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^vl; M I L I A C!:' DI LIVESPOOLDRAMMA SEMI-SERIO PER MUSICA
DA RAPPRESENTARSI
NEL TEATRO NUOVOSOPRA TOLEDO
La Estate del corrente anno1824.
F£R PRIMA OPERA tfDOy^.
NAPOLI,DALLA TIPOGRAFIA FLAUXÌNA
1824.Digilized by Googl
mrytrn
:
Digilized by Google
«>
ìja Màslca è Maestro
Sig, D, Gaetano Donhetti .
Arcliltetto ,€ dipintore delle Scerte,;
Sig. D. f'rariQesco Rossi
.
i f
primo "Violino 5' '
Sig. D. Gaetano Goccia
Macchinista ,
Sig. Giovanni Sacchetto .—>
Sartore ,
Sig. Giuseppe Ferravo .
* T
.
VvV ' ^
ADigi'-zcd by (ìoogle
4A T T. O R I.
EMILIA,^i^nora Melos
.
.
CAKDÌDA,Signora Checckerìni , • «
‘ '
LUIQIA
,
Signora Grassi •
D. BOMUALDO,.Sìg. Casaccio .
CLALDIO DI LIVEHPOOL,Sig. Fioravanti .
FEDERICO , ..
'
Sìg. Zilìoli^
IL CONTE, • ‘
Sig, de Nicola •
UN VILLANO,Sig, Papi ,
Coro di villaaìj^
A' azione è in una valle ,fontana pochiSi
leghe da Londra,
kX-Uigilized by Googlej
I
ATTO PRIMO.SCENA PRIMA
Montagna alpestre: alla sinistra ' sull" alto di
una collina è un romitaggio ,^ annesso *^31
quale un tempio di Gotica archi lettura:: al
basso Tarj egressi : in distanza abituri' di
contadini . E T alba .•
'
Fillani mendìci , indi Candida dalromiiaggio , ' " ^
Coro -A.ttendiatn tranquilli ,e cheti
,
Già* risplende in ciel T aurora :
Questo è il punto,questa è i’ ora ;
La pia donna a noi verrà .
Ci sollevi la sUa manoD’ indigènza dalle pene :
L' autor sommo di ogni beneIl suo duol temprar saprà .
€an. Co’ suoi doni consueti
Giunge a voi la sventurata :
Da rimorsi è tormentata,
Pace ... oh Dio! trovar non sa.
Coro L’ autor sommo di ogni bene• Il suo duol mitigherà .
Can, Emilia ’ scenderà tra poco, buona gen-
te j in mezzo alle sue angosce sempare ram-menta i suoi poverelli .
Un Vii, Ne abbiamo le pruove più sicure :
son varj mesi ,da che riceviamo i suoi
soccorsi
.
A 3 CanGoogic
6 ATTO(?a«. Dieciott# ^ oi>' fono » Emilia qui
- • giunse,. Vivrfvn allora ht fre esilia dirt^tfrjce
sua zia . Il padre suo fu il fondatore di
questo .ritiro . ,lj'|nf(8fiic0 guanto' sua
figlia mi La raccontalo , è morto schiavo
V »)e’,Lagjni dell’ AflQlto . ./ '
j
Nè sarA» posfiiLile di.dileguare la di lei
1. triftezaa? .. s• •
f Con. E come» le i pià ^epriLUi . rimorsi le*
raddoppiano ognora l^’affaniio ? . .
yU. Ma si apre la porta del ritiro l che sia
d’.essa.?'' / . ,,
S C E N Ji II.
Emilia dal ritiro , 'immersa in profondaT tristezza , e detti » ^ *
Can^
Coro
E.eco miratela ^
Quà volge il piè .
Oh come è. mesta I
Par fuor di se ! ,• %
Emi. Quest’ aura mattutina ,
Quest’ astro risplendente , , . ;
Sembra , che in dolcp' calme; - ')j-j
Kiponga i sensi ipiei
Sventurata eh’ io son i che; dissi maiNon vi è pace per me ... dovunque inoltro,
Ovunque 'io volgo il passo. J .- >
La squallid’ ombra di npùa madre irata
Sompre'... alni sempre; riosuro!
Ali persegue il rimorso ov’^io mi aggiro I
Madre!, deh placati L -
: A^isera met. . . \ \;. Ti spinse a un^rtn
i
Il fallo mio ...'
. , ,
'>. lài
V i
Go; le
LHU(
P ^ R I O. *7mSIi' rende un I^o -•* ^ .; i >> *
- :i. ' i.t Giusta j mesicè l’ r t •
.
OndeggicTi^'e palpito J ‘ i, v
fa-i i l i Avvampo y.€i uri agitai 0 / i ^
E resa stupida ,* .-i r jr-..-
*'i rj'j Mi) ndànca illjrfé.lt»- .?* .r •,'>
. -CSoTV - i( Gir come si; agitai - < ;
.:,V' Par fuor di se! ) 1
-Xianr EmMia , a Toii d^ intorno/•: .«i. .Mirate'! poverelli: '
. .
, :•. » : B .Atfendon.‘y.meschmelli
. ì il *t./ : L’ usata carita'i.* ' t ' .* •
t£mL . Amici miei ì prendetef , • v- i
• f .‘ t >smoièndos( y * e idanda danaro£ pOi^ereUU
r -i. i r 'Preghiere al eie! volgete\
• Coraf Che «iate henedettai . . ,'
i.
• . . Di tanto carità ! .
£mL Ah l di contento
< r. Ripieno h<^ r^lma! - -
11 vostro giuhhilo
- ^‘ Ripone- in . calma ,
.. * .
^ E ^’Pcor pàà..lieto - ->-
,
*
. Tornar ftii' fa ! ' ...
Coro -fOgacr la pace . - •. »
« ' Con voi sarà * •
,Cart^ (haiie al cielo ! vi veggo alqpitanio ras-
••>f -$ei'ena(a .* •
^>r,
rE/Ht’v Ahi! cara amicà,,questi sono lampi di
sm-enilà 'passeggierà 5i >miei rimin-si non
me la fanno gustare molto: tempo v
Vanir Andate amici y e siale pronti ad acior*’
rere, se mai snella k>UopOsia Valle qualche
viandante si trovasse in pericolo - I villani
partono , Or che siam solfe , è tempo ,che.
A 4
8 >At T . T O-voi temìiniakte il racconto delle vostre svch-*
ture . L’ arrivo importuno; delUr nostre suo-
re lo Ita altra» volta interrótto ;'
'
Emi. A che viapririni ^una -ferita , che versa
ognora tiepido sangue ?j •
Con. Giova anii talvolta il ' deposito delle
proprie pene nel seno di una fedéle amica.
Mi diceste, che voi siete 6glia di Claudio,
signore di Liverpool ,Capilatia di un .va-
scello . Che il suo • dovere lo chiamò altro-
ve ,mentre voi eravate Lamhina ; che i
vostri Leni furono malamente Amministrati
da un’ agente prescelto da vostìro padre
V inedesìmo . Intenta ad educarvi* la ottima
genitrice , fii colpita dal ferale annunzio
della morte di, Claudio, ucciso in un com-
hattimento da’ Larhari Afli'icani ,che pre-
darono il vascello * i.. •> .> *•
Emi. Ah l mi è sempre presente .quell’ istan-
te fatale ! !
‘
CaH. Mi diceste , che v’ incontraste al pas-
seggio in un giovane Uffiziale , che fece
molta impressione sul vostro spirito . Checostui vi chiese in isposa alla madre ,
' e
n’ ebbe un rifiuto,perchè essa ti aveva
' impegnata ad un ricco signore Napolitano ,
di origine Spagnuolo , che in breve, dove-
va a quest’ oggetto giungere in Inghilterra.
Emi. Oh infausti^ circostanza, che decise del
mio destino ! \:Gsut. Che il Colonnello, vostro amante ^ riu-
scì a sollecitarvi ad una, fuga..
Emi. Ah I il barbalo mi sedusse, e mi^tras-
. N
PRIMO. 9se in Una casa di caiwpagiia
, come trote-
delia sua parliti ia 1-
‘
Con. Ma subito il pentimento si fece seii'.i'e
nel vostro core , c non potendo ' esistei-e
lungi dalla genitrice,
meditaste ed ese-
guiste il disegno di rientrare la aolte istes-
sa nelle vostre domestiche nfuia .
Emi, All 1 vi regnava il pianto v ^ ^ la des6-
lazione ! la sventurata m et madre pel do-lore della ni’a perdita , sorpresa^ da una
terribile convulsione , era spaiata.’ ^
Can. Oh DioiEmi, Come una forsennata
, e spinta dalla
disperazione,
qui venni- a gittanni a’ pie-
di di mia zia5 ella mi accolse
,peixliè
- io avessi in questa solitudine pianto i uiiéi
falli : volle anche il cielo di lei privar-
mi , ed io ,sola , e priva di ogni soccorso ,
vivo ^ier. mia eterna sciagura in un pelago
di amarezze . . . ,-
Ccrt. Consolatevi’. A\ele in me una leale
amica . Ma il tempo si fa burrascoso !
comincia » un t&npomie, che ^a ^emprd
vrcsci^ndo .
*
Emi, Eppure il i^scentc giorno sembravaCOSI ridente ì
Can. Ritiriamoci . I contadini saranno sol-
leciti ad assistere i viandanti . Appuntanella valle si vede una carrozza ! ob co-
me cresce il turbine l'
• h -
Eoci di denteo Ajuto ! ajuto 1
Emi. Infelici! il legno è ribaltato 1
Can. Correte amici ... andate a soccorrer#
quei meschini. J contadini si ajfnìtano
ìq la yalU, A 5 Em ‘
-luo^le
IO A T T O£ììii. Somi^do jNumel ah! la Ina. celeste ma-'
no accorra a sòUrarli dal perigeo!- , .
.• anirano nel ritiro Infia-iar il turbine ,
. che va qir'ndi a poco , a poco cessan-^
. do , ! e succede ì(t ^alm(r ,
S" C K N: 3^ r III..
Federi
(
0 ,, chc' canduce^ a fUnio Romualdo^,
• I- mcdlf:aki9ÌQ.idaih^ cadila ^ , . .ri
l. t J p»' - , » )"l !• 1. • ... I >i
Fcd^ cpraggiò.j'il- del si calma ....
Rom.. "! E iiecla
JM’ ha- sfrascena^o . oca ,, meate la sposaci
. Piuto a.,uó»layai*oue' i .•
ÀddeveBtaaào > sto*, aa grauavotta !
Fed^ Soa seco .i.SeJFVÌ r il padre : ia quest» luogo*
.Palla sodcpta. scossa- •' ' • '
t
Vi piaccia' alquanto riposar '. ( Potessi'
Così'ìdaliiUiio'' tesoi*. strapparii -ognora' •
AKborritOi rivai !.'
)^
‘
Koiìi. r '-'Vi la. ounalór.^ r / .c
‘ A nVommo che allàncato, i»
. P! abhrarama? nuTfiale ,T . ,
. Vicino al bene- amalo •>
Faceva^ carneyalfe, . ì
Mancava na tropea.'
_ < ,.. Pò farlo disperi l . *
r La- sciòiia- m’ è .m^trea y
“ i., , Male m.ammgi me/ sai'rà r j. i
Fed^ Ma ormali $erC)i%l% Ò il dolo i i
Ma' dissipato è iP i^embovc
» Pi bdl§' ctfei' in grembo- .. v
i. . TofPafes a re^piiar v .< • »
Hoint.. < 11^ pio cbff annacG^ld -s
è l..• ©e» Godale]
p R r M o.• ' Da’ la tremnncla Lotta y'‘ *
Co li' anca sdellommala , .
• Go' qaacche coscia rolla
,
• Cioiicata int’ a nO lietto
La* sposa'' iwrà da sta#'•* E de tao lazzaretto
- • * Che canicarè ho da fa ?
' è tfn pai^sàggiero affanuo
,
' Che i- Sensi suoi imprende y
Ma il suo' 'vigor riprende y’
Mì lièta* tornerà .• ‘ ‘
Rom. il' aje vista ?
•'Feé. ' - ‘ ^ Lo assicuro
Borri. E sana ? •
Fed, Qual timore ?
Bom. èià hona ? '
'
Fcd.-' * ' • Ve lo‘ giul^O'r * *
Or vi raggiungerà # f ^
Roàé.“’ ‘ * Ab ( ca -da ‘morte a Liti v'
^ . ' ‘Me- sento sorzetà !
Fed. (Ma ti sarà rapita
,
’ « i' -
-tua giàmtaiai sarà ^
Aow. Zompa . va lesto . # 'vìf comme stà..
-li.-. 'Si e» revenula portala’ ccà ,'
'
' Che henga all’uoglio, mhraccia, ó nseggetta,
Vedè la voglio,pe me calmà‘?
Dille 5 che st’ arma i- étìià n’ arricetta ,"
* Che‘-‘sfi[uas!e ef'saritaal- le àggio da fa.
fìAfh ! no -iBOi^kilto? àccossi bèllo‘
Numi di 'Lóndèà !' peè hie' serbater gl fta óuesià' ìrt'zfià ’ piél ^ fratèllo
aèriàvOgRà 1 '*t
^ affrèlto servir
d
.V,*^*
ioiUs^' peste tùttè dirò .
^ ^ Gr E Googic
, j a ~A T ' *•i
E in ascoi larlé - la' vostra _LéIIà ,
Per consolarle - volai* s.ipra ,
' Oh voi felice! - ritleute stella
Già vi predice - seleniti .
( Ah! uvuo a stento, r acerbo affanno!
Di gelosia mi auge i) veh uo-1
AniOiT dispetto, ^ià. sento m seno ,
Che il cor uii sitane iìeri a^siiazi^r , )JRod^ ,E ancora te staje ccà,:‘ uiraalora
, segre-
ta ", sì cchiù pesante tu, de lo- cchiummo . -
e caiumiua, tartaruca mia k
Fcd. Ecco appunto l^uigia , che,rinvenutar
dal SBo suiarrinieuto,
qui viene a cqijsa-
larvi. ( Oh gelosia! ).
‘.
. .. ,,,
S -C E N A IV._
..
Lw^ia con contadim « e scivi y, imli il Ccn^e:^
O . r "ii
!i^ ammennolella mi%, /.uioiin^a !
comnie te siente 2 sbattala < flaueoj a dalia
tremenda sLatlitura . .- « •
Lui. Me^o che lo spavento , altro, male noir .
ho, sofferto,,.. grazie al cielo ! .r- v
Moni. Eh i p^otci^a essere pe/oret ducette ehii-
lo , che se rompette do.jp gamme , . 0 unoTraccio . .
.
Lui. D^biamo Ja nostra salvezza a • questi
^yil^id > «4.
a quel marinaro y,-che con co.-
raggio straordinario, fermando ì cf^allir, riu-
^ . dal periqqlp , ; ] „tiV ,
,
ilom. ,Te,!.jSgliù sciacquate , 6 jlibriacateve
pè me jdie birra. } a< phiiljQ ^i^rént^rp le voglio
la fa no purpo ^ricamato) 0 Vi ca V ayim^»o obbxewiioae ìe /lo vii
Sì ^ •
/ ..
^ PRIMO..»i3
Luì, Ma! còme ad un tratto i cavalli-, spa-
ventali dal temporale,
ci lian trascinato
in questa valle ! .
'
Fed. Disgrazie solite a succedere a’ viaggiatori.
j&om. E ..pò , Federi’, addò lo siighiuto a
scavi no cocciiiero co n’uocchio ci-cato , e
Coir auto, che poco» ce vede? si non strel-^
.lava- io 'Utiempo T auto juorno y ce slrasce-
nava tunno dinto a no lago, che isso a-
. veva pigliato pe na Lelia prataria .
Fcd. 11 tallo adesso non ha più rimedio :p€m-
siamo a rìstorm*ci in qualche modo .
VU. in quel ritiro sarete , accolti con . tutta
la ospitalità, ed amicizia^
Fno de' contadini , accorsi ad ajutarci y
mi ha dello tesser quel romitaggio da sole
donne abitato .
•’
.
Rqm- Tanto meglio ! mo ce arrivammo nuje
,
. che ..simmo uonmieiie , e addeventanimo
tutte neutre : approposeto de neutre paleio
.,ch^ isei n’ fatto ? se fosse ' restato commc a
ruósjpo a ngrassà diuto all’ acqua ? .
JLuì, Eccolo.esU arriva sostenuto da'contadinr.
Fed. Povero vecchio 1 la caduta è stata .più
fatale a lui che a nor. • j’,
Rom. Cbesta è una delle tre ce de li vie€-
chie ! videtillo- si non pars n’ uosso de pre-
sullo caroliarto ? Nèv gnòl Qóhmic te siente ?
poveeommo 1-staJe' tutto •,'nfusoil - v
Con. Se soa coafuso?.' oh ìL/dlal volete ,c'ie
w> aon lo sia Ijpo la disgrafia avvenutaci?
Rom* Aggio- ditto-m té' si bagnato^’?
éfoA. Quale oogtoato’? che’ dite? e sempro
#i€te sullo scherma , !1
-~ Rati.
i*’
t4.
5T rO T
Bijnedica 1 cW belle . recchfe! Eppure*, ,x:ìerte'f bole .è' forlunu : poco' nuanEè' nuje
stevamo' tremmanno' pe lo' fra casso' > de' li
truone , isso', m’ addimmaanavà • chi era
^ che.mmieza a lo vallone sonava. lo? contro-
basso ^ ' . ;I.
Con\ E cosa"- SI fa' adeiwo? TesÌereìiio' 'qiiÌ a
, disagio' a che non i sia iaccomodata - la
-^VeUura3’) , i . v. ^•
'i.'ì u .-i
Itom.- Gnernò.: mo' ce }atnmo a- ristpri' din-'
to a .eh ilio romitaggio-
;
il .1
Con. E perchè' e Maggio’ volete,* ohe io miasciughi qufesti., abiti in dosso? ]>
jìom. Jamraonceyne ca; tei fMo i-mof? vedile
In tanta tempesta^ tra*! nuje' duj,e}6 vienè oom-
'.-mico’.v t' .> '•••h r.i I.;
Con. Dove ? l. *> . k- >
Hom. A la conciaria a' 'farle’ spili -ì le .rec~
chic l Federi appo]a tu la sposella’ mia. ca io me .carréjd -sto’ casciabanco . J i '
j entrci'coh Con.’ nel ritiro' àcoomprr^rkiicP
dà. contadini : . ' » " ^ ^
Fed.- ‘ Mia cara' Luigia l' ' ^
Lui. Ah Fedeiico i i .* \i>..
Fcd. Voi sposerete D. Romualdo ‘
Lui. Prima' morire’,* che abbandonare il mioFederico .- i • cnirano ml 'titiw .
.. . .S C. E- N A:'oc'V..',> < -
Claudio lacero nelle 'uestig ’coh(lun§» ìizrbay
\-
,'
. ili,' abito-, di. schiavo iv.> J
eia,
•i .
I'
::’ 1 X i * l S ‘ f< il '
n dinn whiavidù’ .'A -^oil
e 'Il fato mi idteQfnA. ! D • -
Il cor gÌaiIUQàà4l|fr0fÒr «:
_ ch«’
P RTriMfO.Che sia cìEijateoto I -
. Ovti«<|«e»Ì6 -to^o; il. piè ,: ; - •>
Non trova' it mio dolor
,
. Che immagkii.dj orror ,
'
E di lormenlo! ^
Ah Claudio- svontiu'Ato !* . ^ ^
• Quando aTraimo .uh* condla gli afihani tuoi ?'
t Di dura* schiavitù; dopo veìiti anni . . \
Sull’ Affricano lido al patrio suolo»
Celere il passo io muovo ,
Misero’ me l non- trovo'
Che pianto y che’ terrori perfida Emilia
Tu la morte recasti
Co’ tuoi delitti infami •'
V Alla' tua genitrice e spòsa mia ! ' ••
Cielb’l* vendica- if duoh di «n padre afflitto'
• • Coli fai min' punitore del delitto !*-
'. cDi una tradita^ madre* •
'
E- oniLra. tuttor sdegnala'
Non scenda invendicata '
''.j ’ ' ?=- --Ke’' regni' 'deir oiTor . ' '
Ah nò ' che dissi mài’. i ‘Mi trasportòlo sdegno ’ '
'- Cielo li sospendi "il fulmine'
. Lo dniplora il genitor
*
•*
• SI è’ ver , . che sei penti ta":
Misera, afSitta figlia,’‘
'
Stendklo hraccia’ tènere- • •’’
. Sì f r 'Archi ti diè la vhà ,*•' ' *
• r.' f'.'-miE suUa^‘nnitÌL'icenere-!'! '*i Noi 'Spargeremo^' unanimi'
0 ’ Lacrime di ^dolop'.- •^ ^
i
:• Questa soave immaginò -
- Lieto.BÙ 'ireud^ di cor.' parie -
I • \ SCE- '
. i6 ATTOSCENA VI.
Corridoio nel ritiro . Varie porte conducono
,a diverse celle .
Fi der» , Luigia \ il Conte ,indi D. Romuah
Con. Spero , clie domattina proseguiremo il
nostro viaggio per V Itali a, e giunti a Na-
poli ) si faranno subito le tue noa^e con
D. Romualdo »
Lui. Noi voglia il cielo I
Con. Cos’ hai detto ?
Lui. Ho dotto lo voglia il cielo t
Con. Brava Oglia !
Lui.(Domani sarai mio marito
. )
Fcd. ( A quest’ oi’a saremo di già lontani. )
Anche questa sarà da me corbellata : e[^
pure la memoria di Emilia da me .tradita
non. lascia di turbarmi . Eb debolezza in-
degna di me! )
Lui. Ecco D. Romualdo »
Rom. Catterà ! e comme so cassese ste femme-ue ritirale I tutte de belle cere
^si te vedono
s’ accovauo nzì a nlerra , e lè‘ fanno na re-
sella ufaccia ; ora vi ? cca dinto s’ hanno da
ngi’ottà tutte ste bitelle Sorrentine , e nuje
cierte bote ce avimmo da acconcia cò cier-
le- bufare, che te feniio vota lo slommaco
l
Lui. Evviva D. Romualdo!Rom. Luigia mia
,non te fa bruita , ca pe
te sempe ce sia la primma - cammera dinto
a lo core mio. Io so '* pazziariello , me
piace de sta tra le gonnelle, ma po lo
sape Napole., Londra , c liitto lo munuo ,
ca,«on $ong’ giorno de indizia .
• L jle
PRIMO." 17 /. Cui. Oh ! divertiteTÌ pure , io non ’ sono è«-*
Iosa .« -
Bom, Tutto lo conti’arìo de mammeta,v che
a cornine m’ aje ‘dittò tu’ stessa ,ha fatto
senape i co li Larcune all’ uocchie a lo si
Conte i eh’ è stato no brutto fiezzò d’ ar-
tiglieria.! sanfason... scianipagne ! 1’ uoc-
chie so fatte pe Ledere.' <• ^
Lui, E le^ mani per non toccare^ » ,
Bom, ELLiva la guaglional moscia sì ^ma
le risposte non tele faje mancare: appro-
posito, aggio 'risto apparecchia da magna-
re }=’ sarrà pe nujo sicuiamenie : > si i^ò »
'2 adesso avremo l’onore di esser ^serviti dj^
ste peccerelle a la meuzaConi A che si pensa?Hoin. A lo diavolo cerato ì
Con. Cavoli in insalata ? inon' mi', piacciono,
Rom. No ? e tu magna cappticce : e io nonLoglio fa vuto de parla co sto sordo !
Lui. Se lo permette lo sposo , -vorrei ripìo-
sarmi un poco nell’ altra stanza ,
•Rom. Uscia è la padrona . c
JF'ed. Vuole compagnia la signorina?
Lui. E non sai che sola ho timore ?
Rom, Vuò che heiigo io?'
Lui. Non conviene, che. voi. siate a ' me vi-
< cino, come prossimo sposo , in • un luogo
di ritiro: farà le vostre veci* il -segretario :
• così vi sarà «un poco più di decenza ,
Rom. E mhè segreta me ’raccomanno a la
tua segretaria . Ne gnò ? e tu* non haje
co essa ?
Xlon. Viene la badessa? v-*
• R0ÌIU,
‘, Cooglc
-i5 *. 'A JT 3*
' Mom. Mo.ie. dò i|o -priora de:piópii0.tìraa«ili
e la fenesco I
"
3Con,A^^ dite? i y. i-.l oJ^u r
. ^av da figJiola\Éao jr pffatparlam-'
aiOi» Spmgandolo K ' nc' .i (•:> i
- €ott. Costi» Kaiff» girare iéittteUoif >
V' 1 ! jr. , r.. ’ ... 'i•
* r'.< ! t
Ronf Eppure sta sposaf pare y:;cbQ^^«bie/com-'
mico magna' iselnpe aloja patecàt? ^orsf'.è•' ' Lellitia quanto ! ce uc cape.y mà. la gracili
- »oj[a pare,-! che la iFeiiue,a*milie‘rdàcatfc a- lo ! trappiso l > crh ma fj^nànno me . awcrà ^mo—
t o.|rliera y 'ine acti^tici;» ? a ge»io>. mio • .
^ t Xjì i> ^ e 'ibi ’ché heila , "figiiola ae «e^ itene
a chesta via l cbestfi tbo. èf faccia der^riti-^
rata ? vi che castoro -eie picmgno ^ ha dacarolià (liuto à sto stipo l . .
fS' A VIE J .Au.
. . Emilia % iC detto • o,I . - v
'TT i fi- : :• . -J;; .
>* i
-Emi. . >V loi sicteio signore ^ de^noBÌnospitici K..h; .
?<
Rom. A farvi grazia'..,-, e vuje* site ia nostia.
ospitaìera ? E chi non slan*i» ménte cam-pa dinto a. stO!ispilale ? .
Emì. A che tanto mi gjjai'date o sign(H*e ?'
-ih)/».;' Io s0'iàppi^ionalo -de bolle .pitture , e’ quanno Medoy.ncjiqstadi^i; id : . Fraucoschieilo; . coaitn a bu)e jiou : sazio maje de
sorchiafcemdlo' còH’ uiicchicjSie ha non ere-»' dere a Iol ’muUo-itquaiirio'' -dice , fa ogne
• disgrazia.; inoli' '.heiie - pe. ta male t sianobenedette le trouole de staimnatìna chece hanno procurate iosAiiacere . de :vedè
‘sto»
P Google
P R J M O.*
•to ritiro de Ideile nenjae > e; d« ^vnje
ci^naeote ^'"cìie tra le."^eU^ ail« la capo-^
f/n/. <jnel elle veggo , moltp .il no*
Stro- «sso ? J. , ...(, ^rM,Qm^ Ma «i site la -c^ù ji)ej[la; de I«
» >|i^ra l èr lo veroy elie e^Uuorm:» a ste,ro-^
le addofose ce so le spincf, ma io seipipé
vm- pe so fiso delle loro puajture^.... ^
t^hiedo' licenza ^ d(iW assistere, al-
le mie' corapagiie •;,
..
^.-,. ..
,jate ? nop signore r
,io so no po-
vero' Ì>agpat(^ df JU ji^Hjpesta, J
ino chesteva' pi|l}>nnò..na ,ppco
iderfraKmiia ,nfac-
ci% a Cnoco ^ .Q^cìa me va levàj/ la vaim-
pa da vicino?.^- gner»ò.. .liscia si azzez-
zt,. € facìfla*PO. poco de cc^inei'sazione ..
Emì^ Come vi piac^,sediamo^ pure . Cono-
sco dal vostro accento ^ che siete Napplt-tano ? - <'•
t-• /
i!o/nv Gneruòy/ Napoli non' .mi sbucciò, mami poppò
,Spagna fa cpiella
,= qbe mi de-
vacò ^ I
EmL Vale dire che nasceste in Jspagna 9
Eom. Adclò^seifZA pregiudica i tuoi colori , ce
stanno .porzi. de quadri vivaci,ed apprct-
‘ (Mori • •.
'
Emi. ( Qual somìglian^ta di circostanze !
E c^n>e siete in Inghilterra ? , j *
Rom. Eh ! de la storia mia se^tjae potaxria-
ni?,/Stampi diepe volume - in. foglio I nasposa
,che a uso de tvasfermazionc tea-
trale me sparejce dall’ nocchie yi me’ fa ire
ancora spierfo demierfo ». k^>
.... ^ Emi,‘ ' Google
»0 ATTO'.Emi»
(Oh Dio ! )
', » -
Rom. ( Chesta che ave?)No Prencepo ,
che m* era zio , velette faraio fa no ina-
"ti’inionio degno della mia tioliile nobiltà ,
c me n<^^aparraje co na figlia de ho Milon-^ do
,che steva a Londra • io ,
che so stato'“* 'sempe amico de viaggia, subeto partelte
da Nàpole -pé ghi a Londi'a a trovà la
sposai' ma siatte a sentì ,cà mo tene no
punto de scena pè farce cade jnsto noLello piezzo de masoca . .
'
Emi. ‘
(Che Sia d’ esso I oh sventurata!
J‘
Rom. ( Sta signora è attaranlata ! )
:Emi. ( Cosa lar mi converrà? )
Rom. "
( Se contorce ! che sarrà ? )*' E accolsi pè seguitare
,
lette a Londra , e non Irovaje
Llà la sposa ...
Emi. Ah !
Rom. La briccona ,
• L’aveva fatta ' 1» frittata ^
Emi. Ah ! , .*
Rom. Da casa era scappala'
Con un’ uom di tristo ciiorio y
E un marito provisorio
Se trovcije primraa de me •
Emi. ( Si... di’ è desso! io gelo... <nmè! )Rom, ' (
Che cos’ ha se pò sa^ ?
Emi. Dite in grazia il rostro nome?'Rom. Èd no poco ioiigariello .
Don Romualdo d’ Occhiohello»De’ Marchesi Calobragos
,
y Fi^*ueros, y Moncados,
Castanassos, Camposellos .
-
Enii*,Un •[
. 'SSmi,Hom.
Emù
Rom.Emi.Rom.Emi.'
Rom.Emi.Rom.Emi.
y
PRIMOAh l son morta ! .
'j
Mia Signora 1 • *<
Si' si osseisa Va a malora 1
Me ne fujo ino mo da te .
Ah ! fermate , e ravvisate Z"'' ‘Quella rea, cIm vi ha tradito ...
Sono Emilia... •’ jf!'-.' ..
•Oiraè 1 che botta 1 . .
•Sì , > mancai ma fui sedotta \ ,
Ahi. - .' / ‘,
Ba un' empia traditoi'e
Ah! ,
Fu debole il mio core «
Ih! .
Ma tosto il pentimentoBèguir seppe il fallo mio ,
i
; E UQ rimorso', un fier tormento.
Strazia sempre il mesto cor
.
Mom,. (Vi che muorzo dellicato '
A sto fusto era stipato \
. We che faccio ? la perdono ?
Me r abbraccia ? me 1’ afferro I
Ma sto stommaco de fierro
Mmeretà non. ebbi ^ancori
Emi. ( Egli estatico ^ restato !
jPar mi‘
guardi , e sia sdegnato-!
Cresce o Cielo! il mio periglio !
Chi mi dà qualche consiglio ? v
-‘ Ah ! ti hastin le mie’ pene>
Sorte a me nemica ognor! )
t^ia .
\ Rom. Ora yl ! lo so réstato 'de preta torchi
na ! Chesla è Emilia , rhella cl^ me fa
I
' celle lo bello chiantaruolb! ,e>io* so .resta
lo comme liCfUiytlo se^- dirle .na fa,
xola,
Iir •:A. TT T O
, rola,mente 1’ aveva da tcarrecà ^ v3e mpro-
perie -
''
< .. ìj.»
;S •• € E. N i,A
Candida<fi e 'detto , i
Q .-
' 'ci : ! li A . \
nel lacero markiajo f JdieV^i .lia soc-
corso allorché ribaltò ' là arbstra* efirrozza, è I
venuto per ubbicUi'e al ,yostro .coifaando
Rom. ,Gnòrsi ,.è;gbmsto ebe «har'.dai 'avè na
;buono regalo ,ma mo tengo aliti 'guai' pà
:la capo’: dimnrie^--cósa, ìai^ireitrice .de
sto luogo è Emilia Lavapulle ?1 i..* . s .'>
,Can. Che ..sento 1 è come vi è inbto ?
Rom. Avimmo saputo lutto .' .v
Can. E ,qual illazione ayele Voi oen essa? .
Romrn .Qnà rèlazitìne li olib bella ! lÒ songo il'
,suo '.destinato connubiMQv.ohe .'da Napoli'
me .poijlaje a Londra.7 :;pe fa sto^ bello ,ma-
trimonio-.r ) «moì ni ' . .. ^
.Can. (CosÉtui ! •)!' -o
Rom. Che ? lu- piiré patisce ..de storzìlle?
Can. Voi siete»»,quello ? fph quale combina-
zioned - -ì m.j «o n
Rom. Agigio'jifisoliatbj : /.fa’ trasì lo marinaro,ca mo lo vialo e p4) .me^^.la . voglio futnà :
!*10 l'etìxo è fatti) per)citliiso> pe nime .
Cani Vado à ^finirvi t»ia . . > ^
Rom. O»iammammo a Federico v' sto secreb
lo pozzo confitlà 'a lo segretario Federico. >.V
,. iS .C;ì-E :N» a*' • IX.
; J ' jFede^icQi^ e dettoci 0 ••'j '.
' '’ A'' ^ ^ i 1
aV vestii- xoi^^ <V.ìi
-'lim/'ÌSQ^ i. w
P I M O »3,
Fed..Fi‘ (pale ?*Jr» j ^
' " • '* ’“• ^
JlQ/n. Aggio trovato le sposa,che m^'era fò-^
jula .'Oal primo 4e^o'. ' “ » ...^>
FeeL Che mài .dite ? t^Eniiìia?'
Bom. Emilia è la capo' de sto romitàggio ,
Fed. (vChe. sento ^mai- r étai si ‘ sc^riràimo 1
miei raggiri, )
' " \
Rom. Chesto che ,d’ è ! lo nomrriè
. pare'/io ialisiiiaóoà’ tu'pu’^ té si .smarìizato?
Een.-vCertaDiente*.-;.’ partilo* al momento ,
Mi fa prrore questo -luogo ì 4” '
Rom. Che giovane d’ onore ! se. jatòressa pe
..^lo pa#r©ne!,H'-f'j '*-1 t ' > n * '
Fèd.(Feci male ad uniimi 'a',costui'',’ come
segretario , ma chi poteva pensare ... )
Rom. ChiWo^ chei la ‘cai’i'iaje a la'.lftgliola ;fa-
• celte.^lte cairriiie;jO :»"‘
Fed.(
Egli non sa, che -.sono quello. ).
JiofTi. Afi^osa»! limilo tutte 11 britcuìie'.'
S 'c ‘•-XI ’,;
.:•[ • pluddìoi^ e detti ^^
E . .in. .•• 1: {•
ccòlo ! quegli ^.è 'V èmplp aeduftort
di mia figlia : .il suo j&aW Uotae UUlla val-
..:se a. celaijo ;aUoj mie rh^rclitc^. ,(Jh mìa vèn-
.detta librai* paigs^ adlà'fiqe! ") Signori’»'’ che
. yele^ .da me 3: . >c j *» • '
^om. .Viene ccà,tu , che me pare* ascluto
dà^ino apetale.; azxeccate-, ca t^'aviìnxqo daTÌngrazià
,e regala ‘v^peeéhè ce k]e 'salata
la yiià. \ ‘i .
^ ^
Fed. .( Con qual fierezza. Htt osséi’TH coRti \ )
Rom. Pigliate ste ghinee. .• v i-
jC/d. M&)Yàld»M tilt'
" Hom.: by Google
a4 ATTO*Rùm. Oh mmalora !‘no pez^ieptc'è cchiù sguaz-
zone de nuje ! t . •
Fed. Chi sei ? perché cosi jiltento mi guardi ?
eia. Io ritrovo in voi |a .somiglianza di ànapersona , -che conosco ^
Fcd. ,Tu credi ayerjxd donofciuto altrove foife?
eia. No, ma.,. < .-
Fed. W sei?.. < ;
• ' ’
C/n*. Un’ intelice bersaglio < dell’ ira .della sor-
te :• r empio , vi rassomiglia ... m’ invo-lò tutto ... 6nOii* onore ,,i(
Fcd. jf Quai detti 1, ^ ;*
. >
Rorn. No , Federi ! tq rassomìglie a no huo»jno g^alautommo I
•. 5
Fed. b che ti fece colui f'
eia. Pprtòja njialcdizione nella mia famiglia.
Io era ' schiavo he’ bagni ydieU’ Affrica ,ed
al mio ritorno,
.
. 1 . «*
,
Fed. Tu fosti .^^chiavo Rij(
Oliai' palpito ! )' -
Rom. K coipme te sarvastet?'
eia. Col mìo coraggio . iVenti anni languii
imìseramente fra quell’ orrore . In^ànto unusurpatore s’, impossessò 'de’ miei beni , do-po avermi calunniato di ' gravi misfatti
,
.-che meriiai’ojno. la mia 'proscrizione , e mi'ridusse nello squallore , in cui mi vedete.
Mi restavano degli esseri a me cari . , ,
OhDìol ^t,
•'
*
Rom. Federi, sto» schiavo te saetta eoU’^uoc-
chic ! (che r ha celtico ? «
fremendo guarda Federico •
, Fefb ( Io tri^motl )v * r-
;
Rota. Appriesso . .. i : i
'
eia. CoyiiYii n4 Itti)» MHO il disegnò di li.
-••A be-*
Dk.
P R I M. Oierarmi j'come .il fuoco nelle ' vìscere di
im Vulcano .. Finalmeiite. Dii riuscì di se-
durre il mìo vigilante custode con lusin-
ghiere promesse.. Essendo, un giorào ai tra-
vaglio alla riva del mare , vidi .un piccolo
naviglio ahhandonato . Pregai scongiurai
* il mio ^custode a prc^Uame r cTa ^ficina la
notte; una folta uehhia ci i favoriva ‘‘Àt-
, travei'sanmao. vogando a tutta possa un pió-
colo seno di mare . 1 barliari , fatti avvei-
, fili della nostra fuga , vomìtaronò '.contiV>
di noi da mplte.Loccbe di fuoco
a
più
riprese, la morte v le anni del mie^ custode
«i servivono^dl difesa,. 11 desiderio* di -oon-
servarci la vita dava^vigore al nostro brac-
cio,
fino che salvi e lieti inalzammo al-
r Essere degli esseri i più sìnceri ringra-
ziamenti .
,
Bofn, Tornaste a la casa toja ?..eia. Tornai per trovarvi il pianto il diso-
nore , e la morte . Ora mi mantiene in vi-
ta il desiderio di vendetta . Scellerato ! tu
mi strappasti dal seno gli oggetti più cari
,
tu m' involasti T onore.... V onore .ecco
ciò che dirò quando la soile mi farà tro-
vare il mio nemico , .. i
Rom. OTi poverommo ! io non lo vorria man-
I
co conoscerei si me,pare nodiavolò, schit-
to pò lo peusiero, de vederlo , e quanno
h te ce nepAtre ^ ne fa]c na vrenna?
B*1
SCE-
1
A il I
• > ATTO.-S-.:C E-.:N f A"-' Xf.
il' ! Cmidida -detti'. * *
' A”,Can, </X momeiiU ’?exr» U direttrice .
’ V-
Clu^ Emilia !),;> .'> fi J<
jCaii, Le cpBOFci? ' * •'
' "f,
sfama jdeHa<6aa) virtù ind ùt deifde- ^
. raxe/ctì.€»inosct*rIa , j < t
Soup «08ij chc^ noif "cdiifjn*en-
• ' «da ntte tsteksol’ ; ic.i
..CÌAé i( .¥edrò danqae 'iiiia ‘figlia ? %ssa'm>n mi^ . i .conosce . ; Inossejjvato Ivfedi’ù • ' è vero il
/ AIO' peniimento'^-^ Kfie igirora ;< che ^cblui
4}iùtai' trt>^ .« Coró dii ^éeio ' p'aldrfc ,' osser-vi <Tily; soffri 5« tacivi O c,ì-
f
;is - ì'.
-i,:
«,. : -.w ..V ' 1' -'iì^
T. . . ..,
Giunge Emilia , e gettando Cocchio stt 'F^idenco,
resta estrém'amerko s&rpresa ^ e snbHò dice '
EmiSjCiusto Ciel 1 chi vedo ! eli Dio !
'’ t . Clù iQii aita ! . io mauco , io gerito . .
.
'• t* <• eviene J '
Eed. {• EHa ^ d’ essa !... io*gelo . .,. io tremo l ) i
tv!. ’ èon grave èbrpresd^.
eia. ( Di livor svampa , e fretad^ '
Can. Soaoorréte la meschina!... ' ^
^ ’ Dal dolor madcandò va:.’.. ‘
iiom. Chella cade in svemmeòto l'
}
'
Chi^ : strilla ^ è fSr aharittlo f . . .
.
'
L' auto sgriscia comm' a gatto !
E stonato io resto ccà !
eia, ( Cor di padre ! io già ti sento !
Tu 'mi palpiti nel petto ....
• a Fre-.
MT JV X lYJ. KJJ
mar déggio il variò afletlo^
Vendéttà)‘e di pietà t ) s
"
le fiato!' • •
27
V 'I
t %4 >
P R I M OFrenarDi
Cart. Prende fiato * r.
hm. / Va'./.'*, èoi^àggìo !/ adCan. Cile vi affligge? .
hom» . Cos’ avete ^'* *
Emi, Dallo sguardo ini loglike^
Queir indegno ’traaitor 1
Rom. Chi è st’ jhdégfio‘? forse itìicia ?
Forse ^u ? donca io so' cfiillo ?
Ma vi cornine lo tentilto?
Me vò Àroprib'carfeftà !^
- '
Emi. Quest’ asilo d* ifinocen^ ‘>
Profanar osasti . T. àudàce !
Va! t’invola! la mia pacePer pietà non disturbar !
Fed. Cara Emilia , a* piedi tuoi*
Il perdon prostrato imptòit/.
Rom. Ma cbe d’ è stò concistoro?
Z: Chisto è lui?..'.
.
Emi. Questi è l’ indegno,
Che mi rese scellerata'
E una madre sventurata ,*
Ei mi' fece abbandonar'.
/lom. Cbe sorpresa! che inai sento!
Chi le dà tanto tormi'ento'
Alommanco se sa ino .‘
Emi. eia. a 2 . ,
Dell’indegno il turbamento’
i! defitto fé palese :
’
Il piacer del suo tormento
•Il mio core sollevò .
Cad.CMe sorpresa! che’ mai sento!.
La cagion del suo iortnéntò
B 3 Fi-
1.
.1-' ^
(
ttè A T T 0Finalmente si svelò .
•
t'cd. La vergogna ,il turhàmento
Come mai nasconderò ? . •
*., s j
Aom. Tu addpnca si cbìlìo^ ^
Che a me la ficcò ? t %
Pe farine messere ^Lo nonime te cagne ? • , -
Slf quaglia era m:a^
i
- E 'tu le la magne ‘
^
/ , Àh brutto iiiajale! ,»
Indegna nmrmotta ! ,r
De saugo na volta , , .
Cacciar li saprò !
Oa. ( Ah ! r ira nel seno
IPrénar più non so ! ) /
Signore, venite j a. Fed,^
Parlarvi desio . ^ , .,
. -\
Fmi» Qual volfol^gran Dio I, {,
Quéi mòli' nei pelto ! Veia. Andiamo . a Fcd,
. , ^
Fcd. Ma dove?^^ .
/iom. Garbalo soggcUo 1
Io poi parlerò .. , ,
Emi. e Can.' a 2 ,
- Lo sdegno frenate...
Fed, Qual’ ira! .
eia, 7’reinate !
Rom, Ch’ è stato ?
Cun, Un momento ! .
""
£mi. Lo sdegno ammorzate, ja^Cla,
Partite dì quà ! a Fcd. .
Tutti
,
Si sospenda per or la contesajSarà meglio partire di quà.'^ •
- Rem, Si non tengo lo carro a la scesa ,
No
P R ' I ’M 'O ' ag'No fracasso mò TÌdé àssommà !
'
C/a. ( Fuor di quà tfar lo' vorrei
^
Fed. '(/Ah! di quà partir vorrei !. .V.. )
eia. ’
( Fuor di quà' mi spinge T ira.... )' i ' Emi. e €an.^ ’
"
Tosto 'andate fiiOr di quà. '
TvXìi . Già si oscura la mia mente,E consiglio più rfOn sente !
'XiO «tupore va'' crescèndo*!
Più me sless - non comprendo ! *° *,
•> >• a '
à"
. a ’
Son confus^ , eq , agitai^ , i
E non so che mai’ sarà ! \i - ’
Tutti i>iano ad eccezióne di' FedericoS C E N A XIII.
Federico , indi Luigia, Romualdo, ed H Conte.
Fed. v-ihe mi avvenne? qui 'Ertiilia ?^"qùl
quella donna infelice da me tradita?
Lui. Federico, che vuol diré, che qui si lì-
ceva tanto rumore ? ’ '
Fed. ( Seguirò ad ingannare anche cortei? )Lui. Non mi rispondi ?
' ’'
Fed. (Conviene disingannarla . È ' tempo
oi*mai di ricalcare il sentiero della virtù,
e detestare il reo costume , iuVui vissì^ ^nora .
' * *’
!
Lui. Insomma tu a. che pensi ^
Fed.( Col finto nome del • Colonnello Vii-
lars sedussi la povera^ Emilia ,/ còn • Quello
di Federico Wplorerò'il suo perdono: po-trà -negarmelo quell* anitna" generosa ?- )
Lui. E cosi,mi ntù tu p^a per un fan-
toccio^? B 3 Fód,
3p A;‘T^T;0,^ aFed. (r mif mogtie i »©itri lega-
ikì flou i>ossoiiQ franger» clue 4alla morte; )X.H1 . Adesco ade$sómi fai salir Le AiHe,c ti dicd..
Roìft. Ol^ eccolo cca ! iupns in fravec^ ! *m9 •
dtmme na cosa , tu chi , WJnalora si? Fe-derico , o lo, Maliardo?!’
Fed. Signore.....;' \ it , ^
Rom. Non me fa^.lo cuqIIo ^stuorto f.. animasenza un • cal|lo ^ di ,
vereconnia i . s\ è squa-
gliato lo zuccaro a lo,confielto , p mmecede r ammennola aP è- scoverta la Cogliandra:
oh mmalora ! e co sto. musso asciittto stive
secretar!auim commico , mentre in* àvive ar-
rohbata la f mia secretarla ?..
Lvi.,J)i «}ii‘ parlate D» Romnaldo? :
Con. Alzate un pò La voce ... che maledetto
vizilo qpeUo di parlare fra', denti ! , 1
Rom. Gnò ,levate da nanze , ca mo-mme
,jiaro; no m^schillo - aU’ nocchie mieje ! ^ tu^»' ‘
vi a iphiato pc4 1 UQn tef pare no » hiiono. fi-
f^inPj^pure è d? qmntassun?a. de le; bric-
conarie , è no nganna RgUe de nuMunni .'
tì ytxs. *1 ;*' **•
.-
/Tom. Sto galantommo fuje chilk) , che eo lo
jnomme'^de ^ Colonnello «Maliardo ngsòa—
"n»j^ n È**»*lia , chella che mo s’ è ritirata
^?y.ì Ìp Cifl9 dinln. e sto reUro , e che
io pè pigliarme pè mogliera me facette ho
viaggio da Napolie dhondr©^. . . • *-V ‘
Fed^' Ah.'l.^%s^ prrd»^ lu . « . : /) .
. Chi cerca; ajjito ?}n ' ' , .‘ « i
Lui, È dice, ii vero ; D.f Rotnnaldo ?. T i’»
Rom., Dico, lo 'vero ? e. s^dimnaanne.. a .dssa y
o -bl 4? ^Va coraggio «deJ0 nègauf, .-
té ha.-:d: • H.gle
Rt Q. 3 i
Lui. Tu Uci e abbassi gli ,occhi ? ah inde-
gno Tè duaque veroT, chq sei uu seduttore?
Fed. Oh 'DioV :‘
; /; >
Lui. Perfido r dun(|uè À^cof io sono sj^ta da^te iMannata?;-
^ ^ ^ ^ ,
Rom. -Gno i. . . ngapnala l comnv?. ngannata /
chi f ha ngVnn^? -Fcd. AT^ Dcp^donatèmi t , .
Rom. Perdonatenie a . . . . oh Bamalora, ! e chet’ ave da perdonà sta a
, bederc. ca pne vo- ^
uve fa st mat|;oneiJa.i ^ , v ^ ^
Lit^. -^0 ^ . non ti jascqlip , .scellerato !
Rom. IVe , ntc»pcia^ a biento^ c tu itou «ieikte
chille • che né voltalo?^ /
Con. Flottano . , e .perche fiottann?, :
r>..- àv • * ti 11 I"•*
che t’ è, |fierr£ao,?^
Lui. Se nirvolete Jbene f anm[M^z^e; 5Pi(el
ditfre .-.XRom. L aggio d ac<^ideiej^^e .pp«W ?; , \'Lui. Perchè mi . ha i rubato iV core
,perc^j^
mi ha ^hnamQrat^ <a)l^ d}d|^4 tdisce crudelmente -'^ M . .
. |Rom. Corame
[Corani?, niiamraqra^ !
C’ ér3,st’ auto lm%y?pilQ?;
^ Ju faccia, d* ottotQtlo l ;Mùtria tpsiù »,,e nmùspptj»!^ ! „
Me vuò y.auta mo. al.TQbb4^^i \ «in/r • T. ' » ‘ ^ ' «ì.ia.Ma mielite- m.cariU,,,*.
,. ; >OM si* atonà! ^
Con.
Rom.
i •<,» §»““p* .?**»» *
..«.X' ® 4 ®
Lui.
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3i , ..A’ T r ,0
r i**®co malico , e mo ‘cò cliillo' ?
'
‘
fialpa' miÀl r%iLt'r\n friftrt *
) t
Cbe Laìea' quél pui'pò fritto
Co sta cernia,che sta era ?
si può saper che fu ?‘
Rem. Gnò ! non starme a nfracetà !
tu appena aje quinnece ànjMy
E no secolo aje de nihroglié,,^
J)e vinte anpe tu arraVuoglie*’ * Tutta afe la
^
umanità f• * ' » ' ->
Von*. ‘Ma si può' saper' che fu ?’ '
Ji0tn. Gnò! mmalora ! fatte Uà?'E filo , o iniquo , è fello 1 a Fei.,
‘ Me^vuò fa morì zetiellol^ ; .
Mcj sta vota sto voccónè ,' / ,
Acànna ^ifiTè t’ anùozzafrà .
Mà‘ volete col malanno .. . :
Gnò ! no cchiù ! vi ca mo sfeitp f'‘
Chi Va a ‘terra ?'
^ \ !
Va a' mmalora!'
',
Chi 'sta fuorà ?
Ah ca mo schiatto f,’
Corre ilTgalto ?V... - . > r:«A f
Con.^
Rom.Cojt,
Rem,Con;Rom,Con,
Mùii’,'
;Gnò ! vattenné ,
^ ^
‘ • Ca T aira^ià m’ è sagliuta !
Ao maciello , n* arrostata
Io ne faccio de Vuje cca !
Ah!^cà iMDapò' già 'me sento
,
No fracasso , na battaglia f
‘Ah là vista nte *s' abbaglia \
Cchiù thè faécfo non se ‘sa/
Cosi fiero tradimento '.
Chi poteva immaginati!,
^
Così tristo avvenimenti'
’ Cln poteva mmiaginar^ >fa Rom,"• Lm,
Zuié
Fed,
Digitizod by Google
P Tt 1 1« Ò.^
Liti. Guarclami ' in fronte ; se hai enore i
Fed. Ah lasciatemi a miei rimorsi. é. io piinon i%ggo al loro strazio tormentatore.
Lui. Caro padrei soccorretemi..»
Con. Che vuoi ? S'-
Luì. Io sono la 'donna più infelice via.
Con. Va cercando Beatrice? sarà qualche Suo»
ra di 'queàto ritiro . vìa ,
se E N A XIV.,Emilia indi Claudio .
*
Emi.Deilè mie pene , o stelle
,
Non vi basta il rigor ? perchè più fieife
Scendano in petto' a' lacerarmi il core
Offriste al guardo 'mio quel seduttore?- resta concentrata*
eia.( Eccola ! b ' di natura *
.
Voci soavi ! ’io già vi sento in seno!Fra le mie braccia almeno. . . ah no Iti arresta
Padre infelice, e ’l fallo* suo detesta
! ^<-
Emilia si *scuoté‘atla voce di Claudio .
Emi. Queir ‘iiorà ! chi sei ? che chiedi?
eia.^
‘ ^A queir aspetto
Di vario' affetto ini rio tumulto, io provo!
Ire ! voi chieggo, e in me più voi non trovo! )Emi. Mi guardi
, e taci ?
eia. ‘ ' ’"**'
' Emilia , in me ravvisa
Deir autor de’ tuoi grorai - *
Un’ amico leàl : sol per suo cenno '•
Qui spingo il piè. :
’ ''
EmV. ' Che dici! ah! tu m’inganni!
Inesorabil morte ' * ‘
Alla figlia,
alla sposa"
Già lo rapì ...‘
B 5 eia.
n A ? T ipdii*
' c. ;>'* ' ^
.
/ per .$ei*harlo a’ più crudeli .affatali \
i giorni aucd ;^i asjtri tij;anpi -
Emi, Che ascQÌ^ ! . ^ ,
eia. Ei meco errante »
.Scipita faclipavita le aspi:» ritorte ì .
. \•^c-A^rpnta il suo destin«^ sfida ^ sorte.’,
Lmi, Vive il padi’e? e a me. non vo^,?^
,£ natura a me liol guida,?
eia. Di una figlia matricida
Odia in te la crudeltà .
Emi, Taci... oh Dio ! del’ del 'la*^ f(jilgc«!e'
' Cruda è men di questi accenti 1 . .
.
..Ch’ io son rea tu mi rammentti y
'
c . Che a mio fal|p ugual non ha
,
Cl^.. £ Al suo pianto ... a quei tormenti
Mi si desta in sen pietà ! ) .
Emi. Ah ! dov' è ? mi addita almejUQ • • •
f eia. (' Quale istante 1 )jih senti ... ., asp(^ti^ . •
.
E{ni., lo larò la sua vendetta ... > i
. Al suo piè spirar saprò . „ -
eia, Deir errpr tu sei pentita?, ; ..
Emi ; 3^^on lei dice il dolor mio ? •
*
C/n. fAli •più regge* non, jmss’ io !
; . ,.Deh ti appressa ... io ti perdono ..
.
Emi. Che ! fia ver ? 5
Pla^. Tuo padre io sono...Emi. Come? oh elei!
eiu. . ... y Fra queste bracciaVieni o figlia I...
i^ J ‘ Ah padre amato !
n a' Se al tuo sen mi rende il lato
,
^ Che bramar di più non so I
Emi, Alfin sarò felice
^ ' ri ' Del0 ^ },k
P f H p.
i'\i
.t\.VV.
eia.
a 2
.,....
.la. All ! ti, pcmsoli , .9 ;f)g}i^|^ (
,
No“ ìJmWP f
^Tu topgj 4
Emi. Padre! ^ ..,,,
_ . -, -Oh q^aj^ diletto ip ?entp J
L^eccef^o d^l,,copten.tp^
Fa jriiójzaiiiii il cor 1
.
Oh come itt fiQi JbaleiiP . -
T^to eangiò ,/dU «speUo I
Stringiti a questo seno f i* ^'
;f
Tu sai bearmi jf^jQov ! ^•
f W r' .paiano abbracciati, ;
à b"r’N À,,,,.UltÌ9iai; •.. .
Romualdo,fij^i Luigia^ ed il Cont^
,
infine gli altri attqri..^cofi^Morodi rillanL,^^
. ,.
Rom. ^^.fivsa^e ^Qoi^o Óon iRoììdiiià !
....^;«a. se>tr^vpì^ J ^4 PP tè .
Chesta piennellat^^php ^buò^sposà
,
De^ j|au49 .qiwrto ^
E che so ,Vf9 jpQ 4 scocchi^ à
Ste iqeU x^et^^
hia .«fi Ja^scicale.^^i^^ne la !
Na sp<^s^iu prba' m m se*j^ ,,, ^
Coi segi'^terip ^q4>^P; Hammò .•
. ' ' 4»g >« fwn“<» Uà
,
e uilB ^
Digilizt '.OOgU
iéE sempre
ZtóiV ^f)é!¥‘'c«fth8fe‘, nflS’ sigaote ',
Là ' iìàccede ' un brutto ' gua^o.
.
Q^ielFaudace màrìhàjo
Federico osa ' insuhafr ,
' ‘
‘
Con,
Rom, Songo amicò de da |>ace^'
Non aie vogUò eiméntà .
Coro Arrestiamo quell’ audace *
F-d. Importuno, a/òbfe’ini òHèndi?eia, Vo da te risarcimento ...,
^
Oltraggiasti Tonòr mio
Fed, Tu chi sei? palésà il 'nome...*
Di conoscerti' ho desio ....
eia. Io son tal , che -tremerai
li mio nome 'in 'ascoltar 1
Fed. Parla ...." * •' '
Coro,
Svelati '.’ * ' " ' '
Emi, ‘( Oh cimento! )
Fed, Non tacer....
Coro DeU’ ardimentoDarai conto...'. * • *
da. Ah traditore/.,..'
Sappi io son ..,. f ?
Enù. • Del' pàdl« ioiò" Fn compagno negli àilkUiii' ..
-*
'' E qui venoé a làrmi 'pota''
Dì sòa' morte ‘JlTeUfurat^**‘
•'** * " ^La crmlél fatalità .'*
|
da.,
Ma la colpa invendicata
Giuro MÌciel f non resterà .
Emi, '( >È unà figlia sciagurata ,
'
‘ 'Che da 'vror chiede |>iétà! '}
Fed, rirfiotsl’lacerata -
V ahaà in sen peoìindo' stai
P R IMO. IÌ7Barn* |Vi elle òe^Ima fornata t
‘ i* ’ ^ Pè mVàveva da spunti!
Sento r anima agitata....
Can. Giusto del! che mai sarà? )Con,
(Veggo ogni anima agitata ,
Ma> là ^ causa non si sa ! )Tutti col Coro .
:2 Quanto è 'terribile
Questo momento !
Non basto a reggere
Al rio tormento,
Che in petto T anima - *
Strasian^ va !
Ab/ non più fulmini- Sorte spietata ! *. > .
-^
.
Ma torni a splendere
La desiata > -
Soave , amabile '
Serenità I
\ . . .4
Fine del primo atto .
^ .O ?: T H
.*i\m .''•* •»• 0 1 J.X»
r- l'L l «‘‘i f' » /tuOl
(e# C B.JJ- A. ®-.E I M A .
I‘ I •
.J • t • * «« i> ( fc* ' * t ^ j * -S
Coro di contadini ^ ituìg^i^ s ,<€s^ida .
} .
'i . -'i: .f•.-9^* >
Ptìn>i4f del Cam . ; . <
E ^<>-''' '•"‘i 4»<t il",
ji ,
Altra parte . N'm ancora' .•'
Tutti . Che insoWnti»> raajàaajo l* .
*
Ei di torbikli itn «espafo
È vexHItQ a ioiàsiar w '.
-ShufFa,smania , «gnor; miiiaccia ,
Non si sa.cosa iHretenda^
Ma per lui questa AccendaAndrà male a terminar .
Zui. Ah perchè . d.i% *m traditore
Al periglio ancor pavento ?
Nè r orror del tradimentoL’ amor mio può superar ?
Can. Odio merla , e non affetto
Queir indegno seduttore ,
Che il candor di un puro éore
Sempre è intento ad ingannar *
Zui. Fra r amore, e la vendetta
Sento r alma palpitar !
Carr Sì , del Cielo la vendetta
Saprà r empio fulminar .
Coro'. Ab ! di Emilia poveretta
- Chi gli affanni sa calmar ?
f. viano i contadini . Lui,
SECOBfDO.Lìà>. nop è .peuetl:»tó^a^lcol!a fier
ragione quel, marinaio tanto §' 4ite|^ssi
de' cagi di Emilia?.
^^
Can, Egli asserisqe di .essere- lin' di
_ suo padre., . ..
jCrttt. Ah! quanto li son tenuta , so ha^ sapu-
to palesarmi un traditore ! *0Can^> Ma non siete voi destinata alle
di D. Romualdo ? ,,
Conosco il mio fallo , e sento pur trop-
jpo la forza de’.vastri rimproveri . Ma ^gio-
\anetta inesperta, ho fao’dmente ceduto al-
d® premure di un perfido^ .che ,
profittando
.della inclinazione del piio eOTe
,promet-
teva farmi -felice colla ,^a mapo.Con- Quanto sovente il postro sesso si amda
alle lusinghe degli uomini ! la sventurata
Emilia ne offre un deplorabile esempio .
Permettete , che io vada- presso dì lei .
Vorrei , se potessi, a costo della mia vita
calciare il suo crudele affanno . t^ia .
. Zpi, Éd ora cosa sarà j diurne? ecco D. Ro-
mpaldo : ah/ mi cjppvien placarlo per
non espórmi allo sdegno del padre . .
. , .3 C E
,
JV,.A ..
'
. X
V. Romualdo , e delia,
indi il Conte .
Rom stajc cca a gallone a doje faceti
. .sposa .fantasmagorica l ma sta vola t’ è he-
. ,mito .curio lo jeppone •• f aje Jocato tride-
ce , e t' e ascliito sittantauove ..
_. JjUÌ. ycn^tutlQ. p^pndele sul serio , e non vo-
lete.
permeltere ad una ragazza qualche
scherzo talvolta P
Ron
fo' l' f T ’Ó
Ttóm. Quà* stilizzo? no , lu pazziave cò tut-" tà ' It verità ; ‘oh lìui I tii sàje ,
ca io aggio
ma|^ato pane de cchiù forne ! vi sì mo‘ nh mùccosetla , cornine a le
, pò porta
Scarrozza a no viaggiatore , òhe ha smer-
dìnto e fora 1’ orbe ‘ terraqneo ,ed rf-
<piaffco !... .4. ' j '
Etti .* È vero , che pocanzi ’io hii adirai^cou
Federico, ma lo feci a Volo 'oggelto'’ di
vendicarmi di voi, perche’ appena’ qui
giunto, vi siete divagalo a fare il hello
colle donne di questo luogo .
^
Rom. Sta vota Io tenlore .‘]>agl*ala la len-
ta carmosìiià e la pez?.a n’ò bcuuia a
colore . Confessa, o fella'! f '’elli ! fui um i
cà te piaceva de camim iià' co lo cavaìlot
de sotta, e lo perlechino ....’
Lui. Ma io ...
Roiìù. Sta zitta ! ...’ *
’t
Lui. Ma voi .
' ' ‘
iiom. Non parlà ! ca mo anticipo i miei' drit-
ti dominicali, te' tàglio sto naso de popa-ruolo, e .
non’ te 'laccio bona nè pè "me ,
nè pè r aule .
' ' ' '
Lui. (3h ! queste ingiurie oltrepassano il se-
gno !‘ -
Con. Vi trovo alla fine f posso 0 no sapere
con tutto r agio adesso , che siamo soli,
die mai voglia dire tanto susniTO , tante
*ciere torbide , e convulsive I che veggo in
questo ritiro?" ..*<'!'«•
Rùi.’i. Valtennc si Cò ca nto hon àggio ìgo-
lìo ‘de perdere nè, capo, nè'pacicnzìanè Lece .
^ *
Con.
SEC;o2VriO. -, 4t,Con. Per la insolenza 'di quel feroce?,
Rom. Parla cò figljèta , ca essa sape tutto lo
mbruoglio .,
Jortissìmo ^
Con. Ah! dimmi dunque Iq , Luigiq, ^mia . ^
Lui. D. Romualdo ln! piedi anche so^a .
Con. Mi vedi , ed hai vergogna? quàd male^
ho fatto io ?^ t 'i
Rom. Vergogna,a figlièta ? chell^i ‘^tqpe * na
faccia, che la può fonnere , e ,
faÀe nocannone dè ,corzea / ,
'
*
. .
' * **
Con. Che ? il Bastone di Andrea ?
Rom. No ... la varca de Tommaso , ®he stttiP^*
ria Bona ncapo, a te , e a figlieta
Lui.( È meglio ,
che iò ’fugga', per cvitìùre
un dispiacevole sviluppo .j‘ via .
,
Rom. E mo te ne si fojuta ! oh! ma l’-aje'
da fa commicoV' ’
Con. Dove andate ? e Luigia ? F avete fatta
andar via,perchè non mi dicesse la ve-
rità? eh mà io noti vi lascio, e voglio ad
ogni costo r sapere da ‘ voi fil filo tutto il
fatto...*
\'
Rom. Ca tu me ngutte, e sfuzzeche ' '
' Pe te contà, lo fatto ,
Io, strillo co'mme ' a n* aquila 1
Ta ìion me ntienne afiTaltò,^
'' E a uscìa pè fanne,ntennerc *
Mo non Borrìa crepà !
Con. Ma à cosà ci entra t enere ?
• L”* arpia chi 'mai sarà ?,
^
Rom. Dico , ca Troja in cenere
Priesto vedraje tu cca, Jortissìmo^
Con, Ma 'piano ! cospeltonc 1
Pm giù con quel vocione'l
/Un
Digili,t a i . i^oogle
Con,
Rotti,
Con,
)
Ai
•'S.4.
A T T.-OUn sordo io non spn giàf
E apprìesso vò ragione ! ,
Ma vi che scóppolone ,
AJ Conte ho da sonà! '
,
Chi é quel marinaro ? , ;
‘
JÈ. n’ animale anfibio .
Chi è^'^Pasqual Polibio
Rati,,,,Ghe .flemma ! .è n’ ornino ' duida ‘
..
Cq^, sfida ? a qua|e oggetto f^
^
Rom. Ah ! ca^ na vena . mpietto,
Me sento, già schiattà l,-*,
'^
Perchè coii^ Federico'
(Jesti iacea da matto?
- jCa chi'sfd f cìiilio fattoi!^’" '
^ ?S .«PI?"?..-.* „„Co,.| g» Jiei?
, . , i. ^ ,, „.„• ;i
Rom.,
Ca non saccio. i
^
Cotu Che^ «osa ?-.up%galliiiàcpió?, y ..j , ^
^ essere scannalo t^
,r
’
gOP..,; D»VYer > ’^re j;ha:r.il«^ ?/ V;^ ;N^. Trama 4v„»<'«e !
- <,
Con, Poi se lo le in polpette?cìai
Rom. No vero,polpettone^, ó
JVcoscienzg 51 papa \ fcàiiffimo ,
Con, Ma pi^no T^, cò^pettone 1
IJn^sordo ió non^^son'già
Rom, ha hricconà... come sopra,(^on, Briccouìi ! e pCTcbóè uiai'?’^^ ^^
Rom. Ca?'tpiie J^m^a, assai. J.(pn,é ^ppra . ^
Con. È carne , ,che ha da ^rescèr? *
^ ^
Lasciala satollar ,; -ri « a.Ppp»ze morì de >utóo ,r
Tu,' Federico, 4^ie^, ^ S
Fra7
<-
1
t
Con,
S«COWDO. 43^» fra'ìsurde , mbroglie »
-, So do àoUenne* ar<»seao il
.
Che ancora ston^ ce« I ' > '
Ma si accommenza. a chioverét »-
Cea.’nf4e loidellavio a? '
La lava .corre a ) furia
‘
I -< *
Se sentono le tronolW l 'i’•
E a té io- prlmmo* fravoh» ;
Le Pecchie ha da spili! '
Oh povero mio genero !
Diventa già frenetico i
,..-Se> cresce pm il delirio 1
La cosa si fa seria.-... »•
V Acqiia 1 salasso! subito! ^
• Spavento inver mi da l-
• Jvgge- imegmto da IL Romual^ . **
S GENA IIL ^ .‘ ^
t - Fedencoyie Candida »' '
>
'I
%
Daper pittà . .
Péd, i.
.
nonond" -3 t. Fi
filmile a i 4
0 .
1
«icolfÉteaìi
q - .Of<:
Goii. '.Che potrete dimd ? 'osereste s^hstJfi-^-
£>c^vi ^ della - Ivóstra » rlnetecusabile^ perfidia ?
r Bon 4^onte»l!0 abbastanza di • aver ‘ resa; in-
felice > una credula donna ,* avreste àltri lac-
. ci da tenderle , 'per.viepiù toniKntàrlo?^^
Fed: Ab no io provo in vece<i pià erudì
rimorsi , e rientralo in me 1 «lesso:
* ]?ender la pace al desolato core di- EmiKa 5.
Con, E come sperarlo ? richiamando dalla
- tomba la'SuargenitMce’’, vittinaa del vostwa
barbaro inganno ?•
Fed. Riparando in parte i miei torti mar-
‘ cè la offerta- della <sua mano. Ah voi,
' «he
1 G::^3le
44» T ache tanto amate la Tostra amica"'» consi-gliatela al mio pedono , Io non posso »
non So esistere in odio a colei » che oraUn sincro pentimento mi rende tahto ca-M I lo son pronto a. dare f|ualun<|Ue pruo-a del mio «rarvedimento . . < .
Con. Con un'altra amante al fianco?A^ed. Luigia mi ' è indifferente .x. Emilia ha
saputo spegnere la mia.nascente i inclina-
aione per essa . f . >
Can.
^
( Non sarebbe veramente Questo il
primo caso di concUiare tutto il mal fatto*
con nn' ira^»neo.. ) i , *• i
Voi siete cora’nossa ... ahi* Id veggo 1
la vostra bell' anima è già di me impietewita.Coih'M voi» non. già:, son sincera <y .e vi di-co » che il vostro fnìló non merita perdo-no
; ma la. sóla speranza di' témprafe le
pene dell' amica mi d<'termìna ad ^aprire
i.il‘ilabbro in vo^ró favore ^ PoMlno.'ld.®iie premure produrre il desiato^ ^ idletto I
Méd. i^ cpianto viSsozi ^ato!/*! .sgombrare^ egni -<ÌQbbio 'd«< D.. Romualdo e calmarlo•'.aid possesso di Luigia , ho anche pensato- im^orare i suoi uffiz) presso Emilia
.
Mr sembra dilficile , . che egli voglia a. vostro .prò impiegarsi-, .mentre voi la ave-rte insidiate .due; amanti . • , ,
. .
Ftid, lo conosco il suo « core , e mi augurodi riuscirvi.- _ i
Ca/i. Patelo. pure.. Io vado in^ cerca di' Emi*lia : sarei felice , se potessi tei^ere le sue
- lagrime. Mia, .
Fed. Giunge. opportuno D. Romualdo; co-^ SCE-
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SECiOND/O. 45•
. S..C . E . N A, -IV. •
Homualdo'^ e detto y indi
A - r.•'
'-
.
'
ggio visto ctillo triccone de Fede-
rica,che ghieva appriesso a chella porpu-
ta solitaria, eh’ è la confidente d’Emilia:
se volesse ?lo malandrino., acconcià n’ anta
moglieia pè l’inverno? , , r
Fid. D. Romnaldo !, con Ì*occ jqmmess€k ^Rom. Uh! sta cca lo faccio d’acciso-!
iFcd. Prendete .u. porgendoli un pugnale :i
Rom. Nò corti elio ! >
Fcd. Si, uccidetemi .... ecco il mio petto
' esposto a’ vostri colpi
Róm., A me? e pè 1’ ultimo complimento mevorrisse fa prova pqrai no poco de canna- '
^.vo d’Inghilterra? u >
Pcd. Conosco con mio estremo còrdoli,o" di
avervi tradito, e desidero', che la vostra
mano istessa vendichi il ricevuto oltraggio..
Rom. E che abbasta sto cuorio tujo ,'cbe non
Là ua decinco,pè.pagarme tutte le Lric~
conarie,ebe m’ aje latte ? ,
' '
Fed. Se parlale di Luigia ,io non ho tutto
il torlo ....
Rom. No ? embe lo. tuorlo 1’ avarraggio io
che non le 1’ aggio consegnala ancora cò
doje delella ....
Fed. Fu essa , che mi premurava ad amarla,
ed io .sempre dissuadendola ,1’ ho an^i con-
sigliata ^l’adempimento de’ suoi doveri ;
dimandatelo a lei 'stessa , e noa^ saprà ne-
garlo alla mia pjresenza.;.
Rom, Ah ! fuie essa la conUimace ? e pò lo- Con-
.- uy Google
4^ .< A T 0 ^
Conte gnere dice /ca 4 carne Velie ha dacreeerre . - i
'
» ,• »
/Vd. Allora che Emilia fu da me ledotta »" ir© non aveva la soìie di conoscerti: non
stai© altrimenti capace di farti la'-menoma ingiuria
'itonw. JVzomnia a^chello, òhe bedo
, sUmmoparapatla
, e pac<‘ : anze pé contentinot’-àvarraggk) da^ tnannà ' porzi quacche re-galo? ' 5 ' ' ‘
•.
• • »
Fid. Ah sf , un' regalo il più 'prezioso ‘è
quello, che io attendo dal vostro ottimo
' core .’ ^4.
Roìii, Ma VI si la mutria de chisto non k lacalamita de le ponia iifaccia ! va dicenno,che t’ atarria da rialà, pè spedirme la verapatente de chilio
, che ha co la campanancanna f
'
Ftd. Essa è li ,'
< ^
Rom. Emhè che huò ?'
'
Fed.^ Io son qui . . . .
'
f<om.'
E io costà....Fed/ Ah voi si ...
Rom, *’' Sapè se*pò •* '' k
Che Lò di sto sto liti'
Fed. Ah signori per carità! '
Rom. Va diccniio alò, ciaferro !
N’ auta mhFoglia, n’ auto perro
Me vori'isse prcparà ?
Fed. • Voi,che amico del bel sesso
,
Accogliete in petto amore', .
K. , die* in sen chiudete un core
E sensibile, e pietoso, / * •
ì Aeéoràtète^ generoso.
Le
Rom, '
U.*,
Fed.Rom,Fcd.
Ftd,
Rom.
Emi.Fcd,
Emi,Fcd.
Fini.
SEC<5Nl)é.,Le mie pene arristoràrf * *
•M’ àflPoba^le tia toogliera, ^
• M'^e aBotàtà mò’ nà «posa5
< ^trffocbé «ora pè refbsa ^ ‘
Me vorrisse sgraffignà ?*•
il mio labbro ...• oh iJiel ! non osa ...
..'V
0. a
Vi che bornia 'è ’ dicst a ccà^
Sappiate ....'Pmiiia é iV....*- ..
Kjhiatìrfàtéli^ voi qui .... ^Perdono a’ jalli miei ^
Mi ottenga' alfiir da lei
La vostra àutof‘514'
v . r
Rom, VatleriAè’'*, o a lo paese,
’
Mo pfróprio te ce jnamrò
Muialoi'ir;! il Imciifnaniio •
Polzi me 'vMiè ‘fa ' fA ?;'* ^
Che smaiiml OimóM* che' àfianno !
Per me lìon vi è pietà !
Valtenne^ , o mo te scanno . }.
Me lasso a paccarià ! 7...
Guai strida ?- ' '
’
Emilia !
‘ ^
'
^ Oh ‘stelle [
1:
n A
r . -,
;> •
Ax, .
\
»V
A’ piedi tuoi dòh mira ..' ì
4: fE ancor fra 'queste mnra‘
Il tradite^ si aggA'a ? ’
,
'
E iion‘'è sazio ancóra '
^
Del' mio crudbl tormento*?^
In rimirarlo io sento
L- ahimA Vacilfar !*• -*
^
- Rom, Doje nl<^e a' (pàtto Itrmé'*
Suifcciài *pè «C animale ‘ .
E' mo-n- auto- statale** '* '
Me vo<fe
V'.oogle
48Eed,Emi,Rom,
Emi,F.d,
Rom,Emi,
Fcd,
Rom.Emi.
Étd,
r
Rom.Fmi,Rom,
Emi.
Fcd.
Rom,
> ^T/T: ;0 ,V
Mi scolta.
Indegno! parti.....
Arronza , o mo le smosso .
,
iW inoiisiirlo Emilia lo JermììL » e così
in seg^ito. .. . ,
l'crmaievit
, ,A'on posso
: /
Da te partir^
, .Te screstòi____ • • ' *
Fermale vi, ;m>ì
,
Funesto u . .
Sarà il mio fin ....
, T’ accido ! ,
Fennatevi .... clie puoi /
Tu dirmi,anima' ria ?
Che della) colpa miaPeulito io son .... . ,
. '^
Tè! pigliai
Fermatevi....
Mmalora !
Me pare , o mia signora,
Che* mente lo vuò muorto,j
() Ita ragione o tuorto
Lo fatto -vuò mpattà . .'
Fu Lai Laro voi siete, a Rom.
a le aiicoV mi tormentate «
Nè compatir sapete
Lo stalo del mio cor !
La \ osti a ci udcltade,
Spietata a me si rende ! •
Di, triste mie vicende • y.
Io veggo .in. voi 1’ autor !
Manna chi y' 1^ allattate ! :
Volile «\'è ragione,
5:-
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49SECONDO.£ la remessione
, ,,
V’.avesse, da fa mo ? •
Emi,
^^Awlot , crudele Amore!rFcd. Tiralo de’ mortali?
, ,
Per lacerare un core
Mai ces^a il tuo rij;ol*!
Rom. Ah! corame a n’ ari atella
La capo sta votanno !
Fra Scilla, e fra Girella ^
Shauzato ajempi^ ! ce sò l •
tifino per divjerse. strade
.
SCENA V.* ' '
• ;'
Claudio , che ferma Federico, e Candida
^ in osservazione ^
o, '’f
Cla.\^vc ten vai? arrestali,! non fuggirmi,
è giunto il tempo , onde ùo^ti sveli il mionome , e la cagione del mio risentimento!'
Fed. (La voce à* .costui -ha. .sul mio., core
il potere istesso ,di quella di Emilia. )
eia. ( Appresi il luogo , ove. riposano le ce-
neri invendicato della infelice, mia spo-
sa . Appiè di, quella toml>a. costui pagherà
la pena de' suoi misfatti. , )
Fed. £ cosi che pretendi ..da , me ?
eia. Vendetta» già lei .dissi .... sieguimi
.
Fed. E dove ?^. -, .
'
eia. Nel sotterraneo di questo^ ritiro .
^Fed. Vorresti foi'se.? . .
eia. Non credermi capace di una viltà,. Vieni.
Fed. ( Che. può accadermi ? morire ? si -segua
il mio fato . , 1 , ».
- f»/ « .** * .? • - V. .X
eia. Risolvi.... ^•
Fed. Ti seguo,. t .
. C .. , .•- Google
5o A - T O; 'V
eia. Ah! sarò pago una volta! ulano*
Can. Che intesi ! oh scompiglio! ' oh quale
altra trista avventura è per succedere ! ah !
Emilia ! oh Dio ! se sapeste ....
S:C E N A., VI.
Emilia y e dettayindi D* Romualdo* i
’ P ‘
. •i
Emi. VJlie avvenne ? \
Can. 11 mariaajo trascina seco Federico nel
sotterraneo,per sacrificarlo alla sua ven-
detta .
Emi. Ah! son perduta! corriamo, am’ca , a
~ trattenerli ,ad impedire , che avvenga un
mal peggiore . D. Romualdo,giungete a
tempo! deh unitevi a noi .... soccorrete in|
questo' momento la sventurata Emilia.
Rom. Ch’ è stato! quacche auta bricconata de|
Federico ?
Can. Vi è chi minaccia i suoi giorni
.
Rom. E lassalo accidere ! avrimino no bir-
bante de meno .‘
Emi. Ma non sapete in qual rischio sia per
cadere una persona a’ me cara ...; ah ! è
questo ristante di farmi conoscere la vo-
stra sensibilità .
Rom. Veramente la mìa sensibilità cca dinto
è addevenuta bestialità i|
Emi. Restate dunque , inumano ! basteremo
noi sole a dissipare, il fulmine ,che sta
scoppiando
.
Can. No , no .... venite .... voi non dovete
abbandonarci in circostanza così terribile
.
Rom. Ma addò jammo ?' '
Emi. Negli abissi, se fia d' uopo ,per sal-
var dii mi è caro .... Rom.« • V •
S E G; O'N D O. 5|Kóm^ , a rabbìsse;vam^,itu
, ca lo cau-do m’ ha fatto sempe male
Con, Venite!, tìMnoii',duhil&te .
Rom, E ghiamnio •. .i .Vota, gira
, e niartel-ia , eppure no gitajo ce T aggio..da passadinto a fsto r^'taggio^. yiano . .
'
S C„ .E.,'w„ A.:,,-.: <V«. !;
Rozzo . solteranejO.',, srayato.- dfJl’ artC'Jiel ma-• cigno : discende ptyj.luirga scalinata .
Serve questo di stanza sepolcrale alla fa-' .figlia liyerppnj . j
Nel B^ez?;^ è'.uo»: tombadi frésco eretta
, ov’ e attaccalo' _ il ritrattodella Madre jdi,,JÉmiÌiaj.;jl)n. .fonale è acce-so avanti ;di e^SQ »j,Varie altre - tombe in-gombrano la scena . .
.
Claudio precede con fiaccola accesa Federico )
che resta ^ugli^ ultimi, scalini
.
eia.E a che. ti , arresti ? ^*
^^d.^ , .Ove;" mi traggi ? e in questo
Mesto asilOf.di^mM'l'C
Perchè mi guida il suo furor ?
.V. . .
. . , Del mioStraziato core a pascjer la vendettaQuesto ferab soggiorno
, empio! 'ti aspetta.Fed. Chi sei ? qual di oltraggiarmiDritto ti arroghi? ,1
’
.. quella effigie ii guardo. ifidicandoli.il ritratto . ,
Volgi o. crudel I la vittima in lei miraDel tuo delitto, c se rimorsi intendi/".Del giusto furor mio T oggetto apprendi.
Fed. Che! la madre di Emilìafoh Ciel ! mi sentoLe chiome sollevar !
eia..
. Vedi quel ciglio
C a Mol.-
’ A T' TO'. INIolle' di 'pianto ? 'il sangue luO'iiML'cliifidé
E il verserò, 'j
Fed.(Del fallo mìo r orrore
Il coraggio mi foglie! )Ah l ’per pietàde
Dimmi» chi sei ? -,
'• *
eia. •' Goinirai’.a me le offese
R ende dì ' Emilia uh' sacro
Viaeoi di sangue ,a vendicar qui Vengo
. -La madre' ' sua che 'il ' tuo > tnisfalto' ha
. . .1 >i; )': J . 'f.t-i oi3- g|jehla..'.
In me di un '1)10* la ultrich ' man paventa!
Kel' campo del valore '‘ /
Seppi sfidar la mimté i*' ^
‘
Senno virKide y ònd^ *
I passi miei gWidii,‘ ‘
- E un vilèV un traditore
Mai perdonar saprò .
Fed. Di giovanile errore' -
Mi trasportò T èccte^o * **^
Del grave fallo k) stesso
offrir r idea ndn'^o'.'*^'*^ 1
Soffr
Ma dai 'mio duòl bjpprjBs&<y
,
Estinto or or cadrò .
eia. Che giova il penfimetìto 1‘ »
' •'
, ^Se Emilia è già infelice ?/
’
- Se- hel crùdiel tormento ' •
Già langue il genìtor ? ^ '
Fed: Ma' it’ genitor già spento ...
eia. >No ^ -maricalore!. in- vita
t'-'' 'Lo serba il Cielo ancor
Fed. - Ah ! chi la vìa mi addita' ‘
Da trarmì a taht’ orror ?'
. Saresti mai? favella,..'
eia. Son Claudio ... alma nibella !
Che '-iffoii' da vii ?qual sei >
Ma
53SECONDOj ' • '‘'Ma vengo i torli miei-
- A Vendicar cosi. •r
-‘ i Scegli
' ' '•
cava due pistole ,• é de presenta a Fe-,
dericoK
Fed.'
' * Clic fai ? ooft fia I^
da. Scegli ,li dico, e pria-
• Quel’ foglio- sottoscrivi ,
•..-1 ,Ove del tradimento
• Espresso è in- le T autore ...
Fed. All !per pietà . . . signore !
'
eia. Tu non V avesti un dii * • • >-
Per te son misero ’ :^
Padre • dolente ... • •
Di eterne lagrime
Tu Sei sorgente ... c
Pietà non merita^ Un seduttori . u ^
Fed. Se inesorabile
‘ - Al pianto mio ,>
” ’ Di sangue ti anima. t
•’ Crudel desio’,- • •
'
Di moi:le il fulmine'
Mi \!ibra al cori- • •
e 2. ' Ab ! delle smanie
,
' ' Cbe -ptovo in seno;.
Non posso esprimere' •
, U a^ro rigor !
eia. Non più indugio ,sottoscrivi quel foglio.
Fed. Tutto farò ,• se il vuoi ,ma giammai
scenderò «P cimento delle armi col geni-
tor dì Emilia
eia. Speri invano di seduiTni-,
coir infelice mia figlia .
cerne facesti
Fed. ' Svero di persuaderli ad un genere;?
' perdono . • • • ^ ^
54 A T T O-eia. Perdono ! e ' lo implori all- aspetto di
colei , die uccidesti., e die in questo mo-mento accende vieppiù il mio furore ? di-
fenditi . . . o mori ...
nelV impugnare la pistola accorrono dal-• la scala tutti gli attori a sviare il
colpo .i .• 1 .
‘
SCENA Ultima .
Emilia', Candida tD. Romualdo^., Luigia',
Conte , e Coro di villani
F ,
- . ;-.i^ermàle ! •
, . t -
Emi. Ah per pietà ! .« < '
. »
‘
Rom. Non ve moyite , ca cca.èsciso n’eser-
cito de gente pe farve stare a dovere ...
Con. Rispetto , .dico , ad un figlio di Marte .
Rom. Sconcecaio da Mercurio .
eia. Importuni ! a che trattenete la giusta
mia vendetta ? ’
Rom. Nzomma t’ aje puoslo npapo ,marena-
ro de la mnialora, de volò afforza fa sango ?
Fed. Rispettatelo ...egli è il p.acLre di Emilia.Con, Che sento . j
Emi. Ah ! egli si è scoverto ! ,*
eia. Si sappiatelo... io. sono quel Claudiodi Liverpool
,che per vendicare una fi-
glia,una moglie sacrificata da questo per-
fido, si espone a’ rigori di una proscri-
zione , tornando nella terra natia .
Ecd.' Consolati Liverpool-, la tua innocenzasi è conosciuta , la giustizia de’.magistra-
ti ha punito il calunniatore,
restituendoti
agli onori , ed al possesso delle lue sostan-
ze . Fu jMihhlicato questo decreto» pochi
giorni prima della nostra partenza . da Lon-dra . _ eia.
•• ooslf
55SECÓNDO. 55eia. E fia Véro ?
Emi. All ! sono meno sventurata !
Rom.' Chisto cambiamento de scena te potar-
ria fa celli à doce,
danno no truuco a-sto guàjo co no scampolo de matrimonio.
eia. Sì , Emilia •, il verace ravvedimento di
Federico può farti cancellare le sue offese !
non deve regnare eterno il livore ne’ no»stri cori e 1’ ombra della tua genitrice
poserà trau^ju ila uel vederti compagna di
Federico, ed al fianco ddf autor ' de’ ludi
giorni .
Rom. E tu ,si Lavipulle , si vuò senti lo
consiglio mio, afierrate n’ anta pollancbel-
la,pe fa na bona vecchraja , c accessi
faje sta cchiù cojeta la bonai’ma che te
vede porzì arrecetlato .
Emi. ( Quale assalto al mio core ! )
Fcd. Emilia, Claudio, non- siate tanto ine-
sorabili ... pende da un solo accento la
mia, e la vostra felicità !
Rom. Emilia aspeda n’ aula piccola vbtlata
,
pe lassarse cjmme a iia funa fraceta, e lo
guore larrà comme a tulle li gnure ,die
doppo ebe bauno strellato, fanno necessi-
tà della virtù .
eia. Ah! son vinto! Federico, io ti per-
dono . . . Emilia ! sposalo , è tuo . .
.
Fcd. Oh me felice !
Emi, Ah!qual momento !
Rom. Che aje da fa mò ì slrigne li diente ,
é pigliatella pe T ammore de .lo cielo . .
.
-io schìtto co la caparra de doje mogliere
resto sulo a monnà nespole .
Lui., Se imitando 1’ esempio di Claudio ,vor-
re-
56 ATTO :
reste generoso accogliere il naio penti-
mento ...
Ronu Già... tu faje si turbati niar^ faccioni
ritorno al lido ? E io pe non resta cor-
rivo , te perdono , e te dongo la mano .
Con. Come:' vi sposate in un sotterraneo?
inom. Gno,
n’ accommenzare a scacatià , et
.po diciinmo io tutto .
.Can. Oh quanto è vero,che la bella sere-
nilà sempre succede a: p.ù terribile nembo I
Em.Fe. Disc^ja^a làusio imene „Coiigiunga il nostro core :
^ ;Con r aiu*ee sue catene
<
Il nodo addoppierà ,
Coro. Amor, cosmuza, e fede
, Fra voi sempre sarà ..
eia. Se un desiato nodo •
Unisce il vostro cSre,
11 cor di un genitore
Contento ancor sarà,.
Coro . Amor , costanza, e fede
Fra voi sempre sarà .
Roin. . Non saccio si me ehiammoIo pure fortunato :
Me songo già nzorato ,
barrà quei che sarrà .
Can. Con. e Coro.
Vivete ,o sposi amanti
,
Giorni felici e lieti ;
Kegnino in voi costanti
La pace , e V amistà !
«
Fine del Dramma
.
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