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by GOLF&TURISMO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore INCHIESTA Obiettivo macroterme SPECIALE Triple da green ESTATE 2013 AITG Difendere la professione GREENKEEPING Manutenzione da Open PERSONAGGI Dana Garmany Gianni De Polo PGAI Costantino Rocca LEADING GOLF COURSES I migliori d’Europa STATISTICHE Il golf in Italia

01 Professione Golf Club Estate 2013

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GOLF CLGOLF CLGOLF CLGOLF CLGOLF CLGOLF CLUBUBUBINCHIESTA

Obiettivo macrotermeSPECIALE

Triple da green

ESTATE 2013

AITGDifendere la professione GREENKEEPINGManutenzione da OpenPERSONAGGIDana GarmanyGianni De Polo

PGAICostantino RoccaLEADING GOLF COURSESI migliori d’EuropaSTATISTICHEIl golf in Italia

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PROFESSIONE

GOLF CLUBTrimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno I - numero 1 - luglio 2013 - 8,00 euro

Direttore Responsabile: Fulvio [email protected]

Redazione:[email protected] Ronchi (02 42419313), Federica Rossi (02 42419315), Roberta Vitale (02 42419236)

Comitato tecnico: Arnaldo Cocuzza (Club Managers Association of Europe), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Wolfgang Kuenneth (The Leading Golf Course), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Franco Piras (European Institute of Golf Course Architects), Nicola Zeduri (consulente tecnico)

Hanno collaborato a questo numero:Gian Maria Bercelli, Vittorio Bersotti, Maurizio Bucarelli, Paolo Croce, Marco Croze, Juan Miguel Ferrer, Michela Ferro, Daniela Guglielmi, Roberto Lanza, James Lovett, Filippo Motta, Franco Piras, Marco Ricordini, Roberto Roversi, Andrea Vercelli, Nicola Zeduri, Roberto Zoldan

Grafica e impaginazione: Mario Monza(02 42419221) - [email protected]

Creative Director: Patrizia Chiesa

Editore: Go.Tu. Surl

Presidente: Alessandro Zonca

Vice Presidente: Silvio Conconi

Direttore nuovi progetti editoriali e area Internet: Fulvio Golob

Direzione, redazione, amministrazione:Via Winckelmann, 2 - 20146 MilanoTelefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 [email protected]@professionegolfclub.it

Sito web: www.professionegolfclub.it

Abbonamenti:02 424191 - 02 42419217 - [email protected](L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento)

Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano.

Concessionaria esclusiva per la pubblicità:Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 MilanoTel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - [email protected]

Amministratore Delegato: Alessandro Zonca

Responsabile di testata: Alessio Maggini(02 42419249) - [email protected]

Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo(02 42419229) - [email protected]

Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.

Stampa: Grafica Metelliana Spa Via Gaudio Maiori, Zona Ind. - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno)

© 2013 Go.Tu. Surl

S O M M A R I OESTATE 2013

PROFESSIONE

GOLF CLUB

EDITORIALE - Sul tee della prima bucaFulvio Golob 3

AITG - Noi siamo responsabiliPagliettini, Guglielmi, Ricordini, Croce 4

News - Notizie dall’Italia e dall’esteroFederica Rossi, Roberta Vitale 10

FINANZIAMENTI - Aiutare gli investimentiAndrea Ronchi 16

DANA GARMANY - Il numero 1Fulvio Golob 18

TENDENZE - Soci addioAndrea Vercelli 24

INCHIESTA - In viaggio verso BermudaRoberto Roversi 26

SERIOUS GOLFERS - Un incubo chiamato “virgola”Filippo Motta 34

GOLF IN ITALIA - C’è spazio per crescereAndrea Ronchi 36

VARIETÀ- Un fairway d’estateGian Maria Bercelli 41

PGA of ITALY - Rocca: parola di presidenteMaurizio Bucarelli 42

MANUTENZIONE - Fairway da OpenRoberto Lanza 48

FITOFARMACI - Non siamo qui a smacchiare i greenNicola Zeduri 52

DESIGN - L’approccio vincenteFranco Piras 54

INVESTIMENTI - Tarvisio: senza confi niFulvio Golob 58

GIANNI DE POLO - Sogno di un segretario ecletticoRoberto Zoldan 60

THE LEADING GOLF COURSES - I migliori d’EuropaRoberta Vitale 64

SPECIALE MACCHINE - Triple da greenNicola Zeduri 69

IRRIGAZIONE - Un impianto di nuova concezioneVittorio Bersotti 76

AZIENDE - Una società che vale per treMichela Ferro 80

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PROFESSIONE GOLF

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B envenuti su Professione GOLF CLUB. È un saluto che vogliamo porgere a diretto-ri, segretari, superintendent,

greenkeeper, maestri, ristoratori, cad-die master, addetti alla segreteria, al campo, ai servizi: insomma proprio a tutti quelli che lavorano in un circo-lo di golf e rendono perciò possibile il gioco che tanto ci appassiona. Una lunga serie di figure in ambito lavora-tivo che già da sola dimostrerebbe la complessità della materia, composito condominio a sfondo sportivo che per funzionare deve essere affidato a chi sa come affrontare le infinite sfaccet-tature dello stesso problema gestiona-le. E che si concretizzano nella capa-cità di far quadrare i conti in momenti difficili come questi, senza perdere il consenso dei soci e senza ridurre il li-vello della qualità e dei servizi.Il benvenuto va naturalmente esteso a presidenti e consiglieri, nella maggior parte eletti dai membri dell’associazione sportiva e in casi meno frequenti collegati alla società proprietaria della struttura. Per tutti coloro che fanno par-te di questo gruppo, Professione GOLF CLUB può rappresentare un aiuto nel capire le problematiche legate al funzionamento dei circoli. Per persone che nella vita si occupano di tutt’altro, spes-so non è facile entrare in sintonia con le variegate esigenze di un enorme parco verde, di un bar, di un ristorante, di un ufficio con-tabile, di un’officina meccanica, di una reception, di una scuola, di un negozio, di stazioni elettriche e idrauliche, di un centro di smal-timento rifiuti e via dicendo.Quella che vi presentiamo è la prima rivista di golf che in Italia si rivolge agli addetti ai lavori, quelli cioè che operano ogni gior-no dietro le quinte per permettere ai giocatori di coltivare il pro-prio amore per fairway e green. Pubblicazioni “professionali” esi-stono già da tempo in molti altri Paesi golfisticamente più evoluti e maturi, rappresentando un importante punto di riferimento in

Gran Bretagna come negli Stati Uniti o in Giappone, dove il nostro sport è un rile-vante settore produttivo, con fatturati di miliardi di dollari o di sterline.L’esperienza ultra ventennale e il succes-so di Golf & Turismo, primo magazine italiano del settore per fatturato e nume-ro di copie distribuite, portano oggi sul tee di partenza Professione GOLF CLUB, trimestrale che nasce da una grande pas-sione e della voglia di contribuire alla crescita del gioco. C’è molto, moltissimo da fare nel golf italiano per non perdere altri treni che ci sono passati davanti, co-me quello targato turismo. A questo proposito vorremmo citare l’in-tervista con Dana Garmany, considera-to l’uomo più potente del golf mondiale, che troverete in apertura di questo nu-mero. “Il cambiamento è la chiave per sopravvivere - dice Garmany -. La gente deve togliere la testa dalla sabbia e capi-re che certe cose, fatte alla stessa manie-

ra per 50 anni, adesso possono anche non funzionare più. I giovani non ritengono che il golf sia eccitante, non pensano che tutte le re-gole abbiano una logica, non pensano che un certo modo di vesti-re sia intelligente e non hanno nessuna voglia di starsene lontani per sei ore da cellulari, smartphone, messaggi o internet. È com-pito nostro fare in modo che il campo da golf sia un bel posto per tutti. A tutte le età e in tutti i sensi.” Professione GOLF CLUB, in collaborazione con gli amici dell’As-sociazione Italiana Tecnici di Golf e dei maggiori esperti del setto-re, nazionali e internazionali, cercherà di raccogliere informazio-ni, notizie ed esperienze da mettere in comune proprio per evitare queste sabbie mobili, soprattutto alla luce del grave momento che stiamo attraversando. Vi auguriamo buona lettura e fissiamo fin d’ora l’appuntamento per la seconda uscita, in ottobre, con nuovi servizi, nuove inchieste, nuove notizie. E con i vostri commenti sul primo numero di Professione GOLF CLUB.

[email protected]

Ecco Professione GOLF CLUB, la rivista dedicata a tutti quelli che lavorano nel nostro settore

Sul tee della prima buca

E D I T O R I A L EFulvio Golob

Il successo futuro risiede nella capacità di coinvolgere i giovani. Qui sopra John

Merrick con il figlio Chase durante il par 3 contest di quest’anno ad Augusta

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Essere chiamati a far parte inte-grante di una rivista come que-sta è per l’Associazione Italiana Tecnici Golfisti una delle mi-gliori opportunità che si possa-no incontrare nel difficile cam-

mino di una promozione e di una difesa delle figure professionali che gravitano nel golf italiano.Oltre 40 anni di storia associativa non so-no bastati, purtroppo, a far conoscere ai giocatori di golf cosa significhi essere Di-rettore, Segretario, Superintendent, Green-keeper o semplicemente dipendente di un Club. Il passato, ricco di grandi personalità e soprattutto di enormi esempi di dedizio-ne e passione, ha tracciato una strada sulla quale abbiamo il dovere di continuare a la-vorare con grande attenzione e continuità; parlare di noi, quindi, e farlo attraverso ar-

ticoli che possano esprimere la nostra pro-fessionalità e il nostro potenziale. Ma anche parlare tra noi, condividere le nostre cono-scenze e quelle che ci arrivano dai nostri colleghi dall’estero: crescere per far cresce-re il movimento. In fondo è così da sempre. Senza falsa mo-destia ritengo che una grande “responsabi-lità” della crescita esponenziale del golf ita-liano sia da attribuirsi al lavoro continuo e appassionato di chi, senza conoscere do-meniche, festività e spesso ferie e permes-si, prepara settimanalmente il proprio per-corso e cura i dettagli organizzativi in attesa del Socio e dell’Ospite.Il nuovo direttivo dell’AITG, da poco in-sediato, ha come obiettivo principale pro-prio l’ottenimento del riconoscimento del ruolo fondamentale della nostra categoria, nel rispetto di chi ci ha preceduto e nella consapevolezza della preparazione di ogni singolo associato anche grazie ai meeting

formativi e aggreganti annualmente orga-nizzati dall’Associazione. In un momento di grande crisi generale c’è, a nostro giudi-zio, un enorme bisogno di collaborazione e condivisione tra tutte le “teste pensanti”, onde ottimizzare le risorse e non disperde-re energie. È fondamentale riuscire a in-staurare un dialogo propositivo con la PGA Italiana, portare le nostre conoscenze all’at-tenzione degli Organi Federali, cercare in tutti i modi di mettere la nostra esperienza al servizio della collettività e, naturalmen-te, sperare di essere ascoltati e considerati: questo in sintesi molto del lavoro che si cer-cherà di realizzare in questo mandato.In tutto questo, poter contare su una rivi-sta del settore che ci accompagna nella no-stra mission è assolutamente il massimo e quindi sta a noi non perdere questa occa-sione unica.

Info: www.aitg.it - [email protected]

Noi siamoresponsabiliIl lavoro appassionato di tutti i soci AITG ha contribuito in modo fondamentale alla crescita del nostro sport.E la nascita di questa rivista può essere un’occasione unica per aiutarci a difendere le figure professionali del golf italianodi Fabrizio Pagliettini

Il nuovo Consiglio dell’AITG, insediato da poco: da sinistra, Marco Antonangeli, Tiziana Panizzolo, Riccardo Tirotti, Fabrizio Pagliettini (presidente), Mariano Merlano, Maurizio Novella e Renato Tiraboschi.

S P E C I A L EAssociazione Italiana Tecnici di Golf

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GOLF CLUB

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Mr Green ti conquista da quando sei piccola, ti aspetta e ti fa crescere tra le sue braccia. Puoi an-che non innamorartene, perché non tutte sono af-

fascinate da lui. Tutte le bambine che si in-namorano di Mr Green si assomigliano: aiu-tano il papà in giardino, si perdono per ore dietro ai fiori ed adorano stare all’aria aper-ta. Non capisci subito che sei irrimediabil-mente persa per lui, ma quando non puoi stargli vicino, soffri. D’altro canto sei anco-ra una bambina. Poi si cresce, le tue amiche parlano di moda, musica, film e tu pensi… ai fiori, alle piante e a Mr Green. La natura diventa la tua passione. La scelta degli stu-di è condizionata da questo amore e rifiu-ti letteratura, arte, musica, danza per dedi-carti al mondo della scienza. Perché questo amore necessita di chiarimenti e tu vuoi ca-pire se è davvero colui che vuoi vicino per tutta la vita. Tutti ti chiedono che farai da

grande e tu sai solo che vuoi lavorare all’a-ria aperta, dove e come non importa, basta che ci sia Mr Green!!! Le ragazze diventano donne e Mr Green accetta con sé solo quel-le ambiziose, forti e perdutamente inna-morate di lui. Non è un tipo facile, bisogna lottare spesso contro la sua forza ed è per questo che donne delicate e impaurite dal-la rottura di un’unghia proprio non gli piac-ciono. La donna, che ormai è in balia della passione, si dedica animo e corpo a lui, ma-gari laureandosi in Agronomia e passando ore a imparare nomi a memoria, a sudare sotto il sole per pulire i fiori marcescenti, a lottare contro tafani e zanzare pur di abbel-lire il suo Mr Green. Ma Mr Green ora vuole che lei scelga dove passare la maggior par-te del suo tempo con lui e le fa scoprire le diverse modalità.Io ho scelto il golf. Non perché sia un’a- tleta invidiabile o mio padre fosse socio di qualche circolo, ma perché adoro Mr Gre-en e nel golf posso persino chiamarlo per nome. Il green è la mia tortura e la mia gioia più grande, se sta male lui sto male io. Una donna che arriva a fare la greenkeeper è so-lo per amore e passione. La testardaggine e

la grinta servono, perché è innegabile non ammettere che questo lavoro sia duro per il mondo feminile. Ci si abbronza a strisce, lo smalto dura due ore, gli ematomi sono i tuoi migliori amici. Tutti i tuoi colleghi (o quasi) sono uomini e farti rispettare da loro è molto importante. Sai che probabilmen-te ti apprezzano, ma non ti considereranno mai alla loro altezza perché sei donna e co-me tale si parte svantaggiata. La frase “ci ri-esce una donna, ci riescono tutti” aleggia sempre in questo lavoro e per il nostro or-goglio è sempre una mazzata. Ma quando sei stanca e pensierosa Mr Green ti bacia e ti coccola, con un raggio di sole, con una bella brezza tra i capelli, una farfalla sul vo-lante della macchina da taglio, un uccellino che corre vicino a te mentre tagli il fairway.Tutta la fatica, la responsabilità, il senso del dovere e i sacrifici che faccio per svolgere al meglio questo lavoro sono ripagati dall’e-norme serenità e bellezza che il mio adora-to Mr Green mi dona sempre. Non consi-glio questo lavoro a tutte le donne, ma chi adora la natura e il golf, questo di sicuro è il modo migliore per esprimere la propria passione!

Alla corte di Mr GreenQuello del Superintendent è un lavoro solo maschile? Forse no...

di Daniela GuglielmiSuperintendent Golf Siepelunga - Bologna

Jack Nicklaus durante la pratica prima della sua ultima gara ufficiale, sulla 3 all’Old Course di St Andrews, durante l’Open Championship 2005. Sullo sfondo, gli ultimi ritocchi al green.

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Nella foto, la clubhouse di Wentworth, celebre circolo pochi chilometri a ovest di Londra e da anni sede del PGA Championship. Sullo sfondo, il par 4 della buca 1 del percorso West.

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Lo abbiamo conosciuto al mee-ting dell’AITG allo Chervò San VIgilio. Ci ha parlato dei pro-getti di sviluppo per i manager di club e ci ha dato alcuni spun-ti su come presentarci all’este-

ro. Io, Niall Flanagan l’ho conosciuto un an-no fa, durante un viaggio in Inghilterra alla scoperta di quello che secondo me è il regno del golf. L’ho incontrato a Guildford, e mi ha accolto in un bar davanti ad una tazza di ti-pico tè inglese. Subito mi ha prospettato un quadro di come poter incrementare le cono-scenze manageriali in un contesto non solo legato all’Italia. La sua azienda, Golf Inc, che da poco ha una nuova sede (e magari adesso vi accoglierà direttamente in un ufficio), or-ganizza coachings per manager, club e mol-to altro ancora. Cosa molto interessante, or-ganizza eventi, sia in Inghilterra che in giro per l’Europa, per fare quello che per noi do-vrebbe essere un punto di forza: creare rela-zioni. Non solo con i soci del golf club, ma anche tra di noi addetti ai lavori. È scattata così la scintilla che mi ha spinto a frequentare poi un meeting a Wentworth, as-sieme ad altri colleghi AITG, poi al Walthon Heat Golf Club e l’ho incontrato ancora al Branston Golf & Country Club, sempre per meeting “relazionali”. Altri eventi sono stati organizzati in altri club famosi, non solo di golf ma anche di tennis e calcio, ai quali hanno partecipato i nostri ca-pi (ubi maior minor cessat!). Beati loro! Da quello che ci hanno raccontato e da quello che ho provato io in tutti questi incontri, so-no esperienze bellissime, momenti di con-fronto ma anche di svago (vedi foto sui va-

ri profili facebook), dove le idee vengono condivise, commentate e si illustrano esem-pi concreti di business in altri circoli e setto-ri, tutti sempre legati al golf.Ma il contatto con Niall non è stato solamen-te questo. Grazie a lui infatti, grazie alle sue conoscenze fatte durante una carriera ecce-zionale in campi da golf illustri, e grazie an-che alla sua abilità di uomo d’affari, ho potu-to infatti trascorrere un mese presso uno dei circoli tra i più prestigiosi d’America, il Char-lotte Country Club, in North Carolina. Alla guida di questo Club c’è Damon Diorio, origi-ni italiane, prossimo presidente della CMAA (Club Managers Association of America). Un mese ospite a casa sua, al lavoro con lui e con il suo team di manager, per toccare con mano il business del golf in America. Ed ef-fettivamente sono altre realtà e altri numeri. Non penso arriveremo mai a un giro d’affari simile, ma prendere qualche spunto da quel-lo che accade al di là dell’Oceano può maga-ri farci perlomeno pensare. La struttura del golf club è una vera e propria macchina da soldi dove il gioco del golf è un solo un acces-sorio in un circolo dove le persone si ritro-vano per passare momenti di aggregazione, coccolati ed accontentati in tutto e per tutto. L’ospitalità è ai massimi livelli, sia con i mem-bers che con gli ospiti come me.Sono organizzatissimi, anche troppo! Viene lasciato poco all’improvvisazione e tutto è programmato per tempo: a febbraio, in una delle tante riunioni fra manager-staff-dipen-denti, è stata conclusa l’organizzazione per una gara di golf di tre giorni, una specie di no-stro invitational (ma dove i giocatori pagano 3mila dollari) con menù, tempistiche, volan-tini e grafica già pronti! Penso a me e ai miei amici tipografi che mi preparano i volantini e la grafica tre giorni prima dell’evento…

Sicuramente abbiamo da imparare, sicura-mente possiamo dare anche noi qualcosa a loro. È questo il bello di conoscere perso-ne, di visitare altre realtà, di scambiare idee e confrontarsi. Insomma creare network, scoprire nuove opportunità. E magari trova-re nuovi amici. Niall Flanagan sa bene che è questo il canale giusto da intraprendere e si-curamente Club Inc può essere un mezzo in più per aumentare i nostri contatti e le no-stre conoscenze.

La mia esperienza con Club Inc

di Marco Ricordini Direttore Golf Club Valcurone

AITG - I CONTATTICircolo Golf e Tennis RapalloReferente: Fabrizio PagliettiniVia G. Mameli, 377 - 16035 Rapallo (GE)Tel. 0185-261777 - Fax: 0185-261779

Country Club CastelgandolfoReferente: Riccardo TirottiVia di Santo Spirito, 1300040 Castelgandolfo (Roma)Tel. 06-9312301 - Fax: 06-9312244

Golf Club BolognaReferente: Marco AntonangeliVia Sabattini, 69 - 40050 Monte San Pietro (BO)Tel. 051-969100 - Fax: 051-6720017

Circolo Golf TorinoReferente: Tiziana PanizzoloVia Agnelli, 40 - 10070 Fiano (TO)Tel. 011-9235440 - Fax: 011-9235886

Golf & Country ValcuroneReferente: Mariano MerlanoVia Carona, 1 - 15050 Momperone, Alessandria (AL)Tel. 0131-784514 - Fax: 0131-784001

Circolo Golf MargaraReferente: Maurizio NovellaVia Tenuta Margara - 15043 Fubine (AL)Tel. 0131-778555 - Fax: 0131-778772

Le Robinie Golf ClubReferente: Renato TiraboschiVia per Busto, 9 - 21058 Solbiate Olona (VA) Tel. 0331-329260 - Fax: 0331-620887

Un incontro importante aiuta a crescere. Niall Flanagan ci ha spiegato come presentarci all’estero e la voglia di imparare, frequentando circoli come Wentworth, Walthon Heat o Charlotte, ha fatto il resto

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Da parecchi anni si era allonta-nato dal mondo del golf. Una volta in pensione aveva pre-ferito dedicarsi al suo hobby, il radioamatore, piuttosto che vivere ai margini di quei cam-

pi che lo hanno visto per almeno tre decen-ni, tra gli assoluti protagonisti. Mauro Salvi ci ha lasciato e probabilmente, per i motivi di cui sopra, per molti dei colleghi più gio-vani il suo nome non evoca ricordi parti-colari. Troppo schivo, troppo “ligure” nella sua naturale ritrosia ad ergersi protagoni-sta e primattore, perché al suo nome sia as-sociata fama e notorietà. Persona semplice e di grande umanità Mauro ha attraversato, all’apice della sua carriera, un periodo pro-fessionale quanto mai stimolante e pieno di grandi speranze. Fu infatti proprio grazie a lui e a pochi altri valenti colleghi “anziani” del periodo, che la Sezione Tappeti Erbosi della Scuola Nazionale di Golf ricevette la piena legittimazione, avendo il privilegio di accoglierlo tra i suoi allievi. Proprio nel momento di massimo fulgore professionale, infatti, Salvi si mise nuova-mente in gioco, e lui, che fungeva da docen-te per i corsi segretari, accettò con grande umiltà di tornare a sua volta studente per seguire i corsi che lo portarono al diploma di Superintendent. Per Francesco Modesti-ni e per il sottoscritto, giovani docenti di ta-li corsi, questo non solo fu un grande ono-re, ma soprattutto la dimostrazione di una grande disponibilità e di una amicizia che si consolidò nel corso degli anni. Grazie a Mauro e a pochi altri suoi valenti coetanei, capaci di mettersi in gioco al top della car-riera, la Scuola Nazionale di Golf ebbe mo-do di vincere le pur comprensibili diffidenze dei Greenkeepers dell’epoca e di iniziare a svolgere la sua funzione di formazione tec-nica, prima in Europa e seconda nel mondo.

Mauro Salvi non aveva grande dimestichez-za con l’inglese, eppure, ben prima della Scuola , aveva già realizzato che nel nostro settore occorreva guardare oltre Atlantico, agli Stati Uniti, per tutto ciò che poteva ri-guardare il golf e la manutenzione dei per-corsi. Per il golf italiano degli anni Settanta, prono alla cultura del turf di stampo britan-nico, questo rappresentava quasi una ere-sia. Ma Salvi, da persona di grande intelli-genza quale era, aveva già compreso che solo chi condivideva con noi la grande va-rietà di situazioni climatiche, di tipologie di suolo, di essenze da tappeto erboso, di infe-stanti, di malattie, di insetti, poteva, dall’al-to di un’esperienza di ricerca cinquantenna-le, fungere da guida e da mentore per tutti i paesi con situazioni analoghe. Fu così che Mauro, in periodi in cui Inter-net, e mail e fax erano solo un futuro pros-simo venturo tutto da immaginare, si in-gegnava nel procurarsi libri e testi dagli States, trovava volontari che lo aiutassero nelle traduzioni, fotocopiava i testi in ita-liano e riversava queste conoscenze, arric-chite dalle sue proprie esperienze, sul per-corso di Garlenda. Ma l’applicazione di tali tecniche non avveniva mai pedissequamen-

te e acriticamente, Mauro infatti sperimen-tava in proprio, testava in parcella quan-to leggeva prima di effettuare l’intervento a pieno campo. E solo a risultati soddisfa-centi ottenuti faceva di questa nuova tecni-ca una operazione di ordinaria manutenzio-ne. Da questa sua passione, oltre che dalla sua innata cortesia e disponibilità, la nasci-ta di una forte simpatia, e di una grande sti-ma reciproca. Il periodo dei corsi segreta-ri a Garlenda, a metà degli anni 80, ci ha avvicinato e fatto conoscere meglio, limato spigoli caratteriali di entrambi e facilitato l’assunzione di metodologie comuni e la di-vulgazione di nuove pratiche manutentive. Già perché Salvi di Garlenda, è stato il pri-mo violino, così come Gianfranco Costa il Direttore d’orchestra. Insieme i due so-no stati parte integrante della recente sto-ria del golf, e se Gianfranco ha ricoperto la carica di Presidente AITG per decenni, non possiamo dimenticare l’analogo incarico di Consigliere dell’Associazione che Mau-ro ha svolto con la consueta competenza e dedizione. Ci mancherà e mancherà soprat-tutto a molti dei suoi colleghi che per tan-ti anni lo hanno avuto accanto, presenza si-lenziosa e competente.

A lezione da SalviSchivo e semplice quanto umano e professionale, l’ex greenkeeper di Garlenda è stato un punto di riferimento per l’Associazione. Indimenticabili i suoi fondamentali corsi per gli allievi segretari

di Paolo Croce

S P E C I A L EAssociazione Italiana Tecnici di Golf

Mauro Salvi nel 1989, tra i giovani dei corsi che si tenevano a Garlenda.

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10 N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S ➤ CHIARI (BRESCIA) Nove buche al Campo d’Oglio

A Chiari (Brescia), la Fondazione Istituto Morcelliano presidiato da don Alberto Boscaglia (nella foto) ha progettato un campo da golf a metà tra il comune di Chiari e Pontoglio. Il progetto è stato depositato in comune, ha ricevuto l’approvazione del sindaco Mezzatorta e della giunta comunale, e tra settembre e ottobre il consiglio comunale deve deliberare se procedere con la costruzione o meno del campo. Contro la fondazione è sorto un comitato “Non InGOLFiamoci” formato da cittadini di Chiari e dei paesi vicini. Il campo, che si chiamerà ‘Golf Campo d’Oglio’, sarà un percorso 9 buche di 3.000 metri par 36 con annesso campo pratica, clubhouse e ristorante. All’interno della struttura sportiva verranno venduti terreni sui quali costruire villette a schiera e ville singole.

➤ CASTELFALFI (FIRENZE) Un nuovo albergo per il Borgo e le sue 27 buche

Il Golf Club Toscana Resort Castelfalfi , con i suoi due percorsi (Mountain Course, par 72 da 6.351 metri, e Lake Course, par 37 da 3.171 metri, disegnati dal famoso architetto Rainer Preissman) è solo una delle realtà che si trovano all’interno della grande e bella struttura in provincia di Firenze. In tempi recenti è stato inagurato l’hotel La Tabaccaia con le sue 31 camere ed un design contemporaneo studiato per esaltare l’impronta tradizionale dell’edifi cio, ex manifattura di sigari Toscani. È stata inoltre completata la nuovissima Piscina del Borgo, inaugurata domenica 7 luglio, che dispone di una vasca da 30 metri, una piccola palestra con sauna e uno snack bar.

➤ IMPEGNATI NEL VERDE Assegnati i riconoscimenti per il 2013

Sono stati consegnati al Golf Club della Montecchia, durante lo svolgimento del Montecchia Challenge Open, i riconoscimenti ambientali “Impegnati nel verde” per quest’anno. Ecco i circoli premiatiCERTIFICAZIONE GEO: La Pinetina, Montecchia CATEGORIA ACQUA: Acaya, Bagnaia (nella foto), Parco di RomaCATEGORIA ENERGIA: Ambrosiano, Menaggio CadenabbiaCATEGORIA BIODIVERSITÀ: FiordalisiCATEGORIA PAESAGGIO: Le Fronde

✉ SERRE (Salerno)Problemi per il campo di Serre, in pro-vincia di Salerno. Sono senza stipen-dio da alcuni mesi i lavoratori del club Le Costiere, gestito dalla Italian Golf Development, una società di Brescia. Il percorso comunque è mantenuto aperto dai 16 dipendenti e svolge per-ciò la sua attività.

✉ BASSANO (Vicenza)Con 15 voti a 14 il Consiglio Comuna-le di Bassano del Grappa (Vicenza) ha approvato il progetto per la costruzio-ne di un campo da golf. La votazione, arrivata dopo un dibattito-fi ume di oltre tre ore, ha così approvato l’inizia-tiva che prevede la costruzione di un percorso con relativa clubhouse nella zona di Destra Brenta.

✉ ISLANDALo sapete che l’Islanda ha una pene-trazione golfi stica superiore a quella di Stati Uniti, Gran Bretagna e altre nazio-ni considerate molto mature dal punto di vista del gioco? In Islanda esistono infatti 65 campi, per una popolazione di sole 320mila persone. In pratica un campo ogni 5.000 abitanti: davvero da record (in Italia uno ogni 240.000).

✉ RUSSIAIn Russia il golf continua a stentare. Ne-gli ultimi 25 anni, secondo KPMG Golf Advisory Practice, nel Paese sono stati aperti solo 16 percorsi, e fra questi solo sette a 18 buche, per un totale di 4.500 nuovi golfi sti registrati. Un numero talmente basso da rendere irrisoria la percentuale di partecipazione rispetto alla popolazione totale (143 milioni). La Russia perciò può rappresentare un’in-credibile opportunità o invece si sta di-mostrando una causa persa per il golf?

✉ OMANL’Almouj Golf Club, nell’Oman, ha già attivo il campo pratica e le prime nove buche mentre le seconde sono in co-struzione. Il percorso offre delle vedu-te spettacolari sul mare, sulle dune di sabbia e sulle montagne di Al Hajar.

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11N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S ➤ SAN DOMENICO (Brindisi) Nuova spiaggia attrezzata e progetto per un secondo campo

La società “Il Girasole 1986 Srl”, che fa capo al gruppo Melpignano, proprietario di Borgo Egnazia, del golf e della Masseria San Domenico, ha acquisito la società Imarfa che svolge la lavorazione di marmi e graniti in alcuni capannoni industriali sulla litoranea

Savelletri-Torre Canne. Il complesso, incompatibile con la bellezza naturale dei luoghi, verrà rilevato e dismesso dal gruppo Melpignano per circa 17 milioni di euro, comprensivi anche delle successive operazioni per trasformare l’area occupata

dai capannoni in una zona di spiaggia attrezzata e balneabile. Un intervento importante che consentirà alle già splendide strutture di Masseria San Domenico, Masseria Cimino, Borgo Egnazia e al Golf Club San Domenico di avere a

disposizione un altro spazio per migliorare ulteriormente l’offerta turistica. Un successivo progetto è quello della realizzazione di un secondo campo da golf, nell’entroterra, che si affi ancherebbe al famoso percorso di San Domenico.

Fermo da oltre un anno e mezzo il progetto del golf a Trappitello, una frazione del comune di Taormina (Messina). Gli interventi sono bloccati dal novembre 2011 e non potranno riprendere prima di un nuovo esame della situazione in sede di consiglio comunale. Sono ormai trascorsi sei anni dal via libera che nell’ottobre 2006 fece partire il progetto del nuovo

campo di golf, disegnato nella zona di contrada Vareggio. Continua quindi a slittare l’apertura del Corinthia Taormina Golf Resort che doveva includere, su un’area di 63 ettari, il campo a 18 buche, l’albergo e 172 appartamenti. Per i prossimi venti anni la struttura avrebbe dovuto essere gestita dalla compagnia turistica maltese Corinthia (Chi Hotels and Resorts).

➤ CASTELROTTO (Bolzano) Un proprietario e un nome nuovo (Siusi San Vigilio)

L’ex Golf Club Castelrotto, in Alto Adige, è stato acquistato da Stefan Pram-strahler, titolare di uno degli alberghi più famosi della provincia di Bolzano, il “Romantik Turmhotel” di Fiè allo Sciliar. Pramstrahler ha acquistato il Golf Hotel Sonne e il percorso di golf per 4,7 milioni di euro, al termine di un’asta giudiziaria seguita al fallimento di Richard Obkirchner, 67enne imprenditore gravato da un “buco” fi nanziario di nove milioni. L’avvento di Pramstrahler alla guida del circolo altoatesino, inserito in un contesto di rara bellezza ai piedi del massiccio dello Sciliar, assicura il rilancio della struttura golfi stica situata sul-lo splendido balcone dell’Alpe di Siusi. Prima novità il cambiamento del nome: il circolo oggi si chiama infatti Golf Club Siusi San Vigilio..

➤ TAORMINA (Messina) Lavori bloccati a Trappitello

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➤ POLA (Istria) Il primo di 22 campi

Nuovo progetto per un golf resort in Istria. La località è stata scelta a una ventina di minuti d’auto dalla città di Pola e dal suo aeroporto internazionale. Il piano di realizzazione dell’Istria Estate & Country Club prevede un hotel a cinque stelle da 170 stanze, con 114 unità residenziali e un campo da golf da 18 buche (circa 100 gli ettari a disposizione), che in futuro potrebbero diventare 27. Il progetto è gestito da Globe Trade Centre S.A. (GTC), che è partita sette anni fa per ottenere i permessi e realizzare i piani per le infrastrutture, il golf, gli appartamenti e le ville (ognuna con piscina privata). L’Istria, che è una delle più interessanti aree turistiche della Croazia, ha in programma la costruzione di 22 campi da golf. Una scelta che conferma il forte interesse del governo croato per il golf, dimostrato anche dal via libera concesso lo scorso aprile per la realizzazione di un campo in una delle aree più belle vicino a Dubrovnik.

➤ MONTENEGRO - 800 milioni per un resort con 18 bucheIn Montenegro sta partendo un importante investimento turistico a Tivat (Teodo, in italiano), superiore agli 800 milioni di euro. In programma un enorme resort con sette alberghi (2.200 stanze), 1.600 appartamenti e 750 ville, attorno a un villaggio con ogni tipo di servizio. Il gruppo che sta realizzando la struttura di quella che verrà chiamata Lustica Bay (una joint venture svizzera con il governo del Montenegro) ha affi dato a Gary Player la realizzazione del campo da golf inserito nel resort.

➤ FRANCIA - Manutenzione esclusiva per l’Evian OpenRansomes Jacobsen, il produttore di macchine per la manutenzione del tappeto erboso, ha fi rmato un accordo di collaborazione esclusiva con l’Evian Championship. Il percorso francese, su cui si disputa quello che da quest’anno è diventato il quinto major femminile, ha deciso di rinnovare per altri cinque anni l’agreement con Ransomes Jacobsen, che per 18 anni ha contribuito a far crescere la notorietà dell’evento, fi no al riconoscimento di gara ai massimi livelli dei circuiti LPGA e LET. Quest’anno il percorso è stato profondamente modifi cato in base alle richieste delle associazioni organizzatrici, per aumentare il tasso tecnico del campo senza modifi care l’eccezionale bellezza della natura circostante.

➤ SCOZIA - Trump, un altro campo per la Ryder CupProprietario di 11 fra campi e resort, Donald Trump, il celebre miliardario americano patito di golf, ha da sempre il sogno di organizzare la Ryder Cup. Per questo ha già proposto un paio di suoi percorsi per ospitare un’edizione americana e ha costruito un meraviglioso campo in Scozia, a Balmedie, nei pressi di Aberdeen, per puntare a quella europea. Adesso ha annunciato la costruzione del secondo percorso, disegnato sempre da Martin Hawtree, che Trump ha intitolato a sua madre, Mary MacLeod, nata in Scozia.

➤ GIRONA (Spagna) Al PGA Catalunya arriva dall’America “Tee it forward”, con Jack Nicklaus

Il PGA Catalunya, circolo spagnolo che ospita due percorsi fra cui lo straordinario Stadium, ai vertici assoluti in campo europeo, è uno dei primi che nel Vecchio Continente sta lanciando il programma “Tee it forward” (Giocala davanti). Il club di Girona, a circa un’ora da Barcellona, affi ancherà gli oltre 2.000 club che negli Stati Uniti hanno seguito l’iniziativa ideata da USGA e PGA of America, che ha il grande Jack Nicklaus come testimonial. I circoli che partecipano a “Tee it forward” mettono a disposizione varie partenze avanzate per permettere a giovani/giovanissimi e seniores di iniziare a giocare in modo più facile o di non abbandonare il gioco per problemi legati alla diminuita lunghezza dei colpi.

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14 N E W S - N E W S - N E W S - ➤ ABU DHABI Golf in forte crescita

In crescita verticale il golf ad Abu Dhabi. Durante il primo quadrimestre 2013, i giri giocati nei sette campi dell’Emirato sono saliti del 90 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012, secondo l’ente turistico di Abu Dhabi.

➤ CINANuovi campi in diminuzione

Continua a diminuire il ritmo di crescita dei percorsi da golf in Cina. Nel 2010 ne erano stati aperti 52, che sono scesi a 45 nel 2011. Per lo scorso anno i nuovi campi inaugurati sono stati 39, in base ai dati inseriti nell’indagine China Golf Industry. Secondo China Daily, al di là di situazioni politiche o legislative, il numero di percorsi aperti negli scorsi anni era semplicemente “insostenibile”. Il golf continua comunque ad avere una crescente popolarità nel Paese, anche se non ha ancora creato un’esplosione nel numero dei giocatori che possa trascinare di nuovo al rialzo la costruzione di nuovi campi.

Spendendo 150 milioni di dollari per l’acquisto del Doral, famosissimo resort in Florida, Donald Trump dovrebbe aver fatto un grande affare. Nonostante abbia in

animo investimenti fra 150 e 200 milioni di dollari per rivisitare i cinque percorsi della struttura (fra cui il celebre Blue Monster), albergo e servizi connessi, Trump

ha acquistato diverse centinaia di ettari in una zona (centro Miami) in cui un ettaro vale circa mezzo milione di dollari. Fare affari con il golf si può, evidentemente…

✉ SLOVACCHIAIl Legend Golf Course aperto di recente in Slovacchia, proprio al centro geogra-fi co dell’Europa, è stato realizzato da Nicklaus Design ed è il primo dei due percorsi previsti per il bellissimo Penati Golf Resort a cinque stelle. Il club, este-so su 217 ettari, si trova vicino alla città di Senica, circa un’ora d’auto a nord del-la capitale, Bratislava. Costo dell’investi-mento, oltre 16 milioni di euro.

✉ ARCHITETTIPeter Fjällman è stato eletto nuovo presidente dell’European Institute of Golf Course Architects (EIGCA). L’inve-stitura è avvenuta a Malmö, in Svezia, durante l’ultimo meeting dell’associa-zione. Fjällman, che prima ricopriva la carica di tesoriere onorario, prende il posto di Rainer Preissmann e resterà in carica per i prossimi due anni.

✉ CUBAA Cuba nasce il secondo golf dell’isola, dopo quello di Varadero. È il Carbone-ria Golf Club, comunque sempre vicino alla cittadina di Varadero e a un’ora di macchina dall’Avana. Il progettista Tony Jacklin ha disegnato un percorso 18 buche di campionato all’interno di un’area con 100 ville, 800 condomini, un hotel con 120 stanze, una spa, un porto, una spiaggia e la scuola Jacklin Golf Academy.

✉ SCOZIADopo un restauro, il castello di Tay-mouth e il suo campo lungo il fi ume Tay riapriranno quest’estate. Il percorso è stato modifi cato e allungato a 6.930 metri e il castello è in fase di ristruttura-zione per essere adibito a hotel di lusso.

✉ KAZAKISTANAnche il Kazakistan avrà il suo campo da golf a 18 buche nella città di Shu-chinsk. Il progetto, realizzato da Har-radine Design e nel quale sono stati salvaguardati numerosi tipi di alberi, include un albergo con 100 stanze, due porti, 15 chalet e due lagune artifi ciali.

➤ MIAMI (Florida) Doral: investimenti e grandi affari

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S pesso le volontà di ammoderna-mento, aggiornamento o riorga-nizzazione del circolo si scon-trano con la difficoltà nel far

quadrare i bilanci. Così iniziative qua-li la sostituzione del tappeto erboso con sementi più efficienti o più adatte al mi-croclima dell’area (come abbiamo spie-gato nell’articolo inerente le macroter-me), l’installazione di strutture mirate al risparmio energetico, la ristrutturazione dei locali vengono rimandate. In Italia, grazie a una legge del 1957, esi-ste una banca fatta per rispondere alle esigenze delle associazioni sportive. Si tratta dell’Istituto per il Credito Sportivo (ICS), specializzato nel concedere finan-ziamenti connessi al settore dello sport e della cultura. Nell’attività dell’Istituto rientravano il credito per la costruzione, l’ampliamento e la ristrutturazione di impianti sportivi o strumentali all’attivi-tà sportiva, compresa l’acquisizione del-le aree e degli immobili da destinare a ta-li attività. La Legge Finanziaria del 2004 ha previsto un vero e radicale cambia-mento nell’assetto statutario dell’Istitu-to che, pur mantenendo inalterato il suo impegno in favore dello sport, ha disci-plinato l’ampliamento della sua sfera di

competenza ai beni ed alle attività cultu-rali. Attraverso un Business Process Re-engineering, l’Istituto ha rivisitato le pro-cedure di finanziamento ed ha realizzato specifici interventi volti ad ottimizzare in modo sistematico gli assetti organiz-zativi, i ruoli, le responsabilità e l’effica-cia dei controlli. Sono state infatti predi-sposte nuove linee di mutuo per i privati e per gli Enti Pubblici ed è stata costrui-ta una rete commerciale che si muove su tutto il territorio nazionale al fine di au-mentare l’efficienza, semplificare e snel-lire i processi interni e migliorare il ser-vizio rivolto alla propria clientela.Nel golf, grazie alla convenzione della Federazione, ICS ha creato la prima li-nea di finanziamenti dedicati. Dopo il successo delle convenzioni che si sono susseguite nel tempo e che hanno permesso la realizzazione, la ristruttura-zione e l’ammodernamento di moltissi-me strutture dedicate al golf nel paese, l’Istituto per il Credito Sportivo e la Fe-derazione Italiana Golf hanno sottoscrit-to una nuova convenzione triennale che prevede una linea di finanziamenti inte-ramente dedicata al nostro sport. Per la prima volta, accanto al mutuo ordinario e al mutuo light la convenzione prevede

una tipologia di finanziamento esclusiva-mente dedicata ai tappeti erbosi: il mu-tuo macroterma. Per informazioni dettagliate vi riman-diamo al sito www.creditosportivo.it, nell’area dedicata ai prodotti. Qui sotto, in sintesi, i tre programmi di mutuo di-sponibili.

Mutuo LightAcquisto di attrezzature sportive (mac-chine agricole per la manutenzione del campo, golf cart e quant’altro necessario per la gestione dei campi da golf) anche strumentali o comunque connesse all’e-sercizio dell’attività sportiva, inclusa la realizzazione di lavori di manutenzione ordinaria/straordinaria di impianti spor-tivi o di sedi sociali o altri lavori di im-piantistica

Mutuo OrdinarioProgetti ed iniziative tesi alla realizzazione e ristrutturazione di impianti per la pratica del golf su tutto il territorio nazionale.

Mutuo MacrotermaProgetti tesi alla realizzazione e/o sosti-tuzione del tappeto erboso per campi da golf con specie macroterme.

L’Istituto per il Credito Sportivo, in convenzione con la Federgolf, ha creato la prima linea interamente dedicata al nostro sport, mettendo a punto tre tipi di mutuo con caratteristiche specifiche

Aiutare gli investimenti

F I N A N Z I A M E N T IICS - Programmi su misura per i circoli

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I green delle buche 9 e 18 del Saadiyat, splendido nuovo percorso di Abu Dhabi disegnato da Gary Player e gestito da Troon Golf. Sullo sfondo, l’hotel St. Regis

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P E R S O N A G G IDana Garmany

Dana Garmany ha oltre 30 anni di esperienza nello sviluppo e nella gestione di strutture golfi stiche in tutto il mondo. È stato eletto da Golf.Inc e Golf Di-gest come uno dei personaggi più potenti nel no-stro settore. Ha fondato Troon Golf nel 1990 e og-gi la conduce come amministratore delegato. Molto

lunga la lista di riconoscimenti ottenuti durante la sua attività, dall’ingresso in numerose Hall of Fame al premio alla carriera conferitogli da KPMG durante l’International Golf Forum dello scorso anno. Fa parte del consiglio dell’associazione statunitense fra i proprietari di campi di golf. La guida di Troon Golf gli ha con-sentito di creare una società ai vertici mondiali, che viene presa come riferimento per ogni aspetto nella gestione di circoli di golf privati. Ecco il testo dell’intervista esclusiva che ci ha rilasciato per il primo numero di Professione Golf.

Troon Golf è una delle poche società di gestione che ha ottenuto successo anche al di fuori dei confi ni degli Sta-ti Uniti. Quali le ragioni?La nostra espansione in altre nazioni di tutto il mondo non è stata facile e devo ammettere che abbiamo commesso anche parecchi errori, perdendo denaro in varie aree. Ma siamo riusciti a impa-rare da ciascuna esperienza e continuato a lavorare per raggiun-gere il nostro obiettivo: essere una società globale. Forse rispetto agli altri siamo solo stati più pazienti, cercando di trovare le giu-ste sintonie con la situazione e le differenti gestioni nei vari Paesi.

Quali sono I vantaggi e le economie di scala che deriva-no dall’appartenere a un gruppo di gestione come Troon Golf piuttosto che lavorare da soli?Ovviamente, avere oltre 200 campi sotto controllo moltiplica il nostro potere contrattuale e ci consente di centralizzare servi-zi quali amministrazione, risorse umane e informatizzazione. In qualche caso, i soli risparmi a livello assicurativo riescono a pa-gare il nostro fee gestionale per l’intero anno.

Dove crede che Troon crescerà di più nel futuro, visto che ci dovrebbero essere differenze fra nazione e nazione?La nostra crescita è concentrata sui circoli privati americani, ma avremo una buona espansione in Europa, Nord Africa, Medio Oriente e Asia. Soprattutto quest’ultima, come sembra inevitabile, dovrebbe garantire prospettive interessanti. Economie come Co-rea del Sud e Cina hanno trend in controtendenza rispetto a quel-li meno interessanti evidenziati in Occidente. Siamo coinvolti in al-cuni progetti coreani e in altri Paesi come India, Cina, Malesia e quelli del sudest asiatico. Stiamo cercando di imparare a conosce-re le abitudini e gli aspetti culturali delle varie aree. Se può essere facile capire gli obiettivi di un proprietario quando si parla di affari,

Il numeroLa rivista Golf Inc. nel 2012 lo ha rieletto “uomo più potente del golf”. Da 30 anni amministra campi e strutture e dal 1990 ha fondato Troon Golf, la più importante società di gestione del mondo. Ecco cosa ci ha dichiarato in un’intervista esclusiva...

«Gestire 200 campi nel mondo ci permette di moltiplicare il nostro potere contrattuale»

Il numero

la più importante società

Ecco cosa ci ha dichiarato 1di Fulvio Golob

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Altri due spettacolari campi gestiti da Troon Golf. In alto una buca dell’Hills, percorso disegnato come gli altri due del Lumine Beach & Golf da Greg Norman, in un bellissimo resort a sud di Barcellona. Sotto, il green della 9 sull’Aisla Course di Turnberry, magico links scozzese che ha ospitato quattro edizioni dell’Open Championship.

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P E R S O N A G G IDana Garmany

è indispensabile conoscere i comportamenti dei consumatori per creare davvero il prodotto di cui i clienti hanno bisogno. Compren-dere le dinamiche locali è lo scoglio più difficile per dare respiro al business, soprattutto in mercati che stanno diventando ogni gior-no più aggressivi.

Le ambizioni di Troon Golf per i prossimi anni?Continuare a tenere giù la testa e lavorare sodo, nella gestione e nello sviluppo dei golf, cercando di far crescere ancora il nostro marchio nel mondo. Abbiamo un team che è abituato a guardare avanti, composto da professionisti che hanno fatto dell’ospitalità e dell’industria del golf l’obiettivo della propria carriera. Le esperien-ze del passato vengono divise fra i vari team della società e attua-lizzati con nuovi metodi di approccio e gestione.Le zone più “calde” in fatto di crescita?

Al di fuori degli Stati Uniti, penso all’Asia e al Medio Oriente, e in particolare a Corea, Cina, Abu Dhabi, Bahrain e Qatar, insie-me ad alcune zone del Nord Africa, se ci sarà stabilità politica.

Avete termini standard nei vostri rapporti con i pro-prietari dei campi? E un periodo fisso di contratto con opzioni per il rinnovo?Ogni nostro contratto ha accordi specifici che lo rendono unico e diverso dagli altri. Ma in generale puntiamo a rappor-ti abbastanza lunghi da permetterci di raggiungere gli obiet-tivi prefissati, a un accordo preciso sui costi della nostra ge-stione e a qualche incentivo, in base alla redditività nel caso di resort o strutture pubbliche e alla soddisfazione dei mem-bri, se si parla di club privati. Molti contratti hanno anche clausole di rinnovo.

I servizi di Troon Golf sono disponibili solo come un pacchetto completo o possono permettere a un cliente di scegliere solo un aspetto, come ad esempio l’agrono-mia e le operazioni correlate con il golf, lasciando al circolo ristorazione e ospitalità?Di solito, forniamo tutti i servizi, ma in alcune operazioni lega-te a resort, chi gestisce l’hotel può anche occuparsi della risto-razione, se ciò rende il lavoro più efficiente. E anche, in casi li-mitati, ci siamo occupati solo della parte agronomica.

Troon possiede qualcuna delle proprietà che gestisce?Abbiamo partecipazioni nelle proprietà, molto ridotte se comparate a situazioni con il solo rapporto gestionale. Di-ciamo che quest’ultima parte copre il 98 per cento della no-stra attività.

Con l’esperienza che Troon ha alle spalle, avrete senz’al-tro sviluppato tecniche per gestire le entrate. Quando vi presentate a un possibile nuovo cliente, cosa gli prospet-tate di migliorare, nel suo business, con il vostro arrivo?Uno dei nostri punti di forza è aumentare le entrate di alto livello con iniziative di marketing e vendita, visto che già gran parte degli operatori ha messo in atto la maggior parte dei tagli possibili. Na-turalmente I nostri servizi centralizzati e il potere contrattuale che abbiamo come gruppo ci permettono ulteriori risparmi, anche se noi, come detto, preferiamo puntare sul miglioramento dell’imma-gine e degli introiti di fascia alta.

Un punto rilevante del vostro programma è sottolinea-re l’importanza di uno staff adeguato. Chi è il candida-to potenziale per entrare a far parte di Troon Golf? E co-me cresce all’interno dell’azienda quando ci è entrato?È fondamentale scegliere bene le persone con cui lavorare, che devono avere spiccate capacità per emergere come ma-nager. Se abbiamo persone di alto livello, avremo maggiori op-portunità di crescita. Quando assumiamo giovani nei nostri circoli, vengono sempre monitorati e aiutati. Per questo li por-tiamo a conoscere strutture di tipo diverso, come campi pub-blici, privati o resort, per fargli capire le differenze e le diverse esigenze di ogni tipologia. Solo dopo questa indispensabile in-troduzione al lavoro, ognuno trova la sua nicchia ideale all’in-terno di Troon Golf.

Fra i problemi evidenti della gestione di una struttura golfistica, c’è quello del gioco lento. Come affrontarlo?Penso che il ritmo di gioco sia incredibilmente importante per due ragioni. Primo, la gente che ama il golf sta cercando vari modi per ridurre il tempo necessario e noi vogliamo cercare di assecondare questo desiderio. Secondo, e forse più importan-te, abbiamo incontrato tanta gente che nemmeno prova a gioca-re perché non possiamo mettergli a disposizione un “gioco da un’ora”, o qualcosa che possa attrarli senza fargli perdere una mezza o un’intera giornata. Altri giochi o sport, come ad esem-pio il cricket, stanno cercando di rinnovarsi proprio riducendo i tempi, con eccellenti risultati. Il golf deve inventare “giochi” che si possano concludere in un tempo compreso fra 60 e 90 minuti.

Lavorando un po’ dovunque nel mondo, in nazioni gol-fisticamente evolute quanto in altre agli inizi, avete no-tato se il ritorno del golf alle Olimpiadi sta producendo qualche risultato?Il golf ai Giochi è senz’altro una notizia positiva, specialmente al di fuori degli Stati Uniti. Essere sport olimpico accresce la cre-dibilità e incoraggia i governi ad aiutare programmi destinati ai giovani. Nei prossimi anni, speriamo molto che ci possa essere una crescita d’interesse e di attività fra i giovani.

Nel 2017 ci dovrebbe essere un voto per decidere se il golf rimarrà in ambito olimpico. Parecchi si sono già espressi contro la formula delle 72 buche stroke play

Altri due spettacolari campi gestiti da Troon Golf. In alto una buca dell’Hills, percorso disegnato come gli altri due del Lumine Beach & Golf da Greg Norman, in un bellissimo resort a sud di Barcellona. Sotto, il green della 9 sull’Aisla Course di Turnberry, magico links scozzese che ha ospitato quattro edizioni dell’Open Championship.

«Dobbiamo ridurre il tempo necessario per giocare e inventare il ‘golf da un’ora’»

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Da Scottsdale (Arizona) a GinevraTroon Golf ha sede a Scottsdale, pochi chilometri a est di Phoenix, in Arizona, in quella che è una delle più celebri località golfi stiche americane anche proprio grazie alla presenza della grande società diretta da Dana Garmany. Troon Golf gestisce circa 200 strutture di golf sparse nei cinque continenti, distribuite in 23 differenti nazioni e in 31 Stati degli U.S.A. L’obiettivo è quello di offrire ai clienti un servizio di alto livello nella conduzione dei campi, sia che si tratti di circoli privati, pubblici o resort. Troon rappresenta la maggiore società mondiale di gestione golfi stica, con il controllo di Troon Golf (green fee giornalieri e resort) e Troon Privè (proprietà private). 48 strutture gestite dalla società sono inserite fra le prime 100 nelle classifi che nazionali o internazionali. Alcune proprietà di Troon sono The Grove (Londra), Classic Club (Palm Desert, California) e Mazagan Beach & Golf Resort (El Jadida, Marocco). Per seguire al meglio l’area Europa, Medio Oriente e Africa, Troon ha aperto una sua sede distaccata a Ginevra, in Svizzera (ne esiste comunque anche un’altra a Dubai, negli Emirati Arabi). Si tratta di una divisione in rapido sviluppo che sovrintende alla gestione di 38 strutture golfi stiche in 14 nazioni, fra cui Dubai, Abu Dhabi, Inghilterra, Russia e Spagna, con espansione prevista in tutte le zone delle tre maxi aree geografi che.

TROON GOLF WORLD HEADQUARTERS: 15044 N. Scottsdale Road, Suite 300, Scottsdale, Arizona 85254, Stati Uniti. Tel. 001 480 606 1000 - [email protected] - www.troongolf.com TROON GOLF EUROPE: 18 Avenue Louis Casai, 1209 Cointrin, Ginevra (Svizzera). T. 0041 227705050

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GOLF CLUB

che sarà utilizzata a Rio, colpevole di non catturare l’at-tenzione dei non golfisti.Sono d’accordo. 72 buche stroke play non rappresentano la ricet-ta giusta. Per quanto mi riguarda, preferirei il match play, con qua-lificazioni simili a quelle del calcio o del basket alle Olimpiadi, per ammettere solo i migliori ai Giochi. Qualcuno di questi match che portano alla gara valida per le medaglie potrebbe anche utilizzare formati differenti, come giocare meno di 18 buche e altre interes-santi varianti. Poi alle Olimpiadi si potrebbe tornare alla distanza classica del match play, senza il bisogno che ciascuna nazione deb-ba avere un certo numero di concorrenti, perché l’accesso al tor-neo finale è già stato deciso dalle selezioni prima dei Giochi.

Quale potrebbe essere la formula per rendere più interes-sante il golf anche per chi non lo conosce? Fra le possibilità che stanno emergendo ci sono un matchplay breve, preceduto da qualificazioni stroke play, a coppie e singole. Mi piace pensare a nove buche corte, a una buca più grande di quella che usia-mo ora e circuiti da tre, sei e 12 buche. Naturalmente non sto parlan-do di soluzioni per quelli che il mondo anglosassone chiama “serious golfers” e che continueranno a giocare secondo gli standard tradizio-nali. Dico però che, se vogliamo aumentare il numero di praticanti, dobbiamo aprirci a nuove esperienze e renderci conto che il tempo è un vero nemico per il nostro gioco. Io faccio sempre l’esempio del tennis, che in un’ora o anche meno consente un buon allenamento. In Italia lo stesso discorso vale per il calcetto. Abbiamo bisogno qual-che cosa altrettanto “concentrata” anche nel golf.

Cosa dice di una maggiore varietà nel tipo di eventi inse-riti nei Tour? Mi piacerebbe vedere match su nove buche e mi piacerebbe pen-

sare a una biforcazione nello sviluppo dell’attrezzatura, che con-senta di giocare i vecchi percorsi senza dovere a tutti i costi al-lungarli spendendo inutilmente un sacco di soldi. Mi piacerebbe che il golf diventasse uno sport che all’Open Championship o al Masters, per esempio, utilizzasse palle come quelle che erano in campo vent’anni fa, con un volo molto inferiore rispetto alle at-tuali. Ma vorrei che, nello stesso tempo, la tecnologia continuas-se ad aiutare il golfista medio. Le palline, ad esempio, mostra-no tutte le loro vere doti con velocità della testa del bastone di 170 orari e oltre, raggiunte solo da professionisti o da eccellen-ti giocatori. Velocità del 20 o 30 per cento in meno non creano al-cun vantaggio. Dobbiamo riportare il gioco a essere divertente da guardare, non solo bomba con il driver e poi un ferro corto. Dobbiamo essere più creativi anche per quanto riguarda le for-mule di gara.

Per chiudere, ci sono stati anni d’oro in cui anche un golf mal gestito poteva sopravvivere. Adesso, con un eccesso di offerta rispetto alla domanda, la competizione è pe-sante e i tempi sono difficili. Qual è la chiave per soprav-vivere e per ritrovare la prosperità nel business del golf?Il cambiamento è la chiave per sopravvivere. La gente deve to-gliersi la testa dalla sabbia e capire che certe cose, fatte alla stessa maniera per 50 anni, adesso possono anche non funzio-nare più. I giovani non ritengono che il golf sia eccitante, non pensano che tutte le regole abbiano una logica, non pensano che un certo modo di vestire sia intelligente e non hanno nessu-na voglia di starsene lontani per sei ore da cellulari, smartpho-ne, messaggi o internet. È compito nostro fare in modo che il campo da golf sia un bel posto per tutti. A tutte le età e in tut-ti i sensi.

A sinistra, una buca di Las Colinas, magnifico resort a sud di Alicante, sulla Costa Blanca, in Spagna. Sotto, il Saadiyat di Abu Dhabi e, qui sopra, Dana Garmany a Scottsdale, in Arizona, dova ha sede Troon Golf.

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Soci addioSoci addioSoci addioIn Europa si gioca tanto ma sempre più persone abbandonano i circoli optando per formule di associazione più economiche. Ecco perché l’industria del golf deve preoccuparsi di questo crescente fenomeno

Nella foto, l’inconfondibile clubhouse dell’Old Course di St Andrews,the home of golf

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PROFESSIONE GOLFPROFESSIONE

GOLF CLUB

25T E N D E N Z EStatistiche & previsioni

La situazione economica euro-pea è tutto tranne che stabile in questo periodo. L’Euro zo-na continua a lottare a den-ti stretti, con la Grecia sem-pre sul filo del rasoio e della

bancarotta. Così, quando KPMG Golf Ad-visory ha recentemente riferito che il nu-mero dei golfisti continentali era sceso per la prima volta - e di ben 46.000 unità - per alcuni è stata una vera e propria sorpre-sa. Ma un esame più attento mostra che la situazione generale potrebbe non esse-re così negativa come invece pare dai freddi numeri.Il problema, a quanto pa-re, sta nelle statistiche. La KPMG ha fatto del suo me-glio, raccogliendo informa-zioni sui giocatori diretta-mente dalla European Golf Association, che a sua volta li ha ricevuti dalle federazio-ni nazionali. Anche se questo sistema può sembrare infalli-bile in realtà nasconde molti margini di errore.La riduzione di ben 46.000 golfisti registrata nel 2011 ri-flette in realtà un decremen-to di soci effettivi nei club tradizionali, e non un reale calo di frequentazione del-le strutture. Per avere sotto mano dati effetivamente at-tendibili bisognerebbe inve-ce conoscere il numero to-tale di giri di golf giocati in Europa, dato purtroppo non quantificabile con gli stru-menti attuali.È fuori dubbio che, causa la recessio-ne, molti giocatori negli ultimi tempi han-no deciso di abbandonare la tradizionale iscrizione ai club, ma non per questo han-no smesso di praticare il loro sport pre-ferito. Ovviamente la situazione econo-mica generale è la prima causa di questo fenomeno. Duncan Weir, del Royal & An-cient Golf Club di St. Andrews, ha affer-mato che in Inghilterra il numero dei soci nei circoli è in netto calo a favore dei sem-plici frequentatori. “Da quando ho iniziato

nel 1999 vi è stato un decremento di par-tecipazione a campionati ed eventi specia-li nei circoli a favore del puro piacere di giocare, in netto aumento.” ha proseguito Weir - “Siamo stati molto bravi a mettere i circoli a disposizione dei potenziali gioca-tori, ma la parte più difficile rimane quel-la di trasformare questo interesse iniziale in un impegno di appartenenza a un club.” È qui la domanda chiave: i soci sono più preziosi dei semplici golfisti occasionali?Jerry Kilby, CEO della Club Managers As-sociation of Europe, afferma che la rispo-sta è decisamente un sì. “L’aspetto più preoccupante è che i golfisti ‘itineranti’,

a diffrenza dei soci, non sono in grado di sostenere il business dei club golf in Eu-ropa”, ha detto Kilby. “C’è probabilmen-te solo una piccola manciata di campi da golf che può sopravvivere semplicemente con le entrate dei green fee. Il clima euro-peo è troppo variabile, e se è brutto nessu-no paga un green fee per giocare. Il circo-lo può rimanere senza fonte di reddito per settimane, a volte mesi, con conseguenze drammatiche”. Ma non tutto è perso. La PGA e la Coun-ty Golf Partnership (CGP) stanno cercan-do nuovi golfisti nel Regno Unito. “Reclu-tare nuovi potenziali giocatori è un’attività

quotidiana per centinaia di professionisti della PGA sparsi in tutto il Regno Unito”, ha detto Nat Sylvester della PGA. Da apri-le a settembre 2011, più di 35.000 persone non golfiste hanno partecipato alle attività della CGP tra cui quasi 20.000 con età su-periore ai 16 anni. Il risultato netto è vici-no a 10.000 persone, ovvero quelle che poi hanno continuato regolarmente a frequen-tare strutture di golf.Ma chi frequenta regolarmente un circo-lo non necessariamente diventa un socio di quella struttura. I professionisti della PGA si sono avvicinati ultimamente a luo-ghi di lavoro quali ospedali o basi militari

con l’obiettivo di far provare a giocare persone che già si conoscono, creando istanta-neamente una rete di amici con in comune un nuovo in-teresse, il golf. Questo tipo di approccio piace a Falk Billion, esper-to consulente golfistico. Per Billion la crisi economica ha coinciso con un cambiamen-to di valori nella società che ha derubato il golf di uno dei suoi elementi più importanti. “Nessuno apprezza più il va-lore sociale di un circolo di golf qui in Germania”, ha di-chiarato. “Ognuno partecipa alle associazioni più curiose sui principali social network ma ha perso interesse nei gruppi sociali come i golf club, legati alla vita reale”.Il nuovo golfista itinerante è

molto più ‘price-oriented’ e quindi i circo-li si sono dovuti adattare alle sue esigenze, anche se rimane una nicchia dedicata alla promozione di un golf club come evento sociale. Billion dice che il numero di gioca-tori in Germania è in crescita, ma il nume-ro dei giri è invece stabile, e questo signifi-ca che non basta una semplice equazione per vedere nuove persone sul campo da golf. I circoli si sono e si stanno adattando, offrendo formule associative più flessibi-li: stagionali, familiari, pomeridiani e mol-te altre opzioni, ma la realtà è che in pochi si aspettano che le cose tornino in fretta a quella che una volta era la normalità.

di Andrea Vercelli

Percentuale di cambiamento nel numero dei golfisti nel 2011

Più del 5% Da 0 a 5% Da -1 a -5% Più di -5%

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In queste pagine, una veduta aerea del percorso della Montecchia, in provincia di Padova, uno dei primi campi del nord Italia che ha scelto le macroterme per il suo tappeto erboso. Da sinistra, le buche 1, 18 e 10

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PROFESSIONE GOLF

I N C H I E S T AMacroterme in Italia

I N C H I E S T AMacroterme in Italia 27

In viaggio verso In viaggio verso In viaggio verso BermudaBermudaBermudaIn viaggio verso BermudaIn viaggio verso In viaggio verso In viaggio verso BermudaIn viaggio verso BermudaIn viaggio verso BermudaIn viaggio verso In viaggio verso In viaggio verso BermudaIn viaggio verso

Sono ormai numerosi gli esempi di passaggio da tipiche microterme, come l’Agrostis, ad altre essenze che consentono importanti

risparmi e maggiore valenza “ambientale”. In queste pagine, la parola a esperti e a responsabili di circolo

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Qualcuno ha scritto che l’Augusta National sta ven-dendo un sogno pericoloso. Il sogno è quello che ogni anno, agli inizi di aprile, si materializza da-vanti agli occhi dei golfisti di tutto il mondo che seguono il Masters sugli schermi televisivi. Quei fairway perfetti, quei green impeccabili, quei bun-

ker bianchissimi, quei fiori meravigliosi che sembrano sboccia-re solo per questo evento, rappresentano agli occhi degli ap-passionati il modello ideale del campo da golf. E quel modello sembra essere stato per tanto tempo quasi una sorta di divini-tà pagana alla quale molti circoli hanno sacrificato ogni sforzo e ogni risorsa per accontentare i propri golfisti ammaliati dal so-gno ispirato dall’Augusta National. Una tendenza, tra l’altro, che ha fatto il giro del mondo imponendo standard di manutenzio-ne sempre più elevati per avere maggiore appeal nei confron-ti dei golfisti. Sarebbe bene sapere, però, che per mostrare al mondo quell’im-magine così perfetta da sembrare una cartolina, l’esclusivo golf club della Georgia dispone di uno staff di manutenzione di cir-ca duecento persone, di uno sterminato parco macchine (vedi la copertina del nostro primo numero di “Professione Golf”), di un sistema d’irrigazione ipertecnologico e di tanto altro ancora il cui costo, altissimo, è coperto dai ricchi introiti del Masters. Questo, purtroppo, non succede nei circoli normali. Anzi di que-sti tempi parecchi tra quelli di casa nostra, complice il momen-to economico generale poco felice, si trovano costretti a mette-re ordine nelle loro spese cercando di ridurre determinate voci. Una delle più significative è sicuramente quella rappresentata dalla manutenzione del campo, soprattutto se il modello da se-guire è quello dell’Augusta National. A tutti piacerebbe giocare su fairway levigati e pettinati come quelli del Masters, ma quan-ti sono disposti a sopportarne il costo sempre più elevato? Ec-co, dunque, che anche in Italia si cominciano a valutare nuove soluzioni, più economiche e più pratiche, come la conversione del tipo di erba impiegato sul percorso. Il cambiamento riguarda in particolare il passaggio dalle micro-terme (la più conosciuta e usata sui campi dello stivale golfisti-co è l’Agrostis) alle macroterme (la Bermudagrass è una delle specie di questa famiglia). I vantaggi economici più evidenti delle macroterme sono il mas-siccio risparmio di acqua (fino al 50%, e oltre, in meno rispetto al tappeto erboso tradizionale), il ridottissimo uso di fertilizzan-ti e l’assenza di fitofarmaci in quanto questo tipo di erba non sof-fre le tipiche malattie delle microterme. Questi aspetti, inoltre, assicurano una maggiore valenza “ambientale” al ruolo di un campo da golf, oggi spesso identificato nel luogo comune che lo vede come un dissipatore di risorse idriche e un grande uti-lizzatore di prodotti chimici inquinanti. Riguardo a questi ultimi c’è da ricordare, inoltre, che esistono direttive europee sempre più stringenti sul loro uso negli impianti sportivi. È per queste ragioni che anche nel nostro paese l’impiego delle macroterme sta conoscendo un interessante sviluppo.

IAlessandro De LucaFedergolf e La Montecchia (Padova)

Le caratteristiche peculiari di queste essenze, che privilegia-no i climi caldi, le rendono particolarmente adatte ai campi del nostro Centro-Sud, ma possono trovare un ambiente adat-to anche in determinate zone del Nord come sta dimostrando la recente conversione del tappeto erboso realizzata dal cir-colo della Montecchia, vicino a Padova. Alessandro De Luca, agronomo, consulente tecnico della Federgolf e docente del-la Scuola Nazionale Golf, ha seguito da vicino questo lavoro avviato un paio d’anni fa. “Quello di Montecchia – dice - è un esempio di come l’impiego della Bermuda possa essere fatto anche in climi continentali. Al momento si tratta del campo da golf in macroterme più a nord che si conosca. Siamo partiti con una fase di sperimentazione e sulla base dei buoni risulta-ti acquisiti abbiamo intrapreso la conversione dei fairway e dei tee. Per il circolo è stato un impegno notevole, ma abbiamo fi-

nalmente risolto i problemi che il cam-po aveva avuto negli ultimi anni. Que-sta esperienza è diventata addirittura un caso virtuoso indicato dallo stesso R.& A. di St. Andrews come esempio da seguire.” Inoltre proprio di recente Montecchia ha ricevuto, oltre al riconoscimento fe-derale “Impegnati nel Verde”, anche la “GEO Label” da parte della Golf Envi-ronment Organization, l’ente europeo che assegna le certificazioni ambienta-li. È il terzo circolo italiano a ricevere questo attestato. De Luca, che ha avu-to esperienze anche negli USA, ricorda le prime sperimentazioni effettuate in collaborazione con l’Università di Pisa

sull’uso delle macroterme nei campi da golf in Italia. “Ci si rese conto – spiega - che il progetto poteva funzionare anche in pre-senza di un clima di transizione come quello italiano. Inoltre nel tempo c’è stato un netto miglioramento della qualità del-le specie e delle varie tecniche di insediamento che hanno re-so possibile ottenere un tappeto erboso giocabile in tempi ab-bastanza rapidi.” Un fairway in Bermuda (ne esistono di varie qualità da usare in base al tipo di terreno e al clima) possiede una giocabili-tà costante durante tutto l’anno e, necessitando di minore ir-rigazione, favorisce un maggior rotolo della pallina. L’incon-veniente più vistoso, ma che non incide sulla giocabilità dei fairway, è il colore giallo che assume nei mesi invernali quan-do la Bermuda va in “dormienza”. Si tratta di un fattore esclu-sivamente estetico, ma ai golfisti che si nutrono del “sogno pericoloso” proposto dall’Augusta National questo può non piacere. E così diversi campi in macroterme d’inverno ven-gono traseminati con una varietà di Loietto che ha il compi-to di garantire quel verde rassicurante voluto dai giocatori.

di Roberto Roversi

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29I N C H I E S T AMacroterme in Italia

PROFESSIONE GOLFPROFESSIONE

GOLF CLUB

PERCORSI CHE USANO SPECIE MACROTERMEGOLF CLUB BARIALTOBari (1997) 18 buche: tees, fairways, semirough, rough, driving range (Bermuda cv.Tifway 419), putting greens (Bermuda cv.Tifdwarf).GOLF CLUB IS ARENASOristano (1998 and 2000) 18 buche: tees, fairways, semirough, driving range (1998 Bermuda cv.SantaAna 1e nove, 2000 2e nove Bermuda cv. Savannah).GOLF CLUB SIBARICosenza (1999) 9 buche: fairways, tees, semirough (Bermuda cv.Sonesta) e driving range (Bermuda cv.Santa Ana).GOLF CLUB SAN DOMENICOBrindisi (2001) 18 buche: tees, fairways, semirough, driving range (cv.Tifway 419).GOLF CLUB LE MADONIEPalermo (2001) 18 buche: tees, fairways, semirough, driving range (Bermuda cv.Tifway 419).GOLF CLUB FEUDO MONTALTO Catanzaro (2001) 9 buche: tees, fairways, semirough, driving range (Bermuda cv. Savannah).GOLF CLUB SÀ TANKACagliari (2002) 9 buche: fairways, tees e dr. range (Bermuda cv. Princess).GOLF CLUB VILLA AIROLDIPalermo (2004) 9 buche: tees, fairways, driving range (Bermuda cv.Tifway 419 e cv.Gobi).GOLF CLUB IS MOLASCagliari (2003) 3e nove buche: tees, semirough e fairways (Bermuda cv. Princess).GOLF CLUB LA FILANDASavona (2004) 9 buche: tees, fairways, semirough, driving range (Bermuda cv.Tifway 419).GOLF CLUB VOLTURNOCaserta (2004) 2e nove buche: tees, fairways, semirough (Bermuda cv.Tifway 419).GOLF CLUB ARGENTARIOGrosseto (2005) 18 buche: tees, fairways, surrounds e semirough (Bermuda cv. Princess).GOLF CLUB TANCACagliari (2005) 18 buche: tees, fairways, semirough e driving range (Bermuda cv. Riviera).

GOLF CLUB LA BADIOLAGrosseto (2005) Driving range (Bermuda cv. Princess).GOLF CLUB I LAURIAscoli Piceno (2005) 9 buche: tees, fairways e driving range (Bermuda cv.Princess).GOLF CLUB SATURNIAGrosseto (2005) 18 buche: tees, fairways, semirough e driving range (Bermuda cv.Tifway 419), bordi dei bunkers (Zoysia japonica cv. Zenith).GOLF CLUB TORRE COCCAROBrindisi (2006) 9 buche: tees, fairways e driving range (Bermuda cv.Princess).GOLF CLUB PARCO DI FIRENZEFirenze (2006) 9 buche: tees, fairways (Bermuda cv.Tifway 419).GOLF CLUB DONNA FUGATARagusa (2007) 18 buche: tees, fairways, Semirough e driving range (Bermuda cv. Riviera).GOLF CLUB MIRABELLAAvellino (2008) 9 buche: fairways e tees (Bermuda cv. Princess).GOLF CLUB VERDURASciacca (2008) 45 buche: tees, fairways, surrounds, Semirough, driving range (Bermuda cv. Tifway 419).GOLF LE COSTIERESalerno (2010) 18 buche: fairways e tees (Bermuda cv. Riviera).ROYAL GOLF LA BAGNAIASiena (2011) 18 buche: fairways (Bermuda cv. Riviera e Transcontinental).GOLF LA PIANACaserta (2011) 18 buche: fairways, tees,collars (Bermuda cv.Tifway 419, collar Z.Japonica cv.Zenith).GOLF CLUB TERRE DEI CONSOLIViterbo (2011) 18 buche e campo pratica (Bermuda cv. Riviera).CUS PISAPisa (2011) Campo pratica (Bermuda cv. Paloma).GOLF CLUB SIRACUSASiracusa (2011) 18 buche e campo pratica (Bermuda cv. Paloma).GOLF CLUB SAN LEONARDOSiracusa (2011) 18 buche e campo pratica (Bermuda cv. Riviera).GOLF VILLAGEMacerata (2011) campo pratica e 9 buche pitch and putt (Bermuda cv. Tifway).

PERCORSI CHE HANNO EFFETTUATO LA CONVERSIONE DA MICROTERME A MACROTERMEGOLF CLUB MIGLIANICO Chieti (2008) 18 buche – tees e fairways (Bermuda cv Tifway 419).GOLF CLUB CERVIARavenna (2009) 27 buche – fairways (Bermuda cv Riviera).GOLF CLUB ACAYALecce (2008-2009) 27 buche – tees e fairways (Bermuda cv Transcontinental e ??).GOLF CLUB OLGIATARoma (2010) 18 buche – tees e fairways (Bermuda cv Patriot su fairways, Tifway 419 su tees).

GOLF CLUB PARCO DI ROMA Roma (2010) 18 buche – fairways (Bermuda cv Riviera).GOLF CLUB DELLA MONTECCHIAPadova (2010) 27 buche – fairways e tees (Bermuda cv Patriot).GOLF NAZIONALEViterbo (2010) 9 buche – fairways e tees (Bermuda cv Patriot su fairways, Tifway su tees).

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PROFESSIONE

GOLF CLUB

Qui sopra, le due buche più spettacolari e impegnative del percorso di Acaya (Brindisi), disegnato da Hurdzan & Fry, la 10 e la 18 (a sinistra), divise dalla caratteristica sequenza di piccoli laghi

ISabrina Verde - Direttore di Ricercain Botanica e Paesaggio vegetale

Se Montecchia è uno degli esempi più recenti di conversio-ne da microterme a macroterme (nel 2010 lo hanno fatto an-

che il Parco di Roma, l’Olgiata e, a partire dal 2012, il Nazionale) il primo campo ita-liano realizzato in Bermuda è stato quello di Barialto nel 1997. Lo sottolinea la dot-toressa Sabrina Verde, che fino all’anno scorso ha seguito per conto della Feder-golf il progetto “Impegnati nel Verde”. “È importante mettere in evidenza che oggi le condizioni d’impiego delle macroterme

sono notevolmente migliorate rispetto al passato – dice –. Le microterme necessitano di temperature estive tra i 16° e i 24° il che le rende poco adatte ai climi più caldi, in quanto si am-malano più facilmente, si diradano e hanno bisogno di inter-venti esterni. Dove le temperature nei periodi caldi variano tra i 25° e i 35° è assolutamente consigliabile l’uso delle ma-croterme che sono molto resistenti al caldo e hanno un fabbi-sogno idrico assai contenuto. Inoltre la loro tendenza a pro-pagarsi per via vegetativa le rende ottime per il ripristino di aree diradate o di nuovo impianto. Sull’impiego delle macro-terme nei campi da golf, però, esiste ancora una certa diffi-

denza. Un limite mentale forse derivante dal fatto che si è sempre seguito il modello anglosassone che però in nume-rosi casi non è applicabile alle caratteristiche del nostro ter-ritorio.”

IGiuliano VestitoAcaya (Brindisi)

Una testimonianza in questo senso arriva dall’Acaya che nel 2008 ha completamente rimodellato il disegno del campo esi-stente decidendo di cambiare anche il tappeto erboso utiliz-zando una varietà di macroterme. “La scelta è ricaduta ver-so essenze che potessero permettere un risparmio idrico nelle stagioni più calde – racconta Giuliano Vestito, direttore del cir-colo pugliese –. L’impianto iniziale ci ha creato qualche pro-blema, ma già nel secondo anno abbiamo avuto degli ottimi risultati. La giocabilità è molto buona su tutto il percorso, gra-zie anche al fatto che non esistono zone d’ombra che posso-no complicare l’insediamento della Bermuda. Inserendo an-che altre varietà di erba siamo riusciti ad avere fairway molto accattivanti sui quali è possibile arrivare a tagli di 12 mm. an-che con il caldo estremo.” Vestito fa presente che con l’impie-go della Bermuda è necessario effettuare un numero maggio-re di verticut stagionali per evitare la formazione di un cuscino di feltro che potrebbe causare l’insorgere di alcune patologie.

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Inoltre, fa presente, nelle operazioni di manutenzione viene posta molta attenzione alla zona in cui i fairway di Bermuda si uniscono alle aree dei collars e dei green seminati con Agro-stis. Entrambe le varietà di erba tendono a “invadere” il terre-no dell’altra ed è importante tenere la situazione sempre sot-to controllo.

IGian M. Bercelli- Golf Barolo (Cuneo) e agente di vendita macroterme

Una buona esperienza sull’uso delle macroterme l’ha accu-mulata anche Gian Maria Bercelli, presidente del Golf Baro-lo, ma soprattutto distributore in Italia di una delle marche più importanti di semi di macroterme. Tra i campi che ha se-guito ci sono Donnafugata, Cervia, Tanka, Terre dei Consoli e Parco di Roma. “Sostanzialmente – dice Bercelli - ci sono tre modi per impiantare le macroterme: con il seme tradizio-nale, con il metodo della propagazione vegetativa e con il si-stema di posa delle fitocelle. La varietà di seme più usata è la Riviera che tra le sue caratteristiche migliori ha una forte resistenza alle basse e bassissime temperature. La Bermuda Riviera praticamente non muore mai ma i suoi grandi nemi-ci sono l’ombra e il ristagno d’acqua. Se ci sono buone con-dizioni di luce e si semina nel periodo corretto, vale a dire tra maggio e luglio, sono sufficienti 8/10 settimane per avere

un fairway giocabile.” Bercelli, che tra le sue realizzazioni in Bermuda vanta anche il campo da calcio dello stadio Barbe-ra di Palermo, tuttavia non è del tutto convinto che le macro-terme possano essere usate con successo al di sopra di de-terminate latitudini. “Dipende dalle singole situazioni – spiega – e non sempre, ve-

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di il caso di campi con molti alberi e diffuse zone ombreggia-te, la Bermuda può diventare la scelta migliore per avere un tappeto erboso che richieda una manutenzione meno costo-sa. In questi casi potrebbe essere più conveniente orientarsi verso alcune nuove varietà di Festuca che hanno caratteristi-che simili alle macroterme senza averne, però, le limitazio-ni.” Una conferma di questa tendenza la propone lo stesso Bercelli che nel suo campo di Barolo ha già realizzato alcuni fairway con questa varietà di microterme.

IBeppe NavaCarimate (Como)

Se diversi circoli hanno deciso di fare il gran passo convertendosi alle macroterme, ce ne sono altri che ci stanno pensando in ma-niera molto seria. Tra questi anche un prestigioso circolo come Carimate. “Da due anni stiamo facendo delle prove con la Ber-muda – racconta Giuseppe Nava, direttore del club comasco –. Per il momento l’abbiamo sperimentata sui tee e abbiamo avu-to delle buone risposte. Credo che tra non molto passeremo alla fase attuativa del progetto di riconversione dei fairway. C’è però qualche valutazione ulteriore da fare perché il nostro percorso si snoda in mezzo agli alberi e presenta alcune aree d’ombra che la Bermuda non gradisce. Ma pensiamo di poter risolvere i pro-blemi. È una scelta che abbiamo fatto soprattutto per contenere i costi e anche per una questione ambientale considerato che l’u-

so di questa varietà di erba richiede meno irrigazione e pochissi-mi prodotti chimici.”

IMassimo MocioniCastello Tolcinasco (Milano)

Più o meno le stesse motivazioni (minori costi di manutenzio-ne e basso impatto ambientale) hanno spinto anche Castel-lo Tolcinasco a considerare il cambiamento del tappeto erbo-so sui fairway e sui tee passando alle macroterme. “Il nostro campo – illustra Massimo Mocioni, l’agronomo e consulente della Federgolf per i tappeti erbosi che sta seguendo il circolo milanese in questo progetto – si presta bene all’insediamento della Bermuda grazie al clima non particolarmente freddo e al fatto che si tratta di un percorso aperto con pochi alberi. Pre-cedentemente erano già state fatte delle prove sui fairway del campo executive che ci hanno portato a risultati davvero sod-disfacenti. L’idea è quella di convertire nove buche all’anno. L’obiettivo è di ridurre drasticamente i costi di manutenzione del campo senza perdere in qualità del tappeto erboso. Con le recenti varietà di macroterme che sono presenti sul mercato è un risultato che si può ottenere anche in climi come quello della pianura padana.” Insomma la Bermuda (non a caso una varietà speciale di grami-gna) sembra farsi strada sui fairway italiani. Ma i golfisti nostra-ni sapranno rinunciare al sogno dell’Augusta National?

PROFESSIONE

GOLF CLUB

Qui sopra una veduta aerea parziale del Castello Tolcinasco, grande circolo alle porte di Milano, con tre percorsi di nove buche da campionato disegnati da Palmer, che saranno convertiti in Bermuda nei prossimi anni

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Negli ultimi numeri di “Golf & Turi-smo” abbiamo toccato vari temi riguardanti il nostro golf e i tesse-rati. Quote sociali dei Circoli, gio-

co lento e, giugno 2013, il famigerato e ita-lianamente unico caso definito come “no virgola”. Proprio quest’ultimo, indubbia-mente, merita un’analisi più approfondita rivolgendosi “Professione Golf” agli addetti ai lavori. Da una parte, come giusto che sia, ci sono le regole stabilite da un documento che si chiama EGA Handicap System. Adot-tato dalla FIG l’1 aprile 2003, il sistema non ha forse mai incontrato il favore di gioca-tori e Circoli. La messa in atto fu precedu-ta da uno studio sulla conversione dei vec-chi handicap dei tesserati per fare in modo che il nuovo hcp esatto EGA riportasse, sul proprio percorso di appartenenza, a un hcp di gioco pari a quello precedente. Si prese quindi una decisione a favore di una formu-la di calcolo che avrebbe subito portato a questo risultato. Immediatamente nacquero le polemiche: molti ritennero, infatti, che sarebbe stato più immediato assegnare il vecchio hcp co-me nuovo esatto per poi da lì ripartire. Que-sto primo passo, che in ogni caso cambiò poco rispetto al passato, e che era deman-dato alla scelta di ogni singola Federazione aderente al nuovo System, fece immediata-mente odiare, chissà perché, l’EGA agli ita-liani. Da allora è stato un continuo criticare. Giunti quindi alla quarta edizione 2012 – 2015, revisione quadriennale come quel-le delle Regole del Golf, vale forse la pena di cercare di fare un po’ di chiarezza anche

per noi addetti ai lavori. La prima premessa è che tutte le federazioni europee, escluse quelle britanniche, hanno adottato questo sistema. Sulla scelta delle Unions anglosas-soni di non entrare nell’EGA HCP System si è parlato tanto e troppo spesso a sproposi-to. Il perché del rifiuto è molto semplice: ol-tre al grandissimo numero di percorsi, per misurare i quali, secondo le basi di calcolo USGA premessa di tutto il sistema, ci sareb-be voluto un tempo molto superiore a quel-lo necessario agli altri Paesi europei, è stato sicuramente presente un certo senso nazio-nalistico. Da qui la scelta di non abbandona-re il CONGU, sistema là in vigore per il cal-colo degli hcp ancora oggi (era quello che anche noi usavamo prima del 2003).In realtà, chiarimento necessario anche a molti Presidenti e Direttori che sarebbero felici di un ritorno al passato, la differenza tra CONGU ed EGA sul sistema di gestione dei risultati è inesistente. Per dirla tutta, il si-stema EGA nasce da quello CONGU in toto. Là come qua esistono uguali zone neutre, esiste un sistema di valutazione dei risulta-

ti di gare (CBA da noi, CSS in UK) ed esisto-no aumenti e diminuzioni di hcp in funzione degli stessi. L’unica differenza è che il calco-lo dell’hcp di gioco non tiene conto di una parte della formula EGA (la Slope) provo-cando valori più bassi specie per i giocato-ri delle categorie 3, 4 e 5. Al di fuori di que-sto, tutto è omogeneo. E quindi, forse, è il caso di abbandonare questa prima voce di dissenso.Seconda premessa: firmando un contratto di Licenza vero e proprio con l’EGA, esatta-mente come si firma quello sulle Regole del Golf con St Andrews, abbiamo accettato di rispettare il sistema in ogni sua parte.E se fino al 2011 venivano lasciate diverse discrezionalità alle singole federazioni, dal 2012 queste sono state drasticamente ridot-te. Direi quasi abolite.Ciò chiarito, la situazione attuale prevede un sistema che siamo tenuti a rispettare in ogni sua parte, dalle zone neutre al CBA, all’assegnazione del primo hcp, alla riattri-buzione dello stesso sino agli extra day sco-re (cosa peraltro inutile in Italia visto il nu-mero di gare giocate ogni anno). È quindi abbastanza evidente che l’EGA abbia tira-to le orecchie alla FIG quando si è accorta che nel Bel Paese era stata introdotta una discrezionalità non prevista: i giocatori delle cat. 3/4/5 possono scegliere di non essere al-zati di hcp, a propria discrezione, in ogni ga-ra, apponendo la sigla NV sul proprio score.Come detto su “Golf & Turismo”, questa modifica nasce dalle richieste che il Presi-dente federale si è sentito rivolgere durante gli incontri pre-elettorali sul territorio. I diri-

L’European Golf Association (EGA) ha bacchettato l’Italia per la “variazione sul tema” in fatto di regole, che quest’anno sta consentendo a giocatori delle categorie 3, 4 e 5 di restituire score negativi senza salire di handicap. Ed è seguita la precisa richiesta di ritornare all’antico nel 2014. Ma è davvero l’abolizione della virgola la panacea per tutti i mali del nostro golf?

Un incubochiamato «virgola»

S E R I O U S G O L F E R SFilippo Motta

PROFESSIONE

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genti da lui incontrati hanno evidentemen-te insistito molto su questo punto, conside-randolo una delle cause della diminuzione di iscritti alle gare e quindi di introito totale. Come sottolineato all’inizio, sulle pagine di “Professione Golf” si incontrano i “profes-sionisti” del nostro sport. Lasciamo quindi da parte la valutazione sulla legalità o me-no di tale decisione della FIG (che è comun-que illegale, visto quanto sopra). Prendiamo dunque per buona, pur in assenza di nume-ri certi che avremo solo alla fine del 2013, l’i-potesi che alcuni giocatori non si iscrives-sero più in gara. Ma chiediamoci anche il perché!L’incremento del numero di tesserati, dai 72.000 del 2003 ai 98.000 del 2012 deve, in questo caso, essere considerato sotto l’a-spetto del gioco. Chi si è avvicinato al golf negli ultimi anni è, con ogni probabilità, un giocatore vero e non un semplice frequen-tatore di circolo come, talvolta, avveniva in passato. Questi 26.000 presunti giocato-ri in più, rispetto all’anno di entrata in vigo-re dell’EGA, non sanno assolutamente co-

sa succedesse in passato e neppure hanno mai vissuto la possibilità di non prendere la virgola, opzione che già esisteva in Italia si-no al 2004. Ritengo quindi abbastanza diffi-cile che la molla che li porti a non giocare in gara possa essere il rischio di salire di hcp. Molla sicuramente presente, invece, in alcu-ni “vecchi” giocatori.La ragione primaria, e sfido chiunque a dar-mi torto, è il numero di gare, terrificante, che si gioca nei Circoli italiani. Affiancato dal particolarissimo, tremendo momento economico che stiamo vivendo. Le due con-cause hanno provocato l’avvitamento del si-stema. I giocatori, viste le difficoltà moneta-rie, hanno scelto di giocare meno. I Circoli, incapaci a volte di affrontare con ottica di lungo periodo il momento critico, hanno ri-versato sull’unica fonte quasi certa d’incas-so i propri problemi: quote sociali annuali in crescita e fee d’iscrizione alle gare aumenta-ti. Giocare oggi una gara in Italia, su 18 bu-che, mi risulta costare tra 18 e 25 euro. Le gare sono, quasi ovunque, 3 o 4 alla settima-na. I nuovi golfisti 2003 e over, spesso giova-

ni, scelgono altri svaghi. I vecchi golfisti, che resistono, si lamentano della virgola anche per una forma di raggiunto “status” che non si desidera perdere.I Circoli usano dunque questa scusa, che forse è anche l’unica che sentono dato che nessuno ama dire “non gioco in gara perché non posso più permettermelo”, per portare richieste alla FIG. E la Federazione, giusta-mente, prova a soddisfarle. Andando però fuori normativa e venendo quindi bacchet-tata dall’Ente superiore.Direttori, Presidenti… ci sono tanti modi per fare divertire i vostri soci in gara e fuori gara. E affezionarli.Basta non considerarli “cose” da mungere ma trattarli da veri clienti della vostra “so-cietà”. I tempi, come dice un grande cono-scitore di cose golfistiche italiane, dei “ric-chi e scemi” sono amaramente finiti. Prima o poi, peraltro, dovranno iniziare i tem-pi del golf agonistico separato da quello amatoriale. E allora chiunque potrà gioca-re l’handicap più basso che lo soddisfi mag-giormente!

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C’è spazioper crescereRadiografia del nostro sport sul territorio nazionale. L’offerta dei club è sufficiente per far aumentare il numero dei giocatori, che però oggi

figura ai più bassi livelli europei. L’indice di penetrazione in Italia è attorno allo 0,15 per cento, contro valori medi fra l’1 e il 5 per cento

La clubhouse di Chervò San Vigilio, (Brescia) con i green conclusivi dei due percorsi da campionato “Benaco” (a sinistra) e “Solferino”

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I N D A G I N EIl golf in Italia 37

L’Italia del golf è tra le me-no sviluppate a livello eu-ropeo. È agli ultimi posti sia per numero di golfi-sti che per campi presen-ti sul territorio. Questo da-

to, evidenziato in un rapporto elaborato da KPMG, ha portato a galla un paese a due velocità (qui accanto, cartine 1 e 2). Oltre il 70% degli impianti italiani si tro-va al nord, circa il 20% nel centro e il re-stante 10% è al sud (macroarea in cui ri-siede solo il 4% dei nostri golfisti). Come si nota immediatamente le proporzioni vengono mantenute in un rapporto mol-to vicino tra numero di campi da golf e di giocatori. Il meridione negli ultimi an-

di Andrea Ronchi

Source: FIG with KPMG elaboration

Rapporto campi da golf/popolazione Numero di campi da golf per regione ≤ 100,000 100,001 – 300,000 300,001 – 500,000 ≥ 501,000

Maturi

Arretrati

4

4339

12

287

25

40

5

203

2

2

2

6

6

017

7

LA DISTRIBUZIONE DEL GOLF ITALIANO

21

PROFESSIONE GOLFPROFESSIONE

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Page 40: 01 Professione Golf Club Estate 2013

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750.004Giocatori Totali

Uomini: 584.884Donne: 102.337

Junior Uomini: 67.846Junior Donne: 4.937

9 buche: 35618 buche: 1.40327 buche: 4536 buche: 5354 buche: 10Others: 41Driving range: 275

635.097Giocatori Totali

Uomini: 362.301Donne: 222.191

Junior Uomini: 34.517Junior Donne: 16.088

101.817Giocatori Totali

Uomini: 66.727Donne: 23.586

Junior Uomini: 7.828Junior Donne: 3.676

1.867Totale Campi Golf

9 buche: 16718 buche: 43527 buche: 117

719Totale Campi Golf

422.761Giocatori Totali

Uomini: 270.304Donne: 107.647

Junior Uomini: 33.458Junior Donne: 11.262

9 buche: 16618 buche: 34327 buche: 4836 buche: 2354 buche: 3Driving range: 53

583Totale Campi Golf

9 buche: 10018 buche: 11627 buche: 1536 buche: 554 buche: 1Others: 41Driving range: 138

278Totale Campi Golf

313.787Giocatori Totali

Uomini: 192.645Donne: 81.175

Junior Uomini: 26.125Junior Donne: 13.842

9 buche: 8518 buche: 22327 buche: 1836 buche: 1654 buche: 260 buche: 1Driving range: 35

345Totale Campi Golf

L’EUROPA DEL GOLF

ITALIA - EUROPA: un confronto difficileConfrontando i dati di alcuni paesi europei appare lampante come l’Italia abbia un importante gap da colmare. I dati del Regno Unito, che in questa cartina prendono in considerazione solo l’Inghilterra e non comprendono Scozia, Galles e Irlanda del Nord, necessitano una precisazione. Da quelle parti è possibile giocare senza essere registrati, quindi i 750.004 indicati sulla cartina sono solo i giocatori con la tessera di England Golf. Si stima che il numero dei praticanti sia come minimo il doppio, ma c’è chi parla addirittura del triplo (oltre due milioni). L’Italia resta fanalino di coda per il numero di giocatori ma anche per strutture esistenti. Il rapporto tra numero di percorsi e di golfisti nei paesi presi in considerazione va da i 726 della Francia sino ai 910 della Spagna. L’Italia è molto lontana da questi numeri, per cui pare evidente che non siano i campi a mancare, se si pensa alla necessità di avere impianti per sviluppare il numero dei golfisti. Purtroppo il Belpaese non ha una distribuzione omogenea dei campi, con una forte concentrazione nel centro nord. Questo dato influenza negativamente la crescita dei giocatori ma forse qualcosa si sta muovendo.

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39I N D A G I N EIl golf in Italia

no ha accelerato nella creazione di per-corsi. Questa evoluzione ha portato a un delta nella proporzione campi/giocato-ri che però evidenzia come si sia deciso di puntare allo sport dei Molinari e Ma-nassero soprattutto quale volano per il turismo. Si potrebbe fare molto di più e andare più velocemente ma in un Paese dove allo Stato il golf interessa solo a pa-role la crescita comunque c’è stata, co-me dimostrano i numeri degli ultimi 20 anni. (Tabella 3)

~~~~~Gli impianti per il Golf in Italia (i cam-pi pratica sono esclusi da questa ricer-ca) erano 278 nel 2012, cresciuti del 137% negli ultimi 20 anni (Vedi pagina a fianco). Il numero di golfisti nello stes-so periodo è quasi triplicato (da 36.500 nel 1992 a quasi 102.000 nel 2012), an-che se è più corretto valutare che, su questa base, siano circa 70 mila quelli che giocano su base regolare. Ed è an-che leggerrmente aumentato il rappor-

to tra giocatori e circoli (311 nel 1992 e 366 nel 2012), che resta comunque mol-to lontano da quello dei più importanti Paesi golfistici europei. Tanto per fare un esempio, l’Olanda ha meno campi di noi (229) ma ben 388.000 giocatori, per cui il rapporto schizza addirittura oltre i 1.600 golfisti per circolo, record assolu-to in Europa.Le potenzialità e gli spazi sui campi per avere una crescita importante quindi ci sono, specie se si pensa ai 35 milioni di turisti stranieri che ogni anno visitano l’Italia. Molti sono appassionati di golf e il nostro sport è in grado di richiamare viaggiatori anche in bassa stagione. Al-cune Regioni hanno finalmente ricono-sciuto i benefici socio-economici che il turismo legato al golf è in grado di gene-rare. Ora il passo successivo dev’essere una concretizzazione. In che modo? At-traverso azioni di marketing e promo-zionali in grado di influenzare il mercato del turismo internazionale. Secondo lo studio di KPMG, c’è una forte domanda latente, pari a circa 190 mila turisti (pro-veniente da paesi come Germania, Sviz-zera, Austria, Francia, Svezia, Paesi Bas-si e Regno Unito). Nella maggioranza dei

Source: European Golf Association

Sviluppo del Golf Italiano (1992-2012)

Circ

oli G

iocatori

1992 1997 2002 2007 2012

300

250

200

150

100

50

120,000

100,000

80,000

60,000

40,000

20,000

117

190

220

252

278

Campi da golf Giocatori

Tabella 3

Panoramica del percorso a Terme di Saturnia (Grosseto), uno dei più belli e importanti resort golfistici italiani

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casi si tratta di turisti che non soddisfa-no questa loro passione nel nostro paese perché non conoscono l’esistenza delle strutture a disposizione. Ne consegue che la media dei giri gio-cati su un percorso italiano affiliato è di 19.190 all’anno, dato che comprende sia i soci del circolo (66%) che gli ospi-ti (34%). Stiamo parlando di una media giornaliera di 52,58 giri, troppo pochi per riuscire a sostenere i costi di gestio-ne di un percorso con almeno 9 buche. (Tabella 4)

~~~~~L’incremento dei numeri di un turismo golfistico potrebbe dare maggior respi-ro ai circoli, consentendo loro di con-centrare l’attenzione sulla promozione e lo sviluppo di giocatori. Quello che è mancata sinora è una linea precisa e ben chiara da seguire. Spesso ci si è trovati di fronte a progetti poco chiari o a bre-ve termine, scaturiti dal voler acconten-tare le differenti richieste piuttosto che guidare in modo deciso la “barca” golf. La situazione attuale non è rosea. Co-me detto in apertura, l’Italia è il fanali-no di coda tra i paesi Europei di maggio-re importanza. Questo sia che si guardi il dato assoluto del numero di giocatori, sia analizzando il dato del rapporto gol-fisti/popolazione. Nel complesso, il tas-so medio di partecipazione al golf è tra

lo 0,12% e lo 0,17% della popolazione, re-lativamente basso rispetto a Paesi come Gran Bretagna (1,7%), Irlanda (4%), Sve-zia (5,2%), Paesi Bassi (2,3%) e Svizzera (1%). Inoltre l’Italia ha quote associative tra le più alte d’Europa (in media 1.950 euro all’anno) con una bassa percentua-le di soci effettivamente attivi nei cam-pi da golf. La conseguenza di questa scarsa pene-trazione nella popolazione e delle quote d’iscrizione alte, che provoca la perce-zione del golf come sport elitario, com-porta che l’Italia abbia una delle medie europee più basse di soci per circolo. In Europa si va da 700 a 1.000 soci per golf

club, con il già sottolineato picco olan-dese oltre i 1.600. In Italia è questa me-dia è di 193 per i 9 buche, 396 per 18 bu-che e 523 per 27. I circoli di Lombardia e Lazio, nella fattispecie quelli milanesi e romani, sono i più popolati grazie al nu-mero degli abitanti delle due metropoli. Ma come si esce da questa situazione? Innanzitutto, come detto, puntando sul turismo. Poi attuando azioni di marke-ting mirate con investimenti e pacchet-ti di offerta integrati, per attrarre quanti ancora non giocano a golf e non i gioca-tori di altri circoli! Da ultimo, utilizzan-do le nuove tecnologie e consorziando circoli limitrofi per abbattere i costi.

Source: Golf Benchmark Survey

78 76 74 67 62 5466

22 24 26 33 38 4634

100

80

60

40

20

0Lazio Emilia-

RomagnaPiemonte Lombardia Veneto Toscana Media Italia

%

Soci Green fee

Distribuzione giri di golf per regione

Tabella 4

I N D A G I N EIl golf in Italia

La piscina del resort di Is Arenas (Oristano), immerso in un’enorme pineta che accoglie anche lo stupendo 18 buche

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PROFESSIONE GOLF

41

Cosa dobbiamo seminare sui fairway? La siccità estiva e il gran-de caldo stressano i nostri per-corsi fino a renderli gialli e poi,

lentamente, marroni. Il rimedio? Acqua senza fine! Ma i costi per mantenerli verdi sono sicuramente elevatissimi. Vi sono al-tre possibilità, vi domanderete? La bermu-da potrebbe aiutare tantissimo. Si tratta di un tappeto erboso che sostiene la palli-na come un tee, prevedendo un risparmio d’acqua fino al 75%, e con la possibilità di taglio fino a 10 mm. Tutto bellissimo ma… ha due nemici: l’ombra e il freddo. Per pro-teggerla da quest’ultimo, vi è una varietà da seme che ha superato questo problema: la Riviera. Essendo da seme, è facilissima da far germinare: in 45 – 60 giorni dalla se-mina, o trasemina, si ottiene un fairway giocabile! Inoltre la bermuda Riviera ha un costo per

ettaro di gran lunga inferiore agli altri obsoleti sistemi di propa-gazione. In Italia sei campi da golf sono stati seminati con bermuda Riviera: il ri-sultato sono fairway bellis-simi e grandi risparmi.Per quanto riguarda l’ombra, si tratta di un problema che tut-te le varietà di macroterme, come la bermuda, non hanno ancora superato. Dove vi è ombra, la bermuda va in crisi. Cosa seminare allora nei campi con mol-ti alberi? Una buona scelta potrebbe esse-re la festuca arundinacea, la più resistente in questo senso, sicuramente un compro-messo molto interessante.Fino a qualche anno fa le festuche erano destinate ai rough perché hanno, o per meglio dire avevano, una foglia grosso-lana. Il miglioramento genetico ha crea-

to nuove varietà, come la Patron, distribuita in Italia da Semillas

Fitò, che hanno una foglia fi-ne come un loietto e verde scura. Inoltre la si può ta-gliare fino a 15 mm senza che muoia. Tra i fairway se-

minati con festuca arundina-cea Patron e quelli seminati con

un miscuglio classico loietto – poa, non si vede alcuna differenza. Non è po-ca cosa…Come procedere, dunque? Provare, prova-re, provare. Non vi è altro sistema. Biso-gna verificare sul proprio campo le specie e varietà che meglio si adattano ai fairway. Non vi sono altre scorciatoie.

Gian Maria Bercelli

Cellulare 380 [email protected]

Cosa è meglio seminare quando il caldo si fa sentire? Ecco alcuni consigli per la prevenzione e la cura del tappeto erboso

Un fairway d’estate

V A R I E T ÀBermuda Riviera e Festuca Patron

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42

Parola diParola diParola di

Il più grande giocatore italiano di tutti i tempi è oggi anche alla guida dell’associazione dei pro italiani. Questa la sua radiografi a della situazione attuale e i suoi progetti

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PROFESSIONE GOLF

P G A o f I T A L YCostantino Rocca 43

PresidentePresidentePresidente

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44 P G A o f I T A L YCostantino Rocca

di Maurizio Bucarelli

“D a più parti leggo e sento ripetere che il golf italiano non sta vivendo un buon periodo. È vero, ma a mio av-viso sarebbe più corretto aggiungere che la crisi è anche una conseguenza logica del brutto momento economi-

co che sta attraversando il Paese. Il futuro? Sono fiducioso in una ripresa, ma è necessario rimboccarsi le maniche e lavora-re, noi e la Federazione, in un’unica direzione”.Parole e pensieri di Costantino Rocca, 57 anni, fuoriclasse del golf italiano che il 25 marzo scorso, dopo un precedente man-dato di otto mesi, è stato rieletto presidente della Professio-nal Golfers’ Association of Italy (Pgai). Trascinato quasi con la forza in questa avventura, abbiamo chiesto a Rocca quale, tra le due elezioni, gli ha fatto più piacere. La prima, perché si è trattato di una novità, oppure la seconda che ha di fatto san-cito un riconoscimento per il lavoro iniziato.La mia prima presidenza è nata quasi per caso e gli ultimi otto mesi passati in Pgai mi sono serviti soprattutto per capire certe situazioni e per fare esperienza. La secon-da elezione, invece, mi ha gratificato parecchio per-ché si è trattato di una riconferma in un ruolo che in partenza non mi vedeva come unico candidato. Secondo lei hanno votato il Rocca campione di golf o il Rocca dirigente in cui vedono il giu-sto uomo guida?Spero che i professionisti abbiano apprezzato il la-voro che è stato fatto nel primo mandato. In otto mesi non si poteva cambiare molto, però sono an-che state gettate basi importanti e fatto program-mi seri. Credo che tutto questo gli associati lo han-no capito, quindi li ringrazio per la fiducia che mi hanno voluto accordare e spero di non deluderli.

Quattro anni a disposizione per portare a termine più progetti: qual è l’obiettivo princi-pale che si pone?Innanzitutto vorrei che si arrivare ad un rapporto se-rio e sincero tra noi professionisti. Partendo da questo, l’o-biettivo è poi quello di riuscire a portare i circoli a dialogare con i professionisti in modo che si possa lavorare in sintonia. Se i professionisti e i circoli riusciranno a collaborare tra loro, credo si possa veramente creare qualcosa di buono e impor-tante per tutto il nostro movimento. Il connubio professioni-sti-circoli ci può dare visibilità e di riflesso molte opportunità per coinvolgere nuovi sponsor.

Ci può parlare dei progetti che avete allo studio per rinnovare la Pgai?Per cambiare le cose ci vuole tempo e non è mai facile rag-giungere in fretta gli obiettivi. Da otto mesi abbiamo inizia-

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to un percorso che sicuramente non abbandoneremo, come quello, ad esempio, di migliorare la professionalità degli as-sociati: insegnare a giocare a golf è cosa giusta e importante, ma ci sono altri aspetti che un professionista deve conosce-re ed essere in grado di mettere in pratica. E qui, ovviamen-te, come ho già sottolineato, entra in gioco il rapporto che si ha con i Circoli.

Secondo lei il numero dei professionisti in Italia è in-sufficiente, giusto o eccessivo?Dicono che in questo momento di crisi economica siamo in trop-pi, ma io ribatto che non si è mai in tanti se ognuno porta avan-ti un lavoro serio e costruttivo. Preferisco pensare che siano un numero giusto, semmai il dibattito lo aprirei su un altro fronte.

Quale? Sulle strutture. In Italia mancano campi pratica e campi pub-blici e molti di quelli che esistono sono inadeguati. Prendiamo esempio dall’estero dove esistono molte strutture aperte a tut-ti: se ci fossero campi gratuiti il golf ridurrebbe i costi e la gen-te si avvicinerebbe più facilmente.

Anche se ci troviamo in un momento economico davve-ro non facile, si può fare qualcosa per far crescere il numero dei giocatori di golf nel nostro Paese?Dobbiamo lavorare seriamente. Chi vuole avvicinarsi al golf, nella maggior parte dei casi, oggi deve iscriversi a circoli pri-vati: il nostro sforzo, invece, deve essere quello di ridurre i co-sti per cercare di insegnare golf a più giovani possibili. Un ra-gazzo arriva al campo e inevitabilmente si porta appresso i genitori e, perché no, anche i nonni. Quando vado nei circoli e vedo intere famiglie, mi si apre il cuore.

Il basso numero dei tesserati non può essere solo im-putato ai costi…Vero, ma partiamo da lì. Secondo lei i corsi di nuoto, di sci o di tennis – tanto per fare un esempio - costano meno? Non credo, ma la differenza è che i ragazzi che vogliono praticare questi sport non hanno i costi iniziali per l’iscrizione, cosa che avviene invece in un circolo di golf. Continuo anche a dire che all’inizio, per giocare a golf, non serve una sacca con un set nuovo, per-ché di bastoni ne bastano tre. In più, quando si inizia un corso per imparare, l’attrezzatura te la fornisce addirittura il circolo.

Secondo lei mancano le promozioni?No, questo no, ma non bastano. I circoli si stanno impegnan-do a fare qualcosa, anche perché va a loro vantaggio, ma quel-

«In Italia mancano campi pratica e campi pubblici. E molti di quelli esistenti sono inadeguati»

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46 P G A o f I T A L YCostantino Rocca

lo che a mio avviso manca è una seria pro-grammazione di base. Bisogna spendere in pubblicità, andare nelle scuole, creare even-ti e via dicendo. E chi meglio della Federa-zione può fare queste cose?.

Visto che siamo in argomento, c’è qual-cosa da cambiare nel metodo e negli esami di abilitazione all’insegnamen-to?Non entro nello specifi co, anche se a tem-po debito dirò la mia. Una cosa però vor-rei sottolineare: durante i corsi per passare da praticante a maestro bisognerebbe tene-re conto di tanti passaggi. Quando un pro-fessionista esce dall’ultimo livello, a mio av-viso deve sapere gestire un circolo in tutti i suoi aspetti: dal campo pratica al calenda-rio gare, dal pro-shop alla segreteria. Va be-ne l’insegnamento, ma ritengo che il profes-sionista deve anche essere capace di fare il direttore di un Circolo. E per farlo ci vuole professionalità. So-lo così il golf può decollare e crescere.

In pratica lei ritiene che il professionista non ha il suo giusto spazio all’interno del Circolo.Non è un mistero, lo dico da sempre: salvo rari casi, all’interno del Circolo il professionista non è valorizzato.

La Pgai e l’attività giovanile: cosa funziona e cosa si può fare di più?Questo è un tasto dolente, perché l’attività giovanile è in mano alla Federazione che sceglie direttamente i maestri senza con-sultarci. Per fare funzionare il sistema nel migliore dei modi, invece, ci vorrebbe un rapporto più stretto tra noi e la Fig. In certe situazioni noi dobbiamo potere dire la nostra e la cosa sarebbe molto produttiva.

La Pgai Week 2012 ha riscosso un di-screto successo: ci sono progetti per il 2013?Abbiamo allo studio diversi campionati: quello professionisti, maestri, senior e la-dy. In più stiamo pensando ad un circuito riservato a giovani professionisti della du-rata di uno o due giorni. Progetti impor-tanti, ma per realizzarli ci vogliono risorse e tutti sappiamo in quale situazione si tro-va l’economia italiana. In ogni caso, all’in-terno della Pgai c’è un gruppo di lavoro che si sta muovendo e speriamo di arri-vare ad una conclusione positiva in tem-pi brevi.

L’argomento è stato già toccato, ma adesso la domanda è diretta: come giudica il rapporto fra la Pgai e la Fe-dergolf?Innanzitutto vorrei dire una cosa: appe-

na sono stato rieletto la prima telefonata che ho ricevuto è stata quella del presidente Chimenti. Nei miei confron-ti ha avuto parole molto belle e la cosa mi ha fatto piacere. Adesso il mio augurio è che tra noi e la Federazione si pos-sa instaurare un rapporto di stretta collaborazione: non lo dico per il bene dell’Associazione che presiedo, ma per il bene del golf italiano. In molte discipline sportive esistono le Leghe a cui le rispettive Federazioni demandano l’orga-nizzazione delle attività e non capisco perché la Pgai, che è l’Associazione di riferimento della Fig, non possa assume-re un ruolo di maggiore coinvolgimento. Noi chiediamo più responsabilità perché siamo convinti che se a gestire il golf - pur nel rispetto delle gerarchie - ci sono due realtà, le co-se non possono che andare meglio. Alla Federazione dico: metteteci alla prova, poi giudicate in base a quello che sia-mo stati capaci di fare.

Oltre un secolo di esperienzaLa prima Professional Golfers’ Association è stata costituita nel 1901 a Londra ed è stata seguita dalle PGA di Australia e Canada nel 1911. La PGA Americana invece è stata fondata nel 1916. Dall’inizio del secolo scorso gli intenti delle PGA sono stati quelli di promuovere il gioco del golf, tutelando gli interessi di tutti i loro membri e organizzando incontri e tornei. Sono molti i Paesi del mondo, nei cinque continenti, in cui oggi esiste una PGA nazionale. I professionisti PGA sono attivamente coinvolti in ogni aspetto del gioco e il tradizionale ruolo di maestro di club è oggi affi ancato da specialisti qualifi cati in coaching, club management, progettazione di percorsi, organizzazione di eventi, regole e sviluppo del golf. La “Professional Golfers’ Association of Italy” (PGAI) ha come compito principale quello di unire i professionisti di golf per tutelarne gli interessi, regolare la loro professione, promuovere le iniziative che possono contribuire alla conoscenza e alla diffusione del gioco del golf in Italia, favorire forme di previdenza e assistenza a benefi cio dei propri membri e dei loro familiari, coordinare e sorvegliare l’attività dei professionisti di golf predisponendo i necessari regolamenti. L’Associazione, aggregata alla Federazione Italiana Golf, non ha scopo di lucro e raggruppa oggi oltre 500 professionisti (479 effettivi, 19 affi liati, 79 vitalizi). P.G.A.Italiana - Via Marangoni, 3 - 20124, Milano - Tel. 02/6705670 - Fax 02/6693600.

La copertina dell’autobiogra-fi a che Costantino Rocca ha scritto con l’autore di questo articolo, Maurizio Bucarelli

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GOLF TROPHY 2013finale nazionale al Royal Park I Roveri, Torino il 20 ottobre www.unopiu.it

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GOLF CLUB

M A N U T E N Z I O N E

di Roberto Lanza

Quando si vedono i campioni in tv calcare fairway e green immacolati spesso ci si dimentica di tutto il lavoro che ci sta dietro a questo fantastico mondo verde. Giovanni Baima Picit, torinese classe 1960, ricopre dal 2003 il ruolo di greenkeeper del Royal Park I Roveri, uno dei più prestigiosi golf club ita-

liani, che ha ospitato le ultime quattro edizioni dell’Open d’Ita-lia. Un incarico importante e delicato che Giovanni, residente da sempre a pochi chilometri dal Parco de La Mandria, ha raggiunto dopo un lungo apprendistato. Il suo cammino nel golf è iniziato nel 1986, proprio al Royal Park, ma non prima di aver compiuto diverse proficue esperienze nel settore agricolo, a soddisfare un innato amore per la natura e la vita all’aria aperta.

Rispetto alla routine normale cosa cambia e come si gesti-sce un campo per una gara importante come l’Open d’Italia?

La gestione del campo è programmata per l’evento, dai tagli alle lavorazioni: carotature, scarifiche e topdressing. Il tutto trascu-rando inevitabilmente le normali richieste dei soci.

E quando, com’è successo durante alcune edizioni dell’O-pen, ci si trova a dover gestire una situazione di emer-genza con piogge continue?Il primo Open è stato perfetto, poi ne abbiamo avuti tre sotto l’ac-qua. In quei casi, se sono state fatte a monte nei mesi e negli anni precedenti tutte le lavorazioni in maniera corretta, il campo reg-ge. Il nostro è un terreno argilloso, ma sui fairway del Trent Jo-nes sono sempre state fatte le dovute sabbiature e i lavori perio-dici. Quindi tiene bene, cosa che invece non succede sui rough.

Ci può fare una descrizione dal punto di vista delle er-be e delle essenze che sono presenti sui due percorsi del Royal Park?Il Robert Trent Jones Senior (quello da campionato, realizzato nel

Fairwayda Open

A colloquio con Giovanni Baima Picit, superintendent del Royal Park I Roveri, circolo che dal 2009 al 2012 ha ospitato la gara più importante d’Italia sul suo bellissimo Trent Jones

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Nelle pagine precedenti, alcune immagini del Trent Jones con le buche 17 (a sinistra) e 9. In questa pagina, gli uomini del Royal Park I Roveri (qui sopra il putting green davanti alla clubhouse) durante l’Open d’Italia. Qui sotto, gli staff impegnati sul percorso Trent Jones nel 2009 (a sinistra) e 2010. A destra, Giovanni Baima Picit.

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51M A N U T E N Z I O N EGiovanni Baima Picit- Royal Park I Roveri

1971, ndr) è infestato dalla poa annua. I green sono al 40% agro-stis e al 60% poa annua, mentre i fairway sono 30% agrostis e 70% poa annua. Le zone destinate al rough presentano loietto, poa pratensis, festuche e poa annua. Il percorso Hurdzan & Fry è più recente (del 2006 ndr) e meno infestato dalla poa annua. I green sono in agrostis Penn A1 e Penn A4, i fairway in Penn G6, il rou-gh primario in loietto e poa pratensis e il rough secondario in fe-stuca arundinacea.

Quali sono i principali interventi necessari durante l’an-no per mantenere il campo a uno standard sempre ele-vato?Sono importanti le lavorazioni quali chiodature, carotature, arieg-gia ture. Ma altrettanto conta la regolarità nei tagli, la pulizia del clipping e il controllo delle malattie fungine, che eseguiamo in fertilizzazioni mirate.

Le diffi coltà più grandi che s’incontrano nella sua attivi-tà, con pregi e difetti?La gestione della manutenzione di un campo da golf sta diventan-do sempre più diffi cile e complessa. Le componenti sono tante, dalla sicurezza sul lavoro alla gestione dei dipendenti, dalle nor-mative ambientali e dei prodotti fi tosanitari alla gestione dell’im-pianto irriguo, sino all’orario di lavoro e allo scarso tempo da de-dicare alla famiglia. Le soddisfazioni vengono dal raggiungimento dei risultati prefi ssati, perché solo a quel punto ci si sente sicura-mente ripagati di tutti i sacrifi ci che si devono affrontare.

Rapporto con i soci e la dirigenza? Si ricevono più com-plimenti o critiche?Sicuramente complimenti sono molti, ma purtroppo non manca-no le critiche, che spesso sono legate a richieste assurde.

Quante persone fanno parte del suo gruppo di lavoro?Un meccanico e 15 uomini con parecchi anni di esperienza, tutti affi dabili e molto affi atati.

Fate tutto voi o ci sono attività che appaltate ad esterni?Lasciamo al di fuori del nostro gruppo di lavoro solo la potatu-ra, che viene eseguita da un’azienda di fi ducia, con collaboriamo da tempo. Tutte le altre attività sono invece svolte dal persona-le interno.

Quali sono i problemi maggiori per gestire un percorso a queste latitudini e con inverni molto freddi, primavere piovose, estati sempre più torride?Il controllo delle malattie fungine, la gestione dei tagli con le ab-bondanti precipitazioni e la moria del turf per le temperature ele-vate sono le diffi coltà maggiori che incontriamo quotidianamen-te nel nostro lavoro.

La soluzione che hanno adottato, ad esempio, al Golf del-la Montecchia o all’Olgiata, con la trasformazione dei fairway in bermuda grass, è attuabile in Piemonte?Il clima della nostra regione, freddo e molto umido, contrasta con

le caratteristiche ideali per far crescere bene la bermuda grass. Non credo quindi sia possibile la trasformazione di un percorso come il nostro utilizzando essenze di quel genere.

L’acqua e la gestione delle risorse idriche sono un pro-blema?Non nel nostro caso. I percorsi del Royal Park sono attraversati da parecchi rii e l’acqua non manca.

La vostra attività richiede l’utilizzo di numerosi macchi-nari. Si riesce a quantifi carne il costo complessivo ? Ogni quanto vanno sostituiti?Il costo del nostro parco macchine è di circa un milione e due-centomila euro. Andrebbero sostituiti in un periodo che va da sei a dieci anni, ma non è sempre possibile rispettare quese tempistiche.

In momenti di crisi generalizzata immagino che vi dovre-te confrontare anche con questioni di budget…Purtroppo l’imprevisto è spesso in agguato, ma si riesce quasi sempre a stare nei parametri previsti.

Qualche aneddoto capitato in questi anni di attività?Succede spesso all’alba e al tramonto di vedere animali circolare per il campo, specie nelle zone vicine ai boschi. Un episodio cu-rioso è stato trovare al mattino un centinaio di cervi che pascola-vano sui fairway della 17 e a 100 metri, sulla 2, una quindicina di cinghiali intenti a scavare.

I cinghiali per voi sono un problema grave?Qualche anno fa avevamo una squadra di operai che si occupa-va solo dei danni causati da lo-ro. Ora, per fortuna, dalle no-stre parti se ne vedono pochi. E questa è davvero una gran bella notizia.

«La gestione della manutenzione di un campo sta diventando sempre più diffi cile e complessa»

Nelle pagine precedenti, alcune immagini del Trent Jones con le buche 17 (a sinistra) e 9. In questa pagina, gli uomini del Royal Park I Roveri (qui sopra il putting green davanti alla clubhouse) durante l’Open d’Italia. Qui sotto, gli staff impegnati sul percorso Trent Jones nel 2009 (a sinistra) e 2010. A destra, Giovanni Baima Picit.

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L’esordio della lotta chimica contro le malattie dei tappe-ti erbosi prende l’avvio, per quanto ne sappiamo, all’inizio del ventesimo secolo, in Au-stralia, con la comparsa di vi-

rulenti attacchi di “fi lo rosso”; allora si fece sistematico ricorso alla “poltiglia Bordole-se” per cercare di limitare i danni.In seguito le ricerche mirate al contenimen-to delle malattie dei tappeti erbosi ebbero notevole sviluppo soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. La “poltiglia Bor-dolese”, sperimentata oltre Oceano fi n dal 1917 ed applicata massivamente nei campi da golf dal 1919, rese molto in fretta i suoli fi totossici, a causa dell’eccessivo accumu-lo di rame.È a partire dagli anni ’60 che si inizia a di-sporre, per la cura dei tappeti erbosi, come per le altre colture, di molecole più effi ca-ci e meno fi totossiche. Fanno esordio i pro-dotti sistemici, in grado di penetrare nella pianta e di migrare da un organo all’altro.Da allora la ricerca ha reso disponibili mol-teplici specialità commerciali; va tenuto presente che i costi da sostenere per l’e-secuzione dei test di tossicità destinati al-la Registrazione di un prodotto su tappeto erboso possono essere anche molto eleva-ti. Nella maggior parte dei casi, la molecola

che evidenzia attività di controllo nei con-fronti dei patogeni dei tappeti erbosi è già ampiamente utilizzata in agricoltura.Nonostante la normativa vigente, che ri-chiede l’impiego su tappeti erbosi di pro-dotti specifi catamente registrati, è pertan-to ancora abbastanza diffusa la pratica di impiego anche su aree ad uso sportivo pro-fessionale, di specialità anticrittogamiche destinate uffi cialmente ad altre colture, so-prattutto alla difesa dei cereali.La lotta chimica, benché non priva di con-troindicazioni (tossicità per l’ambiente e la salute umana, forte incidenza sui costi complessivi di manutenzione), rappresenta fi nora un valido metodo di controllo, perce-pito dalla maggior parte degli addetti ai la-vori come indispensabile al fi ne di garanti-re la salute dei tappeti erbosi.Ad oggi sono in commercio diversi for-mulati registrati per l’uso su tappeti erbo-si, prati ornamentali, campi sportivi e cam-pi da golf; l’elenco completo e più o meno aggiornato è facilmente reperibile su diver-si siti.Per i singoli fungicidi, erbicidi ed inset-ticidi registrati vengono indicati:- il formulato- il principio attivo- percentuale di principio attivo- numero e data di registrazione- classe tossicologica- attività- dose consigliata (Kg o litri per ettaro)

Ora si deve iniziare a fare i conti con la nuo-va direttiva per i fi tofarmaci, che si esprime attraverso alcuni documenti uffi ciali:DIRETTIVA 2009/1287CEERegolamento 1107/2009 del Parlamen-to Europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009, pubblicato sulla Gazzetta Uffi ciale dell’Unione Europea L309 del 24 novembre 2009, che sostituisce la Dir 91/414/CE e re-gola l’immissione in Commercio dei Pesti-cidi a partire dal 14 giugno 2011.

In particolare con la Direttiva 2009/1287 sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sustai-nable Use Directive = SUD) l’Unione Eu-ropea istituisce un “quadro per l’azione comunitaria ai fi ni dell’utilizzo sostenibi-le dei pesticidi, con l’obiettivo di ridurre i rischi e gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente e di promuovere l’uso della difesa integrata e di approcci e tecniche alternative, quali le alternative non chimi-che ai pesticidi.”La SUD prevede innanzitutto l’obbligo del-la predisposizione e della conseguente tra-smissione, da parte degli Stati membri, alla Eu e agli altri Stati membri dei Piani di Azio-ne Nazionali, entro il 26 novembre 2012.Gli Stati membri sono tenuti ad indicare nei piani le modalità di attuazione delle diver-se misure della Direttiva; in primo luogo de-vono essere disciplinati i processi formativi per gli addetti ai lavori (utilizzatori profes-sionali, distributori e consulenti) e inoltre

di Nicola Zeduri

I prodotti fi tosanitari vengono regolamentati per la prima volta, con la riduzione al minimo (o il divieto totale) dell’utilizzo di pesticidi in aree specifi che, fra le quali anche i campi di golf. È arrivato il momento di prepararsi a tappeti erbosi meno perfetti ma più naturali

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53F I T O F A R M A C INormative

devono essere precisate le prescrizioni per la vendita dei prodotti fitosanitari, gli ele-menti per i processi di informazione e sen-sibilizzazione, le regole per l’ispezione delle attrezzature in uso e quelle per l’irrorazio-ne aerea.

I Piani devono prevedere:- disposizioni in materia di informazione- misure specifiche per la tutela dell’am-

biente acquatico e dell’acqua non potabile- misure di riduzione dell’uso dei prodotti

fitosanitari o dei rischi in aree specifiche- provvedimenti per la manipolazione e lo

stoccaggio dei prodotti fitosanitari- trattamento dei relativi imballaggi e delle

rimanenze- promozione della difesa integrata e messa

a punto di indicatori di rischio.

PRINCIPALI NOVITÀLa novità di fondo è che vengano regola-mentati per la prima volta gli aspetti legati all’utilizzo dei prodotti fitosanitari.Nel Dettato Normativo viene trattata per la prima volta, pur essendo già da tem-po operante sul territorio, la figura del consulente: in particolare si stabilisce che ne devono essere sanciti il ruolo e l’adeguatezza del livello delle conoscen-ze che, nel nostro Pae-se, facilmente si tradurrà nella necessità che il consulen-te sia dotato di un adeguato titolo di stu-dio; forse, finalmente, la “ricetta” già ipo-

tizzata negli anni ’80 potrebbe divenire obbligo europeo!Viene altresì confermato l’obbligo del “Patentino” per utilizzatori professionali, distributori e consulenti.Vi è poi l’obbligo che tutti gli utilizzato-ri professionali di pesticidi attuino i prin-cipi generali della difesa integrata al più tardi entro il 1 gennaio 2014.Come avviene già per il parco circolan-te delle automobili, anche le “attrezzatu-re ad uso professionale” dovranno esse-re revisionate almeno ogni cinque anni sino al 2020 e successivamente ogni tre anni, mentre gli utilizzatori della “pompa a spalla” dovranno essere informati sulla necessità di sostituzione periodica degli ugelli e altri accessori e dei problemi cau-sati dalla mancata manutenzione.In sostanza l’uso dei pesticidi dovrà es-sere ridotto al minimo o vietato in aree specifiche quali parchi, giardini pubblici, campi sportivi, aree ricreative e nelle zo-ne vulnerabili per il comparto acqua; an-drà privilegiato l’impiego di prodotti a basso rischio, possibilmente non classifi-cati (indicati come: “manipolare con pru-denza”).Verrà inoltre richiesto maggior rispetto dei “tempi di rientro”, cioè del tempo che intercorre tra il trattamento e la fruizio-ne/accesso all’area trattata.La Direttiva diventerà successivamente parte della cosiddetta condizionalità am-

bientale, entro 12 mesi a decorrere dal-la data in cui l’ultimo Stato membro avrà notificato l’attuazione della Direttiva alla Commissione, compresi gli obblighi rela-tivi alla difesa integrata.Infine l’attuazione della Direttiva sarà completata dalla fissazione di una Norma Nazionale di recepimento, sotto forma di Decreto Legislativo, che è attualmente in stato avanzato di elaborazione.Ai nostri greenkeeper sarà pertanto chie-sto con vigore di passare da una “forma mentis” che prevede la lotta chimica ap-plicata sia per controllo curativo che preventivo delle avversità del tappeto, all’adozione di una vera e propria “lotta integrata” che passi attraverso la ricerca delle più idonee pratiche di costruzione e manutenzione del tappeto erboso: a par-tire da scelta di substrato, specie e culti-var, altezza di taglio, concimazione, etc.La migliore prevenzione è l’adozione di un equilibrato management del tappeto erboso. La prospettiva concreta è quel-la di poter ricorrere all’impiego di fitofar-maco solo in casi estremi.Prepariamoci ad alzare la soglia di tol-leranza nei confronti dei sintomi dei più comuni patogeni dei tappeti erbosi. Gio-cheremo su green con qualche “macchia” in più, ma con la certezza di una maggio-re “salute complessiva” dell’ambiente di lavoro o di svago che frequentiamo ed amiamo.

Nicola Zeduri

L’autore di questo articolo si è laureato in Scienze Agrarie nel 1991, all’Università degli Studi di Milano, per la quale svolge tuttora l’attività di collaboratore presso il Dipartimento di Agronomia. Nei quattro anni successivi alla laurea è stato manutentore del verde e greenkeeper presso il Golf Club Bergamo “L’Albenza” e il Golf Club Punta Ala. Socio di Green Consult, azienda con sedi a Milano e Bergamo, si occupa come consulente della manutenzione di campi da calcio, da golf e da polo.

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55D E S I G NIl progetto di un campo

L’L’L’approccio approccio approccio vivivi

approccio vi

approccio approccio approccio vi

approccio vi

approccio vi

approccio approccio approccio vi

approccio ncentencentencente

approccio ncente

approccio approccio approccio ncente

approccio ncente

approccio ncente

approccio approccio approccio ncente

approccio

Il business plan è la parte più importante di un lungo e diffi cile percorso, che può decidere se la nuova realizzazione avrà o meno successo. Perché è facile sbagliare visto che i costi possono variare in maniera molto, molto pericolosa fra un’ipotesi di progetto e un’altra...

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Tutti i progetti di realizzazio-ne di un campo da golf di so-lito partono da una “visione” prevalentemente imprendito-riale. Il primo passo è quello di determinare quanto que-

sta visione sia sostenibile in relazione al-lo scopo, ovvero quanto il progetto abbia un riscontro economico. La domanda al-la quale il promotore deve rispondere è: “Dobbiamo credere e investire in questo progetto?” Spesso si parla di fi uto per gli affari, di colpi di genio o di situazioni talmente fa-vorevoli dove gli affari sembrano lam-panti, da cogliere al volo. Ma come si sa, non sempre ciò che luccica è oro.Ho visto due tipologie di imprenditori di successo: quelli che per i buoni risultati ottenuti nel proprio settore pensano che gli sia sempre possibile esercitare il me-stiere degli altri, ergendosi a tuttologi, e quelli che invece, cimentandosi in qualco-sa al di fuori delle proprie competenze, si circondano di professionisti dai quali at-tingono le informazioni prima di prendere decisioni. L’approccio professionale por-ta a dire che non esistono tuttologi e che per rispondere alla domanda “dobbiamo credere in questo progetto” sia necessario coinvolgere esperti di settore.Le considerazioni preliminari sullo svi-luppo di un campo da golf variano in fun-

zione alla tipologia dei progetto che si in-tende realizzare. Un campo commerciale, comunale, privato o turistico comporta-no valutazioni differenti, anche se vi sono tuttavia elementi comuni ad ogni tipolo-gia e in particolare l’approccio metodolo-gico e gli aspetti tecnici.Il primo passo è la realizzazione di uno studio socioeconomico e demografi co dell’area, che valuti la popolazione resi-dente attuale e potenziale, il reddito pro capite, il livello di saturazione del mer-cato e così via. Il processo di valutazione deve essere molto approfondito e deve portare alla defi nizione di opzioni, un mix composto da elementi oggettivi e sogget-tivi, un insieme di fascino e produttività assistito da una ricerca di mercato.La corretta selezione di un sito determi-na una pregiudiziale per la nascita o l’ab-bandono del progetto. Le valutazioni eco-nomiche emergono non solo dallo studio socioeconomico di fattibilità e dal merca-to, ma sono infl uenzate da tutti gli aspetti legati alle problematiche tecniche ed am-bientali del sito. Tali aspetti includono l’accessibilità del si-to, il costo del terreno, i costi di sviluppo e gestione nonché di tutte le componenti del progetto.Le caratteristiche di campo da golf e i costi di realizzazione sono fortemente infl uen-zate dalla morfologia, geologia, pedologia e idrologia e più in generale dagli equilibri ambientali del luogo e dalle infrastrutture presenti. Un progetto si sviluppa secondo i vincoli imposti dal sito, dalle disponibilità fi nanziarie ed infi ne dalle esigenze richie-ste dal gioco. I validi progettisti si avval-gono della bellezza naturale dell’area riu-scendo a disegnare un percorso che è allo stesso tempo appagante dal punto di vista estetico e del gioco senza creare signifi ca-tive alterazioni all’ambiente, questo sia ai fi ni ambientali che in un’otica di conteni-mento dei costi di realizzazione. Affi darsi a specialisti del settore è determi-nante per una corretta pianifi cazione e per la riuscita dell’operazione. La possibilità di realizzare un campo da golf ha i soli limiti di disporre di una su-perfi cie adeguata, di avere la disponibili-tà idrica ed elettrica e una morfologia del terreno tali da consentirne tecnicamente

la realizzazione. I limiti e i costi non sono quindi dati dalle condizioni di partenza a cui la tecnologia e la scienza riescono in linea di principio a far fronte, bensì dalle opportunità sociali e dal ritorno economi-co dell’investimento. La morfologia condiziona lo sviluppo del tracciato e il disegno di ogni singola bu-ca, incide sui costi di realizzazione in fun-zione dei movimenti generali di terra da ef-fettuare che rappresentano uno dei fattori variabili di costo a più alta incidenza. Ter-reni leggermente ondulati su substrati sab-biosi e privi di roccia rappresentano le con-dizioni ideali per lo sviluppo dei percorsi. Campi realizzati in terreni in zone ad eleva-ta pendenza necessitano di superfi ci molto superiori rispetto ad un percorso pianeg-giante e privo di tare determinate da boschi o confi ni irregolari, e spesso movimenti terra molto più ingenti. Terreni con matri-ci rocciose, se non opportunamente valuta-ti, comportano incognite nei costi realizza-zione. Tali condizioni infl uiscono non solo per i movimenti generali di terra, ma an-che nelle successive fasi di modellazione, di posa dell’impianto irriguo, di gestione dello strato agrario per la predisposizione del letto di semina. La natura fi sica del ter-reno determina inoltre la sua capacità dre-nante, che è uno dei principali problemi da tener in evidenza durante la costruzione di un campo da golf. Un buon sistema drenan-te è fondamentale nella realizzazione di un campo, per garantirne l’immediata giocabi-lità dopo il maltempo, per creare le adegua-te condizioni agronomiche al tappeto erbo-so, per salvaguardare l’opera da erosioni e smottamenti dovuti ad eventi eccezionali e, in zone con defi cit idrici, per massimizza-re il recupero e il convogliamento delle ac-que piovane verso bacini di raccolta in vi-sta del riutilizzo. La disponibilità idrica rappresenta uno dei fattori imprescindibili per la realizzazione del campo. Le fonti di approvvigionamen-to sono molteplici e anch’esse costituisco-no un fattore variabile di costo rilevante. Pozzi, corsi d’acqua, depuratori, impian-ti desalinizzatori, bacini di raccolta per le acque piovane sono le fonti attraverso le quali si ha la possibilità di creare un “mix” sulla base del bilancio idrico preventivo. È evidente che la possibilità di derivazio-

luppo di un campo da golf variano in fun-

di Franco Piras*

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57D E S I G NIl progetto di un campo

ni da corpi idrici superficiali con portata continua è immensamente meno oneroso della realizzazione di pozzi e bacini imper-meabilizzati dove stoccare il fabbisogno idrico di un’intera stagione. Sono inoltre le caratteristiche del suolo a determinare situazioni più o meno favorevoli per l’in-sediamento di un campo da golf il cui fi-ne ultimo è la qualità del tappeto erboso. Lo strato fertile necessario ad un buono sviluppo dall’apparato radicale deve es-sere di almeno 15-20 centimetri qualora il sottosuolo sia costituito da terra, lo spes-sore dello strato si raddoppia qualora il sottosuolo abbia componenti rocciose. Il tipo di suolo preferito è quello che possie-de una tessitura franco-sabbiosa. La pre-senza e qualità dello strato agrario o la ne-cessità del suo approvvigionamento sono ulteriori fattori che condizionano forte-mente i costi di realizzazione. Al di là dei costi di costruzione veri e pro-pri, altri fattori influiscono in maniera in-gente. Il costo del terreno può avere un fattore variabile del 500% e la realizzazio-ne delle strutture collegate al campo da golf, quali la clubhouse, variano molto. Sulla base del tipo di utilizzo dell’impianto possiamo pensare a una piccola struttura

di servizio, che faccia parte di una struttu-ra ricettiva, fino all’opposto di una grande struttura ad uso di soci di un circolo priva-to. Lo stesso costo del progetto può varia-re di 10 volte, da 200 mila a 2 milioni di eu-ro, sulla base del valore del progettista e del “brand” .Altri fattori incidono sia pur in modo mi-nore sulla variabilità dei costi, quali la di-sponibilità in loco dei materiali da costru-zione, i macchinari e il costo della forza lavoro. Esistono esempi di campi con si-mili standard qualitativi realizzati in situa-zioni diverse i cui costi sono uno oltre il doppio dell’altro.Mi sento chiedere spesso quanto costa rea-lizzare un campo da golf e spesso chi pone la domanda deve solo mettere un numero in un business plan, considerando il cam-po da golf alla stregua di un chilo di pere. Le variabili sommariamente sopra descrit-te rendono difficile se non impossibile ri-spondere alla domanda “quanto costa”, se non con una forbice di approssimazione molto ampia. Ogni campo fa storia a sé e i costi vengo-no stimati ogni volta a seguito di una ana-lisi e di uno studio preliminare delle carat-teristiche del sito. La mia riluttanza a dare

una risposta spesso è male interpretata, ma la verità è che troppe sono le variabili e che solo dopo uno studio approfondito e sulla base di un’ipotesi di progetto posso-no trovare risposta. Ho visto business plan naufragare misera-mente per aver mal considerato in fase ini-ziale le problematiche legate al sito per il campo e mi è capitato veder giocare con i file di excel spostando milioni da sinistra a destra per far tornare i conti. Ben diver-so è nella realtà quando i milioni bisogna metterli davvero e ci si comincia a render conto che non torneranno. Spesso, troppo spesso la realizzazione del campo da golf nel suo insieme, cioè qua-lità del progetto e qualità della realizza-zione, sono sottovalutate, considerandole un corollario anziché il cuore dell’investi-mento.La regola che chi più spende meglio spen-de è sempre valida, in particolar modo per la realizzazione di un bene quale un cam-po da golf, una infrastruttura all’apparen-za semplice e naturale ma estremamente complessa destinata ad dare una assetto definitivo e duraturo al territorio.

*Golf Course Architect Senior Member EIGCA

Nella doppia pagina di apertura, la buca 13 del Links Course, disegnato da Franco Piras a Donnafugata (Ra-gusa). A sinistra,un primo piano di Franco Piras e qui sopra il rendering di una buca (la 15) realizzata al computer dall’architetto per il progetto del Manzano Golf Resort, in Val di Chiana, per Gary Player Design

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Senza confi niSenza confi niSenza confi niRilevato dall’industriale austriaco Hubert Palfi nger, il percorso friulano sta nascendo a nuova vita con importanti lavori, dal campo ridisegnato da Marco Croze alla nuova clubhouse, dal ristorante per veri gourmet ai golf car con satellitare...

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GOLF CLUB

59I N V E S T I M E N T IGolf Club Tarvisio

Senza confini

Abbiamo visitato a fine giu-gno il circolo friulano, ot-tenendone un’eccellente impressione. Il club si pre-senta oggi con la nuova e bellissima denominazione

di “Golf Senza Confini”, proprio per sotto-lineare le tre anime delle nazioni che qui si incontrano e convivono ormai da mol-to tempo in perfetta sintonia. Non a ca-so, gli importanti investimenti che stan-no rivitalizzando in modo entusiasmante il sodalizio tarvisiano arrivano da oltre frontiera. È stato il grande industriale au-striaco Hubert Palfinger (azionista di ri-ferimento di una delle maggiori società mondiali produttrici di gru e di sistemi di carico e scarico) a innamorarsi della zona ai piedi del monte Mangàrt, rilevando la struttura del campo e programmando ro-

busti interventi di ristrutturazione.Le novità sono importanti ed evidenti: pic-coli ritocchi sulle buche che si trovano nella zona in piano davanti alla clubhou-se (dalla 1 alla 7, più 17 e 18), ma grandi lavori su tutte quelle che vanno dalla 8 al-la 16, lungo il pendìo alle spalle del nuovo edificio che ospita i servizi. Il disegno delle buche rivedute e corrette, che lascia dav-vero poco di quelle che esistevano finora, è stato affidato all’inventiva del più proli-fico architetto di golf italiano, Marco Cro-ze. Il risultato, anche se mancano ancora alcuni ritocchi, sembra davvero di gran-de qualità. Par 3 lunghi a caduta, ampi par 4, tre par 5 di tutto rispetto danno al cam-po di Tarvisio un aspetto ben più tecnico di quanto avvenisse prima. La struttura, in precedenza piacevole ma forse troppo “ru-spante”, adesso farà invidia a molti altri 18 buche nostrani. Senza considerare il fatto che l’aspetto spettacolare è stato curato

in modo preciso e particolare, regalando così splendide inquadrature di montagna in parecchi punti chiave del tracciato.Proprio per consentire di affrontare al me-glio anche i fairway in pendenza, un’altra bella novità deriva dalla flotta di golf cart nuovi di zecca, che trovano riparo in una grande rimessa, dietro a un alto portone in legno chiaro. Accanto alla zona con le prese elettriche per la ricarica delle batterie, adesso il cir-colo friulano può anche contare su una grande stanza per il deposito delle sacche. La flotta dei golf cart, prodotti da Club Car, appartiene all’ultima generazione e ogni macchina dispone di schermo a colori col-locato fra parabrezza e tetto. Interfacciato con il GPS e collegato alla mappa del per-corso, il video propone le distanze esatte dalla bandiera per ogni punto della buca, un servizio che pochi club italiani sono in grado di offrire.

di Fulvio Golob

L’architetto: descrizione degli interventiIl programma cui si sta dando corso al Golf Club Tarvisio prevede nel corso dei prossimi due o tre anni una serie di interventi per rendere il percorso più divertente e, come dicono gli inglesi, meno “tricky”. Sostanzialmente si cerca di migliorare la leggibilità del percorso ed evitare che buoni colpi vengano ingiustamente penalizzati.Questo non vuol dire assolutamente rendere il campo più facile, anche se nel ridisegno di alcuni greens sono previste posizioni di bandiera più facilmente raggiungibili, ma vuole dire invece permettere ad ogni golfista di ottenere il massimo della soddisfazione dal proprio gioco. Si vogliono eliminare per quanto possibile i colpi ciechi e molte strane pendenze che fanno ruzzolare la pallina verso posizioni al limite della giocabilità. In particolar modo gli interventi sono stati realizzati sulle buche di monte, dove grossi lavori hanno interessato cinque buche. Tutti interventi tesi a migliorare la giocabilità del campo e le sue qualità tecniche, con la ricostruzione completa di due greens e parecchi tees. Due buche sono passate da per 3 a par quattro, la prima per l’arretramento dei tees e la seconda grazie alla la costruzione di un green totalmente nuovo. Interventi importanti anche per altre due buche, con la realizzazione di nuovi tees che le hanno rese molto panoramicahe.Visto lo spostamento della clubhouse nella sua sede definitiva, è in corso di realizzazione una risistemazione totale dell’area antistante, con la realizzazione di un grande e, confido, bellissimo putting green, un nuovo tee di pratica (quattordici postazioni di cui quattro coperte), un pitching green e relativo bunker di pratica.

Marco Croze

STUDIO CROZE ASSOCIATOSan Marco 163 - 30124 Venezia – Tel. 041-5238424 – Fax 041-5231779E-mail: [email protected] - Web: www.croze.it

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61P E R S O N A G G IGianni De Polo

La vita di un grande circolo raccontata (e sogna-ta) da un Segretario polivalente, Gianni De Polo, 66 anni, due figli, per 37 anni al Golf Club Verona. Vi entrò a 29, con l’entusiasmo dello sportivo-intel-lettuale-filosofo. Parla di tutte e tre le dimensioni del mestiere come l’ha vissuto lui, nella sua villa di

Sommacampagna affacciata sulla pianura di Villafranca, tra il verde e i vigneti di Custoza. Il profumo intenso dei tigli in fio-re rievoca la musica di Schubert. Ah, l’Incompiuta, la n.8, in si minore, lasciata priva del terzo movimento, l’inno del roman-ticismo... La musica è la sua passione, in una grande discote-ca a parete ci sono migliaia di dischi, registrazioni di pezzi d’o-pera raccolti in tanti anni nei mercatini e in vecchi negozi di tutta Italia e all’estero. La biblioteca è in un’altra stanza, più ri-servata.Insegnò francese all’università di Verona per quattro anni. Al-to, asciutto, i baffi e lo sguardo acuti come quelli di Guy de Maupassant, il più piacevole dei narratori d’Oltralpe dell’800, padre del racconto moderno. Un suo mito letterario. Forse la sua reincarnazione nel XX secolo nella città di Romeo e Giu-lietta. Da Guy imparò come vivere l’empatia con la musica.

“Che non va soltanto ascoltata, l’esecuzione va costruita con chi la suona, sempre diversi il modo e il timbro. Fino alla sin-tesi estetica proposta dal grande autore di Bel Ami, dei raccon-ti appassionanti, spentosi a 43 anni nel 1893, col tormento co-mune a tutti i grandi romantici...”.Quando De Polo conobbe il golf, allora ancora elitario, que-sto sport raccoglieva la buona borghesia veronese, qualche ve-ro a- tleta quasi sempre ex caddie, gente che univa amore per la competizione e la vita salutistica in belle cornici ambienta-li. Buone maniere, quando c’erano, un ristorante di qualità nel-la clubhouse disegnata nel verde e coperta d’edera, la pisci-na, la gara della domenica, le ricorrenze, le solide amicizie. I fondatori del 1963, quelli delle prime 9, erano tutti veri appas-sionati: Farina, Fedrigoni, Galtarossa, Tiberghien, Cannella. Il Golf Club Verona, un vecchio mito per il giovanotto sportivo e buon nuotatore. Disegnato da John Harris, rivisitato da Das-sù e Fioravanti, ora ha una dignitosa squadra di dilettanti gui-dati da Laura Lonardi e Marco Zaffagnini, 490 soci e lo pilota Giovanni Glisenti.Al termine di quasi quattro decenni al Golf Club Verona, De Polo oggi avrebbe un sogno. “Sarebbe splendido se la vita di circolo oggi potesse essere reinsegnata”, dice, “come l’ascolto della musica in un mondo che urla, atterrito dal silenzio che è invece la naturale cornice della spiritualità. Goderne è un at-

SognoPer 37 anni coordinatore del Golf Club Verona e quindi decano dei

direttori di circolo italiani, De Polo si è ritirato alla fine del 2012. Sportivo e grande cultore di musica operistica e classica, ci propone

la sua ricetta per un vero golf club: rilanciare la buona educazione in campo e nella vita. Con un tocco di psicologia comparata e di cultura

di un Segretario eclettico

di Roberto Zoldan

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to di partecipazione, diceva Flaubert: non leggete né ascoltate come fanno i bambini per divertirsi o, come gli ambiziosi, per diventare più sapienti. Leggete per vivere. La lettura e la musi-ca evocano sensazioni simili a quelle del golf, c’è un timing che ne regola l’ascolto e la fruizione, royal & ancient”.Avevano bisogno, senza saperlo, di un trascinatore-organizza-tore, capace di mettere insieme la vita di gruppo. Era il suo mondo, capì subito. Ci volevano intraprendenza e creatività, gli piaceva apprendere, innovare, promuovere. La Botanica amata come il rigore delle regole di St Andrews. Il golf è fatto di regole, ricorda. Contribuì a strutturare con la Fig una scuo-la per segretari. Allora i candidati andavano all’esame senza preparazione. Le sue lezioni duravano 4 ore + 4, parlava an-che della buona musica che apre le menti. Con 1 euro lo si può mettere in voce, diceva di lui un amico giornalista, Attilio Bal-dasso, del Secolo XIX di Genova, ma ce ne vogliono 100 mila per fermarne la loquacità. Promosse l’etichetta in campo, dove il giocatore-socio, spesso uomo di successo nella vita profes-sionale, dovrebbe tener ferme dignità e onestà, evitando scor-rettezze per andare a premio. Era il 1978.Studiò i testi del Mucinelli, come il celebre “Compendio sui fitofarmaci”. Bisognava combattere i lombrichi (non c’erano ancora aziende che dessero una mano ai green keeper profes-sionali), vermi utilissimi all’ambiente ma nemici del colpo pal-la-zolla, che del resto pochi sanno fare: sospese i prodotti am-bigui, fece spargere sul fairway un terriccio ricco di silicio,

indigesto a quegli esseri tanto utili alla concimazione e alla vi-ta del tappeto erboso ma tanto osteggiati dai soci che davano alle deiezioni terrose dei vermi la colpa dei loro punch-shot tutti a zig zag. Siddartha fu altro suo maestro nel campo pratica della ricer-ca estetica. La mente, nemica dello spirito e del buon colpo in campo, va fermata, i pensieri arrivano come nuvole, diceva il Buddha, facciamoli scorrere. Distaccati, noi qua e loro là. Per arrivare alla fine al silenzio, all’immersione nel Tutto di cui siamo parte. Sì, proprio come dovrebbe accadere nel golf. “Come ascoltando il canto Gregoriano quando si entra in vibrazione con le voci monodiche del coro, i chakra di chi ascolta e di chi canta si aprono e la musica diventa davve-ro… divina. Chi prega cantando prega due volte, si dice nel-le campagne”. Lo racconta Francoise E. Goddard, ricorda, l’autrice de L’anima nella voce: proponendo la tecnica occi-dentale del canto e quella orientale della meditazione il libro conduce il lettore lungo un affascinante viaggio interiore. De Polo ne ha parlato in alcune conversazioni all’Accademia fi-larmonica di Verona. Una ogni tanto, l’ultima sui tenori francesi di seconda gene-razione che vennero a cantare in riva all’Adige.Fece una battaglia ecologica. Il golf era al centro degli attac-chi dei verdi. Si diceva che un percorso medio avvelenasse le falde, che il golf fosse un inutile e dannoso passatempo per benestanti. Una sciocchezza, si sa. Era il 1985. De Polo si ac-

Gianni De Polo nella sua casa di Sommacampagna (Verona) fra i suoi dischi di musica classica e operistica (qui sopra) e i suoi libri. Con lui, il Golf Club Verona è stato il primo a ottenere in Italia la bandiera di Impegnati nel Verde.

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corda con la Municipalità di Sommacampagna, splendida cit-tadina sui colli veronesi, e organizza una conferenza-dibatti-to sul tema “Utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura e nel golf. La cittadinanza è invitata”. Manifesti sui muri e annunci sul-le pagine locali dei quotidiani. In platea, quella sera, arrivaro-no tre persone. Nella relazione De Polo dimostrava che l’in-quinamento da fitofarmaci negli immensi vigneti e nei frutteti attorno alle colline di Custoza e del Garda erano, a parità di superficie trattata, molto maggiori di quello prodotto dalla di-sinfestazione sui 18 green del Golf Club Verona. Primo in Ita-lia, per merito di Paolo Croce, agronomo per 19 anni consu-lente, il circolo ottenne la bandierina verde di Committed to Green, Impegnati nel verde, con il Golf Club Carimate ed era-no 19 i circoli più avanzati in Europa che allora avevano quel ricoscimento. Fece un censimento botanico sul campo. Lo aiutò Alberto Minelli della facoltà di Agraria di Bologna. Ana-lisi delle specie, dei generi, le tante fitopatologie, le strategie per la messa in sicurezza degli alberi pericolanti.“Cari amici golfisti, la cultura è tutto ciò che rimane dopo mille letture. È uno stato di coscienza. È un bene impalpabi-le che colora la vita, penetra nelle vicende umane, fa capire i mille volti del mondo”, dice De Polo. Una sera, verso il tra-monto, racconta, entra nella basilica di San Fermo Maggiore, a Verona, e si ferma seduto a riflettere solo, nella penombra. Improvviso parte un coro da una cappella lontana, il cuore si accende d’emozione, quasi rapito entra in uno stato di tran-ce, le lacrime gli scendono dagli occhi per un’ora. Suggerisce la lettura di Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pen-siero sulla forza del linguaggio umano, del francese George Steiner. Una maledizione può sopravvivere nell’universo alla nostra morte, così come una benedizione. Il Segretario eclet-tico ha tenuto anche una prolusione sui cantanti d’opera e i tenori russi nel periodo staliniano: il melodramma, la gioco-sità e il dramma nella vita interpretati dai migliori artisti sele-zionati dal regime bolscevico in un intero continente.“I rapporti di circolo oggi? Gli ultimi arrivati (happy few, spesso pochi eletti dal censo) hanno introdotto comporta-menti disgreganti, quelli della società consumistica. I players fanno lotte feroci per andare a premio. Regole quasi mai stu-diate, come quella fondamentale, la prima: contare i colpi. Fino all’8 o al 9 a contare ci possono arrivare tutti, quindi si diano da fare. Polemizzano su tutto, sul campo, sui com-portamenti degli altri, sulle gare, sugli argenti. Gioca il cam-po come lo trovi, bello o brutto quel giorno è così per tutti, è il motto che si legge sulle pareti di ogni buon circolo scoz-zese. L’intolleranza è spesso diventata la misura del caratte-re vincente.”“Quest’umanità distonica permette però di salvare il bilancio. Fino agli anni 70 ci pensavano il mecenate-presidente o i so-ci abbienti che preservavano autonomia e qualità del circolo selezionando gli ingressi con le palline nere. Non tornavano i conti? Pagavano loro. Ora il bilancio lo fa un Consiglio che solitamente ha competenza in gestioni d’azienda e vuole fare bella figura. Così quasi tutti i candidati sono benvenuti se di-

ventano soci ordinari e portano una nuova quota, ma riman-gono un’espressione antropologica che addomestica la civile convivenza. Una grande mano al peggioramento l’hanno da-ta anche gli sponsor, portatori di trofei insignificanti che of-frono a fine gara un piatto da fast food ma vogliono la tota-le disponibilità del circolo. E tutti accorrono per risparmiare la cena”.Lui promuoveva l’accoglienza studiando le vere motivazioni del candidato: salutistiche, se dopo una vita in azienda il me-dico gli aveva consigliato moto e aria aperta; atletiche, se un padre voleva che il suo ragazzo dotato si facesse strada nel-lo sport; di relazione, se la signora sportiva cercava vita di comunità. Diffuse il golf nelle scuole per cercare campionci-ni. Calcolò che in provincia di Verona c’erano almeno 70 mila ragazzi che potevano essere avvicinati al fairway ma riuscì a portarne a Sommacampagna soltanto qualche centinaio. I fu-turi campioni si nascondono nei grandi numeri, si sa, anche se c’è chi spende fortune per portare senza fortuna il figlio al grande professionismo. In campo coi ferri Gianni De Polo non è mai sceso. Non ave-va tempo per imparare, dice. O preferiva, com’è vero, il cicli-smo e il nuoto. Anche per poter guardare il golf con la serena lucidità dell’analista. Qualcuno osava chiedergli seriamente quale fosse stata la sua ultima gara. Quella della SGMG, ri-spondeva, al Campionato italiano dei Segretari di Golf che non hanno Mai Giocato.

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Anche nel Belpaese è ap-prodata The Leading Golf Courses, associa-zione nata nel 1998 in Au-stria e successivamen-te estesasi a Germania

(2004), Svizzera (2006), Spagna (2011) e quindi Portogallo, Italia, Turchia e Slo-vacchia, per concludersi, per il momen-to, con il recente e prestigioso ingresso della Scozia e di Turnberry.

Rappresentanti del Tricolore sono per il momento Castelconturbia, Mon-tecchia, San Domenico, Royal Park I Roveri e Verdura, ma altri circoli pre-stigiosi sono in predicato per entrare a farvi parte. Ma non si tratta di un per-corso semplicissimo e aperto a qualsia-si club: se lo fosse, se non ci fossero ele-menti di selezione e test da affrontare, la nomina a Leading Golf Course non sa-rebbe così preziosa. L’associazione na-sce infatti dall’esigenza di identificare - nella fitta rete di strutture golfistiche presenti in tutta Europa e nella guer-

ra dei prezzi che la situazione economi-ca mondiale ha scatenato - quei club che davvero meritino di essere visitati. La scelta avviene secondo una serie di cri-teri che vanno ben oltre la perfezione del campo e la manutenzione dei green; per-ché chi gioca a golf cerca sì 18 buche sti-molanti, ma anche enogastronomia, ac-coglienza, ambiente, servizi impeccabili. Voci che un selezionato gruppo di gio-catori con handicap da 0 a 25 è chiama-to a verificare attraverso questionari “riservati”, compilati in base a sei/no-ve visite annuali effettuate in forma del

di Roberta Vitale

I migliori

Qui sopra la clubhouse del Royal Park I Roveri di Torino, primo circolo italiano a entrare fra i Leading Golf Courses A sinistra la celebre buca 7 del percorso Giallo a Castelconturbia, a destra un meraviglioso ulivo al San Domenico

Si allarga anche in Italia l’associazione che riunisce i circoli più prestigiosi del Vecchio Continente. Per entrare a farne parte bisogna

sottoporsi a una serie di visite e di approfonditi test. Ecco come

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tutto anonima e senza alcun tipo di pre-sentazione presso il circolo da parte dei tester. Il risultato finale si ottiene asse-gnando un valore da 0 a 5 per ogni sin-golo aspetto del circolo preso in consi-derazione.Non si tratta di una semplice classifica, come se ne pos-sono trovare ovunque su Internet, spesso compila-te da un pugno di gioca-tori: quella dei Leading Course è invece una rac-colta di dati oggettivi, ta-

li per cui le considerazioni sul percorso incidono al 60% sulla valutazione fina-le, quelle su servizi e infrastruttura al 40%. Queste le sezioni in cui è suddivi-so il test.

Informazioni generali - Riguarda-no il visitatore (età, hcp di gio-

co, sesso, iniziali) e la visita (quando, se in compagnia, ora di inizio, spesa al ri-storante, meteo).Valutazione complessi-va - Si richiede un com-

mento generale sulle pro-

prie impressioni, ad esempio “Quanto sei in accordo con l’affermazione: «Que-sto è il campo più bello che io abbia mai visitato»” o “Lo consiglieresti a un tuo amico con gusti raffinati?”Il percorso. Integrazione del percorso nel paesaggio, la bellezza degli elementi naturali, la tranquillità della location, l’e-stetica del campo e la varietà del design; ma anche il comportamento dei green-keeper durante il proprio gioco (“Ti han-no disturbato?”), le indicazioni strada-li negli ultimi 2km per arrivare al club, i pericoli (ad esempio di essere colpiti da

d’Europa

Qui sopra la clubhouse del Royal Park I Roveri di Torino, primo circolo italiano a entrare fra i Leading Golf Courses A sinistra la celebre buca 7 del percorso Giallo a Castelconturbia, a destra un meraviglioso ulivo al San Domenico

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LA NOSTRA PARTNERSHIPCome dicevamo, entrare fra i Leading Golf Courses of Europe non è impresa facile. A parte quelli adatti per diritto… naturale, ci sono circoli che non lo saranno mai (la stragrande maggioranza) e altri che invece potrebbero averne la possibilità, a patto di continuare a migliorare le proprie strutture. In base a precedenti esperienze estere, i club che in una nazione possono aspirare a far parte dei Leading oscillano al massimo fra il cinque e il dieci per cento. In Italia “Professione Golf Club” e “Golf & Turismo” sono i due media partner dell’associazione e seguiranno da vicino la diffusione e la crescita dei Leading Golf Courses of Europe sia dal punto di vista degli addetti ai lavori sia da quello dei golfisti. Responsabile del progetto per Spagna, Portogallo e Italia è Juan Miguel Ferrer. Questi i suoi riferimenti:The Leading Golf Courses of Italy, piazza Cardinal Consalvi 8, 00196 Roma, tel. 347 5458603, [email protected], leading-golf-europe.com.

una pallina), la distanza della 9 e della 18 dalla clubhouse o dal parcheggio alla bu-ca 1 passando per la reception, la qualità del sistema di irrigazione e la possibilità di giocare anche con la pioggia.I fairway. Densità dell’erba e giocabili-tà, taglio, condizioni generali di fairway (presenza di aree bruciate, zolle, zone terrose), semirough (“la palla si riesce a trovare e a giocare?”), bunker (tipo di sabbia, estetica), ostacoli d’acqua (inse-rimento armonico nel paesaggio, natura-lezza, stile). I green. Qualità, manutenzione, veloci-

tà di palla e sua variabilità sulle 18 bu-che, angoli del green e della buca. Tee di partenza. Qualità dell’erba, presenza di zolle, solidità della propria posizione sul tee. Il driving range. Servizi, dimensio-ni di tutti gli spazi (delle postazioni co-perte e scoperte, del putting, chipping e pitching green), qualità dell’erba, del-le palline fornite, valutazione dei mae-stri, distanza dal ricovero sacche al cam-po pratica.Servizi del club. Distribuzione/distri-butori di bevande, scelta e disponibili-

tà di snack, qualità di carrelli elettrici e manuali, pulizia delle palline, quantità e qualità delle informazioni sulla posizio-ne delle bandiere, quantità di panchine e loro pulizia, qualità e presenza di toilet-te sul percorso, indicazioni sul percor-so per raggiungere le buche successive e per rientrare in clubhouse, numero e do-tazioni dei golf car disponibili, presenza di marshall o starter. Gli uffici. Si richiedono sia dati ogget-tivi sugli spazi della reception e della clubhouse sia valutazioni più soggettive sulla preparazione e la cortesia del per-

La clubhouse della Montecchia (Padova) e lo spettacolare resort di Verdura, vicino a Sciacca (Agrigento): sono gli altri due club dei cinque che in Italia fanno al momento parte dei Leading Golf Courses

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sonale addetto (e anche “Senza chieder-lo, sei stato informato su possibili restri-zioni sul tee time prenotato, ad esempio se in concomitanza con una gara o par-ti di campo rovinate?”). Inoltre, si chie-de di pensare al tempo di attesa al tee della 1 e se è stato facile prenotare una partenza.Il ristorante. Design e atmosfera de-gli interni, competenza e cor-tesia del personale, varietà e qualità del menu e dei vini, rapporto qualità/prezzo, orari di aper-tura in stagione.Gli spogliatoi. Di-mensioni, pulizia, numero di docce, presenza di asciuga-capelli, asciugamani, ar-madietti.Il pro shop. Design, assorti-mento, assistenza in termini di com-petenza e cortesia, orari di apertura settimanali e giornalieri, possibilità di noleggio.Immagine e marketing. Non passano in secondo piano le proprie impressio-

ni sulla presentazione del golf club sul sito internet (facilità di navigazione, de-sign accattivante e quantità di informa-zioni veicolate) e in quanto Leading Golf Course. Extra. Si chiede di sottolineare se so-no presenti alcuni servizi accessori co-me sauna e bagno turco, piscina, area benessere, solarium, sala TV, sala carte.

Il circolo sottoposto all’esa-me “misterioso” riceverà,

ogni tre test effettuati, un report, che gli ser-virà per concentrar-si su quelle voci che fossero valutate co-me “migliorabili”.Al di là dei vantaggi

pratici e concreti che l’associazione a The Le-

ading Golf Courses com-porta (visibilità, prestigio,

aumento del numero dei soci), dun-que, il golf club insignito del “marchio” riceverà uno strumento irrinunciabile per la sopravvivenza nel difficile mondo di oggi: lo stimolo – mai banale – a cer-care sempre l’eccellenza.

I CIRCOLI IN EUROPA AUSTRIA

Colony Club Gutenhof Golf & Country Club Dachstein Tauern Golf and Sports Club Fontana Golf Club Achensee Golf Club Adamstal Golf Club Gut Murstätten Golf Club Linz St. Florian Golf Club Seefeld-Wildmoos Golf Club Zell am See - Kaprun Golf Eichenheim Golfresort Haugschlag Gut Altentann

GERMANIA Country Club Schloss Langenstein Golf & Country Club Elfrather Mühle Golf & Country Club Motzener See Golf Club Am Habsberg e.V. Golf Club am Reichswald Golf Club Augsburg Golf Club Beuerberg Golf Club Domäne Niederreutin Golf Club Hamburg Wendlohe Golf Club Hamburg-Walddörfer Golf Club Hanau-Wilhelmsbad Golf Club Hardenberg Golf Club München Eichenried Golf Club München-Riedhof Golf Club Schloß Klingenburg Golf Club Schloss Maxlrain Golf Club Schönbuch Golf Club Schwanhof Golf Club St. Leon-Rot Golf Club Ulm Golf Club Wörthsee Golf Club Würzburg Golf- und Country Club Seddiner See Golf- und Land-Club Berlin-Wannsee Golf- und Land-Club Regensburg Golf-Club Gut-Neuenhof e.V. Golf-Club Neuhof Golf-Club Olching Golfanlage Hummelbachaue Golfclub Mannheim-Viernheim Golfclub Schloss Myllendonk Hamburger Golf-Club e.V. Hamburger Land- und Golf-Club Hittfeld Osnabrücker Golf Club Stuttgarter Golf-Club Solitude Wittelsbacher Golfclub

SVIZZERA Golf Club Bad Ragaz Golf Club Gstaad-Saanenland Golf Club Interlaken-Unterseen Golf Club Küssnacht am Rigi Golf Kyburg Golf Sempachersee

ITALIA Golf Club Castelconturbia Golf Club della Montecchia Royal Park I Roveri San Domenico Golf Verdura Golf & Spa Resort

SPAGNA Club de Golf Alcanada Club de Golf Bonmont Son Gual Golf

SLOVACCHIA Penati Golf Resort

TURCHIA Pines Sueno

SCOZIA Turnberry

La clubhouse della Montecchia (Padova) e lo spettacolare resort di Verdura, vicino a Sciacca (Agrigento): sono gli altri due club dei cinque che in Italia fanno al momento parte dei Leading Golf Courses

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Golf Environment Organisation (G.E.O.) è un’organizzazione no-profi t che ha tra i propri obiettivi

la promozione e lo sviluppo di un golf ecosostenibile.

Impegnati nel verde (I.N.V.) è un Riconoscimento Ambientale della Federazione Italiana Golf nato per incentivare sempre di più

il rispetto per l’ambiente anche attraverso la Certifi cazione G.E.O.

no-profi t che ha tra i propri obiettivi la promozione e lo sviluppo di un golf ecosostenibile.

Impegnati nel verde (I.N.V.) è un Riconoscimento Ambientale della Federazione Italiana Golf nato per incentivare sempre di più Federazione Italiana Golf nato per incentivare sempre di più Federazione Italiana Golf

il rispetto per l’ambiente anche attraverso la Certifi cazione G.E.O.

GEO E IMPEGNATI NEL VERDE: NUMERI IN CRESCITA PER IL GOLF SOSTENIBILE

Primi mesi del 2013 all’insegna dell’ecologia: sul fronte Golf Environment Organization sono da registrare cinque nuove iscrizioni, una ri-certifi cazione per il Golf Club La Pinetina e una nuova certifi cazione, quella del Golf della Montecchia. Anche per quanto riguarda i Riconoscimenti ‘Impegnati nel Verde’ i numeri sono stati da record: ben sette, infatti, i circoli premiati. Il Golf Club Parco di Roma, il Golf Club Acaya e il Royal Golf La Bagnaia hanno ottenuto il Riconoscimento nella categoria ‘Acqua’, per aver adottato strategie di risparmio idrico. Per la categoria ‘Energia’ invece sono stati premiati il Golf Ambrosiano ed il Golf Club Menaggio e Cadenabbia, entrambi passati all’uso di energie da fonti rinnovabili. Per il Golf Le Fronde è stato premiato l’impegno per il miglioramento e la conservazione del paesaggio, mentre il Riconoscimento per la categoria ‘Biodiversità’ è andato al Golf Club I Fiordalisi, che ha attuato in questi anni numerosi interventi allo scopo di proteggere le specie animali e vegetali autoctone presenti sul percorso. La consegna dei Riconoscimenti, per mano del presidente federale Prof. Franco Chimenti, è avvenuta sabato 4 maggio nell’ambito del Montecchia Challenge Open, presso il circolo ospitante. Contestualmente è avvenuto il conferimento degli attestati GEO al Golf Club La Pinetina e al Golf della Montecchia, occasione per la quale era presente Kelly Jerome, managing director di Golf Environment Organization. Tutti i golf club sopra menzionati entrano così a far parte della schiera di circoli italiani, che a partire dal 2001 hanno ottenuto una certifi cazione o un attestato nel campo dell’ecologia.

Stefano Boni

www.federgolf.it - www.golfenvironment.org

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Il taglio è senza dubbio l’operazione più importante tra le tante pratiche di manutenzione che interessano il tappeto erboso. Ha un ruolo fi siologico ed estetico ed è indispen-sabile per l’ottenimento di un tappeto erboso regolare denso. Il taglio, asportando una parte dei tessuti vegeta-li della foglia, diminuisce la possibilità di fotosintesi del

tappeto erboso. Riveste poi una grande importanza per quan-to riguarda lo sviluppo radicale del tappeto erboso; esiste in-fatti un legame diretto tra altezza di taglio, profondità raggiun-ta dalle radici e massa radicale sviluppata dal tappeto erboso.Un taglio mal eseguito, poco frequente, irregolare provoca

problemi al tappeto erboso e lo rende suscettibile all’attacco da parte di molti patogeni. Un cattivo taglio apre la strada al-le infestanti.Con questo numero vogliamo approcciare il “problema taglio” cominciando a guardare da vicino le macchine professionali impiegate su tappeto erboso destinato ad uso sportivo. Di ogni singolo gruppo di macchine che andremo ad analizzare, comu-nicheremo le caratteristiche principali e sottolineeremo i con-tenuti tecnici in evoluzione. Sarà pure nostra premura deline-are le tendenze ed andare a “spiare” quanto ci aspetta “dietro l’angolo”. Con questo primo numero, iniziamo la rassegna del-le macchine per la manutenzione dei campi da golf partendo dalle triple da green. Buona lettura.

TRIPLE DA GREEN

di Nicola Zeduri

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Jacobsen Eclipse 322Questa macchina è la prima vera ibrida sul mercato mondiale, ovvero dispone di un motore diesel o benzina di piccola cilindrata che aziona un generatore il quale fornisce energia elettrica per il funzionamento di tutta la macchina.A differenza delle macchine idrostatiche la E322 non lavora a regime costante ma il motore può funzionare come si vuole, anche al minimo, in quanto chi aziona la macchina è il generatore elettrico; in più utilizza per la prima volta un computer che gestisce automaticamente le battute di taglio in funzione della velocità. In pratica si può tagliare anche lavorando al minimo dei giri senza problemi ma con il vantaggio di fare molto meno rumore. Il rumore non è solo l’unico vantaggio rispetto ad una tripla diesel idrostatica:- minor peso (è a metà tra una versione benzina e diesel)- minor rumore (sia per gli operatori che per gli ospiti di alberghi e abitazioni)- minor manutenzione (solo gli ingrassaggi delle teste di taglio)- maggiore durata nel tempo (le parti elettriche si usurano di meno)- eliminazione totale delle perdite idrauliche per rottura dei tubi- costi di gestione nettamente più bassi calcolati in una riduzione di circa il 65% tra risparmio di carburante, cessato acquisto e smaltimento dell’olio idraulico, sostituzione fi ltri oltre ad una drastica riduzione dei tempi di manutenzione.Essendo l’energia elettrica fornita di continuo con alto amperaggio, la macchina dispone di potenza per azionare attrezzi essenziali quali teste Verticut, Groomer, ecc. e l’autonomia di carburante del motore è più che suffi ciente per i tagli giornalieri. La macchina è pulibile anche con getti ad alta pressione senza danno (l’abbiamo sottoposta a diverse prove sul campo) anche per i motori elettrici che azionano le teste di taglio.

Jacobsen Eclipse 322Questa macchina è la prima vera ibrida sul mercato mondiale, ovvero dispone di un motore diesel o benzina di piccola cilindrata che aziona un generatore il quale fornisce energia elettrica per il funzionamento di tutta la macchina.A differenza delle macchine idrostatiche la E322 non lavora a regime costante ma il motore può funzionare come si vuole, anche al minimo, in quanto chi aziona la macchina è il generatore elettrico; in più utilizza per la prima volta un computer che gestisce automaticamente le battute di taglio in funzione della velocità. In pratica si può tagliare anche lavorando al minimo dei giri senza problemi ma con il vantaggio di fare molto meno rumore. Il rumore non è solo l’unico vantaggio rispetto ad una tripla diesel idrostatica:- minor peso (è a metà tra una versione benzina e diesel)- minor rumore (sia per gli operatori che per gli ospiti di alberghi e abitazioni)- minor manutenzione (solo gli ingrassaggi delle teste di taglio)- maggiore durata nel tempo (le parti elettriche si usurano di meno)- eliminazione totale delle perdite idrauliche per rottura dei tubi- costi di gestione nettamente più bassi calcolati in una riduzione di circa il 65% tra risparmio di carburante, cessato acquisto e smaltimento dell’olio idraulico, sostituzione fi ltri oltre ad una drastica riduzione dei tempi di manutenzione.Essendo l’energia elettrica fornita di continuo con alto amperaggio, la macchina dispone di potenza per azionare attrezzi essenziali quali teste Verticut, Groomer, ecc. e l’autonomia di carburante del motore è più che suffi ciente per i tagli giornalieri. La macchina è pulibile anche con getti ad alta pressione senza danno (l’abbiamo sottoposta a diverse prove sul campo) anche per i motori elettrici che azionano le teste di taglio.

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John Deere 2500BMi preme sottolineare alcune caratteristiche particolari delle tripla da green JD 2500B.- Gli elementi da taglio elicoidali sono posti asimmetrici rispetto alla motrice, in modo tale da evitare sovrapposizioni nel giro di chiusura. Invertendo la direzione di taglio, è possibile eseguire il “giro” del perimetro green evitando di transitare con le ruote sempre sullo stesso percorso; ciò assume maggior importanza in caso di adozione di frequenze di taglio elevate!- Il groomer applicato (optional consigliato) sugli elementi da taglio elicoidali è controrotante; ciò lo rende particolarmente effi cace ed aggressivo, per esempio, su infi orescenza della Poa annua, abituale inquinante dei greens di molti percorsi golfi stici Italiani!- I nuovi elementi falcianti permettono regolazioni altezza estremamente rapide e facilitano l’adozione, anche sullo stesso percorso, di altezze di taglio diverse (più alte sui greens più “veloci” e/o in diffi coltà).- La tripla da green JD 2500B incarna la terza generazione di tecnologia ibrida fi nalizzata alla diminuzione dei punti di possibile perdita hyd e alla riduzione dei consumi di carburante.

Caratteristiche tecnicheMotore dieselPotenza 19,6 hp (14,6 kW)Numero cilindri treCilindrata 784 ccFreni due freni a discoVelocità taglio da 0 a 6,4 km/hUnità di taglio 3 (7/11 lame)Velocità da 0 a 13,7 km/hAltezza da terra 10,2 cmSerbatoio 29,9 litri Larghezza (ruote) 129,5 cmLarghezza (taglio) 157,5 cmRaggio sterzata 45,7 cmPeso 637,3 chiliStrumentazioneLed rosso di avviso per pressione olio motore, alternatore, temperatura olio idraulico, temperatura motore. Contaore digitale

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Toro Greensmaster Un’effi cace slogan commerciale recita che “Nessuno conosce le triple da green meglio di Toro”.Vediamo alcune caratteristiche specifi che del modello analizzato.- Toro ha stabilito uno standard di qualità grazie ad un design innovativo e a nuovielementi di taglio con regolazione su due punti (DPA) che assicurano l’esatto allineamento tra la controlama e il cilindro.-I cesti di raccolta Toro sono montati separatamente dagli elementi di taglio in modo che la variazione di peso dei cesti non modifi chi l’altezza di taglio.- È stata migliorata e resa più facile la rimozione del cesto centrale e degli altri accessori.- Risulta particolarmente basso il centro di gravità, che conferisce alla macchina una maggiore stabilità.- I motori sono ad alte prestazioni e silenziosi; garantite pure basse vibrazioni per il massimo confort dell’operatore.-Tutti i punti di manutenzione sono a portata di mano, per la gioia dei meccanici.- Possibilità di montare molteplici accessori per ottimizzare taglio, prestazioni, sicurezza, confort.- Nuovi modelli Trifl ex con elementi di taglio che seguono in modo indipendente la superfi cie del green, a trasmissione idraulica o ibrida.

Caratteristiche TecnicheMotore benzina o dieselPotenza 13,4/17,5 hp (18/23,5 kW)Velocità taglio da 3 a 8 km/hVelocità da 0 a 14 km/hAltezza di taglio 1,6 a 25,4 mmSerbatoio 22,7 litri Larghezza (taglio) 150 cmPeso 629,6 chili

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GOLF CLUB

I R R I G A Z I O N EGolf degli Ulivi - Sanremo

Un impiantodi nuova concezione

Lo storico club della Riviera di Ponente ha deciso un importante investimento, realizzando un impianto di assoluta avanguardia.

Pilotato da computer e gestibile via internet, consente grandissima flessibilità di utilizzo, che si traduce in un importante contenimento

dei costi energetici e in un tangibile risparmio idrico

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Un intervento molto importante quello che il Golf Club degli Ulivi, a Sanremo, ha portato a termine sul suo percorso. Si tratta del nuovo impianto di irrigazione, che consentirà allo storico e intrigante percorso ligure di presentarsi in condizioni perfet-te anche nelle stagioni meno favorevoli. Il campo

del golf si estende per 5.203 metri attraverso il magnifico verde delle colline dell’entroterra sanremese: 18 buche, par 69, con sin-gole buche di difficoltà diversa, per tutti i gusti e tutti i livelli. Tipi-ca la sua struttura a terrazze poste su differenti livelli e ritagliate sui pendii collinari, con la vista del Mar Ligure in lontananza che aggiunge spettacolarità e respiro a tutto il percorso.Quando il circolo venne fondato, Sanremo era già una stazio-ne climatica privilegiata e ancora oggi è una terra dove, duran-te tutto l’anno piove meno che altrove, specie in inverno. Un fattore molto positivo se parliamo di vacanze e di equilibrio

meteorologico legato all’offerta turistica, un po’ meno se stia-mo parlando di buche da golf, in cui il verde deve essere sem-pre adeguatamente irrigato. Il clima normale è dolce, con poco vento, che di solito si esprime in brezze leggere e tiepide che muovono un’aria sempre pura. Proprio per le poche precipita-zioni, come dicevamo, si incontrano molte difficoltà nella ma-nutenzione del campo, dovute alla scarsa disponibilità di ac-qua che cade in modo naturale su fairway e green.Dopo anni di studi e discussioni, inevitabili quando si tratta di un intervento molto importante per le casse di un circolo, la decisio-ne di far partire i lavori. Il Consiglio di Amministrazione del club ligure, guidato dal presidente del sodalizio sanremese, Alberto Biancheri, ha perciò deliberato la necessità di avere un impian-to di irrigazione nuovo e all’avanguardia, capace di risolvere ogni problema legato alla manutenzione del tappeto erboso.I lavori sono iniziati il 19 novembre 2012 e, stranamente, si so-no dovuti confrontare con un periodo invernale davvero ano-malo, molto piovoso, che a detta dei sanremesi non si ricordava

di Vittorio Bersotti*

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addirittura da 200 anni. Abbiamo avuto infatti una sessantina di giorni caratterizzati da precipitazioni, nonostante le quali, a fine maggio, erano stati completati i lavori su sette buche.Il greenkeeper del circolo Golf degli Ulivi, Claudio Polesel, con la sua squadra, e la ditta Acqua & Verde di Paolo Lecchi hanno svolto un lavoro professionale e studiato nei minimi particola-ri, cercando di mantenere comunque per quanto possibile il per-corso agibile durante la realizzazione dell’intervento.Sono da sottolineare alcune caratteristiche tecniche innova-tive, che rendono l’impianto sanremese all’avanguardia e fra i primi in Italia ad adottare determinate soluzioni. Ad esempio esiste la possibilità di gestire addirittura i singoli irrigatori, do-te che ovviamente consente un’irrigazione mirata in zone che hanno differenti necessità idriche. C’è inoltre il controllo del-la variazione delle temperature a livello del tappeto erboso, che consente di programmare in modo flessibile l’irrigazione. Sempre sul versante del contenimento dei consumi, sia idrici che energetici, è importante anche l’inverter lavoro a chiama-

ta, che consente di utilizzare solo determinate quantità, in ba-se alle esigenze. Tutte queste caratteristiche consentono un effettivo risparmio, riducendo al minimo gli sprechi e conte-nendo in maniera tangibile i volumi di acqua utilizzati. Buone notizie quindi anche a livello ecologico.Fra gli altri dati da segnalare una messa in sicurezza ogni 150 metri, per scarico fulmini a terra. Tutti gli irrigatori sono mon-tati su giunti snodati, in base a depressioni seguendo l’anda-mento del terreno con monocavo FG7. Il nuovo impianto di ir-rigazione del Golf degli Ulivi può essere gestito da un accesso remoto, anche utilizzando un palmare via Internet. L’utilizzo avviene in base a settori e zone su cui si può operare separa-tamente. A completamento di tutta la parte di gestione, gli ad-detti al campo possono utilizzare differenti test, che attraverso un dialogo continuo fra computer e modulo verificano le con-dizioni del percorso sanremese.

* Direttore Golf degli Ulivi - Sanremo

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di Michela Ferro

Nel settore dei prodotti per campi da golf, dall’unione di tre note real-tà (Ferro Dodici, Greenmakers by Nelson & Vecchio e Greenmakers

Golf & Leisure) è nata Ferro Dodici Grup-po srl. Si tratta di un importante network di aziende unite nel panorama italiano ed euro-peo, per rafforzare e consolidare le posizioni di mercato nazionali e internazionali, apren-do insieme nuovi scenari resi possibili da un’offerta e un servizio completo per cam-pi da golf, driving range e strutture dedicate al turismo, allo sport e al tempo libero. Una grande scommessa per un gruppo d’impren-ditori che guarda con ottimismo al futuro del golf italiano ed europeo, offrendo prodotti e servizi specializzati e altamente tailor-made.Ferro Dodici è una delle aziende leader nell’allestimento di campi da golf e driving range attiva sul territorio italiano da oltre vent’anni, con prodotti e servizi sempre all’avanguardia. Infatti distribuisce marchi quali Standard Golf, Range Maxx, Paragon, Derone Enterprise, Srixon e molti altri an-cora, oltre ad avere sviluppato una linea di segnaletica coordinata e diversi articoli

made in Italy, marchiati Ferro Dodici. Negli ultimi dieci anni ha contribuito a portare il golf all’interno di strutture alberghiere, cen-tri sportivi polifunzionali, terrazzi e giardini privati con il progetto Area Training Golf, che prevede piccole strutture per la pratica e putting green in erba sintetica. Greenmakers by Nelson & Vecchio è una società internazionale specializzata nella costruzione e ammodernamento di campi da Golf e Resort, che si occupa an-che di progetti legati all’architettura del pa-esaggio. La società nasce in Scozia, la patria del golf, e opera soprattutto in Danimar-ca ed Estonia. Fondandosi sull’esperienza di entrambi i soci, David Nelson e Gaeta-no Vecchio, in materia di golf e costruzio-ni, la società si propone come partner idea-le a livello europeo garantendo un servizio accurato e di altissimo livello dall’ideazione al completamento di ogni campo. Greenma-kers by Nelson & Vecchio ha sedi dislocate in tutta Europa e vanta un team multicultu-rale ed è così che riesce a creare, per ogni lavoro, una rete a livello locale di dipenden-ti, fornitori e professionisti per offrire il me-glio di ogni realtà in cui opera.È da un progetto sviluppato ad hoc dall’ar-

chitetto di golf Willy Moroder che nasce l’in-novazione proposta da Greenmakers Golf & Leisure: putting green e grandi struttu-re in erba sintetica da realizzare su aree di diversa natura come campi da tennis e roof garden. L’originalità del progetto sta proprio nella conversione di spazi inutilizzati all’in-terno degli alberghi in aree Training Golf che possono diventare un elemento di richiamo ed un importante strumento di marketing per centri sportivi, hotel e strutture turisti-che e residenziali. Con questa idea, Green-makers offre un “passepartout” verso un seg-mento di mercato in forte espansione: quello del sempre crescente turismo del golf.

Per maggiori informazioni: Ferro Dodici Gruppo srl, Via Barro, 76/A – 28045 Invorio (NO), tel. 0322 254142, [email protected], www.ferrododici.com

È nato un network che soddisfa la richiesta di prodotti e servizi in campi di golf, driving range e strutture per turismo e tempo libero

Una società che vale per tre

A Z I E N D EFerro Dodici Gruppo

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