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Avvenire 08/21/2012

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MARTEDÌ21 AGOSTO 2012 5

Pakistan Sale la tensione a Islamabad dopo l’«arresto» dell’adolescenteche avrebbe dato fuoco a 10 pagine di un estratto del Corano

Ragazza accusata di blasfemiaZardari adesso prova a salvarla

DI STEFANO VECCHIA

chiedere chiarezza e a soste-nere il diritto alla difesa diRimsha Masih – il nome è di

fantasia –, la tredicenne accusata diblasfemia in Pakistan e che per que-sto rischia una pesante condanna, èstato ieri il presidente Asif Ali Zardari.Quest’ultimo ha ordinato al ministrodell’Interno Rehman Malik di conse-gnargli immediatamente un rappor-to sull’accaduto. «Non permetteremoin alcun modo – ha commentato il ca-po dello Stato – un uso strumentaledella legge sulla blasfemia». E ha ag-giunto: «Vogliamo proteggere la vita ela proprietà privata dei cristiani» e «es-sere sicuri che la storia non venga u-sata da chiunque per interessi perso-nali». È una posizione ben più netta ri-spetto a quelle assunte dal leader inaltre simili e tragiche occasioni. Di cer-to, sull’orientamento del presidentehanno pesato le pressioni dell’opi-nione pubblica internazionale che datempo chiede di modificare la leggesulla blasfemia. Norma che consente,nel nome della tutela della fede isla-mica, violenze ed arbitri contro le mi-noranze religiose.Rimsha si trova dal 17 agosto in regi-me di custodia in un riformatorio sot-to la protezione della polizia, dove re-sterà per le due settimane concessedalla legge. Centinaia di famiglie cri-stiane del suo quartiere di Umara Jaf-far, sobborgo di Islamabad – almeno600 persone – sono in fuga, nel timo-re di ritorsioni dei fanatici religiosi.«Non siamo tanto preoccupati per lasorte della ragazzina, perché abbiamofiducia negli investigatori e nella ma-gistratura – dice il consigliere per l’Ar-monia nazionale del primo ministropachistano, Paul Bhatti che ha con-vinto musulmani e cristiani a forma-re un comitato per verificare respon-sabilità e mantenere l’ordine a Uma-ra Jaffar –, siamo però preoccupati perla sorte delle famiglie costrette a la-sciare le loro case. Per tutelarle sonointervenute le forze dell’ordine, ma èdifficile ora prevedere un rientro a bre-ve termine». Si temono colpi di manodei fanatici che già assediano l’interacomunità, una baraccopoli illegale.L’opinione pubblica, intanto, attendecon ansia gli sviluppi della vicenda.«Sono in pochi a volere che una per-sona venga accusata ingiustamente –ricorda Bhatti –, a maggior ragione nelcaso di Rimsha. Anche mass media esocietà civile chiedono chiarezza e lafine del fanatismo. Un sentimento,questo, che ha radici nella propagan-da e nell’ignoranza, ma non facile dacontrollare, sempre a rischio di esten-dersi».Questa volta forze dell’ordine e auto-rità hanno reagito con prontezza e condecisione, anche davanti alla reazio-ne prevedibile e forte della comunità

Ainternazio-nale. La po-lizia ha pro-tetto la ra-gazzina daifacinorosiche voleva-no linciarlae l’ha portata al sicuro, per poi pattu-gliare le strade del quartiere cristianoper evitare violenze e devastazioni.«Stiamo aspettando riscontri degli in-vestigatori, cercando di mediare trafonti e dati – ricorda Paul Bhatti –. In-tanto abbiamo chiesto un esame me-dico per accertare le condizioni di Ri-misha e abbiamo avuto garanzie per

la sua sicurezza.Occorre anchenon lasciare spa-zio a notizie senzariscontro o inter-pretazioni che ri-schiano solo di ac-cendere l’odio tra

le comunità, non di fare giustizia». Unappello alla responsabilità a cui si è u-nito monsignor Rufin Anthony, ve-scovo di Islamabad-Rawalpindi.Come in simili fatti, che vanno molti-plicandosi nel Paese, il caso di Rim-sha è complessa da definire. Alcuni vi-cini accusano la ragazzina, affetta daritardo mentale, di aver bruciato die-

ci pagine del Noorani Qaida, il ma-nuale per imparare a leggere il Cora-no, in una discarica dove abitualmenteportava i rifiuti della famiglia. La de-nuncia è bastata a infiammare una fol-la di facinorosi, che agiscono per in-teresse personale o per fanatismo.Vari esponenti della comunità cristia-na locale, hanno spiegato che la ra-gazzina avrebbe incendiato spazza-tura in uno spazio comune non sa-pendo che dentro i sacchi ci fossero e-stratti del Corano. È stato qualcun al-tro – spiegano – portarle nella disca-rica, volontariamente o inavvertita-mente.

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PERSECUZIONE

al 1986 al 2010, le personeimputate per blasfemia sono

state 1.081, di cui 138 cristiani,468 musulmani e 454 membridella setta di origine musulmanadegli Ahmadiya. Sono state unaquarantina le persone accusate diblasfemia lo scorso anno inPakistan in base al dettato degliarticoli 295 e 298 del CodicePenale. Che, con poche variazionidal 1986, presta il fianco a unaserie di abusi. L’accusa di avereoltraggiato il Corano, di avereparlato in senso contrario allareligione o avere bestemmiato ilnome di Allah o di Maometto puòessere fatta da qualunquepachistano di fede musulmana. Lapolizia ha l’obbligo di aprireun’inchiesta, ponendo sottocustodia l’accusato. Nellastragrande maggioranza dei casi, iprocedimenti non vanno oltre lafase delle indagini. Anche quandoarrivano a una sentenza, poi, sonoquasi sempre di innocenza.Questo non garantisce però lasicurezza di quanti finiscono sottoaccusa: il rischio di linciaggio o diassassinio in carcere è moltoelevato. Le vittime della legge sonofinora 37, fra cui 18 cristiani e 16musulmani. Tra queste, anche chi siè battuto per cambiare la norma.Come il governatore del Punjab,

Salman Taseerassassinato il 4gennaio 2011 eil ministro delleMinoranzeShahbaz Bhatti,ucciso dalla suaguardia delcorpo il 2 marzodello stessoanno. In carcereda quasi dueanni e in attesadel processod’appello dopouna condannaalla penacapitale, è ancheAsia Bibi, madredi famigliacristiana,diventatasimbolo dellevittime di unalegge arbitraria.(S.V.)

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D

l’intervista «Il business edilizio dietro la denuncia:i terreni della minoranza fanno gola»

DI LUCIA CAPUZZI

on è uno scontro reli-gioso. Non c’è nessunconflitto tra cristiani e

musulmani. Un manipolo di fonda-mentalisti islamici vuole prendere ilcontrollo del Pakistan. E per riuscircifomenta l’odio contro le minoranze.Sfruttando l’ignoranza e la miseria dif-fuse». Ne è convinto Mobeen Shahid,docente di filosofia islamica alla Pon-tificia Università Lateranense e e-sperto di storia pachistana. Conoscebene le sofferenze della comunità cri-stiana: da anni si batte per la libertà re-ligiosa insieme all’Associazione deipachistani cristiani in Italia. Per que-sto sa che dietro la rabbia estremistasi nascondono ragioni economiche epolitiche che niente hanno a che ve-dere con la religione. Quali motivazioni possono spinge-re un vicino ad accusare una ragaz-zina disabile di blasfemia e a chie-derne la morte?L’episodio di Rimsha è avvenuto a U-mara Jaffar, uno dei sobborghi di I-slamabad. Qui vivono, ammassati incostruzioni abusive, centinaia di cri-stiani, in maggioranza poveri. Gra-zie a una battaglia legale del defun-to Shahbaz Bhatti, il governo ha de-ciso di concedere i titoli di proprietàagli abitanti. Le prime consegnestanno cominciando ora. I terreni sucui costruite le baracche, però, val-gono l’equivalente di milioni di eu-ro. E fanno gola a tanti imprendito-ri, desiderosi di espandersi. Per far-lo, però, devono cacciare i cristiani.Le accuse contro Rimsha capitano aproposito. A questo poi si aggiungo-no vecchie ragioni storiche che ri-guardano i più poveri della comunitàislamica.A che cosa si riferisce?La gran maggioranza di islamici po-veri è formata da ex intoccabili – se-

N«condo la divisione in caste dell’in-duismo –, convertiti nei secoli prece-denti alla religione musulmana.Un’origine che costituisce ancora unfattore di discriminazione. Per ac-creditarsi, dunque, questi cercano diessere più ortodossi della maggio-ranza, spesso basandosi su interpre-tazioni errate del Corano. Da qui lefalse accuse di blasfemia.Questa legge continua ad essere lostrumento di persecuzione delle mi-noranze. Chi ha cercato di modifi-carla, come Shahbaz Bhatti, ha pa-gato con la vita...È una normativa risalente alla fon-dazione del Pakistan ma è stata in-durita negli anni Ottanta e Novanta,quando è stata eliminata l’opzionetra ergastolo e pena di morte. Ora è

prevista solo quest’ultima per chi of-fende Maometto. La legge sulla bla-sfemia è presente anche in altri Paesimusulmani ma non in forma così ri-gida come in Pakistan.Qui, data l’eteroge-neità di quest’ultimo,c’era il rischio che na-scessero eresie all’in-terno dell’islam. Dati ifrequenti abusi dellalegge, l’11 agosto, ilpresidente Zerdari haconvocato una com-missione di esperti ditutte le religioni perproporre delle modifiche. Speriamoche questa volta si arrivi una revisio-ne delle parti più controverse.

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Il presidente ha chiestoun rapporto sul casoPaul Bhatti: «Siamo in ansia per gli sfollati»

LA VICENDA

IL CORANO BRUCIASecondo l’accusa, Rimshaavrebbe bruciato diecipagine del “Noorani Qaida”,un compendio utilizzato perinsegnare il Corano airagazzi. Fonti localiaffermano, invece, che i vicinihanno buttato un cumulo dispazzatura nello spiazzodove la ragazza stava

giocando. Quest’ultima ha accidentalmentedato fuoco al mucchio, in cui c’eranoanche alcuni fogli del Noorani Qaida.

LA FIRMA DELLA DENUNCIAA firmare la denuncia controRimsha è stato MuhammadUmmad. Che, però, non èstato direttamentetestimone del presuntogesto blasfemo. Solo in basead alcune dicerie,Muhammad Ummad ha, però,sottoscritto l’accusa in cui sidice che la piccola avrebbe

strappato, gettato in un secchio dellaspazzatura e poi incendiato dieci paginedel “Noorani Qaida”.

L’AGGRESSIONERimsha ha rischiato di esserebruciata viva da una follainferocita. Dopo la preghieradel venerdì – su istigazione diun imam estremista che èstato denunciato –, oltre unmigliaio di persone haattaccato la casa dellaragazzina, che è statapicchiata selvaggiamente.

Solo l’intervento della polizia ha impeditoche la tredicenne fosse bruciata viva, comegridava la folla. Alla fine, gli agenti hannopreso Rimsha in custodia.

I CRISTIANI IN FUGAOltre seicento cristiani sonodovuti fuggire da Umara Jaffar,il sobborgo molto povero diIslamabad dove vive la famigliadi Rimsha. Una folla diestremisti infatti ha bloccatole vie di accesso alla zona e haminacciato di attaccare l’interacomunità. Che è scappata per

evitare conseguenze. Ora si sono rifugiati inposti segreti per fuggire alla persecuzione.Nel frattempo, alcune case di proprietà deicristiani sono state date alle fiamme.

ANSA-CENTIMETRI

La mappa delle persecuzioni ai cristiani nel mondo

Fonte: PorteAperte, Classifica Rapporto 2011

Corea del Nord IranAfghanistanArabia SauditaSomaliaMaldiveYemenIraqUzbekistanLaosPakistanEritreaMauritaniaBhutanTurkmenistanCinaQatarVietnamEgittoCeceniaIsole Comore

AlgeriaNigeria (nord)AzerbagianLibiaOman

MyanmarKuwaitBruneiTurchiaMarocco

IndiaTajikistanEmirati A. UnitiSudanZanzibar

TunisiaSiriaGibutiGiordaniaCuba

BielorussiaEtiopiaTer. palestinesiBahrainKirghizistan

BangladeshIndonesiaSri LankaMalasiaRussia

LE AMBIGUITÀ

ella sua ambiguità traeredità giuridica di

stampo anglosassone eapplicazione del dirittocoranico, il Pakistan – Paesedalle due leggi, la seconda dellequali applicabile formalmentesoltanto sui musulmani – stagradualmente diventando unPaese “senzalegge”. Piazza,interessi politicie di potere,pressionifondamentalistee faide vannochiudendo spazidi civiltà e dicertezza deldiritto. Finora,tuttavia, i casi diblasfemia chehanno coinvoltominorenni nonsono mai statiportati intribunale e,fortunatamente,nemmeno sisono trasformatiin atti efferati di esecuzioneextragiudiziaria come, invece, incasi numerosi che hannoriguardato adulti. Sono, però, stati pretesto inmaggioranza per attipersecutori contro la comunitàdi appartenenza. Casi di abusicontro minori, come nel casodi tentati atti di violenza con lareazione della vittime, oppurela denuncia da parte dellafamiglia di chi li subisce,innescano ritorsioni cheutilizzano la legge in modoopportunista. I casi piùfrequenti riguardano le giovanicristiane occupate comedomestiche in case di notabilimusulmani, ma la casistica eampia e sovente incompletaper paura o omertà. Anche lerelazioni tra giovani musulmanie non musulmani possonoessere sanzionati con accuse dioltraggio alla religione. La“legge antiblasfemia” diventaanche strumento di ricatto nelcaso delle giovani delleminoranze rapite, costrette adabiurare e a convertirsiall’islam. (S.V.)

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N

IL PRECEDENTEASIA BIBI, DUE ANNI FALA CONDANNA CAPITALECondannata a morte l’8 novembre 2010da un tribunale del Punjab, Asia Bibi –contadina di 46 anni, madre di 5 figli – erastata arrestata con l’accusa di «blasfemia»nel giugno 2009, dopo una discussionecon alcune donne musulmane in cui avevadifeso la figura di Gesù, morto sulla croceper i peccati dell’umanità, chiedendo alcontempo alle donne: «Cosa ha fattoMaometto per voi?». Salvata dal linciaggiodella folla è stata arrestata: ora è rinchiusanel carcere di massima sicurezza diSheikhupura dove da oltre un annoattende la sentenza di appello.

Falsità e abusi:le troppe vittimedella normativa

Legge controversache tiene nel mirinoanche i minorenni

Rimsha, 13 anni, disabile mentale, rischia la pena di morte. Centinaia di cristiani in fuga

Manifestazione a Lahore contro la legge anti-blasfemiache spesso viene utilizzata come strumento di persecuzione nei confronti delle minoranze (Epa)

L’esperto Shahid: lo scontroreligiosoè soloun pretesto