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1 Alessandro Mendini e / and Jasper Morrison sul divano Atalante / sitting on Atalante sofa, è De Padova (2009). 2 Samuel Butler, Preghiere in famiglia / Family prayers, olio su tela / oil on canvas (1864). 3 Le ciel est loin la terre aussi, rappresentazione teatrale del Tattoo Théâtre di Mladen Materic / theatre performance of the Tattoo Théâtre by Mladen Materic (1995). 4 Uta Brandes & Michael Erlhoff, dal volume / from the book Non intentional design, daab edition (2006). a cura di / edited by Mia Pizzi Piccola storia del divano Alessandro Mendini e il divano Atalante di Jasper Morrison Alessandro Mendini and Atalante sofa by Jasper Morrison A - Sindrome della normalità A cicli costanti, con puntuale periodicità, compare sempre il desiderio di riportare gli oggetti d’uso al loro ruolo di strumenti ancestrali, di aspetto elementare e primario. Lo fece Bruno Munari con le sue classificazioni di design anonimo e naturale (“l’uovo è una forma perfetta, benché sia fatto col culo”). Lo fece Max Bill. Lo fece Superstudio all’epoca dei Radical (censimento degli strumenti di cultura materiale nella vita contadina). Lo predica ripetutamente Enzo Mari. Lo fa ora David Chipperfield, con un poetico servizio da tavola per Alessi chiamato “Tonale”. E da tempo, in un modo anche teorico e assai sistematico, lo fa Jasper Morrison insieme a Naoto Fukasawa, lavorando sulle proto-forme di molte differenti tipologie dell’abitare. Ma io stesso, che sono dell’altra sponda, studio da tempo i caratteri degli “oggetti banali”, degli “oggetti già visti”, quel tipo di presenza fondamentale nel nostro quotidiano che chiamo “normali meraviglie”. A - The normality syndrome Every so oſten, there is a resurgence of the desire for a return to ancestral uses and the primary, elemental appearances of everyday objects. Bruno Munari did this with his classifications of anonymous, natural design (“though it’s a bum job, the egg is a perfect shape”). Max Bill did this. Superstudio did it during its Radical period (such as with its census of the instruments used by peasants). Enzo Mari preached endlessly about this idea. David Chipperfield is doing it now with his aesthetically-pleasing “Tonale” dinner service for Alessi. And more theoretically and in a more systematic way, Jasper Morrison and Naoto Fukasawa are doing it with their explorations of proto-forms in a broad selection of home design typologies. Being of the opposite persuasion, I myself have devoted much time to the study of “ordinary”, “ready-seen” objects, those indispensable presences in our daily lives that I call “routine miracles”. Design Anatomy 04 Short History of the Sofa 2 3 4 foto di / photo by Bruno Wagner design criticism Caro Ulk! E io ti dico che verrà il giorno in cui l’arredamento di una cella carceraria ad opera del tappezziere di corte Schulze o del professor van de Velde sarà considerato un inasprimento della pena. Adolf Loos (1910) da Parole nel vuoto, Adelphi Edizioni, Milano, 1972. Dear Ulk! I tell you that the day will come when a prison cell decorated by court wallpaper designer Schulze or Professor van de Velde will be regarded as a worsening of punishment. Adolf Loos (1910) from Spoken into the Void, MIT Press, Cambridge, 1982. foto di / photo by Giovanna Silva 1 61 493 493 60

foto di / photo by Giovanna Silva Short History of the Sofa · il desiderio di riportare gli oggetti d’uso al loro ruolo to ancestral uses and the primary, elemental appearances

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1 Alessandro Mendini e / and Jasper Morrison sul divano Atalante / sitting on Atalante sofa, è De Padova (2009).

2 Samuel Butler, Preghiere in famiglia / Family prayers, olio su tela / oil on canvas (1864).

3 Le ciel est loin la terre aussi, rappresentazione teatrale del Tattoo Théâtre di Mladen Materic / theatre performance of the Tattoo Théâtre by Mladen Materic (1995).

4 Uta Brandes & Michael Erlhoff, dal volume / from the book Non intentional design, daab edition (2006).

a cura di / edited by Mia Pizzi

Piccola storia del divano

Alessandro Mendini e il divano Atalante di Jasper Morrison Alessandro Mendini and Atalante sofa by Jasper Morrison

A - Sindrome della normalità

A cicli costanti, con puntuale periodicità, compare sempre il desiderio di riportare gli oggetti d’uso al loro ruolo di strumenti ancestrali, di aspetto elementare e primario. Lo fece Bruno Munari con le sue classificazioni di design anonimo e naturale (“l’uovo è una forma perfetta, benché sia fatto col culo”). Lo fece Max Bill. Lo fece Superstudio all’epoca dei Radical (censimento degli strumenti di cultura materiale nella vita contadina). Lo predica ripetutamente Enzo Mari. Lo fa ora David Chipperfield, con un poetico servizio da tavola per Alessi chiamato “Tonale”. E da tempo, in un modo anche teorico e assai sistematico, lo fa Jasper Morrison insieme a Naoto Fukasawa, lavorando sulle proto-forme di molte differenti tipologie dell’abitare. Ma io stesso, che sono dell’altra sponda, studio da tempo i caratteri degli “oggetti banali”, degli “oggetti già visti”, quel tipo di presenza fondamentale nel nostro quotidiano che chiamo “normali meraviglie”.

A - The normality syndrome

Every so often, there is a resurgence of the desire for a return to ancestral uses and the primary, elemental appearances of everyday objects. Bruno Munari did this with his classifications of anonymous, natural design (“though it’s a bum job, the egg is a perfect shape”). Max Bill did this. Superstudio did it during its Radical period (such as with its census of the instruments used by peasants). Enzo Mari preached endlessly about this idea. David Chipperfield is doing it now with his aesthetically-pleasing “Tonale” dinner service for Alessi. And more theoretically and in a more systematic way, Jasper Morrison and Naoto Fukasawa are doing it with their explorations of proto-forms in a broad selection of home design typologies. Being of the opposite persuasion, I myself have devoted much time to the study of “ordinary”, “ready-seen” objects, those indispensable presences in our daily lives that I call “routine miracles”.

Design Anatomy 04

Short History of the Sofa

2 3 4

foto

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design

criticism

Caro Ulk!E io ti dico che verrà il giorno in cui l’arredamento di una cella carceraria ad opera del tappezziere di corte Schulze o del professor van de Velde sarà considerato un inasprimento della pena.

Adolf Loos (1910)da Parole nel vuoto, Adelphi Edizioni, Milano, 1972.

Dear Ulk!I tell you that the day will come when a prison cell decorated by court wallpaper designer Schulze or Professor van de Velde will be regarded as a worsening of punishment.

Adolf Loos (1910)from Spoken into the Void, MIT Press, Cambridge, 1982.

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B - Morrison o della responsabilità

Non esiste design se non c’è espressione. Ma questa affermazione non vale per Jasper Morrison. Per lui l’oggetto (anche il divano) “è” una “cosa” fra le altre cose, e le cose esistono in quanto “fatti”, senza il bisogno di auto-rappresentazione. La diagnosi di Morrison è chiara. Esistono due modi di intendere il design, uno è “VERO” e uno è “deviante”. Quello vero assorbe la forma degli oggetti in un sistema di relazioni antropologiche, tradizioni, usanze, memorie, sedimentazioni e abitudini che danno sostanza complessa e non formalistica all’oggetto, dove la forma è un sotto-problema. Quello deviante è frutto di styling superficiale, puro formalismo, esteriorità senza sostanza, nasce come frutto di seduzione destinato alle riviste patinate. Il primo è il design delle VERE cose della VERA vita. Il secondo è una chimera, una falsità acrobatica condotta da designer sbagliati. Il primo ha come obbiettivo di essere uno strumento sia pratico sia mentale nella casa. Il secondo ha come obbiettivo di venire pubblicato, di rendere protagonista l’autore, di entrare nel balletto immorale delle riviste di design. Oggetto umano da un lato, oggetto bieco e sciocco dall’altro.

B - Morrison, or the meaning of responsibility

There is no design without expression, as the saying goes, though it doesn’t apply to Jasper Morrison. To him, an object (including the sofa) “is” a “thing” among other things, and things exist because they are “made”, they don’t need to tell you what they are. Morrison’s diagnosis is clear. There are two kinds of design. One is “TRUE”, the other is “deviant”. True design assimilates forms of objects into a system of anthropological relationships, traditions, uses, memories, cultural sedimentation and habits. These patterns give objects a complex, non-formalistic substance, so that form itself is only a secondary problem. Deviant design is superficial styling, form for its own sake, outward appearance without substance, a seduction process that climaxes in the design pages of glossy magazines. True design is the design of REAL things for REAL life. Deviant design is a chimera, a brilliantly conceived falsehood perpetrated by designers who have got their priorities all wrong. The former aims to be a mental as well as practical tool in the home. The latter’s aim is to get itself talked about, to make a name for its designers, to dance in step to the dissolute tune of the design magazines. True design is human, deviant design is fatuous and rather sinister.

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5 Jasper Morrison, Orly, Cappellini (1998).

6 Jasper Morrison, Three Sofa De Luxe, Cappellini (1992).

7 H. Werning, Klippan, Ikea (1980).

8 Ruhlmann, Genius of Art Deco, Design for an interior for Mr. Fauquet, disegno a carboncino nero e gouache bianca / black chalk and white gouache, cm 17x20.

9 Carlo Mollino, chaise longue con piedi di legno scolpito e rivestimento di velluto verde per Casa Minola / chaise longue with sculpted wood feet and green velvet upholstery, Minola House, Torino / Turin (1946).

10 Carlo Mollino, letto terminante in divano sagomato ad ali rivestito di velluto per Casa Devalle / bed terminating in couch shaped with wings and with velvet upholstery, Devalle House, Torino / Turin (1939).

11 Josef Gocár, Sessel (1913).

12 é De Padova, divanetto / sofa Shaker, (1984).

13 Florence Knoll, divano / sofa 1206, Knoll International (1954).

14 Guizzardi Athos, poltrona trasformabile in letto, sdraio, divano, deposito di brevetto ornamentale del 21 maggio 1960 / armchair that converts into a bed, lounger or sofa, ornamental patent registered 21 May 1960.

15 Willie Landels, Throw Away, Zanotta (1965).

16 Verner Panton, interno sperimentale Visiona II, le sedute sono anche arredi, decori e scultura, realizzazione Bayer / Visiona II experimental interior, the chairs are also furnishings, decorations and works of sculpture, produced by Bayer, Colonia / Cologne (1970).

17 Pierre Paulin, Blubblub, Artifort (1970).

18 Vladimir Kagan, Omnibus sofa (anni Sessanta / Sixties).

19 Cini Boeri, Serpentone, Arflex (1971).

20 Archizoom, Mies, Poltronova (1969).

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C - The 18th-century sofa

Now I’d like to say what I think a sofa should be like. I know this is a conceptual paradox, but to me the only REAL sofas and armchairs were the ones made in the 18th century. By 18th-century, I mean the way sofas were thought of and used before the advent of bourgeois taste – at the very latest, the heyday of Victorian furnishing design and Marcel Proust. Up to then, making conversation, drinking tea, taking the weight off your feet, reading a book, sitting in front of the fire were rituals people performed with straight backs and symmetrical body positions. It was all a bit stiff, all a bit uncomfortable, but it was also extremely dignified. Conversation was a ritual act framed by gilt furniture frames and lacquered wood scrolling. Sofas were Enlightenment accoutrements, not Existentialist objects. Comfort – being at ease – was a mental rather than physical concept that implied an image of elegance quite different from ours, a whole archaeology of bye-gone sofas. The gradual destructuring of the sofa frame, the lowering of the seat, the disintegration of the original shape were both the cause and the effect of profound changes in human behaviour. Modernity had arrived, and with it an unsymmetrical way of sitting, comfort as discomposure. The sense of ritual was lost, aided and abetted by television. The non-representational formlessness of “design” sofas has been the cause and effect of informal custom and use. The body position is now crooked, unsymmetrical, inelegant.“My sofa” – the way I think a sofa should be – has had to run a parallel course alongside mainstream design, though without having to go with it all the way. It really belongs to the history of the applied arts and, to a certain extent, kitsch.

C - Il Divano 1700

E ora vorrei cercare di dire come io intendo un divano. So di dire un paradosso concettuale, ma per me i divani VERI e le poltrone VERE erano quelli del 1700. Parlando di divano “settecento”, penso a quel modo di vedere e di usare questo strumento prima dell’avvento della borghesia o al massimo fino all’arredamento Vittoriano e ai tempi di Marcel Proust. In quelle epoche, l’atto del conversare, del prendere il the, del riposare, del leggere un libro, dello stare davanti al caminetto erano riti compiuti con la schiena eretta, e con la persona in posizione simmetrica. Tutto era un po’ rigido, un po’ scomodo, ma con un altro grado di dignità. Il conversare era un atto rituale, le persone incorniciate dai bordi in oro, dai riccioli di legno laccato. Divani illuministi invece che esistenzialisti. Comodità mentale più che fisica, l’immagine di un’eleganza diversa dalla nostra, l’archeologia di divani perduti. La decomposizione progressiva della struttura del divano, l’abbassarsi della seduta, lo sfasciarsi della forma sono la causa e l’effetto di una profonda trasformazione dei comportamenti. È arrivata la modernità, e con essa un modo di sedersi asimmetrico e una comodità disarmonica. Potremmo parlare di perdita del rito, complice la televisione. L’informalità della forma dei divani “di design” è causa ed effetto della informalità dell’usarli, con la persona posizionata storta, asimmetrica e non elegante.Il “mio divano”, il divano come lo intendo io, deve scivolare accanto alla storia del design, ma non deve percorrerla completamente, deve collocarsi invece nella storia delle arti applicate, e un poco anche nella storia del kitsch.

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21 - 22 Divani originali del Settecento / original sofas from the 18th century. 23 Divano / sofa Luigi Filippo (1830 - 1848).

24 Alessandro Mendini, Proust Geometrica nel nuovo rivestimento, rifinita a mano / with its new covers, hand-finished, cm 105x93x42, Cappellini (2009).

25 Alessandro Mendini, disegno / drawing (2009).

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Atalante, or the river of simplicity

Luca and Valeria De Padova, who officially took over the firm’s

business and design management from Maddalena De Padova at

this year’s Salone 2009, have entrusted the design of the company’s

modular upholstered furniture to Jasper Morrison, who has effortlessly

imbued Atalante (the name of the programme) with De Padova’s hall-

mark features of comfort, self-sufficiency, timelessness and flexibility.

Morrison’s minimalist leanings are evident in the proportions and linear

shapes of the individual pieces – a clear and long-awaited hymn to sim-

plicity. The system comprises a corner piece and three linear pieces of

Atalante, ovvero il fiume della semplicità

Con lungimiranza, Luca e Valeria De Padova – che dal Salone

2009 ufficialmente si fanno carico di portare avanti l’eredità culturale e

imprenditoriale di Maddalena – affidano il programma di imbottiti

componibili al talento di Jasper Morrison, che con naturalezza trasferi-

sce ad Atalante (questo il nome del programma) le qualità De Padova:

comfort, autosufficienza, atemporalità, flessibilità. La propensione mi-

nimalista di Morrison si rivela chiaramente nelle forme lineari e nella

proporzione dei singoli elementi, in un inno conclamato – e atteso – alla

semplicità. Il sistema è infatti composto da un elemento ad angolo e da

tre elementi lineari di differente lunghezza, che, assemblabili all’infinito,

risolvono la tradizionale rigidità modulare dei divani componibili. La ric-

chezza – concettualmente opposta alla semplicità della forma – è da tro-

vare nell’abbondanza delle soluzioni, dei tessuti e dei colori. “Il segno”

– il particolare esclusivo che contraddistingue ogni progetto di Morri-

son – si rivela nell’esclusivo sistema di assemblaggio dello schienale alla

seduta. Per i molti che non lo sanno: Atalante è il nome del battello

fluviale su cui si svolgono le vicende dell’omonimo film di Jean Vigo,

capolavoro d’avanguardia del cinema francese (1934). (mpizz)

different lengths which combine in any number of ways, dispelling the

traditional rigidity of modular sofas. The element of “complication” –

conceptually opposed to the simplicity of shape – is to be found in the

wealth of configurations, fabrics and colours. “The sign” – the hallmark

feature of all Morrison’s designs – can be seen only in the unique as-

sembly system that joins the seat to the back.

Some of you may not know that Atalante is the name of the river

barge that provides the setting of Jean Vigo’s film of the same name

(1934), a masterpiece of French avant-garde cinema. (mpizz)

ATALANTE

design Jasper Morrison

produttore è De Padova producer

tempo di sviluppo 2009 development time

dimensioni cm 190x95x38-67 dimensions di altezza / height

materiale struttura di legno e acciaio; material imbottitura di poliuretano espanso a quote differenziate rivestito di ovatta di poliestere; rivestimento sfoderabile di cotone / structure in wood and steel, filled with variable-density polyurethane foam, with polyester padding and cotton removable cover

Jasper Morrison

(Regno Unito, 1959). Nel 1986 apre il suo studio a Londra e dal 2003 anche a Parigi. Royal Designer for Industry dal 2001, è da sempre al centro di movimenti culturali, consulente di numerose aziende, autore di mostre e installazioni. I suoi progetti vanno dagli arredi (Flos, Magis, Sony, Rosenthal…) ai veicoli di trasporto (Hannover Tram, premio IF Transportation Design Prize ed Ecology Award). È del 2005 la celebre mostra “Super Normal”, curata con Naoto Fukasawa.

(United Kingdom, 1959). He opened his first, London-based office in 1986, followed by another in Paris in 2003. A Royal Designer for Industry since 2001, he has always been at the cultural centre of the design world. He has worked as a design consultant for numerous companies and has created a number of exhibitions and installations. His designs range from furniture and furnishings (Flos, Magis, Sony, Rosenthal, etc.) to public transport vehicles (Hannover Tram, IF Transportation Design Prize and Ecology Award). He co-curated the ground-breaking “Super Normal” exhibition (2005) with Naoto Fukasawa.

www.jaspermorrison.comwww.depadova.it

66 493 67493

D - Il divano di design all’italiana

Vorrei ora cercare di dire che cosa è per me un VERO divano di “design contemporaneo all’italiana”, ovvero rivelare la formula magica di questo oggetto prodotto da alcune importanti, anzi mitiche industrie italiane. Alcune di queste industrie sono “maestre” nel fare questi VERI divani di design contemporaneo all’italiana, e nella loro azienda tutte coltivano e coccolano un personaggio speciale, un tesoro umano, cioè un grande artigiano, il “Mago dell’imbottitura”... Cassina, Edra, Poltrona Frau, Meritalia, De Padova, Cappellini, Molteni, Moroso... Ognuna di esse ha un Mago e almeno un divano “italiano” vincente. La formula magica è simile a un miracolo, comunque è data dall’accorto dosaggio di certi ingredienti fondamentali: 1) divano bello ed edonistico allo sguardo 2) piuttosto comodo 3) che sembri accogliente 4) che sia costoso 5) che sia di rappresentanza 6) firmato da una star 7) lievemente innovativo 8) tecnicamente avanzato 9) virtuosamente ecologico 10) con stoffe o pelli meravigliose.Ci sono poi evidentemente i grandi designer “Divanisti”. Sono come toccati dal Signore, sono quei designer che hanno nel sangue il dono di sapere disegnare i divani di “design contemporaneo all’italiana”. “Divanisti” si nasce non si diventa. Io, per esempio, non ho questo dono. Ci ho provato, ma non sono riuscito, non è nel mio DNA. Ci ho provato anche perché i “Divanisti” guadagnano molti soldi. Ma non sono riuscito, peccato. Un “Divanista” è capace di inventare un divano che una persona guarda, prova e subito se ne innamora e dice: “Lo voglio, è mio”. Il “Divanista” è capace di proporre i divani come fossero dei miti, come trasgressione al concetto di salotto, come proposta avanzata di vita, come desiderio morboso, come miraggio. I grandi “Divanisti”? Sono Cini Boeri, Tobia Scarpa, Mario Bellini, Vico Magistretti, Francesco Binfarè, Patricia Urquiola, per esempio. Invece autori come Sottsass, Mari, Starck, De Lucchi, Castiglioni, sebbene tanto bravi, non sono “Divanisti”, evidentemente non sono nati così, oppure hanno pensato ad altro, gli piaceva fare altre cose.

D - The Italian design sofa

Now I’d like to say what I think a REAL “contemporary Italian design sofa” is, i.e., reveal the magic formula of an everyday object made by some of Italy’s leading – nay, legendary – furniture manufacturers. Some of them – Cassina, Edra, Frau, Meritalia, è De Padova, Cappellini, Molteni, Moroso… – are “masters” of the REAL contemporary Italian design sofa that have taken some carefully cosseted, one-in-a-million human beings – i.e., master craftsmen, “wizards with upholstery” – assiduously under their wing. They all have a resident Wizard and boast at least one successful “Italian-style” sofa. Miraculous though it may seem, the magic formula is in fact a shrewdly calculated mix of certain basic ingredients. A sofa should be 1) hedonistic, nice to look at 2) comfortable 3) welcoming 4) expensive. It should also 5) make a statement and be 6) the work of a star designer 7) moderately innovative 8) high-tech 9) environmentally friendly to a tee, and 10) covered in superb fabric or leather.Obviously, some great designers are “sofa-specialists”, seemingly blessed with a divine gift that gives them an instinctive feel for what constitutes a “contemporary Italian design sofa”. “Sofa-specialists” are born, not made. I, for example, do not possess this gift. I’ve tried but it’s beyond me, it’s not in my DNA. I’ve also tried because “sofa-specialists” earn a lot of money. But it’s no good, more’s the pity. A “sofa-specialist” designs the kind of sofa that someone sees, tries and then says: “I want it, it’s mine.” A “sofa-specialist” peddles sofas as ready-made legend, challenges to the status quo, cutting-edge lifestyle, morbid desire, mirage. Who are the great “sofa-specialists”? Examples that spring to mind are Cini Boeri, Tobia Scarpa, Mario Bellini, Vico Magistretti, Francesco Binfarè, and Patricia Urquiola. Great as they are, Sottsass, Mari, Starck, De Lucchi and Castiglioni are not “sofa-specialists”. Clearly they weren’t born that way, or they had other things on their minds, liked doing other things.

E - L’anti-divano

Ci sono dei designer che sono molto impegnati a progettare divani per delle industrie italiane, ma non appartengono al gruppo dei “Divanisti”. Anzi, essi rappresentano una vera controtendenza, perché fanno divani il cui scopo non è quello di essere proprio direttamente un divano, ma è quello di dichiarare un’ideologia, di proporre una rappresentazione. Sono dei divani da palcoscenico, quando come tale si intende la scena della stanza, della casa, l’utopia del mondo. I “Contro-Divanisti”? Gaetano Pesce e Ron Arad, per esempio. Il primo da anni ci mostra divani e poltrone figurative, ventri accoglienti di donna, skyline di città disegnate su sedute e schienali, montagne, cascate, animali grotteschi, nuvole da appartamento. E Ron Arad con le sue levitazioni modulari frutto dei movimenti tridimensionali elaborati su ricerche virtuali, giochi sinuosi di carattere acquatico, congelati in perfette forme scultoree. E poi anche Zaha Hadid, con i suoi gesti arbitrari dove la forma è indifferente alla tipologia. È questa la strada del Divano Personaggio, forte protagonista dentro a una casa teatralizzata, in deciso contrasto rispetto al divano di “design contemporaneo all’italiana”.

E - The non-sofa

There are designers who spend a lot of time designing sofas for Italian manufacturers, but don’t really belong to the select group of “sofa-specialists”. Quite the opposite, in fact. They are genuinely untrendy because they see their sofas not as sofas tout court but as ideological statements, sofas with ulterior motives and hidden agendas, sofas to be seen on stage, if by stage you mean the domestic scene, be it a room in the home or the home itself, that microcosm of the world utopia. Who are the “non-sofa specialists”? Gaetano Pesce and Ron Arad spring to mind. Over the years, Pesce has given us figurative sofas and armchairs – women’s bellies redolent of pneumatic bliss, city-skyline seats and backs, mountains, waterfalls, grotesque animals and clouds to swell the progress of an apartment scene. By contrast, the weightless modular uplift of Ron Arad’s sofas reproduces the three-dimensional fluidity of computer-generated movement, sinuous aquatic interplays frozen in perfect sculptural forms. There is also Zaha Hadid, whose arbitrary forms run counter to typological expectation. Non-sofas are well on their way to becoming celebrity sofas created to strike attitudes on the domestic stage, in stark contrast to the commodious self-effacement of the “contemporary Italian design sofa”.

25 Mario Bellini, Le Bambole, B&B Italia (1972).

26 Marc Sadler, Hug, Serralunga (2009).

27 Patricia Urquiola, Canasta, B&B Italia (2007).

28 Jasper Morrison, Oblong, Cappellini (2004).

29 Jean-Marie Massaud, Yale, MDF (2009).

30 Piero Lissoni, Polo, Poltrona Frau (2009).

31 Arik Levy, Hug, Molteni (2009).

32 Ron Arad, Misfits, Moroso (2007).

33 Zaha Hadid, Moraine, Sawaya & Moroni (2000).

34 Brodie Neil, Scuba, Domodinamica (2009).

35 Gaetano Pesce, Montanara,Meritalia (2009).

36 Fernando e / and Humberto Campana, Cipria, Edra (2009).

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37 Alessandro Dubini, Vogue, Zanotta (2009).

38 Liliana Ovalle, Mugroso Sofa, Royal College of Art (2007).

39 Fernando & Humberto Campana, Boa, Edra (2002).

40 Julia Lohmann, Cow bench, (2008).

41 Francesca Donati, Micama, Antidiva (2008).

42 Gruppo Strum (Giorgio Ceretti, Piero Derossi, Riccardo Rosso),Pratone, Gufram (1971).

43 Vico Magistretti, Raffles, è De Padova (1988).

44 Jasper Morrison e / and Naoto Fukasawa, catalogo della mostra /catalogue of the exhibition Super Normal, Lars Müller Publishing (2006).

45 Clarkia, Divani & Divani (2007).

G - Il divano democratico

Ho tentato una specie di classificazione dei divani. Allora, c’è il divano del Settecento, poi quello di design all’italiana, poi l’anti-divano, poi il divano della scomodità. Infine c’è il “Divano Democratico”. È questo il “Divano di Jasper Morrison”. Allora, Jasper Morrison ha disegnato il divano, il sistema Atalante per è De Padova, industria italiana di grande tradizione di divani (vedi Vico Magistretti). Allora Morrison con questo progetto è forse diventato un “Divanista” all’italiana? Certamente no. Per tutti gli altri “Divanisti”, un divano è l’occasione, come minimo, per un trattato filosofico. Per Morrison, invece, un divano “deve” essere “solo” un divano. Un divano VERO. Esiste accanto al fenomeno dei divani “di grido”, in Italia e altrove, anche un’ampia tradizione di divani di qualità, il cui obbiettivo è semplicemente che siano legati all’uso. Devono essere comodi, avere larga tiratura, costo ragionevole, essere duraturi e soprattutto rispondenti a un’immagine semplificata, a una proto-forma. Una specie di under-statement vagamente internazionalista. Basti citare l’industria Divani & Divani, esemplare. Io stesso ho comperato da questa ditta italiana i divani per casa mia, nonostante il mio sogno ricorrente siano i divani “Settecento”. Da un lato mi secca avere i divani dei “Divanisti”, dall’altro lato ho scelto proprio un ri-disegno, proto-forma rilassante, una di quelle forme corrette e un po’ noiose che Morrison chiamerebbe “Super Normal”. Il suo, così come quello che ho comperato io, è un “Divano Democratico”. Un divano giusto, l’ATALANTE: adattabile, comodo, internazionale, corretto, dignitoso, che evoca un modo positivo di vivere la difficile modernità. E che nella iper-comunicazione delle immagini del mondo contemporaneo assicura, oltre al comfort, anche un rilassamento visivo e comportamentale. Il “divano di Jasper Morrison”: VERO - SUPER NORMAL - DEMOCRATIC. E se io decidessi anche BELLO, Jasper si offenderebbe.

G - The democratic sofa

As you can see, I’ve attempted to make a classification of sorts, extending from the 18th-century sofa through the Italian design sofa and the non-sofa to the uncomfortable sofa. Finally, we come to the “Democratic Sofa” a.k.a. the “Jasper Morrison Sofa”. Morrison designed his Atalante sofa system for è De Padova, an Italian manufacturer with an illustrious sofa tradition (see Vico Magistretti). Does that make him an Italian-style “sofa-specialist”? Definitely not. Other “sofa-specialists” see designing a sofa as, at the very least, a chance to make a philosophical statement. But Morrison says that a sofa “must” be “just” a sofa, a REAL sofa. In Italy as elsewhere, alongside all the “fashionable” sofas there is also a solid tradition of quality sofas, whose purpose is simply to do what they are supposed to do. They must be comfortable, mass-produced, reasonably priced and sturdy. Above all, they should look and be proto-formally simple, understated in a vaguely international way. Divani & Divani is a prime example. I’ve bought sofas for my own home from this Italian manufacturer, despite my recurring dream of owning 18th-century sofas, partly because “sofa-specialists” get on my nerves, and partly because I wanted a reassuringly proto-formal redesign, one of those honest, rather boring designs that Morrison would call “Super Normal”. His sofa, like the one I’ve bought, is a “Democratic Sofa”. The ATALANTE is the right kind of sofa: adaptable, comfortable, international, honest and dignified in a way that suggests a positive take on the perplexities of modern living. And, amid today’s media hype, an assurance not only of comfort, but also of a less in-your-face visual environments and lifestyles. Jasper Morrison’s sofa is REAL, SUPER NORMAL and DEMOCRATIC. Were I also to say it’s BEAUTIFUL,Jasper would be offended.

F - Il divano della scomodità

Poi, ed è un altro e più recente caso, c’è il divano della “scomodità”. Una scomodità dichiarata, nell’ipotesi di proporre una fruizione totale e assolutamente liberata. È quello che richiede sforzi e contorsioni del corpo quando ci si voglia sedere e poi alzarsi, quello dove non raggiungi mai l’appoggio per la schiena e per arrivarci devi piegare le gambe in posizione yoga, quello dove i cuscini sono i salvagente di queste zattere alla deriva, a sostenere la testa, i fianchi, il corpo, i piedi, le gambe.Sono i divani canotto e piattaforma, i divani boa, i divani arcipelago, accumulo di squali, foche e coccodrilli, un misto di desiderio dell’altrove e di richiami a una rinata vita di nuove comuni del lusso, progetti legati a spazi e misure praticabili solo negli stand dei Saloni del Mobile, il bisogno, il piacere, e il dovere delle vanità. E anche la durezza umana dei super-minimal, divani taglia schiena come la dormeuse di Paolina Bonaparte.

F - The uncomfortable sofa

Another, more recent development is the “uncomfortable” sofa. The discomfort is openly stated and wholly intentional, the idea being that you can do exactly and whatever you like with the sofa in question. Sitting down and standing up call for a fair degree of bodily contortion and plain physical effort, and the backrest remains obstinately inaccessible unless you tuck your legs up in the yoga position and shuffle backwards, while cushions (life jackets on a drifting raft) provide the necessary support for head, sides, body, feet and legs.There are dinghy sofas, buoy sofas, platform sofas, archipelago sofas, sharks, seals and crocodiles rolled into one. A motley mixture of yearning for new horizons, the lure of new-born communities of luxurious living, designs of a size and scale that only furniture shows can accommodate, the needs, pleasures and duties of vanity. And also the bracing human challenges of super-minimal sofas as back-breaking as Paolina Bonaparte dormeuse.

H - Degenerazione della civiltà

...Noi abbiamo la nostra civiltà, le nostre forme nelle quali si rispecchia la nostra vita, e abbiamo gli oggetti d’uso che ci consentono di vivere questa vita. Nessun uomo e nessuna associazione hanno creato i nostri mobili, i nostri posacenere, i nostri portasigarette e i nostri gioielli. Li ha creati il tempo. Essi cambiano di anno in anno, di giorno in giorno, di ora in ora. Perché noi stessi cambiamo di ora in ora, modifichiamo il nostro modo di vedere, le nostre abitudini. E di conseguenza cambia anche la nostra civiltà. Ma la gente del Werkbund confonde causa ed effetto. Noi non ci sediamo così perché il falegname ha fatto così la sedia. Di conseguenza – con la soddisfazione di tutti coloro che amano la nostra civiltà – l’attività del Werkbund non ha alcun effetto.

Adolf Loos, Parole nel vuoto

H - The degeneration of culture

We have our culture, the forms that mirror how we live, and we have everyday objects that enable us to live this way. No human being or association created our furniture, ashtrays, cigarette cases or jewellery. They were created by time. They change from year to year, day to day, hour to hour, because we ourselves change from hour to hour. We change our habits, our ways of seeing things, and so our culture changes too. The Werkbund confuses cause and effect. We don’t sit the way we do because the carpenter made the chair the way he did. And so – to the satisfaction of everyone who loves our culture – the Werkbund’s efforts have had no effect whatever.

Adolf Loos, Spoken into the Void

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