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IL TERREMOTO DI PALERMO DEL 6 SETTEMBRE 2002: EFFETTI MACROSISMICI R. Azzaro (1) , R. Camassi (2) , S. D’Amico (1) , A. Mostaccio (1) e L. Scarfì (1) (1) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Catania (2) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Milano

IL TERREMOTO DI PALERMO DEL 6 SETTEMBRE 2002: EFFETTI ... · Il 6 settembre 2002, alle 01:21 GMT, un terremoto di magnitudo Ml = 5.6 ha colpito il settore occidentale della costa

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IL TERREMOTO DI PALERMO DEL 6 SETTEMBRE 2002:EFFETTI MACROSISMICI

R. Azzaro (1) , R. Camassi (2), S. D’Amico (1) , A. Mostaccio (1) e L. Scarfì (1)

(1) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Catania(2) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Milano

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Abstract

On September 6, 2002, at 01:21 GMT,the western part of the Tyrrhenian coast ofSicily was hit by an earthquake of magnitudeMl = 5.6, representing the mainshock of a seis-mic sequence of roughly 500 earthquakesrecorded in about one month. The event,although characterized by a moderate magni-tude and located some forty kilometres off-shore, produced relevant macroseismic effectsin the Palermo area. A macroseismic surveywas carried out soon after the earthquake withthe aim of defining, for Civil Protection pur-poses, the damage scenario over a territorywhich is densely urbanised. In all, 134 locali-ties were investigated.

Damage generally depended on the highvulnerability of the buildings both for prob-lems related to the old age - as is the case of thePalermo historical centre - and for peculiarunfavourable conditions due to site effects,particularly in some quarters of the city and inthe nearby locality of Ficarazzi. Damage tomasonry consisted of falling plaster, failure ofcorner walls, diagonal cracks in walls andwidening of previous fissures. Some degradedbuildings, almost abandoned and with evidentlack of maintenance, suffered partial structuralfailure of roofs and floors. As regards rein-forced concrete (RC) frame buildings, several

edifices with 5-10 storeys suffered cracks inpartitions and infill walls, sometimes with fail-ure of these elements, and falling plaster. Finecracks in beams of frames have also beenobserved, but without determining significantstructural problems. In general, damage affectsthe lowest storeys of the RC frame buildings.According to the European MacroseismicScale 1998, the maximum value of intensity, 6,was assigned to Palermo and Ficarazzi.

The earthquake has also provokedeffects on natural surroundings. Two types ofphenomena have been detected: (i) hydrologi-cal effects and (ii) slope instability processes.The most relevant was the landslide whichoccurred near the village of Cerda, 60 km fromthe epicentre.

1. Introduzione

Il 6 settembre 2002, alle 01:21 GMT, unterremoto di magnitudo Ml = 5.6 ha colpito ilsettore occidentale della costa tirrenica sicilianaprovocando effetti di danno (I = 6 MCS) nell’a-rea di Palermo. Il terremoto, localizzato dallarete sismica dall’Istituto Nazionale di Geofisicae Vulcanologia nel basso Tirreno 45 Km a nord-est da Palermo (LAT 38.381 N e LONG 13.701E) ad una profondità compresa tra i 10 e i 20 km[INGV-CNT, 2002], costituisce l’evento più

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Figura. 1 Distribuzione della sismicità dal 1983 al 2002 nell’area del basso Tirreno e Sicilia setten-trionale; sono rappresentati anche i meccanismi focali degli eventi maggiori [da INGV – CNT].

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energetico di una sequenza sismica che ha inte-ressato tale area con circa 580 scosse registratenell’arco di un mese, di cui 7 eventi, oltre ilmainshock, hanno avuto magnitudo Ml > 4.0. Inquesto periodo, e più occasionalmente nei mesiseguenti, in alcuni centri della costa palermitanae nel capoluogo sono state avvertite una ventinadi repliche di bassa intensità (I = 3-4 MCS); nes-suna di queste ha provocato ulteriori danni(Mmax = 4.6; Imax = 5 MCS). La distribuzionespaziale delle repliche individua una strutturasismogenetica ad andamento NE-SO, della lun-ghezza complessiva di circa 20 km (Fig. 1). Ilmeccanismo di rottura dell’evento principale èdi tipo compressivo, coerentemente ad altrieventi di magnitudo comparabile localizzati nel-l’ultimo ventennio nel basso Tirreno, tra le isoleEolie ed Ustica.

Immediatamente dopo il terremoto è statorealizzato un primo rilievo macrosismico spedi-tivo, a cura di due squadre di rilevatoriQUEST1, finalizzato alla verifica degli effettidel terremoto sul territorio, con particolare rife-rimento alle situazioni di danneggiamento piùsignificative ed ai fenomeni sismogeologici diparticolare rilievo. Il risultato di questa primaindagine, effettuata in fase di emergenza post-terremoto, è riportato in un rapporto compilatopochi giorni dopo il terremoto [QUEST, 2002a].Successivamente, in considerazione dell’esten-sione e della complessità dell’area metropolita-na che comprende Palermo e numerosi comunilimitrofi, anche sulla base delle operazioni diverifica delle situazioni di danneggiamento(accertamenti di agibilità) condotte da partedegli organi istituzionali preposti (DipartimentoRegionale della Protezione Civile, Provincia diPalermo, Comuni, Vigili del Fuoco, ecc.)[Martella, 2002a], è stato prodotto un secondorapporto descrittivo [QUEST, 2002b].

Il presente lavoro integra e completa iprecedenti rapporti redatti in fase di emergenza,presentando in particolare un quadro più com-pleto sugli effetti del terremoto, la loro valuta-zione in termini di intensità macrosismica (scaleMCS e EMS-98) ed una più completa definizio-ne del campo di risentimento dell’evento.

2. Effetti macrosismici

Il terremoto, sebbene sia di magnitudo

moderata e localizzato in mare ad alcune decinedi chilometri dalla costa, ha provocato effettimacrosismici anche di rilievo in alcuni contestispecifici. Ciò è dipeso dall’elevato grado di vul-nerabilità in cui si trova buona parte dell’edifi-cato di quest’area, sia per problemi derivantidalla vetustà delle costruzioni – è questo in par-ticolare il caso del centro storico di Palermo –che per particolari condizioni sfavorevoli legatead effetti di sito (in alcuni quartieri del capoluo-go stesso e nel comune di Ficarazzi). Questeultime hanno determinato anche la comparsa difenomeni sismogeologici superficiali che, sep-pur localizzati, sono stati di una certa entità(frana di Cerda). L’indagine macrosismica èstata condotta attraverso rilievi diretti nell’areadi massimo risentimento, per la verifica dell’en-tità e distribuzione del danneggiamento, edindagini telefoniche nel far field; complessiva-mente sono state raccolte informazioni relativa-mente a 134 località del territorio siciliano. Talidati sono stati successivamente verificati con gliesiti degli accertamenti di agibilità e censimen-to danni coordinati da parte del Dipartimentoregionale di Protezione Civile [Martella,2002b], sia attraverso uno scambio di informa-zioni con alcune squadre di rilevatori sul campo,che con una analisi incrociata dei dati riassunti-vi.

2.1 Stima dell’intensità macrosismica

Il quadro degli effetti di danno osservatinell’area di massimo risentimento è complessi-vamente modesto. Tuttavia la valutazione delladistribuzione ed entità del danneggiamento pre-senta una certa complessità in quanto alcunicentri urbani sono di dimensioni rilevanti eappaiono costituiti da tipologie edilizie moltodiversificate, che in qualche caso si costituisco-no come agglomerati autonomi all’interno dellastessa area urbana. Ciò è particolarmente veroper l’area metropolitana di Palermo, per la qualerisulta di grande utilità poter considerare il qua-dro complessivo di danneggiamento desuntodagli accertamenti di agibilità.

Per quanto riguarda la stima dell’intensi-tà macrosismica nella scala MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg), gli effetti rilevati nella città diPalermo, così come nella località di Ficarazzi,sembrano corrispondenti al grado 6. Viceversa,

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1 QUEST (QUick Earthquake Survey Team) riunisce un Team di esperti, promosso da INGV, dedicato al rilievo macrosi-smico post-terremoto in grado di intervenire in tempo reale, e di fornire, rapidamente ed univocamente, il quadro degli effet-ti nell’area colpita da un evento sismico, a supporto degli interventi di Protezione Civile e della Comunità Scientifica. A que-sto Team contribuiscono volontariamente ricercatori e operatori INGV - oltre che di altri enti e Università - con competenzemultidisciplinari (sismologia, sismologia storica, geologia, ingegneria, macrosismica), in grado di gestire l’ampio ventaglio diproblematiche che si presentano in occasione di un terremoto.

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il quadro degli effetti relativo al grado 7 risultadecisamente eccessivo, considerando che cisono vasti settori della città per i quali non si haalcuna segnalazione di danno che “pesano” intermini percentuali. Nelle altre località dell’hin-terland l’entità del danneggiamento è senzadubbio minore rispetto al capoluogo. Sebbene lasoglia formale di comparsa del danno nella scalaMCS sia il grado 6, si è preferito differenziarlorispetto a Palermo assegnando il valore incerto5-6.

Più complesso risulta formulare unastima accurata in termini di Scala MacrosismicaEuropea (EMS-98) [Grünthal, 1998] soprattuttoper il capoluogo, in cui il danneggiamento èconcentrato in alcuni settori della città e potreb-be pertanto sembrare non pienamente rappre-sentativo dell’intera area urbana. A prescinderedalla valutazione esatta in termini numerici per-centuali del danno in riferimento all’intero patri-monio edilizio, è possibile rilevare la presenzadi danneggiamenti di grado 1 ad edifici che pos-sono essere considerati di classe di vulnerabilitàda A (la più alta) a C (moderata) e di grado 2 adedifici di classe A e B 2. Tuttavia si sono verifi-cati danni di grado 1 e 2 anche nel patrimonioedilizio più recente, in edifici che vanno teorica-

mente considerati di classe di vulnerabilità D inquanto costruiti con misure antisismiche. Inquesti casi, sia per fattori puramente ingegneri-stici che geotecnici, si osserva che le strutture inc.a. tendono a comportarsi come edifici conclasse di vulnerabilità inferiore, così come pre-visto anche dalle norme applicative della scalaEMS [Grünthal, 1998]. Ciò porta ad assegnare aPalermo il grado 6 della scala EMS. Stesse con-siderazioni valgono anche per la località diFicarazzi, in cui l’entità del danneggiamento ècomparabile al capoluogo.

Per quanto riguarda infine la valutazionedell’intensità nei comuni limitrofi, si sono rile-vati danni di grado 1 in edifici con classe di vul-nerabilità A e B. Questi effetti sono riportati, conpercentuali fino al 20% rispetto al totale dell’e-dificato, al grado 5 della scala EMS.

La stima dell’intensità macrosismica perle altre località al di sotto della soglia di danno,è eguale con entrambe le scale macrosismiche.La distribuzione complessiva degli effetti -valutati secondo la scala EMS - è rappresentatain Figura 2, mentre in Appendice è riportato l’e-lenco completo delle località investigate e lerelative intensità.

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2 Classe A: edifici in pietra non squadrata; Classe B: edifici in mattoni o pietra squadrata; Classe C: edifici in c.a. senza pro-gettazione antisismica; Classe D: edifici in C.A. con progettazione antisismica.

Figura 2 Distribuzione delle intensità osservate per l’evento del 6 settembre 2002.

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2.2 Danni al patrimonio edilizio

2.2.1 La città di PalermoIl quadro di danneggiamento relativo al

capoluogo è abbastanza variegato e complessoda analizzare, ed è sicuramente influenzato dallaestensione dell’area urbana, che racchiude situa-zioni molto differenti di vulnerabilità sismicadel patrimonio edilizio pubblico e privato. Talediversità è imputabile non solo a fattori pura-mente ingegneristici (tipologia costruttiva estato di conservazione/degrado dell’immobile)ma anche a fattori di tipo geotecnico, legati acondizioni geologiche locali. A quest’ultime vaprobabilmente riferita la maggior concentrazio-ne del danno in zone specifiche della città cheinsistono su terreni in larga parte costituiti dasabbie e limi: il centro storico, in particolare learee costruite sopra i paleo-alvei dei fiumiKemonia e Papireto; la parte sud-orientale dellacittà, comprendente i quartieri di recente espan-sione edilizia (post-1960).

Danni al patrimonio monumentaleI danni prodotti dal terremoto sul patri-

monio monumentale di Palermo hanno avutouna certa enfasi sulla stampa, soprattutto nel-l’immediatezza dell’evento, ma sono general-mente modesti e limitati a situazioni in cui ha unruolo rilevante la presenza di quadri fessurativipreesistenti. In molti casi questi sono legatianche a problemi di fondazione, particolarmen-te rilevanti in presenza di cedimenti differenzia-li. In generale la gran parte degli edifici monu-mentali mostrano ancora gli effetti di danno e gliinterventi di riparazione dovuti ai terremoti chenel 1726, 1823 e 1940, interessarono Palermo

con intensità Is rispettivamente 8, 8-9 e 7-8MCS [Gruppo di lavoro CPTI, 1999; Boschi etal., 1997]. Nel caso dell’evento del 2002, diver-se chiese e alcuni palazzi del centro storicohanno avuto distacchi parziali di cornicioni o dielementi decorativi esterni, che hanno natural-mente comportato provvedimenti cautelativi perla pubblica incolumità.

Il Palazzo dei Normanni, sededell’Assemblea Regionale Siciliana, presentaalcune situazioni che destano qualche preoccu-pazione, ma che sono generalmente riconducibi-li a problemi preesistenti. La sala d’Ercole, inparticolare, ha subìto il distacco di intonaci epresenta alcune lesioni, la più grave delle qualiè passante e interessa la parete alle spalle dellaPresidenza, di fronte all’entrata; lesioni leggeree distacchi di intonaci e di stuccature sono rile-vabili anche in alcune sale adiacenti.

La Cappella Palatina non presenta fortu-natamente alcun danno, ma un tramezzo allespalle della Cappella mostra una lunga lesionepassante.

La Torre Pisana rappresenta la situazionepiù complessa e grave, poiché oltre al distaccodi intonaci e stuccature, presenta diverse lesionisulle volte - che appaiono generalmente preesi-stenti - ma che indicano un pericoloso meccani-smo di apertura delle volte stesse.

La Biblioteca, infine, pur presentandoalcune lesioni preesistenti alle volte, debitamen-te monitorate, non ha subito alcun effetto diaggravamento.

La Chiesa di Sant’Anna, tra gli edificiaperti al culto, presenta la situazione più graveed è stata pertanto dichiarata inagibile. Si rileva-no infatti distacchi e crolli di importanti ele-

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Figura 3 Chiesa di Sant’Anna. A sinistra: lesione alla volta di una cappella della navata destra; adestra: crollo di intonaci e apparati decorativi di un arco.

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menti decorativi sia all’esterno che all’internodella chiesa, numerose lesioni anche gravi allevolte nonché il distacco di una porzione di arcodi una navata laterale determinato dal fuoripiombo del muro perimetrale (Fig. 3).

La Chiesa di S. Carlo Borromeo presentail campanile e la cupola lesionati, e la caduta dielementi decorativi dal prospetto esterno.

Danni di minore entità sono stati rilevatinelle seguenti chiese ed edifici religiosi: S.Nicolò da Tolentino, S. Basilio, S. Teresa allaKalsa, S. Caterina da Siena, S. Chiara, S. Ninfa,S. Maria di Porto Salvo, S. Carlo Borromeo, SS.Quaranta Martiri alla Guilla, Oratorio di S.Stefano, Chiesa e Casa dei Crociferi, Monasterodi Montevergine, Chiesa e Convento di S. Carlodei Milanesi, Opera Pia Filippone.

Il Palazzo delle Aquile, sede delMunicipio di Palermo, presenta danni maggiorialla cappella, e lesioni varie ai tetti ed alle muradella sala Antinori e di quella consiliare.

Tra i palazzi nobiliari si segnalano picco-le lesioni a Palazzo Mirto; danni alla torre elesioni alle pareti ed alle volte di Palazzo Merlo;il distacco di intonaco e pezzi di cornicione eduna lesione che attraversa l’intero edificio diPalazzo La Grutta; l’aggravamento dei dannipreesistenti a Palazzo Naselli-Statella diSpaccaforno, già sventrato dai bombardamentidell’ultima guerra.

Danni all’edilizia abitativaLe numerose segnalazioni di presunti

danni e le relative richieste di sopralluogoriguardanti gli edifici privati – oltre 3200 edificialla data del 21 ottobre [Martella, 2002b] – sonorelative soprattutto ai quartieri più degradati delcentro storico ed alla zona sud-orientale dellacittà.

Per quanto riguarda le tipologie costrutti-ve, gli edifici in muratura in conci di calcareni-te o in mattoni pieni e pietrame costituisconol’ossatura dei vecchi quartieri del centro storico.Il danno tipico è rappresentato da distacco diintonaci, disaggregazione delle angolate mura-rie, lesioni nelle murature ed aggravamenti dellostato fessurativo preesistente a causa dell’azionespingente delle coperture. Numerosi sono gliedifici fatiscenti e in stato di semi-abbandononei quali si sono verificati alcuni crolli e chesono stati naturalmente dichiarati inagibili, par-ticolarmente nell’area di via Lampionelli e viaLattarini (Fig. 4).

Il settore sud-orientale della città è carat-terizzato prevalentemente da edifici in strutturaintelaiata in cemento armato risalenti in massi-ma parte ad epoca successiva alla data di classi-ficazione sismica del comune di Palermo(1969). Numerosi condomini con parecchie ele-vazioni fuori terra, particolarmente nei quartieriOreto, Brancaccio, Guadagna, Romagnolo,Bonagia e Settecannoli, presentano lesioni più o

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Figura 4 Crolli parziali di edifici fatiscenti nel centro storico di Palermo.

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Figura 5 Palermo, centro storico. Lesione nellamuratura di un vecchio edificio di via Gioiamia.

Figura 6 Palermo, zona Oreto. Lesione di unatrave in un edificio in c.a..

Figura 7 Palermo, zona Oreto. Distacco di intonaci esterni in un edificio in c.a. per scollamento tratramezzature esterne e travi.

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meno rilevanti alle tamponature, soprattutto aipiani bassi. In alcuni casi si sono rilevate lesio-ni capillari anche agli elementi orizzontali deltelaio, senza che tuttavia si evidenzino problemistrutturali significativi (Figg. 5-7).

2.2.2 Effetti di danno in altri comuniNei momenti immediatamente successivi

al terremoto, in piena fase di emergenza, l’atten-zione dei mass-media e degli organi istituziona-li preposti al rilievo dei danni fu rivolta in mas-sima parte al capoluogo, mentre gli unici effettidi rilievo riportati per le località esterne si rife-rivano al comune limitrofo di Ficarazzi. Nellesettimane seguenti le squadre per il rilievomacrosismico QUEST, sulla base anche delleprime informazioni che cominciavano a perve-nire presso la Sala Operativa del Dipartimentoregionale di Protezione Civile, ha condotto unaindagine approfondita sui comuni dell’hinter-land per verificare l’estensione complessiva del-l’area danneggiata.

Tale analisi ha messo in evidenza un qua-dro cumulativo di danneggiamento più signifi-cativo di quanto rilevato subito dopo l’evento,anche se si tratta di effetti generalmente lievi,appena sopra la soglia del danno. Tali effettisono stati riscontrati lungo una fascia estesa

circa 80 km sulla costa e nell’immediato entro-terra che comprende altri 23 comuni. Le locali-tà interessate sono le seguenti: Misilmeri,Altavilla Milicia, Altofonte, Bagheria, Baucina,Bolognetta, Capaci, Carini, Casteldaccia, CefalàDiana, Cefalù, Corleone, Filicudi, Finale,Monreale, Montelepre, Partinico, Pollina, SanGiuseppe Jato, Santa Flavia, Termini Imerese,Trabia e Villabate. Gli effetti di danno general-mente osservati sono piccole lesioni alle mura-ture ed ai tramezzi, soprattutto ai piani bassi, ecaduta di calcinacci. Solo in situazioni occasio-nali, quando vi erano problemi preesistenti lega-ti al sedime fondazionale degli edifici, si sonoregistrati danni significativi di tipo strutturale(per es. a Misilmeri).

Il comune di Ficarazzi è tra tutti quelloche ha riportato gli effetti più significativi, para-gonabili a Palermo. Parecchi edifici multipianoin c.a. presentano lesioni diffuse (anche passan-ti ai piani bassi) alle tamponature che in qualchecaso ne mettono certamente in dubbio l’agibili-tà (Fig. 8); per alcuni di essi si sono rilevateanche lesioni capillari alle travi ed agli incastridei telai senza che tuttavia si evidenzino proble-mi strutturali significativi. Questi casi si con-centrano particolarmente nell’area compresa fravia A. Volta e via Archimede (Figg. 9-10).

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Figura 8 Ficarazzi. Particolare delle lesioni nelle tramezzature interne.

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Figura 10 Ficarazzi. Particolare delle lesioni agli archi delle finestre nella scuola elementare.

Figura 9 Ficarazzi. A sinistra: lesione a croce di S. Andrea in un edificio in c.a.; a destra: particolaredella lesione ad una trave ad angolo dell’edificio.

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3. Effetti sismogeologici

Oltre agli effetti di danno sull’edificatosopra descritti, il terremoto ha provocato ancheeffetti sull’ambiente. Sono stati censiti due tipidi fenomeni: 1) effetti idrogeologici; 2) effetti diinstabilità gravitativa di versante.

Per quanto riguarda i primi [Caracausi etal., 2002], nel bacino termale di TerminiImerese, a 50 chilometri dall’epicentro, si èosservato un consistente innalzamento del livel-lo piezometrico della falda termale che ha deter-minato una fuoriuscita naturale di acqua dallevecchie opere di captazione, non più attive negliultimi decenni; è stato anche misurato un lieveincremento nella temperatura, di 1.3°C, rispettoalle temperature di 41.0-41.3°C misurate negliultimi cinque anni [Grassa et al., 2003].Nell’area di Alcamo, che dista circa 80 Km dal-l’epicentro, alcune sorgenti termali hanno mani-festato delle variazioni di temperatura, portata edella composizione dei gas disciolti, ma non èstata osservata alcuna variazione di rilievo nellacomposizione chimica dei costituenti maggioridisciolti.

Riguardo i secondi nell’isola di Filicudi,la più occidentale delle Eolie a 60 km dall’epi-centro, si sono verificate piccole frane da crollo,

in particolare distacchi di blocchi rocciosi pro-babilmente già instabili dalle pareti più acclivi.

Ben più rilevante è la frana che si è veri-ficata nelle vicinanze di Cerda (60 km dall’epi-centro). Si tratta di un movimento superficiale diversante che ha interessato una area agricola sitain contrada La Signora, alcuni chilometri ad Estdel centro abitato. Il corpo di frana si sviluppasu un pendio poco acclive esposto a NE sullasinistra orografica del fiume ImeraSettentrionale, da una quota di 250 m a 50m/slm, per una lunghezza complessiva di 1,6km (Fig. 11). L’area interessata dal movimentofranoso si estende fin quasi l’autostrada “A19”Palermo-Catania, sul fondovalle, ed ha unasuperficie complessiva di circa 1,4 kmq.

Il dissesto ha interessato i terreni di natu-ra argillosa della formazione alloctona delleArgille e marne varicolori (Oligocene inf.-Cretaceo sup.) caratterizzata, come è noto, da unelevato grado di instabilità intrinseca. Nel casospecifico il fenomeno era già in atto da tempo –ne sono prova le vistose deformazioni del mantostradale della stradina che serve alcuni appezza-menti agricoli, le lesioni alle murature di alcunestalle e le rotture periodiche dell’acquedotto diScillato – ma è stato riattivato dal terremotograzie anche alle abbondanti piogge dei giorni

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Figura 11 Cartografia dell’area interessata dal movimento franoso nel comune di Cerda (PA). Lelinee con i trattini indicano le fratture con significativa componente verticale di spostamento.

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precedenti.La frana presenta diverse nicchie di

distacco coalescenti tra di loro, di notevoleimpatto visivo dato che si misurano spostamen-ti verticali di circa 1 m e fratture beanti di 1,5-2m (Fig. 12); ulteriori zone di fratturazionesecondaria sono presenti lungo tutto il corpo difrana. Nella zona di corona la geometria com-plessiva è a ferro di cavallo; a valle il fronte haandamento scarsamente lobato ed una larghezzacomplessiva di poco più di 1 km. Il movimentoha provocato la temporanea interruzione dellastrada comunale, che presenta in un piccolo trat-to avvallamenti di notevole entità (Fig. 13), e larottura dell’acquedotto di Scillato che alimentala città di Palermo. Si rilevano inoltre danni variad altri manufatti, quali muri di contenimento,piccoli invasi artificiali, un abbeveratoio edalcuni fabbricati rurali (Fig. 14-15). L’area loca-lizzata sul lobo frontale della frana è inoltreinteressata da significative variazioni della pen-denza originale del piano campagna (Fig. 16).

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Figura 12 Frattura beante lungo la nicchia didistacco.

Figura 13 Rigetto verticale di circa 1 m prodottosi sulla strada comunale nella zona di corona.

Figura 14 Spaccatura in un abbeveratoio nella parte apicale del corpo di frana.

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Figura 15 Danni gravi ad un fabbricato rurale sul lobo di frana.

Figura 16 Variazione della pendenza originale del piano di campagna, visibile dalla inclinazione delbordo della vasca rispetto alla superficie dell’acqua.

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Appendice: località investigate e relative intensità valutate per l’evento del 6-9-2003, ore 01:21 GMT.

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Bibliografia

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