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Red hek mr223 2012

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Il selettore di tiro ha due sole posizioni e manca quella di tiro automatico: la carabina funziona infatti soltanto in modalità semiautomatica

Le due viste canoniche della carabina, che mantiene inalterata la sua veste marziale nonostante la destinazio-ne al mercato civile e le modifiche che rendono impossi-bile la trasformazione al tiro automatico

è proprio vero che le armi devono essere esamina-te con attenzione. A un primo sguardo questo MR 223, versione civile dell’Heckler & Koch M416, sembra uno dei tanti cloni dell’AR15: magari si di-

stingue per la cura costruttiva, ma occorre un esame più approfondito per capire che questo fucile, con i comandi identici a quelli di un Colt M4 come già è avvenuto con l’M416, è un’arma che sotto un aspetto noto nasconde differenze importanti rispetto all’archetipo statunitense.In effetti, il progetto di Stoner cominciava a denunciare i propri cinquant’anni di età ed era suscettibile di svariati miglioramenti, che qui troviamo applicati in modo oppor-tuno. La conseguenza è stata che il Colt M4 si è trovato in più occasioni in concorrenza con l’Heckler & Koch M416 e non sempre ne è uscito vincente, specialmente per quanto riguardò, a suo tempo, le prove di funzionamento in ambiente desertico. Un contesto critico, come dovet-tero convenire gli israeliani che, verificata la vulnerabilità del FAL alla sabbia nel corso della Guerra dei sei giorni, furono indotti a sostituirlo con il Galil basato (con modifi-cazioni) sull’affidabile meccanica Kalashnikov.Ciò che appare all’esame esterno è che gli spinotti che uniscono i due semicastelli non sono nella stessa colloca-zione in cui si trovano sull’arma militare.Sempre all’esame esterno il selettore ha perso la posizio-ne di consenso raffica, non ripristinabile, e non è quindi possibile riportare l’arma alla versione militare sostituen-do uno dei maggiori componenti; vedremo in seguito che sarebbe necessario sostituire, oltre a entrambi i se-micastelli, anche il porta-otturatore e il cane. Tutti com-ponenti che non si acquistano dal droghiere ma che si reperiscono agevolmente solo se già assemblati su un’ar-

Non è l’ennesimo clone della serie AR15, ma un’arma profondamente diversa, non ripristinabile all’uso militare per effetto di una nutrita serie di accorgimenti, lavorata con molta cura e tolleranze strette e, soprattutto, intelligentemente aggiornata rispetto al progetto originale di Eugene Stoner

di Roberto Allara

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Il forward assist, che serve ad assistere la chiusura dell’otturatore, è rimasto per uniformità con le armi militari

ma militare, che da noi non è in vendita ai civili. E non basta, perché i vari componenti non possono nemmeno essere adattati in qualche modo, visto che occorrerebbe sostituire pure la canna.Ma a questo punto occorre smontare l’arma per spiegare le differenze rispetto tanto all’M4 quanto all’M416.

Le differenzeLa principale difformità risiede nell’adozione di un pisto-ne a corsa corta mutuato dal G36 in luogo del sistema di Stoner con azione diretta dei gas. L’asta collegata al pisto-ne dispone di una propria molla di recupero e con una corsa molto breve – si tratta di pochi millimetri – fornisce un impulso al porta-otturatore, con il quale non è reci-procante. Per mezzo di una pista a camma il movimento del porta-otturatore provvede a far ruotare l’otturatore, cromato e visivamente più robusto di quello dell’AR15 e successive denominazioni, svincolandone le sette alet-te di tenuta: è vero che sembrano otto, ma quelle che lavorano sono sette. Se esaminiamo il porta-otturatore, troviamo che mostra due modifiche importanti rispetto alla configurazione militare. Una consiste in una fresatura della parte infero-posteriore tale che la leva di consen-so raffica, anche se fosse ripristinata e se il cane con la cresta tagliata fosse sostituito da uno militare, non po-trebbe funzionare perché non riuscirebbe a raggiungere il porta-otturatore; l’altra è una fresatura della parte an-teriore, sul lato sinistro, che va in corrispondenza di una protrusione dell’estensione della canna. Tale espediente impedisce che possa essere usato un porta-otturatore militare, insieme a un selettore ridisegnato, per portare a raffica l’arma. La terza modifica, non finalizzata alla com-pleta demilitarizzazione che è già stata ottenuta per altre vie, consiste nell’abolizione della cosiddetta gas key, cioè del tubetto di acciaio in cui passa il gas prelevato dalla canna come previsto dal sistema a gas diretto; la faccia anteriore del porta-otturatore su cui agisce l’asta di arma-mento è monolitica.Con il sistema del pistone a corsa corta i gas in eccesso fluiscono attraverso un foro nella parte anteriore del fucile e l’accumulo di residui carboniosi all’interno del semicastello superiore è fortemente ridotto. Caratteristi-ca, questa, importante perché a un minore accumulo di

incombusti corrisponde una meno frequente necessità di pulizia dell’arma, attività di manutenzione ordinaria che non sempre può essere effettuata in condizioni di combattimento. Un’altra caratteristica del sistema con pistone a corsa corta, che non corrisponde a ulteriori mo-difiche meccaniche ma è intrinseca al sistema, consiste nella possibilità di sparare anche con la canna e il sistema di presa gas bagnati. In caso di maltempo, non sempre il nemico ha la buona creanza di attendere che finisca di piovere in modo che chi fa uso del sistema di Stoner pos-sa asciugare diligentemente il proprio fucile.Il percussore ha una molla di contrasto ed è munito di una sicura automatica costituita da un bilanciere che consente la corsa del percussore solo dopo essere sta-to sollevato dal cane che sta andando in battuta. È così evitato il problema del cosiddetto slam fire, tipico degli AR15 e causato dalla indesiderata percussione anticipata per violenta chiusura dell’otturatore, mentre in assenza

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L’astina è forata nella parte inferiore per disperdere il calore prodotto dal surriscaldamento della canna

Tra i vari accessori aftermarket, abbiamo provato ad agganciare questa torcia

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della sicura automatica esso si sarebbe potuto verificare anche con munizioni a norme NATO in quanto il sistema a corsa corta è nettamente più energico rispetto alla presa di gas diretta. In conseguenza di questo funzionamento più vigoroso la molla di recupero è più dura di un buon venti percento rispetto all’originale Colt e il buffer è stato ridisegnato. Il forward assist, che serve a chiudere l’ottu-ratore quando in condizioni normali non vorrebbe pro-prio saperne, è rimasto: non escludiamo che possa servi-re, come molti appassionati del Black Rifle sostengono, a mettere silenziosamente il colpo in canna, ma siamo con-vinti che questa eventualità non dovrebbe mai verificarsi, in quanto in zona di operazioni il fucile è tenuto in sicura ma ha sempre il colpo in canna.Quest’ultima è realizzata con acciaio forgiato per martel-latura a freddo. È lunga 16,5 pollici (461 millimetri) ed è rigata a sei princìpi destrorsi, con passo di un giro in sette pollici. È internamente cromata a spessore e secondo la Casa costruttrice è in grado di assicurare elevata precisio-ne anche dopo aver sparato più di ventimila colpi; non ri-sulta che alcuno di coloro che hanno provato l’arma abbia compiuto l’esperimento, ma le asserzioni della Heckler & Koch sono solitamente affidabili. In volata, la canna porta un rompifiamma a gabbia avvitato e incollato.Il serbatoio caricatore, a norme NATO e intercambiabile con quello dell’M16, è a presentazione bifilare, ridotto a cinque colpi e realizzato con lamiera di spessore supe-riore rispetto all’originale statunitense; la maggiore robu-stezza dei serbatoi Heckler & Koch di tipo M16 è tale che alcuni corpi speciali americani hanno acquistato quelli tedeschi per le loro armi.L’astina è flottante e presenta ben quattro scine Picatin-ny. Quella superiore si accoppia a quella facente parte del semicastello corrispondente, in modo che le due slitte ne formino una sola senza interruzioni. Gli slot sono nume-rati per offrire un riferimento utile nello smontaggio e rimontaggio dei sistemi di mira e di ogni altro accessorio che la sterminata offerta aftermarket consenta di attac-care a una slitta a norme STANAG 1913.C’è chi sostiene che alcuni di essi possano avere una pur moderata utilità, ma è un’opinione disputabile. Tra quelli utili ci sono le mire metalliche, di cui la versione base del fucile è sprovvista, che consistono in un tamburo poste-riore alla tedesca (ma c’è anche sul FASS 90 elvetico) re-golabile in deriva e munito di quattro fori tarati a distanze comprese tra i 100 e i 400 metri, e di un mirino a stelo ribaltabile in avanti e provvisto di un fermo che ne impe-disce il ribaltamento involontario.Sarà interessante provare gli organi di mira Surefire, che si agganciano alla slitta superiore e vanno a collocarsi lateralmente all’arma, per cui la transizione da organi di mira ottici a mire metalliche avviene semplicemente ruotando il fucile di 90 gradi in senso antiorario sul suo asse longitudinale. In Italia non li abbiamo mai visti, ma Surefire quest’anno dovrebbe essere presente al Media Day che si tiene il giorno prima dello Shot Show, per cui facciamo conto di provarli in quella occasione.Il calcio non è un Magpul, anche se può sembrarlo. È estensibile in sei posizioni; per modificare la lunghezza si

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Il pulsante di sgancio del serbatoio caricatore po-trebbe essere maggiorato, anche se le più ridotte di-mensioni prevengono lo sgancio indesiderato

Sul fianco del serbatoio sono riportati il verso di inserimento della cartuccia e il numero di colpi

Il bocchettone del caricatore presenta una utile sva-satura di invito per facilitare l’inserimento istintivo.

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La lamiera di questo serbatoio è più spessa rispetto alla serie M16, e pertanto il modello tedesco è prefe-rito dagli stessi statunitensi

Particolare del comando di rilascio dell’hold open, che è posto sul fianco sinistro dell’arma

L’arma dichiara con evidenza la propria origine tedesca

Attraverso lo sportellino ad apertura automatica, concepito per impedire l’ingresso di sporcizia, si ve-de la testa dell’otturatore

Le scritte sono riportate in modo molto nitido e preciso: il contrasto della colorazione bianca ne fa-vorisce ulteriormente la lettura

Il rompifiamma è avvitato e incollato alla volata

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Scheda tecnica

Costruttore: Heckler & Koch Sidearms GmbH, GermaniaImportatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (BZ),telefono 0471.803000, fax 0471.810899;internet www.bignami.it, [email protected]: MR 223Tipo: carabina semiautomaticaCalibro: .223 RemingtonFunzionamento: a presa di gas con pistone a corsa corta e chiusura geometrica con otturatore girevole, scatto direttoCanna: lunga 421 mm (461 mm con freno di bocca); rigatura a 6 princìpi destrorsi con passo di 178 mmAlimentazione: serbatoio prismatico a presentazione bifilare; capacità 5 colpiCongegno di percussione: percussione a cane internoCongegni di sicurezza: sicura manuale alla catena di scatto e automatica al percussoreSistema di mira: tacca di mira a tamburo con 4 posizioni, regola-bile in derivazione; mirino a palo regolabile in altezza (opzionali)Materiali: acciaio; calciatura di polimeri rinforzati con impugnatura a pistola separataPeso: 3.800 gNote: già iscritta al Catalogo Nazionale delle armi comuni da sparo al numero 17.440, arma sportivaPrezzo: 3.110 € (indicativo, IVA compresa)

agisce su una leva incassata nel profilo del calcio quanto basta per non rendere possibile il suo azionamento invo-lontario ma di uso agevole che si può effettuare anche senza guardarla. Nel calcio sono integrati alcuni vani sta-gni per la conservazione di batterie o piccoli ricambi; il calciolo è ventilato e antisdrucciolo; la ventilazione con funzione di riduzione del rinculo sembra davvero incon-grua. Il rinculo del .223 è quasi inavvertibile, quindi il fatto che il calciolo vada in contatto con la spalla in un modo diverso dall’usuale non dovrebbe comportare al-cun inconveniente. Il bilanciamento dell’arma è appruato anche se non in modo troppo fastidioso, ciò che invece è molesto è la slitta inferiore dell’astina, a spigoli vivi, che richiede che si calzino i guanti oppure che si faccia uso di una impugnatura anteriore aftermarket. Lo scatto è puli-to e netto, ben percepibile.

In conclusioneRiepilogando: abbiamo in mano una carabina ben costru-ita che, pur mantenendo l’estetica delle armi della serie AR15, vanta una meccanica profondamente modificata e a prova di alcuni inconvenienti piccoli o meno piccoli (come lo slam fire) presenti nel progetto di Stoner. D’altra parte, mezzo secolo non è passato invano. Il prezzo è ro-busto, ma la qualità non è mai stata economica e anche quest’arma non fa eccezione alla regola. n

Particolare del comando che consente di estendere il calcio

Il calciolo ad assorbimento di rinculo sembra decisa-mente incongruo per la cartuccia calibro .223 Remington

L’attacco del calcio all’arma è molto robusto, e tut-ta l’arma trasmette una sensazione di solidità che è effettiva