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pressoilTribunale
diCatania
(Autorizzazionen.16del28/05/2012)
AAnnnnoo 22 -- NNuummeerroo 66
NON SOLO GAMBE E FIATO:
PAROLA DI ELISABETTA BORGIA
MENTAL TRAINER DI FONTANA
DDEESSEERRTT BBIIKKIINNGG......TTRRAA SSCCEENNAARRII DDAA PPAARRAADDIISSOO
NNEELLLLAA TTEERRRRAA DDEEII TTRROOGGLLOODDIITTII
SSOOMMMMAARRIIOO0044 BBII&&EESSSSEE CCAARRRREERRAAIILL TTEEAAMM IITTAALLIIAANNOO CCHHEE PPUUNNTTAAAALLLLEE VVEETTTTEE DDEELLLLAA MMTTBB MMOONNDDIIAALLEE
0066 VVIIAAGGGGIIAARREE IINN MMTTBBNNEELL CCAALLDDOO DDEESSEERRTTOO TTUUNNIISSIINNOOSSUULLLLEE OORRMMEE DDEEII TTRROOGGLLOODDIITTII
1122 TTRRAAIINNIINNGGFFAARR CCOOIINNCCIIDDEERREE LLAA PPRREESSTTAAZZIIOONNEERREEAALLEE CCOONN QQUUEELLLLAA PPOOTTEENNZZIIAALLEE
1155 AALLIIMMEENNTTAAZZIIOONNEEIINNTTEEGGRRAAZZIIOONNEE IINN GGAARRAAVVIIEETTAATTOO CCOONNFFOONNDDEERRSSII
1188 TTEECCNNIICCAADDIISSCCEESSAA......PPOOII CCOOMMEE FFAACCCCIIOO AA FFEERRMMAARRMMII??DDUUBBBBII CCHHEE RROOVVIINNAANNOO IILL DDIIVVEERRTTIIMMEENNTTOO!!!!!!
2244 GGPPSSGGPPSS,, PPCC EE SSOOFFTTWWAARREE::EECCCCOO CCOOMMEE GGEESSTTIIRREE LLEE TTRRAACCCCEE
2266 PPEEDDAALLAANNDDOO VVEERRSSOO SSAANNTTIIAAGGOOAA LLEEOONN LLUUNNGGOO UUNN’’AANNTTIICCAA PPIISSTTAA RROOMMAANNAA
3300 MMOOBBIILLIITTÀÀ SSOOSSTTEENNIIBBIILLEEIINNSSTTAALLLLAATTOO AADD AASSCCEEAA ((SSAA))IILL PPRRIIMMOO BBIIKKEE SSHHAARREE FFOOTTOOVVOOLLTTAAIICCOO
wwwwww..mmoouunnttaaiinnbbiikkeeooggggii..iittRivista telematica di sport e ciclismo registrata
presso il Tribunale di Catania (Autorizzazione n. 16 del 28/05/2012)
MMOOUUNNTTAAIINNBBIIKKEE OOGGGGIIANNO II - N. 6
DDIIRREETTTTOORREE RREESSPPOONNSSAABBIILLEE
Alessandro Petralia
FFOOTTOOGGRRAAFFIIEEClelia Barbagallo
CCOOLLLLAABBOORRAATTOORRIIPaolo Alberati
Andrea TrivellatoNicolò MussoEnrico Cavalli
Alberto LimatoreAlessandro Riccardo Tedesco
RREEGGIISSTTRRAAZZIIOONNEETribunale di Catania
n. 16 del 28/05/2012SSEERRVVIICCEE PPRROOVVIIDDEERRAruba Spa
CCOONNTTAATTTTIIRREEDDAAZZIIOONNEE
La presente pubblicazione è un men-sile sfogliabile on line che si affiancaallo spazio news in costante aggiorna-mento sul sito www.mountainbike-oggi.it
EEDDIITTOORRIIAALLEEDalle nevi italiane, cui abbiamo dedicato la co-pertina del precedente numero, alle calde di-stese di sabbia del deserto tunisino: lamountain bike non conosce confini ed ab-biamo quindi ritenuto giusto dedicare ancorauna volta la prima pagina a chi in sella al pro-prio destriero ama avventurarsi lì dove nonosano neanche i più potenti mezzi 4x4.Dell’avventura dei ragazzi della Coast2Coast,e di tanti altri argomenti riguardanti il mondodelle ruote grasse, troverete ampi approfon-dimenti tra le pagine di questo numero: primadi inoltrarsi in que-ste letture tro-viamo peròdoveroso tribu-tare un sincerosaluto a chi insella al propriodestriero ci ha ri-messo la vita. Direcente uno spa-gnolo e un sudafri-cano se ne sonoandati così…perstrada, in due circo-stanze diverse, men-tre si allenavano: unasorte che purtroppoaccomuna sempre piùciclisti nel mondo. Ilprimo era un buon cor-ridore, una grande pro-messa mai sbocciatadavvero a livello mondiale;il secondo le promesse lestava invece mantenendo allagrande: nel 2012 era statovincitore di una tappa dellaCoppa del mondo XC, trionfatoredella Cape Epic e splendido quintoall’Olimpiade Londine.
RRIIPP IInnaakkii,, RRIIPP BBuurrrryy..
LE GRANDI MARCHE
GLI ATLETI: UN MIX PROMETTE
Il nuovo team Bi&Esse Carreranasce dall’idea di creare unastretta collaborazione tra treteam di altrettante diverse re-gioni italiane: Italia Sport Teamcon sede a Brescia, Pila BikePlanet con sede ad Aosta e X-Team Teramo ovviamente consede nell’omonima città.La nuova collaborazione si
pone, da subito, l’obiettivo diunire le forze, le conoscenze ele competenze professionali deitre gruppi, forti della consape-volezza che insieme si possacreare un team internazionale
competitivo, favorendo al con-tempo la crescita dei giovani ta-lenti.Una crescita, senza pressioni
ma con la giusta professionalità,con l’obiettivo di arrivare alleprossime olimpiadi di Rio de Ja-neiro per giocarsi una medaglia.Obiettivo ambizioso, certo, ma
nelle corde dell’Italia Sport Teamche vanta nella sua storia unoro e un argento ai Campionatidel Mondo XCO nel 2008 e nel2012, la vittoria della Coppa delMondo 2012 Under23 e diversititoli nazionali, mentre il Pila
Bike Planet e XC Teramo con-tano tra i loro atleti ben cinquecampioni nazionali e un bronzoai mondiali XCO 2011.Saranno quattro, due donne e
due uomini, più due giovani ta-lenti, i bikers che difenderanno icolori del team Carrera: la po-lacca Aleksandra Dawidowicz,l’azzurra Emilie Collomb, i costa-ricani Andrey Fonseca e LuisCamacho, mentre i due giova-nissimi saranno Marco Liporacee Federico Piccolo, campioni ita-liani 2012 nelle rispettive cate-gorie di appartenenza.
BI&ESSE CARRERA: IL TEAM ITA
PUNTA ALLE VETTE DELLA MTB
LA STORICA SOCIETÀ DI BICI DA STRADA ENTRA NELL’OFF ROAD DA
Sarà la punta di diamante invirtù dei risultati ottenuti a li-vello internazionale. La polaccavanta una vittoria ai Campionatidel Mondo ed Europei XCO U23nel 2009, una medaglia aiCampionati Mondiali Eliminatordel 2012, più titoli nazionali e lapartecipazione a 2 olimpiadi conil settimo posto di Londra2012.
L’azzurra è campionessa ita-liana XCO junior e affronterà lacategoria per il secondo anno.In campo internazionale ha giàdimostrato il suo talento, chiu-dendo nelle gare di Coppa delmondo 2012 sempre tra leprime sei, e sempre prima oseconda tra le junior all’esordionella categoria.
Costaricano classe 1993, si èpresentato in Europa già loscorso anno conquistando unbronzo ai Campionati Mondialidi Champery. In carriera si èaggiudicato il Campionato Conti-nentale Panamericano Junioroltre ad aver vinto ininterrotta-mente il Campionato NazionaleXCO in tutte le categorie.
AAlleekkssaannddrraa DDaawwiiddoowwiicczz AAnnddrreeyy FFoonnsseeccaaEEmmiilliiee CCoolllloommbb
4
ENTE DI ESPERIENZA E TALENTO
Un progetto ambizioso, che
punta a raggiungere le vette
della mountain bike internazio-
nale e ben supportato dagli
sponsor a partire da Bi&Esse,
società bresciana di produzione
e commercializzazione di prodotti
e macchine per l’imballaggio,
passando per Carrera Podium,
storica società bresciana di bici-
clette da strada che dal 2013
ha deciso di entrare nel mondo
delle ruote grasse, avvalendosi
della professionalità degli atleti e
tecnici di questo team per svi-
luppare un prodotto di altissimo
livello e pareggiare così i grandirisultati ottenuti su strada convittorie nei Giri d’Italia, Tour deFrance e Campionati Mondiali.
E’ stato proprio Davide Boi-fava, a chiedere la collabora-zione di questo gruppo di lavoro,certo di potersi levare grandisoddisfazioni.
Oltre ai Main Sponsor, il teamsi avvarrà del sostegno di For-mula per quanto riguarda gli im-pianti frenanti e le forcelleammortizzanti anteriori, di KeitIwear Group per l’abbigliamentotecnico, di Crono Team per lafornitura delle scarpe sia daMTB che da strada, di Zefiroper le ruote, le sempre presentiSelle SMP, mentre per la puliziae manutenzione delle Bike conti-nuerà la collaborazione con Fi-Mo. L’integrazione sarà targataEthic Sport, mentre per i caschie occhiali arriva la new entrySelev.
Saranno presenti anche glisponsor Industria Alimentare
Bresciana, la storica Birreria
Whurer, Il Gruppo Italtelo, Nu-
meridagara.com.
Dal punto di vista tecnico in
merito alla preparazione di ogni
atleta, il team ha deciso di la-
sciar liberi gli atleti di poter la-
vorare con i tecnici che li hanno
seguiti nel corso della stagione
2012 per facilitarli nel passag-
gio al nuovo team. Il Bi&Esse
Carrera sarà in costante con-
tatto con i rispettivi preparatori
per monitorare e valutare gli
atleti durante l’anno nel miglior
modo possibile.
Le mountain bike della Carrera
saranno 29” con grafiche spe-
ciali. Il gruppo di base sarà lo
Shimano XTR mentre freni e for-
cella saranno Formula. Aleksan-
dra utilizzerà la 26” nelle prove
di coppa del mondo Eliminator,
lo stesso modello che sarà uti-
lizzato dai due giovani campioni
italiani Liporace e Piccolo.
LIANO CHE
MONDIALE
LLA PORTA PRINCIPALE
Sempre dal Costarica, arriva
anche Luis Camacho, classe
1994 e bronzo ai Campionati
Continentali Americani 2012 e
Campione Nazionale XCO Ju-
nior. E’ fresco il successo di Ca-
macho, proprio sul compagno
di squadra Fonseca, ai giochi
Giovanili della Costarica.
I due giovanissimi in forza al team saranno Marco Liporace e
Federico Piccolo, campioni italiani 2012 nelle rispettive categorie
di appartenenza.
Nella scorsa stagione, in occasione dei Campionati italiani gio-
vanili svoltisi in luglio Courmayeur (AO), Federico Piccolo si è im-
posto con ampio distacco sui piccoli avversari nell’ambito della
categoria Esordienti 2° anno.
Nella stessa manifestazione anche Marco Liporace ha ottenuto
il successo, anch’egli con ampio margine, nella categoria Allievi
1° anno.
LLuuiiss CCaammaacchhoo FFeeddeerriiccoo PPiiccccoolloo ee MMaarrccoo LLiippoorraaccee
5
NEL CALDO DES
SULLE ORME D
IL RACCONTO DEL VIAGGIO SU PISTE MAI BAPPrroollooggoo
Dopo 7 ore di viaggio senza
sosta giungiamo a Sousse dove
siamo ospiti in un hotel che
porta il nome mitico di Annibale:
qua è tutta Storia, dovunque ti
giri respiri millenni di vicende
epiche e antichità e avvenimenti
e misticismo e favola…
Cena al ristorante dell'albergo
sistemazione dei bagagli e delle
bici nei mezzi e domattina tran-
sfert all'aereoporto: si torna a
casa!!!
6
Sfiniti ma tutti felici di aver rea-
lizzato un viaggio magnifico e
una piccola impresa: abbiamo
attraversato il deserto roccioso
e sabbioso, che ha messo a
dura prova la nostra resistenza
prima con le pietre quarzose e
taglienti che mai lasciavano a ri-
poso le nostre braccia e, so-
prattutto, il nostro “sacro”
deretano (...!) e poi con il caldo
secco e i banchi di sabbia che
appesantivano enormemente il
passo: “No normal road, but
very very offroad!!!” ripetono
ERTO TUNISINO
EI TROGLODITI
TTUTE PRIMA D’ORA DALLE RUOTE GRASSE
7
Giovanni e Marco tentando l’ap-proccio con una belle femme al
Residence Doiret…
Abbiamo vissuto come i tro-
gloditi in case millenarie, gli
Ksar, le fortezze con le loro co-
struzioni ad alveoli di forma ovoi-
dale sovrapposti uno sull’altro,
dove gli abitanti nascondevano i
loro raccolti; e ancora, solcato
sentieri che mai avevano visto le
due ruote: sentieri sacri, che da
tempo immemore vedono la po-
polazione percorrerli per com-
piere i loro antichi rituali. E
siamo stati rapiti da panorami,
neanche a dirlo, mozzafiato: il
deserto di pietra e tutt’intorno le
basse colline dalle cime piatte
erose nei millenni dal forte
vento; sulla spianata, le tende
dei nomadi, le pecore, i drome-
dari al pascolo.
Quello che ho visto in questo
viaggio in Tunisia, nella terra dei
trogloditi non è quello che
“sento”: “l'essenziale è invisibile
agli occhi, ma lo si sente con il
cuore” ripeteva il Piccolo Prin-
cipe a se. Spero che quaggiù
non si facciano colonizzare to-
talmente dallo stile occidentale,
con tutte le sue deviazioni e in-
sofferenze.
II pprroottaaggoonniissttii
In 9 Biker: io con la Bici a pe-
dalata assistita Lombardo eSe-
striere, Carmelo (er Cammello)
con una front da 29”, Lorenzo
(er Moscone) addirittura con
una GT in acciaio del 1991 ri-
gida!!! Roberto con una bici da
trekking, Giovanni (Milàn), Gio-vanni (er Tigre), Marco, Totò eTarak (la nostra Guida local) conle Full. Franco alla guida del Vane Vittorio a seguirci col 4x4.
IInn VViiaaggggiioo
PPrriimmaa ttaappppaa:: ddaa MMaattmmaattaa aaKKssaarr HHaalllloouuffE’ il primo giorno che useròper un lungo tragitto la miaeBike. Dopo avere assicuratol’attrezzatura foto e video sulportapacchi posteriore e avercontrollato che tutto sia in or-dine partiamo alla volta di KsarHallouf, una fortificazione realiz-zata nel mezzo del deserto roc-cioso tra Matmata e Tatouine.Settantacinque chilometri emolti villaggi da attraversare.Con la mia bici prendo subitoconfidenza, sebbene il carico nesquilibri il baricentro. Il primotratto è in asfalto ma nella partein fuoristrada il comportamentoè egregio e la pedalata assistitafunziona a meraviglia: niente dimeglio per un biker fuori allena-mento e un carico non indiffe-rente: tra bici e bagagli siamoben al di sopra i 30 Kg..! (pe-sata a pieno carico 31,800Kg!!!). Dopo la parte di sali-scendi inizio ad alternare la “miapedalata” alla pedalata assistita,così che l’energia possa esseresufficiente per tutta la tappa.Come pensavo questi luoghi vi-sitati con un mezzo “slow” comela bici sono tutti da gustare: livivi pienamente catturandone icolori, le forme, assaporandonegli odori, apprezzando la popo-lazione, vivendo con loro scorcidi vita quotidiana che mai potre-sti far tuoi con mezzi motoriz-zati. La sera siamo ospiti in unaabitazione berbera con cena al-l’aperto nella Tenda dei nomadi.Il risveglio ai piedi della fortezzadi Ksar Hallouf è stato stupefa-cente: ci siamo ritrovati im-mersi in un’oasi fitta di palme; lasera prima, confusi per alcuni
UUNN PPAASSTTOORREE DDII
DDRROOMMEEDDAARRII EE UUNNAA
CCOOPPPPIIAA DDII SSPPAAGGNNOOLLII
IINN JJEEEEPP SSOONNOO LLEE
UUNNIICCHHEE AANNIIMMEE VVIIVVEE
CCHHEE AAVVVVIISSTTIIAAMMOO
DDUURRAANNTTEE LL’’UULLTTIIMMAA
TTAAPPPPAA DDEELL VVIIAAGGGGIIOO::
BBEENN 8855 CCHHIILLOOMMEETTRRII
DDII SSAABBBBIIAA EE DDUUNNEE!!
8
biker dispersi nel deserto e tra-diti dal buio non abbiamo notatoquello che ci circondava! Così,estasiati da tale meraviglia sa-liamo in sella per affrontare unulteriore passo verso il GrandeErg Orientale. Ma prima, una vi-sita al castello: lo Ksar, in cimaad una spianata su una collinache sovrasta l’oasi.
SSeeccoonnddaa ttaappppaa:: ddaa KKssaarr HHaall--lloouuff aa TTaattoouuiinneeDopo un’estenuante tratto fuo-
ristrada in salita, è un susse-guirsi di villaggi e vita quotidiana:Beni Kedeche, dove siamo stati“rapiti” dalla folla che invadeva lestrade animate dal mercato lo-cale mentre nel paese camion-cini che sfidano il tempo,venivano caricati di capre e pe-core. Qui è il periodo della com-memorazione del Sacrificio diAbramo, i “Giorni dell’Adi” e perquesti animali non è una “festa”!E poi Ksar Haddada, El Mecha,El Peroh, Ksar Ouled Soltane,Gomrassen… villaggi ora dor-mienti ora pieni di vita, di donneche girano sui motobecane, chechiamano a raccolta i loro bam-bini per portarli lontano dalla no-stra vista, di uomini intenti ailavori edili, di scolaretti che, soli,
percorrono a piedi kilometri e ki-lometri per raggiungere la fami-glia. Quanto è bello potere “assag-
giare” il territorio che stai visi-tando… Così, ben prima deltramonto arriviamo alla nostrameta, Tatouine, la più grandecittà del sud della Tunisia, dove,questa volta, la comodità ci at-tende: stanze con doccia e unameravigliosa piscina, nella cuifresca acqua tutti ci rilassiamopaghi di un’altra tappa faticosama affascinante e misteriosa.
TTeerrzzaa ttaappppaa:: ddaa TTaattoouuiinnee aa DDoo--uuiirreettVerso Guermessa la strada è
tutta asfalto, 10 km rilassanti edopo avere attraversato la cittànuova un altro Ksar si staglia difronte a noi: il ricamo che orlala cresta della collina è, comenel villaggio di Ksar Hallouf, il la-scito denso di attività sociali,culturali e religiose, delle anti-che popolazioni, in queste zone.Mentre il gruppo visita l’anticopaese, io cerco di scalare la sa-lita verso gli schifa (i corridoi sucui si affacciano le abitazioni)con la mia eSestriere: 300 mtdi ripido completamente disse-stato e pietroso con pendenza
maggiore al 25%...riesco a per-correrlo in sella dove gli altrispingono! Capitolo solo sugliscalini e con enorme dispendiodi energia (per questi exploit sisceglie la modalità Sport che im-prime un’assistenza più decisama che consuma il triplo ri-spetto alla modalità Eco) rag-giungiamo la Valle dei SetteDormienti e poi Chenini: anchequi lo Ksar, ma questo è perbuona parte abitato… E’ unluogo magico, dove ancora le fa-miglie vivono nelle caverne, enon sembra essere cambiatotanto nei millenni. Se non per lacontaminazione occidentale chepiù delle parabole (ma non di
quello che ci sta dietro…) de-vasta questo territorio con pla-stica e lattine; una sovraculturache non appartiene assoluta-mente a queste popolazioni abi-tuate a vivere in simbiosi con lanatura, a dividere il tetto con
LLaa mmoobbiilliittàà lleennttaa ddeellllaa bbiiccii ccii
ccoonnsseennttee ddii eennttrraarree ddaavvvveerroo
iinn ssttrreettttoo ccoonnttaattttoo
ccoonn llaa ppooppoollaazziioonnee llooccaallee
Pasti consumati in alloggi poco “convenzionali”: a sinistra una tenda di nomadi berberi e a destra una pranzo all’aperto in un villaggio scavato nella roccia.
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galline, asini, pecore e drome-dari. Chenini è racchiusa in unsemicerchio al cui centro, inalto, è incastonata la Moschea.Mentre con la guida locale Mo-hammed si parla dello “stupefa-cente single track”, il “sentierosacro” a mezza costa che si ar-rampica sulla cresta della col-lina per poi, attraversol’altopiano, giungere a Douiret,io vengo rapito da questi luoghimagici; lascio la macchina foto-grafica per abbandonarmi esentirmi parte di questa storia.Sono secondi che il richiamo delmuezzin rende eterni: Hayyaˁalā al-salāt Hayya ˁalā l-falāh Al-lāhu Akbar Allāhu Akbar Lā ilāhillā Allāh.
I biker partono per il sentiero,un camminolungo, di 3ore, la mag-gior partecon bici alpasso ,che io
non posso affrontare per il pesodella mia eBike… Li seguiamofino al Grande Fico ai piedi della“prima sorgente”. Ci reincontre-remo al “Residence” di Douiret,dove estasiati e smarriti ci rac-conteranno di avere vissutoun’esperienza unica: dalla rupeche arriva alle spalle del paese ilpaesaggio è stato sconvolgente,ipnotico; l’incontro con le fami-glie che ancora vivono nellegrotte fa ritornare ad un pas-sato in cui il villaggio era vivocon il fermento di umanità di untempo con una vita politica so-ciale ed economica pervase daquello spirito universale e reli-gioso tuttora percepibile…
QQuuaarrttaa TTaappppaa:: ddaa DDoouuiirreett aall--ll’’OOaassii ddii KKssaarr GGhhiillaannee Due ore di sonno in
tutto…forse; il tratto in asfaltoè breve, circa15 km a ri-troso per Che-nini, poi la
deviazione per la pista versoKsar Ghilane. E’ subito deserto,ma non totalmente sabbioso,misto: la traccia è in quota,circa 350 metri e permetteanche alle bici di essere per-
corsa. Ci addentriamo, capiamoche non sarà una semplice pe-dalata, neanche per me chesono assistito dal motore elet-trico. Percorsi i primi chilome-tri il panorama non varia, solopietre e deserto, sabbia e ce-spugli qua e là; fortunatamenteil cielo è velato e il sole non insi-ste con violenza su di noi. Ma sisente, si sente nella nostra golasempre secca e non basta berein continuazione, dobbiamo te-
nere l’acqua inbocca per potere
La bici elettrica di punta di casa Lombardo: una E-Sestriere 600 (motore Bosch) che ha regalato enormi soddisfazioni e non ha mai tradito durante il viaggio.
DDooppoo ttaannttii cchhiilloommeettrrii ssoottttoo iill
ssoollee,, uunn bbaaggnnoo nneellllaa ppiisscciinnaa ddii
uunn aallbbeerrggoo sseemmbbrraa iill
mmaassssiimmoo ddaa ddeessiiddeerraarree
10
trovare un po’ di sollievo: è tantal’acqua che beviamo, più di unlitro ogni 10 chilometri. Ognitanto ci tocca scendere dallabici, i banchi di sabbia sono piùnumerosi e occupano la pistaanche per lunghi tratti, la eBikemi assiste alla grande anche se
con modalità Tour rischio diconsumare tutta l’energia… maprocedo anche sulla sabbia. Cifermiamo dopo aver percorsocirca 40 km, come allucinati:abbiamo negli occhi e impressonella mente solo il nulla, niente,il vuoto dipinto di giallo. Il de-serto. C’è una piccola casettasu un promontorio, fermi cisono dei dromedari che pasco-lano; anche noi mangiamo qual-cosa, un pranzonecessariamente molto fugace:pane tonno e cipolla. Non sivede alcuna oasi all’orizzonte,Ksar Ghilane è ancora lontana,30 chilometri; ancora. I ragazzisono andati con le bici a me-scolarsi tra i dromedari, sono
tanti sparsi un po’ dovunque; indisparte il pastore, che li os-serva e controlla da lontano - ilpastore Nomade e un fuori-strada con a bordo una coppiaspagnola sono le uniche animevive che abbiamo incontrato suquesta pista dimenticata. Piùtardi sapremo che mai nessunoprima di noi aveva raggiunto inbici Ksar Ghilane da questotracciato..!Beh, ce l’abbiamo fatta: 9 ore
di bici, 85 chilometri percorsi dicui 70 in pieno deserto. Siamoprovati fisicamente ma, soprat-tutto, svuotati mentalmente.Ognuno di noi, ho scopertodopo, non aveva che il desideriodi Acqua frizzante e un buonboccale di Birra. A fiumi! O me-glio, la nostra meritata “piscina”d’acqua sorgiva dove tutti ci tuf-fiamo e sguazziamo per tutta laserata… L’impresa è compiuta!
RRiinnggrraazziiaammeennttii
Un doveroso grazie ai 7 parte-cipanti e all'organizzazione dellaC2C! grazie anche a Vittorio Zu-nardi lo "Svizzero" alla guida delfuoristrada, Tarak Basly, l'inter-faccia indispensabile con il terri-
torio, Franco, che ha percorso
avanti e indietro col piccolo fur-
gone appoggio quelle stesse
tracce che lui ha sapientemente
elaborato; e grazie infine a Lom-
bardo Bikes, Ortlieb e FSA per
avere permesso a me di realiz-
zare questo viaggio in sella alla
mia amatissima bicicletta, una
eSestriere, una Mountain Bike a
pedalata assistita, che mi ha
davvero assistito e condotto fe-
delmente, con l'ausilio del suo
motore elettrico, senza mai tra-
dirmi attraverso questo fanta-
stico sogno da mille e una
notte.TTeessttii ee ffoottoo
AAlleessssaannddrroo RRiiccccaarrddoo TTeeddeessccoo
IInnffoo:: wwwwww..ccoosstt22ccooaasstt..iittVViiddeeoo::hhttttpp::////yyoouuttuu..bbee//CC7788II
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PPrroossssiimmaa CC22CC TTuunniissiiaa 22//88 AApprriillee
NNoonnoossttaannttee llaa ssaabbbbiiaa ddoommiinnii iill
ppaannoorraammaa,, ssoolloo rraarree vvoollttee ccii
ccaappiittaa ddii ddoovveerr sscceennddeerree
ee ssppiinnggeerree llaa bbiikkee aa ppiieeddii
Nel deserto, sotto il sole e senza un filo d’ombra si ha la sensazione che manchi l’aria: nell’ultima tappa i biker hanno bevuto un litro d’acqua ogni 10 chilometri.
11
FAR COINCIDERE LA PREST
REALE CON QUELLA POTE
PAROLA DI ELISABETTA BORGIA, MENTAL TRAINER
Mens sana in corpore sanorecitava un antico adagio latinosempre valido in ogni tempo edin ogni ambito della vita…com-preso il modernissimo mondodel ciclismo.La domanda che ci poniamo è
dunque la seguente: davvero l’al-lenamento del biker - professio-nista o semplice agonista chesia - consiste solo in continuiesercizi di potenziamento, ripe-tute, rulli, roto press ecc.? Op-pure accanto all’allenamentofisico esiste uno specifico e al-trettanto importante addestra-mento mentale? La risposta,retorica quanto la domanda, èovvia e non può che essere po-sitiva: in questo numero ci oc-cupiamo infatti di mentaltraining ovvero di quella disci-plina che si occupa di “aiutaregli atleti a far si che la loro pre-stazione potenziale (il massimodelle potenzialità) coincida con
quella reale durante la competi-zione”.Ne parliamo con la Dott.ssa
Elisabetta Borgia, una laureatriennale in Scienze e tecnichepsicologiche, una laurea magi-strale in Psicologia clinica e uncorso di perfezionamento in Psi-cologia dello sport. Ex ciclistaagonista (ciclocross ed mtb), at-tualmente ricopre la carica dipresidente della Your Balancea.s.d. centro di preparazionementale ed atletica per sportivi(per info guardare la pagina FB)ed è mental trainer – nonchémoglie da qualche mese - diMarco Aurelio Fontana.
IIll rraappppoorrttoo ttrraa uunn bbiikkeerr eedd iillpprroopprriioo mmeennttaall ttrraaiinneerr ssii ccoommppiieessoolloo iinn pprroossssiimmiittàà ddeeggllii eevveennttiiaaggoonniissttiiccii,, ooppppuurree eessssoo èè ccoonnttii--nnuuaattiivvoo ee ssii ccoossttrruuiissccee nneell ccoorrssooddii uunnaa ssttaaggiioonnee oo aaddddiirriittttuurraa ddiippiiùù aannnnii??
“Il rapporto tra un biker ed ilproprio mental trainer è un rap-porto di fiducia reciproca e ri-spetto che inevitabilmenterichiede del tempo per esserecollaudato. Mi preme sottoli-neare che, affinchè possa es-sere un percorso positivo disupporto e potenziamento dellerisorse, risulta importante, pernon dire essenziale, che lo psi-cologo possa entrare in con-tatto anche con il preparatore(allenatore) affinchè tutti pos-sano avere la consapevolezza ela tranquillità di sapere che gliobiettivi prefissati siano chiari esoprattutto condivisi: si evitanocosì tensioni o fratture, assolu-tamente deleterie ai fini della se-renità all’atleta. Sarebbe moltotranquillizzante ma assoluta-mente irreale pensare che, nelmomento in cui un atleta sia indifficoltà o stia passando un mo-mento di crisi, chieda l’aiuto di
TTRRAAIINNIINNGG
12
AZIONE
NZIALE
DI FONTANAun mental trainer per ‘risolvere’ ipropri problemi; una concezioneun po’ magica del mental trainingche purtroppo si riscontratroppo spesso tra gli sportivi.Una preparazione mentale equindi un percorso di crescita diun atleta, invece è qualcosa chedura nel tempo (tendenzialmenteha una durata di un anno). Dopola prima fase di conoscenza re-ciproca e di creazione di un’alle-anza, un punto molto importanteè la scelta degli obiettivi (a breve,medio e lungo termine) che per-mettono di direzionare gli sforzie l’attenzione e soprattutto chia-rire i passi necessari per il lororaggiungimento”.
AAii ffiinnii ddeell rraaggggiiuunnggiimmeennttoo ddeellmmaassssiimmoo ssttaattoo ddii ffoorrmmaa ddii uunnbbiikkeerr mmaattuurroo,, ssee ddoovveessssiimmooeesspprriimmeerrlloo iinn ppeerrcceennttuuaallii,, qquuaannttooiinncciiddee llaa ccoommppoonneennttee mmeennttaallee eeqquuaannttoo qquueellllaa ppuurraammeennttee aattllee--
ttiiccaa??
“Non mi piace parlare di per-centuali, quello che posso diresia rispetto alla mia esperienzada atleta che da psicologa dellosport è che l’incidenza dellacomponente mentale è moltopiù alta di quello che si possapensare. Moltissimi sono gliatleti che, seppur avendo valorisopra la media dal punto di vistaatletico, non riescono ad espri-mere le loro potenzialità e nonriescono ad essere vincenti.Questo è il chiaro esempio dicome la mente possa essere unlimite al corpo. La mente però,alla pari del corpo, se allenata inmodo corretto può diventarel’elemento che rende possibileun salto di qualità: con questadomanda si centra quindi quelloche è il nucleo e la mission dellapsicologia dello sport, ovveroaiutare gli atleti a far si che laloro prestazione potenziale (ilmassimo delle potenzialità) coin-cida con quella reale durante lacompetizione”.
SSuu qquuaallii aassppeettttii mmeennttaallii ddeevveeiinntteerrvveenniirree uunn mmeennttaall ttrraaiinneerr::aannssiiee,, ppaauurree,, mmoottiivvaazziioonnii,, ccoonn--cceennttrraazziioonnee,, vvoogglliiaa ddii ffaarree,, eecccc??
“Uno psicologo dello sportdeve essere pronto a lavoraresu qualunque criticità un atletaporti. Ci sono atleti che soffronodi ansia pregara, altri che nonriescono ad essere attivati sindall’inizio della gara (i famosi ‘die-sel’), quelli che fanno fatica adessere concentrati durante l’al-lenamento, quelli che hannoperso la motivazione, quelli chehanno ‘paura di vincere’, quelliche non dormono la notte primadella gara; insomma ragioni di-verse, come diversi sono gli uo-mini che le provano.Dopo la fase preliminare di co-
noscenza dell’atleta e la conse-guente stesura del profilo
emotivo vengono evidenziati ipunti di forza (che devono sem-pre essere ben presenti nellamente dell’atleta) e le aree damigliorare, che vengono poi im-plementate nelle sedute se-guenti attraverso l’uso didifferenti tecniche e strumenti ocon la semplice parola.Questo modo di operare per-
mette all’atleta di creare ordinee di etichettare (to label) con unnome le proprie emozioni e lesensazioni che prova e soprat-tutto fornisce un altissimo nu-mero di tecniche pratiche presedalle discipline orientali (yogaecc.), dalla mindfulness (skills
training) e dalle diverse metodo-logie di rilassamento (respira-zione; training autogeno;rilassamento progressivo di Ja-cobsen, ecc.) che permettonoall’atleta di avere una maggioresensibilità e raffinatezza nel “leg-gere” e sentire i messaggi cheinvia il loro corpo”.
PPeennssaarree ppoossiittiivvoo aanncchhee ddiiffrroonnttee llaa ffaattiiccaa ee rraaggiioonnaarree ccoonnllooggiiccaa ssuuii pprroopprrii lliimmiittii ppuuòò eess--sseerree llaa cchhiiaavvee ppeerr iill rraaggggiiuunnggii--mmeennttoo ddeellllaa ssooddddiissffaazziioonneeppeerrssoonnaallee ppeerr uunn bbiikkeerr??
“Il pensare positivo e l’averchiari i propri limiti sono sicura-mente due elementi importan-tissimi per il raggiungimentodella massima prestazione. Tuttinoi abbiamo un ‘dialogo interno’(self talk) seppur spesso non cene rendiamo conto; comprendetutta una serie di frasi, incita-menti, ordini che ci diciamomentalmente durante qualun-que attività facciamo. Questipensieri in realtà si traducono invero e proprio linguaggio non
IIll rraappppoorrttoo ttrraa bbiikkeerr ee mmeennttaall
ttrraaiinneerr èè bbaassaattoo ssuullllaa ffiidduucciiaa
eedd ooccccoorrrree aallmmeennoo uunn aannnnoo
aaffffiinncchhèè ssii eesspplliicchhii aall mmeegglliioo
13
verbalizzato che condiziona inmodo molto importante le no-stre emozioni e di conseguenzaanche il corrispettivo corporeo(la prestazione sportiva). Il dia-logo interno può essere quindiuna grandissima risorsa se po-sitivo ma anche un grandissimolimite se negativo. Quante voltequando le cose ci stanno an-dando bene in gara abbiamo undialogo interno positivo? ‘Daiche son fortissimo’ o ‘il mio av-versario è cotto’ oppure ‘adessoarriva la parte di percorso piuadatta a me’ e quante volte in-vece abbiamo avuto un dialogointerno negativo? ‘Non ce la fac-cio più’ oppure ‘sono finito’ op-pure ‘oggi non vado avanti’. Irisultati oggettivi ottenuti nelledue diverse situazioni sono dia-metralmente opposti. La psico-logia dello sport lavora anchesul dialogo interno, innanzituttotrasformandolo in positivo(anche solo togliendo il ‘non’dallefrasi) e poi facendolo diventarela base di un circolo virtuoso.
In un’ottica di crescita perso-nale risulta importantissimoavere ben chiari i propri limiti: ilprimo passo è sicuramenteaverne consapevolezza cosi dapoter lavorare sugli aspetti ca-renti durante gli allenamenti e lesedute psicologiche, tuttavia du-rante la gara è fondamentaleche l’atleta abbia in mente soloi propri punti di forza, addiritturafino ad arrivare ad identificarsiessi”.
EEssiissttoonnoo aassppeettttii ppaarrttiiccoollaarrii ddeellmmeennttaall ttrraaiinniinngg ddii uunn cciicclliissttaa rrii--ssppeettttoo aadd aattlleettii cchhee pprraattiiccaannooaallttrrii ssppoorrtt??
“Andando oltre le caratteristi-che oggettive delle diverse di-scipline, le skills (abilità) e lecompetenze necessarie per pre-sentarsi in uno stato psico-fisicoadeguato ai nastri di partenza diqualunque sport sono le mede-sime, seppur con qualche va-riante legata prevalentementealla differente durata dellosforzo e alla gestione della tat-tica di gara. Nel biker ad esem-pio lavoro molto nello specificosulla memorizzazione del per-corso tramite visualizzazione esulla concentrazione e consape-volezza rispetto al gesto atletico(posizione, pedalata, muscoli in-teressati per ciascun movi-mento, efficienza del gesto)”.
CC’’èè,, aa ssuuoo mmooddoo ddii vveeddeerree,, nneellppaannoorraammaa cciicclliissttiiccoo pprrooffeessssiioonnii--ssttiiccoo ee aammaattoorriiaallee iittaalliiaannoo ppiieennaaccoonnssaappeevvoolleezzzzaa ddeellll’’iimmppoorrttaannzzaaddeell rruuoolloo ddeell mmeennttaall ttrraaiinneerr oopp--ppuurree bbiissooggnnaa ffaarree ppaassssii iinn aavvaannttiiee sseennssiibbiilliizzzzaarree ll’’aammbbiieennttee ssuuqquueessttaa tteemmaattiiccaa??
“A mio modo di vedere in Italiac’è ancora molto da fare nell’ot-tica di promuovere questascienza: sicuramente passi im-portanti si stanno facendo maad oggi l’‘taliano medio” è an-cora troppo tradizionalista per
poter pensare ad una cosa cosiinnovativa. La psicologia dellosport, purtroppo, in Italia è an-cora nella fase di accettazione edi riconoscimento. In USA esi-stono master post universitari,un massiccio sistema di ricercae studi con fondi ad hoc e no-mine riconosciute. In Italia, pur-troppo, oltre alla mentalitàcomune e, lasciatemelo dire ‘ot-tusa’ di alcuni direttori sportivivecchio stampo, lo psicologodello sport non è neppure rico-nosciuto con un albo ed un or-dine (se non di associazioni dinicchia). Ciò porta quindi anchepersone poco competenti e pre-parate ad ‘improvvisarsi’ coacho trainers.Senza dubbio però ilproblema è il pregiudizio chel’opinione pubblica ha nei con-fronti degli psicologi in genere,visti come “stregoni”, “strizza-cervelli”, persone che curano i“pazzi” o che possono entraredentro le persone e prendernecompletamente il controllo, maquesta è un’altra storia su cuidiscutere in altre sedi”.
AAlleessssaannddrroo PPeettrraalliiaa
La rubrica “reality training” riprenderà dal prossimo
numero: con Paolo Alberati continueremo a seguire
il nostro Mister X nell’evoluzione del proprio
stato di forma in vista della satione agonistica 2013
INTEGRAZIONE IN GARA
VIETATO CONFONDERSI
GEL, FRUTTINI, ENERGIA RAPIDA: UTILIZZAMOLI NEI TEMPI GIUSTI
Rubrica a cura di: NNiiccoollòò MMuussssoo neurobiologo e nutrizionista
AALLIIMMEENNTTAAZZIIOONNEE
Ogni sport è caratterizzato,
oltre che da quell’insieme di re-
gole e caratteristiche che lo
rendono “calcio” piuttosto che
“canottaggio”, da una ben defi-
nita finestra fisiologica con le re-
lative richieste metaboliche
insite nella sua pratica.
Ogni sport da questo punto di
vista è molto “preciso”: nel cal-
cio ad esempio abbiamo picchi
di consumo energetico della du-
rata di 4-10-15 secondi (pen-
sate ad uno scatto),
inframmezzati da lunghi periodi
di corsetta blanda (recupero) e
addirittura da molte pause (pu-
nizioni, rimesse laterali… esul-
tanze ecc..ecc..). Altri sport al
contrario sono caratterizzati da
sforzi intensi ma ben definiti
nella loro durata: le gare di ca-
nottaggio ad esempio possono
variare le une dalle altre di pochi
secondi e permettono quindi al-
l’atleta di prepararsi e di alle-
nare i meccanismi esoergonici
per “quel preciso periodo di
tempo”.
CCiicclliissmmoo:: qquuaallee ffiinneessttrraa mmeettaa--
bboolliiccaa??
Il ciclismo invece non è catalo-
gabile in nessun tipo di finestra
metabolica, almeno non con
tanta precisione da poter dedi-
carci solo ed esclusivamente a
quella: ecco perché per un cicli-
sta è così difficile la gestione
non solo del proprio allena-
mento, ma anche dell’alimenta-
zione e della relativa
integrazione.
Il corpo umano ha infatti di-
versi sistemi di produzione di
energia: alcuni forniscono picchi
energetici elevatissimi per bre-
vissimi periodi (nell’arco dei se-
condi) come nel caso dei cento
metri piani in atletica leggera;
altri forniscono energia elevata
per periodi di tempo più lunghi
(minuti) comunque mai superiori
ai 5/10 minuti; altri infine rie-
scono a fornire livelli energetici
adeguati a performance della
durata di diverse ore. Ovvia-
mente meccanismi così diversi
non possono attingere carbu-
15
rante dalle stesse molecole ali-
mentari, nè per funzionare nè
per ripristinarsi.
Occorre tenere ben presente
che quando compiamo sforzi fi-
sici intensi e prolungati, il nostro
corpo sarà in grado di smistare
le varie molecole chimiche pre-
senti negli alimenti e ripristinare
così tutti i meccanismi energe-
tici usuali, in maniera proporzio-
nale alla qualità degli alimenti
che ingeriamo per recuperare:
un fattore assolutamente non
trascurabile perchè maggiore
sarà il recuperò, maggiore sarà
l’energia a disposizione per pro-
seguire nello sforzo e minore il
rischio di sovraccaricare il
corpo e gli organi coinvolti in
questi meccanismi.
II pprrooddoottttii ssuull mmeerrccaattoo
In gara o negli allenamenti
come possiamo amministrare
un così complicato scenario?
Come possiamo gestirci in
mezzo alla immane scelta di in-
tegratori che il mercato forni-
sce?
Bè con una semplice frase: “a
ciascun il suo” (cit. Sciascia).
Ormai le più grosse ditte pro-
duttrici di integratori alimentari
per sportivi sono all’avanguardia
su questo fronte e propongono
quindi una grande varietà di ali-
menti/integratori diversi tra
loro sia nel “gusto” che soprat-
tutto nella adeguatezza al tipo di
sforzo che dobbiamo affrontare.
Fra i più usati troviamo:
-Barrette energetiche: normal-
mente composte da cereali,
frutta secca, derivati del fru-
mento, zuccheri semplici e com-
plessi.
-Gelatine di frutta: normal-
mente composte da zuccheri
semplici derivati dalla frutta, e
complessi, acqua, concentrati
puree di frutta, ioni salini prove-
nienti da agrumi e da aggiunti.
-Gel energetici: normalmente
composti da acqua, maltode-
strine a media e lunga catena,
zuccheri semplici e complessi,
sodio cloruro, potassio cloruro
e spesso caffeina.
-Energetici rapidi: normal-
mente composti con alcuni in-
gredienti dei carbon gel (come
le maltodestrine) ma con una
minore concentrazione di car-
boidrati e con l’aggiunta di mo-
lecole “stimolanti” e che
favoriscono l’accelerazione me-
tabolica , fra cui L-alanina, tau-
rina, caffeina, ginseng, acido L-
glutammico, e una buona per-
centuale di potassio che stimola
la contrazione muscolare car-
diaca.
GGeessttiirree uunnaa ggaarraa
Immaginate adesso una tappa
di un grande giro suddivisa in
tre fasi diverse.
La prima è costituita da un lun-
ghissimo trasferimento di ben
metà tappa: quale squilibrato
sceglierebbe l’energia rapida?
Anzi potendo e avendo a dispo-
sizione un ammiraglia, anche un
panino (con prosciutto o mar-
IIll cciicclliissmmoo nnoonn hhaa uunnaa pprreecciissaa
ffiinneessttrraa mmeettaabboolliiccaa:: ppeerrcciiòò
aalliimmeennttaazziioonnee ee aalllleennaammeennttoo
rriissuullttaannoo ppaarreecccchhiioo ccoommpplleessssii
16
mellate) andrebbe più che bene
perché a questo punto della
competizione serve energia che
possiamo digerire e immagazzi-
nare in tempi anche lunghi per
quando sarà necessaria.
La seconda fase è costituita
da una salita, ma non è l’ultima
e sarà quindi affrontata a ritmo
elevato ma non certo a “tutta”:
avremmo bisogno di energia
che duri un po’ che non ci appe-
santisca e che soprattutto non
ci “ecciti” troppo da farci consu-
mare più del dovuto facendoci
ritrovare spremuti alla fine.
Infine gli ultimi 3 km all’arrivo:
qui non conta più il prima o il
dopo, conta solo attivare tutti i
meccanismi per andare a spre-
mere anche l’ultima stilla di
energia che abbiamo in
corpo…per il recupero ci sarà
tempo dopo il traguardo!
AAllccuunnii eerrrroorrii ddiiffffuussii
Questi concetti di ordine gene-
rale valgono anche nel piccolo di
chi non partecipa ad un Tour de
France, ma si cimenta in gare
amatoriali. Immaginiamo di es-
sere nel pieno di una salita di
una Granfondo: ingeriamo una
barretta o un carbon gel con-
vinti di ricevere un aiuto energe-
tico e proviamo a forzare il
ritmo; è estremamente proba-
bile che il suddetto aiuto arri-
verà (almeno che la salita non
duri ore) solo dopo un bel po’
che avremo scollinato! Altro er-
rore tipico di chi utilizza integra-
tori con poca esperienza: prima
della partenza esageriamo con
l’energia rapida (ricchi di ecci-
tanti e stimolanti come caffeina
e taurina) e ancora fermi il no-
stro cardiofrequenzimetro regi-
stra 180bpm; un inutile spreco
di energia a causa del metaboli-
smo accelerato indotto dagli ec-
citanti quando ancora ci tocca
stare in griglia per diverse de-
cine di minuti. Ecco perché
prima di acquistare è essenziale
conoscere bene cosa offre il
mercato, che è ricco di articoli
adatti alle diverse fasi di un alle-
namento o di una competizione:
di fronte ad uno scaffale pieno
di integratori dovremo quindi
essere noi, consci delle neces-
sità del nostro fisico, a decidere
con consapevolezza cosa farà al
caso nostro.
Rubrica a cura di: AAnnddrreeaa TTrriivveellllaattoo, direttore tecnico Scuola Nazionale Maestri di Mountain Bike -- www.amibike.it
TTEECCNNIICCAA
Quante volte vi è capitato dopoaver faticato non poco per con-quistare la cima di una salita eraggiungere finalmente il tantosospirato momento della di-scesa, di bloccarvi improvvisa-mente al primo vero cambio dipendenza ?Già… Proprio così! Nel mo-
mento in cui dovrebbe iniziare ilvero divertimento, “qualcosa dimisterioso” è in grado di impos-sessarsi del nostro corpo bloc-candone i movimenti,impedendoci di proseguire.Paura di cadere? Agitazione?Senso di responsabilità per il la-voro e la famiglia ? Certo col passare degli anni di
solito si diventa più riflessivi,meno spensierati e disposti aosare e rischiare la propria in-
columità, solo per la soddisfa-zione di aver superato indenniun passaggio tecnico o un trattodi discesa particolarmente ri-pido e accidentato. Ma qualepotrebbe essere il vero motivo?Probabilmente un mix anche ditutto ciò che è stato descritto;certo è che lasciarsi travolgereda troppi pensieri in quei fran-genti può impedirci di goderedel divertimento puro che sipuò invece provare lasciandosiandare. Meglio reagire e cer-care di superare il “blocco psi-cologico” facendo tutto ilpossibile: è fuori dubbio che al-l’origine delle nostre paure c’èsenz’altro una scarsa padro-nanza e conoscenza della tec-nica di guida, che è necessarioapprendere prima di ritrovarsi
con la ruota anteriore che si af-faccia su un cambio di pendenzaimportante; proprio per non es-sere poi costretti a improvvisaremovimenti e atteggiamenti tec-nici errati, che ci farebbero cor-rere seri rischi per la nostraincolumità e per l’ integrità dellanostra mtb.
DDiisscceessaa aammppiiaa ee rriippiiddaa
In primo luogo pensare di ap-prendere la tecnica nel belmezzo delle difficoltà è un tan-tino pretenzioso e comporta deirischi: non è affatto sempliceimparare quando le condizioninon sono favorevoli per appren-dere. In secondo luogo non èimportante il motivo per cui ci sidebba fermare; potreste tro-
DISCESA...POI COME FACCIO A F
DUBBI CHE ROVINANO IL DIVERT
PENDENZA DA BRIVIDI E POI UN PERICOLO: ARRESTIAMOCI S
18
vare davanti a voi un tratto dav-vero impossibile o avere qual-siasi altra esigenza, ciò che èdavvero fondamentale è riuscircinel preciso istante in cui si abbiaquesta necessità!Ma in che modo è possibile
fermarsi lungo un pendio ripidosenza cadere o peggio, rischiaredi cappottare e rovinare moltimetri più sotto? L’errore piùgrosso che si possa commet-tere e che rileviamo più fre-quentemente, è quello diarrestarsi scendendo dalla bikecol bacino posto anteriormenterispetto alla sella. Lungo un pen-dio in discesa il peso del nostrocorpo è già abbondantementeproiettato in avanti dalla forza digravità e proprio per questo èimportante portare il bacino die-
tro la sella: per controbilanciarelo squilibrio che si è generato.Tanto più il pendio sarà ripido,tanto più sarà necessario estre-mizzare la posizione di fuori-sellasfiorandola col ventre e avvici-nando il bacino al pneumaticoposteriore; quindi, mai ripor-tarsi sulla verticale della sellaanche nel momento in cui deci-diamo di fermarci. Se stiamopercorrendo un sentiero suffi-cientemente largo, avremo lospazio sufficiente per sterzare eporre la bike in diagonale ridu-cendo la pendenza; a questopunto anche il bacino potràavanzare e riposizionarsi sullaverticale senza correre rischi,consentendoci di appoggiare aterra il piede a monte del pendioper scendere dalla mtb dallostesso lato.Per ripartire bisogna poi ripo-
sizionare la bike in diagonale (po-nendola quasi in piano) e saliresul mezzo da monte verso valleazionando le leve dei freni; ri-prendere la marcia continuando
la diagonale fino a che, rag-giunto l’equilibrio, sarà possibileprendere appoggio sul pedaleanche col piede a monte delpendio; successivamente solle-varsi e portare il bacino in fuorisella nel momento in cui ster-zando verso valle si riprenderà ascendere.
DDiisscceessaa iinn ssiinnggllee ttrraacckk
Se stiamo percorrendo un sin-gle track ripido, non disponendodello spazio sufficiente per ese-guire questa manovra, do-vremo applicare un’altratecnica che ci consentirà discendere comunque dalla bikesenza correre il rischio di cap-pottare.Trovandoci già nella posizione
di fuori sella, sfrutteremo que-sta posizione per fermare la no-stra mtb estremizzando il gestotecnico. Lo sguardo dovremomantenerlo come sempre ri-volto in avanti, per scrutare ilpercorso e preparare la mano-
FERMARMI?
TIMENTO!!!
ENZA CAPOVOLGERCI
19
vra di fermata; aumentare lapressione sui freni per rallentarela corsa della mtb fino quasi afermarla e contemporanea-mente distendere bene le brac-cia per arrivare a poggiare ilventre sulla sella: avremo tro-vato un punto di equilibrio provvi-sorio ed essenziale, chedovremo mantenere fino al com-pletamento dell’intera manovra.Esso ci consentirà di liberare esganciare un piede dal pedaleper appoggiarlo a terra quandoormai saremo pressochè fermi.A questo punto potremo sgan-ciare anche l’altro piede e ap-poggiarlo a terra. Sollevare ilventre e rilasciare il freno poste-riore afferrando con la mano labike dalla sella per mantenerlaferma, dopodiché rilasciandoanche il freno anteriore saremo
scesi dalla bike completando lamanovra in tutta sicurezza. Sequalcosa andasse storto, anchese non riuscirete a trattenere labike avrete evitato rovinose ca-dute: alla mtb di solito…ci sipensa dopo!Per riprendere la marcia è im-
portante applicare al contrario lastessa manovra eseguita perfermarsi senza frenesia, rispet-tando la sequenza dei movimentiper evitare di commettere erroriche possano comprometterel’esito della ripartenza o farciperdere il controllo della mtb ap-pena ripartiti. Afferrare la bikedalla punta della sella con lamano ponendosi centralmentedietro di essa per avvicinarla anoi e azionare con l’altra mano ilfreno anteriore per evitare chepossa muoversi; quindi portare ilventre sulla sella e azionareanche il freno posteriore. Posi-zionare un piede sul pedale po-nendo i pedali paralleli. E’
AARRRREESSTTOO EE RRIIPPAARRTTEENNZZAA IINN DDIISSCCEESSAA
QQuuaannddoo sscceennddiiaammoo ddaallllaa bbiikkee
iinn ttrraattttii ppeennddeennttii èè mmeegglliioo
aaffffeerrrraarree iill nnoossttrroo mmeezzzzoo ddaallllaa
sseellllaa cchhee nnoonn ddaall mmaannuubbrriioo
20
importante guardare avanti e ri-lassare la muscolatura prima diripartire. Rilasciare dolcementei freni per riprendere la marcia,mantenendo sempre il ventre acontatto con la sella, atten-dendo di aver raggiunto l’equili-brio prima di posizionare anchel’altro piede sul pedale. A questopunto sollevare il ventre, rima-nendo in posizione di fuori sellae avanzando leggermente con lespalle, per concludere corretta-mente la manovra di ripartenzae continuare la discesa.
II ppeeddaallii:: ccoossaa ffaarree ee ccoossaa nnoonnffaarree
In che momento agganciare ipedali? Questa fase è impor-tante e delicata e può portare acommettere errori che possonocompromettere il controllo dellamtb. Le calzature e il tipo di pe-dali che utilizzate possono age-volare o rendere più complicatequeste manovre. I biker che uti-lizzano i pedali flat, sempre più
in voga negli ultimi tempi, nonhanno il problema di agganciarsianche se devono porre la mas-sima attenzione nell’utilizzaresolo calzature specifiche, ingrado di garantire il massimogrip e aderire ai pin dei pedali,per evitare di perdere l’appog-
gio. Se indossate calzature dafree ride, grazie ad una suolapiù morbida sarete agevolatiperché avrete una migliore ade-renza al suolo in fase di prepa-razione della ripartenza egodrete anche di un appoggiopiù sicuro sui pedali nell’attesadi agganciarvi: su pendii moltoripidi è facile scivolare anche dafermi e la calzatura tecnica(race) in questi frangenti nonaiuta. Utilizzando dei pedali asgancio rapido con una superfi-cie d’appoggio sufficientemente
ampia, potrete permettervi diappoggiare i piedi ai pedali epercorrere qualche tratto at-tendendo il momento più propi-zio per agganciarli; in altri casisarete costretti a farlo moltopresto, poiché non avrete unappoggio sicuro. Uno degli er-rori da evitare assolutamente,è quello di prendere appoggiosulla sella per cercare di aggan-ciare i pedali. Si rischia seria-mente di cappottare. Peragganciarli durante la marcialungo discese ripide è altamenteconsigliabile rimanere in posi-zione di fuori sella e tornare adappoggiare l’addome sulla sella,per quel tanto che basta perconsentirvi di muovere i piedi li-beramente e riuscire ad aggan-ciarvi. Perdere di vista ilpercorso anche solo per unistante può comportare seri pe-ricoli.
QQuueessttiioonnee ddii eesseerrcciizziioo
Apprendendo correttamente
IIll ppuunnttoo pprroovvvviissoorriioo ddii eeqquuiilliibbrriioovvaa ttrroovvaattoo uunn aattttiimmoo pprriimmaa ddiiccoommpplleettaarree llaa ffaassee ddii aarrrreessttooppeerr mmeetttteerree ppooii ppiieeddee aa tteerrrraa
UUNNOO DDEEGGLLII EERRRROORRII PPIIÙÙ
CCOOMMUUNNII ÈÈ QQUUEELLLLOO DDII
RRIISSEEDDEERRSSII IINN SSEELLLLAA PPEERR
RRIIAAGGGGAANNCCIIAARREE II PPEEDDAALLII::NNEELLLLEE DDIISSCCEESSEE RRIIPPIIDDEE SSII
RRIISSCCHHII DDAAVVVVEERROO DDII
CCAAPPPPOOTTTTAARREE!! MMEEGGLLIIOO
RRIIMMAANNEERREE FFUUOORRIISSEELLLLAA
EE UUTTIILLIIZZZZAARREE CCOOMMEE
AAPPPPOOGGGGIIOO IILL PPRROOPPRRIIOO
AADDDDOOMMEE MMAANNTTEENNEENNDDOO
SSEEMMPPRREE LLOO SSGGUUAARRDDOO
QQUUAALLCCHHEE MMEETTRROO OOLLTTRREE
LLAA RRUUOOTTAA AANNTTEERRIIOORREE..
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queste tecniche, è possibile fer-marsi e ripartire anche lungopendenze estreme con il mas-simo controllo del mezzo, ren-dendo più sicura la nostra guidain discesa e lasciare spazio al di-vertimento, senza dimenticareche la prudenza e il buon sensodevono accompagnarci sempre:“prima di lasciare andare i frenibisogna valutare di essere ingrado di fermarsi” …poi è troppotardi. L’esercizio è come sempreil metodo più efficace per ap-prendere e rendere queste se-quenze di gesti degliautomatismi, anche se sonomolti i dettagli che li compon-gono e gli errori anche banali,che possono ostacolarne la cor-retta applicazione e buona riu-scita. Scegliere le traiettorie,controllare e dosare l’impiego deifreni, saper distribuire e spo-stare adeguatamente e neitempi giusti il peso tra avantrenoe retrotreno, l’utilizzo dei pedali,sfruttare l’impiego della sella:sono un insieme di cose non fa-
Molti biker abbassano la sellaper rendere più facile la di-scesa; negli ultimi anni sonoentrati in commercio dei co-modi dispositivi, che semprepiù spesso vengono montati diserie chiamati ‘reggisella tele-scopici‘: consentono di abbas-sarla e sollevarla a piacimentosenza arrestare la propria mar-cia. Abbassarla di quel tanto, èsenz’altro un metodo che puòaiutare a evitare l’impedimentoche essa può costituire du-
rante le discese ripide, ma èsoprattutto la tecnica in nostropossesso che può fare la diffe-renza. Affrontando percorsiestremi per riuscire a control-lare la mtb e evitare di esseresbalzati dalla sella può rendersinecessario abbassarla, altri-menti è possibile addiritturasfruttarla per fermarsi e ripar-tire, mantenendone inalteratal’altezza anche lungo pendenzeconsiderevoli.
Apprendere la tecnica in mezzo ai pericoli è controproducente: molto più utile cominciare ad esercitarsi su pendii accessibili, meglio se in gruppo e con un maestro.
SSEELLLLAA TTEELLEESSCCOOPPIICCAA:: PPEERRCCHHÈÈ NNOO??
22
cili da apprendere nel suo in-sieme, soprattutto senza l’aiutodi un esperto in grado di sugge-rirci i movimenti giusti e correg-gere i nostri errori. Qualcheuscita in compagnia di un Mae-stro di Mtb può aiutarvi ad acce-lerare i tempi di apprendimento,per iniziare finalmente a godersiin sicurezza anche le discese piùripide .
Il calendario delle iniziative
amibike 2013 che riguardano i
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COME GESTIRE LE TRACCE
TUTTO PER PIANIFICARE E RIVIVERE LE NOSTRE ESCURSIONI
Abbiamo introdotto, nel nu-mero precedente il discorsosulla cartografia, chiarendo al-cuni concetti saranno estrema-mente utili in futuro per settareal meglio il nostro strumento eper utilizzare un software per lagestione dei dati.
QQuuaallee ggppss??
Elemento essenziale è dunqueche il nostro strumento gps nonsolo sia cartografico ma chesupporti questa funzionalità,anche perchè mappe o carto-grafia non sempre sono pre-senti nello strumento almomento dell'acquisto. Trovoche l'utilizzo del gps senza que-sto supporto non solo tolga laparte più divertente nell'utilizzodello strumento, ma metta a re-pentaglio la nostra sicurezza nelcaso in cui, persi dentro ad unbosco, non sappiamo decideresul sentiero da prendere per unveloce rientro proprio perchèprivi di una mappa per capire lazona in cui ci troviamo.
Oggi giorno le aziende di set-tore realizzano prodotti sempre
più ricchi di informazioni e dati eda alcuni anni stiamo assi-stendo alla nascita di cartogra-fie dedicate alle attività outdoorche integrano oltre alla classicarete stradale nazionale ed ur-bana, anche quella dedicata allasentieristica di montagna tantocara a noi bikers.
Naturalmente carte vettorialicosì sofisticate hanno bisogno distrumenti gps altrettanto re-centi, che ci permettono disfruttare al massimo dati ed in-formazioni contenute nei sup-porti cartografi ma anche pergarantire una visualizzazionechiara di tutti i dettagli, che gra-zie allo zoom, ci appariranno informa intelligente a seconda dellivello di zoom scelto, senza af-follare il nostro piccolo schermodi simboli, linee ed altri dati checi potrebbero confondere: danon dimenticare la funzione rou-ting presente, non solo per l'usostradale ma anche per l'usosentieristico.
A tutti questi già utili dati, daalcuni anni, e su certi prodotticartografici come TrekMap diGarmin, si sono aggiunte le in-
formazioni relative all'altimetria,integrando i dati DEM (DigitalE-levationModel) che oltre alla vi-sualizzazione delle curve di livelloe delle quote altimetriche, ci in-formano sul dislivello effettuatoe su quello ancora da superarenel caso ci si stia muovendolungo una rotta o una traccia.
La cartografia dedicata ai GPSè quindi un elemento che nonpuo mancare nel nostro stru-mento: con un pò di abitudine econ la possibilità di configuraree personalizzare i dettagli visua-lizzabili, ne faremo un utilizzo in-dispensabile, capace diinformarci costantemente sul-l'ambiente circostante, venen-doci anche in aiuto nei momentidi difficoltà.
SSooffttwwaarree
Un altro strumento irrinuncia-bile è sicuramente un adeguatosoftware, che va a completarela strumentazione utile ad orga-nizzare, rivedere, progettare edarchiviare tutte le nostre avven-ture.
Normalmente questi supporti
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vengono distribuiti insieme allostrumento e sono prodotti pergestire la cartografia vettorialeproprietaria e non di altreaziende, questo non solo perovvie strategie aziendali, maanche per evitare conflittualitàfra i diversi strumenti in com-mercio.Come vi ho già detto altre
volte, gli stumenti da me utiliz-zati sono prodotti Garmin, e ilsoftware MapSource è il con-cetto generale di Garmin per lavisualizzazione e gestione di car-tografia elettronica e per loscambio di dati, da o verso ilPC. BaseCamp, è un altro soft-ware di Garmin che è stato rea-lizzato per gestire i dati DEM epermettere la visualizzazione 3Ddella cartografia.Una caratteristica importante
di questi due software è di ge-stire in comune le stessemappe installate. Presto ci ren-deremo conto che non tutta lacartografia che ci interessa èpresente in forma vettoriale, ea questo inconveniente ci è ve-nuto in aiuto un interessante ap-plicativo, sempre di Garmin,conosciuto come CustomMap.Questa applicazione ha resopossibile l'invio all'interno del no-stro strumento di piccole por-zioni di mappe raster, ossia queltipo di mappa reperibile attra-verso la scansione di supporticartacei, che ha dato vita atutta una serie di cartografieamatoriali tanto amata da chitrova piacere avventurarsi interritori sconosciuti o sprovvistidi supporti elettronici reperibiliin commercio.Naturalmente a sfavore ab-
biamo il fatto che questo tipo dicartografia “fai da te”, non èsupportata da informazioni ag-giuntive sul territorio, sui sen-tieri e su tutti gli elementipresenti sulla scansione e nonsarà naturalmente possibile l'uti-lizzo eventuale dell'autorouting.È certo che l'uso combinato di
questi due tipi di supporto cipermetterà di sfruttare i punti diforza di entrambi.
IIll PPCC
Il metodo di preparazione diqueste mappe è ora molto sem-plice e si basa sul software diGoogle Earth conosciuto dallastragrande maggioranza degliutilizzatori di internet. Il Pc haquindi un ruolo fondamentale:tramite software dedicati pos-siamo avere molte informazionisul giro che faremo, potremo vi-sualizzarlo in modalità mappa evedere il territorio che attraver-seremo. Per far comunicarequesti due strumenti, è neces-sario un collegamento, solita-mente via USB che rilevati i dueapparati, li metta in comunica-zione fra loro e ci permetterà diconseguenza di poter caricare,elaborare e modificare i nostri oaltrui itinerari salvati sottoforma di file.
LL’’eesstteennssiioonnee ddeeii ffiilleess
A conclusione ci rimane dafare un pò di chiarezza sul-l'estensione dei file generati siadai terminali che dai software:una quantità innumerevole seconsideriamo tutti i prodotti incommercio! E’ bene sapere co-munque che lo stesso file lettoda software o terminali gps di-versi, può essere decodificatotralasciando alcune informa-zioni, magari per noi importanti,perchè impossibili da interpre-tare dagli strumenti utilizzati so-litamente per limiti tecnici; perquesto è importante salvaresempre tutti i nostri dati anchenel formato proprietario e nonsolo nei formati di interscambiopiù noti, pena la perdita di dati. GPX, KML/KMZ, GBD, TRK,
LOG, sono gli acronimi che ci ri-sulteranno più comuni, e chepian piano andremmo a cono-scere.
GPX GPS eXchange Format èil formato file più diffuso: tracce,wpt, rotte salvati con questaestensione vengono facilmenteimportati da tutti i GPS e soft-ware, che riescono a salvare ipropri dati normalmente anchein questo formato.KML (Keyhole Markup Lan-
guage) è il formato basato suXML creato per gestire datigeo-spaziali in tre dimensioni neiprogrammi Google Earth, Goo-gle Maps e Google Mobile. Que-sto formato usato per lacreazione delle CustomMap stadivenendo anch'esso uno stan-dard, affermato e diffuso.KMZ è la versione compressa
ZIP, dei file KML. quando unKMZ viene decompresso, al suointerno è presente un singolofile doc.kml, contenente tutti idati.Gbd Garmin Database è il for-
mato proprietario di Garmin,molto potente e capace di con-tenere molte informazioni con-temporaneamente; risulta peròleggibile solo da MapSource eBaseCamp.Trk, Log, Upt, sono i formati
utilizzati dai software e gps Ma-gellan per salvare i propri daticontenenti tracce e waypoint.Un ultimo formato, poco utiliz-
zato da chi impiega il gps soloper attività outdoor, ma cono-sciuto ed impiegato da chi usa ilproprio strumento per monito-rare la propria attività sportiva,è il formato file con estensioneTcx, che oltre a contenere tuttele informazioni di un file gpx, in-tegra anche quelle relative allanostra prestazione: frequenzacardiaca, frequenza di pedalata,calorie, ecc. sono memorizzatee salvate con questa esten-sione. Questo formato di Gar-min, dedicato agli sportivi eaperto con il software TrainingCenter, ci permette di visualiz-zare sotto forma di grafici la no-stra prestazione e poterlaanalizzare metro per metro.
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DDIIAARRIIOO DDII VVIIAAGGGGIIOO DDII EENNRRIICCOO CCAAVVAALLLLII -- CCAAPPIITTOOLLOO VVIIII
PEDALANDO
VERSO SANTIAG
A LEON LUNGO UN’ANTICA PISTA
11//0099
Sveglia alle 6 del mattino: la
colazione ci lascia delusi, a Ba-
yonne per lo stesso prezzo (tre
euro) avevamo trovato un ban-
chetto da sogno mentre adesso
ci tocca una tazza di latte ed
una brioche industriale. Siamo
seduti con due tranquilli ragazzi
polacchi ed un fiammingo un po'
fuori di testa, che ogni due ri-
pete in continuazione “I’m fla-
mish…I’m flamish…I’m
flamish”…ok abbiamo capito: il
Belgio non ti piace proprio, non
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““QQuueessttoo ddiiaarriioo èè ppeerr cchhii ppeennssaa cchhee dduuee rruuoottee ssiiaannoo ffaattttee
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O
A ROMANA
è la tua patria ecc… Siamo d'ac-cordo che al primo bar faremocolazione come si deve, ma ilfiammingo cocciuto ci tiene pro-prio a fare le sue rimostranze al-
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l'hospitalero che da parte sua loignora senza battere ciglio.
OOnn tthhee rrooaadd
Imbocchiamo la strada moltopresto: oggi sarà probabilmentela tappa più lunga di tutto il cam-mino e dobbiamo camminare dibuona lena. Indossiamo tuttoquello che abbiamo a disposi-zione perché oggi fa propriofreddo e lungo primi chilometriin asfalto la bassa temperaturaprobabilmente si avverte un po'di più. Raggiungiamo Carrion delos Condes dopo circa un'ora:qui rifacciamo colazione sideve e approfittiamodella sosta per siste-mare le protezioni im-permeabili per ilbagaglio: il cielo è neroe sembra carico dipioggia.Andiamo spediti fino a
Sahagun dove, mentresiamo fermi per uncafè “largo” (che quivuol dire “lungo”),che serve più alfreddo che asvegliarci, incro-ciamo nuova-mente lostrano tipo diLisbona cheavevamo in-c o n t r a t olungo la
tappa precedente. Dal modo incui pedalava e dall’attrezzaturaquantomeno inadeguata che siportava dietro il giorno primanon avremmo scommesso unsolo euro sulla possibilità di rin-contrarlo lungo il cammino…edinvece eccolo qua: ieri deveavere pedalato fino a tardi!
LLaa CCaallzzaaddaa ddee llooss RRoommaannooss
Prima diuscire daSahagunpass iamo
dall'
immenso arco che qui rimane diun vecchio monastero benedet-tino, uno dei più grandi del
mondo tanto da meritare l'ap-pellativo della Cluny di Spagna.Da qui comincia uno dei trattipiù affascinanti dell’intero Cam-mino: la Calzada de los Roma-nos, una pista solitariaantichissima, un'alternativasconsigliata ai pellegrini neigiorni di caldo per via del fattoche per decine di chilometri nonsi incontra né un centro abitato,né ombra d’albero, né tanto-meno anima viva a cui rivolgereun’eventuale richiesta d’aiuto.Per noi va benissimo ma prima,a Calzada del Coto, un anzianosignore di 83 anni ci ferma e ciinvita a visitare la graziosa her-mita (piccola chiesetta di cam-
pagna) di san Roque e ciaccompagna personal-mente all’interno spiegan-doci la storia del cane cheporta il pane al santo infer-miere di origine franceseraffigurato nella pala d'al-tare, uno dei primi pelle-grini sulla via di Santiago.All'uscita del paese ciaspetta la solitaria Cal-zada de los Romanos
Nidi di cicogna adagiati sui campanili: una bizzarra costante del paesaggio rurale castillano.
PPeerrccoorrrreerree llaa ccaallzzaaddaa rroommaannaa
èè uunn’’eessppeerriieennzzaa ffuuoorrii ddaall tteemmppoo::
nnoonn cc’’èè aanniimmaa vviivvaa,, nnèè oommbbrraa ddii
mmaannuuffaattttii ddii oorriiggiinnee uummaannaa..
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che si rivela una scelta azzecca-tissima: certo a piedi sarà vera-mente dura, un’esperienza piùda eremita sul deserto che dapellegrino, ma in bici si fila che èuna meraviglia. La Calzada è to-talmente pianeggiante: per qual-che ora l’orizzonte, adeccezione di un binario ferrovia-rio che stentiamo a credere siaancora in esercizio, non pre-senta la benché minima formao struttura che possa essere ri-condotta ad origini umane: il si-lenzio, a cui ben presto ciaffezioniamo, è totale e qua e lasi ha davvero l’impressione chel’ultimo ad essere passato suquesta via possa essere statoun qualche viaggiatore romanonell’epoca della decadenza del-l’Impero. Ci fermiamo a man-giare a Calzadilla de loshermanillos, quattro case e unabottega immerse nel nulla: men-tre riposiamo le gambe all’om-bra di una tettoia sentiamopassare una sola auto, per
giunta in lontananza, mentredalla cucina arrivano i rumori egli odori della preparazione dellatortilla che abbiamo ordinato.
LLeeoonn
A Leon, meta finale di oggi, ar-riviamo per le 16:30 con ben120 km alle spalle: è statasenza dubbio la tappa più lungama la totale assenza di pen-denze significative ci ha sempli-ficato molto la giornata. Efortunatamente siamo arrivatiasciutti nonostante ad un certoil cielo sembrasse voler caderegiù con tutto il suo carico dipioggia.L'albergue è una specie di
ostello della gioventù e non èniente male: mentre compiamola routine del fine-giornata rea-lizziamo di aver passato la metàdel cammino e, anche se c'è an-cora un bel po' da fare, comin-cia ad insinuarsi la sensazioneche tutto finisca troppo presto.
Passeggiando per Leon ab-biamo davvero una bella im-pressione, la ritrovo distantedalla città che avevo visto, quasicorrendo, in una mattinad'estate di ormai tanti anniprima. Immersi di nuovo in unagrande città, dopo centinaia chi-lometri di mesetas e piccoli bor-ghi rurali, ci sentiamo un po'disadattati, ma vale la pena fer-marsi un po' a Leon: l’antica ca-pitale iberica con i suoi antichimonumenti e le tante luci per lestrade lastricate e affollate èdavvero raggiante. Il tassistache ci riaccompagna all'alber-gue ci racconta di tre anziane si-gnore in cammino meravigliatenon tanto dalla cattedrale madai pinchos (spuntini) che quiservono con le bevande. Da se-gnalare inoltre, per gli appas-sionati di cucina e di sapori forti,la zuppa di aglio che stasera ilDirettore ha temerariamenteordinato e gustato.
NNEELL PPRROOSSSSIIMMOONNUUMMEERROO LLAA SSEECCOONNDDAAGGRRAANNDDEE AASSPPEERRIITTÀÀ
DDEELL PPEELLLLEEGGRRIINNAAGGGGIIOO::LLAA CCRRUUZZ DDEE HHIIEERRRROOAA QQUUOOTTAA 11550000 MM,,IILL PPUUNNTTOO PPIIÙÙ AALLTTOO
DDEELLLL’’IINNTTEERROOCCAAMMMMIINNOO FFRRAANNCCEESSEE
SSTTAATT IISSTT IICCHHEE
-- CC IITTTTÀÀ:: CC.. DDEE LLOOSS CCOONNDDEESS,, SSAAHHAAGGUUNN ,, CCAALLZZAADDAA DDEELLCCOOTTOO,, MMAANNSS IILLLLAA DDEE LLAASS MMUULLAASS,,LLEEOONN
-- CCHH IILLOOMMEETTRR II PPEERRCCOORRSS II:: 112200-- OORREE IINN SSEELLLLAA:: 99 ((PPEEDDAALLAATTAA EEFFFFEETTTT IIVVAA 55 OORREE EE 5500 ’’))
-- VVEELLOOCC IITTÀÀ MMEEDD IIAA:: 1199,,77 KKMM//HH-- DD IIFFFF IICCOOLLTTÀÀ:: 22//55-- SS IISSTTEEMMAAZZ IIOONNEE:: OOSSTTEELLLLOO DDEELLLLAA GG IIOOVVEENNTTÙÙ,, LLEEOONN;;
VVAALLUUTTAAZZ IIOONNEE 1100//1100 SSTTAAYY TTUUNNEEDD!!!!!!
MOBILITÀ SOSTENIBILEE TECNOLOGIA ELETTRICA
INSTALLATO AD ASCEA IL PRIMO BIKESHARE FOTOVOLTAICO
Muoversi in città, liberi dal
traffico veicolare e all’insegna
della locomozione sostenibile:
Gci Group (www.gci-group.it),
società leader di mercato nel
settore della green mobility, ha
sviluppato un sistema di bike
sharing rivoluzionario che ga-
rantisce una perfetta sinergia
tra praticità, affidabilità e design
moderno.
Operando nell’ambito della mo-
bilità sostenibile, al fine di mi-
gliorare l’efficienza energetica e
la sostenibilità ambientale, GCI
Group propone Bike Share, un
servizio di bike sharing a peda-
lata assistita che, attraverso
una tessera magnetica rila-
sciata dal comune di residenza,
permette di fruire di una bici-
cletta elettrica per spostarsi co-
modamente tra le vie della
propria città, offrendo un si-
stema di ricarica/riposiziona-
mento e riconoscimento
totalmente automatizzato.
Le biciclette elettriche a peda-
lata assistita di GCI sono di ul-
tima generazione ed integrano
tecnologie d’avanguardia per az-
zerare le emissioni inquinanti (in
fase di utilizzo) e rispettare l’am-
biente. Tutte le biciclette pos-
sono arrivare a percorrere fino
a 50 km a piena carica, rag-
giungendo una velocità mas-
sima di 25 km/h, e sono dotate
di batteria al litio e di un com-
puter di bordo che permette di
settare su 5 livelli differenti la
velocità massima, in modo tale
da agevolare la pedalata sui di-
versi percorsi stradali.
Dopo i successi di Benevento
e di Vimercate, dove il servizio
di Bike Sharing cresce di giorno
in giorno, Gci ha installato il
primo sistema al mondo di bike
sharing su pensiline fotovoltai-
che stand alone ad Ascea (SA).
Questo innovativo sistema fa sì
che l’energia, prodotta dall’im-
pianto fotovoltaico costruito
sulle pensiline, possa essere
accumulata mediante l’ausilio di
apposite batterie, così che sia
resa disponibile all’occorrenza
o, se necessario, utilizzata nel-
l’immediato.
Il sistema installato ad Ascea,
sviluppato da un pool di inge-
gneri, può garantire fino a 15
ore di autonomia di ricarica per
bici oltre che un funzionamento
di almeno 5 giorni per il sistema
di gestione e controllo. Il totem
IIll sseerrvviizziioo ooffffrree uunn ssiisstteemmaa
ddii rriiccaarriiccaa//rriippoossiizziioonnaammeennttoo
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ttoottaallmmeennttee aauuttoommaattiizzzzaattoo
30
informativo, di cui la struttura èdotata, consente di poter visua-
lizzare informazioni sulle stazionibike sharing connesse, su eventi
comunali, pubblicità o sulla si-
tuazione relativa ai ciclo posteggi
(gestione delle presenze relative
ai veicoli e delle altre stazioni
connesse). Inoltre, i ciclo po-
steggi d’aggancio e sgancio bre-
vettati da GCI consentono la
riconsegna della bici anche
quando si verifichi un caso di as-
senza di rete elettrica.
“GCI Group si pone come
obiettivo quello di proporre sul
mercato europeo ed internazio-
nale un’unica infrastruttura di ri-
carica dagli elevati standard
qualitativi – ha dichiarato Anto-
nello Rosa, Sales Manager di Gci
Group - il nostro prodotto è con-
cepito per essere utilizzato nella
maniera più sicura e semplice
possibile e dopo il recentissimo
successo di Ascea molti altri co-
muni hanno mostrato estremo
interesse per le nostre solu-
zioni.”
I servizi GCI puntano a
trovare soluzioni che
siano auto sostenibili eco-
nomicamente, user friendly
e che producano effetti posi-
tivi in termini di migliora-
mento della qualità della vita.
Puntando al futuro della mobi-
lità sostenibile, GCI sviluppa e
progetta anche colonnine di ri-
carica per veicoli elettrici, si-
stemi ideali per l’uso esterno,
che garantiscono la massima re-
sistenza alle intemperie e agli atti
vandalici.
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