18
*La seta: un percorso linguistico 1 John B. Trumper 2 , Marta Maddalon 3 , Nadia Prantera 4 _______________________________________________________________ Our historical linguistic excursus on silk and related topics includes the historical etymological reconstruction of the silk cognitive domain, starting from the larvæ that produce silk, their feeding habits, silkworm culture and the systematic use of the produced thread, i. e. the whole of the complex involving Bombyx mori, its reproduction and production. A further phase includes thematic mapping, on to a map of Italy, of the different lexical types for (1) mulberry, (2) silkworm, (3) cocoon. A further comparative indepth study details all the associated lexicon for the Venetian - Veneto and Calabrian areas, underscoring probable debts to Byzantine silk culture, as well as lexical spread from culturally central areas. The data presented in this paper form part of a wider integrated research that interlocks silk with territorially bound human activities intimately connected to Indigenous Knowledge (IK). Such studies dovetail into an indepth work on the complex problems of folk plant and animal systems, which also touches on problems such as the folk concept of insect and larva and on the differentiation and/or merger of Bombyx mori and Pachypasa otus in ancient IK. Keywords: ethnosemantics 1; historical etymological reconstruction 2; silkworm culture 3; insects 4; romance dialectology 5. Il percorso storico-linguistico sulla seta e sui suoi correlati comprenderà la costruzione etno- semantica del dominio cognitivo della seta, da un lato, dall'altro la sua ricostruzione storico- etimologica, a partire dagli animali che la producono, dal loro nutrimento al loro allevamento, fino all'uso sistematico del prodotto filato, e tutto il complesso ‘mondo della bachicoltura’. Una fase importante comprende la creazione di carte tematiche in cui vengono rappresentati, a livello panitaliano, i diversi tipi lessicali relativi alla terminologia in questo nostro intervento per: (1) ‘baco da seta’, (2) bozzolo o filugello. Altri temi simili verranno trattati più a fondo in altra sede. L'approfondimento comparativo riguarderà poi tutta la terminologia relativa all'area veneto- veneziana e a quella calabrese, mettendo in rilievo quale sia il ‘debito formativo’ lessicale nei confronti della sericoltura bizantina. I dati qui presentati fanno parte di una ricerca integrata di più ampio respiro che inserisce la bachicoltura tra le attività dell'uomo, legate al suo ambiente ed ai suoi etnosaperi, in particolare per quanto riguarda la natura e le pratiche materiali. Questi vengono introdotti, d'altro canto, in una ricerca di largo raggio sui complessi problemi di fitonimia e zoonimia popolare, che toccano, direttamente ed indirettamente, problemi quali il concetto popolare di insetto / larva e la differenziazione e/o confusione tra Bombyx mori (L.) e Pachypasa otus (Drury) nel mondo antico. Parole chiave: etnosemantica 1; ricostruzione storico-etimologica 2; bachicoltura 3; insetti 4; dialettologia romanza 5. * Pubblicato in Fusco I. (a cura di) La seta. E oltre ..., Atti del Convegno La seta e oltre …, Università della Calabria (Aula Magna 25-26 ottobre 2001), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2004, pp. 293-321. 1 I §§ 1 e 2 sono da dividere equamente tra gli autori J.B.T. e M.M., il § 3 è da attribuire a N.P., il § 4 a J.B.T.. L’elaborazione delle cartine è di N.P. Vorremmo inoltre ringraziare A. Scola e L. Di Vasto per aiuti fattivi assai rilevanti nel sistemare dati sulla bachicoltura che riguardano, rispettivamente, la Valle del Crati e l'area Castrovillari - Pollino. Il loro contributo troverà maggiore spazio in un saggio più esteso che stiamo preparando insieme sulla sericoltura, uno studio più approfondito a più nomi. 2 Dipartimento di Linguistica, Università della Calabria ([email protected]). 3 Dipartimento di Linguistica, Università della Calabria ([email protected]). 4 Dipartimento di Linguistica, Università della Calabria ([email protected]).

La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

*La seta: un percorso linguistico1 John B. Trumper2, Marta Maddalon3, Nadia Prantera4 _______________________________________________________________ Our historical linguistic excursus on silk and related topics includes the historical etymological reconstruction of the silk cognitive domain, starting from the larvæ that produce silk, their feeding habits, silkworm culture and the systematic use of the produced thread, i. e. the whole of the complex involving Bombyx mori, its reproduction and production. A further phase includes thematic mapping, on to a map of Italy, of the different lexical types for (1) mulberry, (2) silkworm, (3) cocoon. A further comparative indepth study details all the associated lexicon for the Venetian - Veneto and Calabrian areas, underscoring probable debts to Byzantine silk culture, as well as lexical spread from culturally central areas. The data presented in this paper form part of a wider integrated research that interlocks silk with territorially bound human activities intimately connected to Indigenous Knowledge (IK). Such studies dovetail into an indepth work on the complex problems of folk plant and animal systems, which also touches on problems such as the folk concept of insect and larva and on the differentiation and/or merger of Bombyx mori and Pachypasa otus in ancient IK. Keywords: ethnosemantics 1; historical etymological reconstruction 2; silkworm culture 3; insects 4; romance dialectology 5. Il percorso storico-linguistico sulla seta e sui suoi correlati comprenderà la costruzione etno-semantica del dominio cognitivo della seta, da un lato, dall'altro la sua ricostruzione storico-etimologica, a partire dagli animali che la producono, dal loro nutrimento al loro allevamento, fino all'uso sistematico del prodotto filato, e tutto il complesso ‘mondo della bachicoltura’. Una fase importante comprende la creazione di carte tematiche in cui vengono rappresentati, a livello panitaliano, i diversi tipi lessicali relativi alla terminologia in questo nostro intervento per: (1) ‘baco da seta’, (2) bozzolo o filugello. Altri temi simili verranno trattati più a fondo in altra sede. L'approfondimento comparativo riguarderà poi tutta la terminologia relativa all'area veneto-veneziana e a quella calabrese, mettendo in rilievo quale sia il ‘debito formativo’ lessicale nei confronti della sericoltura bizantina. I dati qui presentati fanno parte di una ricerca integrata di più ampio respiro che inserisce la bachicoltura tra le attività dell'uomo, legate al suo ambiente ed ai suoi etnosaperi, in particolare per quanto riguarda la natura e le pratiche materiali. Questi vengono introdotti, d'altro canto, in una ricerca di largo raggio sui complessi problemi di fitonimia e zoonimia popolare, che toccano, direttamente ed indirettamente, problemi quali il concetto popolare di insetto / larva e la differenziazione e/o confusione tra Bombyx mori (L.) e Pachypasa otus (Drury) nel mondo antico. Parole chiave: etnosemantica 1; ricostruzione storico-etimologica 2; bachicoltura 3; insetti 4; dialettologia romanza 5. * Pubblicato in Fusco I. (a cura di) La seta. E oltre ..., Atti del Convegno La seta e oltre …, Università della Calabria (Aula Magna 25-26 ottobre 2001), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2004, pp. 293-321. 1 I §§ 1 e 2 sono da dividere equamente tra gli autori J.B.T. e M.M., il § 3 è da attribuire a N.P., il § 4 a J.B.T..

L’elaborazione delle cartine è di N.P. Vorremmo inoltre ringraziare A. Scola e L. Di Vasto per aiuti fattivi assai rilevanti nel sistemare dati sulla bachicoltura che riguardano, rispettivamente, la Valle del Crati e l'area Castrovillari - Pollino. Il loro contributo troverà maggiore spazio in un saggio più esteso che stiamo preparando insieme sulla sericoltura, uno studio più approfondito a più nomi. 2 Dipartimento di Linguistica, Università della Calabria ([email protected]).

3 Dipartimento di Linguistica, Università della Calabria ([email protected]).

4 Dipartimento di Linguistica, Università della Calabria ([email protected]).

Page 2: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

1. L'approccio etno-linguistico e relativi problemi etnosemantici. Precisiamo, come premessa, che il problema dal punto di vista linguistico-dialettologico non si riduce soltanto nell’elencare e discutere la terminologia della bachicoltura in senso etnolinguistico e storico-etimologico. I presupposti dai quali partire possono essere, da un lato, l'analisi cognitivo-etnoclassificatoria degli insetti, anzi dello stesso concetto di insetto, ammesso che esso esista in qualsiasi cultura popolare e su cui molto si discute, dall'altro il versante delle piante che sostengono i bachi, e ancora la proiezione nel tempo dei dati linguistici concepiti come un compiuto microsistema lessico-semantico.

Nel caso di concetti connessi a pratiche materiali, come quella della produzione di filati di seta, non è né possibile né utile procedere con inchieste dialettologiche che si limitino ad individuare e raccogliere i lemmi componenti il dominio semantico della bachicoltura. Anche una raccolta con un taglio più antropologico ha dei limiti che si incentrano soprattutto sulla difficoltà di inquadrare la pratica dell'allevamento e dell'utilizzo in una dimensione storica di respiro più ampio, che non sia quello della ricostruzione delle fasi protoindustriali, qualora presenti, nella realtà considerata. Proviamo allora a proporre un percorso analitico, in parte differenziato dai due testé illustrati, che pur non li esclude ma che, anzi, li coniughi e li potenzi con considerazioni relative alla storia dialettale della terminologia (etimologie recenti) e a quella più remota (etimologie profonde). Il quadro generale di riferimento è quello delle indagini etnosemantiche che considerano tutti gli elementi da studiare all'interno di un sistema cognitivo complesso. È evidente, infatti, che i lemmi relativi al ‘baco da seta’ sono riferibili a più livelli di conoscenza: quello biologico, per iniziare, poi quello delle pratiche materiali, quello dei manufatti, per quanto riguarda i prodotti che se ne ottengono. Restano da aggiungere i problemi linguistici relativi alla coltivazione del gelso, le cui foglie servono da nutrimento al baco da seta, e il dominio degli strumenti impiegati per l'allevamento degli insetti, problemi da sviluppare in altra sede.

Ovviamente l'ulteriore prospettiva è quella linguistica; anche in questo caso la raccolta della terminologia, il confronto tra poli dialettali limitrofi o distanti che siano, non solo tecnici e concettuali, viene affiancata alla ricognizione etimologica, cui si deve dare una profondità storica adeguata, allo studio della diffusione areale di tipi ecc., tutti elementi che consentono di creare un quadro il più completo possibile che comprende, schematicamente, i risultati seguenti: (a) la costruzione di reti semantiche, (b) l'individuazione di circuiti di influenza inter- ed intra-regionali, (c) una mappatura lessicale del territorio, (d) la ricostruzione di circuiti di diffusione del baco e dei suoi correlati, in cui il dato

linguistico costituisce una guida attendibile, (e) una ricognizione sulle influenze reciproche tra culture autoctone e culture esterne nella

creazione del patrimonio lessicale, (f) la ridefinizione, sempre sulla scorta di informazioni linguistiche, della datazione e

dell'entità della bachicoltura nelle diverse regioni italiane. Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del

dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto di vista biologico e percettivo; prima di estendere l'analisi al suo ruolo di produttore di una materia, divenuta preziosa e centrale per certi circuiti economici in particolari periodi storici, sarà utile commentarne lo status all'interno delle reti semantiche relative al dominio degli insetti. Già in precedenti lavori si è riscontrata e commentata la complessità del concetto INSETTO, notando che in pratica esso non viene direttamente lessicalizzato in nessun dialetto e nella stragrande maggioranza delle lingue che, concordemente, non hanno termini popolari ma fanno anch'esse ricorso al termine scientifico o a vari calchi. Il latino pliniano insecta (pl., da cui deriva il sing. insectum) è un calco diretto del greco eÃntoma z%ªa, sg. eÃntomon, termine coniato

Page 3: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

inizialmente da Aristotele5, partendo dall'equivalenza insecare = (e¦n))te¿mnein. Le lingue romanze continuano il tardo latino scientifico insectum, cfr. ital. insetto, fr. insecte ecc., come dal Cinquecento in poi fanno pure le lingue germaniche, il tedesco dalla seconda metà del sedicesimo secolo6, l'inglese dal 15897. Le lingue slave, dal canto loro, creano nuovi calchi basati sul concetto base di segmento > segmentare, segmentato, ad es. il russo bfcdrjvjd [nasekomoe] < cdrfnm [sekat’] ‘tagliare, segmentare’; il serbocroato e lo sloveno zaréznik < zaréza ‘taglio, incisione’ < rézati ‘tagliare; segmentare’ ecc., come alcune delle lingue celtiche, cfr. cimrico trychfil ‘insetto’ < trychu ‘tagliare; segmentare’ + mil ‘animale’8. Ne esce un quadro generale di indeterminatezza rispetto ad un concetto quale ‘insetto’ che sembra dar ragione a Davies e Kathirithamby (1986, pp. 18-19) quando criticano l'apparente indeterminatezza e poca specificazione della categoria aristotelica (“Aristotle ... is the first author to use the word entomon, which he defines ...... as referring to ‘those creatures that have entomai (segments, sections, incisions) on their body’ ............ Aristotle's definition of insect notoriously includes a large range of creatures whose right to be so called modern science would stoutly resist”. Cfr. anche le osservazioni in Buck 1949 § 3.81). Vi è un’evidente difficoltà ad afferrare le categorie dell'etnoclassificazione anche in antico; come si è notato in più commentatori, si potrebbe sostenere che Aristotele non intenda creare le basi (e la terminologia) per istituire una nuova scienza, bensì si propone di dare nuovo rigore analitico alle categorie dell'etnoscienza già tradizionali ai suoi tempi (cfr. Longo et al. 1995).

Un'interessante discussione sull'esistenza di termini relativi ai livelli più alti delle classificazioni biologiche è presente in molti autori che di etnobotanica o di etnozoologia si sono a lungo occupati. Si veda ad esempio il volume dedicato all'argomento di Brown 1984 e la complessa discussione che ne segue. Per gli insetti, in senso generale, viene proposto il termine WUG (worm + bug); l'impiego di una categoria WUG risponde all'osservazione generale, e generalizzabile, che i parlanti, soprattutto a questo livello dell'organizzazione di categorie biologiche, operano dei raggruppamenti transclasse, transgenere e transfamiglia, che non sono univocamente lessicalizzati, soprattutto ai livelli maggiori (‘forma di vita’). Non è questa la sede per discutere in dettaglio il problema dell'inserimento di ‘baco’ nell'etnoclassificazione relativa agli insetti (vedi per maggiori dettagli Maddalon 2001). Per dare un'idea dei problemi generali sarà forse utile riproporre delle schematizzazioni semplificate, prima come nello schema 1 per il Veneto, poi nello schema 2 per parte della Calabria. 5 Balme, Peck, Historia Animalium, (1991-1993 487 a 33 sgg., 523 b 12 sgg., 531 b 20 sgg).

6 Vi è un tentativo di sostituire con termine più ‘germanico’ Kerbtier, poi Kerf (< kerben), alla fine del

Settecento, come testimonia l'Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache di Kluge. Non vi è tentativo di ricercare possibili generici al livello popolare nell'Umgangsprache. 7 Continuano ad esistere termini inglesi quali bug come generici accanto ad insect: comunque, bug, maggot et

sim. non coprono popolarmente tutta l'estensione di ‘insetto’. 8 L'irlandese con cuil, cuileag ecc. generalizza un termine generico per ‘insetto alato che punge’ (cfr. cimrico

cylionen), mentre la varietà gaelica estende biastag ‘bestiolina’ (cfr. il termine veneto bestiolina); si ha la netta impressione che, al livello popolare, le lingue celtiche fanno un'opposizione tripartita tra ‘insetto alato che punge’ ≈ ‘insetto alato che non punge’ ≈ ‘insetto non alato’, come il cimrico cylion rispetto a ednan ed a pryf.

Page 4: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

Schema 1 – Veneto insetti

X

bào vèrme

bigàto

1

bào 2 1

bào baùto

bào bào

3bigàto 2

bigàto bigatìn

ruga= gata pelosa

cavaliéri

1

vèrme vèrme2

vèrme verméto

vèrme + mod.

livello non lessicalizzato

dimensioni variabili/ forma/movimento)( (forma/ attività/ movimento)

.........

coleotteri ( in particolare piccoli), emitteri ->’pùlsi’i/ cimici, cocciniglia, sputacchina afidi-> ‘peoci, sìmesi’ + alcune larve

scarabeidi

*

* ma anche classema di livello inferiore ed usato nelle scale di misura

crisomeli

+ mod. crisalidi di lepidotteri/ ditteri grandi

larve di ditteri piccoli

larve di lepidotteri

coleotteri anellidi in genere

anellidi anellidi+ isotteri

nematodi

tarli (Amolium spp. -> ‘caròli’ Dermestidae tenebrionidi cerambici crisomelodi (dorifora) curculionidi (punteruoli)

.......

.........

Forma di vita Dimensioni Lessicalizzazione sì piccolo Bestiolina (wug)

Intermedio Forma Lessicalizzazione sì Tondeggiante/allungato Bao/ Verme

Generici Dimensioni/Forma Lessicalizzazione X1 ± piccolo, tondeggiante Baéto, Baùto X2 ± piccolo, allungato Véscola

Schema 2 – Calabria insetti

vìermu

vìermu casèntaru porta- sassi

vàrulu sàracu campa sìricu

vìermu vìermu vìermuvìermu vìermu vìermu vìermu'i zimma 'i migliu 'i ranu 'i farina 'i lignu sulitariu

... ecc.

vìermu ..........

Page 5: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

Intermedio Caratteristica Lessicalizzazione Sì Movimento tipo x Vìermu

Generico Forma Lessicalizzazione Sì A = forma allungata;

B = stadio di crescita, forma tondeggiante

A = vìermu, casèntaru, porta-sassi; B = vìermu, vàrulu ecc.

Specifico X + modificatore Lessicalizzazione Sì Modificatore = habitat;

pianta di cui è parassita = habitat2 ecc.

A = vìermu, vìermu sulitàriu, vìermu ‘i zimma ecc.; B = vìermu ‘i migliu, vìermu ‘i ranu, vìermu ‘i farina, vìermu ‘i lignu ecc.

Per quanto concerne il baco da seta si tratta ovviamente di un dominio ricchissimo di

riferimenti, ciascuno dei quali merita d'essere approfondito a parte. Va ribadito che, per quanto attiene all'ambito biologico, vengono effettuate dai parlanti, in questo caso, delle precisazioni e delle osservazioni molto accurate rispetto alla forma, alle dimensioni, alle caratteristiche peculiari di ogni fase di crescita, a riprova del fatto che si tratta di un ambito particolarmente importante, soprattutto per l'economia delle società che lo allevano. Si precisa che il baco è, in veneto, innanzitutto bigato, poi bao/ baéto, rispetto ad una suddivisione generale e generica, come, in calabrese, il sìricu è campa, poi, più genericamente, vìermu, parlando di ciò che biologicamente potremmo identificare serialmente come ‘bruco’, poi ‘verme’ ed in fondo ‘insetto’. Dall'altro lato, è via via baéto, cavaliéro, bigato, pavejéta, in veneto, in calabrese vìermu, campa, sìricu, palummedda ecc., a seconda delle fasi o anche delle prospettive da cui si osserva.

Un ulteriore problema d'identificazione riguarda l'esatta assegnazione biologica dei referenti identificati dai parlanti. Questo è prima di tutto un grande problema teorico che è stato lungamente dibattuto tra etnolinguisti e dialettologi; la fonte dei fraintendimenti è almeno duplice e riguarda il versante biologico che talvolta normalizza il problema della referenza multipla o l'‘indeterminatezza’, intesa ovviamente in senso tecnico, tipica delle rappresentazioni popolari. D'altro canto, gli studiosi di lingue o dialetti appiattiscono, a volte in modo inconsapevole, le complessità cui si è accennato, non solo lessicali ma soprattutto cognitive, alla ricerca di una corrispondenza necessariamente biunivoca, ancor oggi uno dei principali desiderata dei dizionari dialettali, anche se non più rispondente al modello cui gli studi più aggiornati aderiscono. Pur nel caso del baco da seta siamo di fronte, in tempi remoti, ad un'identificazione problematica che è stata risolta nel nostro caso col ricorso ai testi e alla ricerca delle attestazioni più antiche del termine, nonché ricorrendo alla competenza scientifica di entomologi che ci hanno guidato nella determinazione corretta dei referenti9.

2. Duplicità e problematica identificazione nell'antichità. Passiamo ora a discutere brevemente alcuni dei problemi storici posti (a) dal termine bombyx, bombycem (< gr. bo¿mbuc), (b) dal termine sēricus/ sīricus (< shriko¿»), (c) dalla lessicalizzazione del ‘bozzolo’ prodotto dal baco da seta. Il primo problema posto dal termine latino bombyx riguarda la corretta ed univoca individuazione del referente; come si evidenzia nello schema che presentiamo (tabella 1), si possono individuare fasi successive in cui il riferimento è ad insetti diversi. L'incongruenza dei referenti è emersa solo in tempi relativamente recenti, anche se accenni al problema si reperiscono già in autori

9 Ringraziamo gli entomologi del Dipartimento di Ecologia dell’Università della Calabria per gli aiuti del caso.

Page 6: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

settecenteschi10, mentre fino al Settecento si può tranquillamente asserire che il problema non è stato neanche considerato. Tabella 1

I FASE Datazione Autori Tipo 300-200 AC Aristotele, Teofrasto Pachypasa otus 200-100 AC 100 AC.-0 Properzio 0- 100DC Giovenale, Marziale, Plinio II FASE 100-200 DC Clemente Alessandrino, Polluce, Compresenza: Bombyx

mori X Pachypasa otus III FASE 200-300 DC Erodiano, Tertulliano, Ulpiano

(Digesta), S. Basilio (bombulios + bozzolo)

Bombyx mori

300-400 DC Servio, Geronimo, Marcello Empirico, Ambrogio (bombilius+ bozzolo)

Bombyx mori

400-500 DC Sidonio Apollinare, Prudenzio Bombyx mori 500-600 DC Esichio, Venanzio Fortunato Bombyx mori 600-700 DC Isidoro, Etymologicum Magnum Bombix mori 700-800 DC Zonarasi Bombix mori

Lo schema mostra come, nella fase più antica, gli autori classici con il termine

BOMBYX, bo¿mbuc, si riferiscano, con ogni probabilità, non al baco da seta che conosciamo oggi, ma ad una specie di lepidottero, meglio lasiocampide, identificata dagli entomologi con la Pachypasa otus (Drury); questa infatti è per alcuni aspetti morfologici simile al Bombyx mori (L.) e la crisalide, sebbene sia di dimensioni maggiori, è contenuta anch'essa in un bozzolo sericeo11. Il referente era dunque diverso; ciò può esser ricondotto al fatto che molti autori antichi narravano di caratteristiche che conoscevano solo indirettamente, in epoche in cui un alone di mistero avvolgeva, talvolta volutamente, il serico ed in cui l'arte della manifattura della seta era per certi versi un segreto da custodire gelosamente da parte dei detentori di tale sapere. Questo è ovviamente il caso degli intermediari persiani che tenevano all'oscuro delle reciproche conoscenze gli occidentali (greci e romani), da una parte, gli orientali (indiani, turcici, mongoli e cinesi) dall’altro, essendo la loro ricchezza basata appunto sul loro ruolo di mediazione e sul fatto di poter tenere nell’ignoranza l'una dell'altra, le due parti produttrici e consumatrici. Il più delle volte le fonti d'informazione erano addirittura racconti fittizi ed esagerati di commercianti “astuti ed imbroglioni”12. 10

Cfr. Rosa (1786, §§ 49-66) § 49 “Ma intorno al Bombice na∫ce una grave e a∫∫ai difficile controver∫ia .......... dove prima ne fu inventato il lavoro, pre∫ero il nome ” ecc., § 50 “E veramente il Volterrano ∫tando attaccato agli Antichi, non ∫olo ammette il Bombice come un in∫etto particolare, ma ne parla di∫tintamente dal ∫erico, e lo chiama del generico dei crabroni ...... te∫∫itor come i ragni, e abitator di un nido come il ∫al bianco e duri∫∫imo ...” ecc. ecc. Il problema viene ripreso in modo generico in qualche autore francese della fine dell'Ottocento, poi in maniera più sistematica in Thiselton - Dyer (1918, p. 81) che, discutendo il significato preciso di bu¿sso», dice “The silk-worm itself did not reach Europe till the time of Justinian. But the cocoon of a large moth in the island of Cos supplied a substitute”. Dieci anni più tardi Richter (1928, p. 31) cerca di distinguere due larve che producono seta (“the silk actually used by the Greeks and even largely by the Romans was not the silk made of the Bombyx mori but of a wild silk-worm, of which the cocoons were not reeled off but scratched off from the barks of trees”). 11

La specie è presente nella Romania settentrionale, nella ex Jugoslavia, Albania, Grecia, isole di Creta, Rodi e Cos, Asia Minore, Armenia, Palestina, Siria, Iraq e Iran. Per quanto riguarda la distribuzione italiana, la Pachypasa otus sembra limitata alle sole regioni meridionali, per esser precisi alle sole Calabria, Basilicata e Puglia. 12

Cessi (1920, p. 582 e sgg.). In una prima fase era addirittura opinione diffusa che il serico fosse di natura vegetale, e a dar credibilità ad una tale credenza è la stessa immagine del ‘bosco’ carico di bozzoli, simile quasi

Page 7: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

È interessante osservare che il primo a dare notizie della produzione orientale di seta, specificamente di quella indiana, è Nearco, uno dei generali di Alessandro Magno; egli descrive il processo di raccolta dei bozzoli di Bombyx mori (L.) usando il verbo greco cai¿nein ‘cardare; scardassare; pettinare’ più appropriato alla raccolta dei bozzoli di Pachypasa otus (Drury), anche con riferimento alla corteccia di alberi o grosse canne, dove abitualmente i lasiocampidi in questione tessono i loro bozzoli in buchi casuali trovati nella corteccia della quercia ecc., cfr. Strabone Geogr. 15.1. 20, 24-29 “...e¦k tou¿tou de£ Ne¿arxo» fhsi ta£» eu¦htri¿ou» u¥fai¿nesqai sindo¿na», tou£» de£ Makedo¿na» a¦nti£ knafa¿llwn au¦toiª» xrhªsqai kai£ toiª» sa¿gmasi sa¿gh». toiauªta de£ kai£ ta£ Shrika£ eÃk tinwn floiwªn cainome¿nh» bu¿ssou eiÃrhke de£ kai£ peri£ twªn kala¿mwn oÀti poiouªsi me¿li melisswªn mh£ ou¦swªn”13. Il meccanismo è dunque quello consueto: si interpreta lo sconosciuto, visto per la prima volta, tramite il noto. Per sottolineare questa iniziale estraneità di prodotti e tecnologie, tutti gli elementi menzionati da Strabone, nel frammento dell’opera perduta di Nearco, hanno nomi che sono in realtà prestiti da altre lingue, come segno d'importazione. Il bisso stesso (bu¿sso») proviene dall'ebraico būtz (jRKÝ), a sua volta da una base afro-asiatica per ‘bianco’14, mentre sindw¿n tipo di stoffa, associato ad un capo di biancheria, proviene dall'ebraico sādīn (Wyr{)15, basi a loro volta connesse con corrispondenti aramaiche, assire (SADINNU) o egiziane16 (hb̀s ‘panno; vestito’, Gardiner p. 581 hBS).17 Molti hanno riportato le parole greche Shªr, pl. Shªre» - ovvia origine del lat. (seta) serica ecc. - per ‘Cinesi settentrionali’18, alla parola cinese per seta, traslitterata SE, cfr. Frisk, Griechisches Etymologisches Wörterbuch 2. 697 Shªr “Volksname unklarer Herkunft, letzten Endes wohl zu chin. SE ‘Seide’ s. Schrader - Nehring Reallex. 2, 381 ff. ...” ecc. Buck 19882: § 6, 25, invece, lascia tutta la questione aperta dopo discussione, cioè “Many of the words for ‘silk’, like the article, are of oriental origin. 1. An oriental word represented by Manchurian sirghe, Mongolian sirkek. The ultimate source is dub., the old identification with a Chinese word being unsubstantiated. Cf. Schrader, Reall. 2. 382; Lauferf, Sino-Iranica 538 ff., who thinks the word of Iranian origin. Grk. shriko¿» adj., shriko¿n (sh¿r ‘silk-worm’, Shªre» being later back-formations), Lat. sēricus adj., sīricum, whence Ir. síric, OHG serih. The earliest Grk. reference to ‘silk’, but without the word, is supposed to be Aristot. HA 551b13. Miss Richter, AJA 1929, 27 ff., argues for much earlier use of silk.” ad una pianta coperta di frutti. 13

“Nearco dice che da questo tessono dei drappi molto elaborati, che i Macedoni usano questi come cuscini per ornare le loro selle. I bachi serici intrecciano questi (bozzoli) dal bisso che si carda da alcuni tipi di corteccia e intorno alle grosse canne, perché fanno una sorta di miele, sebbene non siano api”. 14

Frisk (1973, p. 278) “Durch semitische Vermittlung (hebr. aram. bûs, Lewy Fremdwörter 125 f.) aus den Ägyptischen (wŒd Linnenart).”. Sic Frisk. 15

Frisk (1973, p. 708) 708 sindw¿n, -sindo¿no» “Semit. LW. Lewy Fremdw. 84 f. vergleicht mit früheren hebr. sâdîn ‘leinenes Unterkleid, Art Hemd’, wozu bei Schraber - Nehring Reallex. 1, 326 noch assyr. sadinnu...”. 16

Gli aspetti esotici e quasi tecnologici della cultura egiziana per i Greci sono riconosciuti in Erodoto II. 35, tanto da far commentare a McGready (1968-69, p. 252) “Egyptian culture stands to Hellenic as Chinese to European”. 17

Nel caso di sindw¿n, già conosciuto come tale ad Eschilo [Frammento 153] e ad Erodoto, Historiæ I. 200, oppure id. II. 86 dove viene già associato al bu¿sso», cfr. to£ swªma sindo¿no» bussi¿nh», il che fa supporre a Thiselton-Dyer (1918, p. 81) che si tratta in ambedue i casi del Linum angustifolium (Hudson) e non del Linum usitatissimum (L.), si ritiene che l'ebraico derivi dall'egiziano šndw.t, forse meglio šndyt ‘grembiule’, (Gardiner p. 595), prestiti tecnico-culturali ampiamente trattati in Masson (1967). 18 Come in Tolomeo, Geogr. I, 17, 5: “kai£ oÀti u¥pe¿rketai twªn Sinwªn hà te twªn Shrwªn xw¿ra kai£ h¥ mhtropo¿li» ...”, in cui Shªre» e Si¿nai (cinesi meridionali) vengono associati come popoli e territori, Geogr. VI, 16, 1 dove Shªre» (settentrionali) e Si¿nai (meridionali) vengono distinti.

Page 8: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

Qualunque sia la fonte remota, viene il sospetto che vi sia una commistione con la base afro-asiatica sariq, f. sariqah (hqyr&) ‘cardato; pettinato’. Alcuni autori, quali ad es. Richter 1928: 30 (“The regular Greek word for silk Shªr [from shªr, silkworm, and Shªre», the Chinese] does not to my knowledge occur until the Roman period, except for the mention of it by Nearchos when he saw it in India”), ritengono che Shªr ‘cinese settentrionale’ e shªr ‘baco da seta’ non siano retroformazioni bensì la base di partenza per le derivazioni ‘successive’19. Concordiamo con i dubbi già espressi da Buck e riteniamo, inoltre, che vi sia la commistione di una nota parola afro-asiatica con un tema ancora più orientale, come si è detto.

La difficoltà di separare in modo netto l'etnico Shªr (Sēr), Shriko¿» dal nome del baco da seta (sh¿r) e dal prodotto ‘seta’ come filato e come stoffa (shriko¿», -h¿), a sua volta come shriko¿»/ sēricus, usato per denotare il baco da seta, è bene illustrata dalla tabella 2. Non è soltanto questione di fissare un'etimologia, più o meno remota, ma è anche un problema di ordine cognitivo e semantico. Si dovrebbe cercare di stabilire, infatti, se sia più plausibile porre come punto di partenza l'etnico o il baco da seta. L'univocità del referente viene raggiunta soltanto in tarda epoca; nel romanzo della Calabria e di aree circonvicine il termine persiste con l'unico significato di ‘baco da seta’ (sìricu). I termini per ‘bozzolo’, la loro diffusione e origine, costituiscono un problema che affronteremo dopo aver analizzato brevemente la terminologia base della bachicoltura prima in Calabria, poi nell'Italia del Nord. Tabella 2 Periodo ShShShShªªªªrererere»»»» ‘popolo’

(Cinesi settentrionali)

shshshsh¿¿¿¿rrrr ‘baco da seta’

SSSShhhhrrrriiiikkkkoooo¿¿¿¿»»»» = sēricus etnico

sssshhhhrrrriiiikkkkoooo¿¿¿¿nnnn, sssshhhhrrrriiiikkkkaaaa¿¿¿¿ = sēricus, -a prodotto; stoffa (seta)

sssshhhhrrrriiiikkkkoooo¿¿¿¿»»»» -oooo¿¿¿¿n n n n ‘baco da seta’

300 a. C. ------------------- ----------- Nearco. Nearco. -------------- 200 - 100 a. C. Dionisio Periegeta;

Isigono. ----------- ------------- ----------------------------- --------------

100 - 0 a. C. Virgilio. ----------- Vipsanio Agrippa; Orazio

Properzio. --------------

0 - 100 d. C. Lucano; Strabone; Petronio; Silio Italico; Plutarco; Giuseppe Flavio.

----------- Plinio (N. H.).

Strabone; Plutarco; Tacito; Quintiliano; Seneca; Petronio; Plinio.

Strabone.

100 - 200 d. C. Tolomeo. ----------- Tolomeo. Luciano; Galeno; Dione Cassio; Pausania; Svetonio; Floro; Frontone; Arriano; Libro dell'Apocalisse; Giamblico Babilonese.

Galeno.

200 - 300 d. C. Origene; Solino; Erodiano; Pseudo Callistene; S. Gregorio di Nissa; S. Ambrogio.

S. Basilio.

Divisio Orbis Terrarum (Anon.).

Solino; Erodiano; S. Basilio; S. Gregorio Nisseno; S. Cipriano; Ps. Callistene; Eliodoro; Oribasio; S.Epifanio; Ulpiano (giurista); Marciano (giurista).

S. Basilio; Marciano (giurista).

300 - 400 d. C. Orosio; Marziano Capella; Servio;

----------- ------------- Servio; Nonnio Marcellino; Lampridio;

-------------

19

Una simile derivazione è supposta in Morosi (1890-92, p. 84 lemma 69): “síriku, baco da seta: ngr. shrikoskw¿lhc, pgr. sh¿r”.

Page 9: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

Avieno; Claudio Claudiano; Ausonio; C. Mario Victor; Teodoreto; S. Girolamo.

Ammiano Marcellino.

400 - 500 d. C. Giulio Onorio; Prisciano; Pseudo Etico.

Orienzo. ------------- Olimpiodoro; Teofilatto; Prudenzio; Marziano Capella; Orienzo.

--------------

500 - 600 d. C. Marcello Vindiciano; Esichio.

Isidoro Pelusiota

------------- Teofane Bizantino; Venanzio Fortunato; Procopio; Giustiniano; Aezio Amideno; Esichio; Malala; Antonino di Piacenza; Gregorio di Tours; Audoeno di Rouen.

Aezio Amideno.

600 - 800 d. C. Fozio; Scholiae varie di data incerta ma precedenti l'800 d. C.

S. Isidoro di Siviglia.

Dicuil. S. Isidoro di Siviglia; Fozio; Antologia latina (Eucherium ecc.); Scholiae varie.

--------------

3. La bachicoltura e la sua terminologia essenziale. Per la raccolta della terminologia dialettale presentata nella tabella 320, sono state condotte sia delle inchieste dialettali sul campo, che lo spoglio dei principali dizionari dialettali delle zone interessate e delle carte dell'Atlante Linguistico Italiano21. Questa scelta metodologica trova la sua giustificazione nella natura stessa del settore esaminato; si parla infatti in questo caso piuttosto di ‘termini’ che di ‘lessemi’, caratterizzati da una univocità di significato e da una determinatezza nelle accezioni che difficilmente si reperiscono in altre aree lessicali, soprattutto quelle relative ai saperi naturalistici (lessico zoonimico, fitonimico ecc.). La terminologia della bachicoltura costituisce, inoltre, un settore tecnico del vocabolario di una varietà linguistica, di competenza ultraspecifica di gruppi ristretti di parlanti, tanto più nella situazione attuale in cui questa attività non è più largamente praticata come in un non molto lontano passato. La bachicoltura era nei primi decenni del secolo scorso, in alcune zone, la principale fonte di reddito e sosteneva da sola l’intera economia; in altri casi, con ruolo più marginale, costituiva un’attività aggiuntiva, ad integrazione dello scarso reddito delle famiglie contadine, che però assumeva un’importanza non prescindibile, tanto che la cattiva riuscita del raccolto delle foglie del gelso o la loro insufficienza comportava la rovina di interi paesi. Tutto ciò spiega anche la scarsa variabilità areale che caratterizza i lemmi, insieme al fatto che, come si può facilmente vedere nella sezione dedicata alla ricostruzione dei circuiti di diffusione della bachicoltura, essi si sono affermati a partire da centri forti d'irradiazione abbastanza precisi. Fissiamo ancora in modo provvisorio la terminologia base del ciclo del baco da seta come nella tabella 3, rimarcando in un primo momento la distinzione spesso mantenuta in calabrese tra la muta stessa e l'età che corrisponde al baco mutato. Vengono messi a confronto, per scopi comparativi e per un'eventuale indagine sull'origine dei lemmi

20

Dati i limiti dell'attuale saggio, non abbiamo ritenuto opportuno presentare tutti i dati dialettali raccolti nel corso delle nostre varie inchieste e ricerche, ma ci limiteremo a quelli più centrali nel settore in esame. Ringraziamo anche i collaboratori L. Di Vasto, A. Scola, D. Ielasi e M. T. Vigolo per l'aggiunta di dati dalle loro inchieste già terminate e sistemate. Un repertorio lessicografico più vasto verrà poi presentato in nome di tutti i contribuenti e collaboratori in un saggio di più ampio respiro che seguirà a questo intervento. 21

Ringraziamo il collega L. Massobrio per averci gentilmente messo a disposizione gli schedari dell'Istituto dell'Atlante Linguistico Italiano dell'Università di Torino ai fini dell'attuale ricerca.

Page 10: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

riscontrati, le nostre inchieste sul calabrese (per Castrovillari e dintorni Severini 1880, L. Di Vasto; per Rende A. Scola; per Cittanova D. Ielasi) con quelle venete (M. T. Vigolo, M. Maddalon) e friulane (P. Rizzolatti). Tabella 3 Definizio-ne/Glossa italiana

Castrovillari e dintorni

Montalto Uffugo

Rende Aiello Calabro

Reggino (Cittanova)

Veneto Centrale

Friulano Periferico

Larva di Bombyx mori (L.)

cavaddaru/ cavaÍ Íaru*

vermuzzu vermuzzu vìermu ? bigato bigat

Bombyx mori (L.)

sìricu sìricu sìricu sìricu nurrimi cavaliéro cavalîr

Uova di Bombyx mori (L.)

simenta* simenta* simenta* simenta* simenti* semensa / somensa

samince / simince

Muta spugghjola ** spoglia spoglia spoglia spogghja durmìa22 / mùa+

durmide / mude / butade

(a) 1a età; (b) 1a muta

(b) prûtu / prótu**

(b) prùotu**

(a) angiuleÍ Ía*; (b) prùotu**

(b) primu (a) + (b) protu**; prutigghjúni

(a) bianchina +; (b) prima durmìa / durmire la bianca +

(b) prime durmide

(a) 2a età; (b) 2a muta

(b) ad arva (b) ar'arva (a) artera; cinnarinu*; (b) ar'arva

(b) all'arba; a gghjurnu*

(a) + (b) dittera

(a) senarina+; (b) durmire la senarina+

(b) seconde durmide

(a) 3a età; (b) 3a muta

(b) a ccrùcia (b) a ccruci (a) trita; (b) a ccruci

(b) a ccruce

(a) + (b) trita

(a) scrita+; (b) durmire la terça

(b) tiarce durmide

(a) 4a età; (b) 4a muta

(b) a mmunnu (b)a mmunnu

(a) cafarruni; (b) a mmunnu

a mmundu

(a) + (b) casarru / cafarru

(a) cavaliéro; (b) durmire de la gròssa; durmire la quarta

quarte durmide

escrementi + rifiuti di cibo (foglie ecc.)

fuscìa fusìa fusìa / ciriÍ Íi*

fusìa fuscìa [fucìa]

spelaja; petoléte+

ciàculi; spelae; càguli

Bozzolo cucuddu cucuÍ Íu cucuÍ Íu cucullu fonaceÍu/ funaceju (è compreso anche il termine cucuÍu)

galéta galète; cùful

Bosco cunòcchja cunòcchja cunòcchja cunòcchja

cunòcchja pessón; peçón+

ciastiél; filâr; casòn; cavalón

*lemmi dialettali registrati in Rohlfs 19772, ma senza l'estensione di significato qui attestata, ** lemmi dialettali non registrati in Rohlfs 19772; + lemmi veneziani registrati in Boerio 18562 ma con diverso significato. indica lemmi registrati in Pirona ecc. 19672 ma senza l'estensione attestata, lemmi non registrati nello stesso lessico. 22

La forma ‘iperrurale’ è drumìa (< drumire), quella usuale non urbana è durmìa, quella urbana dormìa (< dormire).

Page 11: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

Per dare conto della terminologia dialettale della sericoltura di questi estremi dell'Italia con i tipi diffusi lungo tutto il territorio nazionale, aggiungiamo ai fini di un confronto sistematico, la complessa diffusione areale nazionale elaborata in due cartine geolinguistiche riferite a baco da seta e bozzolo (carte 1 e 2 in allegato). Anche se il tipo sìricu (= sérico) ha una diffusione areale ristretta alla bassa Campania, alla Basilicata ed alla Calabria, - in quest'ultima regione marginalmente opposto al tipo lessicale nurrimi, proveniente storicamente dall'antico francese nourrain, eco del periodo normanno e di quello angioino23,- il lemma angiuleÍÍa che nella Valle del Crati indica la prima età del baco dopo la prima muta si collega in modo diretto al tipo campano agnolillo [= agnulill´́́́] ‘baco da seta’, con ovvio riferimento al primo stadio di ciò che diventerà il baco, la ‘farfalletta’, visto che, a livello lessicale, l'‘angioletto’ rappresenta più comunemente la ‘farfalla’ in Italia. Il tipo lessicale cavaÍÍaru per la larva al primo stadio antecedente alle mute (10-12 giorni) che abbiamo reperito in parte della Calabria settentrionale si collega in modo immediato con il tipo settentrionale cavaliéro che richiederà un commento particolarmente approfondito, perché sia Turato - Durante 19855: 36 (“Cavaliéri. Detti così forse per il loro modo di muoversi e per quella specie di sprone che portano nella parte posteriore”) che Francescato nel DESF vol. 1 (“voce dotta, it. cavaliere, detto così in Toscana per il modo di camminare dei bruchi [diffuso in ven., giul.]”) richiamano (1) il modo di camminare dei bachi, (2) l'opinione che il nome sia d'origine toscana. Innanzitutto tanto la Crusca quanto Battaglia danno come primi autori che usano questo termine per ‘baco da seta’ i seguenti: Bernardo e Torquato Tasso (cfr. Lettera a Scipione Gonzaga Op. 4. 101, metà del Cinquecento), di famiglia d'origine lombardo-veneta, Tommaso Garzoni (ca. 1549-1589), di origine romagnola, e lo Straparola (ca. 1557-1577), d'origine lombarda. L'uso da parte di autori simili indica un'origine lombardo-veneto-romagnola (Italia Nordorientale) e non toscana della voce, mentre il fatto che si possa accomunare un uso veneto-romagnolo (Esarcato) con quello del Pollino calabrese sembra additare un'origine bizantina. Il problema va dunque approfondito. Cucullu è un tipo molto particolare della Bassa Campania, dell'apulo-daunico, della Basilicata e della Calabria, anche se il calabrese più meridionale si ricollega, con il suo fonaceÍu / fonaceju, agli esiti di fòllaro nel campano occidentale, in piccola parte della Toscana e dell'Emilia - Romagna (il tipo filugello). È inoltre degno di interesse che il tipo friulano più schietto, cùful, intaccato ormai dal tipo lombardo-veneto galletta, si collega con lo stesso tipo lessicale cùffolo dell'abruzzese - molisano - daunico, indicante una comune origine greca tutta da discutere. 4. L'origine più o meno remota della terminologia illustrata. Per quanto riguarda termini quali cavaddaru e cavaliéro, REW/REWS 1440 (caballus) non offrono alcuna spiegazione, il DEI cavaliere

2 parla solo della diffusione del lemma (“v. d'area

sett.” ecc.), senza cognizione di causa, mentre il DESF e Turato - Durante danno solo etimologie del tutto insoddisfacenti, basate, come si è detto, sul movimento del baco che somiglierebbe a quello d'un cavallo, senza reali conoscenze della diffusione lessicale. Si noti, comunque, che il termine latino caballarius, soldato a cavallo, passa nel tardo greco dell'Impero d'Oriente, all'inizio come ‘cavaliere’ o come grado, talvolta come nome basato sul grado, come in Procopio, Bell. VII. ii. 17 [periodo 500-600 d. C.]. Tuttavia, in alcuni autori,

23

Rohlfs nel NDDC dà nurrimi ‘baco da seta, filugello’ per alcuni dialetti reggini, lemma derivato dall’ant. fr. nourrain ‘pesce minuto’ < lat. nutrimen. FEW 7. 249 nutrîmen tratta esiti antico-provenzali (‘nourriture’) e dialettali francesi nourrain 2b “alevin de poisson”, cioè ‘avannotti’. Lo sviluppo come bachi da seta sembra specifico al calabrese meridionale, anche se la fonte medioevale è dell’antico francese. Altri dizionari romanzi non trattano affatto il termine.

Page 12: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

viene il sospetto che il significato sia leggermente cambiato nel passaggio dal latino al greco e comprenda sia i soldati a cavallo che i fanti che, come collettivo per ‘esercito’, si oppone alla ‘marina’ (i kaballa¿rioi rispetto ai plwi¿ moi), come in Teofilatto Simocatta, Historiæ V. 13. 5 (“e¥a£n oi ¨kaballa¿rioi h¥mwªn sfa¿cwsi to£n Zadespra¢thn hÁ xeirw¢swntai...”), in cui sembra indicare genericamente le truppe o i militari, come anche ibid. V. 13. 14 (“......e¦pe¢myamen kai£ h¥meiª» kaballari¢ou» meta£ aÃrxonto» ......e¡gw£ Xosro¢h»…kai£ twªn su£n au¡t%ª kaballari¢wn ei¦j ¥Rwmani¿an a¦ph¢lqomen ...”) [periodo 400-500 d. C.]. Un uso inclusivo, quasi ambiguo, di kaballa¿rioj si trova anche negli scritti dell'Imperatore Costantino Porfirogenito (periodo 900-1000 d. C.), ad es. De Thematibus 11. 35-36 (Pertusi p. 98) “proape¿asteile me£n strato£n kaballariko£n kai£ ploiªa r¢ ...”, ibid. 11. 38-39 “a¦mfo¿teroi e¥naqe¿ntej t%ª para£ touª basile¿wj a¦postale¿nti strat%ª kaballarik%ª kai £plwi ¿m%...”. L'opposizione è, dunque, tra kaballa¿rioj, inclusivo di fanti e cavalieri, e plwi¿ moj. Un tale uso inclusivo è esplicitato nell'Alessiade di Anna Comnena, dedicato all’Imperatore suo padre, quando commenta (Alessiade XIII. xii. 15) “oÀsoi de£ a¦pwªsi twªn e¦mwªn i¥ppe¿wn kai£ o¥plitwªn, ouÁj kaballa¿riouj sunh¿qwj kalouªmen ” [per quanto concerne i miei ‘cavalieri’ e ‘fanti’, quelli che di solito chiamiamo ‘militari’ (kaballa¿rioi)]. Fanti e cavalieri hanno l'armatura di maglia, ergo ‘segmentata’, per cui chiamare il baco da seta ‘militare armato con cotta di maglia’ sembra un ovvio riferimento alle maglie dell'armatura, segmentate, messe a confronto con i ‘segmenti’ del corpo del baco da seta. Sarebbe, dunque, una metafora basata su un cambiamento semantico avvenuto nel tardogreco (medio o bizantino) basata su un lemma d'origine latina, caballarius. Plausibilmente, l'introduzione del nuovo significato e della metafora poteva trovare la sua origine nell'Esarcato e nella Calabria bizantina, il che corrisponde, per l'esattezza, alla diffusione areale del termine con riferimento al ‘baco da seta’.

Molti dei lemmi elencati non presentano problemi storici di sorta, ad es. vermuzzu ecc. si ricollega al REW 9231 (vermis: cambiamento dal generico allo specifico), bigato ecc. al REW 1202 (bombyx, bombycem + suffisso, si veda REWS 1202 per commenti dettagliati), simenta e semenza ecc. non sono specificati per il baco da seta negli autori, anzi Morosi p. 96 (voce 300e) specifica il dialettale còcciu in questo senso, ma la loro origine non è problematica (REW 7805 sēmĕntis, 7804 *sēmĕntĭa, forse collettivo derivante da un pl. neutro). L'origine greca di síricu (shriko¿») non è in dubbio, l'origine remota lo è e richiederebbe una troppo ampia discussione. Spòglia/ spògghja/ spugghjòla è correttamente specificata nel NDDC (“tempo della muda [del filugello]“, citato dal dizionario di Malara, mentre già nella traduzione seicentesca toscana del Dioscoride, fatta da Redi, si usa ‘spoglia’ per la pelle “deposta dalla serpe e dagli insetti”, come traduzione del gr. e¦xi¿dnh» sa¿rc (ed. Wellmann, De Materia Medica II. 16), nella versione latina “tunica” (Dioscoride lat. II. 10: “De tunica colobri. Tunica colobri in uino cocta dolorem dentium tollit, adiutorium est oculorum, maxime tunica de uiperu”): REW 8168 spŏlĭa, ma senza menzionare questa estensione. Derivati di REW 458a angelus vengono dati con i significati (a) di ‘farfalla’, ‘farfallina’, ‘farfalla notturna’, ‘libellula’ (REWS 458a: umbro; FEW I. 95B francese dialettale; NDDC calabrese; LEI II. 15. 1201 umbro / veneto [‘libellula’] / calabrese, 1202 salentino e umbro), (b) baco da seta, filugello, baco morto per malattia (LEI II. 15. 1202 lombardo ticinese, 1202-1203 Napoli, campano-irpino). La sua estensione come muta del baco da seta (inchiesta A. Scola) sembra sconosciuta nel calabrese. Nel caso di prùotu ecc. soltanto prutugghjuni è conosciuto al NDDC ed all'EWUG (prwtoiou¢nio»: riferimento alla stagione, l'inizio di giugno): gr. prwªto», elementi calabresi da aggiungere al REWS 6792a. Morosi p. 96 (voce 301) e il NDDC di Rohlfs non danno che esiti calabresi reggini del gr.

Page 13: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

deute¿rio» ‘secondo’: la diffusione areale andrebbe, dunque, riconsiderata. Per quanto riguarda ar'arva Rohlfs nel NDDC dà il termine per la ‘seconda muta’, con diffusione nel nordcalabrese, senza accenni etimologici; il DEI alba

4 cerca una derivazione diretta dal lat.

albus -a -um ‘bianco’ (REW 331): il riferimento al colore pallido della larva tra la prima e la seconda muta sembra presente anche nel veneto bianchina, dormire la bianca, per cui si veda anche DEI bianca

1 “primo sonno dei bachi da seta; da cui la locuzione dormire la b.; da

‘bianco’, cfr. calabr. sett. arva seconda muta del baco da seta, dal lat. alba”. Il riferimento cromatico presente anche nel termine cinnarinu/ senarina, dormire la senarina, non trova precisi riscontri (bachicolturali) negli autori, se non nel DEI cenerino “agr., dormire la cenerina fare la seconda dormita, detto dei bachi da seta”.

Per quanto riguarda la dicitura a ccruci ecc., un'indicazione dell'origine (ovviamente REW 2348 crŭx) vien data, da un lato, dal pugliese sendacrouesce (Molfetta, REWS 2348, ‘alfabeto’), dall'altro, dal termine veneto scrito (il veneto scrito e l'irpino scritto, REWS 7745, significano anche ‘brizzolato’ in alcuni contesti). Si intende ovviamente una specie di disegno a croce che comincia a formarsi sulla pelle del baco alla terza muta. Morosi p. 96 (voce 301) e Rohlfs, NDDC ed EWUG tri¿to», -h ‘terza muta del baco da seta’ (“terzo -a”), indicavano una diffusione sud-catanzarese (vibonese), reggina e messinese; sconosciuto restava l'uso del termine nel calabrese centrale e settentrionale. Né il REW né il REWS (5749 mŭndus ‘pulito’) ne indicano l'estensione: l'uso in calabrese sembra rispecchiare un calco diretto dall'uso nel lessico della seta di kaqa¿rio» (‘puro’, = kaqa¿reio» < kaqaro¿») nel greco, menzionato da Morosi (voce 301, p. 96) e Rohlfs (voci: munnu, mundu; cafarru, casarriu; EWUG kaqa¿rio»). Il REWS 1766 *catarthum = cathartum fa già accenno alla sericoltura (‘filaticcio di seta’), come, più propriamente, Alessio nel Lexicon Etymologicum p. 88 *catharteum [sēricum], nelle sue annotazioni a catarzo ‘seta floscia’ (sia Pulci che Pataffio nel Quattrocento), latino regionale derivato dal tardogreco kaqarte¿o» (= pūrgandus) di Galeno X. 971. L'uso di kaqa¿rio» riferito alla seta ed al baco è registrato anche nel calabrogreco del 1191 (Trinchera p. 519: forse il riferimento a Kallipo¿li» non andrebbe interpretato ‘Gallipoli’ bensì Belcastro), atto dotale r. 17-18 “kai£ mante¿llon urai¿uion ginaiªki on kai£ gi¢ppan kaqareiome¢tacon” (sic!: ed un mantello corto femminile ed un corsetto di seta pura). Sembra dunque fuor d'ogni dubbio la base bizantina del lessico calabrese della seta come anche di parte di quello veneto-friulano.

Il termine calabrese fusìa, fuscìa è già trattato da Rohlfs (NDDC: “escrementi del baco da seta misti di residui della fronda di gelso”, gr. mod. dial. a¦fousi¢a id. gr. ant. a¦fousi¢a ‘rimasugli’, dal verbo a¦fi¢w, derivato tardo del classico a¦fi¢hmi ‘lasciare’) come evidente grecismo. Ciríddi è termine generico per ‘cacherelli’ (piccoli animali ed insetti: NDDC), come d'altronde anche cágole, petoléte; lo stesso dicasi del friulano ciàculi (cfr. osservazioni del DEI e del DELI sull'italiano ‘caccola’, prima apparsa letteraria negli scritti di S. Bernardino da Siena, del 1427). Comunque, i vari dizionari dialettali ed etimologici non registrano sensi più specifici a tali termini. Per quanto riguarda ven. spelaja, friul. spelàe, l'etimo è evidentemente REW 6502 pĭlāre, ma soltanto REWS id. fornisce derivati che concernono la bachicoltura (veneto, valsuganoto); la forma friulana sembrerebbe un diretto prestito dal veneto. I termini per il ‘bozzolo’ presentano un certo interesse, postulando in modo evidente la derivazione del primo lemma calabrese (cucullu, cucuddu) dal latino cucullus. Vi sono, invece, altri due problemi da affrontare: (a) il cambiamento semantico non sembra nascere all'interno del latino, bensì durante l'adattamento di cucullus nel tardogreco, ed in ambiente ecclesiastico, in origine come vestito monacale inventato dai cristiani egiziani, all'inizio del monachesimo cristiano (S. Antonio, Regola di S. Pacomio ecc.)24; (b) il lemma 24

Problema già affrontato in Trumper et al. (2001).

Page 14: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

latino cucullus, dalle testimonianze classiche, sembra prestito gallico, il che solleva un altro problema, cioè se l'irlandese antico cocholl sia o no un prestito latino (< cucullus), ipotesi di Stokes 1862 (Prefazione p. xxii “cucullus, cocul [W. cwcwll, Corn. cugol, Bret. cougoul] ...” ecc.), Stokes 1893 (p. 492), Windisch 1880 (p. 435 “cochull ‘ein Hülle für Kopf und Schulter‘, lat. cucullus ...” ecc.), Loth 1891-1892 (pp. 227, 229), MacBain 1896 (p. 83 “Cochull ‘husk; hood’, Ir. cochal, OIR cochull, W. cwcwll < lat. cucullus ...” ecc.) o se sia congenere della parola gallica che, come prestito, diede il lat. cucullus. I problemi verranno trattati con maggior dettaglio in un lavoro di prossima pubblicazione, visto che i maggiori dizionari etimologici delle lingue celtiche non sembrano risolvere il dilemma in maniera adeguata. Il reggino funaceÍÍÍÍu ecc. deriva come l'italiano filugello dal REW 3422 fŏllis (> diminutivo fŏllĭcŭlus > *fŏllĭcĕllus), con adattamento della base ad un altro termine, come d'altronde anche l'italiano filugello (contaminatio con ‘filo’). Il nordorientale galletta è un noto derivato di galla, ampiamente trattato in tutti i dizionari etimologici. Il friulano cùful, la cui diffusione abbiamo già trattato, è stato in parte risolto in DESF II (P. Rizzolatti: “probabilmente dall'agg. gr. koūfos ‘leggero’, ‘di poco momento’, ‘vano’, ‘vuoto’ ecc.; con suff. dim. -ul”). Forse il suffisso supposto dalla Rizzolatti non è suffisso, bensì parte integra della voce greca, per cui cfr. EWUG *kou¢faloj ‘cavità’ < kou¢fioj / kouªfoj ‘vuoto’, ovvia base del cal. cupògna/ cufògna ‘buco nel tronco d'un albero’, cupìellu ‘arnia’ [tronco cavo o scavato] ecc. La soluzione verrà ulteriormente approfondita; comunque, quella proposta è confortata dalla presenza nel tardogreco da derivati di kouªfoj quali koufhno¢poulon ‘arnia’ ma anche del tipo koufa¢rion ‘scatola’ (Pseudo-Callistene), che presenta uno sviluppo semanticamente parallelo a quello ipotizzato nel caso di cùful / cuffolo (vuoto > contenitore > bozzolo). La nostra proposta è che ‘bozzolo’ derivi da un termine per contenitore, visto che ciò ben si adatta alla semantica dell'originale e degli sviluppi seriori. Il cal. cunòcchja, derivato con dissimilazione delle laterali del lat. cŏlŭcŭla REW 2061 (2. conŭcla), come ‘bosco’ in cui il baco da seta intesse il bozzolo, è definito con tale estensione nel NDDC e nel REWS: la metafora non risulta investigata. Il veneto pessón, derivato dal noto gallicismo *pettia, non viene mai reperito nella letteratura specializzata con questo significato, come neppure i lemmi friulani, di ovvia derivazione latina. Tutta la problematica verrà approfondita in altra sede.

Page 15: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

Allegato 1

Carta 1- Baco da seta

Page 16: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

Allegato 2

Carta 2- Bozzolo

Page 17: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

Riferimenti bibliografici ACCATTATIS L. (1977): Vocabolario del dialetto calabrese, Pellegrini Reprint, Cosenza. ALESSIO G. (1976): Lexicon Etymologicum, Napoli. BALME D. M., PECK A. L. (1991-1993): Aristotele, Historia Animalium, lib. I-X, a cura di,

LOEB, Cambridge Mass. BATTAGLIA S. (1960): Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET, Torino. BATTISTI C., ALESSIO G. (1950): Dizionario Etimologico Italiano, 5 voll., Firenze, [DEI]. BOERIO G. (1856): Dizionario del Dialetto Veneziano, Venezia. BROWN C. H. (1984): Language and Living Things. Uniformities in Folk Classification and

Naming, Rutgers UP, New Jersey. BUCK C. D. (1988): A Dictionary of Selected Synonyms in the Principal Indo-European

Languages, Chicago - Londra. CESSI C. (1920): Per la storia della sericultura nell'antichità, Atti del Reale Istituto Veneto

di Scienze, Lettere ed Arti, A. A. 1919-20, Tomo LXXIX Parte 2, Venezia, pp. 581- 594.

CORTELAZZO M., ZOLLI P. (1979): Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, 5 voll., Zanichelli, Bologna, [DELI].

DAVIES M., KATHIRITHAMBY J. (1986): Greek Insects, Duckworth, Londra. DE BOOR C. (1972): Theophylactus Simocatta, Historiæ, a cura di, Teubner, Stoccarda. ERMAN E., GRAPOW H. (1929): Wörterbuch der Ägyptischen Sprache, Lipsia - Berlino. FARÉ P. (1972): Postille Italiane al “Roman. Etym. Wörterbuch” di W. Meyer-Lübke,

comprendenti le “Postille Italiane e Ladine di C. Salvioni, Memorie dell'Istituto Lombardo, Milano, [REWS].

FRISK, HJALMAR (1973): Griechisches Etymologisches Wörterbuch, Heidelberg. GARDINER A. (1999): Egyptian Grammar, Oxford. HEMMERDINGER B. (1968-69): Noms Communs Grecs d'Origine Egyptienne, Glotta xlvi.

238-247. HOFMANN K., AURACHER T. M., STADLER H.: Dioscorides Longobardus (Dioscoride

lat.), a cura di, Romanische Forschungen I (1883), X (1899), XI (1901), XIII (1902). HUDE C. (1979): Herodotus, Historiæ, a cura di, 2 voll., Oxford. JONES H. L. (1995): Strabone, Geographia lib. I-XVII, a cura di, LOEB, Cambridge Mass. B. LEIB (1945): Anna Comnena, Alexias, a cura di, Les Belles Lettres, Parigi. LONGO O., GHIRETTI F., RENNA E. (1995): Aquatilia: animali di ambiente acquatico

nella storia della scienza da Aristotele ai giorni nostri, Napoli. LOTH J. (1891-1892): Les mots latins dans les langues brittoniques, Annales de Bretagne,

Tomo VII, Rennes. MACBAIN A. (1896): An Etymological Dictionary of the Gaelic Language, Inverness. MADDALON M. (2001): Vecchi problemi e nuove metodologie nell'analisi semantica delle

etnoclassificazioni, in A. Zamboni, P. Del Puente, M. T. Vigolo, La dialettologia oggi fra tradizione e nuove metodologie, a cura di, Pisa, pp. 325-343.

MALARA G. (1909): Vocabolario dialettale reggino-italiano, Reggio Calabria. MASSON E. (1967): Recherches sur les plus anciens emprunts sémitiques en grec, Parigi. MCGREADY A. G. (1968-69): Egyptian Words in the Greek Vocabulary, Glotta xlvi. 247-254. MEYER-LÜBKE W. (1992): Romanisches Etymologisches Wörterbuch, Heidelberg, [REW]. MOROSI G. (1890-1892): L'Elemento Greco nei Dialetti dell'Italia Meridionale, AGI xii. 76-96. NOBBE C. F. A. (1990): Claudio Tolomeo, Geografia, a cura di, Lipsia 1834-1845, ristampa

anastatica Olms, Hildesheim.

Page 18: La seta: un percorso linguistico · Iniziando dal primo punto, il riferimento obbligato è quello alla ricostruzione del dominio cognitivo cui appartiene il baco da seta dal punto

PARENZAN P., PORCELLI F. (1985): “Notizie bio-etologiche sulla Pachypasa otus Drury (Lepidoptera-Lasiocampidae) in Italia meridionale”, Entomologica, XX, Bari, 16-XII, pp. 109-123.

PERTUSI A.: Costantino Porfirogenito, De Thematibus, a cura di, Città del Vaticano, Roma. PFISTER M. (1979): Lessico Etimologico Italiano, a cura di, Wiesbaden [LEI]. PIRONA G. A., CARLETTI E., CORGNALI B. (1967): Il Nuovo Pirona, Vocabolario

Friulano, Udine. RICHTER G. M. A. (1928): “Silk in Greece”, Bulletin of the Archaeological Institute of

America, xix, pp. 27-33. RIZZOLATTI P. (1989): L'Uomo, la Terra e gli Animali, Fiume Veneto. ROHLFS G. (1977): Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria, Ravenna [NDDC]. ROHLFS G. (1964): Lexicon Græcanicum Italiæ Inferioris (Etymologisches Wörterbuch der

unteritalienischen Gräzität), Tubinga. [EWUG]. ROSA M. (1786): Delle Porpore e delle Materie Vestiarie presso gli Antichi, Modena. SEEBOLD E. (1999): F. Kluge, Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache, a cura

di, Berlino. SEVERINI V. (1880): Prontuario moranese-italiano e italiano-moranese, Castrovillari. SIMPSON J. A., WEINER E. S. C., et al. (1989): The Oxford English Dictionary, a cura di,

20 voll., Oxford [OED]. STOKES WH. (1862): Three Irish Glossaries, Londra. STOKES WH. (1893): “The Edinburgh Dinnshenchas”, Folk-lore, iv. 4, pp. 471-497. THISELTON-DYER W. T. (1918): “On Some Ancient Plant-Names”, The Journal of

Philology, xxxiv. pp. 78-96, 290-312. THORLEY J. (1971): The silk trade between China and the Roman Empire at its height, circa

A.D. 90-130, in Greece & Rome 18, Oxford Clarendon Press, pp. 71-80. TRINCHERA F. (1865): Syllabus græcarum Membranarum, Napoli. TRUMPER J. B. (2001): Vocabolario Calabro; Laboratorio del Dizonario Etimologico

Calabrese, a cura di, Tomo 1 (A-E), Laterza, Roma - Bari. TURATO G. F., Durante D. (1985): Dizionario Etimologico Veneto Italiano, Battaglia Terme

(PD). VON WARTBURG W. (1948): Französisches Etymologisches Wörterbuch, Tubinga. M. WELLMANN (1958): Dioscoride, De Materia Medica, a cura di, 3 voll., Berlino. WINDISCH E. (1880): Irische Texte 1 (mit Wörterbuch), Lipsia. ZAMBONI A., CORTELAZZO M., PELLEGRINI G.B., BENINCÀ P., VANELLI RENZI

L., FRANCESCATO G., vol. 1, CREVATIN F., FRAU G., DORIA M., MARCATO C., RIZZOLATI P., PELLEGRINI G.B., MARINUCCI, CORTELAZZO M., vol. II (1984): Dizionario Etimologico Storico Friulano, Udine [DESF].