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Rivista di Pesca a Mosca Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n°1963 Marzo - Aprile 2012 LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA

ffmagazine n° 15

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rivista online gratuita

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Marzo - Aprile 2012

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA

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DirettoreResponsabileBaroni Franco

Direttore EditorialeMondini Alberto

GraficiMondini AlbertoBagagli DanieleGammelli Luca

CoordinatoreRedazionaleMagliocco Massimo

CollaboratoriCastellani LucaBorriero MorenoBailey Philip

Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista Gratuita - Pubblicità Alberto Mondini Tel. 3318626216 e-mai: [email protected]

Lock StyleLuca Castellani

Rienza a ChienesMassimo Matteuzzi

Faccio un salto inPatagonia

Gabriele Zingaro

EcdyonuribeLuca Santoro

Una prima volta da...favolaRoberto Miceli

GP SeleLuca Castellani

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Slowly but Surely ….

Chi lo avrebbe mai detto fino a qualche anno fa che la nostra scuola potesse attraversare la Manica epiantare il nostro Tricolore nella patria della pesca a mosca ? Onestamente nessuno, noi per primi !!!!Ma si sa, chi non risica non rosica e noi, pian pianino, con molta umiltà ci abbiamo provato ed i risul-tati stanno arrivando.I nostri amici-referenti inglesi sul posto hanno lavorato così bene che alla data dell’uscita di questonumero saremo li ad insegnare la nostra tecnica a coloro che hanno “inventato” la mosca moderna inambienti straordinari ed in fiumi noti alla storia della pam.E non solo. Nel mese di giugno saremo al BFFI per il terzo anno consecutivo, la fiera inglese pam cherichiama migliaia di pescatori d’oltre Manica. Come per gli scorsi anni i nostri istruttori si cimenteran-no in dimostrazioni e mini corsi. Addirittura quest’anno l’organizzazione, visti i successi del passato, cimetterà a disposizione un’intera area dove poter insegnare il nostro lancio.Ho voluto sottolineare ciò, non tanto per dimostrare a tutti quanto “siamo bravi” ma per avvalorare ilfatto che la mosca italiana non è parente povera di altre e che non sempre l’erba del vicino è semprepiù verde della nostra.Siamo troppo autolesionisti, credetemi, in tutto e per tutto. Dobbiamo uscire da queste false creden-ze e cercare di ragionare alla pari degli altri.Dall’altro lato per avere successo bisogna cercare di non fossilizzarsi troppo su vecchi concetti sullatecnica di lancio che andavano bene fino a una ventina di anni fa ma bisogna integrare e poi integra-re e integrare ancora ciò che di buono c’è in giro per il mondo in fatto di pam.Noi lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo ancora andando a desta e a manca a cercare di imparare quel-le tecniche che si possono completare con la nostra.

Il tempo in fondo è galantuomo, l’importante è non avere fretta, insomma “Slowly but Surely”, “pianoma inesorabilmente”.

Massimo Magliocco

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Raduno IBRA – Sansepolcro 25 – 27 Maggio 2012Quest’anno il Raduno Costruttori canne in bambù che si svolgerà presso il Podere Vi-olino a Sansepolcro dal 25 al 27 Maggio 2012, si ripropone con una programma diestremo interesse per i Rodmakers. Come evento principale è stato organizzata unatavola rotonda che ha come titolo “Ferrule in Bambù e altre storie” con la straordi-naria partecipazione dei tre personaggi che hanno contribuito maggiormente allaloro progettazione e promozione. Dalla Danimarca - Bjarne Fries, dall’Argentina –Marcelo Calviello e il nostro Alberto Poratelli. Siamo lieti di accogliere nuovamentel’amico Hoagy Carmichael che presenterà il volume N° 2 del suo libro “The GrandCascapedia River – A History”. Tra gli interventi, Mauro Raspini presenterà i suoi duenuovi libri “The Fly – La Genesi” e “The Fly – Sacro e profano”Oltre a questo ci saranno altri interventi di sicuro interesse e il 25 Maggio 1012 in oc-casione dell’ ormai tradizionale Bamboo Only Day, si potranno provare le canne inbambù messe a disposizione dai soci IBRA in pesca sulla Tailwater del Tevere. Per in-formazioni e prenotazioni visitate il sitodell’IBRA www.rodmakers.it

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FFMAGAZINE

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Lettere in redazioneLo Staff di FFMAGAZINE

ti risponderà

“Di la tua”FFMagazine la prima ed unica rivista gratuita online di pesca a

mosca Italiana, aiutaci a migliorarla con i tuoi consigli

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Le speci autoctone sono i vitigni a bacca biancaOrtrugo e Malvasia di Candia aromatica da cui siottiene il Trebbianino Val Trebbia.Fu Anacleto Bonelli a fondare verso la metà delsecolo scorso le omonime cantine che ancoraoggi sono gestite direttamente dai figli e dai ni-poti. Consapevole di trovarsi in una zona a fortevocazione viticola intuì la potenzialità del settoree diede vita a un'azienda che in sessant'anni diattività ha saputo affermarsi e progredire.A lui si deve la creazione del Trebbianino ValTrebbia, vino bianco simbolo dell'azienda, rico-nosciuto D.o.c. Colli Piacentini nel 1975, uvaggiodi Ortrugo (60%) e Malvasia.

La nostra azienda è situata allo sbocco della Val Treb-bia, la via che attraverso l'Appennino collega la pia-nura Padana a Genova.La valle, oggi celebre soprattutto per il suo ambientepressochè intatto e diventato meta di escursioni siafluviali che campestri, ha un notevole valore storico.Già in epoca romana fu importante via di comunica-zione e nel 218 a.C. vi fu combattuta la battaglia delTrebbia contro l'invasore cartaginese Annibale.Nel Medio Evo la Val Trebbia assunse un ruolo fonda-mentale: i numerosi castelli e dimore storiche che an-cora impreziosiscono il territorio testimonianol'importanza che ebbe come via commerciale tra ilnord e il mare, da dove le merci si imbarcavano per ledestinazioni più lontane. Lodata da Hemingway che vi soggiornò, la media col-lina ha caratteristiche morfologiche e microclimaticheideali per l'allevamento della vite.

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ECDYONURIDEECDYONURIDE Luca Santoro

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ECDYONURIDE

Amo 8

Filo 8/0 iron gray

Code sintetiche

Addome Microfine dubbing e tTurkey biot

Ali poly bionco

Torace cdc dubbing

Hackles spalla di gallo grizzly

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UNA PRIMA VOLTA…DA FAVOLAUNA PRIMA VOLTA…DA FAVOLARoberto Miceli (Rob)

[email protected]

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C’era una volta, la prima volta..La prima volta per molti è un mito, fonte di racconti, per altri leggendaria, per altri un disastro clamoroso, ma, inquesto caso, è stata….se avrete pazienza lo scoprirete più avanti, state a sentire:nel 2008 ho pescato sull’Unec, un’esperienza fantastica, per i pesci, l’ambiente, le schiuse imponenti, in particolare ri-cordo le mosche di maggio; così con ancora in testa vivide queste immagini, decido di proporre a mio padre, mio abit-uale compagno di pesca, un ritorno in questo luogo meraviglioso, in modo da poter condividere, assieme, questanuova avventura.

Ero convinto che ritornandoall’incirca nello stesso peri-odo (metà di maggio), avreiritrovato più o meno lestesse fortunate condizioni,ma, ahimè, come ognipescatore dovrebbe sapere,la legge di Murphy incombe,e le cose raramente vannocome previsto, in partico-lare quando c’è MadreNatura di mezzo.Nonostante le previsioninon fossero un granché, de-cidiamo di partire; l’ot-timismo deve far parte delbagaglio di un buon pesca-tore, anche se la nostra, lachiamerei piuttosto, osti-nazione. Il fiume è a 60 cm,un po’altino, ma pescabile.Pensiamo, o meglio ci con-

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vinciamo, che in fondo, il tempo un po’ mosso, è spesso un ottimo alleato; ci raccontiamo che con il rischio di piog-gia, si fanno le pescate migliori, insomma tutti i luoghi comuni.Poveri ingenui, ormai dovremmo sapere che la scienza delle previsioni a 2 giorni è quasi esatta, infatti, giusto il tempodi sconfinare in Slovenia, che arrivano le prime gocce. Passando sul ponte di Haasberg, il fiume è ancora pulito e ilpiccolo barlume di speranza di riuscire a pescare la mattina successiva, rimane vivo. In fondo è una risorgiva, in fondodovrebbe piovere veramente tanto per sporcarla, magari si alzerà solo un po’ il livello, in fondo…..in fondo niente, lanotte cadrà pioggia in quantità industriale.

Al mio risveglio la mattina,neanche passo per la co-lazione e corro con lamacchina al fiume…qui trovoad attendermi il mio indi-gesto “caffèlatte”…mi crollala mandibola come in un car-tone animato di Willy il coy-ote, il fiume è impazzito, dimolto sopra al metro, ma so-prattutto è un’autostradamarrone che trasportatronchi e detriti. Mi corre unbrivido per la schiena, so giàche non solo non pescherò inquesta giornata, ma neanchenei 2 giorni successivi.Prendo la macchina e mesta-mente me ne torno verso lapensione, pensando che ilgiorno dopo sarei stato al la-voro, anziché a pesca.

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Tipografia Maserati nasce nel 1950 , daprima come cartoleria e tipografia consede in Corso Vittorio Emanuele, poi con ilcambiamento delle esigenze del mercatosi è via via evoluta, acquisendo nuove tec-nologie e nuovi metodi produttivi, sempreal fine di soddisfare le esigenze di unaClientela più esigente e competente.Oggi, la Tipografia Maserati si propone allapropria Clientela in una veste totalmenterinnovata con al suo interno uno studiografico capace di sviluppare e proporreidee, macchinari per la stampa off-set di-gitale di ultima generazione, personale ca-pace di affiancare e consigliare il clientenel pre e post vendita;servizi di consegne effettuate direttamentee dunque in tempi più solleciti; personale addetto alla stampa sicuro e competente capace di utilizzare sia tecniche tipografiche per la-vori particolari come oro a caldo o stampa a rilievo, sia tecniche off-set e digitale per stampa commerciale.Tipografia Maserati annovera tra i propri clienti nomi illustri dell'economia piacentina e non solo come CONFINDUSTRIA PIACENZA,STEP spa, RDB spa, CONFAPI, BIFFI TYCO, PIACENZA EXPO e molte altre, non disdegnando il piccolo artigiano o commerciante.

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Caso vuole, che, proprio alla pensione, incontro un ragazzo che aveva fatto un corso con noi di FFM, il quale mi con-siglia di provare a ripiegare sulla zona trofeo dell’Idrijca (tanto il costo del permesso è follemente simile), in quanto,da amici, aveva avuto notizie che non era piovuto e che le condizioni erano buone. Il tratto di fiume che mi consiglia,mi dice essere riccamente popolato da iridee da combattimento, bei temoli, poche fario, ma soprattutto, parola mag-ica…dalla MARMORATA!Io non ho mai preso una marmorata e in particolare mi dicono che, pescando solo a secca, la probabilità di prenderne

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una di taglia tende asintoticamente allozero.Caccio questo pensiero dalla testa,anche se in fondo in fondo rimane lì.Penso che già sarà molto se riuscirò apescare.Un po’scettici, ci incamminiamo verso ilpaese di Idrija e come per magia, dopopochi km, il sole si fa largo tra le nubi;noto che i lati della strada sono asciuttie a conferma, finalmente appare l’Idri-jca in tutto il suo splendore. Dei livellinon posso dire nulla, in quanto è laprima volta che la vedo, ma sicura-mente la trasparenza dell’acqua è in-coraggiante!Ci rianimiamo e cominciamo realmentea credere che potremo pescare. Fatti ipermessi al benzinaio, decidiamo di fer-marci in una piazzola di sosta, ci affac-ciamo: il fiume è bellissimo, decidiamodi cominciare da lì.Al solito, io mi cambio in un minuto-secondo, e canna in mano, comincio ascendere sul fiume,mentre mio padre,più tranquillamente, termina diprepararsi.Emozionato, come caduto nel paesedelle meraviglie, comincio a respirare i

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profumi del fiume, comincio a studiare la superficie dell’acqua, le correnti, le possibili posizioni in cui potrebbe esserciun pesce, questa è la parte di cui non mi stancherò mai…E’ presto, ancora non c’è schiusa e di conseguenza attività, opto quindi per un bel terrestrial in foam (fatto dall’amicoAlberto) per battere il sottoriva in caccia.

Un occhio di corrente prima di untronco, cattura la mia attenzione, midico “ se fossi una trota, stareilì”…pochi volteggi, angolato rallentatoe posa: tempo 3 secondi, il mio ter-restrial è risucchiato e non dai flutti.Ferro deciso, la canna si flette e sentoun bel peso dall’altra parte, mi ven-gono sfilati due-tre metri di coda e poi,tragicamente, la coda si allenta: ilpesce si è slamato.Diversamente dal solito, anziché in-veire a denti stretti, mi rendo contoche sono passato dall’inferno al par-adiso: stamattina ero disperato per lecondizioni proibitive dell’Unec e orasono sull’Idrijca, fiume meraviglioso, ame totalmente sconosciuto, ed ho ap-pena perso una bella trota. La gior-nata che ho davanti, mi appare ora,sotto tutt’altra luce.Esco dall’acqua per dare la buonanuova a mio padre che oramai èpronto, accoglie la notizia con entusi-asmo e finalmente andiamo a pesca.

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Pochi minuti, sento un fischio ed è lui ad essere incannato; larghi sorrisi si dipingono sui nostri volti e vederlo felice,mi regala sempre un’emozione speciale. Cattura e slama delicatamente un bel temolo, e anche io comincio a dedicarmia delle belle trote che delfinano con continuità davanti a me.Provo varie mosche, ma come sapete meglio di me, un po’ sono pesci di no-kill, un po’ quando sono intenti a man-giare con quell’atteggiamento (penso dei chironomi), la situazione si fa complicata.Riduco il diametro del tip e cerco di presentare con pose curve, la mosca prima del finale…alla fine ci riesco, ferro unadi queste iridee enormi e il carosello comincia!

Dopo una bella e lunga lotta,sempre in tensione per l’even-tuale rottura del tip, riesco aguadinare il mio primo pesce edè veramente una bella iridea.Respiro profondamente e mi ri-lasso godendomi ilmomento…penso: “vuoi vedereche oggi sarà la mia giornata”...Ricomincio a pescare e ferro unaltro bel pesce, ma dopo unabella fuga, mi rompe il tip e sene va; è colpa mia, dopo il pesceprecedente avrei dovuto cam-biarlo, ogni volta ci casco, ma nonimparo mai!Sebbene ancora qualche pescedavanti a me sia in attività, de-cido di cambiare area di pescaper cercare una situazione un po’più stimolante e punto verso unazona di acqua mossa e vege-

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tazione che affacciandosi sull’acqua crea delle promettenti zone di caccia in ombra.Prima di questa zona, c’è una bella piana e vedo un paio di bei temoli che bollano; di tanto in tanto mi arriva un fis-chio, è papà che continua a prendere delle belle trote alternandole a qualche bel temolo.Monto un’emergente con tracce di rosa sul corpo (non so se sia vero, ma si dice che il colore sia gradito ai timallidi ela mia statistica lo conferma). Mi trovo sulla sponda destra, a risalire, quindi lancio di rovescio: tutto sommato è unasituazione conveniente, in quanto rallentando un po’ il lancio si ottengono delle naturali pose curve, ideali per pre-sentare prima la mosca. Così è, due volteggi e posa, seguo la mia mosca e qualcosa accade: dal fondo si stacca lasagoma di uno dei due temoli, man mano che sale a candela mi sembra diventi più grande; ora c’è il momento più

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difficile, è tipico sbagliare un pesce che si vede salire, l’adrenalina da gestire è troppa e quindi devo fare uno sforzotitanico per restare immobile.Il temolo, senza alcuna frenesia, bacia la mia mosca, conto fino a due e ferro…C’è! Parte in fuga e comincia a saltare,è un vero spettacolo! Cerca di prendere la corrente centrale e si pianta spiegando la sua vela come un veliero tra leonde: è grosso, l’ho visto mentre saliva e ne sento tutto il peso sulla canna, la lotta dura ancora il tempo, lunghissimo,di quattro-cinque fughe, dopodiché riesco a portarlo al guadino.

E’ un pesce meraviglioso; nelfrattempo mio padre si avvic-ina e mi scatta alcune foto, ri-traendo tutta la miasoddisfazione, lo misuro, loriossigeno e gli restituisco lameritata libertà. La misuranon ve la dirò, per evitare dicreare improbabili valutazionidi veridicità facendo le pro-porzioni con le mie mani.Eraun bel pesce, di dimensioninon proprio comuni, questovi basti ;-)…lascio a voi ulte-riori stime.Continuo a pescare e prendoun’altra trota, non è un pescegrande, ma con mio stuporevedo che è una fario dallabella livrea.Penso soddisfatto che questofiume è una scoperta, rima-nendo sempre con i piedi per

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terra, sapendo che resta pur sempre una zona trofeo, in fondo concepita per questo tipo di divertimento…e di fatto,mi sto divertendo!Mi fermo un momento a riflettere, iridea, temolo, fario: manca solo una cosa per il lieto fine, ma non ci voglio sper-are.Continuo a risalire, ho montato una bella sedge (creazione del mio amico luca), e di tanto in tanto catturo qualche bellairidea; tirano come treni, sono forti e vigorose, pesci sicuramente immessi (o almeno credo), ma sicuramente di buonaqualità e magari presenti già da qualche anno, quindi con qualche caratteristica di rusticità acquisita.

Non c’è che dire la giornataè da favola, mai mi sarei as-pettato una svolta così pos-itiva.Ora, in qualche modo, misembra di essere cadutonella tana del bian-coniglio…cosa chiedere dipiù al demiurgo di questastoria?Lancio, ribalto la coda, lamia mosca è a due ditadalla sponda in una zonatalmente ombrosa e scurache faccio fatica a vederla.Ad un certo punto si in-abissa in modo innaturale,non capisco se è un giocod’ombre, ma proprio quelqualcosa di innaturale, mi faferrare prontamente, reat-tivo come non credevo di

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essere: la canna si piega di brutto, vedo un lampo dorato e il pesce comincia ad allontanarsi rubando coda dal mu-linello.Penso che sicuramente non è un’iridea, dal riflesso potrebbe essere un temolo anche se il posto non era proprio datemoli (non che questo voglia dire), opto quindi per una grossa fario.Il pesce si mantiene a buoni 20 metri da me continuando a percorrere l’alveo del fiume, stando sul fondo, seguendouno schema atavico di cui solo lui conosce il canone; il mio finale e la coda, continuano a tagliare l’acqua come unalama calda nel burro…comincio a seguire il pesce, sotto ho uno 0.148 Ø, che mi da una buona tranquillità, ma sen-

tendo la forza esercitata, comincioa dubitare.Faccio un cenno a mio padre che,rapidamente, recupera la coda emi viene incontro, macchina fo-tografica alla mano. Penso, scara-manticamente, che sia presto perestrarre la macchinetta, ma subitoun’altra fuga mi riporta alla realtà;ci sono dei tronchi e devo far sìche la trota non ci vada a finiresotto, altrimenti addio. Abbasso lacanna e comincio a tirarla a favoredi corrente forzando un po’: ilpesce, disorientato, manca l’in-gresso della vegetazione (mi illudoche sia merito mio), e ci ritroviamosu una piana degradante di acqualenta, qui me la posso giocarebene…ancora una serie di testatee di pericolosi avvitamenti, quandosgancio il guadino e mi preparo a

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chiudere il combattimento….Il pesce emerge, fatico a metterlo a fuoco con il sole, ma non è una fario: E’ UNA MARMORATA!!!Enorme, con fantastici riflessi dorati, mi preparo a guadinarla, sarà l’emozione, sarà che mi ha sovrastato la paura diperderla, morale, non riesco a farla entrare nel guadino (ne ho recentemente acquistato uno più lungo..),o meglio entraper metà, ma la parte superiore del corpo resta fuori e ogni volta che alzo il guadino scivola all’esterno; disperato, si-curo che il tip cederà, provo a portarla sull’acqua bassa, ma riparte, mi maledico per la chance perduta, ma senzaperdere la calma, ricomincio ad assecondarla, riguadagnando metro su metro; è là vicino a me, per fortuna, in barba

a Murphy e alla sua legge,come per incantesimo ri-esco a portarla a riva…ora è sui sassi in 3 dita d’ac-qua adagiata su un fianco, è stanca, non so se piùlei o io. Mio padre è incredulo, io attonito; passaqualche secondo prima che io riesca a reagire e miscrolli di dosso il timore reverenziale che mi per-vade; ho paura di toccarla, ho paura di rovinaretanta e tale perfezione, ma mi bagno le mani, laprendo delicatamente e la slamo. Tra le mani ècome se avessi uno scettro prezioso e incantato;sono sicuro che se chiedessi, verrebbe esauditoqualsiasi mio desiderio…ma in questo momentonon ne ho altri.Mi faccio scattare alcune foto, velocemente, eprovvedo a rimetterla muso verso monte per unalunga riossigenazione…la trattengo, continuando amuoverla delicatamente, traggo piacere da quelcontatto e dal vedere che le sue branchie ripren-dono un ritmo regolare e sento che sta riprendendovigore…alla fine mi fa capire che è pronta e la las-cio, mio malgrado, sapendo che questo attimo co-inciderà con la fine del mio sogno…sembra che lo

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capisca e se ne va lentamente lasciandosi ammirare…Mi fermo a pensare:”è la mia prima volta”, mai avrei potuto immaginare che sarebbe successo e che sarebbe stata cosìfantastica, mai avrei pensato che un combattimento con un pesce di questo tipo avrebbe potuto darmi una cascata diemozioni così incredibili.Sono i complimenti di papà a riportarmi sul fiume; ancora vedo la trota e le lancio, come una mosca, un pensiero, che,mi piace pensare, solo io e lei custodiremo per sempre.

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Dopo una lunga pausa, molto dopo e l’indomani, continuerò a pescare, prenderò altri bei pesci, un’ altra marmorata considerevole, ma la mia prima volta, la mia prima volta di un grande slam, la mia prima voltain cui ho avuto il privilegio di incontrare una regina entrerà per sempre nel mio libro di favole di pescatore e scusatese esagero, di uomo.C’era una volta…

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1°Trofeo Sele1°Trofeo SeleLuca Castellani

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Splendida riuscita della Manifestazione “Primo Trofeo Sele” di costruzione di mosche artificiali.Teatro di questa prima edizione del trofeo il salone Mirasele di “Terme Rosapepe”.In tal modo, numerosissimi pescasportivi di diverse regioni italiane (Umbria, Lazio, Liguria, Toscana,Molise, Piemonte, Basilicata, Marche e diverse parti della Campania) hanno avuto modo di conoscere ilSele e apprezzare lo straordinario lavoro di riqualificazione svolto dall’Associazione riqualificazionefiume Sele e dal Mosca Club Campania.Di qualità assoluta la giuria del trofeo, composta da tre grandi personaggi del mondo della pesca a mosca:• Alberto Salvini (Autore e produttore canale Caccia&Pesca SKY e giornalista di settore)• Luca Castellani (Responsabile Esterno della Tail Water Tevere e guida di pesca)• Graziano Magrini (Rappresentante Legale della Magrini by De Vecchi Mechanical Tourning

I concorrenti dovevano realizzare, nel temporichiesto di ore 1 e 30 minuti, n° 2 imitazioni:

o Artificiale 1 Effimera: OLIGONEURIELLARHENANA – IMMAGINE

o Artificiale 2 Tricottero: PHILOPOTAMUSMONTANUS – ADULTO

Di seguito la classifica:1° – Sandro Ulisse - Rhenana 254 pt + Philopota-mus 260 pt tot. 514pt.2° - Douglas Rhodes - Rhenana 261 pt +Philopotamus 146 pt tot. 407pt.3° - Antonio Cappuccetti - Rhenana 194 pt +Philopotamus 179 pt tot. 373pt.4° - Alessandro Vallerotonda - Rhenana 174 pt +Philopotamus 195 pt tot. 369pt.

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5° - Luca Santoro - Rhenana 170 pt + Philopotamus 143 pt tot. 313pt.6° - Gabriele Zingaro - Rhenana 207 pt + Philopotamus 99 pt tot. 306pt.7° - Michele Gallo - Rhenana 144 pt + Philopotamus 86 pt tot. 230pt.8° - Simone Caracciolo - Rhenana 124 pt + Philopotamus 79 pt tot. 203pt.9° - Damiano Paradiso - Rhenana 95 pt + Philopotamus 79 pt tot. 174pt.10° - Fausto De Vincenzi - Rhenana 102pt+Philopotamus 65pt tot. 167pt.Nella Sezione Philopotamus si è dunque classificato 1° assoluto Sandro Ulisse, con 260pt.Nella sezione Oligoneuriella Rhenana è stato Douglas Rhotes, americano della Louisiana a realizzare uno spinner diRhenana del punteggio più alto.

Al Trofeo è stata affiancata la realiz-zazione di una interessantissima tavolarotonda sugli aspetti gestionali dei bacinifluviali con l’esposizione degli approcciseguiti dalle più grandi e strutturate re-altà italiane in materia già esistenti (TailWater Tevere, Valnerina, Val d’Aveto) eun’attenta analisi delle potenzialità deifiumi del bacino del Sele-Tanagro. Al di-battito hanno preso parte anche Gio-vanni Piano in rappresentanza dellaProvincia di Salerno, il Vicesindaco Ste-fano Viola e l’Assessore AntonioBriscione in rappresentanza del Comunedi Contursi Terme e il Sindaco Italo Lulloin rappresentanza del Comune di OlivetoCitra.

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Faccio un saltoin Patagonia

Gabriele Zingaro

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Come spesso accade quando un noto personaggio della pesca a mosca in Italia si allontana dal palcoscenico, cala ilsilenzio e così è stato per Pierluigi Pironi, meglio conosciuto come Gigi, un dei più affermati costruttori e pescatori amosca italiani degli ultimi vent’anni. Avendo deciso di recarci in Patagonia, abbiamo scelto la sua struttura per allog-giare comodamente nei pressi del Rio Chimehuin a Junin De Los Andes; personalmente non potevo farmi sfuggirequindi l’occasione di porre qualche domanda ad un uomo che a 50 anni ha avuto il coraggio e la forza di rimettersi indiscussione.

Hosteria Del Tano Vano

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G.Zingaro (D): Allora Gigi, la prima domanda èscontata, ma non banale, dal momento che in moltiin Italia se la pongono da tempo: perchè hai decisodi andare all'estero ad aprire un Lodge di pesca aMosca?

P.Pironi (R): “Sinceramente non credevo che questamia scelta avrebbe suscitato così tanto interesse vistoche per me la pesca a mosca è e resterà sempre unapassione e non l'ho mai sfruttata per guadagnarcicome fanno tanti altri. In ogni caso la decisione l'hopresa per il semplice motivo per cui in Italia ero di-ventato vecchio (a 48 anni) per qualsiasi tipo di la-voro e non riuscivo a trovare un impiego dopo lachiusura dell’azienda per cui lavoravo. Mi si è pre-sentata quest’opportunità e ci ho provato. L’estero tipermette di farlo mentre in Italia non siamo ancorapreparati a questo. Ho sempre pensato che sarebbestato l’unico modo di poter “sfruttare” il mondo dellapesca a mosca con un riscontro sufficiente per potervivere discretamente anche se, come tutte le cose,difficile. Ho creduto che potesse essere una cosa fat-tibile, una sfida come tante nella mia vita. Credo, e tu(Gabriele ndr) hai potuto constatarlo, di esserci rius-cito abbastanza bene nonostante le difficoltà incon-trate.”

a sinistra:Gigi con Marron

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(D)Perchè proprio la Patagonia?

(R : “Prima di tutto perchè ero in un periodo in cui mi si erano ammucchiate un sacco di cose spiacevoli e miera venuta voglia di voltare pagina nella mia vita. Per farlo devi allontanarti di molto dal posto in cui vivi e dovemeglio se non dall'altra parte del mondo? Tanti lo dicono e quasi nessuno lo fa, restando un sogno. Unapazzia? Può anche essere vero, ma un po' è necessaria. Ho scelto la Patagonia, infine, perché è una metavotata alla pesca a mosca dove già esiste un mercato ormai consolidato e a costi, al momento del mio arrivo,abbastanza accessibili per fare investimenti di questo tipo.”

Lodge dalle camere

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(D) Alla tua "Hosteria Del Tano Vano" hai scelto di puntare sul successo delle usanze e della cucina italiana, lo rifaresti?

(R) “Questa è una domanda che potrebbe avere mille risposte, ti dico solo che al momento della decisione le cosedovevano andare in una certa maniera e si doveva essere in due, poi mi sono ritrovato solo e la cosa si è complicatanotevolmente perché era molto difficile (anche perché la conoscenza della lingua non me lo permetteva ) riuscire afare tutto. Ho voluto puntare sulle usanze della cucina italiana perché è risaputo in tutto il mondo che è una delle piùbuone e salutari esistenti e anche per essere un po’ diversi dagli altri. In ogni caso punto molto sulla qualità che quilascia molto a desiderare.”

Lodge ala interna

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(D)Che rapporti hai conla "concorrenza ar-gentina"?

(R) “Quando si è saputoche cosa si stava costru-endo c’era molto inter-esse per vedere cosa maivenisse fuori. Tutti si as-pettavano qualcosa al disopra delle righe, distravagante, eccezionale.Io non ho costruito unarosa nel deserto, ma unastruttura conforme con leabitudini e le usanze ar-chitettoniche locali solocon qualche cosa di di-verso a livello di serviziche li si può notare soloentrandoci dentro. Ionon credo che i concor-renti mi maledicano per-ché sono arrivato aportargli via dei clienti.Molti li conosco e hobuoni rapporti con tutti, iltempo dirà se ho ra-gione.”

(D)Te la senti di fare un bilancio di questo primo anno e mezzo?

(R) “Da quando sono arrivato ogni anno c’è stato qualcosa di strano. Questa, per me, è laseconda stagione di lavoro. La prima (quella del 2011)mi ha soddisfatto al di sopra di qual-siasi più rosea aspettativa. Tempo fa c’è stato un problema ambientale (un vulcano ha in-iziato a eruttare a 150 km di distanza ricoprendo di cenere le zone circostanti) che i mediahanno, come al solito, presentato in maniera catastrofica spaventando la popolazione chequest’anno ha deciso di andare in vacanza altrove per non correre il pericolo di ritrovarsi ri-coperti di cenere. La città dove sono io (Junin ndr) non ne ha minimamente, ma la vicinanzadelle zone affette dal fenomeno ha influito a far si che la gente preferisse altre località. Perora i mesi migliori sono stati molto scarsi, ma speriamo di rifarci nei prossimi che restano.”

Hall - Lodge

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(D)Nostalgia? Mai?

(R) “Prendendo la decisione di intraprendere questa strada sapevo che avrei lasciato la mia vita passata. Mio figlioaveva 21 anni e grande abbastanza per iniziare a correre solo, io sono separato e quindi non avevo più legami matri-moniali, ho un fratello che ha la sua vita ed è lontano dalla città in cui vivevo. Ho una madre che è in un istituto peranziani ed è servita e riverita ma, soprattutto, curata che è quello di cui più ha bisogno. Non credevo di poter soffriredi nostalgia, come poi è successo, per i miei affetti. Tutto si è accentuato dopo che ho incontrato la mia attuale com-pagna, Chicca, che ho conosciuto poco prima di partire per questa avventura. Insomma ……molta nostalgia.”

(D) Hai avuto modo diseguire le vicissitudini dellaPesca a Mosca in Italia? O tiriesce difficile?

(R) “Sono costantemente in-formato via internet di tuttociò che succede in Italia. Vi-aggiando molto e vedendomolte realtà della pesca amosca nel mondo, quello chesuccede in Italia mi rattristaperché è il mio paese, manon crediate che all’esterosia tutto meglio. Quello chenoi vediamo andando in unpaese piuttosto che in unaltro a pesca non cor-risponde alla realtà; ci sonomilioni di problemi ovunquesolo che, essendo in va-Ristorante Lodge

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Gigi con Iridea

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canza, uno non se ne rende conto. Bisogna vivere le situazioni e, per quello che vedo, posso dire che l’Italia per quelche riguarda la pesca è in linea con tutto il resto dei paesi in cui io mi sono recato. I problemi sono quasi sempre glistessi, prelievo ittico, inquinamento, gestione che lascia a desiderare, bracconaggio, pressione di pesca ecc... , questecose sono comuni ovunque, tutto sta nella coscienza di noi pescatori fare in modo che le cose vadano per il meglio.Non diamo sempre colpa alle autorità competenti. Ma soprattutto, non aspettiamo sempre che qualcuno faccia ciò chein realtà dovremmo fare noi per primi.”

Marron

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(D)Progetti per il futuro?

(R) “I miei progetti per il futuro non li posso dire, non perché siano segreti, ma semplicemente perché è mio doverefare in modo che questa struttura sia funzionale come lo è ora poi quello che succederà non lo possoprevedere. Sicuramente posso dire che ho un impegno con una persona (la mia compagna) e intendo portarlo a ter-mine, per il resto si vedrà”

(D)Ora dammi un motivo, ilprimo che ti viene in mente,per cui un italiano dovrebbevenire a pescare in Patago-nia!

(R) “Sicuramente non per ipesci giganti! Ci sono Fario,Iridee e Salmerini come danoi (l’unica cosa che cambiasono le dimensioni se si èabili). Gli scenari sono vera-mente da favola.”

(D) ...E ora dammene unoper non doverci venire...

(R) “Quando ci si reca inun posto così lontanospesso si fa la proporzione:lontananza = maggiori di-mensioni, niente di piùsbagliato! Nei fiumi localiPerca dalla bocca piccola un vero autoctono patagonico

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Gigi con marron

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esiste tutta la scala di misura dei pesci presenti che va dall'avannotto alla trota di vari kg , NON SOLO I PESCI GROSSI!!Affinché l'ambiente sia equilibrato deve essere così; mi dispiace per coloro che vanno all'estero con la sola idea dipescare pesci al di fuori del normale. Qui ci sono dei momenti che i pesci sono veramente difficili e non sempre si pren-dono di dimensioni ragguardevoli. Ho un amico che non verrà mai qui perché pensa che sia troppo facile pescare,purtroppo non credo che avrò la possibilità di poter fargli cambiare idea. Coloro che pensano di poter venire qui e faremattanze è meglio che stiano a casa.”

(D)Cosa ti senti di dire a chi,come hai fatto tu, ha in mentedi iniziare un'attività inerentela pesca a mosca all'estero?

(R) “Io sono sempre statodell’idea che se una personacrede in una cosa deveprovare a farla altrimenti sitroverà in futuro sempre con ilrimorso di non averci provato.Io l’ho fatto, il tempo mi diràse ho fatto bene o male…perora sono soddisfatto anche seci sono ancora molte cose insospeso e da sistemare. L'u-nico consiglio che do è quelloforse più scontato e più ba-nale, ma anche il più efficace:volere è potere!! Buona for-tuna a tutti!!”

Foto di gruppo

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La Patagonia è da sempre un sogno per moltipescatori a mosca, Gigi ha investito sul suosogno e su quello di molti appassionati che ognianno affollano il suo lodge, riposandosi dallefatiche giornaliere e raccontandosi le avventurevissute. Quando si fa un viaggio così lungo amigliaia di chilometri da casa per diversi giorni,avere un punto di riferimento “italiano” dovepoter mangiare romagnolo e sentir parlare lapropria lingua, può essere un palliativo a quellache i brasiliani chiamerebbero la “saudade”,ovvero la nostalgia. Nonostante di pescatori e so-prattutto di fly tyer come lui in Italia ne siano ri-masti pochi, ci sentiamo in dovere di augurare aGigi i migliori successi per la sua attività e loringraziamo per la disponibilità dimostrataci.

www.pamgea.comwww.gabrielezingaro.it

Gigi con Salmerino

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“Rienza a Chienes”

Massimo Matteuzzi

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Febbraio 2012, mi arriva una mail dell’amico Marco di Fonzo, gestore della Riserva di Chienes.- “Ciao Massimo, come sai Chienes quest’anno ha riaperto dopo due anni di chiusura, perché tu e Marco (mio collegaIstruttore in FFM) non venite su per una pescata in Marzo?” - Detto fatto, parte la macchina organizzativa, sento il mio collega Marco Terzani e agenda alla mano organizziamo peril week-end del 3-4 marzo. Con noi verrà anche Andrea, figlio quattordicenne di Marco, “PaM in erba” ma già bravo acostruire le secche che il Papà gli mostra.

La sera prima fervono i prepar-ativi, mostro ad Andrea qualchepassaggio costruttivo per alcuneNinfe che ritengo sarannoadatte alla nostra battuta e poisi va a dormire già con il pen-siero alla mattina dopo. SABATOIl nostro ritrovo con Marco diFonzo è presso il chiosco diChienes, punto di rilascio deipermessi per il tratto in ques-tione, praticamente sul fiume.Marco è un gestore moltoscrupoloso, ci spiega che nonsiamo stati fortunati perché i liv-elli del fiume sono troppo alti acausa della stagione insolita-mente calda (quasi 20°!). Nei giorni precedenti poche cat-ture o peggio cappotti.

Temolo 43 cm.

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Il fiume Rienza in questa zona è comunque gestito con una logica che rifugge il concetto di “Pronta Pesca”; i pesci cisono, anche molto belli, ma bisogna guadagnarseli. Personalmente ammiro molto la passione che Marco ci trasmettedurante la nostra chiacchierata, si vede che è molto attento alla cura di questo fiume e non gli interessa inseguire fa-cili guadagni buttando quintalate di “pesciame” in un fiume che ha suoi spazi e tempi, differenti dalle logiche com-merciali.

Temolo in canna

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Pronti via, con una piacevole cammi-nata discendendo la sponda sinistradel Fiume, arriviamo nei pressi delconfine inferiore della Riserva, demar-cato da un doppio cartello a prova disbadati! Affrontiamo una piana moltobella, con una vena di corrente cen-trale invitante. Marco ci dice che inquesto tratto ci sono perlopiù Temoli digrossa taglia e qualche Iridea di im-missione, che viene da altri tratti delfiume. Io affronto la zona a scendere,opto per la Ninfa Ceca e faccio qualchelancio di prova per trovare il giusto“pescaggio” e l’azione che sto cer-cando. L’acqua è velata, sicuramenteper via della presenza di neve disciolta,la temperatura è da brividi: 4 C°! Starein ammollo per molto tempo non èproprio il massimo.Dopo poche passate, attacco! Trattasidi una discreta Iridea sui 35 cm, benpinnata e combattiva. Anche Marco haferrato una trota ma questa decide cheper lei non è giornata e dopo qualchesalto si sgancia.Qualche minuto e attacco un altro

Temolo 48 cm.

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pesce, questa volta è un belTemolo, che dopo qualche tirae molla si lascia catturare: 43cm. Devo dire che si mettemolto bene e credo di avercapito come mangiano questipesci, molto delicati e veloci,bisogna stare concentrati altri-menti ti “salutano”. Dopo pocoferro un altro Temolo, unpesce molto bello che mi fapenare non poco vista la tagliaimportante. Tenta qualchefuga, la mia canna è leggerama asseconda molto bene lesfuriate del pesce che alla finesi fa immortalare. È uno splen-dido esemplare di 48 cm, ve-ramente da copertina, con unapinna dorsale maestosa!La mattina si è messa subitobene, sia io che il mio amicoMarco prendiamo qualchetrota iridea, ma nessuna diqueste catture è banale oscontata: non uno di questipesci ha mangiato in modo vi-olento, bensì pizzicando leninfe, ora quella di drop ora

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quella finale. Risaliamo il fiume su sponde opposte, in modo di non disturbarci. Il confine inferiore della sponda destra è posizion-ato più in alto rispetto all’altra sponda, la Riserva termina in diagonale. Dalla mia parte c’è forse il tratto più bello, condei massi intervallati a correnti, luogo ideale per il mio vero obiettivo: una bella Marmorata. Prendo due trote, ma an-cora non ci siamo: queste catture sono comunque utili per capire come pescare, infatti ho cambiato sia le ninfe che il

Marmorata

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finale, per praticare una corretta ninfa a risalire sottosponda. In una bella zona, in prossimità di una tana attacco fi-nalmente qualcosa che soddisfa le mie aspettative: è una bella Marmorata, che riesco a guadinare e fotografare (rigorosamente in acqua). Il metro dice quasi 50 cm, sono veramente contento !Nel pomeriggio c’è ancora tempo per qualche sporadica cattura, i pesci sono comunque piantati e non collaborativi,per fortuna una bella Fario di 44 cm si “presta” per una photo, ma la soddisfazione più grande è vedere Andrea che“incanna” una bella iridea che prontamente immortaliamo. La sua espressione ritrae bene la giornata!Gran bella giornata, molto faticosa e intensa: alla sera siamo veramente “cotti” e dopo una veloce cena siamo già aletto. La Pesca in questo fiume richiede una buona forma fisica.

DOMENICAIl giorno dopo la pescosità è, se possi-bile, diminuita ancora. L’acqua si è leg-germente alzata, siamo sempre sui 4C°. Comunque ripartiamo dagli stessipunti, ma questa volta la collabo-razione dei pesci non c’è. Saliamo susponde opposte, finalmente mi rendoconto (grazie ad un errore fortuito) chei pochi pesci in attività oggi mangianoin modo diverso rispetto a ieri, per cuimi adeguo. Catturo qualche trota dimedia taglia poi, già in prossimità delPonte di Chienes comincio a provarequalche streamer, che mi regala unadiscreta Marmorata. Percorro altri 50metri di sponda, in prossimità dell’in-gresso di un piccolo affluente, dentrouna corrente, attacco un gran bel

Iridea di Andrea

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pesce che non riesco a vedere finché non compie uno spettacolare salto: è una grossa Iridea, Marco (Di Fonzo n.d.r.)mi aveva avvisato della presenza di alcuni esemplari da combattimento e questa certo lo è. Mi srotola quasi tutta lacoda e devo scendere lungo la riva per tenerla. Riesco a guadinarla dopo qualche minuto, un bellissimo esemplare di51 cm, pinnatissima e in forze, stimata oltre il 1 kg e ½. Nell’ora successiva riesco a prendere un’altra Iridea di 45 cme una strepitosa Fario di 47 cm.

Iridea 51 cm.

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Anche Marco (Terzani n.d.r) riesce a prendere una bella Fario e si fa scappare una grossa Iridea che saluta tutti scen-dendo giù per la corrente come un “trenino” in corsa.Che dire, un’altra bella giornata, corredata da poche ma splendide catture! Purtroppo il tempo stringe e poco dopopranzo dobbiamo fare “armi e bagagli” per rimetterci sulla via di casa, comunque felici per il tempo trascorso insiemesu questo fiume.

RIFLESSIONICHIENES non è una Riservafacile, ci vuole tanta concen-trazione e perseveranza, èuna Scuola severa riservata apescatori che abbiano unacerta determinazione.Bisogna variare l’approccio,essere osservatori e capire sei pesci hanno voglia di collab-orare. Meglio dirlo prima, perevitare i facili entusiasmi chele photo di quest’articolopotrebbero suscitare. La ri-compensa per questi sforzi èperò notevole: ci sono troteche non si vedono quasi più,soprattutto alcune Fario che“riempiono gli occhi” perlivrea e silohuette, dei pescipraticamente perfetti. Percome intendo la pesca “ilgioco vale la candela” alla

Marco Terzani

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Fario 47 cm.

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grande, ma lascio a voi giudicare.Se condividete lo spirito e la passione per la pesca di Marco Di Fonzo, allora è una Riserva per voi, “Slow Fish” per dirlaa modo suo. Un plauso anche al Proprietario che permette una gestione così oculata e rigorosa di queste acque, cosarara di questi tempi.Altrimenti, visto anche il costo notevole del permesso giornaliero (45€) forse è meglio dirottare su località che offranocatture più abbordabili. ATTREZZATURALa pesca a ninfa e streamer sono la prima scelta vista portata e conformazione del fiume; non conviene scendere troppo

con il diametro dei tip, uno 0,18 vapiù che bene, così non dovretecostringere pesci di buona taglia adestenuanti tira e molla che non gio-vano alla salute degli animali. Comecanna una 10’ per coda 4 rappre-senta una valida soluzione.VITTO/ALLOGGIOIn zona Chienes/San Sigismondo cisono molte Pensioni e Ristoranti;noi siamo stati presso il GarnìWeger, ambiente semplice ma ac-cogliente, a duecento metri dallaRiserva.

Massimo Matteuzzi è IstruttoreFFM, vive a Bologna. Per contatti: www.flyfishingmas-ters.it

Dal ponte di Chienes

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LOCH STYLE FLY FISHING CLUB FIRENZELOCH STYLE FLY FISHING CLUB FIRENZEChi mi conosce,sa bene dellapassione che hoper la pesca inlago con lamosca artifi-ciale. Sia cheessa sia rivoltaai percidi, eso-cidi od in in-verno alle troteiridee d’immis-sione.

Italo Luca Maurizio PaoloGiovanni Claudio

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Devo dire in verità che la svolta e il salto in avanti di qualità in questa tecnica di pesca, lo feci quando a metà degl’anninovanta conobbi al Lago Santo Stefano di Città di Castello, Jacopo Tinti e Alessandro Sgrani. A quel tempo la pescain lago era da noi considerata soltanto la pesca con gli streamer, con coda galleggiante o affondante; io già avevo dellecode affondanti che avevo utilizzato per la pesca ai salmoni della British Columbia che utilizzavo in quel lago per la pescacon quella tecnica; oppure con le classiche sommerse il tardo pomeriggio lanciate a favore della leggera brezza (stilebritish: Black Pennell, Butcher….), altrimenti nei momenti di attività nulla, te la cavavi con il classico “ovetto” costru-ito in yarn colorati.

Spesso durante le giornate senzanuvole era questa la tecnica che lafaceva da padrone, anche senoiosa. Ma in assenza di attività,dovuta alla nostra incapacità onon conoscenza , almeno aveviqualche volta la coda in “tiro”.Nessuno di noi a quel tempopossedeva una coda intermedia.Quando vedemmo questi due“fenomeni”, Jacopo e Alessandro,pescare sulle bollate con chi-ronomi o ninfe a noi sconosciute cisi apri l’opportunità di fare espe-rienza in un nuovo mondo e modo di pescare. Fortunatamentequesti due “personaggi” si rive-larono delle persone disponibili eci permisero di frugare e rubare al-

Lock il 25 Aprile di qualcheanno fa

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cune delle imitazioni dalle loro scatole strapienedi mosche da lago; a noi ovviamente ignote. Maivisto niente di simile, ancora oggi a distanza dianni. Sfruttammo questa opportunità ed il nostrogruppetto, per merito di questa conoscenza, hatirato fuori tre o quattro pescatori a mosca in lagodi buon livello. Grazie ragazzi. Dopo un po’ di annici rincontrammo a San Donnino su questo lagodella Fipsas dove a distanza di poco tempo divennela sede del LOCH STYLE FLY FISHING CLUBFIRENZE. Questo l’ho copiato dal loro sito:http://www.facebook.com/pages/Loch-S t y l e - F l y f i s h i n g - C l u b -Firenze/276303619056928Il club, nato circa dieci anni fa offre l’opportunitàdi frequentare il Loch Style Reservoir, un ambientededicato alla sola pesca a mosca artificiale, un’oc-casione per vivere un’esperienza di pesca a moscain lago, pescando da riva, dalla barca o con bellyboat. Al Loch Style si possono imparare nuove tec-niche di lancio, di pesca, di costruzione mosche, in-contrare persone preparate e disponibili perconsigli tecnici o per avere informazioni sui miglioriposti per pescare. Sono anche previste uscite digruppo verso luoghi adibiti a questo tipo di pesca.Al loch style si pesca con la coda di topo a tecnicalibera ma obbligatoriamente no- kill con artificialicostruiti su ami senza ardiglione o con ardiglioneschiacciato. L’ospitalità è uno dei nostri fini princi-

Italo cattura con i boobies

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pali per condividere lo scambio di tecniche, mosche ed esperienze con quante più persone possibili e quindi tutti col-oro che lo frequentano possono usufruire di uno spazio all’aperto e un mini-lodge dove poter usare il barbeque o sem-plicemente fare uno spuntino. Anche per favorire tutto ciò periodicamente vengono organizzati pranzi e cene a cui tuttii soci possono partecipare anche insieme alle proprie famiglie in un clima amichevole.PERCHE’ PESCARE A MOSCALa pesca a mosca non è solo uno sport ma una filosofia e una nobile arte della pesca nel rispetto della natura, per

iniziare si possono percorrere duestrade: quella del fai da te e quella diavvalersi dell’esperienza di chi conoscequesta tecnica. Desideriamo condi-videre la pratica e la filosofia dellapesca a mosca per essere sempre di piùad apprezzare questo hobby e colti-varlo, nel pieno rispetto della natura edei pesci stessi, partendo dall’osser-vazione dell’habitat che li circonda. Iltutto per migliorare le proprie possibil-ità di pescare trote e temoli e altripesci. Chi desidera approfondire le pro-prie conoscenze può anche può fre-quentare la sede del club dove ciritroviamo ogni settimana (ogniGiovedì alle 21,00) . I pescatori amosca sono i veri appassionati dellanatura, frequentatori dei sentieri d'altamontagna, delle valli dei nostri torrentiQuindi non ci si può improvvisarepescatore a mosca e per questo il nos-tro club come tanti altri vuol contribuire

Luca e una cattura

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Claudio Orvis Carraraa organizzare /promuovere corsi per questa tecnica dipesca. Gli attuali soci sono disponibili e ben contenti dipoter trasmettere le proprie conoscenze e tecniche anuove generazioni di pescatori a mosca, quindi bambinie ragazzi sono i benvenuti per imparare questa tecnica.Un ambizioso progetto! richiederà tempo ed educazioneverso l'ambiente e gli animali e porterà ad una nuova di-mensione della pesca a mosca e non solo. Vogliamo of-frire loro l’emozione di rivedere il salto della trota fuoridall'acqua appena la mosca tocca la superficie. FineSono affezionato a questo posto. Per diversi motivi. Ilprimo è che ci ho svolto il primo servigio guida. Comepotrei dimenticarlo!!!. Era la prima volta che qualcunomi pagava per andare a pescare. Sapeva d’incredibile aquei tempi per me. Poi credo di averci vissuto, in unasera di aprile di diversi anni fa, uno dei più bei coup desoir che ricordi. Pescavo controluce sulla brezza seraleche tirava da poco tempo. Vedevo dei gran bei pesci bol-lare. Lanciavo e prendevano le mie mosche. Pescavodalla barca. Avevo appena fatto una cattiveria; avevo ac-compagnato Maurizio a riva per espletare un bisogno fi-siologico e sono ripartito immediatamente da solo perchénon avevo voglia d’aspettarlo, non volevo perderetempo, avrei voluto già essere lì posizionato sulle bol-late. Se la sarebbe potuta cavare anche dalla riva. Dellebellissime trote da tre quattro chilogrammi in ottimasalute, hanno messo a dura prova la mia attrezzatura.Dinamite pura. Con l’energia che sprigionavano all’in-terno della rete dei capienti guadini da barca , due di

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queste mi hanno distrutto l’intelaiatura degli stessi, nonostante che le slamassi in acqua. Li hanno resi inutilizzabili.Due guadini metallici da barca fuori uso. Senza guadino l’ultimo pesce mi ha strappato il finale ed è finita la magia.Ho smesso di pescare. Sembrava di vivere un’esperienza in lago della Patagonia o del Nord America. Splendide sen-sazioni. Dovuto alla vigliaccata che avevo fatto al mio compagno, dato che aveva lui la macchina fotografica, non hopotuto immortalare la serata senza eguali con quei splendidi pesci. Un’oretta di pesca memorabile. Ma Maurizio nonlo ha mai dimenticato e spesso lo utilizza per mettermi in cattiva luce ancora oggi. I ragazzi del club sono tutti spe-

ciali, come non essere riconoscentianche solo per la disponibilità che sem-pre hanno nei confronti di tutti. Ci sonotra di loro ottimi cuochi, e sono tutti al-lenati a bere il buon vino. E’ difficile com-petere con questi toscani su questo. Inun mitico incontro di qualche tempo fa,era per officiare un invito per noi umbria gustare la bistecca fiorentina presso ilcasottino del club. Il dopo pranzo, eradi un pomeriggio di gennaio, potevivedere Stefano (uno dei miei) a torsonudo in piedi sulla prua della barca,pronto a gettarsi in acqua per tentared’inseguire la canna che gli era sta por-tata via dalla barca da una trota. Vede-vamo la canna “sciare” da un puntoall’altro del lago, Ogni qualvolta che er-avamo a tiro , pronti per recuperarlaquesta s’inabissava con la trazione cheproduceva il pesce. Tutto inutile. Meritodi Fulvio se non è accaduto questo; cioènon siamo stati testimoni e spettatori

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del tuffo di Stefano. In contemporanea con i riflessi lenti del dopo pranzo in un’altra barca, la mia, è volata via una10 piedi Sage. La trota aveva attaccato la march brown che “ballettava” sulla superficie dell’acqua mentre remavo perdirigermi in un’ altra zona del lago. Strappata dalla barca si è inabissata perpendicolare come se fosse un galleggianteda pesca che segnala un’abboccata. Tanto era di Maurizio. I giorni successivi sono stati spesi nel tentativo di recu-perare l’attrezzatura persa. Senza toccare vino. Pescare in questo lago è divertente. Il Lock Style è un lago molto tecnico. La profondità significante dell’acqua spessomette a dura prova l’abilità e le capacità tecniche del pescatore a mosca in lago. Se non salgono negli strati superfi-ciali per merito di un vento o del cielo nuvoloso o della pioggia è abbastanza complicato pescarci, specialmente conle condizioni di cielo terso e assenza di vento. La quantità di pesce presente spesso aiuta a colmare queste difficoltàe qualche cattura si fa in ogni condizione. Divertente quando è più caldo è affrontarlo dalla ciambella. Comunque seci andate a pescare: che sia Giovanni o Italo oppure Daniele o Paolo o Maurizio, ognuno di questi è un ottimo com-pagno di pesca per condividere una barca, chi scegliete sarà comunque una scelta ben fatta. Però non invitateli a gareculinarie. A breve dovrebbe uscire il video di Massimo Magliocco con me e Alessandro Sgrani girato anche su questolago, poi prossimamente mi adopererò per fare il possibile per segnalare le mosche da usare in questo lago in unprossimo articolo.

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