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THE OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY + ENVIRONMENTAL QUARTERLY MAGAZINE VOL.15 - N.1 Jan-Mar 2017 IL DECOMMISSIONING CIVILE E INDUSTRIALE tra passato, presente e futuro

Vol.15 – N.1

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THE OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY + ENVIRONMENTAL QUARTERLY MAGAZINE

VOL.15 - N.1Jan-Mar 2017

IL DECOMMISSIONING CIVILE E INDUSTRIALE

tra passato, presente e futuro

New courses available now4 choices of training programs

IMDG Code Amendment 38-16

Techno

HS

E Acade my

Studio Associato

Pettenati

Turchetto

Techno

[email protected]

jan-mar 2017 HS+E Magazine  3

HS+E Magazine entra nel suo quindicesimo anno di vita; ci lasciamo alle spalle ben 55 numeri che hanno raccontato le molteplici esperienze del suo staff editoriale nel mondo della sicurezza sul lavoro, dell’igiene occupazionale

e dell’ingegneria ambientale così come le esperienze di tanti partner con i quali Techno ha avuto il privilegio di collaborare in questi anni.

Nato per essere distribuito in versione cartacea, il magazine ha cambiato format alcuni anni or sono per poter essere diffuso on-line e visualizzato attraverso tutti i più diffusi dispositivi elettronici e, al contempo, risultare più moderno e gradevole ai lettori.

Da questo numero il magazine cambia ancora: non ci riferiamo alla grafica che rimane immutata, né alla periodicità che rimane trimestrale e neppure alla soppressione di alcune delle tradizionali rubriche (che magari a breve riappariranno in altra forma), ma ai temi che

verranno trattati: nuovi collaboratori provenienti dal mondo accademico e della ricerca e professionisti italiani e stranieri affronteranno oltre alle abituali tematiche di sicurezza e igiene occupazionale argomenti collaterali quali i sistemi di gestione integrati, le energie rinnovabili, il decommissioning, le analisi ambientali e sociali, la geomatica e il telerilevamento, la security, la paesaggistica, la normativa HSE italiana e internazionale e molto altro ancora. Una multidisciplinarietà ancora più estesa che va incontro a quelle esigenze sempre più poliedriche che oramai connotano tutti i grandi progetti internazionali e anche molte attività produttive domestiche.

Altre novità arriveranno nei prossimi mesi.

FROMTHEEDITOR

Roberto NicolucciTECHNO srl managing director & HS+E Magazine editor in chief

Any risk.Any business.Anywhere.

GOVERNANCE - RISK - COMPLIANCE

Sede Legale e Amministrativa: Via Pirano, 7 - 48122, Ravenna (RA) - Tel. +39 0544 591393 | [email protected]

28 PRESS REVIEW Safeguarding Canada

24 NUOVI INDIRIZZI DELLA GIURISPRUDENZA SULLE RESPONSABILITÀ DEL CSE CSE Planner

29 TOP GEAR ZT Universal Harness

18 AL VIA I RAPPORTI DI PARTERNARIATO COMMERCIALE CON L'ALBANIA Fondazione Flaminia

30 EVENTS CALENDAR I prossimi eventi del settore

32 TECHNO NEWS Le ultime notizie del mondo HSE

07 IL DECOMMISSIONING CIVILE E INDUSTRIALE tra passato, presente e futuro

INTHISISSUEHS+E MAGAZINE

Jan-Mar 2017 / VOL. XV - N.1

Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1200 del 25/02/2003

OWNER Techno Srl

Via Pirano, 7 - 48122 Ravenna (I) ph. +39 0544 591393

www.hse-mag.com [email protected]

EDITOR IN CHIEF Roberto Nicolucci

EDITING AND GRAPHIC DESIGN Graziela Duarte

[email protected]

CONTRIBUTORS Federica Ferruzzi

Roberto Nicolucci Giuseppe Semeraro

HS+E MAGAZINE è pubblicato trimestralmente. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte della

pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico o meccanico,

inclusa la fotocopia, senza il preventivo consenso scritto dell’Editore. I punti di vista e le opinioni espresse dagli Autori all’interno della rivista non necessariamente

coincidono con quelli del Proprietario, dell’Editore e del Direttore responsabile.

The HS+E MAGAZINE is published quarterly. All rights reserved. No

part of this publication may be reproduced or transmitted in any

form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, without prior written consent of the

publisher. The views and opinions expressed elsewhere in the magazine

are not necessarily those of the owner, publisher or Editor in Chief.

IL DECOMMISSIONING CIVILE E INDUSTRIALE

tra passato, presente e futuro

L ’esigenza di demolire manufatti o infrastrutture di scarso pregio e di scarsa utilità ha da sempre

accompagnato la storia dell’uomo, ma si è sempre trattato di attività non pianificate e non sistematiche guidate da esigenze estemporanee.

Le attività tecniche e gestionali che supportano in modo sistematico la dismissione di opere civili (grandi edifici, infrastrutture, ecc.), opere industriali (impianti manifatturieri, siderurgici, chimici, petrolchimici, impianti petroliferi di estrazione, centrali termoelettriche, ecc.), siti minerari (cave, impianti di trattamento del minerale, ecc.) e tante altre tipologie di siti e manufatti adibiti ad attività produttive rappresentano dunque una branca relativamente nuova dell’ingegneria che usualmente viene identificata come “decommissioning engineering”.

Il termine decommissioning, che in inglese significa letteralmente disarmare, è di origine militare e non è chiaro quando per la prima volta sia stato utilizzato per descrivere un processo di dismissione di un sito civile o industriale. Certamente tra i primi che se ne sono appropriati vanno annoverati il settore nucleare e quello dell’oil&gas.

Come tante altre discipline ingegneristiche anche questa è nata da una necessità contingente in cui sono confluite conoscenze ed esperienze con connotazioni fortemente multidisciplinari.

Fino all’Ottocento grandi manufatti, opifici e opere civili a fine vita venivano, quasi sempre,

semplicemente abbandonati, in qualche caso anche demoliti, senza troppo curarsi degli eventuali impatti negativi che l’attività preesistente poteva avere creato sull’ambiente; non si tratta di un comportamento da colpevolizzare poiché, oggettivamente, di tanti fenomeni che la ricerca scientifica ha evidenziato essere altamente impattanti non si aveva alcuna consapevolezza.

La necessità di demolire, riconvertire o comunque alienare qualcosa che aveva esaurito il proprio ciclo di vita eliminando definitivamente le tracce visibili - e spesso invisibili – lasciate dall’attività preesistente per lasciare spazio a qualche cosa di nuovo è un

esigenza che è andata rapidamente evolvendosi a partire dal Novecento primariamente per esigenze di spazio ovvero per poter recuperare aree da destinare a nuovo utilizzo. Non manca però qualche esempio di demolizione, principalmente finalizzata a progetti di rigenerazione urbana, anteriore a questo periodo.

La prima grande demolizione finalizzata ad una riurbanizzazione - non in ultimo con fini di miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie della città - è

Roberto Nicolucci

DECOMMISSIONING

Il termine decommissioning è di origine militare e in inglese

significa letteralmente disarmare.

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probabilmente quella operata tra il 1852 e il 1870 a Parigi (fig. 1) dal barone Haussmann – al tempo prefetto di Napoleone III - che interessò la demolizione di circa il 60% delle costruzioni allora presenti nella città.

Andando indietro nel tempo una opera di riurbanizzazione – seppur assai più limitata di quella appena citata - fu operata nel centro di Milano attorno al 1330 per fare spazio alla piazza del Duomo.

Sempre relativamente all’Italia, viene spesso citata in letteratura la riurbanizzazione operata a Roma tra il 1936 e il 1937 (fig. 2) nell’area occupata dal quartiere Borgo (in particolare nelle aree cosiddette Borgo Nuovo, Borgo Pio e Borgo S. Angelo) e che ha dato luogo all’attuale assetto cittadino nella zona prospiciente e circostante la basilica di S. Pietro.

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Il decommissioning civile e industriale: tra passato, presente e futuro

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Un altro esempio di decommissioning urbano di tipo semi-industriale - spesso citato con varie motivazioni - è quello rappresentato dalla demolizione della Grand Central Station di New York City (fig. 3) effettuato all’inizio del Novecento per fare spazio, nel corso dei decenni successivi, all’attuale complesso multifunzionale conosciuto come Grand Central Terminal; nel corso di queste operazioni di demolizione l’utilizzo estensivo – per la prima volta – di impianti ossiacetilenici per il taglio delle strutture metalliche dimostrò in modo incontrovertibile la rapidità ed economia di questa nuova tecnologia rispetto ai metodi tradizionali di taglio meccanico fino ad allora utilizzati.

Fino a quel periodo - fatti salvi sporadici casi di demolizione programmata registratisi a partire dal XIV e XV secolo - la demolizione degli edifici era principalmente effettuata allo scopo di recuperare materiali da costruzione (mattoni, materiali lapidei, travature in legno, ecc.) operando un ciclo virtuoso di recupero e riuso “ante litteram”; in questi casi la demolizione era sovente parziale e veniva interrotta quando cessava la necessità o possibilità di recupero del materiale da destinare a nuovo impiego.

Dobbiamo dire che, fortunatamente, anche con questa finalità, si è sempre trattato di prassi sporadiche il che ha consentito di preservare in uno stato di conservazione più o meno buono moltissimi degli edifici che ancora oggi nel mondo costituiscono un patrimonio storico e artistico per l’intera umanità.

Molti degli edifici di pregio eretti nell’antichità, che oggi si presentano semidemoliti, risultano infatti in tale condizione non a causa di deliberate demolizioni, ma a causa di crolli dovuti principalmente a cedimenti strutturali, terremoti, incendi o eventi bellici avvenuti nel corso dei secoli.

Un lungo e approfondito discorso, parlando di decommissioning, merita il settore dello shipping nel quale, a causa dell’elevato pregio di molti dei materiali da costruzione utilizzati, è da oltre duemila anni che la pratica del recupero trova, invece, una costante applicazione.

Le navi sono da sempre i più grandi e costosi asset mobili che l’uomo abbia realizzato, tanto da giustificare la nascita di banche e istituti assicurativi destinati a finanziare e proteggere la loro gestione (incluso ovviamente il valore del carico trasportato) e, terminato il loro ciclo di vita in mare, non possono essere, per loro natura, destinati ad altro impiego, rappresentando quindi un ingombrante, quanto prezioso, “rifiuto”.

ITALIA, 1330

Una opera di riurbanizzazione fu operata nel centro di Milano attorno al 1330 per fare spazio

alla piazza del Duomo

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Sin dai tempi dei Fenici, poi degli Egizi, dei Vichinghi, via via fino ai nostri giorni, le navi hanno sempre rappresentato una fonte di materiali da destinare alla costruzione di altre navi o di opere civili (Fig. 4); famosi esempi di abitazioni realizzate con travature lignee provenienti dallo smantellamento di navi da carico si trovano in varie parti del Nord Europa.

Il passaggio all’acciaio come materiale da costruzione a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, grazie al suo valore residuo e alla sua eccellente riciclabilità non ha fatto che alimentare ulteriormente il business del cosiddetto shipbreaking, pur creando parallelamente problematiche di sicurezza e di inquinamento ambientale di grande preoccupazione.

In generale, in tempi recenti la necessità di recuperare e riconvertire aree, edifici e manufatti di ogni genere, la necessità di eliminare rischi per la popolazione, di proteggere l’ambiente e altre motivazioni hanno fatto sì che si sviluppasse una vera e propria specialità ingegneristica volta a “progettare” la dismissione con un approccio del tutto simile a quello necessario per la realizzazione ex-novo della medesima opera; oggi molte normative comunitarie e internazionali richiedono che il progetto di un nuova opera si spinga fino a contemplare tutte le problematiche di dismissione e demolizione a fine vita.

Ciò comporterebbe in teoria che durante tutta la vita operativa del manufatto (sia esso un intero sito produttivo, un impianto, un mezzo di trasporto o altro) venisse mantenuta una tracciabilità relativamente a tutti quegli aspetti sensibili - strutturali, di potenziale energetico, di nocività per la salute dell’uomo, di pericolo per l’ambiente, ecc. - che potrebbero avere un impatto fondamentale derivante dalla sua dismissione.

Purtroppo la realtà è ancora oggi, e molto probabilmente continuerà ad esserlo per moltissimo tempo, assai distante dalla teoria: il livello di tracciabilità atteso, relativamente ai predetti aspetti sensibili, è di fatto nullo o quasi e pertanto si è costretti a procedere a dismissioni parziali o complete senza documentazioni e informazioni di supporto (disegni as-built strutturali e impiantistici, schemi di marcia degli impianti, censimento delle sostanze pericolose, stato di energizzazione e rischi residui, ecc); il fatto che molto spesso si proceda a dismissioni a distanza di decenni dalla cessazione delle attività produttive o dell’uso del manufatto, fa sì inoltre che venga a mancare anche il supporto rappresentato dalla memoria storica di chi vi ha operato o vissuto; ciò rende oltremodo difficile e delicata la fase di “progettazione” che precede la demolizione.

PREZIOSO "RIFIUTO"

Le navi sono i più grandi e costosi asset mobili che l’uomo abbia

realizzato.

Ma terminato il loro ciclo di vita in mare non possono essere

destinati ad altro impiego.

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Il decommissioning civile e industriale: tra passato, presente e futuro

È, in estrema sintesi, nella disenergizzazione completa e nella messa in sicurezza strutturale (e nel mantenimento di queste condizioni nel tempo, ovvero per tutto il tempo necessario a completare le operazioni di decommissioning) che si concentrano le maggiori criticità.

Numerosi studi dell’International Labour Organization e di varie ONG affermano, ad esempio, che lo shipbreaking – così come praticato nei paesi asiatici (dove oltre il 90% delle navi viene ancora oggi demolito) – è la più pericolosa attività lavorativa praticata al giorno d’oggi dall’uomo, considerando il numero di infortuni gravi e mortali in rapporto al numero di addetti.

Dismissione e demolizione sono solo apparentemente attività speculari a quella della costruzione: le problematiche sono notevolmente diverse. Forzando il concetto, si potrebbe però pensare ad un esercizio

di “reverse engineering” nel quale partendo dallo studio approfondito dello stato di fatto si procede, non ad una progettazione di un manufatto simile ancorché più prestazionale, ma alla progettazione della sua eliminazione.

Se i costi della dismissione sono di norma largamente inferiori a quelli necessari per portare a termine l’intero processo costruttivo, le problematiche che occorre affrontare sono quasi sempre più complesse e delicate e il processo può richiedere tempi notevolmente più lunghi di quelli necessari per la costruzione, attività quest’ultima che può beneficiare di una pianificazione dettagliata e affidabile basata su informazioni assolutamente certe.

Tutto ciò premesso occorre intendersi sul significato del termine “decommissioning” che genericamente traducibile in italiano come “dismissione” può sottintendere differenti azioni e passaggi operativi; non in ultimo, il significato attribuito a questo termine dipende dal settore produttivo di riferimento (altri termini variamente utilizzati sono ad esempio “stand-down”, “shutdown” o “lay-up”) ; relativamente ad un qualsiasi sito produttivo il decommissioning può essere inteso come una attività di fermata della produzione e di messa in sicurezza a tempo determinato - per questo tipo di fermata reversibile gli anglosassoni utilizzano frequentemente il termine “mothballing”, che letteralmente significa "mettere in naftalina" - dettata da ragioni strategiche, dall’andamento del mercato, dalla necessità di un revamping per ammodernamento o miglioramento o dalla necessità di una riconversione ad altro processo; può però anche essere inteso come un’azione di dismissione definitiva e irreversibile preludio, in tempi più o meno brevi, di una eliminazione completa del manufatto, sia essa distruttiva (demolition) o preveda l’adozione di tecniche di smontaggio e recupero selettivo (dismantling o de-construction) di materiali e impianti.

A proposito dell’uso del termine “mothballing” vale però la pena sottolineare che non sempre esso viene associato ad un processo di fermata temporanea e totalmente reversibile; soprattutto nell’industria siderurgica, questo termine assume purtroppo una connotazione fortemente negativa poiché dietro ad esso si nasconde molto spesso una fermata definitiva e irreversibile anche se a priori non chiaramente annunciata (e in questo caso un termine quale “final shutdown”, ancorché meno soft, sarebbe più indicato) con inevitabili associazioni a scontri sindacali, a perdite di posti di lavoro, a depressione economica di determinati territori e, in generale, a forti tensioni sociali.

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Una fermata irreversibile e le relative operazioni di decommissioning possono anche venire condotte in una ottica conservazionista al fine di salvaguardare un sito di archeologia industriale che preveda eventualmente una successiva modifica della destinazione d’uso.

Come accennato, tradizionalmente, la scienza ingegneristica si è sempre focalizzata sulla realizzazione di un’opera e piuttosto che sulla sua dismissione.

Oggi gli scenari sono radicalmente mutati tant’è che molte grandi multinazionali dell’engineering e del general contracting hanno creato divisioni che si occupano specificatamente di decommissioning.

Le grandi problematiche del decommissioning e della demolizione non sono dunque tanto legate alla tecnologia di smontaggio o demolizione quanto, in misura molto maggiore, alla messa in sicurezza del manufatto.

Paradossalmente, molto spesso, il costo maggiore di una operazione di demolizione non risiede nella vera e propria azione di demolizione (o di smontaggio a seconda dei casi) quanto nella sua preliminare messa in sicurezza (dal punto di vista strutturale, energetico e delle sostanze nocive per l’uomo e per l’ambiente).

La “decommissioning engineering” (al di là della accezione più o meno ampia che si voglia attribuire al termine) è diventata una vera e propria branca autonoma dell’ingegneria e il “decommissioning engineer” (o “decommissioning manager” a seconda del ruolo e responsabilità assegnatogli) una nuova professione il cui obiettivo primario è quello di mettere in sicurezza un impianto o un edificio di cui, come già detto, molto spesso si hanno scarsissime (se non nessuna) informazione.

Le tecniche di demolizione e smontaggio più opportune non sono usualmente individuate esclusivamente basandosi su criteri economici ma, molto spesso, le scelte sono dettate da vincoli temporali, dalle condizioni ambientali e antropiche al contorno, dalla presenza di agenti di rischio di natura chimica, fisica, biologica palesi o occulti (presenza di amianto, PCB, IPA, PVC, accumulatori al Pb, gas o vapori esplosivi e/o nocivi, sostanze radioattive, specie animali infestanti, ecc.), dalla volontà di riconvertire il manufatto lasciandone inalterate integralmente o parzialmente una o più parti (anche in relazione ad un eventuale valore storico), dalla convenienza di recuperare in modo selettivo i materiali utilizzati originariamente per la sua costruzione al fine di riciclarli o addirittura riutilizzarli direttamente.

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Il decommissioning civile e industriale: tra passato, presente e futuro

Dal punto di vista delle problematiche tipiche, il decommissioning assume connotazioni fortemente diversificate per i seguenti impianti e manufatti:

» edifici e infrastrutture civili

» impianti industriali

» impianti nucleari

» siti minerari

» piattaforme oil&gas offshore

» mezzi navali

Un’altra diffusa classificazione prevede la differenziazione in 5 macro categorie:

» edilizia civile

» settore minerario

» industria manifatturiera

» infrastrutture e servizi pubblici

» trasporto

In riferimento a queste macro categorie si sono sviluppate nel tempo specifiche normative e linee guida emanate da organismi di riferimento, mentre quasi nulle, sia in Italia che all'estero, sono le vere e proprie normative di legge.

L’obiettivo finale di un progetto di decommissioning è sempre quello di portare a termine quanto previsto nello scopo del lavoro con il massimo livello di sicurezza possibile (per le persone – lavoratori e popolazione civile - e per l’ambiente), eliminando e recuperando quanto preliminarmente definito; in caso di demolizione completa l’area su cui si è intervenuti deve generalmente essere restituita libera da manufatti e residui fino al livello del piano di campagna (in taluni casi lo scopo del lavoro include necessariamente anche la rimozione di manufatti interrati, sottoservizi e strade operando una vera e propria de-urbanizzazione) perseguendo la finalità del cosiddetto "greenfield status" che prevede la totale eliminazione di qualsiasi segno di tipo industriale e antropico consentendo così di ritornare all'originario assetto naturale del territorio.

ROBERTO NICOLUCCI, ingegnere meccanico, si occupa di sicurezza e igiene industriale nel settore della cantieristica da oltre 25 anni; a partire dal 1989, per un decennio, ha ricoperto il ruolo di HSE manager per conto di società di general contracting operanti in campo internazionale nel settore del’oil&gas, della petrolchimica e della cantieristica navale; nel 1999 ha fondato la società di ingegneria della sicurezza e dell’ambiente Techno srl.

È professore a contratto di “Decommissioning di siti civili e industriali” presso il corso di laurea magistrale di ingegneria civile-ambientale dell’Università di Ferrara; nel 2016 ha fondato l’advisory network internazionale ReWorx che si occupa di studi e consulenze nel settore del decommissioning.

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Federica Ferruzzi

Il Cifla, centro per l'innovazione di Fondazione Flaminia, ha gettato le basi per collaborazioni delle imprese ravennati oltre l'Adriatico. Il

direttore Antonio Penso illustra le opportunità

PARTERNARIATO COMMERCIALE CON

L'ALBANIA

Con il progetto “4R per l'Albania” si collauda definitivamente il Cifla, ovvero il centro per

l'innovazione di Fondazione Flaminia nato a fine 2015 per promuovere l’innovazione delle imprese e del territorio attraverso il confronto, il trasferimento delle conoscenze, la creazione di opportunità di business, la costruzione e partecipazione a reti e partenariati pubblico-privati nei settori dell’energia e ambiente, edilizia e costruzioni, meccanica e materiali avanzati, nautica, offshore e pesca. Abbiamo chiesto ad Antonio Penso, direttore di Fondazione Flaminia e coordinatore di Cifla, di raccontarci nel dettaglio il progetto che ha gettato le basi per l'avvio di concreti parternariati commerciali oltre l'Adriatico, che potranno rappresentare opportunità interessanti per le imprese ravennati.

AL VIA I RAPPORTI DI

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DIRETTORE, COS'È “4R PER L'ALBANIA”?Con questo progetto abbiamo inteso valorizzare i nostri contatti per promuovere il confronto fra le imprese locali del settore edilizia-restauro con qualificate realtà istituzionali, associative e imprenditoriali albanesi, creando concreti presupposti per l’avvio di parternariati commerciali. Ma questa è solo una parte dei ritorni avuti dal progetto. Gli incontri mirati organizzati in questi mesi ci hanno permesso di conoscere potenzialità ed esigenze della realtà albanese, che presenta molti aspetti interessanti per le aziende del nostro territorio, ma anche per le Istituzioni: l’Albania è un Paese ricco di Beni Culturali che devono essere tutelati, restaurati e promossi in chiave turistica; il territorio presenta numerose eccellenze dal punto di vista ambientale e naturalistico che richiedono competenze per essere valorizzate senza essere deteriorate. Sono tutti ambiti in cui il contesto imprenditoriale e universitario ravennate hanno potenzialità da esprimere: Insomma, la collaborazione è possibile a più livelli.

QUALI NUOVI PROGETTI DOPO “4RPER L’ALBANIA”?Sul fronte universitario possiamo contare su una presenza 'storica' e radicata dell’Ateneo di Bologna in Albania: da anni sono attivi scavi archeologici ed iniziative culturali e formative di vario genere dell’Alma Mater in territorio balcanico. Vorremmo definire nuovi progetti mirati di collaborazione dove mettere alla

prova le reciproche competenze. A questo aggiungiamo la recente sottoscrizione di un accordo tra la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Tirana, il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna e Fondazione Flaminia, propiziato dal prof. Giovanni Cimbalo, titolare della cattedra di Diritto Canonico e, da anni, impegnato in attività di ricerca nei Balcani sul tema del pluralismo confessionale e convivenza fra culti religiosi: un'opportunità per rilanciare nuove iniziative congiunte sul fronte della formazione e della ricerca. Come conseguenze dell’accordo, Scuola e Dipartimento di Scienze Giuridiche di Bologna hanno in programma di avviare una Summer School finalizzata ad approfondire l’ordinamento giuridico albanese, quale strumento per fornire conoscenze indispensabili ad operare nel Paese: un primo passo per strutturare iniziative formative post-laurea di alto livello. Infine non vorremmo lasciare cadere il positivo rapporto con le aziende: il comparto ravennate che lega competenze accademiche e imprenditoriali sul versante della diagnostica e restauro dei beni culturali e degli edifici storici rappresenta un'eccellenza che ha impressionato le istituzioni albanesi, perché in grado di fornire risposte di grande qualità a molteplici problemi. Nei prossimi mesi intendiamo lavorare insieme ai partner istituzionali italiani del progetto - Regione Emilia Romagna, Camera di Commercio e Azienda Speciale Eurosportello di Ravenna - per offrire nuove opportunità di consolidamento delle relazioni e dei progetti avviati”.

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Defibrillatore progettato per funzionare in conformità con la versione 2010 delle linee guida stabilite da AHA/ERC in merito alla Rianimazione Cardiopolmonare (CPR) e Trattamento dell’Emergenza Cardiovascolare

• Voce guida: per un utilizzo semplice ed assistito• Scheda SD: archiviazione attività per tutela giuridica• Custodia morbida: protezione da urti e graffi• Batteria limno2 lunga durata: 5 anni, 200 scariche• Indicatore batteria: consente di capire sempre il livello dellabatteria• Autotest componenti critiche: consentono il mantenimento efficiente delle funzionalità dell'apparecchiatura

• Shock bifasico: scarica elettrica che percorre il cuore prima in unsenso e poi nell'altro • Software heart on: si usa per archi-viare in modo organico i dati diutilizzo dei dae oltre che consentire l’aggiornamento del firmware• Elettrodi preconnessi: riducono le tempistiche di intervento• Batteria: 200 scariche elettriche• Porta comunicazione irda: consente la comunicazione pc-defibrillatore• Energia variabile: adulto (>25 kg) da 185 a 200j; bambino (<25 kg)

da 45 a 50j

Coperchio: serve a proteggere le icone di azione, il pulsante della modalità paziente, pulsante di scarica.

Indicatore di stato: indica lo stato dell’unità, la temperatura e il livello della batteria.

Connettore degli elettrodi: serve a collegare gli elettrodi.

Icone di azione: l’indicatore LED lampeggia di colore rosso sotto la rispettiva icona di azione.

Interruttore della modalità paziente: una volta che l’utente abbia identificato il paziente in base al tipo, selezionare la modalità paziente tra adulto e pediatrico utilizzando l’inter-ruttore della modalità paziente.

Pulsante di scarica: una volta completata la preparazione per la scarica elettrica, il pulsante di scarica lampeggerà. Premere il pulsante di scarica per erogare la scarica elettrica.

Pulsante scorrevole: serve per aprire il cope rchio, per l’accensione spingere il pulsantescorrevole verso destra.

Slot per scheda SD: serve per salvare i dati e aggiornare il firmware del DAE.

Porta di comunicazione a infrarossi: serve a comunicare con il PC

• Calcolo impedenza: verifica della integrità del contatto del DAE con il paziente

• Schermo display: consente di leggere le istruzioni nel caso ci sitrovi impossibilitati ad udire la voce guida

TecnoHeart PlusArt. AE001Z12

Lunghezza 240mm

Altezza 294mm

Profondità 95mm

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Energia scarica elettrica Adulto: da 185 a 200J (± 5%)

Pediatrico: da 45 a 50J (± 5%)

Scheda SD

La scheda SD deve essere inserita nello slot per la scheda SD sul pannello destro del DAE come descritto di seguito. La scheda SD serve a salvare lo storico prestazioni del DAE e per aggiornare il firmware del dispositivo.Lo storico prestazioni nella scheda SD può essere consultato attraverso il software Hear tOn AED Event Review. Se si vuole utilizzare la scheda SD per usare il software Hear tOn AED Review o per aggiornare il firmware del DAE, contattare il per-sonale qualificato o il proprio fornitore locale.

Porta di comunicazione a infrarossi

La por ta di comunicazione a infrarossi è dotata di comunicazione wireless DAE - PC attraverso il cavo per download dati e infrarossi e un adattatore DC collegato al pc.Usare la comunicazione a infrarossi per aggior-nare il firmware, per traferire informazioni e per connetteri alla modalità di servizio. Se si vuole utilizzare la porta di comunicazione a infrarossi, contattare il personale qualificato o il proprio for-nitore locale.

Contatti:Informare i Medici Commercial Srl - Via Nazario Sauro, 4 - 00195 Roma

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Defibrillatore progettato per funzionare in conformità con la versione 2010 delle linee guida stabilite da AHA/ERC in merito alla Rianimazione Cardiopolmonare (CPR) e Trattamento dell’Emergenza Cardiovascolare

• Voce guida: per un utilizzo semplice ed assistito• Scheda SD: archiviazione attività per tutela giuridica• Custodia morbida: protezione da urti e graffi• Batteria limno2 lunga durata: 5 anni, 200 scariche• Indicatore batteria: consente di capire sempre il livello dellabatteria• Autotest componenti critiche: consentono il mantenimento efficiente delle funzionalità dell'apparecchiatura

• Shock bifasico: scarica elettrica che percorre il cuore prima in unsenso e poi nell'altro • Software heart on: si usa per archi-viare in modo organico i dati diutilizzo dei dae oltre che consentire l’aggiornamento del firmware• Elettrodi preconnessi: riducono le tempistiche di intervento• Batteria: 200 scariche elettriche• Porta comunicazione irda: consente la comunicazione pc-defibrillatore• Energia variabile: adulto (>25 kg) da 185 a 200j; bambino (<25 kg)

da 45 a 50j

Coperchio: serve a proteggere le icone di azione, il pulsante della modalità paziente, pulsante di scarica.

Indicatore di stato: indica lo stato dell’unità, la temperatura e il livello della batteria.

Connettore degli elettrodi: serve a collegare gli elettrodi.

Icone di azione: l’indicatore LED lampeggia di colore rosso sotto la rispettiva icona di azione.

Interruttore della modalità paziente: una volta che l’utente abbia identificato il paziente in base al tipo, selezionare la modalità paziente tra adulto e pediatrico utilizzando l’inter-ruttore della modalità paziente.

Pulsante di scarica: una volta completata la preparazione per la scarica elettrica, il pulsante di scarica lampeggerà. Premere il pulsante di scarica per erogare la scarica elettrica.

Pulsante scorrevole: serve per aprire il cope rchio, per l’accensione spingere il pulsantescorrevole verso destra.

Slot per scheda SD: serve per salvare i dati e aggiornare il firmware del DAE.

Porta di comunicazione a infrarossi: serve a comunicare con il PC

• Calcolo impedenza: verifica della integrità del contatto del DAE con il paziente

• Schermo display: consente di leggere le istruzioni nel caso ci sitrovi impossibilitati ad udire la voce guida

E.QU.A. is a society that provides services and which has obtained the certifications UNI EN ISO:9001:2008, ethical certification SA8000, Accreditation UNI CEI EN ISO/IEC 17020, IFIA (International Federation of Inspection Agencies) membership.

MAIN ACTIVITIES

Welder qualifications and welding procedures

Management of 97/23 EC “PED” Directives – DM 329/04

Inspection, Expediting and Testing services: Accreditation through ACCREDIA as Type A Inspection Body according to UNI CEI EN ISO/IEC 17020 standard for: a) Industrial products: - Manufacturing, control and witness test of products industrial part and welded structures; - Heat exchangers, boilers and pressure vessels new and functioning; - Fusion streams; - Rotating equipment new and functioning; - Valves; - Metallic and non metallic materials.

b) Industrial processes: - Welding processes; - Non destructive tests.

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ROCA, Ravenna Offshore Contractors Association

Giuseppe Semeraro

sulle responsabilità del CSE

Con la sentenza della Cassazione Penale, Sez. IV, del 4 luglio 2016, n. 27165, riguardante l’evento infortunistico avvenuto durate la costruzione

di una pila di un viadotto della variante di valico della autostrada A1 Firenze-Bologna, la Corte annulla la sentenza di condanna del CSE incaricato, subentrato per altro ad altro CSE, e rinvia alla Corte d’Appello di Firenze il riesame del caso. Sin qui già una novità, ma non è la saliente, poiché l’aspetto più interessante del caso è che il giudice di legittimità fornisce degli indirizzi interpretativi delle responsabilità dei coordinatori per la sicurezza in fase di esecuzione - di cui all’art. 89, c. 1, lett. f), del D.Lgs. 81/2008 - non del tutto in linea con le sentenze precedenti.

Sino alla sentenza in questione il giudice di legittimità aveva stabilito che al CSE erano da attribuire non solo compiti di semplice coordinamento, ma anche di controllore delle condizioni di salute e sicurezza del cantiere, poiché ai sensi dell’art. 92, c. 1, lett. a), del citato decreto, egli è tenuto a verificare, con opportune azioni di coordinamento e controllo, l'applicazione, da parte delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi, delle disposizioni loro pertinenti contenute nel piano di sicurezza e di coordinamento ove previsto e la corretta applicazione delle relative procedure di lavoro (riquadro 1).

Nello svolgimento di tale compito egli è obbligato a sospendere le lavorazioni con pericolo grave e imminente direttamente riscontrate (riquadro 2).

Pertanto, la responsabilità del coordinatore è dovuta per omissione di controllo ogni qualvolta l’evento è prevenibile e prevedibile (riquadro 3), salvo che la situazione di non conformità che si determina in cantiere è accidentale contingente (riquadro 4).

NUOVI INDIRIZZI DELLA GIURISPRUDENZA

"... In particolare, per quanto qui interessa, al coordinatore per l’esecuzione dei lavori è attribuito, tra gli altri, non solo il compito di organizzare il lavoro tra le diverse imprese

operanti nel cantiere e di assicurare il collegamento tra appaltatore e committente,

al fine della migliore organizzazione del lavoro sotto il profilo della tutela antinfortunistica,

ma anche quello di vigilare sulla corretta osservanza, da parte delle stesse imprese, delle

prescrizioni del piano di sicurezza nonché sulla scrupolosa applicazione delle procedure

di lavoro, a garanzia dell’incolumità dei lavoratori"

Cassazione Penale, Sez. IV, 7 aprile 2014, n. 15484

"Il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e esecuzione del cantiere sito ad

***, per aver omesso di verificare con opportune azioni di coordinamento le fasi di lavoro della posa dei ferri di armatura all'interno di uno scavo, non provvedendo, in particolare, alla temporanea sospensione di tali lavori che

esponevano gli operai al rischio di franamento del fronte di tale scavo alto circa 8 metri e con

inclinazione pressoché verticale."

Cassazione Penale, Sez. III, del 18 ottobre 2010, n. 37164

1.

2.

24  HS+E Magazine jan-mar 2017

[occorre verificare] "se si tratti di un accidente contingente, scaturito estemporaneamente dallo sviluppo dei lavori, come tale affidato alla sfera di controllo del datore di lavoro o

del suo preposto; o se invece l'evento stesso sia riconducibile alla configurazione complessiva, di

base, della lavorazione"

"Si tratta di un compito definito di "alta vigilanza" che, seppur non necessariamente deve

implicare una continua presenza nel cantiere, deve tuttavia esercitarsi in maniera attenta e scrupolosa e riguardare tutte le lavorazioni in

atto, specie quelle che pongono maggiormente a rischio l’incolumità degli operatori"

Cassazione Penale, Sez. IV, 13 maggio 2010, n. 18149

Cassazione Penale, Sez. IV, del 7 aprile 2014, n. 15484

“Se egli, invece, avesse vigilato”, ha sostenuto la Sez. IV, “si sarebbe dovuto accorgere (e si è

visto che l'uso si protrasse per diversi giorni) che la macchina veniva utilizzata in assenza delle condizioni di bonifica minime dell'ambiente

esterno per garantire la sicurezza del personale operante”.

Cassazione Penale, Sez. IV, del 1 ottobre 2012, n. 37989

L’attività del CSE è ritenuta dalla stessa giurisprudenza di legittimità di “alta vigilanza”, da non confondersi con quella operativa demandata al datore di lavoro delle imprese affidatarie ed esecutrici e alla sua organizzazione (dirigenti e preposti) operante in cantiere (riquadro 5), che non richiede la continua presenza in cantiere, ma un controllo comunque pressante, misurato sul numero delle fasi lavorative (riquadro 6).

Sin qui gli orientami della giurisprudenza confermati sino alla sentenza in epigrafe.

Nello specifico della sentenza qui esaminate, al CSE si contestava la violazione dell’art. 92, comma 1, lett. a) del D.Lgs. 81/2008, per non aver verificato, con opportune azioni di coordinamento e controllo, l'applicazione, da parte delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi, delle disposizioni loro pertinenti contenute nel piano di sicurezza e di coordinamento ove previsto e la corretta applicazione delle relative procedure di lavoro, e in particolare per non aver controllato l’effettiva realizzazione degli obblighi informativi e formativi da parte del datore di lavoro nei confronti dei lavoratori che componevano la squadra addetta alla costruzione della pila, avendo effettuato soltanto controlli formali.

In cantiere l’evento infortunistico plurimo era avvenuto durante la fase di ancoraggio di una passerella al VI concio della pila con utilizzazione del sistema di ripresa CB240 della ditta "P.", consistente nell'utilizzazione di otto passerelle esterne prive di passerella inferiore atte a sostenere il peso dei lavoratori e delle casseforme necessarie per l'innalzamento delle pareti esterne dei conci della pila e di casseforme non solidali (non collegate direttamente alla struttura delle passerelle), agganciate ciascuna al calcestruzzo della pila mediante due dispositivi di ancoraggio costituiti da una piastra filettata DW15 e da un cono M24/DW15 da fissare sul

3.

4.

5.

jan-mar 2017 HS+E Magazine  25

pannello di rivestimento della cassaforma prima del getto di calcestruzzo tra cassaforma esterna ed interna, da un tirante (o barra) "dyvidag" DW15, di misura predeterminata, da inserire, avvitandolo manualmente e mediante impiego di un tubo distanziale, nel cono - dotato al suo interno di una spina di battuta a contrasto, tale da limitare l'inserimento della barra – e da bloccare manualmente, per collegare, mediante la sua filettatura, piastra e cono, nonché da un rocchetto 15 e da una vite di sostegno M24 per 120 da installare successivamente e da avvitare sul cono per l'ancoraggio della passerella. Era stato anche accertato che gli operai che componevano la squadra in questione non avevano ricevuto alcuna informazione, formazione e addestramento all’impiego della casseratura per la realizzazione delle pile del viadotto.

La Cassazione, nel valutare la legittimità della sentenza della Corte d’Appello, si è posta la seguente domanda:

“Il problema interpretativo è ancora una volta quello di comprendere se la verifica del corretto montaggio - e soprattutto dell'utilizzo di bullonature idonee - potesse essere controllo esigibile dal coordinatore per l’esecuzione.”

La risposta a cui è pervenuta è la seguente:

“Tuttavia la gestione di tali rischi - va ribadito- non va confusa con quelli che sono propri e specifici del committente e del datore di lavoro, che non sono e non possono essere gestiti dal coordinatore per l'esecuzione dei lavori, fatte salve quelle violazioni così macroscopiche che vadano a ricadere nella ipotesi sub f ) del citato art. 92 d.lgs 81/08. In altri termini, in tutti gli altri casi estranei a tale ultima previsione normativa, da considerarsi di chiusura, l'alta vigilanza del coordinatore per l'esecuzione viene in rilievo laddove si sia in presenza di un rischio interferenziale, sia cioè in atto una lavorazione che vede contemporaneamente al lavoro più imprese, con un aumentato rischio antinfortunistico reciproco. Egli assume la funzione più generale di garante sulle situazioni di pericolo nel cantiere, indipendentemente dalle lavorazioni in corso, solo nei casi di macroscopiche carenze organizzative o di attuazione della normativa antinfortunistica, direttamente riscontrate, che, ai sensi dell'art.

92 lett. f ) determinino una situazione di pericolo grave ed imminente, che gli impone di sospendere le singole lavorazioni fino alla verifica degli avvenuti adeguamenti effettuati dalle imprese interessate”.

Chiarito questo aspetto, la Corte prende in esame la questione della verifica da parte del CSE della reale effettuazione dell’informazione e della formazione dei lavoratori ad opere del datore di lavoro. Nello specifico si è posta l’interrogativo sul “possibile restringere il campo della verifica circa la formazione ed informazione dei lavoratori delle varie aziende ad un aspetto prevalentemente formale”. Ma anche su questo versante conclude che:

“Va allora ribadito che il CSE ha il compito di verificare documentalmente che vi sia stata un'attività di formazione ed informazione dei lavoratori, ma colui su cui grava l'onere di verificare -e la responsabilità che tale formazione sia effettiva è il datore di lavoro ai sensi dell'art. 37 d.lgs 81/08.”

Per tale motivi la sezione IV della Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna impugnata dal CSE e rinvia ad altra sezione della Corte d’Appello di Firenze il un nuovo esame del caso.

Vedremo, se tali orientamenti, soprattutto quello di circoscrivere la responsabilità del coordinatore per l’esecuzione agli aspetti meramente interferenziali in cantiere, saranno confermati in futuro.

Qualche dubbio a riguardo si nutre.

"Nel caso in esame, l'imputato, nella qualifica di coordinatore per l'esecuzione dei lavori, ..., avrebbe dovuto, in occasione delle visite periodiche al cantiere, tenersi esattamente

informato circa lo sviluppo delle opere in corso controllando in ciascuna fase ed in specie per quelle in cui erano stati individuati specifici

rischi, la predisposizione in modo adeguato delle necessarie misure di sicurezza."

Cassazione Penale, Sez. 4, del 17 agosto 2011, n. 32142

6.

26  HS+E Magazine jan-mar 2017

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PROGETTO SICUREZZA CANTIERI Oggi conforme ai NUOVI MODELLI

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Con l’emanazione del D.I. 9 /09/2014 sono stati individuati i modelli semplificati per la redazione del piano operativo di sicurezza (POS), del piano di sicurezza e di coordinamento (PSC) e del fascicolo dell’opera (FO) nonché del piano di sicurezza sostitutivo (PSS).

La suite Progetto Sicurezza Cantieri nasce per implementare i modelli semplificati nella maniera più fedele possibile, senza sottovalutare l’obiettivo di qualità dei piani.

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Articolo di Kathy A. Smith per IHS Safety at Sea

PRESSREVIEW

Successivamente al tragico incidente dell’Ocean Ranger, avvenuto nel 1982 al largo del Newfoundland durante una violenta tempesta in cui morì tutto il personale presente a bordo, le norme canadesi per la sicurezza offshore sono state oggetto di una radicale revisione. Innanzitutto è stato istituito l’obbligo di frequenza periodica di un corso della durata di 5 giorni oltre al training per le squadre addette alle emergenze antincendio e alla gestione dell’appontaggio elicotteri. In tutto il paese sono sorti diversi centri di formazione che, a differenza di altri analoghi situati in altri paesi, hanno puntato principalmente sul realismo dei simulatori utilizzati. Il centro di training SSTL dispone, ad esempio, di una “survival training island” che replica in tutto e per tutto una piattaforma

offshore con deck posti a 3, 12 e 15 metri dalla superficie dell’acqua e una muster station dotata di lifeboat identica a quelle reali; il training HUET (Helicopter Underwater Escape Training) della OSSC, parte del Fisheries and Marine Institute della Memorial University del Newfoundland, dispone di simulatori altamente realistici che consentono di replicare diverse condizioni meteo marine; le prove in vasca possono contare sull’assistenza di 3 istruttori all’interno del simulatore e di ulteriori due sommozzatori all’esterno del simulatore per assistere prontamente gli allievi in caso di necessità. Nell’ottica di ottimizzare i tempi di addestramento sono disponibili presso quasi tutti i centri di addestramento canadesi corsi teorici on-linepropedeutici alle sessioni di pratica.

SAFEGUARDING CANADA

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TOPGEARL a britannica ZT Safety

Systems ha recentemente integrato la linea di sistemi

anticaduta e imbracature già disponibile sul mercato con l’introduzione della ZT Universal Harness; si tratta di una imbracatura particolarmente confortevole grazie alla ampia possibilità di regolazioni, caratterizzata dalla presenza di 4 punti di aggancio: uno frontale, uno posteriore e due laterali per un posizionamento ottimale in qualsiasi ambiente di lavoro. Il dispositivo è conforme agli standard europei EN358 e EN 361 e incorpora il sistema di

sospensione già visto su altri modelli dello stesso produttore che limita enormemente la pressione sull’inguine e di conseguenza la pressione sull’arteria femorale nel caso di lunghe permanenze in sospensione. Il dispositivo, integrabile con qualsiasi tipo di vestiario da lavoro, è omologato per un peso corporeo fino a 150 kg contro gli usuali 100 kg di altri prodotti disponibili sul mercato. Alcuni capi di vestiario termico prodotti dalla casa sono studiati appositamente per essere indossati con questo dispositivo.

www.ztsafetysystems.com

jan-mar 2017 HS+E Magazine  29

EVENTSCALENDAR

13-16 FEB

SIEE POLLUTEC ALGERIA Fiera internazionale di impianti, tecnologie e servizi nel settore delle acque

Algiers - Algeria

16-19GEN

INTERNATIONAL WATER SUMMIT Fiera internazionale per la protezione dell’ambiente

Abu Dhabi - Emirati Arabi Uniti

22-24 GEN

INTERSEC Fiera leader per la sicurezza e protezione antincendio

Abu Dhabi - Emirati Arabi Uniti

07-09 FEB

TB FORUM Fiera per la sicurezza e le tecnologie

Mosca - Russia

22-24 FEB

AOG 2017 Fiera per il recupero di energia da rifiuti e biomasse

Perth - Australia

30  HS+E Magazine jan-mar 2017

t. +39 0544 426259 f. +39 0544 591402 [email protected] www.novaengineering.eu

Le date indicate potrebbero subire variazioni o alcune manifestazioni potrebbero venire annullate.

Prima di recarsi alle manifestazioni si consiglia di verificare con gli organizzatori dei singoli eventi la correttezza delle date indicate.

NOG 2017 Fiera internazionale dell’energia e oil&gas

Abuja - Nigeria

27 FEB - 02 MAR

MEOS 2017 Fiera internazionale oil&gas

Manama - Bahrain

07-09 MAR

OMC 2017 Fiera internazionale oil&gas

Ravenna - Italia

29-31 MAR

CIRCOLARE INAIL SU REGISTRO INFORTUNI E NUOVO “CRUSCOTTO INFORTUNI”

Il decreto legislativo n. 151/2015 all’articolo 21, comma 4, ha abolito l’obbligo della tenuta del Registro infortuni nonché l’applicazione delle relative disposizioni sanzionatorie, a decorrere dal 23 dicembre 2015.

Il Cruscotto infortuni aperto da Inail, inizialmente per offrire agli organi di vigilanza uno strumento alternativo all'abrogato registro, in grado comunque di fornire dati e informazioni utili a orientare l'azione ispettiva, è stato ora aggiornato, rendendo accessibili le informazioni ivi contenute ai datori di lavoro (e soggetti delegati) e ai loro intermediari.

Il Cruscotto infortuni è accessibile ai datori di lavoro (e soggetti delegati) e loro intermediari, nell’area dei servizi online del sito istituzionale Inail www.inail.it - macro area del menu “Denuncia d’infortunio e malattia” del portale – tramite l’inserimento delle credenziali già in possesso dei predetti soggetti per l’accesso al servizio della denuncia di infortunio in modalità telematica.

Il servizio in questione prevede per l’utente la possibilità di visionare i soli dati infortunistici relativi alla propria azienda o alle ditte di cui gli intermediari hanno la delega.

IL DECRETO CON LE REGOLE TECNICHE E DI FUNZIONAMENTO DEL SINP

In Gazzetta Ufficiale (n.226 del 27-9-2016- Suppl. Ordinario n. 42) è stato pubblicato il Decreto interministeriale del 25 maggio 2016, n. 183 che regola il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione (SINP) come previsto all'art. 8 comma 4 del TU Sicurezza. Lo scopo del Sinp è di fornire dati utili ad orientare, programmare, pianificare e valutare l'efficacia delle attività di prevenzione infortuni e malattie professionali dei lavoratori iscritti e non iscritti ad enti assicurativi pubblici, e per indirizzare le attività di vigilanza, integrando le informazioni contenute in altri sistemi informativi. Il Decreto Interministeriale n. 183 del 25 maggio 2016 definisce:

a. il funzionamento del SINP;

b. i fornitori e i fruitori di dati e di informazioni;

TECHNONEWS

32  HS+E Magazine jan-mar 2017

SICUREZZA E IGIENE INDUSTRIALE

c. i dati del SINP e i relativi standard;

d. le regole tecniche finalizzate alla trasmissione informatica dei dati tra gli enti al fine di realizzare il SINP;

e. le regole per il trattamento dei dati;

f. le misure di sicurezza e le responsabilità.

La gestione tecnica ed informatica del SINP è stata affidata all’INAIL che sarà titolare del trattamento dei dati.

Entrata in vigore: 12 ottobre 2016.

CLP - 9° ADEGUAMENTO AL PROGRESSO TECNICO

Il regolamento 2016/1179 contiene il nono adeguamento al progresso tecnico del regolamento CLP 1272/2008. La gestione delle sostanze pericolose in azienda dovrà tenere conto delle modifiche e aggiornamenti alle classificazioni armonizzate delle sostanze contenute nell'allegato VI del Regolamento CLP.

Pubblicato nella gazzetta del 20 luglio, il regolamento si applica a decorrere dal 10 marzo 2018, con queste note:

» La tabella 3.2 nell'allegato VI sarà abrogata dal 10 giugno 2017;

» Su base volontaria è possibile aderire prima al regolamento (CE) n. 1272/2008, quale modificato dal presente regolamento, prima del 10 marzo 2018.

ELENCO SOGGETTI ABILITATI PER VERIFICHE ATTREZZATURE (13MO AGGIORNAMENTO)

Con Decreto direttoriale del 9 settembre 2016 è stato adottato l'elenco, dei soggetti abilitati per l'effettuazione delle verifiche periodiche delle attrezzature di lavoro ai sensi dell'articolo 71, comma 11, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e successive modificazioni.

Sostituisce, di fatto il precedente decreto direttoriale del 18 marzo 2016. L'iscrizione ha validità quinquennale.

I soggetti abilitati devono riportare in apposito registro informatizzato

copia dei verbali delle verifiche effettuate nonché i dati di cui ai punto 4.2 dell'allegato III (Modalità per l'abilitazione, il controllo e il monitoraggio dei soggetti di cui all'allegato I) del D.M. 11.04.11 i seguenti dati:

» regime di effettuazione della verifica (affidamento diretto da parte del datore di lavoro o da parte del titolare della funzione);

» data del rilascio;

» data della successiva verifica periodica;

» datore di lavoro;

» tipo di attrezzatura con riferimento all'allegato VII del decreto legislativo n. 81/2008;

» costruttore, modello e numero di fabbrica o di matricola;

» per le attrezzature certificate CE da parte di Organismi Notificati il relativo numero di identificazione.

Tutti gli atti documentali relativi all'attività di verifica vanno conservati a cura dei soggetti abilitati per un periodo non inferiore a dieci anni.

jan-mar 2017 HS+E Magazine  33

BONUS AMIANTO: IL 16 NOVEMBRE CLICK DAY

Alle imprese che nel 2016 effettuano interventi di bonifica dall’amianto presente in coperture e manufatti di beni e strutture produttive è riconosciuto un credito di imposta pari al 50% delle spese sostenute.

Atteso da mesi, finalmente sulla Gazzetta ufficiale 243 del 17 ottobre 2016 è stato pubblicato DM 15 giugno 2016 che definisce le disposizioni applicative per l’ottenimento del credito d’imposta per interventi di bonifica dall’amianto nel 2016. Tale misura è introdotta dal Collegato Ambiente (legge 221/2015).

A partire dal 16 novembre 2016 sarà possibile inoltrare la domanda di accesso al beneficio mediante la piattaforma web messa a disposizione dal Ministero dell’Ambiente. Le richieste, qualora regolari, saranno ammesse in base all’ordine di arrivo, fino all’esaurimento delle risorse stanziate attraverso il meccanismo del CLICK DAY.

La data ultima di scadenza per la presentazione delle domande è il 31 marzo 2017.

Entro 90 giorni dall’invio delle domande, il Ministero comunicherà il riconoscimento o il diniego della domanda.

SEVESO III: RISPOSTE A QUESITI

Sono disponibili sul sito del Ministero dell'Ambiente delle risposte ad alcuni quesiti circa l'applicazione del d.lgs. 105/2015, condivise tra le autorità competenti e gli altri soggetti partecipanti al Coordinamento.

Risposte approvate nella riunione del 10 maggio 2016:

Quesito n. 1/2016: validità decreti direttoriali ex D.lgs. 334/99 relativi alla perimetrazione delle aree soggette ad effetto domino;

Quesito n. 2/2016: in quali casi le condotte per il trasporto di sostanze pericolose sono da considerare come parte dello stabilimento e pertanto sottoposte alla disciplina ex D.lgs. 105/2015;

Quesito n. 3/2016: applicazione della deroga all’invio della notifica prevista dall’art. 13, comma 3 del D.lgs. 105/2015;

Quesito n. 4/2016: presentazione del Rapporto di Sicurezza o del suo aggiornamento ai sensi dell’art. 15 del D.lgs. 105/2015;

Quesito n. 6/2016: applicazione della regola della sommatoria per l’Idrazina idrato;

Quesito n. 8/2016: assoggettabilità alla disciplina di cui al D.lgs. 105/2015 delle attività di esplorazione, estrazione e coltivazione di idrocarburi su terraferma;

Quesito n. 9/2016: classificazione ex D.lgs. 105/2015 per oli lubrificanti e biodiesel.

34  HS+E Magazine jan-mar 2017

Techno News

AMBIENTE

PUBBLICATA IN ITALIANO LA UNI EN 54-31

UNI EN 54-31:2016 “Sistemi di rivelazione e di segnalazione di incendio - Parte 31: Rivelatori combinati - Rivelatori puntiformi utilizzanti la combinazione di sensori per il fumo, monossido di carbonio e opzionalmente calore”

La norma specifica i requisiti, metodi di prova e criteri di prestazione per rivelatori puntiformi combinati di incendio a supporto di un sistema di rivelazione e di segnalazione di incendio installato all’interno o all’esterno degli edifici, includendo in un unico contenitore meccanico almeno un sensore ottico o un sensore per il fumo ionizzato e almeno un sensore per monossido di carbonio ed opzionalmente uno o più sensori di calore, al fine di utilizzare la combinazione dei fenomeni rivelati.

PREVENZIONE INCENDI NELLE STRUTTURE TURISTICO-RICETTIVE ALL’ARIA APERTA – CHIARIMENTI

Si riporta di seguito uno stralcio della nota prot. n. 11257 del 16/09/2016 che fornisce chiarimenti ed indirizzi applicativi relativamente al D.M. 28/02/2014 "Regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione e l'esercizio delle strutture turistico - ricettive in aria aperta (campeggi, villaggi turistici, ecc.) con capacità ricettiva superiore a 400 persone"

» p to 5.1 Titolo I e p.to B.2.3 Titolo II - Distanza tra unità abitative/aree di ritrovo e aree di

deposito rifiuti solidi urbani e/o raccolta differenziata. Non sono assimilabili a depositi, singoli bidoni di uso domestico per raccolta rifiuti, o comunque gruppi di 3/4 di essi, tipicamente a servizio di un'isola o di un esiguo numero di unità abitative.

» p.to 6.1 Titolo I e B.4.4 Titolo II - Illuminazione sussidiaria delle vie di circolazione. Il normatore non ha inteso estendere l'illuminazione di sicurezza alla globalità dei percorsi interni al campeggio ma solamente alle vie di circolazione principali, ai punti di raccolta, all'area di sicurezza, zona parcheggio.

» Prospetto A3 Titolo II I carrelli tenda ed i veicoli dotati di tenda applicata sul tetto (c.d. air camping) rientrano nella tipologia di unità abitative "tende con mezzo" (codifica T. del prospetto A.3).

» Punto B.2.3 Titolo II - Prescrizioni particolari e aggiuntive

Per le zone classificate D e E della struttura ricettiva, il decreto prevede il divieto di parcheggiare auto a ridosso delle unità abitative.

Si ritiene che una distanza indicativa non interiore ad 1 m possa essere considerata idonea.

jan-mar 2017 HS+E Magazine  35

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ASSOGGETTABILITÀ SORGENTI RADIAZIONI MOBILI

Assoggettabilità all’attività n.58 dell’Allegato I del Dpr 151/2011, per sorgenti di radiazioni mobili.

Pubblicati dai Vigili del Fuoco con nota 11973 del 5 ottobre 2016 dei chiarimenti in merito agli adempimenti per la prevenzione incendi riguardanti le sorgenti di radiazioni mobili di cui all’articolo 27 comma 1-bis del Dlgs 230/95 (attuazione Euratom – Radiazioni ionizzanti).

La nota richiamando il Dpr 151/2011 che ha previsto al punto 58 dell’Allegato I l’assoggettamento delle pratiche previste dal Dlgs

230/95, chiarisce che tale assoggettamento è da riferirsi anche alle pratiche indicate dall’articolo 27 del Dlgs 230/95, per le quali sono previste le procedure autorizzative presso il Comando provinciale dei VVF competente.

È il buon esito di tali procedure quindi, che “costituisce titolo autorizzativo all’impiego delle sorgenti mobili di radiazioni anche presso più siti luoghi o località non determinabili a priori presso soggetti differenti da quello che svolge la pratica”.

La nota tocca anche l’argomento Scia e Valutazione Progetto, e ricorda che in fase di valutazione e di Scia “dovranno essere

descritte, in particolare, le principali misure di sicurezza antincendio adottate presso la sede di detenzione e presso le sedi di utilizzo” e che “il comando provinciale VVF potrà infine richiedere al responsabile dell’attività l’obbligo di invio di notifica preventiva”.

Ultimo argomento affrontato concerne le ditte terze presso le quali vengono utilizzate le sorgenti mobili, ditte a loro volta già assoggettate al Dpr 151/2011. La nota ricorda la valutazione del rischio incendio in conseguenza del rischio aggiuntivo (Dm 7 agosto 2012) e le relative misure di sicurezza ed emergenza.

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SOLUZIONI IN AMBITO DI TELERILEVAMENTO, SICUREZZA E AMBIENTE

Techno ha costituito un gruppo di ricerca e sviluppo coinvolgendo i propri specialisti di HSE, tecnici abilitati ENAC, docenti dell’Università di Ferrara del Dipartimento di Geomatica e un’azienda produttrice di APR con l’obiettivo di sviluppare soluzioni e applicazioni in ambito di telerilevamento, sicurezza e ambiente.

I principali vantaggi dell’utilizzo dei droni:

• Estrema flessibilità di utilizzo: grazie alle dimensioni ridotte e alla possibilità di integrare l’APR con strumenti specifici alle necessità, è possibile utilizzarli nelle più diverse situazioni;

• Rapidità dell'intervento: essendo attrezzature manovrate in remoto non è necessario mettere in sicurezza il sito per l'accesso degli operatori ne qualsiasi altra attività preparatoria, vantaggio spesso non indifferente nella riduzione di tempi e costi.

• Raggiungibilità di punti inaccessibili: è possibile raggiungere siti inaccessibili o accessibili solo previa preparazione, che spesso risulta essere lunga e onerosa per la committenza.

Ad oltre dieci anni dalla pubblicazione ad opera di Alzani Editore di Torino, il Manuale di Salvataggio e Recupero in Acque Portuali ed Interne rimane un libro unico al mondo per la sua completezza e rappresenta un supporto fondamentale per chi debba organizzare e formare le squadre di soccorso e salvataggio previste dalla normativa vigente.

Il libro si rivolge a chiunque (datori di lavoro, RSPP, professionisti della sicurezza) debba occuparsi della salvaguardia dei lavoratori in attività da svolgersi in prossimità di fiumi, canali, bacini naturali e artificiali, porti e qualsiasi altro specchio d’acqua interno.L’autore partendo dai fondamenti di idrologia e meteorologia si sofferma sulle fondamentali misure preventive e protettive, proseguendo poi con l’illustrazione delle più diffuse tecniche di ricerca e soccorso e delle più moderne attrezzature di salvataggio.

Il manuale è corredato da un “libretto di addestramento” (realizzato in materiale resistente all’acqua) che illustra tutte le esercitazioni pratiche necessarie al training completo della squadra di soccorso.

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MANUALE DI SALVATAGGIO E RECUPERO IN ACQUE PORTUALI ED INTERNEdi Roberto Nicolucci

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