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by GOLF&TURISMO Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore ESTATE 2014 GRANDI ARCHITETTI Incontro con Kyle Phillips INCHIESTA Campi pratica: nuovi golfisti cercasi TECNOLOGIA Misurare i parametri dei green GOLF & TERRITORIO Il recupero di aree depresse INTERVISTE Federico Brambilla Mauro Guerrini Maurizio Zani ECOLOGIA & AMBIENTE Il protocollo di BioGolf

04 Professione Golf Club Estate 2014

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ESTATE 2014

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GRANDI ARCHITETTI

Incontro con Kyle Phillips

INCHIESTA

Campi pratica:nuovi golfi sti cercasi

TECNOLOGIA

Misurare i parametri dei green

GOLF & TERRITORIO

Il recupero di aree depresse

INTERVISTE

Federico BrambillaMauro Guerrini

Maurizio Zani

ECOLOGIA & AMBIENTE

Il protocollo di BioGolf

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inserzione-Brilliant8-2012-215x285.indd 1 28.11.2012 15:52:36 UhrGABBIA PUBB SCIARE.indd 4 30/10/13 17.43

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PROFESSIONE

GOLF CLUBTrimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno II - numero 4 - luglio 2014 - 8,00 euro

Direttore Responsabile: Fulvio [email protected]

Redazione:[email protected] Ronchi (02 42419313), Federica Rossi (02 42419315), Roberta Vitale (02 42419236)

Comitato tecnico: Arnaldo Cocuzza (Club Managers Association of Europe), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Wolfgang Kuenneth (The Leading Golf Course), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Franco Piras (European Institute of Golf Course Architects), Nicola Zeduri (consulente tecnico)

Hanno collaborato a questo numero:Silvia Audisio, Roberto Ballini, Stefano Boni, Maurizio Bucarelli, Antonella Carbone, Lucio Colantuoni, Isabella Calogero, Paolo Croce, Alessandro De Luca, Roberto Lanza, Carlo Manca, Paolo Montanari, Filippo Motta, Fabrizio Pagliettini, Franco Piras, Roberto Roversi, Riccardo Tirotti, Andrea Vercelli, Nicola Zeduri, Roberto Zoldan

Grafica e impaginazione: Mario Monza(02 42419221) - [email protected]

Creative Director: Patrizia Chiesa

Editore: Go.Tu. Surl

Presidente: Alessandro Zonca

Vice Presidente: Silvio Conconi

Direttore nuovi progetti editoriali e area Internet: Fulvio Golob

Direzione, redazione, amministrazione:Via Winckelmann, 2 - 20146 MilanoTelefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 [email protected]@professionegolfclub.it

Sito web: www.professionegolfclub.it

Abbonamenti:02 424191 - 02 42419217 - [email protected](L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento)

Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano.

Concessionaria esclusiva per la pubblicità:Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 MilanoTel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - [email protected]

Amministratore Delegato: Alessandro Zonca

Responsabile di testata: Alessio Maggini(02 42419249) - [email protected]

Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo(02 42419229) - [email protected]

Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.

Stampa: Grafica Metelliana Spa Via Gaudio Maiori, Zona Ind. - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno)© 2014 Go.Tu. Surl

S O M M A R I OESTATE 2014

EDITORIALE - Un treno da prendere al voloFulvio Golob 3ECOLOGIA E AMBIENTE - Il protocollo di BioGolfPaolo Croce 4ICS - Circoli svegliatevi!Carlo Manca 7AITG - Meeting: Momenti da ricordare 8AITG/FEDERGOLF - Tappeti erbosi-Un giorno bellissimoAlessandro De Luca e Fabrizio Pagliettini 12NEWS - Notizie dall’Italia e dall’esteroFederica Rossi, Roberta Vitale, Andrea Ronchi 14CONVEGNI - Il grande turismo arriva in ItaliaSilvia Audisio 18PERSONAGGI - Kyle PhillipsFederica Rossi 20DESIGN - L’Old CourseFranco Piras 24PRESIDENTI - Brambilla: innovare per creareAndrea Ronchi 26THE LEADING GOLF COURSES - I magnifi ci setteRoberta Vitale 30SERIOUS GOLFERS - Giocare avanti serve o no?Filippo Motta 32INCHIESTA - Campi pratica 2: La fabbrica dei golfi stiMaurizio Bucarelli 34INCHIESTA - Veneto docetIsabella Calogero 44DIRETTORI - Guerrini: l’Ammiraglio dell’OlgiataRoberto Zoldan 50GOLF E DIRITTO - Quattro tipologie di LavoroAntonella Carbone 54AIAG - Un anno vissuto intensamentea cura della Associazione Italiana Arbitri di Golf 58AMBIENTE & ECOLOGIA - In pieno recuperoRoberto Roversi 60SUPERINTENDENT - Zani: 29 anni di FranciacortaRoberto Lanza 68MANUTENZIONE - Dry Spot e agenti umettantiNicola Zeduri 71GREENKEEPING - Misurazioni: velocità, linea o...Roberta Vitale 74LOTTA INTEGRATA - I funghi antagonistiNicola Zeduri 78GOLF CLUB CAVAGLIA’ - Al via i lavori per le seconde 9Roberto Lanza 80

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Un’occasione irripetibile. Ma abbiamo paura che pos-sa venire sprecata. A Villa Erba, sul Lago di Como, dal 27 al 30 ottobre si tiene l’International Golf Tra-vel Market (IGTM), il più importante appuntamen-

to annuale “business to business” della comunità globale che ruota attorno al turismo golfistico. Viene organizzata in collaborazione con la IAGTO (International Association of Golf Tour Operators) dal maggiore gruppo fieristico del mondo, Reed Exhibitions, per cui abbiamo avuto il piace-re di lavorare circa quattro anni sul finire del secolo scor-so. Conosciamo perciò bene l’alto livello di professionalità del gruppo Reed Elsevier, che nel comparto espositivo ge-stisce ogni anno oltre 500 eventi in una quarantina di Pae-si, con sei milioni di visitatori, e che nel golf sottolinea la sua assoluta leadership organizzando anche l’appuntamen-to fieristico numero uno nel nostro settore, il PGA Show di Orlando, in Florida.Tutto questo solo per dire, per chi non lo sapesse, che l’I-GTM è una cosa seria, molto seria e non una fierucola da piz-za e fichi. Lasciamo però all’articolo dell’amica Silvia Audi-sio, media manager italiana dell’avvenimento, il compito di presentarvi il 17° IGTM, con le cifre da capogiro che ruotano attorno agli espositori e ai buyer coinvolti. Lo troverete a pa-gina 18. Ci sembra però opportuno sottolineare come negli ultimi otto anni ben cinque edizioni abbiano avuto luogo in Spagna (due a Marbella, una a Malaga, una a Valencia e un’al-tra, nel 2013, in Costa Dorada), rimarcando in modo quasi monopolistico la vocazione iberica per il turismo golfistico, di cui viene considerata prima nazione in assoluto.Grandissimo perciò il merito di aver portato l’IGTM in Ita-lia, che va consegnato a quattro attori principali, comin-ciando dal Comitato Regionale Lombardo della Federgolf, nelle persone del suo presidente Carlo Borghi e del consi-gliere Roberto Brivio, da anni impegnati nel progetto. C’è poi la Regione Lombardia (nonostante la sarabanda di as-sessori al turismo che si sono succeduti dalla candidatura ad oggi), il consorzio del Lago di Como e Villa Erba, l’area fieristica di Cernobbio che consentirà di fare affari in una fra le più belle strutture espositive del mondo.E allora, nonostante queste premesse che sembrano molto favorevoli, perché potrebbe essere un’occasione perduta? In-nanzitutto perché la nostra Agenzia Nazionale del Turismo, l’Enit, al momento in cui stiamo scrivendo non si è ancora fatta sentire dagli organizzatori. E i tempi ormai, nonostante manchino tre mesi (agosto togliamolo pure dal calendario...), cominciano a diventare stretti. Non avere una presenza istitu-zionale, in quanto Paese con straordinaria vocazione turistica e con grandi opportunità finora inespresse in campo golfisti-co, sarebbe già di per sé un peccato mortale.

Bisogna poi ricordare che l’IGTM, essendo una fiera profes-sionale, non è aperta al pubblico. Anche se si sono acquista-ti stand o ci si è accreditati per partecipare, è indispensabi-le in anticipo creare contatti e prendere appuntamenti, fra gli espositori da una parte e i circa 300 buyer preventivati dall’altra. Se questo delicato e fondamentale lavoro di cuci-tura di rapporti non viene realizzato nel periodo anteceden-te il Market, si rischia di sfruttare solo in minima parte le grandi potenzialità dei quattro giorni di Villa Erba.Un ulteriore aspetto da valutare, e che probabilmente in realtà è quello fondamentale, riguarda il prodotto. Il golf in questo ca-so non è diverso da un paio di scarpe, da una bottiglia di vino, da un’automobile. L’offerta deve essere precisa, ben preparata, con pacchetti completi che comprendano albergo, gioco e ser-vizi, molto meglio se con possibilità di avere a disposizione più percorsi a 18 buche. È per questo che, come diciamo ormai da anni fino alla nausea, bisogna fare rete e creare gruppi di cir-coli, con hotel annessi o comunque vicini, per riuscire a mo-dulare l’offerta su differenti fasce di prezzo, in base alla durata del soggiorno e al livello dei servizi. Ci sono, finalmente, alcu-ni consorzi come quelli dell’Emilia Romagna, dell’Alto Adige - Südtirol e dei laghi (Como, Garda e Maggiore) e non bastano più le dita di due mani per contare i resort di livello internazio-nale, ma moltissimo resta ancora da fare.Dall’organizzazione ci arriva un’altra preoccupata constata-zione. La forza di un evento come l’IGTM è di avere a di-sposizione, nella propria zona di interesse, molti buyer pro-venienti da ogni area mondiale. La prima cosa da fare è invitarli, prima e dopo i giorni del meeting, a un “fam trip”, a un viaggio che permetta di scoprire campi e strutture, toc-cando con mano l’offerta del nostro Paese. Ebbene, al mo-mento pare che pochissimi si siano mossi in questa direzio-ne, rischiando così di gettare alle ortiche un’opportunità incredibile. Gli altri poi non stanno certo a guardare. Peter Walton, ceo della IAGTO, a inizio anno ha dichiarato che la grande mag-gioranza dei membri dell’associazione (2.140 fra resort, per-corsi, alberghi e tour operator golfistici distribuiti in 97 na-zioni) erano molto soddisfatti dell’andamento generale per il 2013, che si andava a sommare sul dato consolidato già noto del 2012 (+9,3%). E le ipotesi per l’anno in corso sem-bravano orientate alla crescita, molto forte in Paesi come - citiamo - “Spagna, Sud Africa, Scozia, Repubblica Domi-nicana, Malesia, Irlanda, Abu Dhabi, Messico, Portogallo, Turchia e Tailandia”. Una concorrenza agguerrita e già sul mercato, più o meno compatta, da anni. A noi prendere al volo il treno dell’IGTM 2014.Potrebbe essere uno degli ulti-mi per tornare in corsa.

[email protected]

Un treno da prendere al volo

E D I T O R I A L EFulvio Golob

Per far quadrare i conti, i circoli italiani stanno scoprendo l’importanza del turismo. E a ottobre avremo in casa nostra l’IGTM...

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Il protocollo di BioGolf

A settembre si potrebbe raggiungere un traguardo atteso da anni, con un progetto capace di aiutare il golf italiano a ripensare il suo modello

di sviluppo. Ci vogliono risposte concrete per immaginare un nuovo futuro, senza compromessi e capace di soddisfare le richieste del mercato

Il salto vincente di Dick Fosbury nelle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. Il suo salto all’indietro rappresentò una vera rivoluzione in atletica, un “progetto impossibile” che invece raccolse eccezionali risultati.

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5 E C O L O G I A & A M B I E N T ELa sfida del terzo millennio

A venticinque anni esatti di distanza dalla prima manifestazione di serio interesse da parte del mondo del golf nei confronti delle problemati-che ambientali, forse un grande risultato stori-co è alle porte. La cautela è sempre doverosa quando si tratta di accordi tra grandi organiz-

zazioni e le sorprese dell’ultima ora sempre possibili quan-do si affrontano tematiche che vedono coinvolto lo sport, il golf appunto, ma soprattutto l’ambiente e l’economia turisti-ca del nostro Paese. Comunque siamo vicini alla conclusio-ne dell’impegno che il tavolo di lavoro si è preso nel gennaio di quest’anno. Grazie all’ospitalità dell’Istituto per il Credi-to Sportivo nella persona di Carlo Manca e grazie ovviamen-te alla fattiva partecipazione di tutti gli intervenuti, siamo in dirittura finale per presentare pubblicamente, probabilmente nel corso del prossimo mese di settembre, il protocollo defi-nitivo del progetto BioGolf, un nuovo modo per intendere lo sviluppo del golf in Italia. Ci sarà modo, al momento della diffusione del protocollo, di discutere più nel dettaglio le linee guida che hanno ispirato il progetto. Si vuole in questa sede invece riprendere un con-cetto già più volte espresso, ma che vede le dirigenze golfi-stiche - e soprattutto quelle che gestiscono il territorio e le economie locali - ancora poco reattive e relativamente inte-ressate. Si tratta in pratica di dare risposte concrete ad in-terrogativi che da tempo i settori più avanzati della società - come tecnici del settore dotati di progettualità, dirigen-ti sportivi illuminati, ambientalisti concreti e di buon senso, amministratori locali capaci e industriosi - pongono ormai con insistente ripetitività. Come immaginiamo il futuro del nostro golf? Siamo pronti ad affrontare le sfide sportive, eco-nomiche, ambientali che il terzo millennio ci pone giornal-mente di fronte? Vediamo di fornire alcune risposte, magari non le più esaurienti, né forse le più complete, ma che ci pos-sono fornire un progetto concreto di sviluppo.Sotto il profilo strettamente golfistico sappiamo bene di vi-vere giorni assai grami. Estrapolando i dati statistici forniti dalla FIG, il 2014 ci accoglie con un 9,43 % di golfisti in me-no rispetto al 2012, ma soprattutto con un 13° posto in am-bito europeo, superati da paesi quali Svezia, Olanda, Spagna, Austria, Danimarca, Finlandia, Norvegia, per non parlare di Irlanda e Scozia, tutte nazioni con numero di abitanti netta-mente inferiore al nostro. Con 238 impianti (esclusi campi pratica e promozionali) siamo all’ottavo posto in Europa, e dal punto di vista del rapporto tra tesserati e impianti con 222 tesserati/campo scivoliamo addirittura al 18° posto, supera-ti persino dall’Islanda. Se poi confrontiamo i dati 2013 con i precedenti del 2012, lasso di tempo nel quale l’Italia ha subi-to un decremento di circa un 3% dei propri tesserati, scopria-mo che il nostro paese è al 15° posto in Europa e che i pri-mi 10 posti sono occupati da nazioni che hanno ricominciato a crescere sotto il profilo dei nuovi adepti golfisti. D’accor-

do la crisi economica, che certamente ha colpito più il nostro Bel Paese che altre nazioni del continente, ma siamo di fron-te a numeri preoccupanti che ci devono far riflettere e proba-bilmente immaginare nuove idee e strategie. Occorre infatti rendersi conto che siamo davanti ad una crisi che è struttura-le e di conseguenza occorrono rimedi sotto il profilo dell’of-ferta, della qualità, della tipologia e della localizzazione del-la nostra impiantistica.Nonostante la ridotta occupazione dei nostri campi (vedi sta-tistica sopra citata) siamo infatti nella necessità di realizza-re comunque nuovi impianti ed il motivo di questo apparente paradosso è assai semplice: il prodotto che siamo attualmen-te in grado di offrire non soddisfa le richieste della potenzia-le clientela golfistica. Quest’ultima infatti tende ad indirizzar-si (salvo ovviamente sempre possibili eccezioni) su impianti urbani a basso costo di esercizio (mercato italiano) e su com-plessi turistici che devono fare della qualità, ma anche della progettualità globale, il loro punto di forza (mercato locale ed internazionale). Chi bene conosce il mondo autoctono del

golf non può non rendersi conto che una congrua parte dei nostri impianti soffra di carenze determinanti sotto l’aspet-to della localizzazione geografica, dell’insufficiente bacino di utenza e spesso con target di potenziali fruitori non correla-to allo standard qualitativo offerto. Queste strutture golfistiche “nate sbagliate” sono obiettiva-mente ardue da salvare se non a prezzo di ulteriori cospi-cui investimenti dal ritorno incerto e di difficile quantifica-zione. Tali iniziative, per decenni (fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso) hanno monopolizzato la crescita del no-stro sport, tanto da restituire al mondo esterno un’immagine del golf legata alla speculazione immobiliare (il golf fa ven-dere le case...), oppure al resort di superlusso destinato ad un turismo di prestigio, senza rendersi conto che in questo settore la concorrenza andalusa piuttosto che dell’Algarve, dell’Egitto, della Turchia e della stessa Costa Azzurra, è in grado di praticare prezzi assai più bassi ed offrire molto di più. Questo vecchio modo di intendere lo sviluppo del no-stro golf da parte della quasi totalità delle nostre dirigenze e dei nostri imprenditori ha, di fatto, cristallizzato il settore e

di Paolo Croce

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GOLF CLUB

“Esiste in Italia la necessità

di realizzare nuove strutture

e di dimenticarne invece altre ‘nate

sbagliate’ e ardue da salvare,

se non a prezzo di ulteriori cospicui

investimenti dal ritorno incerto”

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questa sclerotizzazione ha impedito la nascita di nuove idee, progetti e innovazioni che da tempo sono in corso di speri-mentazione del mondo golfistico avanzato. L’incapacità poi tutta italiana di “fare sistema”, cioè di programmare nel tem-po e nei luoghi, la realizzazione di nuove strutture, attraverso una concertazione che possa vedere impegnate tutte le parti coinvolte (dalle amministrazioni locali agli imprenditori, dal-le dirigenze golfistiche al mondo ambientalista), ci fa trovare assolutamente impreparati quando il mercato volge al peggio e la crisi soffoca investimenti e iniziative. Quanto esposto sopra ha poi naturalmente favorito una for-te contrapposizione da parte di tutti coloro che vedono nel-la difesa e nella salvaguardia dell’ambiente uno strumento determinante per la crescita economica, la difesa del territo-rio e lo sviluppo del turismo. Si viene così a creare un altro incredibile paradosso: proprio il golf, che “consuma” il ter-ritorio in modo assai più rispettoso di qualsiasi altra attività del genere umano, viene identificato come un grimaldello per la cementificazione e l’impermeabilizzazione dei suoli, oltre che per la speculazione pronta cassa. Uscire da una situazione così descritta è certamente non fa-

cile e richiede grande apertura ed elasticità mentale da parte di tutti i settori coinvolti. Anzitutto evitare di tacciare come visionari coloro che propongono progettualità più avanzate, ma soprattutto accettare il fatto che un sistema di sviluppo del nostro golf, quello che ci ha fin qui accompagnato, è falli-to e che occorra finalmente lasciare spazio a nuove idee, nuo-ve persone, nuove proposte. BioGolf è, appunto, una proposta in tal senso ed intende co-niugare la sostenibilità economica di un’iniziativa golfistica con la sua altrettanto importante sostenibilità ambientale. Da questo connubio può nascere un modello di sviluppo del gioco del golf più rispondente alle esigenze di difesa del terri-torio, di incremento delle entrate legate al flusso turistico, di allargamento della base di utenti e degli appassionati di que-sto sport. Siamo sognatori? Ci nutriamo di progetti impossi-bili? Ci culliamo con visioni irreali? Forse... Ma se è per que-sto senza Fosbury oggi non si salterebbe al contrario, senza Gagarin non ci sarebbe stata la “conquista dello spazio”, sen-za Bill Gates e Steve Jobs il mondo non sarebbe migliore o peggiore, ma sicuramente diverso. Per crescere e progredire, forse anche i visionari servono.

Una foto singolare ma piuttosto interessante: è stata scattata al golf club di Brioni, dove i green del percorso istriano all’interno di un parco sono realizzati in sabbia anziché in erba, per motivi di carattere ambientale

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Circoli svegliatevi! L’esortazione del Presidente Chimenti ai circoli in occasione dell’Italian Golf Show di Parma ha conferito uffi cialità ad

una realtà che tutti i Club italiani avevano già toccato con mano nell’ultimo triennio. La crisi che la nostra economia sta attraver-sando ha colpito anche la pratica sportiva ed il golf non è rimasto indenne. Con il ri-dursi della capacità di spesa delle famiglie i primi ad essere tagliati sono i consumi “vo-luttuari”. Anche se lo sport viene ormai per-cepito quasi come un bisogno primario è inevitabile che in momenti di diffi coltà eco-nomica, reale o percepita, a farne le spese siano i consumi elastici. I dati relativi al tesseramento federale confermano una tendenza negativa con la perdita del 2,94% di tesserati nel 2012 e di un ulteriore 5,76% nel 2013, anche se i dati uffi ciosi del 2014 sarebbero in lie-ve controtendenza. Questo per i circo-li si traduce nella riduzione delle entrate per quote associative, per servizi comple-mentari come armadietti e deposito sac-che, e altri ricavi quali iscrizioni gare e noleggio cart. In forte diminuzione anche l’abitudine a giocare gare in circoli diver-si dal proprio, con conseguente riduzione dei green fees. La contrazione dei “con-sumi” golfi stici ha già mietuto alcune vit-

time a livello nazionale. Ma tutti i circoli, anche i più consolidati sotto il profi lo del-la base associativa, hanno avvertito il fe-nomeno.La crisi economica ha stimolato la ricerca da parte dei giocatori di soluzioni più eco-nomiche in circoli più basici o che pratica-no condizioni più favorevoli per incremen-tare la propria base associativa, fenomeno da molti defi nito “nomadismo” del golf che ha aggravato la situazione di molti per-corsi a causa di una concorrenza al ribas-so della quale tutti hanno risentito nega-tivamente. Sono immuni, almeno in gran parte, i circoli “storici” e/o con base socia-le consistente e consolidata con un livello di servizi elevato che hanno mantenuto o raccolto la clientela più facoltosa che è al-la ricerca di maggiore qualità.Anche i circoli molto basici ed economici sono stati paradossalmente avvantaggia-ti dal momento di crisi perché praticanti tariffe basse alla portata di chi intende ri-durre il proprio impegno economico per giocare a golf. I circoli di livello qualitati-vo medio sono quelli che maggiormente hanno risentito della crisi. Per questi so-no indispensabili interventi radicali qua-li il forte miglioramento delle strutture e dei servizi, quindi della qualità, che però trova il suo limite nella rispondenza di un mercato in recessione, o la valorizzazione di attività puramente “commerciali” qua-

li il mercato dei turisti golfi sti, gli even-ti ed altro. Attività per le quali le struttu-re in essere sorte per un utilizzo da parte di soci tradizionali non sono sempre ade-guate. Percepire il cambiamento del mer-cato del golf può portare alla necessità di investimenti per rendere le proprie strut-ture compatibili per un servizio più quali-fi cato (palestre, Spa e altre strutture che rendano il circolo l’unico fornitore di un servizio sportivo diversifi cato) e per crea-re fonti di ricavo fi no ad oggi estranee ai circoli tradizionali ma più in linea con un più ampio e diversifi cato utilizzo degli im-pianti (sale meeting, sale eventi, servizi per turisti golfi sti). Investire in un momento di recessione nel quale le risorse economiche scarseggia-no è possibile solo attraverso l’accesso al credito. E questo è il ruolo che il Credito Sportivo può assumere, con i suoi fi nan-ziamenti agevolati e le sue soluzioni dedi-cate per il golf. Ma per accedere al credito è indispensabile che il progetto gestiona-le sia sostenibile. Un’attenta rifl essione su come indirizzare l’attività del comples-so golfi stico e una razionale pianifi cazione sono indispensabili prima di procedere ad interventi strutturali che vogliono rendere una struttura in grado di fornire un servi-zio migliore ai soci e incrementare entrate diverse senza le quali ormai è diffi cile ga-rantire un pareggio di bilancio.

Circoli svegliatevi!I S T I T U T O P E R I L C R E D I T O S P O R T I V O

Investire per superare la crisi

di Carlo Manca

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GOLF CLUB

La club house di Montecchia, circolo che ha operato importanti investimenti fi nanziati dall’Istituto per il Credito Sportivo

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Lunedì 10 e martedì 11 marzo due giorni di interessanti in-contri, ma anche di festa e di importanti appuntamenti so-ciali, allo Chervò Golf Resort, già in altre occasione sede dei

meeting AITG. Il titolo dell’incontro di prima-vera era “Insieme per crescere e ripartire: per-ché credere nell’AITG”. Molti e qualifi cati gli interventi nelle due giornate: dopo l’introdu-zione del presidente dell’Associazione, Fabri-zio Pagliettini, fra gli altri si sono avvicenda-ti al microfono Alessandro De Luca, Paolo Croce, Alessandro Bertolini, Giovanni Nava, Edoardo Cognonato, Gianfranco Giancarli e i rappresentanti dello Studio Martinelli Rogo-lino. Undici i candidati ai titoli di “Club Ma-nager e Course Manager dell’Anno”. Dopo le votazioni, sono stati eletti per il 2014 Gauden-zio Bonomini (Club Manager del Molinetto) e Mauro Mantovani (Course Manager di Udi-ne). Appuntamento per il prossimo meeting a novembre, in quel di Modena.

Momentida ricordareNello scorso marzo, l’appuntamento di primavera si è tenuto allo Chervò Golf Resort ed è stato un vero successo... di pubblico e di critica

M E E T I N G e R I C O N O S C I M E N T IAssociazione Italiana Tecnici di Golf

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Momenti del meeting di primavera. Qui sopra, il vicepresidente della Federgolf Toni Bozzi (al microfono) e accanto a lui Costantino Rocca. A destra, consegna della targa a Gaudenzio Bonomini, eletto Golf Manager dell’anno.

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GOLF CLUB

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Gaudenzio BonominiHa iniziato a 12 anni (1964) come caddie al Golf Club Verona, di-

ventando prima aiuto Caddie Master e, nel 1970, aiuto Segretario con il Diretto-re Raimondo Papadato. Nel 1973 ha con-seguito il diploma di perito agrario, dal 1976 al 1979 è stato Segretario al Golf Club Asiago e dal 1980 al 1983 Segreta-rio al Golf Club Villa Condulmer. Esatta-mente trent’anni fa (1984) è approdato al Golf Club Molinetto come Segretario e tutt’oggi vi lavora come Direttore del Club. Ho fatto parte dell’organizzazione dell’Open d’Italia del 1985 e ha seguito personalmente tutti i restyling del cam-po milanese che si sono succeduti nel corso degli anni.

Walter GabaglioÈ nato il 5 marzo 1956 a Locate Varesino, in pro-vincia di Como e ha ini-

ziato la sua attività al Golf Club Monti-cello nel 1977, dove tutt’ora ricopre la carica di Direttore. È inoltre diventato

Arbitro Nazionale a partire dal 1990 e ri-copre anche la funzione di Responsabile della Sezione Zonale Regole Lombardia. Nel 2009 ha conseguito il diploma al 2° Master in Golf Management & Turismo.

Francesca GrinerÈ nata nel 1957 a Mila-no. Ha iniziato la sua at-tività al Golf Club Cer-

vino occupandosi dell’organizzazione del golf e della promozione turistica. Ha quindi lavorato per il Golf Club Garlen-da, per il St. Anna Golf e dal 2012 è diret-tore presso il Golf Colline del Gavi. Ha conseguito il Diploma di Segretario e di Giudice Arbitro Internazionale. Nel 2009 ha infine ottenuto il diploma al 2° Master in Golf Management & Turismo.

Mauro GuerriniIl Direttore dell’Olgia-ta, cui fra l’altro dedi-chiamo un servizio in

questo numero, è nato nel 1954 a Bol-sena (Viterbo). Si è laureato in arche-

ologia e nel 1970 ha cominciato a lavo-rare presso la Segreteria del Golf Club Courmayeur, dove nel 1976 è diventato Segretario. Successivamente ha conti-nuato l’attività come Direttore dappri-ma alla Pinetina, dal 1980 al 1983, e poi all’Olgiata, dal 1984 al 1990. Dal 1991 al 1996 ha ricoperto la carica di Diretto-re della Società Golfitalia (manutenzio-ne aree verdi), dal 1996 al 1999 è passa-to al Marco Simone e dal 1999 al 2001 a Roma Acquasanta. Dal 2001 al 2003 Guerrini si è spostato come Direttore al Parco di Roma, per rientrare dal 2003 all’Olgiata.

Bruno OlivettiNato nel 1966 a S. Mau-rizio Canavese (Torino), si è diplomato in ragio-

neria e nel 1986 ha cominciato come aiu-to Caddie Master ai Roveri, incarico che ha ricoperto fino al 1990. Quindi ha la-vorato per i circoli di San Valentino, Des Iles Borromées, Le Fronde, Tanka, San-remo, per approdare infine a Garlenda, circolo dove lavora in questo periodo. Contestualmente ha conseguito il Diplo-ma di Segretario e di Giudice Arbitro In-ternazionale.

Maurizio SerafinNato a Oderzo in provin-cia di Treviso, nel 1956 ha conseguito il Diplo-

ma di Geometra presso l’Istituto Fos-sombroni di Grosseto e dal 1980 è sta-to assunto al Golf Club Punta Ala con la qualifica di aiuto Segretario, accanto a uno dei fondatori del circolo, il grande Giulio Cavalsani, che fra l’altro ha anche disegnato il percorso del celebre club grossetano. Iscritto all’AITG dal 1981, nel 1986 è di-ventato Segretario Sportivo e nel 1998 Direttore/Segretario generale, sempre del Golf Club Punta Ala. Dal 1989 è Giu-dice Arbitro Regionale e dal 1993 Giudi-ce Arbitro Nazionale.

I Club Manager candidati per il premio 2014

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M E E T I N G e R I C O N O S C I M E N T IAssociazione Italiana Tecnici di Golf

MicheleDeianaÈ nato nel 1976 e dopo aver conseguito il diplo-ma di geometra ha inizia-

to a svolgere la mansione di Greenkeeper presso il Golf Club Le Colline, dal 2000 al 2004. Dal 2004 al 2007 ha lavorato al fianco del Superintendent Mario Bovone durante la costruzione del percorso del Golf Club St. Anna, per poi passare al Golf Club Vil-la Paradiso dal 2007 al 2010 e al Golf Club Feudo di Asti dal 2010 al 2012. Dal 2012 ri-copre il ruolo di Superintendent presso una delle strutture più recenti e prestigio-se d’Italia, il Verdura Golf & Spa Resort.

Mauro MantovaniÈ nato ad Ariano Polesine (Rovigo) nel 1959. Diplo-mato in agraria, da sem-

pre lavora nel golf e nel 1993 ha consegui-to il diploma di Superintendent. Dal 1972 al 1979 ha progressivamente incrementa-to la propria attività, prima solo estiva e poi a tempo pieno, presso il Golf Club Vil-la Condulmer. Nel biennio 1980/81 ha lavo-rato all’estero, presso il Golf Club Interla-ken (Svizzera) per poi passare al Golf Club Trieste come Greenkeeper fino al 1991. Dal 1992 lavora presso il Golf Club Udine, dove ha seguito i lavori di costruzione delle se-conde 9 buche ed in seguito quelli di modi-fica delle prime 9.

Giovanni MoraNato nel 1968, è diploma-to in agraria. Inizia nel 1992 l’attività di progettazione,

costruzione e manutenzione dei tappeti er-bosi, con corsi di tecniche di Progettazio-ne del Giardino e restauro del Giardino sto-rico all’Università di architettura di Venezia. Nel 1998 collabora nella costruzione del put-ting-green di Montecchia (Padova) e parteci-pa alle le fasi di costruzione del GC Terme di Galzignano (Padova). Dal 1999 al 2000 rico-pre il ruolo di Head Greenkeeper ad Albarel-la (Rovigo) mentre dal 2001, sempre con la funzione di Head Greenkeeper, lavora pres-so il Luxury Resort Versilia Golf, risolvendo la particolare situazione pedologica del luo-go con una pesante riconversione floristica.

Alberto PeoniaÈ nato nel 1977 e nel 1996 si è diplomato pe-rito agrario. Per un paio

di anni ha lavorato come operaio mec-canico presso un’officina, mentre dal 1999 al 2003 è entrato nel settore golfi-stico con il ruolo di Capo Manutenzio-ne presso il Golf Club La Serra (Ales-sandria), per poi conseguire il diploma di Greenkeeper alla Scuola Nazionale di Golf. Con diverse mansioni, dal 2006 lavora sulle 36 buche del Circolo Golf Bogogno.

Giuseppe PicarielloÈ nato ad Aiello del Sa-bato (Avellino) nel 1963. Diplomato geometra nel

1982, nel 1988 ha iniziato la propria atti-vità nel golf come operaio presso il Golf Club Varese. Nel 1994 ottiene il diplo-ma di Allievo Superintendent, seguito da quello di Superintendent nel 1996. Il 2007 è invece l’anno della certificazione. Dal 1995 ad oggi ricopre il ruolo di Su-perintendent presso il Circolo Golf Villa d’Este, dove da diversi anni è impegnato nell’ambito della sostenibilità ambienta-le della manutenzione, anche in qualità di fautore del piano di gestione ecompa-tibile del percorso.

Valerio RemondinoNel 1986 ha iniziato la propria attività nel set-tore al Circolo Golf To-

rino, dove tuttora lavora come Supe-rintendent. Il diploma, conseguito alla Scuola Nazionale nel 1997, gli ha per-messo di diventare responsabile del-la manutenzione dei percorsi dal 1998. Fra i tantissimi Campionati e Gare Na-zionali e Internazionali che il celebre circolo della Mandria ha ospitato nel corso degli anni, da ricordare senz’altro i due Open d’Italia, disputati nel 1999 e - soprattutto - quello del 2013.

I Course Manager candidati per il premio 2014

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Interventi, conferenze, cena di gala con musica, la grande torta e il premio a Mauro Mantovani (foto centrale, a sinistra), Course Manager dell’anno

Il golf e la disabilità: un’opportunità in più troppo poco conosciuta e spesso sottovalutata. Il contatto con la natura, la possibilità di conoscere altre persone, la risposta ad una logica richiesta di agonismo e competitività, l’apertura verso il prossimo e verso il mondo dei normodotati con cui condividere una passione: pochi altri sport, forse nessuno, possono dare questa possibilità al disabile.Il golf sì. È compito dell’AITG, preciso dovere professionale della categoria dei Direttori e dei Segretari, divulgare il nostro sport anche e soprattutto in questo mondo, tanto difficile e tortuoso quanto affascinante.Mirko Ghiggeri è solo un esempio, una storia…l’obiettivo è ripeterla. Invitato all’ultimo meeting AITG, si è raccontato al microfono commuovendo tutti e lasciando un piacevole segno di coraggio, voglia di vivere e amore per lo sport. Ma per lui, solo pochi anni fa, non era proprio così. Incontrato da un associato AITG ad una manifestazione locale, divertiva i passanti facendo strani giochi con le carte per attrarre persone al desk dell’Associazione Retinite Pigmentosa. “Cosa fai nella vita?”... ”Studiavo, facevo sport… poi ho cominciato a perdere la vista... ora vivacchio”.Da lì il coinvolgimento nel golf… la conoscenza con Andrea Calcaterra e Chiara Giacosa... il convincimento sempre piu’ forte del “si può fare”, la riscoperta dello studio attraverso ausili tecnologici e richiesta di aiuto ad amici che prima non era naturale e oggi è una normalità.E con il golf le soddisfazioni sportive: prima le gare nazionale, il Britishblind Open nel 2012, gli assoluti vinti a Tolcinasco e Barlassina. Oggi, nel 2014, si è tolto la soddisfazione di partecipare con grande risultato ai mondiali in Australia. In pochi anni ha ritrovato il sorriso, la voglia di studiare, la voglia di fare sport e questo grazie al golf. Compito dell’AITG è aiutare a ripetere questa storia... Per ora ci limitiamo a raccontarla.

UNO SPORTMOLTO SPECIALE

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Il 9 giugno 2014 si sono festeggiati al Golf Le Rovedine di Opera (MI) i 25 anni di attività della Sezione Tappe-ti Erbosi, iniziata difatti nel 1989 con

l’organizzazione del 1° Corso per Su-perintendents, svolto presso il Centro Tecnico Federale di Sutri. A celebrare l’evento i docenti ed i col-laboratori vecchi e nuovi della Sezione, che insieme agli oltre 80 Superinten-dent che hanno risposto alla chiama-ta hanno ricordato il periodo di forma-zione e si sono raccontati le esperienze maturate negli anni.Dopo i saluti istituzionali da parte del Direttore del Circolo ospitante, Fran-co Piras (collaboratore fi sso di Pro-

fessione GOLF CLUB), del Presidente dell’AITG Fabrizio Pagliettini e del Vi-cepresidente Federale Antonio Bozzi, la giornata si è arricchita con una serena discussione sull’evoluzione e la crescita del settore e dell’intera categoria. L’incontestabile incremento qualitati-vo ed i benefi ci apportati ai percorsi e più in generale all’intero golf italiano da questo squadrone di circa 200 profes-sionisti (tanti sono ad oggi i diploma-ti “Superintendent”), ha anche consen-tito, come rilevato da un’indagine del C.N.R. – Centro Nazionale di Ricerca, di ridurre signifi cativamente i consu-mi di fi tofarmaci, fertilizzanti ed acqua, con evidenti benefi ci per l’ambiente.Nel pomeriggio, grazie alla fantasti-ca ospitalità del Golf Le Rovedine, l’e-

pilogo della riunione si è avuto in cam-po con una louisiana a coppie, nel corso della quale si è parlato un po’ di swing e tanto di tappeto erboso. La passione è passione...

Festeggiati a Le Rovedine i 25 anni dei “Tappeti Erbosi”

di Alessandro De Luca

FOTO DI CRISTIANA CASOTTI

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Davvero una giornata per molti indimenticabile, quella che ha coinciso con i festeggiamenti per i 25 anni della Sezione Tap-

peti Erbosi. Si è trattato di un vero tuf-fo in un passato ricco di aneddoti, co-noscenze, diffi coltà, conquiste. Sono stati davvero tanti i tecnici del setto-re che hanno risposto all’invito dei do-centi della scuola e si sono presentati all’appuntamento con il desiderio di un confronto e con la speranza di trascor-rere una giornata che regalasse qualche emozione particolare.E così è stato, sin dall’introduzione del responsabile della sezione, Alessandro De Luca, che con l’ausilio di materia-le video ha ripercorso le tappe storiche della “vita” della scuola, partita nel lon-tano 1989 quando internet era ancora un progetto e quando la conoscenza del settore manutentivo del percorso era principalmente basata sull’esperienza dei singoli operatori piuttosto che su

una serie di criteri universalmente co-nosciuti.De Luca, Massimo Mocioni e Paolo Cro-ce sono stati gli abili padroni di casa ma è bastato pochissimo per invitare tutta la platea a ripercorrere i propri ricordi personali, le aspirazioni, i sogni.La Federazione non ha fatto mancare la propria presenza grazie all’interven-to del Vicepresidente, Antonio Bozzi, sempre vicino alle problematiche lega-te all’ecologia e alla manutenzione dei percorsi.Noi AITG non potevamo mancare. Il mio intervento, in qualità di Presidente della nostra Associazione, e quello del nostro Consigliere, Mariano Merlano, hanno affrontato ovviamente il tema dei ricordi, citando Gianfranco Costa che tanto ha sorretto il settore Tappe-ti Erbosi e dimostrando spirito di rico-noscenza nei confronti della Scuola per quanto ha fatto per la crescita della pro-fessionalità dei Greenkeeper e Superin-tendent di tutta Italia e per il movimen-to golf in generale.Gli interventi si sono inoltre sofferma-ti sulla necessità di essere coesi, uniti e determinati in questo momento di gran-de disagio generale; nello scorso mee-ting si è stretto un accordo formale e di sostanza con la scuola basandosi su idee e progetti comuni che coinvolgono anche la Federazione. Da lì si è ripartiti con tempestività cercando di concretiz-zare in tempi brevi qualcosa di effi cace e produttivo, con l’anticipazione delle le date del prossimo Meeting, che si ter-rà a Modena il 4 e 5 novembre, e che sarà condiviso nella parte organizzativa legata al settore verde.Le foto di rito, l’ottima accoglienza che ci è stata riservata dal Golf Le Rovedine e la gara di golf che si è disputata sulle 18 bu-che del club sono stati i preziosi dettagli di un momento emozionante e piacevole: un giorno davvero bellissimo!

Un giorno davvero bellissimo

A I T G & F E D E R G O L FAvvenimenti

di Fabrizio Pagliettini

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14 N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S

➤ 22° CORSO BASE Ecco i nuovi superintendent diplomati

Nel mese di marzo, con l’esposizione e la discussione delle tesi fi nali, si è concluso presso il Centro Tecnico Federale di Sutri il 22° corso base per superintendent. Dopo quattro anni di intenso impegno, di seguito i nomi dei nuovi diplomati superintendent, a cui vanno le nostre congratulazioni e i migliori auguri di buon lavoro!

Jacopo Bortolotti (Casalunga)Massimiliano Fattori (Le Pavoniere)Raffaele Ferrigno (Milano)Diego Giorgi (Acquasanta)Luca Lacedelli (Cortina)Matteo Lazzari (Dei Laghi)Pasquale Meccariello ( Volturno)Roberto Migliaccio (Acquiterme)Matteo Nanni (I Fiordalisi)Andrea Nava (Carimate)Alfredo Nuti (Arenzano)Umberto Savasini (Vigevano)Daniele Scerbo (La Serra)La consegna uffi ciale dei diplomi avver-rà in occasione del meeting autunnale dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf.

➤ CERTIFICAZIONE GEO a Terme di Saturnia

Dopo “Impegnati nel Verde”, riconoscimento ambientale della Federazione Italiana Golf che premia i Circoli che di anno in anno hanno realizzato significativi interventi ecologici, Terme di Saturnia Golf Club è tornato alla ribalta per il suo impegno ecosostenibile, con la prestigiosa Certificazione GEO. Tra le più ambite a livello mondiale, assegnata dal Team GEO composto da tre esaminatori, Paolo Croce, Marta Visentin e Stefano Boni. Insieme hanno valutato tutta la documentazione fornita dal Terme di Saturnia Golf Club e hanno fornito un rapporto dettagliato alla sede centrale GEO in Scozia.Per raggiungere la Certificazione GEO è necessario che il circolo non solo sia impegnato nel campo della sostenibilità a 360 gradi, ma anche che tenga il registro di tutti i consumi energetici, idrici, di fertilizzanti e di fitofarmaci al fine di poter essere valutato correttamente.

➤ INDAGINE NEI CIRCOLI Il pregio di avere alberi di pregio

Da nord a sud e nelle isole la grande bellezza di alberi spesso centenari è ignota ai più. Per questa ragione la Sezione Tappeti Erbosi della FIG, in collaborazione con il professor Albert Minelli del Dipartimento di Scienze Agrarie - Sezione Parchi e Giardini dell’Università di Bologna, sta raccogliendo informazioni sul patrimonio arboreo presente all’interno dei percorsi di golf. Obiettivo fi nale, inserirli in una pubblicazione dal titolo “Selezione, cura e gestione del patrimonio arboreo presente all’interno dei percorsi di golf”. Allo scopo, è stata spedita dalla Federgolf una circolare alla quale molti club hanno risposto inviando schede e foto di molti alberi. Chi ancora non avesse contribuito lo faccia al più presto!Per informazioni, Marta Visentin: [email protected].

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16 N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S ➤ NUOVI CAMPI A Taormina si riparte

➤ RICORRENZE Monticello festeggia i suoi primi 40 anni

Dopo 32 mesi di stop si è finalmente sbloccata la trattativa tra il comune e la società Off Side per l’utilizzo dei terreni da destinare alla costruzione del nuovo campo da golf a Taormina. La situazione di impasse pare essersi sbloccata e i lavori, che erano stati interrotti in seguito alla violenta alluvione del novembre 2011 che aveva vanificato gran parte degli interventi eseguiti fino a quel momento, ora possono riprendere. Il campo da golf, che avrebbe dovuto essere completato entro il 2014, ora ha una nuova data di apertura prevista per fine 2015. Il campo da golf rappresenta un’occasione imperdibile sia dal punto di vista occupazionale che in un’ottica di destagionalizzazione del turismo a Taormina. Una svolta che gli operatori commerciali e gli imprenditori attendono da anni (il golf potrebbe portare nell’isola un incremento del 20% di presenze nella stagione invernale). Sono infatti milioni, come ben sappiamo, i turisti golfisti sparsi in giro per il mondo, che creano un giro d’affari da decine di miliardi di euro.

Il 2014 è un anno speciale per il Golf Club Monticello che ha raggiunto 40 anni di attività. Si è partiti con la Pro Am Memorial Federica Cerami (socia, amica di tutti e grande mamma, scomparsa prematuramente) venerdì 30 maggio. Tanti i professionisti presenti per giocare la Pro Am capeggiati da Matteo Manassero, dal suo coach Alberto Binaghi

e Roberto Zappa, allenatore della Nazionale Femminile. A settembre, un appuntamento imperdibile con il Monticello Day e la cena di gala, spostata due volte per problemi meteo. Sul numero di giugno di Golf & Turismo abbiamo dedicato spazio al circolo con il nostro itinerario a bordo di una Porsche Panamera.

➤ NUOVI CAMPI Al via il Golf Club Campo d’Oglio

Dopo molti ostacoli, fi nalmente a fi ne maggio sono iniziati i lavori per la costruzione del Golf Club Campo D’Oglio, le nuove 18 buche in costruzione a Chiari (Brescia). Grazie alla Fondazione Morcelliana di Don Alberto Boscaglia, la cittadina lombarda avrà un percorso di golf e i proventi saranno devoluti per la costruzione di una scuola. A ottobre sarà attivo il campo pratica e l’inaugurazione delle 18 buche si pronosticano per maggio del 2015.

✉ Punta Ala fa 50...Il golf all’inizio degli anni ’60 era a dir poco agli albori, visto che a fi ne del 1962 erano 29 i campi affi liati alla Federazione Italiana, con circa 3.900 praticanti. Per tutti questi motivi pen-sare a un 18 buche a Punta Ala, locali-tà spersa nella Maremma dell’epoca, quasi primitiva e incontaminata, fu una forte scommessa. Determina-ta l’ubicazione “nella valle dell’Omo Morto”, ci sono poi voluti due anni di duri lavori per la costruzione. Dopo la preparazione del terreno fu neces-sario arrivare fi no al 1964 per consi-derare conclusa l’opera. E oggi, a 50 anni di distanza, Punta Ala festeggia con un libro il primo mezzo secolo del suo splendido gioiello golfi stico. Fra le caratteristiche innovative del percorso disegnato da Giulio Cavalsani, che ne fu anche a lungo il direttore, la posa in opera di un impianto di irrigazione, il primo in Europa. All’inizio del nuo-vo secolo Punta Ala si è poi dotato di un moderno impianto di dissalazione, primo in Italia messo a disposizione di un campo da golf. ✉ ... come PadovaIl più antico percorso di golf patavino nacque 50 anni fa per iniziativa di Igi-nio Kofl er e di un gruppo di appassio-nati golfi sti che gli diedero il nome di Golf Club Euganeo. Disegnate dall’ar-chitetto inglese John Harris dello stu-dio Cotton di Londra, le 18 buche par 72 si snodano ai piedi dei Colli Euganei e trasmettono a prima vista armonia tecnica e paesaggistica. Dal 2003, le buche sono diventate 27, per un altro percorso par 36 disegnato da Marco Croze. Dopo Kofl er, che guidò il cir-colo patavino dal 1962 al 1973, si sono susseguiti nella carica di presidenteBenedetto Sgaravatti (1974 – 1982),Umberto Minciarelli (1983 – 1985),Ascanio Calvi di Bergolo (1986 – 2003),Giampiero Becherucci (2004 – 2009) eClaudio Giordano, in carica dal 2009 a oggi. Lo scorso 21 giugno si è tenuta la cena di gala per festeggiare il mezzo secolo del circolo.

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17N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S - N E W S ➤ AMPLIAMENTI Folgaria arriva a quota 18

Come si combatte la crisi? Raddoppiando le buche. Così il Golf Club Folgaria si appresta ad affrontare la nuova stagione. Il circolo trentino a maggio riapre i battenti presentando grandi novità, prima tra tutte le seconde nove buche a Malga Schwenter, che verranno inaugurate a giugno. Con le sue nuove 18 buche, il Golf Club Folgaria sarà il secondo campo trentino

a raggiungere questo importante traguardo; a tal proposito, già nel corso della stagione corrente il circolo folgaretano sarà protagonista di un calendario gare ricco di appuntamenti e

ospiterà anche numerosi circuiti e tornei di rilevanza regionale e nazionale con annesse fi nali. Altre novità riguarderanno i programmi dedicati ai giovani: proprio ai bambini da 6 anni di età e ai ragazzi saranno infatti dedicate molteplici proposte di corsi ed attività con l’obiettivo di avvicinarli e di appassionarli in modo divertente al gioco del golf.

CONCORDATO PREVENTIVO OMOLOGATO 61/2013

Tribunale di Roma vende complesso aziendale denominato “Croara Country Club” in località Croara Nuova - Gazzola (Piacenza) consistente in campo 18 buche, club house e strutture accessorie per la pratica golfi stica.

Per informazioni e documentazione consultare il sito www.astegiudiziarie.it (Cod. A267003) o rivolgersi a: Liquidatore giudiziale dott. Marco Imparato tel. 06.3226561 - email [email protected] [email protected]

Siglata la convenzione tra il Comune di Livorno e la Federazione Italiana Golf per la realizzazione e la gestione di un campo da golf a 9 buche, completo di campo pratica e green di pratica, in un’area di circa 10 ettari di proprietà comunale nella zona di Banditella, a pochi passi dal mare e dal centro abitato. Grazie a un accordo con l’Università di Pisa il prato sarà al cento per cento biologico (cioè non saranno utilizzati fertilizzanti o altri prodotti inquinanti) e a basso consumo di acqua.Presenti alla fi rma il sindaco Alessandro Cosimi, il consigliere della Fig Gianni Collini, il presidente della Federazione regionale Andrea Scapuzzi e il delegato provinciale Giovanni Ghezzani. L’area è stata affi data in concessione alla Fig per 30 anni, con possibilità di rinnovo fi no ad altri 20 anni e sarà concessa in sub affi damento alla Golf Club Livorno s.r.l., società sportiva dilettantistica.Il campo, che ha tutte le caratteristiche per essere omologato come circolo affi liato alla Federazione, sarà più orientato alla pratica che alla competizione, ma potrà comunque ospitare anche le gare. Gli affi datari prevedono di investire per l’attuazione del progetto circa 1 milione e 700mila euro.

➤ PROGETTI Campo pratica a Livorno nel 2015

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L’International Golf Travel Market (IGTM), l’evento numero uno al mondo per l’industria del turismo golfi stico, si terrà per la prima vol-

ta in Italia dal suo debutto nel 1998. A rice-vere gli ospiti sarà Villa Erba, a Cernob-bio (Como), dal 27 al 30 ottobre 2014.Il centro espositivo, affacciato sul lago di Como, ospiterà circa 1.200 operatori sele-zionati provenienti da 60 Paesi: oltre 600 supplier (tra golf resort, hotel, circoli, enti turistici, operatori di incoming) incontre-ranno 350 buyer (dai tour operator specia-lizzati alle agenzie online) e circa 100 rap-presentanti dei media internazionali. Tutti insieme, questi operatori rappresenta-no l’80 per cento del mercato mondiale del turismo golfi stico, che ha un valore di 12 miliardi e mezzo di euro l’anno, in continua crescita. Si tratta di un evento B2B, quindi non aperto al pubblico ma limitato ad ad-detti ai lavori che si saranno accreditati in precedenza presso l’ente organizzatore.Per loro, tre giorni di appuntamenti mira-ti e pianifi cati allo scopo di costruire bu-siness e sviluppare il settore. Ma anche l’opportunità di giocare sui campi del la-go di Como e di altre regioni che vorran-

no invitarli, per scoprire che anche l’Italia è una grande «destinazione golf» e meri-ta il viaggio. Titolare e organizzatore di International Golf Travel Market è Reed Travel Exhibi-tions, leader nel settore del turismo con un portfolio di eventi che, oltre al golf, co-pre ogni declinazione del viaggio: busi-ness, meeting, incentive, ma anche leisure e luxury, sci e spa. In tutto 19 fi ere dedi-cate, in ogni parte del mondo. Tra queste, Arabian Travel Market (Dubai), EIBTM (Barcellona), IFTM Top Resa (Parigi), In-ternational Luxury Travel Market (Can-nes), World Travel Market (Londra).IAGTO (International Association of Golf Tour Operators) è l’organizzazione com-merciale per il turismo golfi stico a livel-lo globale. Nata nel 1997, l’Associazione conta 2.200 membri che appartengono a 97 Paesi. Tra questi, 550 tour operator spe-cializzati, resort, alberghi, campi da golf, linee aeree, enti turistici. Sponsor princi-pale di IGTM, IAGTO presenta lo State of the Market Address in apertura, coordina i seminari, i tornei di golf, una serata de-dicata, i fam trip e attribuisce i prestigiosi Golf Tourism Awards durante il gala din-ner conclusivo.Insieme con Villa Erba, un gruppo di part-ner ha fortemente voluto questo importan-

te progetto che porta l’Italia del golf (e non solo) al centro dell’attenzione mondiale. Iniziando dall’associazione albergatori, che in quest’area gode di una lunga tradizione e di alti standard di qualità. Tra gli attori prin-cipali, la Regione Lombardia e le province di Como e Lecco, sotto il cappello di Lake Como, la Camera di Commercio e il Comi-tato Regionale Lombardo della Federgolf. Per ulteriori info: www.igtm.co.uk

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C O N V E G N IInternational Golf Travel Market

di Silvia Audisio IGTM 2014 Media & Comms Manager

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In alto Kyle Phillips e, nella foto grande, i green della 8 (in primo piano) e della 15 del favoloso campo di Kingsbarns, in Scozia

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21G R A N D I A R C H I T E T T IKyle Phillips

Il signoredei linksLa matita dell’architetto americano è una delle più strabilianti in circolazione. Campi come The Grove, Kingsbarns, Yas Links e Verdura portano la sua fi rma inconfondibile. In queste pagine racconta la sua carriera, gli inizi e i progetti futuri che ancora deve realizzare

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Kyle Phillips è uno degli architetti di campi da golf più importanti e famosi del momento. Tra i suoi lavori più celebri si annoverano il cele-bre percorso di Kingsbarns, in Scozia, conside-rato da molti come il più bello del nuovo seco-lo, Dundonald, sempre in Scozia, il The Grove

nell’Hertfordshire, in Inghilterra (dove è stata registrata que-sta intervista), lo Yas Links, ad Abu Dhabi, e il Verdura, per il momento suo unico progetto italiano, in Sicilia. La carrie-ra di Phillips è iniziata nel 1981 quando, dopo essersi laurea-to alla Kansas State University in Architettura del Paesaggio, fa un colloquio con Robert Trent Jones Jr a Palo Alto, in Ca-lifornia, e viene subito assunto. Con i suoi continui studi e la gavetta da Trent Jones, Phillips realizza percorsi che si spo-sano in maniera armonica e del tutto naturale con l’incanto del paesaggio circostante.

Com’è nata la sua passione per l’architettura?È una materia che ho sempre amato ed è il mio modo di esse-re. Ci sono persone che cantano e scrivono bene, perché sono portate a farlo e risulta loro facile. Ecco. Quando progetto cam-pi da golf provo la stessa cosa. Ognuno nasce con determinate attitudini e la mia è il design. Nel corso della mia vita ho avuto la fortuna di fare della mia passione un vero e proprio lavoro.

Chi è il suo progettista preferito?Sono molti i designer che ammiro. In America tutti parlano di Alister MacKenzie, ma il mio lavoro in Europa mi ha fatto av-vicinare alla progettazione di Harry Colt e penso che si possa adattare molto di quello che lui ha fatto 100 anni fa. Ci sono anche Cruden Bay e i lavori di Tom Simpson. Ma il modo che aveva Colt di lavorare con le persone e la longevità del suo lavo-ro ritengo siano sia molto interessanti, e non mi faccio sfuggire la possibilità di vedere i suoi percorsi ogni volta che posso.

Da dove deriva questo forte interesse per i links?Sono cresciuto con lo stile dei design americani che hanno creato splendidi percorsi alla fine della Seconda Guerra Mon-diale. Ma un viaggio in Europa mi ha aperto gli occhi sul mon-do dei links, completamente diversi dalle distese piatte del Nuovo Continente. Questa esperienza ha accresciuto la mia creatività nella progettazione di alcuni dei campi che rientra-no tra i migliori 100 percorsi del mondo.

A proposito di campi più belli del mondo parliamo del The Grove, il suo primo progetto inglese. È orgoglioso del risul-tato finale?Dal racconto delle persone che sono passate dal The Grove, non posso che essere fiero degli obiettivi raggiunti. La condizione del campo è ottima così come il servizio offerto ai giocatori, dal momento in cui mettono piede al golf club al momento in cui se ne vanno. È stato molto gratificante lavorare con i proprietari e

di Federica Rossi

La club house di The Grove, magnifico golf club alle porte di Londra, nella periferia nord-occidentale della metropoli

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23G R A N D I A R C H I T E T T IKyle Phillips

Forse il più difficile è stato la realizzazione dello Yas Links ad Abu Dhabi. Lavorare su un litorale così indefinito, a quelle temperature, e riuscire a realizzare un percorso riconosciuto come il migliore del Medio Oriente e in breve tempo, è stato motivo di grande soddisfazione per me e per tutto il mio team.

Lei, in quanto architetto di campi da golf, può fare qualco-sa per contrastare il gioco lento?Penso che qualcosa si possa sempre fare. Ci sono aziende come Troon che insegnano alle persone l’etichetta e il com-portamento da assumere in campo, è tutta questione di espe-rienza. Prendiamo per esempio lo sci. Non si porta mai una persona che non ha mai sciato su una pista nera, ma si inizia con piste semplici, piatte. Lo stesso principio va applicato sul golf. Bisogna creare percorsi più semplici e corti, ad esempio portando avanti i tee di partenza. In questo modo si velocizza il gioco e lo si rende piacevole per tutti.

Come concilia il design dei campi con le nuove attrezzature?Gli architetti devono stare al passo con i tempi. Jack Nicklaus tirava il drive a 267 yard e, per allora, era incredibile. Oggi per i professionisti questa distanza è assolutamente irrisoria e ciò è dovuto soprattutto ai nuovi materiali e all’attrezzatura sempre più all’avanguardia. In quanto architetto, devo capire questi mutamenti e creare campi che si possano adattarsi a tutti i tipi di distanze e di gioco. Credetemi se vi dico che ciò è molto più difficile rispetto a 30 anni fa.

il fatto che proprio qui, nel 2006, si sia disputato il primo WGC in suolo britannico, non può che riempirmi di orgoglio.

Qual è il suo percorso preferito?In America il Cypress Point, in California, è un posto meraviglio-so con buche suggestive tra dune e lungo la costa. Se si dovesse decidere in quale campo giocare prima di morire, senza dubbi sceglierei questo che non ha nulla da invidiare a Pebble Beach, anzi! Altro campo americano più nell’entroterra è Pine Valley, una combinazione perfetta tra architettura e paesaggio. C’è poi Turberry e, ovviamente, l’Old Course di St. Andrews. Qui non si tratta di nemmeno del disegno del percorso perché è proprio l’atmosfera che si respira a rendere questo posto magico.

Nuovi progetti per la Kyle Phillips Golf Course Design?Abbiamo da poco inaugurato il nostro primo percorso nel-la Corea del Sud, si chiama South Cape ed è un 18 buche sul mare con viste mozzafiato. In America stiamo aprendo un altro campo che era già presente dal 1906 a Silicon Valley. Lo stiamo allungando, da 6.300 yard a 6.800, e apportando delle modifi-che per renderlo ancora più interessante e divertente. Aprirà a luglio e si chiamerà Menlo Country Club. Nonostante la crisi economica che sta intaccando tutti i settori, siamo molto fortu-nati a continuare a progettare campi in diverse parti del mondo.

Qual è stato il percorso più impegnativo al quale ha lavorato?Ogni nuovo campo ha le sue sfide per un motivo o per l’altro.

Una bella buca di The Grove, primo percorso che Kyle Phillips ha realizzato in Inghilterra

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Recentemente ho avuto il pia-cere di essere ospite, come rappresentante per l’Italia, all’evento commemorativo per il centenario della Toro che si è svolto a St. Andrews.

Era dall’Open del 2000 che non assapora-vo l’atmosfera di cui è permeata la città alla cui entrata troneggia il cartello “ The home of Golf”. Niente di più appropriato, la prima sensazione che si ha è che il campo, o me-glio i campi (sei sono uno di fi anco all’altro in mezzo alla città, e il settimo, il Castle, ul-timo nato nel 2008 è dislocato pochi chilo-metri a sud) siano parte integrante non so-lo del contesto ambientale e della città ma della cultura e delle abitudini degli abitanti e ne rappresentino il cuore e l’anima. Di fatto così è da oltre 600 anni: il golf, le case in pietra che si affacciano verso la spiaggia costeggiando la 18, la monumen-tale e impenetrabile club house del Royal & Ancient, sono testimoni e custodi delle più grandi emozioni della storia del golf,

delle gesta dei più grandi campioni, di momenti di gioia e dolore che riempiono la memoria e i discorsi in ogni pub della gente del posto. Sono arrivato di domeni-ca e come sempre, tranne quando ci so-no competizioni uffi ciali, l’Old Course era chiuso al gioco e utilizzato come parco a disposizione dei cittadini. C’era gente che passeggiava, in bici e a piedi, con cani e carrozzelle, che attra-versava la 18 per raggiungere la spiaggia, famiglie che si dilettavano a puttare tra i mounds delle Himalayas, una sorta di enorme putting green con incredibili pen-denze realizzato tra la uno dell’Old e la spiaggia a ridosso della nuova club hou-se, che viene utilizzato come “mini golf” in erba al costo di 2 sterline. Dico nuova club house, perché se i campi (Old, New, Eden, Jubilee , Stra-thtyrum, Balgove e Castle) sono stati costruiti nel corso dei secoli, l’edifi cio (fra l’Old e il New) esiste da non più di vent’anni con la funzione di centro infor-mazioni e prenotazione, punto ristoro e vendita di prodotti brandizzati. I green fee oggi come allora si pagano allo star-ter sul tee della uno e le scarpe… oggi

come allora si cambiano in macchina nel parcheggio tra i campi e la spiaggia. Il rapporto tra il golf e la città è di totale simbiosi, movimenti e abitudini si susse-guono da secoli rendendo tutto assoluta-mente naturale. I campi appartengono alla città non solo di fatto ma di diritto, la pro-prietà è infatti la comunità di St. Andrews che li gestisce attraverso un Trust i cui com-ponenti degli organi di controllo sono dalla stessa nominati. L’insieme dei sette campi genera circa 230.000 green fee all’anno e impiega diret-tamente circa 300 persone, dando un con-tributo importante all’economia locale che, oltre a contare su un importante polo uni-versitario, vive di turismo golfi stico. Il gioco è a disposizione di tutti e per tutte le tasche, tralasciando lo short course di no-ve buche Balgove (da 8 a 15 sterline) il co-sto del green fee varia a secondo del campo e della stagione e si va dalle 25 del Stra-thtyrum in bassa alle 160 sterline dell’Old in alta stagione. Il Royal & Ancient non è che uno dei circoli di St. Andrews, indubbiamente il più famo-so al mondo e riconosciuto custode delle regole del gioco, ma è solo uno dei cinque

di Franco PirasGolf Course Architect Senior Member EIGCA

Lo spirito di St. AndrewsLo spirito di St. AndrewsLo spirito di St. AndrewsTornare nella “home of golf” è sempre un grande piacere. Anche per ricordare e apprezzare le enormi differenze strutturali e di manto erboso che esistono fra i links scozzesi e i nostri campi

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25D E S I G NL’Old Course

club presenti (tre di soli uomini e due di so-le donne) e come gli altri non dispone del campo da gioco che è appunto gestito dal Links Trust of St. Andrews, ma ha a dispo-sizione così come gli altri club dei piccoli slot di tee times nel corso della giornata a prezzi convenzionati. La maggior parte dei posti disponibili sono invece a disposizio-ne del pubblico ed un certo numero viene giornalmente assegnato in ballottaggio, tra la lista di attesa.Ho percorso (senza giocare, ahimè) tut-te le buche dell’Old cercando di coglie-re le peculiarità dal punto di vista ma-nutentivo e tecnico-architettonico, per apprezzare le ragioni che hanno ispirato le modifiche apportate in questi anni in preparazione al British Open del 2015, il-lustrate dal superintendent Ross Mc Kie durante il nostro incontro.Pur essendo il campo più famoso al mon-do, l’Old esce completante dai canoni orto-dossi dell’architettura golfistica. Il percor-so, come la maggior parte dei links, non fa ritorno in club house alla buca nove. La lun-ghezza totale è di soli 6.145 metri per un par 72 (rispetto agli oltre 6.600 metri dei cam-pionship course di oggi), con soli due par 3

e altrettanti par 5. Le buche si susseguo-no in un’unica direzione nelle prime no-ve e in direzione opposta nelle seconde in senso antiorario, ovvero gli out sono sempre a destra sotto slice e gli hook ri-mangono sempre in gioco . Tutti i green tranne la 1, la 2, la 9, la 17 e la 18 sono doppi, ovvero servono due buche, e per la maggior parte sono privi di bunker frontali. Le dimensioni dei green sono enor-mi, non meno di 5 volte uno “standard”, hanno pendenze esagerate, ed anche alcu-ni irrigatori nel mezzo. La 7 e la 11 si incro-ciano nelle traiettorie di gioco, i tee sono a pochi metri dal bordo del green preceden-te, tra quello della 18 e il green della 17 ne ho contati... ben cinque ! Esistono solo due tagli di erba, quello del green e uno leggermente più alto fa in mo-do che tee, fairway e avantgreen si sus-seguano con continuità. Le landing area spesso sono cieche e disseminate di “pot bunker” che hanno mediamente un diame-tro di circa tre metri e se non si ha la fortu-na di finire nel mezzo non si ha colpo e bi-sogna tirarla fuori in qualche modo.Al di fuori il rough è praticamente incolto, ma “sfila”, non cresce un granchè e non è così fitto e duro come sembra in tv. Il gioco si svolge in … velocità senza troppi forma-lismi, quattro ore sono considerate il tempo limite per giocare 18 buche, L’attenzione ambientale è altissima, le pra-tiche manutentive semplici (aerature, top dressing e poco azoto), green e fairways

sono duri come tamburi, con green relati-vamente lenti (all’Open non prevedono di superare i dieci piedi di velocità, oltre sa-rebbero ingiocabili...). L’erba nel resto del campo è cortissima e sdraiata, il gioco è completamente diverso da quello a cui siamo abituati noi e i “pitch” in green non esistono (beati loro...). Ho pro-vato a testare con un alza pitch in metallo la consistenza e si è piegato, perciò si gioca di rotolo e non di volo e la maggior parte delle palle che picchiano in green finiscono spes-so ad appoggiarsi nel rough a fondo green. Si gioca di feeling e non di swing, si mano-vrano tutti i colpi e ognuno fa storia a sé! Lì non si parla di fortuna o di sfortuna, lo spirito del gioco è quello di viverlo in quan-to tale senza gli eccessi e i fronzoli a cui ci siamo abituati, senza giustificazioni o scuse su green lenti o veloci, su più o meno sab-bia nei bunker, su palle dietro gli alberi. Il vento e la sottile pioggia sono caratteri-stiche costanti, e anch’essi, in quanto ren-dono più challenging il gioco, sono accetta-ti e ne fanno parte integrante. È tutta un’altra storia, è lo spirito di St. An-drews che crea un’atmosfera, unica, ine-guagliabile e irripetibile, e che, se da una parte ci rende consapevoli di quanto ne sia-mo lontani, dall’altra ci offre l’opportunità di capire in che direzione dobbiamo muo-verci nello sviluppo di nuovi campi e nel formare ed educare nuovi golfisti, affinchè incarnino, apprezzino e vivano appieno il vero senso e lo spirito del golf.

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Franco Piras e lo Swilcan Bridge, mitico ponticello sulla 18 dell’Old Course. Nella foto grande, il tee della 1, il green della 18 e la celebre club house.

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26 I N T E R V I S T AFederico Brambilla

Le vetrate della nuova club house del Golf Le Robinie lasciano intravvedere un uffi cio. Dietro, seduto al-la scrivania, Federico Brambilla potrebbe controlla-re chiunque entri o esca dal suo circolo. Strano? No, normale. In fondo ognuno vuole sapere chi entra o esce dalla propria casa. Anche se, in realtà, quell’uf-

fi cio non lo frequenta molto essendo sempre, freneticamente, in movimento.Alcuni lo elogiano, altri pensano sia troppo audace. Di fatto Fede-rico Brambilla è davvero il “sciùr padrùn” (padrone dell’impresa, in milanese) che decide, rischia e, soprattutto, si prende in prima persona onori e oneri delle proprie scelte.Alcune decisioni coraggiose e, spesso, controcorrente? La diver-

sifi cazione dei prezzi. Nel suo circolo, nei pressi di Busto Arsizio (Varese), la quota dura un anno, non c’è disdetta anticipata, fondo perduto o azione. Ti piace? Rinnovi. Non ti piace? Vai da un’altra parte. E, in ogni caso, il discorso è bilaterale. Il socio ha un com-portamento che non è gradito? La quota non viene rinnovata. «Nell’ultimo anno ho aumentato i prezzi di green fee e quote as-sociative – ci racconta –. Nel mio circolo si può essere socio del campo pratica, frequentatore, completo feriale e socio effettivo. I nostri soci sono per la maggior parte frequentatori, pagano po-che centinaia di euro l’anno godendo dei servizi e con il green fee scontato del 50%, andando in giro a giocare su altri percorsi senza il rimorso di aver speso un sacco di soldi da ammortizzare nel proprio circolo». Una politica che ci piace molto, ma i conti alla fi ne tornano? «Il circolo ha un bilancio complessivo di tre milioni di euro. Uno de-

di Andrea Ronchi

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Innovareper creareLa politica delle Robinie sembra produrre i risultati sperati dal suo presidente: i soci sono soddisfatti e le novità introdotte, dall’apertura del circolo sette giorni su sette al cosiddetto Grande Slam, si confermano come la formula vincente per uscire dalla crisi

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Federico Brambilla, energico presidente del circolo

di Solbiate Olona, e sullo sfondo le buche 17, 18 e la club house

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28 I N T E R V I S T AFederico Brambilla - Le Robinie

Grande Slam». Di cosa si tratta e da dove nasce l’idea? «Una not-te mi sono chiesto: come mai in America non fanno gare? Perché vengono fatti vidimare gli score in segreteria anche giocando tra amici. Ho chiesto in federazione e mi hanno detto che è possibile farlo anche in Italia ricevendo l’ok a dicembre. Così, da allora, tut-te le sere alle 18 chiudiamo la gara giornaliera. Bastano otto gioca-tori e la gara è valida. Chiunque può venire quando vuole, mattina, mezzogiorno e sera». Però non si è fermato qui, come se già l’innovazione non fosse di per sé una vera rivoluzione. «No, dietro l’idea ho costruito un progetto. Ogni giocatore per partecipare alla gara giorna-liera paga 5 euro. Quotidianamente si stila una classifica. Il primo riceve tre punti, il secondo due e il terzo uno. Ogni quat-tro mesi si chiude la classifica e i primi 10 si qualificano per la semifinale. Alla fine dell’anno si gioca la finalissima. Quello che si paga, 5 euro a testa, diventa un montepremi che può essere aumentato anche dagli sponsor». Un bel giro d’affari, ma fiscalmente? «Da noi è tutto assolutamente regolare. A me i discorsi recentemente fatti non toccano. Da noi l’ASD è fittizia e tutto viene regolarmente fatturato con IVA e tasse. Noi siamo un’impresa che vuole produrre utili, non chiudere il bilancio in pareggio».Tante idee rivoluzionarie, ma cosa pensa dell’andamento del golf italiano e cosa farebbe se fosse “presidente federale per un giorno”? «Ritengo che se non ci saranno nuovi giocatori una parte dei circoli sarà costretta a chiudere. La Federgolf deve fare comunicazione. Io riempirei giornali, radio e tele-visioni di golf imponendo ai circoli di fare i primi sei mesi gratuiti per i neofiti, oppure un giorno alla settimana nel quale i maestri sono a disposizione dei curiosi, senza costi. Il tesse-ramento libero può anche essere una buona idea perché dà al giocatore una garanzia di spesa, però quando uno inizia si chiede anche cos’ha in cambio dei 75 euro che spende».

riva dalle quote, il resto dai green fee dei soci e dei turisti, 30.000 l’anno». Una cifra ragguardevole, non c’è che dire. «Siamo aperti 365 giorni l’anno, Natale e Capodanno compresi. Sono da sempre contrario al giorno di chiusura poiché se chiudi quando c’è il sole e il giorno dopo sei aperto e piove hai perso un sacco di soldi». Ma il campo non avrebbe bisogno di riposare? «Neanche per so-gno! Il campo ha solo bisogno di manutenzione. Io ho 17 persone che si occupano del campo, guidate da Renato Tiraboschi che conosce ogni ciuffo d’erba perché lo ha visto nascere. Tutte le mattine, ad esempio, ci sono addetti che prima dell’apertura fan-no 18 buche sistemando divot, green e bunker. Così, quando si aprono i cancelli, il campo è perfetto».A Le Robinie la qualità è un must perché, come sostiene Brambilla, il prezzo è un aspetto importante ma non determinante. Ogni sacca ha uno spazio chiuso singolo, con presa di corrente elettrica per ca-ricare la batteria del carrello. Il pro shop è gestito direttamente, così come la ristorazione, che è di alto livello qualitativo. Il circolo lavora molto con le aziende, grazie alle sale convegni dell’hotel che possono ospitare sino a mille persone, con 250 camere a disposizione. «Ho creato l’albergo credendo alla promessa della grande Mal-pensa ma anche perché questa zona era ricca di aziende fioren-ti. Ora la situazione è più delicata, per le promesse non mante-nute, per la crisi e per il fatto che Milano non ha molto appeal come città turistica». Quindi come opera? «Andiamo nelle fiere a farci conoscere e creiamo pacchetti turistici. La Spagna è più organizzata ma non ha storia, arte, moda e cucina al nostro li-vello. La Turchia ha costruito campi con hotel a costi contenuti come Marocco e Tunisia. Noi dobbiamo valorizzare quello che abbiamo mirando a target alti. Dovrebbero farlo gli enti pubbli-ci, le Regioni ad esempio». Avete anche iniziative interessanti legate al golf nostrano? «Fac-ciamo promozioni, come il green fee feriale a 42 euro invece che 60, vogliamo introdurre il gioco a tempo e abbiamo la novità del

L’ingresso della grande e moderna club house de Le Robinie

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Due importanti novità nel gruppo italiano associa-to a The Leading Golf Courses, gruppo nato nel 1998 in Austria e oggi dif-fuso in 13 Paesi europei,

con l’aggiunta della Turchia. Di recente sono entrate nell’associazione dei mi-gliori circoli europei anche Gardagolf, splendido club con 27 buche a un passo dalla riva lombarda del lago di Garda,

e La Bagnaia, resort-gioiello nel cuo-re della toscana, in provincia di Siena. Salgono così a sette i rappresentanti del Tricolore fra The Leading Golf Courses: quelli già inseriti nell’Associazione era-no Castelconturbia, Montecchia, San Domenico, Royal Park I Roveri e Ver-dura e altri circoli prestigiosi sono in predicato per entrare a farvi parte. Il percorso per essere un Lea-ding d’Europa non è comun-que semplicissimo e aperto a tutti. Ci sono infatti selezio-ni e test da affrontare, per-

ché l’associazione nasce dall’esigenza di identifi care quei club che davvero meri-tano una visita per giocare e per conce-dersi una bella giornata di relax. La scelta avviene, in base a numerosi test segre-ti eseguiti nel corso dell’anno, secondo molti criteri di valutazione che vanno ben oltre la perfezione del campo e la manu-

tenzione dei green, perché chi gio-ca a golf cerca sì 18 buche

stimolanti, ma anche enoga-stronomia, accoglienza, am-biente, servizi impeccabili.Non si tratta quindi di una

di Roberta Vitale

I magnifi ci

Nelle foto, due buche di Gardagolf (a sinistra) e La Bagnaia, i due nuovi circoli italiani entrati a far parte dei Leading

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31T H E L E A D I N G G O L F C O U R S E SI migliori circoli d’Europa

semplice classifi ca, come se ne possono trovare ovunque su Internet, spesso com-pilate da un pugno di giocatori: quella dei Leading Courses è invece una raccolta di dati oggettivi, tali per cui le considerazioni sul percorso incidono al 60% sulla valuta-zione fi nale, quelle su servizi e infrastruttu-ra al 40%. Al di là dei vantaggi pratici e con-creti che l’associazione a The Leading Golf Courses comporta (visibilità, prestigio, aumento del numero dei soci), dunque, il golf club insignito del “marchio” avrà sem-pre uno stimolo fondamentale per cercare sempre l’eccellenza.

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GOLF CLUB

AUSTRIA Colony Club Gutenhof Golf & Country Club Dachstein Tauern Golf and Sports Club Fontana Golf Eichenheim Golfclub Achensee Golfclub Adamstal Golfclub Gut Murstätten Golfclub Linz St. Florian Golfclub Seefeld-Wildmoos Golfclub Zell am See - Kaprun Golfresort Haugschlag Gut Altentann

BELGIO Royal Golf Club des Fagnes

BULGARIA Thracian Cliffs Resort Bulgaria

GERMANIA Golfclub Hamburg-Walddörfer Golf-Club Hamburg Wendlohe Hamburger Land- und Golf-Club Hittfeld Golf- und Land-Club Berlin-Wannsee Golf & Country Club Motzener See Golf- und Country Club Seddiner See Osnabrücker Golf Club Golf Club Hardenberg Golf-Club Gut-Neuenhof e.V. Golf & Country Club Elfrather Mühle Golfclub Schloss Myllendonk Golfanlage Hummelbachaue Golf Club Hanau-Wilhelmsbad Golf-Club Neuhof Golfclub Mannheim-Viernheim Golf Club St. Leon-Rot Stuttgarter Golf-Club Solitude Golfclub Schönbuch Golfclub Domäne Niederreutin Country Club Schloss Langenstein Golf Club Ulm Golf Club Würzburg Golfclub am Reichswald Golfclub Schwanhof Golf Club Am Habsberg e.V. Golf- und Land-Club Regensburg Wittelsbacher Golfclub Golf Club Schloß Klingenburg Golfclub Augsburg Golfclub München Eichenried Golf-Club Olching Golfclub Wörthsee Golfclub Beuerberg Golfclub Schloss Maxlrain

GRECIA Costa Navarino

ITALIA Gardagolf Country Club Golf Club Castelconturbia Golf Club della Montecchia La Bagnaia Resort Tuscan Living Golf Spa Royal Park I Roveri San Domenico Golf Verdura Golf & Spa Resort

LITUANIA National Golf Resort Klaipeda

PORTOGALLO Monte Rei Golf & Country Club

REPUBBLICA CECA Prosper Golf Resort Celadna

SLOVACCHIA

Penati Golf Resort

SPAGNA Club de Golf Alcanada Club de Golf Bonmont Son Gual Golf

SCOZIA Turnberry

SVIZZERA

Golf Club Bad Ragaz Golf Club Gstaad-Saanenland Golf Club Interlaken-Unterseen Golf Club Küssnacht am Rigi Golf Kyburg Golf Sempachersee

TURCHIA Gloria Golf Club Old Course Sueno Golf- The Pines Course

TUTTI I CIRCOLI ASSOCIATIsette

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La discussione sui tee avanzati (forward tees) ha preso piede, oltre che nelle discussioni dei golfi sti, an-che sulle pagine dell’ultimo Golf &

Turismo. Come là promesso, torno sul tema cercando di entrare un po’ più nello specifi co e sperando di coinvolgere qualche amico, Di-rettore o Segretario, nella discussione.“Tee It Forward”, la campagna di PGA of America e USGA nata nel 2011 con l’intento di fare in modo che ogni golfi sta giochi dal tee di partenza che più gli si addice, sulla ba-se della lunghezza del proprio drive, ha un duplice fi ne: diminuire i tempi di gioco, pro-blema sentitissimo a tutti i livelli negli USA, e far più divertire il locale Domenico Golfi sta.Tutto è basato su una semplice tabella: tanto più lungo è il tuo drive, tanto più lungo deve essere il percorso di gioco. E viceversa.La campagna americana ha avuto un discre-to successo e i due obiettivi desiderati so-no stati parzialmente raggiunti. Soprattutto si è dimostrato che, effettivamente, i tempi

di gioco si sono ridotti e la soddisfazione del giocatore è aumentata.Trasportiamo ora il concetto di “Tee It Forward” in Europa e in Italia in particolare.Diversi campi continentali, specie quelli co-struiti con l’intento di farvi disputare gare del Tour, hanno scelto di applicare il sistema americano. Il PGA of Catalunya, a Girona, ha creato partenze in numero tale da soddisfare la tabella riportata a destra. I commenti, sia dei gestori del percorso, sia dei giocatori sce-si in campo sullo Stadium Course, sono stati entusiastici. E ci credo!Il mio Domenico Golfi sta, che dopo tanta fa-tica è sceso a 30 di hcp, ha un buon gioco cor-to ma è ancora un po’ carente con il drive. Ha scelto il tee a lui più adatto, fatto 18 buche, segnato qualche par e, udite udite, ha anche fatto un birdie. Si è sentito un po’ Luke Do-nald e, il giorno dopo, ha giocato ancora! Ri-sultato raggiunto sia per il campo (due green fee in due giorni), sia per Domenico che si è proprio divertito.

Orbene, quanto sopra vale però solo per un giro fuori gara. E presuppone che l’architet-to abbia costruito il campo tenendo presente la necessità di MOLTI battitori e non, come si faceva in passato, di soli battitori molto lun-ghi. Questo perché, agganciandoci anche al sistema EGA HCP System, per ogni “placca” di partenza sono suffi cienti 13 metri (4 indie-tro e 9 avanti).Stabilito quindi che per un campo “commer-ciale” la pratica dei forward tees è utilissima, andiamo a vedere cosa succede – e rimania-mo in Italia, Paese delle Tante Gare – in caso di competizione uffi ciale.Tralasciamo, ovviamente, le gare di alto livel-lo giocate sul lordo, dove il fi eld è determina-to da un hcp sicuramente basso, e rimaniamo sulla classica Coppa Fragola.Primo problema: molti campi, vecchiot-ti, non hanno gli spazi necessari per posi-zionare tee avanzati, verdi per gli uomini e arancioni per le signore come previsto dal-la normativa EGA e secondo quanto la stessa richiede. Il delta minimo stabilito è l’8% men-tre il massimo è il 15%. Conosco tantissimi percorsi che, non so per quale ragione tecni-ca, abbiano scelto di piazzare questi battito-ri “a prescindere” dal rispetto del vantaggio minimo richiesto. Così facendo, però, siamo al gatto che si morde la coda: ho un punto di partenza in più; ho un rating assegnatomi dalla FIG (che non avrebbe dovuto conce-dermi dato che non arrivo all’8% minimo); ho diversi soci Under 12 o Over 70 che potreb-bero utilizzare quei battitori; non ho nessu-no che però, in gara (e anche fuori), li gioca. Sugli Under 12 andrebbe aperto un discor-so a parte dato che una Circolare Federale di poche settimane or sono ha stabilito che, se con hcp <11,4, hanno l’obbligo di gioca-re dai tee avanzati verdi o, se mancanti, da quelli delle signore. Potrei scrivere un tratta-to sul perché trovo questa sia una fl appa cla-morosa.Limitiamoci dunque ai Senior over 70. Sa-pendo di dover scrivere queste righe, e im-

Domanda amletica: ma giocare avanti serve o no?

S E R I O U S G O L F E R SFilippo Motta

Un’infi lata di sei tee di differenti colori accanto a un lungo battitore, fotografati su una buca del percorso Rosso di Monticello (Como).

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possibilitato a giocare a causa di una spalla rotta, lo scorso sabato ho intervistato qua-si tutti i Senior del mio Circolo. Qualcuno di loro passa gli 85! Dimostrando una conoscenza dell’argomen-to che francamente non mi aspettavo, mi hanno quasi tutti detto che il poco beneficio reale in termini di distanza non giustifica la perdita di colpi di vantaggio che avrebbero

utilizzando i battitori avanzati.E hanno ragione, perché il mio è uno di quei campi dove quei tee non dovrebbero neppu-re esserci!Discorso diverso, probabilmente, avrei po-tuto sentire dai soci di un campo più lungo e con maggiori spazi per i forward tees. Ma temo che anche qui, forse per ragioni psico-logiche e anche perché non è facile valutare

se il vantaggio sulla lunghezza controbilanci i colpi persi, gli utilizzatori sarebbero davve-ro un numero ridicolo.E quindi, mi chiederete?Quindi, salvo un’attenta creazione di aree di partenza finalizzate allo scopo e un’impor-tante politica di comunicazione e convinzio-ne, i tee verdi non servono a nulla (in gara). E quelli arancioni? Beh… quelli ancora me-no dato che gli spazi sono ancora più ristretti e che, ormai, il gioco delle signore andrebbe completamente separato da quello dei ma-schi per le troppe differenze di potenza che non sono risolvibili solo con una partenza avanzata!Su tutto si aggiunge, dulcis in fundo, la di-scussione nata tra amici golfisti su Facebook dove l’ironia su questa tipologia di partenze non è proprio mancata. Tra chi le conside-ra utili solo per inerbire meglio i tee di gio-co abituali e chi le considera una stupidaggi-ne e basta, il migliore è stato Flavio Sais che, in modo assolutamente tranciante, ha detto che “i tee avanzati quando finisci la gara li ri-metti in sacca”. Strepitosa sintesi!

Tee avanzati - Come scegliere la partenza Lunghezza del drive Lunghezza raccomandata in yard in yard per 18 buche (1 yard = 0,91 metri) 275 6.700 - 6.900 250 6.200 - 6.400 225 5.800 - 6.000 200 5.200 - 5.400 175 4.400 - 4.600 150 3.500 - 3.700 125 2.800 - 3.000 100 2.100 - 2.300

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Nel numero precedente avevamo esaminato la situazione generale dei driving range italiani e sentito i responsabili di tre strutture, in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. In questa seconda parte è il turno di altre quattro, con l’aggiunta dell’elenco completo dei campi pratica italiani

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La prima puntata della nostra in-chiesta dedicata ai campi pra-tica ha destato interesse e cu-riosità. Molte le domande per sapere dove si trovano le strut-ture attualmente esistenti (in

queste pagine pubblichiamo l’elenco com-pleto dei campi pratica dislocati sul no-stro territorio) e molti anche gli interventi in cui sono emersi buoni propositi per re-alizzare – o tentare di realizzare – dei cam-pi pubblici. Come in Lombardia, dove da qualche mese il Comitato Regionale, pre-sieduto da Carlo Borghi, si sta muoven-do con il Comune di Milano. La proposta è quella bonificare un’area abbandonata sul territorio del capoluogo lombardo e da-re così vita ad un campo pratica disponi-bile per tutti: “Abbiamo aperto un tavolo

di discussione con il Comune – ha detto Carlo Borghi – e anche se i primi colloqui hanno fatto emergere alcuni problemi, noi non ci arrendiamo. Il futuro del golf deve necessariamente passare anche attraver-so strutture aperte a tutti, come avviene in Europa, e la Lombardia, non fosse al-tro per il grande numero di tesserati, meri-ta di avere uno o più impianti costruiti an-che nei parchi pubblici, una soluzione che consentirebbe a tutti di avvicinarsi a que-sta disciplina”.Per raggiungere l’ambizioso obiettivo servono ovviamente spazi e risorse eco-nomiche e pur in un periodo non facile, la convinzione di molti è che i terreni ci sono e le risorse vanno create con ope-razioni di marketing. Nel numero scorso anche Costantino Rocca, da sempre so-stenitore dei campi pratica, aveva sotto-lineato che “gli spazi per creare queste

strutture esistono, ma tocca soprattutto al mondo della politica fare qualcosa per agevolare le persone che vorrebbero im-pegnarsi ad investire”. Tra la politica e i privati il grande media-tore, a questo punto, dovrebbe essere la Federazione Golf e allora perché non creare all’interno della Fig una commis-sione che si dedichi attivamente allo stu-dio del problema? La nostra non vuole essere una provocazione, ma semplice-mente una proposta che possa servire da stimolo a chi dovrebbe preoccuparsi di accelerare la crescita del nostro golf, soprattutto in vista di un appuntamento molto importante: Rio de Janeiro 2016.In attesa di tornare sull’argomento, a seguire completiamo la nostra inchiesta con gli interventi di altri quattro campi pratica e con l’elenco completo dei dri-ving range italiani.

di Maurizio Bucarelli

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Le domande1) Com’è andato il 2013?2) Come funziona il rapporto con i golf club vicini?3) Qual è il problema maggiore nella gestione del campo pratica?4) I giovani sono in aumento o in diminuzione?5) Quali previsioni per il futuro?

GOLF CLUB MIRASOLEÈ il campo promozionale del “Golf Club Le Rovedine”, ideato per tutti coloro che intendono avvicinarsi al golf. La struttu-ra è aperta sette giorni su sette dalle ore 9 alle ore 18, con un prolungamento se-rale nel periodo estivo, e uno staff di die-ci istruttori PGAI è sempre a disposizione per lezioni individuali e corsi collettivi di avviamento al gioco. Per accedere al cam-po pratica non bisogna essere soci del cir-colo o in possesso di tessera federale, si pagano solo l’ingresso e le palline di cui si usufruisce. Il noleggio dell’attrezzatura è compreso nel costo delle lezioni. Il cam-po pratica ha 60 postazioni coperte e illu-minate, 40 scoperte, 9 buche executive par 27, putting green e campo approcci.

RISPONDE FRANCO PIRAS 1) Pur con la crisi economica che ha col-pito tutti i settori, devo dire che il 2013 si è chiuso abbastanza bene. Abbiamo lavorato per migliorare le strutture, so-no stati fatti investimenti e la gente ha apprezzato questo sforzo, tanto che al-la fine siamo stati premiati. Certo, non possiamo dire che questi siano anni di crescita, ma il fatto di essere ancora in piena attività e con numeri importanti si-gnifica che il nostro campo pratica è an-cora un punto di riferimento per molti golfisti. E questo nonostante una politi-ca federale che non condivido molto, co-me il tesseramento libero ad esempio, un’operazione politica che non ha porta-to nessun beneficio. Anzi.

2) Un vero e proprio rapporto tra il no-stro campo pratica e i circoli vicini non esiste, anche perché la nostra è una si-tuazione abbastanza anomala in quan-to noi un vero campo da golf l’abbiamo già in casa.

3) A ben vedere non ci sono molte dif-ficoltà a gestire un campo pratica; dif-ficile, invece, è fare tornare i conti, an-che perché il socio, giustamente, ha le sue esigenze e vorrebbe avere sem-pre tappeti e palline nuove. Il succes-so di un buon campo pratica non può comunque prescindere dalla capacità manageriale di chi lo gestisce: noi pun-tiamo molto sulla qualità del servizio, così come puntiamo sulla professiona-lità dei maestri che sono il contatto più importante con il giocatore.

4) Quando sento dire che i ragazzi non si avvicinano al golf o, peggio ancora, lo abbandonano dopo qualche anno, mi meraviglio. In linea di massima quando si perdono i soci si perdono anche i figli, ma questa è una cosa fisiologica che va combattuta con nuove iniziative e pro-

mozioni. Noi portiamo avanti una gran-de attività giovanile e i risultati che rac-cogliamo sono importanti.

5) Qualcuno dirà che sono un inguari-bile ottimista, ma io il futuro lo vedo ro-seo e ai pessimisti vorrei ricordare il fa-moso proverbio che dice “Aiutati che il ciel t’aiuta”.

EASY GOLF VERONAIl campo pratica dove ha mosso i pri-mi passi Matteo Manassero si trova nel centro di Verona, inserito in un’oa-si di verde e di grande tranquillità. La struttura offre venti postazioni (anche coperte), un putting green e una zona pitch. Le cinque buche esistenti sono state ricavate nel grande giardino che avvolge la casa che ospita una club hou-se accogliente.

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RISPONDE NAZZARENA BRAGANTINI1) Un 2013 infausto dove la crisi econo-mica si è fatta sentire. In più la Federa-zione ci ha messo del suo con il “tessera-mento libero”, una vera sciagura per chi ha un campo pratica: quest’anno le di-sdette sono arrivate a volontà e sappia-mo bene chi dobbiamo ringraziare.

2) La nostra struttura è nata nel 1992 e abbiamo sempre avuto una buona colla-borazione con tutti i circoli vicini, con cui sono state attivate delle convenzio-ni. Oggi abbiamo dei buonissimi rappor-ti di vicinato soprattutto con il Golf Ve-rona e il Chervò San Vigilio.

3) Grandi problemi di gestione non ce ne sono. Logisticamente ci troviamo nel centro di Verona e questo ci agevola per-ché da noi vengono a praticare anche so-ci di altri circoli.

4) Non abbiamo tanti giovani, anche perché la nostra struttura non è molto grande e que-sto non ci permette di fare corsi specifici.

5) Sono pessimista e prevedo un futuro molto duro e difficile. Mi auguro di sba-gliare, ma ho paura che il 2014 sia anche peggio del 2013.

TEVERE GOLFL’Associazione Sportiva Tevere Golf di Roma sorge su un’area di circa 4.500 mq sulla sponda destra del Tevere, in locali-tà Tor di Quinto. Il campo pratica è sta-to costituito nel 1990 da un gruppo di appassionati golfisti con l’intento di far scoprire e avvicinare al golf il maggior numero possibile di persone. Il campo pratica del Tevere Golf ha una lunghez-za di 250 metri, dispone di due pitching green, un putting green, un bunker, un percorso mini golf di 9 buche, oltre na-turalmente a strutture ricettive (spoglia-toi uomini e donne, segreteria, piccola club house ecc.). L’associazione si av-vale inoltre di un elegante bar ristoran-te sul fiume, collocato nell’attiguo Cen-tro Sportivo La Mirage.

RISPONDE PEREIRA LANIER1) Il 2013 non è stato un buon anno, que-sto dovuto anche al fattore climatico. La nostra struttura si trova a Tor di Quinto e la zona, come noto, per ben due volte è stata colpita da esondazione e questo ha creato gravi danni in tutti i sensi.

2) Il nostro rapporto di buon vicinato esisteva soprattutto con l’Arco di Co-stantino, ma come tutti sanno il circolo è stato chiuso e così abbiamo perso un

importante punto di riferimento. Al mo-mento collaboriamo con il Marco Simo-ne, mentre con il Parco di Roma non ab-biamo nessun tipo di rapporto.

3) A parte i costi di gestione, problemi veri e propri non ci sono. Certo, riuscis-simo a risolvere quello legato ai vinco-li sui terreni che ci impediscono quell’e-spansione che vorremmo, a livello di gestione sarebbe tutto molto più bello e facile. Ma questi sono altri discorsi.

4) Da noi i giovani sono in diminuzione. Che idea mi sono fatto? A mio avviso il golf ha tante regole e con il passare del tempo il bambino si stanca. Ci vorrebbe-ro molti più maestri specializzati, capaci, oltre che insegnare il golf, anche a fare di-vertire i ragazzi. La stessa Federazione do-vrebbe mettere in atto più promozioni aiu-tando così i campi pratica e i circoli. Noi cerchiamo di attirare i ragazzi facendogli pagare quasi niente, ma questo non basta.

5) Previsioni per il futuro? Ovviamente ci auguriamo un aumento di soci, ma l’i-nizio della stagione, con la nuova eson-dazione di febbraio, non ci ha dato certo una mano. Abbiamo subito danni impor-tanti alla struttura e adesso siamo co-stretti a ricominciare tutto da capo.

Qui sopra, l’americana Stacy Lewis sul campo pratica illuminato all’Emirates Golf Club di Dubai, negli Emirati Arabi

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Gli impianti italiani per allenarsi e imparare a giocare

CAMPI INDIRIZZO CITTÀ PROVINCEAbano Via Carabinieri S.N.C. Abano Terme PDAcquapendente Strada Prov.le Campo Morino, Snc Acquapendente VTAgrigolf Viale Sabatucci, 118 Civitanova MCAirone Strada Casalmoro 20 Castelgoffredo MNAlba Via San Rocco 1 Alba CUAlghero Localita’ Arenosu, 1 Alghero SSAlisei Via Spirito Santo, 30 Pietrasanta LUAlpe della Luna Via Taramone, 2 Borgo Pace PUAltogarda Loc. San Tomaso Riva Del Garda TNAncora Via Armando Diaz, 122 Meolo VEAprica Orobie Corso Roma, 150 Aprica SOAvezzano Via Ugo De Tiberis, 10 Avezzano AQAvio Contrada Piane 10 Montegiorgio APBadiola Loc. Badiola Castiglione Della Pescaia GRBari Palese Via Michele Mitolo, 13 Bari BABarialto S.S. 100 Km. 18 Casamassima BABassano Via Lanzarini 15 Romano D’ezzelino VIBenessere S.P.2 Crema Vailate - Località Fiumicella Torlino CRBorgo Machetto Via Grezze - Località Machetto Desenzano BSBosco Via Madonna Della Salute, 7 Oderzo TVBoves Via Degli Angeli, 3 Boves CNBreak Point Località Maso Grillo, 4 Pergine Valsugana TNBrescia Via Stretta, 48 Brescia BSBrolo Via Campesana, 30 Bassano VICa’ Del Moro Loc. Casa Corvi Pontremoli MSCa’ Laura Via Cristina, 70 Mesola FECaldese Voc. Caldese Di Celle Citta’ Di Castello PGCapanne Via Aurelia, Km 273 Bibbona LICasalpalocco Via Niceneto, 2/4 Roma RMCaselli Sp 35 S.Vito Normanni/Specchiolla C.Da Caselli Sn Carovigno BRCassino Via Solfegna Cantoni Snc Frosinone FRCastel del Monte Via Castel Del Monte Km 9,900-Loc. Tenta Andria BACastellina Cascina Castellina, 1 Cornovecchio LOCastello Palazzo Rossi - Castello Delle Forme Marsciano PGCast. di Freudenstein Via Matschatscher, 6 - Strada Del Vino Appiano BZCavriglia Localita’ Valle Del Pero Cavriglia BICentanni Via Di Centanni, 8 Bagno A Ripoli FICesena Via Vicinale Pisignano, 1855 Martorano Di Cesena FCCesenatico Via Canale Bonificazione, 122 Cesenatico FCChia Via Belvedere Snc - C/O Hotel Spartivento Domus De Maria CAChieri Via Pirandello Snc Chieri TOCingoli Via Botontano, 61 - Agriturismo Fatt. Castiglioni Cingoli MCCittà di Jesi Via Del Vecchio Zuccherificio, 1 Jesi ATCoccaro Contrada Coccaro Sn Fasano BRColli Euganei Via Monteortone 46 Teolo PDColonnella Contrada Civita Colonnella TEColonnetti Via M. Panetti, 30 Torino TOComogolf Via Alla Cava, 3 Luisago CO

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Gli impianti italiani per allenarsi e imparare a giocare CAMPI INDIRIZZO CITTÀ PROVINCEConegliano Via Colvendrame 58/A Refrontolo TVCorradina Loc. Corradina Legnago VRCri Cri Via Regina Elena 73 Rivisondoli AQCtl3 Via Cattaneo Carnate MICus Genova Via Degli Anemoni - Quarto Alto Genova GECus Napoli Via Cupa Del Poligono, 6 Napoli NACus Parma V.Le Usberti 95 Parma PRCus Pisa Via Chiarugi, 5 Pisa PIDaunia T.S.Lucia-Cont. Posta Tuori-Ss 89 Km 180 San Giovanni Rotondo FGDisio Contrada Scacciaiazzo, 79 Marsala TPEasy Golf Via Sogare, 13 Verona VREsse Via Palmiro Togliatti Torrita Di Siena SIFattoria Via Monterampino, 6 Reggio REFaula Via Casali Faula, 5 - Località Ravosa Povoletto UDFermata Via Bolla, 2 Spinetta Marengo ALFossadalbero Via Chiorboli 366 Fossadalbero FEFragole Strada Pedaggio Vecchio, 90 Castiglione TOFrosinone Via Termini D’alatri, 43 Frosinone FRGardanella Via Grandi, 46 Peschiera MIGarden Via Jenner 40 Genova GEGardena Via Petlin 31 Ortisei BZGaressio Via Garibaldi 22 Garessio CNGarfagnana Loc. Braccicorti - Pontecosi Pieve Fosciana LUGiardino S.S. 468 Motta, 39 Carpi MOGiotto Loc. Sardinia - Via Del Tiglio 143 Calcinaia PIGiulianova Contrada Colle Cacio Snc - C/O Fattoria Mosciano TEGolf in Milano Via A. Corelli, 136 Milano MIGolf Indoor Via Fausto Radici, 1 Mozzo BGGolf Village Viale Scarfiotti - Sp 100 - Km 4,65 Porto Recanati MCGrotte Via Sandro Pertini San Donato Val Di Comino FRGrugliasco Strada Del Gerbido 97 Grugliasco TOGubbio Via Linosa 12 Gubbio PGHarbour Via Cascina Bellaria-San Siro Milano MIHermitage Località Biodola, 1 Portoferraio LII Carpini Strada Della Chiesa, 60 Nole TOI Galletti Strada Del Commendone, 90 Grosseto GRIdea Verde Via S. Francesco, 17 Olgiate Olona VAIl Casale C/O Agriturismo Il Casale - Contrada La Pesca, 5 Posta Fibreno FRImola Grifone Via Piratello 21 Imola BOImola Zolino Via Maria Zanotti, 22 Imola BOIncontro Via Martiri 162 Romagnano NOIspra Via Esperia, 467 Ispra VAIvrea Via Dei Cappuccini Snc Ivrea TOJunior Via Xx Settembre 65/A Perugia PGL’Abbadia Loc. La Badia, 14/A Colle Di Val D’elsa SILa Castelluccia Via G. A. Provana Snc Roma RMLa Mandria Via A. De Gasperi Snc Druento TOLaghetto Via Lombardia, 2 Peschiera Borromeo MILago Salasco Via Per Crova Salasco VC

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41I N C H I E S T ACampi pratica - Seconda puntata

Nel grafi co, la crescita degli impianti italiani, nelle due categorie dei golf club e dei campi pratica

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‘86 ‘87 ‘88 ‘89 ‘90 ‘91 92 ‘93 ‘94 ‘95 ‘96 ‘97 ‘98 ‘99 ‘00 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 ‘07 ‘08 ‘09 ‘10 ‘11 ‘12 ‘13‘86 ‘87 ‘88 ‘89 ‘90 ‘91 92 ‘93 ‘94 ‘95 ‘96 ‘97 ‘98 ‘99 ‘00 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 ‘07 ‘08 ‘09 ‘10 ‘11 ‘12 ‘13

Golf Club Campi Pratica

A Biella, distante pochi minuti dalla centralissima via Italia e sito nell’area del parco fl uviale che divide in due la città, è sorto nel 2010 il Golf Club Ponte Cervo, ultimo nato dei circoli biellesi affi liati alla Federgolf. La piccola provincia di Biella propone un’offerta molto variegata per gli appassionati con le prestigiose 18 buche de Le Betulle, due percorsi da 9 buche a Cavaglià (che nel corso dell’anno verranno portate a 18) e Cossato (Living Garden) e un 5 buche a Cerrione (Tenuta Castello). Il Gc Ponte Cervo è un campo pratica a gestito dalla famiglia Saja con 8 postazioni coperte, 8 scoperte, putting green, ampia area approcci con bunker e club house con spogliatoi e docce.

Com’è andato il 2013?«Direi bene, secondo le previsioni, con un leggero incremento dei giocatori – spiega il presidente Roberto Saja, papà dell’ex nazionale azzurra Benedetta -. Grazie alle nostre “promozioni” diverse persone si sono avvicinate al golf e la maggior parte ha continuato a praticare presso il nostro campo pratica. Come credo tutti i circoli abbiamo nuovi giocatori che vengono da altri campi mentre altri che erano iscritti da noi vanno a giocare presso altre strutture. Il nostro scopo è quello di creare una scuola di golf di ottimo livello e formare nuovi giocatori e sembra che ci stiamo riuscendo».

Come sono i rapporti con i club golfi stici vicini/della zona?«Con alcuni campi sono ottimi sia nel Biellese che nel Canavese e nel Novarese tanto che, nel reciproco interesse, abbiamo stipulato buone convenzioni a favore dei nostri tesserati. Con qualche altro circolo i rapporti sono invece inesistenti».

Qual è il problema maggiore nella gestione del campo pratica?«Direi che non ci sono particolari ostacoli. Occorre tanto impegno, disponibilità ed entusiasmo se si vogliono fare le cose bene. Forse la diffi coltà maggiore si trova nelle leggi che regolano l’attività delle associazioni e società sportive che purtroppo non sono molto chiare e come spesso capita devono essere interpretate».

I giovani sono in aumento o in diminuzione?«Per noi sono in aumento anche perché la nostra scuola di golf è diretta a tutti ma soprattutto ai giovani».

Quali previsioni per futuro?«Continuare per la strada che abbiamo iniziato e migliorare sempre di più la nostra scuola di golf con attrezzature nuove e corsi di aggiornamento per chi insegna. L’obiettivo è organizzare corsi per neofi ti e potenziare i nostri corsi già esistenti per il club dei giovani e per i nostri ragazzi della squadra agonistica che cominciano ad ottenere buoni risultati».

GOLF CLUB PONTE CERVO di Roberto Lanza

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Gli impianti italiani per allenarsi e imparare a giocare CAMPI INDIRIZZO CITTÀ PROVINCELazzate Via Vittorio Emanuele, 150 Lazzate MILife Club Via Cannetacci, 50 Mentana RMLupa Via Cassola di Sopra, 22 Castelfranco MOMadesimo Via Mater, 8 Madesimo SOMaggiolino Via G. Molteni, 42 Roma RMMarchesa Via Per Concordia, 46/2 Mirandola MOMarco Polo Via Luigino De Nadai, 30 Vittorio Veneto TVMaremma Strada Delle Vedove Snc Grosseto GRMarigola Via Biaggini, 5 Lerici SPMediolanum Via Generale G. Govone, 67 Milano MIMia Via Croce, 7 Camerata ANMirabell Hans-Von-Perthaler Str. 11 Olang Valdaora BZMiramonti Asiago Via Kaberlaba, 5 Asiago VIMirasole Via Karl Marx, 16 Noverasco Di Opera MIMontaldo Mondovì Via San Salvatore - Località Pul Montaldo Di Mondovi’ CNMontecampione Via Panoramica 71 -loc. Montecampione Artogne BSMontegiove Via Forcolo 26 Fano PUMonza Via G. Falcone 15 Muggio’ MIMonzeglio Via Mongini, 919 Ispra VAMora Bianca Via Bellini, 11 Assemini CANew Country Località Castiglione, 191 Asti ATNogherazza Via Gresane 78 Belluno BLNoghere Via Valentini, 5 Santa Lucia TVOrbassano Strada Stupinigi, 80 Orbassano TOOrsini Via Buozzi, 4/C Peschiera MIOrtì Via Municipio, 32 Orti RCPantelleria Loc. Sibì Scauri Siculo Pantelleria TPParadisetto Loc. Paradiso Peschiera VRParma Strada Martinella, 328/A Vigatto PRPasso Monte Croce Via S. Giuseppe, 55 Sesto BZPian del Colle Loc. Pian Del Colle Bardonecchia TOPievaccia Via Dei Brogi - Località Pievaccia Monsummano PTPoli Strada Morane, 361 Modena MOPonte Cervo Via Bora Snc Biella BIPorto San Paolo Via Del Corallo, 4 Loiri Porto San Paolo OTPrato Nevoso Via Corona Boreale, 1 Prato Nevoso CNPresolana Loc. Prati Mini Snc Clusone BGPrimule Strada Prov. N.90 Per Rondissone Mazze’ TOProssima Via Prostima, 2 Castel Di Casio PTQuarrata Via Orazio Ceccarelli 375 Località Bar Quarrata PTQuellenhof Via Passiria, 47 St. Martin In Passiria BZReal Sporting Golf Club Via Liciao Giorgieri (via Aurelia Km 9,500) 50 Roma RMReggio Emilia Via Garcia Lorca 5 Reggio Emilia RERomita Via Della Romita, 11 Terni TRRoncegno Via Ferme Snc Roncegno TNRubiera Via Sant’Agata 14 Rubiera RERudis Contr.Trifana-Vecchia Casarano-Taviano Melissano LESalerno Via Litoranea - Località Picciola Pontecagnano Faiano SASan Siro Piazzale dello Sport, 12 Milano MI

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San Vito Via Marta Lodi 2/C Gaggiano MISanta Maria Maggiore Piazza Risorgimento, 4 Santa Maria Maggiore VBSarzana Via Tavolara Sarzana SPSassari Via Rockefeller, 59 Sassari SSSavigliano Via Solerette, 11 Savigliano CNSerenissima Via Serenissima N°34 Brescia BSSettimo Strada Cebrosa, 166 Settimo Torinese TOSibilla Via San Marco, 30 Petriolo MCSiepelunga Via Siepelunga, 56/4 Bologna BOSimon’s Green Via Paolo Monelli Snc / Via Di Casal Boccone Snc Roma RMSinis Viale Repubblica, Oristano ORSodole Via Delle Sodole, 1 Pontedera PITartaruga Via Vicinale Vistorta, 14 Cordignano TVTauriana Contrada Fraca’ Palmi RCTenuta Castello Via Liberta’, 34 Cerrione BITerni Via Sersimone, 2 Terni TRTevere Via Del Baiardo, 390 Roma RMTiber Via Del Mare, 1050 Roma RMTicino Via Sora, 20 Pavia PVTorre Strada Cagli Pergola, 126/A Cagli PUTouristgolf Via Morsano, 81 Mortegliano UDTuscany Strada Provinciale Del Bozzone Braccagni GRVal d’Ayas Loc. Villy - Fraz. Champoluc Ayas AOVal di Fassa Via Dolomiti 33 Canazei TNVal Venosta Via Mercato 8 Prato Allo Stelvio BZValle d’Aosta Loc. Aeroporto Saint Christophe AOValle Umbra Localita’ Ponte Custode Spello PGVallugola Strada Panoramica Fiorenzuola Di Focara PUValpescara Via Treste Brecciarola Di Cheti CHVarvarusa Frazione Valle, Località Varvarusa Filignano ISVicopelago Loc. Vicopelago Lucca LUVigne della Duchessa Via Ca’ Vecchia, 84 Soliera MOVilla Ca’ Vendri Via Pantheon, 86-88 Verona VRVilla Garziere Via Garziere, 61 Santorso VIVilla Schiarino Strada S. Maddalena 7/9 Porto Mantovano MNVillafranca Loc. Pozzomoretto, 34 Villafranca Di Verona VRVipiteno Piazza Citta 3 Vipiteno BZVirginia Via A. De Gasperi, 20/B Appiano Gentile COViterbo Strada Valore Snc Viterbo VTZ’Makana Via di Chiesa Vecchia Snc Macugnaga VB

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Idee concrete, consorzi, sinergie, investimenti, mecenati: con queste armi, nell’area veneta il nostro sport sta resistendo

discretamente alla crisi. Proviamo insieme a capire perché...

VenetoVenetoVenetodocetdocetdocet

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45I N C H I E S T ALe regioni del golf

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GOLF CLUB

In questa foto, la discreta e inconfondibile sagoma

della clubhouse del circolo veronese di Sommacampagna,

una fra le più belle d’Italia.

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Prendete un Comitato Regionale con un presi-dente che arriva da un’esperienza pluridecen-nale nel mondo del calcio e che crede nella di-struzione creativa di stampo schumpeteriano; aggiungete tre mecenati con una profonda pas-sione per il golf, spruzzate il tutto con un goc-

cio di attenzione per la promozione e per il turismo e in-fine amalgamate gli ingredienti facendo ben attenzione a non creare inutili individualismi et voilà, eccovi servita su un piatto d’argento la giusta ricetta del recente successo del golf veneto.Quarantacinque strutture affiliate, 8.719 tesserati (di cui il 5 per cento sono under 12), un tasso di incremento dello 0,88 per cento del numero dei giocatori nel primo quadrimestre 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: il Ve-neto, come la sua gente, ama far parlare i fatti. E ha un pre-sidente del Comitato Regionale, quello Stefano Mazzi la cui famiglia per decenni è stata legata indissolubilmente al Ve-rona calcio che, oltre a fare, ama anche parlare: “Voglio es-sere ottimista – spiega al telefono - e credo che un’occasio-ne così non ricapiterà più. Voglio dire: la crisi economica che stiamo vivendo potrebbe essere la giusta spinta per una forte ripartenza, perché obbliga tutti a inventarsi la miglio-re delle gestioni possibili. Guardate al Veneto di qualche an-no fa: la Regione era lacerata da rivalità e individualismi, si era persino giunti al commissariamento del nostro comita-to. Oggi quel tipo di atteggiamento dannoso e limitativo non

è più neppure lontanamente ipotizzabile, perché se i club avessero continuato imperterriti su quella strada, avrebbe-ro già chiuso i battenti. Laddove prima si criticava, oggi in-vece si preferisce costruire e quegli stessi circoli che fino a qualche anno fa erano sul piede di guerra, oggi si sono di fat-to consorziati”. Due sono infatti i consorzi che vedono i circoli veneti indi-scussi protagonisti: il primo è il cosiddetto Top Ten, che uni-sce dieci dei migliori club della zona (Asolo, Cà della Nave, Castelfranco Veneto, Colli Berici, Frassanelle, Montecchia, Padova, Venezia, Verona e Villa Condulmer) e che, se da un lato garantisce importanti politiche scontistiche sui green fee nei confronti di tutti i soci dei suddetti sodalizi, dall’al-tro, invece, ha iniziato ad applicare per la prima volta una to-tale chiusura nei confronti di quelli che oggi vengono definiti “i golfisti itineranti”. Ma non solo: i top ten condividono an-che macchinari, costi per le palline dei campi pratica e poli-tiche legate al turismo.Il secondo consorzio è quello collegato al bacino del Lago di Garda che naturalmente include anche diversi club lombar-di: in questo caso i dieci percorsi coinvolti hanno preferito la-vorare su un progetto a lunga scadenza per porre l’attenzio-ne su una vera e propria promozione turistica del territorio. È evidente a questo punto che il turismo è uno dei must del Veneto golfistico: non a caso nel 2012 la Regione è stata vo-tata come Best Golf Destination nel corso dell’International Golf Travel Market, la massima manifestazione fieristica del settore. Un riconoscimento, questo, che ha avuto il merito di fornire una spinta ulteriore al movimento: Stefano Mazzi,

Nella zona occidentale del Lido, agli Alberoni, si estende il celebre campo del Golf Club Venezia, il più antico del Veneto

di Isabella Calogero

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i suoi consiglieri e i presidenti dei circoli stanno infatti lavo-rando a un opuscolo dal nome altisonante, “Veneto’s Leading Golf Courses”, da presentare il prossimo mese di ottobre a Villa Erba nel corso dell’edizione 2014 dell’ITGM. Il messag-gio che si vuole recapitare ai viaggiatori è chiaro: venite pu-re nella nostra Regione per l’arte, la buona tavola, lo shop-ping, ma ricordatevi che c’è qualcosa di più: c’è anche molto golf da giocare. Allargamento del bacino da cui pescare nuovi giocatori: que-sto dunque il motore dietro il recente successo golfistico del Veneto. Viaggiatori esteri, soci di club, ma soprattutto giova-ni, anzi giovanissimi: nel nord est si lavora incessantemente su questi tre aspetti attraverso promozione, politica del ter-ritorio e coordinamento con le amministrazioni turistiche lo-cali. Il recente contesto positivo ha inoltre avuto il merito di convincere imprenditori qualificati a investire tempo, denaro e passione nel golf, con il risultato che il Veneto si sta veloce-mente proiettando in cima alla graduatoria delle regioni ita-liane più meritevoli. Paolo Casati, Alberto Ferrari (nel box di queste pagine una sua intervista) e Irene Gemmo sono i tre “mecenati” che con le loro risorse e potenzialità recentemente non solo hanno aiutato tre realtà golfistiche importanti come Frassanelle, Colli Berici e Asiago, ma che con il loro intervento hanno an-che saputo valorizzare il territorio circostante. Esemplare il caso del golf di Asiago, dove tutta la zona dell’Altopiano ha potuto beneficiare del turismo e dei cre-scenti incoming legati al golf: con il totale consenso delle am-ministrazioni turistiche locali (e del sindaco, che nel frattem-

po si è appassionato al nostro gioco), la famiglia Gemmo ha infatti da una parte ampliato il percorso da 9 a 18 buche, in-crementando notevolmente il numero di soci (oggi sono cir-ca 350 (con oltre 60 ragazzini che animano il Club dei Giova-ni tutto l’anno), dall’altra ha costruito un elegante boutique hotel nel quale convogliare una fetta del nuovo turismo golfi-stico in arrivo (sono circa 25.000 i passaggi annuali sul cam-po con 10.000 green fee staccati nei sei mesi di praticabilità del percorso, da maggio a ottobre). Sull’onda di questi numeri in crescita, altri dieci alberghi si sono immediatamente fidelizzati con il golf club e con loro collaborano e guadagnano anche ristoranti e negozi della zo-na. Ma non è tutto, perché il percorso di golf lavora a pieno regime anche nel corso dell’inverno essendo stato intelligen-temente riciclato come una delle sedi della Coppa del Mon-do di sci di fondo. Risultato: il golf ad Asiago sta riscuotendo così tanto successo che si sta addirittura pensando di costru-ire altre 9 buche.Se ne sono salvate invece addirittura 18 a Frassanelle con l’arrivo di Paolo Casati, già presidente nel limitrofo club de La Montecchia. I conti del club non tornavano, anzi, sarebbe-ro andati in un profondo rosso se la passata amministrazione non avesse ridotto al minimo gli interventi sul campo gene-rando però in questo modo disappunto tra i soci e gli ospiti: per questo l’imprenditore veneto ha deciso di rilevare il 60% dell’attività sportiva, inventandosi di fatto una sinergia tra i due club fino a poco tempo fa del tutto impensabile e impor-tando a Frassanelle il sistema già adottato (e con successo) dodici chilometri più in là, a Selvazzano.

La buca 9 del Golf Club Cà della Nave, percorso disegnato da Arnold Palmer e collocato nell’entroterra veneziano

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Una buca del Golf Club Asolo, bel 27 buche a Cavaso del Tomba (Treviso), che compirà 20 anni nel 2015

Caso più unico che raro in Italia, Alberto Ferrari è un uomo che quando ha dovuto scegliere tra il calcio e il golf, incredibilmente ha preferito quest’ultimo. Rinomato imprenditore nel settore farmaceutico e in quello delle materie plastiche, Ferrari è stato vicepresidente del Vicenza Calcio per sette stagioni, dal 1997 al 2004, ma dieci anni fa ha scelto di investire le sue energie (e i suoi euro) nei green vellutati di Colli Berici, piuttosto che nel mercato del pallone. Come già il presidente del Comitato Regionale Veneto Stefano Mazzi, la cui famiglia per decenni è stata legata alla squadra del Verona, anche Ferrari ha preferito abbandonare il mondo del calcio, perché, racconta, “nel golf, che è uno sport di valori, si può far bene; nel pallone è quasi impossibile, soprattutto nel nostro Paese dove non esiste una vera mentalità sportiva. ” Normalmente schivo e assai riservato, questo imprenditore con il pallino per lo sport (vanta un handicap EGA di 6,5 colpi) dal 2004 si è gettato anima e corpo nel salvataggio del suo club, quel Colli Berici dai cui fairway ondulati può ammirare in lontananza le sue aziende: “Diciamo che più che con la testa dell’imprenditore, ho ragionato con il cuore dell’appassionato. All’epoca il golf rischiava il fallimento, la liquidazione: non potevo permettere che a Vicenza si perdesse una risorsa così importante, che per altro rappresentava anche uno sfogo e un punto di riferimento importante per me e la mia famiglia”.

E quindi?“Abbiamo rilevato sia il 70% della parte immobiliare, sia la maggioranza di quella sportiva; subito dopo abbiamo rischiato

con un investimento significativo, prima ripianando un debito importante che il circolo aveva contratto con le banche, quindi dedicandoci al rifacimento delle infrastrutture, soprattutto della club house. Ora, con il club che vanta all’incirca trecento soci e con l’organizzazione di un evento dell’Alps Tour ormai alle spalle, siamo pronti per un piccolo nuovo design del percorso”.

In che senso?“Vorrei che Colli Berici diventasse, per così dire, un percorso più… turistico, cioè tecnicamente più abbordabile per chi lo affronta la prima volta. Oggi come oggi, trovo che siano ancora troppo numerose le buche cieche: ecco, siccome c’è la possibilità di modificarle e di allargare alcuni fairway, mi piacerebbe affrontare quest’altra sfida”.

Non le fa paura quest’ennesima avventura?“Sarei un bugiardo se le dicessi di no, ma sento che se mi fermassi ora, sarei a metà dell’opera che ho iniziato dieci anni fa. E invece io la voglio portare a conclusione”.

Il suo circolo ha aderito ai consorzi Top Ten e Lago di Garda: soddisfatto?“C’è voluto un anno per riuscire a organizzare il tutto, per cui in definitiva il lavoro vero sta partendo solo ora. Diciamo che sono molto ottimista: è giusto veicolare il turismo attraverso un certo numero di circoli che operano in sinergia. Dobbiamo essere capaci di abbinare alle tante potenzialità del Veneto anche quella del golf: questa è la vera sfida”.

INTERVISTA CON ALBERTO FERRARI – PRESIDENTE DEL GOLF COLLI BERICI

IL CALCIO? MEGLIO IL GOLF

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I N C H I E S T ALe regioni del golf - Veneto

Lo stesso Casati qualche anno prima aveva già rilevato la pro-prietà del Golf della Montecchia dal gruppo Boscolo Hotels che, con le prime avvisaglie della crisi alberghiera, oltre a ri-durre progressivamente la manutenzione del campo, aveva proposto di convertire gran parte dell’attuale club house in albergo, trasferendo tutti i soci in un’area di risulta.Attenzione ai costi, dunque, ma soprattutto un occhio di ri-guardo verso i giovani: solo a Montecchia sono oltre un cen-tinaio gli under 14 tesserati presso il circolo, che di fatto per loro ha pensato e creato un’Academy ricca di eccellen-ze tecniche che sta sfornando talenti a livello internaziona-

le. Un nome su tutti? Quello di Guido Migliozzi. Risultato: portati i ragazzi al club, si appassionano rapida-mente al gioco e quindi sono loro con il tipico entusiasmo giovanile a convincere i genitori ad associarsi. “E’ un lavoro – spiega Mazzi - in cui è necessario seminare a lungo e atten-dere i risultati senza mai fermarsi, perché, solo molto tempo dopo, se si avrà avuta la giusta pazienza, si potranno racco-gliere i frutti sperati”. Morale: se è vero che il golf crea passione, le grandi crisi di solito producono grandi idee; sommate il tutto e si otterran-no grandi cose. Veneto docet.

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In alto, lo splendore di Villa Condulmer e qui sopra la grande club house di Padova, arrivato al traguardo dei 50 anni

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Mauro Guerrini durante una premiazione all’Olgiata

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51I N T E R V I S T A Mauro Guerrini

Un grande circolo della capitale visto dal pon-te di comando. Pilotare la gestione dell’Olgia-ta: nella Galleria dei direttori con il grado di ammiraglio entra Mauro Guerrini, viterbese, classe 1954, laurea in archeologia, dal 1970 dietro la scrivania di piccole (Courmayeur) e

grandi club house (Pinetina, Acquasanta, Marco Simone). L’Olgiata Golf Club fu fondato come Circolo Golf Olgiata all’inizio degli anni ‘60 inserito in una edge city di modello americano, lungo la Cassia dopo la tomba di Nerone e il bi-vio per Bracciano. Vivere nel verde e fare sport, avere una casa in campagna con i servizi della città, non isolata ma in-serita in una vita sociale. Un sogno che colpì in quegli anni chi guardava con invidia al mito del barbecue. Nacque così una delle prime città-satelliti con case e vil-le attorno al percorso di golf, 27 buche moderne, 18 Ovest più 9 Est, tecnicamente tutte valide, su disegno dell’ingle-se G.Kenneth Cotton, ristilizzate nel 1996 dall’americano Jim Fazio e rivedute pochi anni fa con un nuovo, splendido restyling dello stesso architetto. Progetto della medesima società che a Carimate, in provincia di Como, stava svilup-pando un identico complesso. Attorno la grande campagna a nord della capitale, quella dell’antica Veio, città etrusca di 2.500 anni fa, i pini marittimi, le fattorie della razza equina Dormello-Olgiata, la famiglia dei grandi galoppatori Nearco, Tenerani e Ribot, allevato da Federico Tesio e montato dal mitico Enrico Camici. I seniores di tutta Italia ricorderanno. Racconta Mauro Guerrini: “Passano gli anni e l’attività spor-tiva non era più funzionale al complesso abitativo ormai

completato e la struttura fu messa in vendita. Era il 1980, la nuova società mise a frutto l’investimento e, prima in Italia, trasformò i soci in azionisti. Fu un successo favorito dal momento d’espansione (grande per i nostri parametri) che il golf stava attraversando in Italia.“La compagine sociale che prima era costituita per la mag-gior parte da note famiglie romane fu sostituita da un ceto borghese di industriali, professionisti, commercianti; la gestione subì una svolta, da impianto al servizio di un’ini-ziativa immobiliare il club si trasformò in un impianto di servizio autonomo, con gestione economica attenta, senza dimenticare l’aspetto agonistico che portò il percorso ad ospitare gare prestigiose”.È in questo periodo che Mauro Guerrini arriva all’Olgiata dopo 13 estati passate all’ombra delle Grandes Jorasses e dopo tre anni (1980-1983) alla guida del Golf Club La Pi-netina di Appiano Gentile dove maturò la sua prima vera esperienza di segretario-direttore. “Il momento non era facile, c’era aria di grandi cambiamen-ti. La Fig acquistava sempre più importanza, cresceva il bisogno di coordinamento delle attività sportive. L’Olgiata aveva uno splendido percorso, eccellenti bar e ristorante, una bella e grande club house con oltre mille soci tra fre-quentatori e golfi sti praticanti, il più alto numero di adesioni di qualsiasi altro circolo d’Italia. Da una saggia gestione di bilancio si passò alla gestione aziendale. “Ora il budget annuo si aggira sui 5-6 milioni, un occhio sempre attento alle uscite ma anche al miglioramento dei servizi esistenti e alle nuove offerte; gli spogliatoi si sono dotati di sauna, è stata realizzata una splendida palestra, il campo pratica ha una tee line ultra tecnologica, le dotazioni

L’ammiraglio dell’OlgiataRitratto di uno dei grandi direttori di circolo italiani. Viterbese, classe 1954, Guerrini ci racconta la sua storia nel golf iniziata con le prime esperienze ai piedi del Monte Bianco (13 estati con il Courmayeur et Grandes Jorasses) e alla Pinetina. Da qui, nel 1983 poi è tornato verso casa per guidare, uno dopo l’altro, i principali circoli romani: Acquasanta, Marco Simone, Parco di Roma e Olgiata, il golf club della Capitale che può vantare il maggior numero di soci

di Roberto Zoldan

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Nelle foto, due scorci dell’Olgiata, il cui percorso principale di 18 buche ha subito di recente un magnifico restyling, e un’altra immagine di Mauro Guerrini

del caddie master sono molto migliorate, il giorno di chiu-sura è stato abolito. Grazie ai miglioramenti e alla costan-te cura del proprio patrimonio il circolo ha oltre 900 soci giocatori, 150 frequentatori e circa 50 ordinari tra juniores e allievi”. Alle spalle una storia gloriosa: all’Olgiata (1968 e 1984) si tengono due edizioni del campionato del mondo profes-sionisti a squadre e, negli anni, due Open d’Italia e quattro Open femminili. Dal 1976 al 2013 il medagliere si arricchi-sce di venti titoli, l’anno scorso nel campionato nazionale pulcini trionfò Andrea Romano e nel campionato naziona-le femminile match-play vinse Barbara Borin. Due giovani eroi del circolo. L’informatica favorì la gestione dell’attività sportiva e la contabilità, si mise a punto l’aggiornamento quotidiano del flusso di cassa, il monitor del direttore sem-pre accesso sulla vita del grande circolo. “Dalle lunghe serate passate a scrivere a mano i risultati delle gare”, ricorda Guerrini “per registrare con matita le variazioni di hcp, stabilire gli orari di partenza tenendo con-to delle esigenze degli iscritti, le sofferte ammonizioni, si arrivò a mettere a punto la macchina di oggi. Invariato il rapporto umano tra il Socio e il Direttore/Segretario: chi

dirige è punto di riferimento per le grandezze e le fragilità del golfista, il suo volto deve essere l’immagine rassicurante dell’efficienza. Il buon rapporto è un aspetto importante del nostro lavoro e può sedare malumori e conflitti. In un’atti-vità di servizio complessa com’è quella di un club di golf i rapporti corretti sono alla base del successo che esige sem-pre cortesia, buona educazione umana e sportiva e rigore a difesa della dignità di tutti”. Guerrini fa una carrellata sui personaggi che ha incontrato nella sua lunga carriera. A Courmayeur il presidente conte Franco Gilberti, signore di antico stampo, arrivava al circo-lo prima dell’apertura del bar e doveva aspettare sbuffando per il caffè. “Mi feci spiegare come si accendeva la macchi-na (non era ancora arrivato in Italia George Clooney) e gli facevo trovare ogni giorno il caffè pronto”, ricorda Guerri-ni. “Continuammo così per molte estati a prendere il caffè da soli e lui mi raccontava le imprese di caccia, le bellezze di quelle montagne che frequentava da ragazzino, la vita di cervi e stambecchi, il carattere chiuso ma generoso della gente e cento altre meraviglie alpine. Raccontando rivive-va mille emozioni tra forre e cenge come viveva quelle sul fairway. Degli anni alla Pinetina (mi ero appena sposato)

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ricordo la vice presidente del circolo, un’imprenditrice roma-na trapiantata al nord, Maria Runci, donna di carattere che mi insegnò i fondametali della gestione aziendale. “L’approdo all’Olgiata fu una casualità. Rientrato dal campo trovai in ufficio il presidente del circolo Aldo Cosmacini con Mario Croce, presidente dell’Olgiata. Scambiammo qualche parola, gli dissi per caso che ero romano. Dopo qualche gior-no mi telefonò Giulio Cavalsani, un grande saggio dei segre-tari di golf e factotum di Punta Ala. Mi disse che Mario Croce aveva avuto una buona impressione di me e che potevo chia-marlo per parlare con lui del mio passaggio al grande circolo. C’era la possibilità di tornare a casa. Arrivato nel 1984, qui rimasi fino al 1990. Entrai in una grande scuola di vita gol-fistica con presidenti come Mario Croce, Teseo Sirolli Men-daro e attualmente Andrea Pischiutta, incontrai belle figure di soci e tra loro giuristi, grandi medici, imprenditori, gente che amava il golf soltanto come sport. Attorno avevo sempre ottimi collaboratori, ricchi di quella ‘romanità’ che quando è eccellente lo è anche sul fairway. E in campo-pratica c’era Ugo Grappasonni, maestro titolare, figura aggregante e inap-puntabile, punto di riferimento per tutti noi”. Dal 1991 al 1996 Mauro Guerrini è nella società Golfitalia

come direttore esperto in manutenzione di aree verdi. Poi al Marco Simone, l’impegnativo resort di Laura Biagiotti a Gui-donia. Dal ’99 al 2001 è direttore al Circolo di Golf di Roma, alias Acquasanta, sull’Appia Nuova, fondato nel 1903. Dopo due anni passa al Parco di Roma e infine dal 2003 è di nuovo all’Olgiata. Direttore Guerrini, parliamo del golf di oggi. “Le speranze di crescita degli anni ’90 si sono dissolte, i co-sti fissi sono sempre alti, gli impianti costruiti senza vera domanda di players sono in crisi, una crisi complicata an-che dalla depressione che ci flagella e che ha eroso disponi-bilità e investimenti. Da qualche anno anche il numero dei praticanti è diminuito, qualche circolo è stato costretto a chiudere. Credo siano necessarie nuove politiche gestiona-li, anche per i grandi club. Si dovrebbero offrire ai soci più servizi allo stesso costo-quota, come i gemellaggi tra circoli, o servizi capaci di creare reddito al fine di non contare sol-tanto sulla quota sociale che non può lievitare oltre misura. Punti fermi in questa sofferta evoluzione? I buoni rappor-ti interpersonali e una compagine sociale non conflittuale. Che in Italia, si sa, sarebbe una conquista preziosa. La coo-perazione è la più efficace delle armi contro ogni bufera. E mille auguri a tutti”.

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Avv. Antonella Carbone

Si deve, per prima cosa, rilevare che i circoli di golf sono preva-lentemente costituiti in forma di Associazione Sportiva Dilet-

tantistica (ASD) ovvero in forma di So-cietà Sportiva Dilettantistica (SSD); ca-ratteristica comune è quella di godere, in materia di lavoro, di regimi partico-lari che assicurano ad esse vantaggi per quanto concerne il trattamento fi scale e le normative previdenziali ed assicurati-ve (INPS ed INAIL).Le ASD e le SSD possono rivestire la qualifi ca di datori di lavoro secondo le norme di diritto comune e, quindi, intrat-tenere rapporti di lavoro utilizzando le varie tipologie contrattuali previste dal nostro ordinamento.Esaminando, quindi, le varie tipologie di rapporti di lavoro che possono essere in-staurati tra le ASD e SSD ed i soggetti che operano all’interno di esse, possia-mo individuare, quali categorie preva-lentemente adoperate, le seguenti:

• rapporti di lavoro subordinato• prestazioni rese a titolo gratuito• rapporti di collaborazione coordinata

e continuativa• rapporti di collaborazione occasionale

I – Rapporti di lavoro subordinatoL’art. 2094 c.c. defi nisce lavoratore su-bordinato colui che si obbliga “mediante retribuzione a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale

o manuale alle dipendenze e sotto la di-rezione dell’imprenditore”.Elementi caratteristici del rapporto di lavoro subordinato, secondo gli indi-ci comunemente individuati dalla giuri-sprudenza, sono essenzialmente:

a) l’assoggettamento al potere direttivo, disciplinare e di controllo del datore di lavoro;

b) l’inserimento in modo stabile nell’or-ganizzazione aziendale;

c) l’assenza di rischio in capo al presta-tore di lavoro;

d) la continuità della prestazione;e) l’utilizzo di strumenti di lavoro e di at-

trezzature di proprietà del datore di lavoro;

f) l’osservanza di un orario di lavoro;g) la misura fi ssa della retribuzione.

Si deve inizialmente premettere che non esiste una normativa specifi ca in tema di lavoro subordinato per le ASD e che dovranno pertanto applicarsi le genera-li norme di diritto comune.Tale fattispecie contrattuale potrà essere facilmente riferita, in particolare nell’am-bito dei circoli, a soggetti che svolgano in modo costante attività basilari per il cir-colo stesso, come ad esempio il diretto-re e il segretario del Circolo, il persona-le amministrativo e di segreteria, ovvero ai soggetti addetti alla manutenzione del campo (greenkeeper), riservando invece altre tipologie contrattuali meno conser-vative ai collaboratori il cui impegno rive-ste carattere di mera occasionalità.

II – Prestazioni rese a titolo gratuitoNel nostro ordinamento, ogni prestazio-ne economicamente valutabile si presu-me svolta a titolo oneroso.Tuttavia è frequente che le ASD e le SSD si avvalgano, nello svolgimento delle proprie attività istituzionali ovvero di quelle ad es-se complementari o accessorie, di presta-zioni rese a titolo gratuito.La giurisprudenza, infatti, da sempre rico-nosce, quale eccezione alla regola genera-le, la possibilità del lavoro gratuito quando non sottende una causa di scambio - la-voro contro retribuzione - ma una causa solidaristica la quale, ancorché non rico-nosciuta esplicitamente dal nostro ordina-mento, sia tuttavia ritenuta meritevole di tutela ai sensi dell’art. 1322 c.c.Una particolare forma di lavoro gratu-ito è costituita dal “volontariato” che è connotato, oltre che da una prestazione senza corrispettivo, anche da altre carat-teristiche quali la spontaneità e la perso-nalità.L’istituto è regolato dalla legge quadro n. 266/1991 la quale, all’art. 2, comma 2, così recita: “L’attività di volontariato non può essere retribuita in alcun mo-do nemmeno dal benefi ciario, Al volon-tario possono essere soltanto rimborsa-te dall’organizzazione di appartenenza le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, entro i limiti pre-ventivamente stabiliti dalle organizza-zioni stesse”.La stessa normativa tuttavia circoscrive la fruibilità di tali prestazioni solo agli en-ti di volontariato che perseguano le fi nali-

Quattro tipologie di lavoro

G O L F E D I R I T T O L’angolo giuridico

Ecco come si confi gurano e come si affrontano per evitare problemi i diversi rapporti all’interno delle Associazioni Sportive Dilettantistiche, che vanno dalla subordinazione completa alla occasionalità

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tà solidaristiche di cui all’art. 2, comma 8, finalità non sempre in linea con le finalità istitutive della ASD e delle SSD.Nonostante ciò, non può escludersi che anche in tali contesti possano sussiste-re delle forme di lavoro gratuite, in ra-gione del valore sociale unanimemen-te riconosciuto all’attività sportiva, e dunque meritevole di tutela da parte dell’ordinamento.Occorre però, al fine di evitare sanzioni nell’ipotesi di controlli ispettivi da par-te degli organi di vigilanza in materia di lavoro e di legislazione sociale - i quali potrebbero trovarsi di fronte a soggetti che svolgono astrattamente una presta-zione inquadrabile come lavoro subor-dinato - mettere in atto alcuni accorgi-menti.Innanzitutto è opportuno che il sogget-to che presta gratuitamente la propria attività sia socio del circolo e che gli sia fornita una copertura assicurativa con-tro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Quattro tipologie di lavoro

a cura del Centro Studi Diritto Sport diretto dal Prof. Avv. Lucio Colantuoni - mail: [email protected] 55

In secondo luogo, è necessario farsi ini-zialmente rilasciare dal prestatore una dichiarazione nella quale egli attesti che l’attività è esercitata volontariamente ed in modo gratuito, e che viene svolta sot-to la sua personale responsabilità.Si ritiene possano rientrare in questa fat-tispecie i marshal, gli starter, i forecad-die e in generale tutti coloro che concor-rono al regolare svolgimento delle gare di Circolo.

III – Prestazioni coordinate e continuativeL’art. 409 n. 3 c.p.c. individua i rappor-ti di collaborazione coordinata e conti-nuativa come rapporti di lavoro caratte-rizzati da:• assenza di vincolo di subordinazione;• autonomia del lavoratore nello svolgi-

mento dell’attività;• personalità della prestazione;• continuità e coordinamento con inse-

rimento nell’organizzazione del com-mittente;

• retribuzione periodica prestabilita.La materia è stata poi regolamentata agli artt. 61-69 del D.Lgs. 279/2003 (Legge Biagi), inquadrando i co.co.co. nell’am-bito del c.d. “lavoro a progetto”.Anche in questo caso, gli elementi di-stintivi di tale fattispecie sono quelli ini-zialmente individuati dall’art. 409 c.p.c.; la novella legislativa tuttavia ha impo-sto l’individuazione di un progetto o pro-gramma di lavoro o fasi di esso, il cui contenuto deve essere inserito in un atto scritto da cui risulti la durata - determi-nata o determinabile - della prestazione ed il compenso per essa corrisposto, che deve risultare proporzionato alla qualità e quantità del lavoro prestato.Ancora, tale tipologia contrattuale è sta-ta da ultimo disciplinata dalla Legge n. 92 del 28 giugno 2012, cd. “Riforma For-nero”, il quale ha emendato il comma 1 dell’art. 61 del D. Lgs. 276/2003, stabi-lendo che i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa prevalente-mente personale e senza vincolo di su-

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bordinazione, di cui all’articolo 409, nu-mero 3) del codice di procedura civile, devono essere riconducibili a uno o più progetti specifici determinati dal com-mittente e gestiti autonomamente dal collaboratore. Il progetto non può com-portare lo svolgimento di compiti mera-mente esecutivi o ripetitivi, che possono essere individuati dai contratti colletti-vi stipulati dalle organizzazioni sindaca-li comparativamente più rappresentati-ve sul piano nazionale.Appare quindi evidente, in considera-zione dei presupposti richiesti dalla so-pra citata normativa, l’estrema difficoltà di inquadrare le collaborazioni sportive nell’ambito di un progetto specifico; con la conseguenza che, in caso di contesta-zioni da parte del prestatore d’opera, il giudice potrebbe ritenere la sussistenza tra le parti di un rapporto di lavoro su-bordinato.Ciò con particolare riferimento alla ca-tegoria degli istruttori sportivi, in quan-to l’esistenza di un “progetto specifico” appare invece ravvisabile per le collabo-razioni di carattere amministrativo-ge-stionale.

Per risolvere il problema converrà quin-di ricorrere a collaborazioni con sogget-ti titolari di partita I.V.A.; infatti, la me-desima “Legge Fornero”, nell’intento di regolamentare tale tipologia di collabo-razioni, ha introdotto nella legge Biagi l’art. 69 bis il quale prevede che le pre-stazioni lavorative rese da persona tito-lare di partita I.V.A. sono considerate rapporti di collaborazione coordinata e continuativa - salvo che sia fornita pro-va contraria da parte del committente - qualora ricorrano almeno due dei se-guenti presupposti:

a) che la collaborazione abbia una dura-ta complessivamente superiore a otto mesi nell’arco dell’anno solare;

b) che il corrispettivo derivante da tale collaborazione, anche se fatturato a più soggetti riconducibili al medesi-mo centro d’imputazione di interessi, costituisca più dell’ottanta per cen-to dei corrispettivi complessivamen-te percepiti dal collaboratore nell’ar-co dello stesso anno solare;

c) che il collaboratore disponga di una postazione fissa di lavoro presso una delle sedi del committente.

La presunzione di cui sopra non ope-ra invece qualora la prestazione lavo-rativa presenti i seguenti requisiti:

a) sia connotata da competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso significativi percorsi formativi, ovve-ro da capacità tecnico-pratiche ac-quisite attraverso rilevanti esperien-ze maturate nell’esercizio concreto di attività;

b) sia svolta da soggetto titolare di un reddito annuo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello mi-nimo imponibile ai fini del versamen-to dei contributi previdenziali di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 2 agosto 1990, n. 233.

L’avvalersi delle prestazioni dei sogget-ti in possesso di posizione I.V.A. (e quin-di qualificabile come lavoratore autono-mo) configura quindi per l’ASD o per la SSD un sicuro vantaggio in quanto nella peggiore delle ipotesi il rapporto di lavo-ro potrebbe essere ricondotto nell’alveo

di un contratto a progetto, ma in ogni ca-so con esclusione del vincolo di subordi-nazione; l’unico onere che residuerebbe in questa ipotesi a carico dell’ASD o del-la SSD consiste nella differenza dei con-tributi, per due terzi gravanti sull’asso-ciazione.

IV – Lavoro occasionaleOccorre infine prendere in considera-zione un’ulteriore tipologia contrattua-le che per le sue caratteristiche si presta ad essere facilmente utilizzata in ambito sportivo dilettantistico; parliamo quindi del c.d. “lavoro occasionale”, disciplina-to dal’art. 61 D.Lgs. n. 276/2003.Per lavoro occasionale si intende un rapporto di lavoro di durata comples-siva non superiore a trenta giorni nel corso dell’anno solare con lo stesso committente; il compenso complessiva-mente percepito nel medesimo anno so-lare, sempre con il medesimo commit-tente non deve essere superiore a 5.000 euro. In questo caso, lo stesso art. 61 prescrive espressamente la non applicabilità della normativa sui contratti a progetto.La collaborazione occasionale, che co-stituisce quindi una tipologia di lavoro autonomo, inquadrabile nell’art. 2222 c.c., si differenzia dal lavoro a proget-to in quanto dotata delle seguenti carat-teristiche:

a) assenza di coordinamento con l’attivi-tà del committente;

b) assenza di inserimento nell’organizza-zione aziendale;

c) carattere episodico dell’attività;d) completa autonomia del prestatore

circa il tempo ed il modo della pre-stazione.

Anche in questo caso, l’opportunità di ricorrere a tale forma di collaborazio-ne dovrà essere attentamente valuta-ta in relazione sia alle effettive esigenze dell’ASD sia alle modalità di esplicazio-ne dell’attività lavorativa, in modo da non lasciare il fianco scoperto in ca-so di contestazioni da parte del presta-tore d’opera ovvero di eventuali acces-si ispettivi.

G O L F E D I R I T T O L’angolo giuridico

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Il nostro posto in EuropaMANUTENZIONE

Gli interventi invernali

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Un futuro biologicoPROPOSTE

Dieci idee

per sviluppare il golfPERSONAGGI

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e Achille Ripamonti

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INVERNO 2013

NUOVI CAMPINUOVI CAMPI

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ECOCOMPATIBILITÀECOCOMPATIBILITÀ

Un futuro biologicoUn futuro biologico

PROPOSTEPROPOSTEPROPOSTE

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Il 2013 è stato l’anno in cui, dopo tanti tentativi e tanti propositi, si è sviluppa-ta l’idea defi nitiva di costituire l’Asso-ciazione Italiana Arbitri Golf (AIAG),

fortemente voluta da un gruppo di colle-ghi convinti della validità dell’idea. L’atto costituivo è stato fi rmato dai 14 Soci Fon-datori nel mese di dicembre 2013. Da sempre era avvertita la volontà e la necessità di riunire tutti gli Arbitri di golf in un’associazione che li rappresen-tasse e fornisse loro una costante ed ag-giornata formazione. Quest’ultimo pre-supposto è il fi lo conduttore che unisce tutti gli arbitri desiderosi di approfon-dire e migliorare la proprie conoscenze in materia di Regole del Golf, trovando nell’AIAG tutto il materiale necessario a questo scopo.Lo statuto dell’Associazione evidenzia questa necessità facendone il punto car-dine di tutta l’operazione fornendo, in-distintamente a tutti coloro ne faccia-no richiesta, la formazione necessaria.AIAG si rivolge non solo a tutti gli Arbitri nominati dalla Federazione Italiana Golf e inseriti negli elenchi previsti dal Rego-lamento Arbitri, ma anche a tutti gli Arbi-tri non più in attività e a tutti gli appassio-nati, amanti delle Regole e della gestione della gara, dando loro la possibilità di as-sociarsi e di partecipare a tutte le iniziati-ve programmate. Ciò premesso veniamo ora a descrivere nel dettaglio gli scopi ed i programmi dell’AIAG.

SCOPIIl primo obiettivo è quello di incentivare la conoscenza e lo scambio di opinioni tra gli Associati tramite incontri, utilizzo di socialnetwork e, perché no, anche at-tività ludica sui percorsi di golf.Un altro scopo è quello di fornire assi-stenza ad Associazioni di categoria, a Cir-coli e agli stessi Associati nella prepara-zione di Regolamenti di gara, Condizioni di gara, Regole Locali e preparazione campo richiesti in occasione di impor-tanti eventi o anche per la quotidiana

calendarizzazione delle gare di cicolo.L’AIAG vuole inoltre contribuire alla di-vulgazione delle Regole del Golf, in mo-do diretto o tramite i media, con parti-colare attenzione alle situazioni reali di gioco, ma soprattutto fornire, con mate-riale accuratamente predisposto, la ne-cessaria professionalizzazione della ca-tegoria, ormai sempre più richiesta per la gestione e la conduzione delle gare di golf. Tutto questo sempre rispettan-do normative e direttive regolamentari e statutarie emanate dalla Federazione Italiana Golf e dal CONI.

AIAG - giugno 2014

Un anno vissutointensamenteSono stati 14 i fondatori della giovane Associazione che vuole fare colloquiare fra loro gli appassionati delle Regole del golf. E che lavora da mesi per preparare programmi e incontri per i suoi nuovi 130 soci

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Qui sopra l’arbitro Kevin Feeney e il droppaggio di John Daly durante il BMW Masters di Shanghai. A destra John Paramor, chief referee dell’European Tour

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A I A GAssociazione Italiana Arbitri Golf

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PROGRAMMIQuesto particolare capitolo è stato diviso in tre categorie importanti ma interconnes-se tra di loro:- DIDATTICA- INFORMAZIONE- INCONTRIAd ognuna di queste categorie è stata da-ta la più ampia autonomia possibile al fi ne di sviluppare con maggior celerità possibi-le gli scopi che la Associazione si è prefi ssi.

DIDATTICAQuesto importante e delicato settore ela-bora tutto il materiale, prodotto in proprio o in collaborazione con regolegolf.com, ne-cessario alla formazione generale ma anche al chiarimento di situazioni particolari sug-gerite da fatti realmente accaduti.È in fase di collaudo un interessante progetto, denominato Le regole da tee a green, prossimamente disponibile per gli Associati che ne faranno richiesta. A trarne benefi cio saranno i giocatori, che apprenderanno o miglioreranno l’applicazione corretta delle procedure e gli stessi Arbitri-Istruttori, che sapranno fornire ai giocatori partecipanti tutta la loro professionalità.Rimanendo sempre nella sezione Didatti-ca, è importante sottolineare l’accordo rag-giunto con regolegolf.com per l’utilizzo, a fi ne divulgativo, del materiale fotografi co, video e cartaceo da quest’ultimo prodotto.Altro accordo stipulato la collaborazione con www.quizgolf.it, interessante strumen-to per testare la conoscenza delle Regole at-traverso domande postate giornalmente. Il sito fornisce inoltre molte informazioni sul-le Regole e il link è rintracciabile nell’appo-sita pagina del sito www.aiagolf.it.

INFORMAZIONEAnche se di recente formazione l’Associazione dispone di un sito internet (www.aiagolf.it) dove posssono essere scaricati Statuto, schede di adesione tutte le informazioni utili per coloro che intendono aderire alla AIAG.Inizialmente saranno operativi i link quizgolf.it e regolegolf.com, quest’ultimo con l’apprezzato e collaudato Forum; successivamente la pagina si arrichirà di altri interessanti link, al momento in fase di defi nizione.

Siamo presenti su Facebook con la pagi-na AIAG Associazione Italiana Arbitri Golf dove, sempre nello spirito e rispetto del-le Regole, è possibile scambiare opinioni, suggerire miglioramenti o discutere, anche in modo ironico, di situazioni vissute da-gli Associati.Saranno altresì utilizzate newsletter, con cadenza bimestrale, per informare gli As-sociati circa programmi,incontri e novità.

INCONTRISin dal mese di gennaio l’AIAG ha promos-so incontri per la presentazione delle nuo-ve Decisioni emanate dal R&A e, con ma-teriale autoprodotto, incontri preparatori per tutti coloro che partecipavano ai corsi base e ai corsi di verifi ca indetti dalla FIG.Sono in fase di preparazione, in alcuni ca-si già in calendario, incontri con tema la meteorologia e le procedure di sospen-sione e ripresa del gioco, una tematica assai delicata vista la pericolosità che i giocatori incontrano nell’avvicinarsi di un temporale.È stato predisposto, a cura di un Associa-to meteorologo di professione, un interes-sante lavoro per la divulgazione della cono-

scenza dei segnali che il cielo può fornire avvertendo i Direttori di torneo, o i Colleghi responsabili della conduzione di una gara, circa l’evoluzione meteorologica.Il programma degli incontri prevede due momenti basilari: inizio stagione e fi ne sta-gione con le tematiche proprie del mo-mento, la prima relativa alla revisione del-le procedure e discussione delle novità, la seconda per approfondire i momenti salien-ti della stagione appena terminata.Inoltre saranno indette le istituzionali As-semblee per approvazione bilancio preven-tivo e bilancio consuntivo.

ADESIONIA tutt’oggi l’Associazione conta 130 Soci, di cui tre nominati Soci Onorari dal Consi-glio Direttivo. Come potete vedere abbiamo messo molta carne al fuoco, ma abbiamo tanti bravi ed appassionati fuochisti.

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GOLF CLUB

È in fase di collaudo un interessante progetto, Le regole da tee a green,

prossimamente disponibile per gli Associati che ne faranno richiesta. A trarne benefi cio saranno i giocatori, che apprenderanno o miglioreranno l’applicazione corretta delle procedure e gli stessi Arbitri-Istruttori, che sapranno fornire ai giocatori partecipanti

Rimanendo sempre nella sezione Didatti-ca, è importante sottolineare l’accordo rag-

per l’utilizzo, a fi ne divulgativo, del materiale fotografi co, video e cartaceo da quest’ultimo prodotto.Altro accordo stipulato la collaborazione con www.quizgolf.it, interessante strumen-to per testare la conoscenza delle Regole at-traverso domande postate giornalmente. Il sito fornisce inoltre molte informazioni sul-le Regole e il link è rintracciabile nell’appo-

Anche se di recente formazione l’Associazione dispone di un sito internet (www.aiagolf.it) dove posssono essere scaricati Statuto, schede di adesione tutte le informazioni utili per coloro che intendono

Inizialmente saranno operativi i link , quest’ultimo

con l’apprezzato e collaudato Forum; successivamente la pagina si arrichirà di altri interessanti link, al momento in fase

Sono in fase di preparazione, in alcuni ca-si già in calendario, incontri con tema la meteorologia e le procedure di sospen-sione e ripresa del gioco, una tematica assai delicata vista la pericolosità che i giocatori incontrano nell’avvicinarsi di un temporale.È stato predisposto, a cura di un Associa-to meteorologo di professione, un interes-sante lavoro per la divulgazione della cono-

glio Direttivo. Come potete vedere abbiamo messo molta carne al fuoco, ma abbiamo tanti bravi ed appassionati fuochisti.

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GOLF CLUB

sione e ripresa del gioco, una tematica assai delicata vista la pericolosità che i giocatori incontrano nell’avvicinarsi di un temporale.È stato predisposto, a cura di un Associa-to meteorologo di professione, un interes-sante lavoro per la divulgazione della cono-

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A M B I E N T EGolf e tutela del territorio

IN PIENO IN PIENO IN PIENO RECUPERORECUPERORECUPERO

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Titolo mediato dal gergo calcistico per affrontare un argomento come

il riutilizzo di grandi zone depresse, per trasformarle in belle aree

golfistiche. Siamo andati in giro per l’Italia e ne abbiamo incontrate

parecchie, prova tangibile della natura ecologica del nostro sport

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Non c’è dubbio che negli ultimi anni le relazioni tra il golf e l’ambiente abbiano preso una stra-da diversa da quella fatta nel passato e nella quale un ruolo molto importante, se non de-terminante, è quello che mette in primo piano il rispetto e la tutela del territorio. Non sem-

bra essere un percorso facile per il mondo golfistico che, so-prattutto in Italia, deve sempre fare i conti con un’immagine e con una cultura che decenni di isolamento elitario han-no in qualche modo radicato nell’opinione pubblica. Al di là dell’obsoleto luogo comune di sport praticato da “vecchi e ricchi”, che ancora fatica a essere rimosso, a far più male, probabilmente, era anche quell’accusa di essere una discipli-

na sportiva nemica dell’ambiente. Le “colpe”, secondo i de-trattori, erano quelle di occupare un’area molto grande per l’attività di poche persone, di sperperare ingenti risorse idri-che a scapito della comunità, di usare troppi prodotti chimici che inquinavano l’ambiente, e via di questo passo. Se è vero che questo poteva avvenire in passato, da un po’ di tempo a questa parte, però, bisogna dire che le cose sono ra-dicalmente cambiate. Esiste oggi un diverso approccio e una mutata sensibilità verso le tematiche ambientali e sempre di più un campo da golf deve essere considerato una risorsa im-portante, sia in termini ambientali che sociali, per il territorio, non certo un suo nemico. Sono cambiate le tecniche di proget-tazione dei percorsi, diventate più rispettose della specificità delle aree dove vengono costruiti, c’è un impiego consapevole e sempre più contenuto delle risorse idriche e si è ridotto al mi-

di Roberto Roversi

Nella doppia pagina di apertura, una buca di Carimate. Qui sopra, il Matilde di Canossa e a destra il Parco di Firenze

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nimo l’utilizzo di fitofarmaci grazie all’impiego di nuove essen-ze per la realizzazione del manto erboso e dei moderni siste-mi di manutenzione. A tutto questo, inoltre, si deve aggiungere anche un altro elemento che dovrebbe rafforzare ulteriormen-te il rapporto tra il golf e il territorio. Parliamo dell’idea che un campo da golf possa rappresentare anche uno strumento in grado di valorizzare o di recuperare aree dismesse o degrada-te nelle quali non è presente alcuna attività, né agricola né in-dustriale, e che rischiano di restare abbandonate. Non mancano in Italia, e nemmeno all’estero, esempi di per-corsi costruiti su terreni con queste caratteristiche. In questi casi la realizzazione di un campo da golf assume il ruolo di riqualificazione del territorio dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Nella geografia golfistica italiana ci so-no già esperienze di questo tipo, ma è probabile che in futu-ro, soprattutto se da parte delle istituzioni dovesse arrivare un sostegno concreto e preciso nei confronti di queste inizia-tive, i campi realizzati in queste aree particolari possano di-ventare sempre più numerosi e favorire una diffusione mag-giore del golf in Italia. La casistica di queste specifiche realtà golfistiche è abbastanza varia.

Un caso particolare, nel quale golf e tutela del territorio so-no andati a braccetto, è rappresentato dal Golf Club Fiorda-lisi, in Emilia Romagna, vicino a Forlì. Il percorso del circolo emiliano è stato costruito su una parte di una vasta area a ri-dosso del fiume Ronco che fino alla metà degli anni ’80 era uti-lizzata come cava di ghiaia. La nascita di questo campo, che oggi ha 9 buche, ma ha già pronto il progetto per raddoppiar-le, è una storia iniziata nel 1990 che si è snodata attraverso un lungo e complesso percorso burocratico nel quale si sono in-trecciate normative nazionali e leggi europee. Il risultato fina-le è quello di un campo da golf ubicato all’interno dell’Oasi Faunistica di Magliano, istituita nel 1985 con un accordo tra la proprietà dell’area e l’Amministrazione Provinciale, nel rispet-to delle norme previste dal protocollo federale di “Impegnati nel verde”. Il campo da golf si è perfettamente inserito nell’e-cosistema di quest’area protetta e in diversi casi è addirittura dimostrabile il suo apporto positivo alla situazione faunistica precedente alla sua esistenza. La piantumazione di oltre due-

mila essenze autoctone venne studiata in modo da ottenere sette tipologie particolari di bosco e arbusteto. Tale accorgi-mento consentirà negli anni a venire di studiare le preferenze ecologiche delle specie ornitiche nelle fasi di ricolonizzazio-ne di questi ambienti agricoli degradati da secoli riguardo al-la portanza faunistica. Un censimento patrocinato dal British Ecology Union per la valutazione della qualità ambientale nei campi da golf che utilizza gli uccelli come indicatori, ha posto i Fiordalisi al primo posto in Italia e al secondo in Europa su un campione di oltre 140 campi valutati in 17 Paesi. In questo caso la realizzazione del campo da golf ha contribuito in ma-niera determinante alla salvaguardia della fauna presente in un’area che, se abbandonata al degrado e all’incuria, presente-rebbe oggi una situazione molto diversa. Un’altra esperienza interessante è quella rappresentata dal Golf Club Parco di Firenze, soprattutto come esempio di “urban golf”, cioè la possibilità di praticare questo sport in aree molto vicine o addirittura interne alle città. Agli inizi degli anni Due-mila un gruppo di appassionati guidati da Giuliano Bagnoli, a tutt’oggi presidente del circolo, pensarono a un campo da golf “cittadino” e individuarono nei pressi del quartiere Isolotto, una zona all’epoca poco raccomandabile di fronte al Parco delle Ca-scine e a due passi dal centro della città, un punto strategico sul quale realizzare il percorso. L’area a quel tempo era sorta una di-scarica di inerti oramai divenuta abusiva. Nel 2009 è stata ulti-mata la costruzione di un tracciato di 9 buche che ha ottenuto la certificazione federale per l’assegnazione e la gestione dell’han-dicap. Il Golf Club Parco di Firenze è diventato una struttura sportiva che non solo ha riqualificato un’area abbandonata del territorio urbano, ma ha anche ridato maggiore prestigio all’in-tero quartiere che oggi è anche più sicuro. Nei progetti dell’im-mediato futuro del club fiorentino, che dall’anno scorso dispo-ne di un nuovo e attrezzato campo pratica tra i migliori della regione, c’è l’allungamento di alcune buche, mentre il proget-to dell’amministrazione comunale prevede addirittura l’amplia-mento a 18 buche con la radicale trasformazione del tracciato esistente. Nel frattempo il Golf Club Parco di Firenze sta svol-gendo un’intensa attività di reclutamento con molte iniziative dedicate ai giovani. Un esempio sicuramente da seguire soprat-tutto per un’opportunità di recupero di quelle aree abbandonate nei pressi del centro urbano o dell’immediata periferia. Diverso, ma non meno importante dal punto di vista di uti-lizzo del territorio, è il caso del Golf Club Matilde di Ca-nossa, vicino a Reggio Emilia. La realizzazione del percor-so avvenne in due fasi. La prima porta la data del 1987 con la costruzione di un tracciato di 9 buche nella località San Bartolomeo, a poco meno di 10 km. dal capoluogo. Qualche anno più tardi si decise di sviluppare il percorso portan-dolo a 18 buche. L’ampliamento avvenne bonificando parte di una discarica di materiali inerti adiacente la prima par-te del tracciato. Con il terreno di riporto venne realizzato uno strato di circa 50 cm. sull’area dove oggi si trovano le buche 12, 13,14 e 17. Per consentire il monitoraggio da par-te dell’USL dei livelli di percolato o di eventuali infiltrazio-

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“Sempre di più un campo

da golf deve essere considerato

una risorsa importante, sia

in termini ambientali che sociali,

per il territorio, non certo

un suo nemico”

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Uno scorcio del Golf Club Le Fronde, in provincia di Torino, disegnato dove sorgeva un dinamitificio

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ni vennero, inoltre, costruiti tre pozzi di controllo. Alla fi-ne ne è uscito un campo molto interessante (il progetto è dell’architetto veneziano Marco Croze) che ha decisamente migliorato la qualità del livello paesaggistico della zona rap-presentando, nel contempo, anche un elemento che ha con-tribuito all’economia del territorio. Una curiosa e meritoria opera di recupero, invece, è quella che ha portato alla realizzazione del percorso del Golf Club Le Fronde, in Piemonte, poco distante da Torino. L’area do-ve oggi si sviluppa il campo da golf era occupata sino agli an-ni ‘50 dal dinamitificio Nobel, la fabbrica di esplosivi più im-portante d’Europa il cui fondatore fu Alfred Nobel che nel 1867 rese più stabile la nitroglicerina mescolandola con ma-

teriale neutro, ottenendo così un prodotto che avrebbe rivo-luzionato il lavoro in miniera, la costruzione di strade e galle-rie. Per suo volere istituì il premio che porta il suo nome, ma per gli abitanti della Bassa Valle di Susa tutto questo signifi-ca oltre un secolo della loro storia. Della presenza del dina-mitificio rimangono a tutt’oggi alcune testimonianze come le piccole casematte nascoste, con molta discrezione, che ap-paiono occasionalmente lungo il percorso. Il fondatore del Golf Club Le Fronde è stato Giuseppe Maggiora che agli ini-zi degli anni ‘70 decise di dare il via alla realizzazione del per-corso il cui progetto venne affidato nel 1973 al noto architet-to inglese John Harris il quale è riuscito a inserire le 18 buche del tracciato nell’area del vecchio dinamitificio valorizzando

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in maniera sapiente la bellezza del contesto ambientale e re-cuperando un’area dismessa. Nel panorama golfistico italia-no, comunque, ci sono diversi altri circoli che hanno avuto il merito e anche la lungimiranza di costruire le proprie struttu-re in zone abbandonate o degradate contribuendo al recupe-ro di parti del territorio che altrimenti avrebbero rischiato di andare incontro a un destino di abbandono e incuria. Ci sono i casi di Casalunga in Emilia Romagna, di Carimate in Lombardia, di Castellaro in Liguria, di Les Isles nella Val-le d’Aosta, di Parco dei Medici nel Lazio, tutti campi realizza-ti, in toto o in parte, su terreni dove sorgevano discariche di inerti, mentre in Toscana c’è il Golf Club Versilia che è sorto sopra una discarica di marmettola. Ci sono poi gli esempi di

Villa Paradiso in Lombardia e di La Romita in Umbria dove i percorsi sono stati costruiti sul sito di vecchie cave di ghia-ia. Un caso a parte rappresenta poi il Golf & Tennis Club di Rapallo, costruito proprio a ridosso del centro della località ligure recuperando in parte zone di terreno non utilizzate, il quale rappresenta un’oasi di verde in mezzo alla città che ser-ve anche a valorizzare il territorio circostante. L’idea del golf come strumento per il recupero di terreni non utilizzati o di-smessi, invece di occupare aree nelle quali sono presenti al-tre attività, sembra adattarsi soprattutto per la realizzazione di campi pratica o di agili campi a 9 buche vicini ai centri ur-bani che rappresentano le strutture ideali per avvicinarsi a questo sport.

A M B I E N T EGolf e tutela del territorio 67

PROFESSIONE GOLFPROFESSIONE

GOLF CLUB

Nelle foto, due momenti di lavoro durante la realizzazione di un bacino d’acqua inserito in un percorso di golf

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29 anniin FranciacortaDai metanodotti ai campi da golf il passo non è stato semplice, ma il responsabile campo delle 27 buche più... spumeggianti d’Italia lo ha compiuto con passione. E oggi i tappeti erbosidel club bresciano sono considerati fra i migliori del nostro Paese

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Al Franciacorta Golf Club, sulle colline brescia-ne ricche di preziosi vitigni e magiche bolli-cine, nel sempre delicato ruolo di Superin-tendent troviamo Maurizio Zani che il campo nella sua attuale conformazione, dopo la rifon-dazione del 1984, l’ha visto nascere sin dai pri-

mi sopralluoghi: “Io sono qua dall’inizio, dalle prime picchet-tature – spiega Zani che è nato nel febbraio del 1957 nella non troppo distante Gavardo -. Ai tempi mi occupavo di metano-dotti e in realtà non sapevo neanche cosa fosse il golf, venni chiamato dall’imprenditore Vittorio Moretti per seguire l’im-pianto di irrigazione e alla fi ne sono rimasto qui. Da allora so-no passati 29 anni”.

Zani negli anni non è diventato solo uno stimato greenkeeper seguendo i primi corsi promossi della Federazione, ma anche un valido giocatore di golf forte del suo handicap one-digit di 7,7: “Il primo presidente di Franciacorta, Giovanni Cavalleri, ha voluto che imparassi a giocare a golf, me l’ha quasi impo-sto, ma poi è nata la passione e da allora non ho mai smesso e tutt’ora partecipo alle gare del circolo. Giocare serve mol-tissimo, ti aiuta a capire le problematiche del campo e a re-lazionarti con i soci con cui ho un ottimo rapporto. come del resto con i dirigenti del circolo”. La vita del Superintendent, che per defi nizione è colui che supervisiona e a cui è affi data sostanzialmente la manuten-zione e la gestione di un campo presuppone, per chi ne in-terpreta l’incarico, una vita quasi in simbiosi con il circolo con relativo coinvolgimento dei famigliari: “Tutta la mia fa-miglia è coinvolta nel mondo del golf – prosegue Zani -, an-

di Roberto Lanza

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69S U P E R I N T E N D E N TMaurizio Zani

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che mia moglie gioca e questo è positivo perché consente di frequentarsi anche nel weekend, cosa che con il mio lavo-ro altrimenti sarebbe impossibile. I miei figli sono profes-sionisti della Pgai: Andrea gioca nell’Alps Tour e Alberto, il più giovane, fa parte anche dello staff della manutenzione del percorso”.Una professione che presume anche aggiornamenti e con-fronti con i colleghi: “Con gli altri soci dell’Aitg sono 17 an-ni che periodicamente facciamo un viaggio golfistico in gi-ro per il mondo, dove andiamo a vedere le altre realtà e ci confrontiamo con colleghi di altre nazionalità. Sono espe-rienze molto interessanti che tra l’altro mi hanno fatto ca-pire quanto i greenkeeper italiani siano bravi, anche perché la situazione climatica qua nel nord del nostro Paese è deci-samente più difficile e complicata rispetto ad altre realtà”.

Quali sono le caratteristiche tecniche del “The Wine Golf Course”?Il campo del Franciacorta Golf Club è diviso nei tre percor-si Brut, par 37 e lungo 3.072 metri, Satèn, par 36 di 3.071 (en-trambi disegnati da Pete Dye e Marco Croze, ndr) e Rosè, par 34 di 2.765 (opera di Fulvio Bani, ndr). Non è particolar-mente lungo ma molto vario e divertente, con diversi osta-coli d’acqua, buche tecniche e intriganti. Il percorso da cam-pionato Brut+Satèn si snoda su 60 ettari ed è caratterizzato da sei buche che girano attorno al lago principale, esteso per cinque ettari. I tee e i green sono composti da Pencross e Poa annua mentre i fairway da miscuglio Poa e Agrostis. Sul per-corso Rosè, di più recente realizzazione, fairway e tee sono realizzati in L.93, mentre i green in Declarescion. La vegeta-zione arborea è composta soprattutto da querce, frassini, ta-xodium, carpini e betulle.

Peculiarità e debolezze di Franciacorta?Il microclima presente è ottimo, grazie anche al vicino Lago d’Iseo, mentre il terreno per lo più argilloso e i tee di partenza piccoli sono i nostri talloni d’Achille, in relazione anche all’al-to numero di gare che ospitiamo (quasi 180 all’anno, ndr).

Ci parli della gestione del campo, parco macchine, composizione dello staff? Il parco macchine è quasi prevalentemente Toro e ci avva-liamo di un computer e relativo software per impostare e controllare l’impianto d’irrigazione mentre lo staff è com-posto da 5 operai più 2 part-time fissi con la collaborazione di un’azienda esterna, che ci fornisce circa 5.400 ore di la-voro all’anno.

Consumi irrigui. Quali sono i vostri approvvigiona-menti? Per quanto riguarda l’utilizzo dell’acqua per irrigazione, la nostra media è di 1.700mc a notte e abbiamo la possibilità di avvalerci di un pozzo che abbiamo realizzato per i perio-di di siccità e che ci consente di risolvere molti problemi.

Come si gestisce il budget a disposizione in tempi di crisi?Evitando gli sprechi e facendo delle operazioni mirate sul-le priorità.

“Sotto la neve, pane” dicevano i vecchi contadini, ma nei campi da golf è tutt’altro che così. Come si cura il tappeto erboso per prevenire i problemi causati da forti nevicate in inverno?Il problema principale è il fusarium nivale su green e fairway. Per evitarlo si usano dei prodotti in prevenzione come l’an-ticrittogamico Insignia e poi zolfo per acidificare il terreno. I trattamenti durano 50 giorni e poi si ripetono. Ma quest’in-verno il vero problema è stata la troppa acqua che, abbina-ta al terreno naturalmente argilloso, ha causato diversi disagi sui fairway, dove siamo intervenuti con drenaggi e lo spargi-mento di molta sabbia silicea.

Qui sopra Maurizio Zani, con la giacca realizzata in occasione dei 40 anni dell’AITG. A sinistra, lo vediamo ripreso sul percorso di Franciacorta, in compagnia del suo staff.

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M A N U T E N Z I O N EDry Spot

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Dry Spot: Dry Spot: Dry Spot: l’utilizzo l’utilizzo l’utilizzo

degli agenti degli agenti degli agenti umettanti umettanti umettanti

Qual è la prassi di gestione più effi cace nella lotta contro le zone secche causate dal suolo idrofobo? La pratica più comune è l’uso

di agenti bagnanti, con numerosi prodotti che sono disponibili sul mercato italiano. Vediamo come funzionano e come utilizzarli

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Con l’arrivo del primo caldo, in primavera, pun-tualmente si ripresentano quei fenomeni di dry spot che i nostri greenkeeper ben conoscono: per nessun motivo apparente un’area irregola-re di tappeto erboso comincia a mostrare se-gni tipici di stress idrico. Uno dei primi sintomi

di stress idrico in tappeti erbosi è la perdita di rigidità pian-ta, l’incapacità della pianta, foglie e steli di ritornare ad una posizione eretta o normale dopo compressione da calpestio. L’appassimento temporaneo è spesso seguito da un colore blu-verde scuro delle foglie e steli,e, in mancanza di cure effi-caci, da grave avvizzimento e morte finale del tessuto.Non stupisce più i Greenkeeper che i sintomi di dry spot pos-sono verificarsi anche dopo un’irrigazione abbondante o a po-che ore di distanza da una copiosa pioggia. Una causa dei dry spot è riconducibile alla presenza di terreno idrofobo o idrore-pellente. Per diagnosticare la presenza di terreno idrofobico, vi è una procedura semplice: prelevare delle carote di suolo della profondità di circa 12 cm, lasciarle asciugare all’aria, anche per diversi giorni, e poi posizionare sulla carota, posta in posizione orizzontale, piccole goccioline di acqua sulla superficie. Se la goccia d’acqua non penetra nel substrato sabbioso entro 10 se-condi, il terreno deve essere considerato idrofobo. Maggiore è il tempo che la goccia permane sulla superficie prima di pene-

trare nel terreno, più il substrato si può considerare idrofobo. Ma cosa rende idrofobico un terreno, che magari sino a pochi mesi or sono garantiva una regolare penetrazione dell’acqua? Ricerche hanno dimostrato che le particelle di suolo, in particolare particelle di sabbia prelevate da una superficie idrorepellente, hanno un vero e proprio rivesti-mento di un materiale organico sulla superficie della par-ticella. Quando questo materiale si lascia asciugare, come spesso accade tra irrigazioni o eventi di pioggia, il compo-sto organico diventa molto idrorepellente. La matrice di questo rivestimento deriva dalla decomposizione naturale di materia organica del suolo. È, infatti, il prodotto finale del processo di decomposizione. Poiché i processi di nor-male decomposizione della materia organica sono comples-sivamente positivi, dobbiamo limitarci a imparare a gestire i terreni idrorepellenti.Qual è la prassi di gestione più efficace nella lotta contro i dry spot causati dal suolo idrofobo? La pratica più comune ed efficace è l’uso di agenti bagnanti. Attualmente ci sono molti prodotti disponibili in Italia. Importante sapere che nella maggior parte dei casi l’idrorepellenza non si esten-de più a fondo dei primi 5 cm , raramente 10 cm, di suolo. È importante conoscere sino a che profondità il terreno ri-sulta idrofobico, poiché l’obiettivo è quello di veicolare l’a-gente umettante laddove necessita. Per cercare di dare in-formazioni circa il corretto impiego degli agenti umettanti, chiamati anche tensioattivi o surfattanti, occorre fornire al-

Dott. Nicola Zeduri - Agronomo

Nelle foto, situazioni tipiche di dry spot riprese in un campo pratica e su un fairway

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73M A N U T E N Z I O N EDry Spot

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cuni dati inerenti la composizione dell’acqua e il suo com-portamento.L’acqua (H

2O) è una molecola polare che presenta una carica

elettrica positiva in corrispondenza degli atomi di idrogeno ed una carica elettrica negativa in corrispondenza dell’atomo di ossigeno. La polarità della molecola determina l’orienta-mento delle molecole tra di loro e costituisce i legami di co-esione tra le molecole. La coesione tra le molecole d’acqua è una forza elettrica molto elevata (si pensi all’adesione di due superfici lisce bagnate) e determina la forma arrotondata con tendenza centripeta di una goccia di acqua. È come se tutte le molecole volessero portarsi al centro della particella di ac-qua. Ciò crea la tensione superficiale.L’acqua (H

2O) rifugge l’ambiente non-polare, nel nostro ca-

so l’aria contenuta tra le particelle di suolo, mentre aderisce alla particelle di suolo idratandole uniformemente nel caso queste siano a loro volta a superficie polare (dotate di polo elettrico). Quando si verificano vuoti d’aria tra le particel-le o queste stesse sono non-polari, anch’esse vengono rifiu-tate dall’acqua che non penetra o non si diffonde idratando-le (non resta adesa).A contatto con una particella di suolo non-polare l’acqua as-sume una forma sferica e rifiuta il contatto e l’adesione al-la particella stessa. Questo fenomeno è la repellenza all’ac-qua o idrofobia.

Come lavorano gli agenti umettanti?• Abbassano le forze di coesione e la tensione superficiale e

rendono l’acqua “più liquida” —› migliorano l’infiltrazione• Idratano uniformemente le particelle di terreno• Evitano la formazione di zone di ristagno idrico, ottimizzando

i rapporti aria-acqua —› eliminazione fenomeni di asfissia radicale

• La parte finale della molecola nella porzione Idrofobica si attacca alla porzione idrorepellente delle particelle di terreno

• La parte della molecola nella porzione Idrofila attrae l’acqua e la soluzione circolante verso le particelle di terreno

Con tutti gli agenti umettanti oggi sul mercato, come si fa a sa-pere qual è il migliore? Molto difficile rispondere. Numerose sono le variabili che entrano in gioco: potenziale di fi-totossicità, durata di efficacia, formulazioni disponibili, manegge-volezza, costo, disponibilità e supporto tecnico da parte del pro-duttore. Mio consiglio è quello di lavorare in prevenzione, agendo sui green “calendario”, soprattutto laddove negli anni passati è stato rilevato il problema. Certamente utile e doveroso interveni-re localmente, con prodotti curativi. Evidentemente una corretta gestione del tappeto erboso (cadenzate forature, corretto impie-go di fertilizzanti, adozione di adeguate altezze di taglio, etc.) sarà utile al naturale contenimento del problema dry spot.

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Velocità, linea o...

Si parla sempre di Stimpmeter quando ci si riferisce a green perfetti. Eppure, come dicono gli specialisti dei migliori golf al mondo,

in realtà sono molti i fattori che entrano in gioco parlando di putting

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75G R E E N K E E P I N GMisurazioni e controlli

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Al giorno d’oggi, tutto sembra basarsi sulla ve-locità: si guarda a questo valore per scegliere un’auto o una connessione Internet, si corre tutto il giorno, si grida che il tempo è denaro ecc. Il golf, che su tante cose è una metafo-ra della vita, non è da meno: ed ecco che, per

stilare una propria classifi ca dei migliori percorsi al mon-do su cui voler assolutamente giocare, si guarda alla velo-cità dei green. Che non è un’opinione, ma una misura con uno strumento (che poi è anche un indice) chiamato stim-pmeter. Rimasto invariato dalla sua invenzione nel 1935, è entrato sempre più prepotentemente nella cultura del golf: le due cifre – ossia quando il valore ad esempio si aggira in-torno all’11 – sono diventate, per molti, indice del valore del golf club stesso.

Negli ultimi anni, però, un altro movimento ha cominciato a farsi strada e cerca di dimostrare che la velocità, sui green, non è tutto. Promotori di questa controcorrente sono gli agronomi dello Sports Turf Research Institute (STRI), che in Gran Bretagna preparano in particolare i green nei campionati uffi ciali. Il loro obiettivo è rieducare i golf club a considerare come vitali altri parametri oltre alla velocità: la scorrevolezza, la capacità dei green di tenere la linea e anche la buona risposta ai colpi. Parametri che, oggi, possono anche essere misurati. Per dimostrare la sua tesi, la STRI porta come esempio il Roehampton Club di Londra, dove una serie di interventi sulle superfi ci – pur se costosi – hanno portato i risultati sperati. “Nel giro di due anni, notevoli cambi strutturali hanno trasformato le condizioni del suolo, l’erba, il drenaggio”, ha detto John Lockyer, esperto dell’STRI “e sì, anche lo stimpmeter è stato riletto, dall’11 per il gioco quotidiano al valore 12 per le gare di circolo, al 14 per i tornei uffi ciali”. Proprio sul discorso dello Stimpmeter, Locker ha

di Roberta Vitale

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voluto sottolineare come sia importante mantenere i livelli sempre accettabili per i giocatori: “Ad aprile è inutile spingersi sopra l’11,5 perché quasi nessuno avrà un allenamento ottimale per affrontare green troppo veloci”.Ma non è solo per il parametro della velocità che la STRI por-ta il club londinese come esempio, ma anche per gli altri valo-ri di cui si diceva. L’agronoma della STRI, Stella Rixon, ha sot-tolineato come, nonostante le piogge dei giorni precedenti la visita a Roehampton, i green fossero scorrevoli, tenessero la linea e dessero la giusta “resilienza” o risposta ai colpi da fuo-ri green. In particolare, per i primi due parametri, il club in-glese ha dimostrato di essere all’altezza dei percorsi che han-no ospitato l’Open Championship.La risposta di un green è molto importante e può essere misu-rata con il test Clegg Hammer. Se il terreno è troppo morbi-do, la palla affonderà nel suo pitch mark; troppo duro e sarà del tutto non ricettivo a un certo spin, che potrebbe trasformare un colpo qualunque in uno vincente. Il Clegg Hammer è dunque lo strumento che misura, tramite un martello a forma di palla che viene fatto cadere sull’erba, la gravità all’atterraggio: più alto il

Il putt (finito in bunker) di Rory McIlroy all’Open Championship di Muirfield, lo scorso anno, ha ricordato che fu proprio dopo un’azione simile di Gene Sarazen allo US Open del 1935 a Oakmont che venne l’idea, a un tale

Edward Stimpson, di misurare oggettivamente la velocità di un green. Prese così un piccolo piano in legno su cui la palla poteva rotolare a un’altezza e angolo predefiniti: osservare la distanza in piedi percorsa dalla palla, prima in una direzione e poi nell’altra, avrebbe dunque determinato la velocità di quel green. Spedì dunque la sua invenzione all’USGA, dove rimase a prender polvere in un ufficio fino al 1976, quando il Direttore Tecnico Frank Thomas ne ordinò un prototipo in alluminio, lungo 30 pollici, da inviare a tutti i superintendent dei percorsi americani, come guida per leggere le velocità e le consistenze dei green. Curioso scoprire come nel 1978 la velocità media fosse 6,5, per poi migliorare insieme alle tecniche agronome ed arrivare a 9 nell’ultima decade. Non nei grandi tornei, dove si parla di 12, 13, 14; addirittura Colin Montgomerie l’anno scorso disse che i green dello US Open di Merion arrivavano anche a 15. Stimp stratosferici sono un fenomeno relativamente giovane: al Masters del 1977, i green di Augusta passavano da 6,3 a 9,5, indici visti oggi come lenti ma incoraggianti per il gioco. Poi l’introduzione di Agrostis e altre novità li hanno portati a non meno di 13,5, anche se è solo quel che si dice, visto che nessuno dall’Augusta National rilascia cifre ufficiali… La preoccupazione dell’USGA sembra, in fondo, trovare fondamento: che i circoli puntassero alla velocità dei green senza guardarne la topografia. La stessa USGA nel 2013 ha proposto una nuova versione dello Stimpmeter, con una tacca a metà del righello, sul retro: questo dimezza appunto

STIMPMETER, CHI ERA COSTUI?

A sinistra, il Clegg Hammer, per la durezza del green; a destra il Trueness Meter, che misura la scorrevolezza

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risultato, più significa che la superficie è dura. Un punteggio intorno ai 100 è normale per un buon campo in erba, mentre per un links sarà normale di 20-30 punti in più. Punteggi molto bassi non solo rendono probabile il rischio che si diceva sopra, della palla che affonda, ma anche che le impronte dei passi re-stino sul terreno; il che può essere particolarmente fastidio-so per la linea del putt se non si è nei primi flight di partenze. Altro strumento utile per giudicare i parametri fondamenta-li per un green – oltre la velocità – è il Trueness Meter, che misura la scorrevolezza del green e il rotolo della palla sul-la linea, senza interessarsi allo Stimpmeter. Il Trueness Meter guarda alla densità e uniformità della crescita dell’erba, la sua direzione (attenzione quando la si taglia: se il green assume un aspetto a “righe” più chiare e più scure, vuol dire che l’er-ba non va tutta nella stessa direzione!) ma anche, ad esempio, l’effetto di pesticidi o di granelli di sabbia arrivati dal bunker sul rotolo della palla. Non è uno strumento che si possa realiz-zare in casa, come lo Stimpmeter, ma un aiuto sofisticato, con sensori molto sensibili. Sì, perché questo strumento registra, su un putt di 10 piedi, ogni variazione nel percorso e nel rotolo

della palla, sia lateralmente (dalla linea centrale) che orizzon-talmente (salti in avanti). Si tratta di millimetri e una misura-zione di 23 mm di deviazione laterale, ad esempio, è giudicata ottima. Valori che a Roehampton sono stati valutati in 13 mm per il laterale e 5 mm per il verticale. Proprio come il Royal St. George’s quando si stava candidando per l’Open 2011. Sull’affidabilità di un green, ossia sulla possibilità che ha la palla di tenere la linea, così si è espresso Lockyer: “I giocato-ri dovrebbero considerare questo valore come prioritario: se i green scorrono bene e tengono la linea, non dovrebbe esse-re un problema per il golfista adattarsi alla velocità”. Una volta assestati tutti i parametri per un green perfetto, resta un problema: dove posizionare la bandiera. Risponde Lockyer: “Per ogni green, selezioniamo alcune aree in cui piazzare l’asta, con l’accortezza che ci sia abbastanza spa-zio dietro la bandiera se il giocatore perde la buca, così che la palla si possa fermare prima di rotolare fuori green. Quin-di, almeno mezzo metro oltre alla buca”. E in Gran Bretagna questo si chiama fair play… (da Golf International, maggio giugno 2014)

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la distanza che la palla deve percorrere e permette ai greenkeeper di misurare sezioni di green particolarmente scivolosi con aree più piccole per posizionare la bandiera. Usato allo US Open di San Francisco, nel 2012, pare abbia

fornito letture fedeli allo Stimpmeter originale. Il che porta a domandarsi: perché allora non usare direttamente la versione accorciata, con spreco della metà del tempo? Staremo a vedere…

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Indicazioni generaliLe nuove norme a livello comunita-rio hanno già indicato da diverso tem-po come base d’approccio manutenti-vo dei giardini e degli spazi verdi quella defi nita “eco-compatibile” con l’utilizzo dei concetti di lotta integrata come dife-sa dalle principali avversità delle piante in genere e del tappeto erboso nel caso specifi co. E fi nalmente la ricerca scien-tifi ca e i nuovi processi industriali con-sentono oggi di approcciarsi alla difesa delle piante in modo effi cace e naturale.Viene definito come prodotto natura-le il formulato commerciale costitui-to da microrganismi presenti in natura di comprovata stabilità e conservabili-tà, totalmente innocuo per l’uomo e per l’ambiente. La continua evoluzione ha portato alla formazione di elaborati com-

merciali conservabili fi nanche a due an-ni dalla data di produzione senza alcun ausilio di basse temperature (frigorife-ro) e/o particolari tecniche come in pas-sato, ma con modalità di conservazioni semplici e assai poco onerose (normale stoccaggio in magazzini come per ferti-lizzanti e sementi). Anche le concentrazioni di microrgani-smi attivi (le cosiddette UFC/g) sono au-mentate in misura esponenziale, renden-do i costi dei prodotti defi niti biologici, in linea con le esigenze del mercato e le capacità economiche del momento. Certo l’approccio metodologico nei con-fronti di malattie ed insetti avversi cam-bia e si orienta verso sistemi di preven-zione e di mantenimento in salute di piante e substrati di coltura. Ecco quindi che ridiventano fondamentali le corret-te pratiche agronomiche, la conoscenza della fi siologia delle piante, l’esperienza diretta in campo e la presenza continua

e professionale negli ambienti verdi. Tra i diversi prodotti presenti in commercio, la ricerca ha isolato alcuni formulati a base di microrganismi naturali, in grado di favorire sia lo sviluppo radicale e ve-getativo delle piante e dei tappeti erbosi senza ricorrere all’uso di prodotti chimi-ci e/o di sintesi, sia l’azione di competi-zione nei confronti dei principali funghi patogeni. Sono stati così selezionati dei formulati contenenti spore e propaguli vitali di funghi della rizosfera con spicca-te sinergie con le piante coltivate. Il micelio di questi microrganismi, svi-luppandosi, ha un’azione diretta e/o in-diretta nel contenimento di patologie fungine e nel controllo d’insetti patoge-ni determinando un miglior stato di salu-te delle piante; esso svolge anche azione di controllo su patologie fungine a cari-co degli apparati radicali.La letteratura fornisce notevoli indi-cazioni sull’attività di contrasto (diret-

di Nicola Zeduri

I funghi antagonistiCome sta cambiando l’approccio metodologico nei confronti di malattie e insetti dannosi allo sviluppo del tappeto erboso, che sta orientandosi verso sistemi di prevenzione sempre più naturali

Nelle immagini, l’oziorrinco, tappeti erbosi con situazioni problematiche e, qui sopra, microorganismi naturali che favoriscono lo sviluppo radicale e vegetativo

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79L O T T A I N T E G R A T ATrattamenti e prodotti

ta ed indiretta) esercitata da alcuni mi-crorganismi utili nei confronti di alcuni patogeni fungini. Trichoderma spp., Pseudomonas spp., Streptomyces spp., Clonostachis rosea, Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefaciens, posti in ido-nee condizioni di sviluppo, colonizzano la rizosfera e svolgono un’azione di con-trollo nei confronti di Pythium spp., Al-ternaria, Fusarium spp., Phytophthora spp., Sclerotinia homeocarpa, ecc.Condizioni ideali per lo sviluppo di mi-crorganismi utili sono: temperature com-prese tra 10 e 35 °C (a temperature supe-

riori alcuni funghi sono inibiti); umidità; presenza di azoto organico; assenza di sostanze chimiche attive.I prodotti a base di microrganismi natu-rali, hanno dimostrato maggior effi cacia se applicati in modo preventivo. Appli-cazioni in presenza di attacchi fungini sono risultate funzionali ma limitate nel tempo. Lavorando in modo preventivo, seguendo una precisa strategia applica-tiva, si potrà risolvere il problema alla fonte evitando lo sviluppo dei patogeni.Leggermente diversa e forse di più facile ed immediata lettura è la situazione degli insetticidi naturali, in quanto l’azione di parassitizzazione e di controllo degli in-setti dannosi è diretta ed esercitata nel momento della presenza dei medesimi. Si tratta quindi di azioni di tipo curati-vo, probabilmente nella fase attuale più in linea con il normale svolgimento del-le pratiche manutentive.Prodotti a base di microrganismi come Metarhizium anisopliae, Beauveria bassiana, Lecanicillium lecanii, Po-chonia chlamydosporia e Arthrobotrys oligospora hanno evidenziato azioni di controllo nei confronti di nottuidi, afi di, nematodi dannosi ed anche alcuni cole-

otteri come l’oziorrinco.In tutti i casi comunque, sia che si tratti di azione di difesa nei confronti delle pa-tologie sia di controllo degli insetti dan-nosi, occorre seguire un protocollo di di-stribuzione che i tecnici preparati hanno già fatto proprio da tempo e che posso-no trasmettere agli esecutori dei lavori.Svolgono ulteriore azione sinergica nei confronti delle problematiche sopra cita-te, ma in maniera indiretta, anche un al-tro fi lone di composti naturali, vale a dire le micorrize. Questi tipi di funghi eser-citano un’azione di miglioramento della capacità di esplorazione del substrato di coltura da parte delle piante ospitan-ti (il tappeto erboso), aumentando il ca-pillizio radicale e ricevendo in cambio carboidrati.Formulati commerciali che possano con-tenere in equilibrio stabile tutte o gran parte delle forme fi n qui descritte, rendo-no sicuramente l’approccio naturale più semplice e più “accattivante”. Ecco quin-di che risultano preferibili miscele di mi-crorganismi diversi, anche sotto forma di ceppi differenti, per rendere la lotta ed il controllo sempre effi caci, pronti ed economicamente validi.

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prese tra 10 e 35 °C (a temperature supe-

tenere in equilibrio stabile tutte o gran parte delle forme fi n qui descritte, rendo-

confronti delle problematiche sopra cita-

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A fi ne aprile al Golf Club Cava-glià (Biella) sono iniziati i lavo-ri di ampliamento del percorso che nel corso dell’anno porte-

ranno la realizzazione di un nuovo cour-se a 18 buche. Il campo che oggi dispone di un ottimo percorso con doppie parten-ze (par 73) e un executive di 6 buche (par 19) si trasformerà in un 18 buche par 68 di 4.611 metri con 10 par 4, 6 par 3 e 2 par 5. Il nuovo campo si otterrà mixando i due percorsi originari (9 buche ed exe-cutive) realizzati nel 1998 su progetto di

Giorgio Ferraris, modifi cando alcune del-le buche attuali e aggiungendo una vasta area acquistata di recente dalla proprietà che costeggia l’executive. Il progetto delle modifi che è opera dello stesso Ferraris, il costruttore è Paolo Tre-molada mentre l’impianto di irrigazione TORO è realizzato da Acquafert.“Inizialmente avevamo pensato di modi-fi care solamente l’executive portandolo a 9 buche (9 par 3) - spiega il presidente Pa-olo Schellino -, poi con l’acquisizione di un terreno vicino siamo riusciti con un investimento accettabile a mettere insie-me un progetto molto più completo e in-

teressante. Ci sarà qualche disagio per i soci ma i lavori sono già partiti e con-tiamo di concluderli entro ottobre. Con-siderando che i costi di manutenzione rimarranno pressoché invariati, la mo-difi ca porterà una serie di vantaggi alla struttura. A partire dal fatto che dispor-re di 18 buche, abbinate al nostro com-plesso alberghiero UNA Golf Hotel Cava-glià, ci consentirà di entrare nel circuito delle vacanze legate al turismo golfi stico dei tour operator stranieri e, non ultimo, con la stessa quota di un 9 buche sare-mo in grado di offrire ai soci un percor-so completo.”

Al via i lavori per le 18 buche

G O L F C L U B C A V A G L I ÀIl campo raddoppia

di Roberto Lanza

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