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IISCARDANO SCIENZA
SOMMARIO
La rivoluzione CRISP-Cas9 ........... 2
A lezioni di salute.. ..................... 4
Pacific Trash Vortex .................... 8
La Sclerosi Multipla .................... 10
Esopianeti Speciali ...................... 12
LA RIVOLUZIONE CRISPR-Cas9
Quello che la “fringe medicine” sta facendo oggi, è attingere proprio al santo
graal della conoscenza dei processi di funzionamento di un organismo vivente.
Di G.M.Fabi a pag. 2
A LEZIONE DI SALUTE DALL’UOMO DEL PALEOLITICO ?
Esistono degli studi scientifici che analizzando i reperti ossei dei nostri
progenitori del paleolitico sono giunti a considerazioni interessanti. L’analisi
delle ossa di un organismo
Di R. Giganti a pag. 4
PACIFIC TRASH VORTEX
Il Pacific Trash Vortex è un’enorme accumulo di spazzatura galleggiante
(composto soprattutto da platica) situato nell’Oceano Pacifico
Di N. Orsini a pag. 8
LA SCLEROSI MULTIPLA
Quante volte abbiamo sentito parlare di sclerosi multipla? Io tantissime volte, ma abbiamo mai approfondito la questione? Di G. Iorio a pag. 10
ESOPIANETI SPECIALI
Come sappiamo oltre al nostro sistema solare e la nostra galassia, la Via Lattea, esistono svariati altri sistemi e galassie. Ovviamente la maggior parte di esse sono inesplorate ma, con i mezzi di indagine odierni ... Di D. Diani a pag. 12
12/2017
Numero 1
1
Chi ha scoperto la
CRISPR-Cas9?
A contendersi onori e brevetti sono principalmente due parti. Le prime ricercatrici a capire che il macchinario batterico poteva essere usato per fare il cosiddetto editing genetico sono state l'americana Jennifer Doudna e la francese Emmanuelle Charpentier. La tecnica è stata però adattata alle cellule umane dal cinese naturalizzato americano Feng Zhang: e il primo brevetto vero e proprio è stato ottenuto proprio da Zhang .
A differenza dei batteri, noi eucarioti
abbiamo due copie di ciascun gene.
Se una è mal funzionante, la cellula
usa l’altra come matrice per riparare
il gene e se nemmeno l’altra copia è
integra, siamo da capo. Il sistema
CRISPR + Cas9+ RNA-guida da solo
non basta a modificare
geneticamente piante e
animali: occorre aggiungere la
sequenza di DNA corretta da inserire
nel gene al posto di quella tagliata
via.
La tecnica può essere utilizzata in
molti modi. Insieme alla cancellazione
di interi geni, può servire a introdurre
nel genoma, in un punto preciso, un
segmento del tutto estraneo. Oltre
naturalmente a correggere i geni
mutati in modo che tornino a
funzionare bene .
Sono state sperimentate nel tempo
parecchie tecniche in grado di
modificare il Dna di vari organismi,
ma la maggior parte di esse era
piuttosto grossolana e le modifiche
ottenute non erano sempre quelle
cercate o desiderate. Per rimediare
alla presenza di un gene difettoso, un
tempo si cercava semplicemente di
aggiungerne uno "corretto" (Dna
ricombinante).
Crispr è un metodo più preciso (ma non infallibile) per raggiungere un particolare gene, tagliarlo e quindi eliminarlo, oppure sostituirlo con un gene "giusto": è un'operazione di precisione, che consente di intervenire in modo mirato persino sulle singole lettere del Dna. La presenza nei batteri di altre proteine del sistema Cas fa pensare che la tecnica possa essere perfezionata e si possano aggiungere altre funzioni. «Come tecnologia è un work in progress, perché cambiando la proteina taglia-Dna e aggiustando la ricetta di base si stanno ottenendo risultati sempre migliori in termini di versatilità e precisione.»
"Il sistema CRISPR + Cas9+ RNA-guida da solo non basta a modificare geneticamente piante e animali: occorre aggiungere la sequenza di DNA corretta da inserire nel gene al posto di quella tagliata via."
LA RIVOLUZIONE CRISPR-Cas9
Ci sono parecchie tecniche per modificare il DNA. Fino a un paio di anni fa la più diffusa anche nell’industria biotech era l’enzima di restrizione sintetico “nucleasi a dita di zinco“. Come una forbice, taglia via solo gli errori tipografici che devono essere specificati uno per uno. L’ultima, molto più efficiente, si chiama CRISPR/Cas9. L’acronimo sta per l’enzima prodotto dal gene Cas9 e i Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, le ripetizioni palindromiche di sequenze di basi nucleotidiche di
Dna estraneo disposti a intervalli regolari.
I CRISPR fanno parte del sistema immunitario dei batteri, si era scoperto dodici anni fa in quelli dello yogurt. Sono anche dei “redattori genetici” grazie all’endonucleasi Cas che riconosce l’RNA nel quale il DNA virale si traduce per replicarsi. L’enzima Cas si appropria di quell’RNA, così riconosce esattamente i pezzi di DNA virale e li elimina tutti. La correzione resta nel genoma del
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LA RIVOLUZIONE CRISPR-Cas9
Per adesso i campi di applicazione sono tre: medicina, biologia e tecnologia. Crispr è usato per studiare per esempio la funzione di alcuni geni, eliminandoli dal genoma di una forma di vita e restando poi a vedere che cosa succede. Oppure per capire quali siano le parentele di gruppi di animali modificando il loro patrimonio genetico. Ma è servita anche, a livello pratico, per modificare lieviti in modo che producessero biocarburante, o per produrre organismi di interesse agricolo cambiando i geni con altri, considerati più utili, presi da varietà differenti.
Le applicazioni più lontane nel tempo - e ancora tutte da discutere - potrebbero essere quelle che riguardano la modifica dei geni umani nell'embrione, per eliminare eventuali difetti o favorire caratteristiche specifiche. Per adesso i campi di applicazione sono tre: medicina, biologia e tecnologia. Crispr è usato per studiare per esempio la funzione di alcuni geni, eliminandoli dal genoma di una forma di vita e restando poi a vedere che cosa succede. Oppure per capire quali siano le parentele di gruppi di animali modificando il loro patrimonio
genetico. Ma è servita anche, a livello pratico, per modificare lieviti in modo che producessero biocarburante, o per produrre organismi di interesse agricolo cambiando i geni con altri, considerati più utili, presi da varietà differenti.
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Una sequenza di Rna guida la proteina Cas9 (le "forbici") al sito del Dna dove lo
sperimentatore intende tagliare e/o modificare un gene.
Esistono degli studi scientifici che
analizzando i reperti ossei dei nostri
progenitori del paleolitico sono giunti a
considerazioni interessanti. L’analisi
delle ossa di un organismo (in questo
caso di un uomo) permette di
ricostruire molti dati quali il suo stato
di salute generale, la sua
alimentazione, la sua attività fisica,
poiché le ossa sono plastiche e si
modificano in risposta a svariati fattori.
Il risultato di alcuni di questi studi
indicherebbe che gli uomini vissuti fino
a 10'000 anni fa circa avessero una
struttura fisica e godessero di una
salute invidiabili. Trascurando le morti
infantili e quelle dovute alla mancanza
di medicine e di cure (infezioni,
fratture), questi avevano un’ottima
aspettativa di vita e soprattutto non
presentavano segni delle malattie
cronico-degenerative tipiche
dell’epoca odierna come osteoporosi,
artrosi, tumori; inoltre si pensa che
fosse assente anche il diabete.
Quest’ultima patologia, in particolare,
oggi si sta diffondendo quasi come una
vera e propria epidemia, di pari passo
con l’obesità, non solo nei paesi
industrializzati occidentali, ma anche in
quelli asiatici come India e Cina e nei
paesi arabi. L’O.M.S. parla di globesity
(obesità globale), nel2008 in 199
nazioni risultavano 1,5 miliardi di adulti
sovrappeso di cui 500 milioni obesi,
con conseguenze su aumento della
mortalità prematura e disturbi cronici.
Secondo alcuni antropologi le
condizioni di salute degli uomini del
paleolitico (da 2,5 milioni di anni fino a
circa 10'000) riflettono la loro dieta
che era quella tipica dei cacciatori-
raccoglitori, cioè basata su pesce,
selvaggina, bacche, radici, semi, noci,
frutta selvatica. Mancavano tutti quei
prodotti alimentari derivati
dall’adozione dell’agricoltura e
dell’allevamento diffusi a partire da
circa 10'000 anni fa (periodo
brevissimo confrontato con
l’evoluzione dell’uomo),
probabilmente dal Medio Oriente (la
famosa mezzaluna fertile); dalla
“rivoluzione verde” quindi c’è stato un
cambiamento di alimentazione con
una dieta che ha incluso sempre di più
cereali, latte e prodotti derivati. Da
questo momento (sempre secondo
questi studiosi) risulta uno scadimento
generale delle condizioni fisiche, non
solo l’altezza media pare abbia subito
un decremento, ma si registra un
aumento di patologie cronico-
degenerative. Tutto ciò sarebbe da
imputare proprio alla variazione di
alimentazione in quanto prima l’uomo
si era nutrito di alimenti che erano
perfettamente adeguati al suo DNA e
con i quali si era evoluto per milioni di
anni. A partire da 10'000 anni fa il
cambiamento di alimentazione, non
adatta al nostro DNA e alla nostra
fisiologia, avrebbe portato una serie di
scompensi al nostro fisico con tutte le
conseguenti patologie.
A Lezione di Salute dall’Uomo del Paleolitico ? Lo sapevi che..?
Le più antiche prove conclusive del consumo di carne da parte dell'H. erectus sono a Swartkrans, Sudafrica, dove parecchie pietre bruciate furono rinvenute in mezzo ad utensili acheulani. Il fuoco inoltre portò al miglioramento della nutrizione mediante le proteine cotte.Presso la Caverna Qesem, 12 km ad est di Tel-Aviv, esistono prove dell'uso regolare del fuoco da prima del 382,000 A.C. a circa il 200,000 A.C. Le grandi quantità di ossa bruciate e le zolle di terreno moderatamente riscaldate suggeriscono che la macellazione e la disossazione delle prede avevano luogo vicino ai focolari. La cottura, com'è evidente dalle ossa bruciate e annerite di mammiferi, rende la carne più facile da mangiare e da digerire, agevolando la nutrizione con il suo apporto proteico. La quantità di energia richiesta per digerire la carne cotta è minore di quella della carne cruda, e la cottura gelatinizza anche il collagene ed altri tessuti connettivi, "apre le molecole strettamente intrecciate dei carboidrati per un più facile assorbimento." La cottura, inoltre, uccide i parassiti e i batteri che avvelenano gli alimenti.
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A Lezione di Salute dall’Uomo del Paleolitico ?
Cosa c’è in tavola? Da questa linea di pensiero è nata l’idea di proporre
una dieta in stile paleolitico denominata appunto
paleodieta che prevede l’eliminazione totale di
cereali, legumi, latte e prodotti caseari. Cosa si può
mangiare quindi in questa dieta? Uova, carne di
animali preferibilmente grass-fed, cioè allevati a erba
al pascolo e non nutriti con farine cereali, pesce
preferibilmente pescato e non di allevamento,
verdura in quantità libere ma possibilmente biologica,
frutta poco zuccherina (simile a quella “selvatica” del
paleolitico) come i frutti di bosco, frutta secca come
noci, mandorle, nocciole ma non arachidi (sono
legumi), patate, meglio se in scarsa quantità. Quindi
vietati pane, pasta, riso, latte, mozzarella….
Un menù tipico giornaliero potrebbe quindi essere:
colazione con uova e frutti di bosco, pranzo con carne
e verdure, cena con pesce e verdure….una dieta un
po’ monotona secondo molti, poiché il giorno dopo
gli ingredienti si ripresentano, anche se in altro
ordine.
I sostenitori I sostenitori di questa dieta e molti che ne hanno
fatto uno stile di vita testimoniano vari effetti positivi:
diminuzione del grasso corporeo, miglioramento di
tutti i parametri nelle analisi del sangue, scomparsa di
fastidi e patologie più o meno gravi, dal reflusso
gastrico alla psoriasi ai dolori articolari…
Il precursore di questo pensiero sulla dieta paleo è
Loren Cordain, ricercatore statunitense, che è stato
colpito dalla lettura di un articolo del 1985 intitolato
Paleolithic Nutrition scritto dal dottor Boyd Eaton sul
“New England Journal of Medicine”
sull’alimentazione dell’uomo nel paleolitico… Da qui
sono nate numerose le pubblicazioni di testi riguardo
questo stile alimentare e i suoi vantaggi: la “evodiet”
di Giovanni Cianti (uno studioso autodidatta), la
“paleozona” (unisce la dieta paleo a quella a zona) di
Aronne Romano (medico), “come vivere 120 anni” di
Adriano Panzironi (giornalista), la “paleodieta” di
Robb Wolf (ricercatore biochimico allievo di Cordain);
il testo meno “commerciale” forse è “L’alimentazione
antidolore” di Jacqueline Lagacé. Quest’ultimo, il più
interessante, si basa sull’esperienza del dott.
Seignalet ematologo, immunologo, biologo,
professore di Medicina presso l’Università di
Montpellier, per molti anni ricercatore e autore di
oltre duecento pubblicazioni su riviste prestigiose di
medicina. E’ interessante poiché riporta una serie di
statistiche di guarigioni o remissioni da varie
patologie di un certo numero di pazienti sottoposti a
dieta “ancestrale”, priva di cereali e latticini.
Seignalet è riuscito a dimostrare che, attraverso un
radicale cambiamento nutrizionale, si
ottengono effetti positivi su almeno 91 malattie. I
risultati spesso straordinari della dieta diventano
evidenti, sia dal punto di vista preventivo
(aterosclerosi, cancro, ecc...), che dal punto di vista
terapeutico per molte malattie. Ne citiamo solo
alcune riportate nel libro ‘l’alimentazione antidolore':
sclerodermia, sclerosi a placche, angina pectoris,
diabete di tipo 2, Parkinson, asma, bronchite cronica,
gastrite, malattia di Crohn.
I detrattori
Alcuni ricercatori sono scettici riguardo alle
conclusioni cui sono giunti i sostenitori della dieta
ancestrale. Prima di tutto perché non sappiamo
esattamente cosa e come mangiassero gli uomini del
paleolitico; sicuramente non mangiavano tre volte al
giorno come siamo abituati oggi, e non tutti i giorni
capitava di potersi nutrire di carne o pesce. Anche se
analizziamo la dieta degli odierni cacciatori
raccoglitori (i pochi rimasti) questa cambia
dall’equatore verso le alte latitudini, con un gradiente
che varia da una percentuale maggiore di alimenti
vegetali (in popolazioni africane o dell’amazzonia)
fino a una dieta prevalentemente basata su pesce e
carne grassi (quella degli Inuit). Per quello che
riguarda i cereali, alcuni ritrovamenti rivelano che la
coltivazione e consumo di grano non sono così recenti
come ipotizzato, ma potrebbero risalire ad oltre
100.000 anni fa, con l’utilizzo di farine di vario tipo già
molto diffuso in Europa oltre 30.000 anni fa.
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A Lezione di Salute dall’Uomo del Paleolitico ?
Anche i legumi fanno parte della dieta umana da
molto più tempo di quanto non si credesse.
Molti inoltre gli studi che mostrano un contributo
positivo di cereali, specie se integrali, e legumi ad un
buono stato di salute. Inoltre i detrattori sostengono
che, sebbene il nostro DNA sia rimasto
sostanzialmente invariato da millenni, alcune
mutazioni sono subentrate proprio in seguito
all’introduzione di cibi. L’esempio più chiaro è la
mutazione del gene per l’enzima lattasi che permette
di digerire il lattosio (lo zucchero del latte);
normalmente la produzione di questo enzima si
perde con la crescita, con questa mutazione invece la
capacità di digerire il lattosio permane anche in età
adulta. Questa mutazione è più frequente nelle
popolazioni del nord Europa che pare abbiano
adottato il latte come fonte di cibo da più tempo
(mentre nel sud Europa la mutazione è meno diffusa,
e molti adulti risultano intolleranti al lattosio). Ciò è
una prova evidente di come evoluzione e selezione
operino in maniera abbastanza rapida nella
popolazione umana, molto più rapidamente di
quanto supposto dai teorici della paleodieta che
vorrebbero il nostro genoma congelato in un qualche
punto del remoto passato. Quindi l’uomo sarebbe
stato in grado di adattarsi anche ad alimenti e
inizialmente non facevano parte della sua dieta;
risulta perciò un onnivoro e soprattutto opportunista,
cioè ha la possibilità di sfruttare un’ampia varietà di
fonti alimentari in base alla disponibilità.
Chi ha ragione? La diatriba è difficile da risolvere. Sicuramente è un
problema complesso e difficilmente risolvibile; non è
possibile arrivare ad una conclusione però possiamo
trarre alcuni spunti che possono darci delle
indicazioni importanti e valide. Alcuni assunti della
paleodieta sono interessanti e effettivamente la
moderna dieta occidentale è inadatta al nostro stile di
vita, ma più per ragioni legate all’eccesso e alla scarsa
qualità dei cibi che al tipo specifico di cibo
consumato. Si può osservare, ancora oggi, che
qualsiasi individuo rappresentante di popolazioni che
vivono di caccia e raccolta che non soffre di nessuna
patologia, quando adotta una dieta di tipo
“occidentale” inizia a patire di tutte le patologie ad
essa collegata a partire dall’obe sità; ciò vuol dire che
c’è qualcosa da correggere in alcune nostre abitudini.
Quali sono le differenze maggiori tra la nostra
alimentazione e quella primitiva?
1) Quantità di glucosio. L’uomo non ha mai avuto
nella sua alimentazione la quantità così elevata di
zuccheri a disposizione e soprattutto utilizzata in
qualsiasi alimento preparato industrialmente. Basta
analizzare le etichette sulle confezioni: saccarosio,
glucosio, destrosio (è glucosio), sciroppo di glucosio-
fruttosio sono onnipresenti e in quantità elevate in
qualsiasi prodotto (anche per esempio in un sugo
pronto). Nel nostro sangue circolano 0,8 grammi di
glucosio per litro, cioè, considerati 5 litri di sangue di
una persona, in totale 4 grammi di glucosio; è la
glicemia, parametro importante che il nostro corpo
deve mantenere costante. Se beviamo un bicchiere di
succo di frutta, o di qualsiasi altra bevanda, ne
contiene almeno 20 grammi che finiscono
velocemente in circolo. Se mangio un piatto della
nostra amata pasta (100 g circa) questa è composta
prevalentemente da amido che, scisso dagli enzimi
digestivi, si trasforma in circa 70 g di glucosio più
velocemente di quanto non si pensi... Non bisogna
demonizzare la pasta, ma con molti alimenti il nostro
corpo è costretto frequentemente a gestire questa
grande quantità di zucchero e, forse, qualcuno,
fisiologicamente, non è in grado di farlo.
2) Il rapporto tra grassi Ω3 e Ω6. Questi sono due
categorie di lipidi insaturi fondamentali per il
funzionamento del nostro corpo. I nostri progenitori
si nutrivano di selvaggina e pesci che si nutrivano in
maniera naturale e le loro carni erano ricche di grassi
Ω3; si pensa che l’alimentazione umana avesse un
rapporto tra questi tipi di lipidi di 1:1. Oggi la nostra
alimentazione è sbilanciata a favore degli Ω6 in
rapporto 1:10, poiché la carne di cui ci nutriamo
deriva da animali erbivori ma nutriti a cereali, già loro
stessi afflitti da patologie varie, e la cui carne fornisce
prevalentemente Ω6.
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A Lezione di Salute dall’Uomo del Paleolitico ?
Gli Ω3 oggi sono riconosciuti per i loro benefici nel
funzionamento della membrana cellulare e per
un’azione anti-infiammatoria e anche, pare, con
effetti sull’umore (antidepressivi).
3) Ricchezza di nutrienti. I vegetali di cui ci nutriamo
oggi sono diversi dai loro progenitori selvatici, la
nostra selezione ha prodotto piante e frutti più grandi
e con maggiore palatabilità, ma che hanno perso di
qualità per contenuto di sali minerali e vitamine,
tanto che c’è chi ritiene la necessità di integrare
questi ultimi, perché gli alimenti moderni non sono in
grado di soddisfarne il fabbisogno quotidiano.
4) Mancanza di contaminanti. Oggi quasi tutto il cibo
di cui ci nutriamo viene a contatto con sostanze
sintetiche: antibiotici, pesticidi, erbicidi, conservanti,
addittivi, coloranti, dolcificanti e, infine, sostanze
rilasciate dalle confezioni di plastica come per
esempio gli ftalati o il bisfenolo; molte di queste
sostanze sicuramente interagiscono con le cellule del
nostro corpo con effetti diversi. Le ultime citate sono
definiti interferenti endocrini, una vasta categoria
di molecole e/o miscele di sostanze che alterano la
normale funzionalità ormonale dell'apparato
endocrino, causando effetti dannosi sulla salute.
Recentemente si citano specificamente l'obesità, il
diabete, tumori, il cancro alla prostata nei maschi,
patologie tiroidee e dello sviluppo neurologico e
neuroendocrino.
5) Stile di vita diverso. Il tipo di stress a cui erano
sottoposti i nostri progenitori era diverso. Ci
potevano essere momenti di forte stress dovuti ad
eventi particolari che, in seguito alla scarica di ormoni
come adrenalina e cortisolo, trovavano sfogo in azioni
fisiche (fuga, combattimento) e probabilmente erano
seguiti da periodi di pieno riposo e relax. Oggi invece
siamo sottoposti ad un tipo di vita con livelli di stress
relativamente più bassi ma continui e che,
generalmente, non trovano sfogo se non nel buttarsi
sul divano una volta arrivati a casa. Quindi è possibile
adottare qualche accorgimento per migliorare la
nostra condizione? Sicuramente; ognuno di noi può
modificare alcune abitudini. Il consiglio più semplice,
quello di evitare il più possibile alimenti “industriali”,
più elaborati e che contengono troppi “ingredienti”,
può contribuire a migliorare la nostra salute. Inoltre si
può parlare di individualità: la nostra genetica è
sostanzialmente simile, ma esistono piccole variazioni
dette SNP (single nucleotide polymorphism), cioè
piccole mutazioni nel DNA di una persona, che la
rendono unica e con risposte diverse sia agli alimenti
sia, per esempio, all’assunzione di farmaci. Infatti, si
presume un futuro in cui medicina e alimentazione
saranno personalizzate in base al proprio DNA. Per
ora rimane la possibilità che ognuno provi su se
stesso la via migliore.
Il Pacific Trash Vortex è un enorme accumulo di
spazzatura galleggiante (composto soprattutto da
plastica) situato nell'Oceano Pacifico,
approssimativamente fra il 135º e il 155º
meridiano Ovest e fra il 35º e il 42º parallelo
Nord. La sua estensione non è nota con
precisione: le stime vanno da 700.000 km² fino a
più di 10 milioni di km², ovvero tra lo 0,41% e il
5,6% dell'Oceano Pacifico, circa la grandezza del
Texas.
Nonostante le valutazioni ottenute
indipendentemente dall'Algalita Marine Research
Foundation e dalla Marina degli Stati Uniti
stimino l'ammontare complessivo della sola
plastica dell'area in un totale di 3 milioni di
tonnellate, nell'area potrebbero essere contenuti
fino a 100 milioni di tonnellate di detriti.
PACIFIC TRASH VORTEX
CHE COS’È?
Notizie di rilievo:
Che cos’è
Quando si è
iniziato a formare
Perché i rifiuti si
sono stanziati in
quell’area
Effetti sull’ecologia
dell’oceano
QUANDO SI È INIZIATO A FORMARE?
L'accumulo si è formato a partire dagli anni ‘80, a
causa dell'azione della corrente oceanica chiamata
Vortice subtropicale del Nord Pacifico, dotata di un
particolare movimento a spirale in senso orario, il
centro di tale vortice è una regione relativamente
stazionaria dell'Oceano Pacifico, che permette ai
rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro formando
una enorme "nube" di spazzatura presente nei
primi strati della superficie oceanica.
Questo accumulo viene informalmente chiamato
con diversi nomi, tra cui Isola orientale di
Immondizia o Vortice di Pattume del Pacifico. Una
chiazza di detriti galleggianti simile, con densità
comparabili, è presente anche nell'Oceano
Atlantico (chiamata "North Atlantic garbage
patch"). Molti animali come tartarughe e uccelli
muoiono a causa di questi detriti, scambiati talvolta
per meduse o pesci.
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Basandosi su ricerche effettuate nel Mar del Giappone, i ricercatori
hanno ipotizzato che i rifiuti si stanziassero nelle aree dove le correnti
prevalenti favoriscono lo sviluppo di masse d’acqua relativamente
stabili. I ricercatori indicarono specificatamente il Nord del Pacifico come
zona di convergenza del Vortice subtropicale.
EFFETTI SULL’ECOLOGIA DELL’OCEANO
Il Pacific Trash Vortex oggi è un enorme ammasso di
spazzature che continua a crescere in modo costante,
cambiando inesorabilmente l'ecologia degli Oceani. Lo
rivela una ricerca condotta dall'Università della California e
pubblicata oggi su Biology Letters. Durante una spedizione,
i ricercatori dello Scripps Institution of Oceanography
hanno scoperto che un insetto marino che vive sulla
superficie dell'oceano e che fino ad oggi deponeva le sue
uova su relitti naturali come il legno e conchiglie, oggi vive
sui detriti di plastica, diventando molto prolifico grazie
all'estesa superficie a disposizione. Gli scienziati sono
molto preoccupati per il nuovo ruolo del materiale
artificiale nel loro habitat: "si tratta di qualcosa che non
dovrebbe trovarsi in mare e che sta cambiando questo
piccolo aspetto del dell'ecologia degli oceani", spiega la
ricercatrice Miriam Goldstein .
E i danni potrebbero presto investire su tutta la delicata
catena alimentare oceanica. La Goldstein ha guidato un
gruppo di ricercatori che a largo della costa della California
hanno documentato gli effetti della spazzatura sulla vita
nel mare. Per tre settimane, hanno raccolto esemplari
marini e campioni d'acqua a profondità diverse,
distribuendo maglie e reti per catturare anche le particelle
di microplastica, cocktail micidiale per pesci, uccelli marini
e persino per i capodogli. Il team ha scoperto che quasi il
10% dei pesci analizzati aveva ingerito plastica. E questo
non è che uno dei tanti problemi causati dai 13 mila pezzi
di plastica che in quell'area si trovano ogni chilometro
quadrato di mare.
PERCHÉ I RIFIUTI SI SONO STANZIATI IN QUELL’AREA?
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PACIFIC TRASH VORTEX
Quante volte abbiamo sentito parlare di sclerosi multipla? Io tantissime volte, ma abbiamo mai approfondito la questione? La maggior parte di noi no, e quindi ecco qui una delucidazione su questa malattia. La sclerosi multipla, definita anche sclerosi a placche è una malattia degenerativa del SNC ( SISTEMA NERVOSO CENTRALE) che determina la progressiva distruzione della mielina, la guaina che riveste le fibre nervose, ovvero i neuroni. I neuroni sono composti principalmente da tre parti:
1.un corpo cellulare, che contiene il nucleo 2. i dendriti, che costituiscono le parti riceventi o di ingresso del neurone 3. l’assone, invece, trasmette gli impulsi nervosi in uscita a un altro neurone, a una fibra muscolare o a una
cellula ghiandolare. Sono proprio gli assoni ad essere ricoperti dalla guaina mielinica, che ha il compito di aumentare la velocità di conduzione dell’impulso nervoso lungo di esso.
Le cause della sclerosi multipla non sono ancora note, ma ci sono delle ipotesti, tra le quali infezioni virali, fattori ereditari,alimentari e autoimmuni.
Purtroppo la diagnosi di questa malattia è abbastanza complicata, perché si può manifestare con diversi sintomi, come disturbi visivi, motori, fatica, debolezza e tanti altri ancora. La malattia può essere scoperta eseguendo una semplice risonanza magnetica, oppure con una puntura lombare per effettuare un prelievo di liquor, il liquido che
Da pochissimo tempo è stata avviata una nuova sperimentazione con le cellule staminali, come riporta il sito web della NOVA CLINIC, la clinica situata in svizzera che sta iniziando la sperimentazione, le cellule staminali hanno il potere di creare la nuova mielinizzazione del sistema nervoso, quindi, di migliorare i sintomi e la vita dei pazienti, questo si ottiene con l’uso di cellule staminali del paziente stesso, che vengono estratte dal corpo con una procedura semplice, dopo che le cellule staminali vengono attivate, vengono iniettate nel sistema e nel corso dei prossimi 4 mesi, la mielina e i sintomi lentamente iniziano a ridursi o addirittura scompaiono.
Le cellule staminali hanno la capacità unica di attraversare la barriera emato -encefalica e di copiare l'attività delle cellule staminali neurali, che è il motivo per cui dopo il trattamento avviene il ripristino della funzione del cervello. Il trattamento con cellule staminali ha dimostrato che è possibile la ri -crescita delle cellule cerebrali ed il miglioramento della funzione neurologica.
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LA SCLEROSI MULTIPLA
Durante il trattamento un paziente riceve circa 200-300 milioni di cellule staminali. In questo modo non solo si coprono le perdite quotidiane di cellule normali, ma si superano per migliaia di volte. La sclerosi multipla purtroppo colpisce donne e uomini di tutte le età, ma in ogni individuo la sintomatologia cambia, ed è proprio per questo che la diagnosi è estremamente complicata. Ho deciso di raccontarvi la storia di una donna, affetta da sclerosi multipla, molto vicina a me, ha 47 anni. Una sera mentre guardava la tv, gli occhi le si sono completamente incrociati e non tornavano più nella loro giusta posizione, il giorno dopo si è subito recata dalla dottoressa che, le ha prescritto una risonanza magnetica, dalla quale è iniziato tutto,la ricerca della cura( lei inizialmente è stata curata con l ’interferone da assumere per via intramuscolare 3 volte alla settimana,mentre ora assume l ’AUBAGIO una volta al giorno),i dolorosi esami e tutto ciò che questa malattia comporta,l ’unica nota positiva della questione è che a lei la patologia è stata diagnosticata quando era ancora agli esordi e infatti ad oggi lei tutto sommato sta bene, cammina senza problemi, nonostante si stanchi molto facilmente, ogni tanto ha degli spasmi muscolari e fortissimi mal di testa, ma ha una vita più o meno normale, facciamo le vacanze estive insieme con i camper, ogni sabato sera ceniamo insieme e passiamo un sacco di momenti fantastici. Insomma non tutti i malati di sclerosi multipla sono allettati e impossibilitati a muoversi o a fare tutto ciò che gli altri possono fare. L’unica speranza è che prima o poi qualcuno riesca finalmente a trovare la cura per questa malattia i cui malati aumentano ogni anno sempre di più.
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LA SCLEROSI MULTIPLA
Come sappiamo oltre al nostro sistema solare e la nostra galassia, la Via Lattea, esistono svariati altri sistemi e
galassie. Ovviamente la maggior parte di esse sono inesplorate ma, con i mezzi di indagine odierni (sonda
Voyager, telescopio spaziale Hubble etc.), riusciamo a scoprire un gran numero di pianeti orbitanti attorno a
stelle lontane da noi, detti esopianeti. Alcuni sono stati studiati e hanno caratteristiche speciali come i tre
riportati di seguito.
1) 55 Cancri E
Questo pianeta roccioso, battezzato 55 Cancri e, è grande solo due volte la
Terra ma ha otto volte la massa del nostro pianeta, caratteristiche che la re-
dono una cosiddetta "super Terra". Questo pianeta, osservato per la prima
volta nel 2011 davanti alla sua stella madre, impiega soltanto 18 ore per com-
piere un'orbita intorno alla sua stella. Di conseguenza, le temperature di su-
perficie, che raggiungono i 2.150° C (condizioni che rendono inabitabile il pia-
neta) e il carbonio, creano le condizioni ideali per la formazione di diamanti.
ESOPIANETI SPECIALI
2) TRES-2B TrES-2b orbita attorno a GSC 03549-02811 A, una stella nana gialla, simile al Sole, posta ad oltre 700 anni luce(unità di misura astronomica che indica lo spazio che percorre la luce in un anno) nella costellazione del Dragone. Il pianeta orbita con una traiettoria circolare attorno alla stella madre con un periodo di circa 2,5 giorni eclissandola parzialmente nell'osservazione dalla Terra. Ha una massa leggermente superiore a quella gioviana con un diametro, proporzionalmente, molto superiore a quello gioviano, risultando così avere una densità più bassa che comporta una forza gravitazionale sulla sua superficie inferiore a quella gioviana. La sua caratteristica più peculiare è la bassissima albedo(percentuale di luce riflessa dal corpo celeste): con un indice di riflessione inferiore all'1% risulta essere il più scuro degli esopianeti scoperti; infatti è anche chiamata Inferno Alieno, poiché la stretta vicinanza con la sua stella e la bassa luminosità fanno si che ci sia una temperatura media di 980°.
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ESOPIANETI SPECIALI
3) GLIESE 436 B Il pianeta impiega solamente 2 giorni e 15 ore circa per compiere un'orbita attorno a Gliese 436. La temperatura superficiale è stata stimata durante il suo passaggio dietro la stella in 712° K (439° C). Questa temperatura è significativamente più alta di quella causata esclusivamente dal riscaldamento della propria stella, ciò significa che Gliese 436 b è anche sottoposto a un riscaldamento mareale causato dall'eccentricità della sua orbita
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