufficiente unimpacco al giorno, che si rimuove quando l’argilla si è seccatacompletamente. Lo spessore dell’applicazione sia ogni volta di pochimillimetri. È conveniente preparare in una scodella una quantitàabbondante di argilla - vedi alle pagg. XXX-XXX - utilizzare quella cheoccorre, e ricoprire con acqua la porzione residua, per poterla usarecomodamente nei giorni successivi, perché in questo modo non siindurisce.

!  La piantaggine.  Le foglie di questa pianta sono molto efficaci, e sipossono applicare direttamente, e utilmente, anche sulle ferite aperte,esercitando esse una notevole attività di cicatrizzazione. Prima di essereapplicate, le foglie devono essere stropicciate ed eventualmente anchespezzettate, oltre che ben lavate, naturalmente; anche se i contadini, avolte, le usano anche non lavate, senza correre alcun pericolo di super

infezioni, ma ottenendo, anzi, ugualmente la guarigione. Si riguardinoutilmene le pagg. XX-XX.!  Il ciclamino selvatico, o meglio le sue foglie, pare che siano tanto utili,

quanto gli impacchi già citati, nell’indurre la maturazione dei focolai dipus: ho raccolto la notizia da gente comune, e la trasmetto, precisandoche non ho mai avuto esperienza diretta, o indiretta, di applicazioni delgenere. È un argomento, comunque, da approfondire.

!  La consolida è indicata da R. Willfort - op. cit., pag. 68 - per iltrattamento di lesioni purulente, allo stesso modo che la calendula. Lesue radici, eventualmente comprate in erboristeria, devono essereridotte in polvere; se ne prendono, quindi, da due a quattro cucchiai, che

vengono mischiati con acqua calda, fino a formare una poltiglia tiepida,la quale, stemperata su una pezza di lino, viene applicata direttamentesulla formazione purulenta, rinnovando l’applicazione ogni 2-4 ore. Laconsolida può essere utilizzata anche sotto forma di pomata, la quale,una volta preparata, offre il vantaggio di potere essere conservata per piùdi un anno, tenuta chiusa in vasetti di vetro, nel frigo. Si ottiene seguendola procedura indicata per la preparazione della pomata di calendula,utilizzando, naturalmente, in questo caso, le radici della consolida. Illettore, che volesse avere a disposizione quest’altro prezioso rimedionaturale, segua le indicazioni date a pag. XX, per la lavorazione dellacalendula con la sugna di maiale.

!  Da consigliare vivamente anche l’acquavite di ortiche, di cui a pag. XX.!  In concomitanza con i trattamenti locali, è necessaria una terapia

disintossicante a carattere generale, per mettere l’organismo in

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condizione di combattere il male anche, e soprattutto, dall’interno,attraverso il miglioramento dello «status» di equilibrio dei liquidiorganici, e per la canalizzazione dei liquidi patologici, i quali sono inuna situazione di ristagno, laddove c’è la formazione purulenta, etutt’intorno ad essa. È utile ed opportuno un ciclo di terapia con tisane, 

sulla falsariga di quello indicato nelle pagg. XXX-XXX, o di quelloconsigliato nelle pagg. XXX-XXX.

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on sto qui ad indicarvi il tipo di lametta da usare, o la schiuma dabarba migliore, o la crema più adatta. Quello che vi consiglio è

quanto faccio io, ogni volta che mi rado. Prima di fare la barba,ungete il viso tutto quanto con olio di iperico (pag. XX), o con olio dimaggiorana  (pag. XX), o semplicemente con olio di oliva, oppure anchesolo con un altro olio qualsiasi; ungete di nuovo, dopo la rasatura, elavatevi con acqua tiepida e sapone neutro dopo un certo tempo,concludendo queste operazioni con l’acqua fredda su tutto il volto, ed anchesugli occhi, seguendo le indicazioni che trovate a pag. XXX.

Pochi e semplici suggerimenti, che però vi garantiscono grossi risultati,nel tentativo di salvaguardare la pelle del viso, perché eviterete soprattuttole irritazioni cutanee, le fragilità capillari, la secchezza della pelle. L’olioè, tra l’altro, un tonico per i muscoli, i quali potranno così allontanare dimolto la temuta ipotonia, che minaccia sempre di più, con l’avanzaredell’età.

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mpacchi, semicupi, tisane, terapie generali: tante sono le possibilità ele varietà di malattie a carico dei reni, del bacinetto, dell’uretere,altrettante sono le possibilità e le varietà di terapie, che la natura ha

messo a disposizione dell’uomo. Basta un pizzico di pazienza, la costanzanel portare avanti le terapie proposte, un procedere ordinato, perchè irisultati non abbiano a farsi attendere. Anche situazioni gravi possono esseretrattate, con risultati soddisfacenti. Qui di seguito, esporrò molti rimedi pertrattare questo genere di malattie: il lettore, utilizzando l’intelligenza, ilbuon senso, lo spirito di riflessione, impari a sapere applicare volta pervolta, adattando la scelta dei rimedi alle opportunità dei singoli casi concretida trattare, e che qui, ovviamente, non posso assolutamente prevedere, nétantomeno pre-elencare.

 41 :' *00+%&*L%A#% +A&*+%!  Gli impacchi con foglie di verza, o di cavolo cappuccio, esercitano

una efficace azione decongestionante, per cui sono da consigliare in tuttele patologie suddette. Le applicazioni vanno fatte la sera, e rimosse lamattina, sulla regione del rene sofferente; oppure meglio ancora, su tutti

e due i reni. Non dimentichiamo che, se un rene è ammalato, l’altro èsottoposto ad un superlavoro di compensazione. Si smette di fare gliimpacchi quando, per alcuni giorni di seguito, le foglie non risultano piùmarcite, la mattina quando vengono rimosse: quando si verifica ciò, èsegno che il male, presente nel rene trattato, è stato rimosso, e ladecongestione si è completata. Si veda la scheda n° 5, a pag. XX.

!  L’amaro svedese può essere utilizzato tanto per applicazioni locali,quanto per via generale, bevuto. È straordinaria l’efficacia che questoliquido esercita nel porre a tacere le temutissime coliche renali. Senzascoraggiarvi, quando sia in corso una colica renale, prendete dell’ovatta,bagnatela con l’amaro svedese, e applicatela sulla regione lombare,

corrispondente al rene che è in sofferenza. Aggiungete poi altro liquido,se vi accorgete che l’ovatta è diventata quasi asciutta. Intanto, bevete,contemporaneamente,  un cucchiaio di amaro svedese, allungato con unpo’ d’acqua, per tre volte, a distanza di mezz’ora l’uno dall’altro, se nonsiete astemi. Ricordo di un mio paziente, che superò, procedendo inquesto modo, nel giro di mezz’ora, una colica renale che perdurava daben due giorni, nonostante un trattamento abbastanza severo con fleboquasi continue. Ai sofferenti di patologie renali consiglio di portare consé una scorta di amaro svedese e ovatta, durante eventuali viaggi. Se lecoliche sono dovute alla presenza di calcoli nell’uretere, si fa un

impacco anche sul bacino, insistendo in particolare sul lato dell’uretereinteressato dalla patologia. D’altra parte, è utile fare questa applicazionesul bacino, anche quando la colica sia soltanto renale: è opportuno, cioè,

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fare contemporaneamente  un impacco sul rene, ed uno sulla regionepelvica, pure perché, in questo modo, si agisce, nel contempo, anche sututte le altre strutture pelviche, tra le quali ricordiamo la vescica urinaria.

!  Il dott. Vogel, nel libro «Il piccolo medico», consiglia, in caso dicoliche renali, di restare seduti una mezz’ora in una vasca d’acqua

calda, e di ripetere questo semicupio dopo un breve intervallo di tempo,nel caso che la colica sia più tenace, e più resistente. Suggerisce di farricorso anche a delle applicazioni locali - sulla regione renale,naturalmente - con borse di acqua calda. Io propongo, a questo punto, diutilizzare un calore più biocompatibile, quale è quello di olio caldo, o disugna di maiale, procedendo nel modo seguente: si riscalda olio di oliva,lo si passa sull’ovatta con un cucchiaio, e si applica sui reni, fissandol’impacco con una fascia, o in qualunque altro modo. Se poi si ha adisposizione la pomata di calendula (pag. XX), se ne sciolgono alcunicucchiai sul fuoco, il liquido oleoso lo si passa sull’ovatta, e si fa unimpacco ben caldo sulla regione renale, e sulla pelvi. Invece dell’oliosemplice, si può anche, e meglio, utilizzare l’olio di iperico (pag. XX), ol’olio di ruta (pag. XX), o quello di maggiorana (pag. XX). Ladilatazione del parenchima renale, e di altre strutture regionali, ad operadelle applicazioni calde, dovrebbe far superare le coliche, se queste sonoprovocate dalla compressione da parte di calcoli, o da altro.

!  Per scopi terapeutici, sono utili impacchi con pomata di calendula (pag.XX), fatti seguendo le indicazioni date sopra. Ogni 4 ore circa, siaggiunge altra calendula, sciolta sul fuoco. Un eventuale impacco,applicato la sera, lo si rimuove la mattina seguente.

!  Utili ed efficaci sono anche applicazioni locali con argilla, quella fine

ventilata, propria per maschere e impacchi. Si prepara come una crema,mischiando argilla ed acqua. Se ne distende uno strato di pochimillimetri, sulla zona da trattare; si aspetta che si asciughi, si rimuovecon acqua tiepida. È utile far seguire un impacco con ovatta e pomata dicalendula, oppure con olio di iperico, o di ruta, o con olio di olivasemplice. È sufficiente una sola applicazione al dì. Si veda quanto scrittoalle pagg. XX-XX.

!  I semicupi (pag. XX) con ortiche o con la coda cavallina, sono,naturalmente, oltremodo indicati per queste patologie. Ove sia possibile,se ne possono fare anche tutti i giorni, oppure a giorni alterni. In ognicaso, è utile e sufficiente un semicupio per settimana. È consigliabile

farli la sera, all’ultima ora, perché, in questo modo, si resta a letto adormire, dopo il bagno. Ricordatevi di non asciugarvi, dopo il bagno, edi usare un accappatoio ben caldo, di mettervi in un letto giàpreventivamente fatto caldo con una borsa d’acqua calda, o con altro.

!  L’equiseto trattato al vapore (pag. XX) non può non essere consigliatoin tutte le patologie del rene, anche in quelle gravi, dal momento cheesso trova indicazione nelle malattie neoplastiche, cioè nel trattamentodei tumori, anche maligni, stando a quello che ripete spesso, nei suoiscritti l’austriaca Maria Treben, e che ho riportato sinteticamente a pag.XX. Sono consigliate applicazioni locali sulle regioni renali durante lagiornata, da rinnovarsi ogni due-quattro ore, e si lascia per tutta la nottequello della sera.

!  Il fieno greco  (pag. XX) deve essere ridotto in polvere, e spalmato suovatta, o su di un pezzo di tela, o di lino, prima di essere applicato sulla

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regione renale; se viene miscelato con il miele, è ancora più efficace diquando viene trattato con sola acqua, naturalmente.

!  In caso di calcolosi a carico dei reni, e/o delle vie urinarie, MariaTreben, a pag. 41 del suo libro «Gesundheit aus der Apotheke Gottes»,propone il seguente rimedio: preparate un semicupio con l’equiseto,

seguendo le indicazioni date a pag. XX; mentre state immersi nellavasca da bagno, bevete abbondante tisana calda di equiseto, da prepararecome indicato più avanti: trattenete l’urina per quel che potete, edurinate solamente quando oramai la vescica è ben piena. Maria Trebenafferma che, in questo modo, generalmente, assieme all’urina vengonoeliminati anche i calcoli. Perché non provare?.

B. Le tisane.!  T. 6.>A/. F ?./>2:;3./796>9 ?/;<25. 693 79>>9/9 . <28?;82M2;69 <933KA;7;

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:D9 :A/.>20.B!  L’ononide -  ononis spinosa - «bricht den Stein mit Gewalt!»,

«sbriciola i calcoli con potenza!», afferma la tradizione popolare,secondo quanto riferisce R. Willfort,  op. cit., pag. 180. La tisana diononide si prepara nel modo seguente: mettete due cucchiaini di radicidi ononide in un quarto d’acqua fredda; dopo 8 ore, fate bollire il tuttoper qualche secondo, spegnete, e filtrate subito. Non aggiungetezucchero. Bevete a piccoli sorsi distanziati, nella mattinata, dalle ore10:00 alle 12:00. Nei primi giorni, la tisana comporterà un notevoleaumento della quantità di urina emessa, dopo di che l’urina sinormalizza; a questo punto, interrompete per una settimana, per

riprendere un breve nuovo ciclo. E così di seguito, fino a quando nonavete eliminato i calcoli.

!  L’equiseto. Fate bollire assieme mezzo litro d’acqua e due cucchiaini diequiseto, per un minuto. Spegnete. Filtrate dopo un minuto. Bevete asorsi, lentamente, lontano dai pasti.

!  Le ortiche foglie. Fate bollire mezzo litro d’acqua. Spegnete.Aggiungete due cucchiaini di ortiche, filtrate dopo 5 minuti. Bevetelentamente, a sorsi, durante la giornata, lontano dai pasti.

!  La salvia. Fate bollire assieme, per tre minuti, mezzo litro d’acqua e trecucchiaini di salvia. Spegnete. Aggiungete anche un cucchiaino diliquirizia, filtrate dopo 10 minuti. Bevete a sorsi, lentamente, lontano daipasti.

!  La tisana «Frauentee». Fate preparare in erboristeria la seguentemiscela:

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- achillea 50 gr.- camomilla fiori 35 gr.- tarassaco radici 20 gr.- calamo radici 10 gr.Fate bollire mezzo litro d’acqua. Spegnete. Aggiungete due cucchiaini di

questa miscela. Filtrate dopo 5 minuti. Se volete addolcire la tisana,aggiungete anche un cucchiaino di liquirizia, o di menta, o di semi dianice, assieme ai due cucchiaini di miscela. Bevete a sorsi, lentamente,lontano dai pasti.

!  La gramigna. Fate bollire mezzo litro d’acqua. Spegnete. Aggiungetedue cucchiaini di gramigna. Filtrate dopo 5 minuti. Bevete un quartonella mattinata, e un quarto nel pomeriggio, a sorsi, lontano dai pasti.

!  Nierentee, la «tisana per i reni», consigliata da Breuss in varieoccasioni, è costituita dalla seguente miscela di erbe medicinali:-  equiseto, 15 gr.-  ortiche foglie, 10 gr.-  centinodia, 8 gr.-  iperico, 6 gr.Essa si prepara in questo modo: fate bollire un quarto d’acqua, spegnete,aggiungete un cucchiaino della miscela di erbe, filtrate dopo 10 minuti.Le erbe filtrate, mettetele in un altro mezzo litro d’acqua, portate il tuttoa bollitura, e lasciate bollire, tutto assieme, per 10 minuti. Filtrate, emischiate questo mezzo litro d’acqua con il quarto preparato prima.Questi tre quarti di tisana vanno bevuti, freddi, e sempre lentamente, trala mattinata, dalle 10,00 alle 12,00, e il pomeriggio, lontano dai pasti.

!  In caso di calcolosi (calcoli, renella, sabbiolina, concrezioni, ecc.),

intanto vanno bene tutti i consigli dati precedentemente, in più si tengapoi presente l’erba «spaccapietra»  - ceterach officinarum: fate bolliremezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungete due cucchiaini dispaccapietra, filtrate dopo 5 minuti. Bevetene un quarto nella mattinata,e un quarto nel pomeriggio, sempre a sorsi, lentamente, lontano daipasti. Se è vero il motto latino «nomen omen», si può ben sperare che la«spaccapietra» risolva il problema dei calcoli.

!  Una miscela di erbe, proposta da Willfort, utile non solo in caso direnella e di calcoli, ma anche in corso di nefrite, e di altreinfiammazioni del rene, specie se si è in presenza anche di ematuria:O .5/27;62. %+ 5/B

- ononide 25 gr.- rabarbaro radici 25 gr.Fate bollire tre quarti d’acqua, spegnete, aggiungete quattro cucchianiabbondanti della miscela, filtrate dopo 5 minuti. Un quarto va bevuto diprimo mattino, a digiuno, il restante mezzo litro durante la giornata,sempre a sorsi, e lontano dai pasti.

C. Altro.!  Il farmaco omeopatico di elezione, proposto da R. A. Hoffmann, per

liberare i reni dai calcoli – che nella maggior parte dei casi si risolvonocon totale esito positivo, sempre a detta del naturopata tedesco - è ilBiorenal, della ditta Wulf Rabe, di Berlino, da richiedere presso lefarmacie che vendono anche prodotti omeopatici. Se trovate difficoltà areperire questo prodotto omeopatico da noi, seguite i consigli relativi al

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«Biocholangen», di cui alle pagg. XXX-XXX. Sono tavolette che sisciolgono lentamente in bocca, una ogni tre ore, proseguendo per oltretre mesi. In caso di calcoli  renali, le tavolette vanno prese ognimezz’ora l’una dall’altra, fino alla cessazione completa dei dolori.«Biorenal» è utile per tutte le affezioni renali.

!  Per consigli relativi ad uno stato di insufficienza renale, che abbiaportato il paziente in dialisi, veda il lettore quanto scritto nel paragrafo«emodialisi». Per eventuali tumori ai reni, si riguardi il paragrafo«tumori».

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l trattamento delle rughe passa attraverso le cure interne, a carattereantitossiemico – vedi il paragrafo «pelle»! - e deve tenere conto

dell’importanza fondamentale dei fattori psicologici. Quanto ad unaterapia generale disintossicante, si vada a leggere quanto consigliato nellepagg. XXX-XXX; gli aspetti psicologici dei trattamenti antirughe esulanodagli obiettivi del presente lavoro. Resta da toccare un terzo punto, intornoad eventuali cure locali delle rughe; ma, anche per questo, non c’è che dafare riferimento ai consigli dati a proposito del trattamento del contornodegli occhi, a pag. XXX. Si aggiunga una maschera d’argilla una volta lasettimana, tenendo conto delle indicazioni date alle pagg. XX-XX.

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er il trattamento di questa grave patologia,. il lettore vada a riguardarele pagine sulla distrofia muscolare  (pagg. XXX-XXX), e quelle

relative al trattamento delle paralisi  (pagg. XXX-XXX), perorientarsi secondo i consigli ivi proposti. Le applicazioni locali sarannofatte su tutta la lunghezza della colonna vertebrale, per potere agire sulmidollo spinale. Sono opportuni anche impacchi sul collo, che influenzanol’attività del sistema nervoso, nel momento in cui emerge dalla scatolacranica, per scendere nel canale vertebrale. Restano inalterati i consiglirelativi ai semicupi, da farsi mediamente uno per settimana, e tutte leindicazioni relative alle due tisane, proposte per il trattamento delle distrofiemuscolari; come pure il preparato di capsella con una base alcolica, con ilquale è utile massaggiare in particolare la colonna vertebrale ed il collo, maanche tutti i muscoli che siano in sofferenza, almeno tre volte al dì.!  È mia personale convinzione che la terapia del digiuno, sia essa quella

degli igienisti (pagg. XXX-XXX), o l’altra secondo R.Breuss (pagg.XXX-XXX), ha una sua grossa validità nel trattamento della sclerosimultipla. Preciso, tuttavia, che non ho mai avuto esperienze dirette inmateria, non avendo mai trattato casi del genere, con il digiuno, néavendo visto curare da altri specialisti malati di sclerosi multipla,utilizzando il metodo dell’astensione dai cibi. Intendo qui solo suggerire,ad eventuali lettori-ricercatori, di seguire una via nella quale credo, eche ritengo valida per il trattamento di tutte le patologie considerategravi, e senza speranze. Come ho detto altrove, il problema è piuttosto

un altro, ed è quello di trovare specialisti che siano esperti di queste dueforme di digiuno, e di riuscire a convincere i pazienti e i loro parenti asottoporsi a presidi terapeutici così singolari.

!  Nel volume degli igienisti «Il digiuno terapeutico», alle pagg. 30-31, sitrova il seguente brano, relativo al trattamento della sclerosi multiplamediante il digiuno assistito: «La terribile malattia, la sclerosi multipla,è stata trattata con successo col digiuno. Il dott. Shelton afferma chemolto progresso può essere fatto in un gran numero di casi in statoavanzato, anche se il recupero non è sempre completo. Il dott. RichardGelthner del Sanatorium Blaubeuren, in Germania, documenta che trepazienti affetti da sclerosi multipla, “i quali accettarono di fare la cura

del digiuno, furono liberi da paralisi, dopo un digiuno di 18-21 giorni”.Uno di questi pazienti, dopo il digiuno, ebbe una nuova ricaduta, e fu dinuovo trattato con un periodo di astinenza di 14 giorni. Durante isuccessivi tre anni di osservazioni, non ci fu nessun’altra ricaduta».YA3 <252A6; .8828>2>;4 ?/;?;8>; <.532 2529628>24 23 39>>;/9 /25A./<2 39 ?.55BrrrOrrrB

!  Tornando agli impacchi, quelli di più semplice esecuzione sono, a mioparere, le applicazioni di amaro svedese  (pag. XX). C’è il problemache esso tende a sporcare facilmente la biancheria, nonostante tutti gliaccorgimenti, ma credo che valga la pena di rischiare simili danni,

quando si sta facendo un tentativo tanto nobile, quale è quello dicombattere la sclerosi multipla; suggerisco comunque di utilizzare labiancheria già irrimediabilmente compromessa, ogni volta che fate gli

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impacchi con l’amaro svedese. Preparate una buona scorta di questomedicinale, consistente in diversi litri, che siano sempre a portata dimano: quando la quantità di amaro svedese è notevole, viene di più lavoglia di fare applicazioni frequenti, e opportunamente abbondanti. Peruna terapia intensiva, occorre fare un impacco la sera, da rimuovere la

mattina seguente, ed almeno un altro impacco durante la giornata, cheduri il tempo di assorbimento dell’amaro svedese da parte del corpo.Non dimenticate di ungere con la pomata di calendula, o con uno deglioli medicinali, o almeno con olio semplice, la colonna vertebrale, e leeventuali parti del corpo, sulle quali dovete applicare l’ovatta, bagnatacon l’amaro svedese; una seconda unzione deve essere ripetuta, quandorimuovete l’impacco. L’applicazione sulla colonna vertebrale siaquanto più larga possibile, soprattutto a livello della regione lombare,dove è bene che l’impacco interessi anche i due reni. In ultimo, ricordoche l’amaro svedese può essere anche bevuto, nella quantità di uncucchiaio o cucchiaino un’ora prima di ogni pasto principale, in formaassoluta, oppure diluito con un po’ d’acqua.

!  Quanto alle tisane, esprimo una mia personale preferenza per alcunepiante medicinali; in particolare, ritengo utile una terapia, a carattereciclico, con vischio, ortiche, equiseto, a scadenza mensile, procedendonella maniera che indico qui di seguito:•  "+ M%.&R%A1 Z93 ?/27; 7989 <93 :2:3;4 H909>9 GA;>2<2.6.796>9 >/9 GA./>2

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/28A3>.>2 ?;82>2024 9 6;6 82 ?;>/X 7.2 <2/9 <2 .09/ ?9/8; >97?;4 7.2i!  Questo principio vale anche per l’assunzione degli integratorialimentari, quali la pappa reale, l’olio di germe di grano, il pollinegranulare, il lievito di birra, il peperoncino, indicati nel paragrafo

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sulle distrofie muscolari. Per un trattamento più completo, ed una terapiapiù intensiva, sarebbe utile anche un bicchierino al giorno di succhicentrifugati di Breuss, sui quali il lettore può trovare ulterioriinformazioni alle pagg. XXX-XXX.

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SINUSITE FRONTALEPotete curare l’infiammazione a carico della mucosa di

rivestimento dei seni frontali, nel modo seguente:!  Fate una serie di impacchi sulla regione frontale, ogni sera, e

possibilmente, ogni mattina, con ovatta bagnata con l’amaro svedese;ungete la fronte con olio di oliva, prima di applicare l’impacco, elavatela quando avete tolto l’applicazione. Durata di ogni impacco:mezz’ora circa, oppure fino a quando non sia stato assorbito tuttol’amaro svedese. Il ciclo degli impacchi terminerà, quando vi sentiretebene. Per preparare l’amaro svedese, vedete la scheda n° 6, a pag. XX.

!  Se volete guarire prima, e più radicalmente, la sera, quando aveterimosso l’impacco con l’ amaro svedese, fate un impacco frontale conle foglie di verza, o di cavolo cappuccio, che rimuoverete solo lamattina seguente. Nel caso che non avete disponibile l’amaro svedese,sono sufficienti gli impacchi con il cavolo, per eliminare, da soli,questo male. Riterrete concluso il ciclo di terapia, quando gli impacchicon le foglie di verza, o di cavolo cappuccio, cominceranno a nonrisultare più alterati, acidi, puzzolenti, bagnati ecc.: vedete la scheda n°5, a pag. XX.

!  Anche se l’azione locale mediante gli impacchi è, da sola, sufficiente arisolvere questa patologia, sarebbe utile bere, per un mese almeno, laseguente tisana di fiori di malva, preparata così: la sera, mettete 4cucchiaini di fiori di malva in mezzo litro di acqua fredda, filtrate la

mattina seguente. Bevete a sorsi, lentamente, dalle ore 10.00 alle ore12.00. Se volete bere la tisana nel pomeriggio, la mattina mettete iquattro cucchiaini di fiori di malva nel mezzo litro d’acqua fredda, efiltrate verso le ore 14.00.

!  Nel corso di questa terapia, sarebbe utile aiutare anche l’intestino,mediante l’assunzione quotidiana di dadi di lievito di birra - mezzodado la mattina, mezzo dado prima del pranzo, e mezzo prima dellacena, sciolti in un po’ d’acqua, o sciolti direttamente in bocca, aiutandosicon un po’ d’acqua o di latte - e di peperoncino crudo, in polvere,aggiunto ai cibi, a piacere, nel momento in cui il pasto deve essereconsumato.

U1 G"HFG"67 768>"=4:7!  Tutto come per la sinusite frontale, perché facendo impacchi sulla

fronte, si ha un’azione di drenaggio, che interesserà sicuramente anche iseni etmoidali, confinanti, contigui, e comunicanti con i seni frontali.

<1 G"HFG"67 84G<7::457!  Siccome, molto spesso, questo tipo di sinusite è di natura odontogena,

nel senso che è la conseguenza di una patologia che interessa le struttureperiapicali dei denti del mascellare superiore, è opportuna un’indagine

radiografica, e una visita odontoiatrica, per identificare le cause prime diquesto male. In ogni caso, fate tutto quello che è stato consigliato aproposito della sinusite frontale, con la sola differenza della

A.

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localizzazione degli impacchi, che, questa volta, devono essere applicatisulle guance. Mi riferisco agli impacchi con foglie di verza, o dicavolo cappuccio. Naturalmente, questi impacchi, applicati sulleguance, sono attivi anche verso eventuali malattie a carico delmascellare superiore e di quello inferiore, come ascessi dentali, cisti

mascellari, paradenziopatia, gengivite, ecc; per il trattamento naturaledi queste patologie ultime, si riguardino i paragrafi «arcate dentarie» e«paradentosi».

=1 4:65>!  Gli igienisti propongono il digiuno terapeutico anche per il trattamento

delle sinusiti, avendo essi osservato che queste infiammazionirispondono abbastanza bene al digiuno, evidenziando nettimiglioramenti già solo dopo pochi giorni. A volte però occorronodigiuni un po’ più lunghi. Per il «digiuno terapeutico», vedi alle pagg.XXX-XXX.

!  Controllate che nell’abitazione non ci sia alcun inquinamentodell’ambiente dovuto ad insetticidi, tarmicidi, aerosol, fumo disigarette, specialmente nella camera da letto: vedi quanto scritto allepagg. XXX-XXX. Non dimenticate che i seni paranasali  sono dellecavità naturali costantemente «aerate», per cui la qualità dell’aria cherespiriamo è di notevole importanza per il buono stato di salute dellamucosa di rivestimento dei seni.

!  La sinusite si evidenzia radiologicamente, o mediante ladiafonoscopia. Tuttavia, una diagnosi la si può tentare in questo modo:esercitate una pressione sull’arcata sopracciliare, percorrendola a partire

dall’angolo nasale: se la pressione è dolorosa, è probabile che i senifrontali siano infiammati. Per esaminare lo stato dei seni etmoidali,premete sul margine superiore del dorso del naso, al livello dell’angolonasale dell’occhio. Per la sinusite mascellare, esercitate la pressionesull’arcata dentaria superiore, dall’esterno.

!  In tutte le forme di sinusite, è molto indicato il trattamento descritto neiparagrafi «narici»  e «naso», sottolineando, in particolare, il consigliorelativo all’introduzione, nelle narici, di tamponi di ovatta, bagnata conl’amaro svedese, da tenere dentro le narici per almeno 5-10 minuti,cercando pure di provocare starnuti, mediante delle leggere pressioni suibordi del naso, per far sì che un po’ di amaro svedese giunga nelle fosse

nasali:; mentre si esercita questa leggera pressione, è importante che ilcapo sia reclinato all’indietro. Di tanto in tanto, poi, è utile esercitaredelle profonde inspirazioni, sempre allo scopo di far scorrere un po’ delliquido medicinale nelle cavità nasali. Questi tamponi potete farli ancheun paio di volte nella giornata

!  A pag. XX riporto due casi di sinusite frontale, guariti con applicazionidi cavolo e di amaro svedese; sono solo due casi su mille, ma è utile allettore la conoscenza di questi risultati brillanti, soprattutto sul pianopsicologico, per sentirsi più spronati a mettere in pratica i consigli diterapie naturali per risolvere i propri problemi di salute.

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n intero paragrafo è dedicato al trattamento delle malattiedell’utero; i consigli dati – pagg. XXX-XXX - sono,

naturalmente, tutti indicati anche in caso di sterilità. Sottolineol’importanza del vischio, che gode di una stima particolare nellatradizione popolare, per la sua specifica azione antisterilità; tant’è veroche è usanza diffusa regalare un mazzo di vischio durante le festivitànatalizie, per augurare alla coppia di avere, quanto prima, la gioia di unbambino. A Natale nasce il bambinello, nel giorno di Natale si fal’augurio di una normale fertilità: anche, se necessario, con l’aiuto delvischio.

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•  Dovete comprare, in erboristeria, il geranio rosso, il cui nomescientifico è «geranium robertianum»; il geranio blu-violettonon serve allo scopo.

•  Fate bollire mezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungete duecucchiaini di geranium robertianum, filtrate dopo 10 minuti. Un

quarto ne beve la moglie, un quarto il marito.•  Bevete la tisana tutti i giorni, sempre a piccoli sorsi, e lontano

dai pasti, fino a quando non giunge la gravidanza: che, se nondovesse venire dopo un certo numero di mesi, sostiene Breuss,non ci sono più speranze, almeno per quanto riguarda i metodinaturali. Tuttavia, a questo punto, la coppia certamente tenteràaltre possibili soluzioni.

•  Concludo ricordando quanto ho detto all’inizio, cioè che leterapie fondamentali per il trattamento naturale della sterilitàsono quelle descritte alle pagg. XXX-XXX.

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rientatevi secondo i rimedi – tutti validi – descritti nel paragrafo«testicoli», nel tentativo di riattivare la funzione delle gonadimaschili, e di correggerne i difetti anatomici e/o funzionali.

!  Ricordate che sono altrettanto indicati agli uomini – ad eccezione,naturalmente, dei tamponi vaginali – tutti i consigli dati alle donne, nelparagrafo «sterilità femminile»; ad essi si rimanda il lettore interessato.

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sbagliato, e controproducente, mettersi in testa di dovere

andare di corpo necessariamente «tutti i giorni», entro unacerta scadenza, ad una determinata ora, ecc. Si crea, in questo

modo, soltanto uno stato di nevrosi, che non fa altro che aggravare ilproblema. Perché, per evacuare, bisogna innanzitutto stare distesidentro, psicologicamente, e riposati: la distensione psicologica si può,alla fine, somatizzare, diventando distensione della muscolatura lisciaintestinale, e si facilita, così, il movimento del contenuto intestinale finoall’ampolla rettale, per permetterne la definitiva eliminazione versol’esterno. Il lettore deve stare sereno, perché può essere certo che lastitichezza si può vincere - «langsam, aber sicher» cioè, lentamente, sì,ma sicuramente -seguendo i consigli che indico qui di seguito. I quali,messi in pratica, daranno l’effetto desiderato, perché la mucosaintestinale, la peristalsi, cioè il movimento ritmico della muscolaturaintestinale, il metabolismo di tutto l’apparato digerente, sarannomessi nella condizione di operare secondo la loro natura e la lorofunzione, superando lo stato patologico, che si esprime come stitichezza.

!  Un trattamento, che io ritengo fondamentale, consiste in un ciclo difoglie di verza o di cavolo cappuccio  (pag. XX), sul basso ventre:l’obiettivo è quello di agire direttamente sul tratto terminaledell’intestino, dove può verificarsi una eccessiva disidratazione dalcontenuto intestinale, per un’alterazione dell’equilibrio idrico della

mucosa, a livello del colon, con conseguente anomala stasi delle feci, edincapacità del loro normale svuotamento. Gli impacchi hanno il potere diriportare l’ordine in questa regione corporea, giorno dopo giorno, fino aduna probabile definitiva normalizzazione dell’alvo. Se, poi, si abbinaun’applicazione di amaro svedese su ovatta, una mezz’ora primadell’impacco di cavolo verza, o cavolo cappuccio, la sera, e segueun’applicazione alla rimozione della mattina, si guarisce anche prima.

!  Avendo a disposizione l’amaro svedese (pag. XX), si può fare una seriedi impacchi sulla regione pelvica (basso ventre), tutte le sere, darimuovere dopo una mezz’ora, oppure la mattina successiva. Anche solocon questi impacchi, si hanno dei buoni risultati, per la grande efficacia

dell’amaro svedese nel rimuovere i mali, dovunque siano presenti.!  È molto utile l’assunzione quotidiana del lievito di birra, sotto forma di

dadi. È sufficiente prendere, con costanza, un dado la mattina e uno nelpomeriggio, sciolti in un po’ d’acqua, oppure masticati ed ingoiati,aiutandosi con un po’ di latte, o acqua, o altra bevanda. Il lievito di birraè molto efficace nel ridare vitalità alla flora batterica intestinale. Vedi, ariguardo, le pagg. XX-XX.

!  «Una mela al giorno leva il medico di torno»: molti hanno detto diavere tratto notevole giovamento da questa abitudine quotidiana, anchenella direzione di un superamento della stitichezza.

Alcuni hanno l’abitudine di combattere la stipsi, bevendo tutte le mattineun bicchiere d’acqua  - tiepida, alcuni, fredda, altri - appena alzati.Altri consigliano di mettere in acqua da 5 a 10 prugne secche la sera, di

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bere l’acqua la mattina seguente, e di mangiare le prugne tenute inammollo: l’acqua delle prugne, così ricavata, dovrebbe essere diparticolare gradimento ai bambini.

!  Una tisana utile ed efficace è la seguente: fate bollire assieme, per unminuto, un quarto d’acqua, ed un cucchiaino di corteccia di frangula.

Spegnete. Filtrate dopo 10 minuti. Bevete a sorsi, lentamente, la sera,prima di andare a dormire. La frangula è particolarmente attiva sullafunzionalità epatica e biliare: agisce, quindi a monte del problema.

!  Molto pratico, perché facile da eseguire, è il ricorso a compresse cheprovocano lo stimolo alla defecazione. Si possono trovare in erboristeria,o presso molte farmacie, sotto vari nomi; tra gli altri preparati, cito «igrani di lungavita». Queste compresse di erbe si prendono la sera, primadi andare a dormire, nella quantità di una o due per volta, secondo lanecessità.

!  È molto opportuno seguire le indicazioni date nella scheda n° 7, a pag.XXX, relative ad una più che utile dieta ad azione epatoprotettiva.

!  R. Breuss dice: «chi beve sempre la tisana di salvia, non ha maistitichezza». Ne consiglia un mezzo litro al giorno, che si preparafacendo bollire assieme, per tre minuti, mezzo litro d’acqua, e uno o duecucchiai da tavola di salvia. Quindi si spegne, e si filtra il tutto dopo 10minuti. La tisana va bevuta fredda, a sorsi, lontano dai pasti. Consigliapure di evitare il pane bianco, e la cioccolata.

!  Tutte le tisane che agiscono sul canale alimentare, sulla funzionedigerente, sull’attività del fegato, della colecisti, e del duodeno, sonoutili per il trattamento della stitichezza. È notevole l’elenco delle piante medicinali, indicate come rimedio antistipsi, riportate nell’indice

analitico del libro di R. Willfort  «Gesundheit durch Heilkräuter». Leortiche, l’aglio, l’aneto, il sorbo, il frassino, la potentilla, il polipodio,il lampone, il sambuco, il luppolo, la malva, i semi di lino, il vischio,il rabarbaro, la centaurea, prunus domestica, prunus spinosa, ilcavolo, le patate, le carote, il miele, le mele, la genziana, la cortecciadi frangula, il pomodoro, l’iperico, la lattuga, il tiglio, l’agrimonia,l’achillea, l’assenzio, il grano: erbe, ortaggi, tuberi, cereali, miele, è unsommario elenco, che vuol dare un’idea di quanto la natura si siapreoccupata di fornire diversi strumenti per la liberazione dell’intestino,dal contenuto già utilizzato ai fini dell’alimentazione dell’organismo, ela cui eccessiva stasi a livello intestinale può essere oltremodo nociva.

Un proverbio tedesco dice: «Der Tod sitzt im Darm», cioè «la morte siannida nell’intestino»; per cui, la stitichezza va combattuta a tutti icosti, ma, come dicevo all’inizio, senza ansia, dal momento che i rimedinaturali a nostra disposizione sono, poi, tanti.

!  Neonati, bambini della primissima e della prima infanzia. In alcunecliniche tedesche, ai neonati viene data a bere, nella bottiglina, unatisana preparata con semi di finocchio, ad azione molto rinfrescante sultenerissimo intestino dei bambini, appena venuti alla luce. La stessatisana è consigliata per i bambini piccolissimi, ma anche per tutti ibambini in genere, come anche, naturalmente, per gli adulti e gli anziani.Si fa bollire l’acqua, si spegne, si aggiunge un cucchiaino abbondante disemi di finocchio, comprati in erboristeria, si filtra dopo 5 minuti. Si puòaddolcire con un cucchiaio di miele, quando la tisana è diventata tiepida.Ai piccolissimi piace la marmellata di sambuco e quella di prugnolo,

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con eventuale aggiunta di miele, per la loro gradevolezza: intanto, questedue specie di marmellata aiutano egregiamente la buona funzionalitàdell’intestino, facendo evitare le perette della farmacia. Naturalmente,prugnolo e sambuco, consumati sotto forma di marmellata, giovanoanche agli adulti, e specialmente agli anziani - stando attenti, è ovvio, a

non abusare, se è presente il diabete.!  Alle donne in stato di gravidanza, che soffrano di stitichezza, R.

Willfort indica, quale rimedio principe, la tisana di corteccia difrangula, di cui ho detto sopra. In alternativa, è consigliata una tisanadi foglie di noce, fresche, oppure essiccate; fate bollire un quartod’acqua, spegnete, aggiungete un cucchiaino abbondante di fogliesbriciolate, filtrate dopo 5 minuti. La tisana la si beve la sera, all’ultimaora, a sorsi, lentamente; essa è utile anche per combattere il diabete. Ilpeperoncino  è indicato alle donne in gravidanza, che soffrono distitichezza, perché, proprio prendendo il peperoncino, tutti i giorni,sistematicamente, risolvono brillantemente questo grave problema disalute: è la conclusione che hanno tirato gli specialisti dell’ospedale «S.Leonardo» di Castellammare di Stabia (Napoli), dopo che hanno seguitoe controllato ben 500 casi di donne incinte, sofferenti di stitichezza.Altro sul peperoncino, il lettore lo troverà alle pagg. XX-XX.

!  NOTA FINALE. Naturalmente, ognuno seguirà i consigli che troverà ipiù adatti alla propria situazione individuale. Alcuni di questi sono piùpraticabili, altri lo sono di meno, ma sono tutti sicuramente molto utili.Non ogni individuo risponde allo stesso modo a ciascuno dei consiglidati: si tratta di verificare, concretamente, la sensibilità individuale diognuno, per ricorrere poi, più costantemente, all’uno o all’altro dei

mezzi e degli accorgimenti suggeriti.

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G6>84<>MALATTIE DELLO STOMACO

- ACIDITÀ · GASTRALGIA · GASTRITE · GASTROPATIA · MAL DISTOMACO · SVUOTAMENTO GASTRICO LENTO · ULCERA

GASTRODUODENALE · ECC. -

Gastropatie in generale.!  Descrivo una sorprendente esperienza, fatta e raccontata da

Breuss nel suo libro «Krebs, Leukämie, und....», pagg. XXX-XXX, a proposito di una singolare maniera di curare la gastrite. Contutta la sua esperienza nel campo dei rimedi naturali, dopo tre anni disofferenza ancora non era riuscito a debellare una strana forma digastrite; un giorno in cui il dolore era particolarmente intenso, incontròla signora Angelina Nikolussi, la quale, con semplicità, gli indicò iltrattamento della gastrite mediante l’uso di «sorella acqua», cherisultò talmente efficace, da far scomparire per sempre il dolore, e doposoli 5 minuti! Breuss descrive il fatto, esprime gratitudine a quella bravadonna, sottolineando la validità di quel rimedio, ma precisando, nelcontempo, che è ovvio che un tale trattamento non risolve tutti i casi digastrite. Un tentativo in tal senso vale la pena, naturalmente, di esserefatto da chiunque soffra di mal di stomaco; è un rimedio semplice, chesicuramente non nuoce, e che quasi sempre dà risultati veramentesorprendenti. Si procede nel modo seguente: quando i dolori sono almassimo della loro violenza - il che avviene, generalmente, prima deipasti, quando lo stomaco è vuoto - si deve bere un quarto d’acqua

tiepida, che si è fatta bollire per ben sei volte, facendola raffreddaredopo ogni singola bollitura. Appena bevuta l’acqua, questi pazienticominciano ad eruttare quasi di continuo, avvertendo, via via, unasempre maggiore sensazione di liberazione. Dopo cinque minuti, ildolore è scomparso completamente, e generalmente non ritorna più.

!  I casi non risolti dal semplice trattamento con acqua, bollita sei volte,possono essere aiutati da una tisana quotidiana di assenzio - artemisiaabsinthium - che sia un infuso leggerissimo, preparato calando in unquarto d’acqua, appena bollita, un passino con un cucchiaino diassenzio, ma tirando il passino fuori dell’acqua dopo soli tre secondi  -contando, cioè, lentamente fino a tre - in modo tale che la tisana sembri

acqua semplice, e non un infuso di erbe. Questi tempi di preparazionesono sottolineati da Breuss, che li ritiene necessari.

!  Sia in R.Willfort, che in Maria Treben, troviamo un nutrito elenco dipiante medicinali, e di altri rimedi naturali, per il trattamento del mal distomaco. Perché il lettore non si disorienti, tra le erbe medicinalielencate, indico i fiori di camomilla, le ortiche, la calendula,l’achillea, la centaurea; le quali tutte si preparano, per un quarto ditisana, facendo bollire l’acqua, spegnendo, aggiungendo un cucchiainoabbondante dell’erba scelta, e filtrando dopo 5 minuti. La Treben è perla infusione di un solo mezzo minuto. Il dosaggio medio giornaliero è di

mezzo litro; si consiglia di non addolcire la tisana, e di bere a piccolisorsi distanziati, lontano dai pasti. È indicata anche la salvia, che puòessere preparata sia nella maniera delle altre tisane già descritte,

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seguendo le indicazioni di Willfort, e della Treben, sia come consigliatoda Breuss, facendo bollire assieme il quarto d’acqua, ed un cucchiainoabbondante della salvia per tre minuti, e filtrando dopo 10 minuti diinfusione, dopo che è stata spenta l’acqua. Secondo la mia esperienza, èutile ed efficace anche la tisana di equiseto, che si prepara facendo

bollire assieme per un minuto il quarto d’acqua e un cucchiaino diequiseto, e filtrando dopo un minuto d’infusione. Le possibilità di sceltasono tante: ciascun sofferente di mal di stomaco per gastrite, o per altracausa, collaudi personalmente l’opportunità della scelta dell’una odell’altra pianta medicinale, insistendo, in un secondo momento, con latisana che ha dato i migliori risultati.

!  R. Willfort descrive la «terapia del grano», studiata e proposta daldottore greco Argyrios Kouzas, per il trattamento di tutte le lesionidella mucosa dell’apparato gastrointestinale, incluse quelle acarattere ulcerativo, come le ulcere gastroduodenali. Si tratta di unadieta, della durata variabile da 5 a 20 giorni, consistente nell’assunzionequotidiana di una certa quantità di purea di grano, ricavata facendobollire la quantità di grano prescelta, per la durata di tre ore-tre ore emezza, aggiungendo altra acqua, di volta in volta, quando sia necessario.Il tutto viene filtrato in un passino, facendo sì che coli giù soltanto lapurea, ed eliminando le scorie, costituite dalle scorze dei chicchi delgrano cotto. Durante la giornata non si deve mangiare assolutamentealtro, al di fuori della crema del grano, né si può bere alcunché:soltanto attraverso questa severità, la dieta proposta sortisce l’effetto dirinnovare radicalmente sia la mucosa gastrica, sia quella intestinale.Naturalmente, tutte le lesioni mucosali, anche le ulcere, guariscono in

questo modo; e ne guadagna in salute tutto l’organismo, essendo,questa, una dieta che esercita una profonda azione antitossiemica, cioè didisinquinamento del sangue. La terapia del grano è utilissima per iltrattamento radicale delle coliti.

!  L’amaro svedese può essere sia bevuto, che utilizzato per applicazionilocali. Un cucchiaio tre volte al dì, diluito in un po’ d’acqua, oppurepreso allo stato puro, mezz’ora prima dei pasti principali, costituisce unaterapia d’urto, nelle fasi iniziali del trattamento; quando lasintomatologia dolorifica comincia a rifluire, un cucchiaino tre volte aldì è una dose sufficiente per una terapia di mantenimento. Gliimpacchi con l’amaro svedese e ovatta sulla regione gastrica -

orientatevi sulla base dei punti del dolore - potenziano tutte le terapieinterne, che siano in corso di esecuzione. L’impacco della sera puòessere lasciato per tutta la notte, facendo attenzione a non sporcare labiancheria. Per preparare l’amaro svedese, si guardi a pag. XX.

!  Il lievito di birra (pagg. XX-XX) dovrebbe essere non solo tollerato,ma persino gradito alla mucosa gastrica, in genere; un dado la mattina euno nel pomeriggio, mangiati direttamente, o bevuti sciolti in un po’d’acqua, o di altra bevanda, costituiscono una adeguata dose giornaliera.

!  Il peperoncino crudo, in polvere, può essere consumato a piacere,oppure nell’ordine di un grammo per ogni 10 Kg. di peso corporeo. Sedesse qualche fastidio allo stomaco, non demordete subito, ma cercate diabituare la mucosa gastrica con piccole dosi iniziali, per aumentare laquantità in modo progressivo. Riguardate le pagg. XX-XX.

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cui è composta la confezione. L’assunzione di Utilin - una capsula ogni14 giorni - deve essere portata avanti per almeno 9 mesi; la capsula puòessere anche aperta, e se ne beve il contenuto, sciolto in un po’ d’acqua,per una più facile assimilazione. L’autore sottolinea la collaudatavalidità di questo farmaco, nel trattamento di tutte le patologie dello

stomaco. A conclusione, Hoffmann avverte che è condizioneindispensabile, in questi trattamenti naturali, che non si sia in presenza dieventuali malattie letali, perché in quei casi il naturopata si fa da parte, elascia il posto ai medici specialisti. Infine, chi fosse interessato ai dueprodotto omeopatici, si può orientare secondo quanto scritto a propositodel «Biocholangen», a pag.XXX.

!  Consiglio l’assunzione quotidiana dell’amaro svedese  (pag. XX),assoluto, o diluito in un po’ d’acqua, o nelle tisane, nell’ordine di uncucchiaio tre volte al dì, mezz’ora prima di ogni pasto principale; giàsolo facendo così, si possono ottenere risultati davvero sorprendenti. Èuna terapia di pratica esecuzione, ed utilissima soprattutto ai noncasalinghi, ai viaggiatori, a quanti non possono, o non vogliono, farealtri trattamenti più laboriosi. Gli stessi risultati promette l’acquavite diortiche (pag. XXX), se viene assunta come l’amaro svedese.

!  La terapia del grano, descritta al primo punto del presente paragrafo, èindicata non solo per gastropatie in generale, ma anche per la cura delleulcere gastroduodenali; nel contempo, come già sottolineato, questasingolare dieta comporta il vantaggio di sanare tutto l’apparatodigerente, e di disintossicare l’organismo, preso nella sua globalità.

!  È stato definito «vitamina U» -da U=ulcus, cioè ulcera - il principioattivo che si è dimostrato capace di agire sulla mucosa gastrica, e su

quella duodenale, inducendo un processo di riparazione delle lesioniulcerative; questo principio attivo è stato individuato nel succo delcavolo. L’attività riparatrice della mucosa gastroduodenale è stataevidenziata, contemporaneamente, da due unità sanitarie, l’una inSvizzera, a Berna, l’altra in California, che portavano avanti ricerche inquesta direzione, in una maniera del tutto autonoma ed indipendentel’una dall’altra. È quanto riferisce R. Willfort – op. cit., pag. XXX-XXX- il quale propone una «terapia del cavolo», per curare, in manieranaturale, le ulcere gastroduodenali; se si è precisi e costantinell’esecuzione della terapia proposta, le lesioni della mucosascompaiono del tutto, senza però naturalmente poter garantire la certezza

di nessuna recidiva nel futuro. Si tratta di bere, quotidianamente, unacerta quantità di succhi centrifugati di cavolo, ottenuti centrifugandofoglie lavate e gocciolanti di cavolo, o di cavolo verza. Per la verità,Willfort parla, più precisamente, di «Weisskohl», cioè di cavolocappuccio; ma io credo sia ragionevole poter indicare anche il cavoloverza per il trattamento delle ulcere gastroduodenali. Al momento, possosolo invitare i ricercatori a verificare se è giusta questa mia intuizione,della estensione alla verza delle virtù terapeutiche attribuite al cavolocappuccio. Intanto, per adesso, atteniamoci alle indicazioni date daWillfort, e per succo di cavolo intendiamo il succo ricavato dallacentrifuga delle foglie fresche del cavolo cappuccio.

Schematicamente, ecco le cose che bisogna fare, per curare l’ulceragastrica o duodenale, o gastroduodenale, ma anche forme resistenti dicolite, utilizzando il succo del cavolo cappuccio:

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•  Durante tutto il periodo della terapia, attenetevi ai consigli relativi aduna dieta disintossicante, ad azione anche epatoprotettiva, cosìcome presentati nella scheda n° 7, a pag. XX. Willfort, tra l’altro,sottolinea l’importanza di non fumare, mentre è in corso la cura.

•  Ottenete il succo centrifugando ogni giorno foglie fresche, ben

lavate, usate ancora gocciolanti, e con aggiunta di un po’ d’acqua.Non bisogna conservare il succo, per berlo il giorno successivo; essodeve essere consumato nella stessa giornata  nella quale vieneottenuto per centrifugazione. Lo si deve bere a piccoli sorsidistanziati, e dopo di essere stato adeguatamente insalivato nel cavoorale.

•  La quantità giornaliera di succo centrifugato va da mezzo litro, adun litro. La durata della terapia è variabile da caso a caso;generalmente, sono sufficienti 3-4 settimane, perché si abbia lascomparsa completa della lesione ulcerativa, mentre si deve protrarrefino a 6 settimane l’assunzione del succo di cavolo cappuccio, sel’ulcera è particolarmente resistente al trattamento.

•  Se, dopo un certo periodo di remissione del male, si ha un episodiodi recidiva  - se, cioè, si riaffacciano i disturbi gastrici, ogastroduodenali, tipici della presenza di una lesione ulcerativa dellamucosa - si ripete la terapia, ma per un periodo più breve, perchésicuramente la nuova lesione è meno grave della precedente. Unavolta risolto il problema, mantenete un regime dietetico, a carattereprotettivo della mucosa gastrointestinale, per evitare delle ricadute.

!  R. Willfort propone le seguenti due miscele di erbe, ad azione specificaantiulcerativa:

  - Calendula, 20 gr.-  Ortiche foglie, 20 gr.-  Veronica, 20 gr.-  Corteccia di quercia, 20 gr.-  Chelidonio, 20 gr.;

•  - Consolida, 50 gr.-  Calendula, 25 gr.-  Centaurea, 25 gr. 

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!  Tutti i consigli dati nella prima parte del presente paragrafo, relativi altrattamento delle gastropatie in generale, sono utili anche per la curadelle ulcere della mucosa gastroduodenale. La dieta, proposta nellascheda n° XX, a pag. XX, deve, ovviamente, accompagnare il pazientelungo tutto il periodo delle terapie naturali, eseguite per risolvere lemalattie dello stomaco, o dell’apparato digerente in genere.

!  Sui tumori dello stomaco, si veda la voce «tumori» nell’indiceanalitico. Quanto, poi, all’utilità dell’eufrasia, si veda quanto scritto apag. XXX. Tutte le tisane consigliate nel paragrafo «intestino», sonoutili anche per il trattamento delle malattie dello stomaco.

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’infiammazione delle mucose della bocca è un segnale di disordinipiù profondi, a carico dell’apparato dirigente, e bisogna puntare su

terapie che rimettano in ordine tanto la funzione gastrointestinale,quanto quella epatobiliare. Consigli che possano orientare per untrattamento delle disfunzioni del tratto digerente, si trovano nei paragrafi«fegato», «intestino», «stomaco». Trattamenti locali del cavo orale sonodescritti nei paragrafi «bocca»  e «paradentosi». La «stomatite aftosa» ètrattata nel paragrafo «afta».

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!  Seguite le indicazioni date nel paragrafo sulle allergie dei bambini,alle pagg. XXX-XXX, e quelle relative all’afta epizootica, a pag.XXX., sia quanto ad eventuali impacchi addominali, sia per quantoattiene ad utili tisane.

!  Pulite la mucosa orale - e quella della superficie della lingua  inparticolare - ogni 20 minuti circa, usando una garza, o fazzoletti dicarta, o altro, per rimuovere i germi patogeni, responsabili dellastomatite, assieme al prodotto del loro metabolismo: si spera dipotere, così, interferire efficacemente nel loro bioritmo, e diimpedirne la moltiplicazione.

!  Date le tisane ai bambini a piccoli cucchiai, intervallati fra di loro,perché la mucosa orale sia inondata, di tanto in tanto, da questiliquidi, che costituiscono come una pioggia acida sui microrganismi

patogeni. Naturalmente, è opportuno addolcire con il miele letisane. Di queste, poi, la tisana d’elezione, la numero uno inassoluto, è quella ricavata dai fiori di camomilla, facendo bollirel’acqua, spegnendo, aggiungendo un cucchiaino abbondante dicamomilla, per ogni quarto d’acqua, e filtrando dopo 5 minuti.

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edi alle pagg. XXX-XXX, relative alla visus-terapia, dovevengono forniti consigli utili per rafforzare gli occhi in generale;

utili, quindi, anche nel caso dello strabismo, anche se di esso non siparla in maniera specifica. Ulteriori notizie sullo strabismo, il lettore potràtrovare nei libri citati nella bibliografia di pag. XXX.

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li stati di uno stress prolungato nel tempo, senza gli opportunirecuperi, portano con sé inevitabilmente notevoli danni a carico di

tutto l’organismo, il cui prodotto finale è uno stato più o menograve, e più o meno evidente, di tossiemia, cioè di intossicazione del sangue.Una terapia antistress, per essere efficace, deve passare attraverso laindividuazione dei fattori responsabili dello stato di stress, l’eliminazione diquelli che risultassero fattori di rischio, e la messa a punto di interventimiranti ad una severa azione disintossicante. È, quest’ultimo punto,l’oggetto delle poche, ma concrete riflessioni nel presente paragrafo.

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oculari; questa tecnica è detta «palming» dagli studiosiamericani: essa deve essere praticata spesso durante la giornata;

•  almeno un paio di volte durante la giornata, raccogliete acquafredda tra le mani, accostate fra di loro a formare una coppa, ebuttatela sugli occhi tenuti ben aperti, fino a 10 volte; dopodiché,asciugate gli occhi.

!  L’aria inquinata è fortemente stressante per chi la respira: sileggano le pagg. XXX-XXX sulle «camere a gas», e si traggano lelogiche conclusioni anche relativamente a questo paragrafo. Una

bocca malsana, focolai dentali, denti e gengive ammalati, ecc.sono una fonte di inquinamento per l’intero organismo, conconseguente instaurarsi di uno stato di stress: per orientarvi a questoriguardo, rivedete quanto scritto alle pagg. XXX-XXX.

!  Nella scheda n° 8, a pag. XX, ci sono dei consigli utili percombattere le conseguenze dello stress giorno dopo giorno, senzapermettere che si arrivi ad uno stato di esaurimento nervoso, perl’accumulo dei danni quotidiani, non riparati volta per volta. Sirimanda alla scheda il lettore interessato; cioè, in pratica, tutti ilettori, perché quei consigli hanno anche un carattere preventivo.

!  Se, tra le conseguenze dello stress, si registra anche la incapacità di

addormentarsi e di dormire bene, si ricorra ai rimedi proposti nelparagrafo relativo al trattamento dell’insonnia, alle pagg. XXX-XXX. È utilissima anche una lettura comparativa delle pagg. XXX-XXX, relative al trattamento dell’esaurimento nervoso. In caso diirrigidimento delle fasce muscolari della nuca, cioè dietro al collo,vi potete aiutare seguendo i consigli dati sotto la voce «nuca», allepagg. XXX-XXX.

!  Vorrei concludere queste brevi note sullo stress con la proposizionedi uno schema operativo, indicante l’assunzione quotidiana di queifattori base, che ci possono garantire una adeguata resistenza aglistimoli lesivi dello stress, a cui siamo inevitabilmente esposti, e idue esercizi per gli occhi, descritti prima.•  Assumere quotidianamente, per un tempo indeterminato:

almeno un dado di lievito di birra; peperoncino crudo in

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polvere sui cibi; un quarto o mezzo litro di una tisanadisintossicante; cinque perle di germe di grano; uncucchiaino di polline granulare; almeno due capsule ocompresse di biancospino, o le «gocce» equivalenti.

•  Praticare di tanto in tanto il palming.

•  Lavare gli occhi aperti con acqua fredda.•  Seguire i consigli, proposti nella scheda n° 8.

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hi si accorge che sta per svenire, per non arrivare a perdere lacoscienza, deve sedersi, abbassando la testa fra le gambe, oppure

mettersi supino con la testa reclinata all’indietro, per fare affluire piùsangue al cervello. In aggiunta, se l’amaro svedese è a portata di mano,utilizzatelo per impacchi sulla fronte, sulla gola, e, se è possibile, perun’applicazione anche sull’addome; è molto utile, ed opportuno, berne uncucchiaino, subito, al quale ne può seguire un altro, dopo un quarto d’ora.Attenti, però, a non bere troppo amaro svedese, perché, se siete astemi,potrebbe anche conseguire uno stato di ebbrezza, anche se, naturalmente, dilieve entità. L’applicazione consigliata, da fare sulla fronte, è opportuno chesia estesa anche agli occhi, utilizzando una pezza di ovatta più larga, dimodo che siano interessati dall’impacco direttamente gli occhi, chedovranno essere tenuti, ovviamente, ben chiusi, stringendo adeguatamente lepalpebre; l’effetto di rianimazione che si conseguirà, sarà sicuramente piùrapido e più intenso. Riguardate a tale proposito, utilmente, la scheda n° 8, apag. XX.

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64<]"<45="4

i questo argomento si tratta, qua e là, nel paragrafo sul cuore(pagg. XXX-XXX). Qui aggiungo che è più che opportuno che si

riguardi scrupolosamente le condizioni di salute dei denti e delparadenzio, perché è lì che sovente si localizzano dei focolai infettivi – focidentali – che possono determinare, in via riflessa, una tachicardia fastidiosa,e apparentemente inspiegabile. Se vengono evidenziate sofferenze dentalie/o parodontali, si rimedi con urgenza, seguendo i consigli dei dentisti, equelli da me descritti nei paragrafi «arcate dentarie» e «paradentosi».

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67G6"<>:"84:466"7 7 5"87=" H46F54:"

- CRIPTORCHIDISMO · EPIDIDIMITE · ORCHIEPIDIDIMITE ·ORCHITE · ECC. -

Gli impacchi - I protagonisti degli impacchi locali, quali sono lefoglie di cavolo, l’amaro svedese, la pomata di calendula,l’argilla, gli oli medicinali, l’equiseto trattato al vapore, il

fieno greco e miele, le foglie di piantaggine – vedi scheda n° 3, a pag. XX- sono tutti utili per il trattamento delle malattie dei testicoli edell’epididimo; le possibilità di scelta sono tante, per il resto è soloquestione di ragionarci sopra, e di trovare il metodo giusto per i tempi diapplicazione.

!  L’argilla si può utilizzare per una sola applicazione quotidiana, nondimenticando di ungere la parte trattata con olio, dopo che aveterimosso l’argilla. Seguite le indicazioni date a pagg. XX-XX, relativeall’uso dell’argilla. Il dott. Vogel, consiglia gli impacchi d’argillaper curare le infiammazioni dei testicoli, suggerendo di prepararel’impasto mediante la tisana di equiseto, aggiungendo poi al tutto, altermine dell’operazione, un cucchiaio di olio di iperico, il quale nonpermette all’argilla di seccare, e la mantiene utilmente morbida; inquesto modo, l’impasto di questo tipo lo si può applicare ai testicolila sera, e toglierlo la mattina seguente.

!  L’amaro svedese può essere applicato più volte durante la giornata;c’è solo da risolvere il problema di eventuali e probabili risposte di

sensibilità cutanea, da parte del tessuto di rivestimento dello scroto.A tanto si può rimediare, ungendo la zona sia prima, sia dopol’applicazione, utilizzando la pomata di calendula, un oliomedicinale, oppure, semplicemente, sugna, o olio di oliva; è ancorameglio se, all’uso locale dell’amaro svedese, fate seguire un impaccodi ovatta e una delle sostanze ungenti, ora menzionate, della durata dialmeno mezz’ora. Quindi, impacchi distanziati con l’amaro svedese,ed applicazioni ungenti tra l’uno e l’altro impacco. Riguardateutilmente la scheda n° X, a pag. XX.

!  La  pomata di calendula  (pag. XX), può essere applicata a ritmocontinuo, durante la giornata, usando una striscia di ovatta, su cui si

spalma la pomata direttamente, o la si applica con un cucchiaio, dopodi averne sciolta una certa quantità in un pentolino sul fuoco. Ognidue-tre ore, rimuovete lo strato superficiale di ovatta - lo strato giàutilizzato - e aggiungete dell’altra pomata. L’impacco della sera, lorimuovete la mattina seguente.

!  Gli oli medicinali (pagg. XX-XX) si possono usare per applicazionilocali quando e come si vuole; tuttavia, è più opportuno utilizzarli inassociazione con gli altri impacchi menzionati.

!  Le  foglie della verza o del cavolo cappuccio  possono costituireutilmente l’impacco delle ore notturne; chi può, ne faccia

un’applicazione anche durante la giornata. Oppure, nelle ore diurne,potete fare gli impacchi descritti sopra, e la notte tenetel’applicazione delle foglie del cavolo.

A.

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!  Applicazioni utili ed efficaci sono quelle fatte con il fieno greco inpolvere, usato da solo, o in associazione con il miele, utilizzato inquesto caso per formare con il fieno greco una sostanza pastosa daapplicare localmente; il miele può essere usato da solo, comeconsiglia anche Willfort, o miscelato con il fieno greco. Impacchi del

genere, fatti applicando questi farmaci naturali direttamente suitesticoli, ed eventualmente anche sul pene, non sono irritanti, epossono essere applicati di continuo durante la giornata, rinnovati alritmo di ogni due-tre ore, lasciando per tutta la notte l’applicazionedella sera. Sul fieno greco, si veda quanto scritto a pag. XX.

!  Per l’uso dell’equiseto al vapore, leggete quanto scritto a pag. XX;si possono fare applicazioni diurne di molte ore, oppureun’applicazione la sera, che duri tutta la notte.

!  Maria Treben suggerisce l’uso locale delle foglie dellapiantaggine, delle foglie e dei fiori della calendula fresca, per iltrattamento delle malattie del testicolo, di natura anche neoplastica(tumori). Bisogna schiacciare bene le piante medicinali indicate,utilizzando eventualmente una bottiglia di vetro liscio, come quandosi vuole schiacciare le foglie di cavolo, che vengono così applicate aitesticoli, ed ivi tenute dalla mattina alla sera, e dalla sera alla mattina;meglio ancora, poi, se le foglie le tagliuzzate, come quando si trita ilprezzemolo, per poterne ottenere quasi una poltiglia, la qualeaderisce meglio ai tessuti corporei. Per questo sminuzzamento,utilizzate degli arnesi di legno, o di vetro, o di porcellana.

B. Le tisane.

!  Il licopodio è indicato per il trattamento delle malattie del testicolotanto da R.Willfort, quanto da Maria Treben; ne è sufficiente unquarto al dì, bevuto la mattina a digiuno, e preparandoloaggiungendo ad un quarto d’acqua, fatta bollire, un cucchiainorasato di licopodio, che si filtra dopo 5 minuti. Questa piantamedicinale è consigliata anche per lesioni neoplastiche (tumori)sia dei testicoli, sia del fegato, da Maria Treben.

!  Dalla studiosa d’oltralpe viene consigliata, nel trattamento delleforme neoplastiche (tumori), una miscela di erbe, costituita da 30gr di calendula, 10 gr di achillea e 10 gr di ortiche, da cui ricavareun litro e mezzo-2 litri di tisana, da bere quotidianamente, a piccoli

sorsi lontano dai pasti. Per ogni quarto d’acqua, si usa un cucchiainodella miscela, che si aggiunge all’acqua fatta bollire; si filtra dopo 5minuti.

!  Dell’amaro svedese  se ne possono bere fino a tre cucchiai al dì,assoluti, o diluiti in acqua, o nelle tisane, una mezz’ora prima deipasti principali.

!  L’uso della salvia trova indicazione in tutte le malattie, e quindianche quando si stia trattando le lesioni testicolari; della tisana disalvia se ne può bere quanta se ne vuole, nel corso della giornata, eper tutto il tempo che si vuole. Un quarto si prepara mettendoassieme l’acqua, e un cucchiaino abbondante di salvia, si fa bollireassieme per tre minuti, si spegne, si filtra dopo 10 minuti. Bere asorsi, sempre lontano dai pasti.

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!  Anche l’equiseto è da consigliare; un’assunzione media quotidianaè di mezzo litro, che si prepara facendo bollire assieme il mezzo litrod’acqua, e due cucchiaini di equiseto, per un minuto, e filtrandodopo un minuto di infusione.

C. Altro.!  Sui tumori del testicolo, si veda il paragrafo «tumori».!  Quanto alle cose da tenere presenti nel corso del trattamento

naturale delle malattie dei testicoli e dell’epididimo, al di là deiconsigli proposti sopra, per non ripetermi invito ad andare ariguardare quello che ho scritto, a tal proposito, abbastanzaschematicamente, nel paragrafo sull’utero, alle pagg. XXX-XXX.

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ltre che con una terapia a carattere generale, la tiroide può essereagevolmente trattata anche localmente, data la favorevoleposizione nella quale è situata, la regione anteriore del collo. I

consigli che darò qui di seguito, mirano a riportare la tiroide ad unafunzionalità normale, qualunque sia la patologia di cui è affetta. In altritermini, il lettore ricorrerà ai rimedi che suggerisco, ogniqualvolta gli si dirà,da parte dello specialista, che la sua tiroide è ammalata, a prescindere dallaspecificità della malattia. Non dico, con ciò, che tutte le malattie dellatiroide saranno, così, sicuramente curate, ma affermo la utilità e laopportunità di mettere in pratica i miei consigli, perché è un tentativo che, in

ogni caso, vale la pena di fare. in quanto sicuramente non nocivo, ecertamente benefico. Comunque, abbiate fiducia: se siete costanti eprecisi, avrete sicuramente risultati soddisfacenti. In più, personalmentesono stato testimone di numerosi casi di malattie della tiroide, risoltimediante le terapie naturali consigliate in queste pagine.

 41 :' @%.*#'!  Il vischio è indicato come tisana d’elezione in tutte le patologie a carico

della tiroide. Mezzo litro al giorno, assunto per alcuni mesi, è una doseterapeutica adeguata. Dovete mettere 4 cucchiaini di vischio in mezzo

litro di acqua fredda, e filtrare dopo 6-8 ore di infusione: potete sceglieredi mettere assieme vischio e acqua la sera tardi, e filtrare di mattinapresto; oppure, di filtrare nel primo pomeriggio la infusione a freddo,messa assieme la mattina. Quello che conta, è che rispettiate le 6-8 oredi infusione. I principi attivi, che il vischio scarica nell’acqua attraversola infusione, agiscono non solo sulla tiroide, ma su tutte le ghiandole asecrezione interna, cioè su tutto l’apparato endocrino dell’organismo,sul quale esercita una funzione di riporto alla normalità. Per cui, se ladisfunzione tiroidea non è dovuta primitivamente alla tiroide stessa, maè la conseguenza dell’alterata funzione dell’ipofisi, o di un’altraghiandola endocrina, è sulla causa prima che agisce la terapia con il

vischio. In ogni caso, è importante il raggiungimento della soluzione delproblema, con la guarigione, qualunque sia stata la via seguita dalrimedio naturale per conseguirla.

!  La salvia è attiva sulle ghiandole che secernono ormoni, alla pari delvischio. Una terapia efficace potrebbe essere costituita da mezzo litro divischio, nella mattinata, e mezzo litro di salvia nel pomeriggio, peralcuni mesi; o, meglio, per tutto il tempo necessario a conseguire laguarigione della malattia che si sta trattando. La tisana di salvia siprepara mettendo assieme mezzo litro d’acqua, e tre cucchiaini di salvia,portando a bollitura, e facendo bollire assieme per tre minuti. Dopo cheavete spento, lasciate la tisana in infusione per 10 minuti, prima difiltrare. Tanto il mezzo litro di vischio, quanto la tisana di salvia, lepotete addolcire con un cucchiaino di miele, anche in caso di diabete -confronta quanto scritto alle pagg. XX-XX.

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!  Considero, personalmente, le ortiche e l’equiseto erbe medicinali pertutte le stagioni, nel senso che, in mancanza di indicazione di tisanespecifiche, ad esse si può fare ricorso tutte le volte che si vuole curareuno stato patologico, con tranquillità d’animo, e sicuri della efficaciadella terapia. In caso di malattie della tiroide, il dosaggio medio

adeguato è di mezzo litro al giorno. Potete bere ortiche ed equiseto conalternanza mensile; e cioè, per un mese prendete mezzo litro al giornodi ortiche, e per il mese successivo mezzo litro «al dì» di equiseto. Equesto per molti mesi, senza preoccupazione. La tisana di ortiche siprepara facendo bollire mezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungete duecucchiaini di ortiche, filtrate dopo 5 minuti; l’equiseto, invece, si fabollire assieme all’acqua - due cucchiaini di equiseto in mezzo litrod’acqua - per un minuto, si spegne, e si filtra dopo un minuto.

U1 " @)*@@*-'#@% +A&*+%La regione tiroidea si presta molto bene per terapie con applicazioni

locali. I rimedi, adatti a questo fine, sono: l’amaro svedese, le foglie dicavolo verza o di cavolo cappuccio, il fieno greco, il fieno greco conmiele, il miele, l’olio di iperico, l’olio di maggiorana, la pomata dicalendula, l’equiseto, le foglie della piantaggine. Con questo nutritoelenco, non intendo, certo, disorientare il lettore; dico soltanto che èpossibile trattare le malattie della tiroide, ricorrendo ad impacchi locali con ifarmaci naturali citati. Naturalmente, ognuno opererà concretamente, sullabase della maggiore o minore disponibilità dei rimedi proposti, a secondadelle cose che ci si trova a portata di mano, nella piccola farmaciadomestica, che io propongo di crearsi in casa, come ho suggerito nella

scheda n° 1, a pag. XX. Consiglio di procedere secondo le modalitàseguenti, per avere risultati sicuri, e per non correre il rischio di non capircipiù niente, e quindi di desistere del tutto:!  Durante la giornata, fate una serie di applicazione locali sulla regione

tiroidea, con ovatta bagnata con l’amaro svedese  (pag. XX), ungendoprima la zona da trattare con olio di iperico, o di maggiorana, o con oliosemplice; secondo le disponibilità concrete di tempo, questi impacchipossono essere fatti varie volte durante la giornata, aggiungendo altroamaro svedese all’ovatta già usata, e ungendo, ogni volta, nuovamentecon olio, sia prima dell’applicazione, sia dopo. Ove tempo non ci sia,sono sufficienti due impacchi, uno la mattina, e uno la sera.

!  La sera, è opportuno andare a letto con un impacco con foglie di verza,o di cavolo cappuccio, perché si abbia, durante la notte, quell’effettodrenante sulla tiroide, che gioca un sicuro ruolo determinante nel portarea guarigione l’ammalato: è ben nota - e da me ampiamente descritta - lacapacità del cavolo, nel tirare verso l’esterno del corpo tutti i liquidipatologici, che sono accumulati nel sottocutaneo, ed anche nei tessutipiù profondi. Si veda la scheda n° 5, a pag. XX.

!  La pomata di calendula (pag. XX) e il fieno greco (pag. XX), ridottoin polvere, e mischiato con il miele, hanno anch’essi una grande capacitàdi curare la malattie della tiroide: potete ricorrere ad essi in sostituzioneo in associazione con gli impacchi già menzionati, rinnovandoli ogni 2-4ore, o lasciandoli agire per tutta la notte. La pomata di calendula si puòspalmare direttamente sull’ovatta con un cucchiaio. Il fieno greco,

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mischiato con il miele, ugualmente viene usato spalmato su una pezza diovatta.

!  Le foglie di piantaggine, fresche e ben lavate, vengono applicatedirettamente sulla tiroide, dopo di essere state spezzettate, oppure tritatecon un trita-prezzemolo, oppure ridotte quasi ad una pappina, mediante

un frullatore: in quest’ultimo caso, credo sia più opportuno spalmarequesta quasi pappa su una striscia di ovatta, e applicarla, in questo modo,più agevolmente sulla regione tiroidea da trattare. Se ne può fare unimpacco durante la giornata, e uno la sera, da tenere per tutta la notte. Sivedano le pagg. XX-XX.

!  A pag. XX, è descritta la maniera con la quale è possibile utilizzare lacoda cavallina anche per applicazioni locali, sotto forma di equiseto alvapore, oltre che per preparare le tisane: attenetevi a quelle indicazioni,se volete fare impacchi sulla tiroide con l’equiseto, durante la giornata, ela sera per la mattina.

!  L’olio di maggiorana  (pag. XX), l’olio di iperico  (pag. XX), il miele (pag. XX), usati per applicazioni locali, sono utili, opportuni, efficaci: laloro efficacia è sicura, è garantita, ma non è quantificabile; essa è tuttada verificare concretamente, mediante gli impacchi. Per gli studi fatti,sulla base delle mie ricerche, per deduzioni logiche, posso affermare chericorrere a questi rimedi, come a quelli consigliati sopra, è cosa benfatta, e val la pena; soprattutto perché è sempre garantita la loroinnocuità, laddove essi non dovessero dare i risultati sperati.

!  Un altro efficace trattamento locale può essere fatto con l’argilla,nell’ordine di una applicazione al giorno, attenendosi alle indicazionidate alle pagg. XX-XX, sul modo di procedere nell’uso dell’argilla. Non

dimenticate mai di ungere con l’olio, o con la pomata di calendula, laregione tiroidea, dopo che avete rimosso l’impacco di argilla.

<1 4:65" <>HG"W:"!  L’ascorbato di potassio, con il suo notevole apporto di vitamina C, è

indicato in tutte le malattie della tiroide, assunto, quotidianamente,mezz’ora prima dei pasti principali; ogni dose è costituita da un grammodi bicarbonato di potassio, e 0,50 gr. di acido ascorbico; le dosi vannodiluite in un po’ d’acqua. Sull’ascorbato di potassio, trovate ulteriorinotizie alle pagg. XX. La terapia può essere protratta tranquillamente peralcuni mesi.

!  Il peperoncino - consumato aggiunto ai cibi, oppure preso nell’ostiadopo i pasti, nella quantità orientativa di un grammo, per ogni 10 Kg. dipeso corporeo - è consigliato nel trattamento delle patologie dellatiroide, ed esercita una notevole azione, quale attivatore del metabolismogenerale, e quindi di tutti gli organi e sistemi, responsabili di esso. Nonpresenta controindicazioni, non comporta effetti collaterali. Si vedano lepagg. XX-XX.

!  L’aria pulita è un fattore base, sia per la conservazione della salute, siaper il recupero della stessa, nel corso delle malattie. Un discorso piùampio sull’argomento, il lettore lo trova alle pagg. XXX-XXX, sulle«camere a gas»; e ad esse si rimanda, con invito a non sottovalutarel’importanza della cosa.

!  Il biancospino, in capsule o in compresse, può essere assuntoquotidianamente: una capsula, o compressa, la mattina, una nel

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pomeriggio, una la sera tardi, costituiscono un dosaggio adeguato;oppure 40-45 gocce di una soluzione idroalcolica di biancospino, trevolte al dì.

!  Non si può trascurare il lievito di birra, il quale, con la sua profondaazione antitossiemica, cioè disintossicante, può dare un contributo

notevole nella terapia delle malattie della tiroide. È sufficiente un dadodi lievito due volte al giorno, consumato nella mattinata e nelpomeriggio, masticato direttamente - aiutandosi con un sorso di latte, ocon acqua - oppure bevuto sciolto in un po’ d’acqua, o latte, o altro. Sivedano le pagg. XX-XX.

!  Occhio alle condizioni della bocca: fatevi controllare dal vostrodentista, ed eliminate ogni focolaio individuato, ed ogni altra malattiadei denti, e del paradenzio: tutti i consigli utili, nel paragrafo«paradentosi».

!  Per i tumori della tiroide, si riguardi il paragrafo «tumori».

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ella fase acuta dell’infiammazione delle tonsille, il primointervento può consistere in applicazioni di ovatta, bagnata con

l’amaro svedese (pag. XX), «sotto la gola», ungendo primaquesta parte del collo con olio di iperico, o di maggiorana, o con pomatadi calendula, o con sugna di maiale, o con olio di oliva semplice.Aggiungete nuovo liquido all’ovatta, quando si sia constatato che questaè ormai asciutta, dopo un certo tempo. In mancanza di amaro svedese,utilizzate impacchi di foglie di verza, o di cavolo cappuccio  (pag.XX), almeno dalla sera fino alla mattina – ove non sia possibile farneuno anche la mattina per la sera, per ottenere la guarigione al più presto.L’ideale sarebbe fare impacchi con l’amaro svedese durante il giorno, efar trascorrere la notte al paziente con un impacco con le foglie dicavolo. Se la tonsillite è cronica, va seguito lo stesso criterio.

!  Se siete severi e precisi nell’utilizzare gli impacchi, potrete evitare leterapie antibiotiche: le tonsille possono guarire, anche se fossero giuntead uno stadio purulento. In ogni caso, fare un tentativo non vi costaniente. Si può guarire anche facendo soltanto impacchi, ogni sera, confoglie di verza o di cavolo cappuccio. Giova, anche, fare, di tanto intanto, dei gargarismi  con una tisana di equiseto, o di ortiche, o dicamomilla, o di salvia; o anche con acqua e sale, sciogliendo in unquarto d’acqua un cucchiaino di sale grosso marino. Eventualmente,utilizzate l’amaro svedese  nel modo che è indicato nel paragrafo«bocca», a pag. XXX.

!

  Un cucchiaino di miele, sciolto lentamente in bocca, passando sulletonsille esercita un’azione antidolorifica ed antibiotica, a parte che èqualcosa di gradito ai bambini, ed ai grandi. Tre cucchiaini al giornosono sufficienti. R. Hoffman tranquillizza i diabetici, ricordando loroche il miele stimola positivamente la funzione endocrina delle isolepancreatiche, nella loro attività di sintesi dell’insulina.

!  Le tisane, consigliate per curare le malattie delle vie respiratorie (pag.XXX), sono utili anche nel caso di tonsillite. Con questa ulterioreaccortezza, di bere lentamente, a sorsi, caso mai assumendo le tisane uncucchiaio per volta, perché possano agire sulle tonsille anche con azionemeccanica, per contatto diretto, scivolando sopra di esse. Come avviene

quando si fanno i gargarismi.!  Sono opportuni anche impacchi sulla gola con la pomata di calendula 

(pag. XX), da rinnovare ogni 3-4 ore durante il dì, e da lasciare per tuttala notte quello della sera; oppure impacchi con fieno greco e miele (pag.XX), o con argilla (pag. XX).

!  Se la tonsillite interessa i bambini, naturalmente la terapia deve essereadattata alla natura di questi pazienti un po’ speciali. Occorre unaparticolare pazienza, tanto amore, ed un pizzico di spirito creativo, e diinventiva. Generalmente, vanno bene i trattamenti descritti sopra. Unaeventuale tisana deve essere quella di semi di finocchio, che puòrisultare gradita ai bambini piccoli, ai quali si può dare nella bottiglietta,addolcendola con un cucchiaino di miele. Fate bollire un quarto d’acqua,spegnete, aggiungete un cucchiaino abbondante di semi di finocchio,comprati in erboristeria, filtrate dopo 5 minuti. Aggiungete il cucchiaino

N

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di miele solo quando la tisana non è più bollente, quando cioè è tiepida.Questa tisana è rinfrescante per l’intestino.

!  Nel caso che sia presente anche la febbre, è utile fare impacchi confoglie di verza sul pancino dei bambini, seguendo quanto èconsigliato, a tal proposito, alle pagg. XXX-XXX, del capitolo sul

cavolo. Eventuali impacchi con l’amaro svedese vanno fatti ungendosempre preventivamente il pancino con olio, o con pomata di calendula.Nel caso di particolari reazioni cutanee, le applicazioni con l’amarosvedese vanno sospese. Gli impacchi sulla pancia con la pomata dicalendula, da applicare secondo le modalità indicate sopra, sono moltoutili, efficaci, e facili da eseguire.

!  «Relata refero»: semplice, singolare, sorprendente, appare la propostadi R.A. Hoffman (op. cit., pag. XX) - fatta con grande convinzione, esulla base di una esperienza maturata in tempi lunghi di attività danaturopata - di trattare le infiammazioni delle tonsille - siano esse acuteo croniche, leggere o gravi, purulente o non - una volta per tutte, conun solo mezzo cucchiaino di «Kalium Jodatum D200», della dittaStauffen Pharma, diluito in una tazzina d’acqua, e trattenuto in bocca perben 5 minuti, prima di essere deglutito. Con il passare del tempo, con iltrascorrere degli anni, si avverte il miglioramento progressivo, fino allascomparsa totale della malattia, senza recidive - generalmente - e pertutta la vita. Naturalmente, come in tutte le cose umane, anche qui non sipossono escludere le eccezioni. Il Kalium Jodatum D200 è lo iodurodi potassio D200; le fialette della confezione della ditta StauffenPharma sono da 1 ml. Con queste indicazioni, le fialette le si potrebbereperire presso le farmacie che vendono anche prodotti omeopatici,

oppure chiedendo a medici omeopatici, o rivolgendosi ad istitutiomeopatici; tuttavia, per chi può, c’è un’altra possibilità, quella dirichiedere il Kalium Jodatum D200 alle farmacie tedesche, tra le qualine segnalo una, riportata nel testo di R.A. Hoffman: Martinus ApothekeD-8963 Waltenhofen, 1. Germania.

!  Altri utili consigli sono riportati nel paragrafo sulla laringite, alle pagg.XXX-XXX.

!  Le adenoidi  trattatele con i consigli riportati in questo paragrafo e nelparagrafo «laringite».

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e non avete altro a portata di mano, riscaldate olio di oliva, passatelosu abbondante ovatta, che deve essere applicata sul collo, per quanto

più tempo potete; rimedi più efficaci sono gli impacchi con l’amarosvedese, la pomata di calendula, gli oli medicinali, la verza o il cavolocappuccio, l’argilla, il fieno greco in polvere, il miele  – orientatevisecondo la scheda n° 3, a pag. XX.S

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al momento che, in ultima analisi, il responsabile del rigettodell’organo trapiantato è il processo infiammatorio, che si instaura

lungo i margini dell’impianto – infiammazione dotata normalmentedei caratteri della irriducibilità e della irreversibilità – perché non utilizzare i«protagonisti» delle applicazioni locali, di cui nella scheda n° 3, a pag.XX, tutti dotati di alto potere risolutivo nei confronti degli statiinfiammatori, di qualunque natura essi siano, e che promettono di riparareanche lesioni neoplastiche? «Intelligenti, pauca!».

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i questo stato patologico, che è estremamente debilitante, spessonon si riesce ad individuare le cause determinanti, né quelle

scatenanti. La terapia sintomatica non sempre risulta efficace. Allafine, in molti casi, si consiglia al paziente di imparare a convivere con lamalattia; questa convivenza, non facilmente pacifica, è considerata il maleminore, giustamente, quando si siano esaurite tutte le possibilità d’interventocon terapie efficaci.

Propongo, a chi soffre di questo male, il seguente presidio terapeutico,la cui efficacia ho potuto constatare in svariati casi:!  Per una settimana, bevete un litro di tisana di salvia (pag. XX), durante

la giornata, mezzo litro nella mattinata, mezzo litro nel pomeriggio,lontano dai pasti, a sorsi. Nella seconda settimana, bevetene tre quarti aldì, tra mattina e pomeriggio. Le due settimane successive, bevetenemezzo litro al giorno, un quarto la mattina, un quarto nel pomeriggio.Chi avesse difficoltà a bere la salvia, per il suo sapore particolarmenteamaro, può bere una tisana di foglie di ortiche, o di equiseto, seguendole modalità di preparazione date a pag. XX, per le ortiche, e a pag. XX,per quanto riguarda l’equiseto. La quantità giornaliera, e per settimana, ètutto come per la salvia. Lo scopo dell’assunzione di queste tisane èquello di disintossicare l’organismo, che è sicuramente inquinato, in unsoggetto che soffra di nevralgia del trigemino: questa patologia, essendofortemente stressante, «intossica» il paziente; e la tossiemia, a sua volta,aggrava la sintomatologia nevralgica, secondo la tipica immagine del

gatto che si morde la coda. Il disinquinamento del sangue in generalediventa liberazione locale anche a livello del distretto vascolare dellatesta: le tossine circolanti sono altamente irritanti delle strutture nervosein genere (e quindi anche del nervo trigemino, nel caso nostro);l’eliminazione delle tossine dal circolo ematico è una valida premessaper la cessazione del dolore nevralgico trigeminale. In ogni caso,l’attività di purificazione del sangue, esercitata dalle tisane, è utilissimaall’organismo considerato nella sua totalità, e rende l’individuo piùcapace di combattere ogni patologia, e quindi anche la nevralgia deltrigemino.

!  Una terapia d’urto e di pronto intervento,  quasi sempre altamente

efficace, ed anche rapida, consiste in impacchi continui con ovatta,bagnata con l’amaro svedese (pag. XX), applicati sulla regione dellatesta interessata dalla nevralgia, e tutt’intorno al punto individuato comeepicentro della sintomatologia algica. In parole più facili, bisognaapplicare l’ovatta bagnata con il liquido non solo sul punto, o sui punti,dove c’è il dolore, ma anche su tutta la zona intorno a questi punti deldolore. Via via che il sintomo dolore tende ad attenuarsi, fate degliintervalli sempre più lunghi tra un impacco e l’altro. Inoltre, sel’applicazione è sul viso, ungete la zona da trattare con olio semplice, ocon olio di iperico, o con sugna di maiale: un accorgimento, questo, non

indispensabile, che serve solo, fondamentalmente, ad evitareun’eventuale lieve irritazione della pelle, che potrebbe essere provocatadalla base alcolica dell’amaro svedese. È opportuno asciugare con

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l’asciugacapelli  la parte trattata con l’amaro svedese, dopo che aveterimosso l’impacco. Questi impacchi, oltre ad avere lo scopo dirimuovere quanto prima, e quanto più profondamente possibile, il dolore- che è la cosa che più preme al paziente! -, servono anche ad agire sulleeventuali cause, che - siano esse note o ignote - determinano lo stato

patologico della nevralgia. In che modo? Inducendo un nettomiglioramento della circolazione locale, con il superamento di unaeventuale stasi venosa, o di uno stato ischemico circoscritto, ambedueeffetto, e causa ad un tempo, del sintomo dolore in particolare. Quindi,soprattutto un’azione emodinamica. Ecco perché questi impacchisono indicati anche e soprattutto, nelle cefalee vasomotorie, e nelleemicranie. Provare per credere, anche perché sono tentativi del tuttoinnocenti, che non possono fare alcun male.

!  Talvolta ho suggerito un ciclo di impacchi con foglie di verza, o dicavolo cappuccio (pag. XX), quale terapia radicale, per la capacità cheha il cavolo di tirare verso l’esterno del corpo gli elementi patologici,che costituiscono i focolai che si annidano, più o meno profondamente,nel sottocutaneo, o al di là di esso, facendoli praticamente scomparire.Ho notato un solo inconveniente, che, talvolta, accompagna questometodo: un temporaneo acutizzarsi del sintomo dolore, dovuto,probabilmente, proprio all’azione di «tiraggio», esercitata dal cavolo.Come se le sostanze tossiche, costituenti il focolaio, urtassero, nel lorocammino verso l’esterno, contro le strutture nervose che incontrano,irritandole. Quindi, niente di grave, e solo qualcosa di transitorio.Consiglio, in questi casi, di interrompere l’impacco, ma di rinnovarlo lasera successiva, facendo, nel frattempo, degli impacchi con l’amaro

svedese, se lo si ha a disposizione. In ogni caso, prima o poi, gliimpacchi con le foglie di cavolo eserciteranno la loro azione curativa,senza acutizzare, contemporaneamente, il dolore, producendo solo effettipositivi, e, spesso, anche radicali. Anche questo tipo di terapia èassolutamente innocuo, senza effetti collaterali, e senzacontroindicazioni.

!  Ritengo opportuno che un impacco con l’amaro svedese sia applicatoanche dietro al collo, sempre, a prescindere dagli impacchi messi soprai punti dolenti della testa, dove si individua l’epicentro del dolore. Si ha,così, il potenziamento dell’attività di decongestione della circolazionecraniale «intasata», soprattutto in alcuni punti particolari, che potrebbe

essere all’origine dello scatenamento della sindrome nevralgica. Anchequesta applicazione è, in ogni caso, assolutamente innocua.

!  Riporto il consiglio che R. Breuss dà a quanti soffrono di nevralgia deltrigemino, aiutandosi anche con una serie di illustrazioni sul modo dimettere in pratica il suggerimento dato. Prendete tra le mani un duemetri da muratore, quello di legno, rigido, tenendolo chiuso in modotale che le cinque coppie dei 20 cm. siano rivolte verso l’alto. La coppiadi mezzo di queste cinque coppie la si tira fuori, verso di sé, e la si portain basso, fino a posizionarla nella parte opposta alle altre quattro coppie,verso il basso. Il due metri acquista la forma di una ipsilon. Ora, tenendola coppia isolata, quella portata in basso, con la mano destra, e tenendo ildue metri in modo tale da vederne le cifre battete ritmicamente, percinque minuti, la parte superiore del due metri, quella costituita dallequattro coppie, sulla parte alta della fronte, al centro di essa. Breuss

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ritiene che questo battere ritmico disperda e immetta nel torrentecircolatorio quelle particelle elettromagnetiche di ferro che si affollanoattorno al trigemino, e provocano la sindrome nevralgica. La mano chetiene fermo il due metri, per poterlo battere sulla testa, deve coprire lecifre che vanno dal cm. 93 al cm. 100 della coppia portata in basso. Il

punto della parte superiore del due metri, che deve colpire,ritmicamente, la porzione superiore della fronte, deve corrispondere alcm. 8, più o meno. Provare non costa niente, o meglio, costa il prezzo diun due metri da muratore, quello rigido, di legno. Inoltre, Breussassicura che il ritmico battere col due metri sicuramente non comportaalcun ulteriore dolore.

!  Chi soffre di nevralgia del trigemino, deve asciugare molto bene icapelli, ogni volta che fa lo shampoo; deve evitare, pure, i bruschipassaggi da ambienti caldi a quelli freddi, e di lasciare asciugarsiaddosso il sudore, stando in una corrente d’aria fredda. Vi consiglio difrizionare il cuoio capelluto con l’amaro svedese una mezz’ora prima difare lo shampoo: il contatto di questo medicinale con il cuoio capellutogiova alle ramificazioni periferiche del trigemino, che innervano la«galea capitis».

!  Per ogni affezione nevralgica, sia essa a carico del nervo trigemino, odel nervo sciatico, o di qualsiasi altro nervo, è indicata l’assunzionequotidiana di lievito di birra  (pag. XX): mezzo dado tre volte al dì,prima di ogni pasto principale, masticato assieme ad un po’ di latte, o diacqua, oppure bevuto sciolto in un po’ d’acqua, o di latte. R. A.Hoffmann consiglia un dosaggio doppio, cioè 3 dadi al dì – o, meglio,per la precisione, egli parla di tre bicchierini di lievito di birra al giorno -

e ne raccomanda l’assunzione per 6-8 settimane.!  R.A. Hoffmann - «So besiegte ich den Krebs», pag. 225 - è

profondamente convinto quando propone una terapia a base di«aconitum», per combattere la nevralgia del trigemino, la sciatalgia, equalunque altra nevralgia. Si tratta di un ciclo di terapia, della duratadi due mesi, consistente nell’assunzione, ogni tre giorni, di una fiala diaconito. Le 20 fiale del ciclo di terapia si comprano nelle farmacieomeopatiche. Ogni fiala, prima di essere utilizzata, va agitata moltobene. Il contenuto della fiala deve essere trattenuto in bocca per 5minuti, prima di essere ingoiato: Hoffmann spiega che, così facendo, iprincipi attivi, contenuti nella fiala, passano direttamente nel circolo

ematico, assorbiti dalla mucosa di rivestimento della cavità orale; se ilcontenuto della fiala giungesse subito nel tratto digerente, l’efficacia delmedicinale sarebbe ridotta. Un’ampolla ogni tre giorni, né un giornoprima, né un giorno dopo, altrimenti si rischia di non ottenere i risultatisperati. Se, dopo mesi, o anni, si ha una recidiva, se, cioè, ritornano idolori in forma violenta, si riprende la terapia con le fiale di aconito, macon questa differenza: una fiala al dì, fino a quando non si ha un nettomiglioramento della sintomatologia dolorifica, e poi prendere due fialeper settimana, fino a quando i dolori residui non saranno scomparsidefinitivamente.

!  Un esempio di guarigione. Il signor N.N., di Quarto di Napoli, di anni46, giunse da me in condizioni pietose, dopo un giro d’Italia - non daciclista, purtroppo, né da turista, ma come pellegrino di dolore, allaricerca della pace - durato ben 4 anni. Non ingoiava bene, gli era

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difficile parlare, e, quando ci provava, soffriva: parlò la moglie per lui.L’epicentro dell’irradiazione del dolore era la regione dell’articolazionetemporo-mandibolare. Dopo 10 giorni circa di impacchi locali conovatta, imbevuta di amaro svedese, quel signore era guaritoperfettamente: le applicazioni locali avevano decongestionato la zona,

dalla quale partivano gli accessi di dolore, rimuovendo,contemporaneamente, le cause determinanti, e quelle scatenanti,responsabili della nevralgia. Naturalmente, ogni caso è un caso a sé, ele terapie possono variare, per potersi adeguare alla singolarità di ognievento patologico, che si sta trattando volta per volta.

!  Chi soffre di nevralgia del trigemino, deve essere molto scrupoloso nelfare indagini miranti a individuare eventuali focolai dentali,parodontali, o affezioni a carico dell’orecchio, o dei seni paranasali -frontali, etmoidali, mascellari - al fine di poter poi fare impacchi piùparticolari, e più insistenti, proprio sulle parti della testa dove sonosospettati, o sono evidenti, situazioni patologiche che potrebbero esserele eventuali responsabili della sofferenza del trigemino. «Unde origo,inde salus»: agire sulle cause, e non sui sintomi, significa far guarireveramente, e definitivamente. Questo principio, che vale per tutte lemalattie, è ancor più valido quando si tratti di nevralgia del trigemino. Inmancanza di una individuazione clinica precisa di particolari focolai,non vi scoraggiate: è sufficiente fare gli impacchi locali, insistendo suipunti del dolore. Il resto lo fanno le sostanze naturali delle applicazionistesse, con il loro alto potere drenante, e decongestionante.

!  Si tengano presenti anche tutti i consigli dati nei paragrafi «esaurimentonervoso» e «stress».

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na delle migliori piante medicinali, per combattere questa sempretemibile malattia, è l’equiseto, che deve essere usato con un

dosaggio triplo nella fase di terapia d’urto, e con dosaggio normalenella terapia di mantenimento. È quanto sostiene R. Willfort, quandopresenta l’equiseto nella sua pregevole opera «Gesundheit durchHeilkräuter». Il dosaggio triplo significa questo: fate bollire ogni quartod’acqua con dentro non uno, ma tre cucchiaini di equiseto, per un minuto,spegnete, filtrate dopo un minuto. Ulteriori notizie sull’equiseto, le trovatealle pagg. XX-XX.

Nel paragrafo sulle vie respiratorie, alle pagg. XXX-XXX, ci sonotutte le indicazioni utili per trattare le malattie che colpiscono gli organidella respirazione, quindi utili anche nella lotta alla tubercolosi polmonare.Sottolineo, qui, l’importanza anche della esecuzione, la mattina presto e altramonto del sole, degli esercizi respiratori, descritti nel paragrafosull’esaurimento nervoso, alle pagg. XXX-XXX.

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el presente lavoro, ho detto delle cose anche su questo graveproblema. Il lettore interessato troverà trattato l’argomento nei

capitoli «Il digiuno terapeutico secondo Breuss...», alle pagg.XXX-XXX; «Il digiuno terapeutico americano», alle pagg. XXX-XXX;nei paragrafi «calendula» (pp. XX-XX), «camomilla» (pagg. XX-XX),«epilobio» (pp. XX-XX), «equiseto» (pp. XX-XX), «malva» (pp. XX-XX), «ortiche» (pp. XX-XX), «piantaggine» (pp. XX-XX), «salvia» (pp.XX-XX), «vischio» (pp. XX-XX); nel paragrafo «pelle», alle pagg. XXX-XXX.

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n caso di stati di ubriachezza, sono utili delle applicazioni di amarosvedese  sull’addome, ed eventualmente sulla fronte e sul collo: è un

tentativo valido ed efficace per sentirsi meglio, superando e vincendoquei sintomi che accompagnano gli stati di ebbrezza, ben tollerati in generedagli ubriaconi, ma fastidiosissimi per gli astemi, che, per un motivo o perun altro, abbiano ingerito sostanze alcoliche.I

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er curare le malattie dell’uretere, anche e soprattutto quando dovessetrattarsi di disturbi dovuti alla presenza di calcoli nel lumedell’uretere, seguite le indicazioni date nei paragrafi sul rene, e sulla

vescica urinaria, cercando alle rispettive voci. Naturalmente, leapplicazioni locali consigliate saranno fatte su quelle parti esterne delcorpo, cui corrisponde, in profondità, l’uretere ammalato; e cioè sul fiancodestro o sinistro, oppure sulla regione lombare destra, o sinistra. Sonoopportuni anche contemporanei impacchi sulla vescica urinaria; è sempremeglio fare qualche impacco in più, e più allargato, che applicazioni tropporistrette.

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er curare le infiammazioni o altre malattie dell’uretra, seguite leindicazioni date per il trattamento della cistite, guardando alla voce

«vescica urinaria». Se l’uretra ammalata è quella maschile, gliimpacchi consigliati vanno fatti tanto sulla vescica, quanto sul pene; vedeteanche i paragrafi «testicoli» e «pene».P

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n caso di ustioni di qualsiasi grado ed estensione, il primo più valido,più efficace e più praticabile pronto soccorso consiste

nell’immergere letteralmente nell’acqua fredda le parti del corpointeressate dalla scottatura; fino al punto di immergere nell’acqua anchetutta la persona, nel caso di ustioni estese a tutto l’organismo. Non bisognabadare ad altro, in questi momenti di grave emergenza, nel senso che non sideve pensare ad eventuali forme più o meno gravi di raffreddore, o dipatologie che possano colpire le vie respiratorie, in seguito a questoparticolare contatto con l’acqua fredda. La cosa più importante in assoluto inquesta evenienza è tenere sotto controllo le ustioni, e le più o meno graviconseguenze, che possono associarsi ad esse; ad eventuali altriinconvenienti, certamente, in ogni caso, meno gravi delle scottature, sirimedierà facilmente, in un secondo momento. Quindi, il rimedio numerouno per le scottature, per le ustioni, è l’acqua, la semplice acqua, l’acquafredda. Mai come in questo caso è valido il detto latino «in aqua salus»,cioè nell’acqua risiede il segreto della guarigione. Il contatto con l’acquafredda, sia essa acqua corrente o acqua raccolta in un contenitore, utile alloscopo che si vuole conseguire, deve essere continuo, e perpetuato fino aquando non ci si accorge che l’ustione è sotto controllo, e non le si èpermesso di scatenare le sue a volte terribili conseguenze. L’uso dell’acquaci garantisce l’assenza di reazioni di tipo allergico, che sono invecesempre possibili quando si faccia uso di sostanze medicamentose di sintesi,tipo pomate di vario genere, le quali non inducono reazioni indesiderate, se

usate su una pelle integra, ma che possono risultare pericolose, se applicatesu una pelle lesionata dalle ustioni.@;?; GA98>; ?/27; ?2N 82:A/; ?/;6>; 26>9/096>;4 ?;>9>9 A>232MM./9 +QA+%A/

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lle donne dico: se il vostro ginecologo dovesse riscontrare qualchemalattia a carico del vostro utero o delle ovaie, non vi scoraggiate;qualunque sia il male diagnosticato eccetto il caso di neoplasie

maligne, sempre restando sotto il controllo medico del vostrospecialista, seguite i consigli che offro qui di seguito. Sono cose facili damettere in pratica, sicuramente non nocive, e che non tarderanno a darvirisultati più che soddisfacenti, e non raramente anche sorprendenti.!  Un trattamento che non ha mai deluso, è quello consistente in impacchi

con foglie di verza, o di cavolo cappuccio (pag. XX) sul bacino, messila sera e rimossi la mattina successiva. Tutti i liquidi patologici presentinella regione pelvica, quale conseguenza di uno stato di malattia, e causaessi stessi del peggioramento delle cose, vengono attirati verso l’esternodel corpo ed eliminati dall’azione drenante delle foglie di cavolo.Continuate a fare queste applicazioni tutte le sere fino a quando nonsiete state dichiarate guarite dal vostro medico, che vi controllaperiodicamente.

!  È molto utile e vantaggioso fare un impacco sulla pelvi, la sera, conovatta e amaro svedese (pag. XX), della durata di mezz’ora. prima diapplicare l’impacco con foglie di cavolo. Un altro impacco è consigliato

la mattina, dopo di avere rimosso il cavolo, e dopo di avere lavato ilbacino con sapone neutro. L’amaro svedese esercita una notevole azionecurativa sull’utero, e su tutti gli organi pelvici. Per la sua straordinariaattività emostatica, con efficacia anche sugli organi interni, gli impacchicon l’amaro svedese sono indicatissimi in caso di metrorragie, cioèquando ci sono perdite di sangue, non di natura mestruale: aggiungeteall’ovatta sempre nuovo liquido, ogni volta che l’ovatta risulti asciuttaperché il medicinale è stato assorbito dai tessuti cutanei, coi quali sta incontatto. Continuate così, fino a quando le perdite anomale di sanguenon siano cessate del tutto. Dopodiché, continuate con le applicazioni dicavolo di notte, e due impacchi di amaro svedese, uno la mattina, uno la

sera, come detto sopra. Aggiungo che è opportuno bere un cucchiaio diamaro svedese tre volte al dì, mezz’ora prima dei pasti principali, inmodo assoluto, oppure diluito con un po’ d’acqua.

!  La pomata di calendula (pag. XX) esercita una notevole azionebenefica sull’utero e su tutti gli organi pelvici, se viene applicata sulbacino, spalmata sull’ovatta. L’impacco va rinnovato ogni tre-quattroore. Queste applicazioni possono essere fatte durante la giornata; se, poi,un impacco lo si fa la sera, al posto del cavolo, lo si rimuove la mattinaseguente.

!  Se alla malattia dell’utero è associata una qualche forma di anemia,

bevete ogni giorno un quarto della miscela di succhi centrifugati«Breuss», della ditta Biotta. Su questa ottima bevanda antianemica,trovate ulteriori informazioni alle pagg XXX-XXX, seguendo le quali

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potreste produrre in casa la miscela, nel caso che non riuscite aprocurarvela già confezionata.

!  In tutte le patologie dell’utero, è opportuna una terapia farmacologicacon l’ascorbato di potassio, almeno per un mese. Seguendo leindicazioni date alle pagg. XXX-XXX, procuratevi 90 dosi del farmaco,

nella proporzione per dose di 0,50 gr di acido ascorbico, ed 1 gr dibicarbonato di potassio, prendendo una dose al mattino, una amezzogiorno, una la sera, tre quarti d’ora prima di ogni pasto principale,ognuna diluita in un po’ d’acqua.

!  Semicupi con ortiche, o con equiseto (pag. XX), sono indicati per laloro azione benefica sulla pelvi. Sarebbe opportuno farne due nellaprima settimana, e poi uno per settimana, in seguito.

!  La natura è stata molto generosa nel mettere piante medicinali adisposizione delle donne: la madre terra difende la maternità umana,minacciata da svariate possibili patologie. Indico, qui di seguito, leprincipali erbe, proponendo l’assunzione quotidiana di mezzo litro ditisana, ricavate da esse: una quantità maggiore, combinazioni eassociazioni di erbe diverse, sono possibili, ma dietro il consiglio di unfitoterapeuta specialista. Se voi donne volete aiutarvi da sole, seguendole linee proposte in questo libro, vi consiglio di bere mezzo litro algiorno della tisana che scegliete, per tutto un mese; nel mesesuccessivo, scegliete un’altra tisana, e così fate per i mesi cheseguono. Così facendo, potete essere tranquille che otterrete solobenefici, con nessuna controindicazione, e nessun effetto collaterale.•  Il vischio viene offerto alle famiglie, a Natale, come augurio di

fertilità: segno, questo, che nella tradizione popolare esso gode la

fama di essere utile alle donne, per quanto attiene alla loro funzioneprocreativa. In effetti, il vischio, oltre ad essere curativo, esercita unanotevole azione di stimolo sulle ovaie, e su tutto il circuito degliorgani della fecondità. La tisana di vischio si prepara nel modoseguente: mettete 4 cucchiaini di vischio in mezzo litro d’acquafredda, la sera all’ultima ora, filtrando la mattina dopo. Bevete asorsi, lentamente, dalle ore 10:00 a mezzogiorno. Se poi volete berequesta tisana nel pomeriggio, mettete il vischio nell’acqua la mattina,e filtrate dopo 6-8 ore.

•  La salvia è una pianta medicinale che difficilmente non si riesce aconsigliare, avendo essa uno spettro d’azione di 360 gradi. Fate

bollire assieme, per 3 minuti, mezzo litro d’acqua e 3 cucchiaini disalvia. Spegnete. Se volete addolcire un po’, aggiungete uno o duecucchiaini di liquirizia, o di semi di finocchio, o di semi di anice.Filtrate dopo10 minuti. Bevete, a sorsi, nella mattinata, o nelpomeriggio.

•  L’alchemilla è tradotta in tedesco «Frauenmantel», cioè pianta cheprotegge la donna come un mantello. Per tutte le affezioni dell’uteroè indicata. Fate bollire mezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungete 2cucchiaini abbondanti di alchemilla, filtrate dopo 5 minuti. Poteteberla dalle ore 10:00 a mezzogiorno, oppure nel pomeriggio.

•  Anche la miscela «Frauentee», cioè «tisana delle donne», esprimenel nome la sua specifica funzione. Mettete assieme 50 gr di achillea,35 gr di camomilla fiori, 25 gr di tarassacco radici, 15 gr di calamoradici. Se poi volete addolcirla un poco, aggiungete alla miscela 20

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gr di liquirizia radici. Fate bollire mezzo litro d’acqua, spegnete,aggiungete 2 cucchiaini abbondanti della miscela, filtrate dopo 5minuti. Bevete a sorsi, dalle ore 10:00 a mezzogiorno, semprelontano dai pasti.

•  È molto utile fare una terapia di almeno un mese con l’assunzione

quotidiana di mezzo litro di tisana di ortiche, di cui si possono usaresia le foglie che le radici. L’ortica è una delle piante medicinali cheritengo abbiano uno spettro di azione di 360 gradi. Fate bolliremezzo litro d’acqua, spegnete, aggiungete due cucchiaini di foglie oradici di ortiche, filtrate dopo 5 minuti. Bevete lentamente, a sorsi,nella mattinata o nel pomeriggio, lontano dai pasti.

•  L’equiseto è utile tanto, quanto le altre piante indicate fino ad ora.Fate bollire assieme mezzo litro d’acqua e 2 cucchiaini di equiseto,per un minuto. Spegnete. Filtrate dopo un minuto. Bevete nellamattinata, o nel pomeriggio, sempre lentamente, a sorsi, lontano daipasti.

!  È necessario, per tutto il tempo che si sta seguendo una terapia dellemalattie dell’utero con trattamenti naturali, tenere presenti, e mettere inpratica, quei pochi, ma opportuni e fondamentali consigli, relativi ad unadieta ad azione epatoprotettiva, riportati schematicamente nella schedan° 7, a pag. XX. L’azione disintossicante delle tisane, e la purificazionelocale esercitata dall’applicazione degli impacchi consigliati, vengonopotenziati seguendo la dieta indicata, che intende fare evitare al pazientedi introdurre nell’organismo sostanze inquinanti, nel mentre che è incorso l’intensa attività di disinquinamento.

!  Mai sottovalutare l’importanza della respirazione di aria pulita in tutti

gli stati di malattia, e pure quando si goda buona salute; per cui, invito illettore a riguardare, con attenzione ed interesse, l’articolo «camere agas», alle pagg. XXX-XXX.

!  Il lievito di birra (pag. XX)  dovrebbe essere consumatoquotidianamente, per la sua sorprendente efficacia nel regolarizzarel’alvo, nel fare andare bene di corpo. L’intestino normofunzionante ègaranzia di salute per tutto l’organismo, per cui il lievito di birra risultautilissimo in tutte le terapie, in funzione di integratore alimentare, per ilsuo alto contenuto in diverse vitamine, e per il suo particolare contributoper una buona funzionalità intestinale; ne consiglio almeno un dado algiorno - si tratta di 25 gr di lievito di birra - sciolto in un po’ d’acqua, o

in altra bevanda, oppure masticato con un po’ d’acqua, o di latte, o altro.Si può prendere la mattina, o il pomeriggio, o la sera, oppure in altritempi, collaudati quali opportuni da ciascun singolo individuo. Chi ciriesce, ne prenda da due a tre al giorno.

!  Un altro valido integratore alimentare per tutti i giorni è il peperoncinocrudo (pag. XX), in polvere, da aggiungere a volontà ai cibi, quando è ilmomento di mangiare. Un orientamento più preciso del consumogiornaliero del peperoncino è quello di un grammo per ogni 10 kg dipeso corporeo. È consigliabile la qualità poco forte, o quella dolce, inquanto il peperoncino troppo forte non può essere consumato,ovviamente, nella quantità consigliata; chi poi non riuscisse a prendere ilpeperoncino assieme ai cibi, può ingoiarlo dopo i pasti, mettendo laquantità considerata nelle ostie, comprate in farmacia, e ammorbidite in

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un po’ d’acqua, per poter essere avvoltolate, al fine di contenere ilpeperoncino.

!  Non posso non consigliare l’assunzione quotidiana di almeno 5 perle diolio di germe di grano, per l’alto contenuto della vitamina E, la quale èdetta anche «tocoferolo», cioè «che conduce al parto», a voler

esprimere, con ciò, il particolare tropismo d’azione nei confrontidell’utero e dell’apparato della riproduzione, nelle donne. Unaopportuna integrazione con pappa reale  e con polline granulare  èindicata.; invito il lettore a riguardare a tal proposito quanto da mebrevemente scritto nel paragrafo sulla «sterilità femminile», alle pagg.XXX-XXX.

!  Occhio alle condizioni di denti e gengive, che sono strutture che,sovente, possono costituire dei focolai infettivi, spesso non evidenti, néfacilmente evidenziabili, ma altrettanto nocivi e pericolosi. Controlliperiodici dello stato di salute del cavo orale è più che opportuno, perindividuare per tempo eventuali fonti di inquinamento dell’organismo, eper poterle eliminare radicalmente.

!  Quanto ai tumori dell’utero, il lettore si orienti secondo quanto scrittonel paragrafo «tumori».

!  Il climaterio e i primi tempi della menopausa conclamatacomportano, in molte donne particolarmente sensibili, forme dinervosismo di ogni genere. In questi casi, si tengano presenti i consiglidati nei paragrafi «esaurimento nervoso», «insonnia», «stress».

!  In caso di metrorraggie, si riguardi anche quanto scritto nel paragrafo«emorragie».

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e vene spermatiche, costituenti il plesso pampiniforme,interessate dal processo patologico del varicocele, possono

essere aiutate a recuperare la loro integrità anatomo-funzionale,ricorrendo, con pazienza e con costanza  - alle applicazioni localiconsigliate per il trattamento delle ernie inguinali, alle pagg. XXX-XXX.Se, oltre al varicocele, è presente qualche sofferenza a carico dei testicoli, irimedi locali saranno applicati anche alla borsa scrotale.L

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a varicosità di alcune vene è dovuta allo sfiancamento delle paretivasali, per cause di varia natura, sulle quali non sto, ora, ad indagare.

Intendo qui proporre alcuni metodi di cura, al fine di tentare una«restitutio ad integrum», senza dover fare ricorso necessariamente ad unaterapia sclerosante, o a quella chirurgica. Si tratta, in ogni caso, di terapieinnocue, semplici ad eseguirsi, sicuramente utili, anche là dove nonriuscissero a rendere superflue le metodiche, a carattere invasivo, di cuisopra. Queste terapie sono valide anche quando siano presenti delle ulcere.!  A chi soffre di vene varicose, Breuss suggerisce di stendersi su un

lettino, di tanto in tanto, soprattutto quando si avverte una particolarepesantezza alle gambe, per fare questo semplice esercizio, mirante aduna provvisoria, ma utilissima, decongestione degli arti inferiori,mediante l'induzione di uno svuotamento delle vene, le quali godonocosì, per alcuni momenti, di un particolare senso di alleggerimento:alzate la gamba destra, contate fino a otto, scuotetela energicamente,contate di nuovo fino a otto, tenendo la gamba sempre così sollevata,quindi abbassatela. Ripetete l'esercizio allo stesso modo, sollevando lagamba sinistra, ed infine sollevando tutte e due le gambe. Attendetealmeno un minuto, prima di scendere giù dal lettino, per riprendere leabituali attività. Chi non riuscisse, per tanti motivi, ad eseguire gliesercizi da solo, si faccia aiutare da qualcuno, nel sollevamento e nelloscuotimento degli arti inferiori. Questa tecnica dà subito un senso disollievo e di leggerezza, infondendo coraggio e speranza nel sofferente

di vene varicose.!  La pomata di calendula, preparata secondo le indicazioni che trovate a

pag. XX, è un vero balsamo per le vene dilatate, essendo notevolmenteefficace nel combattere il dolore, ed anche particolarmente curativa. Lasi può usare in vari modi: d'estate, non avendo le calze durante il dì, èutile - ove possibile - ungere le gambe, interessate dalle vene varicose,con la pomata di calendula; che si può rimuovere con acqua e saponeneutro, quando si debba stare a letto, dato il pericolo di sporcare labiancheria. D'inverno, le cose si invertono, in un certo senso: è propriodi notte più facile applicare pomata di calendula sulle vene varicose,spalmandola preventivamente su uno strato di ovatta, e tenendo bene a

contatto con le vene l'ovatta e la calendula, indossando le calze. Tuttoquesto produce calore, per cui ritengo sia utile procedere in questo modosoltanto nel periodo invernale.

!  Al posto della pomata di calendula, seguendo gli stessi criteri diapplicazione di cui prima, si possono usare, indifferentemente, l'olio diiperico (pag. XX), l'olio di maggiorana (pag. XX), l'olio di ruta (pag.XX), o anche semplice olio di oliva. Sono unzioni che comportano,naturalmente, dei fastidi, e dei rifiuti istintivi, che si possono superare, sesi riflette sull'utilità di queste pratiche: «ungete gli ammalati, ed essiguariranno». Gli inconvenienti che accompagnano questi metodi

naturali, si possono evitare superando l'istintivo senso di rifiuto di tuttociò che unge, e stando attenti a non sporcare la biancheria: cose, poi, nontanto difficili, se siamo ragionevoli, riflessivi, e attenti.

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!  In sostituzione delle terapie che ungono, o accanto ad esse, si possonofare utilissime applicazioni locali con le foglie di cavolo verza, o dicavolo cappuccio. Questi impacchi possono essere fatti la sera, erimossi la mattina successiva, stando attenti a mettere foglie tenere,quelle più chiare e ben levigate, a contatto diretto con le varici, e usando

le altre foglie come secondo strato. Seguite le indicazioni generali datenella scheda n° 5, a pag. XX. L'effetto drenante di queste applicazioniè davvero sorprendente. Occorre, certo, tanta pazienza, ma i risultatiche si ottengono ripagano bene la fatica. Non vi impressionate diqualche transitorio episodio di sanguinolenza locale: non morirete certoper questo dissanguati.

!  L'amaro svedese esercita una ottima azione curativa sulle venevaricose, usato per applicazioni locali con ovatta, ungendopreventivamente con olio, o con sugna di maiale, le parti da trattare, ebevuto tre volte al dì, nella quantità di un cucchiaio per volta, diluito inun po’ d'acqua, e bevuto mezz'ora prima dei pasti principali. Esso è uneccellente tonico della circolazione generale, con evidenti effettipositivi sul circolo venoso degli arti inferiori. L'efficacia delleapplicazioni locali è facile da intuire; se non fosse facile da intuire, èsufficiente vedere i risultati concreti, per comprenderne la validità.Quando l'ovatta è asciutta, ungete di nuovo, e aggiungete altro amarosvedese.

!  La salvia è indicatissima per questa patologia, come pure una miscela dierbe che va sotto il nome di «Frauentee», cioè tisana delle donne  –peraltro, a dispetto del nome, ottima anche per gli uomini. Consiglio diprendere mezzo litro di salvia nella mattinata, orientativamente dalle

10.00 a mezzogiorno, e mezzo litro di «Frauentee» nel pomeriggio. Latisana di salvia si prepara in questo modo: fate bollire assieme, per treminuti, mezzo litro d'acqua e tre cucchiaini di salvia; spegnete,aggiungete un cucchiaino abbondante di liquirizia, filtrate dopo 10minuti. Bevete lentamente, a sorsi. La tisana «Frauentee» è unamiscela, così composta:- achillea, 50 gr.;- camomilla fiori, 30 gr.;- tarassaco radici, 20 gr.;- calamo radici, 10 gr.

A questa miscela, se volete addolcirla, aggiungete 15 gr. di

liquirizia. Chi non ha problemi quanto al sapore amaro, eviti diaggiungere la liquirizia. Fate bollire mezzo litro d'acqua, spegnete,aggiungete 2 cucchiaini abbondanti della miscela, filtrate dopo 5 minuti.Questa tisana si beve nel pomeriggio, sempre lentamente, a sorsi.. Dopodue settimane, la tisana del pomeriggio - la miscela «Frauentee» - puòessere sostituita, per altre due settimane, dal vischio:  in mezzo litrod'acqua fredda mettete, la mattina, quattro cucchiaini di vischio, filtratenel primo pomeriggio - praticamente, dopo 6-8 ore di infusione a freddo.Riprendete, poi, con la «Frauentee», ancora per due settimane, cuiseguono due settimane di vischio, e così via. La tisana di salvia dellamattina resta, invece, fissa. Se volete, interrompete l'assunzione delletisane per alcuni giorni, di tanto in tanto: le tisane non fanno mai male,talvolta è utile interrompere per non arrivare a provare disgusto.

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!  Se colui che soffre di vene varicose è anche obeso, una curadimagrante si impone come necessità inderogabile. Il dietologo puòessere utile a tale scopo. In alternativa, non so indicare altro che ildigiuno terapeutico degli igieniesti (pag. XX), oppure il digiunoproposto da Breuss (pagg. XXX-XXX), protratto per almeno tre

settimane: ambedue questi digiuni vanno fatti sotto il controllo deglispecialisti della materia, o del proprio medico curante, che sia aconoscenza di questi metodi.

!  Una volta la settimana, potete fare utilmente un semicupio con foglie diortiche, o con equiseto, seguendo le indicazioni riportate alle pagg.XXX-XXX.

!  Il consumo di peperoncino crudo, in polvere, nella quantità giornalieradi un grammo per ogni 10 Kg. di peso corporeo - un uomo di 70 Kg. puòprendere, quindi, ben 7 gr. di peperoncino al giorno - è molto utile percombattere le vene varicose, in quanto il peperoncino crudo ha unanotevole vasoattività, essendo un ottimo tonico della circolazione. Lo sipuò aggiungere ai pasti a mo’ di formaggio grattugiato, oppure puòessere ingoiato, dopo i pasti, in un'ostia, come fosse un cachet.

!  È mio parere che sia utile passeggiare nell'acqua di mare, ove siapossibile, scegliendo tratti di mare con acqua non inquinata - cosa, poi,non tanto facile. È una idromassoterapia; cioè, si massaggiano gli artiinferiori con il semplice procedere nell'acqua di mare, che ha, di per sé,notevoli proprietà curative. Ed è anche qualcosa di distensivo, non solo alivello muscolare, ma anche a livello psicologico, essendo un contattocon la culla della vita sulla terra, e come un ritorno alla fase prenatale,di quando si vive, e si nuota, nel liquido amniotico. La composizione

chimica dell'acqua di mare - fatta eccezione per la tipica concentrazionedel cloruro di sodio - è molto simile a quella del plasma sanguigno: ilche ha fatto pensare che gli abitanti del mare, che si sono allontanati daesso per abitare sulla terra ferma, si siano portati con sé l'acqua delmare, modificata a plasma sanguigno, ed a liquidi organici. Il caloredella sabbia, e l'esposizione al sole nelle ore di punta, sonocontroindicati: è bene ungersi le gambe con l'olio, o con le altre sostanzeindicate sopra: in questo modo, non si corrono rischi. Nell'acqua di maresi può anche trotterellare, di tanto in tanto. Questo genere diidromassoterapia può essere eseguito anche nelle piscine.

!  Il principio di respirare aria non inquinata, soprattutto quella

dell'ambiente nel quale viviamo, e nel quale trascorriamo la maggiorparte del nostro tempo, è valido per tutte le malattie, e quindi anche perle vene varicose. Fate una ricerca accurata per tutta la casa, e negliarmadi in particolare, per individuare e rimuovere naftalina, canforasintetica, ed altri eventuali veleni. Per saperne di più sull'argomento,leggete quanto scritto alle pagg. XXX-XXX.

!  È noto che il camminare è utile per la salute di tutto l'organismo, e degliarti inferiori in particolare. Quando si va a piedi, i muscoli delle gambe edelle cosce si contraggono in modo tale, da spremere il sangue contenutonelle vene, che viene spinto verso l'alto, per il dispositivo a valvole, dicui le vene sono fornite. Ora, nel caso di vene varicose, anche questodispositivo è difettoso, è vero, ed il sangue tende a cadere verso il bassoper la legge di gravità; tuttavia, mentre che con gli accorgimenti,suggeriti sopra, proviamo a riparare il dispositivo valvolare, e gli altri

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difetti funzionali ed anatomici, aiutiamoci anche con l'azione meccanicadel camminare. D'altra parte, quando ci si stanca, e si avverte unaparticolare pesantezza, basta fare l'esercizio descritto all’inizio di questoparagrafo, per decongestionare, almeno momentaneamente, gli artiinferiori. Quindi, camminare, andare a piedi, usare le proprie gambe,

fa sempre bene, non dimentichiamolo! !  Chi se lo può permettere, faccia ginnastica in palestra, sotto il controllo

del medico sportivo, e degli esperti di ginnastica. È una attività utile atutto l'organismo, ed alle vene varicose. Consiglio una ginnastica mirata,e non una ginnastica qualsiasi, naturalmente.

!  Una volta la mattina, ed una volta nel tardo pomeriggio, è consigliabilerespirare, per 10 minuti, nella seguente maniera, garantendosi, prima,che l'aria tutt'intorno sia pulita, e non inquinata né da fumo, né da altro.Tirate l'aria dentro ai polmoni, inspirando lentamente eprofondamente, attraverso le narici, riempendo d'aria i polmoni quantopiù è possibile, e cacciate fuori dai polmoni l'aria, espirando a boccaaperta, emettendo come uno sbuffo finale, al termine di ogni attoespiratorio. In questo modo, aria carica di ossigeno viene inspirata, el'aria già usata dall’organismo, quella carica di anidride carbonica, vieneespulsa verso l'esterno, ma tutto in maniera molto accentuata, seguendoquesta particolare tecnica respiratoria; a tutto vantaggio dell'organismo.Buona respirazione = più ossigeno alle cellule = miglioremetabolismo cellulare e generale = buona salute, con recupero diquella perduta. Tra l'altro, tale tecnica respiratoria tende a normalizzarela pressione arteriosa, a tutto vantaggio anche del lavoro delle vene.

!  È indispensabile che il vostro dentista controlli lo stato di salute dei

denti e del paradenzio, scrupolosamente. Siate sempre premurosi nelcurare denti e gengive. Alcuni consigli utili li trovate nel paragrafosulla bocca, a pag. XXX. Sottolineo, qui, soltanto la mia convinzioneche, fino a quando c'è uno stato patologico a carico dei denti, edell'apparato di sostegno dei denti, non si potrà mai guarirecompletamente da altre malattie.

!  Un'applicazione quotidiana con argilla è utile, se fatta, ad esempio, lamattina, seguita poi da impacchi con la pomata di calendula, o con gli olimedicinali di cui prima. Comprate in erboristeria l'argilla fine, lamigliore, quella per impacchi, e utilizzatela seguendo le indicazioni datealle pagg. XXX-XXX.

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-  CISTITE u CALCOLI u ZEOPLASIE BENIGNE u IUUB –

uando la vostra vescica urinaria è in sofferenza, qualunque sia lacausa che determina lo stato patologico, mettete in pratica iseguenti consigli, fino a quando la vescica non sia - a giudizio del

medico che vi sta seguendo - completamente guarita. È molto probabile che,facendo questo tipo di terapia naturale, potrete fare a meno delle curefarmacologiche, normalmente previste per le affezioni della vescica.!  Durante la mattinata, orientativamente dalle ore 10,00 a mezzogiorno,

bevete lentamente, a sorsi, mezzo litro di una tisana  preparata conequiseto, facendo bollire assieme, per un minuto, mezzo litro d'acqua, edue cucchiaini di equiseto, e filtrando un minuto dopo d'avere spento.Nel pomeriggio, bevete mezzo litro di tisana di ortiche, sempre a sorsi,e lontano dai pasti. Questa tisana si prepara facendo bollire mezzo litrod'acqua, e aggiungendo, dopo di avere spento, due cucchiaini abbondantidi foglie o radici di ortiche; filtrando, infine, dopo 5 minuti. È preferibileche beviate le tisane senza addolcirle. Ma, se non ci riuscite, addolcitecon un cucchiaino di miele il mezzo litro della mattina e con un altrocucchiaino il mezzo litro del pomeriggio, tenendo presente che il mieleva aggiunto alle tisane tiepide, non bollenti.

!  Durante la giornata, fate impacchi sulla vescica - praticamente sulbacino - con l'amaro svedese (pag. XX) e ovatta, uno la mattina, uno

nel pomeriggio, uno la sera, ciascuno della durata di mezz'ora, ungendoprima con olio, possibilmente, la parte da trattare con l'impacco. Seavete a disposizione la pomata di calendula, preparata come indicato apag. XX, potete fare anche uno, o due impacchi, con ovatta e questapomata, ciascuno della durata di 3-4 ore. La sera, poi - sempre se vi èpossibile, e se volete guarire prima, e più radicalmente - applicate sulbacino un impacco con foglie di verza, o di cavolo cappuccio, cherimuoverete la mattina seguente, attenendovi alle indicazioni date nellascheda n° 5, a pag. XX.

!  Se vi è possibile, fate un semicupio con foglie di ortiche, o conl'equiseto, a giorni alterni, o almeno una volta la settimana,

preferibilmente la sera, perché a questo bagno particolare possa seguireil riposo della notte. Le indicazioni relative al semicupio, le trovate allepagg. XXX-XXX.

!  Quanto alla terapia con le tisane, di cui sopra, o si può procedere conquelle tisane per alcuni mesi, oppure, dopo un ciclo di un mese, per duesettimane, potete bere mezzo litro al giorno di tisana di salvia, preparatanel modo seguente: fate bollire assieme, per tre minuti, mezzo litrod'acqua, e 4 cucchiaini di salvia. Spegnete. Aggiungete un cucchiainoabbondante di liquirizia. Filtrate dopo 10 minuti. Potete bere tutto ilmezzo litro nella mattinata, dalle 10:00 a mezzogiorno, sempre

lentamente, a sorsi, oppure un quarto nella mattinata, ed un quarto nelpomeriggio. A queste due settimane, può seguire un altro ciclo di unmese con ortiche ed equiseto, come spiegato sopra.

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!  Maria Treben consiglia caldamente l'epilobium roseum, o epilobiummontanum, per il trattamento di qualsiasi patologia della vescicaurinaria: ella è stata testimone di guarigioni straordinarie, persino ditumori maligni della vescica! Chiedete al vostro erborista che sirifornisca di questa erba medicinale, e voi stessi fatene tranquillo uso,

per combattere tutte le affezioni urinarie. L’epilobio è mirabilmenteefficace anche per risolvere tutte le malattie della prostata, inclusi iprocessi neoplastici. Fate bollire mezzo litro d'acqua; spegnete;aggiungete due cucchiaini di epilobio; filtrate dopo 5 minuti. Un quartolo bevete di mattina, o appena alzati, oppure dalle 10.00 alle 12.00;l'altro quarto bevetelo nel pomeriggio, sempre a sorsi, e lontano daipasti. È utile leggere quanto scritto sull'epilobio, alle pagg. XXX-XXX.

!  L'amaro svedese è efficace sulle vie urinarie anche quando è assuntoper via orale. Un cucchiaio la macchina, uno a mezzogiorno, uno lasera, una mezz'ora prima dei pasti, diluiti in un po’ d'acqua, sono unadose giornaliera utile, e sufficiente, ad integrazione delle altre terapie.

!  La miscela per i reni - «Nierentee» - caldeggiata da Breuss, è,naturalmente, indicata anche per le affezioni a carico della vescicaurinaria. Mettete assieme 15 gr. di equiseto, 10 gr. di ortiche foglie, 8gr. di centinodia, e 6 gr. di iperico. Fate bollire un quarto d'acqua,spegnete, aggiungete un cucchiaio della miscela, filtrate dopo 10 minuti;le erbe filtrate aggiungetele, poi, a mezzo litro d'acqua, e fate bolliretutto assieme per 10 minuti; quindi spegnete, e filtrate. Questo mezzolitro l'aggiungete al quarto di prima, ed i tre quarti ottenuti vanno bevutitra le 10.00 e le 12.00 della mattina, e nel pomeriggio, a sorsi, lontanodai pasti.

!  Il peperoncino «non riscalda», al contrario di come si credeabitualmente. Anzi, esso è indicato anche nel corso delle affezioni dellevie urinarie, in quanto, stimolando il metabolismo generale, aiuta nelprocesso di eliminazione delle scorie metaboliche da parte di tutti gliorgani emuntori ed escretori, ed è, quindi, utile anche alla vescicaurinaria. Deve essere consumato crudo, e ridotto in polvere, mescolato aicibi, oppure ingoiato in ostie, dopo i pasti. Si può iniziare con piccoledosi, che vanno progressivamente aumentate. Sul peperoncino, si vedanole pagg. XXX-XXX.

!  L'eliminazione della naftalina, e di tutti gli altri inquinanti atmosferici,dalla propria abitazione, è necessaria qui, come lo è per tutte le

patologie. Non permettete che si fumi mai nella camera da letto, per nonrischiare di dover dormire in una vera e propria camera a gas -confrontate quanto scritto alle pagg. XXX-XXX.

!  Controllate le condizioni di salute della vostra bocca: eventuali «focidentali»  possono causare facilmente malattie metafocali - cioè adistanza - a carico delle vie urinarie. Siate scrupolosi e attenti nel farvicurare denti e paradenzio; né sottovalutate le gengiviti. Riguardate ilparagrafo «paradentosi», alle pagg. XXX-XXX.

!  Se nella vescica sono presenti dei calcoli, fate il tentativo, proposto daMaria Treben, da me descritto nel paragrafo sui reni, a pag. XXX.D'altra parte, tutti i consigli dati sopra, sono efficaci anche nella lottaalle calcolosi, qualunque sia il tratto delle vie urinarie, interessato daquesta patologia. L'ononide  - che «rompe i calcoli con vigore e

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potenza!» - è da tenere in conto, nella lotta ai calcoli: di esso è scritto aproposito dei calcoli renali, a pag. XXX.

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-  ASMA BRONCHIALE u BRONCHITE u ENFISEMAPOLMONARE u PLEURITE u POLMONITE u TOSSE u

TRACHEITE u TUBERCOLOSI POLMONARI u ECC. –- 

e vie respiratorie si distinguono, classicamente, in «alte», e«basse», a seconda della collocazione anatomica degli organi presiin considerazione. Per quanto attiene alle alte vie respiratorie, si

rimanda il lettore alle pagine relative ai paragrafi «naso», «bocca»,«tonsille», «laringite», ed ai riferimenti indicati nella trattazione dellesingole voci.

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A. Tisane, ed integratori alimentari.!  6)* @?@@' +' 0%*#@' -'$%&%#*+%4 :D9 82 ?;88;6; A>232MM./9 8;>>; 1;/7. <2

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•  pulmonaria 20 gr.;•  tussilaggine foglie e fiori 10 gr.;•  achillea 10 gr.

!  L'equiseto, che R. Willfort definisce uno dei migliori rimedi naturalinel trattamento delle malattie gravi, anche croniche, dei polmoni - e,quindi, delle altre parti delle vie respiratorie - si prepara facendo bollireassieme sia il quarto d'acqua, che un cucchiaino abbondante di equiseto,per un minuto, e filtrando un minuto dopo che avete spento. Willfortpropone di utilizzare 3 cucchiaini di equiseto per un quarto d'acqua,nelle fasi acute della malattia.

!  La malva, anch'essa eccellente rimedio, si prepara nel modo seguente:mettete assieme un quarto d'acqua fredda e due cucchiaini di malva -foglie, o fiori, o foglie e fiori mischiati; filtrate dopo 6-8 ore. Bevetedopo di avere riscaldata la tisana, e conservandola eventualmente in untermos. Confrontate quanto scritto nel paragrafo «laringite».

!  La salvia, le cui virtù terapeutiche non risparmiano nessuna malattia,consiglio di prepararla alla maniera di R. Breuss, e cioè: fate bollireassieme, per tre minuti, un quarto di acqua, e due cucchiaini di salvia;spegnete, filtrate dopo 5-10 minuti.

!  Il miele, che si consiglia di aggiungere abitualmente a tutte le tisane dicui sopra, quando esse sono a temperatura ambiente, può essere

utilmente assunto nelle modalità della «Honigkur», cioè della «terapiadel miele», di cui il lettore può trovare tutti i particolari alle pagg. XXX-XXX.

!  Le  cipolle. R. Willfort - e R. Breuss, con qualche piccola variante -propongono la cipolla nel trattamento di tosse, bronchite, tubercolosipolmonare, ecc. Si deve procedere nel modo seguente: fate bollire per10-15 minuti, assieme, un litro d'acqua, 200 gr. di zucchero candito, emezzo chilo di cipolle, sbucciate e tagliuzzate; spegnete; schiacciate lacipolla così cotta. Quando l'acqua ha raggiunto quasi la temperaturaambiente, scioglietevi dentro da 100 a 150 gr. di miele. Durante lagiornata, ogni mezz'ora, prendete un cucchiaino pieno di questa

bevanda speciale. Breuss consiglia di bere questa tisana di cipolle,solamente se fegato e colecisti sono in ordine; per il resto, essa èrapida ed efficace, e da Breuss è proposta anche per il trattamentodell'asma bronchiale, e dell'asma cardiaco.

!  L'amaro svedese (pag. XX): bevetene un cucchiaino la mattina, uno amezzogiorno, uno la sera, mezz'ora prima dei pasti, assoluto, o diluito inun po’ d'acqua.

!  L'ascorbato di potassio  (pag. XX) può dare un notevole contributonella lotta alle malattie respiratorie. Prendetene tre dosi al dì, sciolte inun po’ d'acqua, mattina, mezzogiorno e sera, tre quarti d'ora prima deipasti; fate preparare le dosi in farmacia. Ogni dose deve essere compostada 0,50 gr. di acido ascorbico, e un grammo di bicarbonato di potassio.L'assunzione può essere protratta anche per lunghi, tempi, senza pericolodi controindicazioni, o di effetti collaterali.

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!  Il  polline granulare  è un opportuno integratore alimentare. È utileconsumarne un cucchiaino la malattia, e uno nel pomeriggio, masticaticon un po’ di latte, acqua, o altro liquido.

!  Cinque perle di germe di grano  la mattina, e cinque nel pomeriggio,costituiscono un dosaggio adeguato di questo concentrato di vitamina

E, nella fase acuta; nelle fasi post-acute, sono sufficienti le cinque perledella mattina.!  Prendere una capsula di biancospino,  o 45 gocce di una soluzione

idroalcolica del biancospino, la mattina, idem nel pomeriggio, idem lasera tardi, è buona cosa, per sostenere l'attività dell'apparatocardiocircolatorio, nella fase acuta, e anche dopo, data la totaleinnocuità del biancospino, e, nel contempo, la sua sicura funzione disostegno del cuore, a tutti i livelli.

!  Il lievito di birra (pag. XX) è un integratore alimentare che esercita unautilissima funzione di regolazione dell'attività intestinale, didegradazione e di assimilazione dei nutrienti alimentari. È opportuno,quindi, prenderlo quotidianamente, anche in apparente assenza dimalattie in atto; diventa necessaria la sua assunzione, quando sia incorso uno stato di malattia. Per cui, se ne consiglia la consumazionequotidiana di due dadi, uno la mattina, uno nel pomeriggio, sciogliendoliin un po’ di acqua, o latte, o altro liquido. Ogni dado pesa, generalmente,25 grammi: il lievito di birra è reperibile presso tutti i negozi dialimentari, e si conserva nel frigorifero.

!  Il  peperoncino  (pag. XX)  è dotato di documentate virtù terapeutiche.Esso va consumato in forma macinata, aggiunto crudo ai cibi, almomento di mangiare. La dose media giornaliera è di un grammo per

ogni 10 Kg. di peso corporeo; per cui, ad esempio, un uomo di 70 Kg.può consumarne, al giorno, almeno 7 grammi. Non ci sonocontroindicazioni.

!  Sulla necessità di respirare aria pura, sana, non inquinata - trattiamo,qui, delle malattie delle vie respiratorie! - il lettore vada a rileggere conattenzione le pagg. XXX-XXX, titolate «camere a gas». In più,consiglio di eseguire, la mattina presto e al tramonto del sole, gliesercizi respiratori, descritti nel paragrafo sull'esaurimento nervoso,alle pagg. XXX-XXX.

B. Le applicazioni locali!  Per curare le malattie di organi racchiusi nella gabbia toracica, oltre a

fare ricorso a terapie che agiscono attraverso il circolo sanguigno, equindi dall'interno, si può operare mediante impacchi locali, da farsi sulpetto, sui lati della gabbia toracica, sul dorso, a seconda dei casi. Perorientarvi, fate riferimento ai punti del dolore, e in quella zona fate leapplicazioni; è buona norma fare impacchi che interessino non soltanto ipunti del dolore, ma anche, ampiamente, le zone tutt'intorno ad essi. Seil vostro medico non rifiuta questi metodi naturali, può esservi di grandeaiuto per una esecuzione corretta dei consigli, che offro qui di seguito.

!  Il cavolo (pag. XX). Gli impacchi locali con foglie di verza, o di cavolocappuccio, hanno una grande efficacia per tutte le patologie delle vierespiratorie. Molto utili sono le applicazioni fatte la sera, e rimosse lamattina successiva; ma, quando vi sia possibile, fate un impacco anchela mattina, che toglierete solo la sera. Abbiate pazienza nel fare questo

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genere di applicazioni, provate a capirne il perché, leggendo la pag. XXin particolare, e sappiate che i risultati che otterrete vi ripagheranno benedelle fatiche fatte. Nelle pagine sul cavolo, troverete tutti i consigli utiliper procedere nella maniera più adeguata. Questi impacchi, se fatti bene,sono capaci anche di liberare le cavità pleuriche da eventuali

versamenti di liquido patologico; in ogni caso, un tentativo è opportunofarlo.!  L'amaro svedese (pag. XX). Ungete con olio, o con sugna di maiale, la

zona da trattare; bagnate una adeguata quantità di ovatta, e applicate iltutto sulla parte interessata; quando, dopo un certo tempo, vi sareteaccorti che il corpo ha assorbito tutto l'amaro svedese, aggiungetenealtro, e così via. L'applicazione della sera può essere tolta viadirettamente la mattina seguente. Prendete tutte le misure utili a nonsporcare la biancheria; per il resto, andate tranquilli per quantoriguarda l'utilità, e l'efficacia, di questo genere di impacchi. Provate, evedrete quanti sorprendenti risultati avrete. Se è necessario, perevitare il fastidioso impatto con il corpo di un impacco freddo, riscaldatesul fuoco un po’ di amaro svedese, quello che poi passerete sull'ovatta.Quando rimuovete le applicazioni, lavate bene le parti trattate, easciugatele con cura, usando - se è possibile - anche l’asciugacapelli,per essere sicuri di avere asciugato bene.

!  La pomata di calendula. Le applicazioni con questo preparatoesercitano una notevole efficacia. Per sapere come ottenere la pomata dicalendula, e per imparare a saperla applicare sul corpo in manieraadeguata, andate a riguardare le pagg. XXX-XXX. Gli impacchi, chefate durante il dì, rinnovateli ogni due tre ore; l'applicazione della sera,

lasciatela per tutta la notte.

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«La congestione dei polmoni è prontamente e sicuramente rimediata,in tutti i casi, durante il digiuno, e la bronchite risponde ugualmente bene altrattamento. La più importante malattia respiratoria, la tubercolosipolmonare, è stata spesso curata con il digiuno. Nella stragrandemaggioranza dei casi, la prognosi è molto favorevole. Mentre si digiuna, latosse tubercolare di solito diventa molto lieve, o scompare tutta in unavolta. In alcuni casi, avvengono molti miglioramenti durante il digiuno,seguiti da una guarigione completa durante un periodo di nutrizioneappropriata, con altrettanta adeguata aria fresca, ed attenta esposizione alsole. Di solito, nel caso di tubercolosi, si preferisce far fare brevi periodi didigiuno, data la difficoltà riscontrata da molti pazienti nel recuperare il peso,dopo periodi di prolungata astinenza. Eppure, altri pazienti sono guaritidopo lunghi digiuni, e sono poi di nuovo tornati al loro peso normale. Èpossibile che le difficoltà che si sono riscontrate in alcuni casi furono dovuteal poco controllo dietetico, che fece seguito al digiuno».

Ciascuno tiri, da quanto citato, le debite conclusioni.L'approfondimento dell'argomento può essere fatto utilmente, rileggendole pagg. XXX-XXX.

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«Vita et mors duello mirandointer se conflixere»

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Un proverbio dice: «a mali estremi, estremi rimedi». Il nemico sideve combattere con le sue stesse armi, cercando di individuare il suo puntodebole. È un nemico che combatte senza pietà, deve essere combattuto senzapietà. Fermiamoci a ragionare, utilizziamo la logica, studiamo una strategiadi guerra.

Viene subito da fare un ragionamento logico elementare: se le celluleneoplastiche sono tanto avide, e per moltiplicarsi così rapidamente hannobisogno di continui apporti alimentari, proviamo a farle morire di fame.Ecco fatto! Il principio è semplice, è elementare, è intuitivamenteconvincente. Il problema è, ora, solo quello di studiare la maniera piùopportuna, per realizzare concretamente la cosa. Si tratta, innanzitutto, diprogrammare un digiuno, chiedendoci se si debba trattare di un digiuno

assoluto o di un digiuno relativo, e soprattutto quanto debba durare.Lehninger (A.L. Lehninger, «Biochimica», Zanichelli, pagg. XXX-XXX), descrive il digiuno di volontari, seguito e controllato da specialisti:il digiuno è stato interrotto solo dopo sei settimane, cioè dopo 42 giorni, ivolontari hanno superato la prova in ottime condizioni di salute. Abbiamo,così, una indicazione precisa: un digiuno può durare benissimo anchequarantadue giorni, senza correre alcun pericolo. Se poi guardiamo allastoria, osserviamo un numero grande di precedenti illustri: tra gli altri,Cristo. Gesù ha digiunato quaranta giorni nel deserto, senza soffrire lafame: si sottopose al digiuno per ritemprare lo spirito e il corpo, in vista del«tour de force» della vita pubblica. Altrove ha pure detto a chiare lettere:«Questo genere di demoni si può scacciare solo con la preghiera e ildigiuno». Perché non ipotizzare che per «demoni» Gesù intendesse anche«mali organici inguaribili», tra cui le neoplasie?

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L'austriaco Rudolf Breuss propone un digiuno relativo: non devemancare, durante la terapia, un apporto esogeno di vitamine, sotto formadell'assunzione quotidiana di un quarto di una miscela di succhi centrifugati.Contemporaneamente, bisogna bere delle tisane, finalizzate ad una radicaleazione disintossicante: non dimentichiamo che il tumore comporta una

situazione di stress non indifferente per l'organismo, con alterazione delnormale metabolismo, e produzione di radicali liberi, ed altri metaboliti,tossici per l'organismo. La durata del digiuno viene fissata a giorniquarantadue. Il terapeuta austriaco, nel suo volumetto «Krebs, Leükamie,und...» - vedi bibliografia - racconta che nell'anno 1950, giunse allacomprensione del principio che era alla base del successo della terapiaantitumorale: se si digiuna, si guarisce; la massa tumorale scomparecompletamente, oppure viene eliminata - ridotta ad un residuo atrofico -assieme alle feci. In quell'anno, egli aveva assistito al primo caso diguarigione da un tumore maligno, in un paziente che si era sottoposto allaterapia del digiuno.

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oniamo, per un momento, che quanto detto prima, siainconfutato e inconfutabile. Ci chiediamo, allora, che cosa avvengamai, e cerchiamo di capirci qualche cosa, procedendo per ordine e

gradi. Il programma fondamentale di un organismo vivente, codificatonel DNA dei miliardi di cellule che lo costituiscono, è il conseguimentodella vita del proprio essere, e la difesa della conservazione di questa vita.Tutti i meccanismi, operanti in un organismo vivente, tendonofinalisticamente a conseguire costantemente questo obiettivo. Il sistemaimmunitario è una vigilanza ininterrotta, mirante a proteggere l'organismoda insidie, esterne ed interne, da parte di svariati agenti patogeni. Tuttoquello che viene identificato dalle cellule immunitarie come qualcosa di«non-self», cioè di estraneo all'organismo, è considerato un nemico daeliminare. Se delle cellule «self»  - cioè «proprie» dell'organismo, per unqualsiasi motivo, si trasformano, diventando «non-self», normalmente

vengono distrutte da cellule killer immunocompetenti, e da altre; perchél'evenienza della trasformazione delle cellule proprie è anch'essa prevista,come ne è programmata la risposta immunitaria di eliminazione. Tuttavia, inalcuni casi, in determinate condizioni psicofisiche dell'individuo, siverificano delle trasformazioni cellulari, che sfuggono al sistema dicontrollo e di difesa da parte del sistema immunitario; o, perlomeno, larisposta immunologica è inadeguata. Siamo in presenza di una neoplasia,di un processo di proliferazione cellulare, che è del tutto incontrollato:all'interno dell'organismo si determina uno stato bellicoso, da guerra civile,ma secondo vari stadi, che si susseguono l'uno all'altro.

Fino a tanto che continuiamo ad alimentarci normalmente, la massatumorale è, dal sangue, regolarmente rifornita di tutti i nutrienti, che sono adessa necessari per aumentare di volume e consistenza. Il corpo non si mettein allarme, tollera la presenza estranea: non individua alcun reale pericolo,

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non vede la sua morte, perché, intanto, anch'esso si nutre normalmente, epare quasi che tutto sia in perfetta regola. Se il paziente però comincia adigiunare, piano piano inizia lo stato di allerta. All'inizio del digiuno ècome se non stesse succedendo niente: l'organismo utilizza le riserveenergetiche endogene, per sopperire al suo fabbisogno quotidiano. Il

problema principale è la produzione di glucosio, che è il carburanteprincipale dell'intero organismo, e, soprattutto, l'unico che il cervello siacapace di utilizzare, per le sue esigenze energetiche, in condizioni normali.Quando il digiuno giunge ad uno stadio sufficientemente avanzato, i sistemimetabolici di interconversione di sostanze di riserva nel prezioso glucosiocominciamo ad invocare nuove fonti energetiche, perché le fontifisiologiche danno segnali di esaurimento. Intanto, prende ad impazzire,naturalmente, anche la massa tumorale, perché le sue cellule, il cuiprogramma unico è «moltiplicarsi a tutti i costi», consumano glucosio convelocità da cinque a dieci volte maggiore delle cellule non tumorali, einvocano con più veemenza l'apporto di glucosio. Nonostante che laproduzione di corpi chetonici da parte del fegato viene incontro alleesigenze energetiche dell'organismo, lo stato di allarme non rifluisce, anzidiventa più urgente e preoccupante.

L'esaurimento progressivo delle riserve energetiche, evocando ilfantasma di una possibile morte dell'intero organismo, scuote quei centriche «sentono», probabilmente, la vita e la morte. Tutto l'organismoreagisce, con tutte le forze e con tutti i mezzi a disposizione, contro la graveminaccia del dissolvimento del proprio essere. I sistemi di difesa della vita siattivano in una maniera particolarissima, e vanno alla ricerca disperata diqualsiasi fonte di energia, che possa risultare utile per garantire la

sopravvivenza. È a questo punto che, probabilmente, si determina unainversione di tendenza: se, fino a questo momento, il tumore ha fatto tutti icomodi suoi, sottraendo all'organismo, avidamente, i nutrienti che voleva,ora, in questo stato di grave carenza alimentare, determinata dal digiuno,non viene più alimentato adeguatamente dall'organismo affamato; ma, anzi- e questo è il punto della situazione - viene a sua volta individuato comeuna preziosa sorgente di potenziale energia, e da sfruttatore diventa unafonte sfruttata. La massa tumorale deperisce e muore, l'organismoospitante sopravvive e guarisce. Il digiuno ha reso l'organismo in toto piùforte del tumore. Questa volta è l'individuo che può dire alla neoplasia«mors tua, vita mea».

Mi par di veder, con Dante, il conte Ugolino, mentre che «in semedesimo si volvea coi denti», in un momento di accesso autofagico daaffamamento. In realtà, nel dissolvimento, o nella riduzione «ad minimum»della massa tumorale, fino alla sua totale scomparsa all'internodell'organismo, o fino alla sua eliminazione verso l'esterno attraverso le feci,assistiamo ad una forma di autofagia, che è, in effetti, un processo diautolisi, eseguito dal tumore stesso, per un comando partito dallacentrale della vita e della autoconservazione dell'organismo, consideratonella sua totalità, finalizzato alla messa a disposizione del corpo dellesostanze energetiche presenti in esso.

È evidente che quel centro dell'io - che abbiamo definito «centrale dellavita» - a questo punto ha identificato definitivamente la massa tumoralecome "corpo estraneo", da eliminare, ma solo dopo di averlo utilizzato

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come preziosissima fonte di energia, utile a superare la fase diaffamamento, che si è determinata in seguito al prolungarsi del digiuno.

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ell'anno 1950, Breuss dovette fare più o meno questoragionamento: «Se questo metodo, questa via, questo procedimento,si sono dimostrati capaci di debellare un tumore, anche uno

soltanto, perché non dovrebbero operare un tale miracolo anche in altrisoggetti, affetti da neoplasie? Se lo stato di minaccia di morte per fame hadeterminato, in un individuo, una risposta tale da eliminare la massatumorale, fino a farla scomparire del tutto e per sempre, perché nondovrebbe, un siffatto digiuno, distruggere non solo questo tipo di neoplasia,ma ogni genere di tumore, sia esso benigno o maligno, ad uno stadio inizialeo a quello terminale, ben localizzato o in metastasi?». Dal dire al fare, ilpasso fu breve. Da allora, a partire da quel primo anello, la catena delleguarigioni da tumori, e da malattie considerate generalmente inguaribili, si èallungata in maniera sorprendente.

Nel libretto scritto e pubblicato nel 1979 – vedi bibliografia - Breussdichiara, con una semplicità disarmante: «All'incirca 20.000 (!) traammalati di cancro, ed altri ammalati considerati inguaribili, sonoguariti attraverso la mia terapia con succhi»  (pag. 60); e altrove: «Iopersonalmente ho trattato più di 2000 casi di cancro»  (pag. 58).Nell'anno in cui scrive ciò, il terapeuta austriaco ha 82 anni, tanto candore, e

tanta umiltà. Sono trascorsi circa 30 anni dall'ormai lontano 1950; con la sua«Krebskur-Total» - così egli chiama il suo digiuno terapeutico - ha trattato,fino al momento della pubblicazione dell'opuscoletto, carcinomipolmonari, tumori della testa, carcinomi della laringe, linfomi maligni,tumori della mammella, carcinomi epatici, cancri delle ossa, tumoriintestinali, ecc.

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In fondo, si tratta di un metodo già empiricamente collaudato in unnumero relativamente grande di casi, e che si è rivelato assolutamenteinnocuo, fino al punto che l'autore, reso sicuro da tanta consumataesperienza di migliaia di casi risolti, non esita ad affermare: «È lasciato adognuno di scegliere se sottoporsi alla cura con o senza il controllo di unmedico»; talmente egli ritiene facile e innocente portare avanti una similecura. Purché, naturalmente, si seguano con fedeltà tutte le indicazioni datenel libretto sulla «Krebskurtotal».

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- bietola rossa gr. 300;- carota gialla gr. 100;- sedano gr. 100;

- rafano gr. 30 circaL'aggiunta di una patata cruda è necessaria solo in caso di tumore alfegato, mentre resta facoltativa negli altri casi. Oppure, quanto all'apportodella patata, si può anche ricorrere alla preparazione di una tisana, ricavatafacendo bollire, da 2 a 4 minuti, una manciata di bucce di patate crude, inmezzo litro d'acqua: ogni giorno, se ne beve a sorsi, durante il dì, una tazzafredda. Se la bevanda non piace, è segno che il fegato non ne ha necessità, esi lascia perdere.

Indubbiamente, ove sia possibile, è più agevole comprare la miscela disucchi così come viene prodotta e confezionata dalla ditta Biotta, la qualegarantisce che i singoli componenti della miscela derivano tutti da ortaggicoltivati biologicamente; né ci sono motivi ragionevoli per credere che nonsia così. Aggiungo qui, per inciso, che, in questi anni, ho potuto osservareche la miscela di Breuss è particolarmente indicata anche nei casi dianemia: molte volte ho visto normalizzarsi abbastanza rapidamente il livelloematico circolante, in pazienti che soffrivano di anemia ipocromicasideropenica, già solo con l'assunzione quotidiana di un quarto, e fino amezzo litro, della miscela dei succhi.

 4F6>:"G" 7 4:UF8"H4l Kwashiorkor,  parola africana che significa "bambino malnutrito", èuna malattia frequente nei paesi tropicali, che colpisce i bambini di circa1-3 anni, cioè subito dopo lo svezzamento - che in questi paesi avviene

tra i 18 e i 24 mesi - e insorge in una condizione di semidigiuno, dovuta auna dieta deficiente di proteine. L'insufficiente introduzione di proteinecomporta un deficit della biosintesi, tra l'altro, di albumina, che, una voltaimmessa nel circolo ematico, è necessaria a mantenere la pressione osmoticadel plasma sanguigno. Il deficit di albumina serica determina, nei "bambiniKwashiorkor", la presenza di addomi gonfi, a causa dell'edema, dovuto

all'alterato equilibrio idrico fra il sangue e il fluido interstiziale. Già neglianni cinquanta, in presenza del fenomeno Breuss, vari medici si chieserocome fosse possibile evitare un gravissimo e letale deficit dell'albuminaserica, in un paziente che non attingeva proteine da nessuna fonte esogena,durante un digiuno che si protraeva addirittura per 6 settimane. Breuss, cheaveva messo a punto il suo metodo di terapia del tumore mediante quel tipodi digiuno, solo per via intuitiva, e su base empirica, trovò tuttavia unarisposta anche a questo e la individuò nel processo di autolisi della massatumorale; cioè, un dissolvimento della neoplasia provocato dallo stessoorganismo, nel momento in cui si determina una condizione di pericolo di

morte, se non si reperisce una fonte endogena di proteine, da degradare inaminoacidi, perché siano utilizzati dal fegato per la biosintesi di albumina. Èper questa ragione che, ai pazienti con una massa tumorale molto ridotta -

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perché ai primi stadi di sviluppo - Breuss permette l'assunzione giornalieradi una tazza di brodo non ristretto di minestra di cipolle. La stessarazione è permessa agli ammalati di cancro, ai quali il tumore sia statoasportato chirurgicamente in parte o del tutto. Con questa tazza di brodo siintende introdurre nell'organismo un po’ di albumina dall'esterno.

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reuss avverte, a chiare lettere, che il fumatore che non smette persempre di fumare, non potrà mai guarire di cancro, anche se sisottopone al digiuno terapeutico. La salvaguardia dell'apparato

respiratorio, almeno nel senso della eliminazione di tutti i fattori irritanti elesivi, è considerata una «conditio sine qua non» per il successo della«Krebskur-Total», ma anche per guarire da ogni altro genere di malattiacronica e ostinata. È per questo motivo che, l'ambiente nel quale vivel'ammalato, ma anche la persona sana che non vuole ammalarsi, deve essereassolutamente non inquinato. Fattori sicuramente inquinanti e intossicanti,lesivi della salute in maniera subdola e silenziosa, ma altrettanto grave,sono, in primis, i tarmicidi, le cui esalazioni venefiche uccidono l'uomo,non meno degli animaletti per i quali vengono prodotti e utilizzati. Siintende, qui, i tarmicidi prodotti sinteticamente, e non le sostanze naturali,che con il loro aroma, gradevole per l'uomo, ma sgradevole per gli insetti,servono a tenere lontani tarli, formiche, scarafaggi, ed altri indesideratianimaletti. Per convincere il lettore della fin troppo sottovalutata

pericolosità di queste sostanze, inquinanti l'aria dell'ambiente nel qualeviviamo, Breuss riferisce, e testimonia, alcune delle sue esperienze ariguardo. Da buon iridologo pratico, quale egli era, vedeva, nell'occhiodelle persone che visitava, i segni di eventuali effetti inquinanti, subitivivendo e respirando aria contenente particelle tossiche, provenienti dainsetticidi presenti in una abitazione. Leggeva nell'iride la presenzainquinante, ancor prima di riuscire a trovare, da qualche parte della casa,l'insetticida responsabile delle eventuali lesioni, riscontrate nel paziente.

Come quando fu chiamato a visitare una ragazza di dodici anni che,improvvisamente, aveva perso la vista, senza alcuna causa apparente. Sullabase dell'esame dell'iride, Breuss fu certo della presenza in casa di

naftalina, e individuò, nella respirazione continua di questo veleno, la causadella sopravvenuta improvvisa cecità, dovuta, secondo l'oculistaprecedentemente consultato, ad una non meglio precisata «paralisi del nervoottico», peraltro non trattabile né chirurgicamente, né mediante l'uso diocchiali. In effetti, la naftalina era presente, abbondantemente, un po’dappertutto nell'abitazione; fu rimossa e gettata via, l'ambiente fu aeratosufficientemente, e purificato mediante l'uso quotidiano, per vari giorni, diincenso bruciato. La ragazza riprese a vedere dopo solo tre settimane. Era ilmese di maggio dell'anno 1965, a Wigratzbad.

Ancora la naftalina, o meglio l'arsenico che essa contiene - come

avevano dimostrato già allora esami chimici di laboratorio - fu individuatacome responsabile di una strana e grave malattia di pelle di una signora diAmburgo, la quale, trovandosi provvisoriamente a Bludenz, la città natale e

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di residenza abituale di Breuss, a questi ricorse per una strana lesionecutanea, che potremmo definire «dermatite vescicolare migrante», perché,secondo un ciclo costante di cinque giorni, precisa come un orologio,migrava per tutto il corpo, di distretto in distretto. La signora, tornata adAmburgo, ripulì tutta la casa dall'abbondante naftalina che teneva negli

armadi per proteggere gli abiti contro le tarme, purificò l'abitazione conresine aromatiche una volta al giorno, per 14 giorni, bevve la «tisana per ireni», di cui nella terapia dei tumori, deterse con un'altra tisana le lesionicutanee, e, dopo sole tre settimane, guarì completamente.

Breuss cita il giorno, il mese e l'anno - il 24 aprile del 1944 - nel qualeaveva comprato il libretto del dott. Otto Wirz «Der Krankheitsbefund ausder Regenbogenhaut der Augen», cioè diagnosi attraverso l'iride, edito daKarl Rohm, in Lorch, Württemberg, per esprimere l'importanza dellascoperta dell'iridologia come metodica diagnostica, e per lasensibilizzazione che ricevette dalla lettura dell'opuscoletto, sulla nocivitàdella naftalina, definita da Wirz «il più grande assassino dell'uomo», peril suo contenuto in arsenico. Il dott. Wirz riferisce l'articolo di un giornale diChicago sulla disavventura di una povera donna, che fu accusatadell'omicidio di 6 suoi fratelli, che erano tutti morti, uno dopo l'altro, dopodi avere dormito nello stesso letto, messo a loro disposizione dalla sorella,mentre che li ospitava. La donna fu scagionata dall'accusa solo dopo chel'arsenico, che fu rinvenuto nelle salme sottoposte ad autopsia, fu rinvenutoanche, mediante esami di laboratorio, nella naftalina, trovata in grandequantità nel materasso del letto, nel quale avevano dormito i fratelli. Nel1944, Breuss scommise 1000 marchi con una signora anziana, che erasicurissima di non avere affatto naftalina in casa, mentre Breuss aveva letto

nei suoi occhi tale presenza. Secondo Breuss, era proprio l'arsenico di questanaftalina la responsabile della grave forma di malattia della pelle, di cui lasignora soffriva da ben 42 anni, senza poter guarire, nonostante che avesseconsultato più di 200 medici, dei quali almeno un centinaio erano stati deidermatologi. Ebbe ragione Breuss, il quale rinvenne nell'abitazione delladonna una enorme quantità di naftalina, presente in casa sotto forma di unaelegante bottiglia ornamentale. La grave dermatite scomparve dopo duesettimane, dopo che fu buttata via la naftalina, e fu purificato l'ambiente conresine aromatiche, capaci di legare le particelle di veleno volatile, sevengono bruciate in un determinato ambiente. Le parti del corpo malate lasignora le lavò con delle tisane consigliate da Breuss. L'organismo fu

purificato mediante l'assunzione della tisana per i reni.Oggi è più raro, solamente più raro, non impossibile, né, poi, qua e là,

tanto infrequente, che molte casalinghe abbiano la morte nel cassetto onell'armadio, sotto forma di naftalina o di canfora sintetica. Altri velenisono abbastanza comuni, tutti prodotti di sintesi, utilizzati sotto forma dispray, insetticidi, deodoranti per la casa e per il water, una volta ilDDT, e così via. La pulizia quotidiana, e l'aerazione dell'ambiente, ottenutaaprendo porte e finestre per fare entrare aria da fuori - nell'ipotesi chetutt'intorno all'abitazione vi sia aria non inquinata - sono la maniera piùsemplice e più naturale per respirare aria salubre, fresca e non malsana.Nelle erboristerie, poi, e presso le farmacie, si possono comprare sostanzeprofumate di origine vegetale, non nocive, capaci di tenere lontani dallabiancheria tarme ed altri insetti nocivi. Ben nota è la lavanda, ma esistonomolte altre possibilità, tutte da scoprire, e non senza gradita sorpresa.

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In conclusione, stiamo ben attenti a non trasformare le nostre case invere e proprie «camere a gas», non sottovalutiamo la gravità del problema,facciamo indagini - e invitiamo a farne - per essere ben certi che nelle nostreabitazioni non sia da qualche parte, caso mai ben nascosto e dimenticato,questo subdolo veleno. Quanto ai fumatori, ricordiamo loro che sono

inquinatori di se stessi, ma anche di quelli che con essi coabitano: se nonsanno fare a meno di fumare, almeno evitino di farlo nella camera daletto, perché, quando si fuma in quella camera, per tutta la notte si vive e sidorme in una vera e propria camera a gas. In ogni caso, in qualunque vano sisia fumato, si abbia l'accortezza di aerare l'ambiente, perché il fumo tende adiffondere per tutta la casa, inquinando gravemente l'ambiente.

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econdo Breuss, sono sufficienti anche solo tre settimane del suodigiuno terapeutico per debellare l'artrite, la coxartrosi,l'osteoporosi, la spondiloartrosi. È necessario, comunque, procedere

in tutto come se si stesse trattando un caso di cancro. Se poi si volesse fareun digiuno di 42 giorni, sarebbe ancora meglio, perché in questo modo sisarebbe sicuri della distruzione totale anche di eventuali cellule tumorali,presenti nell'organismo, ma non ancora evidenziatesi clinicamente. LaTotal-Kur, fatta a metà, o portata avanti per intero, si è rivelata un metodorapido e sicuro per combattere l'obesità: si procede, con essa, «perbreviorem viam», per conseguire il risultato dello smaltimento del peso

superfluo, rispetto al peso corporeo ottimale. Breuss consiglia la sua curaanche per prevenire il cancro, nel senso che essa è un'ottima terapia adazione rigenerativa generale, depura il sangue, svolge azione stimolantesugli organi ematopoietici, è una buona cura di primavera.

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a leucemia non è considerata, da Breuss, una malattianeoplastica. L'atipia delle cellule bianche del sangue, non ritenuta laconseguenza di una trasformazione primitiva irreversibile, sarebbe

dovuta alla risposta, peraltro reversibile, dei globuli bianchi, ad unafunzione alterata del circolo portale. In questa ottica, per vincere laleucemia, basta rifunzionalizzare la circolazione portale, perché i leucocitiriprendano la loro forma, struttura e funzione tipiche. Certo, con Breuss lesorprese non finiscono mai. Tanto più che il terapeuta empirico intuitivoscommette che la inversione di tendenza si determina già solo dopo seigiorni di una terapia, che è, peraltro, di una facilità sorprendente. Non ènecessaria la Krebskur-Total, non stando in presenza di una trasformazioneneoplastica; non occorre il digiuno, il divieto assoluto di cibi solidi. Si puòmangiare regolarmente, evitando solamente brodi di carne di cavallo o dimaiale. È necessario bere, ogni giorno, sempre e solo a sorsi,

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preferibilmente poco prima dei pasti, nel corso di una giornata, un quartodella miscela dei succhi centrifugati Breuss (pagg. XXX-XXX);l'assunzione di questi succhi deve protrarsi per 42 giorni. Bevendo laporzione indicata dei succhi, già nei giro di pochi giorni si ha lo sbloccodella situazione patologica, in quanto questo cocktail di succhi ad alto

contenuto vitaminico, avrebbe, secondo Breuss la capacità dirifunzionalizzare la circolazione portale, ristabilendo lo «status quo ante», equindi comportando una «restitutio ad integrum». Per purificare il sangue,e per stimolare la funzione endocrina delle ghiandole si prendono tisanedepurative; eventuali cicli di terapia si possono trovare alle pagg. XXX-XXX, XXX-XXX, XXX.

L'alterazione funzionale della circolazione portale, responsabile dellaleucemia, sarebbe provocata a sua volta da una depressione psichica, da unabbattimento d'animo, che, lavorando nelle profondità dell'io,raggiungerebbero la sfera somatica, esprimendosi nella manifestazioneleucemica. Potremmo dire che è una morte di dentro, che tende a divenireinesorabilmente anche morte fisica. L'intuizione del carattere psicosomaticodella leucemia, Breuss l'ebbe nel lontano 1952, quando vide guarire lasignora Regina Lorünser, dichiarata leucemica terminale dai numerosimedici che l'avevano visitata. Convinto, già da allora, che la leucemia non èda considerare un tumore, ma è la conseguenza di una malattia a carico deldistretto portale, e che la causa prima è da ricercare nelle profonditàdell'anima, in uno stato psichico di depressione, nelle sofferenze di dentro,prese a curare l'ammalata non con la Total-Kur, ma nella maniera descrittasopra. Ebbe talmente ragione, che, andando in bicicletta a trovare la suapaziente "grave", dopo una settimana dall'inizio della cura, non la trovò a

letto moribonda, ma la vide addirittura impegnata a lavorare; e seppe pureche, già al quarto giorno, l'ammalata si era alzata di letto per fare qualcosa incucina. La signora Regina morì 5 anni dopo, ma per un incidente stradale.

«Mirabilia auditu!»: sono, certo, cose massimamente sorprendenti.Come se non bastasse, Breuss testimonia che, nel giro di 10 mesi, ricorseroa lui ben 28 leucemici, e che tutti avevano ripreso a lavorare nel giro diappena sei giorni. È vero, siamo davanti a sole prove testimoniali; di untestimone, tuttavia, al quale a me piace credere. È un uomo onesto, nonvenale, per niente alla ricerca di onori e gloria, desideroso solo di aiutareil prossimo sofferente, mediante la individuazione delle malattie attraversola lettura del corpo, e indicando la via della guarigione in un percorso

terapeutico naturale. Prendendo per buona l'ipotesi dell'originepsicosomatica della leucemia, potremmo anche noi tentare di vincerequesto male, muovendoci verso l'ammalato su due binari: da una parte si fapsicoterapia, per rimuovere le cause profonde del male, dall'altra si operasulla base organica, tentando di rifunzionalizzare la circolazione portale,mediante la miscela di succhi centrifugati consigliata da Breuss. Niente dipiù facile che fare un tentativo del genere: la psicoterapia non è nociva, isucchi costituiscono, in ogni caso, un valido apporto vitaminico; non cisono controindicazioni, né si temono effetti collaterali. Se da noimancano casi di guarigione dalla leucemia attraverso questo metodo, nientedi meglio che cominciare a produrne: se, naturalmente, Breuss ha vistobene. D'altra parte, se la cosa non dovesse riuscire - pur avendo il terapeutarimosso radicalmente le supposte cause psichiche della leucemia - l'exitus

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non sarebbe stato provocato, in ogni caso, dal tentativo fatto; il qualetentativo resterebbe pur sempre, di per sé, lodevole.

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"Tu prendi le medicine e rifuggi il digiuno,come se esistesse una medicina migliore del digiuno ....."

(S. Ambrogio, 245 d. C.)

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ossa lo spirito del dott. Shelton continuare a vivere ineterno», scrive il dott. D.J. Scott, igienista professionista diStrongville, nell'Ohio, a conclusione di una breve

presentazione dell'autore del libro «Il digiuno può salvarvi la vita». Èl'elogio al maestro Herbert M. Shelton - definito «l'individualistaintransigente» - da parte di uno dei discepoli, un professionista d'igienenaturale, appartenente all'ANHS - the American Natural Hygiene Society -che ha sede negli Stati Uniti, ed iscritti un po’ in tutto il mondo. Movimentidi Igiene Naturale si trovano in Belgio, Canada, Francia, Spagna,Honduras, Italia. Da noi, la società editrice Igiene Naturale S.r.l. (ViaRoma, 61, 86010 Gildone CB Tel. 078456127 - 56215 - 56254), è ladivulgatrice delle idee del movimento di Igiene Naturale, mediante lapubblicazione di opere sull'argomento, che sono fortemente stimolanti, etendenti a suscitare l'interesse sul conseguimento e la conservazione dellasalute, seguendo metodi naturali proposti dal dott. Shelton - in primis - ma

anche da tanti altri studiosi e ricercatori, sia del secolo scorso in America,che di questo secolo, tanto negli Stati Uniti, quanto oramai in tante altrenazioni, essendo il movimento in forte espansione.

Herbert M. Shelton è una figura di primo piano, in quanto ha saputoraccogliere nei suoi libri - ne ha scritti più di tre dozzine! - il frutto dellericerche e delle esperienze di tutti gli operatori della salute, a partire daSylvester Graham, del secolo scorso - impegnati nel combattere le malattiemediante una corretta alimentazione, ed un ordinato regime di vita,puntando, poi, soltanto sul digiuno, per recuperare la eventuale saluteperduta, senza l'uso dei farmaci, considerati e definiti veri e propri veleni.Nei suoi scritti, Shelton evidenzia la sua consumata esperienza in materia di

digiuni terapeutici, esperienza acquisita direttamente, per avere assistitopersonalmente più di centomila pazienti digiunanti, ai fini delsuperamento delle più svariate patologie.

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velenamento, disintossicazione, azione antitossiemica: sono questele parole d'ordine dell'igienista, quando si propone l'obiettivo del

recupero della salute perduta. La malattia è uno stato tossiemico; ildigiuno prima, ed un opportuno regime dietetico, poi, vincono la malattia, edeterminano l'instaurarsi di uno stato di salute duratura e perenne; il digiuno

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assistito costituisce l'unico e il più valido presidio terapeutico, per ognigenere di stati morbosi. «Natura docet»: gli animali digiunano, quandosono ammalati, e riprendono a mangiare, per gradi, quando hanno superatola malattia. Non solo l'animale, ma anche l'uomo rifiuta il cibo, mentre sonoin corso le più svariate forme morbose: con la differenza che, se l'animale è

lasciato in pace mentre digiuna, l'uomo deve fare una grande fatica perresistere alle sollecitazioni dei familiari, preoccupati ed ansiosi, chevogliono vedere il proprio caro assumere cibo, perché convinti che solomangiando si guarisce. L'animale, che può portare avanti la sua terapiasecondo natura, generalmente guarisce; per l'uomo, che si sottopone ad untrattamento farmacologico, per lo più si arriva ad una parvenza diguarigione, che consisterà nella messa a tacere della sintomatologia, e nonnella eliminazione delle cause profonde, che sostengono la malattia.

Il digiuno è proposto come un chirurgo abilissimo, capace di eradicare imali, agendo efficacemente sulle cause determinanti, e non operando unillusorio effetto placebo, mediante la eliminazione dei sintomi che fannosentire la malattia come qualcosa di fastidioso, da rimuovere. Senza capireche la rimozione del sintomo non significa, in genere, scomparsa dellamalattia. Si pensi, per tutte, all'azione sintomatica - e potremmo dire«fantomatica» - esercitata dagli antiflogistici, i quali, tra l'altro, non sono,poi, tanto innocui. Quando cessano i sintomi, il male diventa silente, ma puòcontinuare ad esistere. Diviene, anzi, subdolo, e quindi più pericoloso. Isintomi delle malattie sono utili, come le spie del cruscotto dell'auto , chesi accendono quando qualcosa non va: l'utente non andrà certo a spegnere laspia luminosa, ma agirà sulle cause che hanno determinato l'accendersi dellaluce spia. Il sintomo deve cessare solo se cessa la causa, di cui esso è

l'espressione. In tal caso, e solo allora, la scomparsa del sintomo si identificacon la guarigione.La tossiemia è malattia, lo svelenamento è guarigione, il digiuno

assistito è la terapia: questa è l'unica, vera medicina, secondo gli igienistiamericani, i quali non usano mezzi termini nel condannare i metodi dellamedicina scolastica tradizionale occidentale, tanto europea, quantoamericana. Essi pongono i risultati a confronto: solo attraverso il digiunoassistito, tantissimi pazienti sono finalmente guariti da mali, che,precedentemente, erano stati inutilmente trattati con severe e scrupoloseterapie farmacologiche, e/o anche mediante interventi chirurgici. La via daseguire è, tutto sommato, straordinariamente semplice: basta soltanto non

mangiare. Naturalmente, si può bere, ma solo acqua naturale.

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a durata del digiuno è variabile: una volta iniziata, l'astinenza dai cibisarà interrotta solo quando compariranno alcuni precisi segniclinici, che staranno a significare che il digiuno ha esaurito la sua

funzione di depuratore radicale di tutto l'organismo, con la sua profonda

azione antitossiemica. L'attività svelenante del digiuno si disegnacostantemente sulla superficie della lingua: una patina biancastra benevidente, o altre modificazioni del colorito della lingua, rispetto al color

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roseo fisiologico, esprimono l'azione disintossicante nel suo fieri; il ritornodel colorito roseo sulla lingua, a partire dai lati e dal centro, fino adinteressare tutta la lingua è il segno ,che il corpo è oramai sano, perché tuttele tossine sono state completamente eliminate. L'appetito, la fame, ilbisogno di riprendere a mangiare, sono l'altro fondamentale segnale che

indica essere giu,nto il momento di interrompere il digiuno. Segnifisiologici, questi due, che il paziente ha superato brillantemente la prova deldigiuno, e che ha saputo resistere a tutte quelle crisi, che si possonoverificare durante il periodo di svelenamento dell'organismo intossicato. Ilpolso irregolare, l'abbassamento della temperatura corporea, unaperdita delle forze fisiche, eventuale vomito, episodi di mal di testa,vertigini, singhiozzo, crampi, eruzioni cutanee, crisi di sputo,irritabilità, assieme a tanti altri fenomeni, sono sintomi che è possibileriscontrare durante i digiuni - mai tutti assieme, né sempre enecessariamente - ma che non preoccupano più di tanto gli specialisti, cheassistono i digiunanti. Né inducono il terapeuta a decidere la sospensionedell'astinenza dai cibi. A meno che l'abbassamento della temperatura nonsia eccessivo, troppo rapido, e soprattutto se il paziente lamenta un caldofastidioso, mentre i suoi piedi sono freddi: nel qual caso, in genere, si deveinterrompere il digiuno, e applicare al corpo calore dall'esterno. Unagraduale perdita delle forze è ritenuto un evento normale, ma si deveinterrompere il digiuno in caso di frequenti svenimenti, di estremaemaciazione, con inabilità a camminare da soli. Il calo ponderale è,chiaramente, previsto; il peso si recupera, e raggiunge un livello fisiologico,con la ripresa dell'assunzione dei cibi. Lo specialista, che assiste il paziente,valuta, volta per volta, l'importanza di tutte le crisi, osservate nel corso del

digiuno, ai fini della eventuale decisione di far interrompere l'astensione daicibi.

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l libro «Il digiuno terapeutico», della citata società editrice IgieneNaturale, è un buon compedio, una illuminante sintesisull'argomento del digiuno che salva. Sulla pagina posteriore della

copertina del libro, è riportata una interessante tabella esemplificativa,

tratta dai casi assistiti dai dottori F.M. Eachen, R. Gross e W. Esser, nelleloro cliniche negli Stati Uniti. Sono riportati, in cifre, più di mille casi dellepiù svariate malattie: i casi di «non restitutio ad integrum» sono unasettantina in tutto. Sono tutte malattie di notevole rilevanza medica, alcunedelle quali, poi, sono tra quelle che fanno tremare il sangue nelle vene.Cinque casi di cancro fanno parte di quel gruppo di casi trattati, che sonogiunti tutti a guarigione completa. Come pure i 195 casi di ipertensione, o i14 casi di diabete, i 6 casi di appendicite, i 36 di varie forme di epatite, i32 casi di disordini mentali, i 21 di dispepsie, gli 8 di gonorrea. Su 8 casidi sclerosi multipla, ben cinque sono giunti a guarigione, o sono

notevolmente migliorati. Solo un caso di cataratta, l'unico trattato, non èstato risolto dalla terapia del digiuno. Colite, sinusite, anemia, emorroidi,artrite, bronchite, malattie renali, tumori benigni, cardiopatie, asma,

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ulcere, febbre da fieno, gotta, calcoli biliari, costipazione, psoriasi,bronchite, vene varicose, eczema, insonnia: queste le malattie elencatenella tabella. La percentuale dei casi non risolti è davvero molto bassa,anche tenuto conto che - come è chiarito nello stesso volumetto, esottolineato anche in altri testi della stessa casa editrice - molti dei casi non

risolti riguardano pazienti che, o per motivi economici, o per altre ragionisoggettive, non hanno potuto portare a completamento la terapia, per tutto iltempo considerato necessario.

È confortante leggere che il dolore, questo grande problema, va via,generalmente, dopo solo pochi giorni dall'inizio del digiuno. Il dottorShelton afferma di aver visto pazienti, affetti da cancro, «liberarsi di tutti idolori in un periodo di tempo che varia dalle 24 ore ai tre giorni, dopo che èstato interrotto il drogaggio (!), e tutta la nutrizione». Di un evento similesono stato testimone qualche anno fa, quando ho potuto constatare, consorpresa, la scomparsa, improvvisa, e quasi totale, dei terribili dolori di cuisoffriva, giorno e notte, un paziente, i cui due polmoni erano staticompromessi gravemente da un carcinoma allo stadio terminale, e che,dietro mio consiglio, stava tentando l'ultima spiaggia, costituita dal digiunoterapeutico. Il tentativo di salvarlo dalla morte non riuscì, perché l'ammalatonon fu in grado di portare a termine né il digiuno secondo Breuss, né quellodella scuola americana, in quanto, tra l'altro, non perse mai la fame;evento, questo, che invece si verifica generalmente in tutti i digiunanti,subito dopo l'inizio dell'astinenza dai cibi. Tuttavia, quello strano digiunoparziale - che era la via di mezzo tra i due metodi, ritenuti gli unici possibiliin quelle condizioni - accompagnò l'ammalato all'exitus in una manierasicuramente meno traumatica; e permise al paziente, la domenica prima di

morire, di vestirsi come si suole nel giorno di festa, e di salutare parenti edamici, perché, in quel giorno, si sentì così bene, che era ormai convinto chesarebbe guarito completamente. Anche nel caso dell'artrite, è scritto che «lamaggior parte dei pazienti si libera da gravi attacchi artritici, entropochissimi giorni dall'inizio del digiuno». Idem dicasi dei sintomidolorifici, che accompagnano le mestruazioni nelle sofferenti didismenorrea, o di quelli «laceranti» delle crisi emorroidarie acute.Scompaiono anche le coliche biliari da calcoli, in attesa che il digiuno,lentamente, ma sicuramente, sciolga queste formazioni, fino alla loroscomparsa definitiva. È ragionevole pensare, a questo punto, che, al di là deicasi citati espressamente, l'evento della scomparsa del dolore, in seguito

alla terapia del digiuno, interessi tutte le situazioni patologiche, trattatemediante l'astinenza dai cibi. Sottolineo l'importanza di questo fatto, inparticolar modo per quanto attiene i pazienti affetti da un male incurabile, eper quanto riguarda il dolore, che accompagna questi ammalati, soprattuttonegli stadi terminali del decorso della malattia. Se non si riuscisse adottenere altri risultati  mediante il digiuno terapeutico, in casi simili lascomparsa del dolore sarebbe, di per sé, una vera benedizione di Dio, ed unagiusta ricompensa al sacrificio dell'astensione dal cibo.

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oprattutto per l'evento sicuro della riduzione del dolore, dove nonavvenga la eliminazione totale dello stesso, gli igienisticonsigliano la via del digiuno anche nel caso dei tumori, per la

cui guarigione non ci siano oramai più speranze. D'altra parte, essitestimoniano di aver visto migliaia di neoformazioni, della più svariata

natura, svanire nel nulla, dissolversi totalmente, in seguito al digiunoassistito. Shelton usa il termine «autolisi», per indicare l'evento dellaeliminazione delle neoplasie dall'organismo, nel corso del digiuno. Non mitratterrò sulla spiegazione del processo fisiologico, inteso con il termine"autolisi", rinviando il lettore a quanto ho scritto, a riguardo, nel capitolo deldigiuno secondo Breuss. Perché, anche la scomparsa delle neoformazionipatologiche, documentate dal ricercatore austriaco, sono, in ultima analisi, laconseguenza di un processo di riassorbimento del tessuto neoplastico,indotto dall'azione di comando della centrale della vita, che identifica lamassa tumorale come corpo estraneo da eliminare, usandolo, nel contempo,quale preziosa fonte di elementi energetici, utili all'organismo affamato.

Chiunque sia interessato ad approfondire l'argomento del digiunoterapeutico proposto dagli igienisti, trova, nelle edizioni della societàeditrice «Igiene Naturale», tutto il materiale informativo necessario. Vorrei,qui, fare qualche riflessione di confronto tra i due metodi di digiuno, eprecisamente tra il digiuno «made in USA», e quello proposto da RudolfBreuss. Da quanto detto fino ad ora, risulta chiaramente che tutti e due idigiuni hanno uno spettro d'azione di 360 gradi, quanto alle patologie che sipossono trattare con buone speranze di successo. Gli igienisti hanno puntato,da sempre, a curare «la malattia», intesa come «tossiemia», a qualunquelivello, e sotto qualsivoglia forma si manifesti. Il problema del

trattamento della patologia neoplastica si è imposto soltanto in unsecondo momento. Il primo lavoro scritto dell'igienismo sul cancro risale al1932, ad opera del maestro dell'igienismo dott. Shelton, il quale hacontinuato a scrivere sull'argomento una serie di articoli, raccoltisuccessivamente nel volume «Tumori e cancri», che termina con unarticolo tutto dedicato alla spiegazione del processo di autolisi delleformazioni tumorali, dal titolo originale «Last, but not least», cioè «l'ultimo,ma non per questo il meno importante».

Breuss non faceva parte di alcun movimento, o scuola, ma conosceval'esistenza delle cliniche del digiuno assistito. Intuisce l'efficacia el'importanza della via dell'astensione dal cibo per combattere le malattie, fa

suo il metodo, lo modifica, rende il digiuno, in un certo senso, relativo, conl'introduzione dei succhi centrifugati, introduce le tisane, accanto all'acquapura e semplice. Ma, soprattutto, punta dritto alla lotta, ed alla sconfittadel cancro, attraverso il digiuno terapeutico: prima ritiene che con essosia possibile combattere solo il cancro dello stomaco, e, poi, scopre chel'efficacia del metodo va in tutte le direzioni, nell'ambito delle patologietumorali. Il digiuno modificato è capace di indurre l'autolisi di qualsiasiforma tumorale, sia benigna che maligna, e a qualunque stadio. Stabilisceanche la durata del digiuno, fissandolo a quarantadue giorni; mentre, per gliigienisti, non esiste la possibilità di determinare a priori il tempo esatto,occorrente per la eventuale scomparsa - per autolisi - della massa tumorale.Inoltre, Breuss non ritiene che il digiuno debba essere necessariamenteassistito: egli indica un metodo, invita a seguirlo fedelmente, ne garantisce i

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risultati. Lo stesso digiuno, poi, nato per combattere il cancro, Breuss,naturalmente, lo consiglia per combattere qualsiasi malattia si voglia.

Due medicine a confronto? Due scuole? No.  Credo sia più esattoparlare di due metodi differenti, che mirano agli stessi risultati. Sono duevie, con tantissimi punti in comune, e suscettibili di reciproche integrazioni.

Agli studiosi, ai ricercatori, agli operatori della salute, il compito diapprofondire l'argomento, sempre con animo aperto, senza pregiudizi, con ilsolo scopo di comprendere, ai fini di far avanzare sempre di più la scienzadella salute: che è sempre e solo una, quella cioè che sta dalla parte degliammalati, e che si propone, quale unico obiettivo, la guarigione. Qualunquesia il metodo, da qualunque parte esso provenga: purché sia quelloveramente efficace. «Exitus acta probat», si legge in Ovidio: saggiasentenza, e vera in ogni caso, sia quando l'exitus darà la salute riacquistata,sia che l'evento finale sarà «exitus = morte». Nell'un caso e nell'altro, si avràla verifica della bontà, della verità, o della non validità, della via terapeuticaproposta.

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gni atomo ha il suo cielo, la sua aura, la sua atmosfera vitale: è,esso, lo spazio attorno al nucleo, nel quale si muoveincessantemente l'elettrone, o gli elettroni. È un cielo carico di

energia elettromagnetica, prodotto ed espressione dell'interazione tra lamassa nucleare e i satelliti elettronici. L'atomo respira la sua atmosfera, viveil suo cielo, e nel suo cielo, perché la vita, in tutte le sue manifestazioni, èsempre il risultato dell'equilibrio dinamico che si determina tra vari fattoricoesistenti e interagenti. L'equilibrio è vita, la morte deriva dall'alterazionecostante e irrespirabile dell'equilibrio tra le forze. Lo squilibrio rende l'ariairrespirabile, il cielo perde la sua luminosità e trasparenza, il movimentocessa.

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La cellula nasce quale aggregato di un numero enorme di molecole, e

quindi di atomi: ha, anch'essa, il suo proprio cielo, che è il campoelettromagnetico, generato dall'interazione costante e dinamica dei singolicampi molecolari, a loro volta risultato dell'equilibrio interattivo dei campielettromagnetici atomici. Di cielo in cielo, arriviamo all'organismo vivente,immerso nel suo proprio cielo, che è la sua aura vitale, l'atmosferapersonale, in cui esso respira: dai miliardi di infinitesimali campi atomicielettromagnetici, viene a formarsi un campo elettromagnetico checirconda, come un involucro energetico, come una tuta protettiva, gliorganismi viventi, tra i quali l'uomo. Ma, questo campo di forze non è unsistema chiuso in se stesso, perché è immerso, a sua volta, nel grande cieloche lo circonda, il grande spazio, che costituisce la sua atmosfera vitale. Il

cielo, che è sopra la nostra testa, è carico di elettricità, ha un suo enormecampo elettromagnetico, prodotto e risultato della interazione costante edinamica di un numero innumerevole - perché non quantizzabile con numerimatematici - di svariatissimi campi elettromagnetici.

La vita dell'uomo, come quella di ogni altro organismo vivente sullaterra, trova una «conditio sine qua non» del suo essere possibile,nell'equilibrio dei rapporti dinamici tra il campo elettromagnetico globaledell'individuo, e quello globale dello spazio che lo circonda, che abbiamopoeticamente definito «il nostro cielo». L'uomo è sano non solo quandol'aria atmosferica che respira è pura, vitale, sana, ma anche se è equilibrato il

rapporto interattivo e dinamico tra la propria atmosfera elettromagnetica e ilcampo energetico dell'ambiente nel quale vive. Il concetto che l'ariainquinata sia lesiva della salute, è ben noto a tutti, perché esso è più

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palpabile, in quanto la respirazione, come ventilazione polmonare, èun'esperienza che facciamo in ogni momento, e l'aria atmosfericairrespirabile si fa subito sentire da tutti come difficoltà respiratoria. Èimpalpabile, invece, l'altro concetto, quello della irrespirabilità dell' «ariaelettromagnetica», costituita da onde invisibili, e inavvertibili dal nostro

sensorio, il quale genera coscienza solo se stimolato adeguatamente.Tuttavia, la presenza del campo elettromagnetico che circonda ilnostro essere, e la sua attività nei nostri riguardi, si possono intuire earguire dagli effetti che esso produce in noi, in alcune condizioni particolari.Pur senza parlare di onde elettromagnetiche attive, che ci circondano, anchel'uomo comune ha sempre avuto una chiara e netta sensazione di una certaqual dipendenza dei nostri stati emozionali, e di salute, dalle condizioniatmosferiche. Aumento della irritabilità, cambiamento di umore,abbassamento delle varie soglie della sensibilità, soprattutto di quelledel dolore, accentuazione di alcuni stati depressivi, in altre parole,disturbi neurovegetativi, in associazione con variazioni delle condizionimeteorologiche, sono esperienze note un po’ a tutti. Anche se non tuttisanno che questi fenomeni oggi si chiamano «meteoropatie», e che sonodovuti alle variazioni dei potenziali elettrici dell'atmosfera, e quindi deicampi elettromagnetici ad essi associati. «Meteora», in greco, significa corpicelesti, e meteoropatia è l'alterazione dell'equilibrio neurovegetativoprovocata dall'influenza che, sul sistema nervoso, esercita l'ambienteatmosferico nel quale viviamo. Il termine sta entrando, ormai, nell'usocomune, per cui oggi facilmente sentiamo parlare di soggetti meteoropatici.

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Nel vocabolario italiano, ho trovato il termine «meteoropatia», e l'altro, adesso associato, «meteoropatico». Ho cercato il vocabolo «geopatia», ma nonl'ho trovato; come pure, naturalmente, mancava il termine «geopatico».Eppure, a rigor di logica, non si può parlare di meteoropatia, senzaassociarvi il termine geopatia. Vediamo perché. Un soggettometeoropatico è definito tale, perché è sensibile, in modo particolare,rispetto al non meteoropatico, alle variazioni di attività delle forzeelettromagnetiche, che occupano il cielo che è sul suo capo. Queste forze,

queste onde, accompagnano il movimento della miriade di elettroni cheruotano attorno ai nuclei degli infiniti atomi di cui è costituita la materia,che occupa, sotto forma di aria, di pulviscolo, di acqua, di nuvole, ecc., lospazio che è intorno a noi: un inimmaginabile numero di microcampielettrici, bioelettrici, elettromagnetici, ecc., tutti assieme vanno a formarequel campo elettromagnetico, che interagisce con il nostro campo energeticoindividuale. Ma - e questo è il punto - il grande campo di forze che circondaognuno di noi - facendo sentire la sua influenza sul nostro campoindividuale di forze - è, a sua volta, il risultato di un ininterrotto rapportodinamico tra il campo atmosferico - di cui abbiamo or ora detto - e quel

grande campo di forze generato dagli atomi costituenti la terra, intesa comesuperficie terrestre. Ecco perché, in ultima analisi, si deve parlare di«meteoropatie associate a geopatie»: microonde dell'aria + microonde

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della terra = campo di microonde che circonda l'uomo, e tutti gli esseriviventi.

Le microonde, provenienti dalla terra, che sono responsabili di geopatie,sono principalmente quelle generate da vene d'acqua, e falde acquiferesotterranee. Ogni flusso di particelle materiali è sempre accompagnato da

un campo di forze elettromagnetiche: così accade per le correnti d'acquasotterranee. Quanto più grandi sono questi flussi, più possenti e attivi sono icampi di microonde da essi generati. Si ha il massimo effetto, quando duevene d'acqua s'incrociano: in corrispondenza del punto d'incrocio, ilcampo di forze generato è particolarmente attivo. Quando il campo di forzegenerato è di una certa consistenza, e la vena d'acqua che lo genera non èmolto profonda, o, ancora più, è generato dall'incrocio di due correntid'acqua, esso giunge fino in superficie, dotato di attività irradiante, capace difar ammalare determinati organi, in un soggetto sensibile e predisposto.L'azione patogena di queste irradiazioni, provenienti dal sottosuolo, puògiungere fino a provocare, negli organi bersaglio, delle trasformazionineoplastiche. In altre parole, questi campi di forze possono esercitare unavera e propria azione oncogena.

Quanto all'attività tumorigena, preciso che mi sto rifacendo a quel chedescrive Walter Zürcher, «Alternative Heilmethoden bei Krebs», Bauer,1982, pagg. 190-196, sull'associazione tra correnti d'acqua e falde d'acquasotterranee, e insorgenza di tumori, in individui che vivevano in casecostruite in corrispondenza di queste acque, fatta, e affermata come rapportodi causa ed effetto, da parte di alcuni studiosi di geopatie. È del 1932 ilprimo sensazionale libro sull'argomento, scritto da Gustav Freiherr vonPohl, dal titolo «Erdstrahlen als Krankheits-und Krebserreger» - vedi

bibliografia - che potremmo tradurre «radiazioni terrestri quali agentipatogeni ed oncogeni». In venti anni di studi e di osservazioni, egli avevastatisticamente notato, e annotato, gli strettissimi rapporti tra vene d'acqua ecasi di tumori; e, per contrasto, assenza di correnti d'acqua sotterranee,nessun caso di tumore. Tutto questo nella città scelta come luogo dicontrollo, e di osservazione. In una casa di riposo per vecchi, nel giro di 20anni, in uno degli edifici, in quello costruito sul punto d'incrocio di vened'acqua sotterranee, ci furono 28 casi di morti per tumore; negli altri dueedifici contigui, non costruiti su correnti d'acqua sotterranee, non risultòalcuna morte per cancro. Sono altrettanto sorprendenti le osservazioni fatteda un altro ricercatore, il dott. Josef A. Kopp, un idrogeologo e

radiestesista svizzero, riportate in un suo libretto sulle geopatie. In Glarus,in Svizzera, gli ammalati di tumore della strada principale del paese, furonostatisticamente nove volte più numerosi degli ammalati di cancro delle altrecontrade. In sole 25 case, morirono di cancro 75 persone. Ebbene, Koppscoprì che quasi tutte queste case del cancro si trovavano giacenti del tutto,o in parte, sopra correnti d'acqua. Riporto anche l'altro caso, descritto dalgeologo, di tre ragazzi, appartenenti ad una famiglia di contadini, nelcantone di Lucerna, morti per un tumore al cervello, i quali, guarda caso,dormivano tutti e tre in un letto, con la testa poggiante da quella parte delletto, che giaceva su una vena d'acqua sotterranea. Secondo l'autore, lastessa falda d'acqua provocò la morte di una vecchia signora, per cancroall'intestino.

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n'opera classica sulle geopatie resta il libro del geobiologo emedico dott. Ernst Hartmann, dal titolo «Krankheit alsStandortproblem», che potremmo tradurre «la malattia quale

problema abitativo». L'autore descrive centinaia di casi di malattia,definibili quali geopatie, e le «miracolose guarigioni», seguite al semplicefatto che il letto dell'ammalato, o il suo posto di lavoro, siano statiallontanati dalle zone di pericolo. Hartmann è più problematico deiprecedenti studiosi di geopatie; precisa che non tutte le malattie sonoprovocate dalle irradiazioni malefiche, provenienti da sottoterra, e quantonon sia poi sempre tanto facile, e tanto innocuo, allontanare bruscamente unammalato dal suo habitat abituale. Consiglia di procedere con cautela, primadi proporre la cosiddetta terapia radicale, consistente nell'allontanamentodell'ammalato dalla zona di pericolo: basta, talvolta, spostare il letto di

qualche metro, o portarlo in un'altra stanza, per evitare l'azione lesiva delcampo irradiante. Fa notare, d'altra parte, come tante persone convivono conle correnti d'acqua sotterranee, senza peraltro ammalarsi necessariamente.Sdrammatizza, ma non sottovaluta la gravità della cosa.

Né potrebbe farsi altrimenti, laddove, tra l'altro, si legge che anchepiante ed animali reagiscono alle irradiazioni terrestri, come l'uomo. Lepiante fruttifere non prosperano, o crescono male, facilmente parassitate, sesi trovano in determinate zone. Gli uccelli non nidificano nei luoghi concampi di forze irritanti; luoghi rifuggiti anche da cani, colombe, anitre emucche, ma preferiti e ricercati da civette, serpenti, formiche, gatti. Ivicresce bene anche il vischio, il quale, guarda caso, è dotato di una notevole

attività antitumorale - vedi pag. XXX. Sembra che i cinesi conoscesseroqueste zone di pericolo, tant'è vero che essi, già dal 2300 a.C., vietavano dicostruire le case sui luoghi «demoniaci». Pohl osservò che anitre,costrette da lui a vivere in una gabbia, situata in una zona con irradiazioniterrestri, divennero, tra l'altro, sterili, come se fossero state irradiate conraggi x. Kopp racconta di mucche, che persero la capacità di produrre latte,perché la stalla giaceva in una zona di pericolo. Vino, formaggio, cavoli epatate, provenienti da questi luoghi negativi, sono tutti di qualità scadente.Le irradiazioni, provenienti da sottoterra, pare che abbiano anche un poteredisidratante, tant'è vero che le salme, in cimiteri giacenti su falde d'acqua, osu correnti d'acqua, tendono a mummificare: sembra di assistere ad uno deimisteriosi poteri delle piramidi egiziane. Le mele marciscono presto, i muridiventano umidi e pieni di crepe, le temperature si abbassano.

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hi ne volesse sapere di più, può ricorrere direttamente alle fonticitate. A noi credo che basti quanto riferito sopra, perconvincerci dell'importanza di sensibilizzarci al problema delle

geopatie. La patogenicità potenziale dei campi di microonde, generati dallevene d'acqua sotterranee, e da falde acquifere geologiche, ci induce apensare. Ci chiediamo come fare per individuare la eventuale presenza di un

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campo elettromagnetico negativo, sfavorevole, lesivo, in una zona giàabitata, o in un terreno su cui si vuole costruire un edificio ad uso abitativo.Gli autori citati hanno in alta stima l'opera rivelatrice dei rabdomanti,oppure suggeriscono di ricorrere agli Istituti di Ricerche Idrogeologicheoperanti sul territorio. Si può affidare all'ingegnere, all'architetto, al

geometra, ai tecnici delle costruzioni civili, il compito di informarsi, ai finidi risolvere questo problema. Potrebbe essere, questa, una via persensibilizzare più a monte i responsabili della salvaguardia dell'equilibrioecologico di un territorio, destinato alle civili abitazioni, per fare unaopportuna opera di prevenzione, o di bonifica. Molti istituti di geologiaricorrono sistematicamente a rabdomanti qualificati, oltre ad usare,naturalmente, dei rivelatori elettronici della radioattività terrestre: pare che ilrabdomante si sia dimostrato un detector anche più preciso, che non lesofisticate strumentazioni convenzionali.

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pero che la classe medica, gli oncologi, i ricercatori, trovinointeressanti queste notizie, e stimolanti sufficientemente, affinchési senta la necessità di verificare in proprio la verità di quanto

detto sopra. Perché, se si appurasse che è vero che c'è un nesso dicasualità tra vene d'acqua sotterranee, e tumori a carico di personesensibili, che abitano in edifici siti sopra di esse, allora si potrebbe fareopera di prevenzione, individuando le zone a rischio; e,

contemporaneamente, operare anche un pronto intervento a favore dipersone già colpite dalle radiazioni cancerogene, facendo loro spostare illetto nel quale dormono, portandolo eventualmente in un'altra stanza,oppure, addirittura, ove la cosa non risultasse particolarmente traumatica,consigliando all'ammalato di cambiare abitazione. Quante volte il medico dibase consiglia ai suoi pazienti di cambiare aria, quando si accorge che certemalattie si rivelano particolarmente resistenti ad ogni genere di trattamento:è come se si fosse intuito che, in quella casa, ci sia qualcosa che non va. Ingenere, il pensiero va subito all'atmosfera psicologica familiare, considerataforse irrespirabile per quel paziente: chissà, invece, che non si tratti, in tanticasi, di un malsano campo di onde elettromagnetiche venefiche,

provenienti dal sottosuolo. Resta chiaro che si tratta sempre, e soltanto, diipotesi tutte da verificare, fatta salva una ragionevole attendibilità dellacasistica riportata dagli studiosi menzionati.

Dall'humus, dalla terra, deriva l'homo: «memento, homo, quia pulvises». L'uomo è figlio della terra; ma la terra può, talvolta, comportarsi,«apparentemente» , da matrigna, come nel caso della emanazione delleradiazioni cancerogene, o quando trema in maniera terribile, e tutto scuoteed abbatte. Dico «apparentemente», perché, a pensarci bene, la terra non puòmai essere accusata dei mali che cagiona ai suoi abitanti, dal momento che,seguendo sempre, essa, delle leggi naturali ben determinate e fisse, non

soggette alla casualità, ma che obbediscono alla necessita dei principi, essaè, e può essere, sempre prevedibile. Laddove non si prevedono le sue mosse,la colpa è da addebitare all'uomo, che non ha saputo decifrare le leggi

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della natura, e la sua ignoranza gli fa subire conseguenze molte volte anchedrammatiche. Il campo di onde elettromagnetiche, generato dal movimentodelle particelle d'acqua, costituenti le falde acquifere sotterranee, è unfenomeno fisico naturale. Che, poi, esso interferisca, con azione di disturbo,con il campo elettromagnetico di individui predisposti, alterandone l'aura

vitale nella quale sono immersi, e producendo l'insorgenza di neoplasie acarico di organi, che rappresentano il «locus minoris resistentiae» diindividui sensibili, questa è una esperienza triste, che non ci deve indurre aripetere con i latini, un po’ noiosamente, a dire il vero, «natura non parens,sed noverca», cioè la natura non è madre, ma matrigna; ma deve farcipensare, e spingerci semplicemente a trovare un rimedio a questa dolorosaconstatazione di fatto. Sempre posto che ulteriori ricerche, condotte con ilgiusto rigore scientifico, confermino quanto già affermato per certo e perdimostrato dai citati studiosi.

Quanto a noi, qui, in Italia, ultimamente ho avuto l'opportunità discoprire una valida fonte di informazioni, che indico ai lettori. Si tratta diuna rubrica televisiva di Rai Due, anno 1996, dal titolo «Ecologiadomestica», condotta da Sonia Raule ,e dal biologo, ricercatore del CNR,Alessandro Di Pietro; spesso, nelle puntate quotidiane, i conduttori si sonosoffermati sugli argomenti trattati sopra, con competenza scientifica, e conla opportuna praticità, consigliando, ad esempio, tra l'altro, di tenere il lettocon la testa verso il nord, di non dormire con il televisore acceso, dicostruire la casa orientandola verso sud, naturalmente lontano dai traliccidi corrente elettrica ad alta tensione, di ricorrere alle ASL ed all'IstitutoSuperiore della Sanità per qualsiasi informazione, necessaria asalvaguardare l'ecologia della propria abitazione. Scrivendo a «Rai Due»,

Viale Mazzini 114, 00195 Roma, e facendo riferimento alla citata rubrica, sipossono ottenere ulteriori utilissime informazioni sull'importante argomentodelle geopatie, sui campi magnetici, sui nodi di Hartmann, ecc., in chiavemoderna, aggiornata e nostrana. Senza dimenticare la praticissima,straordinaria, potenziale fonte di informazione, costituita da Internet.

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olere è potere»: se questo è vero per tantissimesituazioni, è tanto più vero quando si ha un desiderio vivoe profondo di togliere gli occhiali, o di fare opera di

prevenzione, per potere non doverli portare mai. La sostanza della terapiariabilitativa della funzione visiva dell’apparato oculomotore, e del visus,consiste nell'eseguire taluni semplici esercizi, da praticarsi con costanza,quotidianamente, associati ad una terapia generale, a carattere depurativo delsangue, e capace di stimolare efficacemente il metabolismo cellulare, e,

quindi, di tutti gli organi. «Mens sana in corpore sano»  significa pureocchi sani, se il sistema nervoso è normofunzionante; e questo funzionabene, se il corpo è sano, cioè se il sangue è pulito, l'emodinamica è buona, ilricambio cellulare, e dell'organismo in toto, è adeguato.

Per avere un «corpus sanum», è sufficiente seguire i consigli per unaterapia disintossicante a base di tisane, proposti nelle pagg. XXX-XXX; e aquelle pagine si rimanda il lettore, con preghiera di «capire dentro», cioè diessere convinti profondamente della fondamentale importanza di unaterapia radicale antitossiemica, per ottenere quello status, che ècondizione indispensabile, perché si possano ottenere i risultati sperati,quando si passa, operativamente, alla esecuzione di tutte quelle tecniche, chedevono portare gli occhi a funzionare in modo autonomo, senza doverericorrere al supporto artificiale degli occhiali, o delle lenti a contatto.

Perché è questo l'obiettivo preciso a cui punta da cosiddetta «visus-terapia»: gli occhiali, o le lenti a contatto, sono come le grucce usate da unpaziente, che soffra di deficit motorio; la fisioterapia riabilitativa dellafunzione muscolare, intende rifunzionalizzare i muscoli della postura e delmovimento, rieducandoli ad un lavoro autonomo, per poter buttare via,definitivamente, le grucce. Secondo i ricercatori che propongono la terapiariabilitativa degli occhi, il deficit visivo è dovuto ad un malfunzionamentodei muscoli estrinsechi degli occhi, che comporta un difetto di

accomodazione del cristallino, ed altri disturbi a carico della funzionevisiva, presa nella sua globalità. Essi sostengono che, se si opera una buonarifunzionalizzazione  dell'attività dei muscoli estrinseci degli occhi, tutti idisturbi funzionali dell'occhio umano tendono a scomparire gradatamente.Tanto essi affermano, sulla base della constatazione empirica di risultaticoncreti e positivi: molte migliaia di persone, con deficit visivi più o menogravi, che vanno da una quasi cecità funzionale, a lievi, ma fastidiosi difettidell'accomodazione, hanno avuto la gioia di togliere per sempre gli occhiali,perché non ne hanno avuto più necessità.

È confortante e rassicurante il fatto che non si siano registrati maipeggioramenti della situazione, ma, sempre, sistematicamente, deimiglioramenti concreti e tangibili: questa constatazione di fatto mi haspinto a proporre la terapia riabilitativa, collaudata e consigliata in primis daricercatori americani, veri pionieri in materia. Tutto cominciò negli anni

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venti, quando il dott. Bates, un oculista di un ospedale di New York, nonrassegnandosi mai definitivamente a dover portare gli occhiali, per unaforma grave di miopia, di cui soffriva, decise di provare a fare a meno degliocchiali. Tanto fece, che ci riuscì: proponendo agli altri di seguire la viache aveva percorso egli personalmente, fino al traguardo sognato. Un

numero sempre crescente di studiosi raccoglieva il messaggio, facevapropria l'intuizione del dott. Bates, approfondiva la ricerca: la visus-terapiasuperava l'oceano, giungendo fino a noi, in Europa.

Nel 1984, venivo a conoscenza di queste ricerche; mi convinsi dellaintrinseca bontà dei metodi riabilitativi proposti, tolsi per sempre gliocchiali. Dalla sera alla mattina. Furono notevoli le sofferenze che miaccompagnarono da quel giorno, fino a quando imparai a vivere senza gliocchiali, non accorgendomi quasi più di esserne senza. Oggi ricordo diaverli portati, soltanto quando vi pongo l'attenzione, se devo parlare ad altridell'argomento. Prima della terapia riabilitativa, non potevo stare senzagli occhiali, perché altrimenti insorgevano violenti dolori temporali, spasmimuscolari delle fasce nucali e cervicali, sofferenza agli occhi, strane formedi congiuntiviti, nervosismo, ecc.: tutte conseguenze, queste, di unosquilibrio funzionale tra l'occhio destro miope e debole, e l'occhiosinistro, sano e forte, ma costretto a sostenere continuamente l'effettoscaricabarile, da parte dell'occhio più debole. Attualmente si è instaurato unperfetto equilibrio di forze tra i due occhi ed una reciproca compensazione,ora che, essendo io più che cinquantenne, è insorta la presbiopia. In altreparole, l'occhio sinistro compensa la miopia dell'occhio destro, e questosostiene il deficit da presbiopia dell'occhio sinistro: in questo modo,posso vedere bene tanto da lontano, quanto da vicino, grazie alla indotta

reciproca cooperazione - non forzata, ma fisiologica - tra i due occhi. Questoalmeno fino a tutt’oggi.Diventando esperto, attraverso la ricerca e, nel contempo, il collaudo

diretto sui miei occhi, della validità dei metodi riabilitativi della visus-terapia, da allora ho potuto aiutare svariate persone a smettere l'uso degliocchiali. Di una cosa precisa mi sono reso conto, e cioè della innocuità diquei metodi, nel rispetto del monito di Ippocrate ai medici: «Primum non

nocére». E poi, è evidente la loro bontà, perché effettivamente la visus-terapia irrobustisce in ogni caso gli occhi, e fa migliorare la potenzavisiva, sempre.

Partendo dal presupposto che il deficit visivo è da ricondursi, bene o

male, ad una specie di pigrizia della muscolatura estrinseca degli occhi, isostenitori della visus-terapia propongono di agire sulla funzione muscolaredegli occhi, per ottenere il miglioramento della vista. Si tratta di una vera epropria ginnastica, che vuole combattere la pigrizia muscolaredell'apparato visivo: sono esercizi riabilitativi, relativamente semplici, difacile esecuzione, che si possono fare in tutti i momenti della giornata, equasi dovunque ci si trovi. Perché, in fondo, si tratta di fare delle cose cheriguardano degli organi - gli occhi appunto - che ci portiamo sempre connoi, e che sono - è il caso di dirlo, come vedremo - costantemente allaportata delle nostre mani.

Prima di passare alle tecniche riabilitative, agli esercizi di ginnasticaoculare da farsi quotidianamente, preciso che mi limito ad alcuni soltanto,dei consigli proposti ampiamente da autori, che hanno approfonditol'argomento molto meglio di quanto non abbia fatto io. Al termine di questo

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breve excursus, elencherò pertanto alcuni dei volumi editi sull'argomento,nei quali il lettore, che volesse approfondire la ricerca, troverà ulteriori e piùampie citazioni bibliografiche. Il mio compito è qui circoscritto ad un’operadi informazione, e, soprattutto, di sensibilizzazione, su questainteressante ricerca nel campo dell'oculistica; mi limiterò a dare alcuni

pratici consigli.Premetto e sottolineo anche una seconda importante precisazione: tuttii consigli che proporrò, hanno lo scopo di potenziare la forza visiva efunzionale degli occhi; ma, per potere smettere definitivamente gliocchiali, è necessario - oltre che opportuno - farsi seguire da uno specialista,che sia esperto di queste terapie, e che possa accompagnarvi lungo tutto ilcammino riabilitativo. In altre parole, potete tutti mettere in pratica iconsigli che seguono, perché sono innocui, e fanno bene agli occhi; ma, chivolesse andare fino in fondo alla terapia, per conseguire, cioè, il risultato dipoter fare a meno per sempre degli occhiali, raccolga le opportuneinformazioni per sapere il nome degli oculisti esperti di questa novità, cheaccettino di seguire il caso fino alla desiderata riabilitazione completa. Ecco,ora, le cose che, messe in pratica, sicuramente fanno bene agli occhi, epotenziano la capacità visiva.

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gni volta che potete, e per il tempo che desiderate - variabile dapersona, a persona a seconda delle occasioni e delle disponibilità

concrete - chiudete gli occhi, appoggiatevi sopra il palmo dellemani - senza comprimere il globo oculare, ma formando come una coppa sulcontorno degli occhi - stando comodamente seduti, e con i gomiti appoggiatisu un ripiano - su un tavolo, una scrivania, un banchetto, ecc. ...; di modoche, alla fine, la testa appoggia sulle mani, e le braccia appoggiano su unripiano. È una posizione che non comporta nessuno sforzo, né fisico, némentale, ed induce, nello stesso tempo, un piacevole senso dirilassamento.

La distensione neuromuscolare, indotta da questa semplice tecnica dirilassamento, è potenziata dall'azione, esercitata sugli occhi, dal calorebiologico che emana la mano, concentrato in particolare nel palmo; e dal

black-out, operato dalla copertura degli occhi chiusi. In questo modo,l'individuo opera una forma di temporaneo suo isolamento dal resto delmondo circostante, e chiude il circuito bioenergetico personale, facendoritornare verso i centri nervosi - per la via degli occhi - l'energia nervosa chesi periferizza nel palmo della mano. Gli occhi chiusi, e la loro protezionecon il palmo della mano, comportano un risparmio di energie - quelle chesi disperdono continuamente nel nostro rapporto con l'esterno - ed unaumento della carica bioenergetica totale dell'organismo. Si tratta, in uncerto senso, come di una certa quale autopranoterapia, dove il «pranah» èquello nostro personale, di cui siamo tutti dotati, in varia misura; è la

bioenergia magnetica, con cui ci autocarichiamo mediante il palming; laquale, poi, essendo la nostra personale energia, che ritorna a noi, è dotatacertamente del carattere della compatibilità, come avviene nelle

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autotrasfusioni di sangue. È per questo motivo che, istintivamente, l'uomo,da sempre, ha portato, e porta, le mani al volto, quando è stanco, o stavivendo un momento di particolare sofferenza. Siamo tutti noi testimoni diquesta esperienza, documentata dalla storia di ogni giorno, e dalla storiavissuta da tutte le generazioni. Nella Cappella Sistina, uno dei profeti del

michelangiolesco giudizio universale ha le mani sugli occhi, ad esprimere ilsuo dolore e la sua stanchezza: e Dio Padre carica di energia vitale Adamo,toccando con un suo dito la mano del primo uomo: dalla mano di Dio allamano dell'uomo, un oceano di energia.

Durante il palming, dobbiamo cercare di stare distesi anche dentro dinoi, immaginando, con la fantasia, cose belle e piacevoli, formulandopensieri graditi; aiutandoci, caso mai, con l'ascolto di musica a noi cara, perindurre un migliore stato di rilassamento neuromuscolare. Brevi palming -arrangiati, forse, ma sempre utili - si possono fare in mille altre occasioni.Ad esempio, mentre che si aspetta qualcuno, quando stiamo a vedere latelevisione, e sono in corso gli spot pubblicitari, mentre stiamo a letto,quando studiamo delle pagine, e dobbiamo, poi, ripassarle mentalmente; evia di questo passo, in tante altre circostanze della vita quotidiana.

La tecnica di rilassamento mediante il palming è molto utile anche perrinforzare la memoria: gli studenti possono abbinare il rilassamento, con laripetizione delle pagine studiate; gli adulti e gli anziani eserciteranno lamemoria, se, durante il palming, proveranno a ricreare nella propria fantasiale immagini di oggetti già usati o di situazioni reali, già vissute. Il palmingdelle mani sugli occhi chiusi crea uno stato di isolamento, che costituiscel'ambiente psicologico più idoneo, perché la memoria possa essere esercitataadeguatamente, e svilupparsi: è come se, per qualche momento, ci si ritira in

un deserto, o in un eremo, in compagnia di sé stessi, e senza le onde didisturbo dell'ambiente circostante, troppo carico di stimoli irritativi delsistema nervoso, e del sensorio in generale. La visione è una funzionenervosa, per cui, tutto quello che distende il sistema nervoso, migliora,automaticamente, la capacità visiva. È esperienza comune che, quandosiamo particolarmente agitati, non vediamo così bene, come quando siamorilassati.

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l battito delle ciglia è un riflesso neuromuscolare automatico eperiodico. Esso serve a distribuire il liquido lacrimale su tutta lasuperficie del globo oculare, allo scopo di detergerlo, e di rendere

l'occhio più capace di difendersi dagli agenti irritanti, provenientidall'esterno. Nel contempo, esso può essere considerato un rapido e fugace«palming», in quanto comporta un black-out, anche se della durata di unsolo attimo: è, in ogni caso, un attimo di riposo e di rilassamento.L'intervallo tra un battito e l'altro è variabile da soggetto a soggetto, e, nellostesso individuo, esso risente degli stati d'animo, delle condizioni

psicofisiche, delle abitudini acquisite: non dimentichiamo che esso puòessere controllato dalla volontà. Se l'intervallo è troppo lungo, nericeviamo solo danni, perché l'occhio si stanca più facilmente, e può

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diventare secca la superficie dell'occhio esposta, con maggiorepredisposizione a prendere, ad esempio, una congiuntivite.

Sulla base di queste brevi osservazioni, possiamo tirare la conclusioneche è utile, opportuno, e salutare per gli occhi, imparare a battere le cigliacon frequenza maggiore, riducendo gli intervalli tra un battito e l'altro.

Aumentano, così, i black-out di rilassamento, e migliora la lubrificazionedell'occhio, e quindi le sue difese immunitarie contro gli agenti lesividell'ambiente circostante. Quando siete soli, e non dovete rendere conto anessuno di quello che fate, battete le ciglia ancora più spesso, e stringete lepalpebre tra loro con forza maggiore, quasi a volere spremere gli occhi.Provate a insegnare queste cose ai bambini, perché acquistino abitudinisalutari: essi tendono a tenere gli occhi sbarrati troppo a lungo, quandoguardano la televisione. Gli adulti possono aiutare i più giovani e i piccoli,dando l'esempio, curando essi stessi gli occhi, facendo vedere nella propriapersona la possibilità di acquisire le abitudini di comportamenti salutari pergli occhi: «veder fare è saper fare», perché l'esempio è, di per sé -«exempla trahunt» - sempre contagioso.

E mi auguro che, educatori operanti presso i giardini d'infanzia epresso le scuole elementari, vengano a contatto con queste informazionisulla salute degli occhi, che ne restino colpiti e convinti, perché possanotrasmetterle ai «piccoli grandi uomini», con i quali sono a contattoquotidianamente: è, quella, l'età la più giusta per acquisire delle abitudini,che resteranno valide per tutta la vita. Naturalmente, il discorso educativosulla cura degli occhi, e della vista, è valido per gli alunni delle scuolemedie inferiori e superiori, per gli universitari discenti e docenti, per tutti.

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l sistema oculocefalogiro è un circuito neuromuscolare, dove gli occhi,la testa, i muscoli posturali, sono tutti reciprocamente interconnessi.Quando facciamo lunghi viaggi, con ansia, e in condizioni ambientali

sfavorevoli, la vista si affatica in modo particolare, ed avvertiamo, diriflesso, una tipica sofferenza dietro al collo, al livello della nuca: tant'èvero, che sentiamo un bisogno istintivo di girare la testa in un senso enell'altro, e di massaggiare il collo energicamente.

In questo gioco riflesso - quello riportato è un piccolo esempio, noncerto l'unico caso - sono implicate, bene o male, tutte le masse muscolari: iposturologi stanno studiando, con particolare attenzione, le interconnessionimuscolari riflesse, e le sorprese non finiscono mai. A noi, qui, interessasapere che è certo che lo stato di rilassamento, o di tensione, dei muscoliestrinseci dell'occhio, si riflette sul sistema oculocefalogiro, implicato nellapostura, e, quindi, indirettamente, su tutto l'apparato muscolare; ma ancheche, viceversa, in un gioco riflesso a ping-pong, la tensione muscolareposturale, o uno stato di rilassamento, incidono sulla funzione visiva, peruna tensione riflessa, o un riflesso rilassamento della muscolatura degli

occhi.Le conseguenze logiche di questo ragionamento sono che il palming,rilassando i muscoli oculari, induce una distensione riflessa della

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muscolatura implicata nella postura; e che le tecniche di distensione deimuscoli in generale, e del collo e della regione dorsale in particolare,esercitano un'azione riflessa benefica sulla muscolatura degli occhi, con unconseguente miglioramento della funzione visiva. Per cui, ogni forma dimassoterapia - eseguita, naturalmente, in modo opportuno, e da personale

specializzato - non può che fare bene non solo all'organismo in toto, maanche agli occhi, per riflesso. Il lettore, che non possa far ricorso sistematicoa massoterapie specialistiche, si attenga ai consigli che dò qui di seguito,relativi ad alcuni esercizi semplici, ma nel contempo molto efficaci:

!  Ogni volta che vi ricordate, oltre che quando ne sentite un bisognoistintivo, massaggiate, da soli, i muscoli della regione posteriore del collo,roteando, nello stesso tempo, la testa in un senso e nell'altro, secondo che neavvertite l'esigenza: seguite l'istinto, in queste cose, e vi troverete bene.

!  Almeno una volta al dì, ogni mattina, piegate energicamente latesta prima varie volte verso la spalla destra, e poi verso la spalla sinistra.

!  Se avete un familiare disposto ad aiutarvi, fatevi fare unmassaggio sulle fasce muscolari che stanno a destra e a sinistra della spinadorsale, esercitando una pressione sui vari segmenti muscolari, con ilpolpastrello dei pollici destro e sinistro. È opportuno che prima ungete, conolio caldo, le zone che dovete poi trattare con la digitopressione.

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e potete, anche tre volte al giorno, eseguite questo esercizio dirilassamento: mettetevi in piedi davanti ad uno specchio, dondolatevicon tutto il corpo - tenendovi morbidi, non irrigidendovi nei

movimenti, piegandovi prima su un lato e poi sull'altro, proprio come unpendolo, e con la stessa ritmicità. In questi movimenti, il piede del lato sulquale vi piegate, resta ben saldo a terra, mentre l'altro piede tiene ferma aterra solo la punta, e si solleva, invece, il tallone. Questo esercizio puòdurare da cinque a dieci minuti per volta, e comporta un notevole senso dirilassamento; se potete, fatelo anche tre volte al dì. Mentre vi dondolate,tenete gli occhi aperti per un minuto, quindi chiusi per il minutosuccessivo, e poi ancora aperti per un minuto, e così via, alternativamente

per ogni minuto. Se eseguite l'esercizio davanti ad una finestra, la finestra,ad un certo punto, vi sembrerà che si muova nel senso opposto almovimento del vostro corpo, voi incoraggiate questa illusione ottica, cheesercita un benefico effetto di rilassamento.

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rendete la buona abitudine di lavare, tutti i giorni, gli occhi conacqua fredda corrente, tenendo bene aperti gli occhi, e buttandovisopra l'acqua fredda - con delicatezza, ma con decisione - raccolta tra

le due mani, accostate tra loro a formare una coppa, fino a 10 volte;dopodiché, vi asciugate bene. Fate questo almeno tutte le mattine, ma è

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buona usanza lavare gli occhi, in questo modo, varie volte durante lagiornata; o, almeno, tutte le volte che siete particolarmente stanchi edaffaticati, come pure durante viaggi lunghi e stressanti - il che valesoprattutto per i viaggiatori di professione, per i camionisti, i macchinisti deitreni, i piloti, ecc. Il fatto che i primi tentativi di tenere gli occhi aperti,

mentre vi si butta contro l'acqua, non sempre riescano, perché gli occhitendono istintivamente a chiudersi, non deve indurre a demordere. Bisognainsistere varie volte, fino a quando non si impari a dominare il riflesso dellachiusura automatica degli occhi; il che non è poi tanto difficile, purché siabbia un minimo di carattere volitivo. Insegniamo ai bambini questatecnica elementare - ma molto efficace - di igiene quotidiana degli occhi,particolarmente adatta per combattere le congiuntiviti, e, soprattutto, perprevenirle: le abitudini acquisite nell'infanzia sono quelle che durano più alungo, talvolta anche per tutta la vita. È infondato il timore, espresso daalcuni, di raffreddori agli occhi, in conseguenza dell'uso di acqua fredda: ilprincipio, espresso nel motto «In aqua salus», resta valido anche in questocaso.

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utile esporsi al sole nella prima mattinata, e nel tardo pomeriggio, perla durata di 5-10 minuti, tenendo gli occhi chiusi: il calore del solesugli occhi è benefico, è rilassante. Evitate le ore in cui il sole è troppo

forte, e soprattutto il solleone, naturalmente; in altre parole, quella del sole

deve essere una dolce e tiepida carezza al volto e agli occhi. Solo allora, èenergia che ricarica e che rigenera. Imparate a non usare gli occhiali scuri,per proteggere i vostri occhi dal cosiddetto insulto luminoso degli occhi,perché - voi dite - soffrite di fotosensibilità. Ma questa sensibilità alla luce,che vi fa diventare fotofobici - cioè vi induce ad avere paura della luce delsole, ed a rifuggirla - aumenta sempre di più, proprio perché voi disabituate ivostri occhi all'esposizione ai raggi solari, rendendoli, così, sempre piùdeboli. Provate, invece, a sfidare il sole, senza nascondervi dietro gliocchiali di protezione, e vedrete svanire per sempre, piano piano, ma sempredi più, la fotosensibilità: a meno che non sia, il vostro, un caso particolare, el’obbligo degli occhiali scuri non sia stato imposto a voi dal vostro oculista.

Quanto all’uso della luce artificiale, vi consiglio di utilizzare lampade tipo«abat-jour», con luce convergente, e con lampadine solari, quelle azzurre: laluce bianca diffusa, come quella dei neon e delle lampade non convergenti,può essere dannosa, perché fa sforzare gli occhi in modo eccessivo.

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U%V+%A()*T%*Mille altri utilissimi consigli troverete nei testi, che cito qui di seguito,

ed ai quali rimando i lettori che volessero approfondire l'argomento:•  Christopher Markert, «Ohne Brille besser leben», Hermann Bauer

Verlag, Freiburg, 1983•  Harry Benjamin, «Miglior vista senza occhiali», Astrolabio, Roma,

1972•  A.e J. Passebecq, «La salute dei vostri occhi», Musumeci Editore,

Aosta 1980•  William H. Bates, «Better eyesight without glasses», Holt Rinehart

and Winston, New York•  Aldus Huxley, «The art of the seeing», Chatto and Windus,

London.

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La buona salute dell'occhio dipende dalla sua normalevascolarizzazione: se il sangue affluisce bene, e defluisce con regolarità,l'occhio è sano, altrimenti si ammala, secondo una gravità tutta dipendentedall'entrata e dall'uscita del sangue, e dalla buona o cattiva qualità di questo.Quindi, una buona emodinamica locale, un sangue non impuro, sono la«conditio sine qua non» per la conservazione di un buono stato di salutedell'occhio, e della sua conseguente normofunzionalità; per cui, ilsuperamento della malattia degli occhi passa, necessariamente, attraversoun'attività terapeutica, capace di normalizzare l’emodinamica locale, e diriportare alla purezza un sangue intossicato. Il ristagno dei liquidiendoculari  è una minaccia gravissima per la conservazione dello stato disalute degli occhi; ma lo è altrettanto, e in maniera anche subdola, unatossiemia generale, di tipo cronico, non curata, perché sottovalutata: vedi lacataratta, dove la opacizzazione del cristallino è la conseguenza di unevidenziato, e non trattato, stato tossiemico generale. Trattando alcunemalattie degli occhi, nelle pagine che seguono, i consigli che saranno dati,mireranno tutti a depurare il sangue, ed a normalizzare l’emodinamica sialocale, che sistemica, nel tentativo di riportare gli occhi allo «status quoante»: obiettivi, questi, ardui, ma possibili, laddove si sia dotati di un

carattere volitivo, deciso, che sia in grado di mettere in opera tutti i presiditerapeutici consigliati, con tenacia e determinazione, se essi sono staticonsiderati utili, efficaci, e, quindi, convincenti.

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!  «Qui oculos aqua lavat, oculos ipse sanat»: con questa espressione, dame coniata, intendo dire che, in caso di infiammazione degli occhi, laprima cosa da fare, che io ritengo anche la più efficace, è l'usodell'acqua fredda: raccoglietela tra le mani, e buttatela sugli occhiaperti per dieci volte di seguito. Ripetete questa operazione spesso,durante la giornata, non dimenticando di asciugare gli occhi con unpanno pulito, o con fazzoletti di carta, dopo ogni abluzione. Sel'infiammazione non è sostenuta da cause profonde, l'acqua, utilizzata inquesto modo, può risolvere, da sola, e completamente, il problema,nel giro di qualche giorno, senza la necessità di dover far ricorso ad altririmedi, anche di natura farmacologica, come i colliri, o i preparaticortisonici. Nel caso che la forma infiammatoria sia particolarmentegrave e resistente, ricorrete anche agli altri rimedi consigliati in questo

paragrafo.!  Un collirio naturale molto utile, e facile da preparare, è l'acqua e

miele. Fate bollire una mezza tazzina d'acqua; spegnete; lasciate che

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diventi tiepida, e scioglietevi dentro un cucchiaino di miele. Nel corsodella giornata, instillate in ciascun occhio da tre a quattro gocce,ripetendo l'operazione ogni due ore circa. Quello che resta di questocollirio naturale, deve essere buttato via, al termine della giornata; ilgiorno successivo, ne preparate un'altra mezza tazzina, e così per i giorni

seguenti.!  Trascorrere la notte con un impacco di foglie di verza, o di cavolo

cappuccio, sugli occhi, è utilissimo non solo in caso di congiuntivitecomplicata, ma anche in tutte le malattie degli occhi. Sonoapplicazioni ad effetto rinfrescante, ma anche a carattere risolutivo dellapatologia, in quanto attivano la circolazione endoculare, con ilconseguente potenziamento delle difese naturali locali, di tipoimmunitario; mentre che, nel contempo, esercitano una salutare attivitàdrenante, con eliminazione verso l'esterno dei liquidi patologici,formatisi e formantisi nel corso dell'infiammazione. Questi impacchisono necessari soprattutto quando la congiuntivite assume caratteriparticolarmente gravi, oppure se si ha desiderio di guarire più in fretta.Lo strato superficiale dell'impacco sia costituito da foglie più tenere,quelle che andranno a contatto degli occhi chiusi; mentre lo strato dibase, quello che costituisce il grosso dell'impacco, può essere formatodalle foglie più verdi. Nel trattamento delle foglie, tenete presenti tutti iconsigli dati nella scheda n° 5, a pag. XX; siate soprattutto precisinello schiacciamento delle foglie. Lavate bene gli occhi la mattina,dopo che avete rimosso l'impacco.

!  L'eufrasia è una pianta medicinale chiamata dai tedeschi «Augentrost»,che significa, letteralmente, «conforto per gli occhi», ad indicarne la

specificità d'azione curativa degli occhi. R. Willfort – op. cit., pag. 56 -consiglia la tisana di eufrasia, per un trattamento interno, associatoall'uso esterno dell'infuso, in tutte le terapie delle affezioni oculari, enon solo in caso di congiuntivite: la stanchezza degli occhi peraffaticamento, la blefarite, l'irite, il glaucoma, la cornea maculata, lacornea ulcerata, la dacriocistite, trovano nell'eufrasia un medicamentonaturale d'elezione, stando alla medicina naturale, secondo la tradizionepopolare. La tisana deve essere leggera, e preparata in questo modo:fate bollire un quarto d'acqua, spegnete, aggiungete solo mezzocucchiaino di eufrasia, filtrate dopo appena 1-2 minuti, e non più tardi.Bevete a piccoli sorsi distanziati, lontano dai pasti; ne potete bere un

quarto nella mattinata, e uno nel pomeriggio: questa bevanda medicinaleagisce anche, e molto bene, sugli organi dell'apparato digerente, sullevie respiratorie, sul sistema nervoso. L'uso esterno consiste inapplicazioni locali sugli occhi, con una pezzuola, o con ovatta, bagnatecon l'infuso di eufrasia, che può essere usato anche come gocce oculari,da instillare negli occhi con il contagocce, o per bagni oculari; se gliocchi sono particolarmente sensibili, il tè può essere diluitoulteriormente - mediante l'aggiunta di un po’ d'acqua, fatta bollire -prima di essere usato per le instillazioni, e per i bagni oculari.

!  L'amaro svedese  (pag. XX). Nel «Vecchio manoscritto» sull'amarosvedese, pubblicato da Maria Treben, alla pag. 50 della sua brochüre«Gesundheit aus der Apotheke Gottes», si legge, al punto 2, che esso«rimuove anche le macchie, e la cataratta, se si inumidisce contempestività la coda dell'occhio, oppure si mette una pezzuola di

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stoffa inumidita - con l'amaro - sugli occhi chiusi». E subito prima èscritto che l'amaro svedese «aiuta chi ha l'occhio spento, porta via irossori e tutti i dolori, anche quando gli occhi sono arrossati, spentie confusi» - trub und verschwommen. Sulla scorta di queste promesse,molti lettori della brochüre di MariaTreben hanno usato l'amaro svedese,

ed hanno raccontato i sorprendenti risultati, avuti nel trattamento di varieaffezioni oculari; le loro interessanti testimonianze sono riportate inun'altra pubblicazione della Treben, «Maria Treben's Heilerfolge», allepagine 5, 22, 26, 30, 36, 50, 51, 59, 71, 72, 77, 82, 97. Questi pazientisono stati collaudatori e sperimentatori della veridicità di quantoaffermato nel vecchio manoscritto, a proposito dell'efficacia dell'amarosvedese, nel trattamento delle malattie degli occhi; in più, essi hannodescritto, in maniera più particolareggiata, l'uso concreto e praticodell'amaro, mentre che il manoscritto è alquanto generico. Illuminatodalle citate testimonianze, invito il lettore a provare a curare eventualiaffezioni oculari - ma anche la stanchezza degli occhi, e per rafforzare lavista - utilizzando l'amaro svedese nella maniera seguente:•  Ogni giorno, per la durata di un'ora o di mezz’ora, tenete sugli occhi

chiusi una pezzuola, bagnata con l'amaro svedese, strizzataleggermente perché non abbia a colare. Si può fissare questaapplicazione con una benda, per non essere costretti a starenecessariamente in una posizione supina; al posto di una pezzuola,potete usare ovatta, bagnata con l'amaro svedese, ma non inzuppatacompletamente. Se, poi, ritenete opportuno, approfittate di questasituazione per curare anche eventuali affezioni nasali, e delle primevie respiratorie, applicando una pezzuola, od ovatta, bagnate con

l'amaro svedese, anche sul dorso del naso, ungendo prima con olioquesta parte da trattare: prendete, così, con una fava, due piccioni.Se, nonostante gli occhi chiusi, un po’ del liquido dovesseoltrepassare la barriera palpebrale, e provocare un po’ di bruciore,intanto non vi dovete preoccupare, perché non succederà niente digrave; e poi basta rimuovere momentaneamente l'impacco, e buttare,sugli occhi aperti, acqua fredda varie volte. Una volta rimosso ilfastidio, rimettete l'impacco sugli occhi chiusi. Utilmente, per questogenere di applicazioni sugli occhi, potete orientarvi seguendoquanto è scritto nella scheda n° X, a pag. XXX.

•  Prendete l'abitudine di inumidire, durante la giornata, ogni volta che

potete, le palpebre superiori e inferiori con l'amaro svedese,utilizzando eventualmente i bastoncini di cotone, che potete anchetenere a bagno fisso - nella quantità di uno, o due per volta – in unpo’ di amaro svedese, in un bicchierino di vetro o di plastica, per ladurata di un giorno. L'amaro svedese residuo va buttato via altermine della giornata, e se ne utilizza del nuovo nel giornosuccessivo. Invece che le due palpebre intere, si può ancheinumidire, di tanto in tanto, anche soltanto la coda dell'occhio, cioèl'angolo temporale della rima palpebrale. Lo sporco, che comportal'uso dell'amaro svedese, lo si rimuove con acqua e sapone, conpazienza.

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!  La cataratta consiste in un processo di opacizzazione del cristallino ,che perde la sua trasparenza, non è più «cristallino» - è il caso di dirlo -perché si è inquinato, si è intorbidito: quasi ad indicare, nell'occhio, uno

stato di inquinamento dell'organismo, uno stato tossiemico subdologenerale. «Unde origo, inde salus»: la tossiemia - cioè lo stato diintossicazione del sangue - è causa della cataratta; una radicale eprofonda azione depurativa dell'organismo, potrebbe ridonare alcristallino la trasparenza perduta. Logicamente parlando, ilragionamento non fa una grinza. Sul piano pratico ed operativo,bisogna vedere se, ed in che modo, è possibile una radicale opera dibonifica del sangue, e se si verifica la ipotizzata corrispondenza tradisinquinamento del sangue, e superamento della cataratta.

!  In associazione con una terapia generale disintossicante, la letteratura

d'oltralpe consiglia anche dei trattamenti ad azione locale, con l'intentodi agire direttamente sugli occhi e sul cristallino. Nel presente paragrafo,descriverò soltanto i consigli relativi all'azione locale sugli occhi percombattere la cataratta, così come li ho raccolti dai ricercatori stranieristudiati; perché, per quanto riguarda una cura radicale generale, mirantea disinquinare l'organismo, il lettore può prendere delle tisane, seguendole indicazioni date alle pagg. XXX-XXX. Per altri eventualiconcomitanti stati patologici da trattare, aventi un carattere specifico, siricorra ai rimedi proposti nelle apposite pagine, che individuereteriguardando l'indice analitico.

!  Sono validi tutti, anche nel trattamento della cataratta, i consigli dati

nella prima parte del presente capitolo, relativi ad una visus-terapia,mirando essi al rafforzamento «in toto» degli occhi. Acquisirel'abitudine dell'esecuzione giornaliera degli esercizi principali - tra quelliindicati - è buona norma, allo scopo anche di prevenire eventualimalattie degli occhi, soprattutto quelle conseguenti ad un progressivoindebolimento degli stessi. Naturalmente, l'attività di prevenzione, cosìcondotta, riguarda pure la cataratta, che, purtroppo, può colpire gli occhia tutte le età.

!  Nel caso di una cataratta conclamata, è opportuno andare a letto, tuttele sere, con un impacco sugli occhi chiusi, con foglie di cavolo verza odi cavolo cappuccio, seguendo le indicazioni generali date nella schedan° 5, a pag. XX, avendo l'accortezza di utilizzare le foglie più tenere performare lo strato dell'applicazione che dovrà stare a diretto contatto congli occhi. Rimuovete le foglie la mattina seguente, lavando gli occhi conacqua tiepida e sapone neutro; dopodiché, buttate sugli occhi apertiacqua fredda per una decina di volte, raccogliendo l'acqua tra le mani,accostate a formare come una coppa. L'attività drenante della verza opererà su tutte le strutture dell'occhio, eliminando ogni formazione diliquidi stagnanti, in parte canalizzandoli nelle formazioni vascolaridell'occhio, in parte attirandoli verso l'esterno - il che è l'effettomacroscopico più tipico di questi impacchi. Liberazione degli occhi dai

liquidi patologici significa rimozione potenziale di tutte le affezionioculari, o, almeno, garanzia del loro non peggioramento. Sappiamobene che tutte le cellule dell'organismo - e, quindi, anche quelle che

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costituiscono le varie parti dell'occhio - nuotano nel grande mare delliquido extracellulare, il LEC, da esso ricevono i nutrienti, in essoriversano i prodotti terminali del loro metabolismo. Ora, se questo maresi trasforma in uno stagno, esso diventa un mare morto, e trascinanella morte l'arcipelago di cellule che lo popolano: l'attività drenante del

cavolo - o dell'amaro svedese, delle tisane, o di altri rimedi naturali -ridona vita al grande mare, e quindi alle cellule, e a tutti gli organi daesse formati.

!  È per questa ragione che consiglio gli impacchi di foglie di cavolo sugliocchi, per fare un tentativo - assolutamente non nocivo - di liberare ilcristallino dalla opacizzazione, di cui sia affetto. E, se per caso non siriuscisse ad eliminare la cataratta, state tranquilli che non avete perso ilvostro tempo, facendo le applicazioni consigliate, perché avretesicuramente ottenuto una rivitalizzazione dell'occhio, preso nella suaglobalità; senza dimenticare, poi, che l'azione drenante del cavolo siestende, automaticamente, anche alle strutture che sono vicine alla zonadelle applicazioni.

!  L'amaro svedese, oltre che ad essere bevuto, nella quantità giornalieradi tre cucchiai al dì  - ciascun cucchiaio una mezz'ora prima dei pastiprincipali - può essere usato anche localmente, in due maniere:

•  mattina e sera, inumidite le palpebre, e la coda dell'occhio, conl'amaro svedese, o usando il polpastrello dell'indice, outilizzando i bastoncini di cotone - tenuti eventualmente inammollo in un po’ di amaro svedese, versato in un bicchierino dicarta;

•  bagnate una striscia di ovatta con l'amaro svedese, e tenetela

sugli occhi chiusi per la durata di un'ora, ogni giorno, seguendole indicazioni più precise, date nella scheda n° X, a pag. XXX.Tt.7./; 809<989 80;359 A6t.M2;69 9112:.:9 6;>90;39 8A33. &*#*+%LL*L%A#'

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soprattutto, quando si tratti di patologie dell'occhio; consiglio di andare arivedere il paragrafo «camere a gas», su questo importante argomento,alle pagg. XXX-XXX. Egli suggerisce, poi, di fare una curadisintossicante di base con la salvia (pagg. XX-XX), e con la tisanaper i reni (pag. XXX), e di bere ogni giorno, a partire dalle quattro delpomeriggio, una bevanda, ricavata facendo bollire, per 3-6 minuti,dell'acqua con dentro le bucce delle mele, e di berne a volontà, fino aquando si va a dormire. Questo tè di bucce di mele esercita una azionecalmante sul sistema nervoso; e Breuss dice che - a suo parere - lacataratta può essere considerata una neuropatia.

!  Di R.A. Hoffmann cito, letteralmente, quanto dice della sua mamma, aconclusione del paragrafo sul trattamento della cataratta: «Mia madre hapotuto togliere per sempre i suoi occhiali con il solo guardare nel sole.E questo all'età di 70 anni». L'autore riporta il caso della mamma, come

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se avesse visto la meraviglia del lettore, per quanto egli diceimmediatamente prima, dove consiglia al portatore di cataratta diprendere l'abitudine di guardare direttamente nel sole - senza occhiali -ogni volta che gli è possibile, ogni giorno, per alcuni secondi, anche se aprincipio gli occhi lacrimano, o provano dolore; questo «guardare nel

sole» dovrebbe essere ripetuto più volte durante la giornata. A questoguardare nel sole, seguano sempre un quindici secondi di «palming»(pagg. XXX-XXX). Nello stesso paragrafo, Hoffmann promette sicuri esensibili miglioramenti, già dopo solo due mesi, al sofferente di catarattache tratti la malattia, ogni giorno, con bagni oculari di acqua e sale,nella maniera seguente: sciogliere due cucchiaini di sale marino grossoin mezzo litro d'acqua calda; si attende che l'acqua così salata raggiungala temperatura ambiente, e la si versa in una bacinella; dopodiché, siimmerge nell'acqua la regione fronto-orbitaria o tutto il volto, in modotale che gli occhi siano completamente dentro l'acqua. La prima volta siresta nell'acqua, sempre con gli occhi aperti, per 5 secondi, cioècontando mentalmente fino a cinque, lentamente; il secondo giorno siconta fino a 6, e così via, fino a quando non si arrivi a tenere gli occhinell'acqua per 15 secondi. Da questo momento in poi, si continua atrattenersi nell'acqua sempre per 15 secondi, e si interrompe iltrattamento solo quando si osservano evidenti risultati di miglioramento;il che si verifica normalmente già nel giro dei primi due mesi di cura.

Le donne - ma anche gli uomini - possono fare questa cura usandodegli appositi bicchierini per bagni oculari, da comprare nelle farmacie,utilizzando naturalmente l'acqua salata preparata come indicato sopra; inquesto modo si evita di bagnarsi i capelli ogni volta, il che è un grosso

problema, specialmente per le donne. Hoffmann invita a non desistere, aportare avanti il trattamento fino in fondo, perché si può avere, comepremio a tanta fatica, la gioia di evitare l'intervento chirurgico. Si veda illibro di Hoffmann «So besiegte ich den Krebs», alle pagg. 229-231.

!  Il chelidonio è indicato da Maria Treben - «Gesundheit aus derApotheke Gottes» pag. 27 - nel trattamento della cataratta; bisogno usareil succo della pianta fresca, da instillare nell'angolo dell'occhio. Non èdetto altro. Tuttavia, un utile chiarimento viene dalla testimonianzariportata nel volume «Maria Treben's Heilerfolge», alla pag. 71, dove unpaziente racconta di avere risolto la cataratta al suo occhio sinistro,prendendo ogni giorno una foglia fresca di chelidonio, lavandola,

stropicciandone con le dita il tenero picciuolo, fino a farne uscire delsucco, e inumidendo, con questo succo, le palpebre dell'occhio chiuso.Ecco descritta una maniera precisa, con cui usare il chelidonio;naturalmente, bisogna imparare a riconoscere la pianta, per poterlaindividuare, e quindi usarla correttamente, ogni giorno, per almeno tre-quattro settimane di seguito. Un ulteriore più preciso chiarimento viene,poi, dalla stessa Maria Treben, nell'altro volume «Heilkräuter aus demGarten Gottes», alla pag. 33, dove è anche detto di fare attenzione aricavare il succo da usare, soltanto dallo stropicciamento delpicciuolo delle foglie del chelidonio, e non dallo stelo di questa piantamedicinale. Inoltre, si consiglia di usare le foglie della pianta fresca, perfare utili, salutari, e curativi impacchi sugli occhi, la sera, da rimuoverela mattina seguente.

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!  Per completezza d'informazione, riferisco di una testimonianza -riportata dalla Treben - relativa all'uso della ruta, nel trattamento dellacataratta. Una settantaduenne paziente, affetta da cataratta, racconta diavere riempito un contenitore di vetro, per due terzi, con la ruta, e diavervi aggiunto un distillato di vino - di 38-40 gradi, sicuramente -

mettendo il tutto al sole per dieci giorni; il filtrato è stato poi usato perinumidire le palpebre la mattina e la sera. È un po’ quello che siconsiglia di fare con l'amaro svedese. Un altro prodotto con base alcolica- indicato, dalla Treben, per il trattamento delle affezioni oculari - èl'essenza di arnica, che si prepara, e si usa, allo stesso modo della ruta,di cui ho detto prima.

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Si tratta di uno stato patologico dell'occhio, determinato da ipertensione deiliquidi del bulbo oculare, per una alterazione del meccanismo di ricambiodell'umor acqueo. Siamo in presenza, cioè, di un accumulo eccessivo diliquidi, che può portare fino alla cecità, per i danni che arreca al nervo otticolo stato di ipertensione endobulbare. Ora, se il liquido in eccesso vienedrenato in un modo o in un altro, se esso viene canalizzato, scomparel'ipertensione, e si può sperare in un ritorno alla normalità, dove non si sianoinstaurate situazioni anatomopatologiche irreversibili, e dove si tratti solo dialterazioni funzionali.

Drenaggio, canalizzazione, eliminazione dei liquidi organici in

eccesso, superamento di situazioni di ristagno venoso o linfatico, sonoqueste le prerogative tipiche dell'azione del cavolo e dell'amaro svedese,usati per applicazioni locali, come già detto nel precedente paragrafo sullacataratta, e altrove. Quindi, semplicemente, i due rimedi d'elezione per iltrattamento del glaucoma - o, almeno, per fare un tentativo valido, esicuramente non dannoso, di liberare l'occhio dall'ipertensione - sono,consequenzialmente, gli impacchi con le foglie di verza, o di cavolocappuccio, e le applicazioni quotidiane di un'ora, con amaro svedese eovatta, sugli occhi chiusi.

Per non ripetermi, invito il lettore a fare riferimento alle indicazioni dame date nel paragrafo sulla cataratta, relative all'uso pratico degli impacchi

con il cavolo e con l'amaro svedese; precisando che, a mio avviso, anche glialtri consigli riportati ivi, e quelli relativi alla congiuntivite, sono applicabilial trattamento del glaucoma, essendo rimedi validi per tutte le affezionioculari, e sempre e sicuramente non nocivi. Di nuovo c'è solo una misceladi erbe, consigliata dalla Treben, per il trattamento specifico del glaucoma,consistente in ortiche, veronica, calendula ed equiseto, messi assieme inparti uguali; si fa bollire mezzo litro d'acqua, si spegne, si aggiungono duecucchiaini della miscela, e si filtra dopo 5 minuti. La Treben consiglia diaggiungere alla tisana due cucchiaini di amaro svedese.

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Non è, questo, un trattato di oculistica, ma un capitolo del libro, che vuoleorientare il lettore verso alcuni rimedi naturali, utili per debellare situazionidi malattia degli occhi - o, perlomeno, di fare un tentativo, senza correre, in

ogni caso, alcun rischio di peggioramento della situazione. Oltre quelli giàdescritti nei paragrafi precedenti, di rimedi naturali non ne conosco altri, echiudo qui il capitolo presente, dicendo ai lettori che, per qualunque altroproblema degli occhi - non riportato qui espressamente - sarà sufficiente cheessi ripassino tutto quanto scritto nelle pagine precedenti, relativamente altrattamento della congiuntivite, della cataratta, del glaucoma, per saperecosa fare.

O, meglio, per il trattamento di base delle affezioni oculari ingenere, di qualunque entità esse siano, si può procedere secondo quantoriporto - schematicamente - nella seguente scheda operativa:! 

Una terapia generale disintossicante, a base di tisane – vedi il ciclo diterapia di cui alle pagg. XXX-XXX;!  il «palming», cioè il palmo delle mani sugli occhi chiusi, da eseguire

di tanto in tanto, durante la giornata;!  l'acqua fredda sugli occhi aperti, più volte al giorno;!  l'applicazione di ovatta e amaro svedese sugli occhi chiusi, una volta

durante il dì, per la durata di mezz'ora, o di un'ora, seguendo leindicazioni date nella scheda n° X, a pag. XXX;

!  un impacco sugli occhi con le foglie di verza, o di cavolo cappuccio,la sera, da rimuovere la mattina seguente – vedi scheda n° X, a pag.XX.

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:4 ,57W]"754 =7: E"4H=4H67(da «La grande sintesi» di Pietro Ubaldi, Edizioni Mediteranee, Roma,

1988, pagg. 304-306)

nima stanca che ti accasci sull’orlo della via, sosta un istantenell’eterno cammino della vita, deponi il fardello delle tueespiazioni e riposa.

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Sulla via dolorosa, sosta; tergi la tua lacrima e ascolta. Il canto èimmenso, le armonie giungono dall’infinito, per baciarti in fronte, o stancoviandante della vita. Accanto al tuono delle voci titaniche dell’universo,bisbigliano in un ricamo di bellezze, le minime voci delle umili creaturesorelle. " Anche io, anche io ", ciascuna grida " Sono figlia di Dio e lotto e

soffro, porto il mio peso e tocco la mia vittoria; anche io sono vita, nellagrande vita del Tutto ". E tutto, dal fragore della tempesta al mattutino cantodel sole, dal sorriso del neonato al grido straziante dell’anima, tutto dice sestesso, nella sua voce; e si accorda con le voci sorelle; tutto esprime il suointimo mistero; ogni essere manifesta il pensiero di Dio. Quando il doloreaddenta le più intime fibre del tuo cuore, tu odi una voce che ti dice: Dio.Quando la carezza del tramonto ti addormenta nel sonno quieto delle cosetutte, una voce ti dice: Dio. Quando la tempesta muggisce e la terra trema,una voce ti dice: Dio. E la visione stupenda supera ogni dolore.

Sosta, ascolta e prega. Allarga le braccia al creato e con esso ripeti: "Dioti ama". La tua preghiera, non più sgomenta ammirazione della potenza

divina, è ora più alta: è amore. È la preghiera dolce, che va come un cantoche l'anima ripete, echeggiante di zolla per la terra tutta, di onda in onda peri mari, di stella per gli spazi immensi; è la parola sublime dell'amore, che leunità colossali degli universi ripetono accanto e all'unisono con la vocesperduta dell'ultimo insetto che si nasconde timido fra l'erba. Sembrasperduta, eppure anche questa Dio conosce, raccoglie ed ama. Nell'infinitodello spazio e del tempo, questa forza sola, questa immensa onda di amore,tutto sostiene compatto in armonico sviluppo di forze. La suprema visionedelle ultime cose, dell'ordine in cui vanno tutte le creature, ti darà sola unsenso di pace; di pace vera, di pace profonda, dell'anima sazia perché vede

la più alta sua meta.Così Dio ti appare ancor più grande che nella Sua potenza di creatore; tiappare nella potenza del Suo Amore. Esplodi, anima; non temere. Il nuovo

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Dio della buona novella di Cristo è bontà. Non più i vendicativi fulmini diGiove, ma la verità che convince, la carezza che ama e perdona. L'infinitoabisso in cui guardi sgomento non è lì per ingoiarti nella tenebra del mistero,ma si fa pieno di luce e dentro vi canta senza mai fine l'inno della vita.Gettati al sicuro, perché quell'abisso è Amore. Non dire: non so, ma dì: io

amo.Prega, prega dinanzi alle immense opere di Dio; dinanzi alla terra, almare, al cielo. Chiedi loro che ti parlino di Dio, chiedi agli effetti la vocedella causa, domanda alle forme il pensiero e il principio che tutte le anima.E le forme tutte ti affolleranno intorno; ti tenderanno le lor braccia fraterne,ti guarderanno coi mille occhi fatti di luce, l'eterno sorriso della vita tiavvolgerà come una carezza. E le voci diranno: "Vieni, fratello, sazia il tuosguardo interiore, attingi forza alla visione sublime. La vita è grande e bella,e anche nel dolore più atroce e tenace è sempre degna di esser vissuta". E tiprenderanno per mano, gridando: "Vieni, varca la soglia e guarda nelmistero. Vedi: tu non puoi morire, mai, mai morire. Il tuo dolore passa e peresso tu sali e il risultato resta. Non temere morte e dolore. Essi non sono néfine né male; sono il ritmo del rinnovamento e la via delle tue ascensioni. Lavita è un canto senza fine. Canta con noi, canta con tutto il creato, l'infinitocanto dell'amore"

U;8] ?/95.4 ; .627. 8>.6:.J {Y256;/94 H969<9>>; 82. oA 8;?/.>>A>>; ?9/1/.>933; <;3;/94 ?;2:DE 988; . o9 72 /.002:26.B P; 72 ?/;8>/; .33. oA. ;?9/.5/.6<94 .6:D9 89 26 988. 3. 72. ?./>9 F 1.>2:.B ZA33. ?;88; :D29<9/>2 ?9/:DE >A>>;F 52X ?9/19>>; 9 52A8>; 6933. oA. :/9.M2;694 .6:D9 23 72; 8;11/2/94 .6:D9 3. 72.27?9/19M2;69 :D9 ?.88.B \>>96<; .3 ?;8>; <93 72; <;09/9 3. 72. 7.>A/.M2;69BZ933. oA. :;6>97?3.M2;694 /2?;8;{B

Rispondi, o anima, all’immenso amplesso e sentirai veramente Dio. Sel’intelligenza dei grandi si prostra e venera, sgomenta di fronte alla potenzadel concetto e della sua realizzazione, e si accosta al divino per le faticosevie della mente, il cuore degli umili giunge a Dio per le vie del dolore edell’amore, Lo sente per le vie di questa più profonda sapienza.

Così prega o anima stanca. Posa il capo sul Suo petto e riposa.

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•  AA.VV., «Il digiuno terapeutico», Casa Editrice Igiene Naturale,Gildone (CB), 1986•  Benjamin, Harry, «Miglior vista senza occhiali», Astrolabio, Roma,1972•  Bole, Dietrich, «Mistel und Krebs», Freies Geistesleben, Stuttgart,1970•  Breuss, Rudolf, «Krebs, Leukämie, und ...», Eigenverlag RudolfBreuss, Bludenz, 1980•  Bruker, M.O., «Krank durch Zucker», Helfer Verlag E. Schwabe,Bad Homburg, 1978•  Droz, Camille, «Von den Wunderbaren Heilwirkungen desKohlblattes», Selbstverlag, Geneveys-sur-Coffrane, Ne, Schweiz•

  Eckstein, Prof. Dr. F., und Flamm Dr. S., «Heilkräuter für Dich!»,Stuttgart, 1952

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•  Hartmann, Ernst, «Krankheit als Standort Problem», Haugverlag,Heidelberg, 1976•  Hildegard, heilige, Äbtissin zu Bingen am Rhein, «Causae et curae»,Ausgabe 1170, deutsche Übersetzung v. H. Schulz, München, 1933•  Hildegard, heilige, «Schivias-Wisse die Wege», original lateinische

Ausgabe 1168, Übersetzung von Maura Böckeler, Salzburg, 1946•  Hoffmann, R.A., «So besiegte ich den Krebs», Brigitta HoffmannVerlag, Waltenhofen•  Kneipp, Sebastian, «Meine Wasserkur», Ehrenwirth Verlag,München, 1981•  Kneipp, Sebastian, «So sollt ihr leben», Ehrenwirth Verlag,München, 1981•  Kopp, Josef A., «Gesundheitsschädliche und bautenschädlicheEinflüsse von Bodenreizen», Schweizer Verlagshaus AG, Zürich, 1965•  Künzle, Johann, «Das grosse Kräuter-Heilbuch», Olten, 1961•  Markert, Christopher, «Ohne Brille besser leben», Bauer Verlag,Freiburg, 1983•  Passebecq, A. e J., «La salute dei vostri occhi», Musumeci Editore,Aosta, 1980•  Shelton, Herbert M., «Il digiuno può salvarvi la vita», Casa EditriceIgiene Naturale, Gildone (CB), 1986•  Shelton, Herbert M., «Tumori e cancri», Casa Editrice IgieneNaturale, Gildone (CB), 1986•  Simonis, Werner Christian, «Erde, Mensch und Krankheit», J.Ch.Mellinger Verlag, Stuttgart, 1974•  Stühmer, Rolf, «Das grosse Buch der Naturheilkunde», Gustav

Lübbe Verlag, Bergisch Gladbach, 1981•  Tilden, J.H., «La tossiemia», Casa Editrice Igiene Naturale, Gildone(CB), 1986.•  Treben, Maria, «Gesundheit aus der Aapotheke Gottes»,Herausgeber und Eigenverlag «Verein Freunde der Heilkräuter», Karstein-Thaya•  Treben, Maria, «Heilkräuter aus dem Garten Gottes», Wilhelm HeineVerlag, München, 1988•  Treben, Maria, «Maria Treben's Heilerfolge», Verlag WilhelmEnnsthaler, Steyr, 1983•  Vogel, A., «Il nostro fegato», Edizione Bioforce, Teufen (AR), 1973•  Vogel, A., «Il piccolo medico», Edizione A. Vogel, Teufen (AR),1981•  Von Pohl, Gustav Freiherr, «Erdstrahlen als Krankheits-und KrebsErreger», Fortschritt für Alle Verlag, Feucht, 1978•  Willfort, Richard, «Gesundheit durch Heilkräuter», Rudolf TraunerVerlag, Linz, 1979•  Wolf, Otto, «Die Mistel in der Krebsbehandlung», VittorioKlostermann Verlag, Frankfurt am Main, 1975•  Zürcher, Walter, «Alternative Heilmethoden bei Krebs», BauerVerlag, Freiburg im Beisgau, 1982

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- A -ABETE:ABORTO, MINACCE DI:

ACETO DI VINO:ACHILLEA: XX, XX, XXX, XXX, XXX, XXX, XXX, XXX, XXX, XXX, XXX, XXX, XXX, XXX. ACIDITÀ DI STOMACO:ACIDO SILICICO:ACNE GIOVANILE:ACONITUM, E NEVRALGIA DEL TRIGEMINO:ACONITUM E SCIATICA:ACQUA, USO TERAPICO DELL’:ACQUA E MELE:ACQUA E MIELE:ACQUA E SALE:ACQUAVITE DI FRANCIA:ACQUAVITE DI ORTICHE:ACUFENI:ADDOLCIRE LE TISANE CON:ADDOMINALI, COLICHE:  VEDI PURE «INTESTINO», PAGG. XXX-XXX.ADENOIDI AFFATICAMENTO, STATI DI: XX, XX; VEDI PURE SCHEDA N° 8, A PAG. XX.AFONIA:AFTA, AFTA EPIZOOTICA:

AGLIO E SCIATICA:ALBUME DELL’UOVO;ALBUMINA:ALCHEMILLA:ALIMENTAZIONE CORRETTA ALITO CATTIVO:ALLATTAMENTO:ALLERGIA:ALLERGIE DEI BAMBINI:ALLERGIE DELLE VIE RESPIRATORIE:ALOPECIA AREATA:

ALTEA:AMARO SVEDESE: XXX-XXX; E SCHEDA N° 6, A PAG. XX.AMENORREA:ANEMIE: XXX-XXX, XXX-XXX.ANGINA PECTORIS:ANGIOMA: VEDI LA VOCE «TUMORI».ANICE, SEMI DI:ANIMALI, COME CURARLI:ANNESSITE: VEDI LE VOCI «UTERO» E «OVAIE»ANO, MALATTIE DELL’:

ANSIA:ANTIDIABETICUM:ANTISTRESS, TERAPIE: VEDI SCHEDA N° 8  A PAG.

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APPARATO GENITALE FEMMINILE, MALATTIE DELL’: APPENDICITE:APPETITO, MANCANZA DI: ARANCE, SPREMUTE DI:ARCATE DENTARIE:

ARGILLA: XX-XX.ARIA, ARIA INQUINATA, ARIA PURA:ARITMIE:ARMBÄDER, E CUORE:AROMI:ARSENICO: VEDI «NAFTALINA»ARTERIOSCLEROSI:ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE:ARTRITE REUMATOIDE:ARTROSI:ARTROSI CERVICALE, LOMBARE, PROGRESSIVA DEFORMANTE:ASCELLE: XXX; VEDI PURE LA SCHEDA N° 9, A PAG. XX.ASCESSI: VEDI LA VOCE «PUS».ASCESSI DENTALI: ASCITE: VEDI «FEGATO»ASCIUGARSI BENE:ASCORBATO DI POTASSIO:  + SCHEDA OPERATIVA ASMA ALLERGICO:ASMA BRONCHIALE:ASPERULA O ASPERELLA:ASSENZIO:  (ARTEMISIA ABSINTHIUR)

ASTENIA: VEDI ANCHE «ESAURIMENTO NERVOSO», «STRESS».ASTIGMATISMO:ATEROSCLEROSI: A.T.M., ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE:ATONIA MUSCOLARE, ATROFIA MUSCOLARE:AUTOFAGIA:AUTOLISI:

- B -v \UUkI @P ePZI-W^JBAMBINI, MALATTIE DEI:  VEDI PURE «ASCIUGARSI BENE»BARBA: VEDI «RASATURA».

BARBA DI MAIS:BASEDOW, MORBO DI:BIANCOSPINO: XX-XX.BIETOLA ROSSA:BILIARI, CALCOLI:BIOCHOLANGEN, E CALCOLI BILIARI:BIOELETTRICITÀ:BIORENAL, E CALCOLI RENALI:BIOSFERA:BLEFARITE:BLINKING:BOCCA:BORACE, E IDROPISIA:BORSA SCROTALE:

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BORSE SOTTOCULARI:BRADICARDIA:BRONCHI, BRONCHIALE CATARRO, BRONCHITE:

- C -

CAFFÈ, CHICCHI DI:CALAMO:CALCOLI: VEDI «CALCOLOSI»CALCOLOSI BILIARE:CALCOLOSI PROSTATICA:CALCOLOSI RENALE:CALCOLOSI URETERALE:CALCOLOSI VESCICALE:CALENDULA: XX-XX.CALENDULA, POMATA DI: VEDI «POMATA DI CALENDULA»CALLI: CAMERE A GAS: CAMOMILLA:CAMPI ELETTROMAGNETICI:CANCRO: VEDI «TUMORI»CANFORA SINTETICA: VEDI «NAFTALINA»CAPELLI, CURA DEI:CAPSELLA BURSA PASTORIS:CAPSICO: VEDI «PEPERONCINO»CAPSICUM OPLX:CARCINOMA MAMMARIO: XX.

CARCINOMI: VEDI «TUMORI»CARDIACA:CARDIOCIRCOLATORIO, APPARATO, CARDODILATAZIONE, CARDIOPALMO, CARDIOPATIE, CARDIOTONICI NATURALI: VEDI «CUORE».CARIE DENTARIA:CARIE OSSEA:CAROTE: VEDI «SUCCHI BREUSS»CATARATTA: CATARRO:CATARRO BRONCHIALE;CATARRO DELLO STOMACO:

CATARRO INTESTINALE:CAVIGLIA, DISTORSIONI DELLA: VEDI «DISTORSIONI».CAVOLO: XXX-XXX; E SCHEDA N° 5, A PAG. XX.CAVOLO CAPPUCCIO: VEDI «CAVOLO»CAVOLO, E ULCERE GASTRO-DUODENALI:CAVOLO VERZA: VEDI «CAVOLO»CAVO ORALE: VEDI «BOCCA»CEFALEA:CENTAUREA:CENTINODIA:CERVICOARTROSI: VEDI «ARTROSI».CHELIDONIO:CHIRURGIA, INTERVENTI CHIRURGICI:

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CICATRICI: SONO UTILI LE APPLICAZIONI LOCALI DI CUI NELLA SCHEDA N° 3, APAG. XX.CICLAMINO SELVATICO:CICLO MESTRUALE, ALTERAZIONI DEL: VEDI «DISMENORREA».CIPOLLE, TAMPONE DI:

CIRROSI EPATICA: CISTI MASCELLARI:CISTI OVARICHE:CISTITE: CLIMATERIO:CLINICHE DEL DIGIUNO:CLISTERE: XX,XX;  VEDI PURE «STITICHEZZA»CODA CAVALLINA: VEDI «EQUISETO»COLECISTI, MALATTIE DELLA:COLECISTITE: COLESTEROLO:COLICHE:COLICHE ADDOMINALI:COLICHE BILIARI:COLICHE EPATICHE:COLICHE INTESTINALI:COLICHE RENALI:COLI-INFEZIONI:COLITE:COLLIRIO NATURALE:CONGIUNTIVITE:

CONSOLIDA:CONTRATTURA MUSCOLARE:CONTUSIONI: VEDI «DISTORSIONI».CONVALESCENZA:CONVULSIONI: CORDE VOCALI:CONEA MACULATA, CORNEA ULCERATA:CORONOPATIE: VEDI «CUORE»COSTIPAZIONE: VEDI «STITICHEZZA».CUORE:CUTE: VEDI «PELLE,…»

- D -DACRIOCISTITE DENTALI, ASCESSI; DENTI; DENTI, MAL DI: VEDI «ARCATE DENTARIE».DEODORANTI: VEDI «ARIA,…»DEPRESSIONE:DERMATITE, DERMATOSI: VEDI «PELLE».DIABETE: DIABETIKER-TEE:DIALISI: VEDI «EMODIALISI».DIARREA:DIETA DISINTOSSICANTE:DIETA E IPERTENSIONE:

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DIGESTIONE, DISTURBI DELLA: VEDI «INTESTINO, MALATTIE DELL’» E

«STOMACO, MALATTIE DELLO»DIGITOPRESSIONE:DIGIUNO: VEDI «DIGIUNO BREVE», «DIGIUNO SECONDO GLI IGIENISTI», «DIGIUNO SECONDO BREUSS»

DIGIUNO BREVE: XXX DIGIUNO SECONDO GLI IGIENISTI, DIGIUNO ASSISTITO, DIGIUNO «MADE IN

USA»: XXX-XXX DISCOARTROSI: XXX.DISCOPATIA: XXX-XXX.DISFONIA: VEDI «LARINGITE».DISLIPIDEMIE: DISMENORREA:DISSENTERIA: DISTONIE VEGETATIVE E NEUROVEGETATIVE:DISTORSIONI: SONO TUTTE UTILI LE APPLICAZIONI LOCALI, DI CUI NELLA

SCHEDA N° 3, A PAG. XX.DISTROFIA MUSCOLARE:DISTURBI NERVOSI:DIVERTICOLITE: XXX.DNA E SALUTE:DOLORE: XXX.

- E -ECZEMA: XXX.EDEMA CARDIACO: XXX.

EDEMI: SONO TUTTE UTILI LE APPLICAZIONI LOCALI, DI CUI NELLA SCHEDA N° 3, A PAG. XX.ELETTROMAGNETICI, CAMPI:ELIOTERAPIA, E OCCHI:ELIOTERAPIA, E PSORIASI:ELMINTIASI (VERMI); PIANTAGGINE ; VEDI PURE «INTESTINO, MALATTIE

DELL’».EMATEMESI: EQUISETO ; VEDI PURE «EMORRAGIE»EMATOMI: VEDI «EDEMI».EMATURIA:EMICRANIA: XXX.

EMIPARESI, EMIPLEGIA.:EMIPLEGIA: XXX.EMODIALISI: XXX.EMOPATIE: VEDI «ANEMIE».EMOPOIESI: VEDI «ANEMIE»EMORRAGIE: XXX-XXX.EMORRAGIE CEREBRALI, GASTRICHE, INTERNE, INTESTINALI:EMORRAGIE NASALI: EMORROIDI: EMOTTISI: VEDI PURE «EMORRAGIE»EMPIEMA:ENDOCARDITE: VEDI «CUORE».ENDOMETRIOSI, ENDOMETRITE: ENERGONEGATIVITÀ:

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ENERGOPOSITIVITÀ:ENFISEMA POLMONARE: XX, XXX.ENTERITE: XX; VEDI «INTESTINO, MALATTIE DELL’».ENTEROCELE:ENURESI NOTTURNA:

EPATITE, EPATOPATIA:EPIDIDIMITE:EPILESSIA:EPILOBIO:EPISTASSI, IL SANGUE DAL NASO:EQUISETO: XX-XX.EQUISETO AL VAPORE: XX.ERBE SVEDESI:ERITEMI SOLARI:ERNIE CRURALI:ERNIE DEL DISCO:ERNIE FEMORALI:ERNIE INGUINALI:ERNIE OMBELICALI:ERNIE SCROTALI:ERPETE LABIALE:ERUZIONI CUTANEE: VEDI «PELLE, MALATTIE DELLA».ESANTEMATICHE, MALATTIE:ESAURIMENTO NERVOSO:EUFRASIA:

- F -[ \Ze^ @P oIWW\J[ \WPZ\ vP\ZU\c[ \WPZePoIJ rrr B[ \WC\UP @P YPZoIYP4 LY^ @IPJ[ \WC\U^oIW\-P\J[IvvWIJ[IvvWI @\ [PIZ^J[IvvWI @IP v\CvPZPJ[Ie\o^4 C\T\ooPI @ITJ[IWPoIJ

[IWoPTPo|J fI@P ,YoIWPTPo|=[PvW^CP4 [PvW^CP^CPJ[PIZ^ eWIU^J rr B[PZ^UUkP^4 YICP @PJFISTOLE: SONO TUTTE UTILI LE APPLICAZIONI LOCALI, DI CUI NELLA SCHEDA

N° 3, A PAG. XX.[PYo^TI \Z\TPJ[T\oLTIZw\J [TIvPoIJ [T^WPoIW\-P\J

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[^o^[^vP\4 [^o^YIZYPvPTPo|J[W\ZeLT\4 U^WoIUUP\ @PJ[W\YYPZ^JFRATTURE TRAUMATICHE: SONO TUTTE UTILI LE APPLICAZIONI LOCALI, DI CUI

NELLA SCHEDA N° 3, A PAG. XX.

[W\LIZoII4 ^YYP\ , oPY\Z\ @ITTI @^ZZI=J[LC^ @P YPe\WIooIJ fI@P , \WP\4}=[L^U^ @P Y \ZoK\Zo^ZP^J

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$)$

IDROGETTO, IDROPULSORE:IDRONEFROSI:IDROPE O IDROPISIA:IGIENE ORALE: VEDI «BOCCA», «ARCATE DENTARIE», «PARADENTOSI».IMMUNOGLOBULINE: IGE:

IMPOTENTIA COEUNDI, IMPOTENZA SESSUALE:INAPPETENZA:INCONTINENZA URINARIA:INDIVIA:INFARTO CARDIACO: VEDI «CUORE».INFLUENZA: INSETTI, PUNTURE DI:INSETTICIDI: VEDI «ARIA,…».INSONNIA:INSUFFICIENZA RENALE: INSULINA VEGETALE:INTESTINO, MALATTIE DELL’: INTESTINO CRASSO, FISTOLE DELL’:  ; VEDI ANCHE «INTESTINO, MALATTIE DELL’».IODURO DI POTASSIO, E TONSILLITE:IPERACIDITÀ:  ; VEDI ANCHE «STOMACO, MALATTIE DELLO».IPERCOLESTEROLEMIA:IPERGLICEMIA:IPERICO:IPERICO, OLIO DI: VEDI «OLIO DI IPERICO»IPERTENSIONE ARTERIOSA:

IPERTENSIONE ENDOCRANICA: IPERTIROIDISMO:IPERTRICOSI:IPERTRIGLICERIDEMIA: IPERTROFIA PROSTATICA:IPOACUSIA: IPOGLICEMIA:IPOTENSIONE: IPOTIROIDISMO:IRIDOLOGIA:IRITE:

ISCADOR:ITTERO:

- J - y^@LC ^-Tr J

- K -n  \TPLC y^@\oLC4 I o^ZYPTTPoIJKREBS-KUR:KWASHIORKOR:

- L -T \vvW\JLABIRINTITE:

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LAMIUM ALBUM:LAMPONE:LAPAROCELE: VEDI I CONSIGLI PER LE ERNIE INGUINALI, PAGG. XXX-XXX.LARINGE, SPASMO DELLA:LARINGITE: 

LATTASI INTESTINALE:LATTE:LATTE, DERIVATI DEL:LAVANDA:LEC, LIQUIDO EXTRA-CELLULARE, E SALUTE:LENTICCHIE, ACQUA DI:LESIONI CANCEROSE, LESIONI NEOPLASTICHE: VEDI «TUMORI».LEUCEMIA:LEUCORREA: LICOPODIO:LIEVITO DI BIRRA:LIMONE, SUCCO DI:LINFOADENOPATIE: LE APPLICAZIONI LOCALI DI CUI A PAG. XX.LINFOMA: VEDI «TUMORI DELLE LINFOGHIANDOLE».LINGUA, CURA DELLA: VEDI «BOCCA» E «STOMATITE».LINGUA, TUMORI DELLA: LINO, OLIO DI SEMI:LOMBAGGINE, LOMBALGIA, LOMBARTROSI, LOMBOSCIATALGIA:LUPPOLO:LUPUS:

- M -MAGGIORANA, OLIO DI:MAIS, BARBA DI:MALATTIE ESANTEMATICHE:MAL DI DENTI: MAL DI GOLA: MAL DI PANCIA:MAL DI SCHIENA:MAL DI STOMACO: MAL DI TESTA: MAL D’ORECCHI:

MALOCCLUSIONE:MALVA: MAMMARI, NODULI:MAMMELLE, MALATTIE DELLE:MANI SCREPOLATE:MASSAGGI, E OCCHI:MAST-CELLULE:MASTICARE BENE:MASTODINIA:MASTOIDITE:MASTOPATIA:MEATITE:MELE:MELISSA:

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MENIÈRE, SINDROME DI:MENISCO, LESIONI DEL:MENOPAUSA, DISTURBI DELLA:MENTA:MESTRUALI, DOLORI:

MESTRUAZIONI:MESTRUAZIONI ABBONDANTI: METABOLISMO, ALTERAZIONI DEL: METEORISMO:METEREOPATIE:METRO DA MURATORE, E NEVRALGIE DEL TRIGEMINO:METRORRAGIE: MIALGIE:MICROCISTI OVARICHE:MIELE:MIELE, ACQUA E:MIELE, CURA DEL:MIGLIO:MILZA, MALATTIE DELLA: SONO TUTTE UTILI LE APPLICAZIONI LOCALI, DI CUI

NELLA SCHEDA N° 3, A PAG. XX.MINZIONE DOLOROSA: MALVA MIOCARDITE: VEDI «CUORE».MIOMI:MIOPIA:MIRTILLO:MONOPLEGIA:

MORBILLO:MORBO DI CROHN: VEDI «DIARREA», «DISSENTERIA», «INTESTINO».MORBO DI PARKINSON:MORBO DI WERLHOF:MORSI DI ANIMALI: SONO TUTTE UTILI LE APPLICAZIONI LOCALI, DI CUI NELLA

SCHEDA N° 3, A PAG. XX.MUCOSA GASTRICA, LESIONI, SANGUINOLENZA:MUSCOLARI, DOLORI, STRAPPI:MUSCOLI, MALATTIE DEI:MYRTILLUS OPLX:

- N -NAFTALINA:NARICI:NASO, MALATTIE DEL:NASO, SECCHEZZA DEL:NEFRITE, NEFROLITIASI, NEFROPATIA, NEFROSCLEROSI, NEFROSI:NEOPLASIE: VEDI «TUMORI»NEOPLEX, E ULCERA GASTRO-DUODENALE:NERVO SCIATICO, MALATTIE DEL:NERVOSI, DISTURBI: VEDI «ESAURIMENTO NERVOSO», «INSONNIA», «STRESS».NEVRALGIA DEL TRIGEMINO:NEVROSI CARDIACA: VEDI «CUORE».NEVROSI D’ANSIA: VEDI «NERVOSI, DISTURBI».NIERENTEE, TISANA PER I RENI:

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NODULI MAMMARI:NODULI TIROIDEI: NUCA:

- O -

^vIYPo|JOCCHI, CONTORNO DEGLI:OCCHI, MALATTIE E RIMEDI:OCCHIALI, COME TOGLIERLI:OLI MEDICINALI:OLIO DI GERME DI GRANO: VEDI «GERME DI GRANO, OLIO DI»OLIO DI GIRASOLE:OLIO DI IPERICO:OLIO DI LINO:OLIO DI MAGGIORANA:OLIO DI MANDORLE:OLIO DI NOCE:OLIO DI OLIVA:OLIO DI RUTA:OLIO DI SESAMO:OMBELICO:OMEOSTASI, E SALUTE:ONFALITE:ONICOMANZIA, E CUORE:ONONIDE SPINOSA:ORCHIEPIDIDIMITE, ORCHITE:

ORCHITE: ORECCHIO, MALATTIE DELL’:ORTICA MORTA:ORTICARIA: VEDI «PELLE, MALATTIE DELLA»ORTICHE:OSTEOPOROSI:OTALGIA, OTITE, OTOSCLEROSI::OVAIE, MALATTIE DELLE:OVARICHE, CISTI E MICROCISTI:OVARITE: 

- P -- \TCPZeJ- \T-IvWI ULW\ @ITTIJPALPITAZIONI: VEDI «CUORE».PANCREAS, ASCESSO DEL:PANCREAS, MALATTIE DEL: VEDI «DIABETE», «MIELE», «VISCHIO».PANE INTEGRALE: PANNA, E ULCERA GASTRO-DUODENALE:PAPPA REALE: PAPRICA, O PAPRIKA, O CAPSICO: VEDI «PEPERONCINO».PARADENTOSI, O PARADENZIOPATIA, O PARODONTOPATIA.PARALISI PARAPLEGIA:PARKINSON, MORBO DI:

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PASCOTOX:PATATE:PELLE, MALATTIE DELLA:PELLE SCREPOLATA: VEDI «MANI SCREPOLATE».PELURIA ECCESSIVA:

PENE, MALATTIE DEL:PEPERONCINO:PERICARDITE: PERTOSSE: PIAGHE: PIANTAGGINE:PIASTRINE, PIASTRINOPENIA: PIEDE, MALATTIE DEL:PIELITE, PIELONEFRITE, PIELONEFROSI:PINO:PIONEFROSI:PIORREA:PIPÌ A LETTO:PLEURITE: PNEUMOSFERA, PNEUMOSOMATICA:POLLINE GRANULARE:POLMONARE, ENFISEMA: POLMONI, MALATTIE DEI: POMATA DI CALENDULA:PORRI:PORRO, PORRUM ALLIUM:

POTENTILLA ANSERINA:PRANOTERAPIA:PRESBIOPIA:PRESSIONE ALTA: PRESSIONE BASSA: PRIMULA:PROLASSO UTERINO: PROSTATA, MALATTIE DELLA:PROSTATA, TUMORI DELLA:PROSTATICA, IPERTROFIA, PROSTATITE:PROSTATITE: 

PRUGNE SECCHE:PRUGNOLO, MARMELLATA DI:PRUNUS DOMESTICA, PRUNUS SPINOSA:PSICHICI, DISTURBI: VEDI «NERVOSI, DISTURBI».PSICOSFERA:PSORIASI: PULPITE:PUNTURE D’INSETTI: PUS: XXX 

- R -W  \v\Wv\W^JRABDOMANTI:RACHITISMO:

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RADIESTESIA:RAFANO: VEDI «RAVANELLI»RAFFREDDORE:RAGADI:RASATURA:

RAUCEDINE: RAVANELLI:RENALE, INSUFFICIENZA

RENE, MALATTIE DEL:RENELLA:RESPIRATORIA, TECNICA:RESPIRATORIE VIE, MALATTIE DELLE: REUMATICA, MALATTIA, REUMATISMI, REUMATISMO ARTICOLARE ACUTO: RIDERE CHE FA BENE:RINITE, RINITE ALLERGICA:RISO RAFFINATO:RITENZIONE URINARIA: ROSOLIA:ROTULA, LESIONI DELLA:ROVO:RUGHE:RUTA, E OCCHI:RUTA, OLIO DI:

- S -SALVIA:

SAMBUCO, MARMELLATA DI:SANGUE DAL NASO:SCABBIA: SCARLATTINA:SCIATALGIA, SCIATICA, SCIATICA RADICOLARE:SCILLA MARITTIMA, E IDROPISIA:SCLEROSI MULTIPLA:SCOTTATURE:SCOTTATURE SOLARI:SCREPOLATURE:SEDANO:

SEMICUPI, SEMICUPI DI EQUISETO, SEMICUPI DI ORTICHE:SESAMO, OLIO E SEMI DI:SFOGO DI FEBBRE:SINDROME INFLUENZALE:SINUSITE ETMOIDALE, FRONTALE, MASCELLARE:SLOGATURE: VEDI «DISTORSIONI».SOLANINA E PATATE:SPACCAPIETRA, CETERACH OFFICINARUM:SPASMO DELLA LARINGE:SPONDILITE, SPONDILOARTROSI:SPRAY: VEDI «ARIA,…».STARNUTI:STERILITÀ FEMMINILE:STERILITÀ MASCHILE:

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STIPSI, STITICHEZZA:STOMACO, EMORRAGIE DELLO: STOMACO, MALATTIE DELLO: STOMATITE: STRABISMO:

STRAPPI MUSCOLARI: VEDI «CONTUSIONI».STREGA, COLPO DELLA: STRESS:SUCCHI «BREUSS»:SUCCHI CENTRIFUGATI:SUDORAZIONE, DISTURBI DELLA: SUGNA DI MAIALE:SUPPURAZIONI: SVENIMENTI:SVEZZAMENTO: SWINGING:

- T -TACHICARDIA: TALAMONIDE:TALASSEMIA:TENDINITE: SONO TUTTE UTILI LE APPLICAZIONI LOCALI, DI CUI NELLA

SCHEDA N° 3, A PAG. XX. TESTA,  MAL DI: TESTICOLI, MALATTIE DEI:TETRAPLEGIA O QUADRIPLEGIA:TIMO:

TINTURA DI CAPSICO:TINTURA DI TORMENTILLA:TIROIDE, MALATTIE DELLA: TISANE, COME ADDOLCIRLE:TISANE, COME PREPARARLE:TISANE, LORO INNOCUITÀ:TOCOFEROLO:TONSILLITE:TORCICOLLO TORMENTILLA, TINTURA E TISANA DI:TOSSE:

TOSSE ASININA, CANINA, CONVULSA:TOSSE TUBERCOLARE:TOSSIEMIA:TRACHEITE:TRAPIANTI D’ORGANO RIGETTO:TRIGEMINO, NEVRALGIA DEL TRIGLICERIDI:TROMBOCITOPENIA:TUBERCOLOSI POLMONARE:TUMORI: 

- U -LvWP\UkIww\JULCERA DUODENALE, GASTRICA, E GASTRODUODENALE:

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ULCERE DA DECUBITO: VEDI «PIAGHE».ULCERE DELLA GAMBA: ULCERE INTESTINALI: ULCERE VARICOSE:UNGHIE, UNGHIE FRAGILI, UNGHIE INCARNITE:UNGHIE E CUORE:

UOVA:URETERE, MALATTIE DELL’:URETRITE:URINARIE, VIE, MALATTIE DELLE: VEDI «RENI», «URETERE», «URETRITE», «VESCICA».USTIONI:UTERO, MALATTIE DELL’:UTILIN, E ULCERA GASTRO-DUODENALE:UVA PASSA:

- V - f  \TIWP\Z\JVARICELLA:VARICI:VARICOCELE:VENE VARICOSE: VERGA AUREA:VERRUCHE:VERTIGINI: VERZA: VEDI «CAVOLO»VESCICA URINARIA, MALATTIE DELLA: 

VESCICA URINARIA, TUMORI DELLA:VIE RESPIRATORIE, MALATTIE DELLE:  f PZ^ -IW PT UL^WIJVIOLETTA:VISCHIO:VISO: VEDI «VOLTO».VISUS-TERAPIA:VITAMINA C: VEDI «ASCORBATO DI POTASSIO»VITAMINA U E ULCERE GASTRO-DUODENALI:VOLTO, CURA DEL: VEDI «OCCHI, CONTORNO DEGLI», «RASATURA», «RUGHE».

VOMITO:

- Z -wLUUkIW^ vP\ZU^4 wLUUkIW^ PZoIeW\TI @P U\ZZ\JZOSTER, HERPES:

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Umberto Cinquegrana, nato ad Atella di Napoli il 20/11/1945, laureato inSacra Teologia e in Filosofia, esperto in Psicologia della Coppia, docenteabilitato di Filosofia e Storia presso i Licei dello Stato, con severità di studioed impegno costante ha frequentato la I Facoltà di Medicina e Chirurgiadell’Università degli Studi di Napoli per un tempo sufficiente a fargli

acquisire la conoscenza della medicina ufficiale nelle sue linee fondamentalied essenziali, e relativo specifico linguaggio. Quale membro permanente, èil responsabile della Naturopatia e della Psicologia presso l'AccademiaInternazionale diRicerca «I.A.P.N.O.R.» di San Benedetto del Tronto.Egli ama autodefinirsi ricercatore «sine die», e senza frontiere. Questo suolavoro è stato il frutto di un incessante impegno di ricerca e di collaudo dirimedi naturali, atti a risolvere svariate patologie umane in maniera indolore,senza il ricorso alla chirurgia, ove possibile, ed ai trattamenti farmacologici.I primi approcci con la naturopatia risalgono agli anni settanta, quandol'autore ebbe la ventura di trovarsi a studiare la lingua tedesca in una terratutta impregnata dello spirito naturalista dell'abbate "Pfarrer Kneipp", a BadWörishofen, in Baviera. Da allora, la ricerca è stata ininterrotta, portataavanti tra le sudate carte - sia della medicina naturale, che di quellaufficiale- ed un contatto costante con gli ammalati, trattati e guariti con irimedi naturali via via studiati ed approfonditi. Le terapie proposte nelpresente volume attendono solo di essere messe in pratica, per dimostrare