Invideomorfosi Davide Pamana

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  • 7/31/2019 Invideomorfosi Davide Pamana

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    Istituto Mille e una meta

    Gestalt Counseling training

    Invideomorfosi

    Comprendere e gestire linvidia attraverso il lavoro di

    gruppo

    Elaborato di fine corso triennale in Gestalt counseling training

    Davide Pampana

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    Indice

    Premessa p 3

    PARTE I: LINVIDIA

    1.1 Definizione e considerazione p 5

    1.2 Alla scoperta dellinvidia p 7

    1.3 Invidia e carattere p 10

    PARTE II: ESPERINZA DINVIDIA

    2.1 Oriente e occidente p 15

    2.2 Lavorare con i gruppi p 17

    2.3 Lintervento esperienziale p 20

    Conclusioni p 27

    Bibliografia e sitigrafia p 28

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    Premessa

    Lidea di scrivere sul sentimento di invidia nasce dallesplorazione e

    losservazione fatta su me stesso nel corso del triennio formativo del gestaltcounseling training e dal successivo percorso di psicoterapia e meditazione. Nel

    corso del triennio formativo ho potuto rendermi progressivamente conto di molti

    meccanismi e di modi di procedere della mia mente. Nel corso degli anni si aperta

    infatti lopportunit di conoscere me stesso in maniera profonda ed autentica ed

    iniziare un vero e proprio cammino di studio e consapevolezza, che ha portato alla

    stesura di questo scritto. La stessa realizzazione dellelaborato stata una fonte di

    profonda crescita, in quanto mi ha concesso loccasione di esplorare e vedere ancora

    pi in profondit me stesso e i miei meccanismi.

    Il rischio di questo percorso di condurre una ricerca secondo metodologie

    poco corrette: essere preda di facili entusiasmi, azzardare supposizioni basate pi su

    unidea che su elementi riscontrabili, assolutizzare posizioni che, per quanto

    plausibili, siano scarsamente verificate. Per questo mi propongo, per quanto sia

    possibile, di esemplificare quanto da me esposto e di basarmi su studi gi condotti

    su questo argomento, per poter meglio definire scientificamente largomento di

    studio.

    Il mio obiettivo in questa sede non dimostrare come intervenire nella gestione

    dellinvidia in presenza di sintomi e meccanismi accentuati, ma illustrare come sia

    possibile agire a monte, operando in maniera preventiva e fornendo alcuni

    strumenti necessari per imparare una corretta gestione emotiva dellinvidia,

    prevenendo stati di malessere acuti e patologie psicologiche curabili solo attraverso

    la terapia.

    Nella prima parte del lavoro cercher di fare chiarezza sul sentimento di invidia,partendo dal presupposto che la comprensione dellargomento sia indispensabile

    per poter pensare di operare nellambito della prevenzione psicologica. In questa

    parte far ricorso ai termini come sofferenza psichica o dolore mentale, con tali

    termini voglio indicare, lo stato di malessere che si determina in un soggetto a causa

    dellinsorgere di particolari emozioni strutturanti la cognizione emotiva di specifiche

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    esperienze vissute. Sto parlando di vergogna, paura, ansia, colpa, umiliazione,

    invidia, etc1.

    Nella seconda parte mi concentrer invece sullaspetto propriamente

    preventivo-pratico. Lidea alla base quella di proporre una serie di cicli di incontri

    di gruppo centrati su varie emozioni: invidia, rabbia, paura, vergogna. In questa

    sede prender in considerazione un primo frammento dellidea di lavoro,

    proponendo un percorso di scoperta e consapevolezza dellemozione di invidia

    attraverso gruppi esperienziali di counseling psicologico.

    1 Per approfondimenti si veda P. Roccato, Invidia e assetto mentale invidioso: un nuovo modello, 1999,

    http:/www.psychomedia.it/neuro-amp/98-99-sem/roccato.htm

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    PARTE I: LINVIDIA

    1.1 Definizione c considerazione

    Ritengo utile ai fini di questo lavoro soffermarsi sulla comprensione dellinvidia e su

    quale sia la sua considerazione comune. Il termine invidia ha mutato il suo

    significato nel corso del tempo. La locuzione deriva dal latino invidere, che significa

    guardare di malocchio. Sin dai tempi antichi linvidia stata considerata una delle

    emozioni pi negative che un essere umano possa esprimere. Aristotele nella

    Retorica definisce linvidia come una passione disonesta e propria delle persone

    disoneste. Associata al serpente della genesi, considerata dalla morale cristiana

    come uno dei sette peccati capitali e Dante nella Divina Commedia (Purgatorio,

    XIII), richiamando il significato latino della parola, condanna gli invidiosi ad avere

    gli occhi cuciti con il filo di ferro: seppure siano posti nel purgatorio la pena pare

    non avere molto di diverso da un girone infernale. La visione negativa dellinvidia

    rimasta pressoch immutata fino ad oggi e molte degli antagonisti della produzione

    letteraria e cinematografica sono proprio personaggi che provano invidia; mi limito

    a fare pochi esempi, senza addentrarmi in un territorio di studio che meriterebbe

    ben pi che poche righe, si pensi ad esempio a Jago nellOtello di Shakespeare, a

    Claggart inBilly Budd di Melville o, per portare un esempio recente, Commodo nel

    filmIl gladiatore di Ridley Scott.

    Uno studio di Parrot e Smith del 1993, in cui veniva chiesto di associare dei

    sostantivi al sentimento di invidia, rivela che le associazioni pi utilizzate sono statecon parole dalla valenza pressoch negativa: cattiveria, rabbia, odio, inferiorit,

    insicurezza, egoismo. Anche da uno studio di Marchetti e Antonietti del 1992,

    effettuato su un campione di soggetti Lombardi, risulta che linvidia lemozione

    cosciente pi rifiutata2.

    2Cfr V. DUrso, R. Trentin,Introduzione alla psicologia delle emozioni, 1998, Bari, Laterza, p 264.

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    Linvidia ha ricevuto molta attenzione anche da parte della letteratura

    psicoanalitica a partire da Freud. Il padre della Psicanalisi individua linvidia come

    unemozione pi frequente e profonda nelle donne, in particolar modo per la

    specifica invidia del pene. Nella teoria psicoanalitica classica, in particolare con

    Melanie Klein, "invidia" e "distruttivit" raggiungono pressoch la sinonimia;

    l'invidia ritenuta espressione della pulsione di morte, concepita come insensata,

    ereditaria, biologicamente fondata, sostanzialmente immodificabile e solo

    parzialmente integrabile3.

    Tralasciando gli studi psicanalitici, che a mio giudizio sono piuttosto

    farraginosi, semplificando possiamo affermare che linvidia sia un ingrediente

    importante dell'esistenza umana, che pu tuttavia ostacolare il benessere personale.

    Paolo Roccato definisce linvidia come lo specifico dolore mentale, la specifica

    emozione dolorosa che adeguato alla percezione che noi non siamo o non abbiamo

    qualche cosa di buono, ammirato, desiderabile o desiderato che altre persone sono o

    hanno4. In generale, la maggioranza degli studi psicologici sono daccordo con

    laffermare che il confronto sociale costituisce il primo fattore che determina

    linsorgere dellinvidia.

    Nellaffrontare uno studio sullinvidia bene sottolineare che tale sentimento sia

    bene considerarlo come un sintomo, un segnale che viene restituito dalla psicheallindividuo, che sta tentando di comunicare qualcosa. Se per esempio ci

    accorgiamo di provare tristezza, siamo consapevoli che molto probabilmente nella

    nostra vita c qualcosa che non va e che sarebbe bene ascoltare il segnale che ci

    viene rimandato con il fine di migliorare il nostro benessere. Intendere linvidia

    come un problema da risolvere, come qualcosa di negativo da eliminare dalla

    propria vita, altamente controproducente poich tale idea segue proprio la

    direzione invidiosa che la felicit e la perfezione si trovino altrove e che non sianogi presenti allinterno del proprio s. Come abbiamo appena visto, il giudizio

    negativo cos profondamente radicato che la tendenza generale quella di diniego:

    provare invidia, in ultima istanza, significa per la societ essere cattivi e detestabili.

    3Cfr P. Roccato, Invidia e assetto mentale invidioso: un nuovo modello, 1999,

    http://www.psychomedia.it/neuro-amp/98-99-sem/roccato.htm

    4Ibidem.

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    Questa convinzione rende difficile laccettazione di s stessi e ostacola fortemente il

    ritorno alla serenit e al benessere emotivo.

    1.2 Alla scoperta dellinvidia

    Dagli studi in materia emerge che linvidia sia una delle sofferenze psichiche pi

    lancinanti: cerchiamo di capire meglio tale affermazione.

    La mente nel momento in cui un'esperienza contiene sia aspetti dolorosi che

    aspetti piacevoli, percepisce prioritariamente quelli dolorosi o comunque spiacevoli,

    e successivamente anche quelli piacevoli. Se un cibo scotta, in prima istanza

    sentiamo che scotta e solo in seguito sentiremo se anche buono. Il valore

    adattativo di questo modo di funzionare essenzialmente quello di proteggere: un

    istinto di sopravvivenza insomma. Tuttavia questa funzione della mente, per quanto

    sia di fondamentale importanza, permette lo strutturarsi di eccessi di rigidit, con il

    fine di proteggere dal dolore, o di cercare di prevenirlo, anche a discapito della

    realizzazione personale e del proprio benessere complessivo. In parole povere viene

    sacrificato il piacere in funzione della protezione dal pericolo a cui esso potrebbe

    esporre. Non a caso molte persone riescono a cambiare abitudini di vita

    (alimentazione, attivit fisica, consumo di tabacco o alcool) solo dopo il verificarsi di

    uno spiacevole episodio, magari un ricovero in ospedale.

    Ma qual la funzione dellinvidia nella psiche umana? Bisogna partire dal

    presupposto che ogni emozione ha una propria funzione positiva utile alla

    sopravvivenza e allo sviluppo della vita. La natura non pu sbagliare, ci che crea ha

    una sua specifica funzione. La paura per esempio un segnale che ci avverte chestiamo andando incontro ad una situazione rischiosa, la rabbia porta ad affermarsi e

    ribellarsi di fronte alloppressione o a norme troppo costrittive. Roccato illustra

    bene linvidia come meccanismo di sopravvivenza:

    Un bambino reale, se non riesce ad acquisire e a strutturare risorse, non

    sopravvive: letteralmente muore. Ed appropriato il suo sentirsi impotente e

    incapace. Non pu correre il rischio di rimanere privo di risorse proprie

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    (quello che ), n privo di risorse umane o materiali nell'ambiente intorno a

    s (quello che ha). Se io bambino percepisco che non ho quello che altri

    hanno, o che non sono quello che altri sono, percepisco me come sull'orlo di

    un baratro, come su un piano inclinato che mi precipita inesorabilmente

    nella desolazione. Se gli altri hanno risorse, possono andare avanti; ma se ionon ho risorse, rischio di rimanere indietro e dunque di non poter

    sopravvivere. Se gli altri sono in grado di procurarsi le risorse disponibili e io

    no, io rischio di rimanerne in breve tempo del tutto privo. Non posso

    permettermi il lusso di tollerare una condizione di svantaggio cos

    pericolosa. Devo poter accorgermi di ogni situazione di svantaggio e devo

    poter provvedere in tutti i modi: ne va della mia sopravvivenza. Il segnale

    emotivo che mi spinge a provvedere urgentemente di fronte al profilarsi di

    tanto pericolo deve essere, quindi, forte e chiaro; e il disturbo (il dolore) che

    tale segnale deve dare alla quiete della mia mente deve essere tanto grande etenace da impedirmi di correre il rischio di trascurarlo.5

    Linvidia ha quindi il compito primario di avvertire lindividuo che alcuni limiti

    eccessivi e certi meccanismi rigidi della mente stanno ostacolando il naturale e

    soddisfacente svolgimento dellesistenza. Tale tentativo pu essere per piuttosto

    goffo, perch la mente pu finire con il contrastare s stessa: io invidio quello che gli

    altri riescono a fare e finisco con il rattristarmi di me stesso perch non sono invecein grado di fare altrettanto, a causa di certi limiti reali o, pi spesso, presunti. Si

    sviluppa cos il dolore psicologico dato da tale conflitto duale: da una parte i blocchi

    e le limitazioni che arrivano dal passato, da situazioni naturali dellesistenza,

    dallaltra ci che si vorrebbe essere ma che non si : pi cresce il conflitto

    dicotomico pi il soggetto si trover in presenza di disagio, sofferenza e sintomi

    dissociativi.

    Linvidia porta con se una forte carica di sensazioni, quali rabbia, svalutazione,

    frustrazione, impotenza. La problematica psicologica si sviluppa nel cercare di

    risolvere il dolore mentale provocato dallinvidia e dalle emozioni conseguenti. La

    spinta dolorosa invidiosa tale che diventa impossibile pensare di accettarla cos

    com e la mente a quel punto attiva strategie pi o meno adattive per cercare di far

    cessare la sofferenza. In poche parole a creare maggiore scompiglio una cattiva

    gestione: non tanto linvidia o la rabbia a portare sofferenza e confusione mentale,

    5Ibidem

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    ma il rifiuto e la reazione disordinata. Quando qualcosa viene giudicato come

    negativo, nella mente sorge spontaneamente repulsione, rifiuto; lindividuo vuole

    liberarsi dei sentimenti sconvenienti e anzich comprenderli usa la sua energia per

    fronteggiarli, per opporsi o per cercare di metterli a tacere in qualche modo. In

    questo modo per la situazione non fa che aggravarsi.

    Latteggiamento risolutivo nei confronti dellinvidia pare essere di tre tipi:

    tentativo di eliminazione della fonte di invidia, diniego e repressione emotiva, spinta

    a colmare il divario. Cercher di esemplificarli brevemente.

    NelBilly Budddi Herman Melville il personaggio di Claggart, il maestro darmi

    della nave, mostra bene il primo meccanismo di reazione. Linvidia per la bellezza,

    per la purezza del giovane marinaio Billy portano Claggart a soffrire e a reagire con

    rabbia allinvidia provata, egli inizia cos a tramare affinch la fonte della sua

    sofferenza venga eliminata. Lo stesso emerge nella favola di Biancaneve dove la

    strega invidiosa tenter di uccidere colei che le toglie il primato di pi bella del

    reame. Il tentativo di eliminazione della causa di invidia accompagnata in genere

    ad un successivo e lacerante senso di colpa. Distruttivit e invidia, specie dalla

    psicoanalisi kleiniana, sono state erroneamente equiparate, ma non si tratta della

    stessa cosa, bens la prima semplicemente conseguenza della seconda, essendone

    uno dei modi di gestione.Il diniego repressivo avviene invece nel momento in cui il giudizio condizionato

    su s stessi e sulle proprie emozioni tale da portare allimposizione razionale: nel

    tentativo di ristabilire una sorta di ordine emotivo, viene decretato mentalmente che

    cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato provare nelle situazioni della vita, perch ci

    che naturalmente nascerebbe dalla propria spontaneit ritenuto inadatto. Questo

    meccanismo accresce ancora di pi la frattura interna e pu condurre a stati

    dissociatavi. La repressione delle emozioni porta poi a gettare le stesse nel grandecontenitore dellinconscio e da tale posizione il sentimento eliminato diverr di pi

    difficile gestione, in quanto la sua azione continuer ad agire in modo diverso,

    creando spesso dei sintomi (ansia, paura, dolori o blocchi fisiologici). La speranza di

    trovare pace nelleliminare la fonte di invidia soltanto illusoria e anche il diniego

    emotivo non conduce che a depressione e sofferenza. Nessuna emozione pu essere

    realmente eliminata, pu solo essere gestita, accettata, integrata.

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    Tentare di colmare il divario invidioso, mettendo in campo risorse personali,

    sembra invece essere una soluzione maggiormente adattiva delle tre sopra elencate:

    linvidia porterebbe cos ad attivare s stessi al fine di accrescere il proprio

    benessere e a calmare al contempo il dolore psicologico. Tuttavia questo processo

    deve avvenire in maniera autentica: il rischio, specie in chi attua il meccanismo di

    diniego repressivo, di stabilire razionalmente il comportamento adatto, fingendo

    cos di fare qualcosa di buono: Io sono come Einstein, quindi esisto6. Ben presto

    per la forzatura emerger e anzich portare ad una risoluzione andr ad alimentare

    un falso s in via di sviluppo.

    1.3 Invidia e carattere

    Nel corso dei vari studi sono stati dimostrati i legami tra invidia e carattere, in

    particolare prender in considerazione la teoria degli enneatipiesposta da Claudio

    Naranjo7, spiegando brevemente la tipologia del carattere invidioso. Le motivazioni

    che mi conducono ad utilizzare le teorie di Naranjo sono legate principalmente

    allapproccio che egli adotta; nellesposizione della sua teoria sullEnneagramma lo

    studioso cileno integra molti studi, non solo psicologici, ma anche di ordine

    spirituale, da cui deriva la stessa stella a nove punte simbolo dellennegramma:

    dire quali siano le fonti della tipologia enneagrammatica di Naranjo equivale a

    riassumere il pensiero tipologico della psicologia del novecento8. Molti sono gli

    6 C. Nanajo, Carattere e Nevrosi, Roma, Astrolabio,1996, p.128.

    7Naranjo ha collaborato per un lungo periodo a stretto contatto con il padre della Gestalt, Fritz Perls e

    fondamentale sar il contatto con Osar Ichazo, suo maestro spirituale che lo introdurr alla conoscenza

    dellenneagramma. Le sue pubblicazioni su questo argomento tradotte in italiano sono: C. Naranjo, Teoriadella tecnica Gestalt, Roma, Melusina, 1989; C. Naranjo, Carattere e nevrosi: lenneagramma dei tipi

    psicologici, Roma, Astrolabio, 1996; C. Naranjo, Gli enneatipi nella psicoterapia: i tipi dell'enneagramma

    nella vita, nella letteratura e nella pratica clinica, Roma, Astrolabio, 2003; C. Naranjo, Cambiare

    l'educazione per cambiare il mondo. Per un'educazione salvifica. Forum Edizioni, 2004; C. Naranjo, La

    Civilt, un male curabile, Milano, Franco Angeli, 2007.

    8 G. Antonelli, Recensione a Carattere e Nevrosi di Claudio Naranjo, 1997,http://www.centrostudipsicologiaeletteratura.org/naranjo1.html

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    autori cui egli si richiama, ad esempio, Pontico, Kurt Schneider, Ernst Kretschmer,

    William Sheldon, Hans Eysenk e Raymond Cattell, Jung, Karen Horney, Matte

    Blanco, Maslow, Fromm, Reich, Melanie Klein, Frtiz Perls, Erving Polster, la

    medicina omeopatica, il DSM, ma vige anche l'influenza della psicologia della

    Quarta Via di Gurdjieff e del maestro Sufi di Naranjo, Ichazo. La teoria dei nove

    caratteri viene proprio da Gurdjieff, il quale riteneva che l'enneagramma fosse un

    simbolo universale per mezzo del quale diventava possibile interpretare qualsiasi

    scienza. La successione dei tipi caratteriali contemplata da Naranjo la seguente:

    rabbia e perfezionismo (enneatipo uno), avarizia e distacco patologico (enneatipo

    cinque), invidia e carattere depressivo masochista (enneatipo Quattro), carattere

    sadico e lussuria (enneatipo otto), gola, fraudolenza e personalit narcisistica

    (enneatipo sette), orgoglio (enneatipo due), vanit, inautenticit e orientamento

    mercantile (enneatipo tre), paura, carattere paranoide e accusa (enneatipo sei),

    accidia, inerzia psicospirituale e tendenza alla mediazione (enneatipo nove).

    Senza addentrarmi ulteriormente nella spiegazione teorica dellenneagramma

    (si rimanda alla bibliografia su tale argomento9), prender come riferimento proprio

    il carattere Quattro, poich di tutti i tipi quello la cui la passione dominante,

    proprio il sentimento di invidia.

    Lelemento pi caratteristico del tipo Quattro a livello motivazionale

    linvidia. Linvida implica un doloroso raffronto tra se stessi e gli altri,

    raffronto che pu essere vissuto come svalutazione di s, rabbia competitiva

    o sforzo eccessivo rivolto allacquisizione di meriti. [] Linvidia va a

    braccetto con il senso di inferiorit, di colpa e di vergogna. Gli individui

    Quattro tendono a considerarsi stupidi, brutti, sgraziati e a volte persino

    repellenti, fisicamente e moralmente. Il Quattro una personalit

    9 Oltre ai testi di Naranjo gi citati, esiste una discreta bibliografia il cui approccio per risulta essere diverso

    da quello di Naranjo, seguendo diversi filoni come PNL, cattolico etc.., mi limito a citarne alcuni: H. Palmer,

    L' enneagramma : la geometria dell'anima che vi rivela il vostro carattere, Roma, Astrolabio, 1996; M.Beesing, R. J. Nogosek, P. H. OLeary, Lenneagramma: un itinerario alla scoperta di s, Milano, San Paolo,

    1999; S. Tenenbaum, D. Laugero, F. Cav, Lenneagramma: conoscenza di s e sviluppo personale, Roma,

    Ma.Gi, 2006; F. Vincenzo, Il potere dellEnneagramma, Bari, Proto, 2000; A. Rognoni, Lenneagramma,

    Milano, G. De Vecchi, 1997; K. Webb, Enneagramma, Milano, Armenia, 1998; O. Volpe, Mappa per

    lenneagramma, Milano, Red, 2010; A. H. Almaas, Lenneagramma delle idee sacre, Milano, Astrolabio,

    2007; J. G. Bennet, Studi sullenneagramma, Roma, Atanor, 2000; P. Hannan, I nove volti di Dio, Milano, SanPaolo, 1994.

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    ipersensibile alla ricerca di protezione e di iperprotezione, e soffre in modo

    sproporzionato per la mancanza di considerazione e riconoscimento.10

    Tra le paure pi grandi per un carattere inadeguato/invidioso c quella di

    trovarsi in situazioni in cui venga criticato, ridicolizzato, emarginato e lasciato solo.

    Se si verifica una tale situazione, la paura viene confermata e lindividuo cade

    inevitabilmente in uno stato depressivo pi o meno temporaneo. Linvidia non fa

    altro che cercare di distaccare la persona da questa enorme paura della critica,

    dellinvasione, dellaggressione fisica o sociale, della solitudine, della negativit

    creatasi nellinfanzia, cercando di portare lindividuo a reagire. Entrare in contatto

    diretto con la paura significherebbe correre il rischio cadere in uno stato di terrore,

    di blocco totale. Bench la persona invidiosa continui a soffrire a causa degli enormiimpedimenti dati dai traumi vissuti nel passato, trova nellinvidia una strada per

    tentare di reagire e per sfuggire al tempo stesso alla sensazione sgradevole e

    distruttiva del senso di inadeguatezza.

    Di norma, la storia di questo carattere inizia da circostanze dolorose vissute

    nellinfanzia. Ci vero per tutti noi, perch tutti i nostri problemi risalgono

    allinfanzia, ma nel Quattro c maggiore insistenza sul passato, pi

    nostalgia, e un acuto senso del valore di ci che si perduto; molte volte (etipicamente) si trattato di perdite reali che hanno fatto conoscere il lutto

    nei primi anni di vita. A differenza di altri enneatipi, che dimenticano e si

    rassegnano, i Quattro covano un acuto senso di un paradiso perduto.11

    La paura delle critica, dellaggressione e della solitudine non altro che la

    conseguenza del timore di veder svanire lamore delle figure di attaccamento. Il

    perpetuarsi di situazioni percepite come negative, attacchi e minacce di abbandono,

    o lutti reali, pongono in uno stato di allerta, una paura indefinita, poich la

    minaccia pu arrivare in qualsiasi momento. Dunque nella vita adulta di un

    carattere Quattro il senso di paura rimarr indefinito e ogni situazione verr

    percepita dalla mente come una possibile fonte di inadeguatezza.

    10C. Naranjo,Enneatipi in psicoterapia, op. cit. pp. 140- 146.

    11 C. Naranjo, Gli Enneatipi nella Psicoterapia, op. cit. pp. 142,143.

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    La ricerca smodata di amore tipica del carattere Quattro non altro che il

    tentativo di raggiungere la base sicura12 e risolvere linstabilit di attaccamento

    vissuta nellinfanzia.

    La psiche del Quattro funziona come se egli fosse giunto precocemente a

    una conclusione del genere: Sono amato e quindi valgo qualcosa e ora

    inseguisse la rispettabilit attraverso quellamore che un tempo gli mancato

    (Amami cos so che vado bene), e attraverso un processo di distorsione con

    cui tenta di apparire migliore: insegue qualcosa di diverso e probabilmente

    migliore e pi nobile di quanto egli non sia.13

    Lassetto mentale di un carattere invidioso tale da divenire estremamente

    sensibile a qualsiasi forma di negativit e interpretare, ingigantendo, qualsiasi

    elemento, situazione, frase, sguardo, che possa celare accusa e giudizio. Proprio per

    questo tipo di sensibilit, definibile popolarmente come permalosa, spesso chi sta

    attorno ad un Quattro si pu sentire in difficolt per il suo modo di porsi, finendo

    con il non sapere come evitare di urtare la sua sensibilit e questo non fa che

    accrescere il senso di colpa e di diniego nel soggetto invidioso.

    Il senso di colpa uno dei pilastri sui quali poggia il carattere Quattro, il cui

    meccanismo dominante lintroiezione:

    Possiamo dire che la cattiva immagine di s coltivata dal Quattro

    lespressione diretta dellintroiezione di una figura genitoriale autorifiutante,

    e che lo stato di bisogno carico di invidia deriva dallodio cronico verso se

    stesso implicito in tale introietto, dato che la natura del bisogno di

    compensare lincapacit di amare se stessi richiede la presenza del bisogno di

    approvazione esterna e di amore.14

    Ma c inoltre da dire che pur essendo linvidia lemozione base per questo

    carattere, lenneatipo Quattro pi spesso di altri caratteri, tende a non accettare i

    12J. Bowlby, Una base sicura : applicazioni cliniche della teoria dell'attaccamento, Milano, Cortina, 2007

    13C. Naranjo, Carattere e Nevrosi, op. cit. p. 128.

    14 Ibidem, p. 121.

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    propri sentimenti, a non riconoscerli come plausibili, autentici e giusti per le

    esperienze vissute. Evita dunque di prendere realmente consapevolezza di questa

    emozione, un po perch giudicata sconveniente e socialmente inaccettabile e un

    po perch causa vero e proprio dolore interiore. Cos molte delle strategie del

    carattere invidioso sono volte a cercare di contrastare la stessa invidia a tentare di

    eliminarla, attraverso i meccanismi che abbiamo visto nel paragrafo precedente.

    Circa la strada di una corretta gestione Valentina DUrso e Rosanna Trentin nel

    loro studio sulle emozioni propongono di mantenere interno il proprio criterio di

    soddisfazione, cio confrontarsi soltanto con i propri desideri e con le proprie

    conquiste precedenti15, mentre Naranjo afferma che linvidioso deve sviluppare la

    capacit di indipendenza: unindipendenza che, in ultima analisi, pu venire

    soltanto dalla capacit di apprezzare e di cogliere il senso della dignit del s e della

    vita in tutte le sue forme16.

    In un intervento di counseling che voglia mirare alla prevenzione di stati di

    malessere psicologico, per quanto concerne linvidia bene saper individuare e

    tenere conto di questa tipologia caratteriale, in modo da indirizzare la persona verso

    punti specifici di consapevolezza e, nel caso, verso una terapia in cui possa

    correggere la cattiva gestione mentale ed emotiva.

    15V. DUrso, R. Trentin, op. cit., p. 272.

    16C. Naranjo, Carattere e Nevrosi, op cit. p. 129.

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    PARTE II: ESPERIENZA DINVIDIA

    2.1 Oriente e Occidente

    La tendenza occidentale stata per secoli quella di sviluppare la mente,

    conferendo ad essa un potere e una priorit assoluti: i paesi occidentali hanno

    sviluppato la scienza, le macchine, la medicina, linformatica; loriente ha per molti

    secoli sviluppato invece la disciplina interiore, la meditazione la spiritualit. I paesi

    africani, e alcune popolazioni del Sudamerica hanno avuto invece il pregio disviluppare la corporeit, lelasticit fisica, il contatto con la terra, tanto da possedere

    doti che negli ambiti sportivi raggiungono traguardi incomparabili. Alcuni hanno

    sviluppato la mente, alcuni lo spirito, altri il corpo. Ma ognuno di questi rimane

    carente se non integrato con gli altri due. La mente scientifica, ma insensibile,

    la spiritualit profonda ma non porta sviluppo, la corporeit istintiva, ma rimane

    cieca al mondo interiore, mentale e spirituale.

    La societ occidentale non ha fatto altro che donare lo scettro di superiorit allamente, essa divenuta il padrone delle emozioni e del corpo. la mente a decidere

    cosa bene provare o cosa sconveniente, diventata uno strumento sovraccarico

    di lavoro e di tensione. La mente ha la funzione specifica di realizzare, costruire,

    imparare meccanicamente, la mente una sorta di computer, quando ha appreso un

    meccanismo continua a ripeterlo. La sua importanza senzaltro enorme, ma il suo

    impiego divenuto smodato ed utilizzata per competenze che non possiede affatto.

    Da questa ipertrofia della mente sono scaturite la maggior parte delle regole, delle

    convenzioni, e delle norme morali che regolano la societ occidentale. Il controllo

    razionale sullemotivit e sul corpo ha raggiunto per livelli tali da creare un

    crescente numero di patologie ben note fin dai primissimi studi di Freud. Il padre

    della psicanalisi stato tra i primi a lanciare in occidente lallarme circa il malessere

    che la societ repressiva e impositiva stava seminando. Ma per svariati decenni tale

    messaggio stato ben poco ascoltato e si preferito rinchiudere le persone con

    sintomi psichici in manicomi, fare loro operazioni al cervello, praticare elettroshock,

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    iniettare sostanze chimiche. La moderna Psichiatria senzaltro utile ad affrontare i

    sintomi e le patologie pi gravi, ma non pu essere a mio giudizio considerata come

    risolutrice. La medicina ha scoperto molto sul funzionamento del corpo, ma il

    cervello rimane ancora la parte pi misteriosa del soma umano.

    Lattenzione della psicologia occidentale al corpo ha avuto un notevole sviluppo

    soprattutto grazie a Wilhelm Reich e dal suo seguace Alexander Lowen, fondatore

    della Bioenergetica proprio a partire dalle teorie di Reich17. Lowen in particolare

    illustra lo stretto legame tra mente e corpo, finendo con lindividuare cinque tipi

    caratteriali bioenergetici: schizoide, orale, psicopatico, masochista, rigido. Ma al di

    l delle teorizzazioni di Lowen, ci che risulta a mio parere importante la

    riscoperta occidentale del legame fra corpo e mente gi ampiamente esplorata da

    molte discipline orientali quali lo yoga e le arti marziali.

    La scissione tra occidente e oriente stata fino a poco tempo fa piuttosto netta e

    nessuna disciplina psicologica occidentale poteva prevedere linglobamento delle

    scoperte effettuate da una tradizione millenaria di evoluzione spirituale compiuta

    nei paesi orientali. Tali discipline sono rimaste per lungo tempo di nicchia e con una

    ben scarsa considerazione. La situazione tuttavia sta cambiando e stiamo assistendo

    proprio in questo periodo ai primi tentativi di integrazione delle discipline orientali

    con le terapie psicologiche occidentali18. Tale fenomeno dovuto al grandemalessere che la societ occidentale si trova ad affrontare: la mente in

    sovraccarico, sono sempre di pi le persone che soffrono di disturbi psicologici ed

    necessario ristabilire un equilibrio, ritornare alla verit dellessere umano costituito

    da corpo, mente ed emozioni.

    Il mio proposito quello di illustrare un frammento di questa prospettiva,

    considerando lindividuo nella sua interezza sotto laspetto bio-psicospirituale, un

    approccio olistico condiviso da uno dei padri della Gestalt Fritz Perls.

    17 Cfr A. Lowen, Bioenergetca, Milano, Feltrinelli 2007 e A. Lowen, Il linguaggio del corpo, Milano,

    Feltrinelli, 2007.

    18 Si veda ad esempio C. Naranjo, La via del silenzio e la via delle parole. Portare la meditazione nella

    psicoterapia, Roma, Astrolabio Ubaldini, 1999

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    nellesperienza di gruppo prevedono appunto situazioni concrete, basate sul

    coinvolgimento personale, utilizzando le pi svariate metodologie, immaginative,

    dialogiche, pratiche, auditive, coinvolgendo sul piano fisico, emotivo e intellettuale i

    partecipanti. La possibilit di impiegare gli altri membri del gruppo risulta essere

    una grande risorsa, in quanto questo facilita il coinvolgimento emotivo di una o pi

    persone che lavorano direttamente o indirettamente anche in role-play. La tecnica

    come modo di motivare le persone deve tenere invece in considerazione dei desideri

    del soggetto. Non si pu creare motivazione dal nulla, ma cercando di allineare la

    mente al desiderio provato, lavorando sullaccettazione e la legittimit del desiderio.

    Il mio proposito quello di utilizzare principalmente tecniche di

    approfondimento attraverso lesperienza individuale e di gruppo, momenti di

    coinvolgimento esperienziale per condurre ad un cammino di maggiore

    consapevolezza, approfondendo il tema della legittimit al sentire e tenendo in

    considerazione i bisogni21, le regole comunicative, lempatia con il fine di

    mantenere una relazione efficace22.

    In ogni situazione di intervento bene tenere presenti anche le possibili

    implicazioni negative dellapproccio adottato. Nel lavorare con i gruppi ci si render

    conto che, per molte persone pi introverse, lapertura agli altri pu risultare

    particolarmente faticosa e pu non essere un luogo adatto per portareproblematiche di s, o viceversa possono essere presenti individui che tendono a

    monopolizzare il gruppo, intervenendo molto e richiamando troppo spesso

    lattenzione, questo pu portare ovviamente disagio e lamentele da parte degli altri.

    Non sempre poi i partecipanti rispetteranno e valorizzeranno gli interventi degli

    21Con il termine bisogni si fa riferimento principalmente alla gerarchia dei bisogni di Maslow, che distingue i

    bisogni in due categorie, bisogni di base e metabisogni, e ne crea una scala divisa in sette livelli. I bisogni di base

    sono pi urgenti poich segnalano una carenza, mentre i metabisogni afferiscono ai bisogni di autorealizzazione.

    Al primo gradino della scala troviamo i bisogni fisiologici (aria, cibo, acqua, sonno, calore, sesso), al secondo

    livello stanno quelli inerenti la sicurezza (protezione, libert, paura), al terzo livello stanno quelli di amore e

    appartenenza, al quarto libello i bisogni di stima (da parte di se tesso o degli altri). Con il quinto livello iniziano i

    metabisogni: bisogni intellettuali (sapere, capire, comprendere), al sesto livello i bisogni estetici, al settimo ibisogni di autorealizzazione, ossia portare al massimo lespressione di s stessi. Secondo Maslow un individuo

    deve occuparsi dei bisogni del gradino inferiore prima di potersi occupare di quelli gerarchicamente superiori. A.

    H. Maslow,Motivazione e personalit, Milano, Fabbri, 2007 e A. H. Maslow, Verso una psicologia dellessere,

    Roma, Ubaldini, 1971.

    22A tal proposito si veda: P. Baiocchi, D. Toneguzzi, a cura di, La comunicazione affettiva e il contatto umano,

    Trieste, Istituto Gestalt Trieste Istituto Gestalt Pordenone, 2002

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    altri e i feedback ricevuti, interpretandoli come una critica o non riuscendo

    comunque a vederne il valore costruttivo.

    Va sottolineato che i problemi che sorgono nel contesto del lavoro di gruppo

    possono generalmente essere gestiti dal conduttore, le qualit necessarie che devono

    essere in suo possesso sono le stesse del counseling individuale, ma poich deve

    gestire pi di una persona contemporaneamente, aumentano le difficolt nel dare

    ascolto e attenzione ad ogni singolo partecipante.

    Per quanto possono esistere diverse tipologie di gruppo23, e non addentrandomi

    ulteriormente in tale studio24, in questa sede prender in considerazione la

    possibilit di creare un gruppo esperienziale rivolto a persone maggiorenni,

    ipotizzando cinque incontri di quattro ore ciascuno, a cadenza settimanale, sulla

    presa di coscienza del sentimento di invidia. prevista la presenza di un unico

    counselor. molto importante che i partecipanti del gruppo siano tutti in grado di

    auto sostenersi a livello psicologico, per cui non debbono essere presenti gravi casi

    psichiatrici o persone che siano in uno stato psicologico precario: un colloquio

    preventivo volto ad indagare le motivazioni della partecipazione e lo stato

    dellindividuo si rende dunque necessario prima dello svolgimento esperienziale.

    Il lavoro avr la funzione di condurre i partecipanti attraverso un percorso di

    consapevolezza: scoprire le emozioni, focalizzarsi sullinvidia, riconoscerla erendersi conto della possibilit di una gestione pi consapevole. Lintento non

    quello di risolvere le problematiche relazionali dei singoli, ma di impiegare

    eventualmente queste per una riflessione e per condurre i partecipanti alla presa di

    coscienza di alcune delle risorse personali spesso mal gestite, sottovalutate o

    ignorate.

    23 A tal proposito si veda: C. Rogers, I gruppi di incontro, Roma, Astrolabio, 1976; S. Murgatroyd,Il counseling

    nella relazione di aiuto, Roma, Sovera Multimedia, 1995.

    24 Per un approfondimento sul counseling di gruppo si veda: A. Di Fabio, Counseling, Firenze-Milano, Giunti,

    1999; M Hough,Abilit di counseling, Trento, Erickson, 1999.

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    2.3 Lintervento esperienziale

    Di seguito andr ad analizzare in dettaglio il percorso proposto nei cinque

    incontri legati allinvidia. Si tenga tuttavia in considerazione che si tratta soltantouna proposta di lavoro, non vige lobbligo di attenersi scrupolosamente ad ogni

    singolo passaggio riportato, in quanto i bisogni dei singoli o del gruppo rimangono

    di prioritaria importanza nel momento esperienziale.

    Setting e materiali necessari allo svolgimento del gruppo esperienziale:

    Ambiente accogliente, temperatura gradevole, sufficientemente grande da

    accogliere i membri e con possibilit di avere illuminazioni pi o meno intense a

    seconda del lavoro svolto, non sottoposto a rumori frequenti e molesti, disponibilit

    di servizi igienici.

    Sedie, cuscini, tappeti da ginnastica, un proiettore, un riproduttore musicale,

    materiale per disegno e scrittura (fogli, penne, lapis, matite, pennarelli etc).

    Incontro 1: La costituzione del gruppo

    Accoglienza e presentazione: il momento iniziale, il counselor d il benvenuto ai

    partecipanti, si presenta e chiede i partecipanti a fare altrettanto, sondando

    laspettativa sugli incontri e invitando a dichiarare lesistenza di conoscenze

    allinterno del gruppo.

    Dopodich si passer a stabilire e concordare le regole del gruppo; tra le pi

    importanti ricordiamo:

    non giudicare i contenuti, le emozioni, le esperienze e le espressioni degli altripartecipanti

    esprimersi verso gli altri parlando di se stessi e rivolgersi sempre alla personainteressata: quando tu hai detto questo io ho sentito una forte emozione,

    evitando frasi tipo se non avesse fatto questo mi sarei sentito meglio

    astenersi dal parlare di esperienze non proprie, o al pi chiedere il permessoallinteressato

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    astenersi dal parlare con persone estranee al gruppo dei contenuti emersi nonpropri, soprattutto nel caso in cui alcuni dei partecipanti si siano conosciuti

    precedentemente o abbiano conoscenze strette in comune.

    Possono poi essere stabilite altre regole in concordanza con il gruppo, per esempio

    la gestione delle pause e dei ritardi.

    Il contatto: si comincia a scendere nel mondo delle emozioni individuali. Il

    counselor invita i partecipanti ad ascoltare e a esternare le sensazioni, le emozioni o

    i pensieri che emergono nel qui e ora, incoraggiando allonest. importante che

    tutti i membri del gruppo riportino il proprio stato danimo, affinch ognuno possa

    cominciare a condividere con il gruppo una parte di emotivit, seppur con il rispetto

    delle modalit del singolo. Questa fase verr riproposta ad ogni incontro (non verr

    perci ripetuta nelle prossime pagine), per favorire lentrata in contatto con s stessi

    e per dare uno spazio comunicativo con il gruppo e con il counselor.

    Che cos linvidia?: lavorando singolarmente i membri sono invitati ad esprimere

    graficamente che cosa sia linvidia. Per tale scopo saranno predisposti materiali

    cartacei, matite, pennarelli. importante sottolineare che nellesercizio non conta

    tanto la bellezza del disegno o la bravura nelle arti grafiche, ma il valore espressivoche renda lidea del significato attribuito allinvidia da ciascun partecipante.

    Terminata questa fase il counselor invita alla formazione di due gruppi di ugual

    numero, allinterno dei quali ciascuno spiegher il valore attribuito allinvidia e alla

    sua rappresentazione nel disegno. Allinterno di ciascun gruppo verr poi designata

    una persona, che avr il compito di annotare sinteticamente su un foglio ci che

    emerge nel proprio gruppo circa la considerazione dellinvidia. Il counselor si

    occuper di muoversi attraverso i due gruppi, con il fine di facilitare lo svolgimentoe risolvere eventuali fraintendimenti. Al termine i due incaricati rappresentanti,

    leggeranno a turno la lista stilata nel gruppo e il counselor avr il compito di

    stimolare feedback e riflessioni circa lesperienza svolta e su ci che emerso dalle

    liste riportate.

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    Incontro 2: Sulle tracce dellinvidia

    Il mondo dellinvidia: Lo scopo di questa giornata sar quello di capire meglio

    linvidia mediante ascolti, visioni e frasi celebri. Un modo per mettere a confronto

    quanto emerso nellincontro precedente con ci che rappresentato dellinvidia

    dagli artisti. Ascolto di brani musicali e visioni di immagini e parti di film, lettura di

    aforismi e detti comuni che trattano linvidia.

    Circa gli aforismi:

    Se ciascun l`interno affanno portasse scritto in fronte, quanti che invidia

    fanno, farebbero piet! Pietro Metastasio

    Tutti sono buoni a compatire le sofferenze di un amico, ma ci vuole

    un`anima veramente bella per godere dei successi di un amico. Oscar Wilde

    L`invidia come una palla di gomma che pi la spingi sotto e pi torna a

    galla Alberto Moravia

    Ogni male ha la sua compensazione. Meno il denaro, meno i problemi;

    meno i favori, minore l'invidia. Perfino in quei casi che ci fanno uscir disenno, non la perdita in se stessa che ci angustia, bens la nostra valutazione

    della perdita. Seneca

    Ci si vanta spesso delle passioni, anche delle pi criminose; ma l'invidia

    una passione timida e vergognosa che non si osa mai confessare. La

    Rochefoucauld

    Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore. Kahlil Gibran

    O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virt!

    Miguel de Cervantes

    Linvidia, la bile dellanima. Socrate

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    Come geloso, io soffro quattro volte: perch sono geloso; perch mi

    rimprovero di esserlo; perch temo che la mia gelosia ferisca l'altro; perch

    mi lascio soggiogare da una banalit; soffro di essere escluso, di essere

    aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri." R. Barthes

    I brani da cui poter attingere sono i seguenti:

    Otello, di G. Verdi, monologo di Yago

    Billy Budd, di B. Britten, monologo di Claggart

    Per elisa, Alice

    Invidia, Gemelli Diversi e Articolo 31

    Le immagini visualizzate saranno:

    Linvidia, di J. Callot (incisione)

    La calunnia, di Botticelli (dipinto)

    Linvidia, di Bingo (dipinto)

    Per i film saranno selezionati parti dai film:

    Amadeus, di M.Forman, in particolare il personaggio di Salieri

    Il gladiatore, di R. Scott, in particolare il personaggio di CommodoLorgoglio degli Amberson, di O. Welles

    La mia peggiore amica, di K. S. Ruben

    Al termine il counselor stimoler la discussione, cercando di far emergere sensazioni

    e similitudini con la propria vita, mettendo in luce i meccanismi di

    reazione/evitamento dei personaggi. Dei brani ascoltati sar fornito il testo.

    Incontro 3: Invidia e perdita

    Meditazione guidata: I partecipanti dovranno assumere una posizione comoda

    sedendosi a terra, utilizzando cuscini e materassini, e disponendosi in cerchio.

    Lintento di questa meditazione portare le persone a raggiungere un maggiore

    contatto con il sentimento di invidia. Si parte con il portare lattenzione al respiro

    per alcuni minuti, non intervenendo su di esso per modificarlo, dopodich si porta

    attenzione alle principali parti del corpo e allo stato danimo del qui e ora. Si

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    comincer poi una visualizzazione guidata, nella quale si immaginer di andare in

    un bellissimo bosco nel quale verr trovata una bacchetta magica in grado di

    esaudire ogni desiderio, materiale e psicologico (es superamento di alcune paure,

    vergogne etc..), accanto alla bacchetta si trova un foglio che avverte che questa non

    pu che rimanere un tempo limitato con noi, ma non dato saperne il tempo esatto,

    quando sar il momento la bacchetta sparir senza alcun preavviso, si porter via i

    suoi effetti magici ed entrer in possesso di qualcunaltro. Esplorazione delle

    sensazioni, dei pensieri e delle reazioni a questo correlati (angoscia per le perdita,

    voglia di appagamento dei desideri, tentativo di trovare un sistema per non farla

    sparire etc). Giunge poi il momento e la bacchetta improvvisamente si dissolve

    riportando le cose come erano in origine. Al posto della bacchetta compare un

    biglietto in cui c scritto stato bello soddisfare i tuoi desideri, ma ricorda che ci

    che vorresti e contenuto in ci che hai. Invitare allascolto e allosservazione di

    pensieri ed emozioni in reazione a questo evento, accogliendoli nella loro

    spontaneit, senza alcun altro tipo di intervento volto a modificarli. Al termine si

    inviteranno i partecipanti ad annotare su un foglio le immagini, le emozioni, e i

    pensieri e le reazioni emerse nella varie fasi della visualizzazione.

    A questo seguir una condivisione a coppie dellesperienza, in cui si cercher di

    focalizzare il rapporto in reazione alla perdita e le emozioni ad esso correlate. Poicondivisione di gruppo spontanea efeedback.

    Incontro 4: Invidia tra vergogna, esclusione e rabbia

    Teatro dellinvidia: Scopo dellesperienza scoprire e saggiare due tipi di reazione

    allinvidia, un modo per toccarla con mano e raggiungere maggiore consapevolezza

    dei meccanismi di reazione.

    Il gruppo verr diviso in due sottogruppi. Ad ognuno verr dato il compito dipreparare una piccola e semplice scenetta che abbia al suo centro una situazione di

    invidia. Ad un gruppo si chieder di preparare un pezzo dove allinvidia si reagir

    con senso di esclusione e vergogna (es: sono ad una festa, gli altri sono meglio vestiti

    di me, mi vergogno, mi isolo e mi sento emarginato), allaltro gruppo si chieder

    invece di creare una situazione in cui come reazione allinvidia emerge rabbia e

    competizione (es: un collega riceve un merito che mi sarebbe tanto piaciuto ricevere,

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    questo mi provoca rabbia e accende una competizione provocatoria anche su piani

    che esulano dal rapporto lavorativo).

    Si concede indicativamente 1 ora di tempo per la preparazione. Dopodich ciascun

    gruppo metter in scena ci che ha creato. Al termine il counselor stimoler i singoli

    a restituire feedback sui ruoli interpretati nella recita (comodo, scomodo, che

    sensazioni sono salite) e incoragger osservazioni sui meccanismi di reazione

    allinvidia appena messi in scena.

    Incontro 5: Un passo verso laccettazione consapevole

    Riepilogo: Sar utile a questo punto ricapitolare velocemente quanto emerso nei

    quattro incontri precedenti circa linvidia, consegnando a ciascuno una piccola

    dispensa riepilogativa.

    Lintegrazione dellinvidia e doppiaggio: Data lesperienza maturata nei precedenti

    quattro incontri, il counselor stimoler un iniziale interrogativo: possibile

    integrare linvidia nella vita quotidiana o rimane un sentimento oscuro,

    condannabile, da evitare e da eliminare in ogni caso?

    In questultimo incontro sul tema si inviter una persona a condividere una propria

    esperienza di vita legata allinvidia: essa dovr essere qualcosa di non troppocomplicato altrimenti pu fallire lintento pedagogico dellesercizio. In una prima

    fase il counselor condurr il colloquio con la persona volontaria, in prima istanza

    individuando se il contenuto proposto dal partecipante funzionale allesercizio e in

    secondo luogo portando la persona a mettere in scena la situazione vissuta,

    invitandola a scegliere membri del gruppo che possano impersonare le altre persone

    coinvolte nella vicenda; essa dovr inoltre mostrare agli altri partecipanti il

    comportamento che dovranno tenere per interpretare il personaggio. In una primafase del lavoro, chi si proposto sar anche colui che rivive lesperienza in prima

    persona. Una volta chiariti i meccanismi di reazione e le emozioni emerse, verranno

    invitati altri membri del gruppo a partecipare alla teatralizzazione25, sostituendo il

    protagonista e mostrando modalit di reazione alternative per lo stesso contesto.

    Alle altre persone coinvolte nella scena si lascer la libert di reagire rimanendo

    25 Per approfondire largomento e lo Psicodramma si veda: J. L. Moreno, Gli spazi dello Psicodramma, Roma,

    Di Renzo, 1995; J. L. Moreno,Il teatro della spontaneit, Firenze, Nuova Guaraldi, 1976.

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    tuttavia nei panni del personaggio assegnato. Dopo alcuni doppiaggi, si

    domander alla persona che ha iniziato lesercizio se tra le modalit di approccio

    degli altri, ce ne almeno una che le sembra pi appropriata come alternativa valida

    ed efficace. In caso affermativo verr dunque riproposta la scena con loriginario

    protagonista, che prover questa volta ad integrare gli elementi utili per una

    migliore gestione dellemozione e una migliore conseguente risoluzione della

    situazione problematica.

    Al termine dellesercizio verranno chiesti feedback da parte di tutti i partecipanti e

    gli osservatori che non sono intervenuti direttamente, con lo scopo di comprendere

    meglio le dinamiche accadute nellesperienza e fare il punto circa le possibilit per

    migliorare il rapporto con i sentimenti di invidia, che naturalmente partono

    dallaccettazione e dalla presa di coscienza, in modo da farne uno strumento

    consapevole da utilizzare a proprio vantaggio.

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    Conclusioni

    Linvidia sicuramente una delle emozioni tra le pi complicate da gestire, puminare pesantemente lautostima o appesantire molto la vita di chi la prova in

    maniera sistematica. Il percorso sopra esposto non certamente da considerarsi

    come risolutivo, si tratta invece di una proposta che possa rendere le persone pi

    presenti a se stesse circa i sentimenti e le reazioni, in particolare circa linvidia.

    Un numero maggiore di incontri rispetto ai cinque presentati potrebbe essere

    indubbiamente di grande aiuto per molti, ma esulerebbe dallintento del percorso

    che, bene ripeterlo, ha uno scopo principalmente preventivo; inoltre da

    considerare che lipotesi di lavoro completa prevede altri cicli di cinque incontri

    sulla gestione di altre emozioni, in modo da completare nei partecipanti un quadro

    di gestione emotiva pi completo.

    Lintento secondario e meno immediato del lavoro invece quello di erudire

    ed educare le persone allemotivit, allascolto consapevole e allesplorazione di se

    stessi, evitando il giudizio e la critica, in modo tale che a loro volta possano

    trasmettere ad altri fuori dal gruppo ci che hanno appreso. Il fine sar dunque

    lallargarsi della possibilit di benessere psicologico nella societ, dato dalla

    consapevolezza e dallosservazione priva di giudizio. Il lavoro da fare in questo senso

    tanto, ma non a mio avviso utopistico pensare che il moltiplicarsi di incontri

    come questo proposto e il crescente interesse per linteriorit possano allargare a

    macchia dolio la cerchia di persone goccia dopo goccia. Lessere umano ha bisogno

    di tempo per effettuare dei cambiamenti e la societ ancora pi lenta nella

    trasformazione, ma pu arrivare il giorno in cui assieme alle materie scolastiche si

    insegner meditazione e ascolto di se stessi.

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