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Lunedì, 11 Aprile 2016 www.corrierefiorentino.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE TOSCANA Il punto ChiantiBanca, la prima di Bini Smaghi: «Difesa dei nostri valori» 2 Territori Maglia nera a sorpresa Le cooperative lanciano un appello 5 Agricoltura L’olio straniero che dà lavoro a 70 mila toscani 7 Locomotive in miniatura Capaci di innovare, di investire su nuovi prodotti e ampliare il proprio mercato, ma ancora di dimensioni troppo piccole per trainare davvero la ripresa: identikit della media impresa toscana che è riuscita a crescere nonostante la crisi Adesso servono fusioni e aggregazioni, per continuare la corsa Ricorsi & rimborsi IL GOVERNO E LA MICCIA DI ETRURIA di Silvia Ognibene «A desso le condizioni per procedere nel giro di poco tempo ci sono e le useremo». Parola del viceministro all’Economia, Enrico Morando. Lo sperano gli obbligazionisti dell’Etruria che ormai da mesi attendono di conoscere come e quando verranno rimborsati. I paletti, hanno detto in settimana da Bruxelles, sono stati fissati e adesso spetta al Governo italiano tradurli in provvedimenti concreti. Lo stesso viceministro ha fatto intendere che l’accesso al fondo potrebbe diventare più agevole e, soprattutto, automatico: niente arbitrato e rimborso per tutti? Può darsi. Restano da capire i dettagli, a partire da chi eventualmente metterebbe i soldi per ampliare la dotazione del fondo per il ristoro degli obbligazionisti che, allargando le maglie, dovrebbe essere ben più consistente dei cento milioni fin qui ipotizzati. Probabilmente almeno il doppio, e non è detto che basti. Perché i consumatori truffati, che continuano ad accumulare esposti e denunce alla Procura di Arezzo, chiamano in causa anche la Nuova Banca Etruria. La tesi delle associazioni è: ha rilevato conti, contratti, marchio e dipendenti della vecchia, come si fa a dire che non c’entra nulla? Uno strano caso di continuità aziendale. Questioni che promettono di intasare i tribunali per anni. A meno che i risparmiatori non si ritengano soddisfatti dal rimborso ricevuto. Alla nuova legge il compito di disinnescare la miccia. © RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Fatucchi Sguardi LA BENZINA DEI NO TRIV (O-NE-STÀ! SO-BRIE-TÀ!) D ice Filippo Nogarin che se gli arriva un avviso di garanzia se lo appunta sul petto come una medaglia. Lo avesse affermato uno del Pdmenoelle, quelli del Movimento 5 Stelle sarebbero già riuniti in piazza ad hashtag unificati a chiedere le dimissioni. Il doppiopesismo giudiziario consente di indignarsi solo contro gli avversari, mai contro se stessi: o-ne-stà, o- ne-stà, o-ne-stà, ma soltanto con gli avvisi di garanzia degli altri. Non si è capito se la sortita sia piaciuta o no ai vertici nazionali del M5S, che hanno sempre visto nel sindaco di Livorno l’anti-Pizzarotti, primo cittadino di Parma non gradito a Beppe Grillo e al suo Telespalla Bob Gianroberto Casaleggio. Ah, comunque l’importante è spendere poco. Sobrietà, ci vuole, altro che storie. Mezzi pubblici e via. L’assessore livornese al bilancio, Gianni Lemmetti, meglio noto per aver esibito in una conferenza stampa una maglietta con scritto «Vistra» (che sta per «Vi stracao sur petto»), spenderà in previsione 18 mila euro di benzina per gli spostamenti da casa a lavoro (sta in Versilia), come stabilito da una delibera del Comune sui rimborsi. «Ecco, diciamo che, per essere No Triv, i Cinque Stelle un po’ di benzina la usano», dice lo scrittore Simone Lenzi. @davidallegranti © RIPRODUZIONE RISERVATA di David Allegranti Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera

Locomotive in miniatura · 2016. 4. 12. · La tesi delle associazioni : ha rilevato conti, contratti, ... «In virt di un premio per la piccola e la ... d'impresa etica. il programma

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Lunedì, 11 Aprile 2016 www.corrierefiorentino.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESETOSCANA

Il puntoChiantiBanca, la prima di Bini Smaghi: «Difesa dei nostri valori»

2

TerritoriMaglia nera a sorpresaLe cooperativelanciano un appello

5

AgricolturaL’olio stranieroche dà lavoroa 70 mila toscani

7

Locomotive in miniaturaCapaci di innovare, di investire su nuovi prodotti e ampliare il proprio mercato,

ma ancora di dimensioni troppo piccole per trainare davvero la ripresa:identikit della media impresa toscana che è riuscita a crescere nonostante la crisi

Adesso servono fusioni e aggregazioni, per continuare la corsa

Ricorsi & rimborsi

IL GOVERNOE LA MICCIADI ETRURIAdi Silvia Ognibene

«Adesso lecondizioniper procederenel giro dipoco tempo

ci sono e le useremo». Parola del viceministro all’Economia, Enrico Morando. Lo sperano gli obbligazionisti dell’Etruria che ormai da mesi attendono di conoscere come e quando verranno rimborsati. I paletti, hanno detto in settimana da Bruxelles, sono stati fissati e adesso spetta al Governo italiano tradurli in provvedimenti concreti. Lo stesso viceministro ha fatto intendere che l’accesso al fondo potrebbe diventare più agevole e, soprattutto, automatico: niente arbitrato erimborso per tutti? Può darsi. Restano da capire i dettagli, a partire da chi eventualmente metterebbe i soldi per ampliare la dotazione del fondo per il ristoro degli obbligazionisti che, allargando le maglie, dovrebbe essere ben più consistente dei cento milioni fin qui ipotizzati. Probabilmente almeno il doppio, e non è detto che basti. Perché i consumatori truffati, che continuano ad accumulare esposti e denunce alla Procura di Arezzo, chiamano in causa anche la Nuova Banca Etruria. La tesi delle associazioni è: ha rilevato conti, contratti, marchio e dipendenti della vecchia, come si fa a dire che non c’entra nulla? Uno strano caso di continuità aziendale. Questioni che promettono di intasare i tribunali per anni. A meno che i risparmiatori non si ritengano soddisfatti dal rimborso ricevuto. Alla nuova legge il compito di disinnescare la miccia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Fatucchi

Sguardi

LA BENZINA DEI NO TRIV(O-NE-STÀ! SO-BRIE-TÀ!)

D ice Filippo Nogarin che se gli arriva unavviso di garanzia se lo appunta sulpetto come una medaglia. Lo avesse

affermato uno del Pdmenoelle, quelli del Movimento 5 Stelle sarebbero già riuniti in piazza ad hashtag unificati a chiedere le dimissioni. Il doppiopesismo giudiziario consente di indignarsi solo contro gli avversari, mai contro se stessi: o-ne-stà, o-ne-stà, o-ne-stà, ma soltanto con gli avvisi di garanzia degli altri. Non si è capito se la sortita sia piaciuta o no ai vertici nazionali del M5S, che hanno sempre visto nel

sindaco di Livorno l’anti-Pizzarotti, primo cittadino di Parma non gradito a Beppe Grillo e al suo Telespalla Bob Gianroberto Casaleggio. Ah, comunque l’importante è spendere poco. Sobrietà, ci vuole, altro che storie. Mezzi pubblici e via. L’assessore livornese al bilancio, Gianni Lemmetti, meglio noto per aver esibito in una conferenza stampa una maglietta con scritto «Vistra» (che sta per «Vi stracao sur petto»), spenderà in previsione 18 mila euro di benzina per gli spostamenti da casa a lavoro (sta in Versilia), come stabilito da una delibera del Comune sui rimborsi. «Ecco, diciamo che, per essere No Triv, i Cinque Stelle un po’ di benzina la usano», dice lo scrittore Simone Lenzi.

@davidallegranti© RIPRODUZIONE RISERVATA

di David Allegranti

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2 Lunedì 11 Aprile 2016 Corriere Imprese

C ome previsto ieri è arrivatoil via libera alla fusione in

ChiantiBanca di Bcc Area Pratese e di Banca di Pistoia. Nasce così il più importante istituto di credito cooperativo della Toscana, uno dei più importanti in Italia, e c’è molta attesa per le prime mosse della nuova ChiantiBanca e del suo nuovo presidente, Lorenzo Bini Smaghi, già mister Bce. «Mi sento onorato per la fiducia

accordatami dai soci di ChiantiBanca — ha dichiarato Bini Smaghi dopo aver alzato la mano, assieme agli altri soci, per il voto positivo al nuovo corso dell’istituto — Una realtà alla quale da sempre la mia famiglia è vicina e che rappresenta un valore per il nostro territorio. È un impegno civile e personale che intendo svolgere in difesa dell’autonomia della banca e

dei valori della cooperazione, tanto più in un passaggio così delicato come l’attuale per l’intero mondo del creditocooperativo. Valuteremo le conseguenze della riforma e decideremo nell’interesse dei soci, del territorio e dei clienti». La fusione sarà operativa a luglio ma prima appunto c’è la riforma varata dal Parlamento, con l’adesioneo meno alla holding unica del credito cooperativo; in

molti sono pronti a scomettere che ChiantiBanca alla fine sceglierà la strada dell’autonomia, come ha già annunciato ufficialmente la Banca di Cambiano. «Noi nella holding? Vedremo» ha aggiunto Bini Smaghi: il nuovo statuto della Banca dà la possibilità di non aderire a Federcasse. L’ambizione del nuovo istituto è di «dare più redditività, da una realtà di maggiori dimensioni che

potrà svilupparsi e sostenere meglio i privati e le aziende sul territorio e tutelare il risparmio delle famiglie, con una patrimonializzazione ben al di sopra dei minimi». Fortedi 25.000 soci e di 3,4 miliardi di raccolta, nei prossimi anni ChiantiBanca conta di ritagliarsi un ruolo da protagonista in Toscana, espandendosi anche sulla Costa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Piazza Affari

Intek Spa

B & C Speakers S.p.A.B & C Speakers S.p.A.

FrendyEnergyBioDue Spa

El.En. S.p.A.

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.

Borgosesia

Ergy Capital

CHL S.p.A.

Eukedos

Dada S.p.A.Settimanadal 4 aprileal 8 aprile

Banca Etruria

Salvatore Ferragamo S.p.A.

Piaggio & C. S.p.A.

Softec S.p.A.

Snai S.p.A.

Sesa

Rosss S.p.A.

Toscana Aeroporti S.p.A.

7,47,58

7,87,57,65

0,47050,46200,48030,4361

0,4745

SOSPESA

4,964,8964,96 5,075,07

0,27230,27230,2723 0,27230,2723

3938,939 38,6638,9

0,05490,0588

0,059 0,0550,0579

0,02220,02280,02340,02170,0221

2,43922,3582,436

2,322,338

0,96450,9911,021 0,990,99

0,4170,430,43 0,410,4230

0,22890,23970,2399

0,22260,235

21,4021,3321,9520,9321,29

14,9514,9414,75 14,9414,95

1,751,7571,857

1,71,732

0,680,7010,7010,785

0,65

0,760,75050,805 0,740,7490

4,054,364,36

4,054,05

14,4914,4414,44 14,1914,44

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fing

La b

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IL PUNTO

CHIANTIBANCA, ECCO BINI SMAGHI: «DIFESA DEI VALORI» di Mauro Bonciani

FINMECCANICAC’È LA TOSCANANEGLI EUROFIGHTERPER IL KUWAIT

F inmeccanica ha firmato unmaxi contratto che vale 4

miliardi di euro per la fornitura di 28 aerei militari Eurofighter Typhoon al Kuwait. La commessa, a cui si lavorava da tempo, avrà importanti ripercussioni anche per gli stabilimenti Finmeccanica in Toscana. Il colosso statale della difesa contribuisce al program-ma anche con la realizzazione di larga parte della strumentazione che permette l’interfaccia uomo-macchina, attraverso pannelli di controllo, tastiere multi-funzionali e schermi, tutti prodotti nello stabilimento di Montevarchi. Inoltre Finmeccanica svolge, anche presso la base dell’Aeronautica Militare di Grosseto, attività di manutenzione per garantire l’operatività di Eurofighter sia per i velivoli italiani che per quelli di altri Paesi.

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

MODAGUCCI UNISCE I SESSI IN PASSERELLAE IL CONTO TORNA

D a Parigi a Milano, con un occhio al conto

economico. La decisione di Gucci di unificare le sfilate uomo e donna a partire dal 2017 è una scelta «naturale» per il direttore creativo Alessandro Michele: «È il modo in cui vedo il mondo oggi». Certo nello stile «gender-neutral» c’è molto della moda e della società di oggi. Ma c’è anche quello che ha detto il Ceo Marco Bizzarri: «Un aiuto significativo per molti aspetti del nostro business. Mantenere due calendari separati e scollegati è stato più il frutto una tradizione che della praticità». E la praticità vuole anche che si razionalizzino i costi. Indispensabile, soprattutto per chi il lusso lo fa davvero in Italia, magari a Scandicci, e non con manodopera low cost in Indonesia.

Edoardo Lusena© RIPRODUZIONE RISERVATA

REGOLEEDILIZIA DIMEZZATAIL NUOVO CODICEDARÀ UNA SPINTA?

I primi segnali della possibile ripresa non hanno

ancora toccato il settore delle costruzioni. I dati Fillea-Cgil relativi alla Toscana indicano un crollo dal 2011 al 2015: gli affari sono dimezzati nel valore (da 1,37 miliardi di euro a 0,77) ma diminuiti anche nel numero, del 27%. E, hanno denunciato i sindacati in un convegno venerdì scorso — ricevendo l’apprezzamento degli industriali toscani — gravi problemi di illegalità, elusione ed evasione fiscale. Un vero cambiamento, in questo settore, potrebbe arrivare da due fattori: soldi e regole. In Toscana sono in programma oltre 4 miliardi di investimenti in opere pubbliche, dai porti di Livorno e Piombino passando dalle ferrovie alla Tirrenica e alla Fano- Grosseto, l’aeroporto di Firenze. Ma i soldi non bastano, rivendica il viceministro Riccardo Nencini proprio nelle stesso convegno. La svolta secondo il politico toscano arriverà grazie al nuovo Codice degli appalti. «Un codice rivoluzionario perché mette la progettazione al centro dell’attività delle imprese, emargina finalmente la “legge obiettivo” e il criterio del massimo ribasso. Mette nella condizione soprattutto la piccola e la media impresa di stare in partita» ha spiegato Nencini annunciando che, dopo l’approvazione degli ultimi passaggi in Consiglio dei ministri questa settimana, entro 90 giorni il nuovo Codice diventerà operativo. E nel codice si regolamentano anche le l0bby. Ma è per la piccola e media impresa che potrebbe arrivare una novità molto rilevante: «In virtù di un premio per la piccola e la media impresa, è previsto il pagamento direttamente del subappaltatore, una delle questioni che ci venivano sollevate da tutte le associazioni che sono state ascoltate nel tempo».

Marzio Fatucchi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Milioni il valore degli affari toscani nel settore edileNel 2011 erano 1,37 miliardi

770

Salvatore Ferragamo ha chiuso il 2015 con un utile netto in aumento del 10% a 173 milioni di euro e proporrà ai soci, convocati in assemblea il prossimo 21 aprile, un dividendo per azione di 0,46 euro (il 10% in più rispetto agli 0,42 del 2014). I ricavi dell’esercizio appena concluso sono stati pari a 1,43 miliardi di euro, in rialzo a cambi correnti del 7,4% rispetto al 2014, il margine operativo lordo in crescita dell’11%

a 324 milioni, con un’incidenza sui ricavi pari al 22,7%. Drastica riduzione dell’indebitamento finanziario netto passato da 49 a 10 milioni, dopo aver distribuito dividendi per circa 71 milioni. A trainare le vendite è stata ancora l’area Asia Pacifico, dove si è generato il 36% del fatturato totale con una crescita del 4% rispetto al 2014. Il titolo ha chiuso la seduta di venerdì in crescita del 2,25% a 21,40 euro.

SANITÀUNO SPIN OFF PER ANTICIPARELE MALATTIE

D iagnosticare una malattianeurodegenerativa prima

che questa si manifesti. È l’obiettivo del team di «Beta-STOP», neonata azienda chimica e spin off dell’Ateneo fiorentino che ha progettato «nano dispositivi integrati» utili a diagnosticare le malattie neurodegenerative nella fase precoce, quando ancora la patologia non è conclamata. A capo del team c’è Maria Raffaella Martina: «Sapere di avere il morbo di Alzheimer o di Parkinson in anticipo è fondamentale, perché i farmaci attuali sono testati solo nella fase finale delle malattie: se si anticipasse di molto la diagnosi, si potrebbe rallentare lo sviluppo della malattia fino a non far divenire la patologia conclamata». Lo spin off è in fase di pre incubazione: «Siamo in contatto con aziende farmaceutiche, abbiamo fatto domanda per il brevetto sei mesi fa». Anche il sistema sanitario nazionale potrebbe essere interessato alla tecnologia.

Giorgio Bernardini© RIPRODUZIONE RISERVATA

FORMAZIONEL’IMPRESA ETICASI IMPARASUI BANCHI

D uecento studenti a lezioned’impresa etica. È il

programma Eye, organizzato dall’associazione Artes insieme a Comune di Prato, Confindustria Toscana Nord col suo gruppo giovani, Confindustria Firenze, Incubatore di Firenze, Comune di Scandicci, Trim2, startup Awhy. Il progetto prevede un percorso sul fare impresa etica rivolto agli studenti degli istituti Russell Newton, Its Mita (Scandicci), Datini, Gramsci-Keynes, Livi e Dagomari (Prato). Il percorso è suddiviso in otto workshop di tre ore tenuti da imprenditori e professionisti. Gli studenti imparano le regole base per la creazione di un’impresa: dalla costituzione aziendale ai finanziamenti bancari, dal rapporto con la Pubblica Amministrazione all’etica del lavoro. Sono previsti laboratori personalizzati per trasformare le loro idee in un progetto concreto, visite alle aziende coinvolte e partecipazione a stage e percorsi di facilitazione d’impresa.

Jacopo Storni© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli studenti coinvolti nel programma Eye tra Prato, Firenze e provincia

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3Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Così va l’impresa anti crisi(piccolo non è più bello)Innovative, in grado di cambiare, assumere, fare ricerca e investire sui mercati esteri:Intesa Sanpaolo ha analizzato 140 aziende locomotive che trainano l’economiaIn Toscana ce ne sono 25 ma ora devono diventare grandi, per non fermare la corsa

Capaci di cambiare iloro prodotti. Di apri-re nuove strade. Dimettersi al riparo dal«furto» di brevetti e

marchi. E di investire all’este-

to già molto utilizzato, quellodelle «locomotive», cioè leimprese che hanno aumentatofatturato e posti di lavoro dal2008 ad oggi. Lo scopo dellostudio era scovare chi, neglianni della crisi, ha fatto davve-ro bene e perché. Con la spe-ranza di capire come ripetere

milioni di euro), capaci tra il2008 e il 2014 di aumentaresignificativamente il fatturatopiù 10%), accrescere gli addetti(più 5% circa), rafforzare i li-velli di produttività del lavoroe di redditività, facendo levaanche su una struttura patri-moniale più solida». Ma traquesti campioni c’è chi eccelleancora di più. Li hanno trovatinei distretti industriali e il pri-mo premio è andato al Vene-to, che ha ben 60 delle 140aziende «turbo». Il secondoposto sul podio, però, è occu-pato dalla Toscana con le sue25 «turbo utilitarie».

Scorrendo l’elenco delle to-scane, quello che colpisce èche accanto a aziende di setto-ri tradizionali e dal grande no-me, come i vini Banfi, ci sononuove realtà — nello stessosettore — come Tenute Picci-ni. Oppure, nel distretto deltessile o del cuoio, a fianco digriffe conosciute come Bulga-ri, ci sono nomi meno notima altrettanto importanti perl’economia del distretto comeTripel Due o Almax.

Non deve stupire l’assenzadella meccanica toscana, pre-sente invece nell’elenco vene-to: De Felice spiega che l’altaspecializzazione distrettualedella regione del nord est haescluso un pezzo importantedi realtà della nostra regione,dove oltre al vino ed alla pel-letteria ci sono quattro impre-se «turbo» anche nel marmo(Campolonghi Italia, Franchi

Umberto Marmi, Furrer, GbG).Andiamo a vedere perché

tra le «locomotive» sono statescelte proprio queste eccellen-ze dell’eccellenza. «Tra questemedie aziende emerge ungruppo di 140 imprese, ogget-to di una specifica indagine».Si tratta di quelle che hannoavuto un Ebitda (è il margineoperativo lordo e misura laredditività basata sulla gestio-ne caratteristica, ndr) maggio-re del 5% e una crescita diaddetti e fatturato tra il 2008 eil 2014. Come hanno fatto? «Lemedie imprese di successonon trascurano il mercato in-terno, si concentrano sui loromercati esteri tradizionali ecrescono prevalentemente perlinee interne, facendo leva sunuovi prodotti, certificazionied internazionalizzazione» èla sintesi dello studio su que-ste 140 aziende. Spiega meglioe più precisamente De Felice:«Il criterio più stringente è lacrescita di addetti: molte im-

prese non hanno avuto la pos-sibilità di assumere. Noi le ab-biamo premiate per un contri-buto alla realtà locale. I dati sifermano a pre 2014, quindipre-bonus assunzioni» del go-verno Renzi. Insomma, «sehanno assunto nel periodopiù brutto significa che hannoancora piani di espansione ecrescita». Ma c’è un’altra ca-ratteristica comune alle 25 to-scane: «Abbiamo verificato lapresenza di nuovi prodotti: ol-tre al tema brevetti e certifica-ti, queste aziende hanno nuo-vi prodotti con una differenzarispetto alle altre molto mar-cata». E quindi il «plus», lamarcia in più è proprio il «di-namismo, una variabile che silega all’innovazione». Le altrecaratteristiche comuni diven-tano così delle spinte ad uncircolo virtuoso che si lega al-la «capacità di garantire quali-tà con certificazioni e l’atten-zione all’internazionalizzazio-ne, con marchi internazionaliregistrati o — per le aziendepiù grandi — di aver fatto in-vestimenti direttamente al-l’estero».

In tutto il ragionamento diDe Felice ci sono due ma. Unoè generale, l’assenza di una ri-presa che sia superiore a qual-che punto percentuale («dopoun lungo periodo di recessio-ne» l’1% di crescita registrato è«un progresso significativoma di cui non ci si può accon-tentare. Occorre rafforzare ilpotenziale di crescita della no-stra economia»). L’altro ri-guarda le imprese oggettodello studio.

«Nonostante il loro fortesviluppo degli ultimi anni —si legge nella ricerca — moltedi loro» cioè le 140 e ovvia-mente le 25 toscane «sono an-cora imprese di dimensionicontenute».

Un nanismo che non ha im-pedito di crescere finora, mache in futuro potrebbe essereun ostacolo. E dato che lo stu-dio di Intesa punta a capire edindividuare le «buone» carat-teristiche ed i comportamentiaziendali «virtuosi» da trasfe-rire ad altre, ma anche a capi-re come sostenere chi già oggiriesce ad essere «trainante»,ecco i consigli per loro. «Que-ste “locomotive” potrannogiocare un ruolo di effettivotraino solo se sapranno ulte-riormente puntare su quattroleve: l’aumento della proiezio-ne internazionale, l’incremen-to della ricerca e sviluppo edell’innovazione, la crescitadelle dimensioni aziendali,soprattutto tramite M&A (fu-sioni ed acquisizioni), l’ade-guamento della struttura fi-nanziaria a un contesto piùcomplesso. Alla loro crescita eal loro esempio è affidata unaquota importante del rafforza-mento del potenziale di cre-scita dell’economia italiana».E quella della dimensioni èproprio una spina nel fiancodi queste aziende «turbo». So-lo il 16% delle medie impresedistrettuali ha avuto una cre-scita unendosi o fondendosi,le altre hanno puntato solo suloro stesse. Quanto a lungopotrà continuare la crescita inqueste condizioni «medie»?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ro. In Toscana ci sono almenoventicinque «utilitarie turbo».Aziende «top» secondo il cen-tro studi di Intesa San Paolograzie — soltanto — alle lorocaratteristiche. Un successocontinuo, che però adesso po-trebbe trovare un limite: le di-mensioni.

Nella ricerca di modelli chefunzionano a livello industria-le, di realtà che anche durantela crisi sono riuscite a fare be-ne (per poterle riproporre supiù vasta scala), Intesa hapuntato la lente su un concet-

il modello per «allargare laplatea dei protagonisti vincen-ti del nostro sistema produtti-vo».

La selezione operata da In-tesa è andata così a cercare il«top» delle locomotive. E nel-lo studio elaborato da Grego-rio De Felice, responsabile di-rezione Studi e Ricerche di In-tesa Sanpaolo, si spiega che«alcuni nuovi soggetti si stan-no affermando sul mercato, inparticolare nei distretti indu-striali. Sono medie imprese(con fatturato tra i 10 e i 50

di Marzio Fatucchi

Quattro condizioniProiezione internazionale, incremento della ricerca, crescita delle dimensioni aziendali, adeguata struttura finanziaria

De Felice (Intesa)In alto, «Detroit»di Diego Rivera

L’indagine di Intesa Sanpaolo coordinato dall’economista Gregorio De

Lo studio

Felice analizza 140 medie imprese eccellenti, le «nuove locomotive»,e cosa serve loro per trainaredavvero il Paese fuori dalla palude della crisi

Le locomotive italiane

Andamento durante la crisi(2008-2014)FatturatoAddettiEbitda

+53%+25%

superiore al 5%

CLASSIFICA140aziende medie

25sono Toscane

(fatturato compresotra 10 e 50 milionidi euro) cresciutedurante la crisi

2Toscana

6Piemonte

5Campania

1 Veneto

3 Lombardia

4 Emilia-Romagna

16%è entratoin nuovimercati

96%ha consolidatola propria presenzasui mercati storici

16%è stato coinvoltoin fusionio aggregazioni

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Supplemento gratuitoal numero odierno del

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4 Lunedì 11 Aprile 2016 Corriere Imprese

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5Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

TERRITORI

Cooperative, cambio di stagioneLa Toscana scivola agli ultimi postiIn Italia crescono, nella nostra regione chiudono. Crolla l’edilizia, male anche i serviziLa presidente Fiaschi chiede aiuto alla Regione. Che replica: sì, ma la concorrenza...

Ècambiato il vento per lecooperative in Toscanae la presidente di Con-fcooperative ClaudiaFiaschi, appena ricon-

fermata nell’incarico, lanciaun appello alla Regione per-ché torni a sostenere attiva-mente il settore. L’assessorealle attività produttive StefanoCiuoffo raccoglie l’invito, purprecisando che si può aiutaresolo la cooperazione virtuosae che la tutela in ogni casonon può distorcere la liberaconcorrenza.

Sovvertendo un ordine vec-chio di decenni (per la crisiche ha colpito duramente de-terminati settori, e per l’avven-to di una nuova stagione poli-tica meno legata a certi sche-mi), la Toscana è diventata ilfanalino di coda nella classifi-ca nazionale delle imprese co-operative: mentre in Italia lecoop sono cresciute dell’1,5%nel 2015 rispetto al 2014, qui siregistra un dato fra i più nega-tivi dell’intero Paese con unmeno 3,4% che arriva a meno5,6% se lo si confronta con il

2008. Sono attive 3.835 coop(minimo storico dal 2008) condati particolarmente negativiin provincia di Prato (-15,4%) eLivorno (-10,1%). Alle 226 coo-perative cessate si aggiungeuna flessione del 22,3% dellenuove iscritte (con picchi del-49% nei territori di Lucca ePrato). Diminuiscono soprat-tutto le nascite di coop fem-minili e giovanili. Accanto al-l’ormai noto crollo del settoredelle costruzioni e della casa,anche i servizi alle imprese, lepulizie e il movimento mercisono in recessione. Nel 2015segno più solo per istruzionee sanità (1,75%), agricoltura(0,7%), hotel e ristoranti, tra-sporto merci (4,6%).

Tuttavia, la cooperazionerappresenta ancora il 6% delPil regionale (l’11% se si consi-dera il contributo dei redditidistribuiti a soci e dipenden-ti), conta 90 mila occupati (il58% donne), un capitale socia-le complessivo di 600 milionie un valore della produzionecresciuto da 11,2 a 12,2 miliar-di nel 2015.

I numeriI PRINCIPALI SETTORI DI ATTIVITÀLE COOPERATIVE IN TOSCANA IL CONTRIBUTO DELLE COOP

ALL’ECONOMIA TOSCANA(BANCHE ESCLUSE)

SOCI

600 milioniCapitale sociale

5 miliardiPatrimonio

12,2 miliardiFatturato

90 mila (il 58% donne)Occupati

24.000per le cooperativedi abitazione

64.000soci lavoratoridel settore socialee sanitario

Socio-sanitario

569

Edilizia

218

Servizi e produzione

606 coop

2,9 milionisoci consumatoridelle cooperativedi consumo

Consumo

102

Agroalimentare

269

3.835 nel 2015

226 in menodel 2014-3,4%

MAGLIA NERA

e Pistoia -5,4%

...a Prato -7%

Dal 2008 al 2014il calo è stato del

-5,6%

NUOVE ISCRIZIONI

-22,3%

«È un modello di impresabasato su un’economia di ter-ritorio non speculativa che de-ve essere sostenuto», dice Fia-schi. «Il sistema cooperativoda sempre genera in Toscanasviluppo in economie e in ter-ritori marginali, a basso valoreaggiunto e con un’alta intensi-tà di occupazione. L’economiamutualistica non può esseresostituita dall’impresa di capi-tale tradizionale incapace, adesempio, di aprire un asilo ni-do in un piccolo Comune ogarantire il trasporto pubblicoin zone non redditizie. La Re-gione — conclude — deveadottare politiche in grado disostenere il modello di patri-monializzazione e di accessoal credito delle cooperativeper evitare il rischio di vederecompromesso non solo il la-voro ma alcuni servizi essen-ziali per la comunità».

L’assessore regionale alleattività produttive Ciuoffo in-vita ad approfondire i numeri— prima della crisi le cooperano di più in Toscana chealtrove, soprattutto nel com-parto edilizia e abitazione:una flessione più marcata èquindi fisiologica — e spiegache «cessazioni e mancatenuove iscrizioni possono rife-rirsi anche a coop non virtuo-se che non vorremmo vedere.Mi riferisco a quelle societàche adottano la veste coopera-tiva per mascherare tentatividi elusione fiscale. Su questotema c’è piena condivisionecon la presidente Fiaschi cheper prima lo ha sollevato: è ilriconoscimento di un terrenocondiviso di valori, di unostesso spazio di azione all’in-terno del quale siamo dispo-nibili al confronto e alla colla-borazione».

L’assessore regionale indicaforme di sostegno «ancheeconomico, soprattutto perl’avviamento di imprese giova-nili e in terreni innovativi: lecooperative non devono esse-re intese solo come serbatoi diattività e professionalità a bas-so valore aggiunto, marginali.Si possono creare imprese digiovani laureati, attive in set-tori avanzati. Siamo pronti apercorrere questo sentiero in-sieme al mondo della coope-razione, anche attraverso ibandi regionali, pur tenendopresente che la tutela e il so-stegno non possono limitarela libera concorrenza a svan-taggio delle aziende non coo-perative».

Silvia Ognibene© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nel bilancio 2015

Unicoop Firenzetriplica gli utiliMa le vendite calano

U tili boom, nonostante il calo dellevendite registrato nel 2015. UnicoopFirenze, il colosso cooperativo del

commercio, ha chiuso lo scorso anno a quota 68,6 milioni di utili — di cui 42,7 milioni dalla gestione ordinaria e 38,5 milioni da quella straordinaria, a cui vanno tolti 12,6 milioni di imposte — il triplo rispetto ai 26,8 milioni del 2014 e in questo mese di aprile la proposta di bilancio sarà sottoposta alle assemblee dei soci. Le vendite, secondo i dati diffusi dalla stessa Unicoop Firenze, si sono attestate a quota 2,35 miliardi contro i 2,37 miliardi del 2014 e il patrimonio netto ha superato 1,5 miliardi di euro contro i 1,44 miliardi del 2014. In un anno

non semplice — forseanche per la crescenteconcorrenza di altri marchidella grande distribuzione,come Esselunga e Conad,che hanno rafforzato laloro presenza sul territorio— Unicoop ha continuatoad investire in «attivitàeducative per le scuoletoscane, solidarietà esostegno alle ricchezze

artistiche e culturali del territorio regionale», per un totale di 2,4 milioni. «Un risultato importante, che premia tanto le politiche sui prezzi a favore delle famiglie che quelle di valorizzazione dei fornitori locali, sempre più numerosi e visibili — sottolineano dal vertice della cooperativa, guidata dal 2014 da Daniela Mori — Di fronte a un quadro non roseo, abbiamo dato una spinta al risparmio delle famiglie toscane, segnando un divario di 1,2% fra l‘inflazione interna (meno 0,4%) e l’aumento dell’inflazione nazionale rilevata dall’Istat per il 2015 (più 0,8%)». Unicoop Firenze aderisce a Legacoop ed ha circa 1,2 milioni di soci, oltre cento punti vendita, tutti in Toscana, e quasi 8.000 dipendenti.

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

La presidenteDaniela Mori

Ribolla, provincia di Grosseto, 1950: folla a una riunione della cooperativa locale di consumo

(foto Memorie Cooperative)

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7Lunedì 11 Aprile 2016Corriere Imprese

AGRICOLTURA E INDUSTRIA

Style

Con la paglia(retrò) in testa

A ll’improvviso torna ilcaldo e la voglia di...

coprirsi la testa. Gli amanti dei cappelli si spostano verso la paglia, meglio se intrecciata da esperte mani artigiane. I copricapi Catarzi, Signa, hanno linee retrò e abbinano crino, la maglina di carta, fiammate di puntova, rafia lavorata.(Laura Antonini)• filippocatarzi.it - da 70 euro

L’extravergine straniero?Fa bene a 70 mila toscaniI conti dopo le proteste contro «l’invasione» tunisina: produciamo 17 mila tonnellate di olio,ne imbottigliamo 170 mila. Quello che arriva da fuori dà lavoro a decine di migliaia di persone

Non tutto l’olio (stra-niero) vien per nuo-cere. Perché il confe-zionamento di oliprodotti altrove dà

lavoro a 70 mila persone inToscana. Quando il Parlamen-to Europeo, il 10 marzo scorso,avallò il taglio dei dazi doga-nali sull’olio extravergine tuni-sino, la Toscana insorse. Le 35mila tonnellate all’anno cheandranno ad aggiungersi adaltre 50 mila di prodotto libe-ro dalle imposte doganali, se-condo molti sono troppe perla fragile economia italianadell’oliva, spesso vittima difrodi alimentari o della con-correnza straniera sleale. Lascelta nacque dalla volontà diaiutare la Tunisia, rafforzan-done l’economia per impedireil radicamento del terrorismo.Ma per molti abbattere i daziè lo strumento sbagliato. «Fol-lia» secondo Confagricoltura,che minacciò di scendere inpiazza in difesa dei prodotti

toscani, mentre Coldiretti in-neggiò al «protezionismo cul-turale». Anche la politica siunì al coro del no, dal Movi-mento 5 Stelle, alla Lega Nord,fino al Pd. L’europarlamentaredem, Nicola Danti, che pur erariuscito a emendare la legge,aveva votato no, evocando ilpericolo di frodi: «L’olio tuni-sino? C’è il rischio che da noivenga “trasformato” in olioitaliano».

Il governatore Enrico Rossi,invece, non è d’accordo. Tirain ballo ragioni umanitarie,ma ne fa, soprattutto, unaquestione economica: primo,«la Toscana non ha nulla datemere: l’olio d’oliva che arri-verà in Europa entrerà attra-verso canali rigidi, sarà bollatocome tunisino e non potrà es-sere miscelato ad altri oli pro-dotti nella Ue», tanto più chel’Italia è il Paese con il piùefficace sistema di controllianti-contraffazione in Europa;secondo, la lavorazione del-

il passo in avanti dovrebbe es-sere un altro: le 3.500 tonnel-late di extravergine toscanocertificato (Dop o Igp) rappre-sentano il 40 per cento di tut-to il certificato italiano, molto;ma solo il 3-4 per cento ditutto l’extravergine nazionale:«Per tutelare le nostre produ-zioni non dobbiamo porre da-zi — spiega il governatore —ma spingere i produttori a au-mentare ancora di più laquantità della produzione Dope Igp e aiutare l’emersionedella cultura dell’olio». Insom-ma, più che dire no all’extra-vergine forestiero, servirebbepiù informazione per il clientee più chiarezza per distinguer-si dal tuscan sounding, ovveroquell’olio che, pur non essen-do locale, richiama la nostraregione attraverso parole osimboli ammiccanti in eti-chetta. La strada — secondola Regione — è spingere sem-pre più produttori a confluirenelle denominazioni esistenti(quattro Dop, Chianti, Seggia-no, Lucca e Terre di Siena, unIgp Toscano) o a crearne dinuove. «Serve una tracciabilitàe un’indicazione chiara delluogo in cui l’olio viene pro-dotto. Non solo dove vieneimbottigliato», ribadisce ilsindaco di Volterra Marco Bu-selli, da sempre impegnato sulfronte della difesa dell’alimen-tazione made in Tuscany. Man o n s e m p r e , s e c o n d oColdiretti, le nuove normevanno nella direzione giusta.Anzi. La commissione Unioneeuropea del Senato, in basealle nuove direttive comunita-rie, ha appena dato il via libe-ra a un disegno di riformadella legge 9 del 2013 che, seapprovato, abolirebbe la datadi scadenza per l’olio d’oliva(ad oggi fissata in 18 mesi): inquesto modo, secondo l’asso-ciazione, «si favorisce lo smal-timento di olio vecchio facen-do venir meno una importan-te misura di salvaguardia peril consumatore». Il presidentetoscano di Coldiretti, TulioMarcelli, ricorda: «La Toscanaè tra i principali produttori dioliva italiani ed il primoesportatore con quasi 700 mi-lioni di euro ma è anche laregione simbolo dell’extraver-gine a livello mondiale. È evi-dente il rischio che in moltine approfitteranno per smalti-re l’olio vecchio. Sarà il consu-matore a dover premiare leimprese che conserverannol’indicazione dei 18 mesi».

Giulio Gori© RIPRODUZIONE RISERVATA

In base alle nuove direttiveUe al Senato è stato appena dato il via libera a un disegno di riforma della legge 9 del 2013 che abolirebbe la data di scadenza per l’olio d’oliva (18 mesi dalla produzione). La norma ha già messo in allarme il mondo dei produttori toscani: «Viene meno una importante misura per la salvaguardia del consumatore» dice il presidente di Coldiretti Tullio Marcelli

Scadenze

l’olio non toscano costituisceun’importante fattore di occu-pazione proprio per la Tosca-na. Secondo i dati della Regio-ne, la Toscana produce media-mente 17 mila tonnellated’olio extravergine all’anno mane confeziona 170 mila ton-nellate. Numeri confermati daColdiretti che parla di un rap-porto di dieci a uno: «Ognidieci chili d’olio imbottigliatiin Toscana, solo uno è effetti-vamente prodotto qui». La To-scana è la regina dell’imbotti-gliamento in Italia. L’indottodell’extravergine dà lavoro a1centomila persone. Togliendogli addetti agricoli impegnatinelle produzioni locali (25 mi-la fra stabili e stagionali), re-stano 75 mila persone occupa-te nei capitoli trasporto, con-fezionamento e vendita. Il 90%di queste ultime lavora grazieall’olio «straniero»: sono qua-si 70 mila occupati. Guai,quindi, ad alzare muri allefrontiere. Per Rossi, semmai,

Milioni di euro prodotti dall’exportdell’olio d’oliva dalla Toscana, prima regione d’Italia

700

Dei lavoratori del settore è impiegatonel confezio-namento o nel trasporto dell’olio

90%

Di olio con denominazioneprotetta viene prodotto in Toscana sul totale italiano

40%

Mila tonnellatel’anno di olio tunisino potranno arrivare senza dazi doganali in Europa

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