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MoRE press review - June 2013

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press review of the MoRE museum

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6/4/2012A Modena Nasce MoRE: Museum of Refused andUnrealised Art Projects Domenica 1° Aprile è nato MoRE, museo digitale cheraccoglie, conserva edespone on-line progetti non realizzati di artisti delXX e XXI secolo.Un'idea innovativa ma profondamente contestualizzata inun preciso percorso di ricerche, frutto della passione didue giovani curatori, Elisabetta Modena e MarcoScotti."L'acronimo MoRE sta per Museum Of REfused andunrealised art projects -dichiarano i due ideatori - La finalità è esplicita fin dallascelta del nome; il museoraccoglie ed espone solo progetti che siano statiappositamente pensati per occasionispecifiche in precisi contesti e che non siano statirealizzati per motivazioni tecniche,logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche. Loscopo è quello di valorizzare,conservare e studiare attraverso attività di ricerca,esposizioni e sfruttando al massimotutte le potenzialità del digitale questi progetti mairealizzati. Vogliamo così dare lorovisibilità e offrire la possibilità a chiunque di consultaremateriali che solitamente nonsono accessibili aprendo inoltre una riflessione sulledinamiche dell’artecontemporanea e di chi vi opera".

Tra i primi artisti che hanno donato la propria opera almuseo verranno presentati inoccasione dell’inaugurazione nomi di rilievointernazionale nel panorama dell'artecontemporanea: Ugo La Pietra, Jonathan Monk eCesare Pietroiusti.

Obiettivo principale del museo è la conservazione ela fruizione di materiali ritenutifinora marginali nel sistema dell'arte. L'archiviazionedei documenti digitali è resapossibile anche grazie alla collaborazione con il centroCAPAS dell’Università degliStudi di Parma che ha permesso l’utilizzo dellapiattaforma D-Space, depositoistituzionale dell’archivio, garantendo la conservazione deidocumenti e la reversibilitàdei formati.

Una parte rilevante dell’attività di MoRE consisteanche nel promuovere la ricercae lo sviluppo di un dibattito critico sul non realizzatoe sulle modalità progettualiche caratterizzano il panorama della creativitàcontemporanea. A tale scopo il museoraccoglie contributi scritti e mostre in un’area di dibattitoaperta a partecipazioneesterne e alla collaborazione con enti e istituti nazionali einternazionali che verrannocoinvolti nel progetto stesso.

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Il museo-sito è composto da: un archivio di progettiinteramente in formato digitale;uno spazio riservato a esposizioni temporanee; unasezione destinata a ospitareinterventi critici e approfondimenti.

Intorno a MoRE si è costituito un network di professionistiprovenienti dal mondodell'arte contemporanea, storici dell’arte, critici, curatori eesperti del settore, checontribuiscono con le loro diverse professionalità allacrescita del progetto e cheafferiscono all’associazione culturale Others che produce ilprogetto.

MoREwww.moremuseum.orgDal 1 aprile 2012Contatti:[email protected]@moremuseum.org

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01 ottobre 2012 delle ore 13:10

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La storia dell'arte non realizzata di DavideMosconi, Silvio Wolf e Ivo Bonacorsi. Il MoREMuseum cresce oggi di altri tre "pezzi" online

Terza puntata per il MoRE Museum, il progettovirtuale a cura di Elisabetta Modena e MarcoScotti, che raduna sul web progetti di opere mairealizzate da diversi artisti del XX e XXI secolo.Oggi infatti, sotto il contributo della curatrice ecritica Elisabetta Longari, il museo siarricchisce dei lavori del fotografo DavideMosconi, milanese classe 1941, scomparso aseguito di un tragico incidente nel 2002, di IvoBonacorsi e Silvio Wolf. Diploma in pianofortee composizione al conservatorio di Milano,Mosconi nel 1961 si era trasferito a Londra doveaveva studiato fotografia al London College ofPrinting, diventando in seguito assistente diRichard Avedon e Hiro, a New York, a partiredal 1963. MoRE oggi presenta Triton, progettosonoro ideato come omaggio a Beethoven cheavrebbe dovuto coinvolgere per sette giornil’intera città di Bonn, e La luce del suono,concerto di luce e suoni che avrebbe dovutoavere luogo lungo il Danubio e territorilimitrofi. Le altre novità nelle "sale” di MoRE-acronimo che sta per Museuom of Refuse andUnrealised Art Project- sono quelle di IvoBonacorsi, artista e scrittore bolognese di stanzaa Parigi, che a MoRE entra con A Conceptualnoise..., progetto nato dall’idea di realizzare unpiccolo gadget composto da una molletta e unacarta di credito da applicare all’opera più notadi Marcel Duchamp, Ruota di Bicicletta, ilfamoso ready-made presente in molti musei delmondo. Una proposta di "arricchimento-omaggio postumo” particolarmente in linea conlo spirito duchampiano con il quale anchel'artista è coinvolto: dal 2005 infatti Bonacorsidichiara cessata ogni attività espositiva con laperformance finale Announced Retirement, unvero incontro di box dedicato ad Arthur Cravan,il famoso dadaista scomparso nell'Atlanticodurante una traversata, che trasforma Bonacorsiin artista da calendario e chef "di culto”. Terzoartista invece tra le pagine web è Silvio Wolf,

che propone un progetto irrealizzato compostoda un'installazione in due parti, I nomi deltempo - Esterno/Interno, concepita nel 2009 peri bacini dell'Arsenale e il Teatro delle Verginiper la Biennale di Venezia, una proposta in lineacon i temi di Wolf, che spesso prediligerelazionarsi ad ambienti storici altamenteconnotati dal punto di vista stilistico esimbolico, immettendovi elementi evocativi eturbativi, consistenti per lo più in proiezioniluminose e interventi sonori. Una partituradunque, forse più che una mostra, da oggi onlinesul sito di MoRE -www.moremuseum.wordpress.com, dove potrete scoprire perchéquesti progetti non sono mai stati realizzati.Volete saperlo subito? D'accordo, vi sveliamoil finale: Bonacorsi non realizzò A conceptualnoise... perché non presentò mai il progetto;Mosconi non se ne fece nulla di Triton perchécomportava un eccessivo dispendio di mezzi.Più emblematica invece la mancata messa inatto del progetto di Wolf: Quando Esterno eragià concepito, i curatori del Padiglione ItaliaBeatrice Buscaroli e Luca Beatrice, hannoinformato l’artista che i bacini delle Gaggiandreadiacenti al Padiglione Italia "erano già statipromessi” da Daniel Birnbaum, curatoregenerale della Biennale, a un altro artista.L'Interno invece avrebbe dovuto essereprodotto interamente dall'artista medesimo, concosti di realizzazione insostenibili. Anche inquesto caso un bello specchio della recente"situazione italiana”. Buona navigazione!

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ALL IMAGES ARE FROM: JONATHAN MONK, SMALL

PROPOSALS BOOK, 1990 COURTESY: MORE, MUSEUM

OF REFUSED AND UNREALISED ART PROJECTS TO CONSIDER JONATHAN MONK AS A CONCEPTUAL

ARTIST IS NOT ENOUGH. In fact, his work is not only a simple appropriation of past methods, but benefits from a distinct, self-referencing component.

Processes of conceptual and minimal art are present in all of Monk’s work. He takes ideas from the vast artistic panorama of the past and uses the structural confines typical of 1990s artists to produce pieces with the same mental framework but

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a different conceptual indicator, with the support of certain variations provided by subjective indications.

As a result, these procedures connect Monk’s work closely to the past with an industriousness full of personal and historical references that reflect the identity of the artist, inexorably tied as it is to the transformation of past devices in minimal and conceptual art.

Similarly, he borrows works by Sol LeWitt, Ed Ruscha, Bruce Nauman and John Baldessari, but at the same time he ties them to his own personal experience, from family connections to his love of football.

The gap between my mother and my sister (1998) describes the journey between his parents’ house and his sister’s, using photographs taken from a car during the journey, in a parallel to Baldessari’s photographs of the back of trucks between Los Angeles and Santa Barbara. Keep Still is a project which began in 2000 with the collection of old photographs found in family albums or at flea markets: he places white block letters atop the heads of the people in the pictures, representing the titles of works by other artists such as One Hundred Live and Die 1984, One and Three Boxes and Photo Piece, by Bruce Nauman, Joseph Kosuth and Gilbert & George respectively.

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Monk obviously does not limit himself to cultured, conceptual citations; he uses calibrated irony and sarcasm to take on the son of pop art, Jeff Koons, depicting the hypothetical demise of his famous Rabbit. As well as a series of stainless steel sculptures of the deflated bunny, the artist also presents pictures of the poor rabbit that portray it as a pale, greyish pop icon, almost as if it had been painted by Lucian Freud.

Monk’s work is made up of correspondences. He allows himself to become fascinated by such a charismatic person as Alighiero Boetti, and then begins to relate to the Italian artist so closely that he might be the letter “B” of his famous split personality, Alighiero & Boetti.

Monk develops a heated debate with the Italian artist. He writes him a series of letters in 2006 (unfortunately Boetti had died 12 years previously), which were obviously returned to the sender. He appropriates his famous ball-pen drawings and reinterprets them.

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He manages the Lira Hotel project in Turin, a real hotel based on the hypothetical name Boetti had thought of for his One Hotel in Kabul.

There is also an undeveloped project composed of false letters donated to MoRE (the Museum of Refused and Unrealised Art Projects): a series of letters which highlight a game of correspondence between the artist and his hypothetical commissioner, i.e., his adopted city of Glasgow, which in 1990 became a European City of Culture.

The content of the letters is nonsense, as defined by the artist himself. His suggestions include a proposal to move Disneyland

to the St. Enochs Centre car park for a year; to place the Golden Gate above the River Clyde (the image was however of the Humber Bridge, and as such was refused); to start driving on the right, as people do on the Continent; to transplant a giant Redwood tree; and finally, to move Stonehenge in order to renovate the fountain in

Kelvingrove Park. All the letters and pictures make up the Small Proposal Book, which is covered in a traditional Scottish tartan.

An unfinished work, a double non-realization, letters that the addressee never receives, large-scale mobilizations that never happen. When we think of the non-realized we imagine “big” unrealized pieces, big in the sense of monumental, like public art. Monk, however, works paradoxically on both fronts, small and large scale, mental and physical.

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03 dicembre 2012 delle ore 09:03

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Grazia Varisco, Luigi Presicce e un progetto diRoberto Pinto. Mai realizzati nella realtà, da oggivisibili al Museo MoRE

MoRE, Museum of refused and Unrealised artprojects, allarga oggi di nuove due opere e diun progetto le sue sale virtuali. Ad entrare incollezione il catalogo virtuale della mostra"Salon des Refusés", curata da Roberto Pinto aPalazzetto Tito a Venezia quasi 10 anni fa.L'esposizione presenta progetti di arte pubblicanon realizzati di Maria Thereza Alves, MinervaCuevas, Carlos Garaicoa, Alberto Garutti,Kendell Geers, Eva Marisaldi, Callum Morton,Antoni Muntadas, Jorge Orta, Lucy Orta,Nedko Solakov, Bert Theis, Sislej Xhafa e perl'occasione venne realizzato un catalogo aschede immaginato come il primo di una seriein progress che alla fine non venne mairealizzata, ma che oggi trova spazio (corredatada una lunga intervista a Pinto di ElisabettaModena), tra le pagine del museo virtuale. Chesi arrichiscono anche di due opere, anzi, di dueprogetti firmati da Grazia Varisco e LuigiPresicce. L'artista milanese, classe 1937, ecelebre per la sua appartenenza all'Arte Cineticae Programmata, lascia alla collezione di MoREArciteatro, un progetto ideato nel 2000 inoccasione del concorso indetto dal Comune diMilano per la realizzazione di una sculturadestinata ad essere ubicata nella piazzetta delteatro Arcimboldi. La Varisco aveva pensato aduna nuova forma del luogo pubblico, inserendonella piazza forme geometriche aperte,ricorrenti nelle sue opere, in una sorta dirapporto dialettico con l'ambiente circostanteche fosse una metafora di un invito a teatro, inuna dimensione partecipativa e condivisaquando la "condivisione" non era ancora laparola d'ordine dell'universo delle articontemporanee. Presicce, pugliese classe 1976,ha invece donato al museo La Camera dellaMorte, performance mai realizzata che prendeispirazione dalla migrazione che i tonnicompiono ogni anno verso l’Isola di Favignanaallo scopo di riprodursi; un viaggio d’amoredestinato a finire inevitabilmente con lamattanza: l’artista ha concepito una performance

basata su un surreale ribaltamento di ruoli, unavisionaria allucinazione nella quale le vittimediventano carnefici. Un museo che, a pochimesi dall'apertura, è riuscito a raccogliere pezzi"inediti" di Ugo La Pietra, Jonathan Monk,Cesare Pietroiusti, Davide Bertocchi, DeborahHirsch e Paolo Scheggi, fino all'ultimaacquisizione, lo scorso ottobre, dove sonoentrati Davide Mosconi, Ivo Bonacorsi e SilvioWolf. Mentre la realtà soffre e i progetti nonvengono realizzati, le idee sono in espansione.Anche sotto il profilo museale.

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02 febbraio 2013 delle ore 17:03

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Berruti, Deller e Galindo. Impossibile trio chedona una serie di nuovi lavori al Museo deiprogetti irrealizzati o rifiutati

Si apre con tre nuovi progetti refusée il 2013del MoRE Museum, il progetto di Marco Scottied Elisabetta Modena, che da qualche temporaccoglie lavori la cui produzione è statarifiutata dalle committenze o non realizzata, peri più svariati motivi. Una collezione che crescerizomatica, con nomi talvolta decisamentedissonanti tra loro, come era stato con il casodegli ingressi di Grazia Varisco e LuigiPresicce, ultime "acquisizioni” nello spaziovirtuale del museo. Che si rinnova oggi connuovi progetti di un trio decisamenteimpossibile: Valerio Berruti, Jeremy Deller -che sarà alla prossima Biennale di Venezia, arappresentanza del Padiglione del Regno Unito,e Regina José Galindo. Volete sapere quali sonole nuove acquisizioni e perché? Ovviamentetrovate tutte le spiegazioni su www.moremuseum.wordpress.com, ma vi diamo quiqualche anticipazione: Galindo entra a MoREcon il progetto Coraza, presentato nell'ambitodella manifestazione "Corpus. Arte in azione" al MADRE di Napoli, nel 2010. Ispirato alleleggi locali della camorra, l'azione prevedevache l’artista, con addosso un giubbottoantiproiettile, si facesse sparare da un uomo conuna calibro 22, dopo averle chiesto per tre voltein inglese "Hai paura?”. Il pubblico avrebbeassisto all'azione in una stanza adiacente,udendo solo gli spari. Dopo l'azione l’artista el’uomo sarebbero usciti dalla stanza, facendolarestare vuota e accessibile al pubblico. Rifiutatoper la sicurezza, soprattutto della stessa artista.Il futuro Padiglione Inglese, Deller, ha invecericevuto due di picche -nella foto che vimostriamo- dall'azienda dei trasporti londinesenel 2007, quando chiese all'artista di realizzarel'annuale mappa rivisitata. Deller disegnò con icolori della tube una bicicletta: immaginate unpo' perché fu scartato? In ultimo l'italianoBerruti, che vide gettata al vento un'installazionenel paese di Verduno, nelle Langhe, luogo dove

l'artista torinese ha scelto di vivere:l’amministrazione comunale non avendo ilsoggetto dell’opera rimandi a elementi specificiquali il vino e l’uva, non ritenne di interesseportare a compimento il progetto dell'artista,che prevedeva un'opera pubblica. Per miopia oper strani fraintendimenti, un altro aspettodell'arte non sottovalutabile.

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04/02/13 11:43ArtWireless - Tre nuovi progetti per il MoRE Museum

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La cultura viaggia senza fili

Tre nuovi progetti per il MoRE Museum

Si apre con tre nuovi progetti rifiutati il 2013 del MoRE Museum, il progetto di Marco Scotti edElisabetta Modena, che da qualche tempo raccoglie lavori la cui produzione è stata rifiutata dallecommittenze o non realizzata. Una collezione che cresce a macchia d'olio, con nomi talvoltadissonanti tra loro, come era stato con il caso degli ingressi di Grazia Varisco e Luigi Presicce, ultimeacquisizioni nello spazio virtuale del museo, che si rinnova oggi con nuovi progetti di un triodecisamente impossibile: Valerio Berruti, Jeremy Deller - che sarà alla prossima Biennale di Venezia,a rappresentanza del Padiglione del Regno Unito - e Regina José Galindo. Galindo entra a MoRE con ilprogetto Coraza, presentato nell'ambito della manifestazione "Corpus. Arte in azione" al MADRE diNapoli, nel 2010. Ispirato alle leggi locali della camorra, l'azione prevedeva che l’artista, con addossoun giubbotto antiproiettile, si facesse sparare da un uomo con una calibro 22, dopo averle chiesto pertre volte in inglese "Hai paura?”. Il pubblico avrebbe assisto all'azione in una stanza adiacente,udendo solo gli spari. Dopo l'azione l’artista e l’uomo sarebbero usciti dalla stanza, facendola restarevuota e accessibile al pubblico. Rifiutato per la sicurezza, soprattutto della stessa artista. Il futuroPadiglione Inglese, Deller, ha invece ricevuto due di picche dall'azienda dei trasporti londinese nel2007, quando chiese all'artista di realizzare l'annuale mappa rivisitata. Deller disegnò con i coloridella tube una bicicletta. In ultimo l'italiano Berruti, che vide gettata al vento un'installazione nelpaese di Verduno, nelle Langhe, luogo dove l'artista torinese ha scelto di vivere: l’amministrazionecomunale non avendo il soggetto dell’opera rimandi a elementi specifici quali il vino e l’uva, nonritenne di interesse portare a compimento il progetto dell'artista, che prevedeva un'opera pubblica.Tutti i progetti sono visibili sul sito www.moremuseum.wordpress.com.

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08/05/13 13:00More, museo delle opere mai finite | INSIDEART

Pagina 1 di 4http://www.insideart.eu/2013/04/15/more-museo-delle-opere-mai-finite/

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Immaginate un museo dove i pezzi esposti sono solo progetti di opere mai realizzate e avete capito cosa è il More More (Museum of refused andunrealised art projects), insomma uno spazio che mette in mostra idee. Uno spazio online, per essere precisi, che raccoglie i disegni di opere che permotivi di soldi, che per l’utopia del pensiero o per questioni di tempo non sono mai state realizzate fisicamente. Di esempio More ne ha molti e sipassa da Ugo La PietraUgo La Pietra a Davide BertocchiDavide Bertocchi e poi Jeremy Deller , Debora HirschJeremy Deller , Debora Hirsch e molti altri. Ogni progetto rimasto sulla carta viene spiegato e aquesto si aggiunge una biografia dell’artista che l’ha realizzato, per modo di dire ovviamente. Info: http://moremuseum.wordpress.com/(ttp://moremuseum.wordpress.com/)

Foto (http://www.insideart.eu/category/media/immagini/)

More, museo delle opere mai finite(http://www.insideart.eu/2013/04/15/more-museo-delle-opere-mai-finite/)redazione (http://www.insideart.eu/author/redazione/) 15/04/2013 (http://www.insideart.eu/2013/04/15/more-museo-delle-opere-mai-finite/)

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21/06/13 18:29E l'arte rifiutata dal museo finisce online - Repubblica.it

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Recensioni

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(21 giugno 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA

E l'arte rifiutata dal museo finisce onlineVisibili le nuove acquisizioni del "Museum of refused and unrealised art projects", il museo digitale che raccoglie i lavori mai realizzati di artisti contemporanei

di VALENTINA BERNABEI

Nessuna scusa. Gli artisti non potranno più dire che l'opera d'arte a cui stavanolavorando "poteva essere un capolavoro ma è stato impossibile realizzarlo". Da quandoha aperto il MoRe, Museum of refused and unrealised art projects, quei lavori artistici delXX e XXI secolo che non sono stati mai esposti possono vivere una seconda vita. Unnuova chance che, teoricamente, offre molta più visibilità di qualsiasi altra sedeespositiva, perché il More è un museo virtuale e si può visitare stando ovunque, dato cheè on line. La sua collezione, fatta esclusivamente di opere in rete, si è ingrandita, in pocopiù di un anno di vita, con nuove acquisizioni, che i due ideatori Elisabetta Modena eMarco Scotti hanno raccolto attingendo tra quei progetti "appositamente pensati peroccasioni specifiche in precisi contesti e che non siano stati realizzati per motivazioni

tecniche, logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche".

Connettendosi al sito MoREmuseum, si trovano ora le nuove opere, quelle degli artisti che hanno donato al MoRE i loro progettiirrealizzati. Sono Erwin Wurm, goldiechiari (invitati dalla curatrice Valentina Rossi), e Massimo Uberti (invitato da Ilaria Bignotti).Uberti ha condiviso con MoRE due progetti. Uno risale al 2008 quando presentò al Maxxi l'opera luminosa "Esser Spazio", dacollocare all'esterno del museo romano se avesse vinto il concorso Spazio Maxxi Due Per Cento. Progettata per l'outdoor anchel'altra opera di Uberti che non è stata mai realizzata. Si tratta di "Orbite", idea del 2009 per la facciata esterna del Palazzo dellaRegione Lombardia di Milano, dove Uberti avrebbe voluto installare il disegno luminoso di una porzione delle orbite del sistemasolare.

Di Erwin Wurm sono esposti sei progetti non venuti alla luce tra cui "Mind Bubbles", l'installazione pensata per la sede centraledella Volksbank di Vienna e "Big Suit Departing", progettata per l'aeroporto Schönefeld di Berlino. In entrambi i casi Wurm avevapensato a lavori e sculture di dimensioni gigantesche, a metà gonfiabili e deformanti, da esporre in maniera sospesa e in bilico,come è tipico fare nel suo lavoro, in questo caso forse troppo "etereo" per essere considerato sufficentemente sicuro in postipubblici come un aereoporto.Il duo artistico goldiechiari, invece, ha realizzato appositamente per il MoRE degli acquerelli per descrivere il progetto di video"Looking for the island", ideato per ricordare al mondo che esiste un luogo noto con il nome di "Garbage Patch", un'isola "discarica"di circa 2,500 km di diametro e un peso di 3.500.000 tonnellate, che si è formata "spontaneamente" nel 1950 circa nell'OceanoPacifico.

I lavori di Wurm, goldiechiari, Massimo Uberti vanno ad aggiungersi ora a quelli di Jonathan Monk, Ugo La Pietra, CesarePietroiusti, Deborah Hirsch, Paolo Scheggi, Davide Bertocchi, Davide Mosconi, Ivo Bonacorsi, Silvio Wolf, Grazia Varisco, LuigiPresicce, Valerio Berruti, Regina Josè Galindo, Jeremy Deller. Quest'ultimo, già famoso oltre che per la sua arte anche per avervinto il prestigioso Turner Prize nel 2004, è recentemente al massimo della sua visibilità in quanto unico artista scelto per essereesposto dal Padiglione Britannico alla 55° Biennale di Venezia ora in corso.

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23 giugno 2013 delle ore 07:07

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Erwin Wurm, goldiechieri e Massimo Uberti. E il

Museum of Refused and unrealised project

amplia la sua collezione

Non solo i progetti rifiutati o non realizzati, maanche lavori creati appositamente per le salevirtuali di MoRE Museum. Oltre alle nuovedonazioni, da parte di Massimo Uberti ed ErwinWurm, nell'istituzione online per l'arte"mancata” arrivano anche goldiechiari, conCerchi d'Isola. A partire da un progetto videodedicato al Garbage Patch, l'isola "discarica”che si trova nell’Oceano Pacifico la cuiestensione non è nota con precisione. Quelloche si conosce è la sua composizione in polimerisotto forma di bottiglie, imballaggi, reti e daaltri generi di spazzatura, mossa costantementedalle onde dell’oceano che logorano la materiariducendola a minuscole particelle disciolte inacqua. Per MoRE Goldsmith e Chiari hannoanche realizzato appositamente una serie diacquerelli che rimandano al Garbage Patch,mentre hanno donato due grafici – parte delprogetto – che studiano le correnti e le acqueoceaniche. I cinque disegni hanno tutti unmotivo circolare che ricorda appunto l’isola ola nuvola di detriti, i segni tracciati con coloritenui sembrano rimandare ad un universorarefatto e non materico. Arriva poi ErwinWurm, che ha donato al museo sei progettiirrealizzati che ruotano intorno a figure distorte,sospese, ingigantite, rappresentative dellapoetica dell’autore , che ama alterare la realtàche ci circonda. Da segnalare Big SuitDeparting, progetto per l’aeroporto Schönefelddi Berlino che prevedeva la realizzazione di unafigura di dimensioni colossali – 10 metri dialtezza e 3,5 metri in larghezza – che inposizione inclinata del 50 per cento pende nelvuoto in mezzo alla hall dell’aeroporto tedesco,nella maniera realistica che da sempreaccompagna la poetica dell'artista. MassimoUberti presenta invece due progetti nonrealizzati, coerenti con la sua ricerca artisticatesa a tracciare forme e segni simbolicinell'ambiente: Esser Spazio, che doveva esserecollocata all’esterno del Museo MAXXI,inserendosi nel contesto architettonico con

discrezione e abitando la gradinata finale dellapiazza che precede l’ingresso al museo stessoper indicare al visitatore proprio la "fruizione”dell'ambiente dell'arte e Orbite, progetto sitespecific ideato per il Palazzo della RegioneLombardia di Milano: su due delle sue facciate(lato sud-est e lato nord-ovest) Uberti avrebbevoluto installare il disegno luminoso di unaporzione delle orbite del sistema solare. Ma ora,il consiglio migliore, per scoprire ancora unavolta il perché questi lavori hanno avuto deglistop e sono rimasti progetti, è di andare allapagina moremuseum.wordpress.com. In attesadelle prossime new entry.

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15 giugno 2013

Erwin Wurm, goldiechiari e Massimo Uberti per MoRE

di Redazione

Arte (http://www.culturame.it/arte/) | Nessun commento

Tagged: ERWIN WURM (http://www.culturame.it/tag/erwin-wurm/) , goldiechiari(http://www.culturame.it/tag/goldiechiari/) , Massimo Uberti (http://www.culturame.it/tag/massimo-uberti/) ,Museum of refused and unrealised art projects (http://www.culturame.it/tag/museum-of-refused-and-unrealised-art-projects/)

(http://www.culturame.it/wp-content/uploads/2013/06/5-goldiechiari-Looking-for-the-island.jpg) A partire da Giovedì 20 giugno MoRE. Museum of refused andunrealised art projects presenta le sue nuove acquisizioni: nove idee per altrettante opere d’arte che gliartisti Erwin Wurm, goldiechiari e Massimo Uberti hanno donato al museo digitale che dal 2012colleziona ed espone i progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo.

Per i due ideatori Elisabetta Modena e Marco Scotti – il museo raccoglie ed espone progetti che siano statiappositamente pensati per occasioni specifiche in precisi contesti e che non siano stati realizzati permotivazioni tecniche, logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche. Lo scopo è quello divalorizzare, conservare e studiare attraverso attività di ricerca, esposizioni e sfruttando al massimo tutte lepotenzialità del digitale questi progetti mai realizzati.

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(http://www.culturame.it/wp-content/uploads/2013/06/1-Erwin-Wurm-Big-Suit-Departing.jpg) Nel suo primo anno di vita MoRE ha acquisito progetti di artisti di rilievointernazionale nel panorama dell’arte contemporanea, come Jonathan Monk, Ugo La Pietra, CesarePietroiusti, Deborah Hirsch, Paolo Scheggi, Davide Bertocchi, Davide Mosconi, Ivo Bonacorsi, SilvioWolf, Grazia Varisco, Luigi Presicce, Valerio Berruti, Regina Josè Galindo, Jeremy Deller. Gli artistihanno aperto i propri archivi personali, e condiviso con il pubblico le loro idee che per qualche motivonon si sono materializzate. Ogni progetto di opera d’arte è accompagnato da una scheda che la racconta inriferimento al percorso artistico dell’autore.

(http://www.culturame.it/wp-content/uploads/2013/06/7-Massimo-Uberti-esser-spazio-MAXXI.jpg) Il 20 giugno 2013 verranno presentate le nuove acquisizioni diMoRE, donate da Erwin Wurm, goldiechiari, invitati dalla curatrice Valentina Rossi, e Massimo Uberti,invitato da Ilaria Bignotti.

Erwin Wurm presenta ben sei progetti irrealizzati tra cui Mind Bubbles, progetto pensato per la sedecentrale della Volksbank di Vienna progettatta dall’architetto tedesco Carsten Roth. Le sculture sembranobloccate in aria, come in un incantesimo con il potere di gonfiare, distorcere, ingrandire o rimpicciolire,creando forme inaspettate e nuove realtà.

Big Suit Departing, progettato da Wurm per l’aeroporto Schönefeld di Berlino, consiste invece nellarealizzazione di una figura di dimensioni colossali che in posizione inclinata del 50% pende nel vuoto inmezzo alla hall dell’aeroporto tedesco. Il “manichino” non ha nè testa nè arti, è completamente cavo econsente ai passeggeri di vedere attraverso ad esso. Questo lavoro è rappresentativo di tutto l’operato diErwin Wurm, il quale ama distorcere la realtà che ci circonda.moremuseum.wordpress.com/erwin-wurm

Il duo artistico goldiechiari ha appositamente realizzato degli acquerelli per descrivere il progetto di videoLooking for the island, che si propone di documentare l’ecosistema artificiale della Garbage Patch,un’isola “discarica” di circa 2,500 km di diametro e un peso di 3.500.000 tonnellate, che si èspontaneamente costituita a partire dal 1950 nell’Oceano Pacifico. Il contrasto tra naturale e artificiale,

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paesaggio e industria è centrale nel progetto delle artiste, che vogliono registrare il viaggio delle piccoleparticelle di plastica rilasciate dall’isola nell’oceano per poi diventare mangime dei pesci, alimento delnostro stesso cibo. moremuseum.wordpress.com/goldiechiari

Massimo Uberti ha condiviso due progetti. L’opera luminosa Esser Spazio doveva essere collocataall’esterno del Museo MAXXI. Coerente con la sua ricerca artistica tesa a tracciare forme e segnisimbolici nello spazio pubblico, Uberti propone una frase e un motto al contempo, per chiedere aivisitatori di partecipare attivamente alla costruzione del Museo.

Orbite è invece un progetto site specific ideato per il Palazzo della Regione Lombardia di Milano: su duedelle sue facciate Uberti avrebbe voluto installare il disegno luminoso di una porzione delle orbite delsistema solare. Il progetto si inserisce pienamente nella ricerca estetica di Massimo Uberti, volta atracciare, frequentemente attraverso l’utilizzo del medium luminoso, immagini e segni all’interno dellospazio pubblico, ora per esaltarne le qualità storiche e geografiche, ora con effetti di spaesamento estetico.moremuseum.wordpress.com/massimo-uberti

Il sito moremuseum.com è composto da un archivio di progetti interamente in formato digitale, resopossibile anche grazie alla collaborazione con il centro CAPAS dell’Università degli Studi di Parma, unospazio riservato a esposizioni temporanee, e una sezione destinata a ospitare interventi critici eapprofondimenti sul tema del “non realizzato”. Con questo obiettivo, intorno a MoRE si è costituito unnetwork di professionisti provenienti dal mondo dell’arte contemporanea, storici dell’arte, critici, curatorie esperti del settore, che contribuiscono con le loro diverse professionalità alla crescita del progettonell’ambito dell’associazione culturale Others.

www.moremuseum.org

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Recensioni > Arte > Cultura - Martedì 05 Giugno 2012, 20:30

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MoRE, museo digitale del futuroL'analisi del neonato museo virtuale per riflettere sulle modalità divulgative del sistema dell'artedi oggi"Silvia Floreano

Una citazione che ben rappresenta lo stato dell’arte contemporanea proviene dalla pennadi Nicolas Bourriaud, curatore e critico d’arte francese contemporaneo: «Bisogna apprenderetutti i codici culturali, tutte le forme della vita quotidiana e le opere del patrimonio universale, ecercare di farle funzionare» (’Postproduction’, 2004). Il lavoro del MoRE (acronimo di ’Museumof REfused and unrealised art projects’, ma anche traduzione dall’inglese ’più’) si muove traquesti confini, nell’impellente necessità di definire il ruolo dell’arte oggi, il valore dellaconservazione del patrimonio e quello della sua valorizzazione. L’aspirazione è didiventare un museo riconosciuto e una piattaforma di ricerca universitaria; è bello pensare chesi schieri dalla parte degli ’svantaggiati’, artisti che hanno idee innovative ma pochi mezziper esprimerle. Si può dire che MoRE nasca da un impedimento, e al tempo stesso da unproblema critico, per diventare serbatoio democratico e indefesso di una fruizione,illimitata nel tempo e nello spazio, di documenti altrimenti non raggiungibili e conoscibilidal grande pubblico. Il vantaggio è quello di vivere nel web; il manifesto spiega che è «unmuseo digitale che raccoglie, conserva ed espone on-line progetti non realizzati di artisti del XXe XXI secolo». Nato da un’idea decisamente al passo coi tempi di Elisabetta Modena e MarcoScotti, giovani laureati in Conservazione dei Beni Culturali a Parma, ingloba una doppiaidentità: non solo si colloca nel panorama come nuovo museo digitale, ma ’in più’ si proponedi documentare un tessuto progettuale e artistico semi-sconosciuto che ha comunquediritto di essere inserito nella storia del progetto in senso lato. Il non realizzato coinvolgedocumenti relativi ad opere d’arte inattuate per motivi logistici, economici, tecnici o etici, maanche il panorama espositivo (mostre non realizzate, allestimenti rimasti sulla carta, occasioninon colte) che, letto dal punto di vista archivistico e documentaristico, offre materialedecisamente valido. Il progetto segue il profilo di molte idee sostenute in questo periodo:bassi costi, eccellenza nei contenuti, forte presenza tecnologica (un esempio’involontario’: il nostro caro L’Indro!). «Tautologicamente -spiegano i curatori- MoRE sviluppanel virtuale la virtualità del progetto inespresso e apre inoltre spazi di indagine sul cosiddetto

Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale reperibile al link http://www.lindro.it/cultura/2012-06-05/9055-more-museo-digitale-del-futuro

L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati

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Recensioni > Arte > Cultura - Martedì 05 Giugno 2012, 20:30

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sistema dell’arte contemporanea e sul ruolo della committenza oggi».Nuovo e possibile è l’approccio museologico e museografico adottato; prodottodall’associazione culturale Others di cui fanno parte ricercatori, curatori, project manager edesperti in comunicazione, MoRE ha stretto un legame con il centro CAPAS dell’Università diParma che ha permesso l’utilizzo della piattaforma D-Space, garantendo la conservazione deidocumenti e la reversibilità dei formati (un problema pressante se pensiamo al rapidoinvecchiamento dei sistemi informatici oggi).L’inaugurazione dello scorso aprile ha avuto come protagonisti Cesare Pietroiusti, Ugo La Pietrae Jonathan Monk, scelte certamente non casuali: il romano Cesare Pietroiusti, medicopsichiatra, ha impostato tutta la sua poetica sulla marginalità al sistema stesso dell’arte e sullarealizzazione di progetti che sanno scardinare quei preconcetti rei di soffocare la riflessione e laproduzione artistica. La sua indagine coinvolge per questo operazioni al limite (vedi il progetto ’Inviti’, 1991-92) e il non realizzato diventa parte integrante della sua progettualità. Ilpescarese Ugo La Pietra, ricercatore nelle arti visive, è artista anomalo e scomodo, difficilmenteclassificabile; il suo taglio progettuale è più teorico e connesso ad un dibattito che negli anni ’60arrivava a mettere in discussione il ruolo stesso del progettista e del progetto. Perl’inglese Jonathan Monk la riflessione è più legata all’utopia, pur non ponendosi comeprogetto fallimentare in quanto utopico, ma piuttosto in rapporto alla processualità e allerelazioni che il progetto stesso riesce a costruire.La difficoltà maggiore di un museo digitale non sta nell’archiviazione e catalogazione deiprogetti, quanto nel concertare all’interno del sito mostre che riflettano adeguatamente lepotenzialità declinabili del mezzo informatico e di un simile spazio espositivo, immenso e faticosamente gestibile (se la parole d’ordine vuole essere ’qualità’). Il museo-sito di MoRE ècomposto da un archivio di progetti interamente in formato digitale, uno spazio riservato aesposizioni temporanee (la conservazione del progetto nel museo non preclude all’artista lapossibilità di realizzarlo in altro contesto o in altra forma, garantendo la tutela dei diritti diproprietà intellettuale) e una sezione destinata a ospitare interventi critici eapprofondimenti (che aiutano ad indagare e delineare le modalità di rapporto con il sistemastesso e tutte le difficoltà con cui l’artista si confronta). Un caso che apre alla riflessione sullecontemporanee modalità divulgative del patrimonio: nella prima metà degli anni ‘90 sono pochii siti del patrimonio culturale ad avere applicazioni di community e forum ma già si intuisce che l’orizzonte di una comunicazione partecipata ed estesa sarebbe stata una delleprospettive di sviluppo più promettenti del sistema-museo. La diffusione dei musei virtualirappresenta un’importante fase di passaggio per due ragioni: la possibilità per le istituzionigrandi e piccole di promuoversi on-line attraverso bassi costi, con l’opportunità di raggiungereun’audience potenzialmente molto ampia, e lo stesso crescente fenomeno dell’aumento degliutenti on-line che usano sempre più la rete come strumento indispensabile di informazione e disvago. Il web rappresenta quindi sempre più il fulcro delle forme di divulgazione del culturalheritage (patrimonio culturale): lo testimoniano il crescente numero di istituzioni on-line e diprogetti legati alla digitalizzazione del patrimonio e alla loro messa in rete secondoun’ottica di network. Tutti ormai familiarizziamo con gli ambienti digitali basati sempre più sulfare e sulla partecipazione attiva (nei blog o nei social networks), efficacemente sintetizzabilenella formula ’learning by doing’ (imparare facendo). I musei che ad esempio aprono un propriocanale su Facebook o avviano un blog sperimentano nuove soluzioni di visibilità e promozionema allo stesso tempo creano dei ’laboratori viventi’ in grado di restituire impressioni, feedbacke percezioni sull’istituzione in modo immediato e economico.

Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale reperibile al link http://www.lindro.it/cultura/2012-06-05/9055-more-museo-digitale-del-futuro

L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati

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16:29:08 - 19 Giugno 2013

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Erwin Wurm, goldiechiari e Massimo Uberti perMoREA partire da Giovedì 20 giugno MoRE. Museum of refused and unrealised art projects presenta le sue nuoveacquisizioni: nove idee per altrettante opere d’arte che gli artisti Erwin Wurm, goldiechiari e Massimo Ubertihanno donato al museo digitale che dal 2012 colleziona ed espone i progetti non realizzati di artisti del XX eXXI secolo...

A partire da Giovedì 20 giugno MoRE. Museum of refused and unrealisedart projects presenta le sue nuove acquisizioni: nove idee per altrettanteopere d’arte che gli artisti Erwin Wurm, goldiechiari e Massimo Ubertihanno donato al museo digitale che dal 2012 colleziona ed espone iprogetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo.Per i due ideatori Elisabetta Modena e Marco Scotti - il museo raccoglieed espone progetti che siano stati appositamente pensati per occasionispecifiche in precisi contesti e che non siano stati realizzati permotivazioni tecniche, logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche.Lo scopo è quello di valorizzare, conservare e studiare attraverso attivitàdi ricerca, esposizioni e sfruttando al massimo tutte le potenzialità del

digitale questi progetti mai realizzati.Nel suo primo anno di vita MoRE ha acquisito progetti di artisti di rilievo internazionale nel panorama dell''artecontemporanea, come Jonathan Monk, Ugo La Pietra, Cesare Pietroiusti, Deborah Hirsch, Paolo Scheggi,Davide Bertocchi, Davide Mosconi, Ivo Bonacorsi, Silvio Wolf, Grazia Varisco, Luigi Presicce, Valerio Berruti,Regina JosèGalindo, Jeremy Deller. Gli artisti hanno aperto i propri archivi personali, e condiviso con il pubblico le loroidee che per qualche motivo non si sono materializzate. Ogni progetto di opera d’arte è accompagnato da unascheda che la racconta in riferimento al percorso artistico dell’autore.Il 20 giugno 2013 verranno presentate le nuove acquisizioni di MoRE, donate da Erwin Wurm, goldiechiari,invitati dalla curatrice Valentina Rossi, e Massimo Uberti, invitato da Ilaria Bignotti.Erwin Wurm presenta ben sei progetti irrealizzati tra cui Mind Bubbles, progetto pensato per la sede centraledella Volksbank di Vienna progettatta dall’architetto tedesco Carsten Roth. Le sculture sembrano bloccate inaria, come in un incantesimo con il potere di gonfiare, distorcere, ingrandire o rimpicciolire, creando formeinaspettate e nuove realtà.Big Suit Departing, progettato da Wurm per l’aeroporto Schönefeld di Berlino, consiste invece nella

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realizzazione di una figura di dimensioni colossali che in posizione inclinata del 50% pende nel vuoto in mezzoalla hall dell’aeroporto tedesco. Il “manichino” non ha nè testa nè arti, è completamente cavo e consente aipasseggeri di vedere attraverso ad esso. Questo lavoro è rappresentativo di tutto l’operato di Erwin Wurm, ilquale ama distorcere la realtà che ci circonda.moremuseum.wordpress.com/erwin-wurm Il duo artistico goldiechiari ha appositamente realizzato degliacquerelli per descrivere il progetto di video Looking for the island, che si propone di documentarel''ecosistemaartificiale della Garbage Patch, un’isola “discarica” di circa 2,500 km di diametro e un peso di 3.500.000tonnellate, che si è spontaneamente costituita a partire dal 1950 nell’Oceano Pacifico. Il contrasto tra naturalee artificiale, paesaggio e industria è centrale nel progetto delle artiste, che vogliono registrare il viaggio dellepiccole particelle di plastica rilasciate dall’isola nell’oceano per poi diventare mangime dei pesci, alimento delnostro stesso cibo. moremuseum.wordpress.com/goldiechiari Massimo Uberti ha condiviso due progetti.L’opera luminosa Esser Spazio doveva essere collocata all’esterno del Museo MAXXI. Coerente con la suaricerca artistica tesa atracciare forme e segni simbolici nello spazio pubblico, Uberti propone una frase e un motto al contempo, perchiedere ai visitatori di partecipare attivamente alla costruzione del Museo.Orbite è invece un progetto site specific ideato per il Palazzo della Regione Lombardia di Milano: su due dellesue facciate Uberti avrebbe voluto installare il disegno luminoso di una porzione delle orbite del sistemasolare. Il progetto si inserisce pienamente nella ricerca estetica di Massimo Uberti, volta a tracciare,frequentemente attraverso l’utilizzo delmedium luminoso, immagini e segni all’interno dello spazio pubblico, ora per esaltarne le qualità storiche egeografiche, ora con effetti di spaesamento estetico.

moremuseum.wordpress.com/massimo-ubertiIl sito moremuseum.com è composto da un archivio di progetti interamente in formato digitale, reso possibileanche grazie alla collaborazione con il centro CAPAS dell’Università degli Studi di Parma, uno spazio riservato aesposizioni temporanee, e una sezione destinata a ospitare interventi critici e approfondimenti sul tema del“nonrealizzato”. Con questo obiettivo, intorno a MoRE si è costituito un network di professionisti provenienti dalmondo dell''arte contemporanea, storici dell’arte, critici, curatori e esperti del settore, che contribuiscono conle loro diverse professionalità alla crescita del progetto nell’ambito dell’associazione culturale Others.

* [email protected]@moremuseum.orgwww.moremuseum.org

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19/06/13 16:33Erwin Wurm, goldiechiari e Massimo Uberti per MoRE Museum of refused and unrealised art projects | Design Me

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20 giugno 2013

www.moremuseum.org

A partire da Giovedì 20 giugno MoRE. Museum of refused and unrealised art

projects presenta le sue nuove acquisizioni: nove idee per altrettante opere

d’arte che gli artisti Erwin Wurm, goldiechiari e Massimo Uberti hanno donato al

museo digitale che dal 2012 colleziona ed espone i progetti non realizzati di

artisti del XX e XXI secolo.

Per i due ideatori Elisabetta Modena e Marco Scotti – il museo raccoglie ed

espone progetti che siano stati appositamente pensati per occasioni specifiche

in precisi contesti e che non siano stati realizzati per motivazioni tecniche,

logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche.

Lo scopo è quello di valorizzare, conservare e studiare attraverso attività

di ricerca, esposizioni e sfruttando al massimo tutte le potenzialità del digitale

questi progetti mai realizzati.

Nel suo primo anno di vita MoRE ha acquisito progetti di artisti di rilievo

internazionale nel panorama dell’arte contemporanea, come Jonathan Monk,

Ugo La Pietra, Cesare Pietroiusti, Deborah Hirsch, Paolo Scheggi, Davide

Bertocchi, Davide Mosconi, Ivo Bonacorsi, Silvio Wolf, Grazia Varisco, Luigi

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Erwin Wurm, goldiechiari e Massimo Ubertiper MoRE Museum of refused andunrealised art projectsPostato da MoRE Museum il 18 giugno 2013 in Mostre ·

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19/06/13 16:33Erwin Wurm, goldiechiari e Massimo Uberti per MoRE Museum of refused and unrealised art projects | Design Me

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Presicce, Valerio Berruti, Regina Josè Galindo, Jeremy Deller. Gli artisti hanno

aperto i propri archivi personali, e condiviso con il pubblico le loro idee che per

qualche motivo non si sono materializzate.

Ogni progetto di opera d’arte è accompagnato da una scheda che la racconta in

riferimento al percorso artistico dell’autore.

Il 20 giugno 2013 verranno presentate le nuove acquisizioni di MoRE, donate

da Erwin Wurm, goldiechiari, invitati dalla curatrice Valentina Rossi, e Massimo

Uberti, invitato da Ilaria Bignotti. Erwin Wurm presenta ben sei progetti

irrealizzati tra cui Mind Bubbles, progetto pensato per la sede centrale della

Volksbank di Vienna progettatta dall’architetto tedesco Carsten Roth.

Le sculture sembrano bloccate in aria, come in un incantesimo con il potere

di gonfiare, distorcere, ingrandire o rimpicciolire, creando forme inaspettate e

nuove realtà Big Suit Departing, progettato da Wurm per l’aeroporto Schönefeld

di Berlino, consiste invece nella realizzazione di una figura di dimensioni

colossali che in posizione inclinata del 50% pende nel vuoto in mezzo alla hall

dell’aeroporto tedesco. Il “manichino” non ha nè testa nè arti, è completamente

cavo e consente ai passeggeri di vedere attraverso ad esso.

Questo lavoro è rappresentativo di tutto l’operato di Erwin Wurm, il quale ama

distorcere la realtà che ci circonda. moremuseum.wordpress.com/erwin-wurm

Il duo artistico goldiechiari ha appositamente realizzato degli acquerelli per

descrivere il progetto di video Looking for the island, che si propone di

documentare l’ecosistema artificiale della Garbage Patch, un’isola “discarica” di

circa 2,500 km di diametro e un peso di 3.500.000 tonnellate, che si è

spontaneamente costituita a partire dal 1950 nell’Oceano Pacifico.

Il contrasto tra naturale e artificiale, paesaggio e industria è centrale nel

progetto delle artiste, che vogliono registrare il viaggio delle piccole particelle di

plastica rilasciate dall’isola nell’oceano per poi diventare mangime dei pesci,

alimento del nostro stesso cibo. moremuseum.wordpress.com/goldiechiari

Massimo Uberti ha condiviso due progetti. L’opera luminosa Esser Spazio

doveva essere collocata all’esterno del Museo MAXXI. Coerente con la sua

ricerca artistica tesa a tracciare forme e segni simbolici nello spazio pubblico,

Uberti propone una frase e un motto al contempo, per chiedere ai visitatori di

partecipare attivamente alla costruzione del Museo.

Orbite è invece un progetto site specific ideato per il Palazzo della Regione

Lombardia di Milano: su due delle sue facciate Uberti avrebbe voluto installare il

disegno luminoso di una porzione delle orbite del sistema solare.

Il progetto si inserisce pienamente nella ricerca estetica di Massimo Uberti,

volta a tracciare, frequentemente attraverso l’utilizzo del medium luminoso,

immagini e segni all’interno dello spazio pubblico, ora per esaltarne le qualità

storiche e geografiche, ora con effetti di spaesamento

estetico. moremuseum.wordpress.com/massimo-uberti

Il sito moremuseum.com è composto da un archivio di progetti interamente in

formato digitale, reso possibile anche grazie alla collaborazione con il centro

CAPAS dell’Università degli Studi di Parma, uno spazio riservato a esposizioni

temporanee, e una sezione destinata a ospitare interventi critici e

approfondimenti sul tema del “non realizzato”.

Con questo obiettivo, intorno a MoRE si è costituito un network di professionisti

provenienti dal mondo dell’arte contemporanea, storici dell’arte, critici, curatori e

esperti del settore, che contribuiscono con le loro diverse professionalità

alla crescita del progetto nell’ambito dell’associazione culturale Others.

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Erwin Wurm, goldiechiari e MassimoUberti per MoRE Museum of refusedand unrealised art projects martedì, 18 giugno 2013 14:48 Design Me

20 giugno 2013 www.moremuseum.org A partire da Giovedì 20 giugno MoRE. Museum of refused and unrealised art projects presenta lesue nuove acquisizioni: nove idee per altrettante opere d’arte che gli artisti Erwin Wurm, goldiechiari e...

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