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WARHOL Andy

Andy WARHOL - download.e-bookshelf.de · Ogni forma d’arte getta inevitabilmente luce sulla cultura in cui nasce, anche se questa di solito è solo lo sfondo sul quale l’artista

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WARHOLAndy

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Autore: Eric ShanesRealizzazione: Baseline Co. Ltd.127-129A Nguyen HueFiditourist Building, 3rd floorDistrict 1, Ho Chi Minh-City (Vietnam)

© Sirrocco, London, UK (English version)© Confidential Concepts, worldwide, USA© Andy Warhol Foundation for the Visual Arts / Artists Rights Society (ARS), New York, USATutti i diritti riservati

Tutti i diritti sono riservati, in Italia e all’estero, per tutti i Paesi. Nessuna parte di questo libro può essereriprodotta, memorizzata o trasmessa con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma (fotomeccanica, fotocopia,elettronica, chimica, su disco o altro, compresi cinema, radio, televisione) senza autorizzazione scritta da partedell’Editore. In ogni caso di riproduzione abusiva si procederà d’ufficio a norma di legge. L’editore assicura di aver posto la massima attenzione nel rintracciare i fotografi aventi diritto sulle immagini esi dichiara fin da ora disponibile per quanti non fosse riuscito ad identificare o contattare.

Andy Warhol

ISBN: 978-1-78042-267-1

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5 La vita

56 I capolavori

154 Biografia

157 Bibliografia essenziale

158 Indice delle opere

Sommario

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4.

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Ogni forma d’arte getta inevitabilmente luce sulla cultura in cui nasce, anche se questa di solito

è solo lo sfondo sul quale l’artista proietta la propria realtà alternativa o ideale. Ma con la

cosiddetta Pop Art fu proprio lo sfondo della cultura di massa a diventare l’oggetto principale

dell’arte stessa. Esagerando il cattivo gusto, l’estrema volgarità e il kitsch, inevitabili

sottoprodotti di una globalizzazione sempre più massiccia, gli artisti non solo hanno usato

l’ironia per attirare l’attenzione sullo svilimento del gusto, ma hanno anche posto in rilievo il

proprio distacco, come per affermare la loro natura di esseri privilegiati che si collocano al di

fuori della società, rimanendo incontaminati dal suo degrado. La maggior parte di questi artisti

si è limitata a celebrare la cultura Pop, ma uno di loro – l’oggetto di questo libro – si è spinto

ben oltre. Attraverso la sperimentazione di una serie di nuove tecniche, ma soprattutto grazie

all’isolamento visivo dell’immagine, alla sua iterazione, alla somiglianza volutamente

perseguita con le immagini della pubblicità e all’uso di colori chiassosi per rappresentare

l'ostentazione sfacciata così diffusa, Andy Warhol ha gettato luce, direttamente e

indirettamente, sulla moderna anomia, cioè sull’indifferenza, il nichilismo, il materialismo, la

manipolazione politica, lo sfruttamento economico, lo sfrenato consumismo, il divismo

indotto dai media e la creazione di bisogni e aspirazioni falsi.

Le immagini di Andy Warhol, a un primo sguardo, possono sembrare piuttosto semplici.

Tuttavia proprio grazie a quella semplicità possiedono un impatto visivo immediato. Per

esempio, l’iterazione che Warhol adottò in moltissime sue opere aveva lo scopo di richiamare la

ripetitività delle immagini utilizzate dalla cultura di massa per vendere merci e servizi – non

esclusi mezzi di comunicazione di massa come il cinema e la televisione – mentre utilizzando

per le proprie immagini le tecniche della produzione industriale, fondamentali nella società

moderna, l’artista traduceva direttamente usi ed abusi culturali di ben più ampia portata,

sottolineando sino al limite dell’assurdo il completo distacco da ogni impegno emotivo come

vedeva dovunque attorno a sé. Inoltre, se da un lato Warhol partecipava al movimento della Pop

Art che adottava immagini derivate dalla cultura di massa per criticare la società contemporanea,

dall’altro portava avanti un attacco all’arte e ai valori borghesi, come precedentemente avevano

fatto i dadaisti. Così, manipolando le immagini e il personaggio dell’artista, riuscì a buttarci in

faccia le contraddizioni e gli aspetti superficiali dell’arte e della cultura contemporanee. Infine,

sarà la causticità della sua critica culturale, unita alla vitalità che le seppe infondere, che

assicurerà alle sue opere un significato permanente, anche quando gli oggetti specifici che ha

rappresentato – come le lattine di minestra Campbell e le bottiglie di Coca Cola – forse saranno

diventati tecnologicamente antiquati e le persone famose che ha ritratto, come Marilyn Monroe,

Elvis Presley o Mao Tse-Tung saranno considerate semplici superstar di un tempo passato.

Andy Warhol, nome d’arte di Andrew Warhola, nacque il 6 agosto 1928 a Pittsburgh,

Pennsylvania, terzo figlio di Ondrej e Julia Warhola*. Entrambi i genitori erano emigrati negli

Stati Uniti da un piccolo paese della regione di Presov in Slovacchia. Il padre era emigrato nel

1907 e aveva sposato Julia Zavacky nel 1909 nel corso di uno dei suoi viaggi di ritorno in

Slovacchia. Nel 1912 era nuovamente emigrato in America per evitare di essere arruolato

nell’esercito austro-ungarico. Solo nel 1921 Julia Warhola fu in grado di raggiungere il marito

negli Stati Uniti.

1. Dick Tracy, 1960. Caseina e

matita su tela, cm 121,9 x 83,9.

Greenwich, The Brant Foundation.

La vita

*Andy Warhola abbreviò il proprio nome in Warhol solo nel 1949; d’ora innanzi useremo la forma abbreviata

per distinguere l’artista dal padre.

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2. Statua della Libertà, 1963.

Serigrafia su acrilico su tela.

Zurigo, Collezione Daros.

3. Jasper Johns, Bandiera in

campo arancione II, 1958.

Encausto su tela,

cm 92,7 x 37,2.

Collezione privata.

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Benché Pittsburgh fosse, e sia tuttora, una delle città industriali più dinamiche d’America, la

Depressione aveva gravemente inciso sull’economia poco dopo la nascita di Warhol. Suo padre

seguì la sorte delle decine di migliaia di lavoratori che la recessione espulse dal mondo del

lavoro. Ma l’intraprendenza di Ondrej Warhola garantì alla famiglia un certo benessere. Nel

1934 la sua situazione finanziaria migliorò tanto da permettergli di trasferire la famiglia in una

zona più salubre di Pittsburgh, e poco dopo il figlio minore si iscrisse alla Holmes Elementary

School, dove il talento artistico del ragazzo si manifestò ben presto.

Nel 1936 Warhol si ammalò di febbri reumatiche che gli procurarono un lieve attacco di di corea

e per alcuni anni questa malattia in qualche modo interferì con la sua vita scolastica. Nel 1941

si iscrisse alla Schenley High School di Pittsburgh, dove le sue doti artistiche furono nuovamente

riconosciute. Ma questi anni furono rattristati dall’aggravarsi della malattia del padre che lo

portò alla morte nel maggio del 1942. Con la scomparsa di Ondrej Warhola, il secondo figlio,

John, assunse il ruolo di capofamiglia e si approfondì il legame tra Andy e la madre, un legame

che si sarebbe mantenuto stretto sino quasi alla morte di lei.

Warhol si diplomò nel 1945 e poté iscriversi al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh

(l’attuale Carnegie-Mellon University), dove si laureò in Disegno Pittorico. Era angosciato dal

bisogno di affermare la propria personalità artistica, perché timido e docile com’era, produceva

perlopiù opere ovviamente destinate a riscuotere l’approvazione degli insegnanti piuttosto che a

esprimere la propria visione del mondo. Alla fine del primo anno Warhol fu minacciato di

espulsione dal corso. Questo fatto ebbe un effetto elettrizzante sul giovane che nel corso delle

vacanze si impegnò in modo eccezionalmente serio a produrre disegni di interni di vita

quotidiana. Quando nell’autunno successivo ripresero le lezioni al college, Warhol aveva realizzato

una serie di lavori di eccellente qualità che gli permise di riprendere il suo posto nel corso di

Disegno Pittorico e di allestire una mostra al dipartimento d’arte. Non è difficile individuare in

questo episodio giovanile l’origine del timore d’insuccesso che per tutta la vita angustiò Warhol.

L’eccellente formazione artistica che Warhol ricevette al Carnegie Institute of Technology gli fu

di grande aiuto. L’artista fu molto influenzato dal Bauhaus tedesco. The New Vision di Moholy-

Nagy, per esempio, sosteneva la creazione di opere d’arte realizzate con mezzi meccanici e con

un assoluto distacco emotivo. Una simile indicazione avrebbe avuto una profonda risonanza

nella pratica artistica più matura di Warhol.

E, indirettamente, uno dei primi esponenti del Bauhaus ebbe un effetto immediato sullo sviluppo

stilistico di Warhol. Si tratta del pittore svizzero Paul Klee il cui Pedagogical Sketchbook figurava tra

le letture curricolari degli studenti del Carnegie Tech. Molte delle illustrazioni per riviste che

Warhol eseguì nel corso degli ultimi anni ’40 e dei ’50 stilisticamente ricordano i disegni di

Shahn, anche se, rispetto alle opere dell’artista lituano, hanno una componente di eccentricità più

accentuata. Tuttavia, fu certamente dalla tecnica della broken line (linea spezzata) utilizzata da

Shahn che Warhol elaborò la sua, simile ma più efficace, blotted line (linea macchiata, interrotta)

che utilizzò durante tutta la sua carriera di disegnatore pubblicitario. L’applicazione di questo

metodo conferiva ai disegni di Warhol un’originalità visiva immediata, oltre a fornire all’artista

il primo strumento per la riproduzione di immagini en masse.

Sappiamo che negli ultimi anni ’40 al Carnegie Tech, Warhol venne in contatto con la

produzione di altri artisti, come Marcel Duchamp e Salvador Dalì. In seguito avrebbe di fatto

acquistato alcune opere di Duchamp, di cui si sarebbe dimostrato degno successore sia nelle

scelte culturali e nell’iconoclastia artistica, sia nel ridicolizzare le pretenziosità culturali e nel

rifiuto di adeguarsi alle aspettative creative della società.

Nel giugno 1949 Warhl terminò il corso al Carnegie Institute of Technology con una laurea in Belle

Arti. Il mese successivo si trasferì a New York insieme al suo compagno di studi Philip Pearlstein.

4. Schema di danza (Fox Trot),

1962. Caseina e matita su tela,

cm 177,8 x 137,2.

Collezione Onnash.

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5. Alla ricerca della scarpa perduta,

1955. Acquarello su litografia,

ciascun elemento

cm 24,5 x 34,5.

New York, The Andy Warhol

Foundation for the Visual Arts, Inc.

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6. Pubblicità per le scarpe I. Miller,

1958. New York. The Andy

Warhol Foundation for the Visual

Arts, Inc.

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7. Fotografia di Andy Warhol

con Jasper Johns, ca. 1964.

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8. Cagney, 1962. Serigrafia

su carta, cm 76,2 x 101,6.

Collezione Mugrabi.

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Nella sua precedente visita a New York nel settembre del 1948, Warhol aveva conosciuto Tina

Fredericks, il direttore artistico della rivista di moda Glamour, che ora cercò per chiedere lavoro. Tina

Fredericks acquistò uno dei disegni di Warhol e gli commissionò una serie di illustrazioni di scarpe,

un tema che sarebbe ben presto diventato una delle sue specialità. Quando queste illustrazioni

apparvero nel numero della rivista del settembre 1949, nel nome dell’autore era caduta la ‘a’ finale

(forse per caso). Da quel momento l’artista adottò la nuova versione del proprio cognome.

Warhol era deciso a sfondare a New York. Assediava l’ufficio dei direttori artistici in cerca di

lavoro, adottando il personaggio di rag gedy Andy (Andy lo straccione) e coltivando un’aria da

poveraccio per suscitare la compassione dei potenziali clienti. Una commessa di successo portò

rapidamente ad altre e in un tempo relativamente breve le illustrazioni di Warhol, grazie alla

loro spiccata originalità, furono molto richieste, sia da parte di Condé Nast (il marchio

editoriale cui apparteneva la rivista Glamour) sia da parte di altri clienti. In seguito, acquisita

una piena maturità artistica, Warhol si rifiutò di comunicare ‘sentimenti’ alle sue immagini

ottenute attraverso processi in qualche modo industriali, ottenendo perciò una maggiore

coerenza tra causa ed effetto.

Nel 1950, la carriera di Warhol conobbe una continua ascesa e l’anno seguente l’artista creò i suoi

primi disegni per la televisione. Nel settembre 1951 un suo disegno, riprodotto a tutta pagina sul

New York Times, per la pubblicità di un imminente programma radiofonico sul crimine, gli

conquistò una grande fama come disegnatore pubblicitario. Due anni dopo quel disegno gli valse

la prima medaglia d’oro conferitagli dal Club dei Direttori Artistici. Nel giugno del 1952 l’artista

organizzò la sua prima mostra che si tenne alla Hugo Gallery sulla 55° Strada e che comprendeva

una serie di quindici disegni ispirati agli scritti di Truman Capote. La mostra dei disegni di

Capote ebbe un paio di recensioni, ma Warhol non vendette nulla. Ma a quel punto la sua

carriera di pubblicitario era veramente lanciata. In poco tempo Warhol era diventato l’illustratore

pubblicitario più richiesto di New York. Lavorava molto anche come illustratore di libri,

producendo album di disegni pubblicati privatamente con titoli astrusi come Love is a Pink Cake

(L’amore è una torta rosa), al quale collaborò uno dei suoi compagni, Ralph Ward.

Warhol aveva scoperto la propria latente omosessualità quando era ancora studente a

Pittsburgh, ma, naturalmente, in quell’ambiente provinciale, intollerante e relativamente gretto,

era stato molto riservato sulle sue inclinazioni sessuali; nell’atmosfera più aperta di New York

si sentì meno inibito e all’inizio si abbandonò in modo sfrenato alle proprie propensioni,

anche se, esaurito il primo sconvolgente impatto con quella libertà, l’artista evitò la

promiscuità indiscriminata. In realtà, Warhol da quel momento ebbe una serie di relazioni nelle

quali si lasciò abbastanza coinvolgere, come quella con Charles Lisanby, conosciuto

nell’autunno del 1954, con il quale ebbe uno stretto rapporto per una decina d’anni. In seguito

Warhol avrebbe avuto altre relazioni e frequenti infatuazioni, ma perlopiù non ostentò la

propria omosessualità, sublimandola spesso in un voyeurismo con una forte componente

manipolatoria.

Nel 1955 Warhol fece il grande salto come illustratore, assicurandosi l’incarico per una serie di

tavole – per la catena di scarpe di gran moda I. Miller – che sarebbero apparsi a scadenza quasi

settimanale nelle edizioni domenicali del New York Times. Le illustrazioni di Warhol ebbero una

grande risonanza. Nathan Gluck, il nuovo assistente artistico che avrebbe collaborato con lui sino

al 1964 e che aveva buoni contatti nel commercio al dettaglio, procurò a Warhol l’incarico per

l’allestimento delle vetrine del grande magazzino Bonwit Teller. Attraverso il negozio Serendipity

Warhol vendette molti dei disegni pubblicitari originali che aveva eseguito per le scarpe I. Miller.

Il successo lo spinse a produrre un album di originalissimi disegni di scarpe intitolato A la

Recherche du Shoe Perdu (Alla ricerca della scarpa perduta). Le scarpe erano oggetti da cui si sentiva

sessualmente attratto, tanto che nel corso della sua vita ne avrebbe collezionato centinaia di paia,

provando piacere a baciare i piedi calzati dei suoi compagni.

9. Rotolo di banconote, 1962.

Matita, pennarello e pastelli

colorati su carta,

cm 101,6 x 76,4.

New York,

Museum of Modern Art.

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10. Doppio autoritratto, 1966-1967.

Serigrafia su due pannelli,

ciascuno cm 55,9 x 55,9.

Greenwich, The Brant

Foundation.

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