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Archeologia e Calcolatori 6, 1995, 61-73 SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI E PROSPEZIONI ARCHEOLOGICHE: UNA CONVERGENZA NECESSARIA 1. INTRODUZIONE L'interesse dell'ambiente archeologico per i Sistemi Informativi Ter- ritoriali (generalmente conosciuti con la versione inglese di Geographic Information Systems - GIS) è assai recente e certamente pubblicazioni come il volume Interpreting Space: GIS and archaeology (ALLEN et al. 1990) o riviste del tipo «lnternational Journal of Geographical Information Systems» stanno a testimoniare l'interesse crescente per questo tipo di stru- mento informatico. Nel mondo archeologico europeo, soprattutto, i GIS godono di una sempre maggiore attenzione, come è stato dimostrato dal recente Conve- gno di Ravello: The lmpact of Geographical Information System in Archaeology. Sia perché questi sistemi informatici sono stati presentati come un contributo decisivo ad un nuovo approccio per lo studio del ter- ritorio archeologico, sia perché offrono la possibilità di «interrelate, manipulate and analyze a variety of geographically distributed data in addition to mapping» (KvAMME 1987). A parte i problemi inerenti i differenti software attualmente esistenti e i relativi hardware necessari per farli girare, l'uso di un Sistema Informa- tivo Territoriale implica da una parte l'esistenza (o la creazione) di un database informatizzato di tutti i dati archeologici e dall'altra la disponi- bilità di mappe digitalizzate. Per ora, come stadio iniziale, ed in seguito come punto di arrivo, molti autori auspicano la creazione di un sistema informatico territoriale almeno a livello nazionale in modo che il dato ar- cheologico possa diventare un parametro decisivo nella pianificazione ter- ritoriale e nel monitoraggio ambientale, consentendo di collegare dati ar- cheologici con altri di carattere ambientale ed in generale a dati culturali (W ANSLEEBEN 1988; K VAMME 1989; MARBLE, PEUQUET 1990; SA VAGE 1990). In paesi come Francia e Inghilterra già dagli anni Settanta è iniziata la catalogazione dei siti archeologici (GUILLOT c.s.) ed in Inghilterra, fin dagli anni Ottanta, è stato predisposto un servizio per la catalogazione informatizzata dei siti sia sotto forma di database che di mappe (Sites and Monuments Records - SMR), preparando quindi il terreno ad una più ade- guata e integrata interpretazione dei dati archeologici attraverso un Siste- ma Informativo Territoriale (CHADBURN 1989; HART, LEECH 1989; HARRIS, LOCK 1990). 61

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Archeologia e Calcolatori 6, 1995, 61-73

SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI E PROSPEZIONI ARCHEOLOGICHE:

UNA CONVERGENZA NECESSARIA

1. INTRODUZIONE

L'interesse dell'ambiente archeologico per i Sistemi Informativi Ter­ritoriali (generalmente conosciuti con la versione inglese di Geographic Information Systems - GIS) è assai recente e certamente pubblicazioni come il volume Interpreting Space: GIS and archaeology (ALLEN et al. 1990) o riviste del tipo «lnternational Journal of Geographical Information Systems» stanno a testimoniare l'interesse crescente per questo tipo di stru­mento informatico.

Nel mondo archeologico europeo, soprattutto, i GIS godono di una sempre maggiore attenzione, come è stato dimostrato dal recente Conve­gno di Ravello: The lmpact of Geographical Information System in Archaeology. Sia perché questi sistemi informatici sono stati presentati come un contributo decisivo ad un nuovo approccio per lo studio del ter­ritorio archeologico, sia perché offrono la possibilità di «interrelate, manipulate and analyze a variety of geographically distributed data in addition to mapping» (KvAMME 1987).

A parte i problemi inerenti i differenti software attualmente esistenti e i relativi hardware necessari per farli girare, l'uso di un Sistema Informa­tivo Territoriale implica da una parte l'esistenza (o la creazione) di un database informatizzato di tutti i dati archeologici e dall'altra la disponi­bilità di mappe digitalizzate. Per ora, come stadio iniziale, ed in seguito come punto di arrivo, molti autori auspicano la creazione di un sistema informatico territoriale almeno a livello nazionale in modo che il dato ar­cheologico possa diventare un parametro decisivo nella pianificazione ter­ritoriale e nel monitoraggio ambientale, consentendo di collegare dati ar­cheologici con altri di carattere ambientale ed in generale a dati culturali (W ANSLEEBEN 1988; K VAMME 1989; MARBLE, PEUQUET 1990; SA VAGE 1990).

In paesi come Francia e Inghilterra già dagli anni Settanta è iniziata la catalogazione dei siti archeologici (GUILLOT c.s.) ed in Inghilterra, fin dagli anni Ottanta, è stato predisposto un servizio per la catalogazione informatizzata dei siti sia sotto forma di database che di mappe (Sites and Monuments Records - SMR), preparando quindi il terreno ad una più ade­guata e integrata interpretazione dei dati archeologici attraverso un Siste­ma Informativo Territoriale (CHADBURN 1989; HART, LEECH 1989; HARRIS, LOCK 1990).

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Purtroppo in Italia sia per la vastità del patrimonio archeologico, sia per le non sempre felici scelte politiche nell'indirizzare le risorse, il pro­gramma di catalogazione informatizzata è rimasto drammaticamente arre­trato inibendo almeno per il momento l'attuazione di un sistema GIS a livello nazionale. Il fatto che solo recentemente si siano rese disponibili carte digitalizzate dell'IGM, che avrebbero dovuto rappresentare la base cartografica comune a livello nazionale, ha sicuramente rallentato l'impie­go dei GIS, consentendo per il momento la loro sperimentazione solo a livello di singolo sito o su un territorio appena più esteso.

2. LA PROSPEZIONE ARCHEOLOGICA

La Fondazione Ing. C.M. Lerici, che opera fin dalla metà degli anni Cinquanta nel settore delle prospezioni per fini archeologici, e nella mag­gioranza dei casi dò avviene su incarico delle Soprintendenze Archeologi­che, da tempo ha riscontrato l'esigenza di unire in un'unica banca dati le informazioni esistenti negli archivi delle Soprintendenze con i dati di rile­vamento delle prospezioni, in modo tale che, comunicando con una map­pa del territorio, le informazioni possano essere trasferite e rappresentate sotto forma di mappe tematiche e di mappe di "rischio archeologico".

Un Sistema Informativo Territoriale rappresenta appunto lo stru­mento ideale per un simile scopo. Le prospezioni archeologiche intese come indagini conoscitive attraverso remote sensi'ng, raccolta ed analisi di ritro­vamenti di superficie, prospezioni geofisiche, prospezioni meccaniche (per­forazioni a carotaggio, studio di sezioni, ecc.), rappresentano ogni giorno di più un potente strumento di conoscenza del territorio archeologico, necessario sia per la ricerca che per la sua tutela (CUCARZI 1990).

La mancanza spesso di strumenti urbanistici adeguati e la continua aggressione sul territorio operata dalla speculazione che, intervenendo indiscriminatamente, produce sconvolgimenti territoriali a vario titolo, rendono necessario avvalersi di tecniche di rilevamento molto rapide e suf­ficientemente efficaci come quelle raggruppate con il nome di prospezioni archeologiche. Questo metodo potrebbe essere utilizzato in modo più fre­quente dello scavo archeologico che, a causa della sua lentezza e dei costi richiesti, dovrebbe essere impiegato solo in modo mirato: come salvatag­gio oppure a fini scientifici-culturali quando il ritrovamento abbia una rilevanza in questo campo.

Ecco quindi che la possibilità di accedere ad uno strumento informa­tico, come un Sistema Informativo Territoriale, dove possono essere rac­colte tutte le informazioni già presenti nella Soprintendenza di zona con in più quelle derivanti dalle attività di prospezioni, doterebbe la Soprin­tendenza di una capacità di prevenzione e di intervento assai efficace. L'ag­giornamento continuo del Data Base garantirebbe all'istituzione un

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monitoraggio "in tempo reale" del territorio di sua competenza, attraver­so la consultazione delle mappe tematiche selezionate di volta in volta. Non solo: tutti questi dati informativi potrebbero essere collegati telematicamente ad altre banche dati dislocate presso Comuni, Province e Regioni e rappresenterebbero, in questo modo, una base imprescindibile per la programmazione e l'elaborazione dei piani regolatori ed in ogni al­tra attività sull'uso del territorio.

Sulla base di queste considerazioni è stato avviato il programma ODYSSEUS, dedicato allo sviluppo di un Sistema Informativo Territoria­le per l'archeologia, dove la banca dati (non spaziale) è stata costruita sulla base delle indicazioni (schede) dell'ICCD (Istituto Centrale per il Catalo­go e la Documentazione, Roma) integrate dalle schede relative alle prospezioni, elaborate dalla Fondazione lng. C.M. Lerici. La banca dati è stata successivamente integrata ad uno Spatial Data Base.

3. IL PROGETTO ODYSSEUS

Il progetto Odysseus, che è stato presentato in occasione del conve­gno di Ravello, riguarda un programma triennale per lo sviluppo di un Sistema Informativo Territoriale indirizzato ad affrontare il problema del­la gestione di dati archeologici e dati provenienti dalle prospezioni. Il pro­getto è nato dalla collaborazione tra la Fondazione Ing. C. M. Lerici, di Roma e la 3D Informatica di S. Lazzaro di Savena (BO).

Odysseus non ha la pretesa di rappresentare un GIS multi funziona­le ma intende svilupparsi nell'ambito delle necessità della gestione del ter­ritorio inteso come Risorsa Culturale; si propone cioè di rispondere ad alcune esigenze che si presentano frequentemente alle Soprintendenze Ar­cheologiche, alle Istituzioni ad esse collegate e comunque a tutte quelle coinvolte nella gestione del territorio.

Prima di analizzare le caratteristiche principali del sistema, è neces­sario premettere alcune considerazioni che hanno guidato le scelte del pro­getto:

1. L'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) ha da tempo stabilito e attuato specifiche schede di catalogazione e documen­tazione in uso in tutte le Soprintendenze (schede che, in parte, sono attualmente in fase di verifica). Il sistema prevede l'adozione di tali schede ICCD, ma consente di utilizzarne delle viste ridotte.

2. La necessità di operare con un sistema sufficientemente semplice ha sug­gerito di elaborare un prodotto con un numero relativamente limitato di funzioni comunque sufficienti a raggiungere gli obiettivi prefissati. Per questo motivo il sistema è stato indirizzato verso un Non-spatial J?ata Base organizzato come Information Retrieval (IR) per facilitare la ricerca.

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3. Lo Spatial Data Base è costituito essenzialmente da mappe vettoriali in formato DWG. Nell'ambiente archeologico infatti questo formato si è affermato, almeno per il momento, come lo standard più diffuso. Ben­ché sia ormai assodato che talvolta il software CAD AUTOCAD sia sovradimensionato per le esigenze di documentazione archeologica, esso presenta tuttavia notevoli altri vantaggi (vedi ad esempio l'alto numero di layers disponibili che in ambito archeologico è di estrema utilità).

4. Tenendo conto della tendenza generale nel campo dei Persona( Compu­ter, il Sistema opera in ambiente Windows.

ODYSSEUS mette in comunicazione, attraverso un particolare mo­tore, il Data Base Non-spaziale IR Highway(Highwayè marchio registra­to della 3D Informatica), organizzato secondo le schede ICCD ed in ag­giunta quelle delle prospezioni archeologiche (Lerici), con un Data Base Spaziale vettoriale in formato DWG.

Le schede a tutt'oggi presenti nel Data Base TERRITORIO sono: Sito Archeologico (SI) ·Saggio Stratigrafico (SAS) ·Unità Stratigrafica (US) ·Tabelle Materiali (TMA) Centri Storici (CS) ·Settori Urbani (SU) ·Beni Immobili (A, PG, MA) ·Oggetti (OA, D, S, E, N, RA) Settori Extra Urbani (TP) ·Complessi (CA)

Le schede relative alle prospezioni archeologiche sono costituite dal gruppo:

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Prosoezione meccanica: ·Perforazioni a carotaggio continuo (PME) Prospezioni geofisiche: ·Misure di intensità di campo magnetico (ICM) ·Misure di suscettività magnetica (MSC) ·Profili di resistività (PRE) ·Sondaggi Elettrici Verticali (SEV) ·Sezioni di resistività (SRE) ·Polarizzazione Indotta (IPO) ·Georadar (GDR) Ricognizione di superficie ·Raccolta frammenti archeologici (SDS)

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Sistemi informativi territoriali e prospezioni archeologiche

CENTRI STORIO

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OVYSSEUS TERJllTORIO

SETTORI EXTRA-URBANI

SITO ARCHEOLOGICO

PROSPEZIOtl

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SAGGIO STRATIGRAFICO

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UNITA' STRATIGRAACA

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TABfLLE MATERIALI

'TMAJ Fig. 1 - Organizzazione della Banca Dati: percorsi e relazioni tra le schede.

I percorsi e le relazioni tra le schede sono riportati nella Fig. 1 dove è esplicitata l'organizzazione del Data Base.

3.1 Banca Dati

In questa sede analizzeremo brevemente alcune caratteristiche delle schede informative e la struttura del Data Base.

La scheda Sito (SI) contiene tutte le informazioni necessarie ad indi­viduare e definire il sito (localizzazione, caratteristiche geomorfologiche, geologiche, pedologiche, ecc.) assieme alle voci particelle catastali, vincoli, strumenti urbanistici: Inoltre contiene tutte le informazioni inerenti le ri­cognizioni della zona, gli oggetti ritrovati, la loro cronologia, ecc.; la do­cumentazione grafica e fotografica, le fonti archivistiche con la bibliogra­fia. Tutti questi elementi sono notoriamente determinanti per la gestione del territorio da parte della Soprintendenza.

Le schede relative alle prospezioni possono essere raggruppate in tre categorie:

1. Ricognizione di superficie

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2. Prospezione geofisica 3. Prospezione meccanica Non abbiamo ritenuto necessario creare una scheda contenente i dati

derivanti dal remote sensing in quanto questo tipo di indagine prevede la fotointerpretazione e la trasformazione delle tracce sospette sulla mappa. I dati tecnici relativi al materiale fotografico utilizzato sono contenuti in una sezione della scheda Sito.

La ricognizione di superficie ha come dato essenziale la tipologia e la cronologia del ritrovamento, la densità superficiale e il peso dei frammenti ritrovati. Generalmente la raccolta viene effettuata e registrata su aree uni­tarie di superficie (es. quadrati di 20x20 m o 50x50 m). Nell'area scelta come unitaria ODYSSEUS calcola automaticamente, per unità di superfi­cie, sia i pesi che il numero dei frammenti, che si suppongono concentrati nel centro (centroide) della figura geometrica assunta come superficie uni­taria. La mappa tematica per peso, per tipologia, cronologia e/o per nume­ro viene rappresentata con una campitura più o meno densa dell'area uni­taria, proporzionale ai valori presenti nel Data Base, e con differenti toni di colore a seconda che si tratti di peso, frammenti o tipologia/cronologia.

Le indagini geofisiche sono individuate dall'area (NOME) e dal­l'estensione (dalla poligonale che la racchiude); sono inoltre specificati dati tecnici e dati analitici (caratteristiche delle anomalie, intensità, lunghezza, posizione, ecc.) con gli eventuali confronti di modelli teorici.

Nel caso delle prospezioni geofisiche il dato diagnostico è costituito dalle anomalie che si ritengono prodotte da strutture e/o oggetti archeolo­gici sepolti. A seconda dei casi esse potranno essere rappresentate da seg­menti, da circoli, da archi, ecc. che hanno colore diverso in relazione al tipo di anomalia (magnetica, di resistività, radar, ecc.); inoltre, lo spessore dei simboli grafici che le rappresentano è proporzionale ai valori contenuti nel Data Base.

Le prospezioni meccaniche, rappresentate per esempio dalle perfo­razioni, sono individuate dal loro nome (numero) e dalla posizione (x, y, z). Nella scheda vengono descritte le caratteristiche dei ritrovamenti ar­cheologici, la profondità minima e quella massima e le caratteristiche litologiche dello strato (Fig. 2).

Le perforazioni a carotaggio continuo hanno come indicatore, ai fini della determinazione delle aree archeologiche, la tipologia dei frammenti (ceramica, laterizi, carboni, ossa, ecc.) presenti nei campioni stratigrafici e le litologie ad essi associati. Ad ogni tipo di reperto è stato associato un simbolo grafico {ad es. alla ceramica un circolo, ai laterizi un rettangolo, ecc.) con colore diverso. Poiché è decisivo il valore del peso e/o il numero dei frammenti per valutare l'entità e le caratteristiche di una zona archeo­logica attraverso queste tecniche di indagine, i simboli grafici hanno una grandezza proporzionale al valore esistente nel Data Base. Allo stesso modo

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Fig. 2 - Esempio di scheda "Perforazione a carotaggio continuo".

alle differenti litologie presenti nei campioni stratigrafici sono associati diversi simboli grafici con differenti colori.

In questo modo interrogando opportunamente la Banca Dati, utiliz­zando operatori logici booleani, si è in grado di ottenere mappe di distri­buzione che, integrate con i dati provenienti dalle Soprintendenze (bibliografie, dati di archivio, ecc.), costituiscono la base necessaria per la costruzione di mappe di "rischio archeologico".

Questo è il primo obiettivo che il progetto si è proposto di raggiun­gere; attualmente è in corso un ampliamento del sistema con l'attivazione di funzioni di statistica semplici a carattere descrittivo, con altre più com­plesse di analisi spaziale, per consentire di ottenere dati predittivi sulla presenza di insediamenti, sulla loro estensione e consistenza; tali dati sa­ranno determinati sia sulla base dei dati di prospezione sia tenendo pre­sente gli ormai sperimentati parametri fondamentali come distanza dai corsi d'acqua, da sorgenti, pendenza del terreno, ecc. (AMBLER 1984; PARKER 1985; EBERT, KOHLER 1986; WARREN et al. 1987; WARREN 1988; SAVAGE 1989; WILLIAMS et al. 1990).

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Un'altra caratteristica del sistema è rappresentata dalla possibilità di visualizzare contemporaneamente sullo schermo sia la mappa vettoriale che una qualsiasi immagine (ad es. bit map) nella stessa scala. In questo modo, sovrapponendo alla mappa vettoriale di un'area una sua immagine (ad es. foto area), è possibile, una volta riconosciute eventuali tracce di particolare interesse nell'immagine aerea, trasferire queste indicazioni sul­la mappa in forma vettoriale, inserendole quindi nella Banca Dati.

Il sistema ha inoltre la possibilità di associare ad un qualsiasi oggetto o struttura archeologica un'immagine (foto, disegno, ecc.) in modo che, una volta effettuata la ricerca, è possibile visualizzare l'immagine dell'og­getto trovato sullo schermo ed esaminarne i particolari attraverso la fun­zione di zoom.

4. ESEMPI DI APPLICAZIONE

4.1 Oppido Mamertina

Il caso al quale per la prima volta è stato applicato ODYSSEUS ri­guarda un intervento di prospezioni archeologiche integrato su due aree distanti circa 10 Km, ubicate nel comune di Oppido Mamertina (Catanzaro). Nel primo settore, Castellace, dove segnalazioni e ritrovamenti sporadici suggerivano l'esistenza di una necropoli e di un insediamento di periodo pre-romano (circa 10 ettari), si trattava di un'operazione di prevenzione essendo l'area adiacente all'attuale abitato e quindi soggetta ad una proba­bile espansione edilizia. Nel secondo settore, Oppido Mella, dove scavi e limitate prospezioni in passato (LERICI 1988) avevano mostrato l'esistenza di un probabile insediamento relativo al V-II sec a.C. e di notevole esten­sione (20 ettari), si trattava invece di delimitare l'area archeologica, loca­lizzare eventuali strutture sepolte in modo da avere le necessarie indica­zioni per l'auspicata creazione di un parco archeologico comprendente anche la parte medievale ubicata a poca distanza dall'area esplorata.

Le indagini, commissionate dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria, effettuate su entrambe le zone, hanno compreso la ricognizione di superficie con la raccolta di frammenti ceramici, la prospezione geofisica con profili di resistività, le misure di intensità di campo magnetico, i profi­li georadar, le misure di suscettività magnetica su campioni, le perforazio­ni a carotaggio continuo (LERICI 1992).

Dopo aver inserito tutti i dati relativi all'intervento di prospezione accompagnati da quelli propri della scheda Sito (SI), li stiamo attualmente elaborando attraverso il sistema ODYSSEUS.

Utilizzando l'esplorazione geoarcheologica integrata, i dati diagno­stici per ipotizzare l'esistenza eventuale di un'area interessata da resti ar­cheologici sono: tracce rilevate con il telerilevamento, presenza di resti in

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Sistemi informativi territoriali e prospezioni archeologiche

superficie e/o in carota, presenza di anomalie geofisiche riconoscibili. Su questi dati quindi dovranno essere formulate le interrogazioni unitamente ad altri parametri significativi: profondità degli strati, tipo di litologia pre­sente a determinati livelli, ecc.

Se, ad esempio, si interroga la Banca Dati sulla presenza di frammen­ti ceramici nelle perforazioni, da una profondità zt ad una z2, associati ad un determinato strato, secondo certi parametri (ad es. peso), fatte le ne­cessarie richieste sulla Banca Dati, si otterrà la mappa di distribuzione dove il simbolo "O" indicante ceramica ha una dimensione proporzionale al peso ritrovato (Tav. I, a).

Se si vuole contemporaneamente osservare la presenza di determina­te anomalie geofisiche, interpretate come effetto di eventuali strutture se­polte, interrogando la Banca Dati secondo i parametri richiesti, compari­ranno sulla mappa i simboli indicanti il tipo di anomalia geofisica, con le dimensioni proporzionali alla loro ampiezza.

Attivando entrambi i layersprecedentemente determinati unitamente ad altri che si ritengono importanti al fine di ottenere una descrizione esau­riente della zona oggetto di indagine, sarà possibile leggere sulla mappa le correlazioni tra i gruppi di dati e, sulla base di criteri valutativi di rischio, costruire una mappa di "rischio archeologico". Allo stato attuale la valuta­zione del rischio viene fatta dall'archeologo sulla base di quanto visualizzato sulla mappa. In seguito potrebbe essere utile adottare anche dei criteri au­tomatici per la valutazione del rischio sulla base della definizione dei pesi da assegnare ai singoli parametri riconosciuti come fondamentali.

Ovviamente da un qualunque stadio della mappa è possibile risalire agli "oggetti" contenuti in essa o contenuti in una qualunque zona delimi­tata da una poligonale. Centrando un singolo oggetto si richiama la scheda o le schede corrispondenti, con le eventuali immagini ad esso associate.

4.2 Microregione

Il nome Microregione è stato assegnato dall'Istituto di Archeologia dell'Accademia delle scienze di Ungheria ad una parte del distretto di Békés (Ungheria orientale) che comprende i comuni di Gyomaendroed, Ormenykut e Sarvas. Nella Microregione che copre una superficie di cir­ca 500 Kmq è in corso, dal 1988, un progetto di analisi territoriale sulla base di un accordo scientifico siglato fra l'Istituto di Archeologia dell' Ac­cademia delle Scienze di Ungheria e la Fondazione Lerici. Questo vasto territorio è caratterizzato dalla presenza di necropoli e insediamenti stan­ziali e stagionali, testimoni delle diverse culture che qui si sono avvicendate dal neolitico al regno Sarmata, dalle ondate migratorie dei popoli delle steppe agli Unni, Avari, fino al regno Magiaro.

La particolare geomorfologia della regione e le caratteristiche

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insediamentali delle diverse culture, costituite da villaggi di capanne co­struite in materiale deperibile, rendono difficile sia l'identificazione fisica dell'ubicazione delle aree archeologiche sia la lettura stratigrafica che, di­versamente dalla norma, si svolge in senso orizzontale, affiancando, per esempio, sullo stesso piano resti neolitici con resti di epoche storiche.

Per fornire un quadro complessivo del tipo e del numero dei siti pre­senti nella Microregione, è stato approntato un programma integrato di prospezioni estensive (dal remote sensing all'esplorazione geofisica). Dal 1988 ad oggi sono state esplorate numerose aree (ognuna delle quali di 3 -4 ettari di estensione) individuando insediamenti con differenti caratteri­stiche: sono stati così identificati grandi centri di epoca Sarmata, altri con una frequentazione più sporadica, dello stesso periodo, altri ancora risa­lenti all'invasione avara, ecc.

Tenuto conto della vastità dell'area e del grande numero di insedia­menti previsti sulla base di un programma di ricognizione di superficie condotto dall'Istituto di Archeologia dell'Accademia delle Scienze Unghe­resi, l'impiego di un sistema informatico territoriale sui dati della Microregione è stato giudicato di grande utilità. Si è deciso, quindi, di adot­tare ODYSSEUS; in questo modo il sistema è stato sottoposto ad un test assai significativo.

Due sono i settori nei quali il Sistema Informativo Territoriale sta fornendo apprezzabili risultati: le indicazioni predittive sulla presenza di insediamenti sulla base della correlazione tra siti e dossi fluviali e i dati predittivi sulla consistenza degli insediamenti sulla base della distribuzio­ne delle anomalie magnetiche relative a pozzetti, focolari e fornaci.

Nel primo caso è stata digitalizzata, allo scopo, una consistente parte delle carte topografiche messe a disposizione dal Servizio Geografico Un­gherese (in scala 1: 10.000} in cui sono segnati in dettaglio tutti i paleoalvei. La Microregione, infatti, comprende una parte del bacino idrografico del fiume Koros, affluente di sinistra del fiume Tisza. Tutta l'area è caratteriz­zata da numerosissimi paleoalvei ad andamento meandriforme, leggermente depressi rispetto al piano campagna. Da una prima analisi dei dati topogra­fici e di quelli della ricognizione di superficie è stato possibile accertare una chiara correlazione tra dossi fluviali e presenza di insediamenti. In questo modo, utilizzando ODYSSEUS, si sono ottenuti dati predittivi sulla possibile presenza di insediamenti in zone dove non sono state effettuate ricerche specifiche.

Nel secondo caso è già stato dimostrato, durante le campagne effet­tuate, che le misure di intensità di campo magnetico terrestre (prospezione magnetica) sono in grado di rilevare le tipiche strutture insediamentali di quest'area: pozzetti, focolari, fornaci QANKOVICH, PATANTYUS 1990; CucARZI 1992). Inoltre è stato altresì dimostrato che, in determinate con­dizioni, è possibile correlare strutture relative a determinate culture con

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Sistemi informativi territoriali e prospezioni archeologiche

certe classi di anomalie magnetiche (CUCARZI, GLAZUNOV c.s.). Sulla base di questi risultati, isolando nelle mappe magnetiche le ano­

malie che rientrano in una determinata classe e calcolate le coordinate dei centri delle ipotetiche strutture ad esse associate, è possibile, applicando a questi punti funzioni di analisi spaziale, valutare la probabile distribuzio­ne spaziale delle strutture in una determinata area. Questo metodo di in­dagine rappresenta un potente aiuto per la valutazione dell'estensione dei siti e dell~ loro consistenza sulla base di indagini geofisiche condotte su aree camp10ne.

Attualmente il progetto ODYSSEUS è entrato nel suo terzo anno di vita; i risultati ottenuti fino ad ora sono stati soddisfacenti, come è stato dimostrato dai due casi appena mostrati. Nel futuro sarà necessario proce­dere a numerosi miglioramenti ed espansioni per ampliare il numero delle funzioni soprattutto per quanto riguarda il settore delle elaborazioni stati­stiche.

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ABSTRACT

The Geographic Information System ODYSSEUS here presented is a Data Base set up according to Erocedures established by the Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali and amplilied by additional information system pertinent to archaeological and geophysical prospections, core drillings, surface collections. Ali Data Base is orgamzed with the information retrieval (Highway) in which any data may be found by name rather than icone identification and the map drawing is effected by vector cartography in DWG format, the most freguently used in archaeological circles.

In essence, th1s system is designed to receive images and link thcm to appropriate Data Base tables. It can visualize and manage DWG map in same-scale overlay on othcr raster images (aerial photos, for example), thereby producing a vector drawing of ali data highlightea on the raster maps. For ali Data Base "'objects", a series of mathematical algorithms produces an automatic construction of thematic maps. Geoarchaeological exploration of the data inserted in the Data Base - geophysical prospections, core drillmgs, surface distribution of ceramic fragments, etc. - increases the number of parameters classes important in determining the characteristics for settlement-location models.

This article provide a brief overview of ODYSSEUS system, and two examples of its applications: at Oppido Mamertina, in the Calabria region of ltaly, and 1n the "Microregion"', a large area under protection in eastern Hungary.

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