27
«I castelli di Yale online», IV, 2016, 2, pp. 117-143. ISSN: 2282-5460 CECILIA BUCCI LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE Abstract. – During the Sixties, George Dickie elaborates his Institutional Theory of Art aiming to give a formal definition of work of art capable of explaining both the latest art expression and the traditional art a lot of theories dealt with in the past. After the rich debate provoked by the theory, Dickie proposes a new version, review and corrected considering the criticism it received. The new version aims to be more effective than the first and to free itself from the defects that were noticed. This essay analyzes the second version of the theory to see if it’s still potential twenty years after. I. Introduzione: perché un approccio istituzionale alla definizione dell’arte Il presente contributo ha lo scopo di riproporre un resoconto della Teoria Istituzionale dell’Arte proposta dal filosofo americano George Dickie a cavallo tra gli anni Sessanta e Novanta del secolo scorso. Dopo una breve trattazione della prima versione della teoria e delle critiche più significative che essa ha ricevuto, si esaminerà in modo più esteso il contenuto della seconda versione e ci si interrogherà riguardo alla sua coerenza, ai punti di forza e di debolezza, al rap- porto con le critiche precedentemente ricevute e, infine, agli spunti proposti da questo secondo approccio dickiano. Obiettivo di questo saggio è riconsiderare la proposta di Dickie, velocemente accanto- nata anche nello stesso panorama culturale nel quale essa è nata e si è sviluppata, e verificare se vi siano spunti di riflessione o elemen- ti che possano essere ancora interessanti e fertili a vent’anni di di- stanza dall’ultima pubblicazione del filosofo a riguardo.

LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

  • Upload
    others

  • View
    4

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

«I castelli di Yale online», IV, 2016, 2, pp. 117-143. ISSN: 2282-5460

CECILIA BUCCI

LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Abstract.–DuringtheSixties,GeorgeDickieelaborateshisInstitutionalTheoryofArt aiming to givea formaldefinitionofworkof art capableof explainingboththelatestartexpressionandthetraditionalartalotoftheoriesdealtwithin thepast. After the richdebateprovokedby the theory,Dickie proposes anew version, review and corrected considering the criticism it received. Thenewversionaimstobemoreeffectivethanthefirstandtofreeitselffromthedefectsthatwerenoticed.Thisessayanalyzesthesecondversionofthetheorytoseeifit’sstillpotentialtwentyyearsafter.

I. Introduzione: perché un approccio istituzionale alla definizionedell’arte

Ilpresentecontributoha loscopodi riproporreunresocontodellaTeoriaIstituzionaledell’ArtepropostadalfilosofoamericanoGeorgeDickie a cavallo tra gli anni Sessanta e Novanta del secolo scorso.Dopounabrevetrattazionedellaprimaversionedellateoriaedellecritichepiùsignificativecheessaharicevuto,siesamineràinmodopiù esteso il contenuto della seconda versione e ci si interrogheràriguardoalla sua coerenza,aipuntidi forzaedidebolezza, al rap-portoconlecriticheprecedentementericevutee,infine,aglispuntipropostidaquestosecondoapprocciodickiano.Obiettivodiquestosaggio è riconsiderare la proposta diDickie, velocemente accanto-nataanchenellostessopanoramaculturalenelqualeessaènataesièsviluppata,everificaresevisianospuntidiriflessioneoelemen-tichepossanoessereancora interessantie fertiliavent’annididi-stanzadall’ultimapubblicazionedelfilosofoariguardo.

Page 2: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

118

Inparticolare,è l’approccio istituzionaledellateoriaacostituireunasignificativanovità.Questasceltaèdettatadalbisognodirico-noscere un aspetto essenziale dell’arte nel suo essere un’impresacollettivaumana,caratterizzatacometaledaunaseriediistituzioni,ruolieconsuetudinicheleruotanoattornoenehannocodificatolosvolgimento.L’interessediDickieèquellodisollevareseriamenteladomandasesiapossibilechequalcosacheavvienealdifuoriditalecontestoistituzionalepossaessereconsideratoarte.Larispostadelfilosofoènegativa,edaquestadomandanascel’esigenzadiformu-lare una Teoria Istituzionale dell’Arte, ovvero una teoria che final-mente inquadri questa fondamentale attività umana nel contestochespessoviene lasciato insecondopianooconsideratocomeac-cessorioecontingente.Questaesigenzaderivaanchedaunpartico-lare clima culturale caratteristico dell’estetica analitica americanadella secondametàdelXX secolo: fenomeniartistici come il readymadediMarcelDuchampecontributi filosoficicomequellidiLud-wigWittgensteinnelleRicercheFilosofiche sembranogenerareunatempestadiscetticismonellapossibilitàlogicadiformulareunade-finizionedell’artechesiacoerenteconlapraticaartisticaechepos-sadurareneltempoinglobandolenuoveformeespressiveeinuovimovimenti artistici. La scommessa di GeorgeDickie è quella di di-mostrarecomel’approccioistituzionaleforniscalasoluzioneaquel-lochesembraesseredivenutounenigma impossibileda risolvere:checos’èl’arte?

II.LaprimaversionedellaTeoriaIstituzionaledell’Arte

La prima versionedella teoria vieneelaborata a ridossodegli anniSessanta e Settanta del Novecento. La sua trattazione può essererintracciataintreelaboratidiDickiepubblicatiproprioinquestian-ni:l’articoloDefiningArt,apparsosull’AmericanPhilosophicalQuar-terlynel1969,ilvolumeAesthetics,anIntroduction1,pubblicatonel1971e,infine,ilvolumeArtandtheAesthetic,anInstitutionalAna-

1Inquest’opera,laquestioneètrattataunicamentenelbrevecapitolo«ArtasaSocialInstitution».

Page 3: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

119

lysis2,del1974(attenzione: innota idatibibliograficicompleti).LaprimaesposizionedellaTeoria Istituzionaleèpiuttostosnellaeve-loce.CiòdipendedalfattocheDickieritienedibasarsisuconsidera-zionimolto condivisibili scaturite dalla semplice osservazionedellapratica artistica. Lo scopo dichiarato del filosofo è formulare unanuovadefinizionedi “arte” in termini di qualità necessarie e suffi-cientiaffinchéunoggettopossaessereritenutoun’operad’arte.Laprimadefinizionedaluipropostaèlaseguente:

Aworkofartinthedescriptivesenseis(1)anartifact(2)uponwhichsomesocietyorsomesub-groupofasocietyhasconferredthestatusofcandidateforappreciation3.

Come si può notare si tratta di una definizione sorprendente-mente breve, specialmente se si considera che essa compendial’intera teoria di Dickie. Ogni altra parola a riguardo è presentatadall’autorecomeunaspiegazioneeunadelucidazionedelsignificatodeiterminiivicontenuti.Tuttavia,primadioccuparsinellospecificodel contenutodelladefinizione,èopportuno riportarne le versionialternativepresentatedaDickieneglialtridueelaboraticheriguar-danolaprimaversionedellaTeoriaIstituzionaledell’Arte.InAesthe-tics,anIntroduction,sipresentacosi:

Aworkofartintheclassificatorysenseis1)anartifact2)uponwhichsomepersonorpersonsactingonbehalfofacertainsocial institution(theartworld)hasconferredthestatusofcandidateforappreciation4.

Infine, inArtand theAesthetic, an InstitutionalAnalysis, si rag-giungelaformulazioneultimaepiùcompletadellaprimaversione:

Aworkofart in theclassificatorysense is (1)anartifact (2)a setoftheaspectsofwhichhashadconferreduponitthestatusofcandidate

2QuisipuòtrovarelatrattazionepiùampiadellaprimaversionedellaTeo-riaIstituzionaledell’Arte.IcapitolidiriferimentosonoWhatisArt?:AnInstitu-tionalAnalysiseAestheticalObject:AnInstitutionalAnalysis.

3G.DICKIE,DefiningArt,«AmericanPhilosophicalQuarterly»,6,1969,3,pp.254-256:p.254.

4G.DICKIE,Aesthetics,anIntroduction,Indianapolis,Pegasus,1971,p.101.

Page 4: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

120

forappreciationbysomepersonorpersonsactingonbehalfofacer-tainsocialinstitution(theartworld)5.

Comesinoterà,visonodifferenzesignificativetraletreversionidelladefinizione.CiòdipendedallavolontàdiDickiedi integrareemigliorarecostantemente lapropria teoriaalla lucedellecriticheedeisuggerimentiemersineldibattitoesteticoaluicontemporaneo.Tuttavia,datoche l’obiettivoquièsoffermarsi inmododettagliatosoltanto sulla seconda versione della Teoria Istituzionale dell’Arte,puòessereutile considerare soltanto il contenutodell’ultimadelletredefinizioniproposte,essendoquestalapiùtardaedunquequel-ladefinitivaperquantoriguardalaprimaversionedellateoria.Dic-kie asserisce quindi che un’opera d’arte6 è un oggetto avente duecaratteristiche: laprimaèquelladiessereunartefatto, lasecondariguarda il fatto che esso viene resooggettodi candidatura all’ap-prezzamento all’interno di una certa istituzione sociale chiamataartworld,ilmondodell’arte.Perquantoriguardalaprimacaratteri-stica,lasuaapparenteintuitivitàèpiuttostoingannevole:proprioleoperechehannocontribuitoacreareunacrisiscetticasullapossibi-litàdidefinire l’artesembranononessereartefattio,per lomeno,nonessereartefatti dell’artista. Se sipensaal readymade è chiarocomenonsipossasemplicementedareperscontatochetalioperesoddisfinoilrequisitodell’artifactuality.Aitempidellaprimaversio-nedellaTeoria,tuttavia,Dickieritienechenonvisiabisognodidi-mostrare l’artifactualitydialcunché,eciòcostituiscesenzadubbiounpuntocriticodelladefinizione.Sivedràinseguitocomenellase-condaversionetalequestionevieneaffrontatainmodopiùcomple-to e decisamente più soddisfacente, anche grazie a spunti offertidallacriticaAnitaSilver.

5G.DICKIE,ArtandtheAesthetic,anInstitutionalAnalysis,London,CornellUniv.Pr.,1974,p.34.

6La precisazione «in the classificatory sense»dipendeda un dibattito traDickieeMorrisWeitzsuqualiequantisianoimodiincuivieneusatelalocu-zione“operad’arte”nel linguaggiocomune.Precisandocheladefinizioneap-plica un senso classificatorio di questa locuzione, Dickie intende chiarire cheessanonsiapplicaaquaicasiincuisidicechequalcosaèun’operad’arteperattribuireaquestooggettovaloreoqualitàparticolarmentedegnedinota.Ladefinizionequipropostahaloscopodidiscriminarequalioggettiappartengo-noallaclassedelleopered’arte.

Page 5: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

121

Se si considera la seconda parte della definizione, la questionenon può non apparire decisamente complessa. Vi sonomolti ele-mentisuiqualisiavvertelanecessitàdiunchiarimento.Chegeneredi istituzione è l’artworld? Chi sono le persone che possono agirepercontodiessa?Comesistabiliscesetaleazioneèlecitaosevaabuon fine? In cosa consiste il conferimento di statusdi candidatoall’apprezzamento? Come avviene? Queste sono solo alcune delledomande sollevate. L’atteggiamento di Dickie riguardo a questoaspettodellasuateoriaèpiuttostointeressante.Eglistaproponen-do qualcosa di completamente inedito nel panorama estetico delsuo tempo,edunqueci siaspetterebbe innanzituttoun’analisiap-profonditadell’artworldedeisuoimeccanismi.Parallelamente,sa-rebbe lecitoaspettarsicheDickiepropongaunaseriediargomentilogiciafavoredell’accettazionediquestanuovaprospettivaedellenozioni che essa coinvolge. Ciò che il filosofo effettivamente fa èl’esattocontrario.Dickieritienechelesueconsiderazionisianofrut-todelsensocomune,eaffermapiùvoltecheosservandolapraticadell’artenonsipuònonarrivareaquellemedesimeconclusioni.Lepresentadunquecomesefosseropraticamenteovvie,comesenoncifossebisognodialcunaspiegazioneedinessunaargomentazioneasuffragiodell’accettazionedelsuopuntodivista.

NonèperciòdifficileimmaginarecomelaprimaTeoriaIstituzio-naledell’Artenonsiastataaccolta inmodoparticolarmentepositi-vo.Alcontrario,un’ondatadicritichel’haimmediatamentetravoltasupiùfrontienessunaspettodellateoriaèstatorisparmiato.Parti-colare attenzione è stata dedicata al cuore della teoria stessa e altentativodinegarelapossibilitàdiparlarediartedaunpuntodivi-staistituzionale.Ivaricriticinonhannocertomancatodientrareneiminimidettagli,discutendodell’inesistenzadell’artworld,dell’incon-sistenzadella sua istituzionalità,di chipossaessernemembroedicome possa agire in suo nome, della nozione del conferimento distatus,dell’apprezzamentoedichidebbaapprezzareunoggettoaf-finchéquestodiventiun’operad’arte.SeppurnontutteleobiezioniricevutesianovalideocapacidimettererealmenteindiscussionelaTeoria Istituzionale,bisognaper lomenoammetterecheDickiehacertamentecommessounerroredi valutazionenel ritenereche lesueosservazionifosserocosìpalesielesueconclusionicosìevidentidanonaverbisognodidimostrazioni.Ciòemergechiaramentesesiconsideracheeffettivamentelateoriaèvulnerabileadalcunedellecritichericevute,seppurvenesianomoltecherisultanoinaccettabi-

Page 6: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

122

li adun’analisi più approfondita. Si potrebbero sintetizzare il com-plessopanoramadeicommentisuscitatidallapropostadickianadivi-dendolointrecategoriedicritiche:quellefallimentari7,quellefruttodifraintendimenti8e,infine,quellechesidimostranofondate9.

Questeconsiderazionisonofondamentaliperinquadrareinmo-docorrettolasecondaTeoriaIstituzionaledell’Arte,oggettodique-sto contributo.Non si può infatti analizzarla prescindendo dal suorapporto con la prima e con le critiche da essa ricevute, poiché èproprio grazie a queste due fasi preliminari che essa è nata edhaassuntocertecaratteristiche.Dickiestesso, ineffetti,facontinuiri-ferimentiallaprecedenteversionedellasuateoriamentrepresentalasecondaproposta.Tenendociòinmente,quindi,sipuòfinalmen-tepassareadunaconsiderazionediessa.

7Alcune di queste sono inaccettabili poiché non entrano realmente nelmeritodipresuntidifettiopuntioscuridell’operadiDickie,maderivanopiut-tostodaunrifiutoaprioristiconeiconfrontidellaprospettivaconvenzionalistacheguidalaTeoriaIstituzionaledell’Arte.Obiezionidiquestogenerenonsonoefficaci,perchésilimitanoafaremergerechealcunicriticihannopuntidivistaincompatibiliconquellodiDickie,senzaperòportareallaluceveriepropridi-fettinellaprospettivadiquest’ultimo.TraquestevisonosicuramentequellediCoheneDzimiedok.Anchel’argomentodiBeardsleydelRomanticartistfalliscenel confutare l’approccio istituzionalee,anzi,nel tentaredi criticarlo sembrapiuttostorafforzarnelavalidità.

8Questogruppocomprendeilcosiddettokillerargument,lecritichediRi-chard Wollheim, i numerosi problemi suscitati dall’idea che l’artworld siaun’istituzioneinsensoforte,einfinelecriticheallamembershipeallamancan-za di regole. È importante sottolineare che, sebbene queste obiezioni sianooriginatedafraintendimenti,edunquevièunsensoincuiquestenonmetto-noveramente indiscussione la teoria, essedimostrano lanecessitàdi chiari-mentoedenuncianocheinmoltipuntidellaprimaversionesihal’impressioneche Dickie stesso non abbia le idee chiare su quanto vuole affermare.Quest’ideaèrafforzatadalfattocheeglistessodichiarainvarieoccasionicheunacertaquestioneavrebbeforsebisognodiesseremodificatainbaseadul-terioririflessioniariguardo.

9Tra queste vi sono tutte quelle che riguardano l’insufficiente chiarezzadellacaratterizzazioneistituzionaledell’artworld,ledifficoltàportatedallano-zionedicandidacy forappreciatione l’ambiguitàdell’attribuzionedell’artifac-tuality.UnruoloimportanteèdaattribuiresenzadubbioaicommentidiAnitaSilverssull’analisipropostadaDickiedicasispecificidiopered’artecontrover-se,comeFountaindiMarcelDuchamp.AncheleconsiderazionidiSclafanisuirequisiticoncettualinecessariperpartecipareall’attivitàdell’artworldmettonoinlucelanecessitàdichiarimentosottovalutatadaDickie.

Page 7: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

123

III.LasecondaTeoriaIstituzionaledell’Arte

Nel1997viene finalmentepubblicato il volume TheArtCircle, checontienelaprimaepiùcompletaformulazionedellasecondaTeoriaIstituzionale dell’Arte10. Al contrario di quanto avvenuto in prece-denza, in questa occasione Dickie dedica un intero testo soltantoall’esposizione della teoria. Alla luce della quantità di critiche eobiezionisollevatedallaprimaversione,ilfilosofosiproponeoradioccuparsi inmodo approfondito di ogni aspetto per evitare frain-tendimentiulteriori.Lecritichericevutehannomutatol’opinionediDickie riguardo amolti degli aspetti fondamentali della prima ver-sione,tuttaviaeglirimaneconvintochel’approccioistituzionalesiaappropriato.Questo, infatti, consente la formulazionedi teorieca-pacidispiegarecosasial’artesenzacostringerlaindefinizioniridut-tiveedeccessivamentelimitanticheconduconoinevitabilmenteadunamortificazione della creatività degli artisti e ad un sostanzialefallimentonel rendercontodelledifferenti tipologiedioggetti chericadono sotto la categoria di opere d’arte. La dichiarazioned’intentièpiuttostoesplicita:

InthisbookIattempttopresentarevisedversionoftheinstitutionaltheory in which thedefects of the earlier version are corrected andwhichprovidesacontext“thick”enoughtodothejob.Irealizethevir-tual impossibility of proving a positive philosophical thesis which isworkedoutinanydetailatall.Still,Ihopetheargumentsandinsightsadvanced in the book give enough support to make the institutionaltheoryplausibleenoughtobetakenseriously11.

L’obiettivo del testo, dunque, è quello di proporre una nuovaversione della Teoria Istituzionale in cui i difetti della precedentesianocorrettiechepropongaunadefinizioneabbastanza“spessa”diartedasoddisfareleaspettative.Dickieaffermadirendersicontoche anche questa versione della teoria possa non essere perfetta-mentesupportatainognidettagliodall’argomentazionechepropo-ne,etuttaviasperachequestabasteràalmenoperchélaTeoriaIsti-

10LeulterioriformulazionidellasecondaversionesipossonotrovareinArtandValuee Introduction toAesthetics.Queste, tuttavia, sonomolto brevi e,piuttostocheesporreinmodocompletoilnuovopuntodivistadiDickie,pro-pongonounarapidacomparazionetraledueteorie.

11G.DICKIE,TheArtCircle,Chicago,ChicagoSpectrumPr.,1997,p.7.

Page 8: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

124

tuzionaledell’Artevengapresasulserio.Dopounabreveanalisidialcune delle critiche ricevute corredate dalle proprie opinioni ri-guardoall’impattocheessehannoavutosullasuapropostateorica,Dickieanticipaalcunideicambiamentiinnovativichecaratterizzanoilsuonuovopuntodivista.Ilprimodiquestinonètantounmuta-mentonellateoriainsé,quantounanuovaconsapevolezzariguardoaldebitocheessahaneiconfrontodiArthurDanto12.Glialtriprin-cipali cambiamenti riguardano il nuovo ruolo dell’artifactuality, larinunciaallanozioneproblematicadi“candidaturaall’apprezzamen-to”elanuovastrutturadellateoria,nonpiùformatadaunasolade-finizioneonnicomprensivamadacinquedefinizioniinterconnesse.

Prima di passare finalmente all’esame del cuore della secondaTeoriaIstituzionaledell’Arte,èopportunoricordarealcuneconside-razionecheDickiemedesimopresentacomepreliminariallaletturadeltesto.Questesonoipresuppostidellateoriastessaenecostitui-sconolaraisond’être.

«The firstassumptionof the institutional theory is thataphilo-sopher of art ought to take account of developments in the art-world»13.PerDickiel’attivitàdiunfilosofodell’artedevesemprete-nerecontodiciòcheavvieneall’internodell’artworld.Questononsignificacheeglideveprendereperverotuttociòchegliartistidi-conoenemmenochedebbaconsiderareogniazionedegliartistiri-

12LaprimaTeoriaIstituzionaleerastataispiratainmodoesplicitodall’usodeltermineartworldfattodaArthurDanto.Tuttavia,neglianniaseguireque-stihasviluppatoperproprioconto taleconcettoportandolo inunadirezionedifferentedaquelladiDickie.Perquestomotivo,sirendenecessarioprecisareche,seppureidueautorifaccianousodellostessovocabolo,nelfarlosiriferi-scono a concetti piuttosto differenti. Sebbene la considerazione di tali diffe-renzerichiedaun’analisipiùapprofondita,aifinidellaconsiderazionedell’ope-radiDickiepuòesseresufficienteriassumerlacomesegue:mentre l’artworlddiDantoèessenzialmenteuninsiemediteorieestetichechestannoafonda-mentodell’impresaartistica,quellodiDickieèun’istituzionesocialecompostafondamentalmente da persone che partecipano a vario titolo all’esistenzadell’arte. Questa precisazione è importante perché i due approcci differentiall’artworldcomportanoconclusionidiversesull’arteesuqualioggettipossanoappartenere a questa categoria. Sebbene il termine sia identico, dunque, sa-rebbe certamente un errore avvicinarsi alla Teoria Istituzionale dell’Arte – inparticolarealla seconda formulazione– considerando l’artworldattraverso lacaratterizzazionediDanto.

13TheArtCircle,cit.,p.12.

Page 9: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

125

levanteperunateoriadell’arte.Tuttavia,devetenereinseriaconsi-derazione gli sviluppi dell’artworld, poiché una teoria dell’arte ve-ramentesoddisfacentenonpuòprescinderedalfornireunaspiega-zionediciòcheavvieneall’internodiessoedicomeciòavviene.

«Secondly,Iamassumingthatthetraditiontheoristsofartwererightinthewaytheyconceivedofthedomainofobjectwhichtheytheorized about»14. Il secondo presupposto riguarda il campodell’indaginedeifilosofidell’arte:Dickieaffermache,seppurlasuateoriasiadiversadaquelletradizionali,ilcampodifenomeni(ovve-roleopere)cheisuoipredecessorihannotenutoinconsiderazionenel formulare leproprie ipotesiè ilmedesimocheegliconsidera–anchese,chiaramente,neltempoquestosièarricchitodinuoviog-getti.Dunque, lamancanzadiadeguatezzadi teorieestetichepre-cedentinondipendedalfattocheessesisonooccupatedeldominioerratodi fenomeni,madallededuzioni cheessehanno trattoa ri-guardo.Allo stessomodo, il fatto cheDickie faccia continuo riferi-mentoadoperecomeFountainnonsignificachelasuasiaunapro-posta teorica ad hoc per l’arte contemporanea. Al contrario, essaaspiraall’universalità.

«A third assumption is that the theory of art is about a value-neutral, classificatory senseof “workof art”»15. La terzapremessaconcerneilsensodi“operad’arte”dicuilateoriasioccupa.Ancoraunavolta,Dickiesottolineacheilsolosensodicuiintendeparlareèquello classificatorio e questo è, logicamente, neutrale rispetto aqualunquegiudiziodivalore.Dinuovoilfilosoforibadiscecheène-cessario assumere questo approccio se si vuole render contodell’usodilocuzionicomebadworkofart,ogoodartsenzacadereincontraddizioni,tautologieononsensi.Questoèunaspettoimpor-tantechevieneconservatodallaprimaversionedellateoria.

«Thefinalassumptiontobenotedisthatartmakingissomethingwhich almost everyone can do»16. L’ultimo presupposto è chel’attivitàdelcreareopered’artesiaallaportatadiquasiogniessereumano.SecondoDickie,questaattivitànonèaltamentespecializza-ta.Ciòcherichiedesonosvariateprimitiveskillsuniteallacapacità

14Ivi,p.13.15Ibid.16Ivi,p.14.

Page 10: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

126

dicomprendereciòchesistafacendo.Questecondizioni,secondoilfilosofo, sono riscontrabili persino nei bambini. Con questo non sivuolemettere indubbiochepercrearedeicapolavorisianorichie-stecapacitàchesolopochiesseriumanipossiedono,piuttostoque-stapremessaha lo scopodi rendere contodi una grandemaggio-ranzadiopered’artechenonsononécapolavoriné, inmolticasi,buone opere d’arte, e tuttavia appartengono alla categoria e ven-gonotrattatediconseguenza.

IV.Unanuovaartifactuality

IlprimocambiamentodellanuovaTeoriaIstituzionaledell’Artecon-siste,comegiàanticipato,inunariconsiderazionedell’importanzaedellemodalità dell’artifactuality.Nella prima versionedella teoria,la trattazionenonsufficientementeapprofonditaea tratti confusadi questa caratteristica era sfociata in un nodo problematico diffi-cilmenterisolvibile:inchemodoèpossibileconferirel’artifactualityadunoggettosenzamodificarneaffatto lastruttura fisica?Questoquesito, rimasto irrisolto, viene ora considerato da Dickie come ilfruttodiunerrorenell’impostazionedellateoriaoriginale.

InArtandtheAestheticandelsewhereImaintainedthattheartifactswhichareartbecomeso in twodistinctway:bybeingmade (painted,sculpted,composed,andthelike)orbyhavingartifactualityconferredupon them. […] This second notion was an attempt to shows howthings such as unaltered driftwood hung onwalls and the urinal Du-champusedfallwithinthelimitsofartifactualityofartists.Inowbelie-veitwasamistaketothinkthatartifactualitycanbeconferred;itjustisnotthesortofthingthatcanbeconferred;anartifactmustbemadeinsomeway17.

L’ipotesi del conferimento dell’artifactuality è funzionale perrenderecontodi comemai vi sianocasi– come il readymade–dioggetti pressoché inalterati nella loro struttura che tuttavia sonoconsideratiopered’arte.Senonsitrattadiconferimentodiartifac-tuality, cosa accade, ad esempio, ad un pezzo di legno che vieneraccoltoedesposto inunmuseod’arte?Quale cambiamento con-senteadunoggettonaturaledidiventareun’operad’arteanchese

17Ibid.

Page 11: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

127

nonvieneinalcunmodomodificatonellasuafisicità18?Pertentaredichiarirequestonuovopuntodivista,ilfilosofoproponeunespe-rimentomentaleincuisiconsideranounaseriedisituazioniincuiilpezzodilegnovienetrattatoinmodidiversi.

Nelprimocaso,ilpezzodilegnovieneraccoltoespostatoinunaltropuntodellaspiaggiasucuisi trova. Inquestocaso,sottolineaDickie,nonvièalcunainclinazioneapensarechel’oggettosiadive-nutounartefatto,èsemplicementestatospostatodaunpuntoAadunpuntoBperchénelpuntoArisultavafastidiosoaqualcuno.Inunsecondocaso, invece, ilpezzodi legnovieneraccoltoeaffilatoconuncoltellinoperricavarneunoggettoappuntitodausarecomelan-cia.Questo è un esempio chiaro di un oggetto naturale che vienereso un artefatto tramite lamodifica della struttura fisica di esso.Anche se la ragionedietroallamodificadell’oggettoèquelladi ri-spondereaduno scopo, in caso il legnononvenissemaieffettiva-mente usato come lancia, sarebbe comunque un artefatto. Dickiesottolineachequestosecondocasosoddisfaperfettamenteladefi-nizione fornitadaldizionariodel termine“artefatto”. Leduesitua-zionidiscussefinoadora,dunque,rappresentanoiduepolioppostidi quella che si potrebbe immaginare come la linea dell’artifac-tuality:adunestremovièuncasochiarodiunoggettoche,seppurspostato da dove si trova, non diventa per questo un artefatto,mentredall’altroestremovièunoggettochevienechiaramentere-sounartefattotramitelamodificadellasuastruttura.LadomandadiDickieè:checosaaccadeaicasinelmezzodiquestidueestremi?L’esperimentomentalecontinuaperciòrivolgendosiadessi.Sisup-pongacheilpezzodilegnovieneraccoltodallaspiaggiae,senzaal-terarneinalcunmodolastruttura,vengausatocomestrumentoperscavareunabucanellasabbiaoppurebranditocomearmaindifesadiunipoteticoassalitore.Inquestocaso,secondoDickie,l’oggettoèdiventatounostrumentooun’armasemplicementevenendousatocomeselofosse.Inuncertosenso,ilsemplicepezzodilegnoèdi-

18Questoesempioè inuncertosensocelebre.PropostodaWeitzcomeilcaso paradigmatico di un oggetto che non è un artefatto eppure può essereun’operad’arte,perDickiediventaunacostanteconlaqualeconfrontarsi.Riu-scirearenderecontoinmodosoddisfacenteriguardoall’artifactualitydique-stooggettorappresentaunodeimomentiincuisigiocal’efficaciadellanuovaTeoriaIstituzionaledell’Arte.

Page 12: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

128

ventato un altro oggetto, eppure non ha subito alcuna trasforma-zionefisica.Checosaèaccaduto?Incosaquestitrecasisonosimilieincosadifferiscono?

In the driftwood-spear case what is made is a complex object: thewoodcarvedinacertainwayforuseasaspear.Intheothertwocaseswhathasbeenmadeisalsocomplexobjects:thewoodusedasadig-gingtoolandthewoodusedasaweapon. Inneithercase isthedrift-woodalonetheartifact;theartifact isthedriftwoodmanipulatedandusedinacertainway.Forthepurposeoftheimmediatediscussionthedriftwood alone (unaltered and unused) is a simple object and thedriftwoodalteredorusedisacomplexobject.Thecomplexobjectsarecomplex because their original (simple) objects have undergone achangeatthehandsofanagent19.

LaspiegazionepropostadaDickieèchebisognadistinguere traduetipologiediversedioggettisempliciecomplessi.L’oggettonatu-raleenonartefattoèsemplice,mentrequellocomplessoeartefat-toècostituitodall’oggettosempliceconsideratoassiemeallamodi-ficaoall’utilizzochenevienefatto.Ilpezzodilegnosullaspiaggiaèunoggettosemplice.Nelcasoincuiquestovienesoltantospostatoin un altro punto della spiaggia, rimane semplice. Al contrario, sianelcasoincuiquestovengamodificatoperricavarneunalanciasianel caso in cui venga usato comeutensile per scavare, il semplicepezzo di legno diviene elemento costitutivo di un nuovo oggettocomplessoe,inquestomodo,artefatto.Ilsemplicenoncessadiesi-sterequandosi forma ilcomplesso,piuttostoèpartecostitutivadiesso,allostessomodoincuiunalamaèpartediuncoltello:lalamaèunoggettoinsé,maèanchepartediunoggettopiùcomplesso,ilcoltello.Orachesièchiaritoquestopunto,èilmomentodifareunulteriore passaggio e trasferire all’àmbito artistico le riflessioni finquiavanzate:

Now suppose a piece of driftwood is picked up by someonewho isfamiliarwiththeworldofartandtakenhomeandhungonawall,unal-tered,withtheintentiontodisplayitscharacteristicsasthecharacteri-sticsofapaintingaredisplayed.Thedriftwoodisbeingusedasanarti-stic medium and being displayed within the context of the artworld,and it thereby becomes part of amore complex object. The complex

19Ivi,p.45.

Page 13: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

129

objects – the driftwood-used-as-an-artistic-medium – is an artifact oftheartworldsystem20.

Dickieproponeun’analogiatrailcasodelpezzodilegnoinaltera-tousatocomestrumentoperscavareeunanuovasituazioneincuiquestovieneinveceappesoalmuroe“usato”comesefosseundi-pinto o un’opera d’arte. Comenel primo caso, sostiene il filosofo,anche inquest’ultimacircostanzaapartiredaunoggettosemplicesene costituisceunocomplessoeartefatto.Ciòavvienemediantel’uso,anche inassenzadi alcunamodifica strutturale. Ladomandariguardantel’attribuzionedell’artifactuality,allora,richiedeinnanzi-tuttoun chiarimento riguardoaqualedei dueoggetti è in esame:l’oggettosemplice–ilpezzodilegnoinsé–nonlapossiede,mentrequellocomplesso–ilpezzo-di-legno-usato-come-medium-artistico–lahaottenuta(achieved)mediantel’uso.Sinoticheinquestocasol’artifactuality non può essere conferita all’oggetto come previstodallaprimaTeoria Istituzionale,poichéessopuòottenerlasoltantopassandoattraversounatrasformazionespecifica,lacuispecificitàèstabilitadalcontestoall’internodelqualeessaavviene.Se ilpezzodi legno viene appeso al muro per essere usato come mensola,l’oggettonondivieneun’operad’arteperchénon viene inserito inalcuncontestoartistico.Perverificaresequestaspiegazioneèsod-disfacente, Dickie propone ora di uscire dall’esperimentomentaledel pezzo di legno e applicare le conclusione tratte ad una vera epropriaoperad’artecomeFountain:

TheurinalDuchampusedtomakeFountainislikethedriftwoodusedas an artistic medium; it became an artifact of the artworld system.Fountainistheurinalusedasitis,asanartisticmedium.Insayingthatthedriftwoodandtheurinalareusedasanartisticmedium,Iamsayingthat they are used as pigments, marble, and the like are used whenmoreconventionalworksofartaremade.Theurinal,unlikethedrift-wood,wasof courseanartifact tobeginwith,butat thebeginning itwas notDuchamp’s artifact (of Duchamp’smaking). […] Fountain is adoubleartifact; it isanartifactoftheartworldwhich ismadefromanartifactoftheplumbingtrade.Suchadoubleartifactisnotofcourseat

20Ibid.

Page 14: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

130

allunusual;apaintingismadeofpigmentswhichinturnaremanufac-tured21.

I commenti di Dickie riguardo aFountain sono particolarmenteinteressanti. Innanzitutto, la suddivisione in oggetti semplici e og-getticomplessisembraadattarsiperfettamentealcaso,nonostanteladifferenzachel’orinatoio,alcontrariodelpezzodilegno,fosseasuavoltaunartefatto.Ilpunto,sottolineagiustamenteilfilosofo,èchequellononeraunartefattodiDuchamp.Alcontrario,Fountain–ovvero l’orinatoio usato comemedium artistico – è un artefattodell’artistaedèunoggettocomplessopoiché,percomprenderneilsignificato,nonbisognaconsideraresoltantol’oggetto-orinatoiomaquello inserito nel contesto artistico in cui Duchamp lo ha posto.Inoltre,questaspiegazioneèparticolarmenteconvenienteperchésimostrarobustadifronteadunadellecritichecheeranostatemosseversolaprimaTeoriaIstituzionale,ovveroquelladiconcentrarsisol-tantosulleoperecomeilreadymadeeperciònonrenderecontoinmodosoddisfacentedell’arte“tradizionale”.Ilsuggerimentoriguar-do ai pigmenti usati dai pittori mostra come questa critica debbaoraessereabbandonata:anchenell’arte“tradizionale”siutilizzanooggettinonprodottidall’artista–comepigmenti,marmo,ecc.–percrearenuovioggettiartefatti.Questoapprocciodunque,senzanullatogliereallanovitàealladifferenzatraMichelangeloeDuchamp,èin grado di rendere conto dei meccanismi che stanno alla basedell’artifactuality delle opere di entrambi, assecondando inoltrel’intuizione forte che questa possa essere ottenuta da un oggettosoltantomediantequalcheeffettivocambiamento–distrutturaodiuso–operatosudiesso22.

21Ivi,p.46.22Il nuovomodo di spiegare l’artifactuality ricorrendo alla distinzione tra

oggettisempliciecomplessinonpuònonricordareunapropostadiAnitaSil-ver.Lacriticaavevaespressoperplessitàriguardoall’analisidickianadelcasodiFountaineavevasottolineatocomelaconsiderazionedioperequellanonpuòprescinderedaunrichiamoalcontestoculturaleincuisonoinserite,perchéèpropriograzieall’interazionecontalecontestocheesseacquistanosenso.No-nostanteDickienonriconoscainmodoesplicitoquestodebitodiriconoscenzaversoSilvers,èinnegabilecheegliabbiatrattoperlomenoispirazioneallasuacritica.ProprioleiinfattisiriferisceaFountainconleparole«afarmorecom-plexobject».

Page 15: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

131

V.Ilframeworkistituzionaleelecinquedefinizioni

Dopo essersi occupato del nuovo punto di vista sull’artifactuality,Dickie procede con la considerazione del framework istituzionaleall’internodelqualesonoinseriteleopered’arte.Pergiustificarelanecessitàdiunacorniceaffinchéun’operad’artepossaesseretale,Dickieproponeunnuovoesperimentomentalearticolatocomese-gue.Siconsiderinoquattrocravatte: lacravattaAèdipintaunifor-mementedibludaPicasso,laBècolorataallostessomododaqual-cunoconl’intenzionedicreareunacopiadelPicasso,laCèdipintainmodoidenticodaunbambinocomeregaloperilpropriopadree,infine,laDècoloratadibludaCezanne.Iquattrooggettisonoperipotesi visivamente identici e, dunque, indistinguibili. Come si puòstabilirequalidiquestisonoopered’arteequalinonlosono?Lara-gionediunasceltainquestoàmbito,ovviamente,nonpuòrisiedereneglioggettimedesimi,poichéquestisonointuttoepertuttoiden-tici.L’unicadifferenzasussistenteèildiversoframeworkall’internodel quale sono inseriti. Dickie propone questo esperimento comeargomentazione a favore della necessità di una cornice. Tuttavia,egliaffermaanchechenonènecessariodimostrare lanecessitàdiunframeworkperchéèsufficienteprendereinconsiderazionequal-siasiteoriaesteticamaiformulataperrendersicontocheognunadiessehaimplicitamenteassuntouncontestoall’internodelqualeleopere sono inserite: l’Imitation Theory, ad esempio, ha delimitatotale cornice alla presenza di un soggetto che crea l’imitazione(l’artista) e un argomento trattato dall’opera. Dunque, conclude ilfilosofo,sedaunlatoforsenonvièunargomentoconvincentechedimostri lanecessitàdelframework,dall’altroapparepiuttostodif-ficilenegare con successo lapossibilità chevi siaarte in totaleas-senzadiesso.

Quali sono le caratteristiche del framework secondo la TeoriaIstituzionale dell’Arte? Innanzitutto, Dickie considera quell’ele-mentodibasecheneppureneicasipiùminimalièstatomainegato:la presenza dell’artista. La novità dell’approccio istituzionale a ri-guardo è la considerazione di questo come un ruolo culturale chepuòessereassuntosoloallalucediunframework istituzionale,ov-veroavendosullosfondoleimplicazionistoriche,culturaliesociali.Unartistanonpuòesseretalesenonconlaconsapevolezzacheeglisi assumeun ruolo socialmente ed istituzionalmente circoscritto eche si inserisce in una lunga tradizione con la quale è in costante

Page 16: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

132

dialogo.Ilsecondoelementoèilpubblico.Selanecessitàchevisiaunartistachecrea l’operasembradifficilmentediscutibile, il ruolonecessariodelpubblicoè inveceunpuntopiuttostoproblematico,chesiprestaasollevarecriticheeobiezioni.Prevedendociò,Dickieintroducealcunichiarimenti:

Artwhichisintendedforapublic,whetheritreachesitornot,clearlypresupposes a public. Even art not intended for public presentationpresupposesapublic,fornotonlyisitpossibletopresentittoapublic(assometimeshappens),itisathingofatypewhichhasasagoalpre-sentationtoapublic.Thenotionofapublichoveralwaysintheback-ground,evenwhenagivenartistrefusestopresenthiswork23.

Per il momento, Dickie si limita ad affermare che ogni operad’arteèintesaperunpubblico,poichéappartieneaduntipodiog-gettichehannoquestacaratteristica,eciònonè inficiatodalfattocheuna singola opera possa non esseremaimostrata ad altri cheall’artistachelarealizza.NellaprimaversionedellaTeoriaIstituzio-nalevieranodeidubbisucosasiintendesseconiltermine“pubbli-co”.Quali caratteristichedeve avereun soggettoper poter essereconsideratopartedelpubblicodiun’opera?

ByapublicIdonotmeanjustacollectionofpeople.Themembersofapublicaresuchbecausetheyknowhowtofulfillarole.Beingamem-berofapublicrequiresknowledgeandunderstandingsimilar inmanyaspectstothatrequiredofanartist.[…]Tobeamemberofthepublicofrepresentationalpaintingsonemustbeabletoseethatcertaindesi-gnsdepictobjects,althoughofcoursethisabilityisnotsufficient.Tobeamemberofthepublicofstageplays,onemusthaveaknowledgeofwhat it is for someone toact apart, and soon.Manyof theabilitiesandsensitivitiesinvolvedinbeingamemberofapublicareofanordi-nary,everydaysort(althoughnottherebysimpleoruncomplicated)butothers are achieved only as the result of special training and deve-lopment24.

L’ideache lecapacitànecessarieafarediunsoggettounmem-brodelpubblicodiuna certaarte sianopiuttosto comunierapre-sentaanchenellaprimaversionedellateoria.Tuttavia,oralacarat-terizzazioneapparepiùcompleta.Sedaun latoDickieaffermache

23Ivi,p.66.24Ibid.

Page 17: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

133

per poter assumere il ruolo del pubblico di una rappresentazioneteatraleèsufficienterendersicontochegliattorisonopersonechefingonodiesserealtrepersoneechequantoaccadedavantiaipro-priocchinonèreale.Tuttavia,ilfilosoforiconosceanchechecisonodiversilivellidiexpertiseeche,diconseguenza,sipuòesseremem-bri del pubblico di una particolare arte in diversimodi, a secondadell’esperienzaedelleabilitàchesipossiedonoalriguardo.Questomanifesta la presenza di una distinzione che nella prima versionenon era asserita inmodo altrettanto esplicito, ovvero il riconosci-mento dei diversi livelli di competenza che imembri dell’artworldhannoriguardoallapraticanellaqualepartecipano.Acquisiteinfattidellecapacitàdibase,asecondadelleulterioriconoscenzeeabilitàchesipossiedonosipuòsvolgereilruolodipubblicoinmodopiùomeno raffinato, e si possonoancheassumere ruoli comequellodicritico,artista,gallerista,storicod’arte,eccetera.

FinorasonostatianticipatialcuniaspettidelframeworkprevistodallasecondaTeoriaIstituzionaledell’Arte.Primadientrarenelvivodell’analisiveraepropriadiquestoedelencarelecinquedefinizionichecostituisconoilnuovocuoredellateoria,Dickieconcludequestapartedelpropriodiscorsoliberandoilcampodaunacriticacheave-va costituito uno dei maggiori punti deboli della prima versione:l’assenzadiregole.Ilfilosoforilevachequestaèstataun’obiezionemolto comunealla prima versionee si assume la responsabilità diquesto fraintendimento:nonavendorichiamato inmodosufficien-tementeesplicito l’attenzionedel lettoresulleregoledell’artworld,moltihannopensatochenonvenesiaalcuna.Perrimediareaque-stoerrore,Dickie intendeesplicitareduecondizioninecessarieperla creazione di opere d’arte nella seconda Teoria Istituzionale: unoggettopuòessereun’operad’arteseesoloseèunartefattopen-sato per essere presentato ad un pubblico dell’artworld25. Fatte

25Ciòsignificache,adifferenzadiquantonotatodamolticriticiesostenutodaDickiemedesimonellaprimaversione,nontuttiglioggettipossonoessereopered’arte.Omeglio,possonoesserlo inpotenza,malodiventanosoltantoacquisendoquestiduerequisiti.Comesièvistonelcasodell’artifactuality,nonvi possono essere dubbi sul fatto che qualcosa li possieda omeno, perché ilcontesto in cui esso è inserito lo chiarisce. Un pezzo di legno raccolto dallaspiaggiaeappeso inunmuseod’arteèchiaramenteun’operad’arte (chesiabuonaocattiva,questoèsecondario)perchéèunoggettocomplessoearte-fattoedèespostoperlaconsiderazionediunpubblicodell’artworld.

Page 18: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

134

questeconsiderazioni,sipuòfinalmenteprocedereconl’analisidel-lecinquedefinizionichecostituisconoilcuoredellasecondaTeoriaIstituzionaledell’Arte.

Laprimariguardal’artista:«Anartistisapersonwhoparticipateswithunderstanding inthemakingofaworkofart»26.Ènecessarioinnanzituttochiarireche,nonostante ladefinizionesiaalsingolare,èovvioperDickiecheilruolodiartistapuòesseresvoltoanchedaunamolteplicitàdisoggetti.Questoaspetto,oltreadesserepiutto-stoevidentesesiconsideranoartiqualiilcinemaeilteatro,èimpli-citamente inserito nella definizione tramite l’utilizzo del terminepartecipate:ilfattochel’artistasiaindicatocomequalcunochepar-tecipa alla creazione dell’opera – e non come il solo autore dellastessa–lasciaapertoilcampoallapossibilitàcheunamolteplicitàdisoggetti partecipinoallaproduzionedi una solaopera. Il fatto chetale partecipazione debba avvenirewith understanding comportachelacreazionediun’operad’artesiasempreun’azioneprettamen-teintenzionale.Infatti,sebbeneDickiericonoscachevipossonoes-seremoltiaspettiaccidentaliocasualicheintervengononelproces-socreativo,l’attivitàartisticanellasuaessenzanonèenonpuòes-sere altro che intenzionale. Questa considerazione aiuta a com-prendereladifferenzatraunorinatoioqualsiasieFountain.Laque-stionenonconsistenelfattocheunartistacomeDuchampnonpuòcheprodurreopered’artementreuncomuneoperaiononpuòmaifarlo. Infatti, non tutto ciò che è creato da un artista è sempreun’opera d’arte: un autore di romanzi epistolari non produce artequando,adesempio, scriveuna letteraprivataallapropriamoglie,ancheselaformadiquestapotrebbeesseredavveromoltosimileaquelladioperedaluicreate.Parimenti,unpittoreastrattopuòpro-durreun’operad’arteschizzando il coloresulla tela,manonschiz-zandolopererroreinunmomentodidistrazione.Dunque,nonsolovideveessereintenzionalitànelcompierel’azioneinsé,malafinali-tà dell’azione stessa deve essere quella di creare un’opera d’arte.Ovviamente, per poter avere tale obiettivo è necessario compren-dereinprimaistanzacosasiaquestogeneredioggettiequalisianolemodalitàperprodurli.Dunque,ènecessariouncertolivellodiex-pertisenonsoloriguardoall’arteingenerale,maancheinrelazione

26Ivi,p.68.

Page 19: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

135

allaformad’arteconlaqualecisiconfronta:uncommediografode-veconoscerelecaratteristichedellacommedia,unpittoreletecni-cheelepossibilitàraffigurativedeidipinti.Questononsignificachenonvipossaessereinnovazioneocriticaneiconfrontidellecaratte-ristichediuncertogenere,machetaliazionidevonoesseresvolteapartire dalla conoscenza di ciò che si vuole criticare o innovare.Queste considerazioni rafforzano la differenza tra Duchamp e uncomune idraulico ed esplicitano che, nonostante artisti e fruitorisiano entrambimembri dell’artworld, questo non significa che ab-biano le stesse competenze e le stesse capacità e nemmeno chesvolganoilmedesimoruoloall’internodiesso.

Lasecondadefinizioneriguardal’operad’arte:«Aworkofart isan artifact of a kind created to be presented to an artworld pu-blic»27. È evidente che la definizione di opera d’arte è stata note-volmentesemplificatarispettoallaprimateoria:sonostatieliminatilacandidacyforappreciationeilconcettodiconferimentodellosta-tus.Un’operad’arteèinnanzituttounartefatto,edègiàstatochia-ritocome lanuovaconcezionediartifactualityrendaquestacarat-teristicapiùsempliceedintuitiva,consentendoleanchedidelimita-reinmodonettounaclassedioggetti.Ciòcherichiedeun’ulterioreprecisazioneèlasecondapartedelladefinizione,ovveroilfattochel’opera sia di un tipo creatoper esserepresentato adunpubblicodell’artworld. Dato che questo requisito sembra inficiato dal fattochevisonocasidioperenonesibitealpubblicoodiartisticherifiu-tanodimostrarle,ènecessariaunariflessionepiùapprofondita.Perquesto è importante ricordare che la definizione richiede soltantochel’operasiadeltipocreatoperesseremostrato,enoncheessavengaeffettivamenteesibita.Datochelamaggiorpartedelleopered’arte viene effettivamente esposta al pubblico, il filosofo ritienechenonsianecessariodimostrareconun’argomentazionelaveritàdi questa affermazione. Piuttosto, egli si concentra sul confrontocon quei casi limite che sembrerebbero costituire un’eccezione aquestaregola.IlpuntodivistadiDickieècheilmotivopercuialcu-neoperenonvengonoesibiteadunpubblicoèche l’artistaaduncerto punto della loro creazione le giudica inadatte all’esibizione.Questopuòaccadereperunaseriediragionidifferenti,ma il fatto

27Ivi,p.72.

Page 20: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

136

chevisiaungiudiziosulla loroinadeguatezzaallapresentazioneri-velacheesseappartengonoaquelgeneredioggettichesonocreatiperquestoscopo.Nonavrebbesenso,infatti,deciderechequalcosanonèadattoall’esibizionesetaleoggettononerastatopensatoperessereesibito.Secosìnonfosse,laquestionesemplicementenonsiporrebbe.

Poiché ladefinizionedi “operad’arte” richiede l’esposizioneadunpubblico, ilpassosuccessivoèchiarire lecaratteristichedique-sto:«Apublic isasetofpersonsthemembersofwhichareprepa-red insomedegreetounderstandanobjectwhich ispresentedtothem»28. Questa definizione è così generica che può riguardarequalsiasi tipologia di pubblico, non soltanto quella coinvolto nelleattività dell’artworld. Nonostante ciò, essa appare soddisfacente,poichépresentaicaratterinecessariesufficientiafarpartedique-stoelemento.Ilpubblicoèinnanzituttounadimensionecollettivaeplurale,poichéècompostodauninsiemedipersone.Ciòovviamen-tenonsignificachesevièunsoloindividuodifronteadunquadroquestononpuòessereilpubblicodiquell’opera.Lapluralitàsotto-linea ancora una volta l’aspetto sociale dell’impresa artistica:un’operanonèunfattoprivato,maèpubblica,nelsensocheèof-ferta ad unamolteplicità da individui, se non addirittura all’interaumanità. La definizione prevede anche che imembri del pubblicosianopreparatiinqualchegradoallacomprensionedell’oggettochevieneesibitodifrontealoro.Talepreparazionesiarticolasupiùli-velli.Vièunprimolivellonecessariocheriguardalaconsapevolezzadi che cosa si ha davanti: non è sufficiente essere in presenza diqualcosaperesserneilpubblico,maènecessariocomprenderechel’oggettoesibitoèarte29.Nelrendersicontocheciòchesihadavan-ti è arte giocano un ruolo fondamentale alcune consapevolezze di

28Ivi,p.81.29Per cogliere l’importanza di questa differenza è sufficiente considerare

quanto accaduto nel 2004 alla Tate Britain di Londra. In questo anno,l’installazioneRecreationofFirstPublicDemonstrationofAuto-DestructiveArtdiGustavMetzgerèstatavittimadiundiligenteaddettoallepulizieche,agen-docompletamenteinbuonafede,harimossounsacchettopienodispazzaturadall’areadell’opera,nonrendendosicontochetaleoggettoeraeffettivamenteparteintegrantedell’operamedesima.Eccodimostrataconunsempliceesem-piol’importanzatravedereun’operad’arteeessereunmembrodelpubblicodiquesta.

Page 21: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

137

base: laconsapevolezzachel’arteesiste,unaconoscenzarudimen-taledeivarigenerie tipologie, lacomprensionecheciòcheèmo-strato è una finzione, ecc30. Il secondo livello di competenze delpubblicoriguardaleparticolarisensibilitàeabilitàcheidiversisog-getti possono avere e che consentono loro di essere più o menoconsapevolidiciòchestannoconsiderando.Alcunediquestecapa-cità sonodinaturaprettamente fisica,bastipensarealledifferentisensibilità musicali di una persona sorda, un soggetto con uditonormale,unapersonaconorecchioassolutooparticolarisensibilitàtonali.Altreabilitàsiacquisisconotramite l’esperienzae lapratica:l’ascoltodiunmusicistaèpresumibilmentepiùattentoeinformatodiquellodiunapresonasenzapreparazionemusicale. Infine,certecompetenze riguardano la conoscenza della storia dell’arte, dellecaratteristichediuncertogenere,dei lavoriprecedentidiundatoautore. Queste differenti conoscenze e competenze determinanol’eterogeneitàdelpubblicoegiustificano il riferimentoesplicitoadunapreparazioneinsomedegreeallafruizioneartistica.

Datocheladefinizionedi“pubblico”coinvolgeiltermineartworld,èopportunooccuparsioradiquesto:«Theartworldisthetotalityofallartworldsystems31».Questadefinizionecontieneinséunsospettodicircolarità,chetuttaviapuòessereeliminatosesiconsiderachelalocuzioneallartworldsystemspuòesseresostituitainognimomentodaunelencofinitodeivarisistemi.Dickienonhainclusotaleelenconelladefinizionepoichéquestolarenderebbelimitataaduncertope-riododitempo,ovveroaquellafasedellastoriaincuil’artworldèsta-tocompostodeisistemichesonoesistentialmomentodellaelenca-zione.DatocheunodegliobiettiviprincipalidellaTeoriaIstituzionaledell’Arteèquellodinonporrealcunconfineallacreativitàdegliarti-sti, è evidente che non si possono porre limitazioni nemmeno allaquantitàdeisistemiinterniall’artworldchepossonosorgereneltem-po.Dunque,ancheseinundatomomentoèsemprepossibilestilareunelencofinitodeisistemidell’artworldpresentiericonosciuti,èim-

30QuestaprecisazionenonpuònonfarpensareallacriticadiRichardScla-faniriguardoallanecessitàdidefinireinmodopiùchiaroqualisonoiprerequi-siticoncettualicheunsoggettodeveavereperesseremembrodell’artworld.SitrattadiunaltroesempiodicriticaaccoltadaDickie;anchese,comenelcasodiSilver,ilfilosofononesplicitalapaternitàdiquestariflessione.

31Ivi,p.81.

Page 22: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

138

portantechequestocatalogononsiainseritoinmodoesplicitonelladefinizionediquestaistituzione.Cosìfacendo,essasiapplicainmodougualmentevalidoalpanoramaartisticonelMedioevo,aquellodellacontemporaneitàeapossibilisviluppi futuri incui l’innovazionetec-nologica e la creatività umana potrebbero condurre alla nascita dinuoveformed’arte.

Datochelacomprensionedellanaturadell’artworlddipendedalconcettodiartworldsystem,l’ultimadefinizioneèdedicataaquestoaspetto:«Anartworldsystemisaframeworkforthepresentationofaworkofartbyanartisttoanartworldpublic»32.Isistemidell’art-world–comelapittura,ilteatro,laletteraturaecc.–sonoquindilecornici all’interno delle quali le opere d’arte vengono presentatedall’artistaalpubblico.

Aquestopuntoèevidenteche lecinquedefinizionipresentanoeffettivamenteunacircolarità,apertamenteammessagiànellapri-ma versione della teoria daDickie, il quale però negava che fosseviziosapoichéeracomunque informativa; inquestocaso il filosofosisoffermainmodopiùcompletosulproblemaeproponeunapro-priavisionedelperchélacircolaritàsiainevitabileenoncostituiscaun danno per la Teoria Istituzionale dell’Arte. Dickie osserva chel’idealedidefinizionedipendedall’ideachesi ricorraaquesto tipodi strumento per informare qualcuno del significato di un’espres-sione sconosciuta usando parole che sono già note.Questo è cer-tamentevero,manontuttiicasiincuisiricorreadunadefinizionericadono sotto questa tipologia. Ad esempio, essa può venir usatapercontrollareseciòchesipensadisapereriguardoalsignificatodiun’espressionesiaveroocompleto.Inquestocaso,datochelaper-sonapossiedegiàun’ideapiùomenochiaradelsignificatochestacontrollando, la definizione svolge soltanto il ruolo di esplicitare oesprimere inmodopiù limpidonozionigiàpossedutedalsoggetto.Secondo Dickie, è a questo secondo caso che bisogna guardarequandosipropongonodefinizioniriguardantiilmondodell’arte.

Ogniesperienzaestetico-artistica,perquantolimitataesemplicepossa essere, comporta che chiunque abbia un’idea più o menoprecisadicosasiaun’operad’arte.Ladefinizionediquestaedaltreparolelegateall’artenonhaperciòilmedesimoruolodiquelleche

32Ivi,p.82.

Page 23: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

139

si riferiscono a complessi termini tecnici. L’esperienza dell’arte èpartedellaquotidianitàdegliuominie,inquantotale,ancheillessi-coadessarelativaèacquisitoper lopiùdurantel’infanziacomelamaggiorpartedel lessico legatoallavitaquotidiana.Questoovvia-mentenonsignificachel’ideachecisipuòfaredell’artebasandosiunicamentesulleproprieesperienzepersonalisiaesaustivadelcon-cettoinséintuttelesuecomplessesfumature.Tuttavia,perunfilo-sofo del linguaggio ordinario come Dickie, sarebbe un errore nonprendereinconsiderazioneladimensionequotidianadiquesticon-cettie l’apprendimentochenevienefattomedianteun’esperienzadiretta conopered’arteo con laproduzionedioggetti simili nellavitadituttiigiorni.Dopotutto,sottolineaDickie,chiunqueèingra-dodi sostenereuna conversazionedimedio livello sull’artee farsicomprendere dai propri interlocutori senza aver bisogno di studiapprofonditisultema.Chiaramente,sequestoèvalidoalivelloquo-tidiano, inàmbitodidiscussioniesteticheènecessariounmaggiorrigore e una maggior chiarezza concettuale. Questo non significachevisiaundoppiolinguaggio–quellocomuneequellospecialisti-co–consignificatidiversi,mapiuttostoche il tipodi linguaggiori-chiestodallediscussioniteoricherichiedeunmaggiorlivellodipre-cisione. Perquestomotivo, nonostante siapossibile ipotizzare chechiunque ne abbia una conoscenza di base, è opportuno che unateoriaesteticasoddisfacentepresentidelledefinizionidisimilicon-cetti,percercaredifissareinmodochiaroqualisonoilorocontorniepoterfornireunasolidabaseperundibattitoteoricoefilosofico.Secondo Dickie, se questo lavoro viene svolto correttamente nondovrebberoessercigrandidifferenzetraleideebasediarteeilcon-cettodefinitoinàmbitofilosofico,poichéleduemodalitàdiguarda-re al problema si trovano in un continuum e non sono l’unal’alternativaconcettualeall’altra.Dickieritienechequestopuntodivistaconsentadiaccettarelacircolaritàdiunateoriaesteticacomeunelementostrutturaleenonproblematico. Innanzitutto,soltantodefinizioni del tipo “classico”–quelle che ragguagliano intorno adun concetto sconosciuto – vengonodavvero inficiate nella loro in-formativitàsevièunragionamentocircolare.Quandocisitrovadifronteaungruppodidefinizionicheriguardanoinvececoncetticoniqualisihagiàunacertafamiliarità, ilfattocheessesianotralorocircolarinonesclude l’informatività: l’insiemedelledefinizionicon-sentecomunqueunchiarimentodiideeinproposito.Inoltre,sotto-lineaDickie,mentresarebbeerratoproporreunargomentocircola-

Page 24: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

140

reriguardoadunsoggettolineare,èappropriatochevisiacircolari-tàargomentativaquandol’argomentodicuicisioccupaèstruttura-toallostessomodo.Questoèproprioilcasodell’arte,unàmbitoincuiiconcettifondamentalipossonoessereappresisoloconsideran-do larelazionedegliuniconglialtri.Essendol’artworlduncompli-cato intreccio di aspetti tra loro interconnessi e essenzialmente inrelazione gli uni con gli altri, una definizione lineare non sarebbeadeguataefinirebbepertradireilquadrodiriferimentochetentadispiegare.Perquestomotivo,Dickienonsoloescludecheunacertacircolarità sia problematica per la seconda Teoria Istituzionaledell’Arte, ma rivendica che essa è particolarmente appropriata alsoggetto trattato. Con questa considerazione finale, egli completal’esposizionedellasecondaformulazionedellateoria.

VI.Conclusioni

È interessante notare come la seconda versionedella Teoria Istitu-zionale dell’Arte passi praticamente inosservata nello stesso pano-rama accademico in cui, al contrario, la prima formulazione avevasuscitato grande interesse e portato ad un consistente dibattito.Nemmeno i critici più accaniti della prima versione commentanoquesta seconda proposta di Dickie, che dunque sembra cadere nelvuotodiunambienteaccademicooramaiconcentratosualtritemiediverseprospettive.Questodipendeinbuonapartedalcambiamen-todelpanoramaculturalecircostante.Mentrelaprimaversionevie-nepropostanelmezzodiundibattitopervasodalcrescentescettici-smo verso la possibilità di definire l’arte, la seconda vede la lucequandooramaitalescetticismoèstatoampiamentesuperatoenuo-vedefinizionihannotrovatofortuna33.Ildibattitosièspostatoversoi contenuti delle varie definizioni, e in questo contesto il fatto chevengaripropostounpuntodivistagiàpassatoalvagliodinumerosicritici non risulta particolarmente interessante. Nelmomento della

33Lanascitaelosviluppodelleteorieconprospettivastorico-intenzionale–portataavantidaautoricomeJerrordLevinsoneNoëlCarroll–contribuisceamettereDickieinsecondopiano.Infatti,alcontrariodiquantoèaccadutoperlaprimaformulazione,laTeoriaIstituzionalesitrovaoradifronteadunaveraepropriaprospettivaalternativainteressataaglistessifenomeni.

Page 25: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

141

sua pubblicazione, la seconda Teoria Istituzionale dell’Arte vieneproposta al pubblico come una versione rivista e aggiornata dellaprecedente.Ciònon contribuiscea renderla accattivante,poiché lacattivafamachelaprimaversionesièguadagnatasitrasformainunpregiudizio negativo sulla nuova formulazione: perché prendere dinuovo in considerazione una prospettiva che, per quanto rivista ecorretta, si è già dimostrata ampiamente insoddisfacente? Al con-tempo,ancheifenomeniartisticirivoluzionarieavanguardistiaiqua-liDickiecontinuaafareesplicitoriferimentohannoesauritoinparteil loro fascino innovativo e hanno cessato di essere al centrodell’interessedegliestetologi.Datochequestogeneredioperenonèpiù la novitàdelmomento, anche laprincipale forzadella TeoriaIstituzionale, ovvero la sua capacità di occuparsi proprio di queste,hapersogranpartedelfascinocheinizialmenteavevasuscitato.

Tenendopresentequestodatostorico, l’analisidellaTeoria Isti-tuzionaledell’Arteinducenecessariamenteachiedersiselasecondaversionesidimostriresistenteallecritichechelaprimaavevasusci-tato.Dopotutto,Dickieaffermaesplicitamentecheèsuaintenzioneemendarelateoriadaifraintendimentiedalledebolezzeriscontratiperprodurreunostrumentoteoricopiùefficiente.Nonsipuòper-ciòtrarrealcunaconclusionesull’avventuradellaTeoriaIstituzionalesenzadomandarsisetalescoposiastatoraggiunto.Escluselecriti-chechesimostranoinaccettabiliofallimentari,lasecondaversionedellaTeoriaIstituzionaledell’Arteappareunarispostaefficaceatut-telealtre.Infatti,essasiponeinnanzituttocomeobiettivoquellodichiarireifraintendimenti,eviriesceconsuccesso.Insecondoluogo,lenozioniproblematichevengonoabbandonateinfavorediconcettichiarielineari,capacidispiegareinmodopiùimmediatoecoerentedell’effettiva pratica artistica. L’approccio istituzionale si dimostracapacedirenderecontodifenomenitraloromoltodiversiinmodounitario, rappresentando un punto di vista chiaro e coerente. LateoriadiDickieriescenell’intentodidescrivereinmodoconformeeadeguato fenomeni artistici della contemporaneità e del passato.Inoltre,essaecaratterizzatadaunanotevolesemplicitàespositivaeha successo nel fornire un quadro unitario all’interno del quale siinserisconointuizionifortisull’arte,riflessioniteorichedialtolivelloeusoquotidianodeiterminichesiproponedidefinire.Laconside-razione dell’importanza della dimensione sociale dell’impresa arti-stica e la sua capacita di chiarire i concetti in essa coinvolti senzaimprigionarlaall’internodirigidedefinizionilarendeunateoriade-

Page 26: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

I castelli di Yale • online

142

cisamenteadattaadescrivereilfenomenodicuisioccupa.Duede-cennidopolapubblicazionediTheArtCircle,questoapproccioquasidimenticatoappareancora ingradodi fornirespunti interessantieriflessioniutiliallacomprensionediunpanoramaartistico inconti-nuomutamento.

BIBLIOGRAFIA

BACHRACH,JayE.,Dickie’sInstitutionalTheoryofArt:FurtherCriticism,«JournalofAestheticEducation»,11,1977,3,pp.25-35.

BEARDSLEY,Monroe,IsArtEssentiallyInstitutional?,inCultureandArt,ed.byL.Aagaard-Morgensen,AtlanticHighlands(NJ),HumanitiesPr.Inc.,1976,pp.194-209.

—,GuidetoAesthetics,ed.byP.Kivy,Oxford,BlackwellPubl.,2001.

CARROLL,Nöel,BeyondAesthetics,Cambridge,CambridgeUniv.Pr.,2001.

COHEN, Ted, The Possibility of Art: Remarks on a Proposal by Dickie, «ThePhilosophicalReview»,82,1975,1,pp.69-82.

DANTO, Arthur,TheArtworld, «The Journal of Philosophy», 61, 1964, 19, pp.571-584.

DICKIE, George,DefiningArt, «American PhilosophicalQuarterly», 6, 1969, 3,pp.254-256.

—,Aesthetics:AnIntroduction,Indianapolis,Pegasus,1971.

—,ArtandtheAesthetic:An InstitutionalAnalysis, London,CornellUniv.Pr.,1974.

—,AnArtisticMisunderstanding,«JournalofAestheticsandArtCriticism»,51,1993,1,pp.69-71.

—,TheCenturyofTaste.ThePhilosophicalOdisseyofTasteintheEighteenthCentury,NewYork,OxfordUniv.Pr.,1996.

—,IntroductiontoAesthetics,NewYork,OxfordUniv.Pr.,1997.

—,TheArtCircle.ATheoryofArt,Chicago,ChicagoSpectrumPress,1997.

—,ArtandValue,Malden,BlackwellPublishersInc.,2001.

Page 27: LA INSTITUTIONAL THEORY OF ART DI GEORGE DICKIE

Cecilia Bucci La Institutional Theory of Art di Dickie

143

DZIEMIDOK, Bohdan, Institutional Definition of a Work of Art, «PhilosophicalInquiry»,2,1980,4,pp.555-564.7

MANDELBAUM, Maurice, Family Resemblances and Generalization ConcerningtheArts,«AmericanPhilosophicalQuarterly»,2,1965,3,pp.219-228.

MARGOLIS,Joseph,ReviewtoG.DICKIE,ArtandtheAesthetics:AnInstitutionalAnalysis, «Journal of Aesthetics and Art Criticism», 33, 1975, 3, pp. 431-445.

MORTON,BruceN.,ReviewtoG.DICKIE,Aesthetics:AnIntroduction,«JournalofAestheticsandArtCriticism»,32,1973,1,pp.115-118.

RADER,Melvin,Dickie and Socrates on Definition, «Journal of Aesthetics andArtCriticism»,32,1974,3,pp.422-424.

SCLAFANI,RichardJ.,“Art”andartifactuality,«SouthwesternJournalofPhiloso-phy»,1,1970,3,pp.103-110.

—,Art as a Social Institution: Dickie’s newDefinition, «Journal of AestheticsandArtCriticism»,32,1973,1,pp.111-114.

SILVER,Anita,TheArtworkDiscarded,«JournalofAestheticsandArtCriticism»,34,1976,4,pp.441-454.

WEITZ,Morris,TheRoleofTheoryinAesthetics,«TheJournalofAestheticsandArtCriticism»15,1956,1,pp.27-35.

WITTGENSTEIN, Ludwig,Ricerche Filosofiche (1953), tr. it. diM. Trinchero e R.Piovesan,acuradiM.T.,Torino,Einaudi,2012.

WOLLHEIM,Richard,TheInstitutionalTheoryofArt,inArtanditsObject,ed.byR.W.,Cambridge,CambridgeUniv.Pr.,1980.

—,PaintingasanArt,Princeton,PrincetonUniv.Pr.,1987.

YANAL,RobertJ., InstitutionsofArt.ReconsiderationsofGeorgeDickie’sPhilo-sophy,UniversityPark,PennsylvaniaStateUniv.Pr.,1994.