Elav Journal 20

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    ELAV

    Journal 

    INDIC AZIONIper gli AUTORI    E   L

       A   V

       J   O   U   R   N   A   L

       A  n  n  o   V

       N  u  m  e  r  o   2   0

    Direttore ResponsabileMassimo Zangarelli

    Direttore ScientificoEnrico Guerra

    Direttore Editoriale

    Luca Russo

    Progetto GraficoELAV snc

    Segreteria di RedazioneELAV [email protected]

    Hanno collaborato a questo numero: 

    Enrico ArrigottiRiccardo BarilaniPaolo BartolucciRiccardo ContiglianiMarco De AngelisValentina Di TomasoEnrico GuerraJacopo MassaroDamiano MolinaroMosè MondonicoRiccardo Monferà

    Giuseppe RighiniLuca RussoMichela Spinozzi

    Pubblicazione Trimestrale Tecnico-Scientifica Anno V - numero 20 Dicembre 2012REGISTRAZIONE N. 31/2008 RILASCIATAIL 14/10/2008 DAL TRIBUNALE DI PERUGIA

    La rivista ELAV Journal si pone l’obbiettivofondamentale di portare ai lettori informazionidi alto livello con risvolti applicativi per leScienze Motorie. Gli scritti canditati per lapubblicazione dovranno pertanto avere que-sta caratteristica, requisito principale di valu-tazione.

    ELAV Journal è aperto ai contributi di tutti gliesperti che a vario titolo lavorano o fanno ri-cerca nel campo delle Scienze Motorie.Gli scritti di interesse della rivista sono: articoli a carattere tecnico-scientifico divul-

    gativo articoli di revisione della letteratura scienti-

    fica casi di studio articoli di ricerca e studi originaliIn ogni caso il contenuto degli scritti deve ri-

    spettare le seguenti indicazioni: essere di largo interesse essere di alta qualità e fondato su solide

    basi ed evidenze scientifiche avere risvolti di applicabilità pratica essere coerente con la letteratura interna-

    zionaleLo scritto deve essere redatto secondo le in-dicazioni presenti su http://www.elav.biz/ej_slider.php  e deve essere corredato dafoto e breve curriculum del primo autore o di

    chi invia l’articolo.Gli scritti e le relative immagini, dovranno es-sere inviati per posta elettronica all'[email protected] scritti a noi pervenuti saranno sottoposti,per la loro eventuale pubblicazione, al giudi-zio del Comitato Scientifico interno ELAV e/odi esperti esterni appositamente incaricati atal scopo.

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    SOMMARIO 

       E   L   A   V   J   O   U   R   N   A   L

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       N  u  m  e  r  o   2   0 EDITORIALE 04 

    FITNESS E SALUTE - Guerra Enrico, Mondonico Mosè, Ba-rilani Riccardo EFFETTI MECCANICI E METABOLICI DEL TRAMPOLINOELASTICO Il salto da terra rappresenta l’unico metodo per vincere la for-

    za di gravità a cui siamo soopos per tua la durata della

    nostra vita. Lo scopo della ricerca è meere a confronto i risul-

    ta oenu in termini di accelerazioni subite dal corpo e di

    costo energeco di esercizi svol a terra e sul trampolino ela-

    06 

    SPORT - Righini Giuseppe, Arrigotti Enrico,Monferà Riccardo ALLENAMENTO E CONTROLLO DEI TEMPI DI REAZIONISEMPLICI E COMPLESSI NEL CALCIO Con questo lavoro, grazie al sistema di rilevazione dei

    tempi proposto dall’Intelligent time bag (ITB), si vuoleproporre un diverso concetto di programmazione e con-trollo dell’allenamento per quanto concerne sia i tempi direazione semplici (TRS) sia i tempi di reazione complessi(TRC).

    13 

    SPORT - Massaro Jacopo, Spinozzi Michela, De AngelisMarco INFLUENZA DELLA SOMMINISTRAZIONE DI PRECURSORIDELL’OSSIDO NITRICO SULLA SOGLIA ANAEROBICA 

    L’impiego di integratori durante le prestazioni sportive èprassi comune da parte di molti atleti professionisti e non,è risaputo che il loro utilizzo possa aiutare durante gliallenamenti e la performance sportiva. Scopo dello studioè valutare se la somministrazione di precursori dell’ Ossi-do Nitrico produce variazioni della performance. 

    23 

    RIABILITAZIONE E POSTUROLOGIA - Contigliani Riccardo CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE DELL’INTERVENTO DI

    APPENDICECTOMIA SULLA EVOLUZIONE DELLA PATO-LOGIA DEGENERATIVA DEL  DISCO INTERVERTEBRALELOMBO-SACRALE. “STUDIO OSSERVAZIONALE E STORI-CO PROSPETTICO” Si è voluto provare a verificare se esistono relazioni si-gnificative tra gli esiti cicatriziali di una appendicectomiae l’insorgenza nel tempo di una lombalgia con conse-guente discopatia al rachide lombare.

    26 

    RIABILITAZIONE E POSTUROLOGIA - Bartolucci Paolo LESIONI DEL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE. CASOSTUDIO - PRIMA PARTE: ATTIVITÀ MOTORIA PRE-OPERATORIA Questo articolo vuole essere un contributo sull’efficaciadell’attività motoria “pre-operatoria” per predisporre inbuone condizioni la muscolatura dell’articolazione inte-

    ressata, cosi come l’organismo in toto, nell’adattamentocome risposta allo stress dell’intervento di ricostruzionedel legamento. 

    31 

    BIOMECCANICA - Russo Luca MEZZI E METODI PER L’ANALISI DEL MOVIMENTO - TERZA PARTE Le strumentazioni e le metodiche necessarie per condur-re dei rilievi cinematici sul movimento umano devono es-

    sere funzionali a fornire, agli operatori che le utilizzano,indicazioni numeriche istante per istante circa la posizio-ne spaziale dei soggetti o di parti di essi in moto. 

    36 

    ALIMENTAZIONE - Di Tomaso Valentina RICOGNIZIONE SUL SIGNIFICATO METABOLICO DEI CAR-BOIDRATI. LO ZUCCHERO, IL VELENO DEL XXI SECOLO? Nel gergo comune con il termine “zucchero” si intende

    non solo il saccarosio ma anche lo sciroppo di mais adalto contenuto di fruttosio, definito anche come l’additivopiù demonizzato che si conosca. 

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    a cura di Damiano Molinaro 

    12 news selezionate e tradotte dalla ricerca scientifica interna-zionale sulle seguenti aree tematiche: 

     ALIMENTAZIONE, BIOMECCANICA, FITNESS E SALUTE,RIABILITAZIONE E POSTUROLOGIA, SPORT, UTILITA’ DAL-LA SCIENZA 

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    EDITORIALE

    EREDITÀ IMPORTANTI DA GESTIRE 

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       A  n  n  o   V

       N  u  m  e  r  o   2   0Il 28 novembre 2012 il mondo dello sport e della cultura sportiva ha

    perso un suo protagonista, una magnifica persona e un eccellenteprofessionista: il prof. Marcello Faina, Direttore del Dipartimento diScienza dello Sport dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport. Ilpatrimonio di informazioni, pubblicazioni e nozioni sulla valutazione

    funzionale dello sportivo sia metabolica che biomeccanica, restaun’importantissima eredità per tutti coloro che sono operatori del set-tore sportivo e che si cimentano nell’arte dell’allenamento e quindinecessitano di informazioni su come valutare i propri atleti/utenti. Nel1999 e in ristampa nel 2000 fu pubblicato da UTET un libro divenutotesto in moltissime Facoltà e Corsi d Laurea in Scienze Motorie: “Lavalutazione dell’atleta” di Dal Monte e Faina per l’appunto. Sono pas-sati oltre 12 anni da allora, ma il testo resta un attualissimo compendio e punto di riferimento per la valutazionefunzionale sportiva della maggior parte degli sport olimpici e non. Da allora la valutazione funzionale del gestosportivo si è evoluta nettamente grazie anche allo sviluppo di soluzioni tecnologiche sempre più all’avanguardiee sempre più portatili con la capacità di offrire dati affidabili e ripetibili. Si pensi alle applicazioni sportivedell’accelerometria e dei GPS oppure alla facilità di filmare gesti sportivi a differenti velocità e rapidamente ana-lizzarle con programmi video di diversa natura e tutto attraverso un tablet di poche centinaia di grammi di peso.Ecco questa è la valutazione funzionale di oggi, è il naturale frutto nato dal seme gettato dai libri di testo di 13anni fa e dall’incessante lavoro di professionisti che giorno dopo giorno hanno letto e interpretato dati e fornitorisposte ai tecnici di diverse discipline sportive.Questo aspetto lascia allora spazio per una riflessione su quanto accade oggi in ambito di aggiornamento sporti-vo per i tecnici e gli operatori del settore. Purtroppo le attuali tendenze del mondo dello sport stanno perdendo divista un aspetto importantissimo dell’evoluzione della metodologia dell’allenamento sportivo: a fronte diun’imponente mole di dati e tecnologie che fanno studiare la prestazione sotto molti punti di vista manca unacollana di esperienze scritte per i tecnici, a differenza invece di quello che accadeva in passato, quando anchecon difficoltà dettate dalle tecnologia presente in commercio, i tecnici sportivi avevano a disposizione un altonumero di manuali e dispense scritte da importanti professionisti del settore. Al giorno d’oggi invece i tecnicihanno a disposizione su un fronte il web, che pullula di informazioni, ma che spesso vanno ripulite da possibilierrori concettuali e falsi miti e sull’altro fronte la letteratura internazionale che però non è fruibile per tutti. Para-dossalmente al giorno d’oggi l’aggiornamento e lo studio “fai da te” sono più complessi in quanto si deve siascremare il contenuto di ciò che si legge nel libero web che cercare ci interpretare (a volte a fatica) quelle chesono le idee e le proposte della letteratura internazionale. Ben vengano allora traduzioni di testi in lingua italiana,rendendo maggiormente fruibili ai tecnici di ogni livello le informazioni della letteratura internazionale e gli scrittidelle esperienze dei tecnici stessi che attraverso il loro lavoro quotidiano sul campo sono coloro che meglio diogni altro possono testare l’utilità delle tecnologie a disposizione per gli allenatori di oggi.

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    FITNESS E SALUTE

    EFFETTI MECCANICI E METABOLICI DEL TRAMPOLINO ELASTICO 

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       N  u  m  e  r  o   2   0EFFETTI MECCANICI E METABOLICI DEL TRAM-

    POLINO ELASTICO

    Guerra Enrico, Mondonico Mosè,Barilani Riccardo

    ELAV Institute

    INTRODUZIONEIl salto da terra rappresenta l’unico metodo per vince-re la forza di gravità a cui siamo sottoposti per tutta ladurata della nostra vita. L’uomo ha sempre desideratovolare senza l’uso di macchine o attrezzature esterne,le sue caratteristiche anatomiche non lo permettono equindi cerca in tutti i modi di realizzare questo sognoutopico. Un metodo per provare a volare è stato quel-lo di realizzare una struttura elastica sulla quale salta-re per cercare di andare sempre più in alto chiamatotrampolino. Del trampolino ne ha addirittura fatto unadisciplina olimpica (Sydney 2000). In ambito fitness iltrampolino si è sviluppato solamente negli ultimi anni.Questa nuova metodologia è l’Aerobic AcceleratorSystem, la cui peculiarità è l’uso di un trampolino ela-stico di 1,10m di diametro appoggiato su 8 piedi, in-teramente progettata da Jill Cooper che, grazie allesue conoscenze in ambito fitness, ha creato oltre 150esercizi e diverse tecniche applicabili, come ad esem-pio il base-interval jump, kombat jump total body jump, da svolgere interamente sul trampolino. Comegià detto l’uso del trampolino non è mai stato incen-trato sul fitness ma solamente come strumento per laprevenzione da infortuni, recupero da patologie, recu-pero della funzionalità motoria e riabilitazione oppurecome metodo per il miglioramento delle componentimetaboliche e neuromuscolari. In letteratura, infatti, sitrovano poche ricerche svolte sul trampolino elastico,ed hanno avuto come scopi la valutazione degli effettidel salto sul trampolino per il recupero funzionale,scopi preventivi, ambiti medici per la cura della fibrosicistica e solamente negli ultimi anni si sono ricercatepossibili applicazioni all’allenamento funzionale. I pri-mi lavori risalgono al 1980 (Bhattacharya, McCutche-on, Shvartz, Greenleaf, 1980) e si riferivano alla distri-buzione delle accelerazioni e al consumo di O2nell’uomo durante il salto e la corsa, mettendo a con-fronto due gruppi che svolgevano attività di corsa sultapis roulant a velocità crescente e salti sul trampoli-no a diverse altezze di salto. Confrontarono VO2/HR ele accelerazioni. Videro che il primo confronto eracorrelato per entrambi i valori mentre gli stimoli bio-meccanici erano maggiori saltando sul trampolino. Neintuirono che da questi dati si potevano progettareprocedure di recupero per soggetti decondizionati eanche procedure per il recupero della funzionalitàarticolare. Si è dovuto attendere fino al 2007 (Kidgell,Horvath, Jackson, Seymour, 2007) per avere unaricerca sul recupero funzionale. Gli autori, analizzan-do soggetti con instabilità di caviglia, hanno propostoa due gruppi un programma di recupero sul trampoli-no e sulla pedana propriocettiva della durata di 6 set-timane. I risultati sono stati poco incoraggianti perchénon è stata rilevata una differenza significativa nei

    due gruppi. Rimanendo sempre nel campo del recu-pero e della prevenzione, ha trovato buoni risultati unlavoro svolto nel 2011 (Aragao, Karamanidis, Vaz, Arampatzis, 2011) usando il trampolino elastico co-me mezzo per migliorare la capacità di ritrovare

    l’equilibrio nelle persone anziane. Ventidue pazientianziani hanno svolto un programma di allenamentodella durata di 14 settimane. L’esercizio ha portato adun aumento della forza muscolare cosi come la capa-cità di ritrovare l’equilibrio durante la caduta in avanti.Nel settore medico il trampolino ha trovato applicazio-ne per i pazienti affetti da fibrosi cistica, due ricerchesono state svolte in passato. La prima del 1988,(Stanghelle, Hjeltnes, Bangstad, Michalsen, 1988),rivolta a bambini affetti da fibrosi cistica con un pro-gramma di esercizi quotidiani. Dopo le 8 settimanepreviste dal protocollo di lavoro sono stati sottopostial controllo finale. Confrontandolo con i test iniziali, ibambini hanno mostrato lievi modifiche durante il pe-riodo di esercizio, ma è stato anche scoperto un au-mento della FVC. I due pazienti affetti da uno stadioavanzato della malattia hanno migliorato i loro risultatispirometrici durante il periodo di allenamento. La se-conda ricerca del 2005 (Barak, Wexler, Efrat, Bentur, Augarten, Mussaffi, Avital, Rivlin, Aviram, Yahav, Ke-rem, 2005), con lo scopo di inserire il trampolino nellafisioterapia in pazienti affetti da fibrosi cistica. La ri-cerca non andò a buon fine perche sulla base deidati accumulati, i benefici presunti per i pazienti nonsono dimostrati.Solamente nel 2006 (Sovelius, Oksa, Rintala, Huhta-la, Ylinen, Siitonen, 2006) si è iniziato a pensare adutilizzare il trampolino come mezzo per l’allenamentofunzionale. Lo studio si basava sulla riduzione delletensioni del collo in piloti di aerei da caccia. Infatti latensione esercitata sul collo durante un volo richiedeuna forza e una resistenza molto alta da parte deipiloti che causa molti infortuni. Sedici volontari, divisiin due gruppi, si sono sottoposti a 6 settimane di alle-namento. Un gruppo con il trampolino e il secondoall’allenamento della forza dei muscoli atti alla fles-so\estensione e rotazione del collo. I risultati non han-no evidenziato importanti differenze statistiche neidue gruppi. Altri lavori sono stati svolti e hanno ab-bracciato di più la sfera metabolica e neuromuscola-re, spostandosi così verso l’area fitness. Il primo stu-dio fu svolto nel 1988 (Smith, Bishop, 1988) che pre-se in considerazione gli effetti cardiorespiratori degliesercizi sul trampolino, anche se più che fare unaricerca scientifica, cercò di indicare delle linee guidada seguire in futuro come: determinare il costo ener-getico, standardizzare l’intensità dell’esercizio, esami-nare lunghi periodi di allenamento e determinare sel’utilizzo di sovrappesi è una cosa utile o controprodu-cente. Probabilmente proprio da quest’ultimo puntoprese spunto la ricerca svolta nel 1995 (Smith, Bi-

    shop, Ellis, Conerly, Mansfield, 1995) che studiò sel’intensità dell’esercizio aumentava con l’aggiunta dimanubri durante una sessione di salti sul trampolino.Tramite un gruppo di 15 soggetti mise in rapportol’altezza del salto e il peso del manubrio. I risultati

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       N  u  m  e  r  o   2   0evidenziarono che il VO2max aumentava di

    6,2ml\kg\min quando il peso era di 1,36kg e l’altezzadel salto di 91cm, concludendone che l’aggiunta dimanubri aumenta notevolmente l’intensitàdell’allenamento. Infine, un’ultima ricerca eseguita nel

    2007 (Crowther, Spinks, Leicht, Spinks, 2007) ha e-saminato gli effetti di due diversi esercizi pliometrici(CMJ e DJ) svolti a terra e sul trampolino. Dai risultatisi è visto che c’erano significative differenze nel rangedi movimento, del segmento caviglia, ginocchio, ancae tronco indicando meno piegamento quandol’esercizio veniva svolto sul trampolino.

    INTRODUZIONE E SCOPO DELLA RICERCA

    Come descritto precedentemente molte ricerchesull’uso del trampolino si rifanno a campi medici, pre-ventivi e funzionali ma nessuna legata all’ambito

    fitness. Probabilmente soltanto il lavoro svolto nel1980 (Bhattacharya et al., 1980) si avvicina a talearea, ma valutava soltanto le accelerazioni e il consu-mo di 02 nell’uomo durante la corsa su tapis roulant esalti sul trampolino. Lo scopo della ricerca è quindimettere a confronto i risultati ottenuti dopo una seriedi test che andranno a valutare in un primo momentole accelerazioni a cui è sottoposto il corpo umano du-rante l’esecuzione di alcuni esercizi e, in un secondomomento, il costo energetico di una coreografia checomprende gli stessi esercizi della prova meccanica,nello specifico vogliamo analizzare le differenze mec-

    caniche e metaboliche degli stessi esercizi svolti aterra e sul trampolino.

    METODI

    Soggetti Allo studio hanno partecipato 12 soggetti femminevolontarie (Tabella1), praticanti l’attività del trampolinoa livello principianti. Tutti i soggetti sono stati preventi-vamente informati e istruiti sulle procedure di test edhanno preventivamente fornito il consenso informatoalla partecipazione.Lo studio è stato svolto interamente presso i laborato-ri dell’ELAV Institute (Città di Castello - PG)

    MaterialiLe strumentazioni presenti nei laboratori e utilizzateper questo studio sono di seguito elencate:• Rebounding - Trampolino elastico dal diametro di

    110cm, appoggiato su 8 piedi in acciaio di 15cmdi altezza con gomma antiscivolo (Coal Sport,Roma, Italia) (Figura 1 ).

    • Sensore inerziale FreeSense (Sensorize – Roma,

    Italia) settato con un fondo scala di 6 g ed unafrequenza di acquisizione di 200 Hz (Figura 2).• Metabolimetro telemetrico K4b2  (Cosmed – Ro-

    ma, Italia) (Figura 3).

    Età (anni)   Al tezza (cm)  Peso (kg) 26 ± 5,4 166,1 ± 5,3 54,7 ± 5,5

    • Software di correzione dati accelerometrici realiz-zato dall’ELAV Institute appositamente per que-sto studio e non in commercio

    • Cronometro• Generatore random per la sequenza degli eserci-

    zi• PC e foglio elettronico Excel (Microsoft) per anali-

    si dati.Protocollo operativo

    Sono state proposte due sessioni di valutazione, nellaprima delle quali si svolgeva il test meccanico checomprendeva una serie di esercizi scelti apposita-mente, mentre nella seconda sessione si svolgeva iltest metabolico tramite la proiezione video di una co-

    Tabella 1 - Dati dei soggetti testati

    Figura 1 - Trampolino Coal Sport

    Figura 2 - Sensore inerziale Free Sense

    Figura 3 - Metabolimetro Cosmed

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       N  u  m  e  r  o   2   0reografia comprende gli stessi esercizi svolti nella

    prova meccanica. Tale coreografia è stata registratada un istruttore che la svolgeva prima a terra e, in unaseconda registrazione, sul trampolino. La coreografiacomprende una prima parte di riscaldamento genera-

    le e di seguito due sequenze uguali degli esercizi pro-posti. Tra le sessioni di valutazione si è osservatoalmeno un giorno di riposo.Sono state effettuate 2 condizioni di test, di seguitodescritte:• Test meccanico: confronto di 8 esercizi, messi in

    ordine casuale per ogni soggetto, svolgendoli in 2serie. La prima terra\trampolino e la secondatrampolino\terra.

    • Test metabolico: confronto di una coreografiadella durata di 15 minuti, comprendente gli 8 e-sercizi base scelti per la ricerca, svolta prima aterra e poi sul trampolino.

    Il protocollo di lavoro si è sviluppato in due giornateseparate (Tabella 2).

    Nel giorno 1 al soggetto veniva fatto indossare, trami-te una banda elastica con apposita tasca, il sensoreinerziale FreeSense Sensorize posizionato in zonasacrale tramite un’apposita cintura in neoprene. Alsoggetto veniva chiesto di svolgere 8 esercizi, sceltiappositamente in base alla difficoltà (da semplice acomplesso) e alla riproducibilità.Gli esercizi scelti sono stati condivisi con l’ideatricedel programma e selezionati quali esercizi fondamen-tali e rappresentativi del modello di lezione fitness:• Soft jump (piccoli balzi continui, busto fermo,

    gambe divaricate, no ginocchia al petto)• Jumping jack (apertura e chiusura coordinata

    delle gambe e delle braccia)• Skip (a ginocchia alte)• Download (molleggiato, partendo da terra senza

    staccare i piedi. Sul trampolino, premere senzastaccare i piedi)

    • Jump squat (due contro-movimenti, salto, senzapiegare le ginocchia, atterrare in 1\2 squat rima-nendo fermi fino alla quiete. Il salto deve esserebasso in altezza, per permettere un atterraggioottimale)

    • Knee up (spinta sul trampolino con ginocchia alpetto alternate)

    • Leg curl (spinta sul trampolino, con flessione delginocchio alternato)

    • Jump tuck (balzi continui con ginocchia al petto).Come sopra descritto il soggetto doveva svolgerli in 2serie per due sequenze di cui la prima ter-ra\trampolino, la seconda trampolino\terra. La se-

    quenza da seguire era casuale e generata tramite ungeneratore di sequenze random di excel. Ogni eserci-zio aveva una durata di 15 secondi con 45 secondi direcupero.

    Il secondo giorno al soggetto veniva applicato il car-diofrequenzimetro e il metabolimetro (K4b2) e gli veni-va proiettata la coreografia da eseguire prima a terrae, dopo 20 minuti di recupero, sul trampolino. I dati inentrambe le giornate di test venivano immediatamen-

    te scaricati e salvati su PC.

    RISULTATIRispettando lo scopo iniziale del progetto di ricercasono stati svolti due diversi tipi di analisi, al fine dimettere a confronto il lavoro meccanico svolto, ese-guendo la serie di esercizi, prima a terra e poi sultrampolino e subito dopo un altro ordine degli stessiesercizi svolti però prima sul trampolino e poi a terra.Durante questa giornata di test tramite l’utilizzo delsensore inerziale FreeSense Sensorize, sono staterilevate le accelerazioni verticali (Figura 4) a cui ilsoggetto testato era sottoposto e come secondo valo-re, la frequenza di movimenti che il soggetto svolgevadurante tutta la prova. Entrando nello specifico perquanto riguarda le accelerazioni sono stati presi comeriferimento tutti i picchi negativi di ogni esercizio svol-to sul trampolino e a terra (Figura 5). I dati sono staticorretti per gli assi di movimento puri, eliminando(tramite l’utilizzo delle informazioni dei giroscopi pre-senti all’interno dello strumento) l’eventuale erroregenerato dal posizionamento della strumento.

    Dai risultati è stata estratta la media generale delleaccelerazioni di tutti gli esercizi testati nelle due se-quenze. Il secondo valore meccanico analizzato ri-guarda le frequenze dei movimenti avvenuti nell’arcodella prova (Figura 6). Anche per questo valore è sta-ta calcolato la media della frequenza ottenuta dallamisura degli intertempi picco/picco di accelerazione.Nella seconda giornata dedicata alla rilevazione deidati è stato rilevato il costo energetico, tramitel’utilizzo del metabolimetro (K4b2 Cosmed), duranteuna mini lezione di 15 minuti standardizzata svolta aterra e, dopo 20 minuti di recupero, sul trampolinomettendone poi a confronto i risultati. Si è optato perl’analisi della frequenza cardiaca (FC) e del VO2  tra-mite i loro valori medi. Da questi due dati è stato an-che calcolato l’Indice di Lavoro Cardiaco (ILC) el’Indice di Lavoro Metabolico (ILM). Come già detto

    Giorno 1  Giorno 2 Test Meccanico Test Metabolico

    Tabella 2 - Suddivisione test

    Figura 4 - Grafico delle accelerazioni veritcali

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    durante tutte le prove svolte per i test metabolici, lafrequenza cardiaca e il VO2  sono stati monitorati co-stantemente. Per la costruzione degli indici di lavorosono stati preventivamente individuati la FC e il VO2 massimi (Figura 7) ottenuti durante la prova di tram-polino (plausibilmente i valori massimi assoluti realidei soggetti vista l’intensità delle prove), da cui poi èstato facile individuarne la percentuale di frequenzacardiaca e VO2  in ogni singolo momento della prova.Le percentuali sono state messe in relazione ad unfattore di correzione dell’intensità con modalità espo-nenziale (ELAV Institute, 2008) individuando settefasce di intensità (Tabella 3).

    Tramite queste sette fasce, è stato possibile individu-are quanto tempo in percentuale del totale il soggetto,durante la prova, si è trovato in ognuna di esse e mol-tiplicarci il fattore di correzione per ottenere gli Indicidi Lavoro totali della prova, metodo particolarmente

    adatto a trattare dati con ampie deviazioni standardtipico di prove intermittenti.I dati sono stati trattati statisticamente tramite ANOVAad un fattore (alfa 0,05) e successivamente correlatitra loro.Nella tabella 4, si può trovare un riassunto di tutti idati rilevati, con relative medie e indice di significativi-tà.

    I valori metabolici mostrano una spiccata tendenzaalla crescita passando dall’esercizio a terra a quellosul trampolino elastico (Figura 8, 9, 10, 11).In tabella 5 sono riportate le correlazioni tra i datimeccanici e i dati metabolici. L’accelerazione, che hadifferenze significative tra le due condizioni, non sicorrela con le variazioni metaboliche mentre la fre-quenza di movimento subisce un andamento esatta-mente contrario non essendo significativa la differen-za tra le due condizioni ma ben correlandosi con levariazioni metaboliche.Ipotizzando soggetti di massa corporea varia che e-seguono una lezione di 30 minuti di lavoro, seguetabella del dispendio calorico lordo dove si evidenziauna differenza dell’11,3% tra l’esecuzione a terra equella sul trampolino (Tabella 6).

    Picchi di Accelerazione

    Intertempo

    VO2max

    VO2 

    FC

    Figura 7 - FC e VO2  max della prova su trampolino

    Tabella 3 - Fasce di intensità cardiaca

    Fasce di Intensità Fattore di Correzione

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    EFFETTI MECCANICI E METABOLICI DEL TRAMPOLINO ELASTICO 

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    DISCUSSIONE E CONCLUSIONIEntrando nei dettagli dello scopo della ricerca, le duestrade inizialmente separate del valutare le differenzemeccaniche e poi quelle metaboliche tra le due condi-zioni terra trampolino, sono state sviluppate per poivalutare l’influenza meccanica sull’area metabolica.L’aumento del VO

    2  nonché degli indici di lavoro de-

    scrivono chiaramente che la stessa sequenza di lavo-ro costa energeticamente di più con il trampolino.Perché?I dati meccanici, anch’essi diversi nelle due condizio-

    Figura 9 - Variazioni ILM

    Figura 10 - ∆ variazione % ILM e ILC

    Figura 11 - ∆ variazione % ILM e ILC e accelerazione

     a c  c  el   er  az i   on eT  er r  a

     a c  c  el   er  az i   o

    n eT r  am p ol  i  n o

    f  r  e q u enz  aT  er r  a

    f  r  e q u en

    z  aT r  am p ol  i  n o

     Accelerazione Terra AccelerazioneTrampolino 0,76 

    Frequenza Terra 0,34 0,45

    Frequenza Trampolino 0,11 0,15 0,91 FC media Terra 0,23 -0,05 0,23 0,40

    FC media Trampolino 0,29 0,09 0,26 0,40

    ILC Terra 0,16 -0,14 0,36 0,52

    ILC Trampolino 0,34 0,19 0,55 0,54

    VO2 media Terra 0,39 0,14 0,73  0,76 

    VO2 media Trampolino 0,40 0,09 0,64  0,73 

    ILM Terra -0,46  -0,38 0,08 0,14

    ILM Trampolino 0,05 -0,32  0,43 0,70 

    Tabella 5 - Correlazioni

    Massa Soggetto Kcal Terra Kcal Trampolino

    55 213,5 237,6

    60 232,9 259,2

    45 174,6 194,450 194,1 216,0

    65 252,3 280,8

    70 271,7 302,4

    75 291,1 324,0

    80 310,5 345,6

    Tabella 6 - Dispendio calorico

    Figura 8 - Variazioni ILC

    10

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       N  u  m  e  r  o   2   0ni, non descrivono chiaramente il fenomeno ed invita-

    no ad una profonda riflessione. Si ipotizza chel’aumento del carico metabolico possa essere descrit-to tramite l’aumento del tempo di tensione di ogni sin-golo movimento (essendo pari la quantità di essi per-

    ché ritmati e controllati su base musicale) o/e tramitel’aumento dell’attività muscolare generale causatodalla ricerca dell’equilibrio e controllo in condizioniperturbate a causa della risposta elastica caotica deltrampolino. È difficile definire quale dei due ne sia lacausa o, ancora peggio, in quale percentuale possa-no contribuire reciprocamente all’aumentato costometabolico; il primo può essere valutato approfonden-do l’analisi dei tracciati accelerometrici al fine di seg-mentare le fasi di tensione e quelle aree, mentre ilsecondo ha bisogno di un’approfondita analisi delleaccelerazioni sui tre assi con particolare riferimento aquello trasverso come riferimento per la valutazionedei disequilibri dinamici.La diminuzione dell’accelerazione, dovuta ovviamenteall’effetto smorzante del trampolino, non descrive ilfenomeno perché a fronte di una differenza statistica-mente significativa tra le due condizioni non evidenziaalcuna correlazione con i parametri metabolici; le lievicorrelazioni sono peraltro negative a significare che alridurre dell’accelerazione aumenta il costo energeticoe viceversa, fatto alquanto insolito e poco probabile.La differenza delle frequenze di movimento, invece,non è significativa ma il suo aumento si correla diret-tamente con l’aumentato costo metabolico. Per poterapprofondire lo studio del fenomeno sarebbe neces-sario conoscere il tempo medio di tensione effettivoperché a parità di frequenza, il calo dell’accelerazioneregistrato sul trampolino fa intuire un aumento deltempo di tensione (appoggio) associato ad una ridu-zione della fase aerea entrambi dovute all’effetto ela-stico dell’attrezzo. Questo giustificherebbe l’aumentodel costo metabolico almeno in parte il quale, asso-ciato alla continua ricerca dell’equilibrio e del controllomotorio, giustificherebbero il risultato finale ottenuto.Questa posizione è avvalorata poi dalla correlazionedella frequenza di movimento con il costo metabolico,unica strada rimasta per giustificare ulteriormente ilfenomeno. Altre considerazioni interessanti riguardano il vantag-gio sulle accelerazioni che sono più alte a terra dimo-strando una maggiore traumaticità sulle strutture ri-spetto al trampolino che grazie al suo potere elasticoha una maggior capacità di assorbire l’impatto; iltrampolino si rivelerebbe adatto ai principianti per lasua maggior richiesta coordinativa e in particolare inquei soggetti che hanno una maggior predisposizioneagli infortuni a causa dell’età o del peso. Il maggiorcosto metabolico lo rende adatto a persone in sovrap-peso che affrontano un programma di esercizio fisicoper ridurre il proprio eccesso ponderale. L’aumento

    dell’ILC ha senz’altro effetti benefici per tutto il siste-ma cardiovascolare, dato sostenuto da una maggiorfrequenza cardiaca media durante le prove sul tram-polino. L’intensità di esercizio rimane però piuttostosostenuta con una considerevole quota media del

    tempo totale di esercizio trascorsa in fascia 6 e 7 ov-vero sopra al 90% della FCmax (Tabella 7); questofattore deve essere tenuto ben presente nella costru-zione delle routine di lezione quando si ha a che farecon soggetti a medio o elevato rischio di accidente

    cardiovascolare, anche se dall’altro lato ne rappre-senta il vero valore allenante.

     APPLICAZIONI PRATICHE A conclusione di questa ricerca, consideriamol’attività fisica sul trampolino una nuova frontiera perl’allenamento. La nostra ricerca, confrontando la con-dizione terra / trampolino ha aperto una nuova frontie-ra di conoscenze specifiche dimostrandone la poten-ziale utilità in svariate condizioni individuali o colletti-ve.Non è da lasciare in secondo piano l’aspetto ludico diquesta attività, elemento fondamentale nella praticamoderna del fitness per tutti.

    BIBLIOGRAFIA

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     Are the training effects sufficient for cardiorespi-ratory fitness?. Sports Med; 1988, 5(1):6-10.

    VO2  FC

    % t di permanenza ad unaintensità >90%

    13,3 ± 8,2 20,4 ± 8,1

    Tabella 7 - % tempo di esericizio alta intensità

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     ALLENAMENTO E CONTROLLO DEI TEMPI DI REAZIONE SEMPLICI E COMPLESSI NEL CALCIO

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       N  u  m  e  r  o   2   0 ALLENAMENTO E CONTROLLO DEI TEMPI DI RE-

     AZIONE SEMPLICI E COMPLESSI NEL CALCIO

    Di Righini Giuseppe, Arrigot ti Enrico, MonferàRiccardo

    F.C. Internazionale, FM Automazione

    INTRODUZIONEOsservando un qualunque gioco di squadra ci si ren-de sempre più conto di come tattica, tecnica e condi-zione fisica abbiano raggiunto livelli altissimi nellapreparazione della gara e di come diventi sempre piùdeterminante, per il conseguimento della vittoria, lacapacità di un atleta di vedere, analizzare, valutare,scegliere ed agire con l’azione più concreta possibilein frazioni di tempo molto brevi e in continuità di ela-borazione.Soprattutto in uno sport come il calcio, definito “openskill” , le variabili che determinano la scelta da partedell’atleta sono tantissime: dove si trova la palla, dovee cosa fa l’avversario diretto, dove e cosa fanno glialtri avversari, dov’è e cosa fa il compagno più vicino,dove sono e cosa fanno i compagni più lontani, inche zona del campo si svolge il gioco ecc., e tuttequeste informazioni sono in continua e veloce muta-zione (es: il goal di Maradona con partenza da centro-campo contro la Germania / il primo gol di Messi con-tro il Real Madrid).Cosa succede quando il corpo umano deve reagiread uno stimolo sonoro e/o visivo?Il Talamo è la stazione più alta della sensibilità primadella corteccia ed è implicato nel movimento, in quan-to per l’elaborazione di un set di risposta bisognapossedere informazioni sullo stato della situazioneper quanto riguarda le afferenze dalla cute e dai mu-scoli. Le altre afferenze, provenienti dalla vista edall’udito, arrivano alla corteccia attraverso altre vie.

    • Periodo senso-motorio: la corteccia motrice, me-diante i nuclei talamici, i nuclei della base ed inuclei cerebellari risultano anche essere implicatinel “go system” (Neafsey, Hull, Buchwald; 1978).L’attività elettrica è immediatamente precedentel’attività motoria nei nuclei della base e nei nuclei

    talamici, mentre nella corteccia motrice laterale èconcomitante con l’inizio dell’attività elettromio-grafia (attraverso la via alfa) del movimento vo-lontario. Il nucleo dentato del cervelletto modificail suo ritmo di funzionamento prima e durante ilmovimento, mentre nel nucleo più alto i neuroniscaricano prevalentemente dopo l’inizio del movi-mento e registrano i cambi di forza e velocità,correggendo il segnale motorio emessodall’attività corticale attraverso la via piramidale.

    Durante questo periodo arrivano sulla corteccia moto-ria le riafferenze visive connesse con la valutazionedei risultati dell’atto motorio che si sta compiendo.

    Periodo del complesso motorio: in questo mo-mento si registrano sulla corteccia le attività elet-triche connesse alla raffica di stimoli lungo la viapiramidale.

    • Periodo post-motorio: si ha, in questo periodo, la

    valutazione e la conoscenza dei risultati.C’è da notare che tutti questi fenomeni, descritti neiquattro periodi, sono talmente ravvicinati tra loro cheavvengono nello spazio di qualche centinaio di milli-secondi (Papakostopoulos; 1978).

    L’attivazione da parte della corteccia dei fusi neuro-muscolari è in relazione ad un meccanismo di modu-lazione del movimento, al comando motorio, che vie-ne successivamente trasmesso attraverso il fasciopiramidale, considerato come la via efferente più ve-loce della corteccia motoria, e condotto alla muscola-tura periferica attraverso la via alfa.Questo processo, detto di connessione fra i sistemialfa-gamma, mette in moto una correzione continuadel feedback periferico, espresso da una serie di varilivelli di archi riflessi e del feedback centrale, attivatoda tutte le vie della sensibilità somatica e propriocetti-va, direttamente alla corteccia cerebrale e cerebella-re.La connessione alfa-gamma è la forma filogenetica-mente più sofisticata del controllo motorio, infatti nonsi trova nelle specie al di sotto degli anfibi(Zimmermann; 1978).Con questo lavoro, grazie al sistema di rilevazionedei tempi proposto dall’Intelligent time bag (ITB), sivuole dare inizio ad un diverso concetto di program-mazione e controllo dell’allenamento per quanto con-cerne sia i tempi di reazione semplici (TRS) sia i tem-pi di reazione complessi (TRC). Tale metodo si inte-gra perfettamente con i già presenti e sofisticati me-todi di allenamento utilizzati per incrementare i valoriprestativi di tutte le altre capacità, sia condizionali siacoordinative.E’ importante sottolineare che le varie regioni dellacorteccia cerebrale svolgono funzioni differenti du-rante l’esecuzione del controllo dell’allenamento conITB sul tempo di reazione/rapidità, ad esempio, sonocoinvolte diverse aree corticali (Tabella 1).

     Area cort icale  Regione  Funzione 

     Areaprefrontale 

    Frontale 

     Attenzione e previ-sione delle conse-

    guenze di un’azione(Figura 1.1)

     Area visivaprimaria 

    Occipitale Identificazione di

    punti luminosi(Figura 1.2) 

     Area uditivaPrimaria 

    Temporale Identificazione disuoni elementari 

     Area parietaleposteriore 

    Parietale Rappresentazione

    del corpo nello spa-zio (Figura 1.3) 

     Area motoriaprimaria 

    Frontale Controllo della con-trazione dei muscoli

    (Figura 1.4) 

     Area motoriasupplementare 

    Frontale Programmazionesequenze motorie

    complesse(Figura 1.5) 

    Tabella 1 - Aree corticali e funzioni motorie

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       N  u  m  e  r  o   2   0Le zone laterali degli emisferi cerebellari appaiono

    coinvolte nella pianificazione, nell’inizio del movimen-to e nella determinazione della sequenza temporaledi contrazione dei differenti muscoli.Con questo lavoro, grazie al sistema di rilevazione

    dei tempi proposto dall’Intelligent time bag (ITB), sivuole dare inizio ad un diverso concetto di program-mazione e controllo dell’allenamento per quanto con-cerne sia i tempi di reazione semplici (TRS) sia i tem-pi di reazione complessi (TRC). Tale metodo si inte-gra perfettamente con i già presenti e sofisticati me-todi di allenamento utilizzati per incrementare i valoriprestativi di tutte le altre capacità, sia condizionali siacoordinative.

    METODIFormulazione struttura di lavoroUno dei compiti che si impone il preparatore atleticonel settore giovanile è quello di controllare come igiovani calciatori reagiscano ai carichi di lavoro a cuivengono sottoposti. Unitamente ai soliti sistemi di rile-vaz ione pe r l a f r equenza ca rd iaca(cardiofrequenzimetro), controllo dei km fatti (gps),filmati delle esercitazioni, ecc…, nello studio si è uti-lizzata l’apparecchiatura ITB in grado di rilevare sia iltempo di reazione semplice sia quello di reazionecomplesso, oltre ai tempi di percorrenza di distanzestabilite.Per valutare le variabili che determinano la velocità dirisposta ad uno stimolo si devono prendere in consi-derazione le modalità attraverso le quali l’impulso ge-nera una reazione motoria e di come l’azione motoriasi manifesta.Durante l’esecuzione delle prime prove, con la stru-mentazione ITB, i tempi di risposta rilevati dalla mac-china non erano affidabili e credibili. Il problema èstato risolto con lo studio dei filmati.La posizione di partenza, inizial-mente, prevedeva il piede di spintasulla pedana (Figura 2), ma ciò de-terminava degli errori di rilevazione.Il tempo che veniva misuratodall’apparecchiatura non era daconsiderarsi il “tempo di reazione”,ma un tempo composto da più mo-menti: la reazione, il caricamento, laspinta.La correzione della posizione dipartenza, organizzata con il piedeanteriore, quello di spinta, sul terre-no davanti alla pedana e quello po-steriore, di recupero per il primopasso, in appoggio e di attivazionesulla pedana (Figura 3), ha fatto siche il tempo rilevato dall’ITB fosse ilminor tempo di reazione possibile

    per l’atleta ad uno stimolo sonoro evisivo.

    RISULTATIPer riflesso si intende una reazione automatica e ste-

    1

    2

    3

    4

    5

    Figura 1 - Esempi di funzioni motorie attivate dallediverse aree corticali

    Figura 2 - Ap-poggio scorretto

    Figura 3 - Ap-poggio corretto

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    reotipata che si realizza in risposta ad un determinatostimolo, esterno o interno.I riflessi non si traducono sempre nell’esecuzione diun movimento, ma talora piuttosto nell’inibizione di unmovimento. A livello anatomico, il riflesso è reso pos-sibile dalla relazione che si instaura tra le cellule sen-sitive e le cellule effettrici, che presiedono alla contra-zione muscolare e alla secrezione ghiandolare.I sistemi sensoriali operano, in primo luogo, recepen-do determinate variazioni fisiche o chimiche

    dell’ambiente esterno e interno (ricezione dello stimo-lo), quindi trasformando questa variazione in impulsonervoso (trasduzione dello stimolo). Lo stimolo vienepoi inviato al SNC (trasmissione dello stimolo), dovepuò dar luogo sia a risposte riflesse sia all’ esserericonosciuto e integrato con altri stimoli.Il Tempo di reazione, invece, è l’intervallo che inter-corre tra il momento dell’applicazione di uno stimolo equello della risposta. Di solito si usa questo termineper reazioni che richiedono una risposta consciamentre, per risposte puramente inconsce, si parla di tempo di riflesso. Tuttavia è spesso impossibile distin-guere tra tempo di reazione e tempo di riflesso condi-

    zionato.Negli sport e nei giochi sportivi in cui i movimenti deipartecipanti sono condizionati da segnali, dai movi-menti degli avversari o dal moto di una palla, il tempo

    di reazione ha molta importanza.Sono stati condotti diversi studi per investigare se èpossibile migliorare il TR sia allenando l’attenzione alsegnale di partenza, sia allenando la risposta motoriae si è visto che l’allenamento della risposta motoriaera più efficace per il miglioramento del TR.Il tempo di reazione è dato da 5 componenti:1. Produzione dello stimolo nel recettore sensoriale2. Trasmissione dello stimolo al SNC3. Passaggio dello stimolo nella rete nervosa, discri-

    minazione, valutazione dello stimolo, scelta dellarisposta e formazione del segnale effettore(questa fase richiede il tempo maggiore)

    4. Entrata del segnale effettore nel muscolo5. Risposta del muscolo (contrazione).Possiamo distinguere un tempo di reazione semplice(TRS), tempo che intercorre tra uno stimolo ed unareazione motoria stabilita ed un tempo di reazionecomplessa (TRC o tempo di reazione di scelta), cheindica l’intervallo di tempo tra la presentazione di unodei possibili e diversi stimoli non anticipati e l’inizio diuna delle varie e possibili risposte.Stabilito quanto succede fisiologicamente si è struttu-

    rato un programma di allenamento mirato a stimolaree migliorare la catena cinetica atta ha produrre unareazione motoria rapida e precisa.Durante degli allenamenti controllati incentrati sulla

    CORTECCIA PARIETALE

    AREA PREMOTORIA

    CORTECCIA MOTORIA PRI-

    MIDOLLO SPINALE

    MUSCOLI

    RECETTORI

    ANALISI SPAZIALE

    PIANIFICAZIONE

    MOVIMENTI

    ESECUZIONE PROGRAMMI

    MOTORI

    STIMOLAZIONE UNITA’

    MOTORIE

    ESECUZIONE MOVIMENTOFEEDBACK

    SENSITIVO

    STRUTTURA FUNZIONE

    Figura 4 - Movimenti: strutture e funzioni che lo sottendono

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       N  u  m  e  r  o   2   0velocità lineare, quindi stimolo / risposta stabilita, si

    sono rilevati i tempi di reazione semplice (TRS).Dalla posizione di partenza sopra descritta venivanodati due segnali di partenza contemporanei, uno so-noro e uno visivo. Alla partenza dell’atleta, con l’ITB,

    si rileva e memorizza il tempo di reazione dell’atletastesso che consiste nel tempo che passa tra la som-ministrazione dello stimolo e la reazione di staccare ilpiede poggiato sulla pedana per compiere il primopasso. In Figura 5 sono riportati i dati dei TRS raccoltinel test d’entrata.

    Per un periodo di tre mesi i ragazzi sono stati sottopo-sti ad allenamenti mirati a migliorare la reattività, laforza e l’attenzione, con una frequenza di due voltealla settimana, solitamente il mercoledì e il venerdì suuna frequenza di cinque allenamenti/settimana.Le esercitazione venivano proposte sia con che sen-za la palla. Per la reattività si sono usate tutte i tipi diandature di preatletica: lavoro nei cerchi, con la spee-dladder, ostacoli bassi e medi.Per la forza sono state utilizzate brevi salite massima-li, non più di 10 metri, lavori di frenata-accelerazionein spazi ridotti, (forza elastico-esplosiva), tutto a cari-co naturale.L’attenzione, nella rilevazione dei TRS, è stata stimo-lata e allenata, attraverso la variabile del tempo diattesa, posizionamento sulla pedana - segnale.L’apparecchio ITB consente di variare il tempo di atte-sa sulla pedana da un minimo di 0 ad un massimo di5 secondi, supportando anche la casualità della scel-ta da parte della macchina.Il tempo di attesa è stato portato con gradualità da 1secondo a 5 secondi per poi scegliere l’opzione“random”, dove è la stessa macchina a optarel’intervallo. Anche in questo caso il tempo di attesa èstato gradualmente aumentato durante le sedute, da0 / 2 secondi a 0 / 5 secondi. A distanza di 3 mesi dal test d’ingresso è stato svoltol’allenamento di controllo; i criteri usati sono gli stessidel primo test: allenamento sulla velocità lineare, po-

    sizione di partenza “come da protocollo”. I dati raccoltisono riportati in figura 6, mentre in figura 7 sono ripor-tate le modifiche in percentuale del test dopo tre mesidi allenamento rispetto ai valori iniziali.Per quanto riguarda, invece, il controllo e la rilevazio-

    ne dei tempi di reazione complessi (TRC) cioè il tem-po di risposta motoria condizionato da più possibilità

    di scelte, si deve fare riferimento alla legge di Hick che dichiara: “Tempi di reazione lunghi dipendono dalmaggior numero di alternative stimolo-risposta possi-bili”.Hick descrive la rela-zione stabile esisten-te tra il logaritmo delnumero di alternativestimolo-risposta e iltempo di reazione discelta; all’aumentaredel numero di coppiestimolo-risposta, il

    tempo di reazione discelta aumenta inmodo lineare (Figura8).

    Figura 5 - TRS test d’entrata

    Figura 6 - TRS test dopo tre mesi di allenamento

    Figura 7 - Variazioni % di TRSpre-post

    Figura 8 - Legge di Hick

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       N  u  m  e  r  o   2   0La legge di Hick è in relazione con il II stadio di elabo-

    razione dell’informazione, perché è pertinente allaquantità d’informazione con cui l’esecutore ha a chefare, prima di decidere cosa fare. L’ITB prevede lapossibilità di stimolare, allenare, controllare i tempi di

    reazione complessi proponendo diverse soluzioni dapoter gestire liberamente a scelta dell’utente. In que-sto caso si è scelto di sottoporre allenamenti miraticon tre soluzioni: dritto avanti, 45° a sinistra e 45° adestra rispetto al piano frontale dell’atleta.La posizione di partenza dell’atleta è quella già stabili-ta precedentemente con il piede di recupero postodietro in attivazione della pedana, mentre quello utilealla spinta iniziale posto davanti e fuori dalla pedana.Il segnale sonoro rimane invariato, mentre quello visi-vo è una freccia rossa che indica la direzione daprendere, in figura 9 i risultati del test d’entrata.

    Per un periodo di quattro mesi i ragazzi sono statistimolati, una volta alla settimana, ad allenamenti mi-rati al miglioramento dei tempi di reazione complessi,TRC, con e senza l’uso della palla.Le sedute hanno seguito i criteri della progressività.Per le capacità condizionali forza, velocità, elasticità èvalsa la metodica di lavoro usata per il miglioramentodei tempi di reazione semplici. Per migliorare il tempodi reazione al segnale si è proposta una metodologiadi lavoro progressiva integrando esercitazioni senzapalla con esercitazioni con la palla.Le variabili allenanti usate nelle esercitazioni senzapalla sono state:1. Tempo di attesa tra posizionamento sulla pedana

    dell’atleta e segnale di partenza, prima “lungo”,cinque secondi, poi “corto”, un secondo, infinecasuale tra 1 e 5 secondi.

    2. Numero di soluzioni possibili inizialmente due,poi tre, poi quattro (il confronto avviene sui daticon tre soluzioni). Con quattro soluzioni la posi-zione delle fotocellule di rilevamento era destra,

    sinistra, avanti sinistra e avanti destra, in questocaso 70° rispetto al piano frontale.3. Variazione della posizione di partenza, prima

    frontale alle fotocellule poi con la schiena rivoltaalla fotocellule.

    4. Numero di esercitazioni da eseguire in serie pri-ma con l’ITB poi esercizio tecnico con indicazio-ne del mister su cosa fare.

    In questo caso, prima esercizio con l’ITB a tre fotocel-lule, poi il giocatore controllava la palla passatagli dal

    mister e la calciava all’interno della porticina indicatadal mister stesso al momento del controllo.Nelle esercitazioni con la palla si è optato di usare icolori con tattiche di gioco, partite a tema e possessipalla.Esercitazione in gruppo, 20 giocatori nella metà cam-po, due colori, tre palloni, svolto solitamente nella fa-se di riscaldamento, variazioni di passaggio della pal-la:1. Al colore opposto giocatori sempre in movimento

    2. Uno-due corto stesso colore, lungo colore oppo-sto, giocatori sempre in movimento

    3. Passaggio stesso colore (A), dopo passaggioopposizione passiva (B), chi riceve uno-due concolore opposto (C-D) passaggio lungo a stessocolore (D)

     A

    B

    Figura 9 - TRC test d’entrata

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     ALLENAMENTO E CONTROLLO DEI TEMPI DI REAZIONE SEMPLICI E COMPLESSI NEL CALCIO

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       N  u  m  e  r  o   2   0C

    D

    4. Passaggio colore opposto (A), dopo passaggioopposizione passiva (B), chi riceve uno - due constesso colore (C-D) passaggio lungo a coloreopposto (D)

     A

    B

    C

    D

    Partite a tema a 4 colori verde - giallo contro rosso -blu:1. Verde - rosso solo interdizione (fase difensiva)

    giallo - blu solo fase offensiva.2. Partita normale il passaggio è valido solo se la

    palla è indirizzata al compagno con colore diver-so.

    3. Gol valido se tutti i verdi/gialli o tutti i rossi/bluhanno “toccato” il pallone.

    Dopo quattro mesi si è svolto l’allenamento di control-

    lo con gli stessi criteri del test d’entrata, in figura 10 irisultati, mentre in figura 11 sono riportate le modifi-che in percentuale del test dopo quattro mesi di alle-namento rispetto ai valori iniziali.

    DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Questo tipo di lavoro ha permesso di approfondire eanalizzare sul campo i TRS e i TRC. I dati raccolti e irisultati ottenuti da gruppo di giovani calciatori testatifanno pensare che la strada intrapresa possa essereuna proposta operativa corretta per migliorare queste

    capacità: trenta partite giocate, una sola quella persatutte le altre vinte, 118 gol fatti, 8 subiti e lotta per rag-giungere la finale nazionale di categoria.Per i tempi di reazione semplici, TRS, i dati hannoevidenziato miglioramenti personali al di là delle a-

    Figura 10 - TRC test dopo quattro mesi di allenamen-

    Figura 11 - Variazioni % diTRC pre-post

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     ALLENAMENTO E CONTROLLO DEI TEMPI DI REAZIONE SEMPLICI E COMPLESSI NEL CALCIO

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       N  u  m  e  r  o   2   0spettative e di conseguenza un miglioramento gene-

    rale della squadra nell’ordine del + 9,39%.Per i tempi di reazione complessi, TRC, la crescitapersonale è stata ancora maggiore portando la squa-dra ad un aumento prestativo nel test eseguito

    nell’ordine del + 20,26 %.Non avendo un gruppo di controllo, ragazzi di pari etàtestati, allenati con un criterio diverso e ricontrollati,non si possono proporre analisi di confronto, e questolimite del lavoro sarà indagato in seguito.Diventa importante sottolineare come questo sistemadi lavoro diventi rilevante in questa fascia di età. Learee corticali cerebrali, seguono questo percorso dimaturazione (Figura 12,13): le aree sensoriali e moto-rie primarie (1) sono le prime regioni cerebrali a mieli-nizzarsi e a funzionare durante lo sviluppo. La cortec-cia prefrontale (4) è tra le ultime aree corticali(associative) a raggiungere la completa maturazione(durante l’adolescenza o più tardi). Anche i ganglidella base (in verde), come la corteccia prefrontale (inviola), maturano nella tarda adolescenza (oltre i 16anni).

     APPLICAZIONI PRATICHELa chiave per mantenere in vita i neuroni è quindi

    l’apprendimento, soprattutto se il nuovo compito èabbastanza complesso da richiedere uno sforzo men-tale ed una partecipazione emotiva. Le prove impe-gnative, oltre ad attivare le reti neuronali già esistenti,favoriscono la maturazione dei nuovi neuroni che solo

    così riescono ad integrarsi bene nei circuiti cerebrali. 

    BIBLIOGRAFIA1. Neafsey E.I., Hull C.D., Buchwald N.A. Prepara-

    tion for movement in the cat. II. Unit activity in thebasal ganglia and thalamus. ElectroencephalogrClin Neurophysiol; 1978, 44(6):714-23.

    2. Papakostopoulos D. Movement related brainmacropotential as indexes of the serial order ofself placed movement in man, Second Europeanneuroscience meeting, Elsevier, 1978.

    3. Zimmermann M. Regulatory Functions of theNervous System in Fundamentals of Neurophysi-ology, Springer Verlag, New York 1978, p.215.

    Figura 12 - Mappa aree corticali

    Figura 13 - Localizzazione zone di maturazione cere-

    brale

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    INFLUENZA DEI PRECURSORI DELL’OSSIDO NITRICO SULLA SOGLIA ANAEROBICA

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       N  u  m  e  r  o   2   0INFLUENZA DELLA SOMMINISTRAZIONE DI PRE-

    CURSORI DELL’OSSIDO NITRICO SULLA SOGLIA ANAEROBICA 

    Di Massaro Jacopo, Spinozzi Michela, De Angelis

    MarcoCorso di Laurea in Scienze Motorie - Università degliStudi dell’Aquila

    INTRODUZIONEL’impiego di integratori durante le prestazioni sportiveè prassi comune da parte di molti atleti professionistie non, in quanto è risaputo che il loro utilizzo, possaaiutare durante gli allenamenti ma possa anche mi-gliorare la performance sportiva.L’Ossido di azoto, più comunemente detto OssidoNitrico (NO), è una sostanza non ancora molto cono-sciuta ed utilizzato nell’ambito sportivo, manell’articolo che seguirà potremo apprezzare le suequalità.Esso è una specie chimica reattiva di natura radicali-ca centrata sull’azoto, considerato per decenni un gasaltamente inquinante solo recentemente è stato indi-viduato come uno dei più potenti mediatori biochimiciche gli organismi viventi producono al loro interno alfine di controllare molte delle loro funzioni (BrennamPA, Moncada S. 2002).È sicuramente degno di nota il fatto che a questa so-stanza sia legata al premio Nobel 1998 per laMedicina/Fisiologia, attribuito al ricercatore americanoLouis Ignarro “per le sue scoperte riguardanti l’ossidonitrico come molecola segnale nel sistema cardiova-scolare” (Ignarro LI,1998); in quanto l’NO agisce co-me un importante messaggero intra- ed inter-cellulareregolando numerosissime funzioni, innanzitutto quelladell’endotelio vascolare. Infatti, in seguito ad adegua-ta stimolazione (meccanica o chimica), le cellule en-doteliali producono l’NO che, in parte, diffonde nelcompartimento ematico, riducendo l’aggregabilità del-le piastrine e l’adesività dei leucociti alle pareti deivasi sanguigni, e, in parte, raggiunge la sottostantemuscolatura liscia vascolare inducendone il rilascia-mento. I conseguenti effetti anti-aggreganti, anti-infiammatori ed anti-ipertensivi sono ritenuti di grandeimportanza nella prevenzione dell’aterosclerosi(Brennam PA, et al 2002).L’ossido nitrico è prodotto a partire dall’amminoacidoL-arginina in una reazione multi-step catalizzatadall’enzima ossido nitrico sintetasi. Quest’ultimo esi-ste in numerose isoforme, prodotte in cellule endote-liali, piastrine, cellule muscolari lisce, epatociti, siste-ma nervoso e macrofagi; questo spiega l’ampia distri-buzione del mediatore nel nostro organismo(Förstermann U., Boissel J-P, Kleinert H. 1998).Oltre all’effetto primario sull’endotelio, all’NO è ricono-sciuto un ruolo determinante di mediatore biochimico

    in numerose funzioni, a livello cerebrale (controllodell’apprendimento e della memoria), gastrointestina-le (modulazione delle secrezioni e della motilità), re-spiratorio (modulazione del tono della muscolaturaliscia bronchiale), renale (autoregolazione del flusso

    ematico). All’NO, in quanto radicale, è attribuitaun’importante funzione di difesa nei confronti delleinfezioni batteriche e, probabilmente, nel controllodella crescita dei tumori (Ignarro LJ, 2003). A questoproposito occorre aggiungere, comunque, che condi-

    zioni di aumentato stress ossidativo comportano laconversione dell’NO in perossinitrito, una forma radi-calica alla quale è legata la tossicità del mediatoreprimario (Channon KM, Qian HS, George SE 2000).Dopo che ha agito, l’NO viene trasformato in una se-rie di derivati, quali i nitriti ed i nitrati, che si accumula-no, in funzione della quantità del mediatore primarioprodotto, nel sangue ed in altri fluidi extracellulari perpoi essere definitivamente allontanati dall’organismoattraverso le urine.Come avevamo detto precedentemente, l’ossido nitri-co proviene da una reazione multi-step dovel’aminoacido L-Arginina viene trasformato in L-Citrullina, per avere poi, in definitiva, l’NO.Questi due precursori, sono gli ingredienti alla basedell’integratore alimentare utilizzato per la nostra spe-rimentazione; ma anche nello studio dal quale noiabbiamo preso ispirazione di Steve Chen e WoosungKim “Supplementazione di Arginina ed antiossidantisulla performance di ciclisti maschi in età avanzata”:uno studio randomizzato controllato; dove si è potutonotare un miglioramento del 14,2% della soglia anae-robica rispetto al valore di partenza.

    METODISoggetti

    Il campione era formato da 20 ciclisti, amatori e pro-fessionisti, maschi con una età media di 39,6 anni, unpeso medio di 73Kg (SD 8,1) ed un altezza di 177,5cm (SD 7,3).Tutti i soggetti della sperimentazione hanno presoparte liberamente al protocollo, firmando un consensoinformato e godevano di buona salute.I soggetti sono stati divisi in 2 gruppi: VERO e PLA-CEBO.Il primo gruppo assumeva realmente i precursoridell’ossido nitrico, a differenza del secondo che inve-ce assumeva soltanto delle sostanze inerti.Non vi era alcuna differenza di odore, sapore, colore,consistenza tra il VERO ed il PLACEBO, nemmeno leconfezioni dove i prodotti erano contenuti differivanol’una dall’altra.I soggetti, naturalmente, non erano a conoscenza diquale sostanza avrebbero assunto.Protocollo operativo Al fine di valutare se la somministrazione di precursoridell’ Ossido Nitrico produce variazioni nell'ambito del-la performance, si intende valutare attraverso un testIMSS (Incremental Multi-Short Step) il Massimo Latta-to Stazionario. Questi test verranno effettuati secondodelle tempistiche ben precise:•

    al tempo 0• al tempo 1 (dopo 1 settimana di somministrazio-

    ne di precursori dell’Ossido Nitrico)• al tempo 2 (dopo 1 mese di somministrazione di

    precursori dell’Ossido Nitrico)

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    INFLUENZA DEI PRECURSORI DELL’OSSIDO NITRICO SULLA SOGLIA ANAEROBICA

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       N  u  m  e  r  o   2   0Sia la somministrazione di precursori di NO, che del

    placebo, avveniva tramite lo scioglimenti di essi (5g)in un bicchiere d’acqua; preferibilmente prima delquotidiano allenamento e sempre allo stesso orario.Materiali 

    • Cicloergometro “Excalibur Sport – Lode”• Lattacidometro “Lactate pro – Arkray”• Arkray pro test strips• Cardiofrequenzimetro e fascia cardio “Polar”• Acqua

    Parametri analizzatiI parametri che sono stati analizzati durante i test enella seguente analisi statistica sono:• La potenza al massimo lattato stazionario• La frequenza cardiaca al MLSS• Il quantitativo di lattato al MLSS

    RISULTATIPer l’analisi statistica è stato utilizzata una ANOVA.Nella Figura 1 si possono apprezzare le differenzedella Potenza al Massimo lattato stazionario tra le 3diverse prove, confrontando anche la differenza tra glieffetti dei precursori dell’Ossido nitrico (in blu) e delPlacebo (in Azzurro).

    Si nota che non vi è un incremento della potenza disoglia anaerobica nei test dove sono stati sommini-strati precursori dell’ossido nitrico, nonostante i sog-getti nel periodo dei test non stessero eseguendo de-gli allenamenti mirati al mantenimento ed al migliora-mento del MLSS.Differentemente nelle prove in cui i soggetti assume-vano il placebo non si è riscontrato il mantenimentodel livello di soglia. Nella Figura 2 si possono apprezzare le differenzedella Frequenza cardiaca al Massimo lattato staziona-rio tra le 3 diverse prove, confrontando anche la dif-ferenza tra gli effetti dei precursori dell’Ossido nitrico(in rosso) e del Placebo (in rosa). Si nota che nonostante la frequenza cardiaca non siaun parametro fisiologico costante, in quanto è influen-

    zato da numerosissimi fattori, come lo stato d’animo,l’idratazione e le condizioni ambientali, l’assunzionedei precursori dell’NO hanno favorito il mantenimentocostante di questo parametro nelle diverse prove.Nella Figura 3 si possono apprezzare le differenze delQuantitativo di lattato al Massimo lattato stazionariotra le 3 diverse prove, confrontando anche la differen-za tra gli effetti dei precursori dell’Ossido nitrico (inarancione) e del Placebo (in giallo).

    Si nota che, come nei grafici precedenti, la sommini-strazione dei precursori dell’ossido nitrico favorisconoil mantenimento di determinate variabili, in questocaso la quantità di lattato prodotto durante un eserci-zio in soglia.

    DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Nessuno dei dati ottenuti dalla sperimentazione è ri-

    sultato statisticamente significativo, ma probabilmenteaumentando il numero dei soggetti è possibile raffor-zare e rendere più chiare quelle che sono già, attual-mente, delle importanti tendenze.Come descritto precedentemente il ruolo dell’ossido

    Figura 1 - Differenza di potenza al massimo lattatostazionario

    Figura 2 - Differenza di potenza al massimo lattatostazionario

    Figura 3 - Differenza del quantitativo di lattato al mas-simo lattato stazionario

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       N  u  m  e  r  o   2   0nitrico nella salute cardiovascolare è ben sviluppato in

    letteratura(Kinlay S, Creager MA, Fukumoto M, HikitaH.,2001 e Preli RB, Klein KP, Herrington DM, 2002),ma il suo ruolo nella performance fisica non è statoancora chiaramente dimostrato. Vi sono alcuni autori

    come Elam RP e Hardin DH (1989)che hanno riscon-trati un significativo aumento della forza muscolaredopo un allenamento mirato della durata di 5 settima-ne, con supplementazione di 1g di Arginina ed 1g diOrnitina al giorno; anche Campbell (2006) ha osser-vato successivamente alla supplementazione di Argi-nina ha notato un netto miglioramento della forzamassima negli esercizi su panca piana e sul picco dipotenza nel Wingate test.Il ricercatore Liu e coll.(2009) non riscontrarono alcuneffetto sulla permormance sportiva di atleti praticanti judo nonostante una supplementazione di 6g di argi-nina al giorno per 3 giorni consecutivi; questo dato harafforzato ciò lo studio di Colombani del 1999 avevaasserito, ossia che somministrando per 14 giorni L-Arginina a maratoneti non si senza riscontra alcunmiglioramento.Nel nostro studio non abbiamo dimostrato l’effettivomiglioramento della prestazione sportiva(nello specifi-co della soglia anaerobica), come è invece accadutonello studio di Chen; tuttavia la costanza dei parame-tri da noi analizzati ci inducono a pensare che la som-ministrazione dei precursori dell’ossido nitrico, asso-ciati ad un allenamento specifico per la soglia, possaindurre benefici a livello metabolico e muscolare.

     APPLICAZIONI PRATICHEDa questi risultati possiamo dedurre l’utilitàdell’assunzione di tali sostanze, in quanto, non c’ènessun evidente miglioramento ma evitano il peggio-ramento della potenza alla soglia nonostantel’allenamento durante il periodo dei test non si con-centrasse su questa altre qualità; inoltre avere unafrequenza cardiaca costante durante un lungo perio-do di allenamento permette di monitorare al meglioogni seduta; ed infine il mantenimento costante dellattato prodotto ci indica la capacità di condurre variesedute di allenamento alla stessa intensità, sperandopoi di riportare gli stessi dati in gara.

    BIBLIOGRAFIA1. Brennan P.A., Moncada S. From pollutant gas to

    biological messenger: the diverse actions of nitricoxide in cancer. Ann R Coll Surg Engl; 2002, 84(2):75-78.

    2. Ignarro L.J. Nitric oxide: a unique endogenoussignalling molecule in vascular biology. The No-bel Prize 1998 Medicine/Physiology Lecture

    3. Förstermann U., Boissel J.P., Kleinert H. Expres-sional control of the ‘constitutive’ isoforms of nitricoxide synthase (NOS I and NOS III). FASEB J;

    1998, 12:773–790.4. Ignarro L.J. Biological effects of nitric oxide. Pro-ceedings of the “1st International meeting on nitricoxide. From basic science to clinical evi-dence”. Barcelona ,Spain. 2003, May, 24. 2003.

    5. Channon K.M., Qian H.S., George S.E. Nitric ox-ide synthase in atherosclerosis and vascular in- jury. Insights from experimental gene therapy.Arterioscler Thromb Vasc Biol; 2000, 20:1873– 1881.

    6. Chen S., Woosung K., Arginine and antioxidantsupplement on performance in elderly male cy-clists: a randomized controlled trial. Journal of theInternational Society of Sports Nutrition; 2010,7:13.

    7. Kinlay S., Creager M.A., Fukumoto M., Hikita H.,Fang J.C., Selwyn A.P., Ganz P. Endothelium-derived nitric oxide regulates arterial elasticity inhuman arteries in vivo. Hypertension; 2001, 38(5):1049-53.

    8. Preli R.B., Klein K.P., Herrington D.M. Vasculareffects of dietary L-arginine supplementation.Atherosclerosis; 2002, 162(1):1-15.

    9. Elam R.P., Hardin D.H., Sutton R.A., Hagen L.Effects of arginine and ornithine on strength, leanbody mass and urinary hydroxyproline in adultmales. J Sports Med Phys Fitness; 1989, 29(1):52-6.

    10. Campbell B., Roberts M., Kerksick C., Wilborn C.,Marcello B., Taylor L., Nassar E., Leutholtz B.,Bowden R., Rasmussen C., Greenwood M., Krei-der,R. Pharmacokinetics, safety, and effects onexercise performance of L-arginine alpha-ketoglutarate in trained adult men. Nutrition;2006, 22(9):872-81.

    11. Liu T.H., Wu C.L., Chiang C.W., Lo Y.W., TsengH.F., Chang C.K. No effect of short-term argininesupplementation on nitric oxide production, me-tabolism and performance in intermittent exercisein athletes. J Nutr Biochem; 2009, 20(6):462-8.

    12. Colombani P.C., Bitzi R., Frey-Rindova P., FreyW., Arnold M., Langhans W., Wenk C. Chronicarginine aspartate supplementation in runnersreduces total plasma amino acid level at rest andduring a marathon run. Eur J Nutr; 1999, 38(6):263-70.

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    RIABILITAZIONE E POSTUROLOGIA

    CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE DELL’INTERVENTO DI APPENDICECTOMIA

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       N  u  m  e  r  o   2   0CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE

    DELL’INTERVENTO DI APPENDICECTOMIA SUL-LA EVOLUZIONE DELLA PATOLOGIA DEGENE-RATIVA DEL DISCO INTERVERTEBRALE LOMBO-SACRALE. “ STUDIO OSSERVAZIONALE E STORI-

    CO PROSPETTICO” 

    Contigliani Riccardo Fisioterapista, D.O. m R.O.I. co-direttore Abe ostheo-paty school

    INTRODUZIONEGli interventi chirurgici addominali, in modo particola-re quelli dell’appendicectomia sono tra i più frequentiin Italia.L’intervento chirurgico rappresenta un trauma per ilcorpo umano, durante il quale vengono danneggiatidiversi tipi e strati di tessuto con differente capacitàriparativa.Le aderenze sono delle “cicatrici interne” che posso-no insorgere durante il processo di riparazione, coin-volgendo i tessuti lesi e il peritoneo. Questo processodi riparazione, mediante la rigenerazione del connetti-vo di sostegno, assicura la continuità morfologica lo-cale, ma non garantisce un ottimale ripristino funzio-nale.Durante l’esperienza clinica capita spesso di vederepazienti con esiti cicatriziali più o meno rilevanti, chelamentano algie vertebrali e altrettanto spesso capita-no pazienti operati di ernia discale al rachide lombaree all’interno della loro anamnesi appare spesso diessere stati, anni prima operati di appendicectomia.In seguito a revisione bibliografica di osteopati affer-mati, che hanno trattato questo argomento, si è pen-sato di offrire un buon contributo alla posturologiaportando avanti una ricerca che dimostrasse le con-seguenze cliniche di una operazione di appendicecto-mia attraverso una analisi epidemiologica osservazio-nale ed uno studio sperimentale storico prospettico.Si è deciso quindi di provare a verificare se esistonorelazioni significative tra le due patologie e se gli esiticicatriziali di una appendicectomia possono causarenel tempo una lombalgia con conseguente discopatiaal rachide lombare. Lo studio è stato effettuato graziealla preziosa collaborazione del Dott. Alessandro Za-laffi, neurochirurgo e ricercatore presso il policlinicoUniversitario di Siena, ed è composto da due ricer-che distinte.

    METODILa prima ricerca di tipo osservazionale, si propone didimostrare statisticamente se un paziente operatoalmeno 10 anni prima di appendicectomia ha più pro-babilità di soffrire di lombalgia o di sviluppare disco-patie-ernie lombari rispetto ad un soggetto non opera-to. Nella prima parte dello studio sono stati analiz-

    zati 47 pazienti operati di ernia lombare nell’anno1994 presso il Reparto di Neurochirurgia del Policlini-co di Siena per valutare quanti dei pazienti operatisiano stati appendicectomizzati in precedenza.La seconda parte della ricerca è stata effettuata sotto-

    ponendo ad un gruppo di 20 persone operate di ap-pendicectomia presso L’Unità Sanitaria di Massa-Carrara e l’ Unità Sanitaria di Parma, un questionariocomprendente una scala di misura del dolore lombaredi Roland and Morris ed un elenco delle eventuali

    discopatie od ernie diagnosticate. E’ stato utilizzatoun gruppo di controllo di 20 persone random con lestesse caratteristiche non operate di appendicecto-mia a cui è stato sottoposto lo stesso questionario.Sono stati utilizzati dei criteri di inclusione e di esclu-sione, e i dati ottenuti sono stati analizzati e confron-tati per arrivare a dati statistici. Criteri di inclusioneGruppo pazienti appendicectomizzati

    • Età compresa tra i 30 e i 65 anni

    • Operazione di appendicectomia effettuata da al-meno 10 anni presso l’Unità Sanitaria di Massa-Carrara o presso l’Unità Sanitaria di Parma eProvincia.(Per garantire l’omogenità degli inter-venti)

    Gruppo pazienti discectomizzati 

    • Età compresa tra i 30 e i 65 anni

    • Operazioni di ernia del disco effettuate presso ilReparto di Neurochirurgia Dell’Ospedale Univer-sitario Di Siena (Per garantire la omogeneità de-gli interventi)

    Gruppi di controllo persone sane

    • Età compresa tra i 30 e i 65 anniCriteri di esclusione:Gruppo appendicectomizzati

    Presenza di patologie autoimmunitarie• Presenza di malattie neurologiche degenerative a

    carico del Sistema Nervoso Centrale o periferico(storia di ictus, polineuropatie,ecc.)

    • Storia di trauma a carico della muscolatura mu-scolo-scheletrica o addominale

    • Effettuazione di altri interventi chirurgici a livellotoraco addominale o vertebrale

    • Portatori di protesi agli arti inferiori ( anche artico-lari)

    • Pazienti con neoplasie maligneGruppo discectomizzati

    • Presenza di patologie autoimmunitarie (es. artrite

    reumatoide ecc.)• Presenza di malattie neurologiche degenerative a

    carico del Sistema Nervoso Centrale o periferico(storia di ictus, polineuropatie,ecc.)

    • Storia di traumi con distorsione e con compres-sione del rachide nei 5 anni precedentiall’intervento e in ogni caso traumi alla colonnavertebrale che necessitano di più di due giorni diricovero

    • Portatori di protesi agli arti inferiori

    • Neoplasie maligne

    • Presenza di altre patologie rachidee strutturali in

    grado di modificare la corretta statica ( es. spon-dilolisi ecc.)Gruppi di controllo persone sane 

    • Presenza di patologie autoimmunitarie (es. artrite

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    RIABILITAZIONE E POSTUROLOGIA

    CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE DELL’INTERVENTO DI APPENDICECTOMIA

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       N  u  m  e  r  o   2   0reumatoide ecc.)

    • Presenza di malattie neurologiche degenerative acarico del Sistema Nervoso Centrale o periferico(storia di ictus, polineuropatie,ecc)

    • Storia di traumi con distorsione e con compres-sione del rachide nei 5 anni precedentiall’intervento e in ogni caso traumi alla colonnavertebrale che necessitano di più di tre giorni diricovero

    • Portatori di protesi agli arti inferiori (anche artico-lari)

    • Pazienti che hanno subito un trauma muscoloscheletrico o addominale

    • Effettuazione di altri interventi chirurgici a livellotoraco addominale

    MaterialiTutti i pazienti hanno compilato un questionario

    (Figura 1) per la valutazione della disabilità conse-guente al dolore lombare e della intensità del dolorelombare con i dati anagrafici e le eventuali patologiediscali o altre patologie presenti o passate e con lostato di salute attuale.Il questionario è un derivato leggermente modificatodel questionario di Roland and Morris pubblicato suSpine nel 1983 (Roland & Morris; 1983).

     

    Si è adottata e modificata la traduzione di questo que-stionario che era presente nel libro: Le scale di misu-ra delle malattie muscolo scheletriche di DonatellaBonaiuti (Bonaiuti; 2000) .

    32 

    Esso si compone di 3 parti:1.

      Il questionario di misurazione disabilità  si dividein 24 item. Ciascuna croce apposta dalla personain esame vale un punto ed il punteggio varia dazero a ventiquattro. Come suggerito dagli autori un punteggio superiore a 14 nella valutazione diun risultato è stato considerato come non buonoper lo stato di salute della persona in esame.

    31

    2. Scala di misurazione del dolore lombare. Questascala, che nella figura del termometro del que-stionario ha sei gradazioni, permette di assegna-re un punteggio da 0 (nessun dolore) a 5(massimo dolore sopportabile). Attraversol’analisi di questa scala è possibile conoscere

    l’intensità di dolore presente al momento dellacompilazione del questionario.

    3. Questionario sulle patologie presenti nelle perso-ne osservate, in modo da poter analizzare la pre-senza o meno di patologie discali lombari e/o diappendicectomia e/o di altre patologie. E’ possi-bile rilevare quante discopatie od ernie sono sta-te diagnosticate al paziente, se e a che età è sta-to operato di appendicectomia. Si è ritenuto chebastasse elencare le patologie discali diagnosti-cate in quanto si suppone che un paziente conricorrenti lombalgie gravi si rechi almeno una vol-ta dal medico per ulteriori accertamenti clinici o

    strumentali.Metodi, sigle e valori utilizzati nella ricercaI dati raccolti sono stati elaborati con il programmaexcel.

    Figura 1 - Questionario Roland-Morris utilizzato

    Gruppo A: 47 pazienti operati di ernia del disco lom-bare. Gruppo B: 20 pazienti operati di appendicecto-mia. Gruppo C: 20 persone del gruppo di controllonon operate di appendicectomia.

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  • 8/17/2019 Elav Journal 20

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    RIABILITAZIONE E POSTUROLOGIA

    CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE DELL’INTERVENTO DI APPENDICECTOMIA

    www.elav.biz

       E   L   A   V   J   O   U   R   N   A   L

       A  n  n  o   V

       N  u  m  e  r  o   2   0Il gruppo A è composto da 47 pazienti operati di ernia

    del disco lombare presso il Policlinico dell’Universitàdegli Studi di Siena, scelti in maniera casuale.Il gruppo B è stato selezionato tra un gruppo di 100persone operate presso l’Unità Sanitaria di Massa

    Carrara e Parma almeno 10 anni prima della presentericerca (OA).Il gruppo C è stato selezionato in maniera il più possi-bile casuale in una popolazione generale di soggetti. Isoggetti sono stati raccolti mediante un questionariosomministrato presso un centro commerciale, centoindirizzi e numeri di telefono di soggetti che non eranostati sottoposti ad appendicectomia (NO).I criteri di inclusione e di esclusione dallo studio sonogià stati precedentemente descritti. Per i gruppi B – Ci soggetti sono stati numerati da 1 a 100 e ne sonostati selezionati 20 da ogni gruppo in maniera casualeutilizzando una tabella di randomizzazione.Sigle utilizzate:DD: discopatie lombari diagnosticateECD: ernie lombari diagnosticate clinicamenteESD: ernie lombari diagnosticate strumentalmenteOA: pazienti operati di appendicectomiaNO OA: pazienti non operati di appendicectomiaScala RM: Roland and MorrisSVDL : Scala valutazione del dolore lombareValutazione del questionarioOgni risposta contrassegnata abbiamo dato un valoredi 1 punto. Il termometro del dolore al momento dellacompilazione:NESSUN DOLORE : 0DOLORE LEGGERO : 1DOLORE MODERATO : 2DOLORE ABBASTANZA GRAVE : 3DOLORE VERAMENTE GRAVE : 4DOLORE QUASI INSOPPORTABILE : 5I risultati del questionario saranno tanto più alti quan-to più alto sarà il dolore al momento della compilazio-ne della scheda ed esprimerà quante sono lediscopatie/ernie diagnosticate e se i pazienti sonostati in precedenza operati di appendicectomia.

    RISULTATINella prima parte dello sono stati analizzati una serieconsecutiva di 47 pazienti sottoposti ad interventomicrochirurgico di discectomia semplice discale pres-so la Neurochirurgica Universitaria di Siena. L’etàmedia era di 43 +/- 15 anni. I pazienti che, in prece-denza erano stati sottoposti ad appendicectomia sonorisultati essere 18 (38,3%).Gli aspetti epidemiologici dell’appendicite non sonoben chiari ed includono incidenze molto varie ancheall’interno dello stesso paese. L’incidenza di appendi-cite nella popolazione canadese dell’Ontario dal 1991al 1998 è stata di 75 x 100.000 soggetti per anno ov-vero dello 0,075% x anno (Al-Omram et al.; 2003).

    Uno studio del 1997 in Norvegia, invece, ha eviden-ziato una incidenza cruda di 86 pazienti per 100.000abitanti per anno ovvero dello 0,086% per anno(Andersson et al.; 1994). In Svezia negli anni dal1984 al 1989 l’incidenza delle appendicectomie è sta-

    ta di 167 per 100.000 per anno ovvero dello 0.167 %per anno e quella delle appendiciti è di 116 per100,000 per anno ovvero dello 0.116 % per anno. Anche secondo un altro studio effettuato in Scandina-via l’incidenza per anno di appendiciti era dello

    0,116% e quella di appendicectomie era dello 0,172% 

    (Ohmann et al.; 2002).Dai dati presenti in letteratura (anche se i parametripresenti in Italia non sono noti) sembra quindi che ilnumero di appendicectomie sia superiore a quellodelle appendiciti e che il rapporto appendicectomie/appendiciti vari tra (1,48 e 1,43) per aumentare lasensibilità dello studio si è scelto un rapporto di 1,5.L’unico studio disponibile ed a noi noto che analizzal’incidenza di appendicite acuta in Italia è stato effet-tuato da Basoli ed al nel 1993 (Basoli et al.; 1993)

     e

    l’incidenza calcolata (in calo negli anni 1955-1987)varia dallo 0,57% per anno allo 0,37% per anno

    (poiché questi valori sono di 10 grandezze superioririspetto a tutti gli altri presenti in letteratura non sonostati ritenuti attendibili e pertanto non verranno inclusinello studio. Verrà invece considerato come valorecomunemente accettato quello di una incidenza di100 su 100.000 pazienti lo 0,1% (Korner et al.; 1997).Poiché i casi di appendicectomia potrebbero esserepiù numerosi di circa il 50% si è deciso di considera-re, approssimando per eccesso, una incidenza nor-male p