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Il Family Day nella stampa italiana
Ricerca a cura di
OssCom – Centro di ricerca sui media e la comunicazione
per
Fisc – Federazione Italiana Settimanali Cattolici
Direzione: Fausto Colombo
Coordinamento: Piermarco Aroldi
Ricercatori: Simone Carlo, Daniele Milesi, Maria Francesca Murru, Marco Tomassini
Novembre 2007
PREMESSA
Nel quadro di una riflessione sullo stato dell’informazione e dei processi di costruzione
dell’opinione pubblica in Italia, con particolare attenzione al modo in cui la stampa “copre” i temi
dell’esperienza religiosa ed ecclesiale, Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e OssCom
(Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica) hanno deciso di
realizzare un’analisi della modalità con cui alcuni dei principali quotidiani italiani hanno raccontato
l’evento del Family Day del 12 maggio 2007.
OBIETTIVI E METODOLOGIA
La ricerca si è proposta di ricostruire la copertura informativa del Family Day sviluppata prima,
durante e dopo la realizzazione dell’evento del 12 maggio; si è trattato di sviluppare un’analisi desk
della copertura informativa integrando la dimensione quantitativa e la dimensione qualitativa, con
particolare attenzione alle seguenti domande:
- Quanta attenzione è stata dedicata all’evento da parte dei diversi quotidiani?
- Come si è distribuita questa attenzione nel tempo?
- Come è stato tematizzato l’evento?
- Come è stato valorizzato l’evento?
Il campione dei quotidiani, al fine di rappresentare al meglio la pluralità delle opinioni e delle
posizioni culturali del nostro paese, ha compreso le seguenti testate:
• Corriere della Sera
• La Repubblica
• Avvenire
La dimensione quantitativa ha visto la rilevazione e classificazione degli articoli e dei box
contenenti la parola chiave “Family Day” e/o discorsi e argomenti facenti riferimento a una
manifestazione a favore della famiglia. E’ stata realizzata una schedatura anagrafica di ogni
articolo dedicato al Family Day nel periodo compreso tra il 1 marzo 2007 e il 30 giugno
2007 al fine di rilevare:
- numero degli articoli
- spazio dedicato a ciascun articolo e in complesso
- collocazione all’interno del giornale
- genere del discorso giornalistico
La dimensione qualitativa ha visto l’analisi delle strutture interne del testo, dei frames
concettuali, dei formato, stile, codici, linguaggi, convenzioni che hanno contribuito alla
costruzione del significato e delle rappresentazioni mediali e sociali del Family Day. A
questo proposito è stato realizzato un approfondimento qualitativo a carattere più
interpretativo isolando i momenti di maggiore focalizzazione sull’evento, al cui interno
selezionare un campione di articoli particolarmente significativi analizzati in base a:
- un’analisi tematica (contenuti e articolazione delle issues)
- un’analisi linguistico retorica (stile, figure retoriche, parole chiave etc,)
- un’analisi dei processi di valorizzazione (attribuzione di parola, connotazione, assiologia
esplicita e implicita etc.)
- un’analisi dell’apparato iconografico e delle relative didascalie
Il campione analizzato è composto da 61 articoli dell’Avvenire, 40 articoli del Corriere della Sera,
41 articoli de La Repubblica
I RISULTATI DELL’ANALISI QUANTITATIVA
Per quanto riguarda l’analisi quantitativa, il corpus di Avvenire comprende 4411 articoli o box,
1283 colonne, 80 giorni coperti (su 106). Dei 441 articoli, 22 erano presenti in prima pagina.
Il corpus de Il Corriere della Sera comprende 241 articoli-box, 714 colonne, 75 giorni coperti (su
122); 18 articoli in prima pagina. Il corpus de La Repubblica contiene 249 articoli o box, 760
colonne, 76 giorni coperti (su 122); 28 articoli in prima pagina.
Nel mese di marzo Avvenire inizia a parlare di una manifestazione a favore della famiglia in
ritardo rispetto agli altri quotidiani. Il quotidiano, assolvendo la sua missione di organo ufficiale, è
più attento a riportare i comunicati, le prese di posizione, le dichiarazione ufficiali dei soggetti del
mondo cattolico. La Repubblica e il Corriere, invece, sono più attenti ai retroscena, al dibattito
sull’argomento all’interno del mondo cattolico e alle polemiche nel mondo politico.
In totale nel mese di marzo Avvenire pubblica 50 articoli o box, il Corriere 64 e La Repubblica 45.
1 Si segnala, a proposito di Avvenire, l’assenza dell’edizione del lunedì; nell’andamento dei grafici è quindi rilevabile una soluzione di discontinuità in corrispondenza di tutti i lunedì.
Il mese di aprile non si caratterizza per eventi che giustifichino un’attenzione specifica sul Family
Day: Avvenire si distingue per un’attenzione costante alla manifestazione, attraverso articoli che
danno voce ai soggetti promotori dell’evento. Il Corriere della Sera, con minore intensità, si
concentra sulla costruzione dell’evento, alle polemiche attorno alla contromanifestazione e ai
rapporti tra Vaticano e Parlamento Europeo. La Repubblica per buona parte del mese (dall’11 al 28
aprile) non parla direttamente di Family Day: la manifestazione rimane sottotraccia rispetto ai
consueti temi di polemica politica e al rapporto tra Stato e Chiesa.
In totale nel mese di aprile Avvenire pubblica 100 articoli o box, il Corriere 42 e La Repubblica 14.
Nel mese di maggio l’attenzione di Avvenire cresce all’avvicinarsi dell’evento, fino a
monopolizzare il quotidiano il giorno 13 maggio. L’attenzione decresce poi velocemente,
rianimandosi in corrispondenza con l’Assemblea Generale della CEI (21-25 maggio) e cadendo in
contemporanea con la Conferenza sulla Famiglia dove la discussione attorno alle politiche familiari
prende il posto della cronaca dell’evento.
Il Corriere delle Sera dimostra molta attenzione il giorno successivo l’evento. L’interesse cala ma
ha alcuni picchi in corrispondenza delle polemiche politiche attorno alla Conferenza sulla Famiglia.
La Repubblica dimostra attenzione nei confronti delle polemiche politiche precedenti alla
manifestazione circa la partecipazione all’evento di esponenti del governo. Il quotidiano romano ha
spiccata attenzione per la manifestazione e dimostra un discreto interesse per il dibattito interno alla
Conferenza sulla Famiglia.
In totale nel mese di maggio Avvenire pubblica 259 articoli o box, il Corriere 123 e La Repubblica
157.
Nel mese di giugno l’attenzione per il Family Day da parte del Corriere scema quasi
completamente. In Avvenire e La Repubblica il tema ritorna in corrispondenza con il Gay Pride.
Verso fine mese La Repubblica riprende a parlare di Family Day legando la manifestazione al
dibattito politico ed etico attorno al testamento biologico.
L’ANALISI QUALITATIVA
Avvenire
• Strategie di tematizzazione
La rappresentazione del Family Day da parte di Avvenire si è caratterizzata per una forte attenzione
nei confronti dell’associazionismo e del mondo cattolico e un focus specifico sull’evento, anche in
termini organizzativi e di preparazione (culturale, spirituale, logistica).
La voce e le azioni dei movimenti cattolici hanno costituito il nucleo centrale della rubrica sul
Family Day “12 maggio” e insieme il criterio sulla base del quale ponderare la notiziabilità di altri
“temi satellite” ad alta visibilità mediale, come il dibattito politico, l’iter legislativo dei Dico, le
politiche di sostegno alla famiglia, il ruolo dei cattolici in politica.
Avvenire ha rappresentato una voce informativa organica al movimento e in quanto tale ha scelto di
sviluppare una prospettiva d’osservazione interna ai fatti. Il “macro-racconto” del giornale si è
rivolto quindi innanzi tutto ad un “noi condiviso”, e matrice di tale condivisione è stato il comune
riconoscimento entro quell’orizzonte di riferimenti simbolici e politici di cui il Family Day era
manifestazione. Contemporaneamente, il Family Day è stato per l’Avvenire occasione di dialogo
con l’esterno del mondo cattolico, inserendo il quotidiano a pieno titolo nella discussione politica e
culturale in corso; “osservatore” tra gli “osservatori”, ha agito nel terreno dialettico dell’opinione
pubblica, organizzando, ottimizzando e razionalizzando il flusso di notizie in modo tale da
esercitare una forma, più o meno efficace, più o meno estensiva, di controllo “cognitivo” e
“simbolico” del dibattito.
• Strategie di valorizzazione dell’evento
Nell’ambito delle strategie narrative della manifestazione, per Avvenire il “popolo” del Family Day
ha rappresentato una categoria centrale nella rappresentazione dell’evento. Nella lettura di
Avvenire, la manifestazione ha costituito il momento in cui la “maggioranza silenziosa” degli
italiani, insufficientemente rappresentata dai media e ignorata dal ceto politico, ha acquisito
visibilità nello spazio pubblico nazionale. Ecco che le strategie di valorizzazione del Family Day si
sono inserite nella dicotomizzazione tra ciò che è “popolo” e ciò che è “non popolo”. Di fronte
agli attacchi del “non popolo” (la politica, le lobby minoritarie, la grande stampa, gli intellettuali
lontani dalla quotidianità), il popolo (le famiglie, l’associazionismo e le istituzioni popolari, come
la Chiesa) si difende attraverso l’unità e la testimonianza fisica della sua presenza.
Sono prevalentemente due le strategie rappresentative che concorrono a tale valorizzazione. In
primo luogo una peculiare articolazione dei contenuti, che inserisce una cesura sistematica tra le
unità informative relative all’universo dei movimenti Più Famiglia, e quelle che invece si occupano
del “fuori”, ovvero la politica e gli altri media. In secondo luogo, un’organizzazione antitetica della
dimensione valoriale che ha contrapposto alla folla, mite, pacifica, festosa, caparbia, determinata
del Family Day, i politici, i media, il “non popolo” come soggetti ostili, arrabbiati, vili, arroganti.
E’ interessante segnalare l’uso, con una certa ricorrenza, di metafore tratte dal lessico militare, in
maniera speculare e contrapposta all’uso che ne fa La Repubblica: la Chiesa è sotto attacco,
l’istituzione familiare è sotto assedio, la sinistra è all’attacco, si è creato un fronte laicista.
In questa strategia di valorizzazione dell’evento, fondata sull’adesione valoriale al Family Day,
Avvenire tematizza esplicitamente il proprio ruolo di soggetto che da voce all’Italia reale, quella
della quotidianità che non fa notizia e scoop, diversamente da come fanno i grandi media, più
attenti a dare spazio alle minoranze chiassose.
Il Corriere della Sera
• Strategie di tematizzazione
Il Corriere della Sera ha adottato una strategia di framing e di “ritaglio” del Family day decisamente
differente rispetto a quella impiegata da Avvenire, in virtù della quale ad essere offerto come
modello e principio di tematizzazione non è più la realtà dell’associazionismo cattolico (valorizzata
e sublimata nel riferimento all’unità del popolo del Family day) quanto le soggettività del Family
day – soprattutto soggetti politici e rappresentanti delle gerarchie ecclesiastiche - colte nel loro
profilo più strettamente istituzionale (un complessivo criterio di convocazione dei soggetti
discorsivi adottato dal Corriere è dato dalla loro capacità di rappresentare e impersonare realtà
istituzionali a livello politico ed ecclesiastico).
Più nel dettaglio lo sguardo del Corriere sul Family day si caratterizza per taglio di natura
prettamente politologica, con una focalizzazione sulla maggioranza di governo e sul Family day
come elemento di detonazione delle tensioni presenti nel centrosinistra; esso – dal punto di vista
della tematizzazione - va a costituire un nuovo terreno di contestualizzazione della crisi della
maggioranza, della frammentazione del centro-sinistra e delle tensioni centrifughe che lo
attraversano.
Al centro della focalizzazione tematica e discorsiva del Corriere troviamo quindi:
- una pluralità di soggetti politici legati alla maggioranza (i Teodem “supercattolici”, la
sinistra “iperlaicista”, i ministri pro Dico e quelli pro Family day etc …) che ne evidenziano
– a livello discorsivo ma anche, più complessivamente, politico – la frammentazione, la
“plurivocità” e la sfaldatura in una molteplicità di voci e prese di posizione.
- personaggi legati al mondo della Chiesa (Bagnasco, Ruini, Ratzinger, Bertone e i meno
ricorrenti Scola, Antonelli, Fisichella, Tonini) che entrano in relazione/contrapposizione con
soggetti politici, agendo come fattore di disturbo all’azione di governo (non tanto come
elemento strettamente antagonistico quanto – si è già detto – come elemento di detonazione
e di tensioni e contraddizioni già presenti nella maggioranza e nell’esecutivo)
• Strategie di valorizzazione dell’evento
Nel quadro di una tematizzazione del Family day in chiave politologica e istituzionale il Corriere
della Sera – a differenza de La Repubblica e, soprattutto, di Avvenire – ha optato per una “messa a
distanza” dell’evento e del dibattito nato intorno ad esso, assumendo una posizione di “distacco”,
esterna al terreno di confronto e al di sopra dei giudizi e delle strategie di attribuzione valoriale
proposte dalle diverse parti. La strategia di valorizzazione del Corriere si caratterizza quindi per
una complessiva “messa tra parentesi” delle voci del family day, una sistematica sospensione “dei
giudizi” e una conseguente rivendicazione di obiettività e autonomia rispetto alle soggettività e ai
discorsi del Family day. In particolare questa rivendicazione di autonomia e questa pretesa di
distacco si traduce in due specifiche strategie:
- Il ricorso a un’articolazione dei soggetti che privilegia relazioni di tipo contrappositivo con
un’organizzazione frequentemente simmetrica (la “cifra” argomentativa è quella dello
“scontro” faccia a faccia, della “sfida”, della contesa, dell’opposizione) che vede le diverse
voci messe a confronto, giustapposte e presentate con distacco ed obiettività.
- Una costante attenzione a segnalare tensioni, fratture, prese di distanza, “dissidenze” e,
complessivamente la “plurivocità” delle parti prese in esame: i poli discorsivi del Family
day (governo, maggioranza, la Chiesa e - in misura ridotta - l’insieme delle associazioni,
etc…) raramente costituiscono soggetti compatti, uniformi e totalmente “integrati”, più
spesso prevalgono, magari sottotraccia, idiosincrasie ed eterogeneità (che, puntualmente, il
Corriere, si fa carico di individuare ed evidenziare).
La Repubblica
• Strategie di tematizzazione
La Repubblica rappresenta il Family day tenendo conto di due principali assi tematici, dati
rispettivamente dalla strategia di crescente politicizzazione perseguita dalla Chiesa, e dalle
divisioni interne alla coalizione di Governo. La manifestazione del 12 maggio viene infatti
tematizzata come un momento di una più ampia offensiva “clericale” alla laicità delle istituzioni e
ai diritti civili, avviata in occasione del referendum sulla procreazione assistita del 2005 e condotta
sulla base di una sostanziale omologia rispetto alle posizioni politiche del centro-destra.
Un’offensiva di fronte alla quale emergono le contraddizioni interne alla maggioranza e la fragilità
del futuro Partito democratico. A trovare spazio tra le pagine del giornale sono dunque in
prevalenza rappresentanti della Chiesa “istituzionale” (soprattutto Benedetto XVI, il presidente
della Cei Bagnasco e il cardinale Ruini), o in alternativa politici di centro-sinistra (divisi tra
“teodem”, aderenti al Pd e una minoranza di socialisti e radicali). Nessun approfondimento viene
concesso al mondo dell’associazionismo cattolico, mentre dei partecipanti al Family day il
quotidiano mette in luce soprattutto l’ingenuità, la semplicità e la manipolabilità, tanto da parte
della Chiesa quanto dall’opposizione. In un simile scenario, La Repubblica si assume il compito di
rappresentare la componente laica della società italiana, che si ritiene minacciata dalle ingerenze
ecclesiastiche e scarsamente tutelata dai partiti e dalla politica in generale. A partire da questa
scelta, lo sguardo rivolto al Family day è ironico e distaccato, critico tanto quanto quello indirizzato
alla linea “equidistante” tenuta dai politici del Partito democratico.
• Strategie di valorizzazione dell’evento
La strategia scelta da La Repubblica per rappresentare il Family day si basa su una continua
contrapposizione dei soggetti in campo, disposti di volta in volta simmetricamente gli uni di
fronte agli altri: laici contro cattolici, la Chiesa contro le istituzioni, Piazza San Giovanni contro
Piazza Navona, il Gay Pride contro il Family day etc.. Anche terminologicamente, questa lunga
serie di contrasti viene enfatizzata attraverso un uso diffuso di metafore tratte dal lessico militare: si
parla di fronti, scontri, armate, attacchi, offensive, strategie, disarmi, guastatori, spari alzo zero,
granate e battaglie. Ma se quelli tra opposte “fazioni” sono contrasti esplicitamente evidenziati dal
giornale, tra i suoi articoli è possibile individuare anche il costante riferimento a una frattura
implicita tra “fatti” e “rappresentazioni”, articolata in una serie di dicotomie che vedono opposti:
- l’ideologicità e l’astrattezza dei principi che guidano l’agire della Chiesa alla concretezza
dei provvedimenti del Governo e alla complessità della vita reale degli italiani;
- i cattolici democratici (dopo il Family day cattolici tout court), eredi di una tradizione
degasperiana e fautori del dialogo con i laici, ai clericali, sostenitori della crociata contro i
diritti civili;
- la maggioranza effettiva degli italiani, sempre più secolarizzata, a quella rappresentata in
occasione del Family day;
- i toni pacati delle dichiarazioni dei vertici della Cei all’intransigenza di fatto del loro
comportamento;
- la spontaneità e il carattere laico attribuiti al Family day al sostanziale verticismo della
manifestazione, imposta alle associazioni laicali direttamente dalla Conferenza episcopale.