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Basilea III – PILLAR III INFORMATIVA AL PUBBLICO In ottemperanza della Circolare 285/2013 della Banca d’Italia per recepimento Direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (Capital Requirements Directive) e Regolamento UE n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (Capital Requirements Regulation) Data di Riferimento: 31 Dicembre 2017

Basilea III PILLAR III INFORMATIVA AL PUBBLICO 13: Attività non vincolate e vincolate (Art. 443 CRR)..... 62 Sezione 14: Sistemi e prassi di remunerazione ed incentivazione (Art

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Basilea III – PILLAR III INFORMATIVA AL PUBBLICO

In ottemperanza della Circolare 285/2013 della Banca d’Italia per recepimento Direttiva

2013/36/UE del 26 giugno 2013 (Capital Requirements Directive) e Regolamento UE n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (Capital Requirements Regulation)

Data di Riferimento: 31 Dicembre 2017

GBM Banca S.p.A. Pillar III

31/12/2017

Indice Premessa ................................................................................................................... 3

Sezione 1: Obiettivi e Politiche di Gestione del Rischio (Art. 435 CRR) .................................................... 8

Sezione 1.1: Sistemi di governance (Art. 435 – par. 2 CRR) ............................................................... 28

Sezione 2: Ambito di applicazione (Art. 436 CRR) ........................................................................ 29

Sezione 3: Composizione dei Fondi propri (Art. 437 CRR – Art. 492 CRR) .............................................. 31

Sezione 4: Requisiti di Capitale (Art. 438 CRR) ............................................................................ 35

Sezione 5: Rettifiche per il rischio di credito (Art. 442 CRR) .............................................................. 39

Sezione 6: Uso delle ECAI (art. 444 CRR) ................................................................................. 48

Sezione 7: Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito (art. 453 CRR) .......................................... 51

Sezione 8: Rischio di controparte (Art. 439 CRR) ......................................................................... 54

Sezione 9: Esposizione al Rischio di Mercato (Art. 445 CRR) ............................................................. 55

Sezione 10: Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione (Art. 447 CRR) ........... 56

Sezione 11: Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario (Art. 448 CRR) ................ 59

Sezione 12: Rischio operativo (Art.446 CRR) .............................................................................. 61

Sezione 13: Attività non vincolate e vincolate (Art. 443 CRR)............................................................. 62

Sezione 14: Sistemi e prassi di remunerazione ed incentivazione (Art. 450 CRR) ......................................... 63

Sezione 15: Leva Finanziaria (Art. 451 CRR) .............................................................................. 67

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Premessa Situazione al 31 dicembre 2017 In data 25 gennaio 2017 il fondo di investimento MCP Private Capital Fund II S.C.S.p., tramite la società controllata MCP Investment II S.a.r.l. (“Fondo”) e i manager di Wave Securities LLP (“Wave”) - che si è proposta come arranger dell’operazione - nelle figure dei dottori Nicola Bonito Oliva e Filippo Cortesi, tramite la società da loro posseduta al 100% Novembre UK Ltd, hanno acquisito la partecipazione di maggioranza di GBM Banca (“Banca”) detenuta da GBM Holding S.p.A. e contestualmente hanno realizzato un aumento di capitale di € 20 Mln e versato altri € 0,5 Mln in conto futuro aumento di capitale, finalizzati a garantire la futura solidità della Banca. In data 31 gennaio 2017 i Commissari Straordinari hanno terminato l’Amministrazione Straordinaria di GBM Banca redigendo il bilancio per il periodo 01.01.2015-31.01.2017. Al riguardo si evidenzia che i valori economici del periodo di riferimento non risultano comparabili con gli esercizi precedenti trattandosi di periodi diversi. Il progetto prevede, post acquisizione, il ridisegno del modello di business. La Banca porterà a sintesi l’infrastruttura bancaria esistente e il know-how di Wave (modelli di gestione e portafoglio della clientela) generando un nuovo intermediario finanziario che sarà operativo in breve tempo e avvierà un percorso di crescita organica. Le principali linee di prodotto previste dal piano possono essere sintetizzate in due macro aree: a) Area factoring, finanziamenti assistiti da garanzia e NPL

▪ Factoring verso la Pubblica Amministrazione o corporate.

▪ Finanziamenti assistiti da garanzia verso la clientela corporate (finanziamenti agevolati garantiti da MCC) e verso clientela retail, (es. finanziamenti garantiti dalla Cessione del Quinto).

▪ NPL. b) Area banking L’attività di banking sarà focalizzata su un’offerta di prodotti di “nuova generazione” come conti correnti e conti vincolati on-line, e su strumenti di pagamento digitali che permettono alla clientela di gestire transazioni e pagamenti anche trans-nazionali direttamente dal proprio computer o attraverso uno smartphone. La complessità della fase di riorganizzazione ha richiesto interventi strutturali in fase di start up; tra questi il principale è stato il cambio dell’IT provider resosi necessario per supportare l’avvio e la realizzazione dei nuovi prodotti creditizi previsti da piano quali il factoring e la CQS. Al riguardo si evidenzia come i costi di struttura della Banca siano stati notevolmente compressi durante i primi mesi dell’esercizio 2017 grazie ad azioni di cost reduction volte ad eliminare sprechi ed inefficienze e ad azioni di riorganizzazione del personale volte a migliorare l’operatività aziendale e il conseguente cost-income aziendale. In questa fase di riorganizzazione, la Funzione di Risk Management si è concentrata su una serie di interventi volti al riequilibrio finanziario della Banca e all’efficientamento del rapporto rischio- rendimento, oltre che ad azioni di controllo e monitoraggio dei rischi specifici. La Banca, inoltre, ha provveduto con il supporto di una società di consulenza esterna, ad effettuare le attività alla base dell’adozione del principio contabile dell’IFRS 9, che a partire dal 1 gennaio 2018 ha sostituito lo IAS 39. L’approccio adottato dalla Banca prevede un modello caratterizzato da una visione prospettica che può richiedere la rilevazione delle perdite previste nel corso della vita del credito sulla base di informazioni supportabili, disponibili senza oneri o sforzi irragionevoli, e che includano dati storici attuali e prospettici. In tale contesto, si è adottato un approccio basato sull’impiego di parametri credit risk (Probability of Default, Loss Given Default, Exposure at Default) ridefiniti in un’ottica mul-tiperiodale. Più in dettaglio, l’impairment model previsto dall’IFRS 9 prevede la classificazione dei crediti in tre livelli (o stage) a cui corrispondono distinte metodologie di calcolo delle perdite da rilevare.

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Nel primo stage la perdita attesa è misurata entro un orizzonte temporale di un anno. Nel secondo stage (dove sono classificate le attività finanziarie che hanno subito un significativo incremento della rischiosità creditizia rispetto alla rilevazione iniziale), la perdita è misurata su un orizzonte temporale che copre la vita dello strumento sino a scadenza (lifetime expected loss). Nello stage 3 rientrano tutte quelle attività finanziarie che presentano obiettive evidenze di perdita alla data di bilancio (esposizioni non-performing). Il presente documento fa riferimento alla situazione della Banca al 31 dicembre 2017. Il bilancio chiuso al 31 dicembre 2017 rappresenta il primo bilancio successivo alla procedura di Amministrazione Straordinaria. Esso pertanto si riferisce al periodo di 11 mesi a decorrere dal 1 febbraio 2017 ed espone, a titolo di informazioni comparative, quelle desunte dal bilancio redatto dai Commissari Straordinari per il periodo di Amministrazione Straordinaria della durata complessiva di 25 mesi. In ragione della diversa articolazione temporale dei due esercizi posti a confronto, i dati economici e i flussi finanziari dei due bilanci non risultano comparabili.

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Riferimenti normativi Pillar III – Informativa al pubblico Il 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova disciplina prudenziale per le banche e per le imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation, c.d. CRR, contenente riferimenti direttamente applicabili all’interno di ciascuno stato membro) e nella Direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive, c.d. CRD IV), che hanno trasposto nell’ordinamento dell’Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria (il c.d. framework di Basilea 3). CRR e CRD IV sono integrati da norme tecniche di regolamentazione o attuazione approvate dalla Commissione europea su proposta delle autorità europee di supervisione (norme di secondo livello), nonché dalle disposizioni emanate dalle autorità nazionali e dagli stati membri per il recepimento della disciplina comunitaria. A tale riguardo, con la pubblicazione della Circolare della Banca d’Italia n. 285/13 “Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”, sono state recepite nella regolamentazione nazionale le norme della CRD IV e indicate le modalità attuative della disciplina contenuta nel CRR, delineando un quadro normativo in materia di vigilanza prudenziale integrato con le disposizioni comunitarie di diretta applicazione. La nuova normativa si basa su tre Pilastri:

a) il primo pilastro attribuisce rilevanza alla misurazione dei rischi e del patrimonio, prevedendo il rispetto di requisiti patrimoniali per fronteggiare le principali tipologie di rischio dell’attività bancaria e finanziaria (di credito, di controparte, di mercato e operativo). Sono inoltre previsti: - l’obbligo di detenere riserve patrimoniali addizionali in funzione di conservazione del

capitale e in funzione anticiclica nonché per le istituzioni a rilevanza sistemica; - nuovi requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità, sia in termini di liquidità a

breve termine (Liquidity Coverage Ratio – LCR) sia di regola di equilibrio strutturale a più lungo termine (Net Stable Funding Ratio – NSFR);

- un coefficiente di “leva finanziaria” (“leverage ratio”), che consiste nel rapporto percentuale tra il patrimonio costituito dal capitale di classe 1 e l’ammontare totale delle esposizioni non ponderate per cassa e fuori bilancio;

b) il secondo pilastro richiede agli intermediari di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale (cosiddetto “Internal Capital Adequacy Assessment Process” - ICAAP), in via attuale e prospettica e in ipotesi di “stress”, a fronte di tutti i rischi rilevanti per l’attività bancaria (credito, controparte, mercato, operativo, di concentrazione, di tasso di interesse, di liquidità ecc.) e di un robusto sistema organizzativo, di governo societario e dei controlli interni; inoltre, nel quadro del secondo pilastro va tenuto sotto controllo anche il rischio di leva finanziaria eccessiva. L’ICAAP deve essere coordinato, rispondente e coerente con il sistema degli obiettivi di rischio (Risk Appetite Framework – RAF). All’Organo di Vigilanza è rimessa la supervisione sulle condizioni di stabilità, efficienza, sana e prudente gestione delle banche e la verifica dell’affidabilità e della coerenza dei risultati delle loro valutazioni interne (cosiddetto “Supervisory Review and Evaluation Process” - SREP), al fine di adottare, ove la situazione lo richieda, le opportune misure correttive; c) il terzo pilastro prevede specifici obblighi di informativa al pubblico riguardanti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione, misurazione e controllo.

Per ciò che attiene all’informativa al pubblico, la materia è disciplinata, oltre quanto sopra indicato, direttamente:

i. dal Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, ii. dal Regolamento (UE) n. 468/2014 della Banca centrale europea, del 16 aprile 2014, iii. dal Regolamento (UE) n. 575/2013, Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3; iv. dai regolamenti della Commissione europea recanti le norme tecniche di

regolamentazione o di attuazione per disciplinare:

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• i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti i Fondi Propri (ivi inclusi i modelli da utilizzare nel regime transitorio);

• gli obblighi di informativa in materia di riserve di capitale;

• i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti gli indicatori di importanza sistemica;

• l’informativa concernente le attività di bilancio prive di vincoli;

• i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti la leva finanziaria.

L’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha inoltre emanato degli orientamenti e linee guida del giugno 2014 (Guidelines on disclosure of encumbered and unencumbered assets) e dell’agosto 2017 (Guidelines on disclosure requirements under Part Eight of Regulation), queste ultime con riferimento agli obblighi di informativa di cui alla parte otto del regolamento (UE) n. 575/2013.

-

I citati riferimenti sono integrati dai seguenti articoli del Testo Unico Bancario:

- art. 53, comma 1, lett. d-bis) che attribuisce alla Banca d'Italia, in conformità delle deliberazioni del CICR, il potere di emanare disposizioni di carattere generale aventi a oggetto l’informativa da rendere al pubblico;

- art. 53, co. 3, che attribuisce, tra l’altro, alla Banca d’Italia il potere di adottare, ove la situazione lo richieda, provvedimenti specifici nei confronti di singole banche per le materie indicate nel co. 1; art. 67, commi 1, lett. e), 2-ter e 3-bis, il quale, al fine di realizzare la vigilanza consolidata, prevede che la Banca d'Italia, in conformità delle deliberazioni del CICR, impartisca alla capogruppo o a componenti del gruppo bancario, con provvedimenti di carattere generale o particolare, disposizioni aventi a oggetto l’informativa da rendere al pubblico

Le disposizioni prudenziali concernenti il cosiddetto “terzo pilastro” impongono specifici obblighi di informativa al pubblico - diretti a rafforzare la disciplina di mercato - che riguardano i profili di adeguatezza patrimoniale e di esposizione ai rischi nonché le caratteristiche dei sistemi interni preposti all’identificazione, alla misurazione e alla gestione dei rischi stessi. Le informazioni da pubblicare, di carattere sia quantitativo sia qualitativo, sono organizzate in appositi quadri sinottici disegnati dalla stessa normativa, che permettono di soddisfare le esigenze di omogeneità, di comparabilità e di trasparenza dei dati. Secondo il principio di proporzionalità la ricchezza e il grado di dettaglio delle informazioni richieste è calibrato sulla complessità organizzativa e sul tipo di operatività. La Banca aggiorna annualmente il documento di Informativa al Pubblico e qualora si verifichino importanti cambiamenti aziendali o operazioni rilevanti tale documento viene aggiornato con frequenza maggiore. Il presente documento di Informativa al Pubblico si compone sia di una parte qualitativa che di una parte quantitativa organizzata come segue. La Banca, conformemente a quanto previsto dalla normativa, non pubblica le informazioni ritenute non rilevanti ad eccezione di quelle di cui all'articolo 435, paragrafo 2, lettera c), all'articolo 437 e all'articolo 450 della CRR. La Banca, inoltre, non pubblica le informazioni di cui ai titoli II e III della Parte Otto della CRR, qualora queste stesse siano considerate esclusive o riservate, secondo quanto previsto dalla normativa e ad eccezione delle informazioni di cui agli articoli 437 e 450 della CRR.

➢ Sezione 1: Obiettivi e Politiche di Gestione del Rischio (Art. 435 CRR);

➢ Sezione 1.1: Sistemi di Governance (Art. 435 par. 2 CRR);

➢ Sezione 2: Ambito di applicazione (Art. 436 CRR);

➢ Sezione 3: Composizione dei Fondi propri (Art. 437 CRR – Art. 492 CRR);

➢ Sezione 4: Requisiti di Capitale (Art. 438 CRR);

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➢ Sezione 5: Rettifiche per il rischio di credito (Art. 442 CRR);

➢ Sezione 6: Uso delle ECAI (Art. 444 CR);

➢ Sezione 7: Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito (art. 453 CRR);

➢ Sezione 8: Rischio di controparte (Art. 439 CRR);

➢ Sezione 9: Esposizione al Rischio di Mercato (Art. 445 CRR)

➢ Sezione 10: Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione (Art. 447 CRR);

➢ Sezione 11: Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario (Art. 448 CRR);

➢ Sezione 12: Rischio operativo (Art. 446 CRR);

➢ Sezione 13: Attività non vincolate e vincolate (Art. 443 CRR);

➢ Sezione 14: Sistemi e prassi di remunerazione ed incentivazione (Art. 450 CRR);

➢ Sezione 15: Leva Finanziaria (Art. 451 CRR).

La Banca pubblica l’Informativa in oggetto annualmente, in occasione della pubblicazione del Bilancio, nonché gli eventuali successivi aggiornamenti, sul proprio sito internet www.gbmbanca.it, nella sezione “Trasparenza”.

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Sezione 1: Obiettivi e Politiche di Gestione del Rischio (Art. 435 CRR) Informativa qualitativa Il modello di governo dei rischi, ovvero l’insieme dei dispositivi di governo societario e dei meccanismi di gestione e controllo finalizzati a fronteggiare i rischi cui è esposta la Banca, si inserisce nel più ampio quadro del Sistema dei controlli interni aziendale, definito in coerenza con le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche emanate di cui alla Circolare 285/2013. Tali disposizioni, pur ponendosi in linea di continuità con la cornice normativa e regolamentare precedente, hanno introdotto rilevanti novità che hanno impegnato la Banca – e ancora la impegneranno nei prossimi anni - a una serie di articolati interventi sull’organizzazione, i processi, i dispositivi interni aziendali. Il principio ispiratore delle scelte aziendali in materia si basa sulla consapevolezza che un efficace sistema dei controlli costituisce condizione essenziale per il perseguimento degli obiettivi aziendali e che gli assetti organizzativi e i processi debbano costantemente risultare atti a supportare la realizzazione degli interessi dell’impresa contribuendo, al contempo, ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione e stabilità aziendale. Funzioni di controllo autorevoli e adeguate contribuiscono, infatti, a guidare gli organi di vertice verso scelte strategiche coerenti con il quadro normativo e con le potenzialità aziendali, agevolano lo sviluppo di una cultura aziendale orientata alla correttezza dei comportamenti e all’affidabilità operativa, permettono di accrescere la fiducia degli operatori e dei clienti. Il Processo di gestione dei rischi è l’insieme delle regole, delle procedure e delle risorse volte a identificare, misurare o valutare, monitorare, attenuare e comunicare ai livelli appropriati i rischi. La gestione del rischio si realizza attraverso lo svolgimento di un insieme di attività organizzate volte al conseguimento degli obiettivi della Banca, coerentemente con la tolleranza al rischio espressa dal Consiglio di Amministrazione nelle Politiche di rischio. La Banca ha implementato il processo di gestione dei rischi così come previsto dalle Disposizioni di Vigilanza. Tale processo risulta strutturato nelle seguenti fasi:

▪ mappatura/individuazione dei rischi;

▪ misurazione quantitativa dei rischi e/o valutazione qualitativa;

▪ controllo e monitoraggio dei rischi;

▪ definizione e attuazione di interventi per la gestione dei rischi;

▪ reporting della misurazione all’esposizione ai rischi. Risk Appetite Framework (RAF) Contenuto nelle disposizioni della Banca d’Italia, di cui alla Circolare 285/2013, il Risk Appetite Framework (”RAF”) fissa i parametri nei quali l’attività caratteristica della Banca si svolge, in termini di rischio desiderato e tollerabile: definisce ex ante gli obiettivi di rischio/rendimento che la Banca intende raggiungere e i conseguenti limiti operativi, formalizzando obiettivi di rischio coerenti con:

- il massimo rischio assumibile dalla Banca;

- il business model della Banca;

- gli indirizzi strategici della Banca. La “cultura del rischio”, ovvero l’insieme delle prassi, delle policy e in senso più lato del “modo di operare in azienda”, deve sottendere all’operatività ordinaria e straordinaria in ogni evento e processo,

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al fine di limitare l’esposizione della Banca al cosiddetto moral hazard. In relazione a tale obiettivo, il RAF viene integrato nei processi decisionali aziendali, comunicato e assimilato a tutti i livelli della gestione aziendale, dall’organo con funzione di supervisione strategica alle unità organizzative operative. Il quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio della Banca è coordinato con il processo ICAAP e la sua corretta attuazione è assicurata da una organizzazione e da un sistema dei controlli interni adeguati. Un RAF efficiente delinea il sistema generale di approccio a tutti i rischi cui la Banca è esposta, connettendo in un unico sistema le politiche di gestione dei rischi, i processi aziendali, i controlli e i sistemi informatici. Il RAF deve determinare:

• La propensione al rischio (“risk appetite”) della Banca: ovvero il livello aggregato e per tipo di rischio che la Banca intende assumere nel perseguimento dei suoi obiettivi strategici;

• Il massimo rischio assumibile (“risk capacity”), intesa come la massima quantità di rischio cui la Banca può essere esposta senza violare vincoli normativi, vincoli imposti dall’Autorità di Vigilanza, vincoli imposti dagli shareholder aziendali, vincoli di liquidità e/o economico-finanziari, sia da un punto di vista gestionale che in relazione alle posizioni degli shareholder aziendali;

• La soglia di tolleranza al rischio (“risk tolerance”), ovvero la massima deviazione dalla propensione al rischio fisiologicamente tollerata dalla Banca (sempre e comunque contenuta entro il massimo rischio assumibile) nella sua operatività ordinaria; la soglia di tolleranza è fissata in modo da assicurare alla Banca margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio assumibile. Nel caso in cui sia consentita l’assunzione di rischio oltre l’obiettivo di rischio fissato, fermo restando il rispetto della soglia di tolleranza, sono individuate le azioni implementabili per ricondurre l’esposizione ai rischi entro le soglie definite dalla propensione al rischio;

• I limiti quantitativi di rischio (“risk limits”), ovvero l’articolazione degli obiettivi di rischio in precisi limiti operativi stabiliti per ciascuna linea di business/prodotto, segmento di clientela e tipologia di rischio che identifichino il livello ottimale di rischio a cui la Banca deve tendere per conseguire i risultati fissati nel suo budget e un corretto sviluppo del business;

• Il rischio effettivo (“risk profile”), ovvero la diagnosi dell’esposizione netta complessiva della Banca ai vari rischi individuati nel RAF ad un determinato momento nel tempo;

• I ruoli e le responsabilità degli organi aziendali nella manutenzione e nel monitoraggio del RAF. Gli obiettivi del RAF sono:

• unire l’approccio “top-down” al coinvolgimento “bottom-up” nella gestione del rischio;

• promuovere la diffusione della “cultura del rischio” ed il concetto di “risk appetite”;

• agire da vincolo alle assunzioni di rischio eccessive;

• rappresentare la piattaforma per la discussione del rischio nella Banca e per il confronto tra gli Organi Sociali e le funzioni aziendali di controllo di secondo livello sulle decisioni e le strategie aziendali;

• consentire, attraverso una revisione periodica, di gestire in modo equilibrato l’allocazione del rischio tra le distinte tipologie e/o sulle diverse linee di business della Banca – ad esempio a fronte dell’incremento del rischio su un determinato prodotto, ridurre la propensione al rischio su un secondo prodotto; a fronte di un maggiore appetite per una tipologia di rischio, ridurre la propensione ad un’altra.

La politica generale di rischio della Banca è impostata sul principio cardine di integrazione del concetto di gestione del rischio al complesso dei processi e delle attività aziendali. Tale Politica può essere operativamente tradotta nei seguenti step:

1. identificazione della propensione al rischio complessivo della Banca, e articolazione delle stessa nelle proposizioni strategiche di gestione del rischio per servizio/prodotto, processo, unità operativa e tipologia di clientela;

2. uniformazione delle politiche e delle procedure di gestione dei singoli rischi sulla scorta del quadro di riferimento della Banca. La definizione delle strategie di gestione dei rischi trova

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formalizzazione in un insieme di asserzioni quantitative e qualitative che delineano il livello complessivo di propensione al rischio della Banca;

3. prescrizione degli iter deliberativi, informativi e di monitoraggio legati alla presente Politica generale di rischio e alle singole politiche e procedure di gestione dei rischi;

4. strutturazione dell’insieme dei controlli iterativi volti a presidiare nel continuo l’esposizione ai rischi e la definizione delle caratteristiche base dei piani di rientro del rischio effettivo entro le soglie di tolleranza, anche tramite la produzione di un’adeguata informativa in merito tanto verso le strutture e gli organi interni alla Banca quanto verso le Autorità di Vigilanza e gli stakeholder più in generale.

La Banca è inoltre impegnata, nel continuo, a monitorare l’esposizione alle singole tipologie di rischio cui è esposta nella sua operatività ordinaria e, in coerenza con il principio di proporzionalità, a produrre ulteriori effort di disciplina interna nel caso in cui il risk profile ne faccia emergere la necessità. La propensione al rischio può essere definita come la variabilità in termini di risultati, sia di breve sia di lungo periodo, che la Banca è disposta ad accettare a sostegno di una strategia commerciale prefissata. Lo scopo principale della propensione al rischio è di assicurare che l'attività della Banca si sviluppi entro i limiti di tolleranza del rischio fissati dal Consiglio di Amministrazione. Di conseguenza, la propensione al rischio è integrata nei processi di pianificazione strategica e di elaborazione dei budget e definita a livello di Banca. La Banca stabilisce, quindi, la sua determinazione della propensione al rischio, intesa come direttamente collegata alla strategia aziendale, considerando sia scenari fisiologici che stressati. In questo ambito, il Consiglio di Amministrazione nella sua qualità di Organo con funzione di supervisione strategica, definisce e approva il modello di business della Banca, avendo consapevolezza dei rischi cui tale modello espone, gli obiettivi di rischio, la soglia di tolleranza e le politiche di governo dei rischi, le linee di indirizzo del sistema dei controlli interni, verificando che il definito sistema dei controlli interni risulti coerente con gli indirizzi strategici e la propensione al rischio stabiliti nonché sia in grado di cogliere l’evoluzione dei rischi aziendali e l’interazione tra gli stessi.

L’assetto organizzativo interno ed il presidio dei rischi Sistemi di controllo e gestione dei rischi Il complesso dei rischi aziendali è presidiato nell’ambito di un preciso modello organizzativo che integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli, finalizzati ad assicurare l’efficacia e l’efficienza dei processi operativi, salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni e verificare il corretto svolgimento dell’attività nel rispetto della normativa interna ed esterna. A tal fine la Banca ha posto in essere un articolato ed organico sistema di controllo e gestione dei rischi, il cui obiettivo non è quello di minimizzare il rischio in senso assoluto, bensì quello di gestirlo consapevolmente al fine di ottimizzare il profilo rischio/rendimento della complessiva attività aziendale. Le regole di governo societario e gli assetti organizzativi interni devono assicurare condizioni di sana e prudente gestione tali da consentire il raggiungimento degli obiettivi aziendali di lungo periodo e di conseguenza il mantenimento delle condizioni di stabilità della Banca. In tale contesto, il Sistema dei Controlli Interni rappresenta un elemento fondamentale del complessivo sistema di governo delle banche, assicurando che l’attività aziendale sia in linea con le strategie e le politiche aziendali e sia improntata a canoni di sana e prudente gestione. La cultura del controllo ha una posizione prioritaria nella scala dei valori aziendali, poiché essa riguarda non solo le funzioni di controllo, ma coinvolge tutta l’organizzazione aziendale, nello sviluppo e nell’applicazione di metodi per misurare, comunicare, gestire i rischi.

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La responsabilità primaria di assicurare la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità del Sistema dei Controlli Interni è rimessa agli Organi Aziendali, ciascuno secondo le rispettive competenze. Il complesso dei rischi aziendali è, inoltre, presidiato nell’ambito di un preciso modello organizzativo impostato sulla piena separazione delle funzioni di controllo da quelle produttive, che integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli, tutti convergenti con gli obiettivi di assicurare efficienza ed efficacia dei processi operativi, salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, tutelare dalle perdite, garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni, verificare il corretto svolgimento dell’attività nel rispetto della normativa interna ed esterna. In linea con le disposizioni in materia di Corporate Governance, il modello adottato delinea le principali responsabilità in capo agli Organi Aziendali al fine di garantire la complessiva efficacia ed efficienza del Sistema dei Controlli Interni. Le funzioni aziendali coinvolte sono rappresentate da:

- Risk Management;

- Internal Audit;

- Compliance;

- Antiriciclaggio. Il personale che partecipa alle funzioni aziendali di controllo non è coinvolto in attività che tali funzioni sono chiamate a controllare. I responsabili delle funzioni aziendali di controllo:

▪ non hanno responsabilità diretta di aree operative sottoposte a controllo né sono

▪ gerarchicamente subordinati ai responsabili di tali aree;

▪ sono nominati e revocati (motivandone le ragioni) dal Consiglio di Amministrazione, sentito il Collegio Sindacale;

▪ fermo il raccordo funzionale con l’Amministratore Delegato, le funzioni aziendali di controllo hanno accesso diretto al Consiglio di Amministrazione e al Collegio Sindacale.

Un efficace sistema di controllo costituisce condizione essenziale per il perseguimento degli obiettivi aziendali. Le regole di governo societario e gli assetti organizzativi interni definiti dalla Banca sono indirizzati ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione. Il complesso dei rischi aziendali è presidiato nell’ambito di un preciso modello organizzativo che integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli, tutti convergenti con gli obiettivi di assicurare efficienza ed efficacia dei processi operativi, salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, tutelarlo dalle perdite, garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni e verificare il corretto svolgimento dell’attività nel rispetto della normativa interna ed esterna. Assumono rilievo in tale ambito efficaci meccanismi di interazione tra le funzioni aziendali al fine di disporre di una visione integrata dei rischi e di un processo dinamico di adattamento delle modalità di controllo al mutare del contesto interno ed esterno. La chiara ed esaustiva identificazione dei rischi cui la Banca è o può essere esposta, costituisce il presupposto per la consapevole assunzione e l’efficace gestione degli stessi, attuata anche attraverso appropriati strumenti e tecniche di mitigazione e di traslazione. In coerenza con la normativa di vigilanza, la Banca si è dotata di un sistema dei controlli interni che consente l'effettivo controllo sia sulle scelte strategiche della Banca nel suo complesso, sia sull'adeguatezza organizzativa e gestionale delle singole componenti. In particolare l’Organo con Funzione di Supervisione Strategica, individuato nel Consiglio di Amministrazione, ha definito un sistema articolato secondo i tre classici livelli prevedendo attività di controllo diffuse ad ogni segmento operativo e a livello gerarchico. Specificatamente:

- 1° Livello: presidio diretto dei controlli di linea attraverso le unità produttive con controlli di tipo gerarchico e controlli di tipo funzionale inseriti nelle procedure informatiche ed operative. Responsabilità attribuita all’Area Organizzazione, Area Credito, Area Finanza, Preposto di Filiale (ciascuno per le proprie competenze funzionali);

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- 2° Livello: presidio diretto dei controlli di secondo livello nei seguenti ambiti: rischi di credito, di mercato ed operativo (I Pilastro – Basilea); rischi di II Pilastro – Basilea; verifica della conformità alle norme; verifica del rischio riciclaggio.

Le responsabilità sopra esposte sono attribuite alle singole Funzioni di Risk Management, Compliance e Antiriciclaggio ciascuna per le proprie competenze.

- 3° Livello: presidio volto ad evidenziare andamenti anomali, violazioni delle procedure e della regolamentazione, nonché a valutare la complessiva efficacia del sistema dei controlli interni. I controlli di 3° livello sono attribuiti all’apposita Funzione di Internal Audit.

In particolare la strutturazione del suddetto SCI è incentrata soprattutto sui seguenti aspetti:

- separatezza tra le funzioni operative e quelle di controllo;

- frequenza e periodicità degli interventi nelle aree oggetto della verifica nonché coerenza e adeguatezza degli interventi in funzione dei rischi presenti;

- capacità di cogliere con tempestività eventi potenzialmente dannosi e di individuare in tutte le loro connotazioni le fattispecie da cui possono emergere pregiudizi per l’azienda;

- verifica dell’adeguatezza della normativa interna (es. manuali operativi, deleghe, ecc.) e implementazione della stessa;

- adeguatezza dei sistemi informativi e dei profili procedurali delle risorse attualmente operativi;

- univoca e formalizzata individuazione dei compiti e responsabilità in particolare nei compiti di controllo e di correzione delle irregolarità riscontrate.

Per quanto attiene al presidio del rischio che la Banca sia coinvolta in operazioni di riciclaggio e/o di finanziamento al terrorismo, in particolare, anche in virtù di quanto previsto dal Provvedimento di Banca d’Italia del 10 marzo 2011, la Banca si è dotata di una Funzione Antiriclaggio affidata in outsourcing, nominando il Responsabile Interno previsto dalla normativa di riferimento. Nel corso del 2018 la Banca ha internalizzato la funzione, nominando il Responsabile Aziendale della Funzione Antiriciclaggio e Delegato Aziendale Antiriciclaggio, responsabile quindi delle Segnalazioni di Operazioni Sospette ai sensi dell'art 42 comma 4 del decreto 231/2007. Per quanto attiene al presidio di rischi di conformità, la Banca ha istituito una Funzione di Compliance affidata in outsourcing, nominando il Referente Interno di detta Funzione. La Banca, in attinenza a quanto precede, ha istituito una Funzione di Risk Management, secondo quanto indicato nello specifico paragrafo del presente documento. Per quanto attiene alla Funzione di Internal Audit, conformemente a quanto disposto dalla normativa vigente, le attività svolte dalla suddetta funzione sono definite in modo puntuale e dettagliato attraverso la predisposizione e l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione di un “Piano annuale delle verifiche di internal audit. La Funzione di Internal Audit, inoltre, può essere chiamata ad effettuare controlli anche al verificarsi di esigenze improvvise, sia su richiesta degli Organi Sociali competenti che in autonomia. Al fine di raggiungere gli obiettivi di sicurezza organizzativa, logica, fisica ed ambientale a tutela dei dati personali degli interessati, trattati mediante l’ausilio di strumenti elettronici, al fine di proteggerne l’integrità, la disponibilità e la confidenzialità e rispettare tutti i requisiti normativi, la Banca da tempo si è dotata di un apposito Documento Programmatico sulla Sicurezza (DPS); il documento è stato redatto in conformità con quanto previsto dall’art. 34 e dalla regola 19 dell’Allegato B del D.lgs. del 30 giugno 2003, n. 196, Codice in materia di protezione dei dati personali. Allo scopo di rafforzare e migliorare il proprio sistema di controllo e di governo societario, la Banca ha avviato un progetto diretto all'adeguamento del sistema di prevenzione e gestione dei rischi ispirato alle previsioni del D.Lgs. 231/2001 (“Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche,

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delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica”). Il progetto ha portato all’adozione del Modello 231 e del Codice Etico. Organo con Funzione di Supervisione Strategica

L’Organo con Funzione di Supervisione Strategica (“OFSS”) definisce l’assetto complessivo di governo e approva l’assetto organizzativo della Banca, ne verifica la corretta attuazione e promuove tempestivamente le misure correttive a fronte di eventuali lacune o inadeguatezze. L’OFSS, in particolare, oltre quanto già rappresentato nel paragrafo che precede,

- definisce e approva: i criteri per individuare le operazioni di maggiore rilievo da sottoporre al vaglio preventivo

della Funzione di Risk Management; le politiche ed i processi di valutazione delle attività aziendali, inclusa la verifica che il prezzo

e le condizioni delle operazioni con la clientela siano coerenti con il modello di business e le strategie in materia di rischi.

- approva: il processo di gestione del rischio e ne valuta la compatibilità con gli indirizzi strategici e le

politiche di governo dei rischi; al fine di attenuare i rischi operativi e di reputazione della banca e favorire la diffusione di

una cultura dei controlli interni, un codice etico cui sono tenuti a uniformarsi i componenti degli organi aziendali e i dipendenti;

con riguardo ai rischi di credito e di controparte, le linee generali del sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio che presiede all’intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo degli strumenti di attenuazione del rischio utilizzati.

- assicura che: il sistema dei controlli interni e l’organizzazione aziendale siano costantemente uniformati

ai principi indicati nel Titolo IV, Capitolo 3 – Sezione I della Circolare 285/2013 e che le funzioni aziendali di controllo possiedano i requisiti e rispettino le previsioni del Titolo IV, Capitolo 3 - Sezione III della Circolare 285/2013. Nel caso emergano carenze o anomalie, promuove con tempestività l’adozione di idonee misure correttive e ne valuta l’efficacia;

il piano strategico, il RAF, l’ICAAP, i budget e il sistema dei controlli interni siano coerenti, avuta anche presente l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la Banca;

la quantità e l’allocazione del capitale e della liquidità detenuti siano coerenti con la propensione al rischio, le politiche di governo dei rischi e il processo di gestione dei rischi;

inoltre,

definisce e approva le linee generali del processo ICAAP; assicura la coerenza delle linee generali del processo ICAAP con il RAF; assicura l’adeguamento tempestivo del processo ICAAP in relazione a modifiche

significative delle linee strategiche, dell’assetto organizzativo, del contesto operativo di riferimento;

promuove il pieno utilizzo delle risultanze dell’ICAAP a fini strategici e nelle decisioni d’impresa.

Organo con funzione di gestione

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L’Organo con Funzione di Gestione (“OFG”) ha la comprensione di tutti i rischi aziendali e, nell’ambito di una gestione integrata, delle loro interrelazioni reciproche e con l’evoluzione del contesto esterno. L’OFG è in grado di individuare e valutare i fattori, inclusa la complessità della struttura organizzativa, da cui possono scaturire rischi per la Banca. Tale organo cura l’attuazione degli indirizzi strategici, del RAF e delle politiche di governo dei rischi definiti dall’OFSS ed è responsabile per l’adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l’aderenza dell’organizzazione e del sistema dei controlli interni ai principi e requisiti di cui al Titolo IV, Capitolo 3 – Sezioni I e III della Circolare 285/2013, monitorandone nel continuo il rispetto. In particolare, l’OFG definisce e cura l’attuazione del processo di gestione dei rischi. In tale ambito:

stabilisce limiti operativi all’assunzione delle varie tipologie di rischio, coerenti con la

propensione al rischio, tenendo esplicitamente conto dei risultati delle prove di stress e dell’evoluzione del quadro economico. Inoltre, nell’ambito della gestione dei rischi, limita l’affidamento sui rating esterni, assicurando che, per ciascuna tipologia di rischio, siano condotte adeguate e autonome analisi interne;

agevola lo sviluppo e la diffusione a tutti i livelli di una cultura del rischio integrata in relazione alle diverse tipologie di rischi ed estesa a tutta la banca;

stabilisce le responsabilità delle strutture e delle funzioni aziendali coinvolte nel processo di gestione dei rischi, in modo che siano chiaramente attribuiti i relativi compiti e siano prevenuti potenziali conflitti d’interessi; assicura, altresì, che le attività rilevanti siano dirette da personale qualificato, con adeguato grado di autonomia di giudizio e in possesso di esperienze e conoscenze adeguate ai compiti da svolgere;

esamina le operazioni di maggior rilievo oggetto di parere negativo da parte della funzione di controllo dei rischi e, se del caso, le autorizza; di tali operazioni informa l’OFSS e l’Organo con Funzione di Controllo;

approva, con specifico riferimento ai rischi di credito e di controparte, in linea con gli indirizzi strategici, specifiche linee guida volte ad assicurare l’efficacia del sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio e a garantire il rispetto dei requisiti generali e specifici di tali tecniche;

individua le eventuali modifiche da apportare al sistema dei controlli interni; nell’ambito del RAF, se è stata definita la soglia di tolleranza, autorizza il superamento

della propensione al rischio entro il limite rappresentato dalla soglia di tolleranza e provvede a darne pronta informativa all’OFSS, individuando le azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabilito.

Inoltre, l’OFG

assicura la coerenza del processo di gestione dei rischi con la propensione al rischio e le politiche di governo dei rischi, avuta anche presente l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la banca;

con riferimento al processo ICAAP, dà attuazione a tale processo curando che lo stesso sia rispondente agli indirizzi strategici e al RAF e che soddisfi i seguenti requisiti: consideri tutti i rischi rilevanti; incorpori valutazioni prospettiche; utilizzi appropriate metodologie; sia conosciuto e condiviso dalle strutture interne; sia adeguatamente formalizzato e documentato; individui i ruoli e le responsabilità assegnate alle funzioni e alle strutture aziendali; sia affidato a risorse competenti, sufficienti sotto il profilo quantitativo, collocate in posizione gerarchica adeguata a far rispettare la pianificazione; sia parte integrante dell’attività gestionale;

impartisce le disposizioni necessarie affinché il sistema prescelto sia realizzato secondo le linee strategiche individuate, assegnando compiti e responsabilità alle diverse funzioni

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aziendali e assicurando la formalizzazione e la documentazione delle fasi del processo di gestione del rischio;

cura che i sistemi di misurazione dei rischi siano integrati nei processi decisionali e nella gestione dell’operatività aziendale (use test).

Amministratore Delegato Dal punto di vista gestionale, è demandata all’Amministratore Delegato la supervisione ed il coordinamento delle attività previste nel processo di gestione dei rischi. Organo con Funzione di Controllo L’Organo con Funzione di Controllo (“OFC”), rappresentato dal Collegio Sindacale, ha la responsabilità di vigilare, oltre che sull’osservanza della legge e dello statuto e sul rispetto dei principi di corretta amministrazione, anche sulla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità del sistema dei controlli interni e del RAF. Nell’espletamento di tale compito, l’OFC vigila sul rispetto delle previsioni di cui

alla Parte I, Titolo IV, Capitolo 3 – Sezione II della Circolare 285/2013, alla Parte I, Titolo IV, Capitolo 3 – Sezioni I e III della Circolare 285/2013, al processo ICAAP.

Per lo svolgimento delle proprie attribuzioni, tale organo dispone di adeguati flussi informativi da parte degli altri organi aziendali e delle funzioni di controllo. L’OFC della Banca, svolge le funzioni dell’organismo di vigilanza, istituito ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001, in materia di responsabilità amministrativa degli enti; quest’ultimo vigila sul funzionamento e l’osservanza dei modelli di organizzazione e di gestione di cui si è dotata la Banca per prevenire i reati rilevanti ai fini del medesimo decreto legislativo. La Banca fa presente come l’OFC operi, secondo quanto previsto dalla normativa, nel senso di accertare l’adeguatezza di tutte le funzioni coinvolte nel sistema dei controlli, il corretto assolvimento dei compiti e l’adeguato coordinamento delle medesime, promuovendo gli interventi correttivi delle carenze e delle irregolarità rilevate. Funzione di Risk Management Un ruolo centrale è rivestito dalla Funzione di Risk Management, cui la Circolare 285/2013 attribuisce specifici compiti e responsabilità, come disciplinate dal regolamento della funzione, che nell’ambito delle attività di organizzazione interna avviate dalla Banca nel corso del 2017 sarà formalmente sostituito dall’adozione di un nuovo regolamento nel corso del 2018. Il Responsabile della Funzione di Risk Management è collocato in posizione gerarchico-funzionale adeguata, alle dirette dipendenze dell’OFSS e OFG, non ha responsabilità diretta di aree operative sottoposte a controllo né risulta essere gerarchicamente subordinato ai responsabili di alcuna area operativa della Banca.

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La Banca, ha individuato e nominato un Responsabile della Funzione di Risk Management avente i requisiti previsti dalla Circolare 285/2013 ed ha previsto di rafforzare la struttura complessiva della funzione, nel corso del 2018, attraverso l’inserimento di una ulteriore risorsa. Nello specifico, la Funzione di Risk Management:

è coinvolta nella definizione del RAF, delle politiche di governo dei rischi e delle varie fasi che costituiscono il processo di gestione dei rischi nonché nella fissazione dei limiti operativi all’assunzione delle varie tipologie di rischio. In tale ambito, ha, tra l’altro, il compito di proporre i parametri quantitativi e qualitativi necessari per la definizione del RAF, che fanno riferimento anche a scenari di stress e, in caso di modifiche del contesto operativo interno ed esterno della banca, l’adeguamento di tali parametri;

verifica l’adeguatezza del RAF; verifica nel continuo l’adeguatezza del processo di gestione dei rischi e dei limiti operativi; fermo restando quanto previsto nell’ambito della disciplina dei sistemi interni per il calcolo dei

requisiti patrimoniali, è responsabile dello sviluppo, della convalida e del mantenimento dei sistemi di misurazione e controllo dei rischi assicurando che siano sottoposti a backtesting periodici, che vengano analizzati un appropriato numero di scenari e che siano utilizzate ipotesi conservative sulle dipendenze e sulle correlazioni; nella misurazione dei rischi tiene conto in generale del rischio di modello e dell’eventuale incertezza nella valutazione di alcune tipologie di strumenti finanziari e informa di queste incertezze l’organo con funzione di gestione;

definisce metriche comuni di valutazione dei rischi operativi coerenti con il RAF, coordinandosi con la funzione di conformità alle norme, con la funzione ICT e con la funzione di continuità operativa;

definisce modalità di valutazione e controllo dei rischi reputazionali, coordinandosi con la funzione di conformità alle norme e le funzioni aziendali maggiormente esposte;

coadiuva gli organi aziendali nella valutazione del rischio strategico monitorando le variabili significative;

assicura la coerenza dei sistemi di misurazione e controllo dei rischi con i processi e le metodologie di valutazione delle attività aziendali, coordinandosi con le strutture aziendali interessate;

sviluppa e applica indicatori in grado di evidenziare situazioni di anomalia e di inefficienza dei sistemi di misurazione e controllo dei rischi;

analizza i rischi dei nuovi i prodotti e servizi e di quelli derivanti dall’ingresso in nuovi segmenti operativi e di mercato eventualmente acquisendo, in funzione della natura dell’operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi;

monitora costantemente il rischio effettivo assunto dalla banca e la sua coerenza con gli obiettivi di rischio nonché il rispetto dei limiti operativi assegnati alle strutture operative in relazione all’assunzione delle varie tipologie di rischio;

verifica il corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni creditizie; verifica l’adeguatezza e l’efficacia delle misure prese per rimediare alle carenze riscontrate nel

processo di gestione del rischio.

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Il controllo dei rischi svolto dalla Funzione di Risk Management della Banca si svolge attraverso le seguenti fasi:

identificazione dei rischi ai quali è esposta l’attività bancaria; misurazione dell’entità del rischio e dunque del relativo impatto patrimoniale; controllo del livello dei rischi assunti in relazione ai limiti imposti; mitigazione dei rischi assunti attraverso la proposta di adeguate azioni correttive agli organi

preposti.

Per i rischi più significativi ai quali è esposta la Banca (credito, mercato, liquidità), la Funzione di Risk Management ha proposto all’OFSS l’approvazione di nuove apposite policies in cui, sono stabilite idonee linee guida per l’indirizzo dell’attività di assunzione e gestione del rischio. All’interno di tali policies sono esplicitate le definizioni del rischio, le modalità di calcolo, gli eventuali limiti, il sistema di controllo e quanto altro necessario per un corretto governo del rischio stesso. Internal Capital Adequacy Assessment Process (ICAAP) La Banca definisce autonomamente il processo di determinazione del capitale complessivo adeguato, in termini attuali e prospettici, a fronteggiare tutti i rischi rilevanti, avuto riguardo del principio di proporzionalità previsto dalla Circolare 285/2013. La Banca risulta, infatti, essere classificata come intermediario bancario di classe 3. Il processo, che necessita obbligatoriamente di essere formalizzato, documentato, sottoposto a revisione interna e approvato dagli organi aziendali, viene descritto nel documento “Resoconto ICAAP/ILAAP al 31/12/2017”, all’interno del quale la Banca ha definito il proprio processo di produzione dell’ICAAP, articolandone le sue fasi costitutive. Il processo ICAAP della Banca è proporzionato alle caratteristiche, alle dimensioni e alla complessità dell’attività svolta, anche alla luce della citata classificazione. Il calcolo del capitale complessivo richiede una compiuta valutazione di tutti i rischi a cui la Banca è o potrebbe essere esposta, sia di quelli considerati ai fini del calcolo dei requisiti di Primo Pilastro, sia di quelli in esso non contemplati. Ai sensi della normativa di Vigilanza, i rischi ai quali è esposta l’attività della Banca e che devono essere sottoposti a monitoraggio da parte del Risk Management sono rappresentati di seguito.

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La Banca in data 31/12/2017 non risulta esposta ai seguenti rischi:

• rischi derivanti da cartolarizzazioni: rischio che la sostanza economica dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio;

• rischio di trasferimento: rischio che una banca, esposta nei confronti di un soggetto che si finanzia in una valuta diversa da quella in cui percepisce le sue principali fonti di reddito, realizzi delle perdite dovute alle difficoltà del debitore di convertire la propria valuta nella valuta in cui è denominata l’esposizione;

• rischio base: nell’ambito del rischio di mercato, il rischio base rappresenta il rischio di perdite causate da variazioni non allineate dei valori di posizioni di segno opposto, simili ma non identiche. Nella considerazione di tale rischio particolare attenzione va posta dalle banche che, calcolando il requisito patrimoniale per il rischio di posizione secondo la metodologia standardizzata, compensano le posizioni in uno o più titoli di capitale compresi in un indice azionario con una o più posizioni in future/altri derivati correlati a tale indice o compensano posizioni opposte in future su indici azionari, che non sono identiche relativamente alla scadenza, alla composizione o a entrambe.

Oltre quanto precede, la Banca fa presente come, con la definizione del Processo di produzione del resoconto ICAAP, intenda perseguire l’obiettivo di coordinare il quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio (RAF) con il processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP), assicurando la corretta attuazione del RAF attraverso una organizzazione e un sistema dei controlli interni adeguati.

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La Banca ha definito analiticamente nella propria Mappa dei Rischi per quali tipi di rischi siano adottate metodologie quantitative di determinazione del fabbisogno di capitale interno e per quali invece si ritengono più appropriate misure di controllo o attenuazione.

Tipo di Rischio

Modalità di misurazione ai fini

ICAAP

Strategie di mitigazione

Rischio presente

Primo Pilastro

Misurabile

Credito Metodo Standardizzato

Capitale/presidi organizzativi

si

Mercato Metodo Standardizzato

Capitale si

Operativo Metodo Base Capitale si

Secondo Pilastro

Misurabile

Concentrazione Approccio Regolamentare

Capitale/presidi organizzativi

si

Concentrazione Geo-Settoriale

Approccio Regolamentare

Capitale/presidi organizzativi

si

Tasso Approccio Regolamentare

Capitale/presidi organizzativi

si

Liquidità Approccio Regolamentare

Capitale/presidi organizzativi

si

Leva finanziaria eccessiva

Approccio Regolamentare

Capitale/presidi organizzativi

si

Valutabile

Reputazione Modelli qualitativi Presidi organizzativi si

Strategico Modelli qualitativi Presidi organizzativi si

Residuo Modelli qualitativi Presidi organizzativi si

Cartolarizzazione Modelli qualitativi Presidi organizzativi no

Base Modelli qualitativi Presidi organizzativi no

Paese Modelli qualitativi Presidi organizzativi si

Trasferimento Modelli qualitativi Presidi organizzativi no

Rischio di credito Il sistema di misurazione adottato al momento corrisponde al Metodo Standardizzato previsto dalla normativa. Il processo di erogazione del credito della Banca prevede un decentramento decisionale nell’ambito dei poteri di delibera definiti dal Consiglio di Amministrazione.

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L’assunzione del rischio creditizio è disciplinato da deleghe operative e livelli di autonomie deliberative stabilite dal Consiglio di Amministrazione, definite in termini di esposizione nei confronti della controparte da affidare che considerano, fra l’altro, i rischi di gruppo economico nonché la tipologia delle forme tecniche di erogazione del credito. In linea generale, l’erogazione del credito avviene attraverso un processo che prevede attribuzioni e deleghe che tengono conto dei diversi segmenti di clientela (“Family”, “Professionisti” e “Imprese”) oltre che dei livelli di autonomia diversificati per importo del credito da erogare. Le disposizioni interne che disciplinano le fasi del processo del credito della Banca (fase di concessione: che comprende istruttoria e delibera, fase di gestione del rapporto, fase di revisione, fase di gestione dei crediti anomali) definiscono le attività di erogazione, controllo, gestione ed attenuazione del rischio medesimo, sviluppando un sistema strutturato che coinvolge diverse funzioni organizzative, le cui attività si declinano nei livelli di articolazione del complessivo sistema di controllo e gestione dei rischi. Nell’ambito dei sistemi di gestione e controllo del credito, particolare rilevanza assumono il modello di pratica elettronica di fido ed il modello di scoring andamentale fornito da società specializzate (Cabel Srl). Le tecniche di credit scoring sono attualmente applicate a tutti i segmenti di clientela sia privati che imprese. I suddetti sistemi statistici di credit scoring forniscono una valutazione previsiva del rischio futuro associato ad una nuova richiesta di credito, utilizzando i dati censiti su EURISC (credit bureau score) e altri dati, di varia natura, associati all’azienda richiedente e ai soggetti persone fisiche collegati. In particolare la procedura di elaborazione della PD elabora i flussi informativi provenienti dai seguenti strumenti:

- Andamentali Interni (elaborazioni ARS);

- Centrale Rischi di Sistema (CRIF);

- Centrale Rischi Bankit;

- Bilanci (forniti da Dun and Bradstreet società del gruppo CRIF). La clientela sulla quale viene elaborata la PD, è stata suddivisa in 15 classi, la cui composizione è univoca per tutte le Banche aderenti al network dell’outsourcer Cabel. Il processo del credito è stato oggetto di un riassetto integrale per frutto di un cantiere di lavoro che ha prodotto un nuovo Regolamento approvato a maggio 2017. Il processo del credito è stato suddiviso nelle seguenti fasi:

• Concessione (Istruttoria – Delibera)

• Gestione del Rapporto

• Revisione

• Gestione dei Crediti Anomali Il nuovo processo del credito prevede la seguente classificazione della clientela:

➢ FAMILY (Consumatori);

➢ PROFESSIONISTI (Non Consumatori);

➢ IMPRESE (Non Consumatori) suddivise internamente tra:

✓ SMALL BUSINESS (Imprese in contabilità semplificata e con fatturato < 500.000 €)

✓ CORPORATE (rimanenti Imprese) Gli attori del processo del credito sono i seguenti:

✓ Vice Preposto di Filiale;

✓ Credit Account;

✓ Preposto di Filiale;

✓ Responsabile Commerciale;

✓ Responsabile Area Crediti;

✓ Direttore Generale;

✓ Consiglio di Amministrazione.

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La politica di erogazione del credito della Banca deve essere improntata alla massima attenzione all’allocazione delle risorse e alla selettività delle iniziative e dei prenditori. La Banca, sia nella fase di acquisizione di nuovi rapporti, sia in quella successiva di gestione, rivolge particolare attenzione all’esame analitico e prospettico dell’attività delle imprese che operano in settori ritenuti a rischio. La valutazione del merito di credito si basa, in primo luogo, sull’analisi della capacità, da parte del richiedente, di generare flussi finanziari adeguati a sostenere il servizio del debito. Ciò premesso, vengono tenuti in debito conto sia la tutela fornita dalle modalità tecniche di intervento, sia il profilo garantistico, specie laddove viene ravvisata una maggiore rischiosità. L’intero processo tiene pertanto conto delle tecniche di CRM indicate dalle istruzioni di vigilanza.

Rischio di Mercato

Le politiche inerenti il rischio di mercato definite dal Consiglio di Amministrazione (OFSS), si basano sui seguenti principali elementi:

▪ definizione degli obiettivi di rischio rendimento;

▪ declinazione della propensione al rischio (definita in termini di limiti operativi nei portafogli della finanza con riferimento ai diversi aspetti gestionali, contabili e di vigilanza). In particolare, con riguardo alle posizioni afferenti il Portafoglio di Negoziazione di Vigilanza sono istituiti e misurati limiti di VaR, limiti di Stop Loss mensile, ed annua, limiti per emittente - tipologia di strumento, limiti di esposizione al rischio di concentrazione;

▪ restrizione sugli strumenti finanziari negoziabili in termini di strumenti ammessi (oppure ammessi in posizione ma con specifici limiti riferiti all’esposizione) e natura.

Nell’ambito delle cennate politiche sono anche definiti gli strumenti negoziabili da parte dell’Area Finanza. Al fine di gestire e monitorare le esposizioni ai rischi di mercato assunte nell’ambito del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, la Banca ha definito nel proprio Regolamento Finanza e nelle sottostanti disposizioni attuative i principi guida, i ruoli e le responsabilità delle funzioni organizzative coinvolte. Ciò allo scopo di assicurare la regolare e ordinata esecuzione dell’attività sui mercati finanziari, nell’ambito del profilo rischio/rendimento delineato dal Consiglio di Amministrazione ovvero dichiarato dalla clientela e di mantenere un corretto mix di strumenti volto al bilanciamento dei flussi di liquidità. In tale ambito, l’Area Finanza ha il compito di valutare le opportunità offerte dal mercato e di gestire il portafoglio di strumenti finanziari in linea con l’orientamento strategico e la politica di gestione del rischio definita dal Consiglio di Amministrazione. A tal fine, individua gli strumenti da negoziare ed effettua l’operazione di acquisto/vendita coerentemente con la strategia che desidera realizzare e nel rispetto dei limiti e delle deleghe assegnate. Rientra inoltre nelle responsabilità dell’Area Finanza, il monitoraggio dell’andamento dei prezzi degli strumenti finanziari e della verifica del rispetto dei limiti operativi e/o degli obiettivi di rischio/rendimento definiti, procedendo, se opportuno, all’adeguamento della struttura e composizione del portafoglio di proprietà. Sono, infine, in capo a tale area i relativi controlli di linea. La Funzione di Risk Management e la Funzione di Compliance hanno funzione consultiva sui temi connessi alle operazioni che generano rischi, con l’obiettivo di coadiuvare l’OFG nell’attuazione delle politiche e delle strategie di gestione dell’Area Finanza definite dal Consiglio di Amministrazione (OFSS). Rischio operativo Oltre quanto già definito, rientrano in tale tipologia le perdite derivanti da frodi, violazione di norme e procedure, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze

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contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale e di compliance, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. La Banca, consapevole che l'emersione dei rischi in esame può generare delle perdite in grado, nell'ipotesi peggiore, di metterne addirittura a repentaglio la stabilità, prevede continui aggiornamenti del Sistema di Controlli Interni con l’obiettivo di definire un sistema completo di controlli impostato in base ai principi che consentono una sana e prudente gestione. Nello specifico la Banca prevede di rivedere nel corso del 2018, una volta terminata la migrazione al nuovo sistema informativo-contabile, tutte le procedure in modo da mappare i nuovi rischi operativi eventualmente emersi dall’implementazione delle nuove procedure informatiche. Per la Banca il principale presidio organizzativo a fronte del rischio in questione è rappresentato dall’insieme delle normative emanate dalla Banca e dai presidi informatici implementati nel sistema gestionale utilizzato che, oltre a prevedere, ove necessario, blocchi logici procedurali, consentono tramite produzione di specifici tabulati di controllo, di monitorare l’operatività nel continuo al fine di rilevare eventuali anomalie, nonché dall’attività formativa delle risorse umane. Il Consiglio di Amministrazione (OFSS) è responsabile dell’istituzione e del mantenimento di un efficace sistema di misurazione e controllo del rischio operativo. L’Amministratore Delegato ha il compito di predisporre ed attuare le misure necessarie ad assicurare il corretto funzionamento del sistema di monitoraggio e gestione del rischio operativo, assicurando che siano stabiliti idonei canali di comunicazione che garantiscano che tutto il personale sia a conoscenza delle politiche e delle procedure rilevanti relative al rischio operativo. Nella gestione e controllo dei rischi operativi sono poi coinvolte le unità organizzative, ciascuna delle quali è destinataria dell’attribuzione di specifiche responsabilità relative ai processi nei quali il rischio in esame può manifestarsi. Per quanto attiene al rischio operativo, con specifico riferimento al rischio informatico, l’esposizione è oggetto di valutazione quali-quantitativa con l’obiettivo di terminare la fase di assessment il prossimo anno, una volta completata la migrazione al nuovo sistema informativo-contabile. La Funzione di Internal Audit, altresì, nel più ampio ambito delle attività di controllo di propria competenza, effettuerà sui rischi operativi specifiche e mirate verifiche. Sempre con riferimento ai presidi organizzativi, assume rilevanza anche l’istituzione della Funzione di Compliance, deputata al presidio ed al controllo del rispetto delle norme, che fornisce un supporto nella prevenzione e gestione del rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, di riportare perdite rilevanti, conseguenti alla violazione della normativa esterna (leggi o regolamenti) o di autoregolamentazione (statuto, codici di condotta, codici di autodisciplina). La Funzione di Risk Management svolge un ruolo di coordinamento delle diverse funzioni coinvolte e si occupa della misurazione dei rischi emersi. A tal riguardo, il sistema di misurazione adottato dalla Banca si basa sul Basic Indicator Approach previsto dalla vigente normativa, per il calcolo del capitale interno a fronte del Rischio Operativo: nell'ambito del metodo base, il requisito di fondi propri per il rischio operativo è pari al 15 % della media triennale dell'indicatore rilevante. Diversamente dagli altri rischi di “primo pilastro” (rischio di credito e di mercato) per i quali la Banca, in base alla sua propensione al rischio definita all’interno del Risk Appetite Framework (RAF), assume consapevolmente posizioni creditizie o finanziarie per raggiungere il desiderato profilo di rischio/rendimento, l’assunzione di rischi operativi risulta implicita nella decisione di intraprendere un determinato tipo di attività e, più in generale, nello svolgimento dell’attività d’impresa bancaria. Si tratta, quindi, di un rischio asimmetrico (comporta solo perdite e non guadagni similmente al rischio di credito) che pervade l’intera attività della banca e per alcuni tipi di eventi è solo mitigabile, ma non annullabile (ad esempio, eventi esterni). Per questo motivo, particolare attenzione deve essere rivolta al Sistema dei Controlli Interni della Banca come strumento di mitigazione della frequenza e dell’impatto delle perdite. Le banche sono chiamate ad approvare ed attuare politiche e procedure aziendali volte a definire, identificare, valutare e gestire l’esposizione ai rischi operativi, in particolare quelli derivanti da eventi caratterizzati da bassa frequenza e particolare gravità.

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La mitigazione del rischio operativo viene, inoltre, attuata tramite la stipula di polizze assicurative, la redazione del “Piano di Continuità Operativa” e del Piano di “Disaster Recovery”, strumenti tutti volti a cautelare la Banca a fronte di eventi critici che possono inficiarne la piena operatività. Il Piano di Continuità Operativa definisce gli attori, le azioni, le strategie e le soluzioni di continuità adottate che consentono di mantenere un livello di qualità sufficiente dei servizi erogati, anche in presenza di eventi catastrofici, formalizzando i principi, fissando gli obiettivi e descrivendo le procedure per la gestione della Continuità Operativa dei processi aziendali critici. Il Piano di Disaster Recovery stabilisce le misure tecniche ed organizzative per fronteggiare eventi che provochino l’indisponibilità dei centri di elaborazione dati. Il Piano di Disaster Recovery, finalizzato a consentire il funzionamento delle procedure informatiche rilevanti in siti alternativi a quelli di produzione, costituisce parte integrante del Piano di Continuità Operativa. Infine, per tutelare le informazioni aziendali contro accessi non autorizzati, la Banca rivede periodicamente i profili abilitativi al sistema informativo aziendale, nell’ottica di migliorarne la segregazione funzionale. Rischio di concentrazione

Le politiche sul rischio di concentrazione, definite dal Consiglio di Amministrazione (OFSS), si basano principalmente sui seguenti elementi specifici:

- modello organizzativo di governo e controllo del rischio (struttura, metodologie, rendicontazione);

- poteri delegati in termini di gestione del rischio di concentrazione (ad esempio concentrazione su singoli settori, aree geografiche, tipologie di clientela, controparte, ecc.);

- ammontare complessivo dell’esposizione ai “grandi rischi”. La Banca, nell’ambito delle verifiche periodiche sul rischio di credito formalizzate nel sistema di reporting direzionale, provvede ad effettuare l’elaborazione ed il calcolo delle Grandi Esposizioni in essere e pone particolare attenzione alla valutazione di eventuali connessioni economiche in relazione alle esposizioni di ammontare superiore al 2% dei Fondi Propri. La Banca ai fini della determinazione del rischio di concentrazione e del relativo capitale interno ha stabilito, sulla base di un’attenta valutazione costi/benefici, di utilizzare il Granularity Adjustment (GA). indicato nelle Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale (Cfr. Circ. 285/13 Banca d’Italia, Titolo III, Capitolo 1, Allegato B). La Banca determina anche il rischio di concentrazione geo-settoriale, ovvero il rischio derivante da esposizioni verso controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica. Per l’estrazione dei dati e lo sviluppo della metodologia la Banca fa riferimento al documento ABI “Laboratorio Rischio di Concentrazione. Metodologia per la stima del rischio di concentrazione geo - settoriale e relativi risultati – marzo 2017”. Rischio tasso di interesse

L’esposizione al rischio di tasso d’interesse è misurata con riferimento alle attività e alle passività comprese nel portafoglio bancario (banking book), relative alle singole valute rilevanti (cioè le valute il cui peso misurato come quota sul totale attivo oppure sul passivo del portafoglio bancario sia superiore al 5%), secondo la metodologia prevista dall’Allegato C della Circolare 285/2013 (Parte Prima, Titolo III, Capitolo 1). Le attività e passività a tasso fisso sono classificate in 14 fasce temporali in base alla loro vita residua. Le attività e passività a tasso variabile sono ricondotte nelle diverse fasce temporali sulla base della data di rinegoziazione del tasso d’interesse. All’interno di ogni singola fascia le posizioni attive sono compensate con quelle passive, ottenendo in tale modo una posizione netta. La posizione netta di ogni fascia è moltiplicata per specifici fattori di ponderazione che tengono conto di una variazione ipotetica dei tassi pari a +/-200 basis point.

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Le esposizioni ponderate delle diverse fasce vengono sommate tra di loro e determinano il rischio complessivo che viene rapportato ai Fondi Propri. Rischio di liquidità Il rischio di liquidità, inteso come il rischio che la Banca non sia in grado di adempiere alle proprie obbligazioni alla loro scadenza, è applicato al totale dell’attivo e passivo del bilancio ad eccezione delle componenti che per loro natura non risultano assoggettabili a tale tipologia di rischio (cassa, immobili, capitale sociale, riserve, ecc.). La misurazione del rischio di liquidità è basata sulla maturity ladder, costruita appostando il valore delle attività e passività soggette, nelle fasce di scadenza previste, a partire dalla scadenza “a vista” fino a quelle “oltre 5 anni”. Sulla base di tale “scaletta” delle scadenze sono periodicamente misurati gli indicatori di rischiosità espressi come rapporto tra saldi netti delle fasce o in termini di time to survive. Il rischio di liquidità è analizzato misurando il gap (“mismatching”) fra impieghi e raccolta - sulla base della durata contrattuale delle attività e delle passività - in termini di stock e in termini di flussi in scadenza. Le suddette analisi, che prevedono un utilizzo di idonee tecniche di liquidity management coerente e proporzionato alla crescente complessità operativa della Banca, sono tese a valutare l’evoluzione prospettica della liquidità, finalizzata alla pianificazione delle politiche di funding, riducendo al minimo eventuali criticità nelle condizioni di liquidità attese. Il sistema di governo e gestione del rischio in oggetto assume un ruolo fondamentale per il mantenimento della stabilità non solo della singola banca, ma anche del mercato, considerato che gli squilibri di una singola istituzione finanziaria possono avere ripercussioni sistemiche. La Banca ha strutturato il presidio della liquidità operativa su due livelli: 1. Il primo livello prevede il presidio giornaliero dell’adeguatezza delle riserve rispetto alla posizione di tesoreria e l’analisi dei tiraggi (in condizioni normali e di stress sulle principali forme tecniche oggetto di osservazioni) considerando anche il livello di concentrazione della raccolta sulle principali posizioni. Si introduce pertanto il concetto di “soglia di tolleranza al rischio di liquidità”. Essa in ambito giornaliero rappresenta la massima esposizione al rischio di liquidità che la Banca ritiene sostenibile relativamente alla sua posizione di tesoreria. 2. Il secondo livello prevede il presidio giornaliero dell’indicatore LCR. La verifica della soglia di tolleranza operativa viene effettuata raffrontando il valore delle riserve di liquidità con i buffer di liquidità previsti a copertura della raccolta ad alta elasticità e della variazione dell’utilizzato. L’analisi viene considerata sia in scenario normale che in caso di scenario stressato. Le riserve di liquidità sono di seguito dettagliate:

Riserve di liquidità Ponderazione

I linea

Cassa e altri valori in carico al cassiere 100%

Titoli governativi europei denominati in euro e degli organismi internazionali, non impegnati e non strutturati

Haircurt BCE

II linea

Altri titoli di debito non impegnati e non strutturati Haircurt BCE

Altri titoli di debito non impegnati relativi ad auto-cartolizzazioni rifinanziabili presso l'Eurosistema

Haircurt BCE

Margini di linee di credito irrevocabili presso banche 100%

Altre riserve

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Titoli liberi nella linea infragiornaliera Haircurt BCE

Saldi liquidi presso istituzioni creditizie 100%

La raccolta ad elevata tiraggio è così calcolata (scenario non stressato e scenario stressato):

Build up Raccolta ad elevato tiraggio Build up Raccolta ad elevato tiraggio in scenario

con stress

A= variabili a rischio oggetto di osservazione: - Raccolta a vista (cc, dr) + Time Deposit (A1); - Linee di credito verso la clientela accordate e non utilizzate (A2); - Prestiti obbligazionari e certificati di deposito con scadenza entro 1 mese (A3).

A= variabili a rischio oggetto di osservazione: - Raccolta a vista (cc, dr) + Time Deposit; - Linee di credito verso la clientela accordate e non utilizzate; - Prestiti obbligazionari e certificati di deposito con scadenza entro 1 mese.

B= percentuali di tiraggio (in condizione ordinarie) su: - Raccolta a vista, calcolata come deviazione standard dei saldi liquidi mensili su un arco temporale degli ultimi 24 mesi (B1); - Linee di credito verso clientela accordate e non utilizzate, calcolate come ulteriore utilizzo dei fidi accordati fino al raggiungimento della soglia limite dell'80% (B2); - Tasso di mancato rinnovo prestiti obbligazionari e certificati di deposito con scadenza entro un mese, pari al 2%, ottenuto come risultato di uno studio condotto dalla Federazione delle BCC di Lazio, Umbria e Sardegna (B3).

B= percentuali di tiraggio (in condizione ordinarie) su: - Raccolta a vista, calcolata come deviazione standard dei saldi liquidi mensili su un arco temporale degli ultimi 24 mesi, aumentata del 25%; - Linee di credito verso clientela accordate e non utilizzate, calcolate come ulteriore utilizzo dei fidi accordati fino al raggiungimento della soglia limite del 95%; - Tasso di mancato rinnovo prestiti obbligazionari e certificati di deposito con scadenza entro un mese, pari al 5%, ottenuto come risultato di uno studio condotto dalla Federazione delle BCC di Lazio, Umbria e Sardegna.

T= impegni attesi T= impegni attesi

C= concentrazione della raccolta sui primi 5 clienti

C= concentrazione della raccolta sui primi 10 clienti

Si evidenzia come per il calcolo della raccolta ad elevato tiraggio, la Banca si avvalga di una metodologia altamente statistica che contempla la deviazione standard dei saldi liquidi medi mensili, utilizzata come misura di dispersione intorno alla media su un arco temporale degli ultimi 12 mesi. Il monitoraggio della liquidità operativa di II livello viene effettuato attraverso il calcolo dell’indice LCR così definito:

Stock di attività liquide di elevata qualità/ Totale dei deflussi di cassa netti nei 30 giorni succ.

A partire da gennaio 2017 il limite minimo1 imposto dall’autorità di Vigilanza è dell’80%. L’indicatore di breve termine o Liquidity Coverage Ratio (LCR) mira ad assicurare che una banca mantenga un livello adeguato di attività liquide di elevata qualità non vincolate che possano essere convertite in contanti per soddisfare il suo fabbisogno di liquidità nell’arco di 30 giorni di calendario in uno scenario di stress di liquidità particolarmente acuto specificato dalle autorità di vigilanza. Lo stock di attività liquide dovrebbe come minimo consentire alla banca di sopravvivere fino al 30° giorno dello scenario, entro il quale si presuppone che possano essere intraprese appropriate azioni correttive da parte degli organi

1 L’indicatore LCR è stato introdotto il 1° gennaio 2015 con un livello pari al 60%. E’ stato innalzato gradualmente ogni anno in misura uguale fino a raggiungere il 100% il 1° gennaio 2019.

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aziendali e/o delle autorità di vigilanza, oppure che la banca possa essere sottoposta a un’ordinata liquidazione. L’LCR si rifà alle metodologie tradizionali di “indice di copertura” della liquidità utilizzate internamente dalle banche per valutare l’esposizione a eventi di liquidità aleatori. Il totale dei deflussi di cassa netti nel caso dell’LCR va calcolato per un orizzonte futuro di 30 giorni di calendario. Per la GBM Banca il requisito stabilito internamente dal Consiglio di Amministrazione prevede che il valore del rapporto non sia inferiore al 120% (vale a dire che lo stock di attività liquide di elevata qualità sia quantomeno pari al 120% del totale dei deflussi di cassa netti). Le banche devono soddisfare questo requisito nel continuo e detenere uno stock di attività liquide di elevata qualità non vincolate come difesa contro l’eventualità di gravi tensioni per la liquidità. Per il calcolo dell’LCR la Banca si avvale del tool messo a disposizione da Cabel nel portale “Basilea 3”. In merito agli indicatori di Liquidità Strutturale GBM Banca si avvale dei seguenti alert di monitoraggio:

• Il rapporto tra gli impieghi alla clientela e il totale della raccolta da clientela deve essere uguale o inferiore all’ 80%;

• Il rapporto tra il Tier 1 e gli Impieghi non ponderati (Indice di Leva finanziaria), considerando anche le attività fuori bilancio deve essere superiore al 3%;

• Il rapporto tra l’ammontare disponibile di Raccolta stabile e l’ammontare richiesto di Raccolta Stabile, definito dall’indice NSFR, deve essere > del 100%.

L'indice di leva finanziaria di Basilea 3 è definito come una "misura del patrimonio" (numeratore), divisa per una "misura dell'esposizione" (denominatore), ed è espresso in termini percentuali. La misura del patrimonio si basa attualmente sulla definizione di patrimonio di base (Tier 1), e il valore minimo dell'indice di leva finanziaria è posto pari al 3%. L’NSFR è definito come rapporto tra l’ammontare disponibile di provvista stabile e l’ammontare obbligatorio di provvista stabile. Il coefficiente deve essere superiore al 100%. Per provvista stabile si intendono i tipi e gli importi di capitale di rischio e di prestito che si ritiene costituiscano fonti affidabili di fondi su un orizzonte temporale di un anno in condizioni di stress prolungato. L’ammontare obbligatorio di tale provvista per una data istituzione dipende dalle caratteristiche di liquidità delle varie tipologie di attività detenute. Per il calcolo dell’NSFR e dell’Indice di Leva Finanziaria la Banca si avvale, al 31 dicembre 2017, del tool messo a disposizione da Cabel nel portale “Basilea 3”. La Banca informa che alla data di redazione della presente informativa risulta chiusa la fase di consultazione (data di pubblicazione il 6 aprile 2018) dell’aggiornamento della Circolare 285 “Disposizioni di Vigilanza per le banche”, che include anche modifiche alla disciplina in materia di “Processo di controllo prudenziale” (Parte prima, Titolo III, Capitolo 1, della Circolare 285/2013). Le novità in via di introduzione riguardano anche i contenuti e le modalità di presentazione del resoconto ICAAP/ILAAP (Internal Liquidity Adequacy Assessment Process – ILAAP), che sarà oggetto di definizione entro la prevista scadenza del 30 giugno 2018. Rischio reputazionale La consapevolezza delle difficoltà connesse alla quantificazione dei rischi di reputazione ha spinto la Banca a incentrare gli approfondimenti per l’attuazione di adeguati presidi a mitigazione degli stessi sulla qualità degli assetti organizzativi e di controllo. In tale ambito, è stata data la massima rilevanza ai seguenti aspetti:

- il livello di consapevolezza degli organi di vertice in ordine alla rilevanza della tematica;

- la promozione a tutti i livelli aziendali di una cultura dell’eticità e della correttezza dei comportamenti;

- l’adeguata gestione delle relazioni con tutti i portatori di interesse;

- l’idoneità dei sistemi di gestione e contenimento del rischio.

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L’istituzione della Funzione di Compliance, permanente, efficace e indipendente, dedicata al presidio e al controllo di conformità alle norme si pone come un presidio organizzativo specificamente rivolto alla gestione e controllo dei rischi legali e di quelli reputazionali a questi collegati. Rientra nel ruolo della Funzione, tra l’altro, il compito di contribuire alla diffusione di una cultura aziendale improntata ai principi di onestà, correttezza e rispetto non solo della lettera ma anche dello spirito delle norme coadiuvando, per gli aspetti di competenza, nella realizzazione del modello aziendale di monitoraggio e gestione dei rischi. L’importanza attribuita dalla Banca al mantenimento del proprio standing reputazionale è riflessa dalla costante attenzione alle tematiche di carattere socio-economico ed ambientale, non meno che dalla qualità dei prodotti offerti alla propria clientela, dal livello dei servizi resi alla stessa e dall’adeguatezza e trasparenza delle condizioni economiche applicate. In questo contesto di presidio del rischio reputazionale si inserisce l’attribuzione ad una figura professionale con competenze di tipo legale l’attribuzione della responsabilità dell’Ufficio Reclami. Il rispetto delle regole e dei principi di trasparenza e correttezza nei rapporti con la clientela, presidiato dalla Funzione Compliance e dal Responsabile dell’Ufficio Reclami, attenua i rischi legali e di reputazione e concorre alla sana e prudente gestione della Banca. Rischio strategico La Banca, al fine di garantire un attento monitoraggio e controllo di tale tipologia di rischio, ha definito un processo che coniuga le esigenze di gestione del business con quelle inerenti una prudente e consapevole assunzione dei rischi. Pertanto viene effettuata nel continuo la rivisitazione del processo di pianificazione strategica ed operativa con l’obiettivo di valutare, in tale sede, la sostenibilità delle scelte strategiche e degli interventi di breve periodo, in considerazione sia del proprio posizionamento strategico sia delle stime di evoluzione degli assorbimenti di capitale generati dall’operatività e della connessa dotazione patrimoniale attuale e prospettica. In particolare, la Banca presidia il rischio strategico attraverso un processo di pianificazione strategica ed ha istituito dei presidi organizzativi specifici volti al monitoraggio dell’avanzamento delle attività progettuali ed al monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi economico-finanziari, verificandone la coerenza con il Piano Industriale. Il rischio strategico viene monitorato nel continuo per ciò che concerne l’andamento del Piano Industriale; a richiesta, in occasione di redazione o revisione del Piano Industriale o in particolari condizioni di discontinuità di gestione.

Rischio residuo A fronte dell’esposizione a tale rischio la Banca ha attivato specifici strumenti di controllo di carattere qualitativo nei presidi organizzativi e nei sistemi di monitoraggio che assumono rilevanza anche ai fini dell’ammissibilità delle tecniche di attenuazione del rischio a fini prudenziali. L’intero processo di erogazione del credito tiene conto delle tecniche di CRM indicate dalle istruzioni di vigilanza. In particolare la Banca adotta, per quanto riguarda le tecniche di protezione del credito di tipo reale, sia garanzie reali finanziarie aventi ad oggetto contante o strumenti finanziari (prestate attraverso contratti di pegno di trasferimento della proprietà con funzione di garanzia, di concessione e assunzione di titoli in prestito) sia ipoteche immobiliari (aventi ad oggetto gli immobili2 che presentano le caratteristiche previste dalla normativa di vigilanza). Nell’ambito del processo di erogazione del credito, particolare attenzione viene prestata alla ricerca di garanzie che prevedano l’intervento di flussi garantiti da terzi (quali canalizzazioni di flussi contrattuali, escrow account, etc.), in modo tale da ottenere una percentuale di copertura almeno del 60% (su impieghi diversi dai mutui ipotecari per i

2 Articolo 124 CRR “Esposizioni garantite da ipoteche su beni immobili”

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quali la garanzia reale è notevolmente superiore) da affiancare a garanzie personali (queste ultime, ovviamente, purché offerte da soggetti con patrimonio personale adeguato). Tra gli strumenti di protezione del credito di tipo reale, la Banca fa ricorso anche alle garanzie rilasciate dal Fondo Mediocredito Centrale (MCC) a favore degli affidamenti concessi alle Piccole Medie Imprese (PMI). Per quanto riguarda la protezione del credito di tipo personale, le garanzie personali riguardano essenzialmente fidejussioni e avalli. Per le diverse tecniche di CRM, la Banca verifica il rispetto dei requisiti di ammissibilità di carattere sia generale sia specifico; tali requisiti devono essere posseduti al momento di costituzione della garanzia e per tutta la durata della stessa. I requisiti generali, diretti ad assicurare la certezza giuridica e l’effettività delle garanzie, riguardano: il carattere vincolante dell’impegno giuridico tra le parti e l’azionabilità in giudizio, la documentabilità, l’opponibilità dello strumento ai terzi in tutte le giurisdizioni rilevanti ai fini della costituzione e dell’escussione; la tempestività di realizzo in caso di inadempimento. Non si prevede pertanto capitale aggiuntivo a fronte dell’eventuale fallimento delle tecniche di mitigazione del rischio di credito, in considerazione della piena attuazione di processi e procedure prudenziali in tema di gestione delle CRM in piena conformità con i requisiti regolamentari.

Sezione 1.1: Sistemi di governance (Art. 435 – par. 2 CRR) La Banca ha adottato quale sistema di amministrazione e controllo il c.d. modello tradizionale, caratterizzato dalla presenza di un’Assemblea dei Soci (regolata dagli artt. 23-30 dello Statuto sociale) e di due Organi, entrambi di nomina assembleare:

1) Consiglio di Amministrazione (OFSS), regolato dagli artt. 17-26 dello Statuto; 2) Collegio Sindacale (OFC), disciplinato dagli artt. 31-33 dello Statuto.

Ai sensi dell’art. 21 dello Statuto, il Presidente del Consiglio di Amministrazione promuove l’effettivo funzionamento del governo societario, favorendo in modo neutrale la dialettica interna all’Organo Amministrativo. Il Presidente, secondo quanto previsto dalle Disposizioni di Vigilanza e dallo Statuto, non può avere un ruolo esecutivo e non può svolgere, neppure di fatto, funzioni gestionali. La revisione contabile è esercitata da una società di revisione iscritta nel registro dei revisori contabili (art. 34 dello Statuto). La funzione di supervisione strategica è svolta dal Consiglio di Amministrazione, chiamato a deliberare sugli indirizzi della gestione sociale (ad es. mediante esame e delibera in ordine ai piani industriali o finanziari ovvero alle operazioni strategiche della Società); La funzione di gestione è svolta dallo stesso Consiglio di Amministrazione, che è responsabile dell’attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica; l’Amministratore Delegato rappresenta il vertice della struttura interna e, come tale, partecipa alla funzione di gestione. La funzione di controllo compete al Collegio Sindacale, il quale vigila sull’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e, in particolare, sull'adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della Società e sul suo corretto funzionamento. Il numero complessivo dei membri del Consiglio di Amministrazione è di 5 unità. Non vi è eccedenza rispetto ai limiti fissati nella Circolare 285/2013, Parte I, Tit. IV, Cap.1, Sez. IV. Ripartizione dei componenti per età, genere e durata di permanenza in carica:

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Consiglio di Ammnistrazione

Nominativo Ruolo Data di nascita GenereDurata permanenza

in carica

John Rasih Sinik Presidente 16/10/1968 M 31/12/2019

Filippo Maria Cortesi Amministratore Delegato 16/08/1971 M 31/12/2019

Fabio Cesare Vittorio Andreottola Consigliere 17/10/1973 M 31/12/2019

Nicola Bonito Oliva Consigliere 30/10/1970 M 31/12/2019

Giorgio Salvo Consigliere 02/02/1950 M 31/12/2019

Collegio Sindacale

Nominativo Ruolo Data di nascita GenereDurata permanenza

in carica

Fulvio Schettino Presidente 29/09/1971 M 31/12/2019

Giovanni Rizzi Sindaco effettivo 01/07/1969 M 31/12/2019

Massimo Pometto Sindaco effettivo 24/03/1973 M 31/12/2019

Paolo Francesca Maria Lazzati Sindaco supplente 16/05/1958 M 31/12/2019

Massimo Amadio Sindaco supplente 02/03/1965 M 31/12/2019

Consiglio di Ammnistrazione

Nominativo RuoloNumero incariti

detenuti oltre GBMTipologia

John Rasih Sinik Presidente 7 Amministratore

Filippo Maria Cortesi Amministratore Delegato 3 Amministratore

Fabio Cesare Vittorio Andreottola Consigliere 1 Amministratore

Nicola Bonito Oliva Consigliere 3 Amministratore

Giorgio Salvo Consigliere

Collegio Sindacale

Nominativo RuoloNumero incariti

detenuti oltre GBMTipologia

Fulvio Schettino Presidente 6 Sindaco

1 Amministratore

2 Revisore

Giovanni Rizzi Sindaco effettivo 16 Sindaco

1 Amministratore

2 Revisore

Massimo Pometto Sindaco effettivo 12 Sindaco

8 Amministratore

2 Revisore

Si evidenzia che, in linea con quanto prescritto dalla Circ. n. 285/2013, Parte I, Titolo IV, Cap. 1, Sez. IV, par. 2.1., linea appl. b) è stato nominato un Consigliere Indipendente, in possesso dei requisiti in oggetto. Nel consiglio di amministrazione del 16 gennaio 2018 è stato nominato Giorgio Salvo come nuovo Presidente che sostituisce quello precedente. Numero e tipologia degli incarichi detenuti da ciascun esponente aziendale in altre società o enti

Sezione 2: Ambito di applicazione (Art. 436 CRR) Informativa qualitativa

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Per quanto riguarda l'ambito di applicazione degli obblighi di cui al Regolamento UE 575/2013, i contenuti della presente informativa sono riferiti a GBM Banca. La Banca non possiede partecipazioni di controllo e non fa parte di un Gruppo Bancario.

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Sezione 3: Composizione dei Fondi propri (Art. 437 CRR – Art. 492 CRR) Informativa qualitativa Una delle priorità strategiche della Banca è rappresentata dalla consistenza e dalla dinamica dei mezzi patrimoniali: l’evoluzione del patrimonio aziendale non solo accompagna puntualmente la crescita dimensionale, ma rappresenta un elemento decisivo nelle fasi di sviluppo. Il presidio dell’adeguatezza patrimoniale è assicurato dall’attività di capital management, nell’ambito della quale vengono definite la dimensione e la combinazione ottimale tra i diversi strumenti di patrimonializzazione nel rispetto dei vincoli regolamentari e in coerenza con il profilo di rischio assunto dalla Banca. La Banca assegna un ruolo prioritario alla gestione e all’allocazione delle risorse patrimoniali anche ai fini del governo dell’operatività. Una volta definita la strategia di fondo che la Banca intende perseguire vengono allocate ai diversi business le risorse attraverso un processo che identifica il potenziale di crescita e la capacità di creazione di valore specifiche in modo da permettere il raggiungimento degli obiettivi di redditività, solidità patrimoniale e di liquidità. Il concetto di capitale a rischio è differenziato in relazione all’ottica con cui viene misurato. Il Patrimonio netto della Banca è determinato dalla somma del capitale sociale e delle riserve di capitale e di utili. Per assicurare una corretta dinamica patrimoniale in condizioni di ordinaria operatività, la Banca ricorre soprattutto al rafforzamento delle riserve attraverso la destinazione degli utili netti annuali. I Fondi Propri della Banca sono calcolati sulla base dei valori patrimoniali e del risultato economico determinato con l'applicazione delle regole contabili previste dai principi contabili internazionali (IAS/IFRS), tenendo conto dei cosiddetti “filtri prudenziali” che consistono in correzioni apportate alle voci del patrimonio netto di bilancio allo scopo di salvaguardare la qualità del Patrimonio di Vigilanza e di ridurne la potenziale volatilità indotta dall’applicazione degli IAS/IFRS. I Fondi Propri sono costituiti dai seguenti livelli di capitale:

▪ Capitale di Classe 1 (Tier 1 Capital), a sua volta composto da: o Capitale primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1); o Capitale aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1 - AT1);

▪ Capitale di Classe 2 (Tier 2 - T2). Di seguito, si illustrano gli elementi che compongono, rispettivamente, il Capitale primario di classe 1, il Capitale aggiuntivo di classe 1 ed il Capitale di classe 2. Le disposizioni relative alla determinazione dei Fondi Propri prevedono un periodo transitorio (fino al 2017), durante il quale alcuni elementi che a regime saranno computabili o deducibili integralmente nel Common Equity, impattano sul Capitale primario di Classe 1 solo per una quota percentuale. Capitale primario di classe 1 (CET 1) Il Capitale primario di classe 1, che rappresenta l’insieme delle componenti patrimoniali di qualità più pregiata, è costituito dai seguenti elementi:

- strumenti di capitale (secondo quanto stabilito dagli articoli 28 e, ove applicabile, 29 CRR);

- riserve sovrapprezzo azioni relative agli strumenti di cui alla lettera a);

- utili non distribuiti;

- altre componenti di conto economico complessivo accumulate;

- altre riserve;

- fondi per rischi bancari generali.

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“filtri prudenziali”, quali la riserva di valutazione generata dalle coperture dei flussi di cassa (cash

flow hedge), le rettifiche di valore di vigilanza, le posizioni verso la cartolarizzazione soggette a ponderazione al 1250% che la Banca ha scelto di dedurre e le plusvalenze/minusvalenze derivanti dalle variazioni del proprio merito creditizio (passività in fair value option e derivati passivi);

- deduzioni, quali le perdite infrannuali, l’avviamento e le altre attività immateriali, le azioni proprie detenute anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto delle stesse, le partecipazioni significative e non nel capitale di altri soggetti del settore finanziario detenute anche indirettamente e/o sinteticamente, le attività fiscali differite basate sulla redditività futura.

Al 31 dicembre 2017 il Capitale Primario di Classe 1 della Banca ammonta a 17.054 mila euro ed è costituito dal capitale versato e dai sovraprezzi di emissione, dalle riserve di utili (ordinaria, straordinaria e di rivalutazione) e dalla quota di utile di periodo computabile ai fini delle disposizioni normative (art. 26 CRR). Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT 1) Gli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 e i relativi eventuali sovrapprezzi costituiscono gli elementi patrimoniali del capitale aggiuntivo di classe 1. Da tali elementi devono essere portati in deduzione, tra gli altri, gli eventuali strumenti di AT 1 propri detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto degli stessi, nonché gli strumenti di capitale aggiuntivo, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente, emessi da altri soggetti del settore finanziario nei confronti dei quali si detengono o meno partecipazioni significative. Nella quantificazione degli anzidetti elementi deve tenersi conto anche degli effetti del “regime transitorio”. Tale aggregato non rileva per la Banca, in quanto la stessa non ha emesso strumenti di capitale le cui caratteristiche contrattuali ne consentano l’inquadramento tra gli strumenti di AT 1. Al 31 dicembre 2017 non sussistono elementi in tale categoria nei Fondi Propri della Banca. Capitale di classe 2 (T 2) Le passività subordinate le cui caratteristiche contrattuali ne consentono l’inquadramento nel T2, inclusi i relativi eventuali sovrapprezzi di emissione, costituiscono gli elementi patrimoniali del capitale di classe 2. Da tali elementi devono essere portate in deduzione, tra le altre, le eventuali passività subordinate proprie detenute anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto delle stesse, nonché gli strumenti di T2, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente, emessi da altri soggetti del settore finanziario nei confronti dei quali si detengono o meno partecipazioni significative. Nella quantificazione degli anzidetti elementi deve tenersi conto anche degli effetti del “regime transitorio”. Gli strumenti di capitale e i prestiti subordinati si considerano strumenti di classe 2 solo se sono

soddisfatte le seguenti condizioni:

• gli strumenti sono emessi o i prestiti subordinati sono assunti, a seconda dei casi, e interamente

versati;

• gli strumenti non sono acquistati o i prestiti subordinati non sono erogati, a seconda dei casi, da

nessuno dei seguenti soggetti:

i) l'ente o le sue filiazioni;

ii) un'impresa nella quale l'ente detiene una partecipazione, diretta o tramite un legame di

controllo, pari al 20% o più dei diritti di voto o del capitale dell'impresa stessa;

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• l'acquisto degli strumenti o l'erogazione dei prestiti subordinati, a seconda dei casi, non sono

finanziati dall'ente, né direttamente né indirettamente;

• il diritto o credito sul valore nominale degli strumenti a norma delle disposizioni che governano

gli strumenti o il diritto o credito sul valore nominale dei prestiti subordinati a norma delle

disposizioni che governano i prestiti subordinati, a seconda dei casi, è pienamente subordinato

ai diritti o crediti di tutti i creditori non subordinati;

• gli strumenti o i prestiti subordinati, a seconda dei casi, non sono coperti né sono oggetto di una

garanzia che aumenti il rango (seniority) del diritto o credito da parte di nessuno dei seguenti

soggetti:

i) l'ente o le sue filiazioni;

ii) l'impresa madre dell'ente o le sue filiazioni;

iii) la società di partecipazione finanziaria madre o le sue filiazioni;

iv) la società di partecipazione mista o le sue filiazioni;

v) la società di partecipazione finanziaria mista o le sue filiazioni;

vi) qualsiasi impresa che abbia stretti legami con i soggetti di cui ai punti da i) a v);

• gli strumenti o i prestiti subordinati, a seconda dei casi, non sono oggetto di alcuna disposizione

che aumenti in altri modi il rango del diritto o credito cui danno titolo gli strumenti o dei

prestiti subordinati, rispettivamente;

• gli strumenti o i prestiti subordinati, a seconda dei casi, hanno una durata originaria di almeno

cinque anni;

• le disposizioni che governano gli strumenti o i prestiti subordinati, a seconda dei casi, non

contengono alcun incentivo che incoraggi l'ente a seconda dei casi a rimborsarne o ripagarne il

valore nominale prima della scadenza;

• se gli strumenti o i prestiti subordinati, a seconda dei casi, includono una o più opzioni call o

opzioni early repayment, a seconda dei casi, le opzioni possono essere esercitate unicamente a

discrezione dell'emittente o del debitore, a seconda dei casi;

• gli strumenti o i prestiti subordinati, a seconda dei casi, possono essere rimborsati, anche

anticipatamente, o riacquistati o ripagati anticipatamente solo quando le condizioni di cui

all'articolo 77 CRR sono soddisfatte, e non prima di cinque anni dalla data di emissione o di

assunzione, a seconda dei casi, eccetto quando sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo

78, paragrafo 4 CRR;

• le disposizioni che governano gli strumenti o i prestiti subordinati, a seconda dei casi, non

indicano, né implicitamente né esplicitamente, che gli strumenti o i prestiti subordinati, a

seconda dei casi, saranno o potranno essere rimborsati, anche anticipatamente, riacquistati o

ripagati anticipatamente, a seconda dei casi, dall'ente in casi diversi da quelli di insolvenza o

liquidazione dell'ente, e l'ente non fornisce altrimenti tale indicazione;

• le disposizioni che governano gli strumenti o i prestiti subordinati, a seconda dei casi, non

attribuiscono al possessore il diritto di accelerare i futuri pagamenti programmati degli interessi

o del capitale, salvo in caso di insolvenza o liquidazione dell'ente;

• il livello dei pagamenti di interessi o dividendi, a seconda dei casi, dovuti sugli strumenti o sui

prestiti subordinati, a seconda dei casi, non sarà modificato sulla base del merito di credito

dell'ente o della sua impresa madre;

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• quando gli strumenti non sono emessi direttamente da un ente, o quando i prestiti subordinati

non sono assunti direttamente da un ente, a seconda dei casi, le seguenti condizioni sono

entrambe soddisfatte:

i) gli strumenti sono emessi o i prestiti subordinati sono assunti, a seconda dei casi, per il

tramite di un soggetto nel quadro del consolidamento a norma della parte uno, titolo II, capo

2 del Regolamento UE 575/2013 (CRR);

ii) i proventi sono immediatamente disponibili all'ente senza limitazione in una forma che

soddisfa le condizioni di cui al paragrafo 1 dell’articolo 63 CRR.

Gli strumenti del capitale di classe 2 sono inoltre sottoposti all’obbligo di ammortamento negli ultimi 5 anni di vita in funzione dei giorni residui, secondo quanto stabilito dall’articolo 64 CRR. Al 31 dicembre 2017 non sussistono elementi in tale categoria nei Fondi Propri della Banca. Informativa quantitativa Nella tabella seguente si riporta l’ammontare dei Fondi Propri della Banca al 31/12/2017 con il dettaglio dei singoli elementi positivi e negativi:

Descrizione voci FONDI PROPRI (valori in Euro) 31/12/2017 31/01/2017

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 (COMMON EQUITY TIER 1): CAPITALE VERSATO

24.606 24.606

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 (COMMON EQUITY TIER 1): SOVRAPPREZZI DI EMISSIONE

2.424 2.424

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 (COMMON EQUITY TIER 1): RISERVE DI UTILI: UTILI O PERDITE PORTATI A NUOVO

(5.131) 9.811

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1: PERDITA ESERCIZIO 783 (14.942)

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 RISERVE: ALTRO (118) (209)

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1: ALTRE ATTIVITÀ IMMATERIALI (60) (81)

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 DETRAZIONI: DTA CHE SI BASANO SULLA REDDITIVITÀ FUTURA

(5.176) -

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 ELEMENTI NEGATIVI - ALTRI (275) -

CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 (COMMON EQUITY TIER 1 -CET1)

17.054 21.610

CAPITALE DI CLASSE 1 17.054 21.610

TOTALE FONDI PROPRI 17.054 21.610

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Sezione 4: Requisiti di Capitale (Art. 438 CRR) Informativa qualitativa Le disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche di cui alla Circolare 285/2013 sottolineano l’importanza del processo aziendale di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (c.d. processo ICAAP - Internal Capital Adequacy Assessment Process). La normativa stabilisce che le banche debbano definire un processo volto a determinare il capitale complessivo adeguato, in termini attuali e prospettici, a fronteggiare tutti i rischi rilevanti. Il processo è articolato in specifiche fasi, delle quali sono responsabili funzioni e/o unità operative diverse. Tale processo, in raccordo con il RAF (Risk Appetite Framework), è imperniato su idonei sistemi aziendali di gestione dei rischi e su adeguati meccanismi di governo societario, su una struttura organizzativa con linee di responsabilità definite e adeguati sistemi di controllo interno. Nell’ambito del Risk Appetite Framework (RAF) della Banca, la propensione al rischio definisce gli orientamenti strategici in relazione alla valutazione dell’adeguatezza patrimoniale corrente e prospettica e le politiche di assunzione dei rischi. Nella sua definizione sono inclusi elementi quantitativi e qualitativi:

- da un punto di vista quantitativo, la propensione al rischio si configura come l’ammontare di capitale che la Banca è disposta a mettere a rischio e contribuisce a definire il posizionamento strategico della Banca;

- da un punto di vista qualitativo, la propensione al rischio attiene alla volontà della Banca di rafforzare i presidi e i sistemi di monitoraggio, nonché l’efficienza e l’efficacia del sistema dei controlli interni.

Il processo ICAAP, approvato dal Consiglio di Amministrazione (OFSS), individua i ruoli, le responsabilità e le linee guida operative del processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (sia con riferimento agli Organi che alle Funzioni Aziendali). Il processo ICAAP di GBM si articola in 6 fasi distinte come raffigurato di seguito:

La responsabilità delle attività connesse con il processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale corrente e prospettica è stata affidata alla Funzione di Risk Management. Il punto di partenza del processo ICAAP è costituito dall’identificazione di tutti i rischi rilevanti a cui la Banca è o potrebbe essere esposta rispetto alla propria operatività, ai mercati di riferimento, nonché ai fattori di contesto derivanti dalla propria natura cooperativa. Responsabile di tale attività è la Funzione di Risk Management la quale esegue un’attività di assessment qualitativo sulla significatività dei rischi

(2)

Valutazione dei

rischi

(misurazione,

valutazione e

stress testing)

(3)

Determinazione

capitale

complessivo/

riconciliazione

con Fondi Propri

(5)

Azioni correttive/

interventi di

mitigazione

(1)

Individuazione

dei rischi

(4)

Esame finale della

valutazione rischi

(6)

Revisione interna

Conformità del processo alle norme

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e/o analisi del grado di rilevanza dei rischi, con il supporto di indicatori di rilevanza definiti distintamente per le diverse tipologie di rischio. In questa fase vengono identificate le fonti di generazione dei rischi individuati, posizionando gli stessi in capo alle funzioni/unità operative ovvero correlandoli ai processi aziendali. Al fine di individuare i rischi rilevanti, durante le attività di valutazione, vengono presi in considerazione almeno tutti i rischi contenuti nell’elenco di cui all’Allegato A della Circolare 285/2013, Parte Prima, Titolo III, Capitolo 1. Tale elenco viene ampliato durante l’analisi al fine di meglio comprendere e riflettere il business e l’operatività aziendale. I rischi identificati sono classificati in due tipologie: a) rischi quantificabili, in relazione ai quali la Banca si avvale di apposite metodologie di determinazione del capitale interno: rischio di credito e controparte, rischio di mercato, rischio operativo, rischio di concentrazione incluso il rischio di concentrazione geo-settoriale e rischio di tasso di interesse; b) rischi non quantificabili, per i quali, non essendosi ancora affermate metodologie robuste e condivise di determinazione del relativo capitale interno non viene determinato un assorbimento patrimoniale, bensì vengono predisposti adeguati sistemi di controllo ed attenuazione: rischio di liquidità e leva finanziaria, rischio paese, rischio di trasferimento, rischio base, rischio residuo, rischio derivante da cartolarizzazioni, rischio strategico, rischio reputazionale. Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte dei rischi quantificabili, la Banca utilizza le metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari per i rischi compresi nel I Pilastro (di credito, controparte, di mercato e operativo) e gli algoritmi semplificati indicati dalla cennata normativa per i rischi quantificabili rilevanti e diversi dai precedenti (concentrazione e tasso di interesse del portafoglio bancario). Più in dettaglio, vengono utilizzati:

▪ il metodo standardizzato per il rischio di credito;

▪ il metodo del valore corrente ed il metodo semplificato per il rischio di controparte;

▪ il metodo standardizzato per il rischio di mercato;

▪ il metodo base per il rischio operativo;

▪ l’algoritmo del Granularity Adjustment per il rischio di concentrazione “single - name” e la metodologia suggerita dall’ABI per il profilo geo-settoriale del rischio.

▪ l’algoritmo semplificato “regolamentare” per il rischio di tasso di interesse. Per quanto riguarda invece i rischi non quantificabili, come già detto, coerentemente con le indicazioni fornite dalla Banca d’Italia nella citata normativa, la Banca ha predisposto adeguati presidi interni di controllo e attenuazione. Per quanto attiene al rischio di liquidità la Banca, nel rispetto di quanto previsto dalle disposizioni, non quantifica capitale interno. L’esposizione al rischio di liquidità viene misurata con tecniche differenziate a seconda della dimensione operativa o strutturale dello stesso. Nell’ambito delle attività di misurazione, sono altresì definite ed eseguite prove di stress in termini di analisi semplificate di sensibilità riguardo ai principali rischi assunti. Tenuto conto di quanto previsto dalla Circolare n. 285/2013 della Banca d’Italia per gli intermediari bancari di Classe 3, la Banca effettua analisi semplificate di sensibilità relativamente al rischio di credito, al rischio di concentrazione sul portafoglio crediti ed al rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, sulla base delle indicazioni fornite nella stessa normativa e mediante l’utilizzo delle suddette metodologie semplificate di misurazione dei rispettivi rischi. I relativi risultati, opportunamente analizzati, conducono ad una miglior valutazione dell’esposizione ai rischi stessi e del grado di vulnerabilità dell’azienda al verificarsi di eventi eccezionali ma plausibili. La determinazione del capitale interno complessivo – effettuato secondo l’approccio “building block” - viene effettuata con riferimento tanto alla situazione attuale, quanto a quella prospettica. Al fine di uno stringente monitoraggio del livello di esposizione ai rischi, la misurazione del capitale interno complessivo in chiave attuale viene aggiornata con riferimento alla fine di ciascun semestre dell’esercizio. Il livello prospettico viene invece determinato con cadenza essenzialmente annuale - in

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sede di predisposizione del resoconto ICAAP - con riferimento alla fine dell’esercizio in corso e dei due anni successivi di piano, tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e dell’operatività. Informativa quantitativa Requisiti patrimoniali Gli elementi indicati in precedenza sono soggetti ai seguenti limiti, che la Banca è tenuta a rispettare:

▪ CET 1: il capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) deve essere pari o superiore al 4,5% del RWA (attività di rischio ponderate);

▪ TIER 1: Il Tier 1, dato dalla somma del capitale primario di classe 1 e del capitale aggiuntivo di classe 1 (CET1 + AD1) deve essere maggiore o uguale al 6% del RWA;

▪ TOTAL CAPITAL: Il Patrimonio di Vigilanza complessivo (o Fondi Propri), pari al Capitale di Classe 1 più il Capitale di Classe 2 capitale totale (CET1 + AD1 + T2) deve essere maggiore o uguale all'8% del RWA.

Riserva di conservazione Oltre i requisiti patrimoniali descritti sopra, la normativa stabilisce che le banche hanno l’obbligo di detenere, in aggiunta al patrimonio di qualità primaria necessario per soddisfare i requisiti in materia di Fondi propri, una riserva di conservazione del capitale pari al 2,5% dell'esposizione complessiva al rischio della banca. Il buffer di conservazione del capitale è stato introdotto gradualmente tra il 1° gennaio 2016 e la fine del 2018 per diventare pienamente operativo il 1° gennaio 2019:

▪ 1,250 per cento dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2017;

▪ 1,875 per cento dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018;

▪ 2,500 per cento a partire dal 1° gennaio 2019. Riserva Anticiclica Gli Stati Membri dell’UE impongono agli enti di detenere inoltre una specifica riserva di capitale anticiclica equivalente al totale dell’attività di rischio ponderata (RWA) moltiplicato per la media ponderata dei tassi della riserva di capitale anticiclica. Gli Stati Membri designano un’autorità con il compito di fissare il coefficiente anticiclico dello Stato membro. Ogni autorità designata calcola per ogni trimestre un indicatore di riferimento che utilizza come parametro ai fini della fissazione del coefficiente anticiclico. L’indicatore di riferimento riflette il ciclo del credito e i rischi risultanti da una crescita eccessiva del credito nello Stato membro e tiene debitamente conto delle specificità dell’economia nazionale. Il tasso di riserva anticiclica è determinato a livello di stato membro in funzione di alcune variabili tra cui il proprio PIL con valori compresi tra 0 e 2,5%. La Banca prevede di mantenere per il triennio 2017-2019 il coefficiente patrimoniale totale (Total capital ratio) almeno pari al 14% del totale delle attività di rischio ponderate. Si riportano di seguito i requisiti patrimoniali ed i coefficienti patrimoniali al 31/12/2017 della Banca.

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Categorie/Valori Importi non ponderati

Importi ponderati / requisiti

31-dic-17 31-gen-17 31-dic-17 31-gen-17

A. ATTIVITA' DI RISCHIO

A.1 Rischio di credito e di controparte 159.608 123.008 71.560 40.833

1. Metodologia standardizzata 159.608 123.008 71.560 40.833

2. Metodologia basata su rating interni

2.1 Base

2.2 Avanzata

3. Cartolarizzazioni

B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA

B.1 Rischio di credito e di controparte

5.725 3.267

B.2 Rischio di aggiustamento della valutazione del credito

B.3 Rischio di regolamento

B.4 Rischi di mercato

8 8

1. Metodologia standard

8 8

2. Modelli interni

3. Rischio di concentrazione

B.5 Rischio operativo

710 761

1. Metodo base

710 761

1. Metodo standardizzato

1. Metodo avanzato

B.6 Altri elementi del calcolo

- -

B.7 Totale requisiti prudenziali

6.443 4.036

C. ATTIVITA' DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA

C.1 Attività di rischio ponderate

80.538 50.446

C.2 Capitale primario di classe 1/Attività di rischio ponderate (CET1 capital ratio) 21,17% 42,84%

C.3 Capitale di classe 1/Attività di rischio ponderate (Tier 1 capital ratio) 21,17% 42,84%

C.4 Totale fondi propri/Attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 21,17% 42,84%

I valori sopra riportati risultano sufficienti a garantire il rispetto dei requisiti minimi previsti dalla Normativa di Vigilanza la quale richiede un Requisito minimo del Capitale Totale Consolidato pari al 10,5% (includendo il buffer del 2,5%).

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Sezione 5: Rettifiche per il rischio di credito (Art. 442 CRR) Informativa qualitativa I crediti rientrano nella più ampia categoria delle attività finanziarie non derivate e non quotate in un mercato attivo che prevedono pagamenti fissi o comunque determinabili. Essi includono gli impieghi con clientela e con banche, i crediti commerciali e le operazioni pronti contro termine. Per la Banca le definizioni delle diverse categorie di crediti “deteriorati”, ovvero quelle esposizioni che ricadono nelle categorie delle sofferenze, delle inadempienze probabili e delle esposizioni scadute, coincidono con le analoghe definizioni di Vigilanza emanate dalla Banca d’Italia. Nel dettaglio si identificano:

▪ Sofferenze: esposizioni per cassa e fuori bilancio nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza, anche non accertato giudizialmente, o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate. Si prescinde dall’esistenza di eventuali garanzie (reali o personali) poste a presidio delle esposizioni, mentre sono incluse le esposizioni nei confronti degli enti locali (comuni e province) in stato di dissesto finanziario, per la quota parte assoggettata alla pertinente procedura di liquidazione.

▪ Inadempienze probabili: totalità delle esposizioni nei confronti di debitori che, a giudizio della Banca, è improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, adempiano integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle loro obbligazioni creditizie (unlikely to pay); tale valutazione viene operata in maniera indipendente dalla presenza di eventuali importi (o rate) scaduti e non pagati.

▪ Esposizioni scadute e/o sconfinanti: esposizioni per cassa e fuori bilancio diverse da quelle classificate a sofferenza e inadempienza probabile che, alla data di chiusura del periodo, sono scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni.

A seguito dell’emanazione del Regolamento UE n. 227/2015, è inoltre da ricondurre tra le esposizioni deteriorate anche la categoria delle esposizioni deteriorate oggetto di concessioni (forborne non performing), la quale non configura una categoria di esposizioni deteriorate distinta e ulteriore rispetto a quelle precedentemente richiamate, ma soltanto un sottoinsieme di ciascuna di esse, nella quale rientrano le esposizioni per cassa e gli impegni a erogare fondi che formano oggetto di concessioni (forborne exposure), se soddisfano le due seguenti condizioni:

▪ il debitore versa in una situazione di difficoltà economico-finanziaria che non gli consente di rispettare pienamente gli impegni contrattuali del suo contratto di debito e che realizza uno stato di “deterioramento creditizio” (classificazione in una delle categorie di esposizioni deteriorate: sofferenze, inadempienze probabili, esposizioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni);

▪ la banca acconsente a una modifica dei termini e condizioni di tale contratto, ovvero a un rifinanziamento totale o parziale dello stesso, per permettere al debitore di rispettarlo (concessione che non sarebbe stata accordata se il debitore non si fosse trovato in uno stato di difficoltà).

La rilevazione iniziale avviene al fair value che corrisponde all’ammontare erogato, o prezzo di sottoscrizione, incrementato dei costi e dei ricavi di transazione direttamente attribuibili. Nel caso in cui l’importo erogato non corrispondesse al fair value, la rilevazione iniziale viene effettuata per un importo pari all’attualizzazione dei futuri flussi di cassa ad un tasso appropriato, con iscrizione della differenza a Conto economico.

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Successivamente alla rilevazione iniziale i crediti sono valutati al costo ammortizzato, utilizzando il criterio dell’interesse effettivo. Il costo ammortizzato è il valore di prima iscrizione, diminuito o aumentato del rimborso di capitale, delle rettifiche e riprese di valore e dell’ammortamento – calcolato con il metodo del tasso di interesse effettivo – della differenza tra l’ammontare erogato e quello rimborsabile a scadenza. Il tasso di interesse effettivo è il tasso che eguaglia il valore attuale dei flussi futuri del credito (per capitale ed interesse) all’ammontare erogato, includendo i costi e i ricavi connessi al credito lungo la sua vita attesa. La stima dei flussi e della durata contrattuale tengono conto delle clausole contrattuali che possono influire sugli importi e sulle scadenze, senza considerare invece le perdite attese sul finanziamento. Il tasso di interesse effettivo rilevato inizialmente è quello (originario) utilizzato sempre per l’attualizzazione dei futuri flussi di cassa e per la determinazione del costo ammortizzato, successivamente alla rilevazione iniziale. Alla chiusura di ogni bilancio annuale e di situazione infrannuale viene effettuata una valutazione della perdita di valore su tutto il portafoglio crediti tenendo distinti:

i. crediti deteriorati (non performing): rientrano in questa categoria le sofferenze, le inadempienze probabili, i crediti scaduti/sconfinati continuativamente da oltre 90 giorni (past due);

ii. crediti in bonis (o performing). Per quanto riguarda i crediti in Bonis, la valutazione è di tipo collettivo. Tale valutazione viene effettuata per categorie omogenee in termini di rischio di credito sulla base di serie storiche che consentano di stimare il valore della perdita relativa a ciascuna categoria di crediti. La determinazione degli accantonamenti sui crediti vivi è effettuata secondo un approccio coerente con quello previsto ai fini di vigilanza; in particolare la Banca, per la svalutazione collettiva dei crediti in bonis, si avvale del tasso di copertura medio per i crediti bonis indicato da Banca d’Italia per gli Istituti Bancari di minori dimensioni, pari allo 0,7%. Per le posizioni bonis che hanno presentato dei segnali di deterioramento tali da essere classificate dall’Area Crediti come “Sorveglianza” recependo la maggiore rischiosità di tali impieghi GBM Banca ha applicato delle rettifiche di valore analitiche. Il tasso di copertura medio risultante è pari all’1,30%. Per quanto riguarda le posizioni in Past Due, i criteri utilizzati per la determinazione delle rettifiche di valore collettive sono stati determinati sia sulla base della recente evoluzione registrata nel deterioramento di tale comparto, che in considerazione di una stima di perdita che ha tenuto in considerazione, oltre alle indicazioni presenti nelle disposizioni di vigilanza sui coefficienti di solvibilità, l’eventuale presenza di garanzie. Il risultato ha prodotto una Expected Loss pari al 12,04%. Le posizioni classificate ad Inadempienza probabile sono state tutte oggetto di valutazione analitica e ad ognuna di esse è stata associata una percentuale di accantonamento in funzione della stima di recuperabilità del singolo credito. Per quanto riguarda i crediti a sofferenza la valutazione è attribuita analiticamente ad ogni singola posizione e viene effettuata individuando sia i flussi di cassa stimati e riferiti a quelli contrattuali, sia alla previsione dei tempi di recupero delle somme stesse, operando per classi omogenee di credito. In tale valutazione si tiene conto delle garanzie che assistono il credito e al grado di probabilità della loro liquidazione. I crediti sono cancellati quando l’attività in esame viene ceduta, trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e benefici connessi (fattispecie che riguarda le cessioni nonché le operazioni di cartolarizzazione) quando scadono i diritti contrattuali e quando il credito è considerato definitivamente irrecuperabile. L’importo delle perdite è rilevato a Conto Economico al netto dei fondi precedentemente accantonati. Se un credito, precedentemente svalutato, viene recuperato, l’importo viene iscritto in riduzione della voce di conto economico in cui sono iscritte le rettifiche di valore nette per deterioramento di crediti.

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Informativa quantitativa Distribuzione delle esposizioni (netta) creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori di bilancio)

Portafogli/qualità Sofferenze Inadempienze

probabili

Esposizioni scadute

deteriorate

Esposizioni scadute non deteriorate

Altre esposizioni non

deteriorate Totale

1. Attività finanziarie disponibili per la vendita 60.062 60.062

2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza -

3. Crediti verso banche 32.826 32.826

4. Crediti verso clientela 6.249 1.857 403 2.253 28.547 39.308

5. Attività finanziarie valutate al fair value -

6. Attività finanziarie in corso di dismissione -

Totale 31 dicembre 2017 6.249 1.857 403 2.253 121.435 132.196

Totale 31 gennaio 2017 5.761 2.459 324 2.243 85.551 96.338

Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori lordi e netti)

Portafogli/qualità

Attività deteriorate Attività non deteriorate Totale (esposizione

netta) Esposizione

lorda Rettifiche specifiche

Esposizione netta

Esposizione lorda

Rettifiche di portafoglio

Esposizione netta

1. Attività finanziarie disponibili per la vendita

60.062

60.062 60.062

2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

3. Crediti verso banche

32.826

32.826 32.826

4. Crediti verso clientela 21.266 12.759 8.508 31.195 393 30.801 39.308

5. Attività finanziarie valutate al fair value

6. Attività finanziarie in corso di dismissione

Totale 31 dicembre 2017 21.266 12.759 8.508 124.083 393 123.689 132.196

Totale 31 gennaio 2017 19.739 11.195 8.544 88.458 664 87.794 96.338

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Dinamica delle esposizioni verso clientela deteriorata al 31/12/2017

Causali/Categorie Sofferenze Inadempienze probabili

Esposizioni scadute

deteriorate

A. Esposizione lorda iniziale 14.643 4.600 497

- di cui: esposizioni cedute non cancellate

B. Variazioni in aumento 6.621 2.227 644

B.1 ingressi da esposizioni creditizie in bonis 2.597 1.826 588

B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 3.760 183 5

B.3 altre variazioni in aumento 264 218 51

C. Variazioni in diminuzione 3.506 3.776 684

C.1 uscite verso esposizioni creditizie in bonis

119 135

C.2 cancellazioni 236

C.3 incassi 3.270 382 63

C.4 realizzi per cessioni

C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate

3.275 485

C.6 altre variazioni in diminuzione

D. Esposizione lorda finale 17.758 3.051 457

- di cui: esposizioni cedute non cancellate

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31/12/2017

Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso banche (valore di bilancio) al 31/12/2017

Esposizioni/Aree geografiche

Italia Altri Paesi europei America Asia Resto del mondo

Esp

osi

zio

ne n

ett

a

Rett

ific

he v

alo

re

co

mp

less

ive

Esp

osi

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Esp

osi

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ett

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Rett

ific

he v

alo

re

co

mp

less

ive

A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze

A.2 Inadempienze probabili

A.3 Esposizioni scadute deteriorate

A.4 Esposizioni non deteriorate 75.776 - -

Totale A 75.776 - - - - - - - - -

B. Esposizioni "fuori bilancio"

B.1 Sofferenze

B.2 Inadempienze probabili

B.3 Esposizioni scadute deteriorate

B.4 Esposizioni non deteriorate 175

Totale B 175 - - - - - - - - -

Totale (A+B) 31 dicembre 2017 75.951 - - - - - - - - -

Totale (A+B) 31 gennaio 2017 43.860 - - - - - - - - -

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31/12/2017

Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso clientela (valore di bilancio)

Esposizioni/Aree geografiche

Italia Altri Paesi europei America Asia Resto del mondo

Esp

osi

zio

ne n

ett

a

Rett

ific

he v

alo

re

co

mp

less

ive

Esp

osi

zio

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ett

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ett

a

Rett

ific

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alo

re

co

mp

less

ive

A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze 6.249 11.509

A.2 Inadempienze probabili 1.857 1.194

A.3 Esposizioni scadute deteriorate 402 55

A.4 Esposizioni non deteriorate 30.801 393

Totale A 39.308 13.151 - - - - - - - -

B. Esposizioni "fuori bilancio"

B.1 Sofferenze 103

B.2 Inadempienze probabili 303

B.3 Esposizioni scadute deteriorate 1.041

B.4 Esposizioni non deteriorate 3.105

Totale B 4.552 - - - - - - - - -

Totale (A+B) 31 dicembre 2017 43.860 13.151 - - - - - - - -

Totale (A+B) 31 gennaio 2017 53.749 16.265 - - - - - - - -

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31/12/2017

Distribuzione per settore economico delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso clientela (valore di bilancio)

Esposizioni/controparti

Governi Altri enti pubblici

Societa`finanziarie Societa`di

assicurazione Imprese non finanziarie Altri soggetti

Esp

osi

zio

ne

Nett

a

Rett

ific

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Rett

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o

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o

Esp

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zio

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Rett

ific

he v

al.

specif

ich

e

Rett

ific

he v

al.

di

po

rtafo

gli

o

A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze

5.830 10.771

419 738

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

A.2 Inadempienze probabili

1.060 968

797 226

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

A.3 Esposizioni scadute deteriorate

233 36

169 19

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

5 0

A.4 Esposizioni non deteriorate

1.145

33

24.422

317 5.234

43

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

TOTALE A - - - - - - 1.145 - 33 - - - 31.545 11.775 317 6.619 983 43

B. Esposizioni fuori bilancio

B.1 Sofferenze

103

B.2 Inadempienze probabili

303

B.3 Altre attivita`deteriorate

1.041

B.4 Esposizioni non deteriorate

10

3.092

2

TOTALE B - - - - - - 10 - - - - - 4.539 - - 2 - -

TOTALE (A + B) 31-dic-17 - - - - - - 1.155 - 33 - - - 36.084 11.775 317 6.622 983 43

TOTALE (A + B) 31-gen-17 - - - - - - 1.315 1 26

44.882 10.262 584 7.736 931 53

GBM Banca S.p.A. Pillar III

31/12/2017

Distribuzione per vita residua contrattuale delle attività e passività finanziarie - Valuta Euro

Tipologia/Durata residua

a v

ista

fin

o a

3

mesi

da o

ltre

3

mesi

fin

o a

6 m

esi

da o

ltre

6

mesi

fin

o a

1 an

no

da o

ltre

1

an

no

fin

o a

5 a

nn

i

da o

ltre

5

an

ni

fin

o a

10 a

nn

i

olt

re 1

0

an

ni

Du

rata

ind

ete

rmin

ata

1. Attività per cassa

1.1 Titoli di debito

- con opzione di rimborso anticipato

- altri 7 3.790 22.621 8.193 25.450

1.2 Finanziamenti a banche 24.305 8.521

1.3 Finanziamenti a clientela

- c/c 10.014 421 119 298 3.603

- altri finanziamenti

- con opzione di rimborso anticipato 225 77

- altri 4.836 14.825 531 1.285 2.002 605 469

2. Passività per cassa

2.1 Debiti verso clientela

- c/c 29.194 3.517 3.111 10.570 51.675

- altri debiti

- con opzione di rimborso anticipato

- altri 5.709

2.2 Debiti verso banche

- c/c

- altri debiti 10.000

2.3 Titoli di debito

- con opzione di rimborso anticipato

- altri 780 144 59 149 517

2.4 Altre passività

- con opzione di rimborso anticipato

- altre

GBM Banca S.p.A. Pillar III

31/12/2017

Tipologia/Durata residua

a v

ista

fin

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3 m

esi

da o

ltre

3 m

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fin

o a

6 m

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ltre

6 m

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o

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1 a

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o a

10 a

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i

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nn

i

Du

rata

ind

ete

rmin

ata

3. Derivati finanziari

3.1 Con titolo sottostante

- Opzioni

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

- Altri derivati

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

3.2 Senza titolo sottostante

- Opzioni

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

Altri derivati

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

4. Altre operazioni fuori bilancio

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

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31/12/2017

Sezione 6: Uso delle ECAI (art. 444 CRR) Informativa qualitativa L’adozione della metodologia standardizzata ai fini della determinazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito comporta la suddivisione delle esposizioni in “portafogli” e l’applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati, eventualmente anche in funzione di valutazionidel merito creditizio (rating esterni) rilasciate da agenzie esterne di valutazione del merito di credito (ECAI) ovvero da agenzie di credito alle esportazioni (ECA) riconosciute dalla Banca d’Italia. La Banca ha scelto di non utilizzare valutazioni del merito creditizio rilasciate da ECAI o ECA e adotta il c.d. “approccio semplificato” che comporta l’applicazione del fattore di ponderazione del 100% a tutte le esposizioni, ad eccezione di quelle per le quali la normativa stessa prevede l’applicazione di un differente fattore di ponderazione (indicate nel Metodo Standardizzato previsto dal Regolamento CRR). In particolare il Regolamento CRR ammette che per le “esposizioni verso amministrazioni centrali o banche centrali”, denominate e finanziate nella valuta nazionale di dette amministrazioni centrale e banca centrale, sia attribuito un fattore di ponderazione pari a 0. Lo stesso Regolamento consente di equiparare il trattamento delle esposizioni verso amministrazioni regionali o autorità locali a quello delle esposizioni verso le amministrazioni centrali di rispettiva appartenenza, a condizione che non vi sia nessuna differenza di rischio tra tali esposizioni in quanto le amministrazioni regionali e le autorità locali hanno specifici poteri di imposizione fiscale e un assetto istituzionale tale da ridurre il loro rischio di default. Con riguardo all’applicazione della metodologia standardizzata per la determinazione del requisito patrimoniale minimo per il rischio di credito, è importante evidenziare che la classe di merito assegnata all’Italia è stata determinata tenendo conto del giudizio attribuito all’Italia dalle Agenzie di rating, applicando quanto previsto dal Regolamento CRR (art. 138), il quale prevede che nel caso esistano, per una stessa posizione, valutazioni di merito di credito di più di due ECAI, sono state selezionate le due valutazioni corrispondenti ai due fattori di ponderazione più bassi e tra questi è stato applicato il più alto dei due. Si riportano per completezza le valutazioni del merito creditizio rilasciate dalle seguenti ECAI:

- Moody’s;

- Fitch;

- Standard & Poor’s. Agenzie autorizzate dalla Banca d’Italia per la determinazione dei fattori di ponderazione delle esposizioni ricomprese nei suddetti portafogli.

ECAI

Amministrazioni centrali e

banche centrali

Intermediari vigilati, enti

del settore pubblico, enti

territoriali

Banche multilaterali di

sviluppoImprese e altri soggetti Fitch

1 0% 20% 20% 20% da AAA a AA-

2 20% 50% 50% 50% da A+ a A-

3 50% 100% 50% 100% da BBB+ a BBB-

4 100% 100% 100% 100% da BB+ a BB-

5 100% 100% 100% 150% da B+ B-

6 150% 150% 150% 150% CCC+ e inferiori

Rating a lungo termine

Coefficienti di ponderazione del rischio

Classi di merito di

credito

GBM Banca S.p.A. Pillar III

31/12/2017

Rating a breve termine

ECAI

Fitch

1 20% F+, F1

2 50% F2

3 100% F3

da 4 a 6 150% inferiori a F3

Classi di merito di

credito

Coefficienti di

ponderrazione del

rischio

Rating a lungo termine

ECAI

Amministrazioni centrali e

banche centrali

Intermediari vigilati, enti

del settore pubblico, enti

territoriali

Banche multilaterali di

sviluppoImprese e altri soggetti Moody's

1 0% 20% 20% 20% da AAA a Aa3

2 20% 50% 50% 50% da A1 a A3

3 50% 100% 50% 100% da Baa1+ a Baa3

4 100% 100% 100% 100% da Ba1 a Ba3-

5 100% 100% 100% 150% da B1 a B3

6 150% 150% 150% 150% Caa1 e inferiori

Coefficienti di ponderazione del rischio

Classi di merito di

credito

Rating a breve termine

ECAI

Moody's

1 20% P-1

2 50% P-2

3 100% P-3

da 4 a 6 150% NP

Classi di merito di

credito

Coefficienti di

ponderrazione del

rischio

Rating a lungo termine

ECAI

Amministrazioni centrali e

banche centrali

Intermediari vigilati, enti

del settore pubblico, enti

territoriali

Banche multilaterali di

sviluppoImprese e altri soggetti Standard & Poor's

1 0% 20% 20% 20% da AAA a AA-

2 20% 50% 50% 50% da A+ a A-

3 50% 100% 50% 100% da BBB+ a BBB-

4 100% 100% 100% 100% da BB+ a BB-

5 100% 100% 100% 150% da B+ B-

6 150% 150% 150% 150% CCC+ e inferiori

Coefficienti di ponderazione del rischio

Classi di merito di

credito

Rating a breve termine

ECAI

Standard & Poor's

1 20% A-1+, A-1

2 50% A-2

3 100% A-3

da 4 a 6 150% inferiori a A-3

Classi di merito di

credito

Coefficienti di

ponderrazione del

rischio

Informativa quantitativa

GBM Banca S.p.A. Pillar III

31/12/2017

In particolare, al 31 dicembre 2017, la distribuzione delle esposizioni per cassa e fuori bilancio per classe di rating esterni è riepilogata nella seguente tabella:

Esposizioni

Classi di rating esterni Senza rating

Totale Classe 1

Classe 2

Classe 3 Classe

4 Classe

5 Classe

6

A. Esposizioni creditizie per cassa

75.776 39.308 115.084

B. Derivati

B.1 Derivati finanziari

B.2 Derivati creditizi

C. Garanzie rilasciate 4.552 4.552

D. Impegni a erogare fondi 175 175

E. Altre

Totale - - 75.776 - - - 44.035 119.811

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31/12/2017

Sezione 7: Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito (art. 453 CRR) Informativa qualitativa Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali Con riferimento all’acquisizione ed alla gestione delle principali forme di garanzia utilizzate a protezione delle esposizioni creditizie, il Consiglio di Amministrazione ha definito specifiche politiche, al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti – giuridici, economici e organizzativi – previsti dalla normativa per il loro riconoscimento a fini prudenziali al momento della costituzione della protezione e per tutta la durata della stessa. In particolare:

- sono state adottate tecniche e procedure volte al realizzo tempestivo delle attività poste a protezione del credito (tempestività di realizzo della garanzia);

- sono state predisposte politiche e procedure documentate con riferimento alle tipologie di strumenti di CRM utilizzati a fini prudenziali, al loro importo, all’interazione con la gestione del profilo di rischio complessivo;

- sono stati affidati a strutture centralizzate i compiti di controllo sui profili di certezza giuridica;

- con riferimento alle principali forme di garanzie accettate, sono stati sviluppati e posti in uso standard contrattuali;

- le tipologie di garanzie accettate e le connesse politiche creditizie sono state chiaramente documentate e divulgate.

E’ stata inoltre assicurata la presenza di un sistema informativo a supporto delle fasi del ciclo di vita della garanzia (acquisizione, valutazione, gestione, rivalutazione, realizzo). Le misure di controllo cui è soggetta la concessione del credito con acquisizione di garanzie reali sono differenziate per tipologia di garanzia. Si possono individuare due tipologie di garanzie principali, sia per volumi di credito sia per numerosità della clientela, soggette quindi a normative differenti:

- ipoteca (su immobili residenziali e commerciali);

- pegno (su titoli e denaro). Relativamente alle garanzie ipotecarie su immobili, le politiche e le procedure aziendali assicurano che siano sempre acquisite e gestite con modalità atte a garantirne l’opponibilità in tutte le giurisdizioni pertinenti e l’escutibilità in tempi ragionevoli. In tale ambito, la Banca ha definito specifiche politiche e procedure interne con riguardo:

- alla non dipendenza del valore dell’immobile in misura rilevante dal merito di credito del debitore;

- alla indipendenza del soggetto incaricato della valutazione ed esecuzione della stima ad un valore non superiore al valore di mercato;

- alla presenza di un’assicurazione contro il rischio danni sul bene oggetto di garanzia

- alla messa in opera di un’adeguata sorveglianza sul valore dell’immobile, al fine di verificarne la sussistenza nel tempo dei requisiti che permettono di beneficiare di un minor assorbimento patrimoniale sulle esposizioni garantite;

- al rispetto del rapporto massimo tra fido richiesto e valore della garanzia (loan-to-value) con riferimento agli immobili residenziali, definito con soglia dell’80% elevabile fino al 100% in presenza di un’idonea garanzia integrativa;

- alla destinazione d’uso dell’immobile e alla capacità di rimborso del debitore. Il processo di sorveglianza sul valore dell’immobile a garanzia è svolto attraverso l’effettuazione di nuove stime da parte di periti indipendenti. Con riguardo alle garanzie reali finanziarie la Banca indirizza l’acquisizione delle stesse a quelle sole aventi ad oggetto attività finanziarie delle quali l’azienda è in grado di calcolare il fair value con cadenza

GBM Banca S.p.A. Pillar III

31/12/2017

almeno semestrale (ovvero ogni qualvolta esistano elementi che presuppongano che si sia verificata una diminuzione significativa del fair value stesso). La Banca ha inoltre posto in essere specifici presidi e procedure atte a garantire i seguenti aspetti rilevanti per l’ammissibilità a fini prudenziali delle garanzie in argomento:

- assenza di una rilevante correlazione positiva tra il valore della garanzia finanziaria e il merito creditizio del debitore;

- specifici presidi a garanzia della separatezza esterna (tra patrimonio del depositario e bene oggetto di garanzia) e della separatezza interna (tra i beni appartenenti a soggetti diversi e depositati presso i terzi) qualora l’attività oggetto di garanzia sia detenuta presso terzi;

- durata residua della garanzia non inferiore a quella dell’esposizione. Principali tipi di garanzie reali accettate da GBM Banca La Banca accetta diversi strumenti a protezione del credito. Le garanzie ritenute ammissibili ai fini della mitigazione del rischio di credito da parte della Banca sono di seguito rappresentate dalle seguenti categorie:

- Garanzie ipotecarie

• ipoteca su immobili residenziali;

• ipoteca su immobili non residenziali;

- Garanzie finanziarie

• pegno di denaro depositato presso la Banca;

• pegno su D/R e C/D di propria emissione; L’atto di pegno costituito sul valore dell’insieme degli strumenti finanziari viene effettuato utilizzando criteri di valorizzazione definiti e appositi scarti che riflettano la variabilità del valore dello strumento oggetto di pegno. Tra gli strumenti di protezione del credito di tipo reale, GBM Banca fa ricorso anche alle garanzie rilasciate dal Fondo Mediocredito Centrale (MCC) a favore degli affidamenti concessi alle Piccole Medie Imprese (PMI). Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di credito La Banca non ha posto in essere operazioni su derivati creditizi.

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31/12/2017

Informativa quantitativa Distribuzione delle esposizioni garantite per tipologia di garanzia al 31/12/2017

Valo

re e

spo

sizi

on

e n

ett

a

Garanzie reali (1) Garanzie personali (2)

Totale (1)+(2)

Imm

ob

ili

ipo

tech

e

Imm

ob

ili

Leasi

ng

Fin

an

zia

rio

Tit

oli

Alt

re g

ara

nzi

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Derivati su crediti Crediti di firma

Cln

Altri derivati

Go

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ban

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entr

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Alt

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Ban

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Alt

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lici

Ban

ch

e

Alt

ri s

og

gett

i

1. Esposizioni creditizie per cassa garantite:

1.1 totalmente garantite

33.041 12.974

378 382

8.986 103 10.220 33.041

- di cui deteriorate 7.055 2.799

378 120

1.765 97 1.897 7.055

1.2 parzialmente garantite

2.306 -

- 1.076

232 7 506 1.820

- di cui deteriorate 371 -

- 316

20 - 162 497

2. Esposizioni creditizie "fuori bilancio" garantite:

- -

- -

- -

2.1 totalmente garantite

3.944 -

23 3.134

787 3.944

- di cui deteriorate 1.144 -

13 773

359 1.144

2.2 parzialmente garantite

453 -

- 236

52 288

- di cui deteriorate 303 -

- 236

- 236

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31/12/2017

Sezione 8: Rischio di controparte (Art. 439 CRR)

Informativa qualitativa

Sistemi di gestione e misurazione del rischio di controparte

Il rischio di controparte rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Il rischio di controparte grava sulle seguenti tipologie di transazione:

• strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC);

• operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT);

• operazioni con regolamento a lungo termine.

Tale rischio è, quindi, una particolare fattispecie del rischio di credito, che genera una perdita se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al momento dell'insolvenza. Per la Banca, avuto riguardo all’ordinaria operatività, il rischio di controparte si deve intendere limitato alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli. Con riferimento a tali operazioni, la Banca utilizza il metodo semplificato. Per quanto concerne le operazioni di “pronti contro termine” passive, si precisa che le stesse hanno ad oggetto prevalentemente titoli di Stato italiano e alcune obbligazioni bancarie. Informativa quantitativa Rischio di controparte – garanzie reali detenute. La Banca al 31 dicembre 2017 non deteneva in portafoglio operazioni pronti contro termine passive su titoli verso la clientela.

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31/12/2017

Sezione 9: Esposizione al Rischio di Mercato (Art. 445 CRR) La Funzione di Risk Management ha monitorato l’andamento della gestione e del VaR del portafoglio di proprietà e ha predisposto un report trimestrale per il Consiglio di Amministrazione (OFSS). Il valore del VaR dell’intero portafoglio, coerentemente a quanto previsto dalla Banca d’Italia, è calcolato con i seguenti parametri:

• Holding period di 10 giorni;

• Intervallo di confidenza del 99%;

• Base dati di un anno per il calcolo della volatilità. Tali report sono stati predisposti in ottemperanza a quanto definito nel documento “Facoltà delegate in materia di Finanzia Aziendale” relativo all’esercizio di riferimento. I limiti derivanti dalla metodologia VaR, affiancati a quelli stabiliti dai massimali operativi, ai quali la Banca deve sottostare in riferimento al periodo di esercizio preso in considerazione, sono definiti dal CdA e costituiscono parte integrante del sistema di analisi utilizzato per determinare, gestire e monitorare i rischi di mercato inerenti l’attività della finanza aziendale.

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31/12/2017

Sezione 10: Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione (Art. 447 CRR) Informativa Qualitativa Differenziazione delle esposizioni in funzione degli obiettivi perseguiti

I titoli di capitale inclusi nel portafoglio bancario si trovano classificati tra le “Attività finanziarie disponibili per la vendita”. I titoli di capitale classificati tra le “Attività finanziarie disponibili per la vendita” sono quelli che la Banca intende mantenere per un periodo di tempo indefinito e che possono essere all’occorrenza venduti per esigenze di liquidità, variazioni nei tassi di cambio e nei prezzi di mercato. Sono inoltre inseriti in tale categoria i titoli di capitale, espressione di partecipazioni nel capitale di società diverse da quelle controllate e/o collegate, detenuti per finalità strategiche, istituzionali - partecipazioni in associazioni di categoria, enti ed istituzioni legati al territorio, strumentali all’attività operativa della banca e allo sviluppo dell’attività commerciale, di investimento finanziario, società di servizi. Tecniche di contabilizzazione e delle metodologie di valutazione utilizzate

Titoli di capitale inclusi tra le “Attività finanziarie disponibili per la vendita”

1. Criteri di iscrizione L’iscrizione iniziale delle “attività finanziarie disponibili per la vendita" avviene alla data di regolamento, se regolate con tempistiche previste dalla prassi di mercato (regular way), altrimenti alla data di sottoscrizione. Nel caso di rilevazione delle attività finanziarie alla data di regolamento, gli utili e le perdite rilevati tra la data di sottoscrizione e quella di regolamento sono imputati a patrimonio netto. All’atto della rilevazione iniziale, le attività finanziarie disponibili per la vendita vengono rilevate al fair value; esso è rappresentato, generalmente, dal corrispettivo pagato per l’esecuzione della transazione, comprensivo dei costi o proventi di transazione direttamente attribuibili. L’iscrizione delle attività finanziarie disponibili per la vendita può derivare anche da riclassificazione dal comparto “Attività finanziarie detenute fino alla scadenza” oppure, solo e soltanto in rare circostanze e comunque solamente qualora l’attività non sia più posseduta al fine di venderla o riacquistarla a breve, dal comparto “Attività finanziarie detenute per la negoziazione”; in tali circostanze il valore di iscrizione è pari al fair value dell’attività al momento del trasferimento. 2. Criteri di valutazione Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività disponibili per la vendita continuano ad essere valutate al fair value. Gli investimenti in strumenti di capitale non quotati in mercati attivi ed il cui fair value non può essere determinato in modo attendibile sono mantenuti al costo e svalutati, con imputazione a conto economico, nell’eventualità in cui siano riscontrate perdite di valore durevoli. Le quote di partecipazione nel capitale di altre imprese, diverse da quelle di controllo e di collegamento, sono state valutate al costo e non al fair value, poiché per esse si ritiene possano ricorrere le condizioni previste dal par. AG80 dell’Appendice A allo IAS39. In sede di chiusura di bilancio le attività vengono sottoposte a verifica dell’esistenza di obiettive evidenze di riduzione di valore non temporanea (impairment test). L’importo della perdita viene

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31/12/2017

misurato come differenza tra il valore contabile dell’attività finanziaria e il valore attuale dei flussi finanziari scontati al tasso di interesse effettivo originario. Se una attività finanziaria disponibile per la vendita subisce una diminuzione durevole di valore, la perdita cumulata non realizzata e precedentemente iscritta nel patrimonio netto è stornata dal patrimonio netto e contabilizzata nella voce di conto economico “rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento delle attività finanziarie disponibili per la vendita”. Per l’accertamento di situazioni che comportino una perdita per riduzione durevole di valore e la determinazione del relativo ammontare, la Banca utilizza tutte le informazioni a sua disposizione che si basano su fatti che si sono già verificati e su dati osservabili alla data di valutazione. In relazione ai titoli di debito, le informazioni che si considerano principalmente rilevanti ai fini dell’accertamento di eventuali perdite per riduzione di valore sono le seguenti:

• esistenza di significative difficoltà finanziarie dell’emittente, derivanti da inadempimenti o mancati pagamenti di interessi o capitale;

• probabilità di apertura di procedure concorsuali;

• scomparsa di un mercato attivo sugli strumenti finanziari;

• peggioramento delle condizioni economiche che incidono sui flussi finanziari dell’emittente;

• declassamento del merito di credito dell’emittente, quando accompagnato da altre notizie negative sulla situazione finanziaria di quest’ultimo.

Con riferimento ai titoli di capitale, le informazioni che si ritengono rilevanti ai fini dell’evidenziazione di perdite per riduzioni di valore includono la verifica dei cambiamenti intervenuti nell’ambiente tecnologico, di mercato, economico o legale in cui l’emittente opera. Una diminuzione significativa o prolungata del fair value di uno strumento rappresentativo di capitale al di sotto del suo costo è considerata evidenza obiettiva di una riduzione durevole di valore. Qualora i motivi della perdita durevole vengano meno a seguito di un evento verificatosi successivamente alla sua rilevazione, vengono iscritte riprese di valore imputate al conto economico se si tratta di titoli di debito o al patrimonio netto se si tratta di titoli di capitale. L’ammontare della ripresa non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che lo strumento finanziario avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. La verifica dell’esistenza di obiettive evidenze di riduzione durevole di valore viene effettuata a ogni chiusura di bilancio. 3. Criteri di cancellazione Le attività vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivanti dalle stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e i benefici ad essa connessi. 4. Criteri di rilevazione delle componenti reddituali I dividendi sono contabilizzati nell’esercizio in cui sono deliberati nella voce “Dividendi e proventi simili”. I proventi e gli oneri derivanti dalla variazione del relativo fair value sono rilevati a patrimonio netto in una specifica riserva, al netto dell’imposizione fiscale, sino a che l’attività finanziaria non viene cancellata o non viene rilevata una perdita di valore. Nel caso in cui le attività siano oggetto di copertura di fair value (fair value hedge), il cambiamento del fair value dell’elemento coperto riconducibile al rischio coperto è registrato nel conto economico, al pari del cambiamento del fair value dello strumento derivato Se l’elemento coperto è venduto o rimborsato, la quota di fair value non ancora ammortizzata è riconosciuta immediatamente a conto economico.

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Al momento della dismissione, gli effetti derivanti dall’utile o dalla perdita cumulati nella riserva relativa alle attività finanziarie disponibili per la vendita, vengono riversati a conto economico nella voce “Utili (perdite) da cessione o riacquisto di: b) attività finanziarie disponibili per la vendita”. Informativa quantitativa Di seguito il dettaglio dei titoli classificati tra le “Attività Finanziarie disponibili per la vendita”, all’interno delle quali risultano classificati titoli di capitale per l’importo di 135 € mgl.

Voci/Valori Totale 31-dic-17 Totale 31-gen-17

Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 1 Livello 2 Livello 3

1. Titoli di debito 35.143 24.773 12 3.101 4.731 12

1.1 Titoli strutturati

1.2 Altri titoli di debito 35.143 24.773 12 3.101 4.731 12

2. Titoli di capitale - - 135 - - 66

2.1 Valutati al fair value

85

16

2.2 Valutati al costo

50

50

3. Quote di O.I.C.R. - - - - - -

4. Finanziamenti - - - - - -

Totale 35.143 24.773 146 3.101 4.731 78

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Sezione 11: Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario (Art. 448 CRR) Informativa qualitativa Natura del rischio di tasso di interesse

Le fonti di tale rischio sono individuabili principalmente nei processi del Credito, della Raccolta e della Finanza. Misurazione e gestione del rischio ed ipotesi di fondo utilizzate

Per la determinazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario la Banca ha deciso di utilizzare l’algoritmo semplificato, previsto nell’Allegato C Titolo III Cap.1 della Circolare 285/13 di Banca d’Italia, per la determinazione della variazione del valore economico del portafoglio bancario, ovvero facendo riferimento alle variazioni annuali dei tassi di interesse registrati in un periodo di osservazione di 6 anni, considerando alternativamente il 1° percentile (ribasso) ed il 99° percentile (rialzo). Nello specifico si è proceduto alla:

– Classificazione delle esposizioni attive e passive nelle 14 fasce temporali previste dal regulator, in base alla vita residua delle stesse e con le modalità indicate nella circolare 285.

– Determinazione dell’esposizione netta per ciascuna fascia, compensando attività e passività per medesima scadenza.

– Ponderazione delle esposizioni nette con il corrispondente coefficiente di ponderazione per fascia temporale; il fattore di ponderazione, come da requirement normativo, è ottenuto dal prodotto di una variazione ipotetica dei tassi (variazioni annuali dei tassi d’interesse registrati in un periodo di osservazione di 6 anni, considerando alternativamente il 1° percentile – variazione al ribasso - ed il 99° percentile – variazione al rialzo -) ed una approssimazione della duration modificata relativa alle singole fasce;

– Sommatoria delle esposizioni ponderate ottenute nelle diverse fasce temporali e valutazione, a fronte del valore economico rilevato, dell’add-on di capitale interno.

Sono inoltre state condotte prove di stress sul tasso di interesse con l’obiettivo di determinare l’effetto di uno shift parallelo della curva dei tassi di interesse di ±200 punti base, come richiesto dalla Circolare 285/2013, effettuando il calcolo dell’indice di rischiosità. Il rapporto tra il valore somma ed i Fondi Propri indica la rischiosità legata al tasso di interesse; tale valore non deve essere superiore al 20% dei Fondi Propri. Qualora si determini una variazione superiore al suddetto limite, la Banca, previa opportuna approfondita analisi delle dinamiche sottese ai risultati, interviene operativamente per il rientro nel limite massimo. La Banca effettua, inoltre, prove di stress, avvalendosi delle metodologie semplificate indicate dalla normativa, attraverso la costruzione di scenari di shock di tasso appositamente costruiti sulla base di analisi specifiche.

Informativa quantitativa Il valore economico determinato sui valori al 31 dicembre 2017 è esposto nella seguente tabella:

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FASCE DI VITA RESIDUA CLASSE ATTIVITA'

a) 1^ percentile

con floor al

ribasso(bps)

b)

Duration

c) = a) * b)

Coeff. di

Ponderazione

ATTIVITA'

PO NDERATE

(A)

PASSIVITA'

a) 1^ percentile

con floor al

ribasso (bps)

b)

Duration

c) = a) * b)

Coeff. di

Ponderazione

PASSIVITA'

PO NDERATE

(B)

PO SIZIO NI

NETTE (A)-(B)

A VISTA E A REVOCA 10 37.550.188,00€ 0,00% 0,00 0,00% -€ 9.661.861,00€ 0,00% 0,00 0,00% -€ -€

FINO A UN MESE 35 15.855.040,00€ 0,00% 0,04 0,00% -€ 912.615,45€ 0,00% 0,04 0,00% -€ -€

DA 1 A 3 MESI 40 12.572.135,00€ 0,00% 0,16 0,00% -€ 4.004.330,90€ 0,00% 0,16 0,00% -€ -€

DA 3 A 6 MESI 50 23.188.748,00€ 0,00% 0,36 0,00% -€ 4.436.846,35€ 0,00% 0,36 0,00% -€ -€

DA 6 A 12 MESI 60 9.720.184,00€ 0,00% 0,71 0,00% -€ 13.234.192,70€ 0,00% 0,71 0,00% -€ -€

> 1 ANNO-FINO 2 ANNI 80 18.784.370,00€ 0,00% 1,38 0,00% -€ 17.299.385,40€ 0,00% 1,38 0,00% -€ -€

>2 E <= 3 ANNI 160 4.189.993,00€ -0,01% 2,25 -0,02% 942,75-€ 44.551.885,40€ -0,01% 2,25 -0,02% 10.024,17-€ 9.081,42€

>3 E <=4 ANNI 170 8.979.585,00€ -0,17% 3,07 -0,52% 46.864,45-€ 5.227.385,40€ -0,17% 3,07 -0,52% 27.281,72-€ 19.582,73-€

>4 E <=5 ANNI 180 183.599,00€ -0,31% 3,85 -1,19% 2.191,25-€ 5.227.385,40€ -0,31% 3,85 -1,19% 62.388,84-€ 60.197,59€

>5 E <=7 ANNI 310 328.148,00€ -0,56% 5,08 -2,84% 9.335,15-€ -€ -0,56% 5,08 -2,84% -€ 9.335,15-€

>7 E <=10 ANNI 330 280.272,00€ -0,89% 6,63 -5,90% 16.538,01-€ -€ -0,89% 6,63 -5,90% -€ 16.538,01-€

>10 E <=15 ANNI 430 293.700,00€ -1,24% 8,92 -11,06% 32.485,57-€ -€ -1,24% 8,92 -11,06% -€ 32.485,57-€

>15 E <=20 ANNI 460 139.807,00€ -1,41% 11,21 -15,81% 22.098,03-€ -€ -1,41% 11,21 -15,81% -€ 22.098,03-€

OLTRE 20 ANNI 490 37.461,00€ -1,51% 13,01 -19,65% 7.359,25-€ -€ -1,51% 13,01 -19,65% -€ 7.359,25-€

132.103.230,00€ 137.814,46-€ 104.555.888,00€ 99.694,73-€

38.119,73-€

FASCE DI VITA RESIDUA CLASSE ATTIVITA'

a) 99^

percentile al

rialzo (bps)

b)

Duration

c) = a) * b)

Coeff. di

Ponderazione

ATTIVITA'

PO NDERATE

(A)

PASSIVITA'

a) 99^

percentile al

rialzo (bps)

b)

Duration

c) = a) * b)

Coeff. di

Ponderazione

PASSIVITA'

PO NDERATE

(B)

PO SIZIO NI

NETTE (A)-(B)

A VISTA E A REVOCA 10 37.550.188,00€ 0,25% 0,00 0,00% -€ 9.661.861,00€ 0,25% 0,00 0,00% -€ -€

FINO A UN MESE 35 15.855.040,00€ 0,15% 0,04 0,01% 951,30€ 912.615,45€ 0,15% 0,04 0,01% 54,76€ 896,54€

DA 1 A 3 MESI 40 12.572.135,00€ 0,13% 0,16 0,02% 2.615,00€ 4.004.330,90€ 0,13% 0,16 0,02% 832,90€ 1.782,10€

DA 3 A 6 MESI 50 23.188.748,00€ 0,12% 0,36 0,04% 10.017,54€ 4.436.846,35€ 0,12% 0,36 0,04% 1.916,72€ 8.100,82€

DA 6 A 12 MESI 60 9.720.184,00€ 0,11% 0,71 0,08% 7.591,46€ 13.234.192,70€ 0,11% 0,71 0,08% 10.335,90€ 2.744,44-€

> 1 ANNO-FINO 2 ANNI 80 18.784.370,00€ 0,15% 1,38 0,21% 38.883,65€ 17.299.385,40€ 0,15% 1,38 0,21% 35.809,73€ 3.073,92€

>2 E <= 3 ANNI 160 4.189.993,00€ 0,27% 2,25 0,61% 25.454,21€ 44.551.885,40€ 0,27% 2,25 0,61% 270.652,70€ 245.198,49-€

>3 E <=4 ANNI 170 8.979.585,00€ 0,39% 3,07 1,20% 107.512,57€ 5.227.385,40€ 0,39% 3,07 1,20% 62.587,49€ 44.925,08€

>4 E <=5 ANNI 180 183.599,00€ 0,45% 3,85 1,73% 3.180,85€ 5.227.385,40€ 0,45% 3,85 1,73% 90.564,45€ 87.383,60-€

>5 E <=7 ANNI 310 328.148,00€ 0,55% 5,08 2,79% 9.168,46€ -€ 0,55% 5,08 2,79% -€ 9.168,46€

>7 E <=10 ANNI 330 280.272,00€ 0,62% 6,63 4,11% 11.520,86€ -€ 0,62% 6,63 4,11% -€ 11.520,86€

>10 E <=15 ANNI 430 293.700,00€ 0,70% 8,92 6,24% 18.338,63€ -€ 0,70% 8,92 6,24% -€ 18.338,63€

>15 E <=20 ANNI 460 139.807,00€ 0,75% 11,21 8,41% 11.754,27€ -€ 0,75% 11,21 8,41% -€ 11.754,27€

OLTRE 20 ANNI 490 37.461,00€ 0,86% 13,01 11,19% 4.191,36€ -€ 0,86% 13,01 11,19% -€ 4.191,36€

132.103.230,00€ 251.180,16€ 104.555.888,00€ 472.754,65€

221.574,49-€

-€

Esposizione al rischio di tasso di interesse: somma algebrica di tutte le posizioni nette, caso 99^ percentile

Esposizione al rischio di tasso di interesse, risultato: Max(0; Esposizione con Floor 1^ percentile; Esposizione 99^ percentile)

Distribuzione in fasce temporali e assorbimento patrimoniale con ipotesi di variazioni al ribasso (1^ percentile con floor, cella gialla quando applicato) cella arancione forzata a 0% quando tasso odierno

negativo

Esposizione al rischio di tasso di interesse: somma algebrica di tutte le posizioni nette, caso con Floor 1^ percentile

Distribuzione in fasce temporali e assorbimento patrimoniale con ipotesi di variazioni al rialzo (99^ percentile)

L’esposizione del rischio di tasso da parte della Banca è risultata pari a 0, pertanto non comporta alcun assorbimento patrimoniale al 31.12.2017.

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31/12/2017

Sezione 12: Rischio operativo (Art.446 CRR) Informativa qualitativa Metodo adottato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo

Con riferimento alla misurazione del requisito prudenziale a fronte dei rischi operativi, la Banca ha deliberato l’applicazione del metodo base (Basic Indicator Approach – BIA). Tale metodologia prevede che il requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi venga misurato applicando il coefficiente regolamentare del 15% alla media delle ultime tre osservazioni, su base annuale, dell’indicatore rilevante. Oltre quanto precede, nella presente nota informativa, in riferimento al rischio operativo, la Banca informa che, in considerazione dell’avvio delle nuove attività di business, la Funzione di Risk Management ritiene di strutturare un sistema di valutazione e gestione del rischio operativo, al fine di quantificare oltre ai riflessi di natura “quantitativa” anche quelli di natura “qualitativa”. È stato quindi obiettivo della Funzione di Risk Management predisporre un sistema di raccolta e conservazione dei dati interni relativi a perdite operative ed eventi più significativi, così come suggerito dall’Organo di Vigilanza. La Banca si propone poi per l’esercizio 2018 di avviare una fase di censimento delle più rilevanti perdite da rischi operativi e di formalizzare le regole del processo di gestione dei rischi operativi in un apposito Regolamento Interno.

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31/12/2017

Sezione 13: Attività non vincolate e vincolate (Art. 443 CRR) Informativa qualitativa L’informativa in oggetto è stata predisposta sulla base degli orientamenti forniti in data 27 giugno 2014 dall’ABE in materia di informativa sulle attività vincolate e su quelle non vincolate: in particolare, come espressamente previsto dalla Circolare n. 285/2013, per la divulgazione dei dati relativi al periodo di riferimento la Banca ha scelto di utilizzare solo i dati riferiti al 31 dicembre 2017 in luogo della media mobile trimestrale calcolata con riferimento all’intero esercizio. Nel corso della propria operatività la Banca pone in essere svariate operazioni che determinano il vincolo di attività di proprietà o di attività ricevute in garanzia da terzi. Informativa quantitativa Si fornisce di seguito l’informativa riguardante le attività impegnate, specificandone anche la tipologia di impegno sottostante.

Asset impegnati

Classificazione in bilancio

Saldo quantità al 31.12.2017 (€ '000)

Fair value al

31.12.2017 (€ '000)

Tipologia impegno

Titoli di stato Voce 40 Attivo Stato patrimoniale

1.100 1.100 Titolo a garanzia servizi di tramitazione

Titoli di stato Voce 40 Attivo Stato patrimoniale

2.000 2.000 Titolo a garanzia emissione assegni circolari

Titoli Bancari Voce 40 Attivo Stato patrimoniale

258 256 Titolo a garanzia intermediari conto terzi

Titoli Bancari Voce 40 Attivo Stato patrimoniale

13.060 12.959 Titolo a garanzia partecipazione aste BCE

Totale asset impegnati

16.418 16.315

Asset non impegnati Classificazione in bilancio Fair value al 31.12.2017 (€

'000)

Crediti verso clientela Voce 70 Attivo Stato patrimoniale 38.599

Attività finanziarie disponibili per la vendita Voce 40 Attivo Stato patrimoniale 43.747

Crediti verso banche Voce 60 Attivo Stato patrimoniale 49.281

Totale asset non impegnati

131.627

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31/12/2017

Sezione 14: Sistemi e prassi di remunerazione ed incentivazione (Art. 450 CRR) Informativa qualitativa Il tema della remunerazione degli amministratori e del top management delle società di capitali è stato, negli ultimi anni, oggetto di costante attenzione diventando con la recente situazione economico-finanziaria argomento centrale nelle questioni inerenti alla corporate governance e nel dibattito sulla stabilità dei mercati finanziari. Tanto in ambito europeo quanto in ambito nazionale, negli ultimi anni si sono succeduti numerosi provvedimenti legislativi volti a disciplinare in maniera equa e trasparente le tematiche di remunerazione degli amministratori, del top management e, in generale, delle politiche retributive nel settore bancario. In tale quadro si inseriscono, in primo luogo, le Disposizioni di Vigilanza, emanate da Banca d’Italia in data 31 marzo 2011, in materia di “politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari”, il cui obiettivo è assicurare l’adozione di sistemi retributivi coerenti con i principi affermatisi a livello internazionale e che siano, pertanto, in linea con le strategie e gli obiettivi aziendali di lungo periodo, collegati con i risultati aziendali, opportunamente corretti per tener conto di tutti i rischi, coerenti con i livelli di capitale e di liquidità necessari a fronteggiare le attività intraprese e, in ogni caso, tali da evitare incentivi distorti che possano indurre a violazioni normative o ad un’eccessiva assunzione di rischi per la banca e il sistema nel suo complesso. Al fine di recepire le innovazioni introdotte dalla Direttiva 2013/36/UE (c.d. CRD IV), che ha aggiornato la complessiva normativa prudenziale per banche e imprese d’investimento, nel dicembre 2013 Banca d’Italia ha posto in consultazione pubblica un documento di aggiornamento delle Disposizioni, che, fatto salvo l’impianto e i principi cardine della disciplina vigente, apportano alcuni importanti cambiamenti, relativi:

- all’introduzione di un limite massimo di 1:1 al rapporto tra la componente variabile e fissa della remunerazione, finalizzato ad evitare compensi variabili eccessivamente elevati e sbilanciati rispetto a quelli fissi, che potrebbero favorire l’assunzione impropria dei rischi e non essere coerenti con politiche e prassi di remunerazione e incentivazione sane e prudenti;

- all’attribuzione all’assemblea dei soci, a discrezione di ciascuno Stato membro, del potere di approvare un limite più elevato al rapporto di cui al precedente punto, nel rispetto di condizioni ed entro limiti definiti dalla direttiva stessa;

- al rafforzamento delle previsioni in materia di meccanismi di aggiustamento per i rischi ex post (malus e claw-back), aggiungendo indicatori di carattere qualitativo agli indicatori quantitativi già previsti, nell’assunto che l’aspetto qualitativo possa rappresentare una leva importante per garantire la sana e prudente gestione e debbano guidare la corresponsione delle remunerazioni;

- alla previsione di limiti alle remunerazioni variabili nel caso in cui le banche non rispettino specifici requisiti di capitale (la norma declina in modo puntuale un principio generale delle regole sui compensi, che ravvede nella solidità patrimoniale una condizione indispensabile per la corresponsione degli incentivi);

- all’attribuzione all’EBA del potere di definire regulatory technical standards (“RTS”) rispetto ai criteri qualitativi e quantitativi per l’identificazione del Personale più rilevante e alle caratteristiche degli strumenti finanziari da utilizzare per il riconoscimento delle remunerazioni variabili (una volta approvati dalla Commissione europea sulla base della proposta formulata dal’’EBA, gli RTS hanno carattere vincolante e sono direttamente applicabili senza necessita di recepimento);

- alla revisione di altre regole già contenute nella CRD III (fra le quali i chiarimenti sulla possibilità di pagare la remunerazione variabile garantita e l’aggiornamento degli obblighi di informativa al pubblico).

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Il recepimento della CRD IV ha rappresentato inoltre l’occasione per coordinare le disposizioni sui sistemi di remunerazione e incentivazione con altri provvedimenti emanati di recente dalla Banca d’Italia (ad esempio, la nuova disciplina in materia di controlli interni, la comunicazione congiunta a Consob in data 29 gennaio 2014 di Attuazione degli Orientamenti emanati da ESMA) o in corso di revisione (quali la normativa in materia di organizzazione e governo societario, anch’essa da aggiornare in connessione con il recepimento della CRD IV), e con il prossimo avvio del Single Supervisory Mechanism. Il testo posto in consultazione contiene inoltre precisazioni e chiarimenti, opportuni alla luce dell’esperienza applicativa maturata, sulle modalità di applicazione corretta delle norme, che riguardano il principio di proporzionalità, la remunerazione di particolari figure aziendali, i compensi pattuiti in caso di cessazione anticipata del rapporto di lavoro. Le Disposizioni sono infine integrate con la normativa in materia di promotori finanziari e altre figure similari, sulla scia dei chiarimenti forniti in risposta alla consultazione sulle modifiche al regolamento congiunto Banca d’Italia - Consob, poi emanate con il provvedimento del 25 luglio 2012. Il 18 novembre 2014 la Banca d’Italia ha emanato il 7° aggiornamento della Circolare n. 285 del 17 novembre 2013, con il quale è stato inserito – nella Parte I, Titolo IV, “Governo societario, controlli interni, gestione dei rischi” - il Capitolo 2, politiche e prassi di remunerazione e incentivazione (nel seguito, per brevità, “le Disposizioni”). Con tale aggiornamento l’Organo di Vigilanza ha recepito le previsioni della direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (CRD IV) in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione tenendo conto dei vigenti indirizzi concordati nelle sedi internazionali (tra cui quelli dell’Autorità Bancaria Europea – ABE e del Financial Stability Board - FSB) nonché della prassi applicativa e delle evoluzioni del mercato. Con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni, il Provvedimento della Banca d’Italia del 30 marzo 2011 è stato abrogato. Le Disposizioni in parola stabiliscono, tra l’altro, l’obbligo di assicurare adeguata informativa sulla definizione e attuazione delle politiche citate. Ai sensi dell’articolo 450 del CRR, l’adempimento è volto a informare il pubblico in merito a: a. processo decisionale seguito per la definizione delle politiche in parola; b. modalità attraverso cui è assicurato il collegamento tra la remunerazione e i risultati conseguiti; c. caratteristiche di maggior rilievo del sistema di remunerazione, tra cui le informazioni sui criteri utilizzati per la valutazione delle performance e l’aggiustamento per il rischio, le politiche di differimento e i criteri di attribuzione; d. rapporti tra le componenti fissa e variabile della remunerazione; e. indicatori di performance presi come riferimento per la remunerazione variabile; f. informazioni sulla remunerazione complessiva del presidente dell’organo con funzione di supervisione strategica e di ciascun membro dell’organo con funzione di gestione, del direttore generale; g. ragioni sottostanti le scelte dei sistemi di remunerazione variabile e ogni altra prestazione non monetaria e i principali parametri utilizzati; h. informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni, disaggregate per ruoli e funzioni. I processi decisionali in materia di politiche di remunerazione In relazione a quanto previsto dal vigente Statuto della Banca, viene attribuito all’Assemblea dei Soci il compito di determinare la remunerazione. In particolare, i ruoli e le responsabilità dall’Assemblea dei Soci sono identificabili come segue:

- stabilisce i compensi annuali spettanti agli organi da essa nominati;

- approva le Politiche di remunerazione a favore degli organi con funzione di supervisione, gestione e controllo;

- approva le Politiche di remunerazione del personale;

- approva i piani di stock option basati su strumenti finanziari;

- stabilisce i compensi per i membri del Collegio Sindacale;

- stabilisce i compensi spettanti agli amministratori eventualmente destinatari di deleghe.

GBM Banca S.p.A. Pillar III

31/12/2017

Il Consiglio di Amministrazione è chiamato ogni anno alla definizione dell’ammontare complessivo di retribuzione variabile da destinare al personale appartenente alla categoria dirigenti, in ragione del livello dei risultati attesi. Criteri utilizzati per la valutazione degli obiettivi di performance alla base dell’assegnazione di componenti variabili Sulla base di quanto stabilito dalle nuove disposizioni, viene svolta all’interno della Banca un’auto-valutazione per identificare il “presonale più rilevante” cioè le categorie la cui attività professionale ha o può avere un impatto rilevante sul rischio della Banca, nei confronti delle quali devono essere applicate le norme di maggiore dettaglio previste per la struttura della retribuzione variabile nell’ambito del criterio di proporzionalità. L’individuazione del personale più rilevante discende sia dai precetti indicati dalle disposizioni di vigilanza in merito ad alcuni profili organizzativi, sia dalla valutazione del peso delle singole posizioni individuali nella struttura organizzativa della Banca, che tiene conto delle attività svolte, del livello gerarchico e delle deleghe assegnate; tale processo porta ad individuare le figure aziendali di maggior rilievo in grado di incidere sul profilo di rischio della Banca. I parametri definiti dal Consiglio di Amministrazione per la determinazione dell’eventuale componente variabile della retribuzione fanno riferimento alla creazione di valore, liquidità, redditività, alla solidità patrimoniale in funzione del profilo di rischio aziendale, all’efficienza, alla capacità manageriale in un’ottica di mantenimento nel tempo dei risultati e di uno sviluppo orientato alla sana e prudente gestione della Banca. La remunerazione degli Amministratori E’ previsto un compenso fisso per l’amministratore indipendente pari a 35.000 mila euro per anno. Gli altri amministratori non percepiscono compensi oltre al gettone di presenza pari a € 100. Agli amministratori è, altresì, riconosciuto il rimborso spese per eventualità di trasferta. La remunerazione dell’Organo di Controllo Spetta all’Assemblea dei Soci stabilire i compensi per i membri del Collegio Sindacale, che sono stabiliti in un compenso fisso; non è prevista alcuna remunerazione di carattere variabile o legata ai risultati. Ai componenti il Collegio Sindacale spettano compensi annui lordi, individuati come segue:

- € 35.000,00 al Presidente;

- € 25.000,00 a ciascun Sindaco Effettivo. Ai Sindaci è, altresì, riconosciuto il rimborso spese per eventualità di trasferta. La remunerazione dell’Amministratore Delegato e degli alti dirigenti Spetta al Consiglio di Amministrazione il compito di determinare il compenso riconosciuto all’Amministratore Delegato e quello spettante ai dirigenti che siano legati alla Banca da un rapporto di lavoro subordinato. Il compenso dell’Amministratore Delegato è attualmente pari a € 300.000. La remunerazione dei Quadri Direttivi e appartenenti alle Aree professionali Le retribuzioni corrisposte al Personale della Banca appartenente alla categoria dei Quadri Direttivi a alle Aree Professionali sono determinate sulla base delle previsioni del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di categoria di volta in volta vigente per i quadri direttivi e per il personale delle aree professionali delle Banche. In aggiunta alle componenti fissa e variabile, GBM Banca prevede per i propri dipendenti alcuni interventi che di fatto ampliano l’offerta retributiva sotto il profilo strutturale, elevando i livelli di motivazione e di appartenenza. Rientrano in questo contesto, principalmente:

- contributo aziendale al Fondo di Previdenza Complementare, previsto per tutti i dipendenti nella misura attuale del 3% della RAL;

- altri fringe benefits, limitati a quelli derivanti da accordi collettivi e a quelli di consolidata erogazione alla generalità del personale, quali buoni pasto, pagamento premi polizze sanitarie, polizza infortuni, convenzioni su condizioni applicate al personale.

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31/12/2017

La remunerazione del Personale dipendente La componente fissa della retribuzione è determinata sulla base dell’inquadramento contrattuale della risorsa, del ruolo ricoperto e di eventuali superminimi attribuiti a taluni dipendenti. Al fine di perseguire l’allineamento dei comportamenti a risultati sostenibili nel tempo e di contenere la propensione al rischio, particolare attenzione viene riservata alla parte fissa della remunerazione il cui livello deve consentire alla eventuale parte variabile di contrarsi sensibilmente, e in casi estremi, anche azzerarsi in relazione ai risultati, corretti per i rischi, effettivamente conseguiti. La retribuzione fissa del Personale dipendente comprende:

- lo stipendio;

- eventuali trattamenti indennitari e/o erogazioni connesse all’anzianità di servizio e/o a modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, previsti dalla contrattazione collettiva di lavoro.

In riferimento all’esercizio trascorso, si è fatto luogo all’elargizione di retribuzioni variabili nel limite del 3% della retribuzione annua.

Informativa quantitativa Di seguito si riporta il dettaglio delle informazioni aggregate sul costo azienda post ristrutturazione, ripartite per Aree con l’indicazione degli importi remunerativi suddivisi in componente fissa e variabile (ove presente) e il numero dei beneficiari.

RUOLO RETRIBUZIONE FISSA %

RETRIBUZIONE FISSA

RETRIBUZIONE VARIABILE

% RETRIBUZIONE

VARIABILE

AMMINISTRATORE DELEGATO

Euro 300.000 Euro 100 gettone di presenza

AMMINISTRATORE INDIPENDENTE

Euro 35.000 Euro 100 per gettone di presenza

MEMBRI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Euro 100 per gettone di presenza

COLL. SINDACALE: PRESIDENTE SINDACI EFFETTIVI

Euro 35.000 Euro 50.000 Euro 100 gettone di presenza

RESPONSABILI DI CONTROLLO: ANTIRICLAGGIO RISK MANAGER

Euro 47.000 Euro 50.000

100%

DIRIGENTI Euro 74.000 100%

QUADRI DIRETTIVI AREE PROFESSIONALI AREE

Euro 550.000 Euro 636.000

100% Euro 38.000 3%

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Sezione 15: Leva Finanziaria (Art. 451 CRR) Informativa qualitativa Secondo la Circolare 285/2013 il rischio di leva finanziaria eccessiva “è il rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda la banca vulnerabile, rendendo necessaria l’adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività”. La modalità di calcolo dell’indice di leva finanziaria (leverage ratio) è disciplinato dall’articolo 429 del regolamento 575/2013 (CRR). Il leverage ratio è determinato dal rapporto tra un numeratore pari al Tier 1 della Banca ed un denominatore basato sulle attività non ponderate per il loro grado di rischio (entrambe le componenti si riferiscono alle rilevazioni di fine trimestre). La Banca effettua trimestralmente le segnalazioni all’Organo di Vigilanza in merito al coefficiente di leva finanziaria ed alle grandezze che lo determinano.

Informativa quantitativa Al 31 dicembre 2017 l’indice di leva finanziaria della Banca è pari al 11,388%.

Fondi Propri € Valore Esposizione € Leva Finanziaria

17.157.778 150.659.583 11,388%

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31/12/2017

Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Amministrazione ai sensi dell’art. 435, comma 1, lettere e)

ed f) del Regolamento UE 575/2013 del 26 giugno 2013 (“CRR”).

Il Presidente del Consiglio di Amministrazione, dott. Giorgio Salvo, su mandato del Consiglio di

Amministrazione di GBM Banca SpA, dichiara, ai sensi di quanto richiesto dalle lettere e) ed f) del 1° comma

dell’articolo 435 CRR che:

• i sistemi di gestione dei rischi messi in atto sono in linea con il profilo e la strategia della Banca;

• la Sezione 4 del presente documento, “Requisiti di Capitale” rappresenta la descrizione sintetica del

profilo di rischio complessivo della Banca, associato alla strategia aziendale.

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