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SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 2 LO/MI iN QUeSTO NUMeRO: • AMS alla Milano Marathon • piazza Missori: un tesoro nascosto • a scuola di scienza 025 APRILE 2014 • numero 025 • anno X Periodico di AMS Onlus · Struttura Complessa di Ematologia Ospedale Niguarda Ca’ Granda • Milano www.malattiedelsangue.org PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE MEDICA DELL'ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE dossier strategie terapeutiche innovative in Ematologia

dossier strategie terapeutiche innovative in Ematologia · L'ematologia nell'era dei new genomic landscape 5 tesori nascosti piazza Missori di Zaira (Lara Rossi), blogger 18 editoriale

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SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 2 LO/MI

in questo numero:

• Ams alla Milano Marathon

• piazza missori: un tesoro nascosto

• a scuola di scienza025

APRILE 2014 • numero 025 • anno XPeriodico di AMS Onlus · Struttura Complessa di EmatologiaOspedale Niguarda Ca’ Granda • Milanowww.malattiedelsangue.org

PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE MEDICA DELL'ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE

dossierstrategie terapeuticheinnovative in Ematologia

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firma e indica il Codice Fiscale9 7 2 2 5 1 5 0 1 5 6

alla sezione “Sostegno volontariato e organizzazioni non lucra-tive di utilità sociale, delle associazioni di promozione socia-le, delle associazioni e fondazioni” della dichiarazione dei redditi

Ogni euro raccolto è speso per offrire ai pazienti ematologici le migliori possibilità di cura, guarigione e qualità di vita

Sostieni l'AMSanche tu

e... non dimenticare l'appuntamentoannuale con il

mettiti al fianco dei nostri medici, infermieri e ricercatoriDOnaziOne in POsta

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Banca intesaIT 73 C 03069 09400 00004 8982157

intestati a Associazione Malattie del Sangue

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dai Privatinella misura massima del 10% del reddito imponibile o fino ad € 70.000(vale il minore dei due limiti) Decreto Legge 14.3.2005 n° 35 art. 14 e DecretoPresidente Consiglio dei Ministri 15 aprile 2011

dalle Persone Giuridichesenza limite d'importo Legge 23.12.2005 n° 266 art.1 comma 353 e DecretoPresidente Consiglio dei Ministri 15 aprile 2011

Per ottenere la deducibilità ricorda sempre di allegare alla tua dichiarazione dei redditi il documento idoneo attestante il versamento effettuato.

VAI AL SITO

Cinque per mille

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dossier

rubriche

Per il lettOreHai ricevuto Ematos tramite posta in quanto sei tra gli amici e sostenitoridi AMS Onlus. È un modo per dirti Grazie per il tuo aiuto e il tuo affetto,e per tenerti aggiornato sui risultati dell'associazione. Qualora non fossipiù interessato a riceverlo scrivi [email protected] o telefona allo 02 64 25 891

sommario Direttore Responsabile:Michele Nichelatti

Direttore Scientifico:Enrica Morra

hanno collaborato:Marco BrusatiSilvia CantoniMilena LodolaFlavia MammolitiErika MeliAlfredo MolteniMarco MontilloAnna Maria NosariLara RossiChiara RusconiAlessandra TedeschiAlessandra TrojaniNicola VagliaElena Zini

Grafica e impaginazioneAndrea Albanese

EditoreAssociazione Malattie del Sangue Onlusper la promozione della ricerca e per il progresso nel trattamento delleleucemie e delle altre malattie del sangueD.L. 04/12/97 n. 460/97 art. 10 comma 8iscritta al Registro Regionale del VolontariatoSezione provinciale di Milano MI-567 – Decreto15/04/11 n. 754

c/o EmatologiaOspedale Niguarda Ca' GrandaPiazza Ospedale Maggiore 320162 – MilanoC. F. 97225150156

telefono e fax 02 64 25 [email protected]

Creative Commons alcuni diritti sono riservatiI contenuti di Ematos possono essere modifi-cati, ottimizzati e utilizzati, con citazione dellafonte, come base per altre opere non com-merciali da distribuirsi esclusivamente conlicenza identica o equivalente a questa.

Fotoistockphoto.comNicola Vaglia

StampaALMACA srlVia Piana 338042 – Baselga di Piné (TN) www.almaca.it

Registro periodici del Tribunale diMilano n. 646 del 17/11/03

Spedizione in AbbonamentoPostaleD.L. 353/2003 (conv. in l. 27/02/04n. 46) Art. 1 comma 2 DBC Milano

2 bella storiaMarco Dalcerri

di Paola D’Amico 3abc genetica

il DNA:carta d’identità delle malattie genetiche

e dei tumoridi Alessandra Trojani

L'ematologia nell'era dei new genomic landscape

5

tesori nascostipiazza Missoridi Zaira (Lara Rossi),

blogger18

editorialeAMS: una preziosaamica dell’ematologia nel nostro ospedaledi Valentina Mancini

10 lo sport nel sangueCoppa Davis 1973i “vecchietti” che fecero l’impresa di Walker

trattare la LLC nel 2014nuove strategie di tera-pia in rapporto a biolo-gia e fitness statusdi Marco Montillo

14Le donne rispondonomeglio alle terapiee sopravvivono più alungodi Erika Meli e Nicola Vaglia13macroglobulinemia di Waldenstromstato dell’arte e nuoveacquisizioni biologichedi Alessandra Tedeschi15sindromi mielodisplastichedalla diagnosi alla terapiadi Alfredo Molteni17

linfoma mantellareil paradigma

del cambiamentodi Chiara Rusconi 16

025 APriLe 2014 sommario

a scuola di scienza .......................................................................................................6in punta di forchetta................................................................................................. 7da rivedere da riascoltare ....................................................................................8letti per voi ....................................................................................................................... 9fumetti .............................................................................................................................. 27giochi per la mente................................................................................................ 28fundraising............................................................................................................. 21-25aziende amiche .......................................................................................................... 26

leggi Ematos sul tuo smartphoneo tablet, e consulta l’archivio di tuttii numeri precedenti

Ematos è la rivista di AMS Onlus, l'associazione che contribuisce in modo determinante a rendere l'Ematologia diNiguarda un centro d'eccellenza per la cura di leucemie, linfomi, mielomi e delle altre malattie del sangue.

Convegno Niguarda Cancer Center

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ematos • 025

Tutti noi, sanitari e pazienti inseriti nelcontesto della vita ospedaliera, ci ren-diamo sempre più conto di come la si-tuazione socio-economica attuale ab-

bia avuto pesanti ripercussioni anche sullarealtà sanitaria, obbligando la Direzione adoperare tagli, strategie e manovre di conte-nimento della spesa che, seppur inseritenell’importante e difficile tentativo di riequi-librare i conti pubblici, rendono più faticosolo sforzo di salvaguardare le indiscutibili qua-lità di eccellenza, innovazione e sviluppo

raggiunte dalla Sanità, in particolare nellanostra Regione. Le dinamiche demografiche di invecchia-mento della popolazione, l’incremento epi-demiologico di patologie che divengonoora malattie “croniche” anche grazie agliimportanti risultati ottenuti con l’avvento dinuovi farmaci, i costi crescenti legati all'evo-luzione della medicina e delle tecnologiesanitarie, soprattutto nel campodell’Ematologia, male si inseriscono in unarealtà di crisi economico-finanziaria.In questo difficile periodo l’Ematologia diNiguarda ha però trovato un grande alleato:l’AMS, un’associazione di volontariato che, increscendo dal 1998 ad oggi, ed ora coordi-

nata da un team instancabile, opera nelnostro ospedale avvalendosi delle prestazio-ni personali, volontarie e gratuite dei propriaderenti, ciascuno dei quali dona “un po’ delsuo” in termini di energie e risorse: chi il pro-prio tempo, chi la propria intraprendenza,chi la propria disponibilità, chi le propriecapacità artistiche, chi i propri fondi, chi rac-coglie tappi, chi corre alla maratona… tutticon la voglia di credere che, unendo le forze,soprattutto in momenti difficili come quelloattuale, possano essere garantiti ai nostripazienti, l’eccellenza assistenziale, l’innova-zione terapeutica, il progresso della ricercabiologica, la formazione di alto livello. Come? In tanti modi: tramite lo sviluppo distrutture di supporto logistico, infermieristi-co o tecnico per i pazienti che devonoaffrontare terapie impegnative; tramite l’ac-quisto di importanti presidi per l’assistenza almalato; tramite la promozione dell’informa-zione e della divulgazione scientifica, rivolteal personale sanitario, ma anche alle personee alle famiglie che si trovano ad affrontareuna malattia del sangue; tramite il sostegnoalla ricerca scientifica, il finanziamento diprogetti o di borse di studio e in tanti altrimodi…siamo aperti anche alle vostre idee! Insomma: non dimentichiamoci che non ètutto scontato e quindi grazie a tutti coloroche contribuiscono col proprio impegno e lapropria determinazione alla realizzazione ditutto questo!

di Valentina Mancini

editoriale

l’Associazione Malattie del Sangue:una preziosa amica dell’ematologia nel nostro ospedale

Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

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Confessiamolo: qualcuno ci è cascato. L’erroreriportato nella copertina del libro “La storia del-l’arte raccontata da E.H. Gombrich” nell’editorialedel numero scorso era nascosto in quel sin troppoallettante “op art”: volevano certo dire “pop art”,vero?No.La “op art” esiste, eccome. E’ un’abbreviazione di“optical art”, e il libro di Gombrich non è per nientefallato, tutt’altro. A parte che il libro stesso cita la“op art” a pagina 606, basta guardare qualchetrasmissione di televendita di arte per incappare inqualche opera di Victor Vasarely, uno dei fondato-ri proprio della “op art”. Il tutto per far capire (lo scorso numero) e ram-mentare (oggi) ai nostri lettori quanto sia compli-cato correggere le bozze di stampa: non bastavedere gli errori che si nascondono, ma occorreanche riconoscere le verità palesi.

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genitori, ma nessuno è compatibile. Poi la ri-cerca nel registro dei donatori. In mezzo uncolloquio con la dottoressa. “Avete figli? Do-manda a me a mia moglie – continua Marco- Io rispondo: no, siamo sposati da appenadue anni, mi sono ammalato, forse, un do-mani, aspettiamo un momentino, vedremo.E lei: ‘La malattia non si passa al bambino.Ascoltatemi, cercate un figlio, sarà una gioia,intanto noi cerchiamo il donatore. Ci sarà ilrischio che la nascita si accavalli con il tra-pianto, ma quel figlio sarà la vostra gioia’.Quel giorno siamo usciti dalla visita con unpeso sul cuore. Con il pensiero del trapianto,senza immaginare il domani”. Ma la macchi-na si è già messa in moto: si rifanno gli esami,il midollo, si apre la banca dati. “E poi la dot-toressa mi rimanda a lavorare. Part time, per-ché mi stancavo molto. Quasi una vita nor-male. Io e mia moglie ci guardiamo in facciae decidiamo di darle ascolto. Mia moglie ri-mane incinta. E a me torna la febbre. Per farlabreve, trovano un donatore - l’uomo che midarà una nuova vita - a Verona, mio coeta-neo, stessa età, stesso peso. Nascerà mio fi-glio Davide, il 3 marzo del 98: 3 chili e 800

moglie, la famiglia. Ad aspettarlo a casa, trauna chemio e un trapianto, c’era sempre ilpiccolo Davide, una ragione in più per com-battere come un leone.“Le prime avvisaglie del mattone che mi sa-rebbe caduto in testa arrivarono nell’ottobredel 96. Un dolore sotto l’ascella, una diagnosi(di ciste) in un piccolo ospedale del lodigia-no, esami del sangue, poi il trasferimento inun centro più attrezzato, i valori ematici sbal-lati, l’analisi del midollo… la diagnosi di mie-lodisplasia. Sei mesi così, tra prelievi e corti-sone. Finché andiamo a Niguarda. E qui eccola dottoressa Morra… la ringrazierò sem-pre…studia le cartelle e dice: ‘Così non va,occorre un trapianto di midollo’”. E via con laricerca di un donatore, fratello, sorella, poi i

“Èstata dura. Quando il dottorCairoli mi disse ‘Marco, devi fa-re un secondo trapianto di mi-dollo’, confesso che un paio dipugni in ascensore, mentre

uscivo dall’ospedale, li ho tirati. Il primo tra-pianto era una novità. Il secondo sapevo co-sa mi aspettava, stare male dopo la radiote-rapia e chemioterapia , vomitare l’anima, la‘prigionia’ in isolamento. Ma non avevo alter-native e dovevo-volevo uscirne”.Marco Dalcerri, 45 anni, di San Colombano alLambro, una moglie e un figlio quindicenne,di professione elettricista, si racconta, par-tendo dalla fine di una battaglia con la ma-lattia che è durata quattro anni. In trinceanon è mai stato solo. Con lui hanno lottato la

bella storia

Marco Dalcerri

Marco Dalcerri, 45 anni, di San Colombano al Lambro, una mo-glie e un figlio quindicenne, di professione elettricista, si racconta,partendo dalla fine di una battaglia con la malattia che è durataquattro anni. In trincea non è mai stato solo.

di Paola D'AmicoConsiglio Direttivo AMS

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‘ho vinto’. Per scaramanzia. Sono trascorsi 15anni. Ho ripreso a lavorare nel 2001. Il miomodo di vedere la vita è cambiato, radical-mente. Guardo gli altri con occhi diversi, so-no felice di stare con la mia famiglia, di ascol-tare un brano dei Queen, di seguire mio fi-glio a calcio. Quando ero in day hospital evedevo gente malata come me che avevagià fatto il trapianto, che stava bene, ascolta-vo i loro discorsi e mi dicevo: arriverà anche ilmio turno. Di stare bene, di poter incoraggia-re chi è all’inizio della battaglia”. Tanta vogliadi vivere!Da circa 10 anni sono volontario Admo e cer-co di diffondere la cultura della donazione dimidollo osseo, aiuto anche Ams con la lorogrande raccolta tappi.

4 ematos • 025

grammi di peso, e io entro in ospedale per lapreparazione al trapianto neppure due setti-mane dopo”.Marco fa una breve pausa. Pensa, dice, al do-natore. “Tante volte ho cercato di trovarlo.Ma non si può. Gli ho mandato una lettera,attraverso il registro di Genova. E’ mio fratel-lo, mi ha ridato la vita due volte, l’aveva dettodonandomi il midollo. Se ci sarà ancora biso-gno, sono qui. E c’è stato bisogno”. Ma re-stiamo a quel primo trapianto. “Un mese dicamera sterile, è come stare in prigione. Vivirinchiuso, isolato, fai la doccia in un catinosterile, nella stanza entrava solo un infermie-re con i suoi armamentari, camici, cuffia, ma-scherina sterili, brocche d’acqua anche quel-la sterile...quando si facevano chemio e radiole docce erano due al giorno. Una settimanaprima del trapianto, l’operazione per inserirenella giugulare il tubicino che porterà cibo eterapia. E per un anno ti tieni due rubinettininel petto…”.Finalmente il ritorno a casa. “E qui la gioia divedere il bambino, ho capito cosa voleva dir-ci la dottoressa Morra. Davide aveva due me-si, mia moglie era venuta pochissimo inospedale. Rivederli fu un’emozione che an-cora oggi mi fa commuovere…”.È un saliscendi il primo anno trascorso a casa.“Con cibo al forno o cotto in pentola a pres-sione, niente di crudo, sognavo pane e sala-me! Ma qualcosa non torna nei miei esami, dinuovo”. E’ l’estate del ’99. Marco si ammala,c’è una recidiva di mielodisplasia, chemioancora, una broncopolmonite. In autunno, imedici fanno consulto e decidono: nuovotrapianto. “Ci sono volti che non dimentiche-rai mai più. Walter e Piera, che mi portavanouna montagna di pastiglie da ingurgitare

ogni giorno, 135 per l’esattezza, per tre gior-ni, Roberto che lavorava in laboratorio (fuproprio lui che si recò a Verona, i giorni deitrapianti a prendere la sacca VR501del miofratello donatore), la dottoressa Intropido, labiologa che mi dava i ragguagli. La dottores-sa Marenco che ha sempre preso le decisionipiu’ importanti. Ed ecco il secondo trapian-to”. Quando pensa di essere fuori dal tunnel,Marco s’ammala, gravemente. “Il piccolo,che aveva ormai 2 anni, si prende un’influen-za intestinale e io anche, perché avevo le di-fese immunitarie ridotte al lumicino. Tornoin reparto 40 giorni, 5mesi esatti dopo il tra-pianto. Calo venti chili in pochi giorni. Ero 75chili e sono arrivato a pesarne 52. Credetemi,è stata una battaglia dura. Non dico ancora

bella storia - Marco Dalcerri

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5 ematos • 025

Il genoma umano può essere immaginato co-me una grande enciclopedia che contiene leinformazioni necessarie per comprenderecome si sviluppa e funziona il nostro corpo.La scienza ha scoperto che i geni dell’uomo

(circa il doppio rispetto a quelli di un verme), fan-no parte di una rete molto complessa in cui i genistessi, insieme ad elementi regolatori, interagi-scono tra di loro con meccanismi molto comples-si e in gran parte ancora sconosciuti.Ed è proprio attraverso la scoperta di come inte-ragiscono i geni tra di loro che è possibile capirecome funziona il DNA.Ad oggi, le malattie genetiche conosciute sonooltre 6000 e sono causate da alterazioni del DNA.Nella maggior parte dei casi alcune di queste alte-razioni chiamate mutazioni, sono trasmesse pervia ereditaria da una generazione all’altra.La scoperta dei geni e dei loro meccanismi di in-terazione, ha permesso di comprendere le causedi molte malattie con lo scopo di individuare lepersone più a rischio per costruire terapie più effi-caci e personalizzate.Una strada molto complessa, ancora in salita mamolto promettente per curare le malattie eredita-rie, è la terapia genica che consiste nel progettaree costruire geni “sani” per iniettarli in cellule mala-te ripristinando così le normali funzioni cellulari.E’ noto che le mutazioni genetiche sono respon-sabili dello sviluppo dei tumori, in particolare lealterazioni di certi geni come i proto-oncogeni, igeni oncosoppressori e i geni coinvolti nella ripa-razione del DNA.Le strategie terapeutiche per sconfiggere i tumoriderivano principalmente dalle scoperte geneti-che che sono volte a determinare “la carta d’iden-tità” delle cellule tumorali. Le caratteristiche bio-logiche e genetiche delle cellule tumorali sonofondamentali per costruire nuovi farmaci mirati acolpire differenti e complessi meccanismi cellula-ri alterati non solo nei diversi tipi di tumori, ma an-che nell’ambito di una stessa malattia.

Il progetto Genoma umano completato nel 2000, ha permes-so di conoscere l’esistenza di circa 30.000 geni presenti nelDNA dell’uomo, ed in parte la loro funzione.

il DnA:carta d’identità delle malattiegenetiche e dei tumori

di Alessandra Trojani

abc genetica

Biologo, Specialista in Genetica Medica - SC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda, Milano

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6 ematos • 025

diMilena Lodola

a scuola di scienza

Da qualche anno, con Alessandra Trojani, come me biologa del Laboratorio di ricerca dell’Ematologia, ho cominciatoun viaggio nelle scuole milanesi, impegnate nella raccolta tappi, per raccontare l’importanza della loro iniziativa. Laraccolta dei tappi permette infatti sia di diminuire la quantità di rifiuti di plastica da smaltire sia di sostenere la ricerca.In questi incontri abbiamo cercato di aprire ai ragazzi una finestra sul mondo della biologica e della genetica, spiegan-do in modo semplice la funzione della cellula e del DNA e il loro ruolo nelle malattie ematologiche.

in classe con i piccoli che raccolgono i tappi

Il sangue è composto da unaparte liquida, il plasma, e dauna parte corpuscolata. Questa

seconda parte è formata da globulibianchi, globuli rossi e piastrine.Oggi vediamo cosa sono e comesono fatti i globuli rossi o eritrocitio emazie! I globuli rossi hanno unacaratteristica forma biconcava chedà loro flessibilità permettendo ilpassaggio all’interno dei vasisanguigni ed è importante perchèfacilita gli scambi gassosi. Ilcompito dei globuli rossi è iltrasporto dell’ossigeno dai polmonialla periferia del corpo edell’anidride carbonica dallaperiferia ai polmoni. Sono anche iresponsabili del famoso grupposanguigno AB0. Come possibile? Èfacilissimo, sulla loro membranahanno delle proteine che vengonodette antigene A, antigene B eantigene 0. Parleremo dei gruppisanguigni in uno dei prossimiarticoli!Queste cellule (sì perché glieritrociti sono singole cellule)donano il tipico colore rosso alsangue per la presenza, al lorointerno, di una molecola che sichiama emoglobina che contienequattro atomi di ferro, l’atomoresponsabile del legame con

l’ossigeno. Come tutte le cellule delsangue gli eritrociti nascono e maturanonel midollo osseo (ATTENZIONE: stiamoparlando del midollo che ritroviamonelle ossa lunghe e in quelle piatte, non èquello racchiuso nella spina dorsale!).Maturando perdono il nucleo e gliorganelli cellulari dispersi nelcitoplasma. I globuli rossi maturi nonsono quindi in grado di replicarsi e, dopoaver vissuto circa 120 giorni, vanno amorire negli organi che hanno il compitodi smaltirli (ad esempio la milza). Unacuriosità: i globuli rossi del pollo hannoil nucleo!

5 - IL SANGUE E I GLOBULI ROSSI

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7 ematos • 025

in punta di forchetta

Pesto AL PistAcchioIngredientibasilico, prezzemolo, pistacchi, pinoli, mandorle tostate, olio, sale, parmigiano, pepe. PreparazionePassate al frullatore una manciata di prezzemolo, una di basilico, 50 g di pistacchi, 20 g di pinolie 30 g di mandorle tostate, 30 g di parmigiano, aggiungendo olio q.b., sale e pepe.Amalgamate il tutto molto bene fino a formare un composto omogeneo e consistente.

PoLLo riPieno AL PistAcchio Ingredienti (per 4 persone)1 pollo da 1,3 kg circa pronto per la cottura; le rigaglie del pollo pulite; 100 g di pistacchi diBronte pelati; 1 tazza di riso bollito; 2 cucchiai di prezzemolo tritato; 2 uova sode; 2 cipolle; 6cucchiai di olio d'oliva extravergine; 50 g di burro; 30 g di uva sultanina già ammollata; 2,5 dL dibrodo di carne; 1 dL di panna, paprika, sale e pepe. Preparazione45 minuti più il tempo di ammollo dell'uva sultanina e il tempo di cottura delle uovaCottura: 1 ora e 10 minuti.Fiammeggiate, lavate e asciugate il pollo; cospargetelo all'interno e all'esterno di sale e pepe.Tritate le rigaglie e l'uva sultanina sgocciolata e strizzata.In una casseruola con il burro e le cipolle, mondate, lavate e tritate, rosolate le frattaglie per 10minuti, quindi trasferitele in una terrina con i pistacchi, il riso, il prezzemolo, l'uva sultanina, leuova schiacciate con una forchetta, sale e pepe. Mescolate amalgamando bene.Riempite il pollo con la farcia, quindi ricucite l'apertura. Strofinate il pollo con poca paprica,adagiatelo nella pirofila, irroratelo con l'olio e rosolatelo sul fornello a fuoco vivo per 5 minuticirca.

il pistacchioprovati per voi

Antico come il papiro, cugino dimandorle e noci, il pistacchio (dal-l’arabo fustuaq) cresce con le caldetemperature della Turchia e dellaCalifornia. Nel Medio Oriente veni-

va coltivato già in età preistorica. Introdottoin Europa dagli Arabi, è da allora coltivato ecosì ben lavorato in Sicilia che nel giugno del2009 la variante di pistacchio di Bronte, allependici dell’Etna, ha ottenuto la Denomina-zione di Origine Protetta. L’Italia è il sestoproduttore al mondo.Il pistacchio è un’eccellente fonte di protei-ne e di acidi grassi polinsaturi, nostri alleatinella lotta al colesterolo e ai trigliceridi. Ilconsumo regolare di pistacchi aiuta nel con-trollo della pressione arteriosa e fornisce lagiusta dose di antiossidanti, riducendo il ri-schio di malattie cardiovascolari. Fa bene acapelli e ossa, per l’alto contenuto di vitami-ne e sali minerali e, in ambito cosmetico, èusato per contrastare la secchezza e l’invec-chiamento cutaneo.L’albero del pistacchio appartiene alla fami-glia delle Anacardiaceae e può raggiungereun'altezza di 12 metri e un'età di 300 anni. Ilfrutto è una drupa con un endocarpo ovale aguscio sottile e duro, contenente il seme, pi-stacchio appunto, che ha colore verde vivo euna buccia viola. Discreta la presenza di mi-nerali, tra cui annoveriamo: calcio, fosforo,potassio, ferro, zinco, magnesio, manganese,fluoro e rame. E vitamine: A, B1, B2, B3, B5, B6,C ed E.L’apporto calorico è estremamente elevato:680 kcal ogni 100 grammi.

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di Paola D'AmicoConsiglio Direttivo AMS

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8 ematos • 025

a cura di Gary Baldida rivedere da riascoltare

èluogo co-mune af-fermareche non èdetto che

con degli eccellentisolisti si riesca a fareuna buona orchestra.se la cosa è vera, iWeather report sonol’eccezione che con-ferma la regola: ungruppo formato da solisti eccellenti come Joe Zawinul (pianoe sintetizzatore) e Wayne shorter (sax), coadiuvati da altri fuo-riclasse come miroslav Vitous (basso), eric Gravatt (batteria) eDom um romão (percussioni), e capace di produrre dell’ec-cellente jazz-fusion. I sing the body electric è il secondo albumdel gruppo: il primi quattro brani (Unknown soldier, The moors,Crystal, Second Sunday in August) sono registrati in studio,mentre gli ultimi tre (Medley, Surucucu, Directions) sono live;l’effetto che si avverte, ascoltando i brani, è che questo grup-po abbia ascoltato attentamente la lezione di miles Davis inBitches Brew (uscito appena tre anni prima), e nello stessotempo abbia aperto la strada ad un nuovo concetto di fusion,di grandissimo spessore artistico, ma più contaminata rispettoa quella di Davis di allora. e infatti Josef erich “Joe” Zawinul eraun ungherese sinti con passaporto austriaco: hai voglia, lecontaminazioni culturali.

un film unico nelsuo genere, unfeticcio per veriintenditori, Pal-ma d’oro a can-

nes nel 64, diretto da un JaquesDemy in stato di grazia, e inter-pretato dalla giovanissima ca-therine Deneuve assieme a ni-no castelnuovo (reduce daisuccessi con Germi, Lizzani eVisconti, e prima di diventare ilrenzo de “i Promessi sposi”),affiancati da un mostro sacrodel cinema francese come An-ne Vernon. e’ una amarissima

storia d’amore, di guerra, d’incomprensione e di precarietà, intera-mente cantata (le musiche sono di michel Legrand), e sorretta dallastraordinaria esplosione di colori della fotografia. il racconto si snodalungo cinque anni della vita di Guy Foucher, un giovane meccanicoinnamorato, riamato, della bellissima sedicenne Geneviève emery, lacui madre ha un negozio che vende esclusivamente ombrelli, in unapiovosissima cherbourg. i due vogliono sposarsi, ma Guy riceve lachiamata alle armi per andare a combattere in Algeria; proprio lanotte prima della partenza di Guy, Geneviève rimane incinta; Guy èferito in un’azione di combattimento e non può rispondere alle let-tere della sua innamorata, e quando al termine della guerra farà ri-torno a cherbourg si accorgerà che tuttoè cambiato, e non soltanto perché il ne-gozio di ombrelli non c’è più.

Les parapluies de CherbourgJaques Demy (PArc mADeLeine/BetA FiLms,

I sing the body electricWeather report (coLumBiA, 1972)

il meglio – o quasi – di hollywood in unsolo film: John houston alla regia, rayBradbury alla sceneggiatura, il grandeGregory Peck nelruolo del capitano

Ahab, l’eccellente attoredi formazione teatralerichard Basehart in quellodi ishmael, ed in più, uncredibil issimo orsonWelles nei panni di padremapple; difficile trovaretutto assieme un parterre du roi simile in tut-ta la storia del cinema. La storia, tratta dal ro-manzo capolavoro di herman melville è no-

ta a tutti, e non occorre ricordarla, anche sela trasposizione cinematografica ha dovu-to in alcuni punti discostarsi dal testo origi-

nale. La sceneggiatura ela fotografia riescono co-munque a rendere mol-to bene l’atmosfera deivillaggi di balenieri dellacosta atlantica norda-mericana. molte le scenememorabili: quella in cuiAhab/Peck spegne con

le mani il fuoco di sant’elmo che si è forma-to su un arpione è da antologia della storiadel cinema.

Moby Dick – John houston - (WArner Bros, 1956)

VEDI IL TRAILER

AscoltaSecond Sunday in

August: su YouTube VEDI IL TRAILER

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letti per voi di Paola e Michele

un libro godibilissimo, cosparso qui e là da un certo umorismo sottotraccia, in cui sono raccolti al-cuni graffiti trovati incisi sui muri di roma, ercolano e Pompei, in molti casi accompagnati da di-segni, e scritti in una lingua latina che non è certo quella di seneca o cicerone, perché spesso è in-farcita di errori grammaticali (che i due curatori debitamente segnalano), e perché altrettantospesso è di contenuti decisamente poco nobili. scorrendo i vari capitoli, ci accorgiamo che i graffiti

che scrivevano i nostri antenati duemila anni fa non sono tanto diversi – per forma e contenuto – da quelli cheoggi troviamo scritti a pennarello sulle piastrelle dei cessi di certi autogrill, e questo ci aiuta a capire che siamoproprio noi i discendenti degli antichi romani, con tutti i nostri (e i loro) pregi e difetti, rendendoceli più vicini epiù simpatici. il libro è suddiviso in quattro capitoli, che vanno dai graffiti “colti” (alcuni davvero poetici) a quellisull’amor sacro (raramente) e profano (decisamente più frequenti), a quelli di tipo politico, fino a quelli di con-tenuto più caustico e beffardo.

101 cavalli d’autorea cura di Alessandro Paronuzzi (orme/tArkA, 19,50 €)

questo pre-zioso libric-cino (appe-na 56 pagi-ne) è quan-

to di meglio ci si potesseaspettare da uno dei piùgrandi storici dell’arte ditutti i tempi, in particolare,il primo ad occuparsi dellerovine di ercolano e Pom-pei (anche se aveva stu-diato medicina all’univer-sità di Jena). nato a sten-dal, vicino a magdeburgo,nel 1717 e morto a trieste

nel 1768, Winckelmann era un tedesco di sassonia tantoinnamorato di roma e dell’italia da convertirsi al cattolice-simo, e tanto apprezzato nel suo lavoro che nel 1763 papaclemente Xiii lo aveva nominato Prefetto delle Antichitàdello stato Pontificio. il libro (scritto proprio in quell’anno)è un invito allo studio dell’arte, ma soprattutto un invitoall’uso degli strumenti educativi per insegnarla, non solo achi la dovrà produrre, ma anche a chi, guardandola, ne do-vrà fruire. malgrado la sua brevità, è un’opera fondamenta-le, perché Winckelmann dedica il suo libro a coloro che abi-tano lontano dalle città d’arte, nelle campagne e nei paesi,anche se privi di istruzione: basta che siano dotati di sensi-bilità e di cuore. A loro, l’autore spiega come l’appropriarsidel senso della bellezza passi attraverso lo studio dei mo-numenti antichi, e che l’essenza della creazione artistica edel giudizio su di essa stia nei valori del pensiero, nell’idea,che ha mosso l’artista. L’arte per tutti, insomma, e non soloper chi può permettersela.

Il sentimento del belloJohann Joachim Winckelmann(Le càriti, 3,50 €)

“101 cavalli d’autore – da Dostoevskij a Twain, da Alfieri a Pavese,le più belle pagine sui cavalli” è un volume curato da AlessandroParonuzzi, veterinario triestino, autore di diversi volumi dedicatial mondo animale, che ha raccolto i più bei testi dedicati da grandiautori ad un animale troppo spesso sfruttato, incompreso e trop-

pe volte sottovalutato. Il leggendario rapporto tra cavalli ed esseri umaniè antico. Amato, venera-to, sacro per i Sumeri, iSciti, i Cinesi, è stato spes-so abusato, bastonato,picchiato. Sino alla mor-te, per diventare carne damacello. Superato comemezzo di trasporto dalleautomobili, reso obsole-to in campo bellico (10milioni di cavalli furonoschierati dagli eserciti in19 paese nella secondaGuerra mondiale). Se c’èun animale al quale l’uo-mo deve chiedere per-dono, ci vuole direParonuzzi, questo è il ca-vallo. Dotato di incredibi-le grazia, di una bellezzaelegante, a lungo analiz-zato, ammirato, rappre-

sentato attraverso pittura, scultura, fotografia e letteratura. Un capitoloè dedicato al “cavallo terapeuta” e Giorgio Celli ci racconta del filosofoDiderot che in pieno Settecento prese in considerazione la possibilità dicurare i malati di mente facendoli interagire con i cavalli. Passò più d’unsecolo perché un medico prescrivesse il cavalcare come terapia per pa-raplegici, emiplegici e per chi è affetto da disturbi neurologici. E siamosolo all’inizio.

Graffiti latini a cura di Luca canali e Guglielmo cavallo (riZZoLi, 10,00 €)

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di Walker

lo sport nel sangue

Nom de plume per onorare il neozelandese John Walker (nomen omen),oro nei 1500 alle Olimpiadi di Montreal

FOTO di Jeremy G

ilbert

CC GNU

Free Docum

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di lì a poco l’orgoglio naziona-le USA mangerà un bocco-ne amarissimo, andandoincontro a un contrap-passo da girone dan-tesco.Il “meno anziano”della squadra è JohnNewcombe, rico-noscibile per deglievidenti baffoni datricheco e per l’at-teggiamento da sim-patico ganassa. E’ arri-vato al tennis molto tar-di, prendendo in manouna racchetta per la primavolta a 17 anni compiuti, dopoavere praticato ogni tipo di sport,dal canottaggio al rugby, e ha comin-ciato a vincere qualcosa solo nel 1967, a 23anni, ma quel qualcosa era stato il torneo diWimbledon, e scusate se è poco. Newcombeha un servizio alla dinamite, considerato il mi-gliore e il più potente della sua era, e sicura-mente non merita gli sberleffi della stampaamericana.Il fatto è che la classe non ha età: prendiamo ilnonnetto Rod Laver. Avere a disposizione unocome lui e non farlo giocare è come tenere inpanchina Pelé durante una partita di calcio.Laver è classe pura, un mancino capace diqualsiasi impresa, che non ha un punto di forzaparticolare, perché è forte in tutto: un pallo-netto telecomandato, un rovescio che nonperdona, una capacità di scattare sottoretedegna di un ventenne. Laver, a dispetto di unfisico minuto, ha un braccio sinistro in cui con-vive la potenza di uno scaricatore di porto con

È il 30 novembre 1973, siamo a Cle-veland, nell’Ohio, dove sta per ini-ziare la finale di Coppa Davis traStati Uniti e Australia. Il tennis sigioca ancora in bianco (e si vede in

bianco e nero), non ha la visibilità mediaticadi oggi, e soprattutto è ancora uno sport ba-sato sulla tecnica pura (doveva ancora arriva-re Borg, che si piazzava in fondo al campo emazzolava di brutto senza mai scendere a re-te) e giocato con il massimo rispetto per igiudici e gli avversari (per intenderci, sareb-bero state impensabili le intemperanze a cuici abituerà McEnroe entro pochi anni). In-somma, era un tennis molto diverso da quel-lo di oggi, un tennis sicuramente più diver-tente da vedere, dove non serviva la forza fi-sica se non c’era anche la classe, un tennisgiocato da gentiluomini vestiti di bianco.

unA rAPPresentAtiVA GeriAtricAA quel tempo, il giocatore più forte della squa-dra australiana è probabilmente l’australianoJohn Newcombe, di 29 anni, ma i wallabieshanno nella formazione di Davis anche RodLaver, che molti ritengono, ancora oggi, il ten-nista più forte di tutti i tempi, che ha 35 anni, eil grande Ken Rosewall, 39 anni, che a dispettodell’età non ha mai pensato di ritirarsi e che èancora in grado di essere letale con una rac-chetta in mano; completa la squadra la riservaMal Anderson, 38 anni, portati peraltro benis-simo (almeno tennisticamente), mentre il ca-pitano non giocatore è la gloria nazionale NealFraser. Una squadra geriatrica: così la definisce il set-timanale americano Sports Illustrated, che fadell’ironia a buon mercato sull’età avanzatadei giocatori australiani, senza indovinare che

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i “vecchietti” che fec Il romanzo della splendida e incredibile finale di Coppa Davis del 1973, in cui icampionissimi australiani hanno inflitto una dura lezione ed un memorabile

cappotto agli Stati Uniti, andando a prendersi l’insalatiera d’argento a Cleveland,

e vincendo per 5 a 0

1973 Davis Cup Tribute

Rod Laver

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sica, anche se Rosewall è in grado di vin-cere le partite con le mani legate

dietro la schiena. Bastava quindi dareun’occhiata ai curri-cula dei tennistiaustraliani pernon perdereun’ottima oc-casione distarsene zitti.Invece gl iamericani pre-feriscono i risoli-ni, le battutine egli sguardi ammic-canti, come a dire, que-sti vecchietti artritici ce li

mangiamo a spuntino. D’altraparte, la squadra USA, agli ordini del

capitano non giocatore Dennis Ralston,è davvero molto forte, schierando StanSmith, 27 anni, Tom Gorman, anche lui venti-settenne, Erik Van Dillen, 22 anni e la riservaMarty Riessen, 34 anni. Certo, manca JimmyConnors, ma lo stesso quella americana è unasquadra tostissima, mica pizza e fichi.

iL cAPPottoGli USA erano arrivati alla finale battendo pri-ma il Cile di Fillol e poi la Romania, dove l’uomodi punta era Ilie Nastase, mentre gli australianiavevano fatto fuori prima l’India di Amritraj epoi la Cecoslovacchia del grande Jan Kodeš.Ora si tratta di vedere chi è il più forte, ed il pri-mo match mette di fronte le due punte di dia-mante: Smith e Newcombe. Smith è forte, maNewcombe lo è di più: la gara è di quelle moltodure, e l’australiano impiega cinque set permettere sotto l’americano, e la gara termina 6-1,3-6,6-3,3-6,6-4. Poco male, perché la secon-da gara vede Gorman affrontare Laver, e gliamericani contano di ripartire da una più omeno facile vittoria; il primo set, combattutis-simo, vede l’americano vincere 10-8, ma nelsecondo Laver si impone 8-6. Quando finisce

la precisione e la delicatezza di una ricamatricedi pizzi: ambedue le armi, forza e precisione,può gestirle in modo separato o combinato.Di fatto, Laver è un attaccante nato, implaca-bile dal fondo e dalla rete, e ciò che anche a 35anni lo rende estremamente temibile è la suacapacità di dare alla palla degli effetti incredi-bili, dimostrando di essere il maestro del top-spin. Ma le stesse parole valgono per Ken “Muscles”Rosewall, uno che nel tennis che conta haesordito vincendo a soli 18 anni sia il RolandGarros, sia gli Open di Australia, e che vinceràl’ultimo torneo APT della carriera nel 1977, a 43anni suonati, esempio di continuità ad altissi-mi livelli, che non saranno mai più raggiunti daalcun altro tennista. Giusto per completarel’accostamento calcistico, tenere come riservauno come lui equivale a lasciare in panchinaMaradona, e si può tentare di giustificare la co-sa solo dicendo che non è in perfetta forma fi-

ematos • 025

il terzo set, che l’americano vince 8-6 tutti pen-sano che nel quarto Laver dovrà pagare dazioe perderà per stanchezza: niente di più sba-gliato, perché il nonnetto non è per nientestanco, e vince in scioltezza 6-3, per poi impor-si definitivamente 6-1 nel quinto set. Sembrastrano, ma la Davis si chiude praticamente qui,perché nelle prossime tre gare gli australianiperderanno un solo set.Il giorno dopo è la volta del doppio: Smith eVan Dillen incrociano le racchette con Laver eNewcombe, ma non c’è storia, perché gli au-straliani chiudono con un perentorio 6-1,6-2,6-4, portandosi in vantaggio per 3 a 0, aggiu-

dicandosi matematicamente la coppa Daviscon due partite di anticipo, alla faccia di SportsIllustrated. Pura accademia gli incontri dell’in-domani, 2 novembre; magari si potrebbero fa-re scendere in campo le riserve, magari si po-trebbero lasciare due vittorie platoniche ai pa-droni casa, ma sarebbe un atteggiamento an-tisportivo, e così Newcombe passeggia conGorman 6-2,6-1,6-3 e Laver strapazza Smith 6-3,6-4,3-6,6-2, chiudendo la finale con un cla-moroso cappotto che ha fatto la storia dellaCoppa Davis.Ancora oggi, in Australia si parla della mitica fi-nale di Davis del 73, di cui recentemente è ri-corso il 40mo anniversario: i protagonisti,Fraser, Laver, Newcombe, Rosewall eAnderson, sono ancora vivi ed in ottima salute,grazie al cielo (Laver ha appena giocato unapartita di beneficenza contro Federer, e gli hafatto sputare sangue per vincere, a dispettodei 43 anni di differenza), e proprio nell’occa-sione dell’anniversario, si sono ritrovati tutti as-sieme per rivivere quella indimenticabile ebellissima vittoria.

ero l’impresa

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John Newcombe

Ken Rosewall

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L'ematologia nell'eradei new genomic landscape

Il primo evento organizzato dal neonato NiguardaCancer Center è stato dedicato all'ematologia e si è

tenuto a Milano nelle giornate del 14 e 15 marzo. I

coordinatori scientifici dell'iniziativa sono stati

Enrica Morra e Roberto Cairoli.

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“Una frequenza inaspettata-mente alta, bilanciata però daidati di sopravvivenza, che so-no nettamente migliori rispet-to anche ad altre zone del

Nord Italia” – ha detto Enrica Morra, nel corsodella due giorni che all’Hotel Michelangelo hariunito tutti i più grandi ematologi italiani. Lemalattie ematologiche, inoltre, stando a re-centi dati epidemiologici milanesi, nonostan-te siano la quarta patologia tumorale, non so-no tra le prime cause di morte, bensì entrano“in coda alle prime dieci”, ha aggiunto la dot-toressa Morra, precisando che “in particolarele donne portatrici di un tumore hanno unasopravvivenza del 63 per cento a cinque annidall’inizio delle cure”. Ottima performance peril sistema sanitario lombardo.Nel corso del meeting, “Dalla ricerca alla praticaclinica: strategie terapeutiche innovative inEmatologia”, sono emersi alcuni dati incorag-gianti. Alessandro Rambaldi, direttoredell’Ematologia all’ospedale Giovanni XXIII diBergamo, ha chiarito che “una quota significa-tiva di pazienti malati di linfoma follicolare(cioè il 30-40% dei linfomi non Hodgkin, 15mi-la nuovi casi all'anno in Italia), grazie alle nuoveterapie riesce a raggiungere la guarigione”.Anche i pazienti che non guariscono hannouna qualità di vita migliorata grazie alle terapiedi supporto e ai nuovi trattamenti che consen-tono una vita quasi normale: trattamento inday hospital, una due volte alla settimana,

13 ematos • 025

mantenendo la possibilità di lavorare. L'etàmedia di questi pazienti è di 50 anni e sono col-piti più gli uomini delle donne, che rispondo-no anche meglio ai trattamenti. Strategica nel-la lotta alle patologie tumorali ematologicheè la presenza di centri ad alto livello di specia-lizzazione. Ma anche nuovi modelli di organiz-zazione multidisciplinare, come il NiguardaCancer Center, che mette insieme tutte lecompetenze oncologiche e quelle presenti inun ospedale generale su ogni patologia onco-logica, consentendo ai malati di ricevere i mi-gliori standard terapeutici e assistenziali.Enormi passi avanti, grazie all’introduzione deifarmaci biologici, sono stati fatti nella leuce-mia linfatica cronica e nella macroglobuline-mia di Waldenström, tumori più frequenti ne-gli anziani.I nuovi farmaci hanno dei vantaggi rispetto al-la chemioterapia tradizionale, perché si pos-sono prendere per bocca, danno meno effetticollaterali (quali la perdita dei capelli, vomito,infezioni) e possono quindi essere meglio tol-lerati dai pazienti anziani.Secondo i dati italiani (studio della Rel - Reteematologica lombarda) esiste, infine, una for-

te correlazione tra virus dell'epatite C (HCV) einsorgenza dei linfomi, tanto che dagli studi incorso emergono dati confortanti: trattandol'infezione virale alcuni tipi di linfomi regredi-scono. In soldoni, alcuni pazienti in futuro po-trebbero evitare trattamenti invasivi quali lachemioterapia.

dossier convegno

Leucemie e linfomi al quarto posto tra le patologie tumorali a Milano

Le donne rispondono meglio alle terapiee sopravvivono più a lungo nel nostro ospedale

Le malattie del sangue sono al quarto posto

tra le patologie tumorali a Milano. Ogni cen-

to tumori diagnosticati in un anno, sette sono

leucemie o linfomi che, per incidenza (nuovi

casi per anno), vengono subito dopo il tumo-

re alla mammella e prostata, al colon-retto,

al polmone.

intervista alla dr.ssa Morrawww.malattiedelsangue.org/wp/?p=2408

Enrica Morra

di Erika Meli e Nicola Vaglia

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che. Come si è detto la LLC è una patologiaestremamente eterogenea, con un decorsoclinico che può essere lento e pauci sintoma-tico oppure estremamente aggressivo; in unoscenario come questo è quindi obbligatorioprocedere ad un’accurata definizione del ri-schio individuale del paziente. Le nuove conoscenze biologiche sulla malat-tia e le nuove procedure terapeutiche che sisono rese disponibili negli ultimi anni stannosottoponendo i criteri prognostici ed il tratta-mento della LLC ad una profonda revisione.Fino a circa dieci anni fa il trattamento stan-dard dei pazienti con LLC in stadio avanzatoconsisteva in una monoterapia somministrataper via orale con Chlorambucil. Il trattamentodella LLC è profondamente cambiato dal mo-mento in cui sono stati introdotti gli analoghidelle purine: Fludarabina e 2-clorodeossiade-nosina (Cladribina), Pentostatina. Gli analoghidelle purine sono state le prime sostanze chehanno permesso di ottenere un numero ele-vato di remissioni complete. La recente intro-duzione nella pratica clinica degli anticorpimonoclonali quali l’anti CD20 (Rituximab) el’anti CD52 (Alemtuzumab) ha permesso divalutare nell’ambito di numerosi trial clinicil’efficacia della associazione chemio-immu-noterapica. Più recentemente altri anticorpimonoclonali diretti contro l’antigene di su-perficie CD20, quali Ofatumumab eObinutuzumab, hanno accresciuto il nostrobagaglio terapeutico. Ma questa realtà è incostante movimento, con nuovi farma-ci che rappresentano nuovi stimoliper poter raggiungere quello che,malgrado gli importanti progres-si, non è stato ancora raggiunto,ovvero la guarigione. Sono at-tualmente oggetto di valuta-zione nell’ambito di studi spe-rimentali nuovi agenti biolo-gici che hanno mostratoun’attività terapeutica in pa-zienti con LLC refrattari alle te-

L’eziologia della malattia rimanetutt’oggi in gran parte sconosciutae non è stato fino ad ora dimostratoun rapporto patogenetico precisoné con il contatto con sostanze chi-

miche dannose né con l’esposizione a radia-zioni ionizzanti. L’estrema variabilità nel de-corso clinico che caratterizza la LLC viene adoggi attribuita non solo alle diverse caratteri-stiche cliniche in cui può presentarsi la patolo-gia ma può essere anche in parte spiegata dal-le importanti differenze di carattere biologicoche caratterizzano questo disordine linfopro-liferativo. La definizione alla diagnosi delle ca-ratteristiche cliniche e biologiche, predittivadell’evolutività nel tempo della malattia, costi-tuisce oggi uno step fondamentale sul qualeimpostare le successive decisioni terapeuti-

dossier convegnodalla ricerca alla

14 ematos • 025

rapie convenzionali. Segnali indotti dalla sti-molazione del B-cell receptor (BCR) sono de-terminanti per la sopravvivenza/apoptosi del-la cellula di LLC. L’approfondimento delle co-noscenze ha permesso lo sviluppo di inibitoridella pathway del BCR che si sono dimostratipromettenti negli studi preliminari nei pazien-ti con LLC refrattaria. Ibrutinib e Idelalisib sonofarmaci somministrati per via orale che sonostati recentemente registrati per i pazienti inrecidiva o refrattari con LLC. Di questi rimaneda chiarire il profilo tossicologico soprattuttonel lungo periodo. Se gli studi iniziali hanno di-mostrato per molte molecole una certa attivi-tà, altri studi sono necessari per definire la mo-dalità più appropriata di somministrazione ele eventuali combinazioni.

trattare la LLC nel 2014

nuove strategie di terapia in rapporto a biologia e fitness statusLa leucemia linfatica cronica (LLC) rappresenta la forma di leucemia di più

frequente riscontro nell’emisfero occidentale con un’incidenza annuale di

3-5 casi per 100.000 abitanti. Colpisce individui in età media o avanzata

con età mediana alla diagnosi di 65 anni.

intervista al dr. Montillohttp://www.malattiedelsangue.org/wp/?p=2410

di Marco MontilloEmatologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

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ziente contenendo la malattia. Diverso èl’approccio nei confronti di dei pazienti inbuone condizioni cliniche e nei più giovani.In questi l’immunochemioterapia deve esse-re la prima scelta terapeutica. L’immunoche-mioterapia è basata sull’utilizzo di anticorpimonoclonali, farmaci in grado di riconosceree mirare direttamente alla cellula malata, as-sociati alla chemioterapia. Il trattamentochemioterapico non è sempre in linea conquello degli altri linfomi indolenti, proprioper le peculiarità cliniche e biologiche diquesta malattia. La scelta deve tener contodella sintomatologia del paziente: presenzadi disturbi neurologici, sindrome da ipervi-scosità, della eventuale necessità di ottenereuna rapida risposta della componente IgM,del futuro programma terapeutico, dei pos-sibili rischi a lungo termine.La ricerca degli ultimi anni ha portato ad in-dividuare una alterazione genetica specifica(MYD88) in questa malattia. Le nuove cono-scenze biologiche hanno aperto la strada,così come è avvenuto anche per altri disordi-ni linfoproliferativi, all’utilizzo di farmaci nonchemioterapici in grado di bloccare quei se-gnali disregolati che favoriscono la crescitadelle cellule tumorali. Questi farmaci che so-no tutt’ora in fase sperimentale aprirannocertamente nuove prospettive di “cura” perquesta malattia.

matica anche per molti anni. La terapia deveessere intrapresa solo quando la malattia di-venta sintomatica per cui è necessario effet-tuare un regolare monitoraggio dei pazientiasintomatici al fine di iniziare il trattamentonel momento più idoneo. Esistono molti far-maci a disposizione per la terapia di questamalattia anche se al momento attuale nonesiste un vero e proprio standard terapeuti-co. La scelta del trattamento deve tener con-to di numerosissimi fattori, in primis l’età delpaziente. La malattia infatti colpisce soprat-tutto pazienti anziani spesso con molte co-patologie e dal momento che bisogna “pri-mum non nocere” in questi casi la scelta pro-penderà per terapie non intensive con loscopo di migliorare la sintomatologia del pa-

Si caratterizza non solo per il progressi-vo accumulo di cellule clonali nel mi-dollo osseo, nei tessuti linfatici ed ex-tralinfatici ma anche dalla produzioneda parte delle cellule tumorali di pro-

teine IgM che si riscontrano nel sangue peri-ferico. La diagnosi è spesso occasionale e ini-zialmente la malattia può rimanere asinto-

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pratica clinica: strategie terapeutiche innovative in Ematologia

macroglobulinemia di Waldenstrom

stato dell’arte e nuove acquisizioni biologicheLa macroglobulinemia di Waldenström (MW) è una neoplasia

che interessa il linfociti B maturi e viene quindi classificata come

un linfoma non Hodgkin a basso grado di malignità. A differen-

za degli altri linfomi presenta delle caratteristiche molto peculia-

ri dal punto di vista biologico e clinico

di Alessandra TedeschiEmatologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

intervista alla dr.ssa Tedeschiwww.malattiedelsangue.org/wp/?p=2414

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consentito di studiare ampie casistiche dipazienti con questa rara diagnosi, ideandoed applicando strategie terapeutiche ad hoc.Spesso le strategie impiegate nei trial hannoutilizzato nuove molecole, per lo più nonchemioterapiche, che proprio in questo set-ting hanno dato risultati in termini di effica-cia superiori all’atteso. In particolare, mole-cole come la lenalidomide, il bortezomib, iltemsirolimus e, più recentemente, l’ibrutinib,hanno consentito di ottenere alti tassi di re-missione e di sopravvivenza anche in pazien-ti già sottoposti a multiple linee di terapia.Sicuramente la strada davanti a noi è ancoralunga e non priva di difficoltà: ad oggi nes-suna terapia medica si è dimostrata ingrado di guarire il linfoma mantellare.Penso però che dalla storia recentedi questa patologia si possanotrarre incoraggianti insegna-menti, quali l’irrinunciabilitàdella cooperazione multicen-trica, il ruolo crescente delleterapie biologiche e la neces-sità di formulare programmiterapeutici sempre più perso-nalizzati.

Venerdì 14 marzo abbiamo avutol'opportunità di rivedere insieme letappe della storia del linfoma man-tellare, ex Cenerentola dell’Ematolo-gia, che negli ultimi anni si è conqui-

stata un posto alla luce dei riflettori scientificiper spiccata sensibilità ad approcci terapeu-tici anche non chemioterapici. Il linfomamantellare è un raro istotipo di linfoma nonHodgkin, riconosciuto come entità distintacirca 20 anni fa; molto conosciamo ormaidella catena di eventi fisiopatologici che sot-tendono alla malattia, a partire dal “marchio”biologico, la traslocazione tra il cromosoma11 e il cromosoma 14, da cui origina il generiarrangiato bcl-1 e l’over espressione dellaproteina ciclina D1. L’eccesso di ciclina D1comporta una perdita di regolazione del ci-clo cellulare, che si traduce in una patologicaproliferazione di linfociti a partire dalla partedel tessuto linfonodale chiamata zona delmantello, in quanto avvolge il cuore del linfo-nodo, cioè il centro germinativo. Nonostanteuna soddisfacente conoscenza della biolo-gia della malattia, i risultati clinici ottenuti neipazienti affetti da linfoma mantellare con iprotocolli convenzionali di chemioterapia,spesso presi in prestito da istotipi più fre-quenti, sono stati a lungo deludenti. Ma daalcuni anni si è assistito ad un’inversione ditendenza: la cooperazione in reti nazionali einternazionali, a cui ha attivamente parteci-pato anche l’Ematologia di Niguarda, ha

dossier convegnodalla ricerca alla

16 ematos • 025

linfoma mantellare

il paradigma del cambiamento

intervista alla dr.ssa Rusconihttp://www.malattiedelsangue.org/wp/?p=2404

di Chiara Rusconi Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

Enrica Morra eRoberto Cairoli

Salvatore Siena, Coordinatore Niguarda Cancer Center

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feriore ai 65 anni, con rischio intermedio o alto.Il trapianto può essere anche indicato nei pa-zienti con rischio intermedio-basso, ma perogni singolo caso deve essere eseguita unacorretta valutazione del rapporto rischio/be-neficio.Nei pazienti ad alto rischio in cui il trapianto ècontroindicato (per età o presenza di altre pa-tologie), c’è la possibilità di utilizzare la 5-aza-citidina, un farmaco che permette un miglio-ramento significativo della sopravvivenza. Ipazienti a basso rischio e senza sintomi sonocandidati al semplice monitoraggio. In caso diimportante anemia, invece, c’è indicazioneall’impiego degli agenti stimolanti l’eritropo-iesi (ESA) o eritropoietine. Nei pazienti porta-tori di una particolare alterazione citogenetica(detta “delezione del braccio lungo del cro-mosoma 5”) non responsivi agli ESA, è dispo-nibile in Italia la terapia immunomodulantecon Lenalidomide. I pazienti affetti da MDScon anemia molto grave sono sottoposti a te-rapia trasfusionale. Il sovraccarico marzialeche ne deriva può comportare alla lunga com-plicanze a carico soprattutto di fegato e cuore.Quindi è necessaria una terapia che elimini ilferro in eccesso, detta “ferro-chelazione”. In ra-ri casi si è osservata, durante le ferro-chelazio-ne, una riduzione della gravità delle citopeniefino addirittura talvolta al raggiungimento diuna trasfusione indipendenza.

do le stesse variabili del precedente, il pesoprognostico della citogenetica è stato mi-gliorato e il significato della percentuale diblasti midollari è diventato più articolato.L’unico trattamento curativo è tuttora il tra-pianto di midollo allogenico. Quindi resta laterapia di prima scelta nel paziente con età in-

Le MDS sono patologie a rischio dievoluzione in leucemia. Per tale sco-po sono stati realizzati dei sistemi divalutazione di questo rischio o indiciprognostici. L’”IPSS” è il primo indice

prognostico pubblicato nel 1997 che ancoraoggi rimane riferimento fondamentale per ilprocesso clinico decisionale. Considera bla-sti midollari, anomalie citogenetiche (cioèdei cromosomi delle cellule midollari) e nu-mero di citopenie periferiche. Al 2007 risale il“WPSS”. In questo score l’anemia grave, connecessità di fabbisogno trasfusionale, ha ac-quisito una fondamentale importanza. Nel2013 è stata pubblicata una versione rivistadell’IPSS (IPSS-R), nel quale, pur consideran-

pratica clinica: strategie terapeutiche innovative in Ematologia

17 ematos • 025

sindromi mielodisplastiche

dalla diagnosi alla terapia

di Alfredo Molteni Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

Marco Trivelli, Direttore Generale Ospedale Niguarda

Le sindromi mielodisplastiche (MDS) sono caratterizzate da un

cattivo funzionamento del midollo osseo che causa riduzione

dei globuli bianchi, rossi e piastrine (citopenie) e talora, incre-

mento delle cellule immature del midollo (blasti). Circa tre quarti

dei pazienti ha un’età alla diagnosi superiore a 60 anni.

Il sospetto di MDS insorge quando di fronte ad una o più citope-

nie sono escluse altre possibili cause. Per la diagnosi è fonda-

mentale eseguire l’esame del midollo.

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18 ematos • 025

tesori nascosti

Piazza Missori non è certo spettacolare come altri luoghi a Mi-

lano, molti non la includerebbero tra le mete turistiche; eppurechi vorrà concedersi del tempo per scoprirla capirà perché ne

parlo così volentieri. Discreta, inglobata nel traffico cittadino,offre tuttavia piccole perle che meritano attenzione. Sotto il suo

spartitraffico si cela una cripta, la statua di Missori è tra le più

originali di Milano, e nei pressi di questa piazza si narra abitasse

nientemeno che il diavolo. Quest'angolo della città davveronon merita di essere ignorato.

piazza MissoriL

a statua dell'eroe che dà il nome allapiazza è probabilmente la meno mi-litaresca che mai sia stata fatta a uncolonnello. Missori si distinse a ven-t'anni come eroe delle Cinque Gior-

nate, successivamente partì con la spedizio-ne dei Mille al seguito di Garibaldi. Fu pro-prio all’eroe dei due mondi che salvò la vitanel 1860, durante la battaglia di Milazzo. Lascritta alla base del monumento, ormai qua-si illeggibile, ricorda l’evento con una cita-zione: "Il colonnello Giuseppe Missori, con lasua solita bravura, mi sbarazzò col suo revol-ver dal mio antagonista di cavalleria nemica.Firmato: Garibaldi". Repubblicano fino al mi-dollo, dopo i suoi successi militari Missoriavrebbe potuto salire in parlamento ma ri-fiutò per non dovere giurare fedeltà alla mo-narchia. Fervente repubblicano fu anche loscultore, Riccardo Ripamonti, che aveva giàdato scandalo con la statua di un Papa Bor-

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di Zaira (Lara Rossi), bloggerfoto: Paola Borro

gia decisamente anticlericale. Nel 1916, fon-dendo vecchi cannoni, nacque così questascultura verista e antiretorica: Missori è ritrat-to mentre rientra vittorioso a Milano; vitto-rioso e fiero lui, decisamente meno il cavallo,che si trascina sfiancato dalle battaglie e dalviaggio. Il contrasto tra i due non può passa-re inosservato. È nato anche un modo di direa Milano, per indicare chi è particolarmentestanco e abbattuto: "Te pàret el cavall delMissori!" (Sembri il cavallo del Missori!).

LA criPtA Di s. GioVAnni in concA

A guardare quei ruderi che fungono da spar-titraffico non si direbbe, ma S. Giovanni inConca è stata una basilica, risalente al V seco-

lo e ricostruita tra XI eXIII secolo si annoverafra le chiese più anti-che di Milano. Offre piùdelle semidistrutte mu-ra dell'abside che potetevedere dalla piazza: nei sot-terranei si conserva ancora lacripta ed è tuttora visitabile, nonavete che da scendere la scalinata che si tro-va sul retro. Se deciderete di scendere nellacripta troverete la storia di questo edificio,scelto per la sua eleganza come cappellagentilizia dai Visconti. Un racconto che si snoda per più di un mil-lennio e mezzo e parla di distruzioni, rinasci-te e nuove cadute. Per fare un esempio la

facciata dellachiesa esiste an-cora ed è a Mila-no, intatta: fusmontata e rico-

struita pezzo a pez-zo, oggi la si può am-

mirare sulla chiesa valde-se di via Francesco Sforza 12.

Io però preferisco narrarvi una tradizio-ne insolita e ormai dimenticata. Nelle siccitàdel Medio Evo davanti a San Giovanni inConca per tre giorni si intonavano preghiereimplorando la pioggia. Se questo non fun-zionava si mettevano a bollire in un grandepentolone carni e verdure; durante il ban-chetto i sacerdoti di passaggio venivano in-seguiti e spruzzati col brodo. Secondo la leg-genda San Giovanni era stato gettato dai pa-gani in un calderone d'olio bollente, ma unprovvidenziale temporale aveva spento ilfuoco e salvato il santo. Magari un nuovotemprale avrebbe salvato quei preti dalla piùimpertinente doccia di brodo caldo.

in queLLA cAsA ABitAVA iL DiAVoLo

In Corso di Porta Romana 3, già visibile dapiazza Missori, si racconta che fosse venuto avivere il diavolo in persona. Arrivò a Milano

Missori è ritratto mentre rientra vittorioso a Milano; vit-torioso e fiero lui, decisamente meno il cavallo, che sitrascina sfiancato dalle battaglie e dal viaggio. Il con-trasto tra i due non può passare inosservato. È nato an-che un modo di dire a Milano, per indicare chi è partico-larmente stanco e abbattuto: "Te pàret el cavall del Mis-sori!"

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se il signore non ci credeva poteva verificarei calcoli e, se le cifre indicate fossero risultateerrate, farlo impiccare; all’inferno poi “si ta-glia, arraffia, squarta e impicca né più né me-no di come fate voi qui”; quanto all’ultimadomanda, la più insidiosa, rispose che Barna-bò valeva ventinove denari, uno in meno diquelli per cui fu venduto Cristo. Leggende aparte, la Casa dei cani sorgeva realmente qui;verso il Settecento le condizioni del palazzoerano talmente disastrose che si usava dire“è come la Cà di can” per indicare qualcosaridotta allo stremo.

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nel 1600 sotto il nome di Ludovico Acerbi.Ricchissimo, si rese subito inviso alla città fa-cendo di tutto per ostentare sfarzo in un mo-mento di profonda crisi economica. Un ano-nimo cronista dell'epoca lo descrive: "di annicinquanta in circha con barba quadrata et lun-ga, né magro né grasso, né bianco né nero.Comparisce ogni giorno in carrozza superbissi-mo con sedici staffieri giovani, sbarbati, vestitiin livrea verde dorata et con assai copia di gioiee sei cavalli tirano la sua carrozza". In quegli anni si cominciò a dire che il mar-chese Acerbi fosse Satana in persona. Si nar-ra poi che quando scoppiò la pestilenza del1630, la stessa narrata da Manzoni, quest'uo-mo non solo si rifiutò di lasciare Milano maprese l'abitudine di dare feste sontuosissimeper chi era rimasto e che la sua risata risuo-nasse nel Corso reso deserto dalla morte. Se-condo la leggenda nessuno in casa Acerbivenne colpito dalla peste e allora i milanesinon ebbero più dubbi: il diavolo abitava lì.Ora, a volere essere sinceri Ludovico Acerbimorì nel 1622 e la grande pestilenza non lavide proprio. Tuttavia per secoli i milanesi ce-dettero in questa storia e secondo me tantobasta a rendere la casa in cui visse ugual-mente leggendaria.

i cinquemiLA cAni

“Can de la bissa” (cane della biscia) è un in-sulto milanese dalle origini antiche. Inizial-mente indicava i cani di Barnabò Visconti, fe-

roce signore di Milano, riconoscibili dallostemma visconteo che portavano sul collare.Questi cani erano circa cinquemila, doveva-no essere mantenuti dai cittadini, potevanogirare liberamente in città e se entravano inuna casa il proprietario era tenuto ad allevar-li. Pene severissime colpivano chi non li aves-se nutriti e la morte di un cane poteva com-portare la confisca dei beni del responsabile.Proprio in piazza Missori, sulla destra di chiguarda San Giovanni in Conca, si trovava laCà di can (casa dei cani): sede centrale diquesti poco amati animali. Si narrano diversestorie in proposito. Una racconta dell’abateche dimenticò di nutrire due alani: il Viscontilo condannò a una multa di quattromila scu-di, cifra folle per l’epoca. Alle suppliche del-l’abate, Barnabò rispose che lo avrebbe per-donato se fosse riuscito a rispondere aquattro domande: qual è la distanza dallaTerra al cielo; quant’acqua c’è nel mare; quel-lo che si fa all’inferno; e quello che vale la miapersona. Fu il mugnaio dell’abate a trovare lerisposte: disse che “da qui al cielo vi sono36854072 e mezzo e venticinque passi” e“25982 milioni di cogna più sette barili, dodi-ci boccali e due bicchieri di acqua nel mare”,

Leggende a parte, la Casa dei cani sorgeva realmente qui;verso il Settecento le condizioni del palazzo erano talmen-te disastrose che si usava dire “è come la Cà di can” per in-dicare qualcosa ridotta allo stremo

tesori nascosti

Lara Rossi, con lopseudonimo di

Zaira, ha creato ilblog “milano per mila-

nesi che non conoscono laloro città”. nato con lo scopo di farne co-noscere gli aspetti più affascinanti, il blogsi concentra su luoghi d’arte, storia e leg-gende di milano. Lo pseudonimo Zaira ètratto da "Le città invisibili" di italo calvino,è il nome di una delle 5 città legate alla me-moria.

http://conoscimilano.blogspot.it

Zaira

La statua di missori è ovviamente sempre visibile in piazzamissori.La cripta di s. Giovanni in conca è visitabile dal martedì alsabato dalle 9.30 alle 17.30; ingresso gratuito.il civico 3 del corso di Porta romana è un'abitazione pri-vata e non è visitabile.

dove e quando

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21 ematos • 025

A.A.A. volontari cercansi

MeMBri Del cOnsiGliO DirettivO Di aMs OnlUsenrica Morra, presidente - Direttore del Dipartimento di Ematologia

e Oncologia dell’Ospedale Niguarda Ca’ GrandaPaola D’amico, vicepresidente - giornalistalaura cozzi vitaloni, consulente e sostenitricevincenzo Draisci, medicovalentina Mancini, medico specialista ematologo della S. C. di

Ematologia dell’Ospedale Niguarda Ca’ Grandaangiola tavecchio Ballabio, docentePaolina testa, avvocato

cOlleGiO Dei Garantifranca Buraschi, avvocatoalessandro Maderna, avvocato

All'inizio del 2014 Ams Onlus ha

costituito un gruppo di persone chefornisce supporto permanente alle at-

tività di raccolta fondi. Tempo, com-petenze, energie, progettualità so-

no le risorse che ciascuno di noi può

portare, a seconda delle proprie carat-

teristiche personali e delle proprie di-sponibilità.

iL contAttoSe vuoi aiutarci a realizzare le nostre imprese scrivi a Flavia ([email protected]) o telefonale al numero 347 7851899. Titerremo aggiornato sulle date di incontro del Gruppo Volontari Ams.

i VoLontAri AmsI volontari svolgono da sempre un ruolo fondamentale nella sensibi-lizzazione e nell'informazione dei cittadini: promuovono la culturadella Ricerca, raccontano le complesse pratiche sanitarie e scientifi-che con un linguaggio accessibile anche ai non esperti. Inoltre contri-buiscono in modo prezioso alla raccolta fondi (iniziative, camminatedel sorriso, tornei di burraco, cene benefiche).Sono molti i professionisti e le imprese che prestano servizi e consu-lenze a titolo completamente gratuito o dietro forme di compensosimboliche.Sono molti i professionisti e le imprese che prestano servizi e consu-lenze a titolo completamente gratuito o dietro forme di compensosimboliche.

L'iDeASiamo convinti che l'unione faccia la forza, quindi lavoriamo per con-dividere e rafforzare un piano di attività che permetta all'associazionedi agire in modo sempre più efficace e di essere sempre pronta a ri-spondere ai bisogni reali dei pazienti. In gruppo possiamo dare un passo diverso alla progettazione dellaraccolta fondi e saremo in grado di portare avanti in modo più incisi-vo l'operatività delle campagne Ams!

LA ProPostAAbbiamo istituito una mailing-list dove condividere e migliorare laprogettazione, suddividersi i compiti e coordinare la gestione praticadelle iniziative. Basta iniziare a seguirci per essere aggiornati sulle oc-casioni di incontro conviviali e operativi (come aperitivi e gruppi di la-voro).

L'esemPioSono tanti i progetti che ci impegneranno nel 2014. Uno per tutti? Losviluppo di una maggior visibilità di Ams Onlus all'interno dell'Ospe-dale Niguarda per dare la possibilità a sempre più pazienti di entrarein contatto con la nostra realtà, le nostre attività divulgative, i momen-ti di aggregazione. Per questo motivo siamo alla ricerca di forze che ciaiutino nell'attività di comunicazione e di sensibilizzazione, a partiredall'impostazione grafica dei materiali per arrivare ad un aiuto concre-to nella diffusione delle informazioni. Abbiamo bisogno di tanti am-basciatori per rendere il nostro messaggio sempre più forte e chiaro.

L'imPeGnoPer aiutarci non è richiesta una disponibilità minima di tempo. Sei tuche ci comunicherai quanto potrai essere presente e quali sono le at-tività che ti interessano di più. Solo – e non è affatto poco - chiediamoa tutti e tutte di portare a termine gli impegni una volta presi. Sarà importante anche la partecipazione alle riunioni di progettazio-ne e coordinamento: per conoscerci, affiatarci tra noi e fare grandi co-se!

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22 ematos • 025

fundraising

Ams Onlus allaMilano Marathon 2014

a cura di Marco Brusati e Flavia Mammoliti

Il 6 Aprile 2014 è stata una grande giornata di Sport e Solidarietà. In prima fila adaccogliere staffette Ams, una tifoseria d'eccezione: i Globuli Rossi.Grazie a tutti i runner che correndo per noi hanno dato impulso concreto alla Ri-cerca sul Linfoma:Andrea Galbiati, MaratonetaPasquale, Andrea, Maurizio e Giosuè della Staffetta 4EverPaola, Daniele, Raffaella e Carlo della Staffetta Beep beep, wroomGianluigi, Anna, Dario e Sara della Staffetta Tapascioni sanguigniRemo, Roberto, Marco, Luigi, Fabio, Franco, Marco, Annamaria, Roberto, Matteo,Katherina, Maria Elena, Mark, Alberto, Massimo e Giulia delle Staffette del-l'azienda PerkinElmer

Alla prossima edizione!

Globuli Rossi e Staffettisti

Staffettisti Perkinelmer con Milena Lodola Preparativi per accogliere gl

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23 ematos • 025

Gianluigi Grossi con Enrica Morra

Gli Staffettisti Paola Morich eDaniele Gavazzoni

Mitiche runners Perkinelmer

I magnifici 4ever: Andrea Ravogli, GiosueCastiglione, Pasquale Giordano, Maurizio Giani

Foto di Gruppo

Foto di Gruppo

li Staffettisti I Tapascioni Sanguigni: Dario Gilli, Sara Mervi, Anna Pizzi, Gianluigi Grossi Grazie di Cuore

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24 ematos • 025

IIl 3 Marzo scorso si è tenuta la cerimo-nia di inaugurazione della targa di rin-graziamento al Rotary Club Milano Sca-la per la donazione del Sepax 2, stru-mentazione a che adegua agli stan-

dard più elevati il processing delle cellulestaminali emopoietiche da impiegarsi neitrapianti di midollo. La targa, apposta pres-so la sala di attesa del Day Hospital del-l'Ematologia ed è stata scoperta da ElenaAvanzini, moglie di Rino Gammino e daMarco Trivelli, direttore generale. Un rin-graziamento particolare va a tutta la fami-glia Gammino e agli esponenti del RotaryClub Milano Scala presenti alla cerimonia,che hanno dato la possibilità ad Ams Onlusdi compiere un passo fondamentale nelraggiungimento dell'eccellenza assisten-ziale a Niguarda: Luca Caramaschi - presidente in carica peril 2012-13, Luigi Rainero – presidente attuale, Alberto Ro-vetta – presidente Commissione Progetti, Simonetta Maz-zarri, presidente Inner Wheel.

fundraising

APPUNTAMENTI CON AMS ONLUS

Il 10 Maggio torna il torneo dell'anno in favore della Ricerca biologica in campo emato-logico. A partire dalle 20.00 inizierà l'accreditamento delle coppie e alle ore 20.30 avràinizio la gara (quattro turni da quattro smazzate) presso il Palazzetto dello Sport di Me-da – Via Cialdini. Quota di iscrizione: € 25.00. Per informazioni e adesioni: 340. 5673880– 340.5120703.

inaugurazione della targa in ricordo di Rino Gammino

torneo di Burraco: fai vincere la solidarietà!

da sinistra a destra.Giuseppe Genduso, Paola Marenco, Marco Trivelli, LauraPezzetti, Enrica Morra, Luigi Rainero, Elena Avanzini,Adriana Gammino, Sandro Tofacchi, Maria Gammino, Lu-ca Caramaschi, Angela Gammino, Antonia Gammino,Massimo Gammino, Antonio Di Leo, Simonetta Mazzarri,Alberto Rovetta.

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25 ematos • 025

Il prossimo 2 Giugno torna l'appuntamento con la solidarietà, l'allegriae la natura a Somaglia. Per informazioni e adesioni: [email protected]

Quest'anno la tradizionale camminata di Albese si terrà il 7 Settembre,a fine estate. Per informazioni: [email protected]

il paziente al centro

camminata del Sorriso di Somaglia

camminata del Sorriso di Albese con Cassano

L’Associazione agisce in sinergia con l’Emato-logia dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda diMilano finanziando l’Eccellenza assistenziale,l’Innovazione terapeutica, la Ricerca biologi-ca, la Formazione di alto livello. Inoltre è im-

pegnata nella promozione dell’informazione e della di-vulgazione scientifica rivolta alle persone e alle famiglieche si trovano ad affrontare una malattia del sangue. Lascienza ematologica è tra le più vitali a livello mondiale.L’accelerazione dei risultati della ricerca permettono inpochi mesi di compiere balzi in avanti che un tempo ri-chiedevano anni. Il sistema sanitario fatica a stare al passo col processo di innovazione in atto. Per questi motivi l’Associazione mobilita energie erisorse per dare a ciascun paziente le migliori opportunità assistenziali e terapeutiche, contribuendo direttamente anche al progresso della ricer-ca.L’attenzione, la capacità d’ascolto e la comprensione nel rapporto medico-paziente sono le parole d’ordine con cui l’Associazione intende riaffer-mare ogni giorno, insieme al diritto alla salute, la dignità e il rispetto della persona umana.

I volontari al ristoro: Marcello, Manuel e Elisa

L’Associazione Malattie del Sangue

Onlus dal 1998 migliora le possibilità di

guarigione e la qualità di vita dei pa-

zienti ematologici.

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26 ematos • 025

aziende amiche

Una parte della ricerca, infatti, è concentra-ta sulla messa a punto di tecnologie uti-lizzate nella lotta contro le malattie, perfornire informazioni mediche più accura-te e sviluppare più rapidamente le ne-

cessarie terapie. Non solo: l’impegno di PerkinElmer è anche rivoltoalla qualità e alla sostenibilità dell'ambiente attra-verso lo sviluppo di prodotti che contribuiscono amigliorare l'integrità e la sicurezza del mondo incui viviamo. L’obiettivo di PerkinElmer, infatti, è un domani mi-gliore per l’uomo e per l’ambiente che lo circondae per raggiungere questo scopo, la ricerca scienti-fica e la strumentazione analitica più avanzate nonsono sufficienti: è necessario che ognuno di noicontribuisca per la propria parte. Sono quindi lepersone che ogni giorno si impegnano col propriolavoro a rendere concreto l’obiettivo aziendale chepoi è di tutti: la salute di chi ci è caro e l’ambiente incui viviamo. Per questo PerkinElmer organizzacampagne di sensibilizzazione e sollecita la parte-cipazione individuale in programmi di Responsa-bilità Sociale, consapevoli che ognuno di noi puòfare la differenza.Tutti i dipendenti PerkinElmer vengono invitati adaderire a diverse iniziative che si svolgono durantel’anno e che promuovono l’attenzione ai bisognidell’Uomo e dell’ambiente attraverso l’attiva parte-cipazione ad attività a sostegno delle Comunità lo-cali.In alcune di queste giornate è stato prestato aiutoal Banco Alimentare nella raccolta di cibo per i piùbisognosi o presso alcune Onlus attive nella salva-guardia del territorio.

PerkinElmerFondata negli Stati Uniti durante gli

anni Trenta del secolo scorso, Perki-

nElmer è oggi un’azienda leader a

livello mondiale nel settore della

strumentazione scientifica, presen-

te in oltre 150 Paesi e impegnata

nella realizzazione di soluzioni tec-

nologicamente avanzate per la sa-

lute e la sicurezza delle persone e

dell'ambiente

SITO WEBhttp://www.perkinelmer.com/it

IL MESSAGGIO DI PERKINELMER AI SOSTENITORI E AGLI AMICI AMSognuno di noi può “fare la differenza”, ogni giorno e in ogni cosa che fa.

CHE COSA HA FATTO E COSA FAPERKINELMER PER AMS ONLUS

La collaborazione con Ams Onlus nasce e si sviluppa all’interno delle attivitàsociali di PerkinElmer ed in particolare la raccolta dei tappi in azienda e a ca-sa, l’organizzazione di cene aziendali il cui ricavato è devoluto all’associazio-ne e, recentemente, con la partecipazione alla Milano Marathon con quattrostaffette, fornendo le maglie per le squadre.

tutto quello che avreste voluto sapere su…

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fumetti

Elena Zini

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28 ematos • 025

giochi per la mente

LA SOLUZIONE SARA'DISPONIBILE NEL SITOAMS CON L'USCITA DELPROSSIMO NUMERO

(M. Nichelatti)CRUCIVERBA

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