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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.131 Settembre-Dicembre 2013 Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste e Telecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa Per sostenere le vocazioni sacerdotali Cristo al centro di tutte le periferie

Il Serrano n 131

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Page 1: Il Serrano n 131

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.131

Settembre-Dicembre 2013

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Per sostenere le vocazioni sacerdotali

Cristo al centro

di tutte le periferie

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PERIODICO TRIMESTRALE N. 131ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

IV trimestre - sett./dic. 2013 (XXXVII)sommario

In copertina: E’ Natale! (Foto di Fabio Pignata)

Registrato presso il Tribunale di Palermon. 1/2005 del 14 gennaio 2005

Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabileMimmo Muolo

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneAntonio Ciacci, Presidente del CNISGiampiero Camurati, V. Presidente del C.N.I.S.Giuliano Faralli, V. Presidente del C.N.I.S.Gino Cappellozza, V. Presidente del C.N.I.S.Renato Vadalà, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero:

Sergio Borrelli Alberto AlfanoLino Sabino Adolfo GusmanCosimo Lasorsa Maria SilvestriniGuglielmo Bianchi Stella Laudadio

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro enon oltre il 28 Febbraio 2014.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-

drati da vicino.I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazione

E-mail: [email protected]

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

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Gli articoli pubblicati esprimono il pensierodei rispettivi autori e non rispecchiano neces-sariamente la linea editoriale della testata.La Direzione si riserva di pubblicare in tutto oin parte le foto, gli articoli e i servizi pervenu-ti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale,anche se non pubblicato, non sarà restituito.

® 3 Natale con “due Papi” ma una sola vocazionedi Fabio Zavattaro

editoriale

® 12 Santoro: “Il Vangelo cambia la vita e la società”di Gabriella Ressa

le interviste

® 30 Notizie ed iniziativedai club e distretti

® 35 Lettere al Direttorein dialogo

® 4 L’alfabeto di Papa Francesco / 2di Mimmo Muolo

® 6 Effetto Francesco, come cambierà il Vaticanodi Massimo Lanzidei

® 8 Effetto Francesco: come cambierà la CEIdi Giuseppe Gabriele

® 10 Finito l’Anno della Fede, il lavoro comincia adessodi Stefania Careddu

vita della chiesa

® 22 Il presbitero testimone gioioso della vocazionedi Gino Cappellozza

® 24 Wojtyla e Roncalli, santi della vocazionedi Matteo Andrei

® 26 Sentirsi guardati da Gesùdi Marco Rossini

vocazioni

® 14 Il nostro impegno e i rischi da evitaredi Antonio Ciacci

® 16 Quelle Vocazioni nate in famigliadi Maria Luisa Coppola

® 18 Riprendiamo il cammino insiemedi Cosimo Lasorsa

® 20 Con la Fondazione per sostenere i Seminaridi Emilio Artiglieri

vita del serra

® 28 Educare nel tempo della post-modernitàdi Beatrice Sentinelli

® 29 Quando il pane non bastadi Antonio Manghisi

cultura

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editoriale

Natale conma una sola vocazione

di Fabio Zavattaro

Conversando con i giornalisti, nell’aereo che lo riportava a Romadopo la Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, PapaFrancesco parlava del suo predecessore Benedetto XVI come di un nonno a

casa, “il nonno saggio. Quando in una famiglia il nonno è a casa, è venerato,amato, ascoltato”. Parole che raccontano il rapporto che si è creato tra i due Papi,uno felicemente regnante, e l’altro emerito. Tanto che Francesco non solo sottolineala prudenza, l’umiltà di Benedetto XVI, ma ne esalta l’amicizia dicendo: “per me ècome avere il nonno a casa: il mio papà”.

Per noi cronisti raccontare questo tempo della Chiesa è un dono. Perché a nes-suno finora è mai capitato di parlare, vedere assieme due Papi; mai è capitato diraccontare la rinuncia di un Pontefice; mai assistere alla chiusura del portone dellaresidenza di Castelgandolfo, per un Papa che si ritirava nel silenzio e nella pre-ghiera. Certo, sono linguaggi nuovi che dobbiamo adottare, letture non usuali dellarealtà. Ma quale meraviglia poter descrivere l’abbraccio tra Francesco e Benedetto;vederli pregare assieme.

Natale al tempo dei due Papi è anche occasione per riflettere sul messaggio chederiva per tutti noi. Messaggio che parla di memoria, perché non si può costruire ilfuturo senza avere i piedi ben piantati nelle radici della storia. Proprio Francesco haricordato che la società e la chiesa hanno bisogno dei giovani per andare avanti,i quali hanno la forza per camminare, anche per correre; ma anche degli anzianiche sono la memoria, cioè conoscono la strada.

In questo tempo così ricco di immagini, ho un piccolo sogno: vedere assiemeFrancesco e Benedetto celebrare la messa della notte di Natale; annunciare l’unoaccanto all’altro la nascita del Signore. Un sogno dicevo, perché sappiamo che ilPapa emerito ha più volte detto che il suo è il tempo della preghiera, del nascondi-mento; di una diversa vicinanza alla chiesa e dunque al suo successore, e succes-sore di Pietro. E in questo sogno personale, mi piace vedere anche una paginanuova: lo stare assieme nel giorno di Natale, come si sta assieme in una famiglia:figli, genitori, nonni. Per fare festa, senza dimenticare chi è il festeggiato, perché ilSignore conosce le nostre fatiche, i pesi della nostra vita. Ma è sempre il Signoreche ci chiama a vivere la nostra vocazione e a custodire quella degli altri, comefanno i Serrani.

Provo a continuare in questo sogno. Che bello sarebbe poterli vedere cammina-re assieme per i giardini vaticani, come due persone di famiglia che si scambianopensieri, opinioni, mentre passo dopo passo rendono sempre più solido il loro lega-me. Sempre a noi giornalisti sull’aereo aveva raccontato di come si era rivolto aBenedetto XVI: “santità, lei riceva, faccia la sua vita, venga con noi”. È proprio quel“venga con noi” che mi ha spinto a esprimere il mio piccolo sogno.

“due Papi”

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il serrano n. 1314

Papa Francesco non manca di sorprende-re, ogni giorno di più, per lo stile sempli-ce e al tempo stesso profondamente radi-

cato nella lettera del Vangelo, con cui conducela sua missione di Successore di Pietro. Nelnumero di giugno avevamo iniziato ad appro-fondire la conoscenza del primo Pontefice lati-noamericano tracciando una sorta di alfabetodel suo magistero e della sua personalità, cheora portiamo a compimento. Nello stessotempo, sperando di interpretare i desideri deilettori, abbiamo dedicato l’intera sezione della“Vita della Chiesa” ai temi che maggiormentehanno caratterizzato l’azione apostolica diFrancesco in questi primi mesi di pontificato.

L come Lavanda dei piedi. Ha detto che vor-rebbe una Chiesa povera e dei poveri. E ha comin-ciato a dare l’esempio. Ha destato sensazione ladecisione di celebrare la Messa in Coena domini delgiovedì santo non nella Basilica di San Pietro, ma nelcarcere minorile di Casal del Marmo a Roma, doveFrancesco ha lavato i piedi a 12 minori tra cui anchealcune donne e un paio di non cristiani. «Vi porto lacarezza di Gesù», disse in quella occasione. Parole egesti che sono già nella storia del Pontificato, insiemecon altri incontri con i poveri: la visita alla Favela diRio de Janeiro, l’abbraccio con il lebbroso a Cagliari,l’incontro con i disabili del Serafico di Assisi.

M come Misericordia. È il tema simbolo delpontificato di Francesco. Il Papa non perde occasioneper parlarne e per ricordare a tutti che la Misericordiadi Dio è più grande anche del più grande peccato.Tutti gli uomini possono sperimentarla e sono calda-

mente invitati a farlo. Nell’intervista a “La CiviltàCattolica” Bergoglio ha affermato: «Dio è nella vita diciascuno. Anche se la vita di una persona è stata undisastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qua-lunque altra cosa, Dio è nella sua vita» e «c’è sempreuno spazio in cui il seme buono può crescere».

N come Natura. Papa Bergoglio ha rivelatoun’anima ecologica fin dai suoi primi approcci. Ma diun’ecologia che ha nella Parola di Dio la sua radiceprincipale. Il manifesto di questa sensibilità “verde” lasi ritrova nell’omelia della Messa dell’inizio ufficialedel pontificato, il 19 marzo scorso, quando ha intro-dotto quella che potremmo definire la dottrina dellacustodia. Il cristiano è per sua natura custode del crea-to e quindi anche custode dei fratelli. In questo sensoecologia in senso tecnico ed ecologia umana non sicontrappongono, ma si raccordano.

O come Ortodossi. Ovvero i rapporti ecume-nici di Papa Francesco. L’essersi presentato comeVescovo di Roma e non come Romano Pontefice gli haguadagnato senz’altro le simpatie degli ortodossi. Einfatti, per la prima volta, un patriarca ecumenico diCostantinopoli ha partecipato alla Messa di inaugu-razione del Pontificato. Bergoglio è abituato ai rap-porti ecumenici, perché in Argentina li ha coltivati mol-tissimo. E anche al dialogo interreligioso, come dimo-strano i primi approcci con gli ebrei. Lo scorso 13ottobre ha detto: «Per un cristiano essere antisemita èuna contraddizione».

P come Periferie. È un altro dei leit motiv diPapa Francesco. In pratica la traduzione nel suo lin-guaggio del termine missionarietà. Le periferie, geo-

di Mimmo Muolo

vita della chiesa

L’alfabetodi PapaFrancesco/2

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vita della chiesa

grafiche ed esistenziali, sono il luogo da raggiungeree da evangelizzare, per evitare il rischio che laChiesa si chiuda in sé stessa. Uscire, andare, portareCristo a tutti, specialmente a chi è povero o smarritonei tanti problemi (esistenziali, appunto) di questonostro mondo, è la dinamica che il Pontefice invocaper tutte le comunità ecclesiali. Non a caso ha para-gonato la Chiesa a un ospedale da campo, dove sicurano le ferite gravi, quelle che più delle altre rischia-no di far morire il paziente. E oggi, purtroppo, diguerre dell’anima ce ne sono tante.

Q come Quorum. Per essere eletti, nell’ultimoconclave, occorrevano 77 voti su 115 cardinali elet-tori presenti. Da quello che si è capito, e che lo stes-so Francesco ha lasciato intendere, Jorge MarioBergoglio ne ha avuti molti di più. Quasi sicuramenteun numero superiore alle 90 unità, segno di una lar-ghissima convergenza sul suo nome. È da ricordare,tra l’altro, che l’attuale Pontefice era stato il principale“antagonista” di Papa Ratzinger nel conclave del2005, lasciando poi che i suoi circa 40 voti confluis-sero su Benedetto XVI.

R come Riforme. Fin dall’inizio sono molte le atte-se che si sono concentrate in tal senso. Nelle pagine cheseguono cerchiamo di dare conto dei cambiamenti cheverranno, a cominciare dall’unico dato finora certo: l’in-troduzione del Consiglio degli otto cardinali, volutiaccanto a sé dal Papa, come consiglieri speciali.

S come Speranza. «Non lasciatevi rubare la spe-ranza», la frase pronunciata per la prima volta laDomenica delle Palme, nell’omelia diretta principal-mente ai giovani, è diventata una delle espressioni sim-bolo del Pontificato. Tra l’altro ripetuta più volte in que-sti mesi. Ai giovani, in primo luogo, e quindi ancheagli adulti, affinché non si rendano più autori di un simi-le furto. Francesco ha celebrato a Rio de Janeiro la suaprima Gmg, in cui il suo rapporto con l’universo gio-vanile è apparso più che mai gioioso e fecondo.

T come Temi non toccati. Qualcuno notava,soprattutto nelle prime settimane di Pontificato l’assen-za nella predicazione di Papa Francesco, di alcunitemi eticamente sensibili. In particolar modo quelli cheda Benedetto XVI erano stati chiamati “principi nonnegoziabili”. Di vita e famiglia, invece, PapaFrancesco ha parlato eccome. Alla famiglia poi hadeciso di dedicare il suo primo Sinodo che si terrà nel-

l’ottobre del prossimo anno. E quando condanna lacultura dello scarto, che esclude le fasi della vita nonproduttive (bambini nel grembo materno e anziani, adesempio), ripercorre sia pure con un altro accento lastrada del suo predecessore.

U come Universo femminile. Valga per tutti suquesto punto il discorso pronunciato lo scorso 12 otto-bre in occasione del XXV anniversario della Mulierisdignitatem, la lettera apostolica pubblicata daGiovanni Paolo II nel 1988 per l'Anno mariano.«Anche nella Chiesa è importante chiedersi: qualepresenza ha la donna? Soffro, dico la verità, quandovedo nella Chiesa o in alcune organizzazioni eccle-siali che il ruolo di servizio, che tutti noi dobbiamoavere, della donna scivola verso un ruolo di servitù,quando vedo donne che fanno cose di servitù non diservizio e non si capisce bene cosa deve fare unadonna». «A me – ha aggiunto Francesco – piace pen-sare che la Chiesa non è 'il Chiesa': è donna e madree questo è bello».

Vcome Vescovo di Roma. Il Papa è tale per-ché è Vescovo di Roma e non viceversa. E Francescoha tenuto a ribadirlo fin dal primo momento. Si veda atal proposito la cronaca del suo insediamento a SanGiovanni in Laterano e soprattutto le parole del salutofinale dalla Loggia centrale della Basilica. «Vi ringraziotanto per la vostra compagnia nella Messa di oggi.Grazie tante. Vi chiedo di pregare per me, ne ho biso-gno. Non vi dimenticate di questo. Grazie a tutti voi.E andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il Vescovo,tutti insieme; avanti sempre con la gioia dellaRisurrezione di Gesù; Lui sempre è al nostro fianco».

Zcome Zucchetto. Lo ha cambiato spesso conquello che gli veniva porto da alcuni fedeli. In gene-rale anche nella scelta degli abiti Papa Francesco siè dimostrato molto sobrio. La talare bianca senzamozzetta rossa fin dal primo apparire, la croce diferro di quando era cardinale al posto della croced’oro papale, le scarpe scure, l’anello del pescatorein argento e il pastorale di Paolo VI, perfino la deci-sione di non andare a Castel Gandolfo d’estate e ditenere i prossimi Esercizi spirituali ad Albano e non inVaticano, sono tutti segni di uno stile che non è pove-ro solo a parole, ma diventa esempio da seguire.

Nel numero di giugno erano stati trattati i seguentiargomenti: Argentina, Benedetto XVI, Croce, Diavolo,Evangelizzazione, Francesco, Gioia, Hotel, Ignazio.

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Spoliazione, cioè nel luogo in cui san Francesco sispogliò fisicamente delle vesti abbracciando così peril resto della sua vita Madonna Povertà. Un discorsoche non è esagerato definire fin d'ora come uno diquelli che resteranno fondanti del suo Pontificato, per-ché in esso Papa Bergoglio ha profuso in sostanza ilsuo progetto teologico e pastorale.

Riprendendo la suggestione del gesto del Santoassisano, il Papa ha posto innanzitutto la domanda:«Di che cosa deve spogliarsi la Chiesa?». E la rispo-sta è stata precisa come il taglio di un bisturi. «Devespogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, che minac-cia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo dellamondanità. Il cristiano non può convivere con lo spiri-to del mondo. La mondanità che ci porta alla vanità,alla prepotenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, nonè Dio. È un idolo! E l’idolatria è il peccato più forte».

«Papa Francesco riformerà la Chiesa.Papa Francesco cambierà il volto alla CuriaRomana. Papa Francesco venderà i beni del

Vaticano e ne darà il ricavato ai poveri. PapaFrancesco aprirà alle coppie gay. Papa Francescoammetterà i divorziati rispostati alla comunione». Neimesi scorsi si sono dette e scritte tante cose sulPontefice, ma quasi mai quelle esatte. Anzi, moltissimodi quanto era stato ipotizzato dai soliti osservatori“ben informati” si è rivelato del tutto fuori sintonia conil reale operato di un Papa che – d’accordo – cam-bierà molto, ma secondo la lettera e lo spirito delVangelo, non certo seguendo i desideri di certi “mae-stri del pensiero”.

Vediamo, dunque, alla luce dei fatti, dove si con-centrerà l’azione riformatrice di Jorge MarioBergoglio, partendo dalle indicazioni che il Papa stes-so ha dato lo scorso 4 ottobre ad Assisi, cioè nel viag-gio che potremmo definire il primo punto di non ritor-no del suo Pontificato e dove, parlando appunto delleattese nei confronti delle sue decisioni, ha usato non acaso il termine «fantasie».

Stile e sostanza di Chiesa.Quello che Francesco ha nella mente e nel cuore è

sì una Chiesa «povera e per i poveri», ma non pau-peristica. Dunque una Chiesa in senso profondamen-te evangelico, dove la povertà non consiste nel nonpossedere, quanto nell'essere radicalmente distaccatida ciò che si possiede, per impiegare le risorse nelmigliore dei modi: evangelizzazione e promozioneumana, verrebbe da dire rispolverando un binomio invoga negli anni ’70 del secolo scorso.

Per comprendere dunque come il Papa vede laChiesa bisogna rileggere attentamente il discorso pro-nunciato a braccio ad Assisi nella sala della

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Effetto Francesco,

vita della chiesa

come cambieràil Vaticano

di Massimo Lanzidei

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strutturale che il Papa vuole introdurre nel governo cen-trale della Chiesa. Nel frattempo ha preso a funzio-nare in maniera sistematica il Consiglio degli otto car-dinali creato il 13 aprile e confermato con Chirografodel 28 settembre, per aiutarlo nel governo dellaChiesa universale e per studiare un progetto di revi-sione della Costituzione apostolica Pastor Bonus, quel-la che cioè regola la Curia Romana. A tal propositovanno dette due cose. Che il Consiglio dei cardinaliera un’idea emersa nelle riunioni preparatorie delConclave, per aumentare la collegialità (e dunque ilPapa sta dando attuazione a quell’idea). E che l’o-rientamento non è verso un semplice aggiornamentodella Pastor Bonus, ma verso la stesura di unaCostituzione con novità molto consistenti. Dovrebbecambiare anche il ruolo della Segreteria di Stato (nelsenso di una vera segreteria del Papa) e forse verràintrodotta la figura del moderator Curiae, per coordi-nare i dicasteri e gli uffici della Santa Sede.

Le questioni morali e il senso del peccato.Se la collegialità è l’ago della bussola, Bergoglio hadato già prova di volerla mettere in atto. Ad esempioconvocando già il suo primo Sinodo, tra l’altro unSinodo straordinario. Forse però saranno rimasti delu-si i sostenitori delle riforme a tutti i costi (anche in mate-ria di morale), perché l’argomento scelto è quellodella famiglia. Con un tema che già lascia intrave-derne gli scenari: «La famiglia nel contesto dellanuova evangelizzazione (5-19 ottobre 2014). Proprioad Assisi Francesco ha ricordato ai giovani l’impor-tanza di fare scelte definitive. E il matrimonio tra l’uo-mo e la donna è una di queste. Anche nel Messaggioalla Settimana Sociale dei cattolici italiani ha insistitosull’importanza, sociale oltre che religiosa, delle fami-glie. Mentre Padre Federico Lombardi, portavoce vati-cano, ha sostanzialmente bocciato un’iniziativa delladiocesi tedesca di Friburgo che appare come unafuga in avanti sul tema della comunione ai divorziatirisposati. In definitiva con Papa Francesco è sbagliatousare le classiche categorie interpretative che potrem-mo definire progressiste o conservatrici. Perché egli hadimostrato di essere sempre e soprattutto dalla partedel Vangelo. Da questo punto di vista, la grande insi-stenza sul tema della misericordia divina, non è certoun espediente per abolire la morale. Anzi a ben vede-re Papa Bergoglio sta mettendo l’accento sul senso delpeccato, che la cultura moderna tenta di cancellaredalla coscienza umana. Ma questo è un argomentoche meriterebbe ben altri approfondimenti. E di cuiparleremo in seguito.

Ma che cosa intende Francesco per «spirito dellamondanità»? Anche in questo caso, per spiegarlo,non ha usato giri di parole. È il contrario dello «spiri-to delle beatitudini», quindi contrario «allo spirito diGesù». Per questo «la mondanità ci fa male». E il Papaha mostrato gli effetti perversi di questa «lebbra», diquesto «cancro della società», di fronte ai poveri assi-stiti dalla Caritas, presenti all’incontro. «Tanti di voi -ha detto infatti - sono stati spogliati da questo mondoselvaggio, che non dà lavoro, che non aiuta; a cuinon importa se ci sono bambini che muoiono di famenel mondo; non importa se tante famiglie non hannoda mangiare, non hanno la dignità di portare pane acasa; non importa che tanta gente debba fuggiredalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la liber-tà. Con quanto dolore, tante volte, vediamo che tro-vano la morte, come è successo a Lampedusa».

Ecco dunque da che cosa deve spogliarsi laChiesa: vanità, orgoglio, prepotenza, indifferenza,sete di potere e di denaro. Atteggiamenti sostanziali,dunque, più che forme. E non meno importante è, neldiscorso del Papa, la sottolineatura che la Chiesasiamo tutti, vescovi, sacerdoti, laici, religiose e reli-giosi. Come a dire che tutti siamo chiamati a un rin-novamento a partire da noi stessi. Senza aspettareche siano gli altri a doversi rinnovare.

La Chiesa di Papa Francesco è questa. E il discor-so di Assisi indica anche la direzione delle riforme cheegli intende promuovere. Spirituali, prima ancora chestrutturali. Il resto sono «fantasie» dei mass media.

La riforma della Curia. Alla luce di questaMagna Charta va interpretato anche il cambiamento

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vita della chiesa

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Una Chiesa sempre più vicina ai poveri,capace di illuminare con il Vangelo le periferieesistenziali e i disagi sociali. E poi una rifles-

sione sulle forme della collegialità, la revisione delnumero delle diocesi e quindi dello statuto della Cei.I primi mesi di pontificato di Papa Bergoglio hannomesso in luce la sintonia tra il Pontefice italo-argentinoe la piena disponibilità dei vescovi della Penisola alleindicazioni del magistero pontificio. Indicazioni chesono appunto quelle cui si faceva riferimento e chesono state oggetto della riunione del Consiglio per-manente della Cei di settembre. Così, mentre continuaall’interno della Conferenza episcopale italiana l’ap-profondimento dei temi che maggiormente stanno acuore al Pontefice, non si arresta l’intensa opera pasto-rale che le comunità ecclesiali portano avanti sul terri-torio. Al punto che la Chiesa in Italia è diventata unodei maggiori punti di riferimento – oltre che sorgentedi speranza – nella crisi economica che attanaglia ilPaese.

La visita che il Papa ha compiuto il 4 ottobre scor-so ad Assisi ne è una ulteriore conferma, dato cheFrancesco è stato accompagnato sulla tomba delPoverello da tutta la Chiesa italiana con la preghiera

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Effetto Francesco:come cambierà la CEI

di Giuseppe Gabriele

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e da numerosi vescovi della Penisola anche fisica-mente, sotto la guida del cardinale presidente AngeloBagnasco.

Ma che cosa cambierà effettivamente all’internodella Cei per effetto dell’intenso rapporto di dialogo ecollaborazione con il Vescovo di Roma? Nelle scorsesettimane si sono lette sui giornali diverse ipotesi datecome certe. Tra questa l’elezione del presidente dellaCei da parte dei vescovi (adesso questa carica, comequella del segretario generale è di nomina papale) el’affidamento della “poltrona” di segretario generalenon più a un vescovo, ma a un sacerdote. Entrambequeste ipotesi, però, non trovano riscontro nella realtàdei fatti allo stato attuale. Il processo è aperto e si stan-no valutando le diverse possibilità, hanno ribadito ivertici della Cei. Anche perché cambiamenti di questogenere, non chiesti espressamente dal Papa, andreb-bero comunque inquadrati in un ambito più ampio cheriguarda la collegialità, un diverso ruolo delle confe-renze episcopali regionali, il rapporto con il territorioe le diocesi. Anzi, a proposito di queste ultime, è certoche il processo di revisione del loro numero è già statoavviato. Uno studio impostato su alcuni criteri di fondoè stato già presentato dalla Cei e si trova ora all’esa-me della Congregazione vaticana dei vescovi. In ognicaso bisogna ricordare che il Papa è il Primate d’Italiae la nomina diretta del presidente della Cei (e del

segretario generale) da parte sua avviene proprio inbase a questa circostanza di non poco conto.

Questo dato storico, geografico e teologico emer-ge del resto dall’atteggiamento complessivo dell’epi-scopato italiano, da sempre specialmente legato allaSede Apostolica, come anche di recente ha ribadito ilcardinale Bagnasco durante i lavori del Consiglio per-manente della Cei. Prima di decidere, in un senso onell'altro si continuerà a lavorare dunque sui <labora-tori> aperti e sugli scenari di fondo dell’azione pasto-rale. Siamo infatti in un momento cruciale del decen-nio che i vescovi hanno deciso di dedicare al temadell’educazione. Ed è già in avanzata fase di prepa-razione il convegno ecclesiale nazionale di Firenze,che nel 2015 dovrà fare il punto e rilanciare su untema decisivo come l’umanesimo cristiano. Su questoargomento, ad esempio, Papa Francesco ha già for-nito imprescindibili spunti di riflessione, con la messain guardia da pericoli come l’autoreferenzialità e lamancata partecipazione di tutto il <popolo di Dio>(laici, religiosi e religiose, sacerdoti, vescovi) alla vitadelle comunità ecclesiale. Sul piano "civile", poi, ilPontefice ha invitato a capovolgere la cosiddetta <cul-tura dello scarto>, che tende a considerare gli uominisolo in virtù della loro "perfezione" e produttività, eli-minando invece dall'orizzonte sociale la vita nascen-te, declinante o comunque più povera e debole. Insostanza Francesco vuole anche in Italia una Chiesadiscepola, missionaria, povera e per i poveri. La stra-da è dunque tracciata. Non resta che percorrerla.Come del resto la Cei ha già iniziare a fare.

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vita della chiesa

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Quando Benedetto XVI indisse l’Anno dellaFede lo presentò, nel Motu Proprio ‘PortaFidei’, come un’occasione per “riscoprire la

gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comuni-care la fede”. Alcuni osservatori si chiesero, in modopiuttosto critico, se servisse dedicare un anno (il secon-do dopo quello voluto da Paolo VI dal 29 giugno1967 al 30 giugno 1968) all’approfondimento di untema che poteva apparire scontato per la Chiesa eper i cristiani.

“È un anno per tutti noi, perché nel perenne cam-mino di fede sentiamo la necessità di rinvigorire ilpasso, divenuto a volte lento e stanco, e rendere latestimonianza più incisiva”, chiarì invece Mons. RinoFisichella, presidente del Pontificio Consiglio per lapromozione della nuova evangelizzazione, in un inter-

vita della chiesa

vento sull’Osservatore Romano. “Questo anno - spiegò- si rivolge in primo luogo a tutta la Chiesa perchédinanzi alla drammatica crisi di fede che tocca molticristiani sia capace di mostrare ancora una volta econ rinnovato entusiasmo il vero volto di Cristo chechiama alla sua sequela”.

Ed effettivamente quello che è accaduto dal 11ottobre 2012 – nel 50° anniversario dell’apertura delConcilio Ecumenico Vaticano II — al 24 novembrescorso non è stato un susseguirsi di grandi eventi, mapiuttosto un cammino, scandito da tappe, che diversimilioni di persone hanno percorso partecipando alleGiornate internazionali che si sono svolte a Roma oprendendo parte agli incontri, ai seminari e alle attivi-tà promosse a livello locale nelle diverse diocesid’Italia e del mondo.

Finito l’Anno della Fede,il lavoro comincia adessodi Stefania Careddu

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Burkina Faso, Taiwan, Iraq, Bangladesh, Stati Unitid'America e Filippine, i fedeli di tutto il mondo hannopotuto sintonizzarsi con l'ora di Roma e pregare per leintenzioni proposte dal Papa.

“Nell’Anno della fede, vogliamo ringraziare il Signoreper il dono della vita, in tutte le sue manifestazioni; e nellostesso tempo vogliamo annunciare il Vangelo della Vita”,ha detto Francesco alla Giornata dell’Evangelium Vitae acui è seguita quella dei seminaristi, dei novizi, delle novi-zie e di quanti sono in cammino vocazionale. Dopo l’en-tusiasmante esperienza della Giornata Mondiale dellaGioventù di Rio, è stata la volta dei catechisti che si sonoritrovati dal 26 al 29 settembre in Vaticano per parteci-pare al Congresso internazionale di catechesi e allaGiornata. Il 23 novembre scorso infine, a conclusionedell’Anno della fede, Bergoglio ha incontrato quanti, daadulti, hanno deciso di diventare cristiani. “Attraversare lasoglia della fede – scriveva l’arcivescovo di Buenos Aires,Jorge Mario Bergoglio, in una Lettera indirizzata ai fedelidella diocesi argentina – implica celebrare la vita, lasciar-ci trasformare perché siamo diventati uno in Cristo allamensa eucaristica celebrata nella comunità, e quindiimpegnarci con le mani e con il cuore a lavorare per ilgrande progetto del Regno”.

Sulle strade del mondo, senza paura e con gioia.

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vita della chiesa

L’idea base della grande intuizione di BenedettoXVI, poi sostenuta e fortemente rilanciata da PapaBergoglio, era proprio quella di favorire un approfon-dimento dei contenuti della fede, a partire dalla risco-perta dei documenti conciliari e del Catechismo dellaChiesa Cattolica di cui si celebrava il 20° anniversa-rio della pubblicazione, per dare slancio e credibilitàalla testimonianza personale e all’annuncio. Non acaso, il primo avvenimento dell’Anno della Fede èstato, nell’ottobre 2012, la XIII Assemblea GeneraleOrdinaria del Sinodo dei Vescovi che ha visto riuniti inVaticano 262 Padri sinodali e 94 invitati, tra uditori edesperti, per affrontare insieme il tema “La nuova evan-gelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”.Particolarmente significative sono state poi le Giornatedi Roma, tutte caratterizzate dal pellegrinaggio allaTomba di Pietro con la Professione di fede, oltre chedalle catechesi, dall’adorazione eucaristica e dallamessa in piazza San Pietro con il Pontefice.

“Rimanete saldi nel cammino della fede con laferma speranza nel Signore”, è stata l’esortazione diPapa Francesco ai cresimandi e ai cresimati arrivatida tutto il mondo per la Giornata a loro dedicata,durante la quale il Bergoglio ha conferito il sacra-mento della Confermazione a 44 ragazzi.L’appuntamento con le Confraternite ha preceduto il mega raduno dei movimenti, delle associazioni e delleaggregazioni laicali del 18 e 19 maggio, mentre il 2 giugno si è tenuta l’adorazione eucaristica in contem-poranea mondiale, un evento mai accaduto prima: dalle Isole Cook a Reykiavyk, in Islanda, passando per Cile,

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Taranto, città simbolo della grande fabbri-ca e delle trattative sindacali, con la pre-senza della più importante industria side-

rurgica d’Europa. Dal 26 luglio 2012 città simbo-lo della dicotomia salute-lavoro, a seguito del provve-dimento del gip di Taranto, Patrizia Todisco, di seque-stro senza facoltà d’uso dell’intera area a caldo dellostabilimento siderurgico Ilva. Da allora si sono succe-duti fatti che hanno reso la città, suo malgrado, labo-ratorio nazionale di urgenze. In questo contesto mons.Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, si è fatto por-tavoce delle istanze del vangelo e della Dottrinasociale, schierandosi a fianco dei lavoratori e dei cit-tadini. Per questo lo intervistiamo.

Taranto, specchio dell’Italia, al centro di enormi diffi-coltà. Come aiutarle a superarle da cristiani?

Non rimanendo a guardare i problemi, le difficol-tà che si presentano, ma operando. Quando ero inBrasile, abbiamo vissuto una grande alluvione, che hacausato in tutta la regione quasi 1000 morti; dopocirca un mese l’attenzione dei media è scemata e cosìabbiamo proposto la creazione di un comitato proPetropolis, con la funzione di unire le autorità e le per-sone che avevano perso tutto. La stessa cosa ho vistoqui a Taranto, con il rischio di perdere il posto di lavo-ro, la salute. Ora c’è una nuova emergenza, che sichiama Vestas; sono andato ad incontrare i lavorato-ri, abbiamo pregato ed abbiamo chiesto l’aiuto delSignore per vivere la solidarietà e la speranza. Lanostra identità, chiara, viene dalla fede, e non ci faarrestare di fronte alle difficoltà, ma al contrario cercadi unire. Come diocesi ho voluto un grosso convegnoper la difesa dell’ambiente, della salute e del lavoro,

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Santoro: “Il Vangelocambia la vita e la società”

L’Arcivescovo di Taranto parla dei problemi dellasua città, specchio di quelli dell’Italia e lancia unanuova pastorale vocazionale

di Gabriella Ressa

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seguendo il suo piano, certo si tratta di una propostaradicale, che comunica la bellezza della donazionepiena, perché seguendo il Signore con gioia si rea-lizza la gioia della propria vita. È la giovinezza lafase della vita nella quale si decide il proprio futuro.Vocazione dunque come proposta di vita. Il mioobiettivo è quello di lanciare le reti a tutti, perché tuttidevono sapere come essere utili alla società.

La Giornata Mondiale della Gioventù, terminata dapochi mesi, ha lasciato un messaggio di speranza aigiovani, quelli di Taranto come di tutta Italia.

Ha lasciato in eredità un dialogo immediato, faci-le, ma allo stesso tempo profondo di papa Francescocon i giovani. Il grande evento sulla spiaggia diCopacabana, con tre milioni e mezzo di persone, siè concluso con l’invito ad un annuncio coinvolgente,coraggioso, allegro e pieno di gioia. Questa è la testi-monianza della fede. Per questo quando ho organiz-zato la veglia per le missioni qui a Taranto ho volutoche fosse fatta non in una Chiesa, ma in piazza, nelcentro dove c’è la movida del sabato sera, dal centromissionario e dalla pastorale giovanile, perché i gio-vani, che sono il nostro futuro, dovevano essere stimo-lati e sensibilizzati al tema missionario.

tenutosi il 7 novembre. Al centro dell’attenzione rela-tori diversi, un teologo benedettino, padre Giulio, epoi professori universitari che ci hanno detto come siapossibile la produzione ecosostenibile – vediDuisburg, per raccontare come si produce senzainquinare, ed infine i ministri della salute Lorenzin edell’ambiente Orlando. Una proposta che vuole sol-lecitare i nostri politici ad assumersi le proprie respon-sabilità, perché il lavoro sia difeso e la salute e l’am-biente non siano aggrediti.

Da quando è scoppiato il caso Ilva lei ha sempre riba-dito che non si può scegliere tra ambiente lavoro esalute.

È un dilemma iniquo, prodotto da chi mette il pro-fitto come primo criterio, invece noi mettiamo al primoposto la difesa dell’uomo e della vita. La soluzionenon può eliminare uno dei due problemi, la mia posi-zione deriva dalla visione della Dottrina sociale dellaChiesa, che ha come bene supremo la persona e ilbene comune.

Papa Francesco ci invita a nuove forme di evangeliz-zazione. Come muoversi?

Dobbiamo seguire papa Francesco, che riproponel’essenziale della fede, il contenuto cioè della croce,ma in termini umani, facili ed accessibili, sia a livellonazionale che nel mondo. Dobbiamo guardare a que-sta forma immediata di stare con la gente per offrire ilcontenuto nella sua integrità, senza sconti. La Chiesaha questo compito, quello di sanare le ferite dellasocietà attraverso l’annuncio del Signore, scaldando icuori, ed è questa l’esperienza da proporre a tutti.

Lei ha parlato di una pastorale vocazionale diversa. Èpossibile e come?

Ho invitato i giovani ad un incontro, riferendomi acoloro che hanno già un orientamento a seguire lavocazione sacerdotale o religiosa o dei laici consa-crati, o hanno una curiosità o non si decidono.Parlando di giovani mi riferisco a ragazzi con un’etàcompresa tra i 15 e i 35 anni, ai quali intendo darei criteri per discernere la vocazione. In questi tempi neiquali tutto gira intorno all’autorealizzazione, all’utilita-rismo, mostrarsi al Signore vuol dire realizzarsi

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le interviste

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Carissimi, desidero prima di tutto esprimere un sentito ringraziamento per il rinnovato impe-gno di tutti Voi a favore del nostro amato movimento, certo che proseguirete con entusiasmoil cammino intrapreso al servizio dei nostri ideali e delle finalità del nostro Club.

L’anno appena trascorso ha riservato, all’intera Chiesa ed a tutto il mondo, novità clamorose: un Papa chesi dimette dando a tutti una straordinaria lezione di umiltà, un Papa sudamericano che parla il linguaggio sem-plice del Vangelo, sforzandosi di applicarlo “sine glossa” come il Santo di cui porta il nome, un rinnovato inte-resse del mondo laico e laicista per la Chiesa e la sua capacità di mettersi al centro della storia non con i solen-ni proclami programmatici, raramente attuati, dei politici, ma volgendo l’occhio e l’orecchio all’Eterno.

Questo atteggiamento di ascolto richiama l’incipit del Comandamenti: Ascolta Israele! Ecco, tutti, da subito,impariamo ad ascoltare, confidando nel Signore piuttosto che nelle nostre capacità e dall’ascolto passiamoall’azione, diretta concreta, costante, cambiando effettivamente le nostre vite, testimoniando con le opere lanostra Fede: avremo in cambio il centuplo, sarà bello e rivoluzionario.

Il tema del prossimo Congresso (Bologna, Hotel Savoia, 30, 31 maggio e 1 giugno 2014) sarà: “La bel-lezza della Fede nel mondo governato dall’economia: unaVocazione per la vera crescita”; la Fede, infatti, è bella efeconda, cambia il modo, soltanto se vissuta fino in fondo, por-tata, da ciascuno nel proprio stato, alle estreme conseguenze, aldi fuori e al di sopra di ogni ritualismo.

Possano essere questi i sentimenti che ci animeranno in que-sto anno sociale.

Venendo più allo specifico voglio, piuttosto che formulare iconsueti solleciti o suggerire pedestri (per quanto fondamentali)indicazioni, proporvi una riflessione su quelli che, secondo me,sono i rischi che il Serra corre in questo particolare momento.

Noto, infatti, una progressiva clericalizzazione del Club;beninteso, siamo al servizio della Chiesa e a favore delleVocazioni, non possiamo essere che a fianco dei Vescovi, deiSacerdoti, delle Religiose, dei Religiosi. Dobbiamo esserlo, però,secondo le peculiari modalità che vollero i nostri fondatori: obbe-dienti alla gerarchia ma autonomi, pronti a sovvenire alle neces-sità ma vagliando criticamente ogni richiesta, solidali con le per-sone consacrate ma pronti a suggerire la correzione se li vedia-mo sbagliare, vicini ai Vescovi ma senza piaggeria, assidui nellaPreghiera ma infaticabili nell’azione, attenti ai temi religiosi ma

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Il nostro impegnoe i rischi da evitare

Pubblichiamo il discorso con cui il Presidente nazionale, Antonio Ciacci,ha aperto alla fine di settembre la riunione del Cnis di Casale Monferrato,

certi che gli spunti di riflessione presenti nel testo saranno molto utili a tutti i Serrani

vita del serra

di Antonio Ciacci

Antonio Ciacci (a sinistra) riceve dal predecessoreDonato Viti il distintivo presidenziale

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capaci di trasfonderli nella realtà della nostra vita lavo-rativa, fermi nella difesa dei principi ma capaci di dia-logare apertamente con chi la pensa diversamente. Iltutto con il nostro stile, conviviale e gioioso, conside-randoci persone non limitate ma espanse dalla Fede.

Bene, quindi, che nei Club si lavori con e per iSeminaristi, i Sacerdoti, i Vescovi, che si partecipi aglieventi cruciali nelle Chiese locali, ma non trascuriamomai di marcare le differenze che rendono il nostro ser-vizio diverso e per questo appropriato.

Non siamo una milizia del Clero, ma laici adulti econsapevoli che, ogni giorno, concretamente, informal-mente, appoggiano e favoriscono coloro che sono statichiamati al sacerdozio e alla vita consacrata soprattuttodiffondendo, nel mondo che frequentiamo, opinioni e cul-ture favorevoli alla risposta di totale dedizione al Signore.

Solo in questo quadro potremo continuare adavere una ragione per esistere, altrimenti diventeremouno dei tanti gruppi che si moltiplicano giusto per cer-care vanamente una loro identità e non serviremo agliscopi per i quali il nostro movimento è nato ed ha lun-gamente prosperato.

Quello che ho appena detto mi induce a sottoli-neare un’altra pericolosa tendenza alla quale dob-biamo sottrarci: l’autoreferenzialità.

Forse non ce ne accorgiamo, ma molte delle nostrediscussioni, delle nostre prese di posizione, delle nostreiniziative, non rispondono che a logiche interne al Club,spesso legate a disdicevoli personalismi e destinate aprodurre i loro effetti solo all’interno dei nostri gruppi.Ce la cantiamo, ce la suoniamo e ce la balliamo e pen-siamo così di aver terminato il nostro compitino.

Riflettiamo su questi aspetti e guardiamo con umiltàdentro noi stessi; non diamoci troppa importanza, ope-riamo positivamente e possiamo essere riconosciuti, comei primi cristiani, per quanto ci amiamo, non per quanto cicontrapponiamo, finendo così per riprodurre meccanismideteriori comuni (ed è un male) nel mondo del lavoro edelle relazioni sociali, ma contrari ai principi cristiani.

Vorrei, infine, che, quando durante questo nostroConsiglio, parleremo di forum, proposte programmati-che, formazione, incarichi, avessimo chiaro prima ditutto che, come cristiani, siamo tenuti alla carità, allamisericordia, alla comunione, alla fraternità; non dicia-mo “Padre nostro” perché la formula è quella, se chia-miamo Dio Padre vuol dire che in lui siamo tutti fratelli.Ed essere fratelli in Cristo non è uno slogan suggestivo,ma ci rende partecipi di un progetto di vita che imponescelte coraggiose e coerenti in tutto quello che facciamo.Vedrete allora che le nostre discussioni non ci divideran-no, ma ci uniranno nella ricerca del Vero e del Bene eche le nostre povere azioni produrranno frutti rigogliosi.

vita del serra

In occasione delConsiglio Nazionaletenutosi a CasaleMonferrato, MariaLuisa Coppola è stataacclamata Presidentedall’assise del Consi-glio Nazionale per ilbiennio 2014-2016.

Professoressa diliceo in materie umani-stiche, impegnata dasempre nello spenderele sue competenzeprofessionali a soste-gno delle vocazioni sacerdotali, Maria LuisaCoppola è molto attiva presso il Seminario Vescoviledi Aversa in qualità di docente dei seminaristi.Stimata dai suoi giovani che segue con scrupolositàadempiendo così alla mission del Serra, è entrata nelnostro sodalizio presentata dall’allora GovernatoreVincenzina Pastore. Promotrice di iniziative culturalidi grande spessore, in un giusto mix tra mondo laicoe religioso, attivismo e preghiera, ha dimostratoanche nei suoi compiti serrani una particolare predi-sposizione all’ascolto, al discernimento e all’azione.È stata Presidente del Serra Club di Aversa,Governatore del Distretto 72 nel biennio 2008-2010 in occasione dell’Anno Sacerdotale promossoda Papa Benedetto XVI poi Vice PresidenteNazionale ai Programmi nel biennio 2010-2012 edattualmente nella Commissione Comunicazione diSerra Italia. Maria Luisa Coppola svolge anche atti-vità pubblicistica, scrivendo per diverse riviste cattoli-che (anche nell’ambito della Conferenza EpiscopaleItaliana) ed è collaboratrice de Il Vaticanese, testatad’informazione dedicata a Papa Francesco e de IlSerrano cartaceo e on line. Per il Serra ha ideato lacollana editoriale “Gocce di sorgente. Esempi voca-zionali”. Inoltre ha sempre intrattenuto ottimi rapportidi collaborazione con il Centro NazionaleVocazioni, ora guidato da don Nico Dal Molin. Laprofessoressa Maria Luisa Coppola sarà Presidentedi Serra Italia nel biennio 2014-2016. A lei giungal’augurio più caloroso di buon lavoro di tutta la reda-zione de Il Serrano.

Maria Luisa Coppolaè il Presidente eletto del CNIS

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vita del serra

influenzato. Come è cambiata la famiglia, come sonostravolti i ruoli genitoriali nell’economia domestica, aseguito dei nuovi orari di lavoro della coppia! Per que-ste difficoltà giornaliere, nascono pochi bimbi e l’Italiaè un Paese di vecchi, e se non ci fossero i figli degliextracomunitari, tanti asili sarebbero già chiusi da unpezzo. Da una società patriarcale, specialmente neipiccoli centri, in cui le generazioni convivevano aiu-tandosi a vicenda, si è passati a nuclei familiari ridot-ti, in cui persino l’incontro è difficile da concordarecon gli orari frenetici…”Vai tu a prendere il bimbo?”

Anna ha 45 anni, è consulente familiare, èsposata e madre di ben nove figli: la sua èuna gran bella famiglia, dove regna l’armonia

tra i coniugi ed i figli sono educati alla vita buona delVangelo. E’ spesso chiamata a testimoniare la fedeltànuziale e l’accoglimento dei figli che il buon Dio le hamandato, una realtà che di questi tempi costituiscequasi una rarità.

Giovanni ha 40 anni, un buon lavoro, ma cambiadi frequente sede, la fidanzata non vive nella stessacittà e si vedono nei fine settimana. Aspettano ancorauna sistemazione lavorativa stabile e rinviano la deci-sione del matrimonio. Due esempi, ma chissà quantialtri ne potrei citare, dell’Amore fra i giovani di questotempo. Tardi ci si sposa, aumentano le convivenze ele unioni miste per provenienza geografica, che nonsempre si concludono con il matrimonio, per lo piùcivile, perché è diffusa la tendenza a non dire un “Sì”per sempre. Qual è allora la prospettiva futura dellafamiglia, che è essa stessa una vocazione e la culladelle vocazioni? Il tema della famiglia è delicato e nel-l’agenda della Chiesa è tra le priorità: se ne è discus-so ampiamente nelle Settimane sociali a Torino edancora se ne discuterà nel prossimo Sinodo straordi-nario dei Vescovi, che vuol essere di ascolto della real-tà di base di tutte le Chiese della comunione cattolicaper individuare sfide, problemi, interrogativi, propo-ste; un momento molto importante proprio in ordine aquell’esercizio della collegialità a cui tanto PapaFrancesco tiene e nel quale profondamente crede,qualcosa di cui credo tutti dobbiamo essergli grati.

Come aiutare i giovani che desiderano sposarsi?Al momento i genitori degli sposi si fanno carico di unaiuto concreto, i nonni sono richiesti a tempo pienoper sopperire alla mancanza in casa della mamma edel papà; è frequente vedere all’uscita delle scuole ilnonno che attende il nipotino, lo accompagna in pale-stra o all’oratorio, resta con il piccino quando è

Quelle Vocazioninate in famiglia

di Maria Luisa Coppola

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modo autoreferenziale perchè sarebbe asfittica, adavere coraggio nell’annunciare il Vangelo che è gioiae dà gioia, a calare nella quotidianità la Parola diGesù che è chiara e non ha bisogno di tante omelie,specialmente se noiose! La presenza di PapaFrancesco incoraggia i giovani, riscalda i cuori tiepi-di, dà tanto entusiasmo che da tutto il mondo si vienea Roma, faticando a trovare un posto in albergo oaccettando di vegliare in piazza San Pietro, pur distringergli la mano e gridare con forza che il suo sor-riso conquista ed è lui che dà speranza. I tempi velo-cemente mutati impongono ai laici una riflessioneseria sullo stato della famiglia oggi, in realtà multietni-che portatrici di costumi e tradizioni diverse, da riela-borare in un fruttuoso dialogo interreligioso. Nellarecente intervista concessa a “Civiltà Cattolica”, ilPapa ha affermato che la Chiesa deve esprimere lamisericordia di Dio e noi dobbiamo essere il segnoconcreto e visibile di questo Amore. L’impegno dellecomunità è certamente gravoso ma irrinunciabile perdialogare con i giovani che vivono sensibilmente i rap-porti interfamiliari e da essi traggono testimonianza. IlSerra club Italia traduce questa riflessione sui valorinon negoziabili della vita in un concreto contributo,invitando gli insegnanti degli istituti di ogni ordine egrado ad inserire nella programmazione didatticaannuale il tema della famiglia per ascoltare le espe-rienze personali degli adolescenti e verificare lo statodi tenuta della famiglia intesa come prima forma costi-tutiva della società, dei loro progetti futuri, di comepensano da adulti di realizzarla, invitandoli ad espri-mersi in varie forme (disegno, saggio breve, poesia)con semplicità di contenuti e spontaneità di sentimen-ti. Questa l’occasione di confronto che sollecita il XConcorso scolastico nazionale, con la traccia “Lafamiglia è definita come cellula vivente, alla basedella società, capace di conferire vitalità e significatoad ogni sua componente in ogni fase della vita.”

Noi serrani dagli elaborati avremo un osservatorioampio di esperienze su cui riflettere e sul quale inne-stare un percorso di formazione tra i giovani, in pienasintonia con il nostro profondo convincimento di fami-glia cristiana. E se è vero che nella famiglia nasconoi germi della sensibilità religiosa che potrebbero farnascere, con l’aiuto dello Spirito Santo, nuove e santevocazioni, si comprende ancor meglio quanto èimportante per noi laici comprendere le idee ed i sen-timenti dei nostri giovani su questo tema di grande rile-vanza civile e religiosa.

“Eh no, sono già andata ieri, oggi tocca a te!” E poisi legge sui giornali che sciagurati lasciano il propriofiglio in macchina, al parcheggio sotto il sole o lodimenticano all’autogrill…tristi episodi che evidenzia-no uno stordimento esistenziale dovuto forse alla fati-ca del lavoro o, il che sarebbe ancor più grave, allasuperficialità di tanti inadeguati alla paternità respon-sabile. Papa Francesco non nasconde la sua preoc-cupazione sui modi di vivere in famiglia: ha ricordatoquanto è importante dire”grazie, scusami, prego”, sache è frequente il litigio tra i coniugi, ma li invita a farpace di sera, ha dimostrato con le parole e con igesti(che per lui sono tutt’uno) la tenerezza per i pic-coli, soprattutto per i meno fortunati. Ha tanto a cuorela famiglia, che ha con vigore sostenuto l’auspicabileritorno ai sacramenti dei divorziati risposati da acco-gliere per un cammino di conversione del cuore, affin-chè non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio.Ha ribadito il suo no deciso alle coppie dello stessogenere, ma ha steso una mano verso gli omosessuali,perché v’è tenerezza in ogni cuore. Di certo, ha datouna grande responsabilità ai parroci che dovrannopredisporre incontri e percorsi per le pecorelle smarri-te, ma è quanto auspica il Papa che invita i sacerdo-ti ad uscire tra le gente, a non chiudere la Chiesa in

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vita del serra

Foto Pigna

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diversità della religione, l’appello all’amicizia fraternatra tutti gli uomini, in nome dell’amore e dell’uguaglian-za, era predicato da Gandhi, applicando lo stessocomandamento: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

L’amore per l’uomo è anche la misura dell’amore perDio. Nell’enciclica “Deus caritas est”, il Papa EmeritoBenedetto XVI sottolineava che l’amore per Dio e l’a-more per il prossimo sono veramente uniti, che il Dioincarnato ci attrae tutti a sé, che è stato Dio ad amareper primo e che il servizio della carità deve saper veni-

Siamo tutti chiamati a costruire un futuromigliore, alla luce del Vangelo. E infatti nonpossiamo permetterci che chi soffre nella povertà

e nella solitudine debba sentirsi abbandonato dallacomunità, anziché sostenuto dall’amore fraterno nell’os-servanza del comandamento di Dio: “Ama il prossimotuo come te stesso”. Anche Gandhi, al pari di un verocristiano, affermava, con la sua “ahimsa”, che tutti gliesseri viventi, in quanto creature di Dio, sono legati traloro e devono essere uniti da amore fraterno. Pur nella

Riprendiamoil cammino insieme

di Cosimo Lasorsa

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Riprendiamo il cammino insieme, nell’intimità dellenostre famiglie, prima scuola di virtù umane e di cari-tà cristiana e prima sede per la promozione sociale.

Riprendiamo il cammino insieme, con la preghierache è il mezzo di elevazione dell’anima e di comuni-cazione con Dio, al quale affidare totalmente il nostrocuore nel segno della speranza.

Riprendiamo il cammino insieme, nella testimonian-za della fede con la fiducia assoluta in Dio che havoluto rivelarsi con Gesù Cristo per dimostrarci il suoamore infinito.

Riprendiamo il cammino insieme, nel segno dellacarità con l’amore verso il prossimo, con il sostegnoverso i deboli, con l’aiuto ai bisognosi, con l’assisten-za agli ammalati, con il soccorso ai diseredati e conla rinuncia all’esasperato individualismo.

Riprendiamo il cammino insieme, affinché la gran-de lezione che Cristo ci ha donato con il sacrificiodella sua vita sia di esempio e di guida alle nostreazioni per portare avanti un nuovo modo di rappor-tarsi con gli altri e per offrire al nostro prossimo unaparte di noi stessi.

Riprendiamo il cammino insieme, confrontandoci conle parole, riportate nel Vangelo di Giovanni che Gesùdisse agli Apostoli nell’Ultima Cena: “Vi do un coman-damento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come ioho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

re dal cuore, essere indipendente dalle ideologie e nonavere secondi fini, sull’esempio di Madre Teresa.

“Oggi la gente è affamata d’amore – affermavaMadre Teresa di Calcutta – e l’amore è la sola rispo-sta alla solitudine e alla grande povertà. In alcunipaesi non c’è fame di pane; la gente soffre, indice diterribile solitudine, di terribile disperazione, di terribileodio, perché si sente indesiderata, derelitta e senzasperanza. Ha dimenticato come si fa a sorridere. Hadimenticato la bellezza del tocco umano. Ha dimenti-cato cos’è l’amore degli uomini. Ha bisogno di qual-cuno cha la capisca e la rispetti”.

Un tema che trova conferma nell’invocazione con-tro l’indifferenza che Papa Francesco ha rivolto aifedeli nell’udienza generale del 24 aprile in PiazzaSan Pietro: “In questi tempi di crisi è importante nonchiudersi in sé stessi, sotterrando il proprio talento, leproprie ricchezze spirituali, intellettuali, materiali, tuttoquello che il Signore ci ha dato, ma aprirsi, esseresolidali, essere attenti all’altro”. Un appello che si rin-nova, ancora una volta, con le parole che semprePapa Francesco ha dedicato con l’omelia della S.Messa celebrata lunedì 8 luglio sull’isola diLampedusa per tentare di superare l’insensibilità checaratterizza sempre di più il mondo moderno verso ifratelli più deboli di qualsiasi nazionalità, razza e reli-gione. Una omelia forte nei contenuti per scuotere lecoscienze contro quella indifferenza che il Papa defi-nisce “globalizzata” perché ci rende tutti responsabilisenza nomi e senza volto. “In questa Messa – ha dettoPapa Francesco – chiediamo perdono a Dio per chisi è accomodato, si è chiuso nel proprio benessereche porta all’anestesia del cuore. Ci siamo abituatialla sofferenza altrui, non ci riguarda, non ci interes-sa, non è affar nostro”.

Se vogliamo davvero tentare di avvicinarci a queivalori dettati dalla Chiesa che portano ad agire perraggiungere la perfezione dello spirito secondo lavolontà di Dio, quei valori cioè che distinguono ilvero cristiano dall’uomo che guarda al futuro conindifferenza o soltanto per senso di egoismo, dob-biamo necessariamente procedere sulla strada che ilSignore ci ha indicato. Dobbiamo soprattutto impa-rare a riprendere insieme il nostro cammino peraccendere la speranza nei cuori e per dedicare unpo’ del nostro tempo a beneficio di chi ne ha piùbisogno, perché un atto di altruismo e di amore puòportare felicità.

Riprendiamo il cammino insieme da veri serraniicon una significativa partecipazione agli incontri diClub e con una maggiore spinta all’attività di promo-zione per il sostegno alle vocazioni sacerdotali.

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vita del serra

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo per la rilevanza degli argo-menti trattati una lettera del presidente della Fondazione ItalianaBeato Junipero Serra, Emilio Artiglieri, ai presidenti dei clubs ita-

liani. Il 24 novembre scorso in tutti i Serra Club si è ricordato l’anniver-sario dei 300 anni della nascita del grande missionario da cui il nostroMovimento prende il nome. Questo è il contributo de “ il serrano “ all’im-portante ricorrenza.

Avvicinandosi il 24 novembre, data di nascita del Beato Junipero Serrae Giornata della Fondazione Italiana che porta il suo nome, desiderorivolgerTi un breve saluto, accompagnato da alcune considerazioni.

Quest’anno il 24 novembre dovrebbe essere una data particolar-mente ricordata e solennizzata da tutti i nostri Club, in quanto ricorronoi trecento anni dalla nascita del Beato Serra, a cui la nostraAssociazione è intitolata.

Dopo questi primi mesi del Pontificato di Papa Francesco, le cui lineedirettrici appaiono già molto chiare, credo che per tutti noi sia motivo diconforto e di incitamento all’azione il pensiero che la figura alla qualeci ispiriamo sia quella di un valoroso missionario, che non ha esitato alasciare tutto per portare in terre lontane la parola del Vangelo, paroladi pace e di amore, e con essa i fondamenti di una più autentica civil-tà umana.

Il Serra, sia come Associazione, sia come Fondazione, si propone disostenere e di promuovere le vocazioni di coloro che sono chiamati adessere gli apostoli e i missionari dei nostri tempi, per continuare la diffu-sione della Buona Novella.

In particolare, sono lieto di comunicarTi che la nostra Fondazione,dopo alcuni anni di travaglio, che penso Ti siano noti, ha ripreso il rego-lare funzionamento, incrementando le risorse e provvedendo a non indif-ferenti elargizioni.

Per quanto riguarda le entrate, significativi sono stati gli incassi lega-ti all’iniziativa della lotteria, che ha fruttato, al netto, € 8.319,00.

Sono pervenute poi le erogazioni del 5 x 1000, di € 7.594,00 per

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Con la Fondazioneper sostenere

i Seminaridi Emilio Artiglieri

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il 2009, di € 8.317,00 per il 2010 e di € 13.597,00 per il 2011.Dobbiamo però ancora lamentare che, al di là di qualche amico

generoso e di qualche singola iniziativa, manca un apporto adeguatoda parte dei Distretti e dei Club, i quali, in occasione delle diverse ricor-renze, non dovrebbero far mancare un gesto di carità ai seminaristi o aisacerdoti anziani in difficoltà, attraverso la nostra Fondazione.

Quest’anno, anche con il residuo della Borsa di Studio intitolataall’Amm. Brauzzi, abbiamo effettuato elargizioni a favore di 12 semi-naristi e studenti in teologia e di due sacerdoti, uno anziano ed unoammalato, segnalati dai diversi Distretti, per un totale di circa €30.000,00.

Logicamente, se si riuscisse ad incrementare le entrate, sia attraversouna più attenta sensibilizzazione per il 5 x 1000 (ricordiamo il nr. di C. F.

95018870105) sia, comeho accennato, attraverso ilmoltiplicarsi di specifiche ini-ziative di Club e di Distretti,potremmo con ancora mag-giore generosità venire incon-tro alle diverse esigenze chevia via ci vengono rappresen-tate.

Una forma di aiuto allaFondazione, quest’anno,verrà dall’iniziativa legataalla distribuzione di un pic-colo libro, di cui sono l’auto-

re, dedicato alla biografia del Ven. Pio XII, Papa della carità, di cui hocercato di mettere in evidenza anche lo zelo per le vocazioni.

Tramite i singoli Consiglieri di Amministrazione, i Governatori riceve-ranno questi libri che poi saranno distribuiti a Voi Presidenti, affinché pos-siate diffonderli tra soci, amici e simpatizzanti, dietro offerta che saràdevoluta alla Fondazione.

Speriamo che questa iniziativa giovi, come quella della lotteria delloscorso anno, a migliorare la nostra capacità di venire incontro ai biso-gni di chi si rivolge alla Fondazione.

Infine, desidero segnalarVi che l’ultimo Consiglio di Amministrazione,tenutosi a Casale Monferrato lo scorso 20 settembre, ha deliberato diistituire un premio, o per meglio, dire un riconoscimento dellaFondazione, intitolato alla memoria di Giovanni Casaleggio, che diessa era stato l’ideatore e il fondatore, riconoscimento che verrà conse-gnato in occasione del prossimo Congresso Nazionale.

Per quest’anno è già stato deciso che tale riconoscimento andrà all’a-mico Francesco Baratta, al quale spetta il grande merito di aver risana-to la Fondazione e di averla definitivamente traghettata fuori dalla gravecrisi in cui era caduta.

Carissimi Presidenti, siete Voi l’anima del Serra, e a Voi mi rivolgo conaffetto e fiducia, nella speranza che possiate sempre meglio conoscereed apprezzare il lavoro della nostra e vostra Fondazione, lavoro per lopiù silenzioso, ma credo non inutile.

Settembre-Dicembre 2013 21

vita del serra

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il serrano n. 131

Sembra doveroso condi-videre in qualchemodo un’esperienza di

Chiesa che dovrebbe riscuotereprofondo interesse da parte diogni battezzato.

Per introdurre l’avvenimento èutile presentare l’Istituzione cheogni anno si fa promotrice di unconvegno internazionale sulletematiche vocazionali: l’EVS(European Vocation Service)cioè la Commissione Europeaper le Vocazioni, patrocinatadalla Conferenza EpiscopaleEuropea. Al tradizionaleConvegno annuale di lugliosono invitate mediamente unaquarantina di persone, in gran-dissima prevalenza sacerdoti,responsabili della pastoralevocazionale del proprio paese.Da qualche anno (Ungheria2010, Austria 2011 e Roma2013) portano il contributo delloro interesse verso questo fon-damentale aspetto della vitaecclesiale anche una coppia diconiugi serrani, laici ammessiad ascoltare e a dibattere rela-zioni di elevato spessore pasto-rale, teologico e formativo, foca-lizzate sulla attenzione per ichiamati alla vita consacrata.Ciò avviene in un clima di gran-de familiarità e confidenza per-ché i partecipanti sono in mag-gioranza i medesimi da alcunianni, uniti nella preghiera comu-nitaria e nel proficuo scambio diriflessioni. Molti hanno compiutocorsi di perfezionamento acca-demico in qualche pontificia uni-versità in Roma, per cui l’italianoè l’idioma più comunemente uti-lizzato; ma anche l’inglese e ilfrancese hanno rilevanti spazi epoi esistono nicchie per il tede-sco e lo spagnolo.

Per dare maggiore concre-tezza alla presentazione e facili-tare la comprensione di quantoavvenuto, può essere proficuo

rivisitare sinteticamente il pro-gramma svolto. Naturalmente inquesta sede non è possibileriportare in modo esaurientequanto è stato esposto in tregiornate di confronto, ma puòessere sufficientemente rappre-sentativo citare qualche interven-to e qualche relatore per deli-neare l’avvenimento almeno neisuoi momenti più significativi eper stimolare l’attenzione e lariflessione del lettore.

Il tema attorno al quale svi-luppare concetti e orientamentiera estremamente suggestivo einequivocabile: ”Il presbitero,testimone gioioso di feconditàvocazionale”.

Già nel saluto iniziale diMons. Cantoni, Vescovo diCrema e nuovo presidente dellaEVS, veniva evidenziato il temacruciale della programmata di-scussione, cioè “il discernimentointorno alla qualità della vita delpresbitero, condizione essenzia-le perché egli sia un testimonegioioso di una vita piena e bellanel ministero ordinato, degna diessere presa in considerazioneda parte dei giovani di oggi”.Dopo un forte richiamo allafecondità della preghiera, persottolineare il primato di Dio, ilPresule invitava a considerarealcune importanti caratteristichedel sacerdote “fecondo”: gratitu-dine per il dono ricevuto, ric-chezza in umanità, pienezza dicarità pastorale. Contempora-neamente, con realistico atteg-giamento di pastore responsabi-le, affermava come in moltisacerdoti siano rintracciabili sen-timenti di aridità, di stanchezzaspirituale, di amarezza e didelusione e come la soluzionepossa identificarsi nell’affianca-re questi sacerdoti nello sforzodi raggiungere “maturità umana,spirituale e pastorale”.

Il Presbiterotestimonegioiosodellachiamata

La CommissioneEuropea per leVocazioniha organizzatoun ConvegnoInternazionalesulle tematichevocazionali.Il Serravi ha partecipatocon il suoVice PresidenteCappellozza.

Vocazioni

di Gino Cappellozza

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Il saluto di Mons. Nico DalMolin, direttore dell’UNPV dellaCEI, entusiasta organizzatore diquesto Convegno e noto anche aiserrani di Rovigo per essere statorelatore in uno degli incontri delloscorso anno, si è fondato sul richia-mo al “Credo del Popolo di Dio” diPapa Paolo VI, alla “Speranza fon-data sulla Fede”di Papa BenedettoXVI, all’esortazione ancora diPaolo VI a “ritornare alle sorgentidella gioia di essere cristiani”.

La dotta relazione del biblistaProf. Estrada ha ancorato il natura-le atteggiamento gioioso del cri-stiano alle sorgenti più profondedella nostra Fede, cioè alla Parolarivelata, ricordando i numerosipassi e brani delle Sacre Scritturenei quali gioia e chiamata sonostrettamente correlate l’una all’altra.

Interessanti sono apparse lecomunicazioni delle personaliesperienze pastorali di tre giovaniconsacrati.

Don Roberto Ferranti, direttoredel Centro Nazionale per leVocazioni in Albania, fidei donumdella diocesi di Brescia a questarediviva chiesa, martire per moltidecenni di una spietata dittaturaatea, che sta faticosamente percor-rendo un cammino di risurrezione edi promozione spirituale nel conte-sto di una società divenuta indiffe-rente e addirittura ostile a propostedi scelte radicali.

Molto articolata e ricca di ini-ziative pastorali riservate ai giovaniè apparsa l’azione della Chiesaslovacca, qui rappresentata dasuor Zuzana, che bene ha espressoil fermento spirituale di una nazioneche pure sta affrontando una socie-tà postcomunista tra le insidie delsecolarismo, del consumismo e del-l’individualismo.

Meno drammatica è la situazio-ne della Chiesa spagnola, delinea-ta da Padre Pueyo, che può conta-re su forti tradizioni religiose, surisorse organizzative di buon livel-lo, sulla continuità operativa voca-zionale malgrado una sempre infi-da deriva laicista che attrae e coin-volge la gioventù contemporanea.

Con la sua relazione il giovaneMons. Remery, vicesegretariogenerale della ConferenzaEpiscopale Europea, dalla singola-re personalità cosmopolita, vivacecomunicatore poliglotta, ha volutoricordare, fra i molti altri concetti,che la vocazione al sacerdozio è sìfacilitata dalla testimonianza gioio-sa dei sacerdoti, ma affonda le sueradici anche nella famiglia di origi-ne, nella vita parrocchiale, nell’as-sociazionismo cattolico, nei grandieventi per la gioventù, tutti poten-ziali tasselli di un forte orientamen-to ad un sereno discernimento.

Numerosi altri interventi hannoarricchito il Convegno nelle discus-sioni, nei lavori di gruppo, nelle con-versazioni personali durante le pausee durante le celebrazioni eucaristichecon le profonde omelie di S. E.Mons. Crociata, di S. E. Mons.Apicella, del Cardinale Piacenza,passando dalle fondamentali enun-ciazioni dottrinali alle proposte diprassi efficace e fruttuosa.

Non vi è stato timore di opera-re una impietosa e scrupolosa ras-segna dei molti fenomeni antropo-logici (denatalità, edonismo, scet-ticismo, devalorizzazione, eclissidel dono di sé, rinvio di una scel-

ta definitiva, graduale emargina-zione del sacerdote nella vitasociale, giudizio negativo sul celi-bato) che alla fin fine determinanouna minore accettazione dellaproposta vocazionale o addirittural’abbandono o una doppia vitasacerdotale, malgrado la forma-zione del clero in Europa sia rite-nuta di buon livello.

Sono stati dunque apertamentepassati in rassegna progetti e diffi-coltà, entusiasmi e delusioni, anali-si e strategie, cercando di ricavaredalle altrui esperienze utili indica-zioni operative, non celando l’a-marezza per i fallimenti, ma rima-nendo saldi e comunque fiduciosinella cura scrupolosa dei germivocazionali.

La esemplare riflessione conclusi-va di S. E. Mons. Cantoni ha magi-stralmente delineato l’ideale, nonutopico, profilo del sacerdote piena-mente realizzato. In sintesi egli haricordato che, se all’autenticità del-l’ispirazione e alla rigorosa coeren-za del comportamento, si sommaquel permanente atteggiamento di“profeta della gioia cristiana”, il con-sacrato può divenire un modello pre-zioso per il giovane nella rispostaalla chiamata vocazionale.

In tale contesto di ampia disani-ma è emersa ancora una volta intutta la sua importanza la respon-sabilità dei laici nell’affiancare ipastori della propria comunità par-rocchiale e diocesana; ciò deveavvenire in modo discreto e rispet-toso, nei limiti culturali delle propriecompetenze, ma nel desiderio diuna totale collaborazione per ilbene della Chiesa. È pertanto pie-namente auspicabile e atteso cheanche i serrani abbiano una nonmarginale funzione di fraternosostegno ai sacerdoti, specie nelleparrocchie intese come luoghi dinaturale riferimento delle comunità,ove provocare e agevolare proces-si favorevoli allo sviluppo della sen-sibilità vocazionale dei giovani.

MonsignorNico Dal Molin

vocazioni

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misericordiosi, a immagine del buon pastore chesulla terra hanno avuto (o come nel caso di PapaFrancesco hanno) il mandato di rappresentare.Per questo non è inopportuno presentare l’eventodelle due imminenti canonizzazioni e in generaletutta la vita dei due Papi dal punto di vista dellarisposta vocazionale. A Giovanni XXIII e a GiovanniPaolo II potranno dunque guardare d’ora in poi tutticoloro che si preparano al sacerdozio, per seguire illoro esempio, per ricevere ispirazione, per chiedereaiuto nei momenti di inevitabile difficoltà, per affi-darsi alla loro paterna intercessione. Sarà utile a questo proposito rileggere le parole concui Papa Francesco ha presentato ai giornalisti,durante il volo di ritorno di Rio de Janeiro, le figuredei due suoi grande predecessori, che egli stessoiscriverà nell’albo dei santi il prossimo 27 aprile.Giovanni XXIII è un po’ la figura del "prete di cam-pagna", il prete che ama ognuno dei fedeli, che sacurare i fedeli e questo lo ha fatto da vescovo, comenunzio. Ma quante testimonianze di Battesimo falseha fatto in Turchia in favore degli ebrei! È un corag-gioso, un prete di campagna buono, con un sensodell’umorismo tanto grande, tanto grande, e unagrande santità. Quando era nunzio, alcuni non glivolevano tanto bene in Vaticano, e quando arrivavaper portare cose o chiedere, in certi uffici lo faceva-no aspettare. Mai si è lamentato: pregava il Rosario,leggeva il Breviario, mai. Un mite, un umile, ancheuno che si preoccupava per i poveri. Quando il car-dinal Casaroli è tornato da una missione – credo inUngheria o in quella che era la Cecoslovacchia diquel tempo, non ricordo quale delle due – è andatoda lui a spiegargli come era stata la missione, inquella epoca della diplomazia dei "piccoli passi". Ehanno avuto l’udienza – 20 giorni dopo GiovanniXXIII sarebbe morto – e mentre Casaroli se ne anda-va, lo fermò: "Ah Eminenza – no, non era Eminenza– Eccellenza, una domanda: lei continua ad andareda quei giovani?" Perché Casaroli andava al

Dallo scorso 30 settembre è ufficiale.Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII sarannocanonizzati lo stesso giorno. E il Papa ha

decretato che ciò avvenga il 27 aprile 2014,Domenica II di Pasqua, della Divina Misericordia. Lascelta della data non è casuale. Sappiamo quantoFrancesco parli della misericordia di Dio, uno deitemi portanti del suo pontificato. E sappiamo anchequanto Giovanni Paolo II tenesse a questa festa, dalui in qualche modo istituzionalizzata anche contro ilparere di certi liturgisti. Giovanni XXIII, infine, è pas-sato alla storia come il “Papa buono”, quindi comel’immagine del pastore che ama le sue pecore dà lavita per loro, sempre pronto ad accogliere e a per-donare.Ecco, dunque, che il filo rosso della misericordia uni-sce queste tre straordinarie personalità (i due prossi-mi santi e il Papa attualmente regnante) e costituiscequasi il loro ritratto vocazionale. Chiamati ad essere

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vocazioni

Wojtyla e Roncalli,santi della vocazione

di Matteo Andrei

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Carcere minorile di Casal del Marmo e giocava conloro. E Casaroli ha detto: "Sì, sì!". "Non li abbando-ni mai". Questo ad un diplomatico, che arrivava dalfare un percorso di diplomazia, un viaggio cosìimpegnativo, Giovanni XXIII ha detto: "Non abban-doni mai i ragazzi". Ma è un grande, un grande! Poiquello del Concilio: è un uomo docile alla voce diDio, perché quello gli è venuto dallo Spirito Santo,gli è venuto e lui è stato docile. Pio XII pensava difarlo, ma le circostanze non erano mature per farlo.Credo che questo [Giovanni XXIII] non abbia pensa-to alle circostanze: lui ha sentito quello e lo ha fatto.Un uomo che si lasciava guidare dal Signore. DiGiovanni Paolo II mi viene di dire "il grande missio-nario della Chiesa": è un missionario, è un missio-nario, un uomo che ha portato il Vangelo dappertut-to, voi lo sapete meglio di me. Ma Lei quanti viaggiha fatto? Ma andava! Sentiva questo fuoco di por-tare avanti la Parola del Signore. È un Paolo, è unSan Paolo, è un uomo così; questo per me è gran-de. E fare la cerimonia di canonizzazione tutti e dueinsieme credo che sia un messaggio alla Chiesa:questi due sono bravi, sono bravi, sono due bravi.

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Il Papa parla spesso di vocazione. E ha spiegatoanche come è nata la sua vocazione.Nell’intervista a La Civiltà Cattolica ha raccontato

che si è sentito come Matteo nel famoso quadro diCaravaggio. «Quel dito di Gesù verso Matteo – hadetto - Così sono io. Un peccatore al quale il Signoreha rivolto i suoi occhi». Perciò, quando si parla divocazioni, sarà importante d’ora in poi tenere presen-te quello che il Papa pensa di questo argomento. Undiscorso fondamentale, ad esempio, è quello rivolto aiseminaristi, ai novizi e alle novizie in occasione del-l’evento a loro dedicato nell’ambito dell’Anno dellaFede (5-6-7 luglio scorso). Il Papa, in quell’occasioneha fondato tutto sul «per sempre a Cristo» che ogniconsacrato pronuncia all’inizio del suo cammino. E hamesso in guardia dalla «cultura del provvisorio» cherende più difficile che in passato, nella nostra epoca,le scelte definitive. «Noi siamo vittime di questa cultu-ra del provvisorio», ha detto. Ecco, dunque, un primoelemento sul quale fondare la vocazione. Il rifiuto diquella cultura e il coraggio di consegnarsi a Dio «persempre».

di Marco Rossini

Come fare? Per il Papa il “segreto” è risponderealla chiamata con gioia. Ora, «da dove viene lagioia?», ha chiesto il Pontefice. Non dal possederel’ultimo modello di telefonino o lo scooter più veloce ol’auto che si fa notare (per inciso Francesco ha anchenotato che «mi fa male quando vedo un prete o unasuora con la macchina ultimo modello. Prendeteneuna più umile. E se ti piace quella bella, pensate aquanti bambini muoiono di fame»). La gioia non deri-va neanche dalle esperienze più estreme o dal vestitoalla moda o dall’andare nei locali più in voga. La veragioia nasce dall’incontro. E per i seminaristi dall’in-contro con Cristo. «Nel chiamarci Dio vi dice “Tu seiimportante per me, ti voglio bene, conto su di te”.Gesù a ciascuno di noi dice questo. Di là nasce lagioia. La gioia del momento in cui Gesù mi ha guar-dato. Capire e sentire questo è il segreto della nostragioia. Sentirsi amati da Dio, sentire che per lui nonsiamo numeri, ma persone; e sentire che è Lui che cichiama».

La chiamata, ecco il punto fondamentale.«Diventare sacerdote, religioso, religiosa non è prima-

Sentirsi guardati da Gesù

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vocazioni

riamente una scelta nostra. Io non mi fido di quel semi-narista, di quella novizia, che dice: “Io ho scelto que-sta strada”. Non mi piace questo. Non va. Ma è larisposta ad una chiamata e ad una chiamata diamore».

Allora se la vocazione è chiamata e se comportauna risposta data con gioia, il Papa trae le conse-guenze. «Mai suore, mai preti con la faccia di "pepe-roncino in aceto", mai!» (cioè tristi, ndr). La gioia vieneda Gesù. Pensate questo: quando ad un prete - dicoprete, ma seminarista pure – quando ad un prete, aduna suora, manca la gioia, è triste, voi potete pensa-re: "Ma è un problema psichiatrico". Succede: alcuni,poverini, si ammalano. Ma in genere non è un pro-blema psichiatrico. E’ un problema di insoddisfazio-ne! Ma dov’è il centro di quella mancanza di gioia?E’ un problema di celibato. Vi spiego. Voi, seminaristi,suore, consacrate il vostro amore a Gesù, un amoregrande; il cuore è per Gesù, e questo ci porta a fareil voto di castità, il voto di celibato. Ma il voto di casti-tà e il voto di celibato non finisce nel momento delvoto, va avanti. Una strada che matura, matura, matu-ra verso la paternità pastorale, verso la maternitàpastorale, e quando un prete non è padre della suacomunità, quando una suora non è madre di tutti quel-li con i quali lavora, diventa triste. Questo è il proble-ma. Per questo io dico a voi: la radice della tristezzanella vita pastorale sta proprio nella mancanza dipaternità e maternità che viene dal vivere male questaconsacrazione, che invece ci deve portare alla fecon-dità. Non si può pensare un prete o una suora chenon siano fecondi: questo non è cattolico! Questo nonè cattolico! Questa è la bellezza della consacrazione:è la gioia, la gioia». Quindi, «per favore ¬– esorta ilPapa, rivolgendosi ai consacrati – non siate zitelle ezitelli».

Inoltre il discorso mette in luce i quattro pilastri dellaformazione al sacerdozio e alla vita consacrata: for-mazione spirituale, vita intellettuale (studiare per dareragione della speranza nell’attuale contesto), vita apo-stolica (cominciare ad andare ad annunciare ilVangelo) e vita comunitaria. Soprattutto quest’ultima,raccomanda Francesco, non va tralasciata: «Io pensoquesto: è meglio il peggior seminario che nessun semi-nario».

Infine un consiglio agli educatori dei seminaristi,dei novizi e delle novizie. «dare un esempio dicoerenza ai più giovani. Vogliamo giovani coerenti?Siamo noi coerenti! Al contrario, il Signore ci diràquello che diceva dei farisei al popolo di Dio: "Fatequello che dicono, ma non quello che fanno!".Coerenza e autenticità».

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Essere dei buoni educatori in una società in rapido cambiamento. Davantia problemi nuovi, infatti, bisogna saper studiare soluzioni nuove. E nonarroccarsi su preconcetti e vecchie ideologie. Il libro “Educare nel tempodella post-modernità” di Giuseppe Savagnone (fa parte della collana Lasfida educativa, editore Elledici, pag. 128, prezzo 9 euro) non vuole esse-re un elenco di “ricette”, ma più che altro una panoramica efficace dellenuove difficoltà che chi ha il compito di educare ogni giorno si trova adaffrontare. La realtà di fondo è chiara: viviamo in una società molto diversadal passato. Difficilmente, però, si riflette sul senso e le conseguenze di que-ste radicali trasformazioni in rapporto all’educazione. Dipende anche daquesto se spesso genitori, insegnanti e catechisti, hanno l’impressione di nonriuscire più a incidere sui giovani.

Il fatto è che i messaggi degli adulti si rivolgono a interlocutori inesistenti,quelli di ieri, perché non intercettano gli interessi, i problemi, la mentalità diquelli di oggi. La recente pubblicazione dell’esperto in problematiche socio-educative, Giuseppe Savignone, si propone così di aiutare gli educatoria prendere coscienza dei cambiamenti in corso e a superare, così, il gapculturale e comunicativo che li separa dai loro ragazzi. Questo sforzo dicomprensione - ecco l’obiettivo dell’autore - può consentire di andare oltrela sterile recriminazione sul passato e di stabilire con le nuove generazioniun dialogo reale, che rispetti le conquiste e gli elementi positivi del clima cul-turale post-moderno. È cioè un’opera nata dalla convinzione che non hasenso, in educazione, chiudersi al nuovo sottovalutandolo o, peggio anco-ra, demonizzandolo.

In una società che ha perso il senso dello spazio, del luogo, del tempo edella scuola, per vincere il relativismo occorre perciò educare in sostanza igiovani al pluralismo. Senza presunzione di essere arrivati ad una conclu-sione univoca, Savignone in uno stile chiaro e pulito così ipotizza che ilmodo più efficace di educare al pluralismo coincide, dunque, con l’educa-re i nostri ragazzi alla ricerca incessante della verità. Questo tuttavia passaattraverso l’educazione al dialogo, che presuppone la consapevolezza cheil proprio punto di vista potrebbe essere errato o almeno incompleto, in altritermini che vi sia un’altra verità con cui dobbiamo sempre misurarci. Unbuon punto di partenza perché ai giovani s’insegni “la convivialità delle dif-ferenze”

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in libreria

Educare nel tempo

della post-modernità

Beatrice Sentinelli

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Il pane è vita. Non serve andare in Paesi dall’altra parte del globo, tuttavia,per vedere persone che non ne hanno abbastanza. Basta fermarsi in quegliangoli delle nostre città, nuove periferie esistenziali, in cui tanti volontari ognigiorno offrono da mangiare agli affamati nelle mense dei poveri. Un pastodonato che diventa momento di ascolto e conforto per occhi anonimi epreoccupati del proprio futuro. È un luogo d’osservazione originale quelloscelto dalla giornalista Alessia Guerrieri per il suo viaggio all’interno deglienti caritativi che nutrono gli indigenti nel nostro Paese. Un appassionato eagile reportage raccolto nel volume, appena uscito in libreria ed in e-book,Quando il pane non basta. Viaggio nelle mense della carità (Ancora editri-ce, pagine 160, prezzo 15 euro per la versione cartacea).Mai banale. Mai stucchevole. Con un personale stile cronachistico, l’auto-re guida all’interno del mondo della povertà e dell’altruismo, dimostrandocome cibo e vita siano legati a doppio filo. Dal primo infatti dipende laseconda, dal pane in sostanza dipende la sopravvivenza. Ma il dar damangiare ha anche un suo valore più profondo, connesso alla comunioneche si crea tra le persone attorno ad un tavolo. Al bisogno primario di unpiatto di pasta, si unisce così quella sensazione di conforto e confronto chedal cibo consumato in condivisione scaturisce. Perciò nelle mense dei pove-ri non si sfamano semplicemente gli affamati, si costruiscono invece fili sotti-li di solidarietà reciproca. C’è insomma una circolarità di dare e avere, nonsolo materiale, che arricchisce e sfama vicendevolmente poveri e “angelidella carità”.Giovani, stranieri, anziani, padri separati, famiglie. Sono questi i volti cheda alcuni anni riempiono le mense e i centri d’ascolto; le categorie bistrat-tate dalla crisi più di altre. Le loro storie testimoniano le contraddizioni dellasocietà, ma parlano anche di errori personali che fanno rotolare veloce-mente nell’indigenza. Così nel volume trovano spazio, accanto alle vitecomplicate dei bisognosi, anche testimonianze e tessere di quel tessuto dellagenerosità che rende l’Italia un Paese dal cuore grande. Sono “luoghi cru-ciali in cui la narrazione corale di piccole storie assurge di per se stessa allacategoria di pamphlet, di denuncia sociale”. Nel plaudere alla scelta signi-ficativa dell’osservatorio delle mense, il fondatore di Sant’Egidio ed ex mini-stro dell’Integrazione, Andrea Riccardi, aggiunge anche che il libro “dàvoce a milioni di persone che si sentono dimenticate, ma anche a migliaiadi volontari che camminano al loro fianco”.

in libreria

Quando il pane non bastaAntonio Manghisi

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dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

Distretto 70Don Carlo Migliori, Cappellano del Serra di Genova Nervi, ha presentato, a una platea attenta e “interattiva”, il tema del percorso for-

mativo per l’anno 2013/14

Nell’udienza del 16 marzo scorso ai rappresentanti dei mass media, Papa Francesco ha illustrato le peculiarità del Trascendente (Verità-Amore e Bellezza). Sul tema, scelto poi dai serrani per il loro percorso formativo, don Carlo ha subito osservato che la bellezza non si esau-risce con il dato estetico, con il piacere. Se mai coincide con qualità che ne rendono attraente la contemplazione (in filosofia, in letteraturae nelle altre discipline ed esperienze umane) e rinviano a qualcos’altro.

Il relatore ha poi richiamato l’intervento di don Stefano Alberto (docente di Teologia alla Cattolica) al Convegno su “La Bellezza nella pro-spettiva delle scienze umanistiche”.1 In quell’incontro, don Alberto aveva citato Benedetto XVI il quale, nel consacrare la Sagrada Familia diBarcellona (2011), aveva rimarcato che l’autore di quel capolavoro (l’architetto Gaudì) aveva superato la “scissione tra (…) esistenza in que-sto mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come bellezza”. L’opera bella, infatti, è rivelatrice dell’im-pronta divina.

Ma la parola bellezza, scriveva un noto teologo svizzero del secolo scorso (Hans Urs von Balthasar), rischia di diventare anacronistica.Gli “oltranzisti” del metodo scientifico, che qualificano come oggettive solo le conoscenze sperimentabili empiricamente, la considerano “ilninnolo esotico di un passato borghese”. Tutto il resto, comprese le grandi domande dell’uomo, viene classificato nell’ambito del soggettivo,del sentimento, e ritenuto al di fuori della razionalità.

E così, rimarcava don Alberto, siamo inondati da una “continua (…) esibizione del brutto, del volgare, dell’orrido”, da immagini dissa-cratorie, amplificate dalle nuove tecnologie. Vi è di più: l’“incompatibilità” tra fede e ragione fa proseliti anche presso alcuni cristiani. La bel-lezza dell’Incarnazione, “nella sua concretezza storica”, viene così ridotta “a vaga religiosità, a sentimento, a una serie di regole morali”, adaspetti certo importanti (“la liturgia, l’arte sacra, le opere di carità”), ma che sono vissuti in modo dissociato “dal dramma del vivere quoti-diano e dalle vicende storiche e non come via al Tutto”.

Anche a causa dei nostri limiti, il fascino e la capacità di attrazione di Gesù, uomo e Dio, sono poco conosciuti. Ma ciò che ci può sal-vare dalle fragilità del nostro tempo, è proprio l’incontro personale con Cristo, attraverso l’apertura all’altro, l’amore che diventa decisionedi vita. Un incontro che consente di superare la superficialità dilagante e di ridestare, in tante persone, “il desiderio di infinito”.

Nelle sue catechesi sulla fede, Papa Ratzinger suggeriva di promuovere la “pedagogia del desiderio”, con la quale riscopriamo “il gustodelle gioie autentiche della vita”. E le gioie vere, come la contemplazione del creato, sviluppano “quella sana inquietudine” che ci fa deside-rare una bellezza più alta e profonda. È l’inquietudine del cuore (finchè non riposa in Dio), sperimentata da sant’Agostino. Scopriamo cosìche la vera bellezza è nel nostro intimo, è la bellezza del servizio al povero, sull’esempio dell’amore di Gesù. Una scelta coraggiosa, la solacapace di salvarci davvero.

In precedenza, Giovanni Paolo II, in una lettera agli artisti (1999), osservava che “di fronte alla sacralità della vita” e”alle meraviglie del-l’universo, l’unico atteggiamento adeguato è quello dello stupore”. Uno stupore che suscita l’entusiasmo necessario per affrontare le grandisfide della vita, ed è un po’ il senso dell’intuizione di Dostoevskij (“la bellezza salverà il mondo”). La bellezza, aggiungeva il Papa, “è cifra delmistero e richiamo al trascendente”.

Successivamente, il cappellano del “Nervi” ha richiamato il pensiero del card. Martini, il quale, nella lettera pastorale “Quale bellezza sal-verà il mondo?” (1999), aveva tracciato l’ideale percorso del cristiano, alla ricerca della bellezza da contemplare. È il traguardo inseguito dagrandi santi, come Agostino e Francesco, e raggiunge l’espressione più alta nella Trinità. L’icona biblica che più aveva ispirato la stesuradella nota del cardinale, era la Trasfigurazione: in Gesù trasfigurato sul monte “è presente la Trinità: la voce del Padre, la persona del Figlio,la nube che è lo Spirito.”

Il modo migliore per comprendere la Trinità, scriveva il biblista Martini, è di immedesimarci nelle esperienze del Figlio, soprattutto quel-le della gratitudine (“Tutto mi viene dal Padre (…) Padre tu mi ascolti sempre) e dell’abbandono nelle prove della vita (“Non la mia, ma latua volontà sia fatta (…); Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”). Ed è bello scoprire “nella storia i segni dell’Amore Trinitario”, e impo-stare la nostra vita su Gesù, l’unico “che non solo è la verità” e “il bene più grande”, ma “ci rivela la bellezza divina di cui il nostro cuore haprofonda nostalgia”.

Dunque, la Trasfigurazione è anticipazione della gloria del Risorto, che avrà pieno compimento sulla Croce, ove si manifesta la Bellezza(trinitaria) che salva, quella “del Padre, sorgente di ogni dono, del Figlio, consegnato alla morte per amore nostro, dello Spirito che uniscePadre e Figlio e viene effuso sugli uomini per condurre i lontani da Dio negli abissi della carità divina”. La forza del Risorto trasforma “i pavi-di fuggiaschi del Venerdi santo” in “testimoni coraggiosi” e “annunciatori del dono di Dio.”,Ma anche noi, se sperimentiamo la bellezza e lagioia della salvezza, avvertiamo “il bisogno incontenibile di portare ad altri il dono ricevuto.”

Il card. Martini, ha aggiunto don Carlo, evocava pure la figura del Bel Pastore (traduzione preferibile a Buon Pastore): la sua bellezza siesprime con il sacrificio della vita, che egli offre, avendo stabilito, con ciascuna delle sue pecore, “una relazione (…) personale di intensis-simo amore”, come spiega l’evangelista: “io sono il bel pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre cono-sce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore” (Gv 10, 14-15). La Chiesa è il luogo dove incontriamo il Bel Pastore, che “parlaal cuore di ciascuna delle sue pecore” con la Parola e con i sacramenti, rendendo così presente il dono della Sua vita.

La vita dei Santi, quindi, è la miglior conferma di quanto affermato sulla Bellezza. Essi, infatti, si sono lasciati plasmare dalla Sua cari-tà (e bellezza), che “si è irradiata dai loro gesti”. In conclusione, tutti possiamo fare esperienza della Bellezza (che salva), “attraverso la con-versione del cuore e la riconciliazione con Dio e con la comunità”, cioè se viviamo il cammino della fede, “specialmente nella preghiera”. Fattaquesta esperienza, non possiamo non sentirci chiamati ad annunciare e a condividere con gli altri il dono dell’incontro con il Dio trinitario.

A conclusione della serata, il relatore ha offerto la sua testimonianza, quella di un uomo grato al Signore per essere stato chiamato alsacerdozio e, prima ancora, all’esperienza della vita cristiana. In questi anni don Carlo si è convinto sempre più che, se avesse rifiutato que-sto dono, avrebbe perduto se stesso, sarebbe stato come morire alla Vita.

Sergio Borrelli

La bellezza di essere chiamati a Cristo

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Aversa 1002 La biblioteca: storia di uomini e di libriSala piena quella della Pinacoteca del Seminario Vescovile di Aversa, un parterre ricco di rappresentanti del mondo della scuola, della

cultura, dell’Università, della Chiesa. C’era il Sen. Prof. Lucio Romano, Docente universitario di Ginecologia, Ostetricia e Bioetica, PastPresident Associazione Scienza & Vita ed altri illustri intervenuti dell’ Amministrazione cittadina e di altri settori della società aversana.

L’evento, patrocinato congiuntamente dalla Diocesi di Aversa e dal Serra International Italia - club di Aversa, è stato organizzato per lapresentazione di questo libro in titolo, scritto da Antonio Cesaro, cultore appassionato di Storia locale, di usi costumi e tradizioni della nostraterra, cresciuto nella FUCI sotto la guida di Mons. Domenico Meles, personaggio ecclesiastico di grande spessore culturale e di forte cari-sma morale, al quale Cesaro, oltre ad altri libri, ha dedicato un saggio nella collana Atellana. L’evento è stato preceduto, con la solita pun-tuale e precisa organizzazione e regia della efficientissima Presidente Rosanna Martino, dalla Celebrazione Eucaristica presieduta dalVescovo, Mons. Spinillo,, nel giorno dell’ apertura dell’anno sociale che ha visto peraltro l’ingresso di sette nuovi soci; un Vescovo che chia-ramente apprezza l’operato del Club a cui non fa mancare mai espressioni di stima e di incoraggiamento.

Gli interventi di Mons. Stefano Rega, Rettore del Seminario e del Vescovo, Mons. AngeloSpinillo hanno sottolineato l’importanza del tema incentrato sul notevole patrimonio librariocustodito nella preziosa Biblioteca.

Nel Seminario è stata favorita la risistemazione del centro studi che presenta dei testirari tra cui una delle pochissime bibbie poliglotte esistenti al mondo ovvero l’edizione poliglottadi Londra del 1573 con i testi originali ebraici, con il pentateuco samaritano, caldaici, grecie le versioni antiche, samaritana, greca dei settanta, caldaica, siriana, arabica, etiopica, per-sica, latina della vulgata(una copia di essa era in possesso di Giacomo Leopardi).Straordinaria la consultazione anche di una delle cento copie di un’opera, il De ArcadiaeLaudibus che Papa Leone XIII, il Pontefice che ha cambiato la storia con la Rerum Novarum,ha voluto si donasse alle biblioteche più importanti tra cui Aversa. Importante anche la con-sultazione del “decreto di Graziano” risalente al XVI secolo, la prima raccolta di diritto cano-nico del monaco camaldolese Graziano, risalente al 1140-1142. Ed anche un raro esempla-re dello scrittorio della Chiesa Aversana dl XII secolo. Il merito della realizzazione dellaBiblioteca va al Vescovo Innico Caracciolo.

Sul testo ha relazionato anche la prof.ssa Maria Luisa Coppola, Presidente eletta delSerra Italia e docente del Seminario, evidenziando tra l’altro l’impegno del Serra InternationalItalia che ne ha promosso, con la Diocesi, la pubblicazione, nella consapevolezza dell’impor-tanza della formazione culturale dei seminaristi e dei sacerdoti e del sostegno del Serra sulpiano del contributo mirato a stimolare e sostenere la crescita culturale dei giovani che

orbitano intorno a questa splendida realtà dello storico Seminario, non solo nel contesto ecclesiale. Un momento di festa, quello di Aversa,a cui non è mancato proprio nulla tra preghiera, amicizia, fraternità, cultura, risultati concreti e tangibili da condividere nel quotidiano con iragazzi, un altro punto qualificante per l’ attività serrana in Aversa.

Alberto Alfano

Antonio Cesaro, S. Ecc. Mons. Angelo Spinillo, ilRettore Mons. Stefano Rega.

Taranto 480L’incontro con il prof. Bartolomeo Pirone, docente di Islam e Cristianesimo

presso la Pontificia università Lateranense di Roma e profondo conoscitore dellastoria e della letteratura araba, ha aperto ufficialmente l’anno serrano del Clubdi Taranto. Il presidente Marino Liuzzi, dopo un primo incontro di preghiera, hainfatti voluto approfondire con il club le problematiche dell’interculturalità. In col-laborazione con la parrocchia Maria SS.ma del Monte Carmelo, che da tempolavora nelle scuole su questo tema, il 5 ottobre si è parlato di “Punti di confrontoe ponti di dialogo tra Islam e Cristianesimo”. Difficili e di alto profilo le sugge-stioni offerte dal prof. Pirone che ha messo a confronto alcuni temi della teolo-gia cristiana con quelli della teologia islamica. La figura messianica del Cristo,considerato un profeta, il rapporto duale tra Maria, la Madre, e Gesù, il Figlio,il rapporto con Dio, paterno nella nostra fede, di adoratori e servitori nell’Islam.Un affresco complesso che ha evitato i luoghi comuni che ci danno della religio-ne musulmana un aspetto limitato e deteriore ed ha piuttosto sottolineato comein entrambe le religioni il cammino della salvezza è tutto interno al rapporto con

Dio. Tatto, prudenza, carità e circospezione, hanno guidato la Chiesa nei rapporti con l’Islam dopo il Concilio Vaticano II° che ha aperto nuoviorizzonti al rapporto con le altre religioni come il magistero ininterrotto dei pontefici da Paolo VI a Francesco ci insegnano. La grande cultu-ra e la grande umanità del relatore sono stati un ulteriore segno e testimonianza di come l’accoglienza verso genti di religione diversa nascainnanzitutto dalla reciproca conoscenza e dall’abbandono dei pregiudizi.

Maria Silvestrini

Islam e cristianesimo

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Matera 463

“Tardi Ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai…Mi chiamasti ed il tuo grido sfondò la mia sordità…” (10,27,38Confessioni S. Agostino). Questa citazione del nostro cappellano don Mimì Falcicchio è stata la chiosa che ha concluso la presentazione delprogramma di servizio del nuovo anno sociale che, con questa festa conviviale, il Serra Club di Matera ha inteso inaugurare alla presenzadelle autorità serrane e civili della Città. Questa espressione è stata ampliata in senso simbolico dallo stesso don Mimì che poi ha incen-trato in senso pratico il suo programma di catechesi sulla scoperta e sulla riflessione della bellezza di Dio che noi Serrani dobbiamo incon-trare anche nei Sacramenti “nella prospettiva di un bilancio più coraggioso e coerente con l’ideale del nostro Club”. Il tema proposto è: “LaBellezza di essere chiamati a Cristo come segno concreto di Verità e Amore”. La verità della Sacra Scrittura ci porta a riflettere sull’armo-nia del creato che va rispettato e contemporaneamente difeso, per conservarne intera la bellezza e la bontà. La custodia del creato diven-ta un’attività che qualifica la vita cristiana.

Anche il tema nazionale, che il CNIS ha previsto per il corrente anno sociale, riguarda proprio “La bellezza di esserre chiamati a Cristocome esempio concreto di Verità e Amore”.

Punto di forza della serata sono state le tematiche affrontate al tavolo di lavoro dal neo Governatore dott. Angelo Pomes, dal past pre-sident nazionale avv. Donato Viti e da S.E. monsignore Arcivescovo Salvatore Ligorio.

Il governatore Pomes, nel complimentarsi per la completezza dei nostri programmi , si è soffermato su un aspetto che non va trascu-rato. I club serrani hanno bisogno di ringiovanire, per cui occorre lavorare per creare quel substrato necessario affinchè le “chiamate” pos-sano trovare accoglimento ed esprimersi liberamente in un contesto in cui la nostra società appare in crisi.

A queste riflessioni ha fatto seguito l’esortazione del presidente Viti a vedere la bellezza negli altri in maniera tale che quel fascino cirenda seducenti all’interno del nostro animo. In questo modo sarà molto probabile che anche altri, attratti dalla nostra diversità positiva,possano avvicinarsi al credo serrano. La nostra credibilità, infatti, deriva dalla capacità dei credenti di generare comunità.

S. E. Mons. Arcivescovo Ligorio si è soffermato, invece, sul carattere che deve avere l’amicizia serrana. “Il tempo che passa rafforzasempre più le nostre relazioni e porta alla vera amicizia” è stato l’incipit del suo intervento. Il senso spirituale dell’essere serrani deve espri-mersi in quel gruppo dove l’amicizia possa “affiorare, esplodere e testimoniare la genia di quello che deve essere il Serra”. Per questo, hasoggiunto il Presule, dobbiamo rafforzare con la catechesi i nostri contatti nella gioia del nostro sodalizio. L’amicizia serrana deve concre-tizzarsi, soprattutto, nei momenti un cui il nostro prossimo attraversa momenti difficili. La vita continuamente ci pone su percorsi e sen-tieri oscuri e tenebrosi. In queste circostanze la natura e la forza della nostra umanità dovranno avere potere positivo sul nostro relazio-narci umano.

Il Serra Club è un movimento di sostegno alle vocazioni. Nella diocesi di Matera, come ci ha informato il Vescovo, di recente sono statiordinati diaconi due giovani laici già adulti e positivamente affermati nella vita lavorativa; altri 12 giovani si stanno preparando in teologia ecinque stanno per entrare nel propedeutico. Quale serrano mi piace citare la frase di S. Francesco d’Assisi: “se incontrassi simultaneamenteun sacerdote ed un angelo, saluterei prima il sacerdote e poi l’angelo” perché la diffusione, l’incremento e lo sviluppo delle vocazioni costi-tuiscono lo scopo primario ed istituzionale del nostro sodalizio. Le belle e dotte riflessioni sopra riportate mi fanno pensare alle parole diPapa Francesco: “preghiera che non porta ad azione è sterile ed incompleta”. Significa che noi serrani dobbiamo essere fattivi, concreti nel-l’azione; dobbiamo usare la comunicazione, come ha detto nel suo discorso introduttivo il nostro presidente dott. Salvatore Milanese. Anchela comunicazione locale è un importante aspetto di relazione e di trasmissione dei propri messaggi, perché la comunicazione funziona semette gli individui in contatto diretto in un processo di scambio.

Lino Sabino

Essere concreti e comunicare

Viterbo 433

“Il cuore della chiamata al sacerdozio è Cristo Gesù.”Con queste parole don Luigi Fabbri, Rettore del Seminario Maggiore di Viterbo, ha commentato un passo della lettera di San Paolo ai

Romani, durante la Santa Messa celebrata per dare inizio all’Anno Serrano 2013-2014 del Club Serra di Viterbo.La parola chiamata ritorna spesso in questo passo della Lettera e dà un senso all’azione del Club Serra, che con la sue azioni si sforza

di aiutare coloro che hanno ricevuto, per grazia divina, una chiamata al servizio sacerdotale.Ma nella vita di tutti noi non vi è un attimo che non sia per chiamata e per grazia. Tutti siamo santi per chiamata. La santità non è una

conquista, ma uno stile di vita che risponde alla chiamata di Cristo Gesù, sta a noi coltivarla dopo che ci è stata donata con il battesimo,con la fede che sempre per grazia ci viene offerta da Dio.

Il passo del Vangelo, ci richiama, amaramente per noi, ad una realtà: i Cristiani sono non di rado i più refrattari alla conversione. Riteniamo con presunzione di aver ottemperato a tutti i precetti – quindi alla legge – e di non avere la necessità di una continua con-

versione per non essere “cristiani seduti”, ma attivi, manifestando con il cuore la propria fede.Durante la conviviale che è seguita alla S. Messa la presidente, Maria Ester Semprini Ancarani, ha illustrato il proprio programma,

improntato alla “Bellezza della Fede” per gli incontri culturali ed alla lettura e al commento della Enciclica Lumen Fidei per quelli spirituali.

Adolfo Gusman

Aperto l’anno sociale

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Distretto 71Il 12 Ottobre si è svolto, nella stupenda cornice della Certosa Monumentale di Calci (Pisa), il Congresso Distrettuale del Distretto 71

dal tema “La bellezza della testimonianza: la luce della fede nella vita e missione del serrano”.Dopo l’apertura e l’introduzione ai lavori del Governatore del Distretto 71 Dott. Alberto Beati, hanno portato il loro saluto le autorità pre-

senti tra cui il il Presidente Nazionale di Serra Italia Avv. Antonio Ciacci, i Trustee Italianidell’International Board Dott. Dante Vannini e Ing. Romano Pellicciarini, la coordinatrice dellaCommissione Congressi, Convention e formazione del CNIS Gemma Sarteschi, il Governatore delDistretto 171 - Toscana Sud e Umbria - Avv. Alessandro Grifoni, e la Dott.ssa Severina Russo,Direttrice Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci.

Nel corso dei lavori congressuali si sono susseguiti piacevolmente gli interventi di Don PieroCiardella, Direttore Artistico del Teatro dello Spirito di S. Miniato, sul tema “La bellezza della testi-monianza nell’arte teatrale”; l’intervento della Prof.ssa Lucia Gelli sul tema “La bellezza della testi-

monianza nella scienza: Gerome Lejeune Servo di Dio”; lapresentazione del libro “Vivere del Serra” da parte dell’auto-re Prof. Paolo Mirenda, socio del Serra Club Livorno.

È stata quindi celebrata la S. Messa nella splendidaChiesa Maggiore della Certosa, da S. E. Benotto Mons.Giovanni Paolo, Arcivescovo della Diocesi di Pisa.

Dopo il momento conviviale nel refettorio della Certosa,i lavori sono proseguiti con l’intervento della Dott.ssa RussoSeverina, Direttrice del Museo Nazionale della Certosa diCalci, sul tema “la bellezza della testimonianza nelle opere diarte sacra: La magnificenza della Certosa per la gloria diDio”. Al termine e a continuazione dell’intervento è stataorganizzata una Visita guidata della stessa Certosa.

I lavori sono poi proseguiti con l’intervento Dott. Luca Nannipieri, saggista e scrittore di artee beni culturali, sul tema “La bellezza della Testimonianza: un architetto A.Gaudì a servizio di Dio“.Al termine del congresso, sul filo del tema “La bellezza della testimonianza nella musica”, si è

svolto il concerto del “Coro Piccoli Cantori di Calci”, Direttrice Raffaella Sandroni.Gli atti del Congresso e tutte le foto sono disponibili anche sul portale internet del distretto 71, www.distretto71.it

Guglielmo Bianchi

Congresso distrettuale

Roma 304Con la cerimonia di apertura svoltasi nella prestigiosa sala convegni del Circolo Ufficiali Pio IX, ha preso il via l’anno sociale 2013-2014

del Serra Club di Roma sotto la guida del nuovo Presidente, dott. Doriano Froldi.Nutrita la partecipazione dei soci ai quali il neo Presidente ha rivolto un breve discorso di saluto, annunciando un nuovo anno ricco di

incontri e di iniziative, con un programma da realizzare che, nel rispetto delle migliori tradizioni serrane, si presenta importante per i suoicontenuti, tesi all’utilizzo ottimale delle risorse per il raggiungimento delle finalità proprie del nostro movimento.

Un nuovo anno che vedrà, ancora una volta, il Club di Roma impegnato nel sociale per continuare a portare avanti, con rinnovate ener-gie, i temi proposti in un clima di amicizia e di collaborazione, al quale tutti i soci sono chiamati a partecipare con idee e suggerimenti.

Notata la presenza dell’Avv. Emilio Artiglieri, Presidente della Fondazione Italiana Beato Junipero Serra.Ospite d’onore della serata è stato S. Eminenza Rev.ma Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della

Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ci ha intrattenuto sul tema: “Rifugiati ed Itineranti: situazione attuale nel mondo della mobilitàumana”

Un argomento di drammatica attualità, dopo la tragedia che si è consumata il 3 ottobre scorso nelle acque dell’isola di Lampedusa conla morte di oltre 300 profughi, che l’alto Prelato e illustre relatore ha affrontato con una analisi di stringente umanità, illustrando la tipici-tà del fenomeno sotto i diversi aspetti economici, sociali e assistenziali e sulla necessità di individuare politiche alternative da adottare asostegno di persone che si sono rifugiate in altri Paesi perché costretti da una situazione di mobilità forzata.

Parole di apprezzamento sono state rivolte, inoltre, da Sua Eminenza alla attività dei serrani, dopo un approfondimento, da parte delGovernatore del Distretto 72, dott. Giovanni Sapia, sugli obiettivi e sulle finalità del nostro movimento in campo nazionale e internazionale.

“Riferendomi ora alla finalità propria del vostro Club Serra per le vocazioni sacerdotali, ispirato dall’esempio del Beato Junipero Serra -è stata la conclusione del discorso del Cardinale Vegliò - posso dire che un ruolo molto importante nell’assistenza ai migranti e ai rifugiatiè svolto da sacerdoti, missionari, religiosi e religiose, che si prodigano con grande dispendio di energie. Per il loro buon operato è deter-minante la formazione che ricevono nelle università e nei seminari. Incoraggiamo, quindi, la loro preparazione in questo ambito”.

Cosimo Lasorsa

Il Card. Vegliò apre l’anno sociale

Il Governatore Alberto Beati

Il Vice PresidenteInternazionaleDante Vannini

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Latina 420

Il cammino dell’uomo, sempre proiettato verso i grandi valori della vita, non si arresta mai. E sempre egli, spinto dallo slancio bergso-niano andrà alla ricerca del mistero. Assistiamo oggi ad una egolatria esasperata, e l’io, ipertrofico, rischia la solitudine. Stiamo racco-gliendo i frutti di un tempo senza Dio, e noi Serrani siamo chiamati a vivere intensamente gli obiettivi indicati dal nostro Movimento: la pro-mozione delle vocazioni e l’accompagnamento assiduo di quelle già sbocciate, un atteggiamento essenziale nel contesto europeo altamentesecolarizzato per vincere la sfida della nuova Evangelizzazione come ci ricorda il Card. Rino Fisichella. Il Serra, attraverso i suoi dirigenti esoci, deve caratterizzarsi sempre più come uno spazio di formazione cristiana in cui vivere la fede in maniera genuina e autentica per poter-la annunciare agli altri.

Il 26 ottobre presso la bella parrocchia di “Maria Immacolata” di Borgo Carso, i Serrani di Latina si sono riuniti per l’apertura dell’an-no sociale. Il Presidente del Club, dott. Lidano Serra, assente per motivi di salute, è stato sostituto dalla Presidente eletta, Stella Laudadio.Il tema proposto dal Presidente per l’anno in corso è: “La bellezza di essere chiamati a Cristo come esempio concreto di verità e amore”.Un tema impegnativo dove risuona l’annuncio gioioso dell’amore di Dio. Mons. Mario Sbarigia, Vicario Episcopale, sacerdote di profondomisticismo, ha celebrato la S.Messa solenne. Erano presenti don Pasquale Bua, Direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali e docentedi Teologia Dogmatica al Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, il Governatore del Distretto 72, dott. Giovanni Sapia con la gentile consor-te Gianna, e il Presidente dei Lions dott. Raffaele dell’Aversana e signora. Durante l’omelia mons. Sbarigia, con la sua forza e ispirazione,si è soffermato sulla gratuità dell’amore e sulla forza trainante della fede come è avvenuto per il cieco del Vangelo di Matteo salvato e libe-rato da Gesù per la sua fede. Ha poi accennato alla fede vacillante di Abramo che rappresenta ciascuno di noi, spesso incapace di cederealla terribile libertà dell’assenso (Levinas); delinea e loda infine, l’opera del Movimento Serra orientata in favore delle vocazioni sacerdotalie sul servizio per una più capillare diffusione della fede. Una fede incarnata che sempre vive nelle varie epoche presso le diverse culture. IlGovernatore Sapia auspica una simultaneità e una reciprocità del servizio volto a una pedagogia del dono che richiami la bellezza e la cen-tralità della fede in prospettiva missionaria. Un Movimento serrano sfrondato da orpelli mondani attraverso una rigorosa programmazioneche preveda tagli alle spese superflue, con gesti concreti di solidarietà rigorosa, capace di scardinare gerarchie sacrali, e ritornare ad unasobria vita francescana, come sempre ci ricorda papa Francesco, capace di piantare chiodi nella roccia stratificata dagli anni e dall’abitu-dine. Forti risuonano le parole del Papa: “Quanto vorrei una Chiesa povera per i poveri”, una Chiesa essenziale, liberata da ogni vanità. Lanostra testimonianza di Serrani non ha bisogno di azioni grandiose ma di azioni silenziose, facciamo albergare il silenzio nei nostri cuori,rinunciamo al protagonismo dell’io, optiamo per un io autentico capace di affidarsi alla verità stessa della Parola, un io che si offre all’al-tro. L’Anno della Fede volge al termine e inizia l’Anno Mariano e noi Serrani, devoti di Maria madre delle vocazioni siamo pellegrini della vitain fuga dal mondo ontico, e sempre in cammino sui sentieri escatologici dell’Alter Cristus, Francesco. Stella Laudadio

Stella Laudadio

Nello spirito di Assisiriprendono le attività

Distretto 73

L’atmosfera serena del Seminario Minore di Potenza ha fatto da sfondo al passaggio di consegne fra il Governatore uscente Savino Murroe l’incoming Angelo Pomes. Un incontro semplice e cordiale come la cifra che ha caratterizzato i due anni guidati da Savino.

Nessun discorso retorico, solo qualche appunto legato alla specificità del Serra: la vita del Seminario e la preghiera per coloro che affron-tano una vocazione speciale.

Ricordando la gita al Seminario Maggiore Pugliese di Molfetta, che aveva mostrato ai serrani unavivace realtà di studio e preghiera, il Governatore uscente ha voluto sottolineare che, a conclusione deisuoi due anni, era possibile consegnare dei contributi consistenti sia a quel Seminario sia a quelloMaggiore di Basilicata, a Potenza.

Le somme sono state consegnate a don Lorenzo Cangiulli, in rappresentanza del Rettore di Molfettadon Luigi Renna, e a don Filippo Niccolò Rettore di quello di Potenza. Un contributo anche ad una asso-ciazione che si occupa di un paese africano in grave difficoltà per mancanza di acqua. “Le somme chegiungono al Distretto – ha detto Savino Murro – non servono a noi, ma sono solo un mezzo per soste-nere le vocazioni sacerdotali e gli ultimi del mondo”.

Dopo lo scambio dei distintivi, la parola è passata ad Angelo Pomes, nuovo Governatore, apparte-nente al Club di Brindisi. Nel suo programma l’ulteriore sviluppo del Concorso nazionale scolastico chesta avendo molto successo e che sviluppa la conoscenza delle tematiche serrane nelle scuole dell’obbli-go e una maggiore sintonia fra i club che devono farsi sempre più portatori di una cultura ricca di valoricristiani.

Pomes succede a Murro

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in dialogo

Solo “ringiovanire”?Egregio Direttore,

da diversi anni sui media serrani ricorre l’invito o la constatazione che necessita rin-novare i club e i soci.

Penso che il solo “ringiovanire” non sia sufficiente. Occorre una riflessione su qualiscelte fare nei club per adeguare la vita associativa alle esigenze di oggi (non mi piacedire modernizzazione) o meglio alla nostra vita quotidiana per stimolare gli interessi afrequentare.

Il presidente e il vice presidente estensioni (e non solo loro) dovrebbero avere comecompito principale di coinvolgere nuovi soci di età meno matura a cui appunto rivol-gere contenuti che facciano conoscere non solo la dottrina della Chiesa, ma in parti-colare tutte quelle problematiche che il serrano lavoratore o pensionato deve affrontaree soprattutto risolvere quotidianamente nell’ottica della testimonianza evangelica.

Ed è proprio a questo punto che ritengo che non sempre il nostro modo di pensare(e di agire conseguentemente) aderisce con l’insegnamento del Vangelo. Dai temi del-l’economia a quelli della medicina, dalla autoreferenzialità al servizio disinteressato, dalrispetto del lavoratore alla produttività, e tutte quelle tematiche etiche che talvolta hannodiviso i cattolici ma che tuttavia la Chiesa continua ad avere come punti di riferimento.Sono proprio questi temi che se approfonditi e dibattuti (non basta solo ascoltare la con-ferenza di turno che è per definizione sempre bella!) potranno farci crescere cultural-mente come uomini ma in particolare farci rendere conto se siamo davvero cattolici oliberi battitori. E’ proprio con questi obbiettivi che il Serra ha previsto mensilmente dueriunioni una di preghiera e l’altra di formazione non solo serrana ma a più ampio rag-gio.

Potrebbe essere utile un coinvolgimento propositivo dell’intero esecutivo del club enon affidare solo al Presidente la responsabilità di stilare un programma secondo i pro-pri interessi o gusti. Che ne pensa?

Lettera firmata

VISITATE IL PORTALE: www.serraclubitalia.it ovvero com

La sua lettera, caro amico, pone una questione fondamentale per la vita dei nostri club. Una questione cheper quanto ne so è stata centrale nella presidenza Viti, lo è in quella Ciacci e lo sarà (stando a quanto mianticipava la diretta interessata) anche in quella di Coppola (e mi limito alle presidenze di cui sono o saròdiretto spettatore). Naturalmente non esistono ricette pronte, né tanto meno bacchette magiche, per darerisposta all'interrogativo da lei posto. Penso però che i giovani saranno attratti dalla nostra testimonianzainnanzitutto e dalla capacità di intercettare le loro domande esistenziali e i loro interessi in un periodo cosìdifficile. La Provvidenza ci ha fatto un gran regalo che si chiama Jorge Mario Bergoglio. Seguiamo il suoesempio, spingiamo anche i nostri club sulle strade che portano alle periferie esistenziali e geografiche diquesto tempo. E soprattutto non perdiamo mai di vista la stella polare del nostro impegno che è quello diadoperarci nel sostegno delle vocazioni. I risultati verranno di conseguenza.

Lettere al Direttore • Lettere al Direttore

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Serra InternatIonal ItalIa

XIV Congresso nazionale30-31 Maggio - 1 Giugno 2014 - boloGna

Hotel Savoia Regency

«la bellezza della Fede nel mondogovernato dall’economia:

una vocazione per la vera crescita»