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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY Il Paginone DAL 19 GIUGNO AL 2 LUGLIO PAG.13 Il Paginone CONTENUTI DIGITALI CONTENUTI DIGITALI Libri a cura di Roberta Chiti Cyber communication DAL 19 GIUGNO AL 2 LUGLIO PAG.12 PARLANO LE TELCO PARLANO I PROVIDER Lala.com, il sito che paga il dentista ai musicisti poveri Un sito per i musicisti meno abbienti. Che aggira le norme sul copyright e, attraverso una Fondazione (“Z Foundation”), tenterà di erogare contributi per spese mediche e odontoiatriche “spesso inaccessibili - avverte il sito - a molti lavoratori dello spettacolo”. Il nuovo sito, battezzato Lala.com, punta a trasformare l’economia del settore musicale e sta esordendo proprio in questo periodo, attribuendo ai musicisti una parte maggiore di profitti e mettendo al- l’angolo invece le etichette discografiche e altri inter- mediari. Lala.com, fondato da un gruppo di amici mu- sicofili, consente agli utenti, per il momento solo negli Stati Uniti, di scambiare cd musicali per 1 dollaro, più le spese di spedizione, e si impegna a dare un quinto delle proprie vendite a tutti i musicisti, tra cui meno conosciuti che lavorano nei turni in sala di incisione, che hanno partecipato alla realizzazione dei cd scam- biati sul sito. “Non tutti i musicisti – scrivono nella presentazione del sito – vivono in case amplissime e con cinque automobili. Ci sono anche quelli, e sono la maggioranza, che campano unicamente dei diritti dei passaggi dei loro brani sui media. Diamo loro una mano”. Con una mossa che certamente provocherà qualche nuova polemica con l’industria discografica, il fondatore della start-up ha detto che Lala eviterà i tradizionali diritti d’autore e i sistemi di pagamento delle royalty per ricompensare invece il lavoro rico- noscibile dei musicisti. Il sito funziona un po’ come eBay, il sito di scambi basato sulle aste, dato che punta a incoraggiare i clienti che si iscrivono a elencare tutti i cd che vogliono scambiare e quelli che vogliono invece ricevere. Una volta che lo scambio è stato orga- nizzato, il destinatario paga 1 dollaro e 49 centesimi. I 49 centesimi servono per la consegna del disco, mentre 1 dollaro va a coprire le spese amministrative, la fetta per il sito e i compensi per i musicisti. Lala ha annunciato che 20 centesimi di quel dollaro saranno destinati a un fondo di assistenza ai musicisti, probabilmente la Z Foundation. Venti-30 centesimi resterebbero invece alla società, che è partita con un fondo di 9 milioni di dollari in capitale di ventura. Lala esiste già in versione test da diversi mesi, e ha raccolto 100.00 persone circa, più altre 200.000 che hanno chiesto di iscriversi. Liberamente ispirato alla Motion Picture Relief Fund la visionaria creazione di Charlie Chaplin, “Z Foundation” si ripromette di crea- re un’associazione a tutela dei lavoratori dell’industria musicale. Fondato da un gruppo di amici sul modello di e-Bay crea un fondo di previdenza per i lavoratori dello spettacolo Uno studio commissionato da Nokia Nseries rivela una diffusa domanda di convergenza digitale da parte dei consumatori. Quasi la metà della popo- lazione mondiale usa oggi il telefono cellulare come fotocamera, più di due terzi prevedono di sostituire il loro lettore MP3 con un cellulare abilitato alla musica e quasi la metà intende collegare il proprio cellulare agli strumenti elettronici domestici. Secondo la ricerca non solo i consumatori hanno accolto la convergenza con grande favore, ma ne chiedono ancora di più. Lo studio è stato condotto in 11 paesi di tutto il mondo per rilevare l’opinione dei consumatori sui telefoni cellulari multifunzione presenti e futuri. Quasi la metà degli intervistati (44%) usa il telefono cellulare come fotocamera; l’India è la patria dei fotografi mobili più prolifici (68%). A livello globale, il 72% della popola- I dispositivi elettronici trainano il consumo di canzoni zione non usa una sveglia separata, mentre il 73% usa il telefono cellulare come orologio principale. Quando si tratta di navigare in rete in mobilità, più di un terzo (35%) degli intervistati usa il cellulare almeno una volta al mese. Tra i Paesi intervistati, il Giappone è al primo posto per l’uso dell’Internet mobile, con il 37% della popolazione che dichiara di collegarsi in rete con il telefono cellulare ogni giorno. Il 67% della popolazione dei Paesi industrializzati scarica gran parte della musica che ascolta e l’87% afferma di avere aumentato l’acquisto di musica dopo l’acquisto di un dispositivo digitale. La durata del- l’ascolto è massima in Germania, dove il 28% della popolazione ammette di ascoltare più di 21 ore di musica alla settimana. I generi musicali più ascoltati, pop (35%), rock (21%), dance (8%) e classica (7%). Il 67% degli intervistati prevede di sostituire il proprio lettore MP3 con un cellulare. I dipositivi multifunzione stanno dunque sostituendo alcuni gadget. Anche la casa è destinata a cambiare se- condo lo studio: al suo interno il cellulare agisce come telecomando che invia contenuti digitali come musica e foto ai dispositivi domestici compatibili. Quasi la metà (42%) degli intervistati desidera che stampanti, pc, stereo, tv e telefoni cellulari siano interconnessi. L’Arabia Saudita si prepara a diventare la patria della casa digitale: il 72% della popolazione vorrebbe che persino il frigorifero fosse compreso in questa rete. Più di un intervistato su due (58%) vorrebbe poter control- lare tutti i suoi elettrodomestici per mezzo del telefono cellulare, in particolare in India dove l’85% ha espresso questo desiderio. Una ricerca commissionata da Nokia su 11 Paesi rivela l’aumento della domanda di device multifunzionali «Rapporti ok con le major non temiamo l’Ipod perché abbiamo prodotti più ricchi ed un’offerta decisamente più varia» «Finora, ci siamo focalizzati su grandi mercati come Usa, Canada, UK. Ora stiamo andando in Giappone ma l’Eu- ropa, ed ovviamente anche l’Italia, è uno dei prossimi obiettivi. Soprattutto pensando a Napster Mobile»: Brad Duea presidente di Napster, sceglie la convention di Ericsson sui networked media (il gruppo svedese ha implementato la piattaforma di serv ice delivery mobile di Napster), per annunciare una strategia di espansione nel vecchio continente. Mr. Duea, non teme il superpotere dell’Ipod? Assolutamente no. Abbiamo due modelli di business diffe- renti. Noi siamo nel mercato della musica, loro sono interessati soprattutto a vendere l’hardware. Il solo servizio che hanno è l’I.tunes. Nell’Interne mobile i consumatori chiedono la libertà, non vogliono dipendere da un gadget. Napster a pagamento ha tradito i vecchi affezionati? No. L’esperienza di Napster gratuita, iniziata nel 1999, ha dato l’impressione che la Rete fosse gratis. Questa sedimentazione psicologica è un problema. Ma senza quel che è avvenuto allora oggi non ci sarebbe il mercato della musica in Rete. E adesso il Web è sempre più percepito come un luogo dove si può fare busi- ness, dove si possono comperare delle cose. Stiamo assistendo ad un fenomeno particolare: i giovani del ’99 sono diventati meno giovani ma tornano a consultare Napster per sapere cosa c’è di nuovo nel campo della musica. E comprano. Lo dicono anche le cifre? Nel 2004, il primo anno della nuova Napster, le revenue tocca- vano malamente i 12 milioni di dollari; nel 2005 erano già 44 milioni; nell’anno fiscale che abbiamo appena chiuso il fattu- rato è salito a 95 milioni di dollari. Siamo soddisfatti. Abbiamo 6000.000 abbonati che ci danno il 70% del fatturato; il resto viene dalla vendita di singoli tracks. La sottoscrizione mensile costa 9,95 dollari, l’acquisto à la carte 99 cents per il singolo brano. Con 14,95 dollari al mese ora si ha diritto a scaricare canzoni anche sul telefonino, un servizio che stiamo lanciando proprio in queste settimane. Abbiamo anche una proposta per gli amanti del gratuito: musica gratis se accettano di ascoltare la pubblicità. Proporremo presto anche i video delle canzoni. Continuano le tensioni con le major? No, i rapporti sono molto diversi da quelli di un tempo: oggi Napster rappresenta un’estensione del loro business tradi- zionale. I rapporti con i produttori indipendenti sono ottimi: ci vedono come partner che apre sbocchi commerciali più ampi. Che rapporti avete con i costruttori di telefonini? Cerchiamo di avere ottimi rapporti con tutti. Il nostro obiettivo è di avere molti costruttori che fornicano una grande pluralità di handset capaci di supportare la tecnologia Napster. È interesse nostro, ma è anche interesse loro. Il mercato della musica mobile è destinato ad espandersi esponenzialmente nei prossimi anni. Molti operatori mobili vogliono controllare quel che arriva ai loro clienti Non credo proprio che la politica del walled garden sia quella giusta, sia perché i gestori rischiano di sbagliare gli investimenti, sia perché così limitano l’offerta ai loro clienti. Che senso ha tagliare a fette una torta piccola quando si può accedere ad una molto più grande? G.C. Duea (Napster): presto in Italia Shop musicale anche sui cellulari Scritto da dirigenti SAS, sottotitolo “Using the information Evolution Model to Grow your Business” è una guida pratica che fornisce ai manager preziosi suggerimenti sui metodi più innovativi per ottimizzare il patrimonio informativo azien- dale. La pubblicazione illustra nel dettaglio la metodologia SAS Information Evolution Model (IEM) introdotta per la prima volta nel 2003 per valutare, configurare e massimizzare l’utilizzo strategico dei dati e delle informazioni in azienda, incrociandoli con gli aspetti organizzativi. Percorrendo gradualmente le cinque fasi previste dal modello (operate, consolidate, integrate, optimize, innovate), qualunque azienda è in grado di aumentare il valore strategico dell’informazione fino a raggiungere il livello massimo di eccellenza. “Una delle maggiori esigenze dei nostri clienti è tradurre in valore l’enorme mole di informazioni presenti nella propria azienda. Il modello SAS dà loro la possibilità di farlo” sostiene Alessandro Zeigner, AD di SAS in Italia. Information Revolution DI JIM DAVIS, GLORIA MILLER, ALAN RUSSELL 187 PAGINE, 25 EURO WILEY (IN VENDITA SUL SITO PUBBLICAZIONI SAS) L’invenzione del web ha prodotto una controrivolu- zione “proprietaria” di cui ancora non si è percepita esattamente la portata. Il progetto di Internet in realtà era stato pensato in maniera tale da permettere ai creatori di poter sperimentare liberamente. Ora non più. Potentati economici - così li definisce l’autore - stanno riconquistando la Rete, tra- sformandola da forum aperto per le idee in null’altro che televisione via cavo ad alta velocità. Il rischio di un ritorno a un’età medievale in cui pochi gestori dei diritti impongano le proprie regole a tutti sembra non essere più una metafora azzardata. Lessig, giurista e intellettuale tra i più impegnati nella difesa dei diritti digitali, sviluppa le proprie argomentazioni entrando nel merito della proprietà privata delle idee contro la possibilità di una nuova fase di “recinzioni”, che già aveva segnato in maniera decisiva l’accumulazione originaria del capitale. Il futuro delle idee DI LAWRENCE LESSIG 272 PAGINE, 16 EURO FELTRINELLI Come possono cittadini e opposizione verificare, ogni giorno, che un sindaco mantenga le sue pro- messe? Gli autori rispondono ai quesiti su come governare una città per assicurare l’attuazione di un programma. Que- ste pagine descrivono un metodo di lavoro condiviso, sperimentato al Comune di Bari come mix fra tecnologia informatica e pratica delle organizzazioni. Il software che ne è scaturito, GovernAzioni, è reperibile liberamente sul sito del Comune di Bari. Gli autori: Emiliano, magistrato e sindaco di Bari nel 2004. Lorusso consulente per l’innovazione e l’apprendimento continuo. Marchillo (staff Controllo di Gestione del Comune di Bari), De Padova (progetti implementa- zione Sistemi Informativi Comunali). Per una città governabile AA.VV. 112 PAGINE, 12 EURO PROGEDIT In media stat business Acronomi e nuove definizioni sono di casa nell’ICT. Gli ultimi arrivati sono gli NM, i “Networked Media”, una definizione che rac- coglie una pluralità di piattaforme destinate a veicolare contenuti digitali sempre più interdi- pendenti con i loro mezzi di trasmissione: PC, cellulare, schermo TV, palmari e chi più ne ha più ne metta. I Networked Media sono appunto questo: il business delle piattaforme di distribu- zione e trasmissione integrate con i contenuti. Il battesimo del neologismo è avvenuto in casa Ericsson Italia, mentre si stava preparando la tradizionale convention annuale, svoltasi que- st’anno a Portofino con la partecipazione tra gli altri del presidente dell’Agcom Corrado Cala- brò, di quattro commissari, i rappresentanti dei principali operatori fissi e mobili attivi in Italia, gli esponenti dell’industria dei media e dei con- tenuti. Prove di matrimonio, insomma. “Cercavamo un termine più pregnante di convergenza, parola troppo abusata e troppo generica: ci è piaciuto Networked Media, una definizione appropriata per piattaforme di comunicazione destinate ad essere sempre più integrate a rete fra loro e con i contenuti che portano - spiega Cesare Avenia, amministratore delegato di Ericsson. Sulle caratteristiche del nuovo mercato si sofferma Johan Bergendahl, vice president marketing di Ericsson. “Come sarà dal punto di vista del consumatore? È pre- sto detto: esperienze di consumo dei contenuti multimediali, comunque essi siano, ovunque e in qualunque momento. Uno scenario di un futuro non pro- prio prossimo? Niente affatto: lo scorso novembre I.tunes ha venduto un milione di video in 20 giorni, SeeMeTV in UK sta ottenendo un milione di download al mese, BSkyB a dicembre ha contato 1 milione di videostreams in 10 giorni, sono attivi 335 negozi online da cui scaricare musica legalmente contro i 50 di due anni fa, il 57% dei giovani americani creano propri contenuti per la rete. Non sono nicchie, è un mercato enorme che si sta svilup- pando. Un mercato che varrà 107 miliardi di euro nel 2011”. Stando ad uno studio commis- sionato da Ericsson ad Analysys. “La crescita maggiore sarà dovuta alla televisione, grazie ad IPTVe mobile-TV. Ma un forte traino verrà anche da servizi e contenuti innovativi e da ser- vizi addizionali, magari oggi sottovalutati co- me ad esempio advertising, unified messaging, short-format video che in futuro contribuiranno a sostenere i ricavi del settore. Ma che ne pensano i diretti responsabili, gli uomini delle telco o i rappresentanti del mediabusiness? Domanda non peregrina: più i due mondi riusciranno a dialogare e a pro- porre soluzioni tecniche e contenuti mirati per ciascun mezzo più la torta crescerà. Del resto, senza nuovi contenuti i nuovi media rischiano di rimanere semivuoti. La diffidenza reciproca non manca. I content provider si fanno forti dell’esperienza nel mercato dei contenuti e puntano ad acquisire un rapporto diretto col cliente finale considerando le telco come mere pipeline distributive. Queste ultime, al contra- rio, si fanno forti della conoscenza diretta di milioni di clienti e di affinate strutture di CRM, sconosciute agli operatori dei media. Marco Bassetti di Endemol sottolinea la discrepanza tra “l’abbondanza dei canali e la scarsità di contenuti”. Scommettere sui nuovi media? “Stiamo investendoci, ma non è chiaro il modello di business del nuovo sistema. Oggi i nuovi media pesano solo per il 4% dei nostri ricavi”. Più convinto appare Luca Joisi (Einstein Mul- timedia Group): “Già oggi quando si fa cinema o videoclip si cerca di riprendere con modalità che consentano i passaggi sulla mobile TV”. Anche lui, però, si dice incerto sui ritorni economici. “La killer application? È come il Sacro Graal del Codice da Vinci”. E il cinema? “Il telefonino non è proprio il massimo. Ma cinema sono anche i corti. Se vi saranno risorse economiche, anche i registi si adegueranno”, spiega Osvaldo De Santis (20th Century Fox). “Ci stiamo organizzando per trasmettere gli stessi programmi in TV e sul telefonino”, spie- gano all’unisono Luigi Rocchi (RAI) e Emilio Carelli (SkyTG24). “Il mondo della pubblicità segue con grande attenzione le evoluzioni del settore”, afferma Layla Pavone (IAB Italia). Insomma, eppur si muove. E gli uomini delle telco? Si propongono come protagonisti. E non solo Vincenzo Novari che sin dall’inizio ha chiamato “mediacompany” la sua 3: “la banda larga mobile si è estesa più velocemente di quella terrestre e la mobilità è il nostro terreno”. “Noi non vogliamo diventare una mediacompany, ma lavorare insieme con i content provider”, ribatte Paolo Bertoluzzo (Vodafone): “Finora abbiamo fatto ben 4 milio- ni di download musicali, il doppio di I.tunes, e trasportiamo oltre 3 milioni di mms al giorno”. Per Stefano Pileri (Telecom Italia) si procederà per gradi: una prima fase legata alla diffusione del broadband trainata anche dalla proposizio- ne di nuovi contenuti; una seconda fase in cui arriveranno anche i ricavi con i contenuti vei- colati su una pluralità di canali con TI che pun- ta ad essere presente in tutti. Anche Tommaso Pompei (Tiscali) ne è convinto: “In prospettiva la multicanalità è obbligatoria”. Francesco De Leo (Wind) sottolinea il ruolo degli operatori (“sappiamo come fare investimenti di grandi dimensioni”) e l’importanza dello scambio di “contenuti autoprodotti dagli stessi utilizzato- ri”. Morale? Voci ancora discrepanti, interessi confliggenti, incertezze di tempi e strategie, per la conquista del cliente. Ma una via obbligata: fra telco e media il ma- trimonio è già scritto. Ericsson l’ha chiamata Networked Media Ma comunque la si voglia definire, l’integrazione telco-contenuti è nelle cose Gildo Campesato LA GRANDE TORTA Carl-Henric Svanberg, CEO e presidente di Ericsson. L’azienda sostiene che una ricerca prevede 107 miliardi di euro fatturati nel 2011 dall’industria nascente dei Networked Telco e media company «Un’occasione perl’Italia Non dobbiamo perderla» Il mondo che abbiamo davanti cambia ogni giorno di più. Né la televisione, né il tele- fono saranno più quelli di una volta”: Cesare Avenia, amministratore delegato di Ericsson, è convinto che la fase imboccata dalle teleco- municazioni porti irreversibilmente verso un mondo completamente diverso da quello cui ci eravamo abituati. È l’arena competitiva dei “networked media” come li chiama con un neologismo ficcante. Chi sarà capace di inter- pretare il nuovo business e la nuova domanda che emergono dalla convergenza tra telecomu- nicazioni e contenuti digita- li vincerà la partita. Gli altri resteranno inevitabilmente indietro. Ing. Avenia, cosa sono i networked media? Mi sembra ormai sotto gli occhi di tutti che stan- no rapidamente cadendo le tradizionali barriere che hanno sempre distinto me- dia e contenuti da un lato, reti di telecomunicazione dall’altro. Con i contenuti digitali che viaggiano in rete e con il lancio di nuove piattaforme atte a distribuirli e che incontrano le esigenze di personalizza- zione e di mobilità, questi due mondi sono destinati a costituire il nuovo mondo dei Networked Media, co- me li abbiamo chiamati in Ericsson. È una sfida anche per l’Italia, siamo all’avan- guardia nelle tlc mobili, possiamo puntare ad esserlo anche nei contenuti. Pensate che il vostro messaggio venga ascoltato? Stiamo vivendo un momento di intenso di- battito nazionale ed internazionale sui temi dei contenuti digitali, sulla corsa verso la Mobile Tv, sull’affermazione della IPTV. Non a caso a questo dibattito corrisponde un mood di particolare sensibilità di tutti gli operatori te- lefonici nel voler costruire una nuova dinamica di mercato, dal momento che i loro tradizionali modelli di business sono destinati ad essere rivisti. Non mi pare che predichiamo nel de- serto anche se, ovviamente, come in tutte le cose nuove, le sensibilità non si sviluppano allo stesso modo”. Ci si interrogat sulla effettiva consistenza del nuovo mercato. Tutto indica che i Networked Media avranno uno sviluppo esplosivo nei prossimi anni. Le previsioni parlano di un tasso di crescita me- dio del 35% annuo, con un mercato superiore ai 100 miliardi di euro nel 2011. La crescita poggerà sull’affermazione di nuove modalità di consumo dei contenuti digitali. Attenzione, vi sarà una sostituzione limitata dei contenuti tradizionali, perché la natu- ra innovativa dei Networked Media offre nuove modalità di distribuzione non pos- sibili con i media tradizio- nali. Se poi guardiamo alla Networked Tv, tanto la com- ponente fissa (IPTV) che quella mobile (Mobile TV) godranno di tassi crescita superiori al 60%, con una stima di mercato per il 2011 pari a 14 miliardi. di euro per la IPTV e 17 miliardi di euro per la Mobile TV. Non solo è un mondo nuovo, ma è anche un mondo destinato a dare soddisfazioni signi- ficative a chi ne coglierà le potenzialità. Chi vincerà? Gestori Tlc o detentori di contenuti? Non è un gioco a somma zero. I Networked Media sono una straordinaria op- portunità di crescita tanto per l’industria delle telco quanto per quella dei media. Dalla colla- borazione intelligente di queste due industrie, nell’ambito di un quadro normativo equilibrato, può nascere un mercato di entità maggiore della somma di quelli esistenti. Anche perché si base- rà su bisogni e consumi oggi ancora inespressi. In ogni caso, le possibilità offerte dalle nuove tecnologie per la produzione, la distribuzione ed il consumo dei contenuti sono fattori abilitanti di grande importanza, ma da soli non bastano. Il successo dipenderà dalle dinamiche di relazioni che i principali attori del mondo delle telecomu- nicazioni e dei media sapranno porre in essere tra loro e verso i loro clienti. G.C. Il Paese è all’avanguardia nelle tecnologie mobili Possiamo avere la leadership anche nei contenuti Avenia: la crescita degli NM sarà da boom, trainata da nuovi bisogni

In mediastat business - d110erj175o600.cloudfront.net · presentazione del sito – vivono in case amplissime e con cinque automobili. Ci sono anche quelli, e sono la maggioranza,

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IlPaginoneDAL 19 GIUGNO AL 2 LUGLIOPAG.13

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Libria cura d i Rober ta Chi t iCyber

communication

DAL 19 GIUGNO AL 2 LUGLIOPAG.12

PARLANO LE TELCO

PARLANO I PROVIDER

Lala.com, il sito che paga il dentista ai musicisti poveriUn sito per i musicisti meno abbienti.

Che aggira le norme sul copyright e, attraverso una Fondazione (“Z Foundation”), tenterà di erogare contributi per spese mediche e odontoiatriche “spesso inaccessibili - avverte il sito - a molti lavoratori dello spettacolo”. Il nuovo sito, battezzato Lala.com, punta a trasformare l’economia del settore musicale e sta esordendo proprio in questo periodo, attribuendo ai musicisti una parte maggiore di profitti e mettendo al-l’angolo invece le etichette discografiche e altri inter-mediari. Lala.com, fondato da un gruppo di amici mu-sicofili, consente agli utenti, per il momento solo negli Stati Uniti, di scambiare cd musicali per 1 dollaro, più le spese di spedizione, e si impegna a dare un quinto delle proprie vendite a tutti i musicisti, tra cui meno conosciuti che lavorano nei turni in sala di incisione,

che hanno partecipato alla realizzazione dei cd scam-biati sul sito. “Non tutti i musicisti – scrivono nella presentazione del sito – vivono in case amplissime e con cinque automobili. Ci sono anche quelli, e sono la maggioranza, che campano unicamente dei diritti dei passaggi dei loro brani sui media. Diamo loro una mano”. Con una mossa che certamente provocherà qualche nuova polemica con l’industria discografica, il fondatore della start-up ha detto che Lala eviterà i tradizionali diritti d’autore e i sistemi di pagamento delle royalty per ricompensare invece il lavoro rico-noscibile dei musicisti. Il sito funziona un po’ come eBay, il sito di scambi basato sulle aste, dato che punta a incoraggiare i clienti che si iscrivono a elencare tutti i cd che vogliono scambiare e quelli che vogliono invece ricevere. Una volta che lo scambio è stato orga-

nizzato, il destinatario paga 1 dollaro e 49 centesimi. I 49 centesimi servono per la consegna del disco, mentre 1 dollaro va a coprire le spese amministrative, la fetta per il sito e i compensi per i musicisti.

Lala ha annunciato che 20 centesimi di quel dollaro saranno destinati a un fondo di assistenza ai musicisti, probabilmente la Z Foundation. Venti-30 centesimi resterebbero invece alla società, che è partita con un fondo di 9 milioni di dollari in capitale di ventura. Lala esiste già in versione test da diversi mesi, e ha raccolto 100.00 persone circa, più altre 200.000 che hanno chiesto di iscriversi. Liberamente ispirato alla Motion Picture Relief Fund la visionaria creazione di Charlie Chaplin, “Z Foundation” si ripromette di crea-re un’associazione a tutela dei lavoratori dell’industria musicale.

Fondato da un gruppo di amici sul modello di e-Bay crea un fondo di previdenza per i lavoratori dello spettacolo

Uno studio commissionato da Nokia Nseries rivela una diffusa domanda di convergenza digitale

da parte dei consumatori. Quasi la metà della popo-lazione mondiale usa oggi il telefono cellulare come fotocamera, più di due terzi prevedono di sostituire il loro lettore MP3 con un cellulare abilitato alla musica e quasi la metà intende collegare il proprio cellulare agli strumenti elettronici domestici. Secondo la ricerca non solo i consumatori hanno accolto la convergenza con grande favore, ma ne chiedono ancora di più. Lo studio è stato condotto in 11 paesi di tutto il mondo per rilevare l’opinione dei consumatori sui telefoni cellulari multifunzione presenti e futuri. Quasi la metà degli intervistati (44%) usa il telefono cellulare come fotocamera; l’India è la patria dei fotografi mobili più prolifici (68%). A livello globale, il 72% della popola-

I dispositivi elettronici trainano il consumo di canzonizione non usa una sveglia separata, mentre il 73% usa il telefono cellulare come orologio principale. Quando si tratta di navigare in rete in mobilità, più di un terzo (35%) degli intervistati usa il cellulare almeno una volta al mese. Tra i Paesi intervistati, il Giappone è al primo posto per l’uso dell’Internet mobile, con il 37% della popolazione che dichiara di collegarsi in rete con il telefono cellulare ogni giorno.

Il 67% della popolazione dei Paesi industrializzati scarica gran parte della musica che ascolta e l’87% afferma di avere aumentato l’acquisto di musica dopo l’acquisto di un dispositivo digitale. La durata del-l’ascolto è massima in Germania, dove il 28% della popolazione ammette di ascoltare più di 21 ore di musica alla settimana. I generi musicali più ascoltati, pop (35%), rock (21%), dance (8%) e classica (7%).

Il 67% degli intervistati prevede di sostituire il proprio lettore MP3 con un cellulare.

I dipositivi multifunzione stanno dunque sostituendo alcuni gadget. Anche la casa è destinata a cambiare se-condo lo studio: al suo interno il cellulare agisce come telecomando che invia contenuti digitali come musica e foto ai dispositivi domestici compatibili. Quasi la metà (42%) degli intervistati desidera che stampanti, pc, stereo, tv e telefoni cellulari siano interconnessi. L’Arabia Saudita si prepara a diventare la patria della casa digitale: il 72% della popolazione vorrebbe che persino il frigorifero fosse compreso in questa rete. Più di un intervistato su due (58%) vorrebbe poter control-lare tutti i suoi elettrodomestici per mezzo del telefono cellulare, in particolare in India dove l’85% ha espresso questo desiderio.

Una ricerca commissionata da Nokia su 11 Paesi rivela l’aumento della domanda di device multifunzionali

«Rapporti ok con le majornon temiamo l’Ipodperché abbiamo prodottipiù ricchi ed un’offertadecisamente più varia»

«Finora, ci siamo focalizzati su grandi mercati come Usa, Canada, UK. Ora stiamo andando in Giappone ma l’Eu-ropa, ed ovviamente anche l’Italia, è uno dei prossimi obiettivi. Soprattutto pensando a Napster Mobile»: Brad Duea presidente di Napster, sceglie la convention di Ericsson sui networked media (il gruppo svedese ha implementato la piattaforma di serv ice delivery mobile di Napster), per annunciare una strategia di espansione nel vecchio continente.

Mr. Duea, non teme il superpotere dell’Ipod?Assolutamente no. Abbiamo due modelli di business diffe-

renti. Noi siamo nel mercato della musica, loro sono interessati soprattutto a vendere l’hardware. Il solo servizio che hanno è l’I.tunes. Nell’Interne mobile i consumatori chiedono la libertà, non vogliono dipendere da un gadget.

Napster a pagamento ha tradito i vecchi affezionati?No. L’esperienza di Napster gratuita, iniziata nel 1999, ha dato

l’impressione che la Rete fosse gratis. Questa sedimentazione psicologica è un problema. Ma senza quel che è avvenuto allora oggi non ci sarebbe il mercato della musica in Rete. E adesso il Web è sempre più percepito come un luogo dove si può fare busi-ness, dove si possono comperare delle cose. Stiamo assistendo ad un fenomeno particolare: i giovani del ’99 sono diventati meno giovani ma tornano a consultare Napster per sapere cosa c’è di nuovo nel campo della musica. E comprano.

Lo dicono anche le cifre?Nel 2004, il primo anno della nuova Napster, le revenue tocca-

vano malamente i 12 milioni di dollari; nel 2005 erano già 44 milioni; nell’anno fiscale che abbiamo appena chiuso il fattu-rato è salito a 95 milioni di dollari. Siamo soddisfatti. Abbiamo 6000.000 abbonati che ci danno il 70% del fatturato; il resto viene dalla vendita di singoli tracks. La sottoscrizione mensile costa 9,95 dollari, l’acquisto à la carte 99 cents per il singolo brano. Con 14,95 dollari al mese ora si ha diritto a scaricare canzoni anche sul telefonino, un servizio che stiamo lanciando proprio in queste settimane. Abbiamo anche una proposta per gli amanti del gratuito: musica gratis se accettano di ascoltare la pubblicità. Proporremo presto anche i video delle canzoni.

Continuano le tensioni con le major?

No, i rapporti sono molto diversi da quelli di un tempo: oggi Napster rappresenta un’estensione del loro business tradi-zionale. I rapporti con i produttori indipendenti sono ottimi: ci vedono come partner che apre sbocchi commerciali più ampi.

Che rapporti avete con i costruttori di telefonini?

Cerchiamo di avere ottimi rapporti con tutti. Il nostro obiettivo è di avere molti costruttori che fornicano una grande pluralità di handset capaci di supportare la tecnologia Napster. È interesse nostro, ma è anche interesse loro. Il mercato della musica mobile è destinato ad espandersi esponenzialmente nei prossimi anni.

Molti operatori mobili vogliono controllare quel che arriva ai loro clienti

Non credo proprio che la politica del walled garden sia quella giusta, sia perché i gestori rischiano di sbagliare gli investimenti, sia perché così limitano l’offerta ai loro clienti. Che senso ha tagliare a fette una torta piccola quando si può accedere ad una molto più grande? G.C.

Duea (Napster):presto in ItaliaShop musicale anche sui cellulari

Scritto da dirigenti SAS, sottotitolo “Using the information Evolution Model to Grow your Business” è una guida pratica che fornisce ai manager preziosi suggerimenti sui metodi più innovativi per ottimizzare

il patrimonio informativo azien-dale. La pubblicazione illustra nel dettaglio la metodologia SAS Information Evolution Model (IEM) introdotta per la prima volta nel 2003 per valutare, configurare e massimizzare l’utilizzo strategico dei dati e delle informazioni in azienda, incrociandoli con gli aspetti organizzativi. Percorrendo gradualmente le cinque fasi previste dal modello (operate, consolidate, integrate, optimize, innovate),

qualunque azienda è in grado di aumentare il valore strategico dell’informazione fino a raggiungere il livello massimo di eccellenza. “Una delle maggiori esigenze dei nostri clienti è tradurre in valore l’enorme mole di informazioni presenti nella propria azienda. Il modello SAS dà loro la possibilità di farlo” sostiene Alessandro Zeigner, AD di SAS in Italia.

Information Revolution DI JIM DAVIS, GLORIA MILLER, ALAN RUSSELL 187 PAGINE, 25 EUROWILEY (IN VENDITA SUL SITO PUBBLICAZIONI SAS)

L’invenzione del web ha prodotto una controrivolu-zione “proprietaria” di cui ancora non si è percepita esattamente la portata. Il progetto di Internet in realtà era stato pensato in maniera tale da permettere ai creatori di poter sperimentare liberamente. Ora non più. Potentati economici - così li definisce l’autore

- stanno riconquistando la Rete, tra-sformandola da forum aperto per le idee in null’altro che televisione via cavo ad alta velocità. Il rischio di un ritorno a un’età medievale in cui pochi gestori dei diritti impongano le proprie regole a tutti sembra non essere più una metafora azzardata.Lessig, giurista e intellettuale tra i più impegnati nella difesa dei diritti digitali, sviluppa le proprie argomentazioni entrando nel merito della proprietà privata delle idee contro la possibilità di una nuova

fase di “recinzioni”, che già aveva segnato in maniera decisiva l’accumulazione originaria del capitale.

Il futuro delle idee DI LAWRENCE LESSIG272 PAGINE, 16 EUROFELTRINELLI

Come possono cittadini e opposizione verificare, ogni giorno, che un sindaco mantenga le sue pro-messe? Gli autori rispondono ai quesiti su come

governare una città per assicurare l’attuazione di un programma. Que-ste pagine descrivono un metodo di lavoro condiviso, sperimentato al Comune di Bari come mix fra tecnologia informatica e pratica delle organizzazioni. Il software che ne è scaturito, GovernAzioni, è reperibile liberamente sul sito del Comune di Bari. Gli autori: Emiliano, magistrato e sindaco di Bari nel 2004. Lorusso consulente per l’innovazione e l’apprendimento

continuo. Marchillo (staff Controllo di Gestione del Comune di Bari), De Padova (progetti implementa-zione Sistemi Informativi Comunali).

Per una città governabileAA.VV.112 PAGINE, 12 EUROPROGEDIT

In mediastat businessAcronomi e nuove definizioni sono di

casa nell’ICT. Gli ultimi arrivati sono gli NM, i “Networked Media”, una definizione che rac-coglie una pluralità di piattaforme destinate a veicolare contenuti digitali sempre più interdi-pendenti con i loro mezzi di trasmissione: PC, cellulare, schermo TV, palmari e chi più ne ha più ne metta. I Networked Media sono appunto questo: il business delle piattaforme di distribu-zione e trasmissione integrate con i contenuti. Il battesimo del neologismo è avvenuto in casa Ericsson Italia, mentre si stava preparando la tradizionale convention annuale, svoltasi que-st’anno a Portofino con la partecipazione tra gli altri del presidente dell’Agcom Corrado Cala-brò, di quattro commissari, i rappresentanti dei principali operatori fissi e mobili attivi in Italia, gli esponenti dell’industria dei media e dei con-tenuti. Prove di matrimonio, insomma.

“Cercavamo un termine più pregnante di convergenza, parola troppo abusata e troppo generica: ci è piaciuto Networked Media, una definizione appropriata per piattaforme di comunicazione destinate ad essere sempre più integrate a rete fra loro e con i contenuti che portano - spiega Cesare Avenia, amministratore delegato di Ericsson. Sulle caratteristiche del nuovo mercato si sofferma Johan Bergendahl, vice president marketing di Ericsson. “Come sarà dal punto di vista del consumatore? È pre-sto detto: esperienze di consumo dei contenuti

multimediali, comunque essi siano, ovunque e in qualunque momento. Uno scenario di un futuro non pro-prio prossimo? Niente affatto: lo scorso novembre I.tunes ha venduto un milione di video in 20 giorni, SeeMeTV in UK sta ottenendo un milione di download al mese, BSkyB a dicembre ha contato 1 milione di videostreams in 10 giorni, sono attivi 335 negozi online da cui scaricare musica legalmente contro i 50 di due anni fa, il 57% dei giovani americani

creano propri contenuti per la rete. Non sono nicchie, è un mercato enorme che si sta svilup-pando. Un mercato che varrà 107 miliardi di euro nel 2011”. Stando ad uno studio commis-sionato da Ericsson ad Analysys. “La crescita maggiore sarà dovuta alla televisione, grazie ad IPTVe mobile-TV. Ma un forte traino verrà anche da servizi e contenuti innovativi e da ser-vizi addizionali, magari oggi sottovalutati co-me ad esempio advertising, unified messaging, short-format video che in futuro contribuiranno a sostenere i ricavi del settore.

Ma che ne pensano i diretti responsabili, gli uomini delle telco o i rappresentanti del mediabusiness? Domanda non peregrina: più i due mondi riusciranno a dialogare e a pro-porre soluzioni tecniche e contenuti mirati per ciascun mezzo più la torta crescerà. Del resto, senza nuovi contenuti i nuovi media rischiano di rimanere semivuoti. La diffidenza reciproca non manca. I content provider si fanno forti dell’esperienza nel mercato dei contenuti e puntano ad acquisire un rapporto diretto col cliente finale considerando le telco come mere pipeline distributive. Queste ultime, al contra-rio, si fanno forti della conoscenza diretta di

milioni di clienti e di affinate strutture di CRM, sconosciute agli operatori dei media.

Marco Bassetti di Endemol sottolinea la discrepanza tra “l’abbondanza dei canali e la scarsità di contenuti”. Scommettere sui nuovi media? “Stiamo investendoci, ma non è chiaro il modello di business del nuovo sistema. Oggi i nuovi media pesano solo per il 4% dei nostri ricavi”.

Più convinto appare Luca Joisi (Einstein Mul-timedia Group): “Già oggi quando si fa cinema o videoclip si cerca di riprendere con modalità che consentano i passaggi sulla mobile TV”. Anche lui, però, si dice incerto sui ritorni

economici. “La killer application? È come il Sacro Graal del Codice da Vinci”. E il cinema? “Il telefonino non è proprio il massimo. Ma cinema sono anche i corti. Se vi saranno risorse economiche, anche i registi si adegueranno”, spiega Osvaldo De Santis (20th Century Fox). “Ci stiamo organizzando per trasmettere gli stessi programmi in TV e sul telefonino”, spie-gano all’unisono Luigi Rocchi (RAI) e Emilio Carelli (SkyTG24). “Il mondo della pubblicità segue con grande attenzione le evoluzioni del settore”, afferma Layla Pavone (IAB Italia). Insomma, eppur si muove.

E gli uomini delle telco? Si propongono come

protagonisti. E non solo Vincenzo Novari che sin dall’inizio ha chiamato “mediacompany” la sua 3: “la banda larga mobile si è estesa più velocemente di quella terrestre e la mobilità è il nostro terreno”. “Noi non vogliamo diventare una mediacompany, ma lavorare insieme con i content provider”, ribatte Paolo Bertoluzzo (Vodafone): “Finora abbiamo fatto ben 4 milio-ni di download musicali, il doppio di I.tunes, e trasportiamo oltre 3 milioni di mms al giorno”. Per Stefano Pileri (Telecom Italia) si procederà per gradi: una prima fase legata alla diffusione del broadband trainata anche dalla proposizio-ne di nuovi contenuti; una seconda fase in cui

arriveranno anche i ricavi con i contenuti vei-colati su una pluralità di canali con TI che pun-ta ad essere presente in tutti. Anche Tommaso Pompei (Tiscali) ne è convinto: “In prospettiva la multicanalità è obbligatoria”. Francesco De Leo (Wind) sottolinea il ruolo degli operatori (“sappiamo come fare investimenti di grandi dimensioni”) e l’importanza dello scambio di “contenuti autoprodotti dagli stessi utilizzato-ri”. Morale? Voci ancora discrepanti, interessi confliggenti, incertezze di tempi e strategie, per la conquista del cliente.

Ma una via obbligata: fra telco e media il ma-trimonio è già scritto.

Ericsson l’ha chiamata Networked MediaMa comunque la si voglia definire,

l’integrazione telco-contenuti è nelle cose

Gildo Campesato

LA GRANDE TORTACarl-Henric Svanberg, CEO e presidente di Ericsson. L’azienda sostiene che una ricerca prevede 107 miliardi di euro fatturati nel 2011 dall’industria nascente dei NetworkedTelco e media company

«Un’occasione per l’ItaliaNon dobbiamo perderla»

Il mondo che abbiamo davanti cambia ogni giorno di più. Né la televisione, né il tele-fono saranno più quelli di una volta”: Cesare Avenia, amministratore delegato di Ericsson, è convinto che la fase imboccata dalle teleco-municazioni porti irreversibilmente verso un mondo completamente diverso da quello cui ci eravamo abituati. È l’arena competitiva dei “networked media” come li chiama con un neologismo ficcante. Chi sarà capace di inter-pretare il nuovo business e la nuova domanda che emergono dalla convergenza tra telecomu-nicazioni e contenuti digita-li vincerà la partita. Gli altri resteranno inevitabilmente indietro. Ing. Avenia, cosa sono i networked media?

Mi sembra ormai sotto gli occhi di tutti che stan-no rapidamente cadendo le tradizionali barriere che hanno sempre distinto me-dia e contenuti da un lato, reti di telecomunicazione dall’altro. Con i contenuti digitali che viaggiano in rete e con il lancio di nuove piattaforme atte a distribuirli e che incontrano le esigenze di personalizza-zione e di mobilità, questi due mondi sono destinati a costituire il nuovo mondo dei Networked Media, co-me li abbiamo chiamati in Ericsson. È una sfida anche per l’Italia, siamo all’avan-guardia nelle tlc mobili, possiamo puntare ad esserlo anche nei contenuti.

Pensate che il vostro messaggio venga ascoltato?

Stiamo vivendo un momento di intenso di-battito nazionale ed internazionale sui temi dei contenuti digitali, sulla corsa verso la Mobile Tv, sull’affermazione della IPTV. Non a caso a questo dibattito corrisponde un mood di particolare sensibilità di tutti gli operatori te-lefonici nel voler costruire una nuova dinamica di mercato, dal momento che i loro tradizionali modelli di business sono destinati ad essere rivisti. Non mi pare che predichiamo nel de-serto anche se, ovviamente, come in tutte le

cose nuove, le sensibilità non si sviluppano allo stesso modo”.

Ci si interrogat sulla effettiva consistenza del nuovo mercato.

Tutto indica che i Networked Media avranno uno sviluppo esplosivo nei prossimi anni. Le previsioni parlano di un tasso di crescita me-dio del 35% annuo, con un mercato superiore ai 100 miliardi di euro nel 2011. La crescita poggerà sull’affermazione di nuove modalità di consumo dei contenuti digitali. Attenzione, vi sarà una sostituzione limitata dei contenuti

tradizionali, perché la natu-ra innovativa dei Networked Media offre nuove modalità di distribuzione non pos-sibili con i media tradizio-nali. Se poi guardiamo alla Networked Tv, tanto la com-ponente fissa (IPTV) che quella mobile (Mobile TV) godranno di tassi crescita superiori al 60%, con una stima di mercato per il 2011 pari a 14 miliardi. di euro per la IPTV e 17 miliardi di euro per la Mobile TV. Non solo è un mondo nuovo, ma è anche un mondo destinato a dare soddisfazioni signi-ficative a chi ne coglierà le potenzialità.

Chi vincerà? Gestori Tlc o detentori di contenuti?

Non è un gioco a somma zero. I Networked Media sono una straordinaria op-

portunità di crescita tanto per l’industria delle telco quanto per quella dei media. Dalla colla-borazione intelligente di queste due industrie, nell’ambito di un quadro normativo equilibrato, può nascere un mercato di entità maggiore della somma di quelli esistenti. Anche perché si base-rà su bisogni e consumi oggi ancora inespressi. In ogni caso, le possibilità offerte dalle nuove tecnologie per la produzione, la distribuzione ed il consumo dei contenuti sono fattori abilitanti di grande importanza, ma da soli non bastano. Il successo dipenderà dalle dinamiche di relazioni che i principali attori del mondo delle telecomu-nicazioni e dei media sapranno porre in essere tra loro e verso i loro clienti. G.C.

Il Paese è all’avanguardia nelle tecnologie mobiliPossiamo avere la leadership anche nei contenuti

Avenia: la crescitadegli NM sarà da boom, trainatada nuovi bisogni