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PHILOBIBLONMille anni di bibliofilia dalX

al

XX

secolo

LIBRERIA PHILOBIBLON

A

31. Rabelais, Franois

Libreria Philobiblon Piazza S. Simpliciano, 7 - 20121 Milano Tel. +39 02 89076643 - Fax +39 02 89076644 Via S.M. dellAnima, 54 - 00186 Roma Tel. +39 06 68806671 - Fax +39 06 45436040 E-mail: [email protected] Philobiblon UK Ltd. Correspondence address: 21 Bedford Square - London WC1B3HH E-mail: [email protected] www.philobiblon.org

PHILOBIBLON

2008 Libreria Philobiblon, Roma

PHILOBIBLONMille anni di bibliofilia dalX

al

XX

secolo

LIBRERIA PHILOBIBLON

1Amazing relatively little-studied Byzantine manuscript over a thousand years old, with six paintings of the highest quality representing the evangelist symbols and the Tetramorphs, winged beings with the heads of all four evangelist symbols, a combination known in only one other manuscript (Vatopedi cod. 937).There is no manuscript older than 10th century in private hands or ever likely to come on the market again.

[u (Vangeli in greco)]. Manoscritto miniato su pergamena e carta. [Cappadocia, Palestina o Italia, prima met sec. X, con aggiunte posteriori].Manoscritto miniato su pergamena e carta di mm 155x110. Fascicolazione: [I-XIV8, XV8+2, XVI-XXI8, XXII8+1, XXIII-XXVI8, XXVII10, XXVIII6+1, XXIX-XXXIII8, XXXIV8+2, XXXV-XLII8, XLIII4]; 346 fogli non numerati, mancano una carta dopo la c. 30 e singole carte con miniature dopo le cc. 112, 170 e 171 e due carte con miniature dopo la c. 168; per il resto completo. I fogli 1-16 e 25-346 in pergamena, i fogli 17-24 in carta.Testo su 18-19 linee (giustificazione: mm 95x55). Rigatura a secco a doppia linea; segnatura numerica dei fascicoli. Redatto in inchiostro marrone da due mani differenti coeve, in scrittura minuscola bullete. Capitali in rosso; rubriche e marginalia, inclusi i numeri del canone di Eusebio e varianti in rosso di mano successiva (secc. XIV-XV). Nel testo intestazioni lungo i margini superiori in inchiostro rosso. Decorato da 4 testatine e 4 finalini, coevi alla copiatura del codice, in blu, rosso e giallo. 6 miniature a piena pagina su foglia doro brunito con cortina protettiva in seta. La legatura che racchiude oggi il manoscritto formata dallindorsatura alla greca e dai piatti in legno originali, ricoperti, probabilmente nel sec. XIX, di velluto verde e, al piatto superiore, da una placca in argento dorato a imitazione delle legature bizantine in uso allinizio del sec. XVI (cfr. National Library of Greece, cod. 2642, riprodotto in Marava-Chatzinikolau e Toufexi-Paschou, II, 1985, pp. 263-66, n. 73); scatola in marocchino nocciola con impresso in oro manuscript of the Gospels presented by Samuel Verplanck Hoffmann. Codice in buono stato di conservazione, alcuni fogli di pergamena, specialmente quelli finali, ingialliti; alcune abrasioni alle miniature. Provenienza: confezionato probabilmente in un centro minore allinizio del sec. X - verosimilmente in Cappadocia, Palestina o in Italia - con miniature aggiunte allinizio del sec. XIV in un atlier di Costantinopoli. Decorato per uso privato e forse donato a un monastero come sembrerebbe testimoniare liscrizione al margine superiore della c. 113r, traducibile come: dono di Kondylios. Acquistato da Giuseppe Martini nel 1911 da Samuel Verplanck e donato da questultimo alla General Theological Seminary Library di New York (acc. n. 55332); acquistato da H.P. Kraus allasta di suddetta biblioteca il 1 ottobre 1980 (Christies New York, lotto 138) e presentato nel catalogo n. 172, Illuminations, del 1985 (n. 1); J.R. Ritman.

Straordinario manoscritto della prima met del secolo X, che tramanda il testo completo dei Vangeli in greco e che occupa un posto di rilievo nella tradizione del Nuovo Testamento. Il codice si apre (cc. 1r-25r) con le tavole del canone e con la Kephalia di Matteo, redatte in parte su supporto membranaceo e in parte su supporto cartaceo, e aggiunte nel secolo XIV o XV. I Vangeli iniziano alla c. 26r, con Matteo, seguito dalla Kephalia di Marco e dal suo vangelo (c. 111v), dalla Kephalia e dal vangelo di Luca (c. 168v) e dalla Kephalia e dal testo di Giovanni (c. 272v). Il testo stato esemplato da due differenti copisti di epoca coeva, la mano A ha redatto la maggior parte del codice, fatta eccezione per la carta 33 recto e verso e per la carta 34r; alla mano B sono invece ascrivibili le rubriche tra le cc. 59v-110v, 144v-151v e 236r-269r, la c. 310r e la parte finale del manoscritto. La sottoscrizione del copista alla c. 346r redatta sotto forma di preghiera rivolta a San Giovanni, la cui traduzione : Giovanni, vergine e teologo, evangelista e amico del Signore, proteggi chi scrive nellora del giudizio. Lapparato iconografico del codice testimonia due fasi distinte. La decorazione risalente al seco-

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lo X consiste nelle testatine e nei finalini ornati che decorano i Vangeli, caratterizzati dalluso del rosso, del giallo e del blu tipici di zone periferiche quali la Cappadocia, lItalia e Cipro. Le splendide miniature a piena pagina allinizio di ogni vangelo, furono invece aggiunte allinizio del secolo XIV e probabilmente raffiguravano il ritratto di ogni evangelista, il simbolo di ciascuno di essi e la loro tetramorfosi, su doppia pagina. Delloriginario apparato iconografico il codice conserva due tetramorfosi e quattro simboli. Lo stile delle miniature molto simile a quello del lussuoso codice di Giovanni Cantacuzenos (BnF ms. col. gr. 1242), esemplato tra il 1371 e il 1375 e al codice Athos Vatopedi, 937, di poco successivo. Le lumeggiature del volto e del simbolo di San Matteo, i drappeggi ricchi di pieghe evidenziate da tratti verticali di chiaroscuro sono tipici della pittura bizantina trecentesca, che inizia convenzionalmente con gli affreschi di Kariye Diami a Costantinopoli. interessante notare che la rappresentazione dei simboli degli evangelisti erano meno comune in Oriente rispetto allOccidente e che il loro abbinamento con gli evangelisti era variabile. Nel nostro codice lassociazione tra simbolo ed evangelista segue lordine indicato da San Girolamo, diffusissimo durante il periodo bizantino.E. C. Edmunds e W. H. P. Hatch, The Gospels Manuscripts of the General Theological Seminary, in Harvard Theological Studies, IV (1918), pp. 7-33; H. J.Vogels, Codicum Novi Testamenti specimina, 1929, tav. 12; S. de Ricci e W. J.Wilson, Census of medieval and renaissance Manuscripts in the United States and Canada, 1935, II, pp. 1284-85, n. 3; K.W. Clark, A descriptive Catalogue of greek and New testament Manuscripts in America, 1937, pp. 80-81, tav. 14; G.Vikan ed., Illuminated Greek Manuscripts from American Collections, exhibition catalogue, Princeton 1973, pp. 192-93, n. 55; R. S. Nelson, Text and Image in a Byzantine Gospel Book in Istanbul, unpublished dissertation, New York University 1978, pp. 127, 290; G. Galavaris, The Illustration of the Prefaces in Byzantine Gospels, 1979, tav. 81; R. Nelson, The iconography of Preface and Miniature in the Byzantine Gospel Book, 1980, p. 49, n. 88 e tav. 112; K. Aland, Kurzgefasste Liste der grieschichen Handschriften des Neuen Testaments, 19942, n. 2324; K.Weitzmann, Die byzantinische Buchmalerei des 9. und 10. Jahrunderts, Addenda und Appendix, 1996, p. 96; J. K. Elliott, A Bibliography of Greek New Testament Manuscripts, 20002, p. 219.

2Amazing Byzantine manuscript of the Gospels, written around 1000 AD, and probably one of the first pocket-sized Biblical manuscripts in the calligraphic handwriting known as Perlschrift.The codex has been later (around 1320) beautifully illuminated by two full-page portraits of Evangelist Mark and Evangelist John, by initials and decorated headpieces in a style very close to the one known as the second Palaeologan style, that emerged ca. 1310.

[_________ (Vangeli in greco)]. Manoscritto miniato su pergamena. [Bisanzio, ca. 1000].Manoscritto su pergamena di mm 115x90. Fascicolazione: 10 (10), 8x8 (74), 2 (76), 8 (84), 7 [8-1] (91), 2x8 (107), 6+2 (110-111) (115), 2 (117), 8x8 (181), 6 (187), 1 (188), 5x8 (228); 228 fogli non numerati, manca il foglio 90bis con il testo di Marco 6,49; il testo si interrompe alla c. 228v (Giovanni 17, 22: []). Scrittura greca bizantina (koin) su ununica colonna di 22 righe (giustificazione: mm 82x62 ca.), in inchiostro marrone e ascrivibile alle mani di due differenti copisti; la mano A copia il testo dei Vangeli, mentre la mano B copia il testo supplementare alle cc. 1-10, 75-76, 116-117 e 188 e aggiunge lapparato ai margini del testo dei Vangeli. Lo stile dei due scribi una Perlschrift regolare; tuttavia la mano B usa anche, per le rubriche e per i titoli, unonciale alessandrina.

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Le cornici ornamentali e le tavole del canone alle cc. 3r-8v sono state eseguite nello stesso inchiostro rosso usato dal copista B. Rigatura a secco sistema 1; tipo 12C1 (si veda J.-H. Sautel, Rpertoire de rglures dans les manuscrits grecs sur parchemin, in Bibliologia 13, pp. 31 e 44). Le carte copiate dalla mano B sono state aggiunte ai fascicoli originari come si evince dal fatto che, mentre la fascicolazione generale dei mss. bizantini era normalmente caratterizzata da quaternioni in cui si faceva corrispondere linizio di ogni Vangelo allinizio di un nuovo quaderno, nel presente codice si trova un ternione alla fine del Vangelo di Marco (cc. 108-115 con laggiunta di un inconsueto bifolio) e uno alla fine del Vangelo di Luca (cc. 182-187); a questo proposito si veda J. Irigoin, Les cahiers des manuscrits grecs, in Recherches de codicologie compare: La composition du codex au Moyen ge en Orient et en Occidentt, Ph. Hoffmann ed., Paris 1994, pp. 1-19. I quaderni sono segnati principalmente dalla mano A allinterno dei margini inferiori del primo e dellultimo foglio di ogni fascicolo. Le segnature iniziali sono andate perdute, la prima ad essere conservata una (i.e.3) lungo il margine inferiore sinistro della c. 26r. Segnature supplementari vengono aggiunte dalla mano B, lungo i margini inferiori dei fogli aggiunti alla fine dei quaderni (cc. 75v-116v). I numeri di sezione (scritti nello stesso inchiostro marrone del testo principale) che recano il numero corrispondente nella tavola del canone sono annotati in rosso lungo i margini esterni. I numeri dei capitoli, che corrispondono a quelli elencati nella tavola dei contenuti sono riportati lungo il margine superiore e sporadicamente su quello inferiore. I capitoli non iniziano su un nuovo rigo, ma vengono evidenziati mediante un capolettera. Il titolo di ciascun Vangelo occasionalmente ripetuto in rosso, come intestazione, lungo i margini superiori; linizio e la fine delle letture liturgiche (pericopi) dei sabati e delle domeniche e i giorni delle feste pi importanti sono segnalati in rosso con le parole () (inizio) e/o () (fine) lungo i margini laterali o allinterno del corpo del testo. La copiatura del testo delle tavole e del canone e lesecuzione dei disegni delle cornici ornamentali e dei capilettera, databile intorno allanno 1000 a.C. Le miniature a piena pagina, la colorazione dei fregi e dei capilettera allinizio di ogni Vangelo sono invece databili al 1320 ca. Alla c. 76v miniatura a piena pagina (mm 107x82) raffigurante levangelista Marco seduto su uno scranno nellatto di scrivere lincipit del testo (sic) , e sullo sfondo architettonico la scritta () . Alla c. 188v miniatura a piena pagina (mm 98x75) raffigurante Giovanni nellatto di dettare il vangelo al suo discepolo Prochorus, nel libro che tiene in mano questultimo le parole iniziali del testo: ; in alto al centro la scritta s (sic) (sulliconografia di questa miniatura si veda N. P. Sev enko, The Cave of the Apocalypse, in Hiera Mone Hagiou Io -s martyrias, 1088-1988, Athens, 1989, pp. 169-80; H. Buchthal, A Byzantine annou tou Theologou: 900 chronia historike Miniature of the Fourth Evangelist and Its Relatives, in Dumbarton Oaks Papers 15 (1961), pp. 127-39). Alla c. 1r cornice ornamentale in inchiostro magenta, recante traccia dellantica doratura; alle cc. 3r-8v cornici in inchiostro rosso ornate che racchiudono il canone; alla c. 11r cornice a forma di e grande iniziale B, originariamente tracciate in inchiostro rosso e successivamente miniate in oro, rosso, blu, verde e bianco. Lo stesso procedimento di apposizione in epoca pi tarda di un colorazione ai fregi iniziali e ai capilettera alle cc. 77r, 118r, 189r. Legatura novecentesca in stile bizantino in pelle decorata a secco su assi di legno, sguardie in pergamena moderna. Codice in buono stato di conservazione, alcune rubriche parzialmente asportate da rifilatura, le cc. 110-111 erroneamente invertite.Alcune note di mano ottocentesca ai contropiatti e alla c. 228; timbro circolare al contropiatto anteriore Exportation / Douane centrale / Paris.

Splendido codice bizantino non censito, contenente la Prefazione ai Vangeli, la Lettera di Eusebio a Carpiano, le dieci tavole del Canone e il testo dei quattro Vangeli. I due copisti che lavorarono alla stesura di questo manoscritto operarono, con tutta probabilit, in rapida successione, poich usano tipi di inchiostro molto simili e uno stile scrittorio, detto Perlschrift e in uso dal 950 ca. al 1100 ca., gi maturo e standardizzato che permette considerando anche le iniziali e le cornici ornamentali tracciate in inchiostro rosso di ipotizzzare una datazione assai alta, intorno allanno 1000. A Bisanzio infatti la scrittura minuscola sostitu la pi antica maiuscola nel corso del secolo IX, permettendo cos di economizzare tempo di copiatura e spazio del supporto scrittorio. Nelle prime fasi dellevoluzione questo tipo di scripta caratterizzato da un andamento irregolare e inelegante, che ben presto si svilupper in una scrittura calligrafica stabile, che verr usata soprattutto per la produzione di manoscritti biblici di piccolo formato, di cui il nostro sembra essere uno degli esempi pi antichi.

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Le due preziose miniature vennero aggiunte in epoca successiva sulle pagine lasciate bianche dal copista B e sono caratterizzate da uno stile affine, sebbene semplificato e meno elegante, a quello che viene comunemente chiamato il secondo stile paleologo, che si svilupp a partire dal 1310 (si veda O. Demus, The Style of the Kariye Djami and Its Place in the Development of Palaeologan Art, in The Karije Djami, P. Underwood, 4 voll., Princeton 1966-75, IV, pp. 107-60). Il ritratto di San Marco molto vicino a quello trdito da un evangeliario conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano (Cod. F 61 sup.) e datato 1322. Di conseguenza possibile datare le miniature, la coloritura delle cornici ornate e dei capilettera, intorno al 1320. A giudicare dal piccolo formato e dalla scrittura densa e minuta si pu supporre che il presente manoscritto fosse stato prodotto per essere destinato ad un uso privato, in cui lapparato liturgico posto ai margini permetteva inoltre al proprietario di seguire le fasi della liturgia settimanale.Non censito in K.Aland, Kurzgefasste Liste der griechischen Handschriften des Neuen Testaments, Berlin 19942; H. von Soden, Die Schriften des Neuen Testaments in ihrer ltesten erreichbaren Textgestalt hergestellt auf Grund ihrer Textgeschichte, 2 voll., Gttingen 191113; C. R. Gregory, Textkritik des Neuen Testaments, 3 voll., Leipzig, 19001909; A. Grafton & M. Williams, Christianity and the Transformation of the Book: Origen, Eusebius, and the Library of Caesarea, Cambridge MA 2006, pp. 195-98; B. M. Metzger & B. D. Ehrman, The Text of the New Testament: Its Transmission, Corruption, and Restoration, Oxford 20054; K.ALAND & B.ALAND, The Text of the New Testament:An Introduction to the Critical Editions and to the Theory and Practice of Modern Textual Criticism, Leiden 19892; A. L. Farstad & Z. C. Hodges, The Greek New Testament according to the Majority Text, Nashville 1985; C. R. Gregory, The Canon of the New Testament, New York 1907.

3Exceedingly rare Byzantine manuscript on vellum, considered one of the smallest that the Eastern production ever manufactured; written in an excellent calligraphic Greek quality, this diminutive codex is also rubricated, a not easy to find peculiarity in similar cases.

[, Salmi secolo XII].

CV-CXXXVI].

Manoscritto su pergamena. [Bisanzio, prima met del

Codice membranaceo di piccolissimo formato (mm 77x58). 22 linee, specchio scrittorio di mm 51x38. 36 fogli con moderna numerazione a matita in numeri arabi nellangolo superiore destro, i fascicoli sono legati erroneamente. Minuscola greca calligrafica. Rubriche e capilettera in rosso. Legatura cinquecentesca in piena pelle con decorazioni in oro ai piatti. Codice in ottimo stato di conservazione, le decorazioni in oro ai piatti della legatura parzialmente abrase. c. [1]: la parte conclusiva del Salmo 128 (dal v.2 sino alla fine), il Salmo 129, la rubrica e il v.1 del Salmo 130; c. [2]: i vv.124b-140 del Salmo 118 (da inserire tra le carte [30] e [31]); cc. [3r]-[7v]: la parte conclusiva del Salmo 130 (dal v.2 sino alla fine), i Salmi 131, 132, 133, 134, 135 e i vv.1-10 del Salmo 136; cc. [8r]-[36v]: la parte conclusiva del Salmo 105 (dal v. 38 sino alla fine), i Salmi 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112, 113, 114, 115, 116, 117, 118 (mancando i vv.124b-140, come indicato sopra), 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125 e la rubrica del Salmo 126.

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Raro manoscritto bizantino, da annoverarsi tra i pi piccoli conosciuti al mondo di questepoca. Il codice, di eccellente qualit tanto testuale quanto calligrafica, va collocato entro una precisa tipologia codicologica bizantina. While no abrupt barrier divides such minuscule manuscripts from average ones, they do form a class unto themselves. Far too small to serve a public or ceremonial function, these books resemble in scale the little Western pocket Books of Hours, and there can be little doubt but that they, too, were objects of private use. One looks to them, accordingly, for patterns in Byzantine private patronage and worship, to see if they yield insights applicable to speculations on the function of larger books. The pre-eminently private character of these little volumes is corroborated by their characteristic subject matter.They are overwhelmingly Biblical in content. [] The Gospel, Praxapostolos and especially the Psalter were recommended books of private prayer and contemplation throughout Byzantine history. [] Ex libris refer almost exclusively to priests and monks: the role of lay people and particularly of women is not illuminated here as it is in Western devotional Psalters and Books of Hours. [] The great majority of the diminutive manuscripts were created without figural illumination, and many are without painted decoration of any kind. They are generally of excellent calligraphic quality, however []. A small number of modest volumes does appear, especially in the thirteenth and fourteenth centuries when cursive editions begin to emerge. [] Turning to the chronology of the diminutive manuscripts, one is struck by the priority of the Psalters. There are tiny Psalters from every phase of Byzantine minuscule manuscript production. The New Testament manuscripts are late-comers by comparison. They emerge only in the eleventh century. [] If the New Testament tradition takes shape only more slowly than that of the Psalter, assuming its characteristic form only with the emergence of the Tetraevangelion into prominence in the late eleventh century, the two traditions enter into full-fledged luxury production at exactly the same time. This happens abruptly, and occurs, once again, precisely in the later eleventh century (A. WEYL CARR, Diminutive Byzantine Manuscripts, Codices manuscripti, VI (1980), pp. 133-135). In appendice al saggio citato, la Weyl Carr offre un agevole Catalogue di manoscritti bizantini di piccolo formato (secc. IX-XV): tra i codici l descritti il nostro figurerebbe tra i pi piccoli.Tra i Salteri l recensiti, i pi materialmente affini al nostro parrebbero: il codice Harley 5533 della British Library, datato XII secolo (8,5x6 cm) e il codice milanese Trivulzio 340, datato XII secolo (Catalogus Librorum Manuscriptorum Bibliothec Harleian, London, n.d., III, p. 275).

4The Armagnac Breviary, written on vellum and illuminated for Jean de Roussay (d. ca. 1417), chamberlain to duc Louis dOrlans, brother of king Charles VI of France. In two volumes of 693 leaves and illuminated with approximately 2800 initials and decorated by 47 large miniatures ascribed to four of the greatest masters of the golden age of French illumination: the Virgil Master, the Luon Master, the master of the Breviary of Jean sans Peur and the Master of the Coronation of the Virgin.

[Breviario di Armagnac (in latino)]. Manoscritto miniato su pergamena. [Parigi, ca. 1400, non dopo il 1407].

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Manoscritto miniato su pergamena in due volumi di mm 205x136. Fascicolazione: vol. I [I-XXIII8, XXIV1, XXV6, XXVIXXIX8, XXX7, XXXI-XLIII8, XLV2]; vol. II [I-XXX8, XXXI7, XXXII-XLIV8, XLV6]. 336 fogli; 357 fogli. COMPLETO.Tracce di numerazione antica in numeri romani e di numerazione pi tarda in numeri arabi; richiami orizzontali, di cui alcuni in cartigli decorati da grottesche (cc. 230v, 128v, 176v, 351v). Scrittura gotica libraria in inchiostro marrone su due colonne (giustificazione: mm 135x81), rigatura in inchiostro; rubriche in rosso, capitali contrassegnate in inchiostro giallo; segni di paragrafo e decorazioni in interlinea. 2.800 grandi iniziali (su 3 o 4 linee) miniate in rosso, blu, arancione e bianco su fondo a foglia doro. Numerose bordure miniate e decorate da foglie dedera con estensioni che si collegano ai capilettera, ornate in molti casi da fiori, grottesche, uccelli, farfalle e draghi. 47 grandi miniature, di cui 37 racchiudono inziali istoriate (quattro su 6 linee, 23 su 7 linee e dieci su 8 linee) e 10 che occupano lintera larghezza della colonna (di cui due su 7 linee, 3 su 8 linee e cinque su 9 linee) dipinte a pi colori e con decorazioni a foglia doro. Legature moderne in pelle rossa su assi di legno decorate in stile medievale con borchie dargento e con lo stemma degli Armagnac ai piatti anteriori. Codice in ottimo stato di conservazione.

Definito da Samaran come une oeuvre vraiment princire il Breviario di Armagnac da considerarsi uno dei prodotti pi alti e raffinati della miniatura francese del secolo XV. La dcoration de ce volume est trs belle. Les bordures de feuilles de lierre ne le cdent en rien celles dautres manuscrits excuts la mme poque; quant aux miniatures, toutes petites, elles sont dune excution trs dlicate (C. Samaran, De quelques manuscrits ayant appartenus Jean dArmagnac vque de Castres, frre du duc de Nemours, in Bibliothque de lcole des Chartes, t. 66 (1905), p. 252). Il breviario scritto in latino e contiene il testo della liturgia giornaliera medievale secondo luso della corte papale. Allinizio del testo, alla c. 1r, si trova liscrizione secundum usum vel consuetudinem romane curie. Il destinatario del codice raffigurato due volte nelle miniature (con una veste rossa dalle maniche larghe inginocchiato davanti a San Giovanni e con sua moglie ai piedi di San Saturnino). Si tratta sicuramente di personaggi illustri, appartenenti alla nobilt francese del secolo XV. interessante notare che nella prima delle due miniature il nobiluomo ai piedi di San Giovanni, il che indicherebbe che il santo potrebbe essere stato anche il suo protettore personale e farebbe ipotizzare che il suo nome fosse proprio Giovanni (Jean). La scoperta dellidentit del mecenate che commission il breviario stata fatta nel 1987 da Christopher de Hamel che, con lausilio di una lampada alla luce di Wood, ha decifrato una sottoscrizione abrasa appartenente alla mano dello scriba che copi il manoscritto nella quale si legge: Istud breviarium pertinet nobilissimo domino J. de roucucoyo camibellario illustrissimi principi domini nostri regis francie et domini aurelieanensis fratris sui (Questo breviario appartiene al nobiluomo monsignore Giovanni di Roussaie ciambellano del nostro illustrissimo principe re di Francia et di monsignore dOrleans suo fratello). Si tratta di Jean de Roussay, ciambellano prima del re di Francia Carlo VI e poi, dal 1391, di suo fratello Luigi, duca di Orlans, che commission lopera ai miniatori della corte reale alla quale era legato o che la ricevette in dono dai sovrani stessi, come ricompensa per i suoi servigi. Probabilmente durante i disordini della guerra civile tra gli Armagnac e i Borgognoni, Jean de Roussay, che sosteneva la causa dei secondi, fu obbligato ad abbandonare il breviario nella cappella di Luigi dOrlans nellagosto del 1412, quando gli Armagnac ripresero Parigi. Il manoscritto sarebbe poi passato alla famiglia Armagnac che eredit il palazzo di Orlans. Un esame approfondito ha inoltre permesso di identificare le mani dei maestri miniatori che collaborarono alla realizzazione dellapparato iconografico del breviario. Si possono infatti distinguere quattro stili principali nelle miniature, riconducibili a quelli di quattro grandi artisti attivi allinizio del secolo XV alla corte reale: il Maestro del Virgilio, il Maestro di Luon, il Maestro dellIncoronazione della Vergine e il Maestro del Breviario di Jean sans Peur. Il Maestro del Virgilio

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prende il suo nome dal manoscritto fiorentino di Virgilio della Biblioteca Laurenziana (cod. Med. Pal. 69), completato a Parigi nel luglio del 1403. Il duca di Berry era proprietario di almeno 6 manoscritti miniati da questo artista, lattivit del quale ben documentata tra il 1393 e il 1415. Il suo stile caratterizzato da colori cupi e da figure dai lunghi nasi, dalle teste ovali e dagli occhi socchiusi. Il miniatore principale del breviario , molto probabilmente, il Maestro di Luon, conosciuto anche come il Maestro di tienne Loypeau, vescovo di Luon. Le sue figure presentano teste piccole e i corpi atteggiati nelle pose eleganti tipiche dello stile gotico, gli sfondi sono delicatamente decorati in oro e i colori sono molto brillanti e raffinati. Alcune miniature sono inoltre molto vicine a quelle del Maestro del Breviario di Jean sans Peur (BL Add. 35311 e Harley 2897), che lavor anche alle celebriTrs Riches Heures del duca di Berry. Il quarto artista il Maestro dellIncoronazione della Vergine (medaglione del 1400 ca.; Berlin, Staatliche-Museen Preussischer Kulturbesitz, Inv. 1648).C. de Hamel, The Armagnac Breviary, Milano 2006.

5A Renaissance illuminated Virgils manuscript probably made in Rome for the Colonna Family. This codex contains the three major Virgilian works (Aeneid, Bucholics and Georgics) introduced by Ovids Tetrasthica.The text of the Eneid is resolved with the five hexameters that were supposed to identify Virgil as the author.

Vergilius Maro, Publius (70-19 a.C.). [Aeneis. Bucolicon. Georgicon]. Manoscritto miniato su pergamena, [Roma?, sec. XV].Codice membranaceo di mm 241x170. 251 fogli non numerati. COMPLETO. Scrittura corsiva umanistica in inchiostro marrone, ascrivibile ad una sola mano, su una colonna di 26 linee (giustificazione: mm 159x100). Rigatura a secco, rimandi verticali alla fine di ogni fascicolo. Alla c1r bel capolettera miniato su 6 righe, con corpo della lettera a foglia doro su fondo blu rosso e verde decorato da bianchi girar, con estensioni lungo il margine interno, grafismi a penna e bottoni doro; al centro del margine inferiore della stessa carta stemma circolare con banda vertcale (famiglia Colonna?) in oro e verde decorato da grafismi a penna e bottoni in oro. Alla c 192r iniziale miniata T con corpo della lettera a foglia doro su fondo blu, rosso e verde decorato a bianchi girar; numerosi piccoli capilettera miniati in oro, rosso verde e blu nel testo. Legatura settecentesca in vitello agli acidi, dorso a cinque nervi decorato da ferri dorati, titolo in oro su tassello in marocchino, sguardie in carta marmorizzata. Manoscritto in ottimo stato di conservazione, falli nei margini bianchi della pergamena reintegrati contemporaneamente alla stesura del codice, legatura leggermente usurata. c. 1r, incipit: Arma virumque cano troye qui primus ab oris []. c. 191r, explicit: Sic vos non vobis nidificatis aves. Finis. c. 192r, incipit: Tityre tu patule recubans sub tegmine fagi []. c. 208r, explicit: Ite domum sature venit hesperus ite capelle. c. 208v, incipit: Quid faciat letas segetes quo sydere servet []. c. 251r, explicit: Tityre te patule cecini sub tegmine fagi. Laus Deo. Finis.

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Bel manoscritto umanistico di fattura assai pregevole - contenente i dodici libri dellEneide, i dieci carmi delle Bucoliche e i quattro libri delle Georgiche - che testimonia la fortuna di cui il poeta latino godette nel Quattro e nel Cinquecento. Lo stile della decorazione e lo stemma alla prima carta, che sebben stilizzato ricorda quello dei Colonna, permette di ipotizzare la realizzazione del codice in un atelir romano. Il corpus dei testi virgiliani si trova tramandato insieme agli Argumenta Aeneidis e ai Tetrasthica in cunctis libris Vergilii, dei quali mancano solo la praefatio allEneide e alla prima bucolica e largumentum della prima georgica. La presenza di questi testi attestata fin dal codice Vaticano di Virgilio (BAV cod. 3867). Il testo dellEneide si conclude con i cinque esametri che, stando agli antichi biografi,Virgilio avrebbe scritto per rivendicare la paternit dei propri versi, di cui il poeta Batillo aveva cercato di appropriarsi.

6A 15th century illuminated manuscript in vernacular of Boccaccios Famous Women, written on vellum in brown cursive humanistic bookhand, in contemporary binding.

Boccaccio, Giovanni (1313-1375). [Libro delle clare donne]. Manoscritto miniato su pergamena, [Italia, sec. XV].Manoscritto membranaceo di mm 216x142.Tre fogli non numerati contenenti lindice in inchiostro rosso, 160 fogli numerati al centro del margine superiore in inchiostro rosso. COMPLETO. Scrittura corsiva umanistica in inchiostro marrone scuro, ascrivibile ad ununica mano, su una colonna di 26 linee (giustificazione: mm 130x77). Rigatura a secco. Al primo foglio di testo splendida bordura miniata su tre lati e decorata da bianchi girar e bottoni doro su fondo blu, verde e rosa; lungo il margine inferiore della cornice due putti alati sorregono uno stemma, le cui armi sono state per abrase; la bordura collegata ad un grande capolettera N a foglia doro su otto righe. 104 capilettera in blu nel testo, in corrispondenza dellinizio dei capitoli; rubriche in inchiostro rosso. Legatura coeva, probabilmente napoletana, in vitello nocciola su assi di legno, decorata a secco da motivi geometrici; dorso a quattro grandi nervi decorato a secco; tracce di fermagli e di borchie metalliche ai piatti. Codice in ottimo stato di conservazione, qualche lieve macchia e traccia dusura alle prime e alle ultime carte; legatura usurata, con perdite ai piatti e al dorso, anticamente restaurato; perdita di pergamena al contropiatto anteriore. Note di possesso manoscritte coeve al foglio di guardia anteriore. c. 4r, rubrica: Incomincia el libro delle clare donne compilato pel clarissimo poeta M. Giovanni Boccaccio cittadino fiorentino. Prohemio. Incipit: Ne passati di tra le nobili et egregie donne ritrovandomi alquanto separato dal tracurato vulgo et quasi dogni altra mia cura disciolto in excelsa laude del femineo sexo et certo ancora per alcuno piacere degli amici piu che per grande dellare scrissi uno piccolo libretto []. c. 160v, explicit: [] et se in lloro e alcuno spirito con piatosa carita quelle cose che meno che debitamente sono scripte accresciendo & diminuendo corregghino et emendino Accioche cosi corretta questa operetta piu tosto in bene dalcuno sia che lacerata & morsa da denti delli invidiosi et essendo di nulla utilita perischa. Colophon: Finiscie el libro delle clare donne compilato pel clarissimo poeta M. Giovanni Boccaccio cittadino Fiorentino.

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Prezioso manoscritto quattrocentesco in legatura coeva di questo volgarizzamento di una delle pi note opere latine del Boccaccio, il De claris mulieribus, composto a Certaldo nellestate del 1361, e ispirato dalla lettura dei poemi omerici tradotti da Leonzio Pilato. Il compendio dedicato alla sorella di Niccol Acciaiuoli, Andreola - si compone di 104 capitoli dedicati alle donne valorose e virtuose che si resero famose: o per laudacia, o per la forza del carattere e dellingegno, o per dono di natura, o per favore o avversit di fortuna, o anche solo per aver offerto loccasione a straordinarie imprese. Lo scrittore non vuole adoperare il termine claritas in una sua accezione strettamente positiva, riferito cio solo alla virt (ut semper in virtutem videatur exire), ma anzi nel senso pi lato e comprensivo: in modo da suscitare, con racconti diffusi e piacevoli, interesse e diletto, specialmente nelle donne, spesso ignoranti di storie. Il fine morale (sacra utilitas) potr essere raggiunto inserendo nella narrazione amabili inviti alla virt e sferzanti frecciate contro il vizio; ma di proposito lo scrittore eviter di mescolare alle donne pagane quelle della storia sacra, perch egli non cerca modelli di perfetta virt, gi consacrati dalle opere di illustri scrittori, bens esempi di donne che solo per un certo dono o istinto di natura si resero famose (G. Boccaccio, De mulieribus claris, a cura di V. Zaccaria, Milano 1967, pp. 5-6). Il volgarizzamento di questopera si inscrive nel quadro delle testimonianze della fortuna delle opere latine del Boccaccio in Italia e in Europa. Il Boccaccio erudito fu veicolo presso la cultura europea della nuova sensibilit protoumanistica che sera affermata nella cerchia degli amici del Petrarca: ma anche indubbio che il De casibus e il De mulieribus furono sentiti molto rapidamente, oltrAlpe, come repertori narrativi. [] Al di qua delle Alpi solo il De mulieribus che subisce questo trattamento prima della fine del Trecento. Esso volgarizzato quasi contemporaneamente da Donato Albanzani e dal monaco agostiniano Antonio da S. Elpidio. Questi volgarizzamenti rimasero manoscritti e non si inserirono nella tradizione a stampa (C. Scarpati, Note sulla fortuna editoriale del Boccaccio, in Boccaccio in Europe. Proceedings of the Boccaccio Conference. Louvain, December 1975, curato da Dr. G.Tournoy, Leuven 1977, p. 211).

7Marvellous Aragonese illuminated manuscript on vellum, written in cursive humanistic bookhand by Pietro Ursuleo and illuminated by Matteo Felice. Produced in Naples it was intended for a member of the Aragonese court and it contains one of the most famous works of Cicerone, the Tusculanae disputationes.

Cicero, Marcus Tullius (10643 a.C.). [Tusculanae disputationes]. Manoscritto miniato su pergamena, [Napoli, 1450-1460 ca.].Manoscritto membranaceo di mm 324x230. 94 fogli non numerati, gli ultimi due bianchi. COMPLETO. Scrittura corsiva umanistica di ununica mano su una colonna di 30 linee (giustificazione: mm 200x128). Richiami lungo il margine inferiore interno; notabilia della stesso scriba lungo il margine esterno. Rigatura in inchiostro grigio.Titoli, rubriche ed iniziali degli interlocutori in rosa. Alla c. 1r testo inquadrato da una splendida bordura con bianchi girar su fondo blu, verde e rosso e ornata da putti, pavoni e conigli, e iniziale C in oro su 7 linee, lungo il margine inferiore scudo lascia-

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1. Vangeli in greco

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2. Vangeli in greco

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4. Breviario di Armagnac

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7. Cicero, Marcus Tullius

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9. Johannes Evangelista

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11. Apuleius Madaurensis, Lucius

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12. Bessarion, Johannes

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15.Vegetius Renatus, Publius

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to bianco. Dieci grandi capilettera in oro su fondo a bianchi girar nel testo. Legatura novecentesca di Katharine Adams in marocchino blu, con titolo in oro sul piatto anteriore e sul dorso. Codice in ottimo stato di conservazione, alcune macchie e segni dusura alle cc. 1, 29 e 87-91.Allultima carta nota di possesso manoscritta seicentesca Petri de Rubeis Med. Doctoris. Ex-libris W.A. Foyle e John Hornby, al contropiatto anteriore. Charles Harry St. John Hornby fiss al foglio di guardia un frammento manoscritto, proveniente da un codice di Cicerone datato 1453 e sottoscritto dallo scriba fiorentino Giovanni del Ciriago, acquistato da Sir Sydney Cockerell che, dal momento che il manoscritto era gi assai danneggiato, ne distribu le carte ai suoi amici. Il codice venne acquistato nel 1946 da Major J.R. Abbey come testimonia la nota di possesso al foglio di guardia finale, che lo vendette lanno seguente. c.1r, rubrica: Marci Tullii Ciceronis quaestionum tusculanarum liber primus incipit feliciter praefatio: Cum defensionum laboribus senatoriisque muneribus aut omnino aut magna ex parte essem aliquando liberatus retuli me brute te hortante maxime ad ea studia quae retenta animo remissa temporibus longo intervallo intermissa revocavi. Libro I c. 2v, incipit: Praefatio explicit. Narrationis exordium incipit feliciter lege A.Malum mihi videtur esse mors []. c. 23r, explicit: Cras autem et quot dies erimus in tusculano agamus haec et ea potissimum quae Levationem habent aegritudinum cupiditatum cum omni philosophia est fructus uberrimus. Libro II c. 23r, rubrica: Marci Tullii Ciceronis quaestionum tusculanarum liber secundus incipit feliciter praefatio. Incipit: Neoptolemus quidem apud Ennium philosophari sibi aut necesse esse: Sed paucis Nam omnino haud placere. c. 36r, explicit: Alta prorsus et illud quidem ante meridiem hoc eodem temporem sic faciemus tuisque optimis studiis obsequamur. Libro III c. 23r, rubrica: Marci Tullii Ciceronis quaestionum tusculanarum liber tertius incipit feliciter praefatio. Incipit: Quidnam causae esse Brute putem cur cum constemus ex animo et corpore corporis curandi tuendique causa quaesita sit ars []. c. 53r, explicit: Caetera quotienscumque voletis et hoc loco et aliis parata vobis erunt. Libro IV c. 53r, rubrica: Marci Tullii Ciceronis Quaestionum Tusculanarum Liber Quartus incipit feliciter Praefatio. Incipit: Cum multis locis nostrorum hominum ingenia virtutesque Brute soleo mirari []. c. 69r, explicit: si boni et beati volumus esse omnia adiumenta et auxilia petamus bene beateque vivendi. Libro V c. 69r, rubrica: Marci Tullii Ciceronis Quaestionum Tusculanarum Liber Quintus incipit feliciter praefatio. Incipit: Quintus hic dies Brute finem faciet tusculanarum disputationum quo die est a nobis ea de re quam tu ex omnibus maxime probas disputatum. c. 91r, explicit: Nostris quidem acerbissimis doloribus variisque et undique circunfusis molestiis alia nulla potuit inveniri levatio.

Splendido manoscritto contenente una delle maggiori opere filosofiche di Cicerone, le Tusculanae disputationes, scritte sotto forma di dialogo tra lautore ed un anonimo interlocutore e divise in cinque libri nei quali vengono trattati i temi della morte, del dolore, della tristezza, dei turbamenti dellanimo e delle virt come garanzia della felicit. Il codice stato confezionato a Napoli, probabilmente per qualche membro della corte aragonese, poich sia lo scriba che il miniatore, identificati dal professor Albinia de la Mare rispettivamente in Pietro Ursuleo da Capua e Matteo Felice, lavorarono per illustri esponenti di questa corte. Il primo lavoro documentato prodotto dalla collaborazione tra Pietro Ursuleo da Capua e Matteo Felice il Boezio (Vat. Pal. lat. 1740) eseguito nel 1467 per Agnolo Manetti (cfr. T. De Marinis, La Biblioteca napoletana dei re dAragona, I, pp. 157-58, tav. 34). Il codice ciceroniano qui

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descritto probabilmente uno dei primi lavori del noto miniatore alla corte aragonese di Napoli, presso la quale lavor fino al 1493. Il repertorio di elementi decorativi (putti, pavoni e conigli) qui utilizzato ricorre anche nei tre volumi delle opere di Seneca (Vienna, NB, cod. 69; Modena, Bibl. Estense, ms. H.5.1; Parigi, BnF, ms. lat. 17842), prodotti anchessi per la corte napoletana. Nel Seneca come in questo Cicerone, lopera di Matteo Felice completa il lavoro di Pietro Ursuleo, che svolse la sua attivit di scriba principalmente alla corte reale a partire dal 1448, fino al suo trasferimento a Roma alla fine degli anni 60 del Quattrocento, dove venne eletto vescovo di Satriano e nel 1483, anno della sua morte, arcivescovo di Santa Severina. Sebbene in maniera assai riluttante, come testimoniano i suoi colophon, continu anche a Roma la sua attivit di copista, lavorando per papa Sisto IV (cfr. A. Derolez, Codicologie des manuscrits en criture humanistique sur parchemin, in Bibliologia (1984), n. 358).

8The First Book Printed in Italian? (T.E. Marston). One of the two first books in vernacular printed in Rome probably by Ulrich Han. First edition of the Legenda maior which includes the famous Saint Francis, Fioretti. Only three copies known in public libraries (one of wich in Usa, Beinecke Library) of this rare edition, never appereared in the market in the last 150 years.

Bonaventura da Bagnoregio, santo (1221-1274). [Legenda maior S. Francisci. (Incipit:) Incomenza la vita et miraculi de San francesco et de Sancta clara]. [Roma, stampatore dellApocalisse (Ulrich Han?), 1467-1468].In-4 (mm 195x140). Segnatura: [quaderni di 8 carte ciascuno, le prime 4 carte segnate, rispettivamente: a-d, e-h, i-m, n-q e r-u, le ultime 4 carte di ogni quaderno prive di segnatura, i quaderni che seguono recano invece la segnatura tradizionale: a-f8, g6]. 94 carte non numerate. Carattere romano.Alla prima carta lincipit su 8 linee stampato in rosso. Iniziali manoscritte in rosso nel testo. Legatura settecentesca in mezza pelle con carta decorata a pettine ai piatti, tagli spruzzati di rosso, custodia in marocchino. Esemplare in buono stato di conservazione, restauro a porzione del margine bianco inferiore e di quello esterno con ricostruzione parziale del testo alla prima carta (stessa integrazione alle carte 1-72); antichi restauri ai margini esterni bianchi delle carte 72-94. Ricostruzione parziale delle carte e4 recto e verso; le carte e6, e7, f1 in facsimile. Ex-libris nobiliare al foglio di guardia anteriore; alcune note manoscritte coeve nel testo.

Rarissima edizione del primo, o secondo, libro stampato in italiano e del primo libro a contenere le segnature dei quaderni. Secondo Marston la Legenda maior potrebbe essere stata stampata prima del noto volgarizzamento di Federico da Venezia dellApocalisse (Goff J, 225), anchessa impressa probabilmente da Ulrich Han durante gli anni 60 del secolo XV. A general comparison of the type with the Apocalisse, the Cicero De oratore (signed and dated by Han, printed at Rome, finished 5 December 1468), and the Aurelius Victor De viris illustribus (Goff A-1383) the first book signed by Sixtus Reissinger, printed about 1470 reveals that the Bonaventura, the Apocalisse, and the Cicero are closely related []. Closely examination reveals that they all came from the same matrices [].The probable sequence of books from the press of Ulrich Han would seem to be: first, the Meditationes of Turrecremata, with the date 31 December 1467

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(an apparent commercial success, this was reprinted by Han in 1473 and again in 1478); second, the Bonaventura; third the Apocalisse; fourth the Cicero (dated 5 December 1468) (Marston, pp. 182-84).H 7332; R 525; GW 10296; IGI 4053, 4054; Goff Suppl. B, 889a; T. E. Marston, The First Book Printed in Italian?, in The Yale University Library Gazette, vol. 45, n. 4 (April 1971), pp. 180-84.

9First separated edition of the Apocalypse, one of the first two books printed in Italian (see n. 8); no other incunable editions are known of this work infact the second was printed in Venice in 151516 by Alessandro Paganino. Giacomo Manzoni - Leo S. Olschki - Giuseppe Martini copy.

Johannes Evangelista (sec. I d. C.). Apocalisse [con le glosse di Nicol da Lira, volgarizzamento di maestro Federico da Venezia]. [Roma, Ulrich Han e Sixtus Riessinger, 1467-1468].In-folio (mm 286x190). Segnatura: [a-o10; p8; q-r10; s8]. 175 carte non numerate di 176, manca lultima bianca.Testo su 37 linee con segnature e richiami. Carattere romano 89R. Alla prima carta lincipit su due linee stampato in rosso. Cinque diversi tipi di filigrane: tre colline sormontate da una croce (Briquet, 11709, Pisa 1466); le forbici (Briquet, 3685; Firenze 1450-60, Napoli 1467, Lucca 1465, Roma 1472); cappello di cardinale (Briquet, 3387; Firenze 1465; Siena 1465-69, Firenze 1469-75);le bilance (manca al Briquet);croce greca in un cerchio (Briquet, 5575; Roma 1456 e 1463-65; Napoli 1457-68; Fabriano 1465; Napoli 1458 e 1464). Alla c. 1r, grande iniziale Q su 12 linee con corpo della lettera in inchiostro rosso, decorata allinterno e lungo i bordi da grafismi a penna marroni; segni di paragrafo in rosso, alcuni dei quali ornati da estensioni floreali; alcune parti del testo evidenziate in giallo. Legatura cinquecentesca in pelle su assicelle di legno con bordure a secco e ovale con monogramma IHS (rembotage), si conserva loriginale legatura ottocentesca in mezza pergamena e cartone. Esemplare in buono stato di conservazione, ad ampi margini, le carte 10, 169 e 175 provenienti da un altro esemplare. Provenienza: al margine inferiore della prima carta iscrizione di mano della fine del XV secolo:Quisto libro e dello loco de sancta nicola de Sulmona; altre due note manoscritte del secolo XVII:Ad usum simplicem Fratris Josephi a Canistro, e Pertinet ad Conventum S. Francisci prope Balsoranum; dalla biblioteca del Conte Giacomo Manzoni (Cat. di vendita, II, Citt di Castello, 1893, n. 3799); acquistato da Leo S. Olschki (Monumenta typographica, Cat. LIII 1903) e da questi venduto al collezionista inglese George Dunn di Woolley Hall (Cat. di vendita, Parte II, London, Sothebys, 2-6 febbraio 1914, no 742); dopo apparve allasta del 12-13 Aprile 1915 dellAnderson Galleries, New York (lotto 258), dove fu acquistato dal Reverendo William A. Quayle, vescovo metodista di St. Louis (Missouri), e da lui acquistato da Giuseppe Martini.

Prima edizione separata dellApocalisse, la prima in lingua italiana, posteriore solo a quella in latino e a quella in tedesco. Si tratta inoltre di una delle primissime produzioni tipografiche di Roma e probabilmente del primo o del secondo libro stampato in italiano prima o dopo la Legenda maior (vedi scheda n. 8 del presente catalogo). Di questopera non si conoscono altre edizioni incunabole; la seconda apparentemente quella illustrata del 1515-16, stampata a Venezia da Alessandro Paganino. Da un manoscritto della Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze apprendiamo che

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questa traduzione fu fatta da un certo Maistro Federigo da Venexia del ordine de i frati predicatori nellanno 1394 (si veda J. Quetif, Scriptores ordinis praedicatorum, Parigi 1719-21, vol. I, p. 706). Tuttavia il testo della prima edizione ha perduto le forme del dialetto veneto per assumere invece quelle del vernacolo romano; il che probabilmente dovuto allessere stato pubblicato da un manoscritto con patina linguistica dellItalia centrale. Nonostante vada esclusa lipotesi che il libro fosse stato impresso a Napoli per evidenti incongruenze nella misura dei caratteri e per una tipologia diversa di maiuscole e minuscole rispetto a quelli utilizzati in area partenopea, si pu tuttavia ipotizzare che questa edizione vide la luce a Roma quando Han e Riessinger erano ancora in societ, e che questultimo, al momento del suo trasferimento a Napoli, port con s una parte delle copie rimaste invendute, delle quali alcune sono giunte sino a noi con una fuorviante provenienza napoletana.Hain 9383 = 9384; Copinger 3715; Reichling I, 157; BMC IV, 143; Goff J, 225; Fava-Bresciano, La stampa a Napoli nel sec. XV, n. 205; Catalogue des livres composant la Bibliotheque de feu m. Le comte Jacques Manzoni. Premiere partie, Citt di Castello 1892, n. 3799 (questesemplare); L.S. Olschki, Monumenta Typographica, Cat. 53, Firenze 1903, n. 355 (questesemplare).

10Wonderful illuminated copy, from the Doheny collection, of the second edition of St. Augustines The City of God. One of the earliest books printed in Rome by the first printers in Italy, Conrad Sweynheym and Arnold Pannartz.

Augustinus, Aurelius santo (354-430). De civitate Dei. Roma, Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, 1468.In-folio (mm 390x267). Segnatura: [1-28; 3-1410; 1512; 16-2610; 27-288]; 273 di 274 carte non numerate (manca lultima carta bianca, ma presenti le bianche 1, 16 e 273).Testo su 46 linee, carattere 115R. Alla prima carta di testo due grandi iniziali miniate incluse in una bella cornice a quattro montanti, bordata doro e a fondo policromo, con bianchi girar e miniata in verde, blu, rosso e oro. Nel montante inferiore due uccelli ai lati di un medaglione centrale lasciato privo delle armi del destinatario. Altre 21 grandi iniziali nel testo similmente miniate con estensioni. Capilettera a due linee alternativamente in rosso e blu, rubriche ugualmente in rosso e blu, titoli dei capitoli manoscritti in inchiostro rosso, lettere guida manoscritte. Legatura francese seicentesca in vitello, fregi e titolo in oro al dorso, tagli rossi; scatola in mezzo marocchino marrone. Esemplare in ottimo stato di conservazione. Note manoscritte coeve alla prima carta e al verso dellultima lannotazione lix. Ex-libris di Roderick Terry e di Estelle Doheny.

Seconda edizione del De civitate Dei di SantAgostino. La prima edizione era stata stampata dagli stessi tipografi Sweynheym e Pannartz gli allievi di Gutenberg che introdussero larte della stampa in Italia a Subiaco il 12 giugno del 1467, poco prima del loro trasferimento a Roma dove si recarono su invito di Giovanni Andrea de Bussi, segretario del cardinal Bessarione. La loro officina romana, allestita nel palazzo dei principi Massimo, produsse circa 50 edizioni, generalmente tirate in un numero di 250 copie, sempre in-folio e stampate con un nuovo carattere

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romano diverso da quello gotico usato per le impressioni di Subiaco. Sweynheym and Pannartz lavorarono insieme fino al 1473. Dopo questa data Pannartz continu a lavorare da solo, mentre Sweynheym, che probabilmente era disegnatore ed intagliatore di caratteri, lavor ai legni della Cosmographia di Tolomeo stampata a Roma nel 1478 da Arnold Buckinck.HC 2047; GW 2875; BMCIV, 5; IGI

967; Goff A, 1231; Pellechet, 1546; IDL 487.

11Bessarions copy of the first edition of Apuleius, with his arms illuminated on first leaf. One of the earliest uses of Greek type. His illuminated coat-of-arms on the first leaf of this book symbolizes the union of the two churches, a program to which his life was devoted.The Golden Ass, with its history of the heros physical transformation into a donkey, and his odyssey of spiritual development leading to revelation, redemption and rebirth into human form under the guidance of the one true god, Isis, dove-tailed into Bessarions program beautifully, as do all the other neo-platonical and hermetic texts included in this corpus.

Apuleius Madaurensis, Lucius (125-180). Opera. Roma, Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, 28 febbraio 1469.In-folio (mm 316x213). Segnatura: [*6, a-n10, o-p12, q10, r8]. 177 di 178 carte, manca lultima carta bianca. Testo su 38 linee, caratteri 115R, 115Gk.Alla prima carta iniziale miniata B in rosso, verde, blu e oro con una bordura che si estende lungo il margine interno e lungo quello superiore ornata da bianchi girar; nel margine inferiore le armi del cardinal Bessarione (uno scudo con fondo blu e due braccia che sorreggono una croce rossa - che simboleggiano lunione tra la chiesa romana e quella greca -, il tutto sormontato dal cappello cardinalizio rosso) miniate in verde, blu, rosso entro un serto dalloro. Allinizio di ogni dedica e di ogni sezione del testo capilettera miniati da un artista romano in blu, verde, rosso e oro con decorazioni a bianchi girar; iniziali su due e sette righe alternativamente rosse con filigrane blu e con filigrane rosse; segni di paragrafo e altre iniziali in rosso. Legatura ottocentesca di Charles Lewis in marocchino verde decorato in oro con le armi dorate di Beriah Botfield al centro dei piatti; decorazioni in oro al dorso, custodia in marocchino. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi macchie alle prime e alle ultime carte. Copia del Cardinal Bessarione; timbro abraso al margine esterno della prima carta; collezione di Beriah Botfield.

Straordinaria copia, appartenuta al cardinal Giovanni Bessarione, della prima edizione completa delle opere di Apuleio tradotte in latino da Pietro Balbo, splendido esempio che incarna perfettamente gli scopi del programma umanistico dellepoca. Nel testo sono presenti sporadiche sottolineature e segni marginali, che ricorrono soprattutto nelle sezioni neo-platoniche, e che potrebbero appartenere alla mano stessa del grande umanista. Leditio princeps delle opere di Apuleio fu curata dal lombardo Giovanni Andrea Bussi, vescovo dAleria - segretario, dal 1458 al 1464, del cardinale Niccol da Cusa - che nella sua dedica a Paolo II elogia il cardinale niceno e il suo apporto nella riscoperta dei testi filosofici greci. Con questa iniziativa editoriale Bussi, fresco della lettura dellIn calumniatorem Platonis di Bessarione - che uscir infatti di l a poco dalla stessa stamperia nella versione latina in una tiratura di 300 esemplari - propone al pubblico roma-

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no un corpus del Platonismo latino comprendente non solo Apuleio, col suo romanzo iniziatico e le sue operette filosofiche, ma anche lAsclepius di Ermete Trismegisto e lEpitome di Albino nella traduzione di quel Pietro Balbi che per Cusano aveva curato versioni da Proclo. Il testo, oltre che un documento degli interessi filosofici di Bussi, unaltra testimonianza dellamicizia e della fratellanza spirituale posta sotto il segno dellinteresse per Platone che aveva unito Bessarione e il defunto Cardinale tedesco (Bessarione e lUmanesimo. Catalogo della mostra, a cura di G. Fiaccadori, Napoli 1994, p. 496).HC 13114; GW 2301; BMC IV, 6; Goff A, 934; IGI 769; Pellechet 923; L. Labowsky, Bessarions Library and the Biblioteca Marciana, 1979, pp. 481-82.

12First edition of Bessarions major work and the only incunable one, in a beautiful contemporary North-European binding. This work, written by the Costantinopolitan Cardinal in response to George of Trebizonds Comparatio philosophorum Aristotelis et Platonis, represents the first attempt to use the art of printing in order to support a specific ideological program.Wonderful unsofisticated copy printed on thick paper with six large illuminated white-vine initials filled with blue, green and mauve.

Bessarion, Johannes (1408 ca.-1472). Adversus Platonis calumniatorem. Roma, Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, [prima del 28 agosto 1469].In-folio (mm 332x230). Collazione: [18, 26, 3-1710, 1812, 19-2010, 2112, 2210, 23-248]. 234 carte non numerate, di cui la prima e le ultime due bianche.Testo su 38 linee. Carattere 2:115R e 3:116Gk. Sei grandi iniziali miniate in rosso, verde e rosa e decorate da bianchi girari: la prima iniziale con una bordura che si estende lungo il margine interno decorata da grafismi a penna terminanti con foglie colorate e bottoni doro. Legatura coeva, forse austriaca, in pelle di scrofa su assi di legno decorata a secco da una cornice a cinque filetti concentrici ornata, allinterno, da ferri fitomorfi, uccelli e il monogramma IHS entro una cornice a forma di sole; tracce di fermagli, sguardie in pergamena. Esemplare in ottimo stato di conservazione, lievi gore lungo il margine superiore di alcune carte; legatura rinforzata.

Prima edizione dellAdversus Calumniatorem Platonis, stampato in 300 copie, e unica edizione incunabola della principale opera filosofica del Bessarione. Redatta dapprima in greco e in tre libri intorno al 1459, in opposizione alla Comparatio philosophorum Aristotelis et Platonis scritta dal Trapezunzio, lopera venne tradotta in latino e accresciuta di un nuovo libro inserito tra il secondo e il terzo e venne completata con laggiunta della Correctio interpretationis librorum Platonis de Legibus a Trapezuntio compositae (V libro) e col De natura et arte adversus eundem Trapezuntium (VI libro). Secondo Monfasani la versione definitiva del In Calumniatorem sarebbe stata compiuta verso il 1467-68; tuttavia Bessarione per motivi di indole stilistica ne avrebbe deciso la revisione, affidata a Niccol Perotti, che lavrebbe condotta a termine verso la fine del 1468 o gli inizi del 1469 (Bessarione e lUmanesimo. Catalogo della mostra, a cura di G. Fiaccadori, Napoli 1994, p. 497). Il termine ante quem del 28 agosto 1469 suffragato da una lettera cos datata di Giorgio

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da Trebisonda in cui il volume a stampa viene citato; mentre il termine post quem rimane la famosa prefazione di Giovanni Andrea Bussi allApuleio, stampato il 28 febbraio 1469, dove il vescovo dAleria fa esplicito riferimento allimminente stampa dellopera di Bessarione. Con la pubblicazione di questo libro larte della stampa si pone per la prima volta al servizio di un preciso programma ideologico; grazie al successo e alla diffusione di questopera il Bessarione fu in grado di riaffermare il suo prestigio messo in dubbio dopo lattacco violento e la controversia di anni avuta con Giorgio di Trebisonda, sostenitore delle teorie aristoteliche.HC 3004*; GW 4183; BMC IV, 7; Goff B, 518; IGI 1621; Olschki, Monumenta Typographica, Cat. LVII (1904), n. 41; M. D. Feld, Sweynheym and Pannartz, Cardinal Bessarion, Neoplatonism [], in Harvard Library Bulletin, vol. XXX, n. 3 (July 1982), pp. 282-335; Id., A Theory of the Early Italian Printing Form. Part I: Variants of Humanism, ibidem, vol. XXXIII, n. 4 (Fall 1985), pp. 341-77; Id., Part II: The political economy of patronage. Ibidem, vol. XXXIV, n. 3 (Summer 1986), pp. 294-332.

13First edition of this work and first book produced by the first Italian printer, Filippo de Lignamine, that was used as a role model by Sweynheym and Pannartz for their edition of the Sermones et Epistolae. One of the glories of Italian incunable printing. Leo I, papa (dal 440 al 461). Sermones et Epistolae. [Roma, Filippo de Lignamine, prima del 21 settembre 1470].In-folio (mm 313x205). Segnatura: [*4, a-h10, i8, k-o10, p8, q10]. 159 carte non numerate di 160, di cui la prima bianca, manca lultima carta bianca.Testo su 35 linee. Carattere 125R. Nel testo, rispettivamente alle cc. g3r, m7r, n5v, tre grandi capilettera miniati in blu, rosa, verde, giallo e bianco su fondo a foglia doro arricchiti da decorazioni a motivi floreali nel corpo della lettera e lungo i margini, con grafismi a penna e bottoni doro; iniziali dipinte alternativamente in rosso e in blu nel testo. Legatura in pergamena moderna, titolo manoscritto al dorso e sul taglio piede. Esemplare in buono stato di conservazione; un restauro al margine esterno della prima carta tocca lievemente il testo; lievi gore e fioriture. Qualche nota manoscritta di mano coeva sui margini.

Prima edizione di questopera, probabilmente il primo libro uscito dai torchi del primo tipografo italiano, considerato una delle glorie dellarte della stampa incunabola. Il de Lignamine introdusse, nel Leone Magno a set of small capitals in the same style as the original capitals, the face being of the same height as the ordinary lower case, but the body ranging with the rest of the type.These capitals are kept separate from the rest and used massed for headings only in the Leo (BMC IV, 28). La scoperta da parte di Piero Scapecchi dellesemplare marucelliano della presente edizione, utilizzato dai tipografi Sweynheym e Pannartz come base per la loro stampa dei Sermones del 21 settembre 1470, stabilisce il termine ante quem del Leo I del de Lignamine. Considerando inoltre che il volume conservato nella biblioteca Marucelliana svela anche che i due tipografi tedeschi avevano effettuato una secunda recognitio, ragionevole supporre che il primo libro uscito dai torchi del tipografo messinese sia questo e non il Quintiliano, convenzionalmente datato 3 agosto 1470 (si veda P. Scapecchi, An example of Printers Copy Used in Rome, The Library, 6th ser., 12 (1990), pp. 50-52).HC* 10010; BMCIV, 29; Goff

L, 131; IGI 5723; Marucelliana 4, 5.21

14Perfectly preserved copy of this second edition curated by Giovanni Andrea Bussi and dedicated to pope Paul II, printed by first Italian typographers Sweynheym and Pannartz and considered one of the most beautiful books published in Rome.

Leo I, papa (dal 440 al 461). Sermones et Epistolae. Roma, Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, 1470.In-folio (mm 315x220). Segnatura: [a-l10, m-o8]. 133 di 134 carte non numerate, manca la prima bianca. Testo su 39 linee. Carattere 115R. Iniziali dipinte alternativamente in rosso e blu nel testo. Legatura moderna in pelle nocciola decorata a secco; al centro del piatto anteriore lo stemma del cardinal Corsini impresso a secco; titolo al dorso, tagli gialli. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi gore e bruniture alle prime e alle ultime carte; iniziali in blu un po sbiadite. Qualche nota manoscritta di mano coeva lungo i margini; alla prima carta timbro della Bibliotheca Corsiniana nuova.

Seconda edizione dei Sermones et Epistolae e uno dei pi bei libri impressi a Roma dai prototipografi Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz. Il testo curato da Giovanni Andrea Bussi, vescovo di Aleria e dedicato, nellepistola prefatoria, a papa Paolo II. Lopera di papa Leone Magno offre uno spaccato della storia imperiale ed ecclesiastica del V secolo, da cui emergono i fatti principali che hanno caratterizzato la vita politica e religiosa del tempo. Gli interventi leoniani, sempre motivati da situazioni concrete e contingenti, richiamano le coordinate strutturali, filosofiche e culturali decisive per il progresso del pensiero umano e per lapprofondimento della dottrina teologica della patristica cristiana.HC* 10011; BMCIV, 11; Goff

L, 129; IGI 5722.

15An unknown witness of Vegetius Mulomedicina, written by Ippolito de Luna who was the scribe of Ferrante dAragona, king of Naples and for who he prepared a luxury copy of the same text. An unsofisticated manuscript bounds by Masone di Maio and illuminated with the gilt armorial coat of the Ferrillo family linked to the Aragonese court. The most influencial veterinary classic text written by Vegetius, the author of De re militari.

Vegetius Renatus, Publius (fl. 383-450). [Mulomedicina. De curibus boum epithoma]. Manoscritto miniato su carta, [Napoli, ca. 1470-1493].Manoscritto su carta di mm 285x190. 114 carte numerate, manca la carta 58. Scrittura corsiva umanistica. Al margine inferiore della prima carta le armi miniate della famiglia Ferrillo di Napoli. Legatura napoletana coeva decorata da ferri dorati; al piatto anteriore il nome dellautore impresso in oro, eseguita probabilmente dallatlier di Masone di Maio, di

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cui possono essere identificati due ferri gi precedentemente utilizzati e a lui attribuiti. Le lettere usate per comporre il nome di Vegezio al piatto anteriore sono infatti molto simili a quelle utilizzate per la legatura del Santa Brigida, Parigi BnF, ms. lat. 3325 (si veda T. De Marinis, La Biblioteca napoletana dei re dAragona, suppl. II, tav. 20). Manoscritto in buono stato di conservazione, alcune mancanze al dorso della legatura e agli angoli dei piatti. Provenienza: Ippolito de Luna, copista del re di Napoli Ferrante dAragona (1458-1494); famiglia Ferrillo, forse Matteo Ferrillo (m. 1499), conte di Muro Lucano, cavaliere e feudatario di re Ferrante; Mingoval, scudiero del re, inizio secolo XVI, nota manoscritta alla prima carta di testo: Lo echuyer maior se chiama mingoval; indice manoscritto redatto da una mano cinquecentesca alla fine del volume. c. 1r, rubrica: Incipit liber primus quibus signis []. Incipit: Continuo enim animal quod valitudo tentaverit moestius ingreditur []. c. 114v, colophon: Hoc Vegetii Libellos Hippolytus Lunensis mendosissimo exemplari qua potuit diligentia transcripsit.

Raro codice non censito allinterno della tradizione testuale della Mulomedicina, che tramanda i testi della Mulomedicina e del De boum (questultimo comprende i Digesta artis mulomedicinalis e il De curis boum epitoma). Il trattato di ippiatria redatto da Vegezio nel V secolo considerato uno dei testi pi importanti della medicina veterinaria classica. Lopera venne ampiamente compendiata e diffusa nel secolo XV inserendosi nella tradizione spagnola soprattutto grazie a Lo libre de Menescalia (1443-1450) di Manuel Daz de Calatayud, maggiordomo del re Alfonso V il Magnanimo. Il presente codice venne probabilmente commissionato da Ferrante dAragona, re di Napoli, al suo copista, lerudito Ippolito de Luna al servizio della corte partenopea dal 1472. De Marinis censisce venti codici scritti dal Luna o esemplati con la sua partecipazione, quasi tutti conservati nelle maggiori biblioteche mondiali. Lo stesso Ippolito inoltre esegu anche una copia di lusso su pergamena della Mulomedicina, che potrebbe essere stata quella destinata al re (cfr. De Marinis, La Biblioteca napoletana dei re dAragona, II, p. 92), mentre la presente, pi modesta e su carta, potrebbe essere stata quella destinata al cavaliere del re, Matteo Ferillo. Stando allo stemma codicum tracciato da Vincenzo Ortoleva il codice copiato e annotato da Ippolito de Luna potrebbe essere una dei primi esemplati in epoca moderna e con criteri testuali di stampo umanistico, di importanza dunque fondamentale per capire sia i metodi di lavoro dei copisti reali sia levoluzione e la ricezione del testo di Vegezio. Il codice tramanda varianti di importanza considerevole, che testimoniano uno stato della tradizione anteriore alledizione definitiva poich ai margini si trovano postille e lezioni, che correggono alcune corruttele in esso presenti, come testimoniato dalla sottoscrizione del copista al colophon. Le varianti, redatte dalla stessa mano che copia il manoscritto in inchiostro rosso lungo i margini, sono spesso prudentemente accompagnate da un opinor o da un credo, col quale vengono introdotte le lezioni differenti di alcune parole considerate corrotte o vengono avanzate nuove ipotesi di lettura o, ancora, proposti parallelismi con altri autori.V. Ortoleva, La tradizione manoscritta della Mulomedicina di Publio Vegezio Renato, Acireale 1996;V. Ortoleva, Postille alla tradizione manoscritta della Mulomedicina di Publio Vegezio Renato, in Sileno 24 (1998), pp. 181-205; per una bibliografa completa della Mulomedicina si veda inoltre quella curata da V. Ortoleva allindirizzo: www.webalice.it/ortoleva. Per la legatura si veda T. de Marinis, La legatura artistica in Italia, I, tav. XXXVII, n. 224; per Masone di Maio si rimanda invece a A. Hobson, Humanists and Bookbinders, Cambridge 1989, pp. 110-111 (con la riproduzione di una legatura simile alla nostra) e pp. 258-59 con un census delle legature attribuite a questo artigiano.

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16Precious illuminated manuscript on vellum in cursive humanistic bookhand containing Juvenals main work. On first page an opening capital S in gold with beautiful illuminated extensive panel border decorated with white vines on green, blue and pink, from 3 to 4-lines 15 initials illuminated throughout the text.The codex shows marginal notes, written with philological criterion, by a 16th century reader. Iuvenalis, Decimus Iunius (55-135 ca.). [Satirae]. Manoscritto su pergamena, [Napoli o Firenze?, 1470-1480].Manoscritto miniato su pergamena di mm 207x130. 81 carte. COMPLETO. Richiami alla fine di ogni quaderno. Scrittura corsiva umanistica su una colonna di 24 linee.Al recto della prima carta grande iniziale S con corpo della lettera in oro e decorazioni a bianchi girar su fondo verde, blu e rosa che si estendono lungo il margine interno e quello superiore con estensioni a penna e bottoni doro; lungo il margine inferiore una analoga bordura che contiene, al centro, uno scudo le cui armi sono state abrase; nel testo 11 iniziali miniate su tre linee (alle cc. 4v, 8r, 14v, 18r, 40v, 46v, 57r, 61v, 69v, 76v, 80r) e 4 iniziali miniate in oro su 4 linee (cc. 21v, 35v, 49v, 64r). Esemplare in buono stato di conservazione. Legatura moderna in marocchino blu. Postille di mano coeva nel testo. c. 1r, incipit: Iunii Iuvenalis Satyrarum liber primus incipit feliciter Semper ego auditor []. c. 81r, explicit: Ut leti faleris omnes & torquibus omnes finis Omnis laus in fine canitur Deo gratias.

Prezioso ed elegante manoscritto umanistico contenente il testo completo delle Satire di Giovenale, uno dei testi pi commentati, copiati e pubblicati di tutta la letteratura latina. Il nostro codice contiene postille e correzioni condotte secondo criteri filologici, da una mano dellinizio del secolo XVI. Le miniature sono state eseguite in uno stile molto vicino a quello dei maestri fiorentini della met del secolo XV e di quelli napoletani del periodo catalano. Per le somiglianze con le decorazioni di area fiorentina si rimanda al manoscritto Philips 8533 contenente lopera di Frontino, venduto a Londra nel 1969 (Bibliotheca Philippica, Catalogue of Manuscripts on papyrus, vellum and paper of the 13th century B.C. to the 18th century A.D., London 1969), mentre per la scuola napoletana si veda il Pontano ms. Abbey 4220 descritto da De Marinis (Biblioteca napoletana, IV, tavv. 305A, 305B).

17A very scarce third edition of Ciceros Orationes, the only book subscribed by Adam de Ambergau for which he used a new set of types no more utilized. From the Pandolfo Ricasolis Library.

Cicero, Marcus Tullius (100-43 a.C.). Orationes. Venezia, Adam de Ambergau, 1472.In-folio (mm 314x211). Segnatura: [a12, b-f10, g-m10, n-v10, x-z10, A-C10, D-E8, F-G10]. 298 carte non numerate, la prima e lultima bianche. Carattere 116R. Legatura settecentesca in pelle marrone, titolo in oro al dorso. Esemplare in buono

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stato di conservazione; una gora al margine superiore delle prime carte, qualche fioritura, dorso rifatto. Alla prima carta timbro di Pandolfo Ricasoli; nota di possesso al foglio di guardia anteriore della famiglia Coleridge, datata gennaio 1838.

Terza rara edizione delle Orationes ciceroniane, impresse per la prima volta a Roma nel 1471. Unico libro sottoscritto dallo stampatore Adam de Ambergau in maniera esplicita e per il quale questo tipografo utilizz, per la prima ed ultima volta, un nuovo set di caratteri. Il presente incunabolo proviene dalla biblioteca di Pandolfo Ricasoli (1581-1675) religioso processato per condotta immorale ed eresia dal tribunale dellInquisizione di Firenze nel 1641 e messo in carcere, dove mor nel 1657. La sua biblioteca, della quale ci sono pervenuti quaranta volumi oggi conservati nelle biblioteche toscane, pass dopo la sua morte al convento delle Carmelitane Scalze di San Paolino a Firenze, che aveva denunciato la condotta immorale del canonico Ricasoli. Non si conoscono altri incunaboli facenti parte di questa biblioteca (si veda M. C. Flori, Eresia e scandalo nel 600: la biblioteca di Pandolfo Ricasoli, in Rinascimento 44 (2004), pp. 379-408).HC* 5123; GW 6766; BMC V, 189; Goff C, 543; IGI 2925.

18Syston Parks copy of the First editions of two humanistic commentaries to Juvenal, the first one by Calderini, dedicated to Giuliano de Medici, printed with the text of Satyrae; the second by Merula it was offered to Federico da Montefeltro.

Iuvenalis, Decimus Iunius (55-135 ca.). Satyrae.Venezia, Jacopo de Rubeis, 24 aprile 1475. (Legato con:) Merula, Giorgio (ca. 1430-1494). Enarrationes Saturarum Juvenalis. Treviso, Bartolomeo Confalonieri, 1478.Due opere in un volume in-folio (mm 268x188). I. Segnatura: [a-b10, c-i8, k-l10]. 95 di 96 carte non numerate, manca la carta bianca iniziale. Testo su 41 linee circondato dal commento. Caratteri 113 (110)R per la prefazione, il testo e la Defensio; caratteri 80R per il commento e 110Gk e 80Gk per le parole greche del commento e della Defensio. II. Segnatura:A4, a-h8, I8, k-o8, p6. 121 di 122 carte non numerate (di cui la prima bianca), manca lultima bianca. Legatura inglese del secolo XIX in marocchino verde firmata da Storr; raffinata decorazione in oro ai piatti e al dorso, con titolo in oro, dentelles interne, tagli dorati; custodia in tela beige, con titolo in oro su tassello al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione, le prime carte, accuratamente lavate nel secolo XIX, recano alcune tracce di ossidazione; una macchia sulle carte dellultimo quaderno. Ex-libris di Syston Park al contropiatto anteriore e di John Hayford Thorold a quello posteriore; esemplare proveniente dalla Wardington library.

Prima edizione delle Satire di Giovenale accompagnate dal commento del celebre umanista veronese Domizio Calderini, gi pubblicate in minima forma a Roma e Venezia tra il 1469 e il 1470. Il commento e la curatela del Calderini (1446-1478), che si conclude con una critica a Niccol Perotti e al suo lavoro su Marziale e Giovenale, furono dedicati a Giuliano de Medici, come testi-

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monia il manoscritto di presentazione di mano di Bartolomeo di San Vito, oggi conservato alla biblioteca Laurenziana (ms. plut. 53,2). Dal 1486 fino a tutto il XVI secolo il contributo filologico dellumanista veronese verr stampato congiuntamente a quello del Valla. Il volume comprende anche ledizione originale dellaccurato commento, privo del testo delle Satire, del filologo ed umanista piemontese Giorgio Merula, dedicato al Duca dUrbino Federico da Montefeltro. Le due opere non solo sono un esempio del lavoro degli umanisti sui testi classici, ma testimoniano anche lattualit e la fortuna di Giovenale nel Quattrocento.I: HC*

9688; BMC V, 214; Goff J, 642; IGI 5575. II: HC* 11091; BMC

VI, 893; Goff

M, 502; IGI 6378.

19First French edition of Valerius Maximus printed by the first native Parisian press,at the sign of the Green Bellows(Sub Signo Follis Viridis), active from 1474 through 1484, of which 51 editions, the majority being Latin classics and humanistic texts, are known, all now very rare.

Valerius Maximus, Gaius (I sec. d.C.). [Facta et dicta memorabilia]. Titius Probus, Caius (sec.V ?). [De praenomine epitome. De dignitatibus, magistratibus et officiis Romanorum compendium]. Paris, [Au Soufflet Vert (Louis Symonel et Socii)], 1475.In-folio (287x203 mm). Segnatura: [a-g10, h8, i-z10; A-B10, C8, D8]. 264 carte non numerate. Testo su una colonna su 24 linee, per il testo, su 32 linee per gli indici; carattere 107Gk. Iniziali lombarde dipinte in rosso e blu nel testo (il blu un po sbiadito); rubricazione dei paragrafi in rosso, maiuscole segnate in inchiostro giallo. Segnature e rinvii manoscritti ai margini superiori delle carte dellintero volume. Legatura del secolo XVIII in marocchino rosso, piatti decorati da una cornice dorata a tre filetti, titolo e decorazioni in oro al dorso, dentelles interne, tagli dorati. Esemplare in ottimo stato di conservazione, qualche piccolo foro di tarlo alle prime 35 e alle ultime 20 carte. Qualche nota manoscritta di mano coeva nel testo; due ex-libris al contropiatto anteriore. Provenienza: J. Gilchrist Clark, Speddock (nota manoscritta dellinizio del secolo XIX al primo foglio di guardia); esemplare Ned J. Nakles (catalogo dellasta Christies New York, 17 aprile 2000, lotto 162).

Prima edizione francese dellopera di Valerio Massimo, la pi celebre raccolta classica di aneddoti e massime. La presente edizione, la sesta o la settima delle 30 incunabole conosciute, si basa su quella impressa da Schoeffer nel 1471, a cui viene aggiunta la tabula dei nomi propri, lautore della quale si identifica nel colophon della stessa come originario di Bourges, Bituris genitus. Claudin lo ha identificato nello stampatore Louis Symonel, che esplicita il suo nome accompagnandolo con il toponimo archiepiscopatu Bituricensis nel colophon del Vocabolarius juris utriusque del 1476 (Copinger 6355). Alla prima tipografia originaria di Parigi, Au Soufflet Vert, attiva dal 1474 al 1484, sono state finora attribuite 51 edizioni, la maggior parte delle quali prive di sottoscrizione. La tipografia si stabil in rue Saint-Jacques, nella stessa via di quella di Caesaris e Stol, e modell i propri caratteri ispirandosi a quelli dei suoi vicini. I nomi dei collaboratori e degli operai della tipografia Louis Symonel, Richard Blandin, Guillaume Tardif, Gaspar, Russangis, Jean Symon e

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altri compaiono nei colophon e nelle prefazioni di alcune edizioni, ma i loro ruoli e le loro identit restano sconosciuti. La stamperia era specializzata principalmente nelledizione dei classici latini e delle opere umanistiche; tutte le edizioni del Soufflet Vert sono assai rare.HC 15778; BMC VIII, 17; Goff V, 28; CIBN V, 19; A. Claudin, Histoire de limprimerie en France au Paris 1915, I, 160-61.XVe

et au

XVIe

sicle.

20Third Latin edition, in original binding, of this hagiographic text attributed to Eusebius from Cremona containing San Girolamos biography and the miracles to him nominated.

Hieronymus, santo (ca. 342-420). Vita et transitus [i.e. Eusebio da Cremona, Epistola de morte Hieronymi; Aurelius Augustinus, S. Epistola de magnificentiis Hieronymi; Cyrillus, De miraculis Hieronymi]. [Padova, stampatore del Hieronymus, Vita et transitus, 1475-80].In-4 (mm 205x145). Segnatura: a-m8, n10. 106 carte non numerate.Testo su 24 linee. Legatura originale in stile monastico in pelle su assi di legno; tracce di fermagli. Esemplare in buono stato di conservazione, ad ampi margini; macchie su alcune carte.

Terza rarissima edizione latina la princeps era stata stampata a Venezia nel 1471 - contenente il resoconto della vita di San Girolamo attribuito a Eusebio da Cremona, la descrizione dei 19 miracoli attribuiti a questo santo e alcune testimonianze dei commenti e delle impressioni che egli suscit nei suoi contemporanei. Dellenigmatico stampatore padovano non si conoscono altre testimonianze.H 6720*; Goff H, 240; GW 9448; IGI 3728.

21An attractive and unusual Psalter, in small narrow format, bound in 16th century olive morocco profusely gilt tooled to an elaborate design with leaves and volutes. A large historiated initial on page 8 (mm 38 by 40), in fine leafy design in colours and tracery on raised burnished gold ground enclosing a half-length figure of King David playing the psaltery.

[Psalterium (Salterio in latino)]. Manoscritto miniato su pergamena. [Firenze, ca. 14751500].

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Manoscritto su pergamena di mm 137x78. Fascicolazione: [i4, ii-iii10, iv8 (di 10 mancano i-ii), v10, vi9 (di 10 manca viii), vii-viii10, ix8, x-xi10, xii8, xiii10, xiv8, xv9 (di 10 manca ix), xvi10, xvii8, xviii-xx10, xxi10+1]. 193 carte non numerate (mancano due carte dopo la pagina 47 e altre due dopo le pagine 101 e 264). Scrittura gotica libraria in inchiostro marrone su una colonna di 20 linee (giustificazione: mm 109x47), rimandi verticali alla fine di ogni quaderno. Rubriche in inchiostro rosso, iniziali dei Salmi su due linee in rosso e blu con estensioni laterali in violetto o rosso. Alla pagina 8 grande iniziale istoriata (mm 38x40) in oro, rosso, blu e verde con estensioni lungo il margine interno della pagina. La miniatura raffigura re David intento a recitare i Salmi. Legatura cinquecentesca in marocchino oliva riccamente decorata in oro ai piatti e al dorso, tagli in oro zecchino. Manoscritto in buono stato di conservazione, alcune carte prive del margine inferiore, senza perdita di testo.

Bel salterio manoscritto in un inusuale piccolo formato. Il codice doveva originariamente contenere semplicemente i Salmi 1-150, senza divisione liturgica in cantiche, e doveva probabilmente essere stato esemplato per uso personale. In epoca successiva furono aggiunte allinizio del volume alcune preghiere e, alla fine, una litania. La litania sicuramente fiorentina poich vi vengono citati gli arcivescovi Zenobio e Antonino che, morto nel 1459, fu canonizzato nel 1523 terminus post quem per la datazione dellultima parte del manoscritto, in quanto lautore del Confessionale ricordato come santo. La bella iniziale miniata, di ottima qualit, sicuramente opera di una bottega fiorentina, forse di Gherardo del Fora (ca. 1444-1497) che lavor per molti grandi committenti, incluso Mattia Corvino (si veda A. Garzelli, Miniatura fiorentina del Rinascimento 1440-1525, 1985, figg. 924 e 1077).

22Precious Roman incunable, the penultimate printed by the first Italian prototypographer Arnold Pannartz whom after Sweynheyms death carried on the press activity, producing books of cultural relevance and valuable typographical quality. Well-preseved copy from the Princes Massimo Library, located in the palace where the two german printers begun their activity in Rome after their first press in Subiaco.

Thomas, Aquinas, santo (1221-1274). Quaestiones disputatae de veritate. Roma,Arnold Pannartz, 20 gennaio 1476.In-folio (mm 334x230). Segnatura: [*4, a-f10.8, g8, h10, i-q10.8, r-s8, t-v10, x-z8.10,A-N8.10, O-P8]. 344 carte non numerate.Testo su due colonne di 42 linee. Carattere 106(108)R. Legatura ottocentesca in marocchino biondo con ricca decorazione dorata ai piatti e al dorso, tagli originali con titolo manoscritto. Esemplare ad ampi margini, in ottimo stato di conservazione. Numerose postille di mano coeva nel testo. Copia appartenuta ai Principi Massimo, con i pezzi araldici (leone coronato) impressi in oro sui piatti e sul dorso della legatura.

Prezioso incunabolo, il penultimo impresso dal primo tipografo italiano in domo Petri de Maximo, in una zona intermedia tra Piazza Navona e Campo de Fiori, l dove pi tardi fu costruito Palazzo Massimo alle Colonne. Il sodalizio dei due celebri prototipografi tedeschi Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz cess nel 1473 per la morte del primo, mentre il secondo prosegu la sua attivit (impressit Rome ingeniosus vir Arnoldud Pannartz natione germanus in domo

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clari civis Petri de Max[imo]) fino al 1476, realizzando secondo le linee editoriali della precedente collaborazione ancora edizioni di notevole impegno culturale e di pregevole qualit tipografica. La raccolta di Questiones, qui in seconda edizione, che segue la princeps di Colonia dellanno precedente, comprende il De Veritate, testo fondamentale della patristica cristiana, in cui San Tommaso affronta i problemi ontologici connaturati allidea di verit e verosimiglianza.HC 1420; BMCIV, 62; Goff T, 180; IGI

9561; Pellechet 1019.

23The only edition undersigned by Wolf Han (Lupus Gallus), the younger brother of Ulrich Han, probably the first printer in Rome and the first to publish books in Italian vernacular.Well-preserved copy decorated with an opening large initial B in green, blue, pink and black on gold leaf with inner extensions.

Torquemada, Juan de (1388-1468). Expositio super toto psalterio. Roma,Wolf Han, 21 febbraio 1476.In-4 (mm 264x19). Segnatura: [a-c10, d12, e-m10, n12, o10, p12, q-t10, v8]. 204 carte non numerate. Caratteri 150G (titoli, capilettera, inizio dei versi) e 103R (testo). Al recto della prima carta grande iniziale B miniata in verde, blu, rosa e nero su fondo a foglia doro, grafismi a penna e decorazioni floreali miniate in blu, verde, rosa, rosso e bottoni doro lungo il margine interno.Alla carta 3r grande iniziale B miniata con corpo della lettera in blu e grafismi a penna rossi nel corpo della lettera e lungo il margine interno; piccole iniziali rosse e blu filigranate alternativamente in violetto e in rosso nel testo. Legatura in pelle marrone del XVIII secolo, titolo in oro al dorso, tagli rossi; custodia in tela beige. Esemplare in ottimo stato di conservazione, stampato su carta forte; qualche piccolo foro di tarlo sui margini bianchi di alcune carte.

Unica edizione sottoscritta e datata da Lupus Gallus (Wolf Han), fratello minore e collaboratore del primo tipografo a stampare a Roma, Ulrich Han. Il maggiore dei Gallus inoltre celebre per aver dato ai torchi tra il 1468 e il 1469 i primi libri in volgare italiano, lApocalisse (vedi scheda n. 9 del presente catalogo) nella traduzione di Federico da Venezia e la Legenda Maior (vedi scheda n. 8 del presente catalogo) di San Bonaventura. La presente edizione del fondamentale testo delloratoria sacra quattrocentesca, la sesta assoluta, riprende quasi pagina per pagina la princeps impressa a Roma da Ulrich Han nel 1470. Juan de Torquemada, zio del noto inquisitore spagnolo, originario di Valladolid, fu uno dei personaggi politici pi importanti del XV secolo. Entrato tra i Domenicani, si afferm come il pi insigne teologo del suo tempo e come difensore del principio dellautorit pontificia. Papa Eugenio IV lo nomin cardinale nel 1439 e lo invi come ambasciatore a Carlo VII di Francia per persuaderlo a concludere la pace con gli Inglesi. Papa Callisto III lo promosse alla sede suburbicaria di Palestrina, e Pio II a quella di Sabina. Nel 1460 istitu a Roma, presso la chiesa conventuale di S. Maria sopra Minerva, larciconfraternita della SS. Annunziata, al fine di provvedere di dote le fanciulle povere.HC* 15700; BMCIV, 74; Goff T, 521; IGI

9869.

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24Beautiful copy of the Kalendarium, with all movable parts and hinged decorative brass pointer hand. The first book in printing history in which a title-page with typographical notes appears and probably the first book printed in Italy by Ratdolt and his partners.A landmark in the history of astronomy.

Regiomontanus, Johannes (1436-1476). Kalendarium. Venezia, Bernhard Maler, Peter Lslein e Erahrd Ratdolt, 1476.In-4 (mm 270x203). Segnatura: [a8, b10, c14]. 32 carte non numerate. Caratteri 109R per il testo e 50G per alcune parole o lettere delle tavole.Testo su 30 linee. Frontespizio stampato in rosso e nero racchiuso entro elegante bordura silografica ornata. Iniziali gotiche e lombarde in rosso e nero. Quattro grandi diagrammi silografici a piena pagina: lInstrumentum horarum inequalium e lInstrumentum veri motus lunae, questultimo completo delle due parti mobili legate insieme da un filo di canapa; il Quadrans horologii horizontalis, il Quadratum Horarium generale - stampati su due fogli incollati insieme alla fine del volume - con una lancetta in ottone che permette di utilizzare la tavola come una sorta di orologio solare costruito per i viaggiatori. Nel testo 60 diagrammi raffiguranti le varie fasi delle eclissi lunari e solari (alcune ripetute), molte colorate a mano in giallo. Legatura settecentesca in carta marmorizzata entro camicia di mezzo marocchino verde con titolo in oro al dorso e astuccio. Esemplare in ottimo stato di conservazione, le carte incollate tra loro con normale brunitura uniforme.

Primo libro nella storia della stampa in cui compaia un frontespizio. probabile che ledizione in latino sia stata stampata per prima, poich presentava meno difficolt per i tre tipografi stranieri, e che ad essa spetti la priorit assoluta nellordine cronologico della produzione italiana del Ratdolt e dei suoi socii Bernhard Pictor detto il pittore, anche lui originario di Asburgo, e Peter Lslein, originario di Norimberga, in qualit di correttore. Nello stesso 1476 lopera dellastronomo tedesco venne tradotta e impressa in italiano. La geniale ed elegantissima progettazione tipografica delledizione - con un vero e proprio frontespizio entro raffinata bordura vegetale e lindicazione del luogo di stampa (veneta impressum fuit), anno e nomi dei tipografi - fa s che sia rimasta un unicum in tutta la storia del libro. Johann Mller (detto Regiomontanus dal nome latinizzato della sua citt di origine) fu un celebre astronomo che ha il merito di aver semplificato lapparato matematico-asronomico; per volont di Sisto IV collabor alla riforma del calendario giuliano. Durante il suo viaggio verso Roma si ferm a Venezia dove collabor con Ratdolt alla pubblicazione delle sue effemeridi, una serie di tabelle che contengono dati precisi riguardo alla posizione, nel corso di un particolare intervallo di tempo, dei corpi celesti.HC 13776; BMC V, 243; Goff R, 93; IGI 5310; Klebs 836, 2; Sander 6400; Essling 247.

30

24. Regiomontanus, Johannes

9

22.Thomas, Aquinas

10

29. Lactantius, Lucius Caecilius Firmianus

11

32. Barberiis, Philippus de

12

34. Higden, Ranulph

13

39. Bossus, Matthaeus

14

43. Limoges, Pierre de

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44. Spirito, Lorenzo

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25Very rare first Florentine edition of this ascetic treatise translated in vernacular by Cavalca, the one with the most reliable text, the closest to the original.

Cavalca, Domenico (1270-1342). Pungi Lingua. Firenze, Nicolaus Laurentius Alamanus, [1476-1477].In-4 (mm 215x16). Segnatura: a10, b-p8, q4. 118 carte non numerate di cui lultima bianca. Carattere 113R.Testo su 31 linee. Iniziali dipinte in blu; rubricato in blu. Legatura italiana del secolo XVI in pelle marrone su assi di legno (rembotage); eleganti decorazioni a secco ai piatti; dorso a tre nervi, tracce di bindelle; custodia in tela beige con titolo in oro su tassello al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione, restauri ai margini bianchi di alcune carte, macchie alle prime carte, la carta q1 proviene probabilmente da un altro esemplare. Nota di possesso manoscritta di mano cinquecentesca al foglio di guardia anteriore.

Prima rara edizione fiorentina e terza assoluta, che segue la princeps stampata a Roma da Filippo de Lignamine nel 1472 e la seconda milanese uscita dai torchi di CristoforoValdarfer nel 1475, di cui il Gam