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www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2019-439.pdf The Journal of Fasti Online (ISSN 1828-3179) ● Published by the Associazione Internazionale di Archeologia Classica ● Palazzo Altemps, Via SantAppolinare 8 00186 Roma ● Tel. / Fax: ++39.06.67.98.798 ● http://www.aiac.org; http://www.fastionline.org Nuove ricerche a Caselle in Pittari Antonia Serritella Maria Luigia Rizzo From 2014 the University of Salerno has resumed investigations in Caselle in Pittari, in the hinterland of the Gulf of Policas- tro, where in the nineties of the last century was found part of a Lucanian settlement. Located at the foot of Mount Centau- rino, the village extends over a large plateau bordered by two valleys in which streams flow. In the lower part of the plateau the remains of at least four large buildings and a road axis in the north-south direction were brought to light. In recent years, surveys have been carried out in the Casa con il cortile basolatoand in the Casa in tecnica a scacchierato un- derstand the plan and the chronology. Nel 2014 l’Università degli Studi di Salerno 1 ha avviato indagini sistematiche a Caselle in Pittari (SA), nell’entroterra del golfo di Policastro, dove, fra il 1990 e il 2007, la Soprintendenza Archeologica aveva indivi- duato e in minima parte scavato un abitato 2 (fig. 1). Poco distante da Roccagloriosa, esso sorge ai piedi del Monte Centaurino in una posizione particolarmente favorevole poiché legato, tramite un vallone lungo e stretto dominato dal moderno paese di Sanza, all’itinerario di comunicazione che attrave rso le valli del Bussento e del Mingardo, collega il Vallo di Diano alla costa tirrenica 3 . L’attività di ricerca ha inizialmente riguardato lo studio della documentazione e dei materiali recuperati n e- gli interventi precedenti consentendo di definire meglio le fasi di vita del sito che, allo stato attuale, sembrano distribuirsi in un arco cronologico compreso tra la metà del IV e la fine del III sec. a.C. Contestualmente sono state effettuate campagne sistematiche di ricognizione di superficie mirate a indivi- duare l’estensione dell’abitato, i cui i dati ci permettono di affermare che i suoi limiti non coincidono con quell i 1 Il programma di ricerca condotto dall’Università di Salerno è denominato Caselle in Pittari Archeological Project e dal 2014 ha ricevuto finanziamenti dal Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno; l’Ateneo ha dire t- tamente finanziato il progetto nel 2017 e 2018 nell’ambito delle attività della Scuola di Speciali zzazione in Beni Archeologici. Un consistente e generoso sostegno è stato offerto dall’Amministrazione Comunale che a titolo gratuito fornisce l’alloggio per gli st u- denti e agevola in ogni modo le attività di ricerca. L’apparato grafico e fotografico è stato curato dalla signora Rita Pinto del Labora- torio di Archeologia “M. Napoli” dell’Università degli Studi di Salerno, a cui va un affettuoso ringraziamento. 2 Le indagini, intraprese in seguito all’espianto di un uliveto secolare che occupava tutto il pian oro, a cui si deve il toponimo “Lovi- to”, furono dirette da C.A. Fiammenghi, funzionario responsabile di zona della Soprintendenza Archeologica Territoriale, e realizza- te sul campo da Antonia Serritella a cui si sono affiancate fra il 1990 al 1996 F. Salomone e fra il 2000 e il 2001 M. Viscione che ha realizzato la campagna del 2006; nel 2007 gli interventi della Soprintendenza riguardarono essenzialmente il restauro delle struttu- re e la sistemazione dell’area a Parco Archeologico. Un caloroso ringraziamento al Soprintendente arch. Francesca Casule e alla dott.ssa Anna Di Santo, Funzionario responsabile di zona, per aver aver sostenuto e agevolato in ogni momento le attività di ricer- ca. 3 La posizione strategica del sito, posto a non molta distanza dal passo di Montesano, era stata già segnalata da J. De La Geniére che negli anni Sessanta del secolo scorso lo aveva per prima individuato con una ricognizione di superficie, cfr. DE LA GENIÈRE 1968: 226-227; DE LA GENIÈRE 1972. Tale posizione risulta ancora più significativa se si considera che si trova sul tratturo che col- lega Roccagloriosa con Piano Grande e che prosegue sul Centaurino verso il sito dietro Rofrano che si collega con la via per la valle del Calore e la piana pestana: cfr. GUALTIERI, FRACCHIA 1990: 196.

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The Journal of Fasti Online (ISSN 1828-3179) ● Published by the Associazione Internazionale di Archeologia Classica ● Palazzo Altemps, Via Sant’Appolinare 8 – 00186 Roma ● Tel. / Fax: ++39.06.67.98.798 ● http://www.aiac.org; http://www.fastionline.org

Nuove ricerche a Caselle in Pittari

Antonia Serritella – Maria Luigia Rizzo

From 2014 the University of Salerno has resumed investigations in Caselle in Pittari, in the hinterland of the Gulf of Policas-tro, where in the nineties of the last century was found part of a Lucanian settlement. Located at the foot of Mount Centau-rino, the village extends over a large plateau bordered by two valleys in which streams flow. In the lower part of the plateau the remains of at least four large buildings and a road axis in the north-south direction were brought to light. In recent years, surveys have been carried out in the “Casa con il cortile basolato” and in the “Casa in tecnica a scacchiera” to un-derstand the plan and the chronology.

Nel 2014 l’Università degli Studi di Salerno1 ha avviato indagini sistematiche a Caselle in Pittari (SA),

nell’entroterra del golfo di Policastro, dove, fra il 1990 e il 2007, la Soprintendenza Archeologica aveva indivi-

duato e in minima parte scavato un abitato2 (fig. 1). Poco distante da Roccagloriosa, esso sorge ai piedi del

Monte Centaurino in una posizione particolarmente favorevole poiché legato, tramite un vallone lungo e stretto

dominato dal moderno paese di Sanza, all’itinerario di comunicazione che attraverso le valli del Bussento e del

Mingardo, collega il Vallo di Diano alla costa tirrenica3.

L’attività di ricerca ha inizialmente riguardato lo studio della documentazione e dei materiali recuperati ne-

gli interventi precedenti consentendo di definire meglio le fasi di vita del sito che, allo stato attuale, sembrano

distribuirsi in un arco cronologico compreso tra la metà del IV e la fine del III sec. a.C.

Contestualmente sono state effettuate campagne sistematiche di ricognizione di superficie mirate a indivi-

duare l’estensione dell’abitato, i cui i dati ci permettono di affermare che i suoi limiti non coincidono con quelli

1 Il programma di ricerca condotto dall’Università di Salerno è denominato Caselle in Pittari Archeological Project e dal 2014 ha ricevuto finanziamenti dal Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno; l’Ateneo ha diret-tamente finanziato il progetto nel 2017 e 2018 nell’ambito delle attività della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici. Un consistente e generoso sostegno è stato offerto dall’Amministrazione Comunale che a titolo gratuito fornisce l’alloggio per gli stu-denti e agevola in ogni modo le attività di ricerca. L’apparato grafico e fotografico è stato curato dalla signora Rita Pinto del Labora-torio di Archeologia “M. Napoli” dell’Università degli Studi di Salerno, a cui va un affettuoso ringraziamento. 2 Le indagini, intraprese in seguito all’espianto di un uliveto secolare che occupava tutto il pianoro, a cui si deve il toponimo “Lovi-to”, furono dirette da C.A. Fiammenghi, funzionario responsabile di zona della Soprintendenza Archeologica Territoriale, e realizza-te sul campo da Antonia Serritella a cui si sono affiancate fra il 1990 al 1996 F. Salomone e fra il 2000 e il 2001 M. Viscione che ha realizzato la campagna del 2006; nel 2007 gli interventi della Soprintendenza riguardarono essenzialmente il restauro delle struttu-re e la sistemazione dell’area a Parco Archeologico. Un caloroso ringraziamento al Soprintendente arch. Francesca Casule e alla dott.ssa Anna Di Santo, Funzionario responsabile di zona, per aver aver sostenuto e agevolato in ogni momento le attività di ricer-ca. 3 La posizione strategica del sito, posto a non molta distanza dal passo di Montesano, era stata già segnalata da J. De La Geniére che negli anni Sessanta del secolo scorso lo aveva per prima individuato con una ricognizione di superficie, cfr. DE LA GENIÈRE 1968: 226-227; DE LA GENIÈRE 1972. Tale posizione risulta ancora più significativa se si considera che si trova sul tratturo che col-lega Roccagloriosa con Piano Grande e che prosegue sul Centaurino verso il sito dietro Rofrano che si collega con la via per la valle del Calore e la piana pestana: cfr. GUALTIERI, FRACCHIA 1990: 196.

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dell’attuale Parco Archeologico4. Rin-

venimenti di ampie aree di frammenti

ceramici e laterizi, cronologicamente e

tipologicamente coerenti con quelli no-

ti dagli scavi, e di resti di strutture mu-

rarie documentano l’occupazione a fini

abitativi anche del pianoro posto im-

mediatamente a nord dell’area archeo-

logica (Pianoro Superiore), da cui è

separato tramite una sella artificiale

realizzata per la costruzione di una

strada provinciale. L’estremità setten-

trionale del Pianoro Superiore è deli-

mitata da un forte salto di quota oltre il

quale ha inizio un fitto bosco.

L’abitato occupa pertanto un’area

a forma di triangolo isoscele con il ver-

tice verso sud, dove si incontrano le

due fiumare perenni (Vallone Grande

a ovest e Vallone Piccolo a est) che,

provenienti dal Monte Centaurino, la

delimitano sui due lati (fig. 2). I due

corsi d’acqua facilmente accessibili

dall’insediamento, oltre a favorire l’ap-

provvigionamento idrico, si rivelano di particolare impor-

tanza ai fini della comunicazione con la costa; essi infat-

ti si immettono nello Sciarapotamo, affluente del Bus-

sento che, sicuramente navigabile fino ai primi decenni

del secolo scorso, costituisce una fondamentale via di

collegamento e, al tempo stesso, di accesso al sito.

Le indagini di superficie hanno avuto inoltre l’obiet-

tivo di rintracciare un eventuale circuito murario, di cui

generalmente sono dotati gli abitati della Lucania antica;

tuttavia, le ricerche effettuate lungo i crinali del pianoro

non hanno rilevato alcun resto che possa essere ricon-

dotto a un’evidenza di questo tipo. Tale assenza, che

appare un’anomalia se confrontata con insediamenti

coevi collocati nella stessa area geografica e culturale5,

è forse da ricondurre alla posizione del sito difeso natu-

ralmente su tutto il perimetro.

A ovest del Vallone Grande, in località Spagheria

(fig. 2), si estende una collina sulla sommità della quale

negli anni Ottanta del secolo scorso furono individuate e

indagate da parte dell’allora Soprintendente W. Johan-

nowsky due tombe a camera con dromos, realizzate in

blocchi squadrati di arenaria6. Rinvenute purtroppo de-

predate, sono state comunque inquadrate tra la fine del

IV e i primi decenni del III sec. a.C. sulla base di pochi

frustuli del corredo recuperati nel corso delle indagini.

Qualche anno più tardi, a seguito di lavori pubblici effet-

4 SERRITELLA 2018, in particolare: 267-270, fig. 8. 5 Cfr. DE GENNARO 2005. 6 JOANNOWSKY 1982: 1043; JOANNOWSKY 1983: 423.

Fig. 1. Caselle in Pittari nell’entroterra del golfo di Policastro.

Fig. 2. I due pianori e la collina della necropoli.

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tuati ai piedi della collina, fu recuperata un’altra

sepoltura, a cassa di tegole con copertura alla

cappuccina, che ospitava un maschio adulto con

un cinturone di bronzo, una lekythos a reticolo e

vasi in ceramica a vernice nera, che consentono

di ascriverla alla seconda metà del IV sec. a.C.

Le tombe rinvenute sono parte di una più ampia

necropoli come suggeriscono i dati ricavati dalla

ricognizione effettuata su tutta l’area di Spaghe-

ria, tra cui di particolare interesse si rivelano la-

stre e blocchi squadrati di arenaria e una grande

quantità di frammenti ceramici dispersi su ampie

superfici, tra cui si segnalano crateri a figure ros-

se accanto alle consuete forme a vernice nera7.

Dal 2017, in seguito alla concessione di

scavo rilasciata dal Ministero per i Beni e le Attivi-

tà Culturali, le ricerche si sono concentrate sul

Pianoro Inferiore (fig. 2), coincidente con l’attuale

Parco Archeologico8, dove preliminarmente allo

scavo, sono stati realizzati la rete topografica

d’inquadramento, le ortofoto dell’intera area tra-

mite drone, modelli in 3D e rilievi in scala, sia ge-

nerali sia di dettaglio, delle strutture già emerse9.

In base a una convenzione con il CNR di Ti-

to Scalo (PZ) è stata effettuata una campagna di

indagini geofisiche (geoelettriche e geomagneti-

che) che ha interessato la parte centrale del Par-

co Archeologico, in cui ricade la porzione più

consistente dei rinvenimenti10. In attesa di am-

pliare queste indagini, in base alla lettura delle

anomalie, è possibile ipotizzare che il Pianoro In-

feriore sia densamente occupato da edifici di

ampia metratura non dissimili da quelli già in lu-

ce. Un’estesa occupazione era del resto stata ipotizzata sulla base di numerosi piccoli saggi realizzati dalla

Soprintendenza in più punti del pianoro.

I due saggi di maggiori dimensioni sono stati praticati in aree piuttosto distanti tra loro, poste sul versante

più meridionale (Saggio I) e in quello nord-occidentale (Saggio III), all’interno delle quali sono state messe in

luce le porzioni di quattro edifici (fig. 3) di cui, ad eccezione del IV di più piccole dimensioni, non è al momento

stata definita la planimetria completa. È opportuno precisare che allo stato attuale delle indagini non è ancora

stato possibile stabilire con precisione la cronologia della costruzione delle case, la cui ultima fase di vita si col-

loca nell’avanzata metà del III sec. a.C.11

Nell’area meridionale (Saggio I) è stato rinvenuto l’Edificio I o Casa delle monete12, mentre in quella nord-

occidentale (Saggio III) ricadono tre edifici denominati Edificio II o Casa in tecnica a scacchiera, Edificio III o

7 SERRITELLA 2018, in particolare: 270-271, fig. 8. 8 L’indagine è stata condotta, in accordo con la Soprintendenza competente per territorio, da un gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Salerno coordinato da Antonia Serritella, a cui si sono affiancati Maria Luigia Rizzo e Michele Scafuro; al gruppo hanno preso parte gli allievi della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, del Dottorato in Metodi e metodologie della rice-ca archeologica e storico-artistica e della Magistrale in Archeologia e Culture Antiche. 9 Tali lavori sono stati realizzati da F. Pericci e M. Sordini della Società ATS s.r.l. Archeo Tech & Survey Servizi tecnologici per i Beni Culturali e Paesistici. 10 Le indagini sono state realizzate sotto la guida di V. La Penna ed E. Rizzo. 11 Tale cronologica sarà meglio puntualizzata dallo studio filologico dei materiali ancora in corso. 12 Questa casa, esclusa dalle indagini del biennio 2017-2018, è stata già oggetto di diverse pubblicazioni alle quali si rimanda: FIAMMENGHI, SALOMONE, SERRITELLA 1996; SERRITELLA 2015, SERRITELLA 2018. Di particolare interesse fu il rinvenimento all’interno di questo edificio di un gruzzolo di monete in uno skyphos a vernice nera costituito, oltre che da una moneta di bronzo

Fig. 3. Veduta dall’alto dei Saggi I e III nel Pianoro Inferiore.

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Casa con il cortile basolato ed Edificio IV (fig.

4)13. Quest’ultimo, di cui affiorano le fondazioni

in blocchetti irregolari di arenaria legati a sec-

co, è costituito da un unico ambiente di forma

quadrangolare a cui si accede dal lato occiden-

tale attraverso un breve portico (fig. 5). Sulla

base delle dimensioni, della tecnica costruttiva

e della posizione può essere verosimilmente

interpretato come un deposito per attrezzi, un

ricovero per animali o comunque una struttura

di servizio annessa all’Edificio III, da cui è po-

sto a breve distanza14.

Gli altri edifici, di estensione non inferiore

ai quattrocento metri quadrati, sono realizzati

in blocchi di medie e grandi dimensioni, con il

tetto a doppio spiovente, e costituiti da più am-

bienti organizzati intorno a un cortile. Gli inter-

venti di scavo del biennio 2017-2018 hanno

riguardato gli Edifici II e III, ubicati in posizione

sfalzata sul versante occidentale e orientale

del Saggio III.

L’Edificio II o Casa in tecnica a scacchiera

è così denominato per la particolare tecnica

impiegata per la realizzazione della facciata

principale con blocchi rettangolari, alcuni dei

quali recano segni di anathyrosis, alternati a

spazi di uguale misura riempiti da blocchetti

irregolari (fig. 6). Vi si accede attraverso una

rampa in basoli di arenaria e due gradini, che

immettono in un vestibolo ai cui lati si svilup-

pano due coppie di ambienti (Amb. A-E, F-H).

Dal vestibolo si raggiunge un cortile, sul cui

versante settentrionale, messo in luce per 18

m, si aprono almeno due vani (Amb. I, L)15. Al-

lo stato attuale delle indagini è visibile un am-

pliamento dell’edificio verso sud, come testi-

moniano i due ambienti addossati al muro pe-

rimetrale meridionale (Amb. B-C-D) (fig. 4).

Dell’Edificio III o Casa con il cortile basola-

to, realizzato con muri in blocchi squadrati con-

servati in elevato per quasi un metro, erano

stati indagati i tre ambienti dell’ala settentriona-

le (Amb. A, B, C, D). Quello occidentale (Amb. D; 3,20 x 4,60 m) ha il pavimento in basoli irregolari di arenaria

con una zona sopraelevata delimitata da muri (Amb. C) su cui era probabilmente alloggiata una piccola struttu-

ra in terracotta a pianta quadrata di cui non sono stati recuperati i resti, probabilmente un sacrario domestico

attribuibile a Velia, da diciotto d’argento di cui sono riconoscibili dodici di Taranto (serie di Taras su delfino e cavaliere), tre di He-raklea e una di Crotone. 13 SERRITELLA 2015; SERRITELLA 2018. 14 Per la pianta trova confronto a Roccagloriosa con costruzioni note dall’abitato extra-murano: GUALTIERI, FRACCHIA 2001: 34-37, fig. 22, con bibliografia di confronto; in particolare si fa riferimento agli edifici E, F, G. 15 L’originario piano di calpestio non era conservato poiché l’interro in questo particolare punto è limitato e il banco naturale di are-naria emerge quasi immediatamente al di sotto dell’humus.

Fig. 4. Planimetria degli edifici messi in luce nel Saggio III con gli amplia-menti dello scavo del 2018.

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come quelli noti in alcune abitazioni di Rocca-

gloriosa16. Gli ambienti orientali (Amb. A, B),

comunicanti tramite una soglia, hanno il piano

pavimentale costituito da cocciame triturato in

maniera finissima.

Le case si distribuiscono ai lati di una

grande arteria stradale orientata nord/sud (pla-

teia A) che, con ogni probabilità, attraversa l’in-

tero pianoro e costituisce l’asse viario, o uno

degli assi, attorno al quale è organizzato l’a-

bitato (fig. 4). Tale plateia, larga circa 10 m, è

verosimilmente intersecata da un sistema di

assi, come sembra suggerire il rinvenimento di

una strada di più ridotte dimensioni (stenopos

a) (larga 3 m circa) che corre in direzione

est/ovest immediatamente a nord dell’Edificio

II. Sebbene i dati in nostro possesso siano an-

cora limitati, è tuttavia possibile rilevare nume-

rose e significative analogie con l’impianto to-

pografico noto per il sito di Laos, posto poco

più a sud del golfo di Policastro17.

La plateia A in una fase successiva, di cui le future ricerche si pongono l’obiettivo di definire la cronologia,

subì un restringimento da 10 a 5 m con la realizzazione nello spazio centrale di un muro in blocchi irregolari di

arenaria (spessore circa 0,80 m), di cui non è ancora ben chiara la funzione18; allo stato attuale è stato riportato

alla luce per circa 80 m, sebbene i risultati delle indagini geofisiche lascino ipotizzarne il proseguimento per di-

versi metri.

A. Serritella

16 Per le case con cortile basolato all’interno del circuito murario: GUALTIERI, FRACCHIA 1990: 63-85, per quelle extra-murane GUAL-

TIERI, FRACCHIA 2001: 27-51 e 67-68; l’ambiente dell’Edificio di Caselle in Pittari è di dimensioni inferiori rispetto a quelli noti ne lle case di Roccagloriosa. 17 GRECO, LUPPINO, SCHNAPP 1989; GRECO 1996: 129; AVERSA, MOLLO 2010: 38-39; AVERSA 2018. 18 M. Viscione ha proposto di interpretare tale struttura come un diatechisma realizzato tra la fine del IV e i primi decenni del III sec. a.C. per proteggere la parte centrale dell’insediamento, VISCIONE 2014: 148; si veda inoltre SERRITELLA 2015 e SERRITELLA 2018.

Fig. 5. Particolare dell’Edificio IV.

Fig. 6. La fronte principale dell’Edificio II con il muro in tecnica a scacchiera.

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Le indagini del 2017-2018

Le ricerche realizzate nel biennio 2017-2018 sono state condotte nella parte centro-settentrionale del Pia-

noro Inferiore (Saggio III) sia praticando saggi in profondità nell’area già esplorata, al fine di puntualizzare cro-

nologie e rapporti stratigrafici delle strutture, sia ampliando i fronti di scavo a sud e a est in relazione alle due

case (Edificio II e Edificio III) poste in questa porzione del Parco (fig. 4)19.

I saggi del 2017, di piccole dimensioni, sono stati impiantati lungo l’asse stradale principale (plateia A): il

primo tra la Casa in tecnica a scacchiera (Edificio II) e la Casa con il cortile basolato (Edificio III), il secondo in

corrispondenza dell’accesso alla Casa in tecnica a scacchiera20.

Lo scavo effettuato nel primo saggio ha consentito di intercettare la parte inferiore di una grande colmata

costituita da blocchi di varie dimensioni mescolati a laterizi e ceramica, già indagata negli anni precedenti,

spianata su tutta l’area allo scopo di regolarizzare gli avvallamenti e, probabilmente, agevolare lo sfruttamento

agricolo in una fase successiva all’abbandono del sito. Al di sotto di questo strato, nel punto di congiunzione tra

il muro perimetrale dell’Edificio II e il vano aggiunto a sud in occasione dell’ampliamento della struttura (Amb.

C), è stata recuperata parte del crollo del tetto che copriva il limite orientale della plateia A.

Di quest’ultima sono stati distinti tre battuti sovrapposti21 composti da terreno compatto frammisto a laterizi

triturati e sabbia; gli unici elementi diagnostici provengono dal livello superiore e si collocano alla fine del IV

sec. a.C.

Sul lato opposto del saggio, a contatto col muro perimetrale dell’Edificio III, è stato messo in luce un setto

murario orientato est/ovest che invade la porzione occidentale della strada, composto da due filari di blocchi

calcarei disposti su una sola assisa e messi in opera a secco22. La posizione sul margine dell’asse viario e le

piccole dimensioni di tale struttura suggeriscono che possa trattarsi di un rompi-tratta, destinato a rallentare il

deflusso dell’acqua piovana e ad agevolare il percorrimento a piedi in un tratto caratterizzato da una discreta

pendenza.

L’analisi dei rapporti stratigrafici permette di

affermare che il lungo muro nord/sud che restrin-

ge la plateia A rappresenta la struttura più recen-

te, dal momento che cavalca tutte le altre; tuttavia,

gli interventi di restauro del 2007, che hanno in-

taccato e compromesso in maniera irreversibile la

stratigrafia in questo punto, e l’assenza di mate-

riali diagnostici non hanno permesso al momento

di puntualizzarne la cronologia.

Il secondo saggio di approfondimento è stato

realizzato tra l’ingresso all’Edificio II e la plateia A,

dove è stato riconosciuto il medesimo palinsesto

stratigrafico, la cui analisi permette di affermare

che la rampa in basoli è in fase con l’ultimo rifaci-

mento del battuto stradale (fig. 7).

19 L’ampiezza del Parco Archeologico (ca. 16 ettari) e l’esigenza di organizzare la documentazione in modo da garantirne la corret-ta gestione ha suggerito la necessità di applicare un sistema di suddivisione dell’area in zone, già sperimentato dall’équipe dell’Università degli Studi di Salerno in altri siti e che si ispira al modello Syslat, cfr. PONTRANDOLFO, SANTORIELLO 2009. Ciascuna delle zone individuate è denominata da un numero arabo progressivo e al suo interno i numeri che identificano le unità stratigrafi-che sono preceduti da quello di zona. Allo stato attuale delle indagini ne sono state riconosciute tre: una a est (Zona 1) e una a ovest (Zona 2) del lungo muro che attraversa in direzione nord-sud il Saggio III e un’altra (Zona 3) all’estremità meridionale del pianoro, corrispondente al Saggio I. 20 Per facilitare le operazioni sul campo il suddetto saggio è stato suddiviso in due parti: saggio 1 est e saggio 1 ovest; la parte est misura m 3 e 3,10 sui lati brevi e m 4,65 e 5,20 su quelli lunghi. La parte ovest del saggio misura m 3 x 4,30. Il saggio 2 misura m 4,5 x 4,5. 21 I battuti sono costituiti da terreno compatto frammisto a ceramica e laterizi triturati e piccoli elementi lapidei. 22 Nella sua parte centrale il muro sembra essere traslato verso sud, a causa della perdita di consistenza del terreno dovuta al la costruzione del plinto di cemento alla base del pilastro eretto nel corso degli interventi di restauro del 2007 per sorreggere, insieme ad altri tre, la tettoia di protezione delle strutture dell’Edificio III.

Fig. 7. La rampa di accesso dell’Edificio II.

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Antonia Serritella, Maria Luigia Rizzo ● Nuove ricerche a Caselle in Pittari

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Le strategie d’intervento del 2018 sono state pianifi-

cate tenendo conto sia dei risultati delle ricerche pre-

gresse sia di quelli delle indagini geofisiche, che ave-

vano individuato l’estensione degli edifici oltre i limiti

del Saggio III e accertato la prosecuzione della pla-

teia A in entrambe le direzioni. Pertanto, sono stati

impiantati due saggi (Saggio 3, Saggio 5) con lo sco-

po di mettere in luce la parte ancora interrata degli

Edifici II e III, per ampliare la conoscenza delle planimetrie e recuperare informazioni puntuali sulle sequenze

stratigrafiche23.

Edificio III. “Casa con il cortile basolato” (Saggio 3. Zona 2)

Di questo edificio erano noti tre ambienti posti nella parte settentrionale; l’unico completamente indagato

(Amb. A) occupa l’angolo nord-est della casa, confina a ovest con il cortile basolato (Amb. C, D) e a sud comu-

nica con un altro vano (Amb. B). Su quest’ultimo si sono concentrate le indagini più recenti, che hanno interes-

sato il suo versante meridionale, allo scopo di metterlo in luce in tutta la sua estensione24.

Al di sotto di strati rimaneggiati in epoca moderna per lavori agricoli, è stato individuato un livello di abban-

dono con una discreta quantità di ceramica e numerosi frammenti di laterizi, che ricopriva il crollo del tetto

completamente schiacciato sul piano pavimentale, esteso su tutta la parte settentrionale del vano che sembra

interrompersi all’altezza della zona centrale (figg. 8 e 9)25.

Il piano pavimentale si è rivelato del tutto simile a quello dell’ambiente A, costituito da terra battuta ricoper-

ta da uno strato di cocciame triturato in maniera molto fine, che gli conferisce un colore arancio acceso, as-

semblato senza alcun legante26.

Lungo il lato orientale dell’ambiente, laddove il pavimento è stato maggiormente danneggiato dal crollo del

tetto, è emerso un tubulo in terracotta che in origine doveva correre al di sotto del livello pavimentale. Questo

costituisce un elemento del sistema idraulico, utilizzato come condotto per l’acqua piovana che dall’ambitus

23 In continuità con la precedente campagna, a causa della vastità dell’area d’intervento, è stata rispettata la divisione in zone. 24 Esso misurava inizialmente m 4 x 4 ma nel corso dello scavo ha raggiunto un’estensione di m 8,5 x 9,5; essendo stato impianta-to all’estremità meridionale dell’area musealizzata nel 2007, è stato necessario smontare parte della recinzione lignea. 25 Il crollo è costituito da coppi e tegole di grandi dimensioni, disposti nella quasi totalità di piatto, che sono in gran parte ricomponi-bili. 26 A causa dell’estrema friabilità dello strato, si è deciso di non riportarlo alla luce completamente ma di rimandare tale operazione alla prossima campagna di scavo, quando si interverrà con un lavoro di consolidamento contestualmente al suo disvelamento.

Fig. 8. Particolare del crollo nella parte meridionale dell’Amb. B dell’Edificio III. Fig. 9. Planimetria di dettaglio del crollo dell’Amb. B dell’Edificio III (scala 1:50).

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settentrionale, sfruttando la pendenza nord/sud,

attraversava tutta l’abitazione per scaricarla o

raccoglierla a sud27.

Il vano è delimitato sul versante orientale

dal muro perimetrale, sul settentrionale da un

tramezzo dotato di soglia che lo mette in comu-

nicazione con l’ambiente A, mentre sul meridio-

nale, allo stato attuale, sono presenti le tracce di

un setto murario rasato non ancora completa-

mente riportato alla luce. Il lato occidentale è de-

finito da un muro su cui, attraverso un varco mo-

numentale, si accede al cortile basolato (Amb. C,

D); tale varco è costituito da una soglia formata

da due lunghi blocchi di forma parallelepipeda

perfettamente squadrati, collocati di piatto, alle

cui estre-mità sono pilastri a base rettangolare e,

al centro, un rocchio di colonna su cui probabil-

mente poggiava un architrave (fig. 10). I blocchi

presentano la superficie scalpellata e ruvida pre-

disposta per l’aggrappo dell’intonacatura (o di

qualche altro tipo di rivestimento), come dimostra

la parte settentrionale su cui restano tracce dello

stesso strato di cocciame utilizzato per foderare

il pavimento.

L’ampiezza della superficie, la cura con cui

è stato realizzato il pavimento e il varco monu-

mentale fanno di questo un ambiente particolar-

mente significativo, probabilmente legato a fun-

zioni di rappresentanza come sembra anche in-

dicare la presenza di un focolare, su cui si è

conservata una lopas capovolta dal fondo anne-

rito (fig. 11), posto perfettamente al centro della

stanza e non in un angolo, come attestato in al-

tre parti dell’abitato.

Immediatamente all’esterno di tale soglia, è posta una canaletta nord/sud il cui fondo, perfettamente conserva-

to, è costituito da grandi tegole disposte di piatto con le alette accostate a formare un semicerchio; la sua co-

pertura era composta da blocchi di arenaria lavorati a volta, rinvenuti in crollo (fig. 12).

Edificio II. “Casa in tecnica a scacchiera” (Saggio 5. Zona 1)

Il saggio (4 x 4 m) è stato realizzato a nord-est, tra il muro perimetrale settentrionale della casa e lo steno-

pos a, che interseca perpendicolarmente la plateia A.

27 Il sistema idraulico costituito da tubuli che corrono al di sotto dei piani pavimentali è stato identificato anche nelle altre case.

Fig. 10. Il varco nel muro occidentale dell’Amb. B dell’Edificio III con il varco monumentale. Fig. 11. Il fondo di una lopas annerita e capovolta sul piano del focolare dell’Edificio III. Fig. 12. Canaletta in tegole all’esterno del varco monumen-tale dell’Amb. B dell’Edificio III.

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Le ricerche precedenti avevano reso visibile

tutto il lato occidentale (lungh. 20,5 m) dell’Edificio,

mentre solo in parte quelli settentrionale e meridio-

nale; pertanto le indagini hanno avuto l’obiettivo di

rintracciare la prosecuzione del muro perimetrale

settentrionale e di individuare l’angolo nord-est, al

fine di stabilire le dimensioni della casa e

recuperare sequenze stratigrafiche più si-

gnificative, dal momento che i lavori agrico-

li, le operazioni di espianto dell’uliveto e il

minimo spessore dell’interro che ricopre in

questo punto le strutture, affioranti a po-

chissimi centimetri dal piano di campagna,

ne hanno pregiudicato la comprensione.

Rimosso lo strato superficiale è stato

individuato il crollo, al di sotto del quale è

emersa la prosecuzione del muro perime-

trale che raggiunge circa 22 m, e che conti-

nua oltre i limiti del saggio. Nella parte cen-

trale dell’area di scavo è stato messo in lu-

ce un tramezzo che delimita sul lato orientale l’ambiente

L, separandolo da un nuovo vano denominato M (fig. 4).

Il crollo esteso all’interno dei due ambienti ha resti-

tuito una discreta quantità di materiali ceramici fra cui

una lucerna e un’olla ricomponibili, due chiodi di ferro e

un kalypter hegemon infisso verticalmente nel piano pa-

vimentale (fig. 13).

Nell’ambiente M, al di sotto del crollo, sono stati rin-

tracciati i livelli d’uso dell’abitazione, da cui provengono

frammenti in bronzo di lamine e di una verga conformata

a testa di cane, forse pertinente a un manico di specchio

o alla chiusura di una scatoletta lignea; accanto a essi

sono stati raccolti una chiave e un thymiaterion quasi in-

tegro (fig. 14).

Dall’ambiente L provengono due monete d’argento (fig. 15), una grande quantità di vasi, tra cui un thymia-

terion, un’olla, un piatto e una lucerna quasi integri, e due chiodi di ferro che fanno ipotizzare la presenza di

una mensola su cui erano deposti gli oggetti, a cui è forse da riferire una macchia di bruciato causata dal suo

deterioramento.

All’esterno della casa, il crollo che ricopriva lo stenopos era costituito da una maggiore quantità di elementi

del tetto e, nella parte più profonda, da una forte concentrazione di resti di mattoni crudi disciolti pertinenti

all’elevato dei muri e pietre di arenaria e di scisto relativi allo zoccolo di fondazione. Rimosso completamente

tale livello, è venuto alla luce il battuto stradale, la cui superficie risulta risistemata in più punti e la cui prepara-

zione è composta da una ruderatio in piccole pietre di arenaria.

Fig. 13. Particolare del crollo del tetto dell’Amb. L dell’Edificio II con in primo piano il kalypter hegemon. Fig. 14. Il thymiaterion rinvenuto all’interno dell’Amb. M dell’Edificio II. Fig. 15. Particolare della moneta d’argento nell’Amb. L dell’Edificio II.

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In sintesi, le ricerche condotte hanno permesso di ampliare le conoscenze relative a due edifici dell’abitato

di Caselle in Pittari, consentendo di iniziare ad articolarne meglio le fasi di vita. Le indagini future avranno lo

scopo di definire la planimentria delle strutture abitative al fine di comprenderne l’organizzazione e specif icare

la destinazione d’uso degli ambienti. Uno dei principali obiettivi sarà la comprensione dell’impianto topografico,

che certamente subì una modifica significativa nell’ultima fase di vita con il restringimento della plateia A, otte-

nuta con la costruzione del muro di cui andrà precisata la funzione.

Maria Luigia Rizzo

Ringraziamenti

Il Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università degli Studi di Salerno, L. Cerchiai, ha soste-

nuto il progetto scegliendolo come palestra per gli allievi della Scuola.

Alla Soprintendenza di Salerno va il nostro più caro ringraziamento, in particolare a Francesca Casule, Anna Di Santo e

Gennaro Canale che seguono con interesse e affetto le nostre ricerche, sostenendoci in tutte le circostanze. Un particolare

ringraziamento va al Sindaco Maurizio Tancredi, all’Amministrazione Comunale e a tutta la comunità di Caselle in Pittari per

l’ospitalità offerta agli studenti e per aver sostenuto il progetto agevolando i nostri lavori. Siamo particolarmente grati a Giu-

seppe Jepis Rivello per averci offerto generosamente la sua competenza e professionalità per la divulgazione del progetto,

con la realizzazione di un documentario.

Un affettuoso ringraziamento a Monica Viscione per i continui e stimolanti confronti e discussioni.

Alle indagini hanno partecipato Giovanna Baldo, Alessia Barra, Francesco Bevilacqua, Agostina Caldieri, Cristina Casal-

nuovo, Tamara Coppola Beana, Donata Coronato, Felicia Crescenzi, Chiara D’Amico, Elisa D’Angelo, Rosario De Angelis,

Rosa De Venezia, Ilaria Ditrè, Jessica Elia, Emanuela Ferraioli, Mario Gaudiello, Alexia Giglio, Alfonso Landi, Colette Man-

ciero, Luigi Marmo, Ilenia Mastrangelo, Federica Mirabella, Imma Montuori, Maurizio Musio, Marco Pallonetti, Christian Sia-

ni, Mariarita Talento, Ivan Tornese, Francesco Vicinanza.

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