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Stand out of my light! Year 1 Issue 2 www.ipaziabooks.com [email protected] May 2017 LA BARBA DI DIOGENE L’anima è in sommo grado simile a ciò che è divino, immortale, intelligibile, uniforme, indissolubile, sempre identico a se medesimo, mentre il corpo è in sommo grado simile a ciò che è umano, mortale, multiforme, inintelligibile, dissolubile e mai identico a se medesimo. (Dal Fedone di Platone) Dr. Adolfo Vásquez Rocca - Page 3-7, 12 Viviana Y Polisena - Page 8 Ivana Vaccaroni - Page 9 CARL GUSTAV JUNG: ARQUETIPOS, MÍ STICA E INCONSCIENTE COLECTIVO GÉNESIS DEL CONOCIMIENTO DEL SIGLO XXI. LA IMPORTANCIA DE CONSTRUIR PREGUNTAS Leibniz e la tripartizione del male. a Multilingual Philosophical Review 20000 hits for this essay on www.rinabrundu.com!

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Stand out of my light!Year 1 Issue 2 www.ipaziabooks.com [email protected] May 2017

LA BARBA DI DIOGENE

L’anima è in sommo grado simile a ciò che è divino, immortale, intelligibile, uniforme, indissolubile, sempre identico a se medesimo, mentre il corpo è in sommogrado simile a ciò che è umano, mortale, multiforme, inintelligibile, dissolubile e mai identico a se medesimo. (Dal Fedone di Platone)

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CARL GUSTAV JUNG:

ARQUETIPOS, MÍSTICA E

INCONSCIENTE

COLECTIVO

GÉNESIS DEL

CONOCIMIENTO DEL SIGLO

XXI. LA IMPORTANCIA DE

CONSTRUIR PREGUNTAS

Leibniz e la tripartizione

del male.

a Multilingual Philosophical Review

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La barba di Diogene

Filosofia dell'animadi Rina Brundu

Sul male di Rina Brundu

Dr. Adolfo Vásquez Rocca

Carl Gustav Jung

GÉNESIS DEL CONOCIMIENTO

de Viviana Yacuzzi Polisena

Leibniz e la tripartizione del male

di Ivana Vaccaroni

L'antro di Calliope

Aforismi

La satira di Marco Vukic

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Hannah Arendt e la “banalità” del male. Mail male è “strumentale” non banale.

Non ho ancora letto il saggio Eichmann inJerusalem – A Report on the Banality of Evilscritto nel 1963 da Hannah Arendt. Ho decisoche lo farò tra qualche anno. Mi pare che saràimportante farlo allora. Per lo scopo di questoscritto è suffficiente ciò che a proposito di talefamosissimo lavoro sanno i più. Il testo inquestione è una sorta di resoconto scrittodall’autrice, nel suo ruolo di inviata del The NewYorker, durante il celeberrimo processo alcriminale nazista Adolf Eichmann. Eichmannaveva vissuto il suo dorato dopo-guerra inArgentina, ma nel 1960 gli israeliani loprelevarono, lo portarono in Israele, loprocessarono e nel 1962 lo impiccarono.

Dopo l’ultrachiacchierato processo, laconclusione della Harendt, una conclusione asua volta molto discussa e criticata, fu che il“male” manifestatosi durante l’Olacausto, eazionato nel caso specifico da buona porta delpopolo tedesco, non fosse dovuto alla presenzadi un esagerato marciume nell’anima di queicittadini teutonici, quando piuttosto da una dataignoranza di fondo, da una incapacità dicomprendere, finanche di riflettere sullanegatività etica nel loro agire. La miaconclusione invece è doppia. Da un lato pensoche un mondo più accorto – anche in quel diArgentina – avrebbe dovuto portare Eichmannall’impiccaggione molto ma molto prima,dall’altro che forse pure il libro della Harendtoccorrerà leggerlo prima di quel segmentofuturo che ho ipotizzato solo un minuto fa,soprattutto perché se dovessi giudicarla solo invirtù di quanto riportato da terzi, dovrei scrivere

Sommario

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che questa “teoria” della giornalista-filosofa non faonore alla sua fama.

Secondo me infatti il male non è mai banale, nonimporta la connotazione che si vuole dare al termine,non importa la significazione che si vuole attribuireall’aggettivo; per quanto mi riguarda il “male” èstrumentale. Ed è “strumentale” non nel senso cheserve a raggiungere un fine, uno scopo, ma perché ècolonna portante nella struttura che fa da perno allanostra esistenza fisica. Insomma, il “male” èconsequentia-rerum del nostro avere coscienza in ununiverso fisico regolato dalle leggi fisiche checonosciamo. Talmente vero è questo status quo chesi potrebbe finanche arrivare a teorizzare che inrealtà il “male” non esiste, proprio come non esiste ilfattore tempo nell’equazione Wheeler-DeWitt. Sipuò azzardare inoltre che esistano meccanismi cheportano ad estrinsecare dinamiche, comportamentiche noi categorizziamo come il “male”.

Tanto tempo fa, una ragazza che aveva fatto unabreve esperienza come guardia carceraria mi confidòcon gli occhi cupi, e con una voce caricata di unaforza stonata in lei: “Il male esiste!”. Negli anniquello che chiamiamo “il male” mi è capitato anchedi vederlo estrinsecarsi con tutte le sue dinamichepiù perniciose in contesti molto seri e in altri piùseriosi, ma più il tempo passa più mi convinco che ilmale in sé non esista (la quale osservazione non faequazione con il concetto che il male sia banale,piuttosto il contrario). Date dinamiche dolorose sonoin realtà una necessità per garantirci l’esperienzadella vita così come la sperimentiamo nelladimensione in cui la sperimentiamo, o sonorisultanza delle nostre azioni in quello stessocontesto fisico, mentre gli aspetti che ci sfuggono(quelli che un credente non esiterebbe a chiamarediabolici), pertengono forse al non-visto, al non-ricordato delle storie multiple e complicate (ancorain-progress?) che ha già vissuto la nostra anima.

“Se Dio esiste un giorno mi dovrà chiedere scusa”scrisse un prigioniero di Auschwitz. Questa è una diquelle considerazioni che più del concetto di“banalità del male” può prendere in manieraimportante lo spirito, l’anima, la coscienza,l’intelletto di tutti. La frase procura persino la stessafascinazione che può procurare un enigmadifficilissimo, un rompicapo impossibile darisolvere. Vero è che a trattarlo in maniera matter-of-fact, cioè mai lasciando che l’aspetto emozionaleprenda il sopravvento, si potrebbe pure argomentareche al momento noi non abbiamo elementi neppure

per escludere una “colpa” anche in quelprigioniero. Detto altrimenti, nulla vieta dipensare che potrebbe essere quest’uomo adessere in debito con una possibile entitàsorgente delle cose (quella che lui chiamaDio), e in ultima analisi a dovergli/lechiedere scusa. Il fatto è che non losappiamo, ovvero non abbiamo modo dimisurare il reale valore-aggiunto di questapossibile logica nascosta e fredda che nelsuo manifestarsi in tale modo ci appare“malvagia”. E poi c’é sempre la possibilitàche l’esperienza fatta da quel prigionieronon dipenda da alcuna “colpa”, piùsemplicemente la stessa si è realizzataperché si sono verificate tutte le condizioniaffinché si verificasse (che non è unoscioglilingua).

Ma forse si tratta anche qui di un caso dimera logica strumentale. Di una logica cheha finanche un suo senso evidente. Ne derivache forse la frase corretta che il prigionierodi Auschwitz avrebbe dovuto enunciaresarebbe stata: “Se Dio esiste dovrà darmimolte spiegazioni”. Questo sì metterebbesubito il suo “Dio” all’angolo, perché lamera “spiegazione” è sicuramente dovuta.Come è dovuto il comprendere se unasimile, brutale esperienza sia stata sceltadirettamene da quell’anima (e da ciascunaanima che ne ha vissuto una simile) per suapersonalissima elevazione.

Certo è che anche nel caso di un malestrumentale che si alimenta in virtù delle suedinamiche fondanti, e in genere perniciose,non esclude un momento del redde-rationemper lo spirito che lo attualizza. Au contrairelo implica, perché magari uno scopoimportante dei nostri viaggi sulla terra èproprio quello di dover raffinare la nostracapacità di resistenza a farci strumenti chealla fine possono “subire” ma soprattuttoinfliggere il male sui propri simili. Visto daquesto punto di vista è indubbio che anchel’elemento “banale” teorizzato dalla Arendtsi fa automaticamente “peccato” come vuolela stessa logica che nella giurisprudenzadeclama “Ignorantia juris non excusat”. E ilcerchio si chiude, o no?

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Dr. Adolfo Vásquez RoccaCARL GUSTAV JUNG: ARQUETIPOS,

MÍSTICA E INCONSCIENTE COLECTIVO.

1.- Los inicios del Psicoanálisis;Freud y Jung.

En marzo de 1907, Carl Jung ySigmund Freud se reúnen por primeravez y sostienen una apasionadaconversación de 13 horas; seis añosdespués, el idilio intelectual entre elcreador de la psicología analítica y elfundador del psicoanálisis colapsa. Deello da cuenta A Most DangerousMethod1 (Un método muy peligroso),libro de John Kerr, publicado en 1994,que reconstruye la historia delpsicoanálisis a partir de unaexhaustiva investigación de miles decartas y documentos inéditos. Elensayo desbarata los mitos acerca delos modelos terapéuticos de la época,el nacimiento de las teorías de Freud ysu relación con Jung. Introduce a untercer personaje del cual se sabía poco,Sabina Spielrein, una paciente a la queJung hizo su amante, terminóconvertida en psicoanalista y jugó unrol clave en el desarrollo de estaciencia; el descubrimiento de susdiarios y correspondencia en 1977 havenido a reformular la historia delpsicoanálisis.

Freud estaba persuadido de que erapropio de la naturaleza misma de ladoctrina analítica, en lo que respecta –por ejemplo– a su concepción de laculpa[1], presentarse como chocante ysubversiva.

Cuando Freud y Carl Jungnavegaban hacia los Estados Unidospara pronunciar unas conferenciassobre Psicoanálisis, –con su habitualhumor cáustico– decía a suscompañeros de viaje: “Ellos piensanque les traemos la cura cuando enrealidad les traemos la peste“.[2]

Freud previó en varias ocasionesque el psicoanálisis hallaría suverdadera tierra de promisión enNorteamérica. La buena acogida quese le dispensó en 1909 en laUniversidad de Worcester, encontraste con la hostilidad crónicaque en Viena se cernía hacia supersona y su obra, está en el origende esta apreciación. Mas, a pesar deello, Freud insistió en que la luchapor el psicoanálisis tenía quedecidirse en los viejos centros decultura, en la vieja Europa que tantaresistencia le oponía a sus teorías.

Durante un discurso pronunciado enViena en 1955, muy cerca de la casade Freud, Jacques Lacan desarrollóla idea muy francesa y muysurrealista –piénsese en AntoninArtaud– según la cual la invenciónfreudiana sería comparable a unaepidemia susceptible de invertir lospoderes de la norma, de la higiene ydel orden social: la peste.[3] Europacontra Estados Unidos.

“Así es –afirmó ese día– como la

frase de Freud a Jung, de cuyaboca la conozco, cuando, invitadoslos dos en la Clark University,tuvieron a la vista el puerto deNueva York y la célebre estatuaque alumbra al universo: ‘Nosaben que les traemos la peste’, lees enviada de rebote como sanciónde una hybris cuyo turbioresplandor no apagan la antífrasis ysu negrura. La Némesis, paraagarrar en la trampa a su autor,sólo tuvo que tomarle la palabra.Podríamos temer que hubieseañadido un billete de regreso enprimera clase.”[4]

Efectivamente el psicoanálisis esun jarabe duro de tragar, que atentacontra el narcisismo primario,atenta contra la auto-complacenciahumana, el bien y el mal a menudono son más que construccionesculturales y sociales con lo quegran parte de lo mejor de nosotrosmismos es víctima de unarepresión.

“La singularidad del psicoanálisis,la singularidad que le confiere todasu fuerza de ruptura y roda suamplitud de época, consiste enhaber inaugurado un modo depensamiento que disuelve elsentido por principio, que no sólosimplemente lo reenvía fuera de laverdad y fuera del rigor (comopodían hacerlo, aun en tiempos deFreud, otros vieneses), sino quedestituye el sentido por principio,reconduciéndolo a su demanda yexponiendo la verdad como

decepción de la demanda.”[5].

En la medida en que el psicoanálisisse coloca por principio bajo el signode una terapia, y aunque fuese a lamayor distancia de todanormalización y ´confortación delYo`, pero en la medida en queprecisamente no señala nada en elmundo que pueda llamarse estadonormal o sano y a partir de lo cualpueda regular su proceder, elpsicoanálisis no puede ser concebidosimplemente como una terapiainterna del mundo; pero por otraparte tampoco puede evitar enfocarsela terapia del mundo mismo, de ´todoel mundo`. Eso es a lo que ElMalestar en la cultura pareceresponder con su constatación deimpotencia. Pero es lo que acasodeberíamos comprender de maneradistinta hoy en día: no es que elmundo sea incurable, es quesencillamente no está allí para sercurado.[6]

Volviendo sobre el mítico viaje deFreud a EE.UU. recreando la lúgubrefigura de Nosferatu podemos señalarque fue precisamente elexpresionismo alemán el que aportóel marco idóneo para elaborar eltemor a lo sobrenatural[7], lo onírico(bello y siniestro) y la estética de‘diablérie’. Influido indirectamentepor el Romanticismo fue el viejoSchopenhauer quien dio cuenta de lainquietante serenidad de mármoles yestatuas, la estricta jerarquía decánones y valores que era barrida porun viento originado en las

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turbulencias del sujeto. Cabe precisar,sin embargo, que Schelling, Fichte eincluso Hegel, son quienes manifiestanuna tendencia romántica, enSchopenhauer hallaríamos, más bien,algo más cercano a lo que, en elmundo del arte, se conocería comoExpresionismo.

Mientras los románticos auténticosmorían o enloquecían antes de cumplirlos treinta, los otros precisamente a esaedad ingresaban al servicio del Estadoo restablecían sus mentes perturbadascon el agua bendita de la IglesiaCatólica. Ante este panoramademencial nada tenía de raro que elmismo Goethe pronunciase lasentencia: lo clásico es lo sano, loromántico es lo enfermo.[8]

Así el Nosferatu de Murnau aparececomo emulación de la pesadilla que lahistoria de Dracula (Bram Stoker)requería. El conde Orlok es un ser defisonomía imposible; grotesco,siempre cobijado en lugares lóbregos,artífice de la peste bubónica… Es unfantasma que habita un ignoto castilloerigido como monumento a susoledad; la soledad del monstruo. Loque predomina durante ‘Nosferatu’ esel temor a un ser que trae la peste y –con ello– maldición y mortandad.

La llegada del barco al puerto conNosferatu de pie sobre la cubierta esuna escena imborrable, sobrecogedora,definitiva. Pero, ¿qué trae el vampiro ala ciudad, qué terrible carga loacompaña? Trae la peste, pues el barcoestá lleno de ratas. También aparecenlas ratas, incontables ratas enebullición, en la lúgubre mansión deCarfax de la novela de Stoker, aunquehuyen despavoridas ante la presenciade los perros que lleva el grupo intrusoencabezado por Van Helsing. En lapelícula de Murnau el mal se identificacon la epidemia de peste bubónica, deinnegables resonanciasbajomedievales, una evocacióntemporal que está en la propia estética,en la puesta en escena y en losdecorados del filme, algo que nimucho menos es ajeno alexpresionismo cinematográfico

alemán, poderosa corriente artística delperiodo de la República de Weimar a laque pertenece la obra. Pero el guionista,con aquella imprevista comunicacióntelepática, no sólo está indicando el“poder sobrenatural del amor”, sino quequien vence al vampiro, quien lodestruye definitivamente, es la jovenesposa, Ellen Hutter, pues lo espera ypermite que se introduzca en suhabitación, reteniéndolo hasta que sehace de día y Nosferatu se desvanece.La pureza, la inocencia, han vencido almal.[9]

2.- Carl Gustav Jung: Psicologíaanalítica.

La psicología analítica es la obra deCarl Gustav Jung y sus seguidores.También conocida como psicología delos complejos, el término apareceoficialmente en 1913 para designar unaampliación del psicoanálisis, razón porla cual se la tiene tanto por una escuelade psicoanálisis como por una tendenciade la psicología profunda, según laexpresión de Bleuler para caracterizar atoda psicología que parta de la hipótesisde la existencia de una psiqueinconsciente.

Carl Gustav Jung (1875-1961) era unjoven psiquiatra ya reconocido por laprofesión cuando asumió la defensa dela obra de Freud, tanto en los forospsiquiátricos como en su propia obra,iniciada en 1902. Su estrechacolaboración desde 1907 se rompería en1913 a instancias de Freud, para quienlos desarrollos Junguianos delpsicoanálisis no resultaban acordes consu propia teoría. Atrás quedarán losaños en los que Jung fue el presidentede la Asociación PsicoanalíticaInternacional desde su fundación en1910 hasta el inicio de la primeraGuerra Mundial. Una época en la que seconstituye y alcanza una dimensióninternacional (Europa y EstadosUnidos) el movimiento psicoanalíticonacido en Viena alrededor de Freud apartir de 1900.

Jung empieza su vida profesional en elcentro psiquiátrico más importante del

momento, la Clínica UniversitariaBurgöhlzli, dirigida a la sazón porEugen Bleuler, creador de la nociónde “esquizofrenia” y un facilitadordel psicoanálisis durante esos años.En la Clínica Jung se familiariza conla psiquiatría del momento tanto ensu aspecto terapéutico comoexperimental e investigador. De esadedicación saldrán la primera lecturapsicoanalítica de las psicosis, eldispositivo experimental del Test deAsociación de Palabras y la nociónde “complejo”, además de variosestudios de psicoanálisis infantil ycriminología psicoanalítica.

En 1910 Jung se sumerge en lamitología y en 1912 presenta su ideade inconsciente colectivo, elaborauna concepción energetista de lalibido y en la clínica considera másimportante el conflicto actual que elinfantil. Tales modificaciones nofueron consideradas pertinentes porel psicoanálisis de entonces, comotampoco lo serían ninguna de laspresentadas por los distintos autoresque jalonan esa historia de cismasque es el psicoanálisis. Después demás de un siglo de psicoanálisis ysobredosis de psicoterapias, todo esoes agua pasada. Hay muchas síntesisque articulan parcial o totalmentediferentes puntos de vista enpsicoanálisis, psicología ypsiquiatría, dando lugar a múltiplesabordajes al sufrimiento.

La psicología analítica parte de laexistencia de un inconscientecolectivo en la psique de cadaindividuo, de modo que laconsciencia, ligada al yo, no sólo hade vérselas con los contenidospropios de lo inconsciente personal,los complejos, personalizados en loque Jung llama sombra, sino contodos los contenidos transpersonalesque moran en nuestro interior, losarquetipos. La relación de este yo -uncomplejo entre los demás, perodotado de consciencia- con loinconsciente colectivo a lo largo dela biografía constituye el proceso deindividuación, o autorrealizaciónpsíquica. Este proceso, entendidocomo una articulación de opuestos

psíquicos que se presenta en formade conflictos, compensaciones ycomplementariedades, consiste enla diferenciación consciente porparte del individuo de dos grandessistemas de opuestos:individual/colectivo yconsciente/inconsciente. Dentro deéstos se incluyen externo/interno,antes/después, sí/no o cualquiera delos opuestos que la conscienciaestablece para configurar unarealidad desde lo Real.

El proceso de individuación tiene lanaturalidad del crecimiento y comotal sigue las fases de la vida desdela infancia a la senectud, con susdiversas características. En cadamomento dominan distintosaspectos biológicos, sociales,arquetípicos que van sacando a laluz el carácter del individuo, suindividualidad psíquica, que Jungllama sí-mismo, sujeto tanto de laconciencia como de lo inconsciente.El despliegue del sí-mismo comoarticulación de arquetipos en elproceso de individuación es elobjeto específico de la psicologíaanalítica.

La psicología analítica define unaestructura de la psique y unaenergía que explica su dinámica.Esta energía es la libido, expresadaen el interés que muestra el sujetohacia sus diversos objetos.Conducida por ese interés, laconsciencia se amplía y diferencia.La libido sigue las leyes de laenergía en cuanto se producegracias a un gradiente de potencial -el conflicto psíquico-, se conservaen los procesos de comprensión yse degrada en sistemas cerrados.Presenta una dirección en el tiempo-progresión/regresión- y el espacio-extraversión/introversión.

En cuanto a la estructura de lapsique, en un primer momento Jungdelimita los sistemas de laconsciencia, lo inconscientepersonal -que integra elsubconsciente y lo inconscientefreudianos- e inconscientecolectivo. Más adelante la define

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según los arquetipos persona,sombra, ánima/animus y sí-mismo.La dialéctica entre persona (elarquetipo de lo social) y sombrapermite la diferenciación del yo, queen la dialéctica con su contrapartesexual inconsciente (ánima en elvarón, ánimus en la mujer) da fe delsí-mismo. Éste, en contacto con loReal a través del alma del mundoexpresada en las sincronicidades,hace consciente el unus mundus, loReal.

La constitución y diferenciación deesas figuras ocupa el proceso deindividuación, cuya conscienciarelativa es la meta del análisis. Unanálisis que consiste en procurar eldiálogo entre consciente einconsciente. Un instrumentoespecífico para llevar adelante esediálogo es la imaginación activa,basada en la función trascendente,que vincula consciente einconsciente y permite latransformación psíquica. El otrométodo fundamental es lainterpretación de los sueños, para laque Jung define un nivel objetivo yotro subjetivo, recomienda elestudio de las series de sueños yelabora un concepto de símboloonírico coherente con la hipótesis delo inconsciente colectivo.

Con estas herramientas conceptualesJung va creando una psicología,aunque su interés no es tantoelaborar un sistema cuanto ayudarsede una serie de conceptos e hipótesispara enfrentar las necesidadesclínicas. Surge así su tipología en1921. Definiendo cuatro funcionespsíquicas en oposición, pensar/sentircomo actos judicativos ysensación/intuición como actosdados, considera cuatro tipospsicológicos ideales con una funcióndominante, con su opuestainfradesarrollada y las otras dosactuando de auxiliares. Según sea laactitud dominante extravertida ointrovertida los cuatro tipos sedoblan en ocho, constituyendo asíuna caracterología aproximada quepermite orientarse en la clínica y

explicar muchos de los conflictosinterpersonales y elecciones de objeto.

En una primera formulación, lapsicoterapia consiste en atender a losmovimientos y transformaciones de lalibido, siguiendo sus procesos deinvestidura de los diversos objetos.Estos objetos, imágenes en suinmediatez psíquica, pueden serasociados a los diversos niveles de lapsique. En el nivel de lo inconscientepersonal forman parte de los complejos,en el de lo inconsciente colectivo, de losarquetipos. La investigación de loscomplejos remite a la historia personal,las experiencias vividas por elindividuo. El estudio de los arquetiposremite sin embargo a la especie humanaen su despliegue histórico. Estos dosniveles constituyen los aumentos demicroscopio que la psicología analíticaconsidera imprescindibles.

La obra de Jung se constituye a lo largode sesenta años. Sus primeraspublicaciones, las conferencias del clubuniversitario Zofingia, datan de 1896-99, y de 1902 es su tesis de licenciaturaAcerca de la psicología y patología delos llamados fenómenos ocultos. Puedeverse una evolución y una complejidadcreciente desde sus iniciales escritospsiquiátricos de la primera década delsiglo XX a los últimos textosalquímicos a partir de 1944. Los librosfundamentales de este periplo son: Lapsicología de la demencia precoz(1907), Transformaciones y símbolos dela libido (1912), Tipos psicológicos(1921), Las relaciones entre el yo y loinconsciente (1928), Psicología yalquimia (1944), La psicología de latransferencia (1946), Aion (1951), Lainterpretación de la naturaleza y lapsique (1952), obra que reúne losestudios de Jung sobre la sincronicidady un largo artículo de W. Pauli, yMysterium coniunctionis (1955-56),además de una multitud de artículosespecializados.

La psicología analítica no sólo escreación de Jung, también lo es de losdiscípulos y colegas que estuvieroncerca de él y de quienes posteriormentehan ahondado en su perspectiva.

Agrupados desde 1916 en los clubespsicológicos -el primero en Zúrich ypoco después en Inglaterra (1922), lacosta este norteamericana (1936) y, apartir de 1939, Alemania, Francia eItalia-, en 1948 se crea el InstitutoC.G.Jung de Zúrich y en 1955 laAsociación Internacional dePsicología Analítica. En cuanto a larelación de Jung con otrosestudiosos, tan importante para laprofundización en los conocimientosnecesarios para la elaboración de lapsicología analítica, contó desde1933 con los encuentros anualesEranos.

Los psicólogos analíticos han idodejando una sugerente obra propiaque amplía y modifica lasconcepciones de Jung. Para situar aestos autores se han propuesto variasclasificaciones. La más generalizadase debe a Samuels, quien establecetres escuelas o paradigmas queorientan la clínica y la investigación:clásica, centrada en el sí-mismo,evolutiva, que atiende centralmenteal proceso de individuación, yarquetipal, orientada más bien aljuego de los arquetipos.Últimamente, este autor añade uncuarto grupo, que llamafundamentalista, cuya apelación lodice todo.

Pueden encontrarse confluencias dela psicología analítica con elpsicoanálisis en todas sus escuelas, lapsicología profunda y la psiquiatríaexistencial. En cuanto a susinfluencias, se rastrean en laspsicologías sistémica, humanista,evolutiva y transpersonal y, más alládel campo específico de lapsicoterapia y la psicología, en elestudio de las artes plásticas, laliteratura, la ciencia de las religiones,la antropología, la epistemología y lapolítica.

3.- La Teoría de los Arquetipos.

“El arquetipo es una tendencia aformar tales representaciones de unmotivo –representaciones quepueden variar mucho en el detalle sin

perder un patrón básico… Son dehecho una tendencia instintiva (…)Es esencial insistir que no son merosconceptos filosóficos. Son pedazosde la vida misma –imágenes queestán integralmente conectadas alindividuo a través del puente de lasemociones- «No se trata, pues, derepresentaciones heredadas, sino deposibilidades heredadas derepresentaciones. Tampoco sonherencias individuales, sino, en loesencial, generales, como se puedecomprobar por ser los arquetipos unfenómeno universal»”.[10]

Entre el inmenso legado de CarlJung, aquel que ha pasado a lahistoria por sus teorías y métodosrevolucionarios en el mundo de lapsicología, hay un tema quesobresale y ha sido su herencia másduradera: La Teoría de losArquetipos.

Jung busca e investiga a losarquetipos en las doctrinas de lastribus primitivas, en las doctrinassecretas esotéricas, en las religiones,en los mitos y leyendas, en lossímbolos del Tarot, en las imágenesde la Alquimia y muy especialmenteen los sueños, en los que se apoyapara la psicoterapia.

Hay que empezar por decir que Jungpensaba que no venimos al mundocomo una tabula rasa, no venimos‘en blanco’ como planteaba Freud,el ser humano según Jung, ya nacecon información y ciertas creencias:“no existe una sola idea oconcepción esencial que no poseaantecedentes históricos”. Estosantecedentes históricos llegan anosotros inconscientemente, y otroslos vamos aprendiendo por medio demitos, leyendas y la experiencia.

Es fácil identificar diferentes tiposde patrones de conducta en los mitosy leyendas de las culturas antiguas,todas tienden a tener un mismohéroe y trama, tienden, básicamente,a repetirse. Esta continua repeticiónde historias con los mismospersonajes y el mismo guión es lo

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que llamamos Arquetipos.

4.- Psicología y alquimia: Patologíade los fenómenos ocultos.

Carl Gustav Jung desde pequeño semanifestó su interés por la metafísica,alquimia, eventos paranormales, y lastragedias griegas. Aprendió lenguasantiguas como el sánscrito, y así llegóal conocimiento oriental leyendo lossagrados libros hindúes y practicandoel I-Ching.

A pesar de escoger la arqueologíacomo primera opción de carrera, llegala psicología influido por el famosoneurólogo Kraft-Ebing y los sucesossobrenaturales de su vida. Sucesosque le llevaron a escribir su tesis‘Acerca de la psicología y patologíade los llamados fenómenos ocultos’.

Luego de graduarse se estableció en elHospital Mental de Burghoeltzli enZurich bajo la tutela de EugeneBleuler, padre y conocedor relevantede los estudios sobre la esquizofrenia.En 1903, se casa con EmmaRauschenbach. En aquel tiempo,también dedicó parte de su tiempo adar clases en la Universidad de Zurichy mantenía una consulta privada. Fueaquí donde inventó la técnica de laasociación de palabras.

Siendo un fanático de Freud, su sueñoera conocerlo, el tan ansiadoencuentro se daba en Viena en 1907.Cuenta la leyenda que el impacto queprovocó Jung en Freud hizo que éstecancele todas sus citas del día y así

poder continuar la tertulia, la mismaque se extendería ¡por 13 horas!Eventualmente, Freud consideró aJung su sucesor en el psicoanálisis ysu mano derecha.

Generalmente se piensa que CarlJung fue un discípulo de Freud, crasoerror, craso error; Jung sería máscercano a un colaborador y colega,que a un discípulo… Cuando los dosse conocieron, Jung ya poseíaestudios anteriores de psicoanálisis, ysus propias teorías que compartió ydebatió con Freud.

5.- Diferencias Fundamentalesentre Freud y Jung.

La psicología de Jung se basa en ladesilusión que le provocaba elracionalismo científico – lo que élllama “el espíritu de los tiempos” – yen el transcurso de muchosencuentros quijotescos con su propiaalma y con otras figuras interiores,viene conocer y apreciar “el espíritude las profundidades”, un campo quedeja espacio para la magia, lacoincidencia y las metáforasmitológicas entregados por lossueños-, ojo, que esto no significaque lo negara o no aplicara elracionalismo, pero le sirvió paraintentar buscar nuevas formas deterapia psicoanalítica.

Quizá la mayor diferencia entre losdos fue la forma de definir alinconsciente, para Freud, comosabemos, se basa en las pulsionesprimigenias y aquellas emocionesreprimidas del ser humano cuyoúnico motor es la energía llamadalibido, la cual es exclusivamente denaturaleza sexual. Jung, por su parte,pensaba que en el inconsciente seencuentra aquello que hace delhombre un ser creativo y aquello quelo hace buscar el autodesarrollo y suevolución psíquica, admite que lalibido está presente, por supuesto,actuando como una energía creativa ycreadora.

Freud divide al aparato psíquico enconsciente, preconsciente e

inconsciente. Para Jung existe elinconsciente personal o individuale inconsciente colectivo. Paraentender los dos tipos deinconscientes propuestos por Jung,citaré la forma que él tenía paradescribirlo:

La mente consciente es la partevisible de una isla, el inconscientedel individuo es la parte sumergidade la isla y el inconscientecolectivo, común a todos los sereshumanos, es el océano a sualrededor.

‘El Inconsciente Colectivo, adiferencia del InconscientePersonal, alberga no solocontenidos de la experienciapersonal sino que se le añadencontenidos referidos a instintos,impulsos naturales o adquisicionesde orden colectivo, o seapredisposiciones compartidas portoda la humanidad más allá de ladiferencias históricas yculturales.’[11]

Freud habla de tres estadiospsíquicos: El Ello, El yo y Elsuperyó. El ‘yo’ actúa comomediador entre El Ello y Superyó.Mientras Jung identificabasolamente al ‘yo’, debatiéndoseentre el inconsciente personal y elinconsciente colectivo.

El objetivo del método de Freudera fortalecer al “yo” sobre lasotras dos y así desarrollar dosobjetivos limitativos; amar ytrabajar. En cambio para Jung el‘yo’ era algo imperfecto y lo quebuscaba era la evolución del ‘yo’ al‘self’ (sí mismo), la totalidad, lacumbre del desarrollo psíquicohumano.

Para llegar a este ‘self’, Jungproponía vencer los complejos queposeemos. Complejos que paraJung eran el origen de todaperturbación mental, y descubrióanalizando la mitología ancestral, yaplicándola a las terapias y lossueños de sus pacientes.

Estudiando los complejos encontróque en la psique existen estructurasy patrones ancestrales quedenominó arquetipos, éstos emanandel inconsciente colectivo. Entre losmuchos arquetipos que encontróidentificó principales que son:ánima, ánimus, sombra, persona, sí-mismo (self).

La Persona: La cara que se presentaal mundo

La sombra: La parte de nosotros noreconocida pero que sin embargo,existe.

El Self: La conjunción armónica del‘yo’ y el todo.

El Anima: La imagen femenina enla psique masculina

El Animus: La imagen masculinaen la psique femenina

6.- El mundo onírico: efectos delinconsciente colectivo.

Arquetipo son los contenidos delinconsciente colectivo. Jungtambién les llamó dominantes,imagos, imágenes primordiales omitológicas y otros nombres, peroel término arquetipo es el másconocido. El arquetipo es unatendencia innata (no aprendida) aexperimentar las cosas de unadeterminada manera.

Jung llamó arquetipos a las ideas encomún que comparte la humanidad,indistintamente del credo o cultura;ya sea la creencia en determinadosseres mitológicos, o la aberraciónhacia el incesto, por citar dosejemplos.

Los arquetipos vendrían a ser lasrepresentaciones milenarias delinconsciente colectivo.

Un arquetipo puede serampliamente definido como un tipode persona o conducta, ya quepuede dividirse en dossubcategorías.

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La primera, los estereotipos, serefieren a un tipo de personalidad oconducta que se observa en muchasocasiones y aplicados de manera y elsegundo se refiere a la ejemplificaciónde una personalidad ocomportamiento.

Entre las grandes pasiones de Jung seencontraba el mundo onírico, siemprele llamó la atención el significado quepodría existir en los sueños.Socializaba sus sueños a su familia yamigos pero jamás encontrabarespuesta concreta que le satisfaga.Pasó muchos años presa de esteenigma, hasta que a partir de laPrimera Guerra Mundial empezó aanotar sus sueños, fantasías y visiones,los dibujaba, pintaba y esculpía, todoesto fue recopilado en el ahora famosoLibro Rojo de Jung. Se dio cuenta quesus experiencias tendían a tomarformas humanas, empezando por unanciano sabio y su acompañante, unaniña pequeña. El anciano sabioevolucionó, a través de varios sueños,hasta una especie de gurú espiritual. Laniña pequeña se convirtió en “anima”,el alma femenina, que servía comomedio de comunicación entre elhombre y los aspectos más profundosde su inconsciente.

Existe una anécdota, entre muchas, decómo Jung aprendió a interpretar sussueños y llegó a predecir la WW II:Empieza con un duende marrón queapareció como celador de la entrada alinconsciente. Era “la sombra”, unacompañía primitiva del Yo de Jung.Jung soñó que tanto él como el duende,habían asesinado a la preciosa niñarubia, a la que llamó Siegfried. Para él,esta escena representaba unaprecaución con respecto a los peligrosdel trabajo dirigido solo a obtener lagloria y el heroísmo que prontamentecausaría un gran dolor sobre todaEuropa. Este dolor era la SegundaGuerra Mundial.

Fue así, como se empezaron adilucidar para él los arquetipos y elsignificado de los sueños, y cómo losarquetipos se comunicaban a través delinconsciente.

7.- Mística, mitologías y literatura.

Existen ciertas experiencias quedemuestran los efectos delinconsciente colectivo más claramenteque otras. La experiencia de amor aprimera vista, el déjà vu (elsentimiento de haber estadoanteriormente en la misma situación) yel reconocimiento inmediato de ciertossímbolos y significados de algunosmitos, se pueden considerar como unaconjunción súbita de la realidadexterna e interna del inconscientecolectivo. Otros ejemplos que ilustrancon más amplitud la influencia delinconsciente colectivo son lasexperiencias creativas compartidas porlos artistas y músicos del mundo entodos los tiempos, o las experienciasespirituales de la mística de todas lasreligiones, o los paralelos de lossueños, fantasías, mitologías, cuentosde hadas y la literatura.

Un ejemplo interesante queactualmente se discute es laexperiencia cercana a la muerte.Parece ser que muchas personas dediferentes partes del mundo y condiferentes antecedentes culturalesviven situaciones muy similarescuando han sido “rescatados” de lamuerte clínica. Hablan de que sientenque abandonan su cuerpo, viendo suscuerpos y los eventos que le rodeanclaramente; de que sienten como una“fuerza” les atrae hacia un túnel largoque desemboca en una luz brillante; dever a familiares fallecidos o figurasreligiosas esperándoles y una ciertafrustración por tener que abandonaresta feliz escena y volver a suscuerpos. Quizás todos estamos“programados” para vivir laexperiencia de la muerte de estamanera.

Existen ciertas experiencias quedemuestran los efectos delinconsciente colectivo más claramenteque otras. La experiencia de amor aprimera vista, el déjà vu (elsentimiento de haber estadoanteriormente en la misma situación) yel reconocimiento inmediato de ciertos

símbolos y significados de algunosmitos, se pueden considerar comouna conjunción súbita de la realidadexterna e interna del inconscientecolectivo. Otros ejemplos queilustran con más amplitud lainfluencia del inconsciente colectivoson las experiencias creativascompartidas por los artistas ymúsicos del mundo en todos lostiempos, o las experienciasespirituales de la mística de todas lasreligiones, o los paralelos de lossueños, fantasías, mitologías, cuentosde hadas y la literatura.

La numinosidad, según Jung, es unacualidad esencial de los arquetipos;aquel carácter sagrado que poseen, lafuerza, el reconocer en ellos unaentidad real. Jung sobre esto, muypoéticamente diría: “Para losalquimistas [los arquetipos] eransemillas de luz transmitidas en elcaos… el proyecto germinal de unmundo por venir… Uno tendría queconcluir a partir de estas visionesalquímicas que estos arquetipostienen cierto resplandor, o cuasi-conciencia, y esa numinosidadcontiene luminosidad”

Es por esta numinosidad que Jungtrata a los arquetipos y alinconsciente como un ente propio, apesar de carecer de forma en símismo, actúa como un agenteorganizador, o un agente del caos,sobre las cosas que hacemos.

8.- El Freudomarxismo y ladomesticación de la personalidadneurótica: reeducación delexabrupto y fin de la revuelta.

Cabe revisar la capitulación delPsicoanálisis como “crítica cultural”en manos de los neofreudianos, quehan “reorientado” –domesticado– elpsicoanálisis “hacia la tradicionalpsicología consciente de texturaprefreudiana”.

La afirmación de Freud en su viajeacerca que en lugar de llevar la salud“les trae la peste”, es unailuminadora metáfora de los aspectos

subversivos de su psicoanálisis.Lamentablemente lainstitucionalización ulterior de losgrupos psicoanalíticos,incluyendo el de Viena quecomanda el propio Freud, lospone en la antípoda: su quehacerse domestica y se torna funcionala las normas de la cultura –individualista y neoliberal– y alas condiciones de la sociedad deconsumo y los sistemas políticosconservadores; y su práctica setorna elitista, restringida a lossectores medio-altos de lapoblación, a esa suerte deintelectualidad neoyorquina.Freud crea una disciplinaheurística, que, como todas ellas,alberga en su seno el germen desu propia consunción. Renuncia ala demostración de lospostulados, reemplazándola porlas afirmaciones dogmáticas,descalificadoras frente a todadisidencia, por la masificaciónideológica y el abaratamientoconceptual y problemático. Losdistintos desarrollos post-freudianos retoman y exageranestos vicios epistemológicos,agregándole un desprecio viscerala cualquier método cuantitativo.

Entre la frase de Freud: “¡Nosaben qué les traemos lapeste…!” y la aceptación de estadisciplina e incluso supopularización en el contextocultural de la masa, debida a estoshombres de la segundageneración de psicoanalistasparecería haber una distancia, undeslizamiento.

El ataque de Lacan a la Psicologíadel Yo, no busca adaptar alhombre al american way of life,ni es una teoría de la libreempresa. Se trata de otrofenómeno. Es un medio dónde elpositivismo de la psicologíaoficial impregna toda la actividadcientífica, entonces esta clase depsicología intenta cumplir con lasexigencias propias de éstasdemandas.

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GÉNESIS DEL CONOCIMIENTO DEL

SIGLO XXI. LA IMPORTANCIA DE

CONSTRUIR PREGUNTAS

de Viviana Yaccuzzi Polisena

Por un lado tenemos al SeñorHawking que en su libro El grandiseño, sentencia que la filosofía haquedado obsoleta para contentar las“grandes preguntas de lahumanidad…”. Sabemos que lafilosofía no está para ‘contentar…’; lafilosofía hace el trabajo másinteresante, creador y espléndido: hacepreguntas!Según el Señor Hawking, ‘la filosofíaha muerto’, porque ‘no pudomantenerse al día con los avancesmodernos de la ciencia, especialmentela física’, esto significaría que lafilosofía no está a la altura de laciencia contemporánea. En estesentido Señor Hawking tiene razón, esmejor que la filosofía jamás se sometaa la altura de lo que se denomina‘ciencia contemporánea’, ya que laacumulación de datos y experimentosno es bajo ningún sentido ‘cienciacontemporánea’ sino dictaduracientificista que se adjudica elmonopolio del conocimiento.Por otro lado tenemos al Señor MarkZuckerberg , fundador de Facebookofreciendo un discurso en Harvard, enel cual pide “renovar el contratosocial” y activar grandes proyectosque conecten a la humanidad;Zuckerberg afirmó que “su plan escrear un mundo en el cual cadapersona tenga un propósito, unafinalidad” e invitó a “tomar las tiendasdel mundo que se está fraguando”.Sabemos que para renovar el contratosocial se necesita de la filosofía y quetoda idea filosófica, para ver la luz,está sujeta a la aprobación de comitésde editores y equipos de investigaciónque desarrollan el Síndrome delProcusto, es decir tienen laincapacidad para reconocer comoválidas ideas de otros, especialmentesi esas ideas se distinguen por subrillo; entonces cortan pies y cabezade quien sobresale, así, las ideasnuevas no son publicadas en ´revistasde renombre internacional´ porqueprima el impacto y no la calidad.Como dice el Premio Nobel RandySchekman "Son como diseñadores demoda o la cultura del bonus de WallStreet"…que hagan preguntas

"Igual que Wall Street necesitaromper con la cultura del bonus, loscientíficos debemos romper con latiranía de las revistas de lujo. Elresultado será una investigaciónmejor que sirva a la ciencia y a lasociedad".Y por otro lado tenemos que enSilicon Valley “no solo quiereningenieros, también filósofos quehagan preguntas incómodas” porqueellas son la clave de la felicidad. EnSilicon Valley consideran que lafilosofía replantea la realidad por ellosu relevancia en ámbitostecnológicos.Entonces, observamos que hay unagran confusión, el verdadero reto alque nos enfrentamos es la profundacrisis de inteligibilidad y ética enciencia y tecnología porque hanolvidado la filosofía los mismos quehoy la reclaman o proclaman sumuerte. Y por haberla olvidado caenen contradicciones y no saben cómoinnovar y dar soluciones a cuestionesglobales y problemas personales. Esdelicado despreciar la filosofía peropeor es juzgarla bajo la lupa de lautilidad comercial porque su valor esintrínseco.La filosofía no está ni enferma nimuerta. La filosofía está más vivaque nunca al actualizarse con lasnociones cuánticas, ella trasmuta enuna nueva filosofía. Una Filosofíacontemporánea con la capacidad dedecir lo indecible e ilustrarnos en loinvisible; que expande y ensancha laexperiencia de la física, tiene la tareade dar sentido último a losfenómenos, así puede: a) modificar elstatus de las voces clásicas: modelo,

existencia, empírea, experimento,verificación, inteligencia; paraconstruir un neo-acuerdo humano-verdad-bien-libertad; b) invalidar lasdicotomías: observador/observado;continuo/discontinuo; éstos opuestosson herencia de un modelo quefragmentó el saber.El desafío de la Filosofíacontemporánea es modelar el sabereliminando el riesgo de continuar conel estilo comercial y reconstruir elconocimiento invirtiendo el axiomanewtoniano ‘hypotheses non fingo’por ‘hypotheses fingo’, fundar así, unnuevo axioma que permite gestionarla innovación de la interpelacióndesde otro ángulo; esto promueve lainteracción de diálogos entre áreasdonde ningún conocimiento esdesestimado sino todo valorado ycuestionado. La Filosofíacontemporánea nos sitúa frente reto derepensar la definición de éxito yfracaso haciendo preguntas incómodasy construyendo hipótesis desde lascuales cada respuesta hace germinarun arbusto que da cuerpo a unlaberinto de N-dimensiones, en el cuallo indecible, lo invisible y loimposible es real. De esta manera lafilosofía ocupa un rol central enbrindar inteligibilidad a losfenómenos, en edificar la auténticademocracia y en la formación deciudadanos como “interlocutoresválidos” (Adela Cortina) para hacerreflexionar a las personas acerca deque acumular poder no es lo másvalioso. La Filosofía se transforma enla bisagra que hace girar hacia elHumanismo del siglo XXI porque nospermite vivir fuera de la caverna y nosenseña que interactuar es convivirpara plantear aspiraciones yesperanzas comunes en beneficios detodos. Es más que empatía, es más

que comprender al otro; es ser elotro y sentir lo que siente el otro.La construcción de ese campodonde se puede desarrollar elpensamiento colectivo es el iniciodel compromiso hacia el nuevocontrato social.La Filosofía contemporáneaconstruye el saber a modo derizoma, el rizoma provee laestrategia de la dimensiónenvolvente, compatible con elpensamiento complejo. De estamanera recupera la dignidad eintegridad cultural y la unidadhumana; promueve esperanza alestablecimiento de libertad y paz;nos conduce al cultivo y respetode la cultura como paideia; seinvolucra en dar inteligibilidad alos fenómenos naturales y darrazones de nuestra instalación enla naturaleza; sale de la lógicarígida-binaria para sumergirse enla ramificación de ideas,interconectando modelos-conceptos-categorías. Este caminoconduce a la Filosofía a operarcon cuestiones complejas ysistémicas que pueden aplicarse enprácticas colectivas integrativaspero también la conduce a re-pensar el uso de la tecnología,modelos y simulaciones desde unanueva Ética. Una Ética deColaboración desde la que se re-funda la sociedad con valoresinspirados en la integridad,compromiso y solidaridad.La noción filosófica de rizomagenera un spin cultural del cualsurgen innovadoras preguntas,preguntas que promuevan elpensamiento crítico porque seasienta en los siguientesprincipios: (i) Conexión yHeterogeneidad: todos los puntosestán conectados entre sí. Sepuede llegar a cualquier punto sinseguir un camino jerárquicamentedeterminado; (ii) Multiplicidad:no hay posiciones, no tieneprincipio ni fin. La combinaciónaumenta con la multiplicidad; (iii)Ruptura del Significante: puedeser descompuesto en cada etapa y

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News Briefs

Leibniz e la tripartizione del male

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NARRATIVALETTERATURA

SCRITTURE

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UN PENSIERO DI... Honoré de BalzacL’essenza di tutte le scienze è indiscutibilmente nel punto di domanda. Dobbiamo lamaggior parte delle grandi scoperte scientifiche al ‘Come’? La saggezza della vita consisteinvece nel chiedersi, per qualunque proposito, ‘Perché’?

nonostante i primi due non siano necessari, èsufficiente che siano possibili. Tale contenitoredi verità raggruppa tutte le possibilità e quindideve esistere un’infinità di mondi possibili, doveil male entri e il migliore di tutti ne contenga: èquesto ciò che ha determinato Dio a permettereil male.(Considerazioni tratte da Saggi di Teodiceasulla bontà di Dio, la libertà dell’uomo el’origine del male, in Scritti filosofici, cit.,vol.III).

di Ivana Vaccaroni

Nei Saggi di teodicea Leibniz introduce latripartizione del male in fisico, morale emetafisico.Egli insiste sulla natura privatistica del maleindicandone la fonte e regolando i diritti dellafede e della ragione e ponendo quest’ultima alservizio della prima, cercando un nesso tra lumenaturale e lume rivelato riguardo a Dio e inrapporto al male.Gli ostacoli da superare per dimostrare ciò sidividono in due classi: alcune nascono dallalibertà dell’uomo, le altre ineriscono allacondotta di Dio rendendolo partecipedell’esistenza del male, pur ipotizzando uncoinvolgimento sostanziale dell’uomo stesso.Questo comportamento sembra contrario allabontà, alla santità e alla giustizia divine, inquanto Dio stesso è partecipe del male, siafisico che morale. Entrambi infatti simanifestano sia nella natura che nella grazia,nella vita terrena ma anche in quella eterna.Dio è poi anche la ragione prima delle cose, dalmomento che quelle che sono limitate sonocontingenti e non hanno nulla che le rendanecessarie, essendo evidente che tempo, spazio

e materia, uniti e indifferenti a tutto, avrebberopotuto manifestarsi in movimenti e figure bendiverse e anche con un ordine del tutto diverso.

È necessario pertanto cercare la ragionedell’esistenza del mondo nella sostanza che portacon sé la ragione della propria esistenza che, diconseguenza, è necessaria ed eterna, ma ancheintelligente.

Perciò, dal momento che il mondo che appare ainostri occhi è contingente e altri mondi sonoaltrettanto possibili e probabilmente esistenticome il nostro, la causa originaria del mondo deveconsiderare la possibilità della loro esistenza,con lo scopo di determinarne uno solo.Questa affermazione non può derivare se nondall’intelletto che possiede le idee di tali mondipossibili: determinarne una non può essere altroche l’autore della volontà che sceglie. La potenzadi tale sostanza rende efficace la volontà, si volgeall’essere, la saggezza o l’intelletto al vero e lavolontà al bene.

La causa intelligente deve essere inoltre infinita eperfetta nei confronti di potenza, saggezza e bontàdal momento che agisce verso tutto ciò che èpossibile: poiché tutto è connesso, non ha sensoamme1tterne più di una. Il suo intelletto risultacosì la fonte delle essenze, la volontà l’originedelle esistenze.Questa dunque, per Leibniz, la prova di un Diounico con le sue perfezioni e l’origine delle coseattraverso lui stesso. Egli, in quanto saggezzasuprema e bontà infinita, ha scelto evidentementeil mondo migliore.Da dove viene allora il male, quale la sua origine?Per gli antichi ciò coincideva con la materiastessa, poiché essi la ritenevano increata eindipendente da Dio; ma noi, che deriviamo ogniessere da Dio, a che cosa lo facciamo risalire?La risposta va cercata nella natura idealedall’essere, in quanto tale natura è racchiusa nelleverità eterne che sono nell’intelletto di Dio,indipendentemente dalla sua volontà. Se Dio èl’intelletto, la necessità, cioè la natura essenzialedelle cose sarà l’oggetto dell’intelletto, che non èinterno e si trova appunto nell’intelletto divino. Èlì dentro che si trova la forma primitiva del benema anche l’origine del male. Considerando poi ilmale metafisico come imperfezione, quello fisiconella sofferenza e quello morale nel peccato,

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TommasoMondelli

Sul potere

Se capita nelle migliori famiglieucciso sempre il porco sbagliatocome nella politica le meravigliesempre la prassi del consolidato.

Nella sinistra ancor nella destracomprano vendono pure se stessicome la sciapa scaldata minestraquel conto poi lo pagano i fessi.

Se mi domandi dov'è il sovranoche a dargli mandato ho un votoo serpi e vermi come in pantanovanno e vengono a piedi e nuoto.

Così del creato non fa differenzase delle pecore il lupo è custodee se degli umani è stessa semenzahomini lupus è ancor chi ci gode.

Il potere è ancor sempre arroganteper sua natura è ben che lo sappiafu sin dall'inizio col sole nascentechi lo sostiene lui pure è in gabbia.

Rina Brundu Danila Oppio Rina Brundu

Descriptive Title

Pier Paolo Pasolini Gabriele D'Annunzio Giuseppe Ungaretti Coastal Cottage

Best Classic Poems

Dentro prato brillante (onirico 2016)

Puntavo in lontananzaUno spicchio di soleRose gialle e rosseUn’aiuola di viole

Eco noiosaGemma preziosa

Cinta come sposaDentro prato brillanteLa mente riposa

Ouverture

Nel canneto

Il vento

È musica

Sinfonia

Colonna sonora

Di una vita

La mia

È memoriaRimembranzaSouvenirRicordanza

Fruscìo che titillaRicordo che t’assillaNenia che s’incollaNettare d’ampolla

Nel canneto

Il vento

laidi lemmi ludici

in arcani ancestraliarcaici sarcofaghisollevati da arganisull’umana miseria.

Enigmatiche traccedi spermatozoimentali, ermeticicriptici geroglifici alienidi imperscrutabiledecifrazione.

Come tante azionitutt’ora incomprensibiliest intelligere quamintellectus speculativusQui habet aures audiendi,Audiat.

l'antro di calliopePOESIE - VERSI - LIRICHE- RIME - ELEGIE - EPIGRAMMI - BALLATE

HAIKU - CANZONI - QUARTINE - ODI - MADRIGALI - SONETTI

Alexander Pushkin

Emily Dickinson

GÉNESIS DEL CONOCIMIENTO DEL SIGLO XXIcONTINUED frOm PAGE 8

comenzar de nuevo; (iv)Cartografía y Calcomanía: laestructura es cambiable. Es unmapa con múltiples entradasdesmontable-conectablemediante el cual, la producciónde ideas, el liderazgohumanizado y el trabajo enequipo abordan el manejo detecnología e informaciónarticulando meta personal yproyecto social. Los Humanosdebemos aprender a interactuarpara comprendernos, de esamanera tanto el amor como lainteligencia se expandirá yvibrarán en la misma frecuencia.Vibrar en la misma frecuenciasignifica unirnos para elaborarideas y realizar proyectos enbeneficio de todos. Latir enarmonía para superar conflictos

ya que las vibraciones de amor ybenevolencia tienen unafrecuencia única, son los ladrillosde la existencia humana.Parafraseando al físico NeilTurok, el sentido de pertenenciay causa común nos conduce a lacompasión y el amor por lanaturaleza nos conduce a lacomprensión y unión. Llegó laépoca en la que emprendedores yempresarios comprendan que nose puede hacer ciencia nitecnología para el bien común sinfilosofía “Con demasiadafrecuencia, la sociedad se hacontentado con vivir de los frutosde la ciencia, sin tratar decomprenderla. Con demasiadafrecuencia, los científicos se hansentido felices cuando se les hadejado solos para hacer suciencia sin pensar por qué la

están haciendo” (Neil Turok).En definitiva la Filosofía,mediante sus innovadoraspreguntas, se traslada a losámbitos de aplicación que lasociedad reclama para mostrarcómo se puede crecer conequidad y justicia, como sepuede inspirar el desarrollo delconocimiento basado en unprogreso sostenible para ayudara crear buenas sociedades ybuenos ciudadanos con valoresprofesionales que tomendecisiones justas cuya meta seaal bien común.

1) Source: theguardian.com2) Source: elpais.com3) Source: elmundo.com4) Source: xataka.com

AFORISMIOgni interesse della mia ragione (tantoquello speculativo quanto quellopratico) si concentra nelle tre domandeseguenti:Che cosa posso sapere?Che cosa posso fare?Che cosa ho diritto di sperare?(Immanuel Kant)

Il filosofo deve essere la cattivacoscienza della sua epoca.(Friedrich Nietzsche)

satiradi Marco Vukic

May 2017

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LA BARBA DI DIOGENE, a Philosophical ReviewYear 1, Issue 2 – May 2017All rights reserved © - MMXVIIPublisher Ipazia Books, Dublin, IrelandWeb: www.ipaziabooks.comEmail: [email protected] – www.pixabay.com, Wikipedia or otheropen sources from the Internet.

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De una manera o de otra, se trataquizá de un salto, en el que la teoríacedió a las necesidades de consumoespiritual de esta nueva cultura, porotra parte, un paso estrictamentenecesario para la supervivencia deestos refugiados.

Las diferencias se hacen patentes trasla muerte de Freud. El psicoanálisisse convierte en una psicoterapia quebusca perfeccionarse en sueficiencia. El psicoanalista seconvierte en un especialista médicocostoso, más preocupado por elreconocimiento público y lasrestricciones sociales, que por elestudio y el avance deldesciframiento del Inconsciente. Latécnica sufre transformacionesimportantes y se vuelve a insistir enprocurar el encuentro del“significado” del síntoma, alcanzarcomo meta del análisis, procurar “elcrecimiento emocional del paciente”.

Las tesis mantenidas por losrevisionistas neofreudianos han sidoblanco de innumerables críticas.Basta aquí citar la de HerbertMarcuse en Eros y civilización[12],en donde habla de que “la profundadimensión del conflicto entre elindividuo y su sociedad, entre laestructura instintiva y el campo de laconciencia fue allanada” por losneofreudianos, que han reorientado el

psicoanálisis “hacia la tradicionalpsicología consciente de texturaprefreudiana”. O la de Theodor W.Adorno, el cual critica el optimismode Karen Horney y losneofreudianos, pues el hablar “delcostado luminoso del individuo y dela sociedad, y no del sombrío, esexactamente la ideologíaoficialmente admitida y respetable»,mientras que Freud, con subiologismo y su pesimismo, “apuntaa la verdad sobre unas relaciones delas que nada se dice”.

Críticas aparte, debe decirse que laobra de Karen Horney[13] estáenraizada en una de las dicotomíasoriginales del psicoanálisis: la deque éste, siendo por una parte unateoría crítica del individuo y de lasociedad, es, por otra, una terapiaindividual cuya función esadaptadora. La misión delpsicoanálisis como terapia es la derestituir al individuo, alienado por suneurosis, a la sociedad.

Ahora bien, Eros y civilización,procura la reconciliación delmarxismo con el pensamientofreudiano, demuestra ya un elementoesencial de la concepciónmarcusiana de la “sociedadindustrial”. El psicoanálisis nace enplena época “liberal”, en la cual el“desarrollo del individuo libre”aparece como el motor del desarrollo

económico y social. Freuddemuestra que “la compulsión, elrechazo y la renunciación son elmaterial que forma a la personalidadlibre”. Como el joven Marxdemostraba que el propiocapitalismo estaba enajenado por eldinero. Pero Freud sólopsicoanalizaba a burgueses, amenudo marginales. Al llegar aEstados Unidos, Marcuse compruebaque el psicoanálisis, terapéuticaliberatoria individual, se haconvertido en factor de integración:“Mientras el psicoanálisis reconocíaque la enfermedad del individuo es,en última instancia, ocasionada ymantenida por la civilización, laterapéutica psicoanalítica intentacurar al individuo de manera quepueda continuar actuando comoparte de una civilización enferma,sin capitular completamente anteella”. La terapéutica es un curso deresignación que “transforma –decíaFreud- la desgracia histérica endesdicha trivial”.[14]

Finalmente cabe precisar que en lasteorizaciones Marcuse (como en lasde E. Fromm), el ser humano esesencialmente un buen salvaje,víctima de estructuras sociales encuya creación parece no haberintervenido, ni encontrar ningúnbeneficio; tan solo el sufrimiento deverse aprisionado e incapaz derebelarse contra un sistema social

inhumano que le impide, incluso,percibir su alienación. La represiónha pasado de ser (en Freud) unmecanismo que activa el individuo,con objeto de evitar uncomportamiento propio que suponepeligroso para sí mismo, a ser (en losfreudomarxistas) parte de unamaquinaria al servicio del ordensocial.

BIBLIOGRAFÍAhttps://rinabrundu.com/2015/02/28/carl-gustav-jung-arquetipos-mistica-e-inconsciente-colectivo/

[1] VÁSQUEZ ROCCA, Adolfo, “Freud y Kafka:Criminales por sentimiento de culpabilidad: En tornoa la crueldad, el sabotaje y la auto-destructividadhumana”, En EIKASIA, Revista de la SociedadAsturiana de Filosofía SAF, Nº 55 – marzo, 2014 –ISSN 1885-5679 – Oviedo, España, pp. 73 – 92.http://www.revistadefilosofia. [2] KRACAUER,.Siegfried, De Caligari a Hitler. Una historiapsicológica del cine alemán (1947), Ediciones PaidósIbérica, S.A.; 1ª ed., 1995. [3] VÁSQUEZ ROCCA,Adolfo, “Nietzsche y Freud, Negociación, culpa ycrueldad: Las pulsiones y sus destinos, Eros yThanatos (agresividad y destructividad)”, En RevistaObservaciones Filosóficas – Nº 17 – 2013 – 2014,ISSN 0718-3712,http://www.observacionesfilosoficas.net/nietzscheyfreud-negociacionculpaycrueldad.htm [4]LACAN, Jacques, Escritos, vol. 1, op. cit., p. 386 [5]NANCY, Jean-Luc, El sentido del Mundo. Ed. LaMarca, Buenos Aires Argentina. 2002, p. 77 [6] Elmundo es el espacio donde el sentido se comprometeo se inventa, más allá de la verdad, y enconsecuencia, más allá de la ´responsabilidad de laverdad` sobre la cual debe desembocar el procesoanalítico. [7] PRIANTE, Antonio, El silencio deGoethe o la última noche de Arthur Schopenhauer,Ed. Caoba, Barcelona, 2006 [8] Ibid. [9]KRACAUER, Siegfried, De Caligari a Hitler. Unahistoria psicológica del cine alemán, Barcelona,Paidós, 1985, pp. 78 [10]JUNG, Carl G., El Hombrey Sus Símbolos (1964), Barcelona Ediciones Paidós,2008 [11] JUNG, Carl Gustav, Los arquetipos y loinconsciente colectivo, 2010, Obra completa de CarlGustav Jung. Volumen 9/1: Die Archetypen und darkollektive Unbewußte (1933 – 1955), TraducciónCarmen Gauger. Madrid: Editorial Trotta. [12]MARCUSE, Herbert, “Crítica del revisionismoneofreudiano”, en Eros y civilización, Ed. SeixBarral; Barcelona, 1968 [13] HORNEY, Karen, Lapersonalidad neurótica de nuestro tiempo, EdicionesPaidós, Barcelona, 1984. [14] VÁSQUEZ ROCCA,Adolfo, “La crisis de la noción de sujeto y laspsicopatologías del yo”, En Revista ESPIRAL Nº 38– Revista de Cultura y PensamientoContemporáneo, México, 2012.

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