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GLI ALTRI CONTENUTI Prima pagina: Pochi millimetri Pag.3 - Batch-point: Supercoach e supermarketing Pag.5 - Focus: Coco Wandeweghe Pag.6 - Terza pagina: Norman Brookes Pag.8 - I numeri della settimana Pag.12 - Il tennis in TV Pag.14 - Circuito Fit-Tpra: Riparte il Kia Trophy Pag.19 Paddle: intervista a Gustavo Spector Pag.20 - La regola del gioco: da dove si può rispondere al servizio? Pag.25 La squadra per Rio con le Cichi 2.0 In azzurro per l’Olimpiade torna il doppio del Career Grand Slam Pag.10 Il test della Head versione Zverev Una Limited Edition della Speed MP ridisegnata per la next generation Pag.23 Anno XII - n.24 - 22 giugno 2016 Promozioni: ecco chi va in serie A I sei squadroni che hanno vinto i play-o e giocheranno in A1 Pag.16 Andy e Ivan: un’impresa d’altri tempi B.I.O.M.E.C. l’alfabeto della biomeccanica Impara le sei parole chiave per analizzare il gesto tecnico Pag.21 Mai nessuno come Murray al Queen’s, con l’aiuto di Lendl Pag.4

Pag - ctpovegliano.prenotatennis.itctpovegliano.prenotatennis.it/660/SM-24-2016-Parte-1.pdf · mi stia paragonando a lui!”. Raonic “supera” Federer Sarà pure uscito dal Queen’s

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GLI ALTRI CONTENUTIPrima pagina: Pochi millimetri Pag.3 - Batch-point: Supercoach e supermarketing Pag.5 - Focus: Coco Wandeweghe Pag.6 - Terza pagina: Norman Brookes Pag.8 - I numeri della settimana Pag.12 - Il tennis in TV Pag.14 - Circuito Fit-Tpra: Riparte il Kia Trophy Pag.19 Paddle: intervista a Gustavo Spector Pag.20 - La regoladel gioco: da dove si può rispondere al servizio? Pag.25

La squadra per Riocon le Cichi 2.0In azzurro per l’Olimpiade torna il doppio del Career Grand Slam

Pag.10

Il test della Head versione ZverevUna Limited Edition della Speed MP ridisegnata per la next generation

Pag.23

Anno XII - n.24 - 22 giugno 2016

Promozioni: eccochi va in serie AI sei squadroni che hanno vinto i play-off e giocheranno in A1

Pag.16

Andy e Ivan: un’impresa d’altri tempi

B.I.O.M.E.C. l’alfabeto della biomeccanicaImpara le sei parole chiave per analizzare il gesto tecnico

Pag.21

Mai nessuno come Murray al Queen’s, con l’aiuto di Lendl

Pag.4

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prima pagina

DIRETTOREAngelo Binaghi

COMITATO DI DIREZIONEAngelo Binaghi, Giovanni Milan, Nicola Pietrangeli, Giancarlo Baccini, Massimo Verdina

DIRETTORE RESPONSABILEEnzo Anderloni

COORDINAMENTO REDAZIONALEAngelo MancusoSUPER TENNIS TEAMAntonio Costantini (foto editor), Amanda Lanari, Annamaria Pedani (grafica)

FOTOGetty Images, Archivio FIT, Antonio Costantini, Angelo Tonelli

HANNO COLLABORATOGiovanni Di Natale, Max Fogazzi, Andrea Nizzero, Gabriele Riva, Mauro Simoncini, Giorgio Spalluto, Piero Valesio

A CURA DISportcast srlVia Cesena, 58 - 00182 [email protected]

REALIZZAZIONE E IMPAGINAZIONEGAME Comunicazione & Media S.r.l.

REDAZIONE E SEGRETERIAStadio Olimpico - Curva NordIngresso 44, Scala G00135 RomaInfo: [email protected]. Tribunale di Roma n. 1/2004dell’ 8 gennaio 2004

Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

La rivista è disponibile in formato digitale sui siti www.federtennis.it e www.supertennis.tve spedita via newsletter. Per riceverla scrivere a [email protected]

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Questione di millimetri

DI ENZO ANDERLONI - FOTO GETTY IMAGES

Ormai è questione di millime-tri, come quelli della volée di Milos Raonic che poteva valere il 4-1 nel secondo set

(dopo che il canadese aveva vinto il primo) contro Andy Murray nella fi-nale del Queen’s. Mancano davvero pochi millimetri alla generazione dei successori per raggiungere quella dei “padri”, sportivamente parlando. Men-tre il gigante di Podgorica (25 anni, tra-piantato in Canada quando ne aveva 3) sfiorava il colpaccio, il gigante di Am-burgo Alexander Zverev (19 anni, na-to e cresciuto in Germania da genitori russi) arrivava a un passo dal primo successo Atp della carriera, battuto sull’erba di Halle dal redivivo conna-zionale Florian Mayer. Per quest’ulti-mo la classica “settimana della vita”, in cui tutto riesce bene: rientrato a 32 anni dopo un serio infortunio agli adduttori come n.192 del mondo ha infilato super prestazioni a partire da quella nei “quarti” contro il nostro An-dreas Seppi, per continuare con l’altra “rising-star”, l’austriaco Dominic Thi-

em in semifinale. Per lui un trionfo così potrebbe essere il classico canto del cigno. Per Zverev invece, l’ultimo scivolone prima di consacrazioni defi-nitive, visto come era riuscito a supe-rare Roger Federer in semifinale. Non era un Roger d’annata (era pur sempre un signore che ha vinto 8 volte il tor-neo, nella buona o meno buona condi-zione) ma nei “quarti” aveva battuto in due set il solido talento di David Gof-fin, che ormai bussa alla porta dei Top 10 (è n.11 del mondo). Dunque i tempi stanno proprio cam-biando: Thiem è n.8, Zverev n.28. E già

valgono di più, soprattutto Zverev, che si è conquistato “last minute” una te-sta di serie per la prossima settimana, a Wimbledon. Nessuno di questi due aveva una seria esperienza sull’erba: l’austriaco, gran terraiolo, ha vinto sui prati di Stoccarda e fatto “semi” ad Hal-le. Il tedesco ha estromesso il Migliore di sempre dal giardino di casa sua. Nelle stesse giornate la statunitense Madison Keys, 21 anni, imponendosi (sempre sull’erba) a Birmingham è en-trata tra le prime 10 del mondo, facen-do compagnia alle sorelle Williams. Tre americane nell’élite non si vedevano dal 2005 e considerando che Venus ha compiuto 36 anni la scorsa settimana e Serena ne farà 35 in settembre, aspet-tarsi prossimamente un cambio della guardia non è gran premonizione. Certo, i padri resisteranno (anche gra-zie all’aiuto della “scienza tennistica” dei grandi nonni cui si sono rivolti: Becker, Lendl, McEnroe...). Ma sul ver-de dei prati, i campi più antichi del mondo, la linea verde del tennis sta mostrando che nel giro di un paio di stagioni al massimo sarà pronta per accompagnarli al capolinea.

Qui l’austriaco Dominic Thiem;

sotto, Alexander Zverev con

Roger Federer

4

circuito mondiale

La (grande) sfida infinitaÈ quella cominciata tra un Murray da record al Queen’s e un Milos Raonic in netta crescita (anche per i bookmakers) che prosegue tra i loro due coach, Lendl e McEnroe, che sull’erba di Londra si “affrontati” per la... 37a volta

DI ANDREA NIZZERO - FOTO GETTY IMAGES

Lendl-McEnroe atto 37. Nella fi-nale del torneo che si è dispu-tato al Queen’s Club di Londra, domenica scorsa, Ivan Lendl

ha nuovamente battuto John McEn-roe, nel loro primo scontro Atp dai quarti di finale dell’Open del Canada del... 1992. Questo assurdo flash d’agenzia va più vicino alla realtà di quanto non sem-bri. Certo, sui campi da tennis della Regina (che non si vede mai) hanno giocato Milos Raonic e Andy Murray, assistiti rispettivamente dall’ame-ricano McEnroe e dal ceco Lendl. Lo scozzese si è portato a casa il suo quinto titolo, record assoluto di un torneo che vanta 126 anni di storia. E anche se John e Ivan non si sono tirati nessuna pallata ma al massimo qualche sguardo, c’è da scommette-re che l’ex Super Brat di New York non si è divertito molto nel vedere il suo neo-assistito Raonic rimontato e sconfitto da un tizio che, con l’aiuto proprio di Lendl, gli ha pure sottratto il record di titoli vinti (Mac si ferma a 4): “Normalmente John è in cabina di commento a dirci cosa dobbiamo fare meglio - ha scherzato Andy du-rante la premiazione, giusto per rin-carare la dose - quindi ogni volta che riesci a fare qualcosa meglio di lui, è una sensazione incredibile. Non che mi stia paragonando a lui!”.

Raonic “supera” FedererSarà pure uscito dal Queen’s Club sconfitto e con l’amaro in bocca, ma Milos Raonic ha decisamente fatto capire di meritare attenzione, in vi-sta del prossimo Wimbledon. A Lon-dra ha perso il servizio solo in finale e solo a un passo dalla vittoria, mo-strando i soliti problemi di gestione della tensione. Ma il suo torneo è stato di livello talmente elevato da spingerlo davanti a Federer, almeno

nella considerazione di coloro che sono imparziali per definizione: i bo-okmakers. Al momento, un successo di Federer nel torneo dove ha vinto 7 volte paga di più (leggi: è giudicata meno probabile) di uno di Raonic.

La primavera di CaroChe primavera si è regalata Caroline Garcia! Il suo titolo a Mallorca, nel neo-nato torneo su erba, completa una striscia di successi che l’ha vista trionfare a Strasburgo in singolare, al Roland Garros in doppio con la con-nazionale Mladenovic e ora e sull’er-ba balearica per il suo terzo titolo WTA, il secondo dell’anno. Caroline è un nome che si legge ormai da anni nei main draw degli Slam, ma è una classe 1993 con un brillante futuro, almeno in potenza. La vittoria la ren-de la n.1 di Francia e, portandola al n.32 del ranking, le garantirà una te-

sta di serie a Wimbledon. Quello che invece non le ha portato è stato un bel trofeo: il braccio mozzato che fa da coppa a questo Mallorca Open è forse l’unica cosa davvero da rivede-re di una prima edizione per il resto ben riuscita.

Usa, tripletta Top 10La neo Top 10 statunitense Madison Keys è un’altra che fa dimenticare la sua giovane età. È stata semifina-lista agli Australian Open nel 2015, ha centrato la finale a Roma poche settimane fa ed è un nome di spic-co del circuito femminile da almeno tre anni. Anche per questo già nes-suno la considera più una promes-sa, anche se è nata nel 1995. Con una vittoria convincente su Barbo-ra Strycova ha conquistato l’Aegon Classic di Birmingham, il suo secon-do titolo in carriera (anche il primo,

Qui sopra, lo scozzese Andy Murray (destra) e il canadese Milos Raonic, i due finalistidel torneo del Queen’s (Londra), che il britannico ha vinto cinque volte

circuito mondiale

Eastbourne 2014, era arrivato su erba) e quello che la lancia definiti-vamente nell’élite mondiale. Tra le altre cose, conquistandosi un posto tra le prime dieci dietro a Serena e Venus, permette agli Stati Uniti di tornare ad avere un grande trio per la prima volta dal 2005.

Federer e l’eterno dilemma“Ma che problema avete?”Il 2016, povero di soddisfazioni e gravido di acciacchi, ha riportato ogni conversazione che riguardi Ro-ger Federer al solito amletico dubbio: si dovrebbe ritirare? Dagli Australian Open ha giocato pochissimo, e mai in maniera davvero convincente. Su erba, a Stoccarda e Halle, ha perso due semifinali dai due giovanotti più brillanti del momento, Thiem e Zverev: di semifinali su erba, prima di queste, ne aveva vinte 21 di fila. Ma a sentire lui, che è l’unico che può parlare della cosa con cognizione di causa, parlare di ritiro in questi ter-mini è senza senso: “Ne sento parlare dal 2009 quando ho vinto il Roland Garros e la gente diceva ‘Beh, per che cos’altro stai giocando ancora?” E io, ‘ma che problema avete, gente?’. Non capite che giocare a tennis è un gran divertimento?”, ha detto Roger in un’intervista concessa al Guar-dian. “Non ho bisogno di vincere tre Slam all’anno per essere contento. Se il corpo non vuole, se la mente non vuole, se mia moglie non vuole, se ai miei bimbi non piace, mi fermo do-mani. Problemi zero. Ma amo il ten-nis in modo così grande che non mi interessa più se vinco tanto. Per me è irrilevante”.

Tra tennis e cricket,bentornata AshleighA 20 anni appena compiuti, Ashlei-gh Barty (nella foto a destra) è già stata una professionista di due sport: tennis e cricket. Cose che solo il talento puro ti permette. Ma sono anche le cose che capitano quando uno dei due sport va vicino a spez-zarti il cuore: nel settembre 2014, appena 18enne e dopo un’annata non all’altezza delle aspettative, de-cise di prendersi una pausa a tempo indeterminato. Per un anno ha fat-to parte dei Brisbane Heat, squadra pro di cricket, ma a febbraio del 2016 ha annunciato il suo ritorno al tennis. Ha aspettato l’erba per gio-care in singolare, e ha fatto bene:

a Eastbourne e Nottingham è parti-ta dalle qualificazioni ed è arrivata rispettivamente in semifinale e nei quarti, vincendo 11 partite su 13. A Wimbledon, dove nel 2011 ha vinto il torneo junior, le hanno garantito una wild card per le qualificazioni. In tanti fanno il tifo per lei: chiun-que l’abbia vista giocare, sa che que-sta minuta australiana ha nel brac-cio qualcosa di straordinario.

Supercoach e supermarketingL’avete vista, su SuperTennis, la finale del Queen’s? Raonic stava dominando Murray. In situazi-one di un set a zero, palla del 4-1 nel secondo, però, solo il ricorso all’occhio di falco ha potuto accertare che una volée del canadese, chiamata buona, era in realtà finita fuori di due millimetri scarsi. E lì - un classico... - è finita la partita di Raonic ed è cominciata quella di Murray, che nel giro di un’altra oretta scarsa avrebbe vinto match e torneo.Cito l’episodio perché si presta perfettamente a dimostrare come l’insulso populismo sensazion-alista dei media d’oggi, non riuscendo a vedere al di là del proprio naso, favorisce il marketing sportivo spacciando per tecnicamente significativa la dilagante moda di far ricorso ai “super-coach”. Quei due millimetri scarsi, infatti, hanno spinto i commentatori ad attribuire per intero la sconfitta al povero Raonic, e magari al suo vecchio staff, mentre se la palla avesse toccato la riga il merito del trionfo londinese sul padrone di casa Murray sarebbe stato attribuito per intero a John McEnroe, il “supercoach” appena assunto dal canadese (solo su un singolo quotidiano italiano, qualora se ne fosse occupato, sarebbe probabilmente accaduto il contrario, con il merito di una eventuale vittoria di Raonic attribuito al suo vecchio allenatore Riccardo Piatti, e il de-merito di una sconfitta a McEnroe; ma questo è un altro discorso...).Con tutto il rispetto per i McEnroe, i Lendl, gli Edberg, i Becker e compagnia bella, il tennis resta, secondo Batch, lo sport in cui l’atleta è più solo e proprio per questo, allo stesso tempo, più esposto ai capricci della sorte (ricordate la pallina che danza sul nastro nel film di Woody Allen “Match Point”?). E, catturando con insopportabile frequenza l’occhio delle telecamere, questa sfilza di campionissimi di ieri in tribuna, ricoperti di marchi e pecette, serve più agli sponsor che ai campionissimi di oggi.

Batch

batch-point

6

focus

Coco Wandeweghe,l’outsider da verdeLo scorso anno ha raggiunto i quarti di finale a Wimbledon, adessoha rivinto sull’erba di s’Hertogenbosch ed è entrata tra le Top 30. Specialista della superficie, si candida a ruolo di mina vagante a Londra

DI ALESSANDRO NIZEGORODCEW

FOTO GETTY IMAGES

Il Dna, nello sport, fa spesso la dif-ferenza. E se ogni membro della tua famiglia ha raggiunto grandi risulta-ti, dal nuoto al volley passando per

l’Nba, le tue possibilità di primeggiare in discipline agonistiche aumentano esponenzialmente. La statunitense Co-co Vandeweghe, “erbivora” doc che così bene si sta comportando nei tornei Wta in preparazione a Wimbledon, ne è in terra una chiara e autorevole testimo-nianza. Vincitrice due settimane fa, per la seconda volta in carriera, sul “verde” di s’Hertogenbosch e quartofinalista all’All England Club nel 2015, si candi-da seriamente come mina vagante del prossimo Slam londinese.

Famiglia di campioni - Coco na-sce a New York City il 6 dicembre del 1991, ma la sua vita, tennistica e non, è da considerarsi a tutti gli effetti ca-liforniana. La storia da romanzo della famiglia Vandeweghe inizia nel lontano Belgio, che gli avi di Coco decidono di abbandonare per trasferirsi in Canada. Nonno Ernie lascia Montreal per inse-guire il più classico “sogno americano” e dal 1949 al 1956 è nel roster dei New York Knicks in NBA. Alta un metro e ot-tantacinque, la Vandeweghe deve però parte del suo perentorio e prestante fi-sico a nonna Colleen Kay Hutchis, Miss America 1952, nonché la ragazza più alta ad aver vinto tale titolo fino ad al-lora. Ma non finisce qui: lo zio Kiki gio-ca a basket nei Denver Nuggets (a lui si deve la nota “Kiki Move”), divenendo poi dirigente di successo, mentre mam-ma Tauna partecipa a due edizioni dei Giochi Olimpici in due diverse disci-pline: nel 1976 nel nuoto e nel 1984 nella pallavolo. “I miei familiari mi hanno spiegato sin da piccola che cosa volesse dire essere una professionista,

anche negli allenamenti – spiega la Van-deweghe -. Non mi hanno mai detto che contava solo vincere, anzi, dalle scon-fitte ho imparato molto di più. Però non mi facevano certo aspettare due giorni per correggere gli errori: persa la parti-ta ero in campo di nuovo…”.

Da New York all’Olanda - Coco inizia a giocare a tennis piuttosto tardi e prende in mano la prima racchetta a 11 anni. “Mia madre si era innamora-ta di questo sport a fine carriera – ha raccontato più volte la statunitense -. A me piaceva molto il basket, adoravo lo spirito di squadra, ma lei mi ha invi-tato a provare il tennis. La decisione di provare a diventare una professionista, più avanti negli anni, è stata però sol-tanto mia”. A 15 anni Coco è già alta un metro e ottanta e nei tornei giovanili è “ingiocabile”. Il primo grande successo giunge nella natia New York City, dove la Vandeweghe conquista il titolo allo Us Open Junior. Dotata di un servizio

straordinario, di due fondamentali po-tenti e, soprattutto, pesanti, si esprime al meglio sulle superfici veloci dove, nel 2010 conquista i primi tornei Itf (El Paso e Carson). L’exploit che fa cono-scere Coco al mondo del tennis arriva nel luglio del 2012, quando la statu-nitense approda in finale, da numero 120, al Wta di Stanford, dove a fermar-la è la connazionale Serena Williams. Il primo alloro nel circuito maggiore giunge due anni più tardi sull’erba di s’Hertogenbosch, dove poche settima-ne fa si è ripetuta superando in finale Kristina Mladenovic. A Wimbledon lo scorso anno arrivò nei quarti di finale strappando un set a Maria Sharapova e nell’edizione 2016, nella quale sarà te-sta di serie grazie al best ranking di nu-mero 29 Wta, potrebbe rappresentare una vera e propria scheggia impazzita capace, nella giornata giusta, di annien-tare chiunque. L’erbivora Coco è pronta a stupire ancora, a suon di ace, volée mozzafiato e diritti vincenti.

Vinse gli Us OpenJunior nel 2008Nome: Coco Vandeweghe

Nata a: New York City il 6 dicembre 1991Altezza: 185 cm, Peso: 70 kg

Ranking: 29 (best ranking)Titoli Wta: 2 (s’Hertogenbosch 2014 e 2016)Best Ranking Itf Under 18: 15 (13/10/2008)

Miglior Risultato Junior: Vittoria Us Open 2008Top 10 battute: 7; miglior risultato Slam: quarti

di finale a Wimbledon 2015