24
15 DICEMBRE 2009 Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 2 al n. 12 Dicembre 2009 di Regioni&Ambiente - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DGB Ancona periodico Omologato

Ambiente Marche News n. 15 Dicembre 2009

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Rivista di informazione

Citation preview

15N° DICEMBRE 2009

Free

Serv

ice sr

l Edi

zion

i - F

alco

nara

M. (

AN) -

Supp

lemen

to n

. 2 a

l n. 1

2 D

icem

bre 2

009

di R

egio

ni&

Ambi

ente

- Po

ste It

alia

ne s.

p.a.

- sp

ediz

ione

in a

bbon

amen

to p

osta

le -

D.L

. 353

/200

3 (c

onv.

in L

. 27/

02/2

004

n. 4

6) a

rt.1

, com

ma

1, D

GB A

ncon

a

periodico

Omologato

Regione MarcheEco&Equo: Amagliani, è il nostromodello di economia equa e solidaleResoconto della sesta edizione a cura della Regione Marche p. 4

La sostenibilità nelle MarchePresentati i tre nuovi rapporti della Regione Marchea cura della Regione Marche p. 6

Consumo di suolo nelle Marche:evidenze e confronti nelle regioni del centro norddi Ugo Baldini e Patrizia Chirico p. 10

La biodiversità: servizi eco sistemici e benessere umanoa cura della Regione Marche p. 12

Provincia di AnconaLa Provincia di Ancona per l’ambienteIl bilancio ambientale della Presidentedella Provincia, Patrizia Casagrandedi Patrizia Casagrande Esposto p. 14

ARPA MarcheElettrosmog, un caso di scuoladi Gisberto Paoloni p. 16

Camerata PicenaCamerata Picena apre al fotovoltaicoInvestire in energie rinnovabili conla prospettiva di importanti progettidi Valentina Bellucci p. 18

Informazione e aggiornamentoProclamati i vincitori della settima edizionedi “Comuni Ricicloni” per la Regione MarcheI “ricicloni” travolgono le MarcheAvanza la raccolta differenziata nelle Marche: da 11dello scorso anno crescono a 26 le amministrazioni virtuoseche hanno superato il 45% di raccolta differenziatadi Silvia Barchiesi p. 20

COSMARI p. 22

INDICE

444444444444444444

REGIONE MARCHE

a cura della Regione Marche

ECO&EQUO: AMAGLIANI, È IL NOSTROMODELLO DI ECONOMIA EQUA E SOLIDALEResoconto della sesta edizione

L’assessore regionale Marco Amagliani

“Eco&Equo rappresenta il modello e il significato di quello che abbiamo voluto fare sui temi dell’economia equa e solidale, dei diritti dei consumatori, degli immigrati, dei lavoratori, anche di quelli dei Paesi in via di sviluppo, dell’ambiente. È la manifesta-zione con cui vogliamo far capire il valore di queste tematiche e

con cui desideriamo sensibilizzare le persone su questi ar-gomenti. Un evento che, per i suoi contenuti, è unico in Italia e che sta destando sempre maggiore interesse”.

Sono state le parole dell’Assessore regionale ai Servizi sociali, Immigrazione, Cooperazione allo sviluppo e Ambien-

te, Marco Amagliani, a dare il senso alla 6a edizione di Eco&Equo, la Fiera sull’attenzione sociale, ambientale

e sull’economia solidale svoltasi ad Ancona dal 27 al 29 novembre 2009.L’evento di quest’anno è stato organizzato dall’As-

sessorato insieme alla REES, la Rete dell’Economia Solidale delle Marche, la cui presenza ha dato ancora maggiore valore ai temi che Eco&Equo ha affrontato, economia equa e solidale, volontariato, coopera-zione sociale e internazionale, ambiente, energie alternative, diritti degli immigrati. Alla Fiera hanno partecipato oltre 200 espositori dell’economia soste-nibile, arrivati da tutta Italia, presenti su un’area di 14 mila metri quadrati. Sono stati organizzati: 33 eventi, seminari, convegni e workshop; 11 laboratori per

bambini e adulti; 3 spettacoli; tutti a partecipazione gratuita. Inoltre, è stato fatto un accordo con OverThe-

Stop, the moving social network (www.overthestop.it), che ha lo scopo di favorire la mobilità sostenibile.

Fra gli appuntamenti di maggior rilievo, c’è stato il Convegno “La sostenibilità nelle Marche” in cui sono state presentate tre pubblicazioni inedite, redatte dal Servizio Ambiente e Paesaggio della Regione Marche: “Rapporto sullo stato dell’ambiente delle Marche 2009”; “Geografia delle pressioni ambientali 2009”; “Atlante sul consumo di suolo nelle Marche 1954-2007”.Degli esiti del convegno si parla ampiamente nello specifico articolo a pagg. 6-9 di questo inserto al quale si rinvia.In ogni caso si ricorda che le tre pubblicazioni sono ora dispo-nibili sul sito internet: www.ambiente.regione.marche.it

“Eco&Eabbiamdiritti dquelli dzione co

c

sociali, te, M

Ec

bgr

Stopha lo

FrFrFrFra glglli i aaa“LaLaLaLa s s sosososostttttttpupupupupupupupupupupppubbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb lililililillilliliccccccccdeddedededededededededddededededellllllllllllllllllllllllllllaaaaa aaaaaaa ReRReReReReReRRReReRe

Eco&Equo

5 555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555555

Ad Eco&Equo, si è parlato anche dei “nuovi cittadini”, du-rante il Convegno “Immigrazione: le buone pratiche nelle Marche”, nel corso del quale è stata presentata l’indagine “Diamo voce a chi non ha voce”, curata dall’avvocato Andrea Rosenthal dell’Associazione Consiglio Europeo Senza Frontie-re, su incarico dell’Assessorato regionale all’Immigrazione.Nella ricerca sono stati analizzati 1.141 fascicoli dei ricorsi contro le espulsioni, presentati dai cittadini stranieri dal settembre 2004 al dicembre 2007 ai Giudici di pace nelle province di Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro Urbino. Ne è emerso che solo l’8% dei cittadini immigrati colpiti dal decreto di espulsione abbandona effettivamente il territorio nazionale. Uno su tre di costoro, pari al 34%, ha un lavoro nero, ma nessuna segnalazione è mai stata fatta all’Ispettorato del Lavoro e alla Procura della Repubblica nei confronti delle imprese che li occupano senza assunzione. Gli espulsi, inol-tre, non sono criminali visto che solo l’8% ha un procedimento penale in corso e la metà di questi processi riguar-da reati che non creano allarme sociale, come la vendita di cd contraffatti.“Abbiamo voluto fare ancora un passo in più ver-so l’integrazione - ha detto l’As-sessore regionale all’Immigrazione, Marco Amagliani - che, insieme alla solidarietà, crediamo sia l’unico modo per accogliere queste persone. Non ci saranno, in-fatti, eserciti di sorta che potranno chiudere le porte del mondo occidentale a questi cittadini costretti a scappare dai loro Paesi per cercare un posto dove raggiungere diritti fondamentali come quello alla salute, alla casa, al lavoro”.Con quest’obiettivo, ha ricordato Amagliani, “abbiamo fatto tanto lavoro in questi anni, anche grazie al valore della nostra legge regionale e alla nostra volontà di creare una realtà multiculturale, ma tanto va ancora fatto per favorire il processo d’integrazione”.

Nel Convegno è stato anche presentato il libro “Il mondo in una regione - Storie di migranti nelle Marche”, edito dalla Ediesse, realizzato dallo scrittore Angelo Ferracuti e dal fotografo Daniele Maurizi.

La costruzione di una cultura per favorire una società plurale è stato anche l’obiettivo del Progetto formativo “Educ@2009-Preparati al meglio”.“Sono quattro i filoni tematici, cultura etica e legalità, ali-mentazione e ambiente, tecnologia e social network, finanza etica e microcredito - ha spiegato Katya Mastantuono, Responsabile del Progetto - su cui abbiamo costruito il per-corso di formazione per 320 studenti di 14 classi selezionate di scuole medie inferiori e superiori. I ragazzi hanno prima assistito ad una lezione di due ore in classe su questi temi,

con l’intento di sensibilizzarli ad assumere comportamen-ti innovativi e responsabili. Hanno parte-cipato, quindi, ad Eco&Equo dove hanno f r e q u e n t a t o tutti i laborato-ri organizzati, dimostrando grande entusia-smo ed interesse specialmente per le esperienze più pratiche. Ai la-boratori, hanno

partecipato anche altri 140 studenti che hanno visitato la fiera”.Adesso gli studenti coinvolti continueranno, fino a gennaio, la formazione in classe, con altre sei ore di lezione.“Produrranno poi - ha aggiunto la Mastantuono - dei lavori, degli elaborati sui temi trattati, che parteciperanno ad un concorso fra le scuole. La premiazione avverrà nell’edizione 2010 di Eco&Equo e sarà il filo conduttore nel cammino intrapreso”.Tutti i materiali didattici del progetto “Educ@2009-Preparati al meglio” sono a disposizione sul sito www.ecoandequo.it.

Laboratorio di riciclaggio di vecchi personal computer

Il gioco dell’Oca Verde

66

a cura della Regione Marche

LA SOSTENIBILITÀ NELLE MARCHEPresentati i tre nuovi rapporti della Regione Marche

di Reggio Emilia;- Antonio G. Calafati - Economista,

docente di Economia Urbana presso l’Università Politecnica delle Marche;

- Sebastiano Venneri - Ambientalista, Vice Presidente nazionale di Legam-biente.

Quelli elencati (tabella in basso) sono solo alcuni dei numerosissimi dati am-bientali contenuti nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente delle Marche 2009, che fornisce la rappresentazione di un fenomeno complesso come quello della sostenibilità del territorio marchi-giano e del sistema di attività antropiche in esso dinamicamente insediate.La rappresentazione adottata, con-trariamente a quella descrittiva delle precedenti edizioni, è di tipo sintetico, articolata in 72 schede-indicatori con il grande vantaggio della semplicità co-municativa. Le schede sono infatti in grado di dare una lettura immediata dei fenomeni e con la loro rappresentazio-ne grafica hanno l’obiettivo di essere leggibili e comprensibili da un pubbli-co eterogeneo.Per rendere ancora più agevole e fun-zionale la lettura del Rapporto, sono

628 automobili ogni mille abitanti (nel 2007) contro una media italiana di 598 e una media europea (15 Stati) di nemmeno 500

☺ 7,2 tonnellate di emissioni di CO2 climalteranti procapite (al 2005) inferiore sia al dato italiano 9,8 che europeo (15 Stati) 10,7

Aumento della temperatura media di 1,2 °C dal 1961 al 2008

☺ Superamenti dei limiti per le polveri sottili PM10 in diminuzione nel periodo 2006-2008

Superfi cie delle aree naturali protette pari al 9,2% del territorio regionale (anno 2008), in linea con la media nazionale

☺ Nel 2008 il 95% della costa balneare è idonea alla balneazione

☺ In sei anni la raccolta differenziata è passata dall’11,9% (2001) al 21% (2007)

Auditorium fiera di Ancona

La 6a edizione di Eco&Equo si è aper-ta con il Convegno “La Sostenibilità nelle Marche. Livelli avanzati di co-noscenza per un nuovo sviluppo”, nel corso del quale sono state presentate tre importanti pubblicazioni, redatte dal Servizio Ambiente e Paesaggio della Regione Marche:- Rapporto sullo Stato dell’Ambiente

delle Marche 2009- Geografia delle pressioni ambientali

delle Marche 2009- Ambiente e consumo di suolo nelle

Aree urbane funzionali delle Marche 1954-2007

Il Convegno ha visto la partecipazione di

oltre 250 persone tra rappresentanti istitu-zionali, funzionari pubblici, associazioni di categoria e ambientaliste, operatori del sistema INFEA, liberi professionisti e studenti (ai quali era riconosciuto un credito formativo universitario).Dopo l’illustrazione dei tre documenti, distribuiti ai partecipanti al termine dei lavori, da parte di Antonio Minetti, Dirigente del Servizio Ambiente e Paesaggio della Regione Marche, sono intervenuti tre esperti delle discipline e delle tematiche coinvolte per la lettura e il commento critico degli stessi:- Ugo Baldini - Urbanista, Presidente

della Cooperativa CAIRE Urbanistica

7777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777777

state elaborate delle chiare sintesi che precedono ognuno dei 5 capitoli.Le sintesi riportano, per ogni indicatore, un giudizio sullo stato attuale (compa-rato con la media nazionale ed europea e/o con obiettivi di legge) e un giudizio sulla tendenza negli ultimi anni. Gra-ficamente i giudizi sono rappresentati anche con le icone di Chernoff (le co-muni “faccine” come quelle riportate in tabella).Il Rapporto è preceduto anche da una relazione generale che mette a sistema e sintetizza tutto il Rapporto.“Una piccola regione europea - ha spie-gato Antonio Minetti - bella tra colline e montagne, con un divenire migliore se ridurrà i rischi, alcuni, e valorizzerà le opportunità, numerose, a partire dalle buone condizioni ambientali nell’insieme e dalla straordinaria dote di beni paesag-gistici e culturali, ovunque diffusi”.“Dal rapporto - ha aggiunto Minetti - emer-ge che le Marche si attestano su un livello medio di qualità ambientale, con nume-rose eccellenze ed alcune criticità.”Fra le criticità, Minetti ha ricordato che “crescono troppo lentamente le forme di mobilità sostenibile di merci e persone”.La mobilità delle persone, nel 2007, era costituita solo per il 17,5% da mobilità sostenibile contro il 26,3% dell’Italia.

“Le persone e le merci - ha spiegato il Dirigente - si muovono prevalentemente tramite mobilità privata, con uno scar-so ruolo dell’utilizzo dei mezzi pubblici e, in particolare, della ferrovia”.Criticità condivise anche dagli esperti intervenuti.Antonio Calafati, Docente di Economia urbana nell’Università Politecnica delle Marche di Ancona, ha sottolineato come “le Marche debbono smettere di pensarsi come unità ed accettarsi nelle proprie differenze e, su queste, devono costruire una politica di programmazione che de-ve assumere una valenza almeno sovra comunale”.Sebastiano Venneri, Vice-presidente di Legambiente, ha invitato a riflettere sul valore del consumo del suolo, passato dai 7 mila ettari del 1954 ai 30 mila ettari del 2007, considerandolo “un parametro strategico nello sviluppo della sostenibilità e della qualità della vita”.L’urbanista Ugo Baldini, Presidente della Cooperativa Caire Urbanistica di Reggio Emilia, ha invece illustrato alcuni casi di studio in cui si è cercato di creare una strategia di sviluppo su area vasta.“Con i tre nuovi strumenti, e con il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in particolare - ha osservato l’Assessore Marco Amagliani, dopo gli interven-

ti del pubblico - abbiamo il quadro completo delle dinamiche ambientali, sappiamo quanto di buono è stato fatto: molto; ma anche quali sono le criticità su cui intervenire. Adesso nessuno potrà più dire che non sapeva, perciò questi dati, queste preziose informazioni an-dranno ora tradotte in concreti atti di programmazione.”“Come Assessorato - ha concluso l’Asses-sore - abbiamo fatto molto per migliorare l’ambiente marchigiano. Cito ad esempio il Piano Energetico Ambientale Regionale: nessuna Regione ha un atto che acco-muna ambiente ed energia. Sul fronte rifiuti, grazie alla programmazione re-gionale e alle risorse stanziate, la raccolta differenziata è quasi raddoppiata nel giro di pochi anni.”L’Assessore, infine, ha voluto eviden-ziare che i tre Rapporti “sono stati elaborati interamente dalla struttura del Servizio Ambiente e Paesaggio del-la Regione, con la collaborazione di ARPAM e ASSAM e quindi a costo zero e secondo uno standard alto di profes-sionalità”.

La Geografia delle pressioni ambien-tali delle Marche 2009 è uno studio destinato per lo più agli “addetti ai la-vori” e costituisce un approfondimento

Da sinistra: Antonio Calafati, Sebastiano Venneri, Antonio Minetti, Marco Amagliani

88

nell’analisi della condizione ambientale del territorio marchigiano.In particolare, la Geografia individua in quali ambiti territoriali delle Marche si concentrano le maggiori pressioni ambientali. La Geografia 2009 aggiorna

la versione originaria del 2007, met-tendone in evidenza gli scostamenti, e può considerarsi come un allegato di approfondimento di RSA 2009.La “pressione ambientale” è stata cal-colata elaborando ben 23 indicatori appartenenti a 8 macro-tematiche. Lo studio restituisce a livello descrittivo e cartografico le “aree vaste” o “ambiti” dove si concentrano le pressioni am-bientali, mettendo in evidenza che è proprio su queste dimensioni territoriali - intercomunali e sub provinciali - che è necessario prendere atto delle mag-giori criticità e attrezzare le azioni politico-istituzionali e amministrative con i necessari strumenti di piano, di programma e progettuali, necessari al loro superamento.Nella tabella è riportata la distribuzione percentuale della popolazione residente e della superficie territoriale marchigia-ne tra le differenti classi di pressione ambientale: bassa, media e alta.Lo studio contiene le cartografie del-la Geografia per l’anno 2009 e l’anno 2007, oltre che le cartografie degli scostamenti tra i due anni.La maggior parte del terri-torio marchigiano (70,8%) è caratterizzata da bassa pressione ambientale (classe B), dove vive solo un terzo della popolazione (31,7%). Rispetto ai risultati del pri-mo studio si registra una diminuzione delle aree a bassa pressione ambientale (70,8% del 2009 rispetto al 71,2% del 2007).Oltre la metà della popola-zione (53,7%) è concentrata nel 19,3% del territorio re-gionale caratterizzato da alta pressione ambientale (classe A). Rispetto ai risul-tati dello studio del 2007 si registra un aumento sia del-

la popolazione residente in aree ad alta pressione (53,7% del 2009 rispetto al 46,7% del 2007) che dell’estensione di tali aree (19,3% del territorio regionale nel 2009 rispetto al 13,3% nel 2007). Queste variazioni si spiegano con il

passaggio di molti Comuni dalla classe M (media pressione) nello studio 2007 alla classe A (alta pressione) nello stu-dio 2009.In generale, l’aggiornamento del 2009 conferma la validità dello strumento al fine di aggregare tanti e complessi aspetti della pressione ambientale su un territorio e di darne una rappre-sentazione cartografica di facile lettura. Come avvenuto con la prima versione dello studio, l’aggiornamento conferma la coincidenza quasi totale degli ambiti a maggiore pressione ambientale con i territori più dinamici da un punto di vista socio-economico, le Aree Urbane Funzionali delle Marche (FUAs), a cui non corrispondono adeguati livelli di governo.Organizzando in sequenza i Comuni in classe “Alta” e in subordine in classe “Media”, lo studio individua le seguenti aree o ambiti caratterizzati da un più significativo livello di pressione am-bientale:- ambito A: tutta la fascia costiera della

provincia di Pesaro e Urbino con i Comuni di Pesaro, Fano, Mondolfo e Gabicce; alcuni Comuni del primo entroterra e alcuni Comuni interni come Urbino;

- ambito B: tutta la fascia costiera della provincia di Ancona con i Comuni di Senigallia, Montemarciano, Falconara Marittima, Ancona fino a Numana, Si-rolo e Porto Recanati; alcuni Comuni del primo entroterra e alcuni Comuni interni come Maiolati Spontini e Fa-briano;

- ambito C: tutta la fascia costiera delle province di Macerata e di Fermo fino al Comune di Fermo; alcuni Comuni del primo entroterra e alcuni Comu-ni interni come Macerata, Tolentino, San Severino Marche e Matelica;

- ambito D: tutta la fascia costiera compresa tra i Comuni di Altidona, Pedaso e Campofilone della provincia di Fermo e i Comuni della Provincia di Ascoli Piceno (ad eccezione del tratto del Comune di Massignano); alcuni Comuni del primo entroterra e il Comune di Ascoli Piceno.

La terza pubblicazione Ambiente e Consumo di suolo nelle Aree Ur-bane Funzionali delle Marche ha analizzato la dinamica del consumo di suolo tra il 1954 e il 2007 su 93 Comuni appartenenti alle 11 Aree Ur-bane Funzionali (FUAs) delle Marche. L’area urbana funzionale è un’area di comuni contigui caratterizzati da una concentrazione di relazioni (afferenti principalmente alle sfere residenziali,

lavorative e ricreative) tale da raggiungere un grado di interdipendenza così elevato da identificare un unico si-stema socio-territoriale.Pur rappresentando solo il 37% del territorio delle Mar-che, in esse vive il 71% della popolazione e lavora il 74% degli addetti.Dei risultati di questo stu-dio si è ampiamente parlato nel precedente numero di “Ambiente Marche News” (ottobre 2009).I dati che vi sono contenuti e che sono così sintetizzati, devono far riflettere:• Una superficie pari a qua-

si due campi di calcio consumata (edificata) me-diamente ogni giorno nelle Marche dal 1954 al 2007.

Classe B Classe M Classe A

Incidenza demografi ca 31,7% 14,6% 53,7%

Incidenza territoriale 70,8% 9,9% 19,3%

Geografia delle pressioni ambientali. Elaborazione anno 2009 (3 classi)

Incidenza demografica e territoriale (%) delle diverse classi di pressione o criticità ambientale com-plessiva. Anno 2009

9

• Risultano edificati al 2007 30 mila et-tari del territorio regionale interessato dallo studio, corrispondenti all’8,2% dell’intero territorio delle stesse aree, rispetto ai nemmeno 7 mila ettari del 1954.

• Un rapporto della superficie edificata 2007/1954 di 4,2 volte, in nessun mo-do proporzionale al rapporto della popolazione residente 2007/1954 che è di 1,37 volte.

• Quattro comuni hanno “consumato” oltre il 30% dell’intera superficie del loro territorio.

AREA URBANA FUNZIONALE Rapporto popolazione2007/1954

Rapportosuperfi cie urbanizzata

2007/1954

Pesaro 1,54 3,78

Fano 1,49 3,60

Senigallia 1,07 3,08

Ancona 1,26 4,01

Jesi 1,15 3,77

Fabriano 0,90 3,87

Macerata 1,15 4,71

Civitanova Marche 1,74 5,50

Fermo 1,17 4,88

San Benedetto del Tronto 1,50 5,36

Ascoli Piceno 1,17 4,63

TOTALE FUAs 1,37 4,20

1954

2001

1984

2007

Rapporto della popolazione e della superficie urbanizzata 2007 rispetto al 1954 nelle FUAs

Evoluzione del consumo di suolo 1954-1984-2001-2007 nel capoluogo regionale di Ancona

101

di Ugo Baldini e Patrizia Chirico(Cooperativa CAIRE Urbanistica di Reggio Emilia)

Il consumo di suolo emerge come tema centrale e come indicatore sensibile della salute urbanistica dei territori, come misura empirica del contributo che la pianificazione urba-nistica riesce a dare ai problemi di recupero di efficienza del Paese, in una fase che registra un preoccupante declino della attenzione dedicata dalla politica ai temi del governo urbanistico del territorio e, corrispondentemente, una ridu-zione sensibile delle risorse ad esso destinate.Questo vale in particolare per un territorio, come quello della valle Padana, dove, in termini di acqua e di suolo, si concentra gran parte della risorsa strategica del Paese e dove è presente un apparato economico-produttivo e una struttura urbana tanto estesi e consolidati da qualificare quest’area come uno degli aggregati “megalopolitani” di maggior rilievo nel panorama continentale e globale.Nel decennio trascorso tra i due ultimi censimenti agricoli (1990-2000) nelle sette regioni dell’area padano-veneta (Li-guria compresa) la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) si è ridotta di quasi 300 mila ettari (il 5,9% del totale), cosa che possiamo supporre abbia comportato una perdita rilevante in termini di biodiversità, di base alimentare, di paesaggio rurale, di cultura imprenditoriale, di tradizione manutentiva.Questa sensibile variazione in decremento della SAU assume due distinti significati: da un lato, il consumo irreversibile da parte delle urbanizzazioni di aree agricole, particolarmente connotate dalla presenza di suoli fertili, dall’altro l’abbandono, da parte delle aziende agricole, di aree marginali, sospinte verso dinamiche di naturalizzazione (inselvatichimento) il più delle volte incontrollate e non ospitate/gestite entro prospet-tive di allestimento di aree protette o di aree dotate in vario modo di programmi di gestione ambientale.

Un’immagine interessante di questa duplice dimensione del consumo di suolo è quella che emerge con tutta evidenza da un bilancio delle variazioni della SAU che si sono registrate rispettivamente nelle aree di maggiore concentrazione e in quelle di più marcata rarefazione insediativa.

Nell’arco della seconda metà del XX secolo si è infatti realizzata una significativa redistribuzione della popolazione tra le diverse parti del Paese e anche all’interno dei diversi territori regionali, redistribuzione che è resa ancora più evidente da una lettura dinamica dei fenomeni, operata valutando le diverse condizioni di accessibilità determinate, ai due estremi del periodo (1951 e 2001), dalla configurazione della rete infrastrutturale e dalla distribuzione della popolazione residente nei comuni.Dei 4.467 comuni presenti nelle sette regioni dell’area padano-veneta, 2.580 sono caratterizzati da fenomeni di concentrazione, avendo conosciuto nel cinquantennio un incremento della popolazione accessibile nel breve raggio superiore al 10%. In essi risiede il 76,2% della popolazione e si produce il 79% del PIL. In questi stessi comuni la perdita di SAU (che

nel contesto delle aree di concentrazione è in larga misura da intendersi a tutti gli effetti come consumo di suolo) ha assunto negli ultimi dieci anni le dimensioni di 130mila ettari che rappresentano il 4,9% della SAU relativa e il 3,2% dell’intera SAU “del Nord”.Nello stesso arco temporale intercorso tra i due ultimi cen-simenti dell’agricoltura - e sempre nelle sette regioni del Nord - 885 comuni si sono invece caratterizzati per i processi di rarefazione insediativa (misurata da una diminuzione della popolazione accessibile entro 30 minuti superiore al 10%), che li hanno investiti.In questi comuni, dislocati prevalentemente lungo l’arco alpino e appenninico (quest’ultimo in modo più massiccio) oltre che nella bassa pianura del Po, risiede ora l’8,4% della popolazione e si produce il 6,8% del PIL.Anche in questi comuni si è registrato un arretramento della SAU, riconducibile però prevalentemente ai fenomeni dell’ab-bandono (da leggere tanto correlato alla diminuzione del numero di aziende che come effetto della riduzione del pre-sidio umano sul territorio); questo arretramento è quantificabile nella misura di 124mila ettari, pari al 10% della SAU relativa.Un sommario confronto tra le tendenze che hanno investito l’area padana e quanto è analogamente successo nelle Marche mostra una distinzione piuttosto nitida e un diverso compor-tamento “erosivo” tra le differenti tipologie di comuni.Il 38% dei comuni marchigiani rientra infatti nelle aree di concentrazione, e in tali aree si concentra ben il 73% della popolazione e il 78% del PIL totale della regione, mentre nelle aree di rarefazione, che interessano il 41% dei comuni, è presente solo il 13% della popolazione e il 9% del PIL. Le dinamiche recenti di consumo di suolo si presentano alli-neate sostanzialmente nelle Marche e nelle regioni del nord. Il consumo di suolo più elevato nel nord Italia si è verificato proprio nelle aree di rarefazione, nelle quali la SAU è diminuita del 10,1%; nelle Marche le aree di rarefazione registrano una diminuzione (abbandono) pari a quella delle aree di con-centrazione con l’8,6%, mentre le aree stabili perdono di più rispetto alle regioni del nord registrando riduzioni del 4,3%, portando la media regionale ad un valore (-7,6%) superiore a quello medio delle regioni settentrionali (-6,3%), ma ancora largamente inferiore al valore medio nazionale (-12,2%).

Ciò detto, per far fronte a dinamiche erosive di così forte intensità, politiche che vogliano effettivamente contenere e contrastare il consumo di suolo devono poter contare su strumenti efficaci e appropriati ai diversi contesti.Ciò può avvenire, innanzitutto, operando per migliorare l’efficienza e la qualità delle trasformazioni nelle aree già urbanizzate e, non secondariamente, agendo per con-tenere l’urbanizzazione di suoli vergini.Un contenimento, quest’ultimo, che si può ottenere vuoi introducendo in via amministrativa contingentamenti quan-

CONSUMO DI SUOLO NELLE MARCHE:EVIDENZE E CONFRONTINELLE REGIONI DEL CENTRO NORD

11

titativi nei confronti delle trasformazioni programmabili dai piani urbanistici (come prevede la recente legge urbanistica veneta), vuoi introducendo disincentivi economici con l’isti-tuzione di una tassa regionale sul consumo di suolo.Per quanto riguarda invece il fenomeno (di portata nazionale) della perdita di suolo nelle aree dell’abbandono, pur entro certi limiti “reversibile”, la si deve contrastare intendendo questi suoli come patrimonio da mantenere per le generazioni future e quindi come una risorsa paesistica da manutenere e da com-pensare per i servizi ambientali (sicurezza, fruizione, naturalità, identità) che è in grado di produrre per il Paese intero.In entrambi i casi il rischio è quello di una perdita di patri-monio paesistico e paesaggistico, da contrastare nei modi che la Convenzione Europea ci suggerisce, valorizzando la percezione locale del paesaggio e il valore identitario che esso assume per le comunità locali e fornendo, così, una ragione in più anche alle politiche per la istituzione di aree protette, opportunamente “messe in rete”.Una politica, quella delle aree e dei paesaggi protetti da intendere sia come contrasto efficace all’erosione di risorse strutturali (vedi in particolare l’ambiente dei fiumi) nelle aree a forte pressione antropica, sia come azione consapevole per ricomprendere entro una strategia di servizi ambientali quelle aree marginali scese - temporaneamente, ci dice la storia - sotto la soglia di utilità economica.

Dobbiamo in aggiunta a tutto ciò avere presente anche un’altra minaccia, connessa alla perdita di suolo agricolo, vale a dire la possibilità che essa sia concausa del dissesto idrogeologico, per effetto di una impermeabilizzazione imprudente o per conseguenza di una campagna non più drenata e manutenuta da acconce sistemazioni agrarie e dalla azione diuturna degli agricoltori. Tra le responsabilità dell’urbanistica “della sostenibilità” ci sta naturalmente anche quella di studiare i processi di riduzio-ne della risorsa suolo e di proporre strategie di evoluzione consapevole e accorta degli organismi urbani che ne contra-sti e riduca la necessità. E a questo proposito chiediamoci, noi urbanisti, se tra le analisi condotte in occasione della formazione degli strumenti di piano sia sempre presente una rappresentazione della crescita urbana e dell’uso del suolo agronaturale, prodotta alla scala opportuna e tale da sostenere convincenti bilanci eco-paesistici. Un uso del suolo misurato, anche su più intervalli temporali, così da dare forma a una visione diacronica del mutamento, e consentendo di contabilizzare anche i consumi ulteriori generati dal Piano in elaborazione, per sottoporli - anche nelle loro alternative concretamente praticabili - a una Valutazione Ambientale Strategica che si faccia carico seriamente del destino delle risorse primarie.

121

In occasione della VI Edizione di Eco&Equo si è tenuto il workshop “La biodiversità: servizi ecosistemici e be-nessere umano”, nell’ambito del quale sono stati trattati aspetti aventi interesse generale ed esempi attuativi di rile-vanza locale. Il tema ha assunto un significato particolare tenuto conto del dibattito che si sta sviluppando a livello mondiale sugli effetti dannosi che i cambiamenti climatici producono alla vita sulla Terra. A tal riguardo nell’introduzio-ne ai lavori Claudio Zabaglia, Dirigente regionale della P.F. Tutela degli animali e Rete Ecologica Regionale, ha rilevato che i timori per quanto sta avvenendo non riguardano solo la nostra specie in quanto la sopravvivenza dell’uomo non è disgiunta da quella dell’intera comunità di esseri viventi con la quale ha condiviso la sua evoluzione e da cui dipende per ogni funzione vitale. Franco Ferroni del WWF Italia ha evidenziato come l’UE fin dal 2006 abbia sollevato il problema e indicato alcune strategie da perseguire.Con il documento “Arrestare la perdita della biodiversità entro il 2010 e oltre. Sostene-re i servizi ecosistemici per il benessere umano”, la Commis-sione UE ha coraggiosamente delineato le linee guida per correre ai ripari, ma, ad un anno dalla scadenza posta, già molti osservatori internazionali sono pronti a scommettere che quei lungimiranti obiettivi ben difficilmente potranno trovare compimento. Nelle premesse si fa presente che la perdita di biodiversità in termini di ecosistemi, specie e geni è particolarmente preoccupan-te non solo per il valore che ogni componente naturale intrinsecamente esprime, ma anche per il calo dei “servizi ecosistemici” che fornisce “gra-tuitamente”: la produzione di cibo, di combustibili, di fibre e di medicinali, gli effetti di regolazione sull’acqua, sull’aria e sul clima, il mantenimento della fertilità del suolo e dei cicli dei nutrienti, sono alcuni esempi dei servizi offerti dalla complessa rete facente capo alla biodiversità, la cui eroga-

zione è essenziale per la nostra qualità di vita e prosperità economica.Per misurare lo stato di conservazione della biodiversità, l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) ha elaborato una griglia di 26 indicatori SEBI (Streamlining European Biodi-versity Indicators 2010), ritenuti rilevanti e significativi per valutare i progressi nella conservazione della biodiversità.L’architetto Stefano Corazza dell’Università di Venezia ha il-lustrato la ricerca che sta conducendo per rendere praticabili tali indicatori ad una scala regionale. Modificare la scala di applicazione (passando da una scala europea, regionale e nazionale ad una sub-nazionale) costituisce un test impor-tante per misurare l’efficacia degli indicatori individuati, ma anche per migliorarne la metodologia, per raffinarne l’atten-dibilità, per definire i criteri di estensione dell’indicatore o di un set di indicatori ai diversi livelli territoriali di gestione

(governo) della policy, per te-nere specialmente in conto le caratteristiche peculiari e le problematiche della scala a cui viene applicato. Idealmente per i processi a livello globale, nazionale e regionale si dovrebbero uti-lizzare gli stessi indicatori. Per alcuni di essi si stanno raccogliendo nella Regione Marche i dati disponibili, on-de rappresentare l’andamento nel tempo del parametro ecologico che descrivono e quindi a fornire indicazioni sugli interventi da attuare.La percezione che la biodi-versità possa assumere una centralità nelle considerazio-ni sullo sviluppo economico è diretta conseguenza del momento di grave crisi che sta interessando il sistema mondiale; questa nuova si-tuazione ha in qualche modo messo al centro dell’attenzio-ne l’esigenza di un profondo cambiamento valoriale nel modo di considerare lo svilup-po economico di una nazione, misurabile con indicatori più sensibili al progresso sociale e ambientale di una società non riassumibili nel solo PIL.Di questi aspetti ha discusso

a cura della Regione Marche

LA BIODIVERSITÀ: SERVIZIECO SISTEMICI E BENESSERE UMANO

Nibbio reale (foto di Jacopo Angelini)

13

Praterie secondarie (foto di Andrea Catorci)

Salvatore Monni, docente presso la Università Unitre di Roma, facendo riferimento all’Indice di sviluppo umano sostenibile (ISUS), formulato per coniugare crescita, soste-nibilità umana e ambientale. La ricaduta positiva che si intravede nel “fare economia” senza distruggere l’ambiente è stata presentata da Andrea Catorci, Docente presso l’Università di Camerino, che ha studiato e realizzato alcuni interventi-pilota per la conservazione dei prati-pascoli secondari nei Monti Sibillini, habitat prioritari per la Direttiva europea di settore, attraverso il management degli allevamenti di montagna. In merito, è stata portata la testimonianza della responsabile di un’azienda agricola che ha partecipato all’iniziativa. Analoghi interventi sono stati contemporaneamente condotti in altri quattro Parchi e Riserve marchigiani: la Riserva di Torricchio, il Parco di Sasso Simone e Simoncello, la Riserva del Furlo e il Parco Gola della Rossa, applicando tecniche diversificate in relazione alle situazioni esistenti, con l’interessamento di operatori agricoli che svol-gono la loro attività nelle zone interessate. Tali esperienze potranno convenientemente fornire indicazioni per l’utilizzo di ulteriori risorse rese disponibili con i fondi FAS e del PSR, dimostrando che è possibile effettuare una gestione sostenibile all’interno dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) offrendo al contempo opportunità di sviluppo.Un altro esempio di coinvolgimento attivo di residenti, coo-perative e agricoltori locali e strutture turistiche delle nostre montagne in progetti di salvaguardia della biodiversità, è stato presentato da Jacopo Angelini del Parco Regionale

Gola della Rossa e di Frasassi in relazione al finanziamento di Euro 3.322.876 concesso dall’UE per il progetto Life della durata di 5 anni “Save the Flyers - Misure per la conservazio-ne della chirotterofauna e dell’avifauna nell’Italia centrale” alle Comunità Montane Esino-Frasassi e Monte Amiata e Grossetano e all’ENEL Distribuzione Spa.In relazione all’ambiente marino un riscontro per la conser-vazione della biodiversità può essere offerto dall’attuazione del Piano d’Azione Nazionale per la Conservazione delle Tartarughe Marine (PATMA) che sarà prossimamente pre-sentato all’approvazione della conferenza Stato-Regioni; a tal proposito è stato attivato un nucleo di referenti regionali comprendente, oltre ai Servizi regionali interessati, anche i Parchi regionali costieri, l’ARPAM, il CNR, le Capitanerie di porto regionali e la Fondazione Cetacei di Riccione.Altri esempi importanti di valorizzazione della biodiversità, attraverso attività economiche compatibili, saranno espressi con la progettazione della Rete Ecologica Regionale che si concluderà alla fine del 2010. Nelle fasi propedeutiche è stato bandito un concorso aperto alle Province e ai Comuni per la concessione di un cofinanziamento che prevede la realizzazione di primi interventi di connessione ecologica nelle aree fluviali periurbane. Il progetto della REM prevede la individuazione di Unità Ecologico-funzionali e di Tipo-logie ambientali, attraverso una lettura multidisciplinare di tutto il territorio regionale che ha lo scopo di evidenziare i meccanismi e i processi alla base del funzionamento del processo biologico nelle Marche.

141

PROVINCIA DI ANCONA

Ambiente ed ecologia sono temi dominanti dei nostri tempi, questioni cruciali per il futuro del pianeta e il be-nessere dei cittadini del presente. Sebbene Copenhagen non sembra poter dare le risposte decisive che tutti noi ci aspettiamo e il protocollo di Kyoto non proceda su un percorso lineare, l’orientamento verso il risparmio ener-getico e la riduzione delle emissioni sono linee traccianti di ogni governo, locale o nazionale che sia. Per la Provincia di Ancona, la questione ambiente taglia trasversalmente tutte le azioni politiche dell’amministra-zione d’area vasta. Sociale, culturale, turistico, economico sono settori attraversati dalla complessità di una questione urgente e irrinunciabile, da condividere negli obiettivi con le altre istituzioni, laddove ciascuno apporta il suo contributo e ne assume la responsabilità. A partire da un ossimoro, “conservare il futuro”, giochia-mo la partita del miglior modo di vivere un presente in cui inquinamento e dissipazione delle risorse non sono più lo scotto da pagare al progresso umano e allo sviluppo economico. L’attuale crisi ce lo conferma, suggerendoci una green economy che esclude progresso e sviluppo senza rigenerazione delle forze della natura.

Economia ed ecologia sono a tal punto interdipendenti da finire per sovrapporsi. Questa ritrovata coincidenza di percorso, rimarcata nei protocolli internazionali e nelle direttive europee, delinea nuovi compiti per la pubbliche amministrazioni che recepiscono gli indirizzi generali di uno sviluppo sostenibile e durevole, elaborando strategie attuative.

Prima di essere Presidente, sono stata Assessore all’Am-biente. Anche in virtù di ciò, il mio programma di mandato prevedeva un palinsesto di operazioni realizzabili, per buona parte condotte in porto con successo in poco meno di due anni e mezzo dall’insediamento della giunta. Ma, prima di illustrare gli obiettivi raggiunti in materia di energia, vorrei parlare di una questione di scottante attualità: la centrale turbogas a Corinaldo annunciata dalla società Edison nelle scorse settimane. La Provincia di Ancona ha pubblicamente manifestato la sua contrarietà alla realizzazione di quel tipo di centrale semplicemente perché il nostro convinto indirizzo politico si rivolge alle numerose attività di produzione di energia alternativa, che il nostro Ente avvia e sostiene.Una realtà consolidata che ci pone nella fortunata condi-zione di non avere affatto bisogno di ricorrere ad ulteriore energia prodotta da fonte fossile.Inoltre, il piano attuativo provinciale del PEAR, che stia-mo concludendo, esclude la macrogenerazione. Il nostro piano attuativo si incentrerà invece sulla micro-co-tri-ge-nerazione di energia. Vale a dire energia, raffreddamento e calore attraverso la trasformazione di quest’ultimo. È importante sottolineare che la provincia di Ancona è oggi l’unica tra le province marchigiane ad esportare energia elettrica.Come indicano i dati ufficiali, il nostro territorio produce l’82% dell’energia da fonte fossile prodotta dall’intera regione e ne esporta il 13%.

In materia di energia, il senso pieno del governo di un territorio è la gestione di un periodo di transizione da una civiltà pesante e dissipativa a una leggera e rigenerativa, con un carattere marcatamente operativo. La strada verso la transizione non può che tradursi in diversificazione e autoproduzione. Abbiamo messo a punto un Programma attuativo pro-vinciale del Piano Energetico Ambientale Regionale, che prevede l’utilizzo di tutti gli strumenti della partecipazione, a partire dal protocollo di Agenda 21, che ho comincia-to a sperimentare con successo quando ero Assessore all’ambiente, fino al Bilancio partecipativo e le Giunte congiunte con i Comuni del territorio.

LA PROVINCIA DIANCONA PER L’AMBIENTEIl bilancio ambientale della Presidente della Provincia, Patrizia Casagrande

di Patrizia Casagrande EspostoPresidente della Provincia di Ancona

15

Ritengo che la comunicazione delle idee, delle opportu-nità, dei progetti, dei bandi sia essenziale per alleggerire l’impronta ecologica, per sensibilizzare la popolazione sulla pressione esercitata da ciascuno di noi sulle risor-se naturali. In questa chiave, la Provincia promuove la conoscenza degli incentivi statali presso gli artigiani, i piccoli imprenditori e i privati per migliorare il bilancio energetico. Le azioni dell’ente sono numerose. Grazie a un Protocollo d’Intesa, abbiamo istituito un cre-dito universitario presso l’Università Politecnica delle Marche, da ottenersi attraverso il superamento di un test su energia, acqua, ciclo dei rifiuti. Anche per la ristrutturazione della sede della Provincia nel centro di Ancona, prevediamo un bando europeo su una progettazione innovativa per quanto attiene i consumi energetici, in modo da realizzare un edificio passivo o comunque ad alta efficienza nel risparmio energetico.Ancora, nelle scuole superiori, che costituiscono il pa-trimonio immobiliare più consistente della Provincia, curiamo la diffusione del solare termico o fotovoltaico, progettando la nuova edilizia scolastica a consumo e impatto zero. Per chiudere un elenco non esaustivo, ma, credo, chia-rificatore della governance della Provincia, il nostro programma comprende:- la riduzione dell’IPT ai veicoli che producono meno di

120g/km di CO2;

- controlli degli impianti di riscaldamento;- bonifiche di aree inquinate;- facilitazione delle azioni che spettano ai Comuni e in-

tercettazione di fondi comunitari ad hoc.

Per quanto concerne la problematica dei rifiuti, preferisco chiamare questi ultimi: “materiali post-consumo” perché il nostro obiettivo è di mandare allo smaltimento meno materiali possibile.Pur non disponendo di poteri legislativi, la Provincia si avvale della propria capacità organizzativa nel coordinare i Comuni che si raccolgono in Assemblee e in Consorzi di gestione.Grazie al lungo e produttivo impegno dell’ente negli ultimi anni, siamo sulla buona strada per l’attuazione dell’intero Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti.Di fatto, la parte nord del territorio (ex Bacino 2) registra un notevole attivismo sul piano della raccolta differen-ziata e del riciclaggio, allineandosi alle aree più avanzate del Paese.La più recente edizione del Premio Comuni Ricicloni ha visto primeggiare nell’intera regione Serra de’ Conti con

oltre il 77% di differenziata raggiunta. La classifica vedeva anche la presenza di Corinaldo, il Comune riconosciuto dall’UE destinazione turistica europea d’eccellenza 2008 nonostante ospiti una discarica e l’unico impianto di smal-timento dell’umido dell’intera Provincia.Nell’ex Bacino 1 puntiamo alla raccolta differenziata spin-ta, già avviata in alcuni quartieri di Ancona, a Fabriano, Jesi, Osimo.Sulla scorta dell’esperienza maturata nell’ex Bacino 2, lavoriamo all’individuazione della migliore tecnologia per un impianto di trattamento della frazione secca dei rifiuti. Intanto il CIR 33, il Consorzio che raggruppa 33 Comuni dell’ex Bacino 2, si dota di strumenti educativi e dissua-sivi per ottenere il meglio dalla differenziata e agganciare un aspetto avanzato della questione rifiuti. Mi riferisco all’aspetto cui accennavo prima, quello che va oltre il riciclaggio e la rigenerazione delle materie post-consuno, vale a dire la prevenzione e il possibile riuso. In questo senso, abbiamo sottoscritto Protocolli d’Intesa anche con la grande distribuzione e con le Multiutiliy per azioni di riduzione degli imballaggi, come quella delle “fontanelle dell’acqua”.

Sulla questione energia, tutto sembra andare nella giu-sta direzione dell’impiego di energia rinnovabile e, sulla strada delle aggregazioni societarie, dobbiamo realizzare la costituzione dell’Ambito Unico Provinciale di gestione dei rifiuti.Solo così raggiungeremo un livello più alto da cui avviare una serie di progetti che abbiamo già elaborato. Parlo di un ecomuseo su rifiuti, energia, acqua..., come luogo di ricerca e sperimentazione affidato ad esperti e aperto al pubblico. Ma parlo anche di progetti culturali legati tanto ai rifiuti quanto alla percorrenza leggera dei fiumi, di promozione turistica e, soprattutto, di nuove figu-re professionali. Torno insomma alla green economy di cui parlavo all’inizio, là dove la tutela dell’ambiente nel suo complesso diventa un nuovo motore dell’economia.

16111111111111116666666666666666666666611111

di Gisberto PaoloniDirettore generale ARPAM

ARPA MARCHE

Nelle ultime settimane la stampa ha dato molto risalto alla situazione di inquinamen-to elettromagnetico riscontrata presso il sito denominato Forte Montagnolo di Ancona. Poi-ché le informazioni fornite dai giornali, di cui va comunque apprezzato il lodevole intento di sollecitare nella pubblica opi-nione l’attenzione su un tema

rilevante per quanto riguarda il rapporto ambiente-salute, sono state inevitabilmente generiche e, in qualche caso, inutilmente allarmistiche, è utile approfondire il discorso, entrare nei dettagli, al fine di collocare la problematica nella giusta dimensione.L’auspicio è che da tali approfondimenti possano giungere ai decisori politici maggiori elementi di conoscenza tecnico scientifica su cui basare le improcrastinabili scelte di pro-grammazione urbanistica relative alla stesura di un piano di localizzazione degli impianti.È opportuno partire dalla cronistoria dell’impegno del Servizio radiazioni/rumore dell’ARPAM attorno a questo problema, im-pegno avviato addirittura prima della costituzione dell’Agenzia dall’Area Fisica del Servizio multizonale di Sanità pubblica.

L’elettrosmog nella storia di Forte MontagnoloLa relazione delle prime verifiche di inquinamento elettroma-gnetico effettuate nel 1988 a Forte Montagnolo di Ancona, è stata redatta in data 11/07/1988 dall’Area Fisica del Servizio Multizonale di Sanità Pubblica della U.S.L. n. 12 di Ancona, struttura poi transitata nel 1999 all’ARPAM.Nel 1990 l’Area Fisica del Servizio Multizonale di Sanità Pubblica provvedeva ad effettuare un secondo monitoraggio del sito di Forte Montagnolo, utilizzando un analizzatore spettrale in frequenza collegato ad apposite antenne per discriminare il contributo fornito da ciascuna emittente radiotelevisiva al campo elettrico totale.Nella relazione tecnica finale venivano anche individuati gli impianti maggiormente inquinanti e le conseguenti diminu-zioni che ciascuno di essi doveva apportare ai livelli di campo elettrico prodotti dal proprio impianto nei vari punti di misura, facendo riferimento per i limiti di esposizione della popolazione alla proposta di normativa nazionale redatta dalla Commissione Interministeriale istituita nel 1981 dal Ministero della Sanità.A seguito dei risultati delle suddette misure, il Comune di Ancona in data 07/06/90 aveva ufficialmente chiesto ai gestori coinvolti di apportare le diminuzioni indicate nella relazione tecnica dell’Area Fisica.

Successivamente si è provveduto ad effettuare ulteriori inter-venti di misura sia nella zona di via del Golfo sia presso la sede dell’ASSAM, dove sin dall’agosto 2002 è stata installata anche una centralina di monitoraggio in continuo, apparte-nente alla rete di monitoraggio della Provincia di Ancona. Presso la sede dell’ASSAM il Servizio radiazioni/rumore non ha mai rilevato superamenti dei limiti normativi.

La situazione oggiLa presenza di una situazione di superamento del valore di attenzione di 6 V/m presso un’abitazione di via del Golfo a Forte Montagnolo è stata riscontrata con misure a “banda larga”, ad ottobre 2007, nell’ambito della mappatura dei livelli dei campi elettromagnetici a radiofrequenza presenti su tutto il territorio del Comune di Ancona, effettuata dall’ARPAM a seguito di spe-cifico incarico da parte del Comune allo scopo di caratterizzare la situazione esistente per la successiva redazione del piano di localizzazione degli impianti di telefonia mobile.Successivamente il Servizio Radiazioni/Rumore ha deciso di approfondire l’indagine, effettuando misure a “banda larga” presso tutte le abitazioni situate nella zona, al fine di indi-viduare la presenza di ulteriori situazioni di superamento dei limiti normativi.Sono state così individuate in totale 6 abitazioni, caratterizzate dal superamento dei limiti. In corrispondenza di 4 delle 6 abitazioni sopra indicate, sono state posizionate dall’ ARPAM centraline di monitoraggio in continuo dei livelli di inquina-mento elettromagnetico, al fine di tenere sotto controllo nel tempo la situazione e di verificare eventuali variazioni signi-ficative. Le suddette centraline sono in dotazione all’ARPAM e non fanno parte della rete di monitoraggio della Provincia di Ancona. Contemporaneamente, il Servizio si è dotato di un nuovo analizzatore spettrale in frequenza, dotato di funzioni in grado di misurare in maniera adeguata e corretta anche le nuove tipologie di segnali quali i segnali di tipo digitale, prodotti da alcuni impianti televisivi di recente installazione nella zona. Il nuovo analizzatore di spettro è corredato anche di antenna triassiale isotropica al fine di poter velocizzare l’esecuzione delle misure (aspetto particolarmente importante in un sito così complesso come quello di Forte Montagnolo, caratterizzato dalla presenza di almeno 60 impianti di emit-tenti radiofoniche a modulazione di frequenza, televisive analogiche e televisive digitali).Insieme all’analizzatore di spettro l’ARPAM aveva richiesto l’acquisto di uno specifico software per la gestione della misura, l’acquisizione degli spettri e la successiva analisi ed elaborazione dei segnali presenti nei vari spettri acquisiti.

ELETTROSMOG,UN CASO DI SCUOLA

17

Purtroppo la ditta fornitrice ha fornito un software assoluta-mente inadeguato alle specifiche richieste, per cui il Servizio radiazioni/rumore ha dovuto sopperire a tale criticità, predi-sponendo direttamente un software di base per la gestione della misura da remoto tramite personal computer e per l’acquisizione degli spettri del segnale e provvedendo, in una seconda fase, ad effettuare direttamente l’analisi e l’ela-borazione dei segnali in maniera non automatica.Dal momento che a Forte Montagnolo è presente l’unico im-pianto radio ad Onde Medie (OM) di tutta la Regione Marche, di proprietà della Società RAI Way, è stato necessario provve-dere anche ad una nuova taratura della specifica antenna di misura (rod antenna), già in dotazione al Servizio.Poiché in Italia non è stato trovato alcun centro SIT in grado di effettuare tale taratura, è stato necessario inviare la suddetta antenna in Inghilterra e precisamente al National Physical La-boratory, che è il Laboratorio Metrologico Primario inglese.Con la nuova attrezzatura è stato possibile effettuare le mi-sure a “banda stretta” presso le abitazioni caratterizzate dal superamento dei limiti.Le misure “a banda stretta” sono state effettuate in 7 punti di misura e per ciascun punto di misura sono stati acquisiti più di 100 spettri.Nei mesi successivi (gennaio e febbraio 2009), dopo che sono stati analizzati ed elaborati più di 700 spettri, è stato calcolato quindi in ciascun punto di misura il livello di campo elettrico prodotto da ciascun impianto, nonché il livello di campo elettri-co totale prodotto dagli oltre 60 impianti installati nella zona.Alla fine dell’elaborazione sono stati individuati 47 impianti caratterizzati da contributi significativi al superamento dei limiti normativi, per ciascuno dei quali l’ARPAM ha anche provveduto a calcolare le diminuzioni da apportare, nell’ambito della pro-cedura di risanamento, al fine del rientro nei limiti stessi.

L’operatività del Servizio radiazioni/rumore dell’ARPAMIl sito di Forte Montagnolo di Ancona rappresenta indubbia-mente la situazione più critica di tutta la Regione Marche dal punto di vista dell’inquinamento elettromagnetico a radiofre-quenza, dal momento che è costituito dalla presenza di una elevata concentrazione di emittenti radiotelevisive installate su una collina a ridosso della città: infatti in tale zona sono presenti circa 60 impianti, dei quali più di 30 di emittenza radiofonica a modulazione di frequenza, uno di emittenza radiofonica a onde medie della RAI, circa 20 di emittenza televisiva analogica e circa 10 di emittenza televisiva digitale, con potenza in antenna per ciascun impianto mediamente dell’ordine di 1000-2000 W, ad eccezione dell’impianto ad onde medie di ben 12000 W.Nella vicina zona di Via del Golfo, sono presenti alcuni edi-fici di tipo residenziale, in corrispondenza dei quali sono stati rilevati livelli di campo elettrico particolarmente elevati. Dal momento che presso un’abitazione erano stati rilevati in precedenza, nell’ambito della mappatura di tutto il territorio comunale di Ancona, valori di campo elettrico, ottenuti come media spaziale e temporale, superiori al valore di attenzione di 6 V/m previsto dal DPCM 08/07/2003, l’ARPAM ha deciso di approfondire l’indagine iniziale tramite le seguenti inizia-tive:- effettuazione di ulteriori misure di campo elettrico trami-

te strumentazione a banda larga presso tutte le abitazioni situate nella zona e anche presso punti caratterizzati da semplice presenza occasionale;

- posizionamento presso alcune abitazioni della zona, ca-

ratterizzate dal superamento dei limiti di esposizione, di centraline di monitoraggio in continuo, al fine di tenere sotto controllo la situazione di inquinamento elettromagnetico ivi presente;

- effettuazione di misure tramite strumentazione a banda stretta, in corrispondenza di tutti i punti caratterizzati dal superamento dei limiti normativi, al fine di identificare tut-te le emittenti che concorrono a ciascun superamento e quantificare il relativo contributo, in modo da poter suc-cessivamente indicare le azioni di risanamento che i singoli gestori devono attuare per rientrare nel rispetto dei limiti normativi.

In particolare, tutti i valori di campo elettrico rilevati nell’am-bito delle varie campagne di misura eseguite sono risultati compresi tra 1.5 V/m e 41.5 V/m. Dall’esame dei livelli misurati è possibile formulare le seguenti valutazioni:- all’interno delle abitazioni sono stati rilevati valori general-

mente dell’ordine di 3-3,5 V/m, ad eccezione dell’edificio situato in mezzo ad alcuni tralicci porta antenne dove sono stati misurati valori dell’ordine di 15 V/m;

- all’esterno, in corrispondenza di terrazzi privati e altre per-tinenze, sono stati rilevati valori compresi tra 8 e 20 V/m;

-- in particolare in corrispondenza di sei abitazioni sono stati misurati valori di campo elettrico superiori a 6 V/m.

L’Agenzia ha quindi provveduto a condurre approfondite analisi con strumentazione a banda stretta, fornendo quindi al Comune di Ancona, in quanto Ente amministrativamente competente, un quadro complessivo riepilogativo sia della situazione attuale dei livelli di campo elettromagnetico presenti sia delle azioni di risanamento da prevedere in una specifica ordinanza.In particolare, le verifiche strumentali con analizzatore spettrale in frequenza sono state effettuate in corrispondenza di 7 punti di misura caratterizzati o dal superamento del valore di atten-zione di 6 V/m o dal superamento del limite di esposizione di 20 V/m, secondo le modalità tecniche operative previste dalle specifiche normative tecniche di settore.In ciascun punto è stato determinato sia il livello di campo elettrico prodotto separatamente da ciascun impianto di te-leradiocomunicazione (TLC), installato nella zona di Forte Montagnolo, sia il valore di campo elettrico totale, ottenuto come somma dei contributi di tutti gli impianti di TLC.In totale sono state effettuate 427 determinazioni di livelli di campo elettrico mediante analisi spettrali in frequenza, che hanno riguardato e preso in esame gli oltre 60 impianti di TLC presenti nel sito.A partire da questi dati, sono stati calcolati i fattori di riduzione delle emissioni elettromagnetiche che i vari gestori coinvolti nell’attuazione delle azioni di risanamento dovranno applicare ai propri impianti, al fine di poter ottenere il rientro nei limiti normativi, sulla base delle modalità di calcolo riportate in uno specifico allegato (Allegato C) del DPCM 08/07/2003 ed individuate con l’indicazione di “riduzione a conformità”.In totale sono stati individuati 47 impianti di emitten-ti radiofoniche o televisive che dovranno attuare azioni di risanamento.

ARPA MarcheVia Caduti del Lavoro, 40 int. 560131 AnconaTel. 071 2132720 - fax 071 2132740arpa.direzionegenerale@ambiente.marche.itwww.arpa.marche.it

181

di Valentina Bellucci

CAMERATA PICENAAPRE AL FOTOVOLTAICOInvestire in energie rinnovabili con la prospettiva di importanti progetti

Il taglio del nastro - Inaugurazione impianto fotovoltaico di Camerata Picena

L’impiego delle biomasse potrebbe, inoltre, contribuire al rilancio delle attività agricole, forestali e zootecni-che che rappresentano un importante tassello dell’economia regionale e ne caratterizza il suo territorio.Residui agroforestali, potature, colture dedicate, residui industriali, possono contribuire alla produzione di elettricità o di combustibili vegetali.3) Diffusione della produzione elet-trica distribuitaIl PEAR considera strategico raggiungere tendenzialmente il pareggio elettrico, sia facendo ricorso alle fonti rinnova-bili che ad un uso efficiente di quelle fossili. In quest’ultimo caso, anziché puntare alla generazione concentrata in poche grandi centrali, il PEAR predilige a un sistema di produzione diffuso sul territorio, nella logica della vicinanza ai poli di consumo. Si può pensare a centrali, di diversa taglia, di trigenera-zione (elettricità, calore e freddo per ospedali, centri commerciali e centri di-rezionali) o di cogenerazione (elettricità e calore) al servizio di uno stabilimen-to o di un’area industriale omogenea.Il PEAR della Regione Marche è ri-conosciuto tra i più avanzati a livello nazionale e internazionale. Il Piano è stato selezionato come buona pratica in campo energetico sul tema dei cam-biamenti climatici dalla Commissione europea (Green Week 2005-Bruxelles).Da tutto il territorio marchigiano sono state inoltrate già molte domande per l’installazione di pannelli fotovoltaici, la maggior parte delle quali sono andate in porto. Sulla base di queste Linee Guida, il 7 novembre 2009 è stato allestito a Ca-merata Picena, presso l’agriturismo Locanda delle Saline, un impianto fo-tovoltaico del valore complessivo di 3,5 milioni di euro. Questa struttura consta di 5.000 m2 di pannelli solari che si estendono su una fascia di ter-ritorio di 1,7 ettari per una potenza di picco di circa 1MW e una producibilità annua che può coprire il fabbisogno di 400 famiglie.

Camerata Picena (AN) apre al foto-voltaico seguendo la strada intrapresa già da altri Comuni di modesta entità della regione che si sono impegnati per utilizzare al meglio le fonti rinnovabili. Suggestivo, i n questo senso, è il ca-so di Barchi, un piccolo comune nel pesarese, che, nonostante abbia solo 900 abitanti, ha già un suo impianto fotovoltaico. Le Marche, infatti, si stanno muovendo bene cercando di attenersi il più pos-sibile al Piano Energetico Ambientale Regionale, il cosiddetto PEAR, approvato dalla Regione Marche ed entrato in vi-gore il 16 febbraio del 2005 (lo stesso giorno dell’entrata in vigore del Proto-collo di Kyoto, accordo che prevede l’impegno di vari Paesi a ridurre le pro-prie emissioni e, in base al quale, anche l’Italia si è impegnata a ridurre le pro-prie quote di gas serra del 6,5% rispetto a quelle del 1990 nell’arco temporale 2008-2012). Nel PEAR sono indicate tre precise strategie per la produzione e il consumo nel campo energetico nel rispetto degli obiettivi di Kyoto:1)Promozione del risparmio ener-getico

Il PEAR prevede un inventario del-le misure di risparmio energetico attuabili in regione e si concentra sul settore edile attuando una modifica del regolamento edilizio (ad esempio l’adozione di un sistema per valuta-re il grado di efficienza energetica dell’edificio), al fine di definire un li-mite minimo che tutti gli edifici nuovi e da ristrutturare dovranno raggiungere.

2)Maggiore impiego delle fonti rin-novabili.Tra le fonti rinnovabili, il PEAR ha indi-viduato quelle che in un breve-medio periodo riescono a dare un importante apporto al bilancio energetico, cioè l’eo-lico e le biomasse. Per quanto riguarda il solare se ne riconosce la strategicità in tema di efficienza energetica degli edifici. Gli impianti eolici hanno costi confrontabili alle centrali tradizionali e si caratterizzano per un minore im-patto in termini di emissioni e di danni alla salute. Il PEAR ha fissato in 160 MW la potenza massima installabile sul suo territorio: 120 mediante impianti di media potenza e 40 tramite un sin-golo impianto di interesse pubblico.

19

pendenza è accentuata verso sud, più le stringhe dei pannelli possono essere messe vicine per via del minor cono d’ombra, riducendo cosi l’area occupa-ta. In progetto poi, c’è la realizzazione di un ulteriore impianto le cui caratte-risitiche sono ancora da verificare.L’intenzione, come ha sottolineato Alessandro Tramonti, è quella di ren-dere quasi autosufficiente Camerata Picena. Nella consapevolezza che la strada intrapresa è quella giusta e che i piccoli comuni ricoprono anch’essi un ruolo importante e definito per il raggiungimento degli obiettivi di ri-duzione dei gas serra, non resta che auspicare una maggio collaborazione per l’utilizzo di fonti rinnovabili. Ca-merata, come altri piccoli siti della regione, ha imboccato la strada sug-gerita dal PEAR.Un paese più pulito e vivibile, in fu-turo, passa inevitabilmente per questa strada.

1111111111111111111111111111199999999999999999999999999999999999999999999

I numeri sono importanti e lasciano bene sperare sulla funzionalità di que-sto impianto. Erano presenti a questo evento le au-torità comunali, tra le quali il Sindaco Paolo Tittarelli, il Consigliere Provin-ciale Massimo Tittarelli, l’Assessore Regionale al Turismo Lidio Rocchi e quello alle Attività Produttive Fabio Badiali, nonché l’Amministratore De-legato di Terni Energia, Paolo Ricci, in qualità di rappresentante dell’azienda che ha deciso di investire proprio nel cameratese per la costruzione dell’im-pianto. Prima del taglio del nastro, gli ospi-ti hanno discusso sull’importanza del fotovoltaico nella società di oggi, ri-cordando come le Marche necessitino di particolari modelli di sviluppo, che “puntino su un elevato numero di im-pianti ma dalla grandezza limitata”, ha specificato Badiali, “senza dimenti-care i tre punti fondamentali sui quali basare i progetti del futuro: risparmio energetico, uso di fonti rinnovabili e costruzione di strutture numerose e po-co impattanti”. Il Sindaco di Camerata ha poi sottolineato come progetti di questo tipo rappresentano un segnale importante, “un momento di proposi-zione e di sviluppo civile nel rispetto della dignità e della salute delle per-sone”, elementi che, secondo Paolo Tittarelli, non possono prescindere “da un continuo sviluppo della ricerca, al fine di colmare il fabbisogno energe-tico locale e nazionale, magari per mezzo di collaborazioni con strutture quali l’Università Politecnica delle Mar-che, che sta da tempo sperimentando innovative modalità di produzione energetica”.Quello inaugurato è in realtà solamente il primo di una serie di impianti pre-visti sul territorio cameratese da Terni Energia, intenzionata a proseguire nel cammino del fotovoltaico con la

costruzione, già in corso, di altre due strutture, “in modo tale da coprire com-pletamente il fabbisogno energetico di Camerata Picena”, ha concluso Ales-sandro Tramonti, Presidente Liso Srl, che ha seguito in prima persona tutte le fasi relative alla costruzione dell’im-pianto.A tal proposito il 20 dicembre a Came-rata ci sarà l’inaugurazione di un nuovo impianto fotovoltaico che abbraccerà un’intera collina e sarà visibile a occhio nudo dal centro del paese. I pannel-li utilizzati sono 4.000, la superficie radiante è di 5000 mq, la potenza di picco è di 903.6 KWP, la produzione annua è di 1.200.000 KWh sufficienti a soddisfare il fabbisogno di circa 400 famiglie medie. La superficie interessata dall’impianto è di 1,5 ettari. Nonostante le stesse potenze, la superficie utilizzata risulta essere inferiore rispetto all’im-pianto delle Saline (esteso su circa 2 ettari) per via di differenti pendenze topografiche dei due siti. Infatti, più la

Foto impianto inaugurato il 20 dicembre

Impianto fotovoltaico le saline

202

di Silvia Barchiesi

INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Cresce la raccolta diferenziata nelle Marche e la Regione si conferma la più “Riciclona” del Centro Italia. A battezzare le Marche “Riciclone” è la classifica dei “Co-muni Ricicloni” di Legambiente che registra l’avanzata marchigiana nella raccolta differenziata.Basta dare un’occhiata ai dati della raccolta differenziata su scala regionale, disaggregati per Comune: crescono dagli 11 della scorsa edizione ai 26 di quest’anno i cosiddetti “Comuni Ricicloni”, premiati da Legambiente Marche per aver superato nel 2008 il 45% di raccolta differenziata, limite imposto dall’attuale normativa. Ma al di là della regola, il virtuosismo. Oltre ai comuni “in linea” con gli attuali obblighi imposti dalla normativa, nelle Marche brillano vere e proprie eccellenze di rilievo nazionale: Montelupone (MC) al primo posto nella classifica riservata ai Comuni del Centro Italia con meno di 10.000 abitanti per aver raggiunto un totale di RD pari a 75,63% e Potenza Picena (MC) al primo posto nella classifica dei Comuni con più 10.000 abitanti per aver raggiunto 66,92%. Ma la “virtuosità” made in Marche non si esaurisce di certo nelle due cittadine del maceratese. Nella classifica marchigiana del “Comuni Ricicloni 2009” primeggia infatti Serra de’ Conti (AN) con il 77,60% di rac-colta differenziata nel 2008. Retrocede al secondo posto, dal primo posto dello scorso anno, Montelupone (MC) con il 75,63%. Si aggiudica, invece, il terzo posto Appignano (MC) con il 75,61% di RD. Seguono poi Urbisaglia (MC) con il 69,77%, Potenza Picena (MC) con il 66,92%, San Gi-nesio (MC) con il 62,53%, Loro Piceno (MC) con il 61,93%, Monsano (AN) con il 60,72% e così via fino a Corinaldo (AN) che con il 46,29% chiude la classifica dei comuni over 45% di RD.A trainare la raccolta differenziata nelle Marche sono dun-que la Provincia di Macerata e quella di Ancona, mentre nel pesarese, nel fermano e nell’ascoltano la raccolta dif-ferenziata arranca ancora e stenta a decollare. L’unica eccezione è Porto Sant’Elpidio (FM) che con il 64,33% di RD riesce a conquistare il sesto posto dalla classifica regionale.Insomma, quanto a raccolta differenziata, le Marche avan-zano ma la strada è ancora lunga.Basta scorrere la classifica nazionale che piazza le Marche al nono posto con l’8,1% di raccolta differenziata.Eppure, qualcosa è cambiato e sulla strada che porta al raggiungimento degli obiettivi di legge, sebbene ancora lontane dalla meta, le Marche si sono messe in moto. Parola di Luigino Quarchioni, Presidente di Legambiente Marche: “É cambiata in questi ultimi 5 anni la geografia della ‘monnezza’ in questa regione. Le Marche hanno fatto

notevoli passi avanti. Basti pensare che i ‘Comuni Riciclo-ni’ sopra e sotto i 100 mila abitanti nel Centro Italia sono nostri. Ma non solo. Abbiamo un intero territorio, quello della provincia di Macerata tutto al 50% per raccolta dif-ferenziata. Si tratta di un risultato che soli tre anni fa era inimmaginabile”.“Le Marche hanno seminato bene e ora stanno raccoglien-do i primi frutti - ha proseguito sulla stessa linea Stefano Ciafani, Responsabile Ufficio scientifico di Legambiente.“L’esperienza marchigiana è frutto di una virtuosa coope-razione che ha portato alla costruzione di un vero e proprio ‘modello marchigiano’: il Laboratorio Marche”.A sottolineare i passi in avanti compiuti negli ultimi anni è stato anche l’ Assessore Regionale all’Ambiente Marco Amagliani: “Certo, nel complesso, siamo ancora lontani dagli obiettivi di legge, ma dal 3% di RD del 1996 di acqua ne è passata sotto i ponti. La settima edizione del premio conferma la convinzione che ci ha guidato in questi anni; possiamo raggiungere livelli di raccolta differenziata significativi in linea con gli obiettivi nazionali ed europei, occorre che le amministrazioni locali siano decise su questo percorso ormai tracciato. Le Marche hanno imboccato la strada giusta, quella che pone l’accento sulla prevenzione e sul recupero della materia, ma anche sulla sensibilizzazione dei cittadini e in particolare delle nuove generazioni”. Ma se nelle Marche la raccolta differenziata avanza, avanza anche la sensibilità delle amministrazioni nei confronti del problema: sono state, infatti, ben 208 le amministrazioni comunali che hanno aderito al sistema ORSo (Osserva-torio Rifiuti Sovraregionale), adottato dall’ARPAM per il monitoraggio in tempo reale dei rifiuti, quasi il 90% dei comuni marchigiani. “Nelle Marche la sensibilità ambientale è in crescita ed è sempre più concreta – ha sottolineato Gisberto Paoloni, Direttore generale ARPAM, tra i promotori del progetto “Comuni Ricloni”, intervenuto alla tavola rotonda svoltasi ad Ancona lo scorso 19 novembre in occasione della premiazione.“ Quando lanciammo nelle Marche il concorso tra i Co-muni Ricicloni nell’ormai lontano 2003 – ha precisato Paoloni - la raccolta differenziata era ancora considerata, salvo rarissime e lodevoli eccezioni, una pratica da affidare alla buona volontà dei cittadini, alla stregua di una vir-tuosa ma marginale testimonianza di senso civico. Oggi i nostri Comuni fanno della raccolta differenziata l’oggetto di politiche strutturali per la gestione dei rifiuti e i buoni risultati sono sotto gli occhi di tutti grazie anche al nostro sistema di monitoraggio O.R.So. Il concorso rappresenta un’ottima vetrina per consolidare e rilanciare i progressi

Proclamati i vincitori della settima edizione di “Comuni Ricicloni” per la Regione Marche

Avanza la raccolta differenziata nelle Marche: da 11 dello scorso anno crescono a 26le amministrazioni virtuose che hanno suoperato il 45% di raccolta differenziata

I “RICICLONI” TRAVOLGONO LE MARCHE

21

acquisiti”.A ribadire la crescita di una coscienza ambientalista in materia di rifiuti è stata anche Isarema Cioni, Dirigente PF Ciclo dei Rifiuti Regionale Marche: “È emblematico notare come anche i Comuni che non hanno conseguito risultati esaltanti abbiamo comunque sentito la necessità e il biso-gno di partecipare. Al di là dei risultati poco soddisfacenti, i Comuni marchigiani hanno compreso la necessità di una svolta e l’urgenza di operare in qualche modo. Insomma, la consapevolezza della comunità marchigiana sulla que-stione rifiuti è in crescita”.Ma il virtuosismo del “modello marchigiano” non si limita ai “Comuni Ricloni”, premiati con un contributo economi-co pari a 250 mila euro, messo in palio dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Marche ed equamente ripartito tra i 26 Comuni, in base al numero degli abitanti coinvolti dal servizio di raccolta differenziata.Da non trascurare, infatti, è il ruolo strategico dei Consor-zi. A loro i Comuni della Provincia di Ancona e Macerata devono in gran parte i loro risultati. Non è infatti un caso che nelle Provincie di Ascoli, Fermo e Pesaro Urbino in cui non operano i Consorzi, la raccolta differenziata stenti a decollare. “Nè un caso – ha precisato Giuseppe Giampa-oli, Direttore del COSMARI, motore e traino della raccolta differenziata nel maceratese, dove la concentrazione di “Comuni Ricicloni” è più alta - che in tutti i Comuni pre-miati operino i Consorzi”. Insignito da Legambiente con il premio speciale “Consor-zio Riciclone 2009”, il COSMARI si conferma Consorzio leader nella Regione per maggior percentuale di raccolta differenziata effettuata: 49,80%, seguito dal Ci33 con il 39,68% e da ConeroAmbiente con il 33,34%. Ma la premiazione del Cosmari e delle sue performance è stata anche l’occasione per riflettere sul futuro dei Con-sorzi a seguito della recente approvazione della nuova “Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinanti” che manda in soffitta gli affidamenti in house e prevede, in via ordinaria, l’affi-damento del servizio di gestione dei rifiuti tramite gara.L’accorato appello a preservare la gestione pubblica dell’in-tero ciclo integrato dei rifiuti è venuto proprio dal COSMARI e dal suo Direttore Giampaoli che ha chiesto alle istituzioni presenti “di evitare di disperdere un importante patrimonio di professionalità ed impianti che nelle Marche è senza dubbio di grande qualità e rilevanza e che ha consentito a Macerata ed Ancona di raggiungere gli attuali importanti risultati. Sarebbe dunque bene valorizzare queste iniziative ed esperienze che si sono dimostrate essere efficienti”.Riflessioni, inviti e appelli, ma anche proposte e spun-ti progettuali: “La nostra Regione ha fatto notevoli passi avanti, ma dobbiamo ancora accelerare su alcuni pun-ti. Come prima cosa i Comuni devono consorziarsi - ha precisato Luigino Quarchioni, Presidente Legambiente Marche - Dobbiamo arrivare ai Consorzi che, una volta costituiti, fanno la differenza. Particolare attenzione va posta inoltre alla qualità, oltre che alla quantità di quello che differenziamo e alla prevenzione. Oltre un quarto dei marchigiani fa la raccolta differenziata ma dobbiamo ancora effettuare il salto che porta alla riduzione della produzione dei rifiuti. Infine, bisogna comprendere che la sfida in corso non è solo ambientale, ma anche sociale

ed economica. C’è un valore d’uso nel percorrere questa strada e i 400 posti di ‘lavori verdi’ creati dal COSMARI ne sono solo un esempio”. Più differenziata, maggior qualità, ma anche meno rifiuti. Si potrebbe sintetizzare così la prossima sfida per la Regione Marche, dettata da Legambiente.Significativa, sotto questo punto di vista, è l’istituzione di un apposito premio per le amministrazioni pubbliche impegnate in prima linea nella diminuzione della produ-zione dei rifiuti.A distinguersi tra tutte, la Provincia di Ancona che grazie al suo progetto provinciale sul compostaggio domestico si è aggiudicata il premio speciale “Meno Rifiuti”. Insigniti dello stesso premio anche il Comune di Grottam-mare (AP) per la sua attività di educazione alla riduzione dei rifiuti, il Comune di Monsano per aver distribuito gratuitamente ai cittadini le “noci ecologiche”, volte a pro-muovere il detergente senza imballaggi e il Cir33 per la diffusione dei “centri di riuso” nel bacino di consorzio.Al di là dei risultati conseguiti, Legambiente premia così l’intraprendenza e l’impegno in materia di rifiuti. A partire da quello dei Comuni, che pur avendo intrapreso da poco la strada del “porta a porta”, per ben tre mesi hanno superato e raggiunto il 50% di RD. Ben 11 i Comuni che si sono, infatti, aggiudicati la menzione speciale “Start UP”: Montegranaro, Porto San Giorgio, Fabriano, Ancona, Jesi, Falconara Marittima, Osimo, Monte San Vito, Offida, San Benedetto e Grottammare.Ad essere premiato è stato anche l’impegno della comu-nità e in particolare, quello delle associazioni che più si sono dimostrate sensibili alla problematica dei rifiuti con l’avvio di specifici progetti. Tra le associazioni “virtuose” a cui è andato il premio speciale “Comunità Riciclona” troviamo il Centro servizi per il Volontariato Marche per il progetto “Beniusati&solidali” che promuove e organizza il riuso di oggetti a favore delle associazioni; l’Associazione LUGJesi per la sua attività di riutilizzo di personal computer e attrezzatura d’ufficio; l’Associazione Zerorelativo per la sua attività di promozione volta allo scambio di beni usati attraverso un apposito sito internet.Entusiasmo e ottimismo, oltre che dagli amministratori, è stato espresso anche dagli stessi addetti ai lavori, soddisfatti dei risultati raggiunti e carichi di aspettative per quelli futu-ri: “Il trend delle eccellenze sulla raccolta differenziata ha avuto una splendida impennata e le iniziative e i progetti sulla riduzione dei rifiuti stanno fiorendo diffusamente sul territorio – ha commentato in chiusura Franca Poli responsabile del “Premio Comuni Ricicloni” per le Marche - L’augurio è di continuare così per avere presto tutte le Marche Riciclone!”. Il messaggio, una sorta di “invito misto a monito”, è alla coda della classifica, ovvero ai Comuni meno virtuosi. A buon intenditor poche parole… chi ha orecchie per in-tendere intenda…

222

23

ENTE

MAR

CHE

NEW

S