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La stanza dei grafici

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Internazionale 901 | 10 giugno 2011 101

CinaIl debito pubblico segreto

Il numero Tito Boeri50 miliardi di euro

Il ministro delle finanze greco Giorgos Papacostantinou ha annunciato un piano grazie al quale lo stato incasserà 50 mi-liardi di euro entro il 2015. Si tratta di un ambizioso pro-gramma di privatizzazioni concordato con l’Unione euro-pea e il Fondo monetario in-ternazionale. Entro il 2013 ar-riveranno 15 miliardi grazie al-la concessione ai privati del porto del Pireo e alla costru-zione di un complesso turisti-co sulla costa ateniese. I re-stanti 35 miliardi di euro sa-ranno assicurati da concessio-ni sulla gestione di aeroporti e

altri porti marittimi, dalla ven-dita del 30 per cento della so-cietà telefonica Ote, dalla pri-vatizzazione di società di ser-vizi pubblici, dalla costruzione di altri complessi turistici, dal-la parziale privatizzazione del-la Banca Agricola di Grecia.

L’Unione europea ha già approvato un’estensione di tre anni (fino al 2021) del prestito concesso dall’European finan-cial stability facility (Efsf ) e dal Fondo monetario, oltre al-la riduzione di un punto del tasso d’interesse. La Grecia avrà anche la possibilità di vendere i suoi titoli di stato

all’Efsf nel caso, molto proba-bile, che non riuscisse a collo-carli sui mercati nel 2012.

Il piano permetterebbe di ridurre il debito della Grecia del 17 per cento. Ma ogni ces-sione di beni pubblici significa meno entrate future per lo sta-to. Come osserva Paolo Ma-nasse su lavoce.info, l’unico modo con cui le privatizzazio-ni possono contribuire a risol-vere i problemi della Grecia è rendere i beni privatizzati più redditizi rispetto alla gestione pubblica. È un’ipotesi alla qua-le, almeno per ora, i mercati non sembrano credere. u

trasportI aereI

Utilia picco Nel 2011 le compagnie aeree prevedono di realizzare utili per quattro miliardi di dollari, in netta diminuzione rispetto ai 18 miliardi dell’anno scorso. Se-condo il rapporto presentato il 6 giugno dall’Associazione inter-nazionale dei trasporti aerei (Ia-ta), il calo degli utili è dovuto al rincaro del petrolio, alle rivolte in Nordafrica e Medio Oriente e allo tsunami e alla crisi nucleare in Giappone. “Ha avuto un peso rilevante”, spiega Le Figaro, “la cancellazione dei voli verso il Giappone, che rappresenta il 10 per cento del giro d’affari del settore. Il mercato del paese asiatico vale 44,4 miliardi di eu-ro e assicura il 6,5 per cento del traffico aereo mondiale”.

merCato alImentare

Il caldo fa beremeno birra Una vecchia regola dei produt-tori di birra stabilisce che un grado di temperatura in più fa crescere le vendite del 4 o 5 per cento. “Ma oggi forse non è più così”, scrive Rue89, “visto che il caldo di queste ultime setti-mane ha danneggiato le pianta-gioni di orzo, un ingrediente es-senziale per la produzione di birra. Il prezzo del cereale, già in aumento da un anno, è salito al-le stelle (a maggio è cresciuto del 50 per cento), mettendo in difficoltà grandi paesi produttori di birra come la Germania e gli Stati Uniti”.

FON

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La Cina è alle prese con i debiti degli enti locali. Come spiega l’Economist, molti governi provinciali hanno preso soldi in prestito ipotecando terreni. Ma una parte di questi crediti, il cui ammontare è segreto, non è stata restituita e ora una quota sarà pagata da Pechino. “Secondo fonti vicine al governo, questi debiti sono pari a 1.500 miliardi di dollari. Ma Victor Shih, economista della Northwestern university di Chicago, stima che nel 2012 arriveranno a 3.700 miliardi, cioè più della metà del pil”. u

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Una banconota da 100 yuan

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parte il rilanciodell’economia Il Fondo monetario internazio-nale ha concesso un prestito di tre miliardi di dollari al governo ad interim egiziano. L’obiettivo è stabilizzare l’economia nel pe-riodo di transizione dopo la ca-duta del regime di Hosni Muba-rak. L’accordo è stato raggiunto dopo che il Fondo ha accolto con favore il nuovo bilancio del paese, che aumenterà del 25 per cento la spesa pubblica, scrive il Guardian. Alcuni imprenditori, però, si oppongono alle nuove politiche, continua il quotidia-no, che prevedono anche l’au-mento del salario minimo e la creazione di un fondo per la di-soccupazione.

In breveGermania Ad aprile le esporta-zioni tedesche sono diminuite del 5,5 per cento rispetto al mese precedente. Finora le esporta-zioni, soprattutto quelle in Cina, avevano guidato la ripresa tede-sca dopo la crisi del 2009.

Utili delle compagnie aeree nel 2010 e previsioni per il 2011

18 miliardi di dollari

20104 miliardi di dollari

2011

briefing economia 3.indd 101 8-06-2011 19:02:27

18 Internazionale 901 | 10 giugno 2011

Europa

Non è stata una sorpresa: con il voto del 5 giugno il Portogallo è entrato in una nuova fase po-litica. Sei anni di governo so-

cialista si sono conclusi con le dimissioni da leader del partito di José Sócrates, che a marzo aveva già lasciato la guida del go-verno. Un gesto inevitabile, se si tiene con-to dell’entità della sconfitta subita dal Par-tito socialista.

Questa svolta è dovuta in buona parte al voto di protesta contro l’ex primo mini-stro, causato dal piano di salvataggio nego-ziato con il Fondo monetario internaziona-le, l’Unione europea e la Banca centrale europea, dalla crisi economica e dal falli-mento del suo stile di governo. In altre pa-role, i portoghesi erano più impazienti di dare il benservito al primo ministro uscen-te che di vedere Pedro Passos Coelho, il leader del Partito socialdemocratico (Psd, di centrodestra) e probabile prossimo pre-mier, salire le scale del palazzo di São Ben-to, la sede del governo.

Tutto questo fa intuire le difficoltà che si troverà ad affrontare chi guiderà la nuo-va maggioranza di centrodestra. Nono-stante abbia ottenuto una vittoria netta, Passos Coelho sa bene di non aver conqui-stato fino in fondo la fiducia dei portoghe-si. E sa che sarà messo alla prova in un cli-ma rovente: dovrà governare il paese dopo l’entrata in vigore del rigido e inflessibile programma di austerità messo a punto dal-la trojka, cioè l’Fmi, l’Unione e la Bce.

Il panorama politico è cambiato. Tutta-via, com’era prevedibile, il paese ha vissuto questa campagna elettorale come un sem-plice intermezzo tra la firma dell’accordo sul programma di salvataggio internazio-

nale e l’inizio della sua attuazione, che det-terà la politica del governo per il futuro. Per farla breve, dopo una pausa di poche setti-mane, durante le quali abbiamo semplice-mente scelto chi sarà incaricato di attuare il programma della trojka, siamo tornati all’incubo iniziale. E visto che dobbiamo fare i conti con la realtà, sappiamo che, per mettere in pratica il pacchetto economico già approvato, servirà, se non un governo a tre, una solida intesa parlamentare fra i tre partiti principali, socialisti, socialdemo-cratici e popolari. L’applicazione del pro-gramma incontrerà inoltre innumerevoli ostacoli: dalle proteste di piazza al dibatti-to sulla costituzionalità dell’accordo.

Il peso dell’astensioneIn ogni caso, le dimissioni di Sócrates sono state un sollievo per i socialisti. Il leader uscente aveva ormai fatto il suo tempo e oggi il partito ha l’opportunità di ricostru-irsi una nuova immagine. Si tratta di un

Nel Portogallo in crisivince il centrodestra

Nelle elezioni del 5 giugno i conservatori hanno conquistato la maggioranza assoluta. Ma dovranno limitarsi ad applicare il piano di austerità già approvato dal precedente governo

Público, Portogallo

processo naturale in democrazia, in cui non c’è nulla di drammatico. I socialisti potranno riflettere sugli errori commessi, per ridefinire il nuovo ruolo del partito nel-la società portoghese e reimpostare il di-battito interno che era scomparso sotto la leadership di Sócrates.

Qualche parola va detta anche sull’astensione, superiore al 41 per cento: è stata più elevata rispetto al 2009 e ha stabi-lito un record assoluto per le elezioni poli-tiche. È un segnale allarmante e dimostra che la crisi ha alimentato più l’indifferenza che l’impegno. Non meno preoccupante è il fatto che le liste elettorali siano comple-tamente sfasate rispetto alla realtà, con un gran numero di persone morte ma ancora presenti nei registri. È un dettaglio che non sembra preoccupare nessuno. Se le liste fossero state aggiornate, l’astensione oggi risulterebbe più bassa e il rigore maggiore. Ma c’è qualcuno a cui queste cose interes-sano? u ab

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Il futuro premier portoghese Pedro Passos Coelho, al centro

Il nuovo parlamento portoghese. affluenza alle urne 58,9%

Blocco di sinistra 8 | Coalizione democratica unitaria 16 | Partito socialista 73Partito socialdemocratico (centrodestra) 105 | Partito popolare 24 | Seggi da assegnare 4

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Internazionale 990 | 8 marzo 2013 45

In copertinache modo vorrebbe stuprarti, ucciderti e pisciarti addosso. Questa settimana, dopo una lunga serie di minacce particolarmen-te pesanti, ho deciso di rendere pubblici alcuni di quei messaggi su Twitter, e sono stata subissata di risposte. Molti non riusci-vano a credere che ricevessi messaggi così pieni di odio, e molti altri hanno comincia-to a raccontarmi le loro storie di molestie, intimidazioni e abusi” (Internazionale 927, 8 dicembre 2011).

Nelle comunità di giochi online le don-ne vengono molestate, minacciate ed escluse. Anita Sarkeesian, una critica fem-minista canadese che ha documentato questo fenomeno, ha ricevuto molta soli-darietà ma anche, come spiegava una gior-nalista, “una nuova ondata di minacce personali e davvero violente. C’è chi ha provato a piratare i suoi account e un tizio dell’Ontario ha addirittura creato un gioco online in cui l’utente può prendere a pugni l’immagine di Anita. E dopo qualche pugno si vedono apparire lividi e ferite”. Tra que-sti giocatori e i taliban che, nell’ottobre del 2012, hanno tentato di uccidere Malala Yousafzai, 14 anni, colpevole di aver difeso il diritto all’istruzione delle donne pachi-stane, esiste solo una differenza di grado. In entrambi i casi degli uomini vogliono zittire e punire delle donne che chiedono libertà di espressione, potere e diritto di partecipazione. Benvenuti in Maschistan.

I diritti degli stupratoriIl fenomeno non è solo pubblico, privato o online. È radicato nel nostro sistema politi-co e nel nostro ordinamento giuridico che, prima delle battaglie femministe, pratica-mente non riconosceva il reato di violenza domestica, né tanto meno le molestie ses-suali, lo stalking, lo stupro commesso da un uomo con cui si aveva appuntamento, da un conoscente o dal marito, e che in al-cuni casi ancora mette sotto processo la vittima invece dell’aggressore, come se so-lo le educande potessero essere aggredite o credute.

Come abbiamo scoperto durante la campagna elettorale del 2012, è anche radi-cato nella mente e nella bocca dei politici statunitensi. Ricorderete il fiume di assur-dità sparate da alcuni repubblicani tra l’estate e l’autunno dell’anno scorso, co-minciando dalla celebre affermazione di Todd Akin secondo cui una donna sa come non rimanere incinta durante uno stupro. All’inizio del 2013, i repubblicani del con-gresso hanno rifiutato di reintrodurre la legge sulla violenza contro le donne perché erano contrari alle tutele che offriva alle

Regno Unito Dallo stupro alla condanna

Fonte: Information is beautiful, bit.ly/UKRapeData

78.000Casi di stupro stimati

nel Regno Unito ogni anno

16.041Denunciati

13.168Denunce

senza seguito

1.153

Condanne

1.026

Assoluzioni

694

Archiviazioni

2.873

Processi

Le vittime le ritirano

Prove insufficienti

Stupratore non identificato

Le accuse sono false

Motivi sconosciuti

Non ci sono prove di aggressione

Altro

Non ci sono possibilità di condanna

Non è nell’interesse pubblico

34

21

13

12

8

5

4

2

1

Perché le denunce non portano a un’incriminazione, %

Partner attuale

Conoscente

Ex partner

Appuntamento

Altri conoscenti

Estraneo

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11

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16

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8

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36

Casi denunciati, %Chi è lo stupratore, %

Non vogliono portarla a termine

Vogliono voltare pagina

Per tutelare familiari e amici

Pressioni esterne

Preoccupazione per le conseguenze sul sospettato

Altro

Rifiutano di collaborare

Paura di ritorsioni

Timore di una sentenza negativa

Non credono più che il fatto sia avvenuto

Volevano solo che la polizia parlasse con il sospettato

20

20

12

10

10

8

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5

4

3

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Perché le vittime ritirano la denuncia, %

il 79% dei casi non è denunciato

il 7% dei casi denunciati il 40% dei casi perseguiti

36% 24%

l’82% delle denunce non porta a un processo

il 18% dei casiviene perseguito

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58 Internazionale 942 | 30 marzo 2012

Scienzasalino e le malattie cardiovascolari. Un al-tro approccio a queste ricerche è interveni-re direttamente sulla dieta: si prendono due gruppi di persone, a uno si fa mangiare me-no sale dell’altro e si confrontano i risultati. Questi esperimenti richiedono più lavoro degli studi tradizionali. Ma da diversi anni alcuni ricercatori sono riusciti a convincere migliaia di persone a ridurre per quattro an-ni il consumo di sale di circa 2 grammi al giorno e hanno ottenuto una diminuzione del 25 per cento delle malattie cardiovasco-lari. Oppure si possono analizzare i dati di interi paesi in base alle loro abitudini ali-mentari. Cinquant’anni fa il nord del Giap-pone era uno dei maggiori consumatori di sale al mondo (la media era di 18 grammi al giorno a persona) con un numero elevato di ictus e malattie circolatorie.

Per questo il governo decise d’imporre livelli più bassi di sale negli alimenti e alla fine degli anni sessanta il consumo era sce-so a 4 grammi al giorno, con una diminu-zione dell’80 per cento dei decessi per in-farto. La Finlandia, altro paese goloso di sale, ha ottenuto un risultato simile negli anni settanta. I risultati, però, non sono sempre così chiari.

Contro la riduzione del saleNel luglio del 2011 la Cochrane collabora-tion, un organismo internazionale non pro-fit che si occupa di valutare l’efficacia delle politiche sanitarie, ha pubblicato uno stu-dio sul sale e le malattie cardiovascolari.

La Cochrane ha realizzato, come fa di solito, una specie di “metanalisi” di tutti i migliori studi già condotti sul tema: solo sette studi hanno raggiunto i criteri di qua-lità stabiliti dall’organizzazione, su un tota-le di oltre seimila ricerche. L’analisi dimo-stra, in effetti, che chi mangia meno sale ha la pressione del sangue leggermente più bassa ed è meno soggetto a infarti e a ictus. La correlazione con i decessi, tuttavia, non è abbastanza frequente da essere significa-tiva da un punto di vista statistico. Gli stu-diosi della Cochrane non escludono la pos-sibilità che il calo della mortalità sia frutto del caso.

La ricerca è stata pubblicata in contem-poranea dalla Cochrane e dall’American Journal of Hypertension, il cui direttore, Michael Alderman, è da sempre critico ver-so la riduzione del consumo di sale. Nel suo editoriale Alderman, che in passato ha la-vorato come consulente per il Salt institute, ha sottolineato che non ci sono prove suffi-cienti della pericolosità del sale. Alderman ha ragione? MacGregor pensa di no e so-stiene che lo studio della Cochrane sia poco

attendibile. Dopo aver analizzato di nuovo i dati in modo leggermente diverso, ha ri-scontrato una riduzione significativa dei decessi per ictus e infarto nelle persone che consumano meno sale. Ma anche nello stu-dio originario della Cochrane il collega-mento tra sale e tasso di mortalità era appe-na al di sotto della rilevanza statistica. Se-condo alcuni, dunque, i risultati della ricer-ca non mettono in discussione i benefici della riduzione del consumo di sale, sem-mai li confermano.

Ma lo studio della Cochrane non è l’uni-co ad aver fatto discutere. Nel novembre del 2011 il giornale di Alderman ha pubblicato un’altra analisi che dimostrerebbe che mangiare me-no sale è addirittura dannoso. È vero che il minor consumo fa ab-bassare la pressione, ma aumen-ta il livello di certi ormoni e lipidi nel san-gue. Questo accresce il rischio di malattie cardiovascolari. Molti degli studi presi in considerazione nell’analisi sono durati solo pochi giorni e hanno studiato il caso di forti riduzioni di sale.

MacGregor concorda sul fatto che un abbassamento drastico e improvviso del sale possa portare a sbalzi ormonali contro-producenti, ma sostiene che questo non avviene quando la riduzione è più graduale, per esempio quando si passa da 8 a 6 gram-mi. “Non c’è alcuna prova che una riduzio-ne modesta faccia male”, osserva. La scien-

za della nutrizione è complessa. Servono grandi numeri per rilevare gli effetti di pic-coli cambiamenti delle abitudini alimenta-ri e le incognite sono talmente alte che a volte emergono risultati contraddittori.

“Nell’alimentazione le cose non sono mai bianche o nere”, spiega Susan Webb del dipartimento di scienze della nutrizione al Medical research council di Cambridge. “Non c’è uno studio definitivo sull’argo-mento. In questo caso i risultati nel com-plesso sostengono i benefici della riduzione del consumo di sale”.

Ci sarebbe un modo per risolvere la dia-triba: esaminare 30mila persone, prescrivere a metà di queste una dieta ad alto contenuto di sale e all’altra metà prescriverne una a basso contenuto, e dopo cinque anni vedere cosa è successo. Ma

purtroppo un’analisi del genere non verrà mai condotta. Secondo Cappuccio i costi sarebbero proibitivi e anche dal punto di vista etico sarebbe discutibile. La lobby del sale non è d’accordo. “Dire che è troppo co-stosa e che servono troppe persone è una sciocchezza”, sostiene Alderman. “Si può fare e bisogna farla”. Quanto all’etica, ag-giunge, che cosa è peggio? Fare l’esperi-mento o imporre a tutti di mangiare meno sale senza avere la certezza che faccia ma-le? Comunque anche alla lobby del sale non dispiace se l’esperimento non si farà. Come è accaduto in passato all’industria del ta-bacco, l’industria del sale si sente minac-ciata dalle campagne salutiste per la ridu-zione del consumo del suo prodotto. E co-me è avvenuto con il tabacco, la tattica mi-gliore è insinuare il dubbio che le ricerche scientifiche siano poco valide. “Il Salt insti-tute vuole che ci sia disaccordo tra gli esper-ti”, dice MacGregor. In realtà, gli esperti indipendenti contrari alla riduzione di sale sono pochissimi. Anche uno degli autori dello studio della Cochrane, Rod Taylor della Penisula medical school di Exeter concorda con MacGregor sul fatto che i ri-sultati confermano i benefici della diminu-zione del sale. “La nostra analisi non dice che mangiare meno sale sia sbagliato”, spiega.

“Ci sono prove molto più schiaccianti dei danni provocati dal sale che non di quel-li causati dal grasso o dei benefici di man-giare frutta e verdura o perdere peso”, so-stiene MacGregor. “Non c’è mai stato uno studio definitivo sugli effetti del fumo. Vuol dire che non dovevamo fare una campagna contro il fumo?”. Sarebbe bello cancellare il sale dalla lista delle cose dannose, ma po-tremmo pentircene. u fsa

Da sapereConsumo quotidiano di sale, in grammi

*Popolazione amazzonica con il minor consumo di sale al mondo.Fonte: New Scientist, World action on salt and health

Quantità massima raccomandata negli Stati Uniti: 5,75 grammi

Cina settentrionale

Corea del Sud

Giappone

Italia

Canada

Cina meridionale

Finlandia

India

Gran Bretagna

Stati Uniti

Trinidad e Tobago

Australia

Kenya

Papua Nuova Guinea

Yanomamo*

13,9

11,6

11,5

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9,5

9,1

8,9

8,8

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7,7

6,2

5,5

2,9

1,5

0,01

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28 Internazionale 901 | 10 giugno 2011

29 anni che non lavorano e non frequentano nessun corso di istruzione o formazione), sono l’11,2 per cento, mentre la media euro-pea è del 3,4 per cento. Un’apatia che non può essere spiegata solo dalla difficile situa-zione lavorativa, visto che in Spagna, dove la disoccupazione giovanile è al 41 per cen-to, solo lo 0,5 per cento dei giovani dichiara di aver smesso di cercare un impiego. Come ha spiegato il Censis, in Italia molti giovani sembrano aver accettato l’inattività come stile di vita, e la rete di sicurezza sociale for-nita dalle famiglie non li aiuta certo a supe-rare l’apatia.

Secondo l’istituto di ricerche Eurispes, per il 20 per cento degli occupati la laurea è inutile. L’istituto afferma che il perdurante fenomeno dei lavoratori “troppo qualifica-ti” genera un calo di mobilità sociale, se non addirittura un’immobilità sociale cro-nica. E non sorprende che il 62,5 per cento degli italiani creda che i giovani siano desti-nati a un futuro in cui se la passeranno mol-to peggio dei genitori. Ma forse c’è un dato positivo. Il Censis stima che entro il 2020 usciranno dal mercato del lavoro italiano circa otto milioni di lavoratori “anziani”, lasciando posto a quelli che oggi hanno tra i 15 e i 34 anni. Nel frattempo, Giuliana non vede l’ora di tornare a Londra. u ma

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Da sapereQuanto prevede di guadagnare un giovane studente europeo dopo la laurea. Stipendio lordo annuale in migliaia di euro

Svizzera

Norvegia

Danimarca

Germania

Finlandia

Francia

Svezia

Paesi Bassi

Austria

Gran Bretagna

Irlanda*

Belgio

Italia*

Spagna

Russia*

Polonia*

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uominidonnesalario medio nazionale, 2009

*Suddivisione per genere non disponibile sul salario medio nazionale

Con le ultime amministrative il berlusconismo politico è arri-vato a una svolta, probabilmen-te irreversibile. Il Cavaliere è

stato giudicato e condannato come presi-dente del consiglio dei ministri. Resta solo da vedere quanto tempo riuscirà a rimane-re in carica e a sottrarsi alla giustizia una volta che il manto del potere non lo avvol-gerà più. Ma la sconfitta del berlusconismo politico è solo l’aspetto superficiale e meno rilevante di un fenomeno di portata molto più ampia e di segno opposto: la vittoria del berlusconismo culturale e ideologico. Questo nefasto personaggio è stato per la politica italiana ed europea come un Attila con i suoi unni: ha cambiato il paesaggio della politica e dei mezzi d’informazione. Berlusconi ha vinto la partita, come ha det-to lo scrittore e giornalista catalano Antoni Puigverd. “L’imago mundi delle classi po-polari”, ha scritto sulla Vanguardia, “è quella di telecinco”.

È una magra consolazione il fatto che Milano, Napoli e torino, insieme ad altre città, abbiano l’opportunità di rinnovarsi politicamente grazie alla vittoria dei can-didati del centrosinistra. La coalizione di Berlusconi ha diffuso sentimenti di antieu-ropeismo, xenofobia e populismo total-mente insensati. La sua strategia elettora-le, come succede quasi sempre in Italia, è stata all’avanguardia rispetto alle tenden-ze che poi si sono imposte in tutt’Europa, dove oggi proliferano partiti e coalizioni che sfruttano il populismo di destra e l’an-tipolitica. Anche se non hanno quasi niente a che vedere con il vecchio fascismo, stan-no trascinando il continente verso l’estre-mismo perché sanno sfruttare i sentimenti di esclusione e di discriminazione di que-sto momento di crisi economica.

tra i capolavori del berlusconismo ci sono la creazione del reato di immigrazio-ne clandestina, la comparsa delle ronde cittadine contro gli immigrati, i pogrom contro rom e magrebini e l’attacco alla li-bera circolazione di persone all’interno dell’Unione europea, garantita finora dal trattato di Schengen, che l’Italia ha messo in discussione insieme alla francia e alla Danimarca. Senza contare quello che è

Il berlusconismo ha già vinto

Lo stile rozzo e populista del Cavaliere ha intaccato profondamente la cultura di massa in Italia e in Europa

Lluís Bassets, El País, Spagna

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Silvio Berlusconi a Roma, il 16 febbraio 2011

Visti dagli altri

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Nel pomeriggio del 20 marzo è successo qualcosa di inedito nella vita politica italiana. Il premier Mario Monti stava cer-

cando di convincere i sindacati e gli im-prenditori ad accettare la proposta di rifor-ma del mercato del lavoro presentata dal suo governo. In passato, dopo maratone che duravano anche tutta la notte, incontri simili si concludevano con la firma di un documento talmente privo di contenuti da essere accettato da tutti. Questa volta le co-se sono andate diversamente. Quando è stato chiaro che non sarebbe stato possibile raggiungere l’unanimità, Monti ha inter-rotto il dialogo e ha dichiarato che il gover-no sarebbe andato avanti per la sua strada.

Il governo ha fissato un ultimo incontro due giorni dopo, ma ormai era chiaro che le possibilità di convincere la Cgil, il più gran-de sindacato italiano, ad accettare l’accor-do erano minime. Nei giorni seguenti il sindacato ha annunciato uno sciopero ge-

nerale di 24 ore. Al centro dello scontro c’è una norma che rende più facili i licenzia-menti. Oggi le aziende con più di 15 dipen-denti non possono licenziare i loro impie-gati – neanche nei momenti di crisi – senza rischiare processi che possono durare anni. Se decide che l’azienda ha agito in modo scorretto, il giudice può chiedere al datore di lavoro di reintegrare il dipendente e ver-sargli gli stipendi perduti. Secondo i datori di lavoro, la norma attuale è un fortissimo deterrente per le nuove assunzioni in tempi di crescita economica, e uno dei motivi per cui quasi un terzo dei giovani italiani è di-soccupato.

Secondo i piani del governo, in futuro i lavoratori licenziati per motivi economici avranno un risarcimento tra le 15 e le 27 mensilità, ma senza prospettive certe di ri-assunzione. La legge attuale rimarrebbe in vigore solo per i casi di presunta discrimi-nazione. Inoltre spetterebbe ai tribunali decidere se un lavoratore ingiustamente licenziato per motivi disciplinari dev’esse-re risarcito o reintegrato. Nel progetto di riforma ci sono altre misure studiate per snellire il mercato del lavoro italiano, tra cui un sussidio di disoccupazione più este-so e provvedimenti per incoraggiare l’ap-prendistato al posto dei contratti a tempo determinato.

Per Monti è la prova più difficile da

24 Internazionale 942 | 30 marzo 2012

quando, a metà novembre, ha formato un governo tecnico per sostituire quello di Sil-vio Berlusconi. Ma il premier gode ancora del sostegno dei tre maggiori gruppi parla-mentari, e i loro leader sembrano appog-giare il progetto di riforma del governo.

I dubbi di BersaniL’intransigenza della Cgil rappresenta un problema serio per il Partito democratico. Un importante dirigente del partito ha det-to che il segretario Pier Luigi Bersani po-trebbe presto dover affrontare una rivolta della base. Anche se i voti del centrodestra sarebbero sufficienti a far passare la rifor-ma, Monti spera di riuscire a conservare il sostegno trasversale avuto finora.

Fuori dal parlamento c’è il pericolo che le proteste contro la riforma possano sfo-ciare in atti di violenza, e non solo nelle strade. Il 19 marzo è stato celebrato il deci-mo anniversario dell’omicidio di Marco Biagi, coinvolto nel precedente tentativo di riforma della norma sui licenziamenti e as-sassinato dalle Brigate rosse. A gennaio le poste italiane hanno intercettato alcune buste contenenti proiettili indirizzate al ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero. Inoltre una manifestante è stata fotografata con indosso una maglietta con la scritta: “Fornero al cimitero”.

Tuttavia, le possibilità che ci sia un peri-

Un lavoro difficileper Mario Monti

La riforma del lavoro proposta dal governo non risolverà il problema principale del paese: l’assenza di crescita economica. Ma rappresenta un punto di svolta per la politica italiana

The Economist, Gran Bretagna

Da sapere

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40

30

20

10

0

Tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni, %

2009 2010 2011 2012

Germania

Zona euroFranciaIrlandaItaliaPortogalloSlovacchia

GreciaSpagna

Spesa pubblica per sostenere il reddito delle persone in età lavorativa, % rispetto al pil

2 3 4 5 6 7 8

Irlanda

Spagna

Francia

Portogallo

Slovacchia

Germania

Italia

Grecia

2007 2010

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20 novembre 1993internazionale

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Nel mondo

Guerre commerciali “La crociata per il commercio di Bill Clinton”, come la chiamail quotidiano britannico the guardian ha avuto successo. IlNafta (Trattato di libero scambio del Nord America) è statoapprovato. “I mercati sostituiscono i missili, mentreWashington si allontana dall’Europa in direzione del dominiodell’Asia e delle Americhe”. È tempo di accordi commercialiglobali: dopo le accese discussioni sul Gatt (Accordo generalesulle tariffe doganali e sul commercio), è ora il momento delNafta e dell’Apec (Cooperazione economica Asia-Pacifico).“Che succederà se il Nafta perde?” si chiede in copertina ilbusiness week. Risponde un articolo in prima pagina di thewall street journal: “Al di là del risultato delle votazionisul Nafta, questa battaglia lascia una forte eredità: ha datoautorevolezza all’idea che c’è qualcosa di fondamentalmenteingiusto nel commerciare con i paesi poveri, in cui il costodella manodopera è inferiore. E parallelamente si sta afferman-do la percezione dell’economia statunitense come innocenteall’estero, minacciata da predatori stranieri”. Fa da eco a questeconsiderazioni un articolo sulla prima pagina di le monde:“Un nuovo isolazionismo. Privati di nemici al loro livello, gliStati Uniti possono difficilmente rinunciare al governo delmondo”. Anche liberation dedica ampio spazio alla questio-ne: “L’approvazione del Nafta contribuirebbe a spingere ilcommercio mondiale verso una spartizione in tre grandiblocchi regionali: Americhe, Europa e Asia. Il che rimetterebbein causa l’attuale funzionamento del Gatt, senza però necessa-riamente nuocere al libero scambio”. Ma anche l’Asia suscital’interesse della stampa: è infatti in corso il primo summitdell’Apec. Il settimanale giapponese the nikkei weekly aprecon un articolo sul summit di Seattle: “Tokyo si prepara agiocare il ruolo di mediatore nell’Apec”; gli fa da spalla ilrichiamo di un articolo della pagina dei commenti “Il secolodell’Asia e del Pacifico: l’ascesa della regione dell’Asia e delPacifico dovrebbe essere segnata dall’intensificarsi della coope-razione per far avanzare la pace e la prosperità”. Anche la Cinaè presente, dopo l’approvazione da parte del Comitato centraledi un importante pacchetto di riforme economiche, sulleprime pagine dei giornali (financial times, le monde); danotare che le Le Monde le dedica ampio spazio, sempre inprima, con un articolo sul cinema: “Il cinema cinese escedall’ombra. Un nuovo polo mondiale dell’audiovisivo sorge aEst”. Ancora economia, ma questa volta in crisi, sulla stampatedesca: “La Germania si trova a dover affrontare una dupliceprova... Da un lato i tedeschi concorrono con l’alta tecnologiaoccidentale, dall’altro con le regioni a basso reddito in quasitutto l’Est” (die zeit). La crisi occupazionale preoccupa: ilsuddeutsche zeitung e la frankfurter allgemeine

zeitung dedicano ampio spazio al piano di licenziamenti delgruppo aerospaziale tedesco; il financial times titola sulleprime pagine “Bruxelles afferma che l’Unione europea deveprendere provvedimenti sull’occupazione, altrimenti rischiagravi tensioni sociali”: “I nuovi posti di lavoro devono venireda una stabile struttura macroeconomica e dall’investimento inservizi e beni di migliore qualità nei settori di maggiore valore,piuttosto che dal dequalificare la protezione sociale e le misuredel welfare”.

Visti dagli altri

Le elezioniDomenica scorsa liberation ha dedicato la sua prima paginaagli arresti per l’attentato a Giovanni Falcone. “Mai come oggila Repubblica italiana è sembrata così fragile. Tutte le sueistituzioni, l’esercito, i carabinieri, i servizi segreti, la magistra-tura e anche il presidente della Repubblica, sono state coinvol-te.(...) Mai come oggi, tuttavia, lo Stato italiano ha infertotanti colpi decisivi a Cosa nostra. Potrebbe sembrare unparadosso. In realtà una cosa spiega l’altra”. Il new yorktimes a questo proposito fa notare come i successi nelleindagini non sembrano confortare il paese: “Per molti lanotizia ha portato soltanto nuovi interrogativi. La mafia haagito da sola nell’omicidio del cacciatore nazionale di cosche oc’erano altre persone coinvolte?”. Il financial times focalizzala sua attenzione sulle elezioni amministrative: “Si diceva che igenovesi erano riluttanti a comprare il frigorifero perché crede-vano che, chiusa la porta, la luce interna rimanesse accesa.Hanno ancora oggi la reputazione di essere cauti e sospettosinei confronti dei cambiamenti. Ma potrebbe non essere piùvero”. Infatti “dopo anni di amministrazione del Partitocomunista e del suo successore, il Partito democratico dellasinistra, Genova probabilmente cadrà nelle mani di un partitoregionale”. A Taranto, invece, la paura della disoccupazionecondiziona la campagna elettorale “tutti i partiti politici sonoobbligati a fare brevi comizi sulla difesa dei posti di lavoro”.Peru Egurbide di el pais afferma che la Democrazia cristianarischia di non vedere nessuno dei suoi candidati eletti a sinda-co; invece, “il neofascista Msi ha, in tre grandi città, dei candi-dati che quasi certamente costituiranno l’alternativa ai partitidi sinistra durante il secondo turno”. Il settimanale inglese theeconomist si occupa delle vicende legate ai servizi segreti chehanno coinvolto anche il presidente: “L’appello televisivo diScalfaro ha causato un incredibile scompiglio, non solo neimercati finanziari. Scalfaro sembra alludere a un complotto perfermare il cambiamento, attraverso il rinvio delle elezionipolitiche”. “Ciò che è successo negli ultimi mesi – scrive elpais – indica che più si allontanano le elezioni, più numerosisono gli scandali sulle prime pagine dei giornali (...). La neces-sità di una rottura e di nuovi rappresentanti eletti dal popolo è,ormai, inderogabile. Senza dubbio i pericoli di una consulta-zione elettorale in questo clima infuocato sono reali. Ma èmeno pericoloso che lasciare che l’accumulo degli scandaliprepari il terreno a reazioni estranee allo stampo democratico”.

La settimana20 novembre 1993internazionale

2

Stati Uniti. Indicatori

Prezzi al consumo variazione percentuale mensile

Richieste di lavoro settimanalimigliaia

Produzione di acciaiomigliaia di tonnellate, totale sett.

Produzione di carbonemigliaia di tonnellate, totale sett.

Vendite al dettagliovariazione percentuale mensileFonte: The New York Times

Stati Uniti.I principali voti del Senato1. Minori.Voto per eliminare l’emendamentodi un’importante misura anticrimi-ne che proibirebbe le sentenze dimorte nei casi in cui il colpevole ab-bia commesso l’assassinio quandoaveva meno di 18 anni.Approvato con 52 voti a favore e 41contrari. [8 novembre]2. Gang.Voto sull’emendamento di un’im-portante misura anticrimine checlassificherebbe un gran numero diattività illegali delle gang come cri-mini federali. Si tratta di attività chevanno dall’associazione di gang cri-minali di strada al commettere omi-cidi da parte delle gang.Approvato con 60 voti a favore e 9contrari. [9 novembre].3. Crimini interstatali. Voto su un emendamento perun’importante misura anticrimineche giudicherebbe gli omicidi com-piuti con armi da fuoco provenientida altri Stati dell’Unione come reatifederali con pena di morte obbliga-toria. Approvato con 58 favorevoli e42 contrari. [9 novembre].

I principali voti della Camera1. Somalia.Voto sull’approvazione di una riso-luzione sottoscritta dal presidenteClinton per il ritiro delle truppe de-gli Stati Uniti in Somalia il 31 marzo1994. Approvato con 226 voti a fa-vore e 201 contrari. [6 novembre]. 2. Controllo delle armi da fuoco. Voto su un emendamento al proget-to di legge – che prevede un periododi attesa di cinque giorni per l’ac-quisto di armi da fuoco – che fisse-rebbe entro un limite di cinque anniper sviluppare un sistema compute-rizzato su scala nazionale di control-lo instantaneo dei precedenti penali,e una graduale diminuzione del pe-riodo di attesa. Approvato con 236voti favorevoli e 189 contrari. [10novembre].3. Controllo di armi da fuoco. Voto sull’approvazione del progettodi legge che richiede al compratoredi un arma da fuoco un’attesa dicinque giorni lavorativi prima di en-trarne in possesso. Approvato con238 a favore e 189 contrari. [10 no-vembre]. Fonte: The New York Times

Indice tedesco, $

170

150

110

Indice mondiale, $

Nov.1992

Dic. Gen.1993

Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott.

160

Nov.

140

130

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ottobre

0,4

5 nov.354

1.834

29 ott.18.384

1,5

settembre

0,4

29 ott.340

1.910

22 ott.19.455

0,1

agosto

0,3

22 ott.348

1.901

15 ott.19.316

0,7

Sport.Le quote dei bookmakercalcioCoppe europeeNorwich - Inter:1 : 2.70, 2 : 2.25, x : 2.75;Galatasaray - Barcellona:1 : 3.40, 2 : 2.90, x : 1.85. tennisApt di Francoforte:Sampras : 2.75;Ivanisevic : 4.50.Master di New York:Graf : 1.30Sanchez : 5.50golfSpeciale Tpa Grande slamCaliforniaNorman : 2.50Azinger : 3.00Langer : 3.50Jansen : 6.50Fonte: Ssp, Londra

Prima pagina.Far Eastern Economic Review

Ogni settimana, a rotazione, un confronto tra l’andamento dell’insieme delleborse del mondo e delle borse di singoli paesi o gruppi di paesi.Preparato da Goldman, Sachs & Co. su informazioni fornite da Ft ActuariesWorld Indices. Ft Indices è realizzato da The Financial Times Ltd,Goldman, Sachs & Co eCounty NatWest/Wood Mackenzie con Institute of Actuaries.Fonte: The New York Times

Amnesty International. Wayne BatesÈ prevista per il 1° dicembre nelTennessee, Stati Uniti, l’esecuzionedi Wayne Bates, condannato amorte nel 1987 per omicidio. Se avràluogo, quella di Bates sarà latrentacinquesima esecuzione negliStati Uniti dall’inizio dell’anno e laprima in Tennessee dal 1960.Wayne Bates ha una lunga storia dimalattia mentale alle spalle, che loha anche spinto a rinunciare a fareappello contro la condanna a mortee a licenziare l’avvocato. Ha trascor-so buona parte dell’adolescenza inun colllegio, poi cinque anni incarcere e, prima di uccidere, un lun-go periodo senza fissa dimora.Amnesty International chiede di in-viare appelli immediati, tramite fax,per scongiurare l’esecuzione diWayne Bates, chiedendo “Don’t execute WayneBates” a: The Honorable Ned McWherter,Governor of Tennesssee, numero di fax: 001 615 741 1416.

Le tendenzeBorse. Il mondo e la Germania

Musica. Europa Il mercato legale e il mercato pirata

Vendite Venditelegali pirata

($, milioni) ($, milioni)

Austria

Belgio

Danimarca

Finlandia

Francia

Germania

Gran Bretagna

Grecia

Irlanda

Islanda

Italia

Norvegia

Olanda

Polonia

Portogallo

Repubblica Ceca

Spagna

Svezia

Svizzera

Ungheria

Totale

Fonte: Ifpi

294

320

192

135

1.935

2.638

1.998

61

61

12

653

232

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64

102

30

586

348

321

31

10.669

1,9

9,5

1,7

2,5

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121

28,3

10,3

2

0

105,1

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53,8

102,3

2

3,6

7,6

14,8

20

23,4

556,3

far eastern economic review èun settimanale pubblicato a HongKong. Edito dal gruppo Dow Jones& Co., lo stesso di the wallstreet journal, è diffuso in tuttal’area asiatica (e non solo) ed è con-siderato necessario da chiunque vo-glia capire che succede nel mondoeconomico dell’Estremo Oriente.La copertina della settimana scorsa– con Bill Clinton che suona il sas-sofono – era dedicata al summit diSeattle che riunisce i paesi dellaCooperazione economica Asia-Paci-fico (Apec).

Page 9: How to - infographics

20 novembre 1993internazionale

47

africa, medio oriente

Algeri

Abidjan

Ankara

Beirut

Casablanca

Damasco

Gerusalemme

Kuwait City

Il Cairo

Istanbul

Johannesburg

Las Palmas

Nairobi

Rijad

Tel Aviv

Tripoli

Tunisi

america

Bogotà

Brasilia

Buenos Aires

Caracas

Chicago

Città del Messico

Edmonton

Guadalajara

Hamilton

Kingston

La Paz

L’Avana

Lima

Los Angeles

Montreal

Nassau

New York

Panama City

Port-au-Prince

Rio de Janeiro

San Paolo

Santiago del Cile

Toronto

Vancouver

Winnipeg

asia , pacif ico

Bangkok

Bombay

Calcutta

Dhaka

Giacarta

Hanoi

Karachi

Katmandu

Kuala Lumpur

Manila

Melbourne

Nuova Delhi

Osaka

Pechino

Perth

Pyongyang

Pusan

Sapporo

Seul

Shangai

Sidney

Singapore

Taipei

Tokyo

Victoria

europa

Aberdeen

Amburgo

Amsterdam

Barcellona

Basilea

Belgrado

Belfast

Berlino

Bonn

Bordeaux

Bruxelles

Bucarest

Budapest

Colonia

Copenhagen

Dublino

Edimburgo

Firenze

Francoforte

Ginevra

Helsinki

Innsbruck

Lione

Lisbona

Londra

Lussemburgo

Madrid

Manchester

Marsiglia

Milano

Monaco

Mosca

Napoli

Nizza

Oslo

Palermo

Plymouth

Parigi

Praga

Reykjavik

Roma

Salisburgo

Salonicco

San Pietroburgo

Sofia

Stoccolma

Strasburgo

Torino

Valencia

Varsavia

Venezia

Vienna

Zurigo

Le temperature e il tempo nel mondo sabato 20 e domenica 26 novembre 1993

sabato domenica

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Il tempo

sabato domenica

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Da sabato 20 a venerdì 26 novembre 1993

scandinavia . Da soleggiato aparzialmente nuvoloso sabato e do-menica. Freddo a est, più caldo aovest. Da soleggiato a parzialmentenuvoloso lunedì e martedì. Tempe-rature sopra le medie stagionali alnord, al di sotto o nella media alsud. Pioggia o neve stagionali damercoledì a venerdì specialmente aest. Temperature poco sotto la me-dia. i sole britanniche . Sereno oparzialmente nuvoloso e abbastanzafreddo da sabato a lunedì. Possibi-lità di temporali. Freddo da merco-ledì a venerdì. Temperature piùmiti.francia e spagna . Pioggia o ne-vicate nel sud est della Francia saba-to e domenica. Temperature moltoal di sotto della media in Francia, aldi sotto della media in Spagna.Piogge nel sud della Spagna lunedì emartedì. Da sereno a parzialmentenuvoloso in Francia. Temperatureal di sotto del normale. Possibilità dipioggia o nevicate in Francia, ac-quazzoni in Spagna, da mercoledì a

venerdì. Temperature sempre al disotto della media.germania-europa centrale .Nevicate al sud, sereno al nord dasabato a lunedì. Particolarmentefreddo. Parzialmente nuvoloso conrovesci di pioggia o neve martedì emercoledì. Temperature al di sottodella media. Pioggia e neve, e anco-ra freddo giovedì e venerdì.italia , grecia , europa me-ridionale . Precipitazioni al sud,pioggia o neve nelle regioni centralisabato e domenica. Temperaturemolto al di sotto della media. Sere-no con nuvolosità sparse e abbastan-za freddo nelle giornate di lunedì emartedì. Sereno mercoledì e gio-vedì. Possibili precipitazioni ve-nerdì.Temperature molto al di sottodella media. canada. Neve e freddo a est sabatoe domenica. Freddo e sereno lunedì,martedì e mercoledì. Neve nelle re-gioni centrali e meridionali rovescigiovedì e venerdì. Sereno altrove ve-nerdì. Freddo a ovest, non così fred-do a est. stati uniti . Freddo e sereno sa-bato e domenica. Piogge o neve aovest lunedì e martedì, sereno a est.Freddo a ovest, più caldo a est.Pioggia e neve nelle regioni centralimercoledì e giovedì. Precipitazioni a

est venerdì, sereno altrove. Da mer-coledì a venerdì tempo freddo che siespande da ovest a est. messico. Sereno e caldo da sabato amartedì. Pioggia a nord-nordovest,mercoledì e giovedì. Sereno al sud.Più freddo al nord, continua il caldoal sud. Sereno e di nuovo più caldovenerdì.sud america . Acquazzoni e cal-do al sud, sereno e caldo al nord, sa-bato e domenica. Più freddo easciutto al sud lunedì e martedì,precipitazioni e caldo al centro, se-reno al nord. Da mercoledì a ve-nerdì piogge e più caldo al sud, sere-no al nord.europa orientale . Pioggia oneve nel sud sabato e domenica, raf-fiche di neve al nord.Temperature inferiori alla mediastagionale. Da parzialmente a moltonuvoloso con nevicate lunedì e mar-tedì. Mercoledì e giovedì sereno oparzialmente nuvoloso e freddo.Possibilità di pioggia o neve venerdì. ex urss occidentale . Serenoe freddo sabato. Possibilità di neveal sud, sereno al nord domenica elunedì. Sempre freddo. Nevicate aovest e a nord martedì e mercoledì.Sereno giovedì e venerdì con tem-perature in aumento. ex urss centrale. Sereno e freddo

sabato e domenica. Piuttosto serenoe freddo da martedì a venerdì.cina . Freddo e asciutto da sabato amartedì. Pioggia o neve al nord, ac-quazzoni al sud da mercoledì a ve-nerdì. Freddo al nord, non cosìfreddo al sud. giappone . Sereno e fresco sabato.Temporali e più caldo domenica.Sereno e più freddo lunedì, martedì.e mercoledì. Piogge e temperaturefredde giovedì e venerdì.africa . Nord: piogge sabato. Ac-quazzoni a nord ovest martedì emercoledì. Sereno altrove. Tempe-rature vicine o inferiori alla norma.Sud: sereno e caldo sabato e dome-nica, precipitazioni e caldo lunedì emartedì. Sereno e più fresco da mer-coledì a venerdì.australia . Precipitazioni e frescoa sud est e nell’estremo ovest sabato.Piogge nelle regioni meridionali do-menica. Temperature al di sopra delnormale a nord est, vicino o al disotto altrove. Sereno a est, piogge aovest lunedì e martedì.Temperaturevicino o sopra la media. Piogge asud est, sereno a ovest da mercoledìa venerdì, con temperature legger-mente al di sotto della media.

Su informazioni del Weather Services Corporation

n : nuvoloso ; pn : poco nuvoloso ; t : temporali ; ne : neve ; p : pioggia ; g : ghiaccio

20 novembre 1993internazionale

46

di Hermès, ai lussuosi orologi Car-tier, ai souvenir griffati a poco prez-zo. Attualmente, importare merci“recanti un marchio contraffatto”non costituisce un’infrazione ai re-golamenti doganali. Il progetto do-vrebbe correggere quest’anomalia eassimilare la contraffazione a un“atto di contrabbando” passibile disequestro doganale. Tale diritto vie-ne esteso agli agenti della poliziagiudiziaria, che potranno confiscaretutto lo stock di oggetti contraffattiogni volta che scoprono un labora-torio o un magazzino, e far cessareimmediatamente l’infrazione.Le sanzioni. Attualmente, le penepreviste per chi copia disegni, mo-delli depositati e in genere il designdi oggetti industriali sono lievi:l’ammenda massima è di 20milafranchi. Il provvedimento di leggein discussione propone di assimilarela copia alla vera e propria contraf-fazione commerciale applicando ledisposizioni vigenti in materia di se-questri di polizia e doganali e au-mentando le ammende fino a unmassimo di 500mila franchi, comeper tutte le contraffazioni.Oltre le sanzioni penali (al massimodue anni di prigione e 500mila fran-chi di ammenda), si pensa di intro-durre una nuova pena, cioè la chiu-sura — fino a cinque anni o defini-tiva — delle aziende che hanno fab-bricato o venduto prodotti contraf-fatti. Una minaccia di chiusura dis-suasiva per i negozi e i magazzinidei rivenditori, finora non soggettiad alcuna sanzione (al peggio, lemerci contraffatte venivano confi-scate o distrutte). Il ministero ricor-da fra l’altro che “la giurisprudenzastabilisce una presunzione di mala-fede (del venditore) che agisce tal-volta come un vero prescrittore del-la contraffazione”.Infine, il nuovo codice penale, cheentrerà in vigore il 1o marzo 1994,oltre a introdurre la responsabilitàdelle persone morali (imprese o ra-gioni sociali), consentirà di quintu-plicare le ammende inflitte, e dichiudere o interdire dall’eserciziodel commercio le aziende colpevoli.La legge tenta dunque di adattarsiall’evolversi dei circuiti di contraffa-zione. Resta tuttavia impotente da-vanti a due dei componenti di que-sta catena: i consumatori, i qualicontinuano a mostrarsi avidi di fal-so lusso più voluttuoso del vero, e icontraffattori stessi, mobili e senzascrupoli, ma soprattutto abilissiminel modificare rapidamente la pro-duzione o il circuito di distribuzio-ne, non di rado di più marche allavolta.

Stati Uniti

La riformadi Clintone l’Italiathomas di lorenzothe wall street journalstati uniti

Il presidente Clinton ha dichiaratoche il suo piano di riforma sanitariasi basa principalmente sul sistematedesco. Ma in realtà la sua propo-sta affonda le radici anche nelle po-litiche industriali di un altro paeseeuropeo, l’Italia. Componente chiave del piano ela-borato da Clinton è un NationalHealth Board (Comitato sanitarionazionale) formato da sette membridesignati dal presidente. Questo co-mitato sovrintenderà a tutte le atti-vità delle “alleanze sanitarie a livelloregionale” create e regolamentatedal governo, le quali dovrebbero cu-rare i rapporti tra utenti e assicura-tori sulla salute. Lo stesso Comitatosanitario nazionale avrà la facoltà distabilire i fondi da stanziare per lasanità e i tariffari di ogni alleanzastatale. Le compagnie con più dicinquemila impiegati potrebberoformare la loro “alleanza corporati-va”, ma dovrebbero sempre essereseveramente regolamentate dal Co-mitato. In pratica, nel piano non èprevisto alcun ruolo per i singoliutenti, medici, assicuratori o datoridi lavoro. Alcuni anni fa, il governo italianoorganizzò molte industrie del paeseproprio secondo questo modello.Per ogni industria o gruppo indu-striale esisteva un’alleanza legalmen-te riconosciuta e definita “confede-razione”. Come nel piano di rifor-ma sanitaria di Clinton, lo scopo diquesti raggruppamenti, secondol’economista e consulente governa-tivo Fausto Pitigliani, era quello dipermettere al governo centrale diorganizzare “la collaborazione tra levarie categorie di produttori in ogniramo dell’attività produttiva”. Erapermessa soltanto la collaborazionelegalmente riconosciuta, propriocome nel piano di Clinton soltantol’assistenza sanitaria e le alleanze so-cietarie a livello regionale legalmen-te riconosciute possono acquistarele assicurazioni sulla salute. Le confederazioni italiane erano li-bere di perseguire i loro obiettivicome, a quanto pare, dovrebberoesserlo le alleanze sanitarie previsteda Clinton. Ma in Italia, secondo ilsignor Pitigliani, “il principio

dell’iniziativa privata” poteva essereusato soltanto “al servizio dell’inte-resse nazionale”, secondo la defini-zione del Consiglio nazionale dellecorporazioni. Questo Consiglio na-zionale fungeva da sovrintendentefederale di tutte le confederazioniregionali, proprio come il Consigliosanitario nazionale del presidentesovrintenderà alle alleanze sanitarieregionali. Lo scopo di questa organizzazionein Italia, secondo Pitigliani, eraquello di assicurare il controllo delgoverno sui rapporti che si instaura-no tra datori di lavoro, impiegati eutenti. Il Consiglio nazionale dellecorporazioni aveva il potere di fissa-re i prezzi e i bilanci, nonché di re-golare le controversie, tutte facoltàche Clinton intende attribuire alsuo Comitato sanitario nazionale. Quest’ultimo avrebbe assoluti pote-ri regolatori. La versione pubblicatadel piano stabilisce che, se un’al-leanza statale non corrisponde a tut-ti i requisiti richiesti dal Comitato,il segretario del Tesoro può imporredei contributi sociali ad ogni datoredi lavoro in grado di pagare per unpiano di assicurazione sulla salute alivello federale. Il sistema italiano era giustificatodal fatto che gli interessi egoisticiavevano condotto l’industria di quelpaese in direzioni che non risultava-no “al servizio dell’interesse nazio-nale”, come spiegava Pitigliani. AlConsiglio nazionale delle corpora-zioni era stata data facoltà di regola-mentare l’industria “in manieraconcorde con gli interessi dell’eco-nomia nazionale” e di creare uno“spirito di collaborazione naziona-le”. Se questa retorica suona fami-liare, ciò è dovuto al modo in cui iClinton hanno demonizzato l’indu-stria farmaceutica, i medici e altri“cercatori di lucro”. I pianificatori del governo italianoritenevano che le alleanze industrialia livello regionale, controllate da uncomitato nazionale di programma-zione, avrebbero reinventato il go-verno in modo tale da renderlo“energico, attento ed efficiente”, perusare le parole di un leader politicomemore della promessa fatta dalpresidente di eliminare dal sistema,col suo piano, più di 200 miliardi didollari di “sprechi”,circa 320milamiliardi di lire. Sapere come andò il sistema italianopuò insegnare qualcosa agli StatiUniti? Be’, il sistema italiano si ri-velò, fin dagli inizi, una grande de-lusione. Secondo il sociologo Gae-tano Salvemini, invece di costringe-re le imprese a una maggiore re-sponsabilità nei confronti dell’ “in-

teresse nazionale”, il governo – ossiai contribuenti – finì col pagare per“gravi errori dell’iniziativa privata”.Un articolo apparso su The Econo-mist definì il sistema “la costituzio-ne di una nuova e costosa burocra-zia attraverso cui (...) gli industriali(...) mettono in pratica il peggiortipo di pratiche monopolistiche, adiscapito della piccola impresa cheviene completamente schiacciata daquesto processo”. Il sistema che ho descritto non èstato attuato di recente. Fausto Piti-gliani era un apologeta di Mussoli-ni. I passi che ho citato in preceden-za erano tratti dal suo libro, pubbli-cato nel 1936 e intitolato Lo Statocorporativo italiano. Le alleanze re-gionali venivano chiamate “confe-derazioni fasciste”; il libro di Gaeta-no Salvemini da cui ho tratto deibrani, uscito nel 1936, si intitolava“Sotto la scure del Fascismo”; e l’ar-ticolo tratto da The Economist ven-ne pubblicato il 27 luglio del 1935. Per la maggior parte della gente, ilfascismo significa soltanto razzismoe antisemitismo; in realtà, della suaideologia faceva parte anche una fi-losofia economica, nota come cor-porativismo. I Clinton hanno adot-tato il corporativismo degli anniTrenta come principio organizzati-vo della loro riforma sanitaria. Nonostante quanto affermavano gliantichi slogan su Mussolini, che fa-ceva “viaggiare i treni in orario”, laverità è che il corporativismo si ri-solse in un completo disastro eco-nomico per il popolo italiano. Spe-riamo che questo fallimento non siripeta anche negli Stati Uniti.

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PAESI ORDINATI PER Costo Bilancia Saldo Riserve Variazione Tv Scienziati Linee Abitanti Aumento SperanzaPERCENTUALE DI della commerciale partite mld $ del Pil ogni 1.000 e ingegneri telef. milioni abitanti di vitaVARIAZIONE ANNUA vita ultimi 12 correnti ultimi 12 abitanti ogni milione ogni 100 1997 1995-2000 anniDEI PREZZI AL CONSUMO 1996 mesi, mld $ mld $ mesi, % 1994 di abitanti abitanti %

93,2 nd -18,6 -4,9 17,9 6,6 181 209 14,3 62,8 1,6 66,7

39,1 57 13,4 8,3 14,9 -1,6 164 208 8,1 22,8 2,0 71,8

18,8 64 3,5 -4,0 27,0 8,8 163 95 7,0 94,3 1,6 71,0

18,0 58 -0,7 -0,4 0,7 4,6 11 nd 0,8 28,4 2,2 55,5

18,0 57 -2,6 -1,3 8,3 4,3 429 1.157 15,0 10,0 -0,6 69,0

17,8 71 -2,2 -4,7 10,0 3,0 118 39 8,0 37,1 1,7 69,4

14,9 47 5,7 3,2 5,0 4,2 62 65 4,1 71,5 2,2 67,7

13,5 69 -11,0 -4,6 19,8 7,6 308 1.083 9,3 38,6 0,1 71,1

13,4 nd 2,9 -1,9 8,0 2,1 38 15 0,2 118,4 2,8 50,6

12,9 120 25,1 13,0 19,6 -0,6 377 4.358 15,0 147,7 -0,3 67,4

10,3 67 -5,2 -5,0 10,8 1,2 478 1.285 nd 10,2 -0,1 71,3

8,7 107 -8,4 -4,3 19,0 2,0 275 4.826 34,9 5,8 1,9 76,6

8,0 60 3,0 -1,2 4,8 2,0 101 319 8,8 43,3 2,2 63,2

7,2 82 -12,1 -10,0 25,0 6,7 117 173 2,8 59,2 0,8 69,2

6,9 87 9,4 -7,9 20,3 8,0 62 181 0,7 203,5 1,5 63,0

6,6 74 -1,0 -3,0 17,6 6,3 211 364 7,4 14,6 1,4 73,9

5,7 68 -11,4 -2,0 8,3 5,7 48 90 1,0 70,7 2,0 66,5

5,3 120 -21,1 -2,6 85,3 6,1 291 nd 45,9 6,2 0,8 78,7

4,9 97 -19,0 -4,8 11,9 2,6 206 774 41,3 10,5 0,3 77,7

4,7 45 -5,4 -4,5 26,0 6,8 40 151 0,7 960,2 1,6 60,7

4,4 96 -9,5 -33,3 61,5 5,0 209 165 6,6 163,1 1,2 66,5

4,2 110 -13,9 -19,0 31,2 6,3 323 2.636 33,3 45,7 0,9 71,3

3,6 105 -16,2 3,8 34,7 3,9 439 2.417 44,5 58,2 0,1 76,3

2,6 111 16,8 21,2 26,1 3,1 494 2.656 47,7 15,7 0,5 77,5

2,5 115 -7,8 15,5 76,8 7,8 390 2.512 40,2 3,4 1,5 74,9

2,4 171 91,1 78,8 224,4 -0,3 681 5.677 45,4 125,6 0,2 79,6

2,3 79 -0,8 -4,4 26,6 8,4 157 87 9,9 21,0 2,0 70,9

2,3 123 4,6 1,2 17,7 3,7 539 2.647 57,7 5,2 0,2 75,3

2,2 100 -197,3 -158,7 56,1 3,6 817 3.732 55,3 271,6 0,8 76,1

1,9 114 69,5 -8,4 77,2 2,9 560 3.016 42,0 82,2 0,3 76,1

1,9 123 17,0 6,0 13,5 2,6 475 3.714 68,7 8,8 0,3 78,3

1,8 103 35,1 7,2 132,3 8,1 189 537 0,7 1.243,7 0,9 68,6

1,8 89 -10,0 5,1 14,8 3,0 321 599 27,3 9,8 -0,1 74,7

1,6 82 21,2 -2,2 22,3 3,7 685 2.322 58,6 29,9 0,9 77,5

1,6 96 37,5 40,1 54,9 1,9 437 1.303 40,0 57,2 0,0 77,6

1,3 113 11,0 14,3 16,7 2,3 453 1.814 41,0 10,2 0,3 76,5

1,3 129 25,6 34,3 29,1 2,3 591 2.537 51,1 58,5 0,3 77,0

1,1 94 0,9 -3,1 4,1 2,3 510 1.778 43,6 3,6 1,1 75,6

1,0 123 -8,0 -6,4 21,2 0,3 480 1.604 43,2 8,2 0,6 76,3

0,3 74 24,0 0,1 8,9 2,4 255 nd 8,4 19,5 3,4 69,9

0,3 133 0,3 19,8 35,1 0,2 416 nd 60,3 7,3 0,7 78,1

-0,1 91 -3,1 -6,7 19,4 7,8 219 350 9,8 35,7 1,3 72,2

-0,3 100 1,7 -13,0 16,5 3,2 489 2.477 46,4 18,3 1,1 77,8

Turchia

Venezuela

Messico

Kenya

Ungheria

Colombia

Iran

Polonia

Nigeria

Russia

Repubblica Ceca

Israele

Sudafrica

Thailandia

Indonesia

Cile

Filippine

Hong Kong

Grecia

India

Brasile

Corea del Sud

Gran Bretagna

Paesi Bassi

Singapore

Giappone

Malesia

Danimarca

Stati Uniti

Germania

Svezia

Cina

Portogallo

Canada

Italia

Belgio

Francia

Nuova Zelanda

Austria

Arabia Saudita

Svizzera

Argentina

Australia

I L M O N D O I N C I F R E

LA SETTIMANA. In Giappone l’inflazione è salita al 2,4%, il tasso più alto degli ultimi sei anni. In Russia invece è scesa al 12,9: il miglior risulta-to da quando sono cominciate le riforme economiche. L’inflazione cilena è salita al 6,6% dopo l’aumento stagionale dei prezzi dei cibi.

NOTE. Quando l’anno non è indicato, le cifre sono le ultime disponibili. I paesi non cambiano, mentre variano alcuni degli indicatori. Il co-sto della vita è calcolato con base 100 New York. FONTI: Unesco; Nazioni Unite; The Economist; Reuters. VARIAZIONI SETTIMANALI: SU GIÙ

internazionale 207, 14 novembre 1997 49

Dopo il processo a Louise WoodwardLa diffusa convinzione che unaragazza inglese bianca, di classemedia, rispettabile e simpaticanon possa avere ucciso un bam-bino non è altro che l’estremoimpazzimento del politicamen-te corretto all’incontrario.David Storey, the guardian

Vita da baby sitter Recentemente, si è parlato mol-to sulla stampa del deplorevoletrattamento riservato alle ra-gazze alla pari britanniche inAmerica. Non dovremmo scan-dalizzarci troppo. Quale inse-gnante di inglese, vengo conti-nuamente a contatto con questeragazze, che non hanno spessonessuna esperienza di bambinie si ritrovano alle prese conschiaccianti responsabilità. Permolte famiglie, l’espressione“aiuto nei lavori domestici ebabysitting occasionale” signi-fica una settimana lavorativa di40 ore in cambio di pochi spic-cioli. Molte ragazze alla pari de-vono frequentare i corsi serali,quando sono ormai distrutte dauna giornata lavorativa di noveore. Anch’io condanno lo sfrut-tamento delle ragazze britanni-che all’estero. Ma la nostra indi-gnazione morale non dovrebbeimpedirci di vedere quello cheavviene in troppe case rispetta-bili di questo paese.Deborah Koder,the guardian

Parola d’ordine: tolleranzaJoe Rogaly usa il termine “mul-ticulturalismo” senza darneuna definizione chiara. “Multiculturalismo” significauna società dove la maggioran-za tollera una varietà di mino-ranze, oppure una società cheaccoglie attivamente l’influssodelle minoranze? O ancora,

una società dove la maggioran-za silenziosa viene dominata daminoranze più rumorose, cherivendicano a gran voce ciascu-na la propria enclave? Questeultime due situazioni potrebbe-ro determinare una disgrega-zione sociale e la perdita dellacultura dominante. Io pensoche, se da una parte è vero che ipopoli devono esser liberi dicoltivare la propria religione ele proprie tradizioni, la parolad’ordine debba essere tolleran-za, e che quindi debba prevale-re soltanto la prima delle situa-zioni che ho descritto.Kenneth Armitage, financial times

Questioni di linguaSi sta diffondendo una maniache consiste nella riduzione si-stematica delle parole: déj perdéjeuner (colazione), appartper appartement (appartamen-to), occase per occasion (occa-sione), édito per éditorial (edi-toriale) e così via. Intanto, pul-lulano le sigle, comprensibilisolo a una minoranza di inizia-ti. Fioriscono le espressioni vol-gari e cacofoniche: c’est cool (èfico), hyper, super, génial. Se si

D E A R S I R

aggiungono i borborigmi e leonomatopee, diventerà prestosuperfluo alimentare le biblio-teche di opere di Racine, Voltai-re o Stendhal. È vero anche chela televisione, la radio, la stam-pa, alcune personalità in vista,che dovrebbero dare l’esempio,oltre a molti genitori, hannouna parte di responsabilità nel-la decadenza della nostra lin-gua, che pure è stata a lungoconsiderata come una compo-nente essenziale della culturafrancese. Jacques Gullemin, le point

La fortuna di essere spagnoloIl 14 ottobre, mentre guardavola trasmissione televisiva El de-bate de la Primera, ho avutomodo di assistere stupefatto auna discussione tra BaltasarPorcel e Federico Jiménez in-torno alla questione linguisticain Catalogna. Mentre Porceltentava di portare la questionesu un piano di dibattito tecnicoo intellettuale, Jiménez è riusci-to ad abbassarlo a un livello dataverna, strappando grandi ap-plausi al pubblico affermando

che non ci fu mai politica lin-guistica più egualitaria di quel-la del franchismo, “che ha resonoi spagnoli tutti uguali dan-doci un sistema scolastico tuttoin castigliano” . Jiménez accusaPorcel di avere una visione na-zionalista (catalana) delle cose,quando in realtà anche lui cel’ha, anche se logicamente spa-gnola e ispanista. Capisco chesia orgoglioso di essere spagno-lo, anche se credo si tratti piut-tosto di una fortuna: con le suetesi linguistiche, tanto vicineallo scontro civile, se invece dispagnolo fosse serbo, oggi lo sistarebbe processando per cri-mini contro l’umanità comeideologo della pulizia etnica. Vicent Sales i Mateu, el país

Il pot pourri di plagi degli OasisBryan Appleyard tenta di difen-dere gli Oasis, ma ho la sensa-zione che non abbia colto ilnocciolo della questione. Il sen-so della tradizione dei Galla-gher è confuso e di seconda ma-no, come erano di seconda ma-no gli artisti degli anni Settantatipo Slade o Gary Glitter rispet-to ai Beatles. I Fab Four hannodimostrato un’abilità straordi-naria nel costruire creativa-mente sulla base di un ampiospettro di influenze, dalla Mo-town al Music Hall. Inoltre ave-vano una freschezza, addirittu-ra un’innocenza, molto in ar-monia con il loro tempo. Inconfronto, il pot pourri di plagidegli Oasis suona stupido estantio. Non ci sono abbastanzamelodie originali, testi brillan-ti o almeno interessanti, e so-prattutto abbastanza asprezza,aggressività, minaccia o argu-zia – tutti ingredienti necessariper il buon rock’n’roll. Hugh Weldon, new statesman

“Mi hanno fatto un’offerta che non potevo rifiutare”. Disegno di Schoch (The Wall Street Journal).

48 internazionale 207, 14 novembre 1997

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19internazionale 394, 13 luglio 2001

Addio all’Italia

A L A I N J E A N - R O B E R T P E R I N T E R N A Z I O N A L E

Un giornalista francese lascia l’Italia dopo cinque anni. Tra ricordi ed emozioni, ecco il suo bilancio

C i siamo. È finita. Dopo cinque annipassati in Italia, è arrivato il momentodi fare le valigie. Domani tutto rico-

mincerà, ma oggi sono assalito dai ricordiche mi si attaccano al corpo e al cuore.

Diciamolo subito: non sono stati annifacili. Ho perso il conto delle volte in cuimi sono (inutilmente) arrabbiato con al-cuni addetti stampa di certe Alte Istituzio-ni dello Stato che mi promettevano “tra unminuto” l’informazione avidamente cer-cata e che, in qualche caso, sto ancoraaspettando. Ma via, siamo sinceri, questonon succede solo in Italia. Credetemi, cariamici italiani, è così ovunque.

In compenso, quello che non si trova danessun’altra parte è questa bellezza infini-ta, da mozzare il fiato. Ricordo la mia me-raviglia quando sono arrivato a Roma e hoscoperto dal lunotto del taxi la luce chegiocava sulle rovine del Foro. Sapete unacosa? Da allora, ogni volta che arrivo a Ro-ma provo la stessa emozione.

Un segretoCi sono delle immagini forti: la donna tut-ta vestita di nero, ebbra di dolore, che ab-braccia una piccola bara bianca contenen-te il corpo della figlia portata via da unacolata di fango a Sarno, e poi quell’altradonna coraggiosa, a Venezia, che espone iltricolore alla finestra mentre UmbertoBossi proclama l’indipendenza della Pa-dania. Vi confiderò un segreto. In quelmomento, c’era uno straniero che avevavoglia di gridare: “Viva l’Italia!”.

Ricordo il mio stupore quando WalterVeltroni mi disse – era l’agosto 1998 – che ilprovvedimento di sinistra di cui andavapiù orgoglioso era la privatizzazione delleimprese pubbliche. Gli chiesi di ripeteretemendo di aver capito male e non poteitrattenermi dal dirgli: “Perderete sicura-mente le prossime elezioni”. Evidente-mente non mi ha creduto.

Rivedo Silvio Berlusconi che saltella suun palco a piazza del Popolo a Roma gri-dando: “Chi non salta comunista è”. Sentoancora il discorso ultrapacifista di un uffi-

ciale italiano a bordo della San Giorgiomentre navighiamo di notte sull’Adriati-co in direzione dell’Albania. I soldati ita-liani vanno a costruire un ospedale dacampo per i rifugiati kosovari. Siamo nel-l’aprile 1999. Da una quindicina di giorni icacciabombardieri decollano dalla base diAviano per bombardare la Jugoslavia.

Diviso in dueAncora qualche impressione. Vorrei diregrazie al giovane carabiniere che offrivapane e marmellata a un povero diavolo tu-nisino, appena più giovane di lui, che tre-mava di freddo e di paura, dopo esseresbarcato clandestinamente a Lampedusauna mattina di dicembre del 1996. Il di-sgusto e la collera continuano ad assalirmiquando penso a quei “tifosi” razzisti chesrotolavano un ignobile striscione antise-mita nelle tribune dello stadio di Roma.

Ricordo il sole che si levava sulla cam-pagna toscana, vicino a Siena, una tiepidamattina di settembre e il colore del grano,un’estate meravigliosa, vicino all’abbaziadi San Galgano. Avrei voluto che il temposi fermasse, il che è veramente il colmoper un giornalista. Non voglio mai più ri-vivere la finale Francia-Italia degli Europeidi calcio 2000 e conoscere la sgradevolesensazione di un uomo diviso in due. Unboato nella Basilica di San Francesco adAssisi e il pavimento improvvisamente ècoperto di polvere, spruzzato di rosso, diazzurro, di verde. Sono i colori degli affre-schi di Giotto. Non è solo il suolo a trema-re.

Mi manca lo spazio per citare tutte lepersone incontrate in questi ultimi cinqueanni in Italia. Voglio solo che sappiano checontinuano a essermi vicine. È per voi chescrivo queste righe. Arrivederci. (c.p.) p

Alain Jean-Robert è nato a Parigi nel 1956. È sta-to corrispondente dell’agenzia di stampa fran-cese Agence France-Presse (Afp) dal 1996 fino aquesto mese. Per scrivere ai corrispondentiospitati in queste pagine: [email protected]

alla riapertura della Scalapotrebbe andare in scena ladimenticata opera di AntonioSalieri L’Europa riconosciutacon cui venne inaugurato ilteatro il 3 agosto del 1778.

Terrorismo e devolutionL’ultima “primula nera” delterrorismo italiano. Un articolocomparso su El Mundo del 4luglio fa notare che l’arresto diPasquale Belsito, l’ex terroristanero dei Nar, coincide con lafine del processo per la stragedi Piazza Fontana. Belsito, infuga da più di vent’anni, è statocondannato a 27 anni di carce-re e tre ergastoli. • Rossi eBiaggi pronti per il prossimoatto. Azzardato paragonedell’Independent su ValentinoRossi e Max Biaggi, protagoni-sti nel motomondiale: “È daitempi di Romeo e Giulietta chele passioni degli italiani nonerano così divise. Ma le diffe-renze tra i due sono insanabili,come quelle tra Montecchi eCapuleti”. • A scuola di cucina.Tutti sanno che in Italia simangia bene, è scritto suNewsweek del 7 luglio. Ma ora,in vacanza, si possono impara-re i segreti dell’arte gastrono-mica italiana. A Montefalco, inUmbria, i turisti ospiti a VillaPambuffetti scoprono la diffe-renza tra pasta “al dente” e“scotta”. • Il mondo accademicoitaliano si prepara a un’estateinquieta. Prima della vittoriaelettorale Silvio Berlusconiaveva duramente criticato lariforma del sistema universita-rio. “Ma con il suo governo laconfusione è aumentata”, scri-ve Paul Betts sul FinancialTimes del 9 luglio. • La propo-sta di Bossi. Come ridurre ilflusso di immigrati senzarinunciare alla manodoperastraniera? La soluzione, ripor-tata dal País del 10 luglio, forsel’ha trovata Umberto Bossi: uncontratto di lavoro tempora-neo, che obbligherà il lavorato-re straniero a lasciare il paeseuna volta scaduto il contratto.

lettera dall’italia

V I S T I D A G L I A LT R I

Visti dagli altriL’Italia sui giornali stranieri

18 internazionale 394, 13 luglio 2001

Presidenti nella buferael paísLe vicende del nostro calcioappassionano la stampa stra-niera. Sul País del 6 luglio lacessione “per motivi economi-ci” di Juan Sebastián Veróndalla Lazio al ManchesterUnited passa in secondo pianorispetto alla reazione di “due-cento tifosi” che hanno “presoa sassate” la casa del presidentedel club romano, SergioCragnotti. Guai seri per unaltro presidente di un club ita-liano, Vittorio Cecchi Gori,patron della Fiorentina. Lamagistratura vuole “chiarireda dove vengono trentacinquemilioni di dollari che apparen-temente non sono passati dallecasse di nessuna delle sue tanteimprese”. Il “denaro sporcopuò trasformarsi in un mal ditesta permanente per l’exuomo forte di Firenze”.

Chiude la Scalale mondeArriva sulle pagine del NewYork Times del 10 luglio lanotizia della chiusura del tem-pio italiano della lirica, LaScala di Milano, alla fine del2001. Riaprirà nel dicembre del2004, dopo imponenti lavori direstauro. Alan Riding neapprofitta per notare la ten-denza dei grandi teatri lirici

europei a “mettere in scena deidrammi sia sul palcoscenicoche fuori”. Scioperi, incendi,faticose ricostruzioni. “Adessotocca alla Scala e il popolo diMilano trattiene il fiato”. CarloFontana, manager del teatro,Paolo Arcà, direttore artistico eil direttore d’orchestraRiccardo Muti avrebbero trova-to “un modo simbolico perdrammatizzare l’occasione”:

L ’Economist ha pubblicato il 7 luglio undossier speciale sull’Italia. Il settimanalebritannico sembra riconciliarsi con gli

italiani, dopo gli articoli del 28 aprile cheavevano fatto gridare Silvio Berlusconi alcomplotto internazionale. In sedici pagineviene analizzata a fondo la situazione politicaed economica del nostro paese. Una vera epropria radiografia il cui titolo è piuttostoindicativo: “Un posto delizioso e strano”. Sicomincia con gli elogi a un luogo che “perl’incontro tra bellezze naturali e operedell’uomo, per patrimonio culturale e climanon è secondo a nessuno”. In economia e inpolitica si è fatto molto ma non abbastanza.Anche perché, come spiega il titolo di uno deinove articoli che compongono il dossier, “lecattive abitudini sono dure a morire”. Unacorruzione diffusa che ci pone al di sotto deglistandard europei, la crescita zero e l’enormedivario tra il Nord industriale e il Sud

dell’economia sommersa sono alcune delleanomalie su cui insiste l’Economist. Senza dimenticare la presenza di Cosa nostra: “Finché la mafia continuerà ad avereun’influenza così grande sulla politicasiciliana (e indirettamente su quella di tutto il paese) può l’Italia considerarsi un paesenormale?”. Sei le misure consigliatedall’Economist per tentare di risolvere iproblemi italiani: innanzitutto continuarenell’opera di liberalizzazione dell’economia,poi sciogliere i nodi che bloccano il mercatodel lavoro e rivedere il sistema pensionistico,riagganciare il Sud al resto del paesesoprattutto attraverso la devolution,procedere con le riforme della Costituzione edel sistema elettorale per giungere a un verobipolarismo e rendere più governabile il paese,infine spazzare via ciò che rende l’Italia ilpaese più corrotto di tutta l’Unione europea.

Radiografia dell’Italiathe economist

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alitaliaArticoli in cui è citata l’Alitalia; The New York Times (Stati Uniti), Le Monde (Francia), FrankfurterAllgemeine Zeitung (Germania),Financial Times (Gran Bretagna).Settimana dal 4 al 10 luglio 2001

l’italia nei giornaliNumero di volte in cui compare laparola Italia in qualunque parte delgiornale, comprese le notizie brevi.Calcolo basato su un campione di16 giornali stranieri.

Settimana dal 4 al 10 luglio 2001

Ultime dieci settimane

italiaArticoli in cui è citata l’Italia; The New York Times (Stati Uniti), Le Monde (Francia), FrankfurterAllgemeine Zeitung (Germania),Financial Times (Gran Bretagna).Settimana dal 4 al 10 luglio 2001

La compagniadi bandiera

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Internazionale 516, 28 novembre 2003 • 15

zione. Le elezioni amministra-tive seguono di dieci mesi leultime legislative e sono il pri-

mo banco di prova del governodi Hong Kong dopo le protesteche a luglio hanno riunito

mezzo milione di persone con-tro un progetto di legge sullasicurezza interna. I manife-stanti accusavano la legge dilimitare le libertà fondamen-tali dei cittadini dell’ex coloniabritannica, tornata alla Cinanel 1997 [24].

Colombia. Per la prima volta 855paramilitari di estrema destrahanno consegnato le armi aMedellín, nell’ambito di unprocesso che porterà al reinse-rimento nella vita civile dioltre 20mila ex guerriglieridelle Autodifese unite dellaColombia (Auc) entro il 2006.Dal 1964 in Colombia si fron-

La settimana nel mondo

guerre in corso temperature

+42,7°Oran

argentina

-47°Selagoncy

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Nepartak

Beni

02A 26W

terremoti ciclonianimali inondazioni

Animali. Due pescatori neozelandesi hannotrovato una femmina enorme di squalo bian-co impigliata nelle loro reti, al largo di Auck-land. Lo squalo era morto da alcune ore ma ipescatori hanno notato che era incinta e han-no deciso di praticare un’incisione addomina-le per far nascere i piccoli. Due di loro sono so-pravvissuti e sono stati liberati in mare aper-to. La notizia è stata riportata dal New Zea-land Herald.• Le autorità australiane hanno lanciato l’al-larme nella zona di Vanuatu, dove si sta in-tensificando la pesca illegale di pesci tropicaliper acquari. Il fenomeno si spiega con il suc-cesso del cartone animato della Walt DisneyFinding Nemo (Alla ricerca di Nemo) i cui pro-tagonisti sono pesci tropicali multicolori. Inondazioni. Le piogge torrenziali degli ulti-mi giorni hanno causato danni per oltre 35

milioni di euro nel Vietnam centrale. Il mal-tempo ha devastato le risaie distruggendo iraccolti.Terremoti. Sono quattro le vittime della vio-lenta scossa di terremoto di intensità 5,2 sullascala Richter che ha colpito la provincia cine-se dello Yunnan. Un sisma ancora più violentoè stato registrato sull’isola filippina di Samar,dove un bambino è rimasto ucciso, mentre inGiappone i sismografi hanno rilevato un ter-remoto di intensità 7,7 sulla scala Richter.Scosse più lievi sono state avvertite a Taiwan,Sumatra, Iran, Grecia e Messico. Cicloni. È di cinque vittime il bilancio finaledel passaggio della tempesta tropicale Nepar-tak tra la Cina e le Filippine. I cicloni Beni e02A sono stati avvistati nell’Oceano Indiano eal largo della Somalia, mentre la tempestatropicale 26W viaggia verso l’isola di Guam.

diario del pianetae

Terre. Il governo del presi-dente Luiz Inácio Lula da Sil-va si è impegnato a distribui-re terreni a circa 400milafamiglie entro il 2006. Ladecisione creerà lavoro percirca 2,5 milioni di persone.Lula ha annunciato il suopiano a Brasilia dove circaduemila attivisti del Movi-mento dei sem terra sonoarrivati dopo una marcia didieci giorni cominciata aGoiania. Le misure annuncia-te da Lula sono contestatedai sem terra che reclamanouna riforma agraria più rapi-da e consistente. Oltre200mila famiglie di agricol-tori occupano attualmente,in maniera illegale, alcunegrandi proprietà terriere(fazendas) del paese [21]. Psdb. I delegati del Partitosocialdemocratico brasiliano(Psdb, centrosinistra, all’op-posizione) hanno eletto JoséSerra nuovo segretario. Serraè stato avversario di Lula alsecondo turno delle elezionipresidenziali del 2002 [22]. Alca. Si sono conclusi a Mia-mi, in Florida, i negoziati sul-la Zona di libero scambiodelle Americhe (Alca). Al ver-tice hanno partecipato i 34paesi americani con l’ecce-zione di Cuba [22].

lulawatch

Dialogo difficilecon i sem terra

2

Cinema. Brian De Palma dirigerà un film trat-to dal romanzo di James Ellroy Dalia nera. Peril ruolo di protagonista si parla di Josh Hart-nett (Pearl Harbor). Il progetto è stato a lungotenuto nel cassetto da David Fincher (Fightclub, Panic Room), che alla fine ha rinunciato[25]. Gene Anthony Ray è morto a New York.Ballerino e attore noto per aver interpretato ilruolo di Leroy Johnson in Fame. Aveva 41 anni[14]. Mary Queeny è morta al Cairo. Attrice,

nata in Libano, si è trasferita negli anni tren-ta, molto giovane, in Egitto, contribuendo afarne il primo paese arabo a poter vantare unapropria cinematografia [25].Musica. Michael Kamen è morto a Londra.Compositore di oltre trenta colonne sonore(Brazil, Mona Lisa, la serie dei Die Hard, X-men)e arrangiatore per gruppi come i Pink Floyd, dicui orchestrò la parte degli archi di The Walled Eurythmics. Aveva 55 anni [18].

De Palma incontra Ellroycultura e spettacoliç

14 • Internazionale 516, 28 novembre 2003

loro blindato a Shkin, pressola frontiera afgano-pachista-na. A Kabul un portavoce deitaliban ha rivendicato unattentato contro l’hotel Inter-continental, nel centro dellacittà. L’albergo è frequentatoda personale umanitario ediplomatico straniero. Infine,in un audiomessaggio regi-strato in occasione dell’Aid elFitr, la festa per la fine del

La settimana15 15 17 19lulawatch

sem terrapianeta squali

europanetas

gerusalemmeamira hass

Le notizie sono aggiornate alle 19 di mercoledì 26 novembre 2003. Tra parentesi quadre èindicato il giorno al quale si riferisce la notizia. Fonti: Afp, Al Jazeera, Ap, Bbc, B92, Cnn,Financial Times, Foreign Report, Le Monde, Libération, Lusa, El País, Misna, Pana, Pulsar,

Reuters, SonicNet, Stratfor, The New York Times, This is True, The Washington Post.Abbonati viziati: gli abbonati possono ricevere il testo completo della rubrica La settimanail giovedì per email. Per sapere come, collegarsi a: www.internazionale.it

1 Il 20 novembre due autobombe sono esplosedavanti al consolato britannico e alla bancad’affari Hsbc a Istanbul, a soli cinque giornidagli attentati contro le due maggiori sinago-ghe della capitale turca. Ventotto persone, tracui il console britannico Roger Short, sono sta-te uccise negli attentati e altre 400 sono rima-ste ferite, alcune molto gravemente. A pocheore dal secondo attacco, rivendicato da al Qae-

da e portato a termine da due cittadini turchi,la polizia ha arrestato oltre 40 terroristi chesono attualmente interrogati. Nove di loro sonogià stati accusati per “appartenenza e sostegnoa un’organizzazione terroristica clandestina”.Secondo il Foreign office britannico sarebberoimminenti nuovi attentati contro la Turchia.1 Nella fot0: forze di sicurezza e vigili del fuoco sulluogo dell’attentato

Istanbul, arrestate quaranta persone

turchia

reu

ters

63 le persone uccise in Algerianelle violenze fondamentalistenel mese di Ramadan [25].

Arabia Saudita. Le forze di sicu-rezza hanno ucciso a Riyadhdue presunti terroristi che sta-vano organizzando un attenta-to per la fine del Ramadan[25].

Birmania. La giunta militare alpotere ha annunciato la libera-zione di cinque dirigenti dellaLega nazionale per la demo-crazia (Lnd, all’opposizione),il partito di Aung San Suu Kyi,dopo sei mesi di arresti domi-ciliari [25].

Burundi. I ribelli hutu delle For-ze nazionali di liberazione(Fnl) hanno attaccato a colpidi mortaio la residenza delpresidente Domitien Ndayi-zeye, a Bujumbura, senza cau-sare vittime. Il 16 novembre leForze per la difesa della demo-crazia (Fdd, ex gruppo princi-pale della guerriglia hutu) e ilgoverno burundese, a maggio-ranza tutsi, hanno firmato unaccordo di pace che prevede lacondivisione del potere e l’in-tegrazione degli ex guerriglierinell’esercito. L’Fnl si rifiuta difirmare l’accordo. Dal 1993 laguerra civile in Burundi hacausato 300mila vittime[25].

Cina. Il principale partito filoci-nese di Hong Kong, l’Alleanzaper una Hong Kong migliore(Dab, al governo), ha perso leelezioni amministrative del 23novembre a vantaggio del Par-tito democratico, all’opposi-

Afghanistan. Cinque soldatiamericani sono stati uccisi ealtri sette sono rimasti feritinello schianto del loro elicot-tero vicino alla base militare diBagram, a nord di Kabul. Leautorità militari stanno inda-gando sulle cause dell’inciden-te e non escludono un attacco.Altri due soldati statunitensisono stati feriti dall’esplosionedi una bomba al passaggio del

Ramadan, l’ex leader del regi-me taliban, il mullah Omar, harinnovato l’invito a combatte-re “fino all’espulsione di tuttele forze straniere dall’Afghani-stan” [23].

Algeria. Tre persone sono stateassassinate dai fondamentali-sti islamici nella regione diChlef, sotto controllo deiGruppi islamici armati. Sono

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SALUTE

PALEOANTROPOLOGIA.

ZOOLOGIA

BOTANICA.

CLIMA.

--102°C

Vostok

Antartide

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Gassim

Arabia

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INONDAZIONI.

TERREMOTI.

CICLONI.

INCENDI.

FULMINI.

BOVINI.

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Internazionale 516, 28 novembre 2003 • 25

aver corrotto il giudice roma-no Renato Squillante e con-dannato a cinque anni di car-cere. È stato invece assoltodall’accusa di corruzione nelcaso Sme”, scrive il FinancialTimes. “Molti editorialiapparsi sui giornali italianihanno sottolineato che la sen-tenza dimostra l’imparzialitàdei giudici milanesi in un casoi cui risvolti politici si sono fat-ti sentire in parlamento daquando Berlusconi ha assuntola guida del governo”, scrivel’International Herald Tri-bune, che spiega: “Questoprocesso, come altri in cui ècoinvolto il premier, è servitoagli avversari di Berlusconiper sostenere che non era ido-neo a governare, e ai suoisostenitori per provare che erain corso una persecuzioneordita da giudici di sinistra”.Libération ricorda che il 9dicembre la corte costituzio-nale si pronuncerà sulla leggesull’immunità: “Se venissegiudicata incostituzionale,Berlusconi dovrà tornare sulbanco degli imputati con, sul-lo sfondo, la condanna del suouomo di fiducia”.

in breveLe scoriee i restiIl Metaponto, caro agli antichigreci per la sua bellezza, è inrivolta contro un progetto delgoverno per la costruzione diun deposito di scorie nucleari,scrive Le Figaro 1 I resti diFrancesco Petrarca sono tor-nati alla luce, racconta l’Inde-pendent: gli specialisti verifi-cheranno lo stato di conserva-zione delle ossa e cercherannodi ridare un volto al poeta.

WWW.ITALIENI.IT•Aggiornamenti quotidiani•Una newsletter gratuita

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•L’archivio delle notizie

Nomi troppo difficili

H I L A R Y C L A R K E P E R I N T E R N A Z I O N A L E

Il modo in cui l’informazione italiana si occupadi terrorismo e islam non sembra adeguatoall’importanza dell’argomento

In classe con me alle elementari, trent’an-ni fa, c’erano due ragazzini pachistani:uno si chiamava Ahmed Waheed e l’altro

Waheed Ahmed. Eravamo a Londra, e i pro-fessori li scambiavano sempre: tutta la clas-se rideva. Mi sono tornati in mente in que-ste settimane, mentre osservavo inorriditala negligenza e la pigrizia con cui la stampaitaliana ha riferito degli arresti e delle espul-sioni di musulmani residenti in Italia e so-spettati di essere terroristi. Fra quelli rispe-diti in Marocco la settimana scorsa c’eraNoureddine Lamor o Lamor Noureddine?Il lettore faccia una rapida ricerca su Googlee capirà cosa voglio dire. Se una persona ègiudicata così pericolosa da essere espulsasu due piedi, dovremmo almeno essere ingrado di scrivere il suo nome correttamente.

Naturalmente non è colpa solo dei gior-nalisti: si sa, lavorano in fretta per via dellescadenze. Capita spesso che i nomi siano re-si con differenti trascrizioni fonetiche, fattolegato al passato coloniale. Però in qualsiasiscuola di giornalismo, se non sbaglio, l’abi-tudine di controllare come si scrive un nomes’insegna fin dalle prime lezioni. Quel cheintendo dire è che se il giornalismo italianocontinua a non osservare una prassi coeren-te e degli standard di qualità accettabili, nonpotrà contribuire alla lotta contro il terrori-smo. Se il governo italiano vuole portare lacomunità musulmana dalla sua parte, deveconsentire ai musulmani di fare sentire la lo-ro voce con la piena certezza che le loro pa-role saranno riferite in modo esatto e im-parziale all’opinione pubblica.

Un altro esempio: è in corso il processo anove ragazzi di origine marocchina accusa-ti nel gennaio 2002 di aver creato una cellu-la di al Qaeda intenzionata a introdurre so-stanze velenose nell’acquedotto di Roma. Lanotizia ha fatto il giro del mondo: tutti i gior-nali l’hanno presentata come la più graveminaccia terroristica all’occidente dopo l’11

settembre. Ebbene, qui in Italia – anche al-l’epoca dei fatti – è stato difficile capire sefossero accusati di voler solo avvelenare l’ac-qua potabile, o anche di voler far saltare inaria l’ambasciata americana, quella britan-nica o addirittura il papa. E come al solito, iloro nomi sono stati storpiati in tutti i modipossibili e immaginabili.

Vista la gravità delle accuse mosse a que-ste persone e il mare d’inchiostro versato al-l’epoca per descrivere i loro piani criminosi,perché 18 mesi dopo, quando è cominciatoil processo, in tribunale ci siamo ritrovati intre? Se invece che in Italia fossi stata in GranBretagna, l’aula sarebbe stata piena di gior-nalisti, che avrebbero riferito ogni dettagliodella vicenda.

Poco dopo l’arresto dei nove, alcuni mez-zi d’informazione italiani, in particolare ilsettimanale Panorama, hanno scritto che gliindizi si stavano sgonfiando. Eppure, per ol-tre un anno, sulla vicenda neanche una pa-rola. E non è l’unico caso.

Qui in Italia la stampa riferisce minuzio-samente di processi come quello a GiulioAndreotti. Ora, sarà anche importante sa-pere se un ex primo ministro abbia favoritoo no Cosa Nostra, benché i presunti criminirisalgano a più di vent’anni fa. Ma in un pe-riodo in cui ogni giorno scoppia una bombae muoiono centinaia, migliaia di persone,non ci sono forse altre cose importanti? Oc-corre darsi da fare: schiodarsi dalla sedia,taccuino alla mano, e andare a sentire che sidice in aula.

Perché i giornalisti italiani non fanno illoro dovere, cioè osservare con obiettività leloro istituzioni democratiche?

Non voglio credere che questa mancanzad’interesse sia dovuta al fatto che gli accusa-ti sono per lo più dei poveri immigrati, sen-za i soldi per pagarsi un avvocato. Forse è so-lo perché hanno dei nomi difficili da scrive-re. p ma

lettera dall’italia

Hilary Clarke è una giornalista britannica. Lavora per il Sunday Times, il NewStatesman e per il quotidiano belga De Morgen. È a Roma dal 2000. Per scrivere aigiornalisti stranieri: [email protected]

FOTO

DI M

ÉLISSAJO

LLIVET

24 • Internazionale 516, 28 novembre 2003

A ldo Grasso è il maestro di tutti i criticitelevisivi. Dice del caso Guzzanti: “È unasituazione anomala che ogni giorno

peggiora. I berlusconiani zelanti, invece dirisolvere il conflitto d’interessi e dipromuovere una visione da statisti,peggiorano la situazione. Non siaccontentano di tre canali Mediaset e duecanali Rai. Vogliono accanirsi su unprogramma di satira televisiva”. Ma Grasso èmolto bilanciato: “Era un programma moltomodesto. Se fosse arrivato alla terza puntatanon saremmo qui a discutere di censura. Nonera ben riuscito. Adesso però lo spettacolodiventa politica e viceversa. Abbiamo il teatroa Roma, girotondi, la Guzzanti diventaun’eroina. Purtroppo la sinistra è caduta nellatrappola della destra. Invece di pensare aun’opposizione di progetti, sventola la

bandiera di un programma tv”. La soluzione?“È un problema politico: c’è il macigno delconflitto d’interessi. Berlusconi avevapromesso di risolverlo e invece non ne hanessuna intenzione”. Per quanto riguarda ilruolo dell’Auditel, Aldo Grasso è molto piùsanguigno di me: “È uno strumento che vieneusato come il medico usa il termometro. Èuna convenzione statistica. Purtroppo ognitanto viene usato come medicina perrisolvere la malattia. Diventa lagiustificazione per un programma,l’espediente estetico. Fa audience? Allora èbello. Dovremmo stare attenti a nonconfondere il ‘pubblico televisivo’ con ‘lanazione’”. Il futuro? “Ci saranno grandicambiamenti. La nuova tv sarà sempre piùinterattiva, risponderà di più alle esigenze deisingoli”. [email protected]

L’INTERVISTA DI TOBIAS JONESGuzzanti e dintorni

finiUn postfascistaa GerusalemmeIl viaggio di Gianfranco Fininello stato ebraico, annuncia-to da molti quotidiani stranie-ri come un evento storico, èper alcuni l’occasione perripercorrere le tappe dell’evo-luzione di Alleanza nazionale:“Gianfranco Fini, che nel 1994fondò An dalle ceneri del mus-soliniano Movimento socialeitaliano, negli ultimi diecianni ha invertito la linea delpartito”, scrive il Guardian.“La visita di Fini a Gerusalem-me costituisce senza dubbiol’ultima riabilitazione percolui che sostiene di volercreare ‘il grande partito dimassa che non è mai esistitoin Italia’ e che si presentacome uno dei principali candi-dati alla successione di SilvioBerlusconi”, precisa lo svizzeroLe Temps. Che conclude:“Non ci sono più molti ostacoliormai per il leader di An sullastrada del Partito popolareeuropeo”. “Di che cosa dobbia-mo preoccuparci di più: delpassato fascista di GianfrancoFini o del suo attuale atteggia-mento favorevole a Israele?Dovremmo tacciare di fasci-smo anche Sharon, perché haaccolto Fini in visita nelnostro paese?”, s’interroga il

Jerusalem Post, che invita a“distinguere tra politici e par-titi che cavalcano il fascismo,come Haider in Austria, epolitici e partiti che appaionodeterminati ad abbracciare lademocrazia, come Fini”.Secondo il quotidiano diGerusalemme non c’è nientedi male nel fatto che un exfascista “non solo condanni unpassato di crimini, ma sosten-ga Israele e combatta l’antise-

lo stato ebraico ha cambiatolinea? Perché l’Italia presiedel’Unione europea ed è consi-derata come il paese più filoi-sraeliano del vecchio conti-nente”.

previtiSentenzadelicata“L’ex avvocato personale diBerlusconi, Cesare Previti, èstato dichiarato colpevole di

mitismo. La nostra culturacrede che sia peccato nonaccogliere un pentimento pie-no e sincero”, conclude. Men-tre il Financial Times fa nota-re che la condanna delle leggirazziali da parte di Fini non hacalmato l’opposizione di sini-stra alla Knesset, il belga LeSoir sottolinea che da diversianni i responsabili di An chie-dono di essere ricevuti a Geru-salemme e conclude: “Perché

RAINER HACHFELD, NEUES DEUTSCHLAND, GERMANIA

L’Italia sui giornali di tutto il mondo

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aver corrotto il giudice roma-no Renato Squillante e con-dannato a cinque anni di car-cere. È stato invece assoltodall’accusa di corruzione nelcaso Sme”, scrive il FinancialTimes. “Molti editorialiapparsi sui giornali italianihanno sottolineato che la sen-tenza dimostra l’imparzialitàdei giudici milanesi in un casoi cui risvolti politici si sono fat-ti sentire in parlamento daquando Berlusconi ha assuntola guida del governo”, scrivel’International Herald Tri-bune, che spiega: “Questoprocesso, come altri in cui ècoinvolto il premier, è servitoagli avversari di Berlusconiper sostenere che non era ido-neo a governare, e ai suoisostenitori per provare che erain corso una persecuzioneordita da giudici di sinistra”.Libération ricorda che il 9dicembre la corte costituzio-nale si pronuncerà sulla leggesull’immunità: “Se venissegiudicata incostituzionale,Berlusconi dovrà tornare sulbanco degli imputati con, sul-lo sfondo, la condanna del suouomo di fiducia”.

in breveLe scoriee i restiIl Metaponto, caro agli antichigreci per la sua bellezza, è inrivolta contro un progetto delgoverno per la costruzione diun deposito di scorie nucleari,scrive Le Figaro 1 I resti diFrancesco Petrarca sono tor-nati alla luce, racconta l’Inde-pendent: gli specialisti verifi-cheranno lo stato di conserva-zione delle ossa e cercherannodi ridare un volto al poeta.

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Nomi troppo difficili

H I L A R Y C L A R K E P E R I N T E R N A Z I O N A L E

Il modo in cui l’informazione italiana si occupadi terrorismo e islam non sembra adeguatoall’importanza dell’argomento

In classe con me alle elementari, trent’an-ni fa, c’erano due ragazzini pachistani:uno si chiamava Ahmed Waheed e l’altro

Waheed Ahmed. Eravamo a Londra, e i pro-fessori li scambiavano sempre: tutta la clas-se rideva. Mi sono tornati in mente in que-ste settimane, mentre osservavo inorriditala negligenza e la pigrizia con cui la stampaitaliana ha riferito degli arresti e delle espul-sioni di musulmani residenti in Italia e so-spettati di essere terroristi. Fra quelli rispe-diti in Marocco la settimana scorsa c’eraNoureddine Lamor o Lamor Noureddine?Il lettore faccia una rapida ricerca su Googlee capirà cosa voglio dire. Se una persona ègiudicata così pericolosa da essere espulsasu due piedi, dovremmo almeno essere ingrado di scrivere il suo nome correttamente.

Naturalmente non è colpa solo dei gior-nalisti: si sa, lavorano in fretta per via dellescadenze. Capita spesso che i nomi siano re-si con differenti trascrizioni fonetiche, fattolegato al passato coloniale. Però in qualsiasiscuola di giornalismo, se non sbaglio, l’abi-tudine di controllare come si scrive un nomes’insegna fin dalle prime lezioni. Quel cheintendo dire è che se il giornalismo italianocontinua a non osservare una prassi coeren-te e degli standard di qualità accettabili, nonpotrà contribuire alla lotta contro il terrori-smo. Se il governo italiano vuole portare lacomunità musulmana dalla sua parte, deveconsentire ai musulmani di fare sentire la lo-ro voce con la piena certezza che le loro pa-role saranno riferite in modo esatto e im-parziale all’opinione pubblica.

Un altro esempio: è in corso il processo anove ragazzi di origine marocchina accusa-ti nel gennaio 2002 di aver creato una cellu-la di al Qaeda intenzionata a introdurre so-stanze velenose nell’acquedotto di Roma. Lanotizia ha fatto il giro del mondo: tutti i gior-nali l’hanno presentata come la più graveminaccia terroristica all’occidente dopo l’11

settembre. Ebbene, qui in Italia – anche al-l’epoca dei fatti – è stato difficile capire sefossero accusati di voler solo avvelenare l’ac-qua potabile, o anche di voler far saltare inaria l’ambasciata americana, quella britan-nica o addirittura il papa. E come al solito, iloro nomi sono stati storpiati in tutti i modipossibili e immaginabili.

Vista la gravità delle accuse mosse a que-ste persone e il mare d’inchiostro versato al-l’epoca per descrivere i loro piani criminosi,perché 18 mesi dopo, quando è cominciatoil processo, in tribunale ci siamo ritrovati intre? Se invece che in Italia fossi stata in GranBretagna, l’aula sarebbe stata piena di gior-nalisti, che avrebbero riferito ogni dettagliodella vicenda.

Poco dopo l’arresto dei nove, alcuni mez-zi d’informazione italiani, in particolare ilsettimanale Panorama, hanno scritto che gliindizi si stavano sgonfiando. Eppure, per ol-tre un anno, sulla vicenda neanche una pa-rola. E non è l’unico caso.

Qui in Italia la stampa riferisce minuzio-samente di processi come quello a GiulioAndreotti. Ora, sarà anche importante sa-pere se un ex primo ministro abbia favoritoo no Cosa Nostra, benché i presunti criminirisalgano a più di vent’anni fa. Ma in un pe-riodo in cui ogni giorno scoppia una bombae muoiono centinaia, migliaia di persone,non ci sono forse altre cose importanti? Oc-corre darsi da fare: schiodarsi dalla sedia,taccuino alla mano, e andare a sentire che sidice in aula.

Perché i giornalisti italiani non fanno illoro dovere, cioè osservare con obiettività leloro istituzioni democratiche?

Non voglio credere che questa mancanzad’interesse sia dovuta al fatto che gli accusa-ti sono per lo più dei poveri immigrati, sen-za i soldi per pagarsi un avvocato. Forse è so-lo perché hanno dei nomi difficili da scrive-re. p ma

lettera dall’italia

Hilary Clarke è una giornalista britannica. Lavora per il Sunday Times, il NewStatesman e per il quotidiano belga De Morgen. È a Roma dal 2000. Per scrivere aigiornalisti stranieri: [email protected]

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ÉLISSAJO

LLIVET

24 • Internazionale 516, 28 novembre 2003

A ldo Grasso è il maestro di tutti i criticitelevisivi. Dice del caso Guzzanti: “È unasituazione anomala che ogni giorno

peggiora. I berlusconiani zelanti, invece dirisolvere il conflitto d’interessi e dipromuovere una visione da statisti,peggiorano la situazione. Non siaccontentano di tre canali Mediaset e duecanali Rai. Vogliono accanirsi su unprogramma di satira televisiva”. Ma Grasso èmolto bilanciato: “Era un programma moltomodesto. Se fosse arrivato alla terza puntatanon saremmo qui a discutere di censura. Nonera ben riuscito. Adesso però lo spettacolodiventa politica e viceversa. Abbiamo il teatroa Roma, girotondi, la Guzzanti diventaun’eroina. Purtroppo la sinistra è caduta nellatrappola della destra. Invece di pensare aun’opposizione di progetti, sventola la

bandiera di un programma tv”. La soluzione?“È un problema politico: c’è il macigno delconflitto d’interessi. Berlusconi avevapromesso di risolverlo e invece non ne hanessuna intenzione”. Per quanto riguarda ilruolo dell’Auditel, Aldo Grasso è molto piùsanguigno di me: “È uno strumento che vieneusato come il medico usa il termometro. Èuna convenzione statistica. Purtroppo ognitanto viene usato come medicina perrisolvere la malattia. Diventa lagiustificazione per un programma,l’espediente estetico. Fa audience? Allora èbello. Dovremmo stare attenti a nonconfondere il ‘pubblico televisivo’ con ‘lanazione’”. Il futuro? “Ci saranno grandicambiamenti. La nuova tv sarà sempre piùinterattiva, risponderà di più alle esigenze deisingoli”. [email protected]

L’INTERVISTA DI TOBIAS JONESGuzzanti e dintorni

finiUn postfascistaa GerusalemmeIl viaggio di Gianfranco Fininello stato ebraico, annuncia-to da molti quotidiani stranie-ri come un evento storico, èper alcuni l’occasione perripercorrere le tappe dell’evo-luzione di Alleanza nazionale:“Gianfranco Fini, che nel 1994fondò An dalle ceneri del mus-soliniano Movimento socialeitaliano, negli ultimi diecianni ha invertito la linea delpartito”, scrive il Guardian.“La visita di Fini a Gerusalem-me costituisce senza dubbiol’ultima riabilitazione percolui che sostiene di volercreare ‘il grande partito dimassa che non è mai esistitoin Italia’ e che si presentacome uno dei principali candi-dati alla successione di SilvioBerlusconi”, precisa lo svizzeroLe Temps. Che conclude:“Non ci sono più molti ostacoliormai per il leader di An sullastrada del Partito popolareeuropeo”. “Di che cosa dobbia-mo preoccuparci di più: delpassato fascista di GianfrancoFini o del suo attuale atteggia-mento favorevole a Israele?Dovremmo tacciare di fasci-smo anche Sharon, perché haaccolto Fini in visita nelnostro paese?”, s’interroga il

Jerusalem Post, che invita a“distinguere tra politici e par-titi che cavalcano il fascismo,come Haider in Austria, epolitici e partiti che appaionodeterminati ad abbracciare lademocrazia, come Fini”.Secondo il quotidiano diGerusalemme non c’è nientedi male nel fatto che un exfascista “non solo condanni unpassato di crimini, ma sosten-ga Israele e combatta l’antise-

lo stato ebraico ha cambiatolinea? Perché l’Italia presiedel’Unione europea ed è consi-derata come il paese più filoi-sraeliano del vecchio conti-nente”.

previtiSentenzadelicata“L’ex avvocato personale diBerlusconi, Cesare Previti, èstato dichiarato colpevole di

mitismo. La nostra culturacrede che sia peccato nonaccogliere un pentimento pie-no e sincero”, conclude. Men-tre il Financial Times fa nota-re che la condanna delle leggirazziali da parte di Fini non hacalmato l’opposizione di sini-stra alla Knesset, il belga LeSoir sottolinea che da diversianni i responsabili di An chie-dono di essere ricevuti a Geru-salemme e conclude: “Perché

RAINER HACHFELD, NEUES DEUTSCHLAND, GERMANIA

L’Italia sui giornali di tutto il mondo

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Numero di volte in cui compare la parola Italia in qualunque parte del giornale.Calcolo basato su un campione di 16 giornali stranieri

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internazionale 625, 20 gennaio 2006 • 19

controllare l’Iraq rafforzerà la presa statunitense sulle risorseenergetiche globali, una leva cruciale per dominare il mondo.

Supponiamo che l’Iraq diventi sovrano e democratico. Im-maginiamo la politica che probabilmente farebbe. La popola-zione sciita del sud del paese, dove si trova la maggior parte delpetrolio iracheno, avrebbe un’influenza preponderante e vor-rebbe avere rapporti di amicizia con l’Iran sciita. Le relazionisono già strette. La brigata Badr, la milizia che controlla qua-si tutto il sud, è stata addestrata in Iran. Anche gli alti espo-nenti del clero hanno rapporti di vecchia data con Teheran,

compreso Al Sistani, che vi è cresciuto. E il go-verno provvisorio a maggioranza sciita ha già co-minciato a stringere contatti con gli iraniani.Inoltre, anche in Arabia Saudita c’è una nume-rosa popolazione sciita, duramente oppressa.Qualsiasi passo avanti verso l’indipendenza del-l’Iraq potrebbe accrescere anche qui il desideriodi autonomia e giustizia. Ma si dà il caso che que-sta sia pure la regione saudita più ricca di petro-lio. Il risultato, allora, potrebbe essere una tacitaalleanza tra Iraq, Iran e le maggiori zone petroli-fere dell’Arabia Saudita, indipendente da Wa-shington e con il controllo di gran parte delle ri-

serve mondiali di greggio. Questo blocco indipendente po-trebbe seguire l’esempio dell’Iran e sviluppare importanti pro-getti energetici insieme a Cina e India. Ma se Teheran può ce-dere alle pressioni dell’Europa occidentale, pensando che glieuropei non siano disposti ad agire in modo indipendente daWashington, Pechino non può essere intimidita. Ecco perchégli Stati Uniti ne hanno così paura. La Cina sta già stringendorapporti con l’Iran e con l’Arabia Saudita, a livello sia militaresia economico. Esiste una rete di sicurezza energetica asiatica,basata su Pechino e Mosca ma destinata a coinvolgere ancheIndia, Corea e altri paesi. Se l’Iran si muovesse in questa dire-zione, potrebbe diventare il fulcro di questo sistema di potere.

Sviluppi simili, compresa la possibilità di un Iraq sovrano emagari anche le principali risorse energetiche saudite in ma-no sciita, sarebbero un vero incubo per Washington.

Come reagiranno gli occidentali? Staranno a fianco delleforze di occupazione che cercano di impedire la democrazia ela sovranità o saranno a fianco del popolo iracheno? p nm

Il presidente George W. Bush ha definito le elezioni irachene di di-cembre “una pietra miliare nella marcia verso la democrazia”. Unapietra miliare lo sono davvero, ma non del tipo che piace a Wa-shington. Vediamo i fatti, ignorando le dichiarazioni retoriche deileader. Bush e il premier britannico Tony Blair hanno invasol’Iraq, con il pretesto, ripetuto ossessivamente, della presenzadi armi di distruzione di massa. Poi il vero motivo dell’inva-sione è diventato la “missione messianica” di Bush di portarela democrazia in Iraq e in Medio Oriente. La causa della de-mocratizzazione però è in contraddizione con il fatto che gliStati Uniti hanno cercato in tutti i modi di impedire le elezio-ni in Iraq.

Il voto del gennaio 2005, per esempio, si è svolto grazie auna resistenza di massa non violenta, di cui l’ayatollah Ali alSistani è diventato un simbolo (l’insurrezioneviolenta è una realtà del tutto indipendente daquesto movimento popolare). È difficile dissen-tire dal Financial Times quando scrive, come hafatto a marzo, che “il motivo per cui le elezioni sisono svolte è stata l’insistenza dell’ayatollah al Si-stani, che si è opposto a tre piani delle autorità dioccupazione di rimandarle o di svuotarle di si-gnificato”.

Fare delle elezioni, se prese sul serio, significaascoltare la volontà della popolazione. L’interro-gativo chiave per un esercito invasore è: “La gen-te vuole che rimaniamo qui?”. Le informazioniper formulare una possibile risposta non mancano. Una fonteimportante è il sondaggio del ministero della difesa britanni-co condotto ad agosto da ricercatori universitari iracheni e fil-trato sulla stampa inglese. L’82 per cento degli intervistati si èdetto “fortemente contrario” alla presenza delle truppe dellacoalizione, e meno dell’1 per cento ritiene che abbiano appor-tato dei miglioramenti alla situazione della sicurezza. Analistidella Brookings institution di Washington riferiscono che a no-vembre l’80 per cento degli iracheni auspicava un “ritiro a bre-ve termine delle truppe statunitensi”. Dunque le forze dellacoalizione dovrebbero andarsene, come vuole la popolazione,e non cercare di insediare un regime vassallo. Ma Bush e Blairsi rifiutano ancora di stabilire una tabella di marcia per il ri-chiamo delle truppe, limitandosi a ritiri simbolici man manoche raggiungono i loro obiettivi.

C’è un buon motivo per cui gli Stati Uniti non possono tol-lerare un Iraq sovrano, più o meno democratico. La questionenon può essere sollevata perché contraddice la dottrina uffi-ciale, che ci vuol far credere che gli Stati Uniti avrebbero inva-so l’Iraq anche se fosse stata un’isola dell’oceano Indiano e seil suo principale prodotto di esportazione fossero stati i sotta-ceti, non il petrolio. Come è chiaro a chiunque non sia fazioso,

Le elezioni, seprese sul serio,significanoascoltare lavolontà dellapopolazione.Anche in Iraq

Noam Chomsky insegna linguistica all’Mit di Boston. Tra isuoi ultimi libri pubblicati in italiano: Pirati e imperatori (Tro-pea 2004) e Conoscenza e libertà (Il Saggiatore 2004).S

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Noam Chomsky

Oltre le urne irachene

18 • internazionale 625, 20 gennaio 2005

tazione e l’agricoltura (Fao),l’influenza aviaria rischia didiventare endemica in Tur-chia. La Fao ha invitato i paesivicini – Armenia, Azerbaigian,Georgia, Iran, Iraq e Siria – adapplicare misure di prevenzio-ne [11].

FARMACI

Scortedi Tamiflup L’azienda farmaceutica sviz-zera Roche ha annunciato chefornirà all’Oms altre ventimilioni di dosi del suo farmacoantivirale Tamiflu, oltre alletrenta milioni già previste. IlTamiflu è considerato attual-mente il farmaco più efficacecontro il virus H5N1 e potreb-be diventare la prima difesa incaso di pandemia. Non è dettoperò che si riveli utile in casodi mutazione del virus e dicontagio tra esseri umani.Intanto l’azienda farmaceuticafrancese Sanofi Pasteur haannunciato che i primi test perun vaccino contro l’influenzaaviaria – iniettato in trecento

CRONACA

Allarmein Turchiap Le autorità sanitarie turchehanno confermato la morteper influenza aviaria di unaragazza di 16 anni a Van, nel-l’est della Turchia. Suo fratello,cinque anni, è ricoverato ingravi condizioni. Pochi giorniprima era morta una bambinadi undici anni. Complessiva-mente venti persone sono sta-te contagiate e quattro sonomorte in Turchia dalla fine didicembre, quando è scoppiatal’epidemia. Più di 900milapolli sono stati abbattuti [17].Una ragazza di 14 anni è mor-ta a Suleimaniya, nel Kurdi-stan iracheno, con i sintomidell’influenza aviaria. Sono incorso dei test in Giordania[18]. Le autorità indonesianehanno confermato la morteper influenza aviaria di unbambino di tre anni a Ban-dung. È la quattordicesimavittima nel paese dal 2003.Pochi giorni prima era mortasua sorella, 13 anni. Un’altra

sorella è ricoverata in gravicondizioni [17]. Le autoritàcinesi hanno confermato lamorte di una donna di 35 anninella provincia del Sichuan,nel sudovest del paese [18].

COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Conferenzadei donatorip I rappresentanti di più dicento paesi e delle principaliorganizzazioni internazionalisi sono riuniti a Pechino peraffrontare il rischio di unapandemia che potrebbe provo-care milioni di morti. I parte-cipanti hanno stanziato 1,9miliardi di dollari, una cifrasuperiore a quella richiestadall’alto rappresentante delleNazioni Unite DavidNabarro. Gli Stati Uniti han-no messo a disposizione 334milioni di dollari, l’Unioneeuropea 260 milioni. La Ban-ca mondiale ha stimato in 800miliardi di dollari il costo diun’eventuale pandemia [18].Secondo l’Organizzazione del-le Nazioni Unite per l’alimen-

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Focus Influenza aviaria

volontari – hanno dato buonirisultati [17].

SCIENZA

Mutazionedel virusp Alcuni scienziati dell’Orga-nizzazione mondiale dellasanità (Oms) hanno rilevatouna mutazione del virus H5N1in una delle vittime dell’in-fluenza aviaria in Turchia. Lamutazione, simile a quella giàriscontrata a Hong Kong nel2003 e in Vietnam nel 2005,facilita il contagio del virus daipolli agli esseri umani, ma nonpermette la trasmissione traesseri umani [12].

Rotte migratorie

degli uccelli

Australiana

Mediterranea 1

Mediterranea 2

Asia centrale

Atlantico orientale

Pacifico americano

Mississippi

Atlantico americano

Paesi endemici

Paesi con nuovi casi

Paesi ad alto rischio

Paesi a basso rischio

Paesi in cui non opera il Wfp

Paesi a rischio

secondo il World

food programme

Fonte: Oms, 18 gennaio 2006

L’influenza aviaria in cifre

Cambogia 4 4Cina 8 6Indonesia 17 14Thailandia 22 14Turchia 22 4Vietnam 93 42Totale 166 84

Casi VittimePaesi

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Da dove arrivano i dati?

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Quale tipologia di grafici scegliere?

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Scienzadi spostare l’attenzione sul ruolo fonda-mentale che i batteri svolgono nell’evolu-zione umana. “Siamo abituati a un certo tipo di narrazione”, mi dice quando lo in-contro nel suo laboratorio. Sulla sua scriva-nia c’è una targa del Tennessee con la scrit-ta “hpylori”, e alla parete una mappa detta-gliata del genoma del batterio. “I germi ci fanno ammalare”, dice. “Ma le cose non sono così semplici, perché senza molti di questi organismi non potremmo sopravvi-vere”.

Non solo geniDal 1953, quando James Watson e Francis Crick descrissero la struttura del dna, ab-biamo sempre pensato che i geni contenes-sero il nostro destino biologico. La doppia elica costituisce la “mappa della vita” e la costruzione dell’essere umano è un proces-so straordinariamente complesso, ma an-che lineare: i geni fabbricano le proteine che, a loro volta, costruiscono le parti di cui abbiamo bisogno. Quando il dna è danneg-giato o i geni interagiscono male tra loro, il risultato finale è la malattia. Capire come e quando i nostri geni non funzionano, quin-di, significherebbe prevenire, curare e gua-rire qualsiasi condizione patologica, dal cancro al comune raffreddore. Questa ri-cerca è diventata il principale oggetto di studio della biologia molecolare. Negli ulti-mi dieci anni, però, grazie al rapido svilup-po delle tecnologie informatiche e alla rivo-luzione del sequenziamento del dna che ha reso possibile la mappatura del genoma umano, è emerso un altro elemento: se è vero che la nostra salute è molto influenzata dai geni, potrebbe essere influenzata in mi-sura ancora maggiore dai batteri.

Noi ereditiamo tutti i nostri geni, ma la-sciamo l’utero materno senza neppure un microbo. Il bambino comincia ad attirare intere colonie di batteri alla nascita, quan-do passa attraverso il collo dell’utero. All’età in cui comincia a gattonare è già ricoperto da una nuvola enorme e invisibile di mi-crorganismi: almeno centomila miliardi. Sono per lo più batteri, ma anche virus e funghi che arrivano da tutte le parti: le altre persone, gli alimenti, i mobili, i vestiti, le automobili, i palazzi, gli alberi, gli animali domestici, perfino l’aria che respiriamo. Si aggregano nell’apparato digerente, nella bocca, riempiono gli spazi tra i denti, rico-prono la pelle e foderano le nostre gole. Sia-mo abitati da almeno diecimila specie di batteri: queste cellule sono dieci volte più numerose di quelle che consideriamo no-stre, e pesano complessivamente circa un chilo e 360 grammi, come il cervello. Insie-

me, costituiscono il nostro “microbioma”, e svolgono un ruolo così fondamentale nel-le nostre vite che studiosi come Blaser stan-no cominciando a ridefinire il concetto di essere umano.

“Amo la genetica”, afferma Blaser. “Ma il modello che mette i geni alla radice di tut-to lo sviluppo umano è sbagliato. Da solo non basta a spiegare la rapidità con cui è cresciuta l’incidenza di tante malattie”. I geni hanno un’importanza enorme, ma, spiega Blaser, non ci sono solo i 23mila che ereditiamo dai nostri genitori. I batteri del nostro microbioma contengono almeno quattro milioni di geni, che lavorano inces-santemente per noi: fabbricano vitamine e presidiano l’intestino per difenderlo dalle infezioni, contribuiscono a formare e a raf-forzare il sistema immunitario e ci aiutano a digerire. Alcuni studi recenti ipotizzano che i batteri possano per-fino modificare la chimica cerebrale, inci-dendo su stati d’animo e comportamenti.

Gli studi sul microbioma sono ancora agli inizi, ma i primi risultati stanno già tra-sformando la nostra concezione della salu-te umana. Di recente un gruppo di ricerca-tori della scuola di medicina dell’università del Maryland ha individuato 26 specie di batteri residenti nell’intestino degli amish – una comunità composta da persone con un pool genetico quasi identico – che sareb-bero la causa di anomalie metaboliche co-me l’alta pressione sanguigna e la resisten-za all’insulina. Ricerche simili hanno rive-lato che la distruzione dei batteri potrebbe favorire il morbo di Crohn, l’obesità, l’asma e molte altre malattie croniche. “È un cam-

po che apre prospettive infinite”, spiega Blaser. “La prudenza è di rigore nella scien-za, ma questa è la ricerca più appassionante e importante che abbia mai condotto in trent’anni”.

I batteri abitano la Terra da almeno due milioni e mezzo di anni. I nostri antenati evolutivi sono arrivati in un mondo domi-nato dai microbi, che si sono evoluti insie-me a noi. Fino a qualche tempo fa era prati-camente impossibile farsi largo tra le mole-cole per determinare l’impatto dei batteri sull’essere umano. Bisognava prima loca-lizzare un microbo nel corpo, poi prelevarlo e crescerlo in coltura. Ma con miliardi di

cellule da esaminare, era impos-sibile avere dati completi o anche solo indicativi. La tecnologia per il sequenziamento del dna ha of-ferto per la prima volta la possibi-lità di sottoporre il mondo dei

microbi a esami sofisticati. Dopo la conclu-sione del Progetto genoma umano, nel 2007 i National institutes of health statuni-tensi hanno avviato un programma simile per mappare il microbioma umano. Negli ultimi cinque anni i ricercatori associati al Progetto microbioma hanno seguito 242 persone sane, effettuando prelievi periodici di campioni batterici da zone del corpo esterne e interne, come bocca, seni nasali ed epidermide. Nel 2008 anche la Cina e la Commissione europea si sono unite agli sforzi, con il Metagenomics of the human intestinal tract project, conosciuto anche come Metahit.

Una rete dinamicaI computer hanno permesso ai ricercatori di purificare il dna contenuto in migliaia di campioni e di separare i geni batterici da quelli umani. I primi risultati, pubblicati nell’estate del 2012, hanno gettato nuova luce sulla fisiologia umana, documentando in modo dettagliato l’ampia gamma di mi-crobi che colonizzano quasi ogni superficie del nostro corpo. Una buona parte risiede all’interno dell’intestino, ma molti prolife-rano anche nella bocca e uno in particolare, lo Streptococcus mutans, è stato riconosciuto come la principale causa della carie. Quan-do mangiamo dello zucchero, lo S. mutans rilascia un acido che corrode i denti. Molti ricercatori ormai considerano la carie una malattia infettiva, e stanno studiando un colluttorio che sia in grado di uccidere lo S. mutans: se funzionasse, potremmo dire ad-dio alle carie. Le comunità microbiche va-riano molto da persona a persona, ma ognuna ha caratteristiche proprie: i microbi della bocca, per esempio, somigliano di più

38 Internazionale 994 | 5 aprile 2013

Batteri nel corpo umano. Fonte: New Scientist

Da sapere

1.000 grammi Intestino

200

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Vagina

Bocca

Naso 10

Pelle

Stafilococco (zone grasse)Corynebacteria (zone umide)

Esempi di batteri presenti:Bacteroides

Lactobacillus

StreptococcoNeisseria (denti)

Streptococco

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36 Internazionale 921 | 28 ottobre 2011

Americhe

Con la vittoria alle presidenziali del 23 ottobre, Cristina Fernán-dez de Kirchner apre una nuova pagina nella storia politica

dell’Argentina. Bisogna risalire agli inizi del novecento per trovare un altro partito che abbia ottenuto tre mandati consecutivi al governo. Questo risultato fu ottenuto dal Partito radicale. Il peronismo non ci era mai riuscito, neanche con il suo fondatore, il generale Juan Domingo Perón.

Cristina Fernández è anche la prima presidente donna a essere rieletta e ci è ri-uscita con la percentuale di voti più alta dal ritorno della democrazia nel 1983. Ha scal-zato dal trono gli ex presidenti Raúl Alfon-sín e Carlos Menem. Ma, dietro le statisti-che e i record, si nasconde l’elemento più importante: l’enorme potere popolare, isti-tuzionale e politico che la presidente avrà a

Tutto il potere nelle mani di Cristina Fernández

Il 23 ottobre la presidente dell’Argentina ha ottenuto una vittoria elettorale schiacciante: quasi il 54 per cento dei voti. Un risultato che le dà enormi margini di manovra

Eduardo Van Der Kooy, Clarín, Argentina

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Buenos Aires, 23 ottobre 2011. Festeggiamenti a plaza de Mayo

disposizione nei prossimi quattro anni e che le darà molti vantaggi, compreso quel-lo di un’opposizione debolissima. Il socia-lista Hermes Binner, del Frente amplio progresista, è stato l’unico a ottenere un risultato discreto, ma non basta per riequi-librare il potere che si concentrerà nelle mani della presidente. Cristina Fernández avrà anche il controllo delle due camere del parlamento.

Perché la maggioranza degli argentini

ha votato per la continuità? Prima di tutto perché c’è stata una ripresa economica e la grande crisi è stata superata, grazie ad al-cuni programmi assistenziali varati dal governo. Forse gli argentini hanno paura del vuoto di potere di cui il paese è stato spesso vittima prima e dopo il ritorno della democrazia e, tra la concentrazione ecces-siva del potere e la sua assenza, hanno scelto di correre il primo rischio.

Durante i festeggiamenti per la vittoria, la presidente si è circondata di uomini che nell’ultimo anno hanno svolto un ruolo chiave e che in futuro acquisteranno anco-ra più peso: suo figlio Máximo e il vicepre-sidente Amado Boudou. È cominciata una fase di transizione che durerà fino a dicem-bre, quando entrerà in carica il nuovo go-verno.

Rimangono molte questioni in sospeso, sul fronte delle politiche sociali e della cor-ruzione. All’orizzonte s’intravedono anche delle minacce economiche. Cristina Fer-nández avrà tutti i mezzi necessari per af-frontarle, se coglierà il senso storico di quest’opportunità. u sb

Da sapere

In prima pagina

Clarín, Argentina Cristina al 53,6 per cento.Altri quattro anni

La Nación, Argentina Alla presidente,tutto il potere

Página 12,ArgentinaQuesta donna

Fonte: La Nación

Risultati delle presidenziali del 23 ottobre, percentuali

Hermes Binner

16,8

Cristina Fernández

53,9

Ricardo Alfonsín

11,1

30 americhe3.indd 36 26-10-2011 15:09:26

Internazionale 903 | 24 giugno 2011 17

CinaReporter in via d’estinzione

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Alluvioni implacabilisono più di cinque milioni le persone colpite dalle alluvioni che nei giorni scorsi hanno allagato zone dello Zhejiang, del guangdong, dell’Anhui e dello Jiangxi, nella cina centromeridionale. Almeno 175 sono i morti, 86 i dispersi e 1,6 milioni gli sfollati a causa delle piogge abbondanti. La calamità naturale sta facendo schizzare alle stelle i prezzi dei cereali e delle verdure coltivate nelle province colpite.

Il giornalismo investigativo in cina è in via di estinzione, scrive il global times, quotidiano legato al partito comunista. secondo uno studio dei professori Zhang Zhi’an e shen Fei, i bassi salari, le condizioni di lavoro proibitive, le interferenze dei governi locali o dei gruppi di pressione e le minacce spingono il 40 per cento dei reporter

d’assalto ad abbandonare le inchieste, mentre il 13 per cento è convinto che lascerà dopo non più di cinque anni. “Il giornalismo d’inchiesta è cruciale per i cittadini, il paese ha bisogno di una nuova generazione di reporter appassionati e qualificati”, spiega Zhang che ha basato la sua ricerca sulle interviste a 343 giornalisti investigativi, il 95 per cento delle firme d’inchiesta della repubblica popolare. Lo studio mette in risalto il profilo del tipico reporter cinese: maschio, 35 anni o più giovane, in cerca di scoop da sei o otto anni, lavora soprattutto a pechino, shanghai e guangzhou. Un aiuto alla libertà d’informazione arriva dalla rete. I forum online e le chat sono fonti d’informazione per i reporter, così come i microblog con cui i cittadini possono contribuire alle inchieste e seguirne i risultati. ◆

Global Times, Cina

pAkistAn

il doppio giocodei militari Un alto ufficiale dell’esercito pa-chistano è stato arrestato perché sospettato di avere legami con un gruppo di estremisti. Il briga-diere Ali khan aveva un curricu-lum eccellente e da due anni era in servizio presso il quartier ge-nerale dell’esercito, scrive Dawn. prima di khan altri due ufficiali erano stati fermati per-ché legati al gruppo Hizb ut-tahrir. Un altro ufficiale, invece, è stato arrestato le settimana scorsa per aver collaborato con la cia nell’operazione statuni-tense in cui è stato ucciso Bin Laden. Intanto nel nordovest del paese un drone statunitense ha ucciso 12 persone: sette guer-riglieri afgani e cinque civili.

AustRAliA

Emergenza sociale La prevalenza di giovani abori-geni nelle carceri australiane è una “tragedia nazionale”: è la conclusione del rapporto sull’argomento pubblicato da poco da una commissione par-lamentare. gli aborigeni, scrive il Sydney Morning Herald, sono solo il 2,5 per cento della popolazione eppure costitui-scono il 60 per cento dei carce-rati nei penitenziari giovanili. tra le cause principali, l’abuso di alcol e droghe, lo scarso li-vello d’istruzione, la disoccu-pazione, gli alloggi inadeguati e la povertà radicata.

in bREvECina Il 22 giugno a pechino è stato rilasciato su cauzione Ai Weiwei, l’artista arrestato in aprile con l’accusa di evasione fiscale. secondo la polizia Ai, impegnato nella difesa dei dirit-ti umani, avrebbe confessato.Afghanistan Almeno sei agen-ti di sicurezza sono rimasti ucci-si il 22 giugno in un attentato a un checkpoint nella provincia di ghazni, a sud di kabul.Corea del Sud Il 22 giugno seoul ha annunciato la costru-zione di un nuovo centro di ac-coglienza per gli esuli nordcore-ani. ogni anno sono oltre tremi-la a varcare il confine da nord.

giApponE

Fango radioattivo Il trattamento dell’acqua conta-minata e la stagione delle piog-ge iniziata a giugno rischiano di innescare una nuova spirale dell’inquinamento in giappo-ne. secondo l’agenzia tepco, nonostante sia entrato in fun-zione il sistema di depurazione dell’acqua fuoriuscita dall’im-pianto di Fukushima Daiichi, continua a formarsi fango den-samente radioattivo che entro la fine dell’anno raggiungerà i duemila metri cubi. Il materiale viene incenerito ma le polveri contaminate rischiano di torna-re in circolo nell’aria, scrive il settimanale Aera. Inoltre, ogni volta che piove il cesio radioat-tivo rischia di filtrare dalle di-scariche fermandosi a dieci centimetri di profondità dalla superficie.

capi taliban/Al Qaeda

Le vittime dei droni Usa in Pakistan, 2004-2011

1.269-1.986 Guerriglieri 298-476

Civili

Fonte: New American foundation

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Internazionale 919 | 14 ottobre 2011 23

IsraeleVerso la liberazione di Shalit

tunISIa

Contro Persepolis A pochi giorni dalle elezioni dell’assemblea costituente, sale la tensione tra laici e religiosi. Il 9 ottobre un gruppo di integrali-sti islamici ha attaccato a Tunisi la sede di Nessma Tv, che aveva trasmesso il film Persepolis, con-siderato blasfemo. La polizia ha arrestato cinquanta persone. Ci sono state proteste anche all’università, contro le restri-zioni al velo islamico, scrive Slate Afrique.

In breVeCamerun Tre persone sono morte il 9 ottobre nelle violenze scoppiate durante le operazioni di voto per le elezioni presiden-ziali.Libia L’11 ottobre i combattenti del Consiglio nazionale di tran-sizione (Cnt) hanno assunto il controllo del quartier generale della polizia nel centro di Sirte.Siria Il 9 ottobre 14 civili e 17 soldati sono morti negli scontri tra manifestanti e polizia. Sette civili sono stati uccisi a Homs.

All’inizio mi sembrava impos-sibile: “In Canada uccidere le donne indigene è un’abitudi-ne. Ed è legato al processo di colonizzazione”. Sarà un’esa-gerazione, pensavo. I canadesi sono brave persone, non per-metterebbero mai un simile orrore.

Poi però i pezzi del puzzle hanno cominciato ad andare al loro posto. Ho scoperto che le donne indigene vivono nei quartieri più poveri delle città canadesi, e che molte di loro sono tossicodipendenti e si prostituiscono. Sono un bersa-

glio facile, ma anche strategi-co, perché trasmettono la cul-tura indigena ai loro figli. I bianchi si sentono minacciati dai nativi, che rivendicano la terra e le risorse naturali.

Dall’inizio degli anni no-vanta più di seicento donne sono state assassinate o sono scomparse. La maggior parte di loro erano indigene. In pro-porzione, è come se fossero scomparse 20mila donne bianche. La storia di Robert Pickton è stata una delle po-che a conquistare le prime pa-gine dei giornali. Nella sua fat-

toria sono stati trovati i resti di alcune donne. Il caso era tal-mente eclatante che le autori-tà non hanno potuto insab-biarlo. Pickton è stato condan-nato per l’omicidio di sei don-ne, ma probabilmente ne ha uccise una cinquantina.

Secondo l’associazione delle donne indigene del Ca-nada, la polizia non si è mai impegnata per arrestare e pu-nire i responsabili. Improvvi-samente il legame tra gli omi-cidi delle donne indigene e la colonizzazione non mi sembra più campato in aria. u as

Da Montréal Amira HassLa strage delle donne indigene

Il 12 ottobre il governo israeliano ha approvato un accordo con Hamas per liberare Gilad Shalit (nella foto, i suoi genitori), il soldato rapito nella Striscia di Gaza nel 2006. In cambio Israele rilascerà 1.027 detenuti palestinesi. Secondo Ha’aretz, Hamas uscirà rafforzata dallo scambio perché otterrà un risultato concreto, contro il successo simbolico di Abu Mazen all’Onu. Anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu vedrà aumentare la sua popolarità. L’11 ottobre duemila palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane hanno indetto uno sciopero della fame per chiedere condizioni di vita migliori. u

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Gerusalemme, 11 ottobre 2011

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L’africapremiata Il 7 ottobre il premio Nobel per la pace è stato assegnato alla presidente liberiana Ellen John-son Sirleaf, all’attivista liberiana Leymah Gbowee (nella foto) e all’attivista yemenita Tawakkul Karman, per il ruolo che hanno svolto nel far avanzare la demo-crazia dei loro paesi. “Da otto mesi Karman guida le proteste contro il regime”, scrive lo Ye-men Times. “Con il suo esem-pio ha aperto nuove strade alle yemenite”. Il 10 ottobre a Ta’izz quaranta donne sono rimaste ferite quando la polizia ha di-sperso una manifestazione a fa-vore di Karman. Non ha suscita-to altrettanto entusiasmo l’attri-buzione del premio a Sirleaf, a causa della concomitanza con le presidenziali liberiane dell’11 ottobre, in cui la presidente uscente rischia di perdere. “Sir-leaf è molto più amata in occi-dente che nel suo paese. L’asse-gnazione del Nobel avrà sicura-mente un effetto sulle elezioni”, scrive il Liberian Journal. Il 10 ottobre è stato assegnato anche il premio Mo Ibrahim per il buon governo. Il vincitore è l’ex presidente di Capo Verde, Pedro Pires, che quest’anno ha lasciato l’incarico dopo due mandati.

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Istituzioni

Fonte: The Guardian

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30 Internazionale 943 | 6 aprile 2012

Il vento di nordest attribuisce al pae-saggio contorni netti. Dalla cresta di quest’altura lo sguardo spazia su valli e colli grigioverdi, tra paesini color

ocra e torri di guardia che si susseguono fi-no a Perugia. L’Umbria è una regione ri-dente anche alla fine di questo freddo in-verno, ma Guido Alberti ha occhi solo per la sua avena appena spuntata. “Guardi che colore!”, esclama. “Questo verde bottiglia! Sembra quasi artificiale, non è vero?”. Ep-pure nei campi di Alberti non c’è niente di artificiale. L’uomo, che ha quasi sessant’an-ni, è uno dei 38.679 produttori biologici italiani e la sua azienda di Poggio Aquilone è una delle più grandi.

L’Italia conta più produttori biologici di qualunque altro paese europeo, ha un’estensione di coltivazioni biologiche seconda solo alla Spagna e può vantare il maggior numero di clienti dopo la Germa-nia. Guido Alberti, sua moglie Paola e i loro due dipendenti coltivano più di seicento ettari, contro una media nazionale di appe-na otto ettari. Una piccola parte della loro tenuta è ricoperta da boschi, ma il resto è composto da campi e pascoli.

Per fare il giro completo della proprietà, a trenta chilometri da Perugia, Alberti im-piega un’ora abbondante con il suo fuori-strada. Questa mattina è contento. La neve si è sciolta e quel che spunta sembra perfet-to. L’avena è rigogliosa, come il farro e il grano duro. Il terreno per le lenticchie, i ce-ci, i fagioli e le cicerchie è pronto e la legna raccolta nel bosco è ammonticchiata lungo la strada in cataste ben ordinate. Quando arriviamo a valle Alberti si ferma davanti a un enorme cumulo di letame e fa un gesto teatrale. “Questo è il mio tesoro!”, dice. “Le

aziende biologiche senza letame mi puzza-no sempre. Se il contadino non ha il letame, da dove viene il concime?”. I fornitori di concime di Alberti si trovano sotto una tet-toia. Sono 160 bovini bianchi della razza chianina, tra cui due tori, trenta vitelli e una mucca da latte, l’unica della mandria. La chianina è una razza autoctona molto ap-prezzata per la sua carne tenera e succosa. L’agricoltore parla con entusiasmo della robustezza dei suoi manzi, che restano tut-to l’anno all’aperto nei pascoli e invece del mangime concentrato mangiano soprat-tutto fieno. Per questo bevono moltissimo, e Guido Alberti mi mostra i corsi d’acqua che attraversano la sua tenuta. L’uomo rac-conta orgoglioso che ultimamente sono tornati i granchi di fiume, un ricordo dalla sua infanzia.

In questo mattino di inizio primavera, Alberti sembra il re di un mondo inconta-minato. Eppure il progetto della sua vita, l’agricoltura biologica italiana, è stato scre-ditato da uno degli scandali alimentari più gravi degli ultimi anni. La notizia è finita sulle prime pagine dei giornali anche in Germania: “Gatto con gli stivali”, è il nome dell’operazione condotta dalla guardia di finanza. Il 6 dicembre 2011 gli agenti hanno sequestrato a Verona 2.500 tonnellate di presunti prodotti biologici, in prevalenza mangimi e cereali, ma anche frutta fresca.

L’irruzione è stata preceduta da quattro anni di indagini per sospetta truffa. Prima di passare all’attacco gli inquirenti hanno controllato più di 700mila tonnellate di ali-

menti biologici, per un valore di 220 milioni di euro. Sette persone sono state arrestate, accusate, tra le altre cose, di frode. Il fatto è che i prodotti biologici sequestrati non era-no davvero biologici: provenivano da aziende agricole convenzionali, soprattut-to dalla Romania e da altri paesi dell’Euro-pa dell’est. I contraffattori non erano né agricoltori biologici né produttori. Lavora-vano tutti come importatori e come certifi-catori. Significa che alla frode hanno parte-cipato proprio quelli che dovrebbero verifi-care l’attendibilità dei produttori.

Più controlliIncontro Alessandro Triantafyllidis, il pre-sidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab), a Roma. Mi spiega che ultimamente la qualità del bio-logico si è ridotta: “Venticinque anni fa i certificatori erano più motivati, sono stati i veri pionieri dell’agricoltura biologica. Era-no loro stessi agricoltori e volevano diffon-dere le loro conoscenze tra i contadini. Og-gi invece si tratta perlopiù di burocrati, formati dagli stessi consorzi di verifica che poi li mandano a controllare le aziende agricole. Burocrati che nel peggiore dei ca-si falsificano documenti per ottenere un profitto”.

Come in Germania, anche in Italia i consorzi di certificazione del biologico so-

L’Italia punta sul biologico

Con più di un milione di ettari di coltivazioni, l’Italia è uno dei paesi europei che investe di più nell’agricoltura biologica. Ma la crescita di questo settore comporta molti rischi

Birgit Schönau, Die Zeit, Germania

Monti Sibillini, Umbria

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Da sapere

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Superficie dedicata alle coltivazioni biologiche, totale mondialeFonte: Die Zeit

2010

37 milioni di ettari11

milioni di ettari

Visti dagli altri

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Internazionale 907 | 22 luglio 2011 27

Stati UnitiPassaggio di consegne

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Nel senato degli Stati Uniti qualcuno vorrebbe eliminare i provvedimenti approvati da Barack Obama per facilitare i viaggi dei familiari e l’invio di denaro a Cuba. Alcuni pensa-no che questi ponti tesi verso l’isola siano una boccata d’os-sigeno per il governo cubano e che prolungheranno la sua permanenza al potere. Secon-do la teoria “privazione = rea-zione”, per ottenere un cam-biamento immediato bisogne-rebbe chiudere il rubinetto degli aiuti esteri. Ma in un si-mile scenario, tutto da verifi-

care, potrebbero rimanere in-trappolati undici milioni di persone e altrettanti stomaci.Chi sostiene la linea dura dice che basterebbe bloccare il flusso delle rimesse e dei viag-gi dei cubani-americani sull’isola per scuotere il pano-rama nazionale. Per dimostra-re questa tesi, loro ovviamen-te ci metterebbero la teoria e noi il corpo del martirio. Du-rante l’esperimento, e fino a quando non si arriva a una conclusione, le piscine nelle ville dei potenti in verde oliva continuerebbero a ricevere il

loro rifornimento di cloro, mentre l’internet satellitare dei figli di papà non diminui-rebbe neanche di un kilobyte. Il giro di vite non si farebbe sentire neanche sulla tavola delle gerarchie ufficiali.

In queste settimane ci sen-tiamo come cavie in un labo-ratorio gestito da persone lon-tane da noi. Gli artefici della “teoria della caldaia” sperano che la caldaia scoppi, ma non capiscono che l’esplosione po-trebbe innescare un ciclo di violenza che nessuno sa come o quando finirebbe. ◆ sb

Dall’Avana Yoani SánchezLa caldaia

StAti Uniti

nessun ingorgo apocalittico Le autorità locali l’avevano bat-tezzata carmageddon per scorag-giare gli automobilisti. L’apoca-lisse delle auto doveva avvenire a Los Angeles tra il 15 e il 17 lu-glio, quando un tratto di 16 chi-lometri della Interstate 405, un’autostrada dove transitano ogni giorno 500mila auto, è sta-to chiuso al traffico per lavori. Ma l’ingorgo più grande della storia non c’è stato. “La campa-gna di allarme ha funzionato”, scrive il Los Angeles Times. “E i lavori sono durati 17 ore me-no del previsto”.

in breveCile Il 19 luglio l’autopsia sulla salma di Salvador Allende ha stabilito che l’ex presidente si suicidò. ◆ Il 18 luglio il presiden-te Sebastián Piñera ha approva-to un rimpasto di governo che ha coinvolto otto ministeri. Venezuela Il 17 luglio il presi-dente Hugo Chávez è tornato a Cuba per sottoporsi a un ciclo di chemioterapia antitumorale.

Il 18 luglio il generale statunitense David Petraeus ha lasciato il comando delle truppe Usa e Nato in Afghanistan. Il giorno prima, l’Isaf aveva passato il controllo della provincia di Bamiyan alle forze di sicurezza locali, avviando il processo di transizione che terminerà con il ritiro dei militari stranieri entro la fine del 2014. Petraeus diventerà direttore della Cia al posto di Leon Panetta, nominato segretario alla difesa statunitense. Il comando dell’Isaf in Afghanistan è stato affidato al generale John Allen. ◆

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L’offensivadelle Farc Gli attacchi delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) sono in crescita. Lo con-ferma l’ultimo rapporto dell’ong Nuevo Arco Iris, che dimostra come nei primi sei mesi del 2011 gli attentati dei ribelli siano stati 1.115, il 10 per cento in più ri-spetto al 2010. Il leader delle Farc Alfonso Cano è recente-mente sfuggito a un raid dell’esercito, e il presidente co-lombiano Juan Manuel Santos è finito sotto accusa. “Ma gli at-tacchi erano in crescita già nel 2008”, scrive Semana. “Il pro-blema è nel cambio di strategia della guerriglia delle Farc, ora divise in microcellule di 4-5 uo-mini ciascuna e maggiormente radicate nelle zone rurali co-lombiane”.

ArgentinA

L’irancollabora Pur ribadendo la sua estraneità ai fatti, il 16 luglio l’Iran si è detto pronto a collaborare all’inchiesta sulla strage del 18 luglio 1994 al centro ebraico Amia di Buenos Aires, dove un’esplosione provocò 85 vitti-me. Da anni l’Argentina sospet-ta il coinvolgimento della Re-pubblica islamica, alla quale è stata chiesta più volte l’estradi-zione di alcuni suoi cittadini, tra cui l’attuale ministro della difesa, il generale Ahmad Vahi-di. “Ma Teheran nasconde la verità”, accusa La Nación, “e non consegnerà i presunti re-sponsabili della strage”.

Attacchi delle Farc in Colombia dal 2009 al 2011, primi sei mesi

Fonte: Corporación Nuevo Arco Iris (Ong)

2009 855

2010 1.012

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David Petraeus a Washington, il 23 giugno 2011

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Internazionale 926 | 2 dicembre 2011 43

Messico

nio e cinquanta chili a Saint Louis. La Barbie seguì le orme di tanti criminali: at-traversò il confine e si rifugiò in Messico. Invece di mettere fine alla sua carriera di narcotrafficante, l’incriminazione diede inizio alla sua scalata al vertice dei cartelli messicani della droga. Per un trafficante di 25 anni in ascesa, negli anni novanta Nuevo Laredo era il posto ideale per fare affari. La guerra tra cartelli messicani non era anco-ra scoppiata, e lungo il confine esistevano zone in cui il commercio di droga rimaneva quasi fuori dalla loro influenza. La Barbie era uno dei circa venti trafficanti indipen-denti che lavoravano sotto l’ala di Dionisio García, un boss affermato, che gli vendeva la cocaina in cambio di una tangente di 60mila dollari al mese.

Fin dall’inizio della sua carriera la Barbie aveva sempre voluto essere autono-mo e nel corso degli anni imparò a racco-gliere informazioni sui poliziotti e sugli al-tri trafficanti, grazie a una rete di “falchi”, un gruppo di informatori composto da tas-sisti, camerieri e venditori ambulanti. A differenza dei suoi rivali, la Barbie preferi-va mantenere un profilo basso. I suoi colla-boratori non sembravano trafficanti: lui voleva che fossero educati, discreti e puliti. Non dovevano mai presentarsi al lavoro

ubriachi o drogati e non dovevano fare del male a donne e bambini.

Ma la situazione di apparente tranquil-lità lungo il confine finì presto. Nel giro di qualche anno le principali organizzazioni criminali cominciarono a combattere per il controllo del territorio, e di colpo Nuevo Laredo diventò uno snodo troppo impor-tante per rimanere indipendente. Intorno al 2002 gli Zetas cominciarono a penetrare nella zona, dopo aver stretto un’alleanza con il cartello del Golfo, che era guidato da Osiel Cárdenas, meglio conosciuto con il nomignolo di “Ammazza amici”. Il primo obiettivo di Cárdenas fu sbarazzarsi di Dio-nisio García, che fu trucidato in modo rac-capricciante. Cárdenas assunse il controllo del traffico di cocaina, imponendo prezzi

più alti. “Da ora in avanti”, disse ai traffi-canti indipendenti, “la coca la comprate da me”.

La Barbie, era furioso per l’assassinio di García, ma non poté fare altro che accetta-re la situazione. Non passò molto tempo prima che Cárdenas finisse nelle mani del-la giustizia e un anno dopo aver ucciso Gar-cía fu arrestato dall’esercito. Uscito di sce-na l’Ammazza amici, la Barbie, che nel frattempo aveva compiuto 29 anni, decise di smettere di pagare la tangente ai cartelli. “La Barbie rifiutò di versare la tassa al car-tello del Golfo per una tonnellata di cocai-na”, ha raccontato una fonte interna alla polizia. “Il cartello non la prese bene. E co-minciò una spirale di violenza che avrebbe segnato Laredo negli anni successivi”.

Gli Zetas e il Golfo misero subito una taglia sulla testa della Barbie, il quale fu co-stretto a cercare protezione presso un car-tello rivale. García era stato in buoni rap-porti con il cartello Beltrán Leyva, gestito da quattro fratelli: Arturo, Alfredo, Héctor e Carlos . Agivano soprattutto nel Messico occidentale, ma progettavano di acquisire il controllo del confine di Laredo dopo es-sersi schierati con Joaquín Guzmán, capo del cartello di Sinaloa. El Chapo, così è chiamato Guzmán, è il narcotrafficante più

Da sapereLe vittime del narcotraffico in MessicoFonte: Christian Science Monitor

2008

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2009

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2010

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La polizia indaga dopo un omicidio a Tijuana, gennaio 2010GU

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Internazionale 901 | 10 giugno 2011 17

Nessuna indicazione geografi-ca, solo “nord della Cisgiorda-nia”. Nessun nome, solo “il ra-gazzo dai capelli bianchi”. Nessuna professione, solo una generica attività con il compu-ter, abbastanza per guada-gnarsi da vivere. Sempre che riesca a trovare un lavoro. Il nostro uomo è stato licenziato da un’azienda privata dietro pressioni dell’Autorità Nazio-nale Palestinese (Anp).

Ma l’ho incontrato per un altro motivo. Un motivo che ha a che fare con i suoi trenta mesi di detenzione ammini-

strativa in Israele. Lo hanno interrogato per circa un mese e, dato che non riuscivano a trovare prove contro di lui, lo hanno incarcerato senza pro-cessarlo. Tutto questo poco dopo essere uscito da una pri-gione palestinese. Ma no, dice, non vuole parlare di questa esperienza. Delle torture, dell’impotenza delle organiz-zazioni umanitarie, della soli-tudine. Gli chiedo se è stato lì che gli sono venuti i capelli bianchi. Lui annuisce.

Con atteggiamento pru-dente mi chiede di scrivere

che “lui e la sua famiglia erano accusati di essere affiliati ad Hamas”. Centinaia di inse-gnanti, come suo fratello mag-giore, sono stati licenziati dal-le scuole dell’Anp dopo la rot-tura tra Hamas e Al Fatah nel 2007. Un tribunale palestinese ha stabilito che i licenziamenti sono illegali e che gli inse-gnanti devono essere reinte-grati ma nessuno ha rispettato la sentenza. Anche se Hamas e Al Fatah si sono riconciliate il ragazzo non ha speranze di trovare lavoro. Il suo futuro, dice, è via da qui. u as

Da Ramallah Amira HassIl ragazzo dai capelli bianchi

“Un dialogo cominciato sul fuoco della rivolta”. Il settimanale Al Kifah al Arabi parla dell’incontro tra il presidente Bashar al Assad e il “comitato del dialogo”, nato per creare un ponte con i manifestanti e assicurare un’apertura democratica in Siria. L’annuncio di un’amnistia per i prigioneri politici fatto da Assad non

ha convinto gli oppositori siriani riuniti ad Antalya, in Turchia, dove stanno arrivando centinaia di rifugiati. Il gruppo – che comprende sia i Fratelli musulmani sia gli attivisti per i diritti umani – la considera una “falsa concessione”. Intanto nel paese si moltiplicano le manifestazioni: il 5 giugno è scoppiata una rivolta anche ad Hama, città simbolo della repressione degli anni ottanta, dove sono morte sessanta persone. Secondo l’agenzia di stampa Sana, il 6 giugno sono morti almeno 120 poliziotti a Jisr al Shughur in un attacco da parte di “gruppi armati” non meglio identificati. “Si temono forti rappresaglie sulla popolazione”, scrive il quotidiano Al Hayat. L’8 giugno Francia e Gran Bretagna hanno presentato al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione di condanna delle violenze in Siria. u

SiriaFalse concessioni

Al Kifah al Arabi, Libano

In bReveArabia Saudita Il 7 giugno il consiglio consultivo di re Abdul-lah (nella foto) si è pronunciato a favore della partecipazione del-le donne alle elezioni ammini-strative del 2015.Nigeria L’8 giugno cinque per-sone sono morte a Maiduguri, nel nordest del paese, in una se-rie di esplosioni nei commissa-riati di polizia. Gli attentati sono stati attribuiti alla setta islami-sta Boko Haram.Sudan Il 7 giugno gli scontri tra i soldati di Khartoum e quelli di Juba a Kadugli, nel Sud Kordo-fan, hanno causato sei morti.Tunisia L’8 giugno il primo mi-nistro ad interim Beji Caid Es-sebsi ha annunciato che le ele-zioni dell’assemblea costituen-te, previste per il 24 luglio, sono state rinviate al 23 ottobre.

buRkIna FaSo

Il pugno di ferrodi Compaoré Sette persone sono rimaste uc-cise in una sparatoria a Bobo-Dioulasso, dove l’esercito è in-tervenuto per sedare una rivolta di soldati. Novantatré militari sono stati arrestati. È la prima volta che il presidente Blaise Compaoré ricorre all’uso della forza per piegare gli ammutina-menti che si diffondono nel pae-se da settimane. “Per il momen-to Compaoré si gode la vittoria”, scrive Afrik. “Nominandosi ministro della difesa, ha corso un rischio ma è stato ricompen-sato perché la popolazione ha appoggiato l’operazione. Ora deve stare attento: gli ammuti-namenti potrebbero trasformar-si in una fronda contro di lui”.

IRaq

Cento giorniin più Il 7 giugno è scaduto l’ultima-tum dei cento giorni, che il pre-mier Nuri al Maliki si era prefis-sato per lanciare le riforme e mi-gliorare la vita dei cittadini, scri-ve Al Esbuyia. Il 6 giugno Mali-ki ha dichiarato che nessuno dei ministri si sarebbe dimesso e ha concesso altri cento giorni al go-verno. Su Facebook è stata con-vocata una grande manifesta-zione contro le autorità per il 10 giugno. u Il 6 giugno cinque sol-dati statunitensi sono rimasti uccisi in un attacco nel centro dell’Iraq.

EPA

/AN

SA

Fonti: iraqbodycount.net, icasualties.org

Numero di vittime dall’inizio della guerra in Iraq (19 marzo 2003). Dati aggiornati alle 16 dell’8 giugno 2011

Iracheni 101.366-110.719

Soldati statunitensi 4.460Soldati di altre nazionalità 318

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In copertinal’ora che il mio contratto finisca”, mi ha con­fessato. Cerca di risparmiare tutto quello che guadagna, destina una cifra modesta alle spese quotidiane e un po’ di soldi li manda alla famiglia per le necessità più strette usando i servizi di trasferimento del­le rimesse che applicano tassi da usurai. Il resto finisce in un deposito bancario di cui si preoccupa moltissimo: “Che tipo di impre­sa dovrei avviare? Un negozio o un servizio di taxi?”.

Lavoratori in trappolaSecondo Human rights watch (Hrw), in Qa­tar più di un milione di lavoratori migranti è intrappolato nel sistema della kafala (spon­sorizzazione). Nel Rapporto di Hrw del 2013 si legge che la kafala “vincola la residenza legale di un lavoratore migrante al suo dato­re di lavoro o ‘sponsor’. Gli stranieri non possono cambiare lavoro senza il consenso del loro garante, se non in casi eccezionali e con il permesso del ministero dell’interno. Se un lavoratore lascia il suo sponsor, per esempio se subisce abusi, quest’ultimo può denunciarlo per ‘diserzione’, condannan­dolo al carcere o alla deportazione. Per uscire dal Qatar, i migranti devono ottenere un visto d’uscita dal loro sponsor ma, come denunciano alcuni lavoratori, a volte gli vie­ne negato. A quel punto i migranti non han­no modo di sporgere denuncia o ottenere giustizia. Inoltre, le leggi sul lavoro non si applicano ai collaboratori domestici, in gran parte donne, a cui sono negati diritti di base come il limite all’orario di lavoro e il giorno libero settimanale”.

Con il taxi siamo passati vicino Barwa al Baraha, un’imponente città in costruzione che dovrebbe ospitare i lavoratori di Doha. Il mio tassista non prevede di trasferirsi lì in tempi brevi. Non è chiaro a quali lavoratori lo stato concederà il permesso di residenza. Come molte altre cose in Qatar, la difficile condizione di vita degli immigrati è eviden­te e viene sfruttata a proprio favore nella sorprendente strategia di promozione dell’emirato. L’astuta Sheikha Mozah bint Nasser al Missned, seconda moglie dell’emiro e principale ideatrice del “mar­chio” Qatar, ha creato la Qatar foundation on combating human trafficking e nel 2002 l’emiro ha inaugurato la commissione na­zionale per i diritti umani. Con una sempli­ce firma il sovrano potrebbe mettere fuori legge il sistema della kafala, ma sarebbe troppo faticoso. Meglio mantenere intatte le condizioni che permettono ai qatarioti di condurre una vita lussuosa e creare piutto­sto delle docili organizzazioni non governa­tive, che si limitino a lanciare rimproveri nel

caso di un incidente troppo grave e a con­vincere gli hotel a organizzare serate di gala a favore dei migranti – cioè per gli stessi ca­merieri e addetti alle pulizie che lavorano in quegli eventi.

La tv Al Jazeera è naturalmente una par­te importante del marchio Qatar. E non so­no solo i suoi detrattori a denunciare il con­trollo delle autorità qatariote sull’emitten­te. Alcuni giornalisti che ci lavorano parlano di episodi di censura. Non si potevano criti­care i ribelli libici né ora quelli siriani, e non si può parlare delle condizioni dei lavorato­ri migranti. Nel settembre del 2011 il rispet­tato direttore di Al Jazeera, Wadah Khanfar, si è dimesso dopo aver contribuito a costrui­re la reputazione del canale. Khanfar era stato l’artefice del posizionamento del ca­nale a favore della nuova leadership libica e, in particolare, dell’ex primo ministro del governo di transizione Mahmud Jibril. Il palazzo tuttavia voleva assumere il pieno

controllo del canale e Khanfar è stato sosti­tuito con Ahmed bin Jassim al Thani, un ex dirigente della QatarGas senza esperienza giornalistica.

Mentre mi trovavo a Doha, il primo mi­nistro (dal 2007) e ministro degli esteri (dal 1992) Hamad bin Jassim al Thani ha detto di essere deluso dalla reticenza occidentale ad adottare il modello dell’intervento libico in Siria. Lui vuole armare i ribelli. Per que­sto il Qatar ha espulso il personale diploma­tico siriano e allacciato pieni rapporti con l’opposizione. Nel quartiere di Qutaifiya, non lontano dall’ambasciata libica, sorge la nuova ambasciata siriana. All’ingresso non ci sono controlli di sicurezza. Entro senza problemi e chiedo di vedere Nizar al Hara­ki, l’ambasciatore per la Coalizione nazio­nale siriana delle forze rivoluzionarie e di opposizione, o un suo portavoce. L’uomo alla reception, Mohammed, mi passa una fotocopia con un numero di telefono e un indirizzo email, e mi chiede di telefonare a Omar Adlabi, un poeta, che si è fatto una buona reputazione quando stava a Beirut.

I ribelli siriani non si preoccupano della contraddizione di ricevere sostegno da un regime autoritario (che alla fine del 2012 ha mandato in carcere il poeta Mohammad ibn al Dheeb al Ajami per aver criticato l’emiro). Vogliono la loro rivoluzione, a pre­scindere da dove provengano gli aiuti. Na­turalmente il Qatar ha i suoi interessi. Ha finanziato i Fratelli musulmani in tutto il Nordafrica e in Siria. La Fratellanza è il vei­colo preferito dell’emirato e per i Fratelli musulmani l’unica esigenza democratica è poter svolgere un ruolo politico nei paesi

38 Internazionale 1002 | 31 maggio 2013

Da sapere Gli investimenti qatarioti nel mondo

MadagascarTerre coltivabili Australia

Terre coltivabili,Allevamenti

KenyaTerre coltivabili

CambogiaTerre coltivabili

UcrainaTerre coltivabili Turchia

Infrastruttureportuali

CinaTerre coltivabili,Comunicazioni,Finanza,

RussiaMiniere

SingaporeAlberghi

SudanTerre coltivabili

Egitto* QATAR

*Il Qatar sostieneeconomicamente i governirivoluzionari di Egittoe Tunisia

Tunisia*

SudafricaTerre coltivabili

BrasileZucchero,Terre coltivabili

FranciaSport, lusso, alberghi,immobiliare, energiaGermaniaAutomobiliGreciaEnergia, �nanzaItaliaLusso, alberghiPaesi BassiEnergiaPortogalloEnergia

Regno UnitoImmobiliare,lusso, �nanza,grandi magazziniSpagnaEnergia, sport,immobiliareSveziaImmobiliareSvizzeraAlberghi, energia,�nanza, sport

ArgentinaTerre coltivabili

AlgeriaFertilizzanti

u L’economia del Qatar è ancora strettamente dipendente dal gas naturale, di cui il paese detiene le maggiori riserve a livello mondiale dopo Russia e Iran (dati Opec 2012). Per diversificare le sue attività Doha ha creato nel 2005 la Qatar investment authority, un fondo di investimento da 115 miliardi di dollari che ha interessi in tutto il mondo.

FON

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Da sapere

Popolazione totale 1,7

milioni

Cittadini225mila

Fonte: Human rights watch

u Il Qatar ha 1,7 milioni di abitanti, tra cui 1,2 milioni di lavoratori migranti e migliaia di apolidi. Per ottenere la cittadinanza bisogna aver risieduto nel paese per 25 anni.

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22 Internazionale 992 | 22 marzo 2013

In copertinacontrolli sui flussi di capitale. In questo mo-do ha evitato una grave e prolungata reces-sione. L’anno scorso la sua economia è cre-sciuta del 2,5 per cento.

La soluzione proposta a Nicosia somi-gliava un po’ a quella irlandese. Ma era mol-to peggiore. Le banche cipriote hanno biso-gno di 17 miliardi di euro. Le istituzioni in-ternazionali hanno suggerito allo stato ci-priota di indebitarsi, accettando un prestito di 10 miliardi, e di raccogliere il resto con un prelievo forzoso sui depositi. Un piano de-vastante. L’aumento del prestito avrebbe fatto salire il debito pubblico cipriota ben oltre il 100 per cento del pil. L’economia dell’isola è già in recessione e, con altre mi-sure di austerità, quest’anno potrebbe subi-re una contrazione del 5 per cento. L’aspetto peggiore della proposta, tuttavia, era la tas-sa sui conti correnti: un’idea immorale, per-ché i piccoli correntisti sono semplicemen-te dei risparmiatori che usano i servizi ban-cari. Perché avrebbero dovuto farsi carico degli errori delle banche? Ma ancora più grave è stata la sconsideratezza del proget-to. Il sistema bancario si basa sulla fiducia: i risparmiatori devono pensare che in banca i loro soldi sono al sicuro, altrimenti corre-rebbero a ritirarli, facendo così fallire gli istituti che li custodiscono. Una perdita di fiducia da parte dei correntisti può causare una corsa agli sportelli. E per come stanno le cose a Cipro, è quasi sicuro che appena le banche riapriranno, questa corsa ci sarà. Per questo il governo ha deciso di tenerle chiuse. Possiamo solo immaginare le riper-cussioni che questo assalto potrebbe avere in Grecia, dove le banche cipriote hanno grossi depositi, e in altri paesi dell’eurozo-na. È evidente: a Cipro si è cercato di creare un precedente. I correntisti dei paesi perife-rici e con banche deboli ne terranno conto.

Le proposte della troika puntavano a colpire soprattutto i capitali russi di prove-nienza equivoca. Un intento lodevole. Ma la cura immaginata era peggiore della ma-lattia. Il piano europeo avrebbe affossato l’economia cipriota e minato la fiducia in tutte le banche europee. Oggi Cipro ha di-verse opzioni. E non deve farsi ricattare per paura di uscire dall’eurozona. Se decidesse di seguire l’esempio dell’Islanda, forse l’ar-rogante e miope establishment europeo aprirebbe finalmente gli occhi. u bt

Costas Lapavitsas è un economista greco. Insegna alla Scuola di studi orientali e afri-cani dell’Università di Londra.

Quando il 16 marzo ha accettato di tassare i depositi bancari, il presi-dente di Cipro Nicos Anastasia-des ha chiaramente sottovalutato

le conseguenze della sua scelta. Certo non pensava di scatenare una tale rabbia collet-tiva, e non si aspettava che il parlamento bocciasse la proposta.

Da politico pragmatico e razionale, ha dato per scontato che davanti alla minaccia di una bancarotta dell’economia i partiti avrebbero accettato la tassazione dei depo-siti bancari. Non immaginava che tanti po-litici ed economisti avrebbero chiesto di abbandonare l’euro e lasciar affondare le banche in crisi. In questo atteggiamento c’è una componente di quel populismo ribelle e irresponsabile che abbiamo imparato a conoscere bene. Ma ci sono anche motivi perfettamente legittimi per essere contrari all’accordo raggiunto da Anastasiades con Bruxelles. Imponendo una tassa del 6,75 per cento sui depositi inferiori a centomila euro, il presidente non ha protetto gli inte-ressi dei piccoli risparmiatori. Non si è op-posto al prelievo forzoso e non ha preparato un piano alternativo.

Quando il 18 marzo è emerso che la tas-sa è stata un’idea del governo, è apparso evidente che le critiche erano fondate. All’eurogruppo importa solo che Nicosia racimoli 5,8 miliardi di euro, chiunque sia a pagare. Anastasiades ha pensato che man-tenendo relativamente basso il tributo dei grandi correntisti (appena sotto il 10 per

cento) avrebbe potuto fermare la fuga di capitali esteri e fare in modo che Cipro re-stasse un centro bancario internazionale.

Ma la verità è che qualsiasi prelievo sui depositi avrebbe comunque allontanato i grandi capitali, e il governo avrebbe dovuto accorgersene e considerare altre soluzioni. Per esempio avrebbe dovuto contestare la cifra che secondo il fondo obbligazionario Pimco serviva alle banche per non fallire, sottolineando che era il risultato di supposi-zioni sbagliate avallate dalla Banca centrale di Cipro. Capirlo non era poi così difficile, considerando che il governatore della ban-ca centrale cipriota (nominato dall’Akel, il Partito progressista dei lavoratori, al gover-no insieme al Raggruppamento democrati-co di Anastasiades) aveva avviato una cro-ciata per incolpare le banche di tutti i mali del paese e assolvere il governo da ogni re-sponsabilità.

Una posizione difficilePerché l’esecutivo non ha contestato la cifra stabilita dal Pimco e ha invece sostenuto un governatore che non ha nascosto di voler distruggere le banche? Se avesse agito di-versamente, avrebbe potuto ridurre di tre o quattro miliardi la cifra stabilita per il salva-taggio. Anastasiades ha messo se stesso e il governo in una posizione difficile, e a que-sto punto è molto improbabile che riesca a far approvare la sua proposta. E ancora una volta non sembra avere un piano alternati-vo. u as

Gli erroridi AnastasiadesCyprus Mail, Cipro

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Da sapereIl debito pubblico cipriota, percentuale sul pil

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Senza il prelievo sui depositi bancari

Con il prelievo sui depositi bancari

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Internazionale 1007 | 5 luglio 2013 89

in breveGenetica È stato analizzato il dna di un osso di cavallo conser-vato nel permafrost dello Yu-kon, in Canada, risalente a 700mila anni fa. Ne è emerso che gli equidi (cavalli, asini, ze-bre) avrebbero un antenato co-mune vissuto tra i 4 e i 4,5 milio-ni di anni fa. Molto prima di quanto si pensasse, spiega Natu-re. Inoltre, risulta che il cavallo di Przewalski (nella foto), origi-nario della Mongolia e conside-rato l’unico cavallo selvaggio vi-vente, si è separato dai cavalli domestici 50mila anni fa. Paleontologia La modifica dell’anatomia della spalla, che rende gli esseri umani più abili degli scimpanzé nel lancio di oggetti, potrebbe essere antica. Sembra che la morfologia mo-derna di spalla fosse già presen-te nell’Homo erectus, dando a questo ominide un vantaggio nella caccia, scrive Nature.

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Salute

Malati di austerità I nuovi studi sugli effetti della crisi sulla salute raggiungono conclusioni sempre più preoc-cupanti: nei paesi europei colpi-ti dalla recessione sono raddop-piati i tassi di suicidio. aumen-tano le malattie infettive, tra cui l’hiv, l’ansia, la depressione e l’abuso di droghe e alcol. In Grecia la malaria è ricomparsa per la prima volta dal 1970 ed è in crescita anche la mortalità infantile. a incidere sullo stato di salute degli europei non sono solo la disoccupazione o la po-vertà, commenta il British Me-dical Journal, ma anche i tagli alla sanità che si traducono in servizi di cura e prevenzione carenti. Le politiche di austeri-tà, continua il giornale in un editoriale, devono considerare le implicazioni future dei tagli: risparmiare oggi può portare a costi più elevati domani se i bi-sogni sanitari non sono soddi-sfatti.

Salute

Cure precoci contro l’hiv Le nuove linee guida per l’aids dell’Organizzazione mondiale della sanità consigliano di co-minciare la terapia antiretrovi-rale precocemente, quando il si-stema immunitario del paziente è ancora forte. Questo cambia-mento di strategia nei tempi del trattamento potrebbe evitare tre milioni di morti nel mondo e 3,5 milioni di nuovi casi di infezio-ne da hiv entro il 2025.

L’ottimismo riduce il ri-schio di cardiopatia?

da tempo gli scienziati sono consapevoli del legame diretto tra benessere psicologico e sa-lute del cuore: gli studi dimo-strano che la depressione e l’ansia possono aggravare le condizioni dei cardiopatici. esaminando i risultati di oltre duecento studi si è visto che l’ottimismo e la speranza, in-sieme a una discreta felicità e al senso di appagamento per la

propria vita, sono legati alla ri-duzione del rischio di cardio-patia e ictus. Non è facile chia-rire queste correlazioni. Non si sa, per esempio, se l’ottimismo abbia un effetto diretto sulla salute o se sia vero il contrario, cioè che chi mangia bene, fa movimento e ha una buona sa-lute generale ha più motivi per essere ottimista. da alcuni studi è emerso l’effetto benefi-co dell’ottimismo perfino in-crociandolo con fattori come la condizione socioeconomi-

ca, il peso corporeo e il vizio del fumo. uno studio, per esempio, ha seguito ottomila persone scoprendo un minore rischio di cardiopatia tra chi si riteneva più contento e appa-gato nella sfera lavorativa, ses-suale e familiare, ma non nelle relazioni amorose e nello stan-dard di vita.Conclusioni L’ottimismo è as-sociato a un minore rischio cardiovascolare, ma non si sa se abbia un effetto diretto.The New York Times

Davvero? Anahad O’Connoril bicchiere mezzo pieno

biodiversitàMeno fondi meno tutela

Quanto investe ogni paese per proteggere la biodiversità? Per scoprirlo l’équipe del biologo anthony Waldron ha raccolto i dati disponibili tra il 2001 e il 2008, mettendoli in relazione al numero di specie minacciate e alla dimensione dei paesi. Ne è emersa una lista di stati in cui i fondi per la biodiversità sono

scarsi e in cui un piccolo investimento salverebbe molte specie a rischio. In testa alla classifica c’è l’Iraq che, come altri paesi coinvolti in un conflitto, non riesce a proteggere l’ambiente. Gibuti è al secondo posto, e la vicina eritrea all’ottavo. È probabile che in africa orientale anche etiopia e Somalia siano in difficoltà, ma per questi due paesi non è stato possibile raccogliere dati. L’angola è al terzo posto. Il kirghizistan, quarto, fa parte insieme all’uzbekistan dell’area arida dell’asia sottofinanziata. I paesi islamici dell’asia centrale hanno meno della metà dei fondi di quelli con livelli simili di biodiversità. Poiché i fondi derivano da donazioni, questo fa pensare che le scelte dei paesi donatori – come Stati uniti e Germania – non siano condizionate solo dalle reali necessità ambientali. Le Isole Salomone e la Malesia, infine, fanno parte di un’area tropicale, che comprende anche l’Indonesia, in cui la biodiversità è poco finanziata. u

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Persone che ricevono effettivamente i farmaci

Secondo i nuovi criteri

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Economiasettore immobiliare ai supermercati e all’editoria, sta investendo in molte ditte di città secondarie della Cina, dove le aziende occidentali faticano ad arrivare. John Ria-dy, il nipote di Mochtar, dice che i contatti con i cinesi “ci fanno sentire a casa nostra”. Il governo di Pechino ha istituito un mini-stero che si occupa dei contatti con i cinesi all’estero.

Non c’è da stupirsi: in Cina la maggior parte degli investimenti diretti esteri arriva da quelli che si possono definire “emigrati”. Nel 2010 circa due terzi dei 105 miliardi di dollari confluiti in Cina sotto forma di inve-stimenti diretti esteri provenivano da loca-lità come Hong Kong e Taiwan, i cui abitan-ti sono più o meno tutti cinesi ma si com-portano come se facessero parte della dia-spora. Questi dati vanno interpretati con una certa cautela: a volte le aziende cinesi riciclano il denaro sporco passando da Hong Kong per approfittare degli incentivi concessi agli investitori stranieri. In ogni caso è chiaro che chi appartiene a gruppi etnici cinesi investe in Cina con più tran-quillità. Gli emigrati cinesi servono anche da tramite per gli stranieri che vogliono fare affari in Cina. Secondo uno studio della Harvard business school, per le aziende sta-tunitensi con molti dipendenti sinoameri-cani è più facile investire in Cina senza biso-gno di creare una joint venture con un’azienda locale.

Mentre alcuni migranti finiscono per vivere stabilmente nel paese d’arrivo, altri studiano o lavorano all’estero solo per un periodo di tempo limitato, oppure a un cer-to punto si trasferiscono in un altro paese. “Non è necessario scegliere dove vivere”, sostiene Kathleen Newland del Migration policy institute di Washington. “Si può ri-manere a cavallo tra due o più paesi”. Que-sta continua circolazione permette alle idee e alle conoscenze di diffondersi, come il sangue permette all’ossigeno e al glucosio di raggiungere tutto il corpo.

I vantaggi sono visibili in aziende come la Fortis, una catena di cinquanta cliniche private in India. Malvinder e Shivinder Singh, i fratelli che l’hanno fondata, hanno studiato entrambi economia negli Stati Uniti, dove hanno imparato, a detta di Shi-vinder, “una certa disciplina”. “Se si vive solo in India è naturale misurarsi solo con gli standard indiani”, dice Shivinder. “Ma quando vivi all’estero ti misuri con il meglio che esiste al mondo”. Quando il padre si è ammalato di cancro, i due fratelli Singh hanno avuto l’opportunità di conoscere da vicino la sanità statunitense. Shivinder ha notato che i migliori ospedali non solo ave-

Yan. Gli immigrati sono solo un ottavo della popolazione statunitense ma, secondo Vi-vek Wadhwa della Duke university, un quarto delle aziende di ingegneria e tecno-logia nate tra il 1995 e il 2005 aveva almeno un fondatore d’origine straniera. L’eccezio-nale creatività dei migranti rispecchia senz’altro il carattere di quelle persone che prendono armi e bagagli, e si procurano un visto per cominciare una nuova vita. E uno studio di William Maddux della scuola di economia aziendale Insead e di Adam Ga-linsky della Northwestern university rivela che il semplice fatto di emigrare rende più creativi. I due ricercatori hanno sottoposto gli studenti di un master in business admi-nistration a una prova, confrontando i risul-tati di chi aveva vissuto all’estero con chi non l’aveva fatto. A ogni studente sono stati dati una candela, una scatola di fiammiferi e una scatola piena di puntine. Il loro com-pito era fissare la candela a un muro in mo-do che bruciasse bene, senza che la cera colasse sul tavolo o sul pavimento. Il proble-ma della candela, inventato dallo psicologo Karl Duncker, è considerato una buona pro-va di creatività perché bisogna immaginare di usare un oggetto per uno scopo diverso da quello per cui è stato progettato. Circa il 60 per cento dei migranti ha trovato la solu-zione (creare un candeliere improvvisato fissando al muro la scatola delle puntine), contro il 42 per cento dei non migranti.

La creatività dei migranti è accentuata dalla loro capacità di coinvolgere collabora-tori vicini e lontani. Nella Silicon valley, scrive AnnaLee Saxenian dell’università di Berkeley, più della metà degli scienziati e degli ingegneri cinesi e indiani scambia consigli su opportunità tecnologiche o eco-nomiche con i connazionali rimasti a casa. Da uno studio del centro di ricerca Kauff-man foundation risulta che l’84 per cento degli imprenditori indiani rimpatriati sente

vano dei medici bravi, ma erano anche ben organizzati. I dottori seguono procedure standard, invece di affidarsi all’istinto come fanno i loro colleghi indiani. Questo siste-ma può essere un limite per i medici più dotati ma permette di migliorare la qualità generale. Le cliniche Fortis hanno portato l’eccellenza statunitense nel sobrio conte-sto indiano. Un chirurgo statunitense molto quotato può effettuare tra le 250 e le 350 operazioni all’anno, mentre un chirurgo delle cliniche Fortis ne esegue circa 1.200. Un esercito di assistenti si occupa dei com-piti più semplici, lasciando che i chirurghi si concentrino solo sugli interventi. Anche se i Singh pagano bene i loro medici, un’opera-zione ai reni che negli Stati Uniti può costa-re fino a centomila dollari nelle loro cliniche ne costa meno di diecimila. Per essere all’avanguardia, spiega Shivinder, la Fortis assume soprattutto medici indiani che han-no studiato o lavorato all’estero. Gli specia-listi portano nuove conoscenze e hanno buoni contatti. Quando devono affrontare un problema complesso, sanno a chi man-dare un’email per chiedere consiglio.

La seconda vita della cartaDal momento che i migranti guardano il mondo attraverso più filtri culturali, spesso individuano opportunità invisibili a perso-ne che sono venute in contatto con una sola cultura. Per esempio Cheung Yan, una ci-nese residente negli Stati Uniti, aveva nota-to che gli americani buttano via montagne di carta e che le navi che trasportavano mer-ci cinesi negli Stati Uniti tornavano indietro semivuote. Allora la donna ha raccolto la carta da macero e l’ha spedita in Cina per riciclarla e produrre scatoloni, molti dei quali tornano negli Stati Uniti con dentro un televisore. Grazie alla sua intuizione, Cheung è diventata miliardaria.

Il mondo è pieno di donne come Cheung

44 Internazionale 927 | 8 dicembre 2011

Da sapere Cinesi e indiani nel mondo

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Canada Gran Bretagna

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96 Internazionale 914 | 9 settembre 2011

Il diario della Terra

u Tra sei mesi potrebbe arri-vare la prima salsiccia prodot-ta in laboratorio. Mark Post, dell’università olandese di Maastricht, è riuscito a far cre-scere in provetta cellule mu-scolari di maiale, nutrendole con un siero di feto di cavallo. Le fibre hanno raggiunto i 2,5 cm di lunghezza e gli 0,7 di lar-ghezza. Ma la mancanza di sangue e di mioglobina rende queste fibre anemiche. Post progetta di sviluppare anche cellule di bovino, per produrre hamburger entro un anno.

In realtà, scrive New Scientist, la produzione di carne in provetta non è così vi-cina, nonostante decenni di ri-cerche. In teoria i vantaggi del-

La bistecca del futuroEthical living

Demografia Nel 2050 un essere umano su quattro sarà africano

Siccità Le Nazioni Unite hanno annunciato che una se-sta regione della Somalia, quella di Bay, è stata colpita dalla siccità. Secondo gli esperti dell’Onu, 750mila per-sone rischiano di morire nei prossimi quattro mesi.

Terremoti Un sisma di ma-gnitudo 6,6 sulla scala Richter ha colpito l’isola indonesiana di Sumatra, causando la morte di un bambino. Altre scosse so-no state registrate a Taiwan, nel nord dell’Argentina, al lar-go di Panama e in Alaska.

Incendi Un incendio ha di-strutto seicento case e più di diecimila ettari di vegetazione in Texas, negli Stati Uniti. Cicloni Quarantuno perso-ne sono morte e decine risulta-no disperse nel passaggio del

la carne artificiale sono molti. Invece di uccidere gli animali, basterebbe prelevare piccole quantità di tessuto e farlo mol-tiplicare in laboratorio. Finora i ricercatori sono riusciti a ot-tenere 30 cicli di divisione cel-lulare, ma ne servono molti di più. Inoltre, è ancora aperta la ricerca di un nutriente per queste cellule che non sia di origine animale. Un altro van-taggio è ambientale: la carne in provetta richiede dal 7 al 45 per cento di energia in meno rispetto a quella convenziona-le, il 99 per cento di superficie coltivabile in meno, dall’82 al 96 per cento di acqua in meno e produce dal 78 al 96 per cen-to di gas serra in meno.

tifone Talas sull’ovest del Giappone. u L’uragano Katia si è indebolito prima di rag-giungere il mar dei Caraibi.

Rinoceronti Le autorità sudafricane potrebbero tagliare i corni ai rinoceronti del paese per evitare che siano uccisi dai bracconieri. Dall’inizio dell’anno sono stati uccisi 279 animali.

Biodiversità Per preservare la biodiversità è meglio avere poche colture intensive e il resto del territorio lasciato a foresta, piuttosto che una maggiore estensione di terre coltivate in modo più naturale. Lo sostiene uno studio con-dotto in Ghana e nell’India settentrionale. Tuttavia, scri-vono i ricercatori su Science, in altri habitat potrebbe essere vero il contrario.

u Alla fine di ottobre si varcherà la soglia dei sette miliardi di abi-tanti. Nel mondo nascono in media due o tre bambini al secondo, ma il ritmo dovrebbe rallentare e nel 2050 non dovremmo essere

più di nove o dieci miliardi. Con quasi 1,7 miliardi di abitanti, l’In-dia supererà la Cina e la Nigeria diventerà il terzo paese più popo-loso. L’Africa è il continente con il tasso di crescita più forte.

+153%

Africa occidentale

+146%

Africa orientale

+122%

+69%

Asia occidentale

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Oceania

+52%

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Milioni di abitanti nel 2050, stime

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18 Internazionale 901 | 10 giugno 2011

Europa

Non è stata una sorpresa: con il voto del 5 giugno il Portogallo è entrato in una nuova fase po-litica. Sei anni di governo so-

cialista si sono conclusi con le dimissioni da leader del partito di José Sócrates, che a marzo aveva già lasciato la guida del go-verno. Un gesto inevitabile, se si tiene con-to dell’entità della sconfitta subita dal Par-tito socialista.

Questa svolta è dovuta in buona parte al voto di protesta contro l’ex primo mini-stro, causato dal piano di salvataggio nego-ziato con il Fondo monetario internaziona-le, l’Unione europea e la Banca centrale europea, dalla crisi economica e dal falli-mento del suo stile di governo. In altre pa-role, i portoghesi erano più impazienti di dare il benservito al primo ministro uscen-te che di vedere Pedro Passos Coelho, il leader del Partito socialdemocratico (Psd, di centrodestra) e probabile prossimo pre-mier, salire le scale del palazzo di São Ben-to, la sede del governo.

Tutto questo fa intuire le difficoltà che si troverà ad affrontare chi guiderà la nuo-va maggioranza di centrodestra. Nono-stante abbia ottenuto una vittoria netta, Passos Coelho sa bene di non aver conqui-stato fino in fondo la fiducia dei portoghe-si. E sa che sarà messo alla prova in un cli-ma rovente: dovrà governare il paese dopo l’entrata in vigore del rigido e inflessibile programma di austerità messo a punto dal-la trojka, cioè l’Fmi, l’Unione e la Bce.

Il panorama politico è cambiato. Tutta-via, com’era prevedibile, il paese ha vissuto questa campagna elettorale come un sem-plice intermezzo tra la firma dell’accordo sul programma di salvataggio internazio-

nale e l’inizio della sua attuazione, che det-terà la politica del governo per il futuro. Per farla breve, dopo una pausa di poche setti-mane, durante le quali abbiamo semplice-mente scelto chi sarà incaricato di attuare il programma della trojka, siamo tornati all’incubo iniziale. E visto che dobbiamo fare i conti con la realtà, sappiamo che, per mettere in pratica il pacchetto economico già approvato, servirà, se non un governo a tre, una solida intesa parlamentare fra i tre partiti principali, socialisti, socialdemo-cratici e popolari. L’applicazione del pro-gramma incontrerà inoltre innumerevoli ostacoli: dalle proteste di piazza al dibatti-to sulla costituzionalità dell’accordo.

Il peso dell’astensioneIn ogni caso, le dimissioni di Sócrates sono state un sollievo per i socialisti. Il leader uscente aveva ormai fatto il suo tempo e oggi il partito ha l’opportunità di ricostru-irsi una nuova immagine. Si tratta di un

Nel Portogallo in crisivince il centrodestra

Nelle elezioni del 5 giugno i conservatori hanno conquistato la maggioranza assoluta. Ma dovranno limitarsi ad applicare il piano di austerità già approvato dal precedente governo

Público, Portogallo

processo naturale in democrazia, in cui non c’è nulla di drammatico. I socialisti potranno riflettere sugli errori commessi, per ridefinire il nuovo ruolo del partito nel-la società portoghese e reimpostare il di-battito interno che era scomparso sotto la leadership di Sócrates.

Qualche parola va detta anche sull’astensione, superiore al 41 per cento: è stata più elevata rispetto al 2009 e ha stabi-lito un record assoluto per le elezioni poli-tiche. È un segnale allarmante e dimostra che la crisi ha alimentato più l’indifferenza che l’impegno. Non meno preoccupante è il fatto che le liste elettorali siano comple-tamente sfasate rispetto alla realtà, con un gran numero di persone morte ma ancora presenti nei registri. È un dettaglio che non sembra preoccupare nessuno. Se le liste fossero state aggiornate, l’astensione oggi risulterebbe più bassa e il rigore maggiore. Ma c’è qualcuno a cui queste cose interes-sano? u ab

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Il futuro premier portoghese Pedro Passos Coelho, al centro

Il nuovo parlamento portoghese. affluenza alle urne 58,9%

Blocco di sinistra 8 | Coalizione democratica unitaria 16 | Partito socialista 73Partito socialdemocratico (centrodestra) 105 | Partito popolare 24 | Seggi da assegnare 4

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Internazionale 927 | 8 dicembre 2011 27

La coalizione di centrosinistra Kukuriku (Chicchirichì, dal nome del ristorante dove è stato siglato il patto elettorale), guidata dai socialdemocratici di Zoran Milanović, ha ottenuto una netta vittoria alle elezioni legislative croate del 4 dicembre, conquistando 81 seggi su 151 al parlamento di Zagabria. Altrettanto netta, scrive Novi List, è la sconfitta dell’Hdz della premier uscente Jadranka Kosor. Indebolito dai numerosi scandali in cui è stato coinvolto negli ultimi anni, il partito conservatore ha ottenuto solo 47 seggi. Con questi numeri il centrosinistra dovrebbe poter governare con un largo margine di manovra. Lo attendono però sfide difficili, commenta il quotidiano di Zagabria. Prima di tutto il nuovo governo dovrà contrastare la corruzione dilagante. In secondo luogo dovrà riuscire a rilanciare l’economia, in forte crisi e con un pil praticamente fermo, e risolvere il problema della disoccupazione, che ha raggiunto il 17 per cento. Le riforme dovranno puntare soprattutto a limitare lo strapotere di cui hanno goduto finora le grandi aziende e le lobby economiche più influenti. La coalizione guidata da Milanović dovrà poi introdurre un nuovo stile di governo, marcando una netta differenza rispetto all’arroganza del precedente esecutivo, dare ascolto all’opposizione e tener conto delle posizioni del vero “partito di maggioranza”, cioè il gran numero di croati che non è andato a votare. In poche parole, il futuro premier dovrà dimostrare di essere all’altezza della situazione, soprattutto in vista dell’ingresso del paese nell’Unione europea, in programma per il 2013. u

CroaziaZagabria va a sinistra

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Zoran Milanović a Zagabria il 4 dicembre 2011

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Jankovića sorpresa Le elezioni anticipate del 4 di-cembre in slovenia si sono chiu-se con un risultato inatteso. Con il 28, 5 per cento dei voti il primo partito è infatti slovenia positi-va, la formazione di centrosini-stra fondata a ottobre dal sinda-co di Lubiana Zoran Janković (nella foto), che ha staccato di due punti i conservatori dell’sds di Janez Janša, già premier dal 2004 al 2008. Com’era previsto, sono crollati invece i socialde-mocratici del premier uscente Borut Pahor, sfiduciati dal parla-mento a settembre dopo la sconfitta di giugno nel referen-dum sulla riforma delle pensio-ni. “A quanto pare”, commenta Delo, “Janković ha vinto perché è l’opposto di Janša. La stessa cosa successe anche tre anni fa, quando Janša fu sconfitto da Pa-hor. Forse gli sloveni non hanno ancora perdonato all’ex premier i metodi usati quando era al go-verno”. Comunque “l’instabilità non è finita”. Janković, infatti, “dovrà dimostrare di poter crea-re un governo forte”: una coali-zione che potrebbe coinvolgere il partito di Pahor e i centristi di Gregor virant.

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in breveGrecia-Macedonia Il 5 dicem-bre la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha stabilito che Atene, mettendo il veto all’in-gresso di skopje nella Nato nel 2008, ha violato un accordo si-glato nel 1995. La Grecia conte-sta il nome Macedonia, che è lo stesso di una sua provincia.Gran Bretagna L’alta corte di Londra ha stabilito il 5 dicembre che Julian Assange potrà fare ri-corso alla corte suprema contro la sua estradizione in svezia.Kosovo-Serbia Il 3 dicembre Pristina e Belgrado hanno fir-mato un accordo che prevede la gestione comune dei varchi di frontiera tra i due paesi.

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Finalmente un governo Il 5 dicembre, al termine di una crisi durata 540 giorni, il re Al-berto II ha nominato primo mi-nistro elio di rupo. Alla testa di una coalizione formata da so-cialisti, cristianodemocratici e liberali fiamminghi e francofo-ni, di rupo è il primo vallone a guidare un governo dal 1974. Il nuovo esecutivo, osserva La Li-bre Belgique, “somiglia molto a quello uscente di yves Leter-me”, dal quale eredita 13 mini-stri su 19, tra cui l’ex titolare del-le finanze didier reynders. “A di rupo”, scrive De Morgen, “restano i due anni e mezzo fino alle prossime elezioni per con-vincere gli elettori fiamminghi” di poter guidare il paese verso le riforme istituzionali che tutti aspettano.

Il nuovo parlamento sloveno

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Kukuriku (centrosinistra) 81 | Hdz 47 | alleanza democratica di slavonia e barania 6 | laburisti 6 | altri 11

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16 Internazionale 1010 | 26 luglio 2013

Asia e Pacifico

Il 21 luglio l’elezione per il rinnovo di metà dei seggi della camera alta (o dei consiglieri) si è conclusa con un trionfo apparentemente indiscutibile

del Partito liberaldemocratico (Pld), al go-verno. Il Partito democratico giapponese (Pdg) ha perso così tanti voti da non poter più essere considerato uno dei “due grandi partiti del paese”. I partiti d’opposizione non solo sono entrati in campagna elettora-le già indeboliti, ma non hanno saputo co-ordinarsi contro il Pld. È evidente che nes-sun altro partito avrebbe potuto vincere le elezioni. Il primo ministro Shinzō Abe, lea-der del Pld, aveva definito il cosiddetto “parlamento distorto” – con la camera alta controllata dall’opposizione e la camera bassa in mano al Pld – il suo “arcinemico” e ora il suo partito è riuscito a prendere il con-trollo di entrambe le camere. È la prima volta dal 2006 che i due rami del parlamen-to sono in mano al partito di governo. Tut-

Trionfo con riserva per Shinzō AbeHirotomo Maeda, Mainichi Shimbun, Giappone

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Il premier Abe nella sede del Partito liberaldemocratico, 22 luglio 2013

tavia è ancora presto per dire che il governo Abe navigherà in acque tranquille. Questa vittoria dà al governo il via libera per prose-guire con cautela, ma non dimostra neces-sariamente che i giapponesi approvino tut-to il suo programma. La campagna elettora-le, infatti, si è concentrata sulle riforme per risollevare l’economia, e nessun altro punto è stato sottoposto al giudizio dei cittadini.

Il 23 luglio il Giappone ha partecipato per la prima volta ai negoziati del Partena-riato transpacifico (Ttp), un accordo di libe-ro scambio tra i paesi affacciati sul Pacifico sostenuto dagli Stati Uniti, considerato da-gli agricoltori giapponesi come una minac-cia; ma durante la campagna elettorale Abe non aveva fatto alcun riferimento all’accor-do. Nel frattempo, a proposito del sistema pensionistico pubblico da riformare, il Pld ha continuato a ripetere che i profitti degli investimenti del sistema seguono i prezzi della borsa, ignorando del tutto il problema

nel suo complesso. Quanto alle riforme co-stituzionali, il partito sembra non aver in-tenzione di mettere in discussione la revi-sione dell’articolo 9, che sancisce la rinun-cia alla guerra e che Abe persegue da tem-po. A questo proposito vedremo se il 15 agosto, anniversario della fine del secondo conflitto mondiale in Giappone, Abe visite-rà il santuario Yasukuni, che celebra i cadu-ti giapponesi, inclusi alcuni criminali di guerra. Durante la campagna elettorale il Pld ha mantenuto nell’ombra le idee care al primo ministro sulle modifiche costituzio-nali e l’interpretazione della seconda guer-ra mondiale.

Affluenza molto bassaSecondo molti osservatori l’elezione del 21 luglio è stata una verifica del lavoro del go-verno Abe, ma in realtà l’interesse degli elettori è rimasto circoscritto alle questioni economiche. Alla vigilia del voto il governo ha scoccato tutte le frecce in fatto di politica economica, a partire dalla svalutazione dello yen fino alla crescita del mercato azio-nario, ed è probabile che gli elettori abbia-no solo voluto concedere al governo un po’ di tempo dopo un inizio così vigoroso. Se l’opinione pubblica non comincerà a perce-pire una reale ripresa economica, l’ottimi-smo potrebbe presto scemare. In altre pa-role, il partito deve affrontare una lotta contro il tempo, e questo è il momento di concentrarsi sulle questioni economiche.

La camera alta dovrebbe esaminare le decisioni prese dalla camera bassa, che ha più poteri, e mantenersi al di sopra delle parti. Più il parlamento è squilibrato e più la camera alta dovrebbe dimostrare la capaci-tà di fare da moderatore. Tuttavia, finora i partiti d’opposizione hanno usato la mag-gioranza alla camera alta contro le proposte del Pld. L’impossibilità di approvare una legge è diventata la norma, e i giapponesi hanno cominciato a considerare la camera alta come un ostacolo. In questo senso una delle ragioni della vittoria schiacciante del Pld potrebbe essere il desiderio di stabilità degli elettori. Tra l’altro, bisogna conside-rare che l’affluenza del 21 luglio è stata la terza più bassa dal dopoguerra. Un altro problema è stata la divergenza di voto tra i distretti elettorali più ricchi e quelli più po-veri. È quindi evidente che l’uso dell’agget-tivo “schiacciante” per la vittoria del Pld è azzardato. I giapponesi non hanno dato car-ta bianca ad Abe, e il primo ministro farà bene a ricordarlo. u as

Partito comunista 11 | Partito democratico 59 | Altri 10 | Your Party 18 | Partito della restaurazione del Giappone 9 | Nuovo Komeitō 20 | Partito liberaldemocratico 115 |

Composizione della camera dei consiglieri dopo il voto del 21 luglio 2013

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Internazionale 1020 | 4 ottobre 2013 47

negativi del programma in termini di politica estera.

no. Appariva su uno schermo nella sala operativa, da-vanti al vicepresidente, al ministro della difesa e ad altri alti funzionari che gli comunicavano le decisioni che erano pronti a prendere. Non è facile protestare quando tante persone di grado superiore al tuo hanno già preso una decisione.

Tuttavia, nel giugno del 2011 due episodi – prima l’arresto e il successivo rilascio di Raymond Davis, il collaboratore della Cia accusato di aver ucciso due pa-chistani in una strada di Lahore, poi il raid che ha por-tato all’uccisione di Osama bin Laden ad Abbottabad – avevano ulteriormente peggiorato i rapporti tra Stati Uniti e Pakistan. Preoccupato di bilanciare il vantaggio a breve termine degli attacchi (rimuovere i potenziali nemici dal campo di battaglia) e il loro costo a lungo

--

gione), Munter decise di usare quella che riteneva fosse la sua autorità per fermare un attacco. Come avrebbe ricordato in seguito, le cose andarono così.

Gli chiesero se era d’accordo su un particolare attac-co e rispose di no.

Leon Panetta, all’epoca direttore della Cia, disse che l’ambasciatore non aveva nessun potere di veto: quelle erano decisioni che spettavano ai servizi segreti. Munter rispose che in base all’articolo 22 del codice fe-derale degli Stati Uniti, il presidente delega il suo am-basciatore, attraverso il segretario di stato, a guidare la politica americana in un paese straniero. Questo signi-

senza la sua approvazione.Sconcertato, Panetta rispose: “Beh, io non lavoro

per te, amico”.“E io non lavoro per te”, rispose Munter.Poi intervenne il segretario di stato Hillary Clinton:

“Ti sbagli, Leon”.

Sconcertato, Panetta rispose: “Beh, io non lavoro per te, amico”.“E io non lavoro per te”, rispose Munter.Poi intervenne il segretario di stato Hillary Clinton: “Ti sbagli, Leon”.E Panetta replicò in tono secco: “Ti sbagli tu, Hillary”

E Panetta replicò in tono secco: “Ti sbagli tu, Hilla-ry”.

A quel punto, la discussione andò avanti. Quando il segretario di stato e il direttore della Cia non sono d’ac-cordo, la decisione viene presa al piano di sopra.

-po, James Steinberg chiamò Munter per informarlo che non aveva nessuna autorità per porre il veto su un attac-co. Gli spiegò che come ambasciatore poteva dichiarar-si contrario, e che le sue obiezioni sarebbero state mes-se a verbale, ma la decisione sarebbe stata presa a un livello più alto. Era una chiara vittoria per la Cia.

Quella stessa estate, il generale David Petraeus pre-se il posto di Panetta. Prima di assumere l’incarico, Pe-traeus andò da Kabul, dove era capo delle operazioni militari, a Islamabad, per incontrare Munter. Quella sera a cena, il generale puntò un dito contro il petto dell’ambasciatore.

“Ha presente quello che è successo durante quella riunione?”, gli chiese. “Non succederà più”.

Munter si sentì mancare. Pensò che il nuovo diret-tore della Cia, che apprezzava, stesse per minacciarlo. Invece Petraeus disse: “Non la metterò mai più nella condizione in cui si sentirà costretto a opporsi a un at-tacco. Se è preoccupato per le conseguenze a lungo termine, se c’è un problema di contesto, di tipo etico, voglio saperlo prima. Possiamo lavorare insieme per

-nuto la parola. Munter non ha dovuto mai più contesta-

ha lasciato Islamabad, nell’estate del 2012.A quel punto, i tentativi d Brennan di razionalizzare

il processo decisionale hanno cominciato a dare dei ri-sultati. Nel 2012 il numero di raid in Pakistan e Yemen è sceso a 88, e da allora è diminuito ancora. Questa ri-duzione è dovuta in parte ai risultati ottenuti. “Ci sono meno capi di Al Qaeda da colpire”, mi ha detto un fun-zionario della Casa Bianca che sta lavorando alla nuova linea dell’amministrazione. La riduzione dei raid “è stata decisa dal presidente. Non abbiamo bisogno di una lista di venti persone. Non dobbiamo trovarne ven-ti se ce ne sono solo dieci. Abbiamo smesso di preoccu-parci dei numeri, quindi la cifra è diminuita”.

Qualsiasi storia di come gli Stati Uniti han-

meno di parlare dei droni. Nonostante gli interrogativi che hanno sollevato, e per quanto abbiano messo gli Stati Uniti

----

re attacchi senza precedenti. Oggi, anche se le cellule locali di Al Qaeda continuano a essere una minaccia in

-cato e realizzato gli attacchi dell’11 settembre è stata annientata. Quando è stato ucciso Bin Laden, gli ame-ricani hanno festeggiato nelle strade.

detto Barack Obama in un discorso sull’antiterrorismo

Da sapere I droni in Yemen

Dati aggiornati al 30 agosto 2013. Fonte: The Long War Journal

Numero di attacchi aerei statunitensi in Yemen

Numero di vittime civili

02002 2009 2010 2011 2012 2013

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22

41 6 235

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46 Internazionale 1020 | 4 ottobre 2013

In copertina-

no l’amministrazione a mettere un freno alle missioni con i droni. Durante le riunioni con John Brennan, che prima di diventare il direttore della Cia, a marzo del 2013, è stato per quattro anni il consulente antiterrori-smo di Obama, Morrell si mostrava preoccupato per il fatto che ormai si usavano i droni per colpire chiunque

-zione di terrorista. E insisteva nel dire che, se lo scopo del programma era indebolire Al Qaeda e proteggere gli Stati Uniti dagli attacchi terroristici, quei raid indi-scriminati erano controproducenti.

Brennan si è impegnato a scegliere gli obiettivi con maggiore prudenza. Nel 2010 ha organizzato degli in-contri settimanali in cui si decidevano le condanne a morte dei potenziali successori di Bin Laden e Khalid Sheik Mohammed prima di chiedere l’approvazione a Obama. Brennan chiedeva una de�nizione chiara. C’erano gli “obiettivi di alto valore”, che erano espo-nenti di alto rango di Al Qaeda o dei taliban; le “minac-ce imminenti”, come i carichi di bombe diretti verso il

signature strikes, gli attacchi che vengono condotti in base all’at-tività che una persona sta svolgendo e non perché se ne conosce l’identità.

In questi incontri, che Brennan presiedeva nella sa-la operativa della Casa Bianca, le decisioni che veniva-no prese erano di due tipi: giuridiche e politiche. Di so-lito partecipavano rappresentanti del Pentagono, della Cia, del dipartimento di stato, del centro nazionale an-titerrorismo e, inizialmente, del dipartimento di giusti-zia, ma a un certo punto gli avvocati hanno smesso di andarci. Nella prima parte della riunione si discuteva-no gli aspetti giuridici. La vittima prescelta era un obiettivo legittimo? Era un esponente di alto livello di Al Qaeda? Poteva essere considerato un pericolo “im-mediato”? L’arresto era un’alternativa praticabile? Solo dopo aver vagliato questi elementi, la discussione si spostava sugli aspetti politici. Era una buona idea ucci-dere quella persona? Come avrebbero reagito le auto-

governo del Pakistan o dello Yemen? Che conseguenze avrebbe avuto per la sua organizzazione? Avrebbe mi-gliorato le cose o le avrebbe peggiorate?

Spesso era lo stesso Brennan a fare le domande più incalzanti. Due persone che partecipavano regolar-mente agli incontri lo hanno descritto come una perso-

-teggiamento “quasi sacerdotale”. Un altro dei parteci-panti solitamente scettico e cauto era James Steinberg, il vicesegretario di stato per i primi due anni e mezzo del primo mandato di Obama. Steinberg cercava di far rispettare il rigoroso elenco di criteri legali stilato dal consulente legale del dipartimento di stato Harold Koh. In base a questi parametri, gli obiettivi dei raid dovevano essere “esponenti importanti” di Al Qaeda che stavano progettando attacchi contro gli Stati Uniti, i suoi cittadini o le sue forze armate. Koh era sicuro che, anche se i suoi criteri non sarebbero mai stati accettati dagli attivisti per i diritti umani, a livello di diritto inter-nazionale gli attacchi potevano essere considerati una

forma di autodifesa, e per questo motivo riteneva che l’amministrazione avrebbe dovuto renderli pubblici. Nel corso del primo mandato di Obama, l’amministra-zione ha discusso a lungo su quanto di quel processo decisionale fosse opportuno rivelare. Durante i dibat-titi, la posizione di Koh sulla trasparenza era nettamen-te minoritaria.

Durante le riunioni, spesso si discuteva molto. I mi-litari e la Cia respingevano i rigidi parametri di Koh. I comandanti delle forze speciali, in particolare, detesta-vano quello che consideravano uno sforzo eccessivo

dicevano, era la perdita di vite americane. Dato che ve-nivano dalla prima linea, le loro argomentazioni aveva-no un peso notevole. Cameron Munter, un veterano della diplomazia che è stato ambasciatore degli Stati Uniti in Pakistan tra il 2010 e il 2012, sentiva questo pe-so ogni volta che cercava di dire la sua. Secondo lui, gli Stati Uniti perdevano prestigio ogni volta che facevano un raid con i droni. Mentre alcuni settori dell’esercito e dei servizi segreti pachistani erano convinti dell’impor-tanza di quegli attacchi, la popolazione era sempre più arrabbiata e i politici sempre più ostili. Il suo compito era di evitare una crisi, ma la segretezza del program-

e difendere le scelte di Washington.

Scontro al verticeI nodi sono venuti al pettine nell’estate del 2011, duran-te una riunione a cui Munter partecipava in videocon-ferenza. La dinamica di questi incontri – in cui si passa-va alle considerazioni politiche dopo aver discusso gli aspetti giuridici – favoriva il sostegno unitario agli obiettivi politici. Quasi tutti i partecipanti preferivano concentrarsi sul successo della battaglia contro i nemi-

Durante le riunioni i comandanti delle forze speciali detestavano quello che consideravano uno sforzo eccessivo per

legalmente” la loro guerra

Dati aggiornati al 30 settembre 2013. Fonte: The Long War Journal

Da sapere I droni in Pakistan

02004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

1 1 3 5

35

53

117

64

46

23

Numero di vittime civili

20 114144331 30

Numero di attacchi aerei statunitensi in Pakistan

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64 Internazionale 971 | 19 ottobre 2012

Economiaposti di lavoro della Germania derivava dai pagamenti provenienti dall’estero. Già allo-ra i vicini europei compravano molti pro-dotti tedeschi. Già allora questi acquisti erano finanziati attraverso i debiti. Il mec-canismo era molto simile a quello attuale, e si può dire che allora sia cominciato tutto. Anche il miracolo economico tedesco di quegli anni non è stato altro che una cresci-ta fondata sul debito. Nell’affermare certe cose sembra quasi di svelare un segreto, ma in realtà è vero il contrario. Si tratta di una banalità. Certo che la crescita del passato è stata prodotta da un indebitamento. È sem-pre così e non può essere diversamente.

La produzione di zuppaPer comprendere questo aspetto bisogna cimentarsi in un piccolo gioco d’immagina-zione. Ipotizziamo che in Germania esista una sola azienda che produce, diciamo,

zuppa. Poniamo che l’impresa disponga di un capitale iniziale di 500mila euro e che lo impieghi per pagare i suoi operai e gli altri dipendenti impegnati nella produzione della zuppa. Il personale spende tutta la sua paga in consumi, perché in fin dei conti ha bisogno di mangiare. I 500mila euro, quin-di, tornano nelle casse del produttore di zuppa e il ciclo economico si chiude.

Poco tempo dopo, però, chiude anche l’azienda. Una ditta del genere, infatti, non può sopravvivere a lungo. Un’entrata di 500mila euro e un’uscita di 500mila euro implicano che il proprietario dell’impresa non incassa nessun utile e che non può au-mentare lo stipendio dei dipendenti. Quin-di non avviene nessun miracolo economi-co. La ricchezza manca e la povertà è diffu-sa.

Per avere una crescita economica e quindi maggior benessere, l’impresa deve incassare più denaro di quanto ne spenda. I 500mila euro che rimbalzano tra l’azienda e la manodopera devono trasformarsi in seicentomila. Ma com’è possibile raggiun-gere questo obiettivo?

È questa la domanda cruciale del capi-talismo, il mistero fondamentale dell’eco-nomia di mercato. Già nel 1885 Karl Marx scriveva nel secondo libro del Capitale: “Come fa l’intera classe dei capitalisti a riti-rare costantemente dalla circolazione 600

lire sterline se ne introduce costantemente solo 500?”. Già, come fa? Marx si concentrò a lungo sulla questione, ma non andò molto lontano. Solo anni dopo l’economista au-striaco Joseph Schumpeter trovò una solu-zione: nel 1926 Schumpeter scrisse che l’imprenditore di talento “insegue il suc-cesso” ricorrendo ai prestiti. In altri termi-ni, si può dire che per permettere all’econo-mia di crescere qualcuno deve contrarre un debito.

Può essere che lo faccia il nostro produt-tore di zuppa o un altro imprenditore che voglia aprire, per esempio, un panificio e prenda in prestito centomila euro per paga-re i suoi dipendenti. Così i consumatori te-deschi hanno a disposizione un totale di 600mila euro che tornano nelle casse delle aziende. A questo punto il produttore di zuppa comincia a registrare un guadagno, i tedeschi possono mangiare la zuppa insie-

me al pane e l’economia cresce. Ma non per molto, perché ben presto il produttore di pane rischia il collasso. Seicentomila euro non bastano per ottenere un aumento delle entrate rispetto alle uscite. Per fare in modo che l’economia continui a crescere occorre altro denaro. Ma dove andarlo a prendere? Anche questa volta qualcuno dovrà con-trarre un debito. Uno dei nostri due impren-ditori dovrà chiedere un finanziamento oppure dovrà nascere una terza azienda.

Negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale l’economia

tedesca è cresciuta proprio in questo modo: le imprese chiedevano soldi in prestito. “L’industria del paese delle meraviglie è molto più indebitata della concorrenza estera”, scriveva Der Spiegel nel 1962. Il passato della Germania, quindi, è stato un passato di debiti.

Alla fine le imprese tedesche sono riu-scite a pagare quanto dovevano ai creditori, ma l’economia ha continuato a crescere. Anche questo si può spiegare attraverso il nostro esperimento immaginario. Se le im-prese non contraggono più debiti, l’econo-mia può crescere comunque, ma solo se al-tri entrano in gioco chiedendo un prestito. Per esempio i consumatori. Se alcuni priva-ti si fanno prestare una certa somma per comprare più zuppa e più pane, le nostre imprese registrano un’entrata maggiore, possono assumere altri collaboratori e pa-gare salari più alti.

Così i debiti degli uni fanno crescere il fatturato degli altri. Gli operai e gli impiega-ti se la passano meglio e poco dopo possono permettersi l’arrosto e i ravioli. Ma i consu-matori indebitati devono onorare obblighi sempre più ingenti, e prima o poi risulterà evidente che non ce la faranno mai a salda-re il conto. Allora nasce il rischio del falli-mento. È quanto sta succedendo ai greci, agli spagnoli e agli italiani, che un tempo erano ottimi clienti delle aziende tede-sche.

A differenza delle macchine a vapore, delle lampadine e delle automobili, i debiti non si possono toccare con mano. La prima macchina a vapore fu una rivoluzione, la prima lampadina un miracolo, la prima au-tomobile una rivelazione. Oggi tutte queste invenzioni sono simbolo del progresso e del benessere che si sono diffusi all’intera uma-nità negli ultimi due secoli e mezzo. La stes-sa cosa vale per il telegrafo, la locomotiva e l’aeroplano. I debiti, invece, sono solo cifre scritte su carta. Forse è questo il motivo per cui pochi sanno che l’uno non può esistere senza gli altri: non ci può essere benessere senza debiti.

Nel 1769 lo scozzese James Watt inven-tò la macchina a vapore. Nel 1879 lo statu-nitense Thomas Alva Edison concepì la lampada a incandescenza. Nel 1886 il tede-sco Carl Benz sviluppò la prima automobi-le. Furono menti geniali, importanti nella storia dell’umanità quanto grandi condot-tieri come Alessandro Magno, Federico II o Giulio Cesare. Ma fecero tutto da soli? “Non aveva con sé neanche un cuoco?”, si chiede Bertolt Brecht nella poe sia Doman-de di un lettore operaio. Alessandro Magno non aveva al seguito nessun soldato pronto

I debiti non sono né positivi né negativi. Esistono dovunque si crei ricchezza. Se il benessere aumenta, aumentano anche i debiti

Da sapereDisoccupazione e pil in Germania, percentuali.

2009

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2010

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2011

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2012

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2013

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2009

�,�2010

�,�2011

�,�2012

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2013

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Prodotto interno lordo

Tasso di disoccupazione

Fonti: Eurostat, Fondo monetario internazionaleInternazionale 902 | 17 giugno 2011 35

Due anni fa gli interessi sui titoli di sta-to emessi dai paesi dell’eurozona hanno cominciato ad attirare l’at-tenzione di investitori diversi dagli operatori dei mercati obbligaziona-ri. Il rendimento dei titoli irlandesi,

portoghesi e greci è salito alle stelle rispetto a quello dei titoli tedeschi (un parametro di riferimento per i mercati), lasciando a Dublino, Lisbona e Atene la diffi-cile scelta tra il default e il salvataggio. L’Italia sembra-va la prossima della lista. Nel 2010 il rapporto tra debi-to pubblico e pil era salito al 119 per cento, e l’anda-mento dell’economia faceva pensare a possibili diffi-coltà nel mantenere gli impegni presi con gli investito-ri.

La credibilità acquisita in passato, tuttavia, ha per-messo all’Italia di superare la minaccia. Dal 1992 fino allo scoppio della crisi, il governo ha accumulato un avanzo primario di bilancio (cioè il saldo positivo tra entrate e uscite, senza contare gli interessi sul debito) e in generale i conti pubblici sono peggiorati meno di quelli di molti altri paesi dell’eurozona, soprattutto grazie a forti riduzioni del disavanzo pubblico. Alla fine l’Irlanda ha preso il posto dell’Italia ed è diventata la “i” del poco lusinghiero acronimo Pigs (maiali), ini-zialmente creato per Portogallo, Italia, Grecia e Spa-gna. Nessuna banca italiana è fallita e, invece di dover-si piegare al Fondo monetario internazionale o all’Unione europea, l’Italia è diventata uno dei mag-giori contribuenti al fondo di salvataggio per le econo-mie europee in difficoltà.

Ma questo quadro è eccessivamente confortante. “È un po’ come dire che durante una tempesta è me-glio avere una chiatta che una barca da regata”, osserva Bill Emmott, ex direttore dell’Economist e autore di Forza, Italia: come ripartire dopo Berlusconi (Rizzoli 2010). “Con una chiatta si vincono le gare quando non ci sono tempeste. E fortunatamente in economia le tempeste non sono la regola”.

È vero che l’Italia ha evitato il disastro durante l’ul-tima tempesta, ma è altrettanto vero che la sua econo-mia arranca da decenni. Nel 2008, l’anno del fallimen-to della Lehman Brothers, il calo della crescita italiana è stato maggiore e più rapido della media dell’eurozo-na. Nel 2010, quando in Europa è cominciata la ripre-sa, l’Italia è cresciuta più lentamente. “Quando le cose vanno male, di solito evitiamo il crollo”, dice Domeni-co Siniscalco, ex ministro delle finanze oggi alla Mor-gan Stanley. “Purtroppo non cresciamo quando le cose vanno bene”.

La visione rosea dell’economia italiana poggia su due assunti che sono veri solo a metà. Il primo è che l’Italia sia un paese prevalentemente esportatore, co-me la Germania. È vero, ci sono molte imprese che

esportano con successo in tutto il mondo. Alcune han-no nomi famosi come Benetton, Prada e Ferrari. Altre, come Luxottica, sono meno note, ma producono arti-coli che poggiano sui nasi di molte persone (gli occhia-li da sole Ray Ban e Oakley). Questo però non basta a fare del paese un campione delle esportazioni. A diffe-renza della Germania, l’Italia ha la bilancia commer-ciale in rosso dal 2005. La sua base industriale è ancora la sesta al mondo, ma la Gran Bretagna, spesso dipinta come un nano industriale, produce ed esporta più au-tomobili dell’Italia.

Un’altra convinzione radicata è che l’alto livello di risparmio privato, in genere investito in titoli di stato o semplicemente parcheggiato in banca, tiene l’econo-mia al riparo dai guai. L’Italia è considerata un caso isolato nell’eurozona, una specie di Giappone euro-peo, perché solo una piccola parte del suo debito pub-blico è nelle mani dei volubili investitori stranieri. Se-condo il Fondo monetario, in realtà, il 47 per cento del debito pubblico italiano è detenuto all’estero, una per-centuale inferiore alla maggior parte dei paesi europei ma non certo ristretta.

Una tesi più convincente a sostegno della solidità italiana è che il debito pubblico è così grande che gli investitori non possono permettersi di abbandonarlo: i titoli di stato italiani sono il terzo mercato obbligazio-nario al mondo. Per gli investitori che vogliono puntare su titoli di stato denominati in euro non ci sono molte altre scelte. Questa forza apparente, tuttavia, ha una controindicazione: una particolare vulnerabilità in ca-so di rialzo dei tassi d’interesse. Il costo sostenuto dall’Italia per il suo debito cresce di una quantità pari all’1 per cento del pil ogni volta che i tassi aumentano di un punto percentuale. Una prospettiva inquietante per un paese che non cresce.

L’economia in una tazzina di caffèLa mancata crescita è stata la principale debolezza dell’economia italiana negli ultimi vent’anni. Le im-prese hanno un problema di produttività e competiti-vità. Per inquadrare meglio la questione, possiamo paragonare l’economia italiana a un bar. Molti italiani

In copertina

Perché l’Italianon cresce

Fonte: The Economist

Da sapere

130

120

110

100

902000

Produttività del lavoro, valore del 2000 = 100

20042002 2006 20092001 2005 20082003 2007 2010

Italia

Francia

Germania

Gran Bretagna

Giappone

Stati Uniti

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104 Internazionale 992 | 22 marzo 2013

Il diario della Terra

L’Onu ha dichiarato il 2013 Anno internazionale della qui-noa. Ma in Bolivia tutto questo interesse per il piatto naziona-le è stato accolto con senti-menti contrastanti. Secondo gli esperti di La Paz, la cre-scente domanda internazio-nale di quinoa mette a rischio l’agricoltura boliviana e l’am-biente, oltre a danneggiare i consumatori locali. La quinoa è una pianta coltivata da sette-mila anni sulle Ande, molto resistente e adattabile a diver-se condizioni ambientali.

Per le sue qualità nutrizio-nali è diventata popolare negli ultimi decenni nei paesi indu-strializzati. Canada, Francia e Stati Uniti hanno aumentato le importazioni, trasformando la quinoa in “un’importante fonte di reddito per i produtto-ri dell’altopiano meridionale della Bolivia”, scrive SciDev. Ma gli esperti locali sono pre-occupati, perché questo svi-luppo del mercato ha compor-tato pratiche agricole più in-tensive, ha aumentato l’ero-sione del suolo e ha sottratto pascoli ai lama e alle pecore. L’allontanamento degli ani-mali ha ulteriormente peggio-rato la qualità dei terreni, ren-dendoli meno fertili. Le coltu-re intensive hanno fatto au-mentare anche i parassiti. In effetti, la coltivazione della quinoa, come è fatta oggi, non è sostenibile. Ma ormai la pro-duzione è guidata dalla do-manda internazionale e un ri-torno ai metodi agricoli tradi-zionali sembra improbabile. Si spera quindi che nuove ricer-che sulla pianta portino a tec-niche migliori, che aumentino la resa della quinoa in modo sostenibile.

Quinoainsostenibile

Ethical living

Frane Almeno 16 persone sono morte travolte da una se-rie di frane, causate dalle forti piogge degli ultimi giorni, nel-la regione turistica di Petropo-lis, nello stato brasiliano di Rio de Janeiro. u Otto persone so-no state uccise da una frana in una miniera d’oro della regio-ne di Puno, nel sud del Perù. u Tre persone sono state tra-volte da una frana nell’isola di São Miguel, nell’arcipelago portoghese delle Azzorre.

Terremoti Un sisma di ma-gnitudo 5,6 sulla scala Richter ha colpito la Kamchatka, nell’estremo oriente russo. Scosse più lievi sono state regi-strate nell’ovest della Cina, a Trinidad e Tobago e in Alaska. Siccità Il governo neoze-

landese ha proclamato lo stato di crisi per la siccità che ha col-pito l’Isola del Nord, conside-rata la peggiore degli ultimi trent’anni. Nella capitale Wel-lington le scorte d’acqua po-trebbero finire entro aprile.

Tempeste Una donna è morta e 12 persone sono rima-ste ferite in una tempesta che ha colpito la regione di Gabro-vo, nel centro della Bulgaria.

Cicloni Il ciclone Sandra ha portato forti piogge sullo stato australiano del Queensland e su Vanuatu.

Neve Una tempesta di neve ha paralizzato i trasporti nell’ovest dell’Ucraina. Forti nevicate hanno colpito anche l’Ungheria e la Slovacchia.

Minerali I depositi di oro nel sottosuolo sarebbero dovuti ai terremoti, scrive Nature Geo science. La pressione esercitata durante la frattura delle rocce potrebbe vaporiz-zare i fluidi in esse contenuti, portando alla rapida creazione di strati d’oro. Dopo alcuni terremoti, si avrebbe la forma-zione delle vene aurifere.

Uccelli Negli ultimi trent’anni le rondini rupestri americane del Nebraska hanno sviluppa-to ali più corte. Il mutamento sembra permettere agli uccelli di evitare più facilmente i veicoli sulle strade. Il rimpic-ciolimento potrebbe anche essere dovuto a un periodo di scarsità di insetti, che avrebbe favorito gli uccelli più piccoli e agili, scrive Current Biology.

u Quest’anno la giornata mondiale dell’acqua, che si celebra il 22 marzo, è dedicata alla coo-perazioni tra paesi, in particolare tra i 148 stati che hanno risorse idriche in comune. I bacini

idrografici transfrontalieri sono 276. Nel mon-do 783 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 2,5 miliardi a servizi igienici adeguati.

Acqua Una risorsa da condividere

Dati non disponibili

Risorse idriche rinnovabili pro capite Metri cubi all’anno

>6.000

1.700-6.000

1.000-1.700

500-1.000

0-500

L’acqua sulla Terra Distribuzione dell’acqua dolce Gli usi dell’acqua dolce

2,5

97,5Acqua salata

Acqua dolce

30

0,3

70Neve e ghiaccio

Depositi sotterranei

Fiumi e laghi8

22

70Irrigazione

Industria

Uso domesticoFON

Te: U

NW

ATeR

/UN

eP/W

WA

P

104 diario terra.indd 104 20-03-2013 18:56:25

60 Internazionale 971 | 19 ottobre 2012

Economia

Ricchigrazie ai debitiWolfgang Uchatius, Die Zeit, Germania. Foto di Mario WeigtIn Germania molti politici accusano paesi come la Grecia e la Spagna di mettere a rischio il benessere tedesco con il loro indebitamento irresponsabile. Ma nel sistema capitalistico i prestiti sono da sempre il motore della crescita

Da sapereRapporto tra debito pubblico e pil nel 2011, percentuale. Fonte: Fondo monetario internazionale

Giappone

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Da sapere Xxxxxxxxx

Fonte: Xxxxxxxx

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Cina

Giappone

Turchia

India

Corea del Sud

Italia

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(stime)2007

Esportazioni di petrolio iraniano, miliardi di dollari

Principali destinazioni delle esportazioni iraniane, percentuale sul totale del 2013

2013

84.50652.672

Da sapere Produzione stagnanteAndamento della produzione e del prezzo del petrolio. Fonte: Nature

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1998

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Prezzo del greggio, dollari al barile

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Dollari al barile

Milioni di barili al giorno

Produzione di greggio, milioni di barili al giorno

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Dal 2005 al 2011

Dal 1998 al 2004

Page 44: How to - infographics

Steve Jobs era un nemico della no-stalgia. Credeva che il futuro ri-chiedesse spirito di sacrificio e co-raggio. Ha scommesso sulle nuove

tecnologie anche quando la strada era in-certa. Diceva spesso ai giornalisti che era fiero sia dei prodotti che lanciava sul mer-cato, sia di quelli che scartava. Era un mae-stro del cosiddetto knifing the baby (“accol-tellare il bambino”, che nel gergo della Sili-con valley indica la capacità di saper sacri-ficare alcuni prodotti in partenza), qualcosa che gli innovatori più sensibili non riescono a fare, perché si innamorano delle loro cre-azioni. Uno dei segreti del successo della Apple sotto la guida di Steve Jobs era la sua capacità di analizzare le nuove tecnologie con occhio freddo e distaccato, per elimi-nare tutto ciò che non era essenziale.

Questo atteggiamento critico era il suo dono più grande. Jobs ha creato un modello di stile nel mondo dei computer proprio perché sapeva correggere e migliorare i suoi prodotti. Chissà cosa penserebbe delle manifestazioni di cordoglio arrivate da tut-to il mondo dopo la sua morte, il 5 ottobre scorso. Sicuramente ne sarebbe lusingato, ma il suo acuto spirito di osservazione po-trebbe avere la meglio. Stiamo parlando di un uomo che una volta chiamò un ingegne-re di Google durante un fine settimana per dirgli che la tonalità di giallo della seconda “o” era imperfetta. Un uomo che, pur es-sendo l’amministratore delegato più famo-so del mondo, rispondeva alle email inviate da sconosciuti con una regolarità impres-sionante. La sua insofferenza verso gli stu-pidi era leggendaria, e la valanga di articoli sulla sua vita che si pubblicano oggi gli da-rebbe sicuramente ai nervi. Di fronte a un

problema, molti dirigenti della Silicon val-ley si chiedono con fervore quasi religioso: “Cosa farebbe Steve al mio posto?”.

Credo che il signor Jobs darebbe un giu-dizio freddo e obiettivo della sua vita, e non si risparmierebbe qualche critica severa. Non avrebbe alcun problema a riconoscere che era un genio, visto che aveva un ego estremamente sviluppato, ma spieghereb-be anche con parole pungenti quali aspet-tative ha deluso e, con il senno di poi, cosa avrebbe dovuto fare per perfezionare il suo stile.

Steve Jobs lascia dietro di sé un’azienda importante nel settore tecnologico. Ha mantenuto la promessa che fece nel lonta-no 1997, quando tornò a Cupertino: salvare la Apple dalla rovina. Grazie al suo straor-dinario successo nella vendita di musica online e dispositivi mobili, la Apple è più forte che mai e usa questa posizione di van-taggio per limitare la libertà dei suoi utenti

Nessuna nostalgia

Apple aveva a disposizione tutte le risorse per rendere i suoi stabilimenti più umani. Ma ha subappaltato la produzione in Cina, dove le condizioni di lavoro sono spaventose

Mike Daisey, The New York Times, Stati Uniti

e imporre restrizioni più severe che in pas-sato. Tutti i prodotti Apple – l’iPod, l’iPhone e l’iPad – usano sistemi operativi chiusi. Gli utenti non possono installare i programmi da soli: devono scaricarli dai server della Apple, controllati e gestiti dalla casa ma-dre, che decide a suo piacimento cosa si può distribuire e cosa no, e quando interve-nire con la censura senza dare spiegazioni, o quasi.

Gli operai della FoxconnLo Steve Jobs che fondò la Apple come un’azienda anarchica per promuovere un’idea di libertà (i primi progetti con Ste-phen Wozniak erano dispositivi pirata e schede informatiche aperte) sarebbe spiaz-zato dal modo in cui il colosso di Cupertino sta costruendo il suo futuro.

Oggi nessuna azienda del settore tecno-logico somiglia più della Apple al Grande Fratello di 1984, usato in un celebre spot pubblicitario della Apple. È la dimostrazio-ne della velocità con cui il potere riesce a corrompere. Il successo dell’azienda è an-dato di pari passo con la trasformazione del sistema industriale globale. Appena dieci anni fa i computer della Apple erano as-semblati negli Stati Uniti, mentre oggi sono prodotti nella Cina meridionale in condi-zioni di lavoro spaventose. Come la stra-

Da sapere

iPadIncassa 5 miliardi di dollari nel primo anno sul mercato

iPhoneDiventa la parte più grande del fatturato Apple

iTunes e prodotti collegatiApple è tra i pionieri della vendita di musica online

iPodDal 2007 più di 50 milioni venduti ogni anno

SoftwareSoprattutto piccole applicazioni scaricabili

Computer e perifericheÈ il settore con cui Apple ha cominciato. Sta attraversando una nuova fase di crescita

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01990 1995 2000 2005 2010

Steve Jobs torna come amministratore delegato. Se n’era andato nel 1985

Lancio dell’iMac

Lancio dell’iBook

Lancio dell’iPod

Lancio dell’iPhone

Fatturato annuale della Apple, miliardi di dollari. I dati si riferiscono agli anni fiscali, che cominciano a settembre. Dati per il 2011 non ancora disponibili.

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18 Internazionale 919 | 14 ottobre 2011

In copertina

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Internazionale 907 | 22 luglio 2011 27

Stati UnitiPassaggio di consegne

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Nel senato degli Stati Uniti qualcuno vorrebbe eliminare i provvedimenti approvati da Barack Obama per facilitare i viaggi dei familiari e l’invio di denaro a Cuba. Alcuni pensa-no che questi ponti tesi verso l’isola siano una boccata d’os-sigeno per il governo cubano e che prolungheranno la sua permanenza al potere. Secon-do la teoria “privazione = rea-zione”, per ottenere un cam-biamento immediato bisogne-rebbe chiudere il rubinetto degli aiuti esteri. Ma in un si-mile scenario, tutto da verifi-

care, potrebbero rimanere in-trappolati undici milioni di persone e altrettanti stomaci.Chi sostiene la linea dura dice che basterebbe bloccare il flusso delle rimesse e dei viag-gi dei cubani-americani sull’isola per scuotere il pano-rama nazionale. Per dimostra-re questa tesi, loro ovviamen-te ci metterebbero la teoria e noi il corpo del martirio. Du-rante l’esperimento, e fino a quando non si arriva a una conclusione, le piscine nelle ville dei potenti in verde oliva continuerebbero a ricevere il

loro rifornimento di cloro, mentre l’internet satellitare dei figli di papà non diminui-rebbe neanche di un kilobyte. Il giro di vite non si farebbe sentire neanche sulla tavola delle gerarchie ufficiali.

In queste settimane ci sen-tiamo come cavie in un labo-ratorio gestito da persone lon-tane da noi. Gli artefici della “teoria della caldaia” sperano che la caldaia scoppi, ma non capiscono che l’esplosione po-trebbe innescare un ciclo di violenza che nessuno sa come o quando finirebbe. ◆ sb

Dall’Avana Yoani SánchezLa caldaia

StAti Uniti

nessun ingorgo apocalittico Le autorità locali l’avevano bat-tezzata carmageddon per scorag-giare gli automobilisti. L’apoca-lisse delle auto doveva avvenire a Los Angeles tra il 15 e il 17 lu-glio, quando un tratto di 16 chi-lometri della Interstate 405, un’autostrada dove transitano ogni giorno 500mila auto, è sta-to chiuso al traffico per lavori. Ma l’ingorgo più grande della storia non c’è stato. “La campa-gna di allarme ha funzionato”, scrive il Los Angeles Times. “E i lavori sono durati 17 ore me-no del previsto”.

in breveCile Il 19 luglio l’autopsia sulla salma di Salvador Allende ha stabilito che l’ex presidente si suicidò. ◆ Il 18 luglio il presiden-te Sebastián Piñera ha approva-to un rimpasto di governo che ha coinvolto otto ministeri. Venezuela Il 17 luglio il presi-dente Hugo Chávez è tornato a Cuba per sottoporsi a un ciclo di chemioterapia antitumorale.

Il 18 luglio il generale statunitense David Petraeus ha lasciato il comando delle truppe Usa e Nato in Afghanistan. Il giorno prima, l’Isaf aveva passato il controllo della provincia di Bamiyan alle forze di sicurezza locali, avviando il processo di transizione che terminerà con il ritiro dei militari stranieri entro la fine del 2014. Petraeus diventerà direttore della Cia al posto di Leon Panetta, nominato segretario alla difesa statunitense. Il comando dell’Isaf in Afghanistan è stato affidato al generale John Allen. ◆

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L’offensivadelle Farc Gli attacchi delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) sono in crescita. Lo con-ferma l’ultimo rapporto dell’ong Nuevo Arco Iris, che dimostra come nei primi sei mesi del 2011 gli attentati dei ribelli siano stati 1.115, il 10 per cento in più ri-spetto al 2010. Il leader delle Farc Alfonso Cano è recente-mente sfuggito a un raid dell’esercito, e il presidente co-lombiano Juan Manuel Santos è finito sotto accusa. “Ma gli at-tacchi erano in crescita già nel 2008”, scrive Semana. “Il pro-blema è nel cambio di strategia della guerriglia delle Farc, ora divise in microcellule di 4-5 uo-mini ciascuna e maggiormente radicate nelle zone rurali co-lombiane”.

ArgentinA

L’irancollabora Pur ribadendo la sua estraneità ai fatti, il 16 luglio l’Iran si è detto pronto a collaborare all’inchiesta sulla strage del 18 luglio 1994 al centro ebraico Amia di Buenos Aires, dove un’esplosione provocò 85 vitti-me. Da anni l’Argentina sospet-ta il coinvolgimento della Re-pubblica islamica, alla quale è stata chiesta più volte l’estradi-zione di alcuni suoi cittadini, tra cui l’attuale ministro della difesa, il generale Ahmad Vahi-di. “Ma Teheran nasconde la verità”, accusa La Nación, “e non consegnerà i presunti re-sponsabili della strage”.

Attacchi delle Farc in Colombia dal 2009 al 2011, primi sei mesi

Fonte: Corporación Nuevo Arco Iris (Ong)

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David Petraeus a Washington, il 23 giugno 2011

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In copertinali processiamo nel nostro paese. Ma non possiamo processarli a causa delle leggi di amnistia”, rispose Alberto Fernández al presidente.

Kirchner non lo ascoltava più. L’aereo stava sorvolando a undicimila metri d’al-tezza la costa occidentale degli Stati Uniti: era una luce intermittente che attraversava il nulla. “Sai cosa facciamo?”, disse all’im-provviso Kirchner, come tornando in sé. “Appena rientriamo a Buenos Aires dero-ghiamo al decreto di De la Rúa, poi chia-miamo i presidenti del nostro gruppo al se-nato e alla camera e gli spieghiamo che de-vono trovare i voti necessari per abrogare le leggi di amnistia”.

“Sei sicuro? E come glielo spieghiamo ai militari?”. “Gli diciamo che hanno due pos-sibilità: essere processati in Spagna e passa-re il resto dei loro giorni in carcere o affron-tare i tribunali in Argentina e poter ricevere le visite dei parenti”.

“Kirchner era fatto così”, spiega oggi il suo ex capo di gabinetto. Era in grado di prendere uno dei provvedimenti più impor-tanti del suo governo in pochi secondi, rea-gendo a una decisione di un giudice spa-gnolo. Nell’ufficio di Fernández c’è una scrivania elegante di legno scuro, un tavolo da riunioni per dieci persone, un’enorme biblioteca e vari quadri appesi alle pareti. È un mercoledì di marzo del 2011.

Fernández è uscito dal governo nel lu-glio del 2008. Il suo allontanamento è stato uno dei danni collaterali della prima grande crisi del kirchnerismo. Néstor Kirchner ave-va terminato il suo mandato presidenziale un anno prima, con il 70 per cento di popo-larità nei sondaggi. Sua moglie, Cristina Fernández de Kirchner, si era presentata alle elezioni e le aveva vinte ottenendo il 45 per cento dei voti. Ma il peso politico di Né-stor era ancora enorme. Secondo l’opposi-zione, il passaggio di consegne tra marito e moglie era stato solo simbolico: prima si era parlato di un governo gestito con un “dop-pio comando”, poi tutti avevano cominciato a sostenere che il vero presidente era Né-stor. Una cosa era chiara: Kirchner gestiva le alleanze che reggevano il governo e, per garantire il sostegno dell’apparato peroni-sta, si era fatto eleggere alla presidenza del Partido justicialista.

Generazione KLa primavera di Cristina, eletta nell’ottobre del 2007, è durata un anno, fino a quando il governo ha annunciato che avrebbe au-mentato dal 35 al 44,1 per cento le ritenute sulle esportazioni di alcuni prodotti, come la soia e il grano. Il provvedimento non è

piaciuto al settore agricolo, uno dei più po-tenti dell’Argentina. I produttori agricoli hanno bloccato le strade e hanno lasciato a corto di viveri Buenos Aires per varie setti-mane. Lo scontro tra gli agricoltori e il go-verno è diventato la madre di tutte le batta-glie e ha portato alla rottura con il vicepresi-dente Julio Cobos che, quando il conflitto è arrivato in parlamento, ha votato contro l’aumento delle tasse. Per la sua intransi-genza, il governo si è scontrato anche con il gruppo editoriale Clarín, proprietario di giornali, canali televisivi e radio, che si era schierato con i produttori agricoli.

“Quando è arrivato il momento di fare autocritica – e io l’ho fatta – mi sono scontra-to con la rigidità di un governo convinto di non aver sbagliato neanche una mossa. Mi sono reso conto che la mia opinione non aveva nessun peso e ho deciso di farmi da parte”, spiega Fernández.

Nel suo scontro con il gruppo Clarín, il kirchnerismo è riuscito a trasformare il quotidiano più venduto del paese in un gior-nale di opposizione, che manipolava le no-

tizie al punto da non costituire neanche più un pericolo per il governo. Per il kirchneri-smo avrebbe potuto essere una grande vit-toria, ma il fatto è che anche i giornali, le tv e le radio degli imprenditori alleati del go-verno manipolano l’informazione: attacca-no solo i nemici dell’esecutivo e danno le notizie in base ai loro interessi. A partire da quel momento nel panorama politico ar-gentino si è aperta una spaccatura abissale e non c’è stato più spazio per il dialogo tra il kirchnerismo e l’opposizione. In questo modo il kirchnerismo si è fatto molti nemi-ci, ma ha guadagnato il sostegno incondi-zionato di una generazione che ha sposato la causa K come una vendetta.

Il movimento, ribattezzato La cámpora, è nato sui blog di alcuni leader politici e sui giornali vicini al kirchnerismo, per poi ap-prodare alle tavole rotonde di programmi tv favorevoli al governo. La generazione K ha cercato nei simboli, nell’estetica e nell’epi-ca degli anni settanta il materiale per tra-sformare Néstor Kirchner nel paladino del-la nuova politica.

Il sud dell’Argentina non è esattamente il sud: quando si dice “sud” si pensa a una regione montuosa vicina alla cordigliera delle Ande con grandi laghi blu, boschi im-mensi e cime innevate, che si trova quasi al centro della cartina della repubblica o poco più in basso. A questo pensano gli argentini parlando di sud. Da Buenos Aires fino alle città patagoniche e turistiche di San Carlos de Bariloche, San Martín de los Andes e Vil-la La Angostura ci sono più o meno 1.600 chilometri. Dopo, il nulla: più di 1.500 chilo-metri di terra incolta, una steppa inclemen-te sferzata da venti che raggiungono i cen-

40 Internazionale 920 | 21 ottobre 2011

continua a pagina 42 »

Buenos Aires, 2007. Manifestazione a favore di Cristina Fernández NO

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Previsioni del pil, Fmi 2011 (variazione annuale in percentuale)

Da sapere

Argentina

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Previsione del governo

argentino

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2,5

-3,0Fonte: Financial Times

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Internazionale 926 | 2 dicembre 2011 43

Messico

nio e cinquanta chili a Saint Louis. La Barbie seguì le orme di tanti criminali: at-traversò il confine e si rifugiò in Messico. Invece di mettere fine alla sua carriera di narcotrafficante, l’incriminazione diede inizio alla sua scalata al vertice dei cartelli messicani della droga. Per un trafficante di 25 anni in ascesa, negli anni novanta Nuevo Laredo era il posto ideale per fare affari. La guerra tra cartelli messicani non era anco-ra scoppiata, e lungo il confine esistevano zone in cui il commercio di droga rimaneva quasi fuori dalla loro influenza. La Barbie era uno dei circa venti trafficanti indipen-denti che lavoravano sotto l’ala di Dionisio García, un boss affermato, che gli vendeva la cocaina in cambio di una tangente di 60mila dollari al mese.

Fin dall’inizio della sua carriera la Barbie aveva sempre voluto essere autono-mo e nel corso degli anni imparò a racco-gliere informazioni sui poliziotti e sugli al-tri trafficanti, grazie a una rete di “falchi”, un gruppo di informatori composto da tas-sisti, camerieri e venditori ambulanti. A differenza dei suoi rivali, la Barbie preferi-va mantenere un profilo basso. I suoi colla-boratori non sembravano trafficanti: lui voleva che fossero educati, discreti e puliti. Non dovevano mai presentarsi al lavoro

ubriachi o drogati e non dovevano fare del male a donne e bambini.

Ma la situazione di apparente tranquil-lità lungo il confine finì presto. Nel giro di qualche anno le principali organizzazioni criminali cominciarono a combattere per il controllo del territorio, e di colpo Nuevo Laredo diventò uno snodo troppo impor-tante per rimanere indipendente. Intorno al 2002 gli Zetas cominciarono a penetrare nella zona, dopo aver stretto un’alleanza con il cartello del Golfo, che era guidato da Osiel Cárdenas, meglio conosciuto con il nomignolo di “Ammazza amici”. Il primo obiettivo di Cárdenas fu sbarazzarsi di Dio-nisio García, che fu trucidato in modo rac-capricciante. Cárdenas assunse il controllo del traffico di cocaina, imponendo prezzi

più alti. “Da ora in avanti”, disse ai traffi-canti indipendenti, “la coca la comprate da me”.

La Barbie, era furioso per l’assassinio di García, ma non poté fare altro che accetta-re la situazione. Non passò molto tempo prima che Cárdenas finisse nelle mani del-la giustizia e un anno dopo aver ucciso Gar-cía fu arrestato dall’esercito. Uscito di sce-na l’Ammazza amici, la Barbie, che nel frattempo aveva compiuto 29 anni, decise di smettere di pagare la tangente ai cartelli. “La Barbie rifiutò di versare la tassa al car-tello del Golfo per una tonnellata di cocai-na”, ha raccontato una fonte interna alla polizia. “Il cartello non la prese bene. E co-minciò una spirale di violenza che avrebbe segnato Laredo negli anni successivi”.

Gli Zetas e il Golfo misero subito una taglia sulla testa della Barbie, il quale fu co-stretto a cercare protezione presso un car-tello rivale. García era stato in buoni rap-porti con il cartello Beltrán Leyva, gestito da quattro fratelli: Arturo, Alfredo, Héctor e Carlos . Agivano soprattutto nel Messico occidentale, ma progettavano di acquisire il controllo del confine di Laredo dopo es-sersi schierati con Joaquín Guzmán, capo del cartello di Sinaloa. El Chapo, così è chiamato Guzmán, è il narcotrafficante più

Da sapereLe vittime del narcotraffico in MessicoFonte: Christian Science Monitor

2008

5.400

2009

9.600

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La polizia indaga dopo un omicidio a Tijuana, gennaio 2010GU

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98 Internazionale 927 | 8 dicembre 2011

Economia e lavoro

Era pur sempre un lavoro. Non era certo il lavoro dei suoi sogni, ma Pascal Präkelt aveva di nuovo qualcosa da fare quando, il 15

novembre dell’anno scorso, è stato assunto nel centro di distribuzione di Amazon a Werne, in Westfalia. Nei mesi precedenti Präkelt, di professione cuoco, era rimasto disoccupato. Ma ora aveva la prospettiva di un’altra occupazione, anche se a termine: solo quattro settimane. Durante il periodo natalizio, molto impegnativo per il colosso dell’ecommerce, Präkelt ha smistato lava-trici, frigoriferi e lavastoviglie, mentre i suoi colleghi preparavano pacchi di dvd e libri. La paga era di 9,65 euro all’ora. Come cuoco Präkelt aveva lavorato anche per meno. Inoltre, l’agenzia di collocamento gli aveva garantito che Amazon avrebbe assunto a tempo indeterminato molti col-laboratori. In seguito, in effetti, l’azienda lo ha richiamato. Ma le cose non sono andate come aveva immaginato.

Amazon ha cinque centri logistici in Germania. Soprattutto verso la fine dell’an-no, quando si avvicina il periodo dei regali natalizi, l’azienda assume duemila colla-boratori in più a Werne, più di 2.800 a Lip-sia e 4.500 nella sua sede principale, quella di Bad Hersfeld, in Assia.

La preferenza del gruppo statunitense per i disoccupati si spiega facilmente. Que-ste persone lavorano per sei settimane al prezzo di quattro: le prime due sono pagate dallo stato tedesco, perché rientrano in un programma di formazione non retribuito, un sistema introdotto per favorire il reinse-rimento dei disoccupati nel mondo del la-voro. Le due settimane non pagate sono giustificate dal fatto che i nuovi assunti de-

vono imparare a gestire le fasi del processo lavorativo. Nel frattempo l’azienda decide se il candidato è adatto alle mansioni che dovrà svolgere.

Durante le due settimane di formazio-ne gli ex disoccupati continuano a ricevere il sussidio pubblico attraverso le agenzie di collocamento o quelle interinali. Poi, alla fine della prova, Amazon comincia a paga-re il salario regolare. Al termine delle sei settimane, però, il gruppo non assume i collaboratori, ma si mette a cercarne altri. In alcuni casi l’azienda richiama le stesse persone e anche se per loro la formazione non sarebbe necessaria, il “tirocinio” resta obbligatorio.

Quest’anno a Werne hanno seguito un corso di formazione non retribuito più di mille disoccupati. Secondo i dati dei sinda-cati solo la metà di loro ha ottenuto il con-tratto da sei settimane. Nel magazzino di Rheinberg, aperto appena due mesi fa, i tirocini sono stati 413 e anche qui la per-centuale di assunzioni è stata altrettanto bassa. Insomma, Amazon abusa sistema-ticamente dei sussidi pubblici tedeschi per procurarsi manodopera a basso costo. La direzione regionale delle agenzie di collo-camento di Düsseldorf ha calcolato che, con questo metodo, nel 2010 il gruppo ha risparmiato quasi un milione di euro in sa-lari nel Land del Nord Reno-Westfalia. Contro questi “atti scandalosi” si è scaglia-to Guntram Schneider, il ministro social-democratico del lavoro del Land, che pure

dovrebbe essere a conoscenza delle scap-patoie sfruttate dall’azienda.

Misure per l’attivazione e l’inserimento professionale: questo è il nome del pro-gramma, uno dei tanti strumenti introdot-ti per aiutare i disoccupati. Ma le norme sugli aiuti sociali non dicono se questi tiro-cini gratuiti possono essere applicati più volte dallo stesso datore di lavoro, nello stesso settore e nello stesso luogo. Amazon ha approfittato di questa lacuna.

Personale fissoAnche quest’anno Präkelt si è candidato insieme a molti colleghi per un lavoro di magazziniere. E quest’estate Amazon lo ha richiamato. L’ex cuoco ha dovuto seguire un altro periodo non retribuito di “forma-zione”, che ancora una volta è stato pagato dallo stato tedesco. Secondo le stime dei sindacati, circa la metà degli oltre novemi-la collaboratori assunti da Amazon a tem-po determinato lavora regolarmente per l’azienda.

Queste persone sono assunte ogni an-no con un nuovo contratto a termine, natu-ralmente solo dopo la fine del tirocinio. “È uno scandalo che Amazon ottenga sovven-zioni statali durante il periodo natalizio, che è già così redditizio”, osserva Martin Behrsing, gestore del forum di disoccupati

Amazon sfruttai precari tedeschi

In Germania il colosso online ottiene manodopera a basso costo grazie ai sussidi concessi dallo stato tedesco ai disoccupati. Soprattutto durante il periodo di Natale

Janko Tietz, Der Spiegel, Germania

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In un magazzino di Amazon

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Fonte: Bloomberg Businessweek

Da sapereIl fatturato di Amazon,miliardi di dollari

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10,7

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L’uomo del momento si chiama Giulio Tremonti. È basso, ha i capelli bianchi e pronuncia in modo strano la erre, anche

quando parla in inglese. È il ministro pleni-potenziario dell’economia del governo ita-liano, il cuoco che sta cucinando la salvezza del paese e, forse, dell’euro. Almeno così dice lui: “È come sul Titanic: non si salvano neanche i passeggeri in prima classe”, ha detto qualche giorno fa in senato, con un chiaro riferimento alla Germania.

Secondo Silvio Berlusconi, Tremonti “pensa di essere un genio e crede che tutti gli altri siano dei cretini”. Da quando il pre-mier ha pronunciato questa frase, l’Italia è sotto i riflettori del mondo. Dopo quell’usci-ta Berlusconi è stato frenato dai suoi consi-glieri. Poi, mentre il paese sprofondava, è scomparso. Secondo alcuni, starebbe pre-parando un viaggio nella sua casa ad Anti-gua. Nel frattempo l’Italia è sui carboni ar-denti. Per molti analisti il crollo di due setti-mane fa è solo l’inizio della fine, visto che il paese è invischiato in problemi così profon-di che l’unica prospettiva è la recessione e forse la bancarotta. Dalla sala comando del Titanic, Tremonti è appena riuscito ad al-lontanare l’iceberg con una manovra duris-sima, ma sembra aver solo rinviato i proble-mi di un paio d’anni.

L’Italia è finita in prima linea proprio nell’anno delle celebrazioni per il 150° anni-versario dell’unità. Tutti sanno che quando gli italiani festeggiano non badano a spese. Pochi popoli al mondo promuovono, infioc-chettano e vendono i loro prodotti con più arte. L’Italia è questa: soldi, risorse, marke-ting, simpatia, immaginazione, improvvi-sazione, seduzione, arte oratoria. Una ca-pacità innata di impacchettare e vendere qualsiasi cosa. O, come ha detto qualche giorno fa Mario Draghi, il prossimo gover-

natore della Banca centrale europea, scom-mettendo sul futuro del paese in piena tem-pesta finanziaria: “Creatività per gli affari, energia per il lavoro, iniziativa privata”. Con un sistema imprenditoriale formato soprat-tutto da piccole e medie imprese a condu-zione familiare, l’Italia rimane il secondo produttore ed esportatore d’Europa. La ter-za economia dell’eurozona. La settima po-tenza mondiale. L’impero della moda e del design. Un luogo straordinario, dove Pom-pei cade a pezzi. Dove lo stato cede in esclu-siva per 15 anni la gestione del Colosseo a un imprenditore delle calzature che in cam-bio finanzierà un restauro da 25 milioni di euro. E dove le veline televisive finiscono a fare le ministre o le deputate.

Ma, soprattutto, l’Italia è un paese con un’economia bizzarra, quasi incomprensi-bile. Un caso unico di burocrazia e sprechi, disoccupazione in aumento, debito pubbli-co stratosferico e crescita quasi nulla, un deficit basso e un’enorme economia som-mersa. Secondo le stime di alcune associa-zioni di commercianti e della Confindu-stria, le tre mafie italiane hanno un giro di affari di 150 miliardi all’anno. Secondo la Corte dei conti, la corruzione costa ogni an-no settanta miliardi di euro. E l’evasione fi-scale, come ha dichiarato Tremonti pochi giorni fa al Financial Times, ammonta a 150

miliardi di euro all’anno. “Incredibile”, commentava Tremonti, come se i condoni fiscali che il governo Berlusconi ha appro-vato in nove anni non fossero opera sua.

Nel 2010 in Italia c’erano 1.156.000 fa-miglie in condizioni di povertà assoluta: più di tre milioni di persone. Secondo l’Istat, più di otto milioni di persone vivono con meno di cinquecento euro al mese. Un altro sondaggio rivela che solo un italiano su cin-que quest’estate andrà in vacanza. E tra quelli che andranno in vacanza, il 62 per cento starà fuori solo una settimana.

Fragilità e rischiPer capire la crisi attuale bisogna guardare al passato. Secondo il poeta Ángel Amezke-ta, che arrivò in Italia negli anni sessanta in fuga dal franchismo, da decenni l’Italia vive “una guerra civile sotterranea: le persone sono abituate a diffidare dello stato e non si aspettano niente di buono dai politici, che considerano parte inevitabile dello spetta-colo ma soprattutto dei ladri”.

“Il vero problema è che il governo da tre anni racconta menzogne agli italiani”, dice Gianfranco Fini, presidente della camera ed ex alleato di Silvio Berlusconi. Gran par-te dei problemi politici attuali sono comin-ciati con la sua cacciata dal Popolo della li-bertà, nel luglio del 2010. Fini è stato esilia-to senza processo dal premier per mettere fine al dissenso nel partito. Da quel mo-mento Berlusconi è rimasto nelle mani di Tremonti, di Umberto Bossi e di alcuni co-lonnelli tanto fedeli quanto inaffidabili.

Era più o meno questo il clima che re-gnava nel paese quando all’improvviso gli speculatori hanno attaccato l’economia ita-liana. Il D-day è stato venerdì 8 luglio. Dopo una settimana difficile per la borsa di Mila-no, coronata dal venerdì nero, è arrivato il lunedì di sangue. Milano ha perso circa il 20 per cento in sei giorni. Il panico esploso in Italia e in Spagna si è diffuso in tutta Euro-pa. Le banche sono sprofondate, le aziende di telecomunicazioni e quelle assicurative le hanno seguite a ruota. Parallelamente, i tassi di interesse dei titoli di stato italiani a

30 Internazionale 907 | 22 luglio 2011

Una crisi che vieneda lontano

L’attacco dei mercati all’Italia si è verificato in un clima di instabilità politica aggravato dalla corruzione

Miguel Mora, El País, Spagna. Illustrazioni di Makkox

Da sapere

Stati Uniti

19992009

56,0 58,0

Europa a 15

47,9 49,0

Italia

44,0 44,0

Produttività del lavoro. Prodotto interno lordo per ora lavorata, in dollari

Fonte: The Wall Street Journal

Visti dagli altri

30-33 italia.indd 30 20-07-2011 18:07:20

Page 46: How to - infographics

Investimenti nelle energie rinnovabili nel 2009, miliardi di dollari

CinaStati UnitiGran BretagnaSpagnaBrasile

34,618,6

11,210

7,4

FON

TE: P

EW C

HA

RIT

ABL

E TR

UST

S

Aumento della produzione di energie rinnovabili negli ultimi cinque anni, %

Coreadel Sud

Cina Australia Francia India

249

79 40 31 31

Numero di vittime dall’inizio della seconda intifada (28 settembre 2000).

Dati aggiornati alle 16 del 31 marzo 2010. Tra le vittime palestinesi sono inclusi i kamikaze, mentre non sono conteggiate le persone accusate di collaborazionismo e uccise da altri palestinesi.

Palestinesi6.960Israeliani

1.117

Altrevittime

81

Fonte: Afp

Da sapereInflazione in Argentina

Variazione del pil

Indice dei prezzi al consumoDati ufficialiStima del think tank Buenos Aires City

50

40

30

20

10

0

-10 (stime)

Néstor Kirchnerpresidente

Cristina Fernándezpresidente

%

Fonte: The Economist2001 2005 2010

Spam farmaceuticoAnalisi compiuta su un mese del 2008 sull’1,5 per cento del botnet Storm

Fonti: Cacm, New Scientist

35 milioni di messaggi spam inviati

8,2 milioni di messaggi sono arrivati a destinazione

10.500 utenti hanno cliccato sul link contenuto nell’email

28 utenti hanno comprato qualcosa

milioni di dollari è la stima delle vendite di farmaci generate nel 2008 dallo spam gestito da tutto il botnet (rete di compu-ter) Storm

3,5

Democratici 219 | Repubblicani 0

Repubblicani 178 | Democratici 34 | Seggi vacanti 4

Sì219

No212

Come ha votato la camera dei deputati. Per l’approvazione erano necessari 216 voti

Fonte: The Washington Post

Da sapere

Fonte: The New York Times

Variazione della popolazione carceraria negli Stati Uniti, %

12

9

6

3

01980 1990 2000 2009

STaTI UnITI

Da sapere

Marzo 2010 Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Dicembre

Valore in miliardi di euro dei titoli di stato in scadenza fino alla fine dell’anno in Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Entro il 31 dicembre 2010 Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna hanno bisogno di 404,6 miliardi di euro.

Novembre

33,1 62,0 47,2 52,7 50,2 41,2 45,7 12,8 24,735,0

Fonte: Der Spiegel

Il tonno rosso

FON

TE: L

E M

ON

DE

60.000

50.000

40.000

30.000

20.000

01950 1960 1970 1980 1990 2000 2009

Pesca dichiarata di tonno rosso nell’Atlantico e nel Mediterraneo dal 1950

I paesi che pescano più tonno rosso. Percentuale del pescato totale dichiarato

25.875 25.944

Tonnellate

Francia Spagna Italia Giappone Turchia Tunisia MaroccoStatiUniti Libia Croazia Algeria Altri paesi

20% 16 14 109 8 5 5 3 3 3 3

La conferenza della Convenzione sul commercio delle specie minacciate di estinzione (Cites), riunita a Doha, in Qatar, ha ri-fiutato la proposta di sospendere le esportazioni del tonno rosso dell’Atlantico e del Mediterraneo. Secondo gli scienziati, però,

Russia

Stati Uniti

Arabia Saudita

Cina

Iran

Canada

Messico

Brasile

Iraq

Norvegia

10,21

8,08

7,92

3,79

3,74

3,11

2,97

2,49

2,45

2,38

Alcuni dei maggiori produttori di petrolio, milioni di barili al giorno, 2009 Da sapere

AntanasMockus21,47

Juan Manuel Santos46,57

GermánVargas10,14

Gustavo Petro9,16

%

Noemí Sanín6,14

Rafael Pardo4,37

I risultati delle elezioni del 7 marzo 2010

Fonte:Xxx

Nuova ZelandaGran BretagnaStati UnitiGreciaFranciaGiapponeItaliaSpagnaGermaniaSvizzera

Percentuale delle spese del governo centrale sulle spese totali governative

Fonte: The Economist

0 20 40 60 80

Brasile brasile brasile

José Serra43,95

Dilma Rousseff56,05

Fonte: Frankfurter Allgemeine Zeitung

Da sapere

9,59,29,18,98,88,88,78,68,68,68,58,58,58,58,58,5

Magnitudo

Valdivia-Puerto Montt, Cile, 1960Prince William Sound, Alaska, 1964Nord Sumatra, Indonesia, 2004Kamchatka, Russia, 1952Al largo di Honshu, Giappone, 2011Al largo di Maule, Cile, 2010Al largo dell’Ecuador, 1906Rat Island, Alaska, 1965Nord Sumatra, Indonesia, 2005Confine Assam-Tibet, 1950Isole di Andreanof, Alaska, 1957Sud Sumatra, Indonesia, 2007Mare di Banda, Indonesia, 1938Kamchatka, Russia, 1923Confine Cile-Argentina, 1922Isole Curili, 1963

I terremoti più forti dal 1900

Fonte: The Economist

Da sapere

12 gennaio 2010

Il 12 gennaio 2010 la capitale Port-au-Prince viene quasi distrutta da un terremoto di magnitudo 7 sulla scala Richter. Il sisma provoca 250mila vittime e più di un milione di sfollati. Prima del terremoto la metà dei dieci milioni di abitanti del paese viveva con meno di un dollaro al giorno.

Terremoto

5 ottobre 2010

All’inizio di ottobre, nel dipartimento dell’Artibonite, nella zona nordovest del paese, si registrano i primi casi di colera. Nel giro di poche settimane, la malattia arriva nella capitale. A metà novembre viene confermato il primo caso di colera nella Repubblica Dominicana. Le vittime sono più di 1.300 e le persone ricoverate in ospedale sono più di diciottomila.

Colera

5 novembre 2010

All’inizio di novembre le forti piogge provocate dall’uragano Tomás costringono migliaia di persone a lasciare gli accampamenti dove vivono da gennaio. La tormenta tropicale provoca almeno sette morti.

Uragano

15 novembre 2010

Il 15 novembre a Cap-Haïtien ci sono scontri tra manifestanti e caschi blu dell’Onu. Le vittime sono almeno due. Una parte della popolazione accusa i soldati del contingente nepalese di aver portato il colera ad Haiti.

Scontri

28 novembre 2010

Il Il 28 novembre dovrebbe svolgersi il primo turno delle elezioni presidenziali. Gli haitiani eleggeranno anche 99 deputati e dieci senatori. Se nessuno dei 19 candidati alla presidenza otterrà più del 50 per cento dei voti, il secondo turno è previsto per il 16 gennaio. Il 19 novembre quattro candidati hanno chiesto di posticipare il voto per permettere alle autorità di limitare la diffusione del colera e aprire un’inchiesta per stabilire le cause dell’epidemia.

Elezioni

230mila vittime

1 milione di sfollati

1.300 vittime

18milaospedalizzati

20 vittime

6milasenzatetto

Jude Celestin

JeanCeant

MichelMartelly

MiralandeManigat

73.000 impiegati 6.225

Italia

3mila di questiFonte:Afp

26mila rifugiati sbarcati in Italia dall’inizio del 2011

FON

TE: L

IBéR

ATIO

N

Il senato francese dopo il voto del 25 settembre 2011, totale dei seggi: 348

Comunisti e sinistra radicale 21 | Socialisti e altri di sinistra 146Ecologisti 10 | Centro 25 | Ump e altri di destra 146

Austria

Belgio

Bulgaria

Cipro

Danimarca

Estonia

Finlandia

Francia

Germania

Grecia

Irlanda

Italia

Lettonia

Lituania

Lussemburgo

Malta

Paesi Bassi

Polonia

Portogallo

Regno Unito

Rep. Ceca

Romania

Slovacchia

Slovenia

Spagna

Svezia

Ungheria

Da sapereIl rating di Standard and Poor’s sul debito pubblico dei paesi dell’Unione europea.I giudizi vanno dalla massima affidabilità (aaa) al default (ccc), al 21 settembre 2011.

aaa

aa+

bbb

a-

aaa

a

aaa

aaa

aaa

ccc

bbb+

a

bb+

bbb

aaa

a

aaa

a-

bbb-

aaa

a

bb+

a+

aa

aa

aaa

bbb-

Fonte: The Wall Street Journal

Socialdemocratici 44 | Social-liberali 17 | Socialisti 16 | rosso-verdi 12 | Venstre 47 | Partito del popolo danese 22 | liberali 9 | Conservatori popolari 8 | altri 4

Il nuovo parlamento danese

100.818 abitanti

Page 47: How to - infographics

Variazione del pil, percentuale.

4

3

2

1

0

-1

-2

-32010 2011 2012 2013 2014

Spagna

Francia

Germania

Italia

(Stime)

Da sapere

Da sapereCar sharing in Germania200

160

120

80

40

01997 2011200920072005200320011999

Fonte: Die Zeit

Numero di utenti, in migliaia

Droghe, stime del numero di consumatori, per droga

Fonte: The Lancet 2012

125-203 milioni cannabis Oppioidi,

anfetamine e cocaina

Per via

endovenosa

15-39 11-21

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

403,5

42,8

119,6

289,1

428,0

65,995,7

Esportazioni militari tedesche in Grecia, milioni di euro

Fonte: Die Zeit

Numero di omicidi per anno (da gennaio a settembre)

Fonte: El Universal

2007

2.001

2008

4.194

2009

6.815

2010

11.583

2011

12.903

Ma Ying-jeou

51,6%

Tsai Ing-wen

45,6%

Risultati delle elezioni

Da sapere

◆ Gli studenti libici tornati a scuola il 7 gennaio sono circa un milione, su 6,6 milioni di abitanti. La Libia ha una popolazione con un’età media di 24,5 anni.

La popolazione libica per fasce d’età, percentuale

32,8

62,7

4,6

0-14 anni

15-64

più di 65

Fonte: Cia world factbook

Da sapere

�,�

����Settembre

�,�

����Marzo

�,�

����Settembre

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����Marzo

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����Settembre

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����Ottobre

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����Settembre

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����Marzo

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����Settembre

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����Marzo

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����Settembre

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����Numero di rifugiati nordcoreani in Corea del SudFonte: Ministero dell’unificazione

Da sapere

◆ Qual è il tasso di fallimento delle startup? Secondo Shikhar Ghosh dell’Harvard business school, se per fallimento si intende

1980-1989

3,5%

Fonte: United States census bureau

Nuovi posti di lavoro creati dalle startup, percentuale sul totale dei posti di lavoro negli Stati Uniti

1990-1999

3,0%

2000-2009

2,6%

Da sapereOfferta di fonti di energia primaria, in milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, previsioniFonte: Iea

15

10

5

02008 2015 2020 2025 2035

Carbone

Gas naturale

Petrolio

Energia nucleare

Altre fonti

Ebrei ultraortodossi israeliani

Tasso di disoccupazione in Israele, percentuale.Dati 2008

65,1

53,4

26,9

75,6

Uomini

Donne

15,1

21,2

Altri ebrei israeliani

Arabi israeliani

Fonte: Financial Times

Da sapere

90

80

70

60

502008 2009 2010 2011

Il commercio estero tedesco, miliardi di euro

FON

TE: B

MW

I.DE

Importazioni

Esportazioni

FON

TE: T

HE

WA

LL S

TREE

T JO

UR

NA

L

Il debito pubblico nell’eurozona, percentuale del pil

EstoniaLussemburgoSlovacchiaSloveniaFinlandiaPaesi BassiCiproSpagnaMaltaAustriaGermaniaFranciaEurozonaBelgioPortogalloIrlandaItaliaGrecia

Nuovo limite, 60 per cento del pil

5,819,5

81,7

64,2

85,4

64,9

88,0

69,669,6

162,8120,5

108,1101,6

97,2

72,2

Da sapere

44,545,549,1

Grecia. Spesa pubblica per la salute

2,4 miliardi

5,2

1,6 *2004 2009 2011

*dopo la riduzione per legge del prezzo dei farmaci

Da sapereEsemplari di avvoltoi nel subcontinente indianoFonte: Rspb

201160mila

50 milioni1998

Da sapereDeficit pubblico, percentuale rispetto al pil, previsioni. Fonte: Frankfurter Allgemeine Zeitung

Stati Uniti

9,5

8,0

6,4

8,67,8

6,5

Gran Bretagna

8,06,8 6,3

Spagna

5,74,8 4,4

Francia

1,1 0,7 0,1

Germania

3,92,8 2,3

Italia

2012 20132011

20122011

Da sapereAssunzioni per tipologia di contratto, percentuale.Ultimo trimestre 2011 e primo trimestre 2012, previsioni. Fonte: Excelsior Unioncamere

Tempo indeterminato

62,8

4,7 3,4

56,3

6,43,3

Tempo determinato

Apprendistato Altri

29,134,0

Da sapere

18

16

14

12

10

8

6

Febbraio 2011 Gennaio 2012

Tasso d’interesse sui titoli di stato portoghesi a dieci anni. Fonte: Bloomberg

Da sapereProduzione industriale nell’eurozona (il valore del 2005=100). Fonte: lavoce.info

120

110

100

90

80

702005 2006 2007 2008 201120102009

Germania

Italia

Altri paesi dell’eurozona

Morti per malaria, in milioni2,0

1,6

1,2

0,8

0,4

01980 1990 2000 2010

Mondo (tutte le età)

Africa (≥ 5 anni)

Altri (≥ 5 anni)

Africa (< 5 anni)

Altri (< 5 anni)

Da sapere

Francia

Germania

Gran Bretagna

Stati Uniti

Italia

Svizzera

Giappone

Spagna

I principali creditori della Grecia, in miliardi di dollari

Fonte: Bis Quarterly Review, Bbc

56,7

33,9

14,6

7,3

4,0

2,8

1,6

0,9

GovernoBanche e privati

L’aumento delle colture modificate, milioni di ettariFonte: Isaaa, Nature

1,6

1,2

0,8

0,4

01997 2002 2007 2011

Stati Uniti

Brasile

Totale

Argentina

Da sapere

t Bianchi

s Meticci

s Neri

s Asiatici

s Indigeni

102.516.561

65.318.092

10.554.336

761.583

734.127

2000 2010

91.051.646

82.277.333

14.517.961

2.084.288

817.963Fonte: Ibge

Secondo il censimento del 2010, in Brasile le persone che si definiscono bianche non sono più la maggioranza

◆ Sauli Niinistö, il candidato del Partito della coalizione nazionale (Kokoomus, centrodestra)

Da sapereIl primo turno delle presidenziali finlandesi del 22 gennaio 2012

Sauli Niinistö

Pekka Haavisto

Paavo Väyrynen

Timo Soini

Paavo Lipponen

Altri

%37,018,817,59,46,7

10,6

La nuova assemblea del popolo, totale dei seggi: 508. Fonte: Al Jazeera

alleanza democratica 235 | al nour (salafiti) 124 | Wafd (liberali) 38 | Blocco egiziano e partiti di sinistra 49 | altri 62

Da sapere

1. Cina

2. Singapore

3. Hong Kong

4. Corea del Sud

5. Taiwan

6. Finlandia

7. Lichtenstein

8. Svizzera

9. Giappone

10. Canada

23. Italia

600

562

555

546

543

541

536

534

529

527

483

Competenza matematica dei quindicenni. I primi dieci paesi secondo il programma di valutazione Pisa, 2009

Africa

America Latina

Nordamerica

Asia

Europa*

Oceania

Mondo

97

95

<0,5

40

9

15

49

Interruzioni a rischio. Donne tra i 14 e i 55 anni, percentuale sul totale degli aborti eseguiti, 2008

*Europa esclusa quella dell’est: <0,5 Europa dell’est: 13 per cento. Fonte: The Lancet

%

Consumo di cannabis in Europa, popolazione tra i 15-64 anni

Minori consumatori, %

Maggiori consumatori, %

Romania

Malta

Cipro

Bulgaria

Danimarca

Rep. Ceca

Italia

Gran Bretagna

1,5

3,5

6,6

7,3

38,6

34,2

32,0

31,1

Fonte: Emcdda 2010

Page 48: How to - infographics
Page 49: How to - infographics

90 Internazionale 1015 | 30 agosto 2013

Il diario della Terra

Di ritorno dalle vacanze, per ricominciare con il piglio giu-sto, Le Monde passa in rasse-gna alcune bufale che circola-no in rete. Una di queste ri-guarda il pangasio, un pesce allevato in Vietnam, nel baci-no del Mekong, in Cambogia e Thailandia, ma diffuso anche in Cina, nelle Filippine, in In-donesia e in altri paesi. La pa-gina Facebook della campagna contro il pangasio si apre con “una foto terrificante e un messaggio allarmista”, che an-nuncia “un nuovo scandalo alimentare”. Si dice che il pan-gasio è pieno di sostanze tossi-che, tra cui pcb e ddt. Il mes-saggio è firmato da uno stu-dioso, François Harmegnies, che però, oltre a non aver mai lavorato sul tema, ha denun-ciato un furto di identità.

Cosa c’è di vero nelle accu-se? Secondo Frédéric Clota, esperto di acquacoltura del Centre de coopération inter-nationale en recherche agro-nomique pour le développe-ment (Cirad), le voci non han-no fondamento. Il Mekong ha una grande biodiversità e non è più inquinato di altri fiumi, come il Reno o il Rodano. Il problema è che il pangasio è alimentato con farine di pe-sce? Per Clota tutti i pesci d’al-levamento sono nutriti in que-sto modo. Secondo Le Monde, all’origine della bufala c’è lo scontento degli allevatori di pesce gatto degli Stati Uniti, i cui prezzi sono crollati a causa delle importazioni di panga-sio. È stata questa lobby a dif-fondere notizie spesso false. Tutto bene allora? In realtà, l’itticoltura industriale, con il suo impatto ecologico, non è affatto esente da critiche.

Bufalein rete

Ethical living

Incendi Un incendio ha di-strutto più di 72mila ettari di vegetazione vicino al parco di Yosemite, nell’ovest degli Stati Uniti. Le fiamme si sono avvi-cinate pericolosamente a una riserva che fornisce acqua alla città di San Francisco. u No-vecento pompieri sono impe-gnati a spegnere gli incendi che si sono sviluppati nel nord e nel centro del Portogallo. Una pompiera di 22 anni è morta. u Un incendio ha di-strutto 450 ettari di foresta sull’isola di Maiorca, in Spa-gna.

Alluvioni Decine di perso-ne sono morte nelle alluvioni causate dalle forti piogge che

hanno colpito il Sudan. u Tre-dici persone sono morte negli allagamenti in Niger. u Il bi-lancio delle alluvioni in Paki-stan è salito a 178 vittime. Terremoti Un sisma di magnitudo 6,1 sulla scala Richter ha colpito la regione di Acapulco, nell’ovest del Mes-sico. Alcune case sono state danneggiate. Scosse più lievi sono state registrate nelle Fi-lippine e nel nordovest degli Stati Uniti.

Cicloni Tredici persone so-no morte nel passaggio della tempesta tropicale Fernand sullo stato di Veracruz, nell’est del Messico. u Il tifone Trami ha portato forti piogge su Tai-wan e il sudest della Cina.

Coccodrilli Un uomo di 26 anni è stato ucciso da un coccodrillo mentre faceva il bagno in un fiume del Northern Territory, nel nord dell’Australia.

Lemuri La quasi totalità dei lemuri del Madagascar potrebbe scomparire entro vent’anni a causa della de-forestazione. Lo sostiene il primatologo malgascio Jonah Ratsimbazafy.

Insetti Più di un milione di scarafaggi sono fuggiti da un centro d’allevamento nella provincia del Jiangsu, nell’est della Cina. Gli insetti sono usati per fabbricare prodotti di medicina tradizionale.

Pecore Uno studio sulle pecore dell’arcipelago scoz-zese di St. Kilda ha rivelato che i maschi con i geni che codificano per delle corna più piccole, meno vantaggiose nei combattimenti per le fem-mine, tendono a vivere più a lungo di quelli con i geni delle corna grandi. La longevità gli permette di avere comunque occasioni di accoppiamento e di trasmettere i propri geni, spiega Nature.

WH

ITTA

KeR

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STo

) Groveland, California

Salute epatite e hiv a confrontou Nel 2010 l’hiv ha ucciso 1,47 milioni di perso-ne nel mondo, poco più dell’epatite virale, che ha causato 1,44 milioni di morti. Sui 187 paesi esaminati dall’Institute of health metrics and evaluation dell’università di Washington, 117 hanno registrato più decessi per l’epatite che per l’hiv. La mappa mostra i paesi in cui una malat-tia uccide più dell’altra e indica se c’è poca o

molta differenza nel numero di morti. L’epatite è un’infiammazione del fegato, in molti casi provocata da virus. L’epatite A ed e sono tra-smesse attraverso alimenti o acqua contamina-ta. B, C e D attraverso il sangue e, in particolare per la B, attraverso i rapporti sessuali o durante il parto da madre a figlio. Soprattutto la B e la C possono portare a cirrosi epatica e cancro.

FoN

Te: I

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IST

Dove l’epatite virale o l’hivuccidono di più

Hiv scarto maggiore tra le due malattieHiv scarto minore

Epatite scartomaggiore

Epatite scarto minore

90 diario terra.indd 90 28-08-2013 19:04:23

Page 50: How to - infographics

96 Internazionale 1002 | 31 maggio 2013

Il diario della Terra

Stati UnitiUragano Sandy

776mila CubaUragano Sandy

343mila

CiadAlluvionistagionali500mila

NigerAlluvionistagionali530mila

NigeriaAlluvionistagionali6,1 milioni

Sud SudanAlluvionistagionali340mila

IndiaPrimi monsoni

6,9 milioniSecondi monsoni

2 milioniCiclone Nilam

210mila

PakistanAlluvioni

da monsoni1,9 milioni

BangladeshAlluvioni

da monsoni600mila

Corea del NordAlluvioni

da monsoni212mila

GiapponeAlluvioni

a Kyushu e frane250mila

FilippineTifone Pablo

1,9 milioniMonsoni ed e�etti

del tifone 1,6 milioni

Terremoto di Negros187mila

CinaTifone Hakui

21 milioniMonsoni giugno

1,4 milioniTifoni Saola&Damrey

867milaTifone Kai-Tak

530milaMonsoni aprile

443milaTerremoto nello Yunnan

185mila

MadagascarCiclone Giovanna

190mila

PerùAlluvioni legate

alla Niña138mila

Totale32,4 milioni

di sfollati

Paesi con nuovi sfollati Paesi con almeno 50mila sfollati Paesi dove gli sfollati sono almeno l’1% della popolazione

Ambiente Un mondo di sfollati

Alluvioni Le alluvioni che hanno colpito il sudest della Norvegia hanno costretto cen-tinaia di persone a lasciare le loro case. u Due persone sono morte negli allagamenti nel nord dell’Algeria.

Terremoti Un sisma di magni-tudo 8,3 è stato registrato nel mare di Okhotsk, al largo della Russia. Non ci sono state vitti-me. Scosse più lievi sono state registrate a Tonga, nello Ye-men, in Algeria e in Canada. Vulcani Il risveglio del vulca-no Copahue, al confine tra il Cile e l’Argentina, ha costretto il governo cileno a trasferire duemila persone.

Tornado Sedici persone sono rimaste ferite nel passaggio di un tornado a sud di Mosca, in Russia.

Cetacei L’Islanda ha autoriz-

zato la ripresa a giugno della caccia alle balenottere.

Cavalli L’Australia ha avviato l’abbattimento di decine di mi-gliaia di cavalli selvaggi consi-derati nocivi per l’ambiente. Dighe La Repubblica

L’economia dello scambio sembra non piacere alle auto-rità di New York, che hanno chiuso, almeno per ora, tre so-cietà per la condivisione di be-ni e servizi: la SideCar Techno-logies, che permetteva lo scambio di passaggi in auto gratuiti, per una violazione dei regolamenti sul noleggio di au-toveicoli; la RelayRides, un si-stema per noleggiare la propria auto ad altre persone, per pub-

blicità ingannevole e violazio-ne della legge sulle assicura-zioni; e la Airbnb, un sito che mette in contatto i viaggiatori con chi vuole affittare la sua casa per brevi periodi, che avrebbe violato le leggi sugli alberghi. Non è solo New York a contrastare l’economia della condivisione, scrive Grist. Già la California aveva cominciato a chiedersi come inserire que-ste iniziative nelle attuali strut-

ture normative ed economi-che. Ma i servizi peer-to-peer spesso sfidano le aziende esi-stenti e le amministrazioni, e non si adattano ai regolamenti. Bloccarli significa penalizzare chi, escluso dall’economia tra-dizionale, ha trovato un’alter-nativa nell’economia della condivisione. Il consumo col-laborativo è alle prime battute e si dovrà adattare alle leggi o dovrà cercare di cambiarle.

Ethical livingL’economia della condivisione

Democratica del Congo sta progettando la costruzione di un’enorme diga sulle casca-te Inga del fiume Congo. Avrà una capacità di 40mila megawatt, superando il primato mondiale della diga cinese delle Tre gole. Il flusso dell’acqua è così forte che

non sarà necessario creare un grande bacino per far girare le turbine. Ma la maggior parte dei congolesi non beneficerà dell’energia perché vive in aree rurali lontane dalle reti elettriche. La diga potrebbe fornire energia alla Nigeria, all’Egitto e anche all’Europa.

u Più di 32 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case nel 2012 a causa di alluvioni, tempeste, terremoti e altri disastri naturali. La maggior parte dei disastri è legata ai cambiamenti climatici, denuncia il nuovo rapporto dell’Internal displace-

ment monitoring centre fondato dal Norwegian refugee council. L’Asia e l’Africa centroccidentale sono state le regioni più colpite. Le alluvioni in India e in Nigeria sono responsabili del 41 per cento degli sfollati nel mondo.

Fonte: Dmc/Nrc

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96 Internazionale 995 | 12 aprile 2013

Il diario della Terra

A una prima occhiata è una casetta di un piano, con i muri irregolari e un tetto coperto d’erba, in mezzo alla campa-gna gallese. Ma questa piccola costruzione, che dovrebbe es-sere demolita, sta suscitando un caso, scrive l’Indepen-dent. è stata costruita dallo scultore Charlie Hague e da sua moglie Megan Williams su un terreno di famiglia, a Glandwr. Per quattro anni la coppia ha abitato in un cam-per, ma alla nascita del primo figlio si sono trasferiti nella nuova casa. L’edificio è ecoso-stenibile, a emissioni zero e i materiali usati sono naturali, provenienti dalla stessa pro-prietà. La struttura è in legno, le pareti sono formate da balle di paglia con un rivestimento di fango, il tetto è in legno co-perto da vegetazione. è costa-ta solo 15mila sterline, circa 18mila euro.

La coppia però ha costruito la casa senza permesso. Quando si è rivolta alle autori-tà per sanare la situazione, gli è stato risposto che la casa, sia pure costruita in modo soste-nibile, non era destinata a di-ventare l’abitazione di un agricoltore o di un operaio fo-restale e non rispettava il ca-rattere rurale dell’area. Dove-va quindi essere demolita. Le autorità temono un prolifera-re di bungalow abusivi nella campagna gallese, sia pure co-struiti in modo sostenibile, co-me è avvenuto in Irlanda. Tut-tavia, sembra che la maggio-ranza dei lettori dell’Indepen-dent sia a favore dell’autoco-struzione e contesti la demoli-zione della casa, anche visto il costo elevato degli affitti e dei mutui nel Regno Unito.

La casettaecologica

Ethical living

Terremoti Un sisma di ma-gnitudo 6,1 sulla scala Richter ha colpito il sud dell’Iran, cau-sando almeno 37 morti. Altre scosse sono state registrate al confine tra l’Afghanistan e il Pakistan, nella provincia indo-nesiana di Papua Ovest, nelle Filippine, in Birmania, nell’estremo oriente russo, nell’ovest del Messico e in Gre-cia.

Alluvioni Almeno nove persone sono morte nelle allu-vioni causate dalle forti piogge che hanno colpito Luanda, la capitale dell’Angola. Altre quattro persone risultano di-sperse. Centinaia di case sono state danneggiate e alcune strade sono state bloccate dal-le frane. u I seicento abitanti della cittadina di Barbaño, nel-la regione spagnola dell’Estre-madura, sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni a causa dell’aumento del livello delle acque del fiume Guadia-na. u Il bilancio delle alluvioni nella regione di Buenos Aires, in Argentina, è salito a 49 vitti-me e 20 dispersi.

Frane Due persone sono morte travolte da una frana in una miniera d’oro illegale nell’est della Sierra Leone.

Vulcani L’istituto islandese per la meteorologia e la vulca-nologia ha annunciato il risve-glio del vulcano Hekla. Gli esperti hanno alzato il livello d’allerta sconsigliando le gite alle pendici del vulcano.

Caprioli Almeno 146 caprioli sono morti nell’ultima settimana nella regione di Kurgan, in Russia, dopo un inverno più rigido del solito. Gli animali non sono riusciti ad alimentarsi a causa della troppa neve.

Locuste Sciami di locuste hanno infestato più del 50 per cento delle coltivazioni del Madagascar. La Fao ha lanciato l’allarme per il rischio di carestia.

Farfalle Le farfalle monarca del Nordamerica si orientano nella loro migrazione dal Ca-nada al Messico usando punti

di riferimento, come la linea della costa, e basandosi sulla posizione del Sole e sul campo magnetico terrestre. Non avrebbero nessuna mappa innata, scrive Pnas.

Clima Le turbolenze che colpiscono i voli transatlan-tici potrebbero diventare più frequenti a partire dal 2050. Per quella data la concentra-zione di anidride carbonica nell’atmosfera raddoppierà rispetto ai valori preindustria-li e le turbolenze nel nord dell’Atlantico saranno tra il 10 e il 40 per cento più intense, portando a voli più lunghi e a un maggiore consumo di carburante. Nell’immagine, le possibili turbolenze con il dop-pio di anidride carbonica.

FON

TE: O

MS

2013

u Ogni anno più di 1,2 milioni di persone muo-iono in incidenti stradali e più di venti milioni rimangono ferite. Gli incidenti sono l’ottava causa di morte nel mondo, con un impatto pa-ragonabile a malattie come la malaria. Secon-

do l’Organizzazione mondiale della sanità, po-trebbero diventare la quinta causa di morte en-tro il 2030. Tre quarti delle vittime sono giova-ni uomini e gli incidenti sono la principale cau-sa di morte nella fascia d’età tra i 15 e i 19 anni.

Sicurezza stradale Un mondo di incidenti

Dati non disponibili

Morti sulle strade Tasso di mortalitàogni centomila persone

≤10

10,1-20

20,1-30

30,1-40

40,1-70

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104 Internazionale 940 | 16 marzo 2012

Il diario della Terra

Gli Stati Uniti stanno scopren­do le lampadine a risparmio energetico. Non senza polemi­che: un concorso lanciato dall’amministrazione Obama per la lampadina più verde ed economica è stato vinto dalla Philips. Il problema è che il premio di dieci milioni di dol­lari è stato assegnato a un pro­dotto a led che costa 50 dollari, e che quindi non è proprio a buon mercato, scrive il Wa-shington Post. L’idea era quella di incentivare l’indu­stria a produrre lampadine ecologiche a basso costo. Così la Philips ha presentato il suo modello parzialmente prodot­to e assemblato negli Stati Uniti. Pensato per sostituire la lampadina a incandescenza da 60 watt, risulta più efficiente dei suoi concorrenti in quanto consuma 10 watt contro una media di 12,5 watt. È anche più brillante, ha una luce migliore e dura più a lungo. Ma il suo prezzo è alto, il doppio di quel­lo dei concorrenti.

Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno cominciato la transizione alle lampade ad al­ta efficienza energetica. Da quest’anno le lampadine a in­candescenza da 100 watt an­dranno fuori mercato, seguite da quelle da 75 nel 2013 e quel­le da 60 l’anno successivo. La legge però è stata giudicata da ambienti conservatori una li­mitazione della libertà e trop­po onerosa per i consumatori (la vecchia lampadina costava un dollaro). Comunque le nuo­ve lampadine, che tagliano i costi energetici del 75 per cen­to, si stanno diffondendo, so­prattutto con i prodotti impor­tati, per esempio dalla Cina, disponibili a circa 24 dollari.

Lampadined’America

Ethical livingDa sapere Un mondo senza acqua potabile

Elefanti Dall’inizio di gen­naio almeno duecento elefanti sono stati uccisi per le loro zan­ne nel parco nazionale Bouba Ndjida, in Camerun (nella fo-to). Secondo un’associazione per la protezione degli animali, i pachidermi sarebbero stati uccisi da un gruppo di bracco­nieri sudanesi.

Terremoti Un sisma di ma­gnitudo 5,3 sulla scala Richter ha colpito il centro delle Filip­pine. Nove persone sono rima­ste ferite. Altre scosse sono state registrate nell’isola indo­nesiana di Sumatra, nel nor­dest del Giappone, in Nuova Zelanda e ad Haiti. Valanghe Il bilancio della valanga che ha travolto una lo­

calità del Badakhshan, nel nord est dell’Afghanistan, è sa­lito a 50 vittime e 145 dispersi.

Alluvioni Tre persone sono morte quando il fiume Khe­rouaa, nella regione algerina di El Tarf, è straripato a causa del­le forti piogge delle ultime set­timane.

Incendi Sei incendi hanno distrutto più di 1.500 ettari di vegetazione nei Pirenei spagnoli.

Siccità Le Nazioni Unite e l’ong Oxfam hanno annuncia­to che più di sei milioni di persone hanno bisogno di assistenza immediata a causa della siccità che ha colpito il Niger.

Vulcani Il vulcano Kilauea, nell’arcipelago statunitense delle Hawaii, ha cominciato a eruttare. La colata di lava ha distrutto l’ultima casa ancora in piedi di un insediamento costruito sulle pendici del vulcano.

Ragni Le alluvioni delle ul­time settimane hanno provo­cato un’invasione di ragni nel New South Wales, nel sudest dell’Australia. Secondo alcuni esperti locali, i ragni hanno però contribuito a limitare la popolazione delle zanzare.

Biodiversità I visitatori minacciano la biodiversità dell’Antartide, scrive Pnas. Si stima che i 33mila turisti e i settemila ricercatori che ogni anno arrivano sul continente portino con sé i semi di piante esotiche. Le piante aliene si stanno radicando, minaccian­do l’ecosistema.

Epidemie L’hiv continua a diffondersi in Russia. Nel 2011 i nuovi casi sono aumentati del 5 per cento rispetto al 2010. La Russia è uno dei pochi paesi al mondo in cui le morti per aids sono in aumen­to. I dati dell’Onu e dell’Oms indicano che lo 0,9 per cento della popolazione è sieroposi­tiva, contro lo 0,2 dell’Europa occidentale e centrale.

AFP

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Ty

u Almeno 800 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile e più di 2,5 miliardi non hanno servizi sanitari di base. Se­condo il rapporto sullo stato delle risorse idriche

dell’Onu, presentato al Forum mondiale dell’ac­qua che si tiene a Marsiglia dal 12 al 17 marzo, la domanda di acqua è in aumento e i cambiamen­ti climatici ne minacciano la disponibilità.

Scarsità fisica

Risorse idriche

Scarsità fisica imminente

Scarsità economica

Poca o nessuna scarsità

Dati non disponibili

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Perchè è efficace?

Perchè ciò che raccontiamo è evidente.

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visualizing.org

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dati.gov.it

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