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William Butler Yeats. FIABE IRLANDESI DOVE VANNO I MIEI LIBRI. Tutte le parole che raccolgo, Tutte le parole che scrivo, Devono aprire instancabili le ali E non fermarsi mai nel loro volo, Fino a giungere l… dove Š il tuo triste, triste cuore, E cantare per te nella notte, Oltre il luogo ove muovono le acque, Oscure di tempesta o lucenti di stelle. W. B. YEATS. Londra, gennaio 1892. Al mio mistico amico G. R. PRIMA INTRODUZIONE (1888). Il dottor Corbett, Vescovo di Oxford e Norwich, lamentava, molto tempo fa, la scomparsa delle fate inglesi. ®Al tempo della Regina Maria¯ scrisse: Quando Tom dal lavoro a casa tornava, O per mungere Cis si levava, Allegro, allegro, il tamburello suonava, E allegre le fate muovevan le punte. Ma ora, ai tempi di Re Giacomo, se ne erano andate tutte, perch‚ ®appartenevano alla vecchia religione¯, e ®le loro canzoni erano Ave Marie¯. In Irlanda esistono ancora e sono prodighe di doni con le persone gentili mentre tormentano quelle sgarbate. ®Avete mai visto un folletto o qualcosa di simile?¯ chiesi a un vecchio nella contea di Sligo. ®Per carit…, mi seccano continuamente¯, fu la risposta. ®I pescatori di queste parti sanno qualcosa delle sirene?¯ chiesi a una donna di un villaggio nella contea di Dublino. ®A dire il vero non sono affatto contenti di vederle, - rispose, - perch‚ portano sempre cattivo tempo¯. ®Ecco un uomo che crede negli spiriti¯, disse un capitano di marina forestiero indicando un timoniere di mia conoscenza. ®In ogni casa laggi—, - disse il timoniere puntando il dito verso il suo nativo villaggio di Rosses, - ce n'Š pi— d'uno¯. Lo Spirito del Tempo, dogmatista ormai vecchio e assai considerato, sicuramente non ha mai fatto sentire la sua voce laggi—. Fra non molto, poich‚ di recente Š andato assumendo un aspetto consunto, sar…

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William Butler Yeats. FIABE IRLANDESI DOVE VANNO I MIEI LIBRI. Tutte le parole che raccolgo, Tutte le parole che scrivo, Devono aprire instancabili le ali E non fermarsi mai nel loro volo, Fino a giungere l… dove Š il tuo triste, triste cuore, E cantare per te nella notte, Oltre il luogo ove muovono le acque, Oscure di tempesta o lucenti di stelle. W. B. YEATS. Londra, gennaio 1892. Al mio mistico amico G. R. PRIMA INTRODUZIONE (1888). Il dottor Corbett, Vescovo di Oxford e Norwich, lamentava, molto tempo fa, la scomparsa delle fate inglesi. ®Al tempo della Regina Maria¯ scrisse: Quando Tom dal lavoro a casa tornava, O per mungere Cis si levava, Allegro, allegro, il tamburello suonava, E allegre le fate muovevan le punte. Ma ora, ai tempi di Re Giacomo, se ne erano andate tutte, perch‚ ®appartenevano alla vecchia religione¯, e ®le loro canzoni erano Ave Marie¯. In Irlanda esistono ancora e sono prodighe di doni con le persone gentili mentre tormentano quelle sgarbate. ®Avete mai visto un folletto o qualcosa di simile?¯ chiesi a un vecchio nella contea di Sligo. ®Per carit…, mi seccano continuamente¯, fu la risposta. ®I pescatori di queste parti sanno qualcosa delle sirene?¯ chiesi a una donna di un villaggio nella contea di Dublino. ®A dire il vero non sono affatto contenti di vederle, - rispose, - perch‚ portano sempre cattivo tempo¯. ®Ecco un uomo che crede negli spiriti¯, disse un capitano di marina forestiero indicando un timoniere di mia conoscenza. ®In ogni casa laggi—, - disse il timoniere puntando il dito verso il suo nativo villaggio di Rosses, - ce n'Š pi— d'uno¯. Lo Spirito del Tempo, dogmatista ormai vecchio e assai considerato, sicuramente non ha mai fatto sentire la sua voce laggi—. Fra non molto, poich‚ di recente Š andato assumendo un aspetto consunto, sar…

convenientemente sistemato nella tomba, e un altro crescer… al suo posto, vecchio e assai considerato, e laggi— non se ne sentir… mai parlare, e dopo di lui un altro e un altro e un altro ancora. In verit… c'Š da chiedersi se mai si sentir… parlare di qualcuno di questi personaggi al di fuori delle sedi dei giornali, delle sale da conferenza, dei salotti e dei ristoranti delle citt…, o se lo Spirito del Tempo sia mai pi— che una futilit…. Ad ogni modo, intere truppe di esseri simili non cambieranno gran che i Celti. Giraldus Cambrensis trov• la gente delle isole occidentali un tantino pagana. ®Quanti dei ci sono?¯ chiese un prete un po' di tempo fa a un uomo dell'Isola di Innistor. ®Ce n'Š uno a Innistor; ma sembra che sia un posto abbastanza grande¯, disse l'uomo, e il prete alz• le mani con orrore, proprio come aveva fatto Giraldus sette secoli prima. Badate bene, non sono qui a rimproverare quell'uomo; Š molto meglio credere in pi— di un dio che in nessuno, o ritenere che ce ne sia uno solo, ma lo trovo soltanto un po' sentimentale e irrealistico, poco adatto al secolo diciannovesimo. Il Celta, le sue ®cromlechs¯ e i suoi monoliti non cambieranno di molto - in verit… ci si deve chiedere se mai qualcuno cambi in qualche misura. Nonostante le schiere di negatori e assertori, di sapienti e professori, la maggioranza delle persone Š ancora riluttante a sedere a tavola in tredici, o a permettere che le si versi il sale, o a camminare sotto una scala, e si spaventa se vede una gazza sola che agita la sua coda striata. Ci sono, naturalmente, uomini illuminati che hanno negato tutte queste cose; tuttavia perfino un giornalista creder… nei fantasmi se lo attirate dentro un cimitero a mezzanotte, perch‚ siamo tutti visionari se andiamo a scavare nel profondo. Ma il Celta Š un visionario senza bisogno di scavare. Va tuttavia tenuto presente che se siete straniero non sentirete tanto facilmente raccontare leggende di spiriti e di folletti, perfino in un villaggio dell'ovest. Dovete mettervi al lavoro con abilit… e fare amicizia coi bambini e coi vecchi, con coloro che non hanno sperimentato le preoccupazioni della normale vita quotidiana e coloro nei quali si fanno meno urgenti e ai quali verranno tolte del tutto uno di questi giorni. Le vecchie sono quelle che ne sanno di pi—, ma non sar… tanto facile indurle a parlare, perch‚ i folletti sono molto riservati e si irritano terribilmente se si parla di loro; non ci sono forse parecchie storie di vecchie che sono state tormentate fin quasi alla tomba o paralizzate da soffi fatati? In mare, quando le reti sono gettate e le pipe sono accese, qualche vecchio, geloso custode di racconti, si far… loquace, e narrer… le sue storie al cigolare delle barche. Anche le sante notti di vigilia sono un momento propizio, e, in passato, si potevano udire molti racconti durante le veglie funebri. Ma i preti si sono opposti alle veglie. Nella "Parochial Survey of Ireland" Š riportato come i narratori di leggende usassero riunirsi di sera e, se la versione di qualcuno risultava diversa dalle altre, tutti quanti recitavano la loro, veniva presa una decisione, e l'uomo che aveva apportato cambiamenti doveva conformarsi al verdetto generale. In questo modo le storie sono state trasmesse con tale accuratezza che il lungo racconto di Dierdre veniva riferito, nei primi decenni di questo secolo, quasi uguale parola per parola come appare negli antichissimi manoscritti della Royal Dublin

Society. Variava solo in un punto, e qui il manoscritto era chiaramente sbagliato: il copista ne aveva dimenticato un pezzo. Una tale accuratezza tuttavia la si ritrova soprattutto nelle leggende popolari e dei bardi, piuttosto che nei racconti di folletti; questi infatti subiscono notevoli variazioni di solito a seconda del villaggio vicino o della celebrit… locale capace di vedere i folletti ai quali li si vogliono adattare. Generalmente in ogni contea esiste qualche famiglia o qualche personaggio che, si narra, ha goduto favori o subito persecuzioni, soprattutto da parte di fantasmi, come gli Hackets del Castello di Hacket, nella contea di Galway, che ebbero come antenato un essere fatato, o John-o'-Daly di Lisadell, contea di Sligo, che scrisse "O'Donahue of Kerry" e "Eilleen Aroon", la canzone rubata dagli Scozzesi e da loro chiamata "Robin Adair" e di cui Handel andrebbe pi— orgoglioso che non di tutti i suoi oratori (1). Le storie tendevano a raggrupparsi attorno a questi uomini, a volte abbandonando, in tale intento, pi— antichi eroi. Soprattutto si sono raccolte intorno ai poeti, perch‚ in Irlanda la poesia Š sempre stata misteriosamente collegata alla magia. Questi racconti popolari sono molto semplici e ricchi di intermezzi musicali, perch‚ sono la letteratura di una classe per la quale ogni evento si Š presentato immutato per secoli seguendo l'antico ripetersi di nascita, amore, sofferenza e morte: che ha conservato tutto nel cuore: una classe per la quale ogni cosa Š un simbolo. Possiede la vanga, sulla quale l'uomo si Š curvato fin dal principio. La gente delle citt… ha le macchine, che significano prosaicit… e arrivismo. Gli abitanti delle campagne hanno pochi avvenimenti. Possono meditare sui casi di una lunga vita mentre siedono accanto al fuoco. Per noi niente ha il tempo di acquistare significato; troppe cose succedono perch‚ un cuore, anche se grande, le possa contenere. Si dice che la gente pi— eloquente del mondo siano gli arabi, che posseggono solo la nuda terra del deserto e un cielo spazzato a nudo dal sole. ®La saggezza s'Š posata su tre cose, - dice un loro proverbio, - la mano del Cinese, la mente del Francese, e la lingua dell'Arabo¯. Questo, io penso, Š il significato di quella semplicit… tanto ricercata al giorno d'oggi da tutti i poeti, e che a nessun prezzo Š possibile ottenere. Il narratore di fiabe pi— tipico e degno di nota che io conosca Š un certo Paddy Flynn, un vecchietto dagli occhi vivaci che vive in un'umida casetta di una stanza nel villaggio di B., ®il posto pi— "nobile" - cioŠ magico - dell'intera contea di Sligo¯, dice lui, bench‚ altri reclamino tale onore per Drumahair o per Drumcliff. E' anche un vecchio molto pio! Se vi capita di trovarlo in vena di devozione, potrete forse avere agio di esaminare la sua strana figura e i suoi ispidi capelli, prima che passi alle vicende dei "signori". Una strana devozione la sua! Vecchi racconti su Columkill e su ci• che diceva a sua madre. ®Come stai oggi, mamma?¯ ®Peggio!¯ ®Ti auguro di star peggio domani¯; e il giorno seguente, ®Come stai oggi, mamma?¯ ®Peggio!¯ ®Ti auguro di star peggio domani¯; e il seguente, ®Come stai oggi, mamma?¯ ®Meglio, ringraziando Iddio¯. ®Ti auguro di star meglio domani¯. E vi dir… che in tale maniera irrispettosa Columkill insegnava a essere allegri. Poi molto probabilmente si lancer… nel suo tema preferito - come il Giudice Supremo sorrida nello stesso modo sia

che ricompensi i buoni o condanni i dannati alle fiamme eterne. A Paddy Flynn questo malinconico e apocalittico buon umore del Sommo Giudice appare assai consolante. Del resto neanche la sua allegria sembra molto terrena - sebbene sia di un genere ben evidente. La prima volta che lo vidi si stava cuocendo dei funghi; la volta successiva era addormentato sotto una siepe, e sorrideva nel sonno. Sicuramente una qualche gioia non proprio di questo mondo tangibile brilla in quegli occhi - rapidi come gli occhi di un coniglio - in mezzo a una gran quantit… di rughe, perch‚ Paddy Flynn Š molto vecchio. C'Š una specie di malinconia frammista alla loro allegria, una malinconia che Š quasi parte della loro gioia, la malinconia visionaria delle nature puramente istintive e di tutti gli animali. Nella triplice solitudine dell'et…, dell'eccentricit… e della parziale sordit… si aggira, importunato assai dai bambini. In quanto alla realt… dei suoi poteri magici e della sua capacit… di vedere gli spiriti, non tutti concordano. Un giorno parlavamo della Banshee. ®L'ho vista, - disse, - laggi— vicino all'acqua, che "batteva" il fiume con le mani¯. E' lui l'uomo che mi ha detto d'essere importunato dai folletti. Non che lo Scettico sia del tutto estraneo perfino in questi villaggi occidentali. L'ho trovato una mattina che legava il grano in un campicello non pi— grande di un fazzoletto da naso. Molto diverso da Paddy Flynn - scetticismo in ogni piega del volto, e passato da gran viaggiatore! - un indiano Mohawk alto un piede tatuato su un braccio per mettere in mostra la cosa. ®Quelli che viaggiano, - dice un prete dei dintorni, scuotendo la testa al pensiero di quest'uomo e citando Thomas A'Kempis, raramente diventano santi¯. Avevo parlato di spettri a questo Scettico. ®Spettri, - disse, - cose del genere, non esistono affatto, no, ma per il "buon popolo" c'Š una spiegazione; perch‚, quando Š caduto dal cielo, il diavolo si Š portato con s‚ quelli dalla volont… pi— debole che sono stati messi in posti desolati. Ecco cosa sono i "signori". Ma adesso Š sempre pi— difficile trovarne, perch‚ il loro tempo Š finito, capite, e stanno tornando indietro. Ma gli spettri, no! E vi dir• un'altra cosa in cui non credo: il fuoco dell'inferno¯; poi, a voce bassa: ®Š stato inventato solo per dare qualcosa da fare ai preti e ai parroci¯. E con questo quell'uomo cos� ricco di saggezza torn• a legare il suo grano. I vari studiosi di folklore irlandese hanno, dal nostro punto di vista, un gran merito e, dal punto di vista di altri, un gran difetto. Hanno fatto del loro lavoro letteratura piuttosto che scienza e ci hanno parlato dei contadini irlandesi piuttosto che della religione primitiva dell'umanit… o di qualunque altra cosa siano alla ricerca gli esperti di folklore. Per essere considerati scienziati avrebbero dovuto schedare tutti i loro racconti come fossero note del droghiere - una voce per il re dei folletti, una per la regina. Invece hanno colto il vivo accento del popolo, la vibrazione stessa della vita, ciascuno esprimendo quello che pi— aveva risalto al tempo in cui scriveva. Croker e Lover, infarciti delle idee della irresponsabile classe gentilizia irlandese, vedevano ogni cosa in modo umoristico. L'impulso alla letteratura irlandese del loro tempo, veniva da una classe che - soprattutto per ragioni politiche - non prendeva in

considerazione il popolino, e immaginava il paese come l'Arcadia di un umorista; delle sue passioni, tristezze, tragedie, quegli scrittori non sapevano nulla. Ci• che essi produssero non Š del tutto falso, tuttavia si limitarono a mettere in evidenza un tipo di incosciente, trovato pi— spesso fra barcaioli, carrettieri e servi di gentiluomini, facendolo diventare il simbolo di un'intera nazione e creando lo stereotipo dell'Irlandese. Gli scrittori del '48, e la carestia con essi, avrebbero fatto scoppiare questa bolla di sapone. Il loro lavoro aveva la foga e allo stesso tempo la superficialit… di una classe dominante e sfaccendata, e in Croker Š ovunque soffuso di bellezza - una dolce bellezza arcadica. Carleton, nato contadino, in molte delle sue storie - ho potuto solo riportarne alcune delle meno significative - e particolarmente nelle sue storie di spettri, riflette un approccio molto pi— serio, nonostante il suo umorismo. Kennedy, un vecchio libraio di Dublino che sembra aver avuto un pizzico di genuina convinzione nell'esistenza degli esseri fatati, li segue in ordine di tempo. Possiede una facolt… letteraria decisamente inferiore, ma Š meravigliosamente accurato, riportando spesso le esatte parole con cui le storie venivano narrate. Il libro migliore dall'epoca di Croker Š comunque "Ancient Legends" di Lady Wilde. L'umorismo ha interamente ceduto il posto al "patos" e alla tenerezza. Qui troviamo il pi— segreto spirito del Celta nei momenti che anni di persecuzione gli hanno insegnato ad amare, quando, cullandosi nei sogni e ascoltando al crepuscolo canzoni fatate, riflette sull'anima e sulla morte. Questo Š il vero Celta, il Celta quando sogna. Oltre a questi ci sono due scrittori importanti che, fino ad ora, non hanno pubblicato nulla sotto forma di libro - Miss Letitia Maclintock e Mister Douglas Hyde. Miss Maclintock scrive in modo accurato e armonioso nel dialetto mezzo scozzese dell'Ulster; Mister Douglas Hyde sta ora preparando un volume di racconti popolari in gaelico, dopo averli per la maggior parte annotati parola per parola stando fra gli abitanti di lingua gaelica di Roscommon e Galway. E' forse la fonte pi— attendibile. Conosce a fondo il popolo. Altri vedono soltanto un aspetto della vita irlandese; egli ne comprende tutti gli elementi. La sua produzione non Š n‚ umoristica, n‚ triste; Š semplicemente vita. Mi auguro che possa mettere in ballate parte del materiale raccolto, perch‚ Š l'ultimo dei nostri scrittori di ballate della scuola di Walsh e Callanan - uomini il cui lavoro sembra fragrante del fumo di torba. E questo richiama alla mente i vecchi libri di leggende e ballate. Si trovano sugli scaffali delle case, scuri per il fumo di torba, e sono, o erano, venduti direttamente dai venditori ambulanti, ma non Š possibile rinvenirli in nessuna biblioteca di questa citt… dei Sassenach (2). "The Royal Fairy Tales", "The Hibernian Tales", e "The Legends of the Fairies" sono la letteratura fantastica del popolo. Nella presente raccolta sono riportati parecchi esempi della nostra poesia fantastica. Assomiglia di pi— alla poesia fantastica della Scozia che non a quella dell'Inghilterra. I personaggi della letteratura fantastica inglese sono, nella maggioranza dei casi, semplicemente dei mortali leggiadramente travestiti. Nessuno mai ha creduto in questi esseri fatati. Sono chimere romantiche venute dalla

Provenza. Nessuno ha mai messo del latte fresco sulla soglia per loro. In quanto alla mia parte in questo libro, ho cercato di far s� che esso illustrasse, per quanto consentito da cos� poche pagine, ogni genere di credenza popolare irlandese. Il lettore forse si meraviglier… che in tutte le mie note io non abbia cercato una spiegazione razionale per un solo folletto. Mi rimetto alle parole di Socrate: FEDRO: Di' un po', Socrate; non Š di qui, da uno di questi posti dell'Ilisso, che Borea, dicono, rap� Oritia? SOCRATE: Gi…, dicono. FEDRO: Qui? Certo qui il fiume Š bello; l'acqua Š limpida che ci si vede il fondo, e fatta proprio perch‚ le fanciulle ci vengano a giocare sulle rive. SOCRATE: No, pi— gi—, due o tre stadi circa, dove si guada per il tempio d'Agra. E ci dev'essere anche un altare, consacrato a Borea. FEDRO: Non ho mai badato; ma, per Giove, dimmi, o Socrate: tu ci credi a questo mito? SOCRATE: Ma, se non ci credessi, come fanno i sapienti, non sarebbe strano. E poi, volendo fare della sapienza, potrei dire che, mentre ella giocava con Farmacea, una ventata di Borea la butt• gi— dalle rupi, l� vicino; e poi che fu morta, si disse che Borea l'aveva rapita - o dal colle di Ares - perch‚ c'Š anche quest'altra tradizione, che di 1�, non di qui fu rapita. Io, o Fedro, codeste spiegazioni non nego certo che per ogni riguardo siano graziose, ma penso che ci voglia un uomo fin troppo bravo e solerte e non davvero avventurato, non fosse altro, perch‚, dopo, Š costretto a rifare la figura degli Ippocentauri, e poi della Chimera, e poi gli si riversa addosso una folla di altri esseri, come Gorgoni e Pegasi, e una strana moltitudine di mille altre prodigiose e inesplicabili nature. Ch‚, se non ci ha fede e vuole renderle tutte verosimili, sobbarcandosi a una sapienza che vuol fatica da contadini, dovr… spenderci sopra molto tempo. Io tempo per queste cose non ne ho affatto, e la ragione Š questa, mio caro, che ancora non riesco, come vuole la sentenza delfica, a conoscere me stesso; e perci• mi sembra ridicolo che uno che non conosca ancora questo, si metta a indagare cose che non lo riguardano. Cos�, queste storie le lascio stare, tenendomi a quello che generalmente se ne crede, e, come dicevo or ora, vado esaminando non quelle, ma me stesso, se per caso io non sia un mostro pi— complicato e pi— fumoso di Tifone, o una bestia pi— mansueta e pi— semplice, partecipe per natura d'una qualche sorte divina e senza fumo. SECONDA INTRODUZIONE (1892). Una narratrice di fiabe irlandese. Spesso le mie parole vengono messe in dubbio quando affermo che la gente delle campagne irlandesi crede ancora nei folletti. Si pensa che io stia semplicemente cercando di far rivivere qualcosa del bel vecchio mondo scomparso della fantasia in questo secolo di grandi motori e filatoi meccanici. Certamente il ronzio delle ruote e il fracasso delle macchine da stampa, per non parlare dei conferenzieri

con le loro giacche scure e i loro bicchieri d'acqua, hanno allontanato il regno dei folletti e fatto tacere i piedi dei piccoli danzatori. La vecchia Biddy Hart comunque non la pensa cos�. Delle nostre idee pi— moderne non si Š mai sentito parlare sotto il suo tetto di paglia scura costellato di gialla erba pignola. Non molto tempo Š passato da quando, seduto accanto al fuoco di torba, mangiavo una frittella nella casetta sul pendio di Benbulben e le chiedevo dei suoi amici, i folletti, che abitano la verde collina coperta di rovi, lass—, dietro la sua casa. Con quale convinzione credeva alla loro esistenza! Quanto temeva di offenderli! Per molto tempo non ricevetti da lei altra risposta che: ®Io mi faccio sempre i fatti miei e loro si fanno i loro¯. Ma due chiacchiere su mio bisnonno che aveva passato tutta la vita nella valle sottostante e qualche parola per ricordarle come io stesso fossi pi— volte capitato sotto il suo tetto quando non avevo pi— di sette o otto anni le sciolse la lingua. Sarebbe stato comunque meno pericoloso parlare con me dei folletti che non farlo con qualche ®attaccabrighe¯, come con disprezzo chiamava i turisti inglesi, poich‚ io ero vissuto all'ombra dei loro stessi pendii. Non trascur• tuttavia di ricordarmi di dire, dopo aver finito, ®Dio li benedica, Gioved�¯ (eravamo di gioved�) per scongiurare la loro ira nel caso si fossero seccati del nostro interessamento, perch‚ i folletti amano vivere e danzare senza che gli uomini si occupino di loro. Una volta iniziato, continu• a parlare abbastanza liberamente, con la faccia che avvampava alla luce del fuoco mentre si piegava sulla piatta teglia da forno, o smuoveva la torba, e mi raccont• come una tale fosse stata rapita da una localit… nei pressi del villaggio di Coloney e costretta a vivere sette anni fra i ®signori¯ - cos� chiama per rispetto i folletti - e come fosse tornata a casa senza pi— le punte delle scarpe, perch‚ le aveva consumate a furia di ballare; e come, qualche mese prima che io arrivassi, un'altra donna fosse stata prelevata dal vicino villaggio di Grange e obbligata ad allevare il bambino della regina dei folletti. Le sue informazioni sugli esseri fatati sono sempre dirette e dettagliate, proprio come se riferisse un qualunque evento di tutti i giorni: il recente mercato, o il ballo a Rosses lo scorso anno, quando fu data una bottiglia di whiskey al miglior ballerino e un dolce legato con nastri alla miglior ballerina. I folletti sono, per Biddy, persone non molto diverse da lei, soltanto pi— importanti e belle sotto ogni aspetto. Hanno magnifiche sale e salotti, vi direbbe, come mi Š stato raccontato una volta da un vecchio. Attorno a loro ha immaginato tutto lo sfarzo che conosce, anche se non Š gran cosa poich‚ la sua fantasia si accontenta di poco. Quello che a noi non sembra poi tanto meraviglioso Š meraviglioso per lei, l… dove tutto Š cos� modesto, sotto le travi di legno e il soffitto di paglia rivestito di canovaccio imbiancato a calce. Noi abbiamo libri e illustrazioni che ci aiutano a immaginare uno splendido mondo magico d'oro e d'argento, di corone e tessuti meravigliosi: lei ha soltanto quella piccola immagine di San Patrizio sopra il focolare, terrecotte a vivaci colori sulla credenza e il foglio delle ballate infilato dalla figlioletta dietro il cane di pietra sulla mensola del caminetto. E' dunque strano se i suoi

folletti non hanno le ricchezze fantastiche dei folletti che voi e io siamo abituati a vedere nei libri illustrati e di cui si legge nei racconti? Vi dir… di contadini che hanno incontrato la ®cavalcata magica¯ e l'hanno scambiata per quella di un gruppo di contadini come loro, n‚ pi— n‚ meno, finch‚ non Š sparita nell'ombra e nelle tenebre, e di grandi palazzi fatati che erano stati presi per le residenze di campagna di ricchi signori finch‚ non si sono dissolti. Perfino la sua visione del paradiso Š altrettanto semplice, e, quando ne avesse l'occasione, descriverebbe i suoi personaggi con la stessa ingenuit… della devota lavandaia di Clondalkin, che rifer� a un mio amico di aver avuto la visione di San Giuseppe e che il santo aveva ®un bel cappello lucente in testa e un davanti di camicia che non era di certo stato inamidato in questo mondo¯. Vi avrebbe comunque mescolato qualche strana forma di poesia, perch‚ c'Š un'enorme differenza fra Benbulben e Clondalkin che risente dell'influsso di Dublino. Il Paradiso e il Mondo dei folletti: a questi Biddy Hart ha attribuito tutto il fasto che riesce a sognare e a essi la sua anima si rivolge, all'uno con amore e speranza, all'altro con amore e paura, giorno dopo giorno e anno dopo anno. Santi e angeli, folletti e streghe, biancospini abitati da spiriti e fonti benedette sono per lei ci• che libri, spettacoli e illustrazioni sono per voi e per me. Sono anzi molto di pi—; perch‚ troppi fra noi diventano prosaici e banali, mentre lei conserva un cuore pieno di musica. ®Sto qui sulla soglia, - mi disse una volta in una bella giornata, - guardo la montagna e penso alla bont… di Dio¯; e quando parla dei folletti ho notato nella sua voce una punta di tenerezza. Li ama perch‚ sono sempre giovani, sempre in festa, sempre molto lontani dalla vecchiaia che si avvicina per lei e riempie di dolori le sue ossa, e perch‚, anche, sono cos� simili ai bambini. Pensate che il contadino irlandese sarebbe tanto ricco di poesia se gli mancassero i folletti? Pensate che le giovani contadine del Donegal, quando vanno a servizio nell'interno, si inginocchierebbero, come fanno, a sfiorare il mare con le labbra se belle leggende e strane tristi storie non avessero reso mare e terra oggetto d'amore? Pensate che i vecchi prenderebbero la vita cos� serenamente borbottando il loro proverbio: ®Il cigno non pesa sul lago, la briglia non pesa al cavallo, n‚ l'anima pesa sul cuore dell'uomo¯, se un gran numero di spiriti non fossero accanto a loro? (W. B. Yeats). NOTA 1: Handel visse per un certo tempo a Dublino ed ebbe cos� occasione di sentirla. NOTA 2: [Aggettivo dispregiativo usato pi— generalmente dagli scozzesi, meno dagli irlandesi, per indicare gli inglesi]. I FOLLETTI SOCIEVOLI. La parola irlandese per fata Š "sheehogue" ("sidhe¢g"), diminutivo di ®shee¯ in "banshee". Le fate sono "deenee shee" ("daoine sidhe"), che

vuol dire popolo fatato. Chi sono? ®Angeli caduti in peccato, non buoni abbastanza per essere salvati, n‚ cattivi al punto da essere dannati¯, dice la tradizione popolare. ®Gli dei della terra¯, dice il libro di Armagh. ®Gli dei dell'Irlanda pagana¯, dicono gli studiosi delle antiche tradizioni irlandesi, ®i "Tuatha De DanÆn", che, non pi— venerati e alimentati con offerte, sono andati rimpicciolendosi nell'immaginazione popolare e sono ora alti solo poche spanne¯. E, a sostegno di ci•, vi diranno che i nomi dei capi del popolo fatato sono i nomi degli antichi eroi "DanÆn, e che i luoghi dove abitualmente si radunano sono i luoghi di sepoltura "DanÆn"; e che il "Tuath De DanÆn" veniva anche chiamato "slooa-shee" ("sheagh-sidhe"), schiera fatata, o "Marcra shee", cavalcata magica. D'altra parte esistono molti aspetti che inducono a ritenerli angeli caduti. Ne sono dimostrazione la natura di questi esseri, la loro estrosit…, il loro modo di essere buoni con i buoni e cattivi con i cattivi, i loro mille tratti incantevoli uniti alla mancanza di senso di responsabilit… - all'instabilit… di carattere. Creature cos� suscettibili che bisogna assolutamente evitare di parlarne spesso, e che non possono essere nominate altro che come i ®signori¯, o "daoine maithe", che significa ®buon popolo¯, e tuttavia cos� facili da compiacere, che faranno ogni cosa per tenere lontano da voi la sfortuna se solo lasciate per loro un po' di latte sul davanzale della finestra durante la notte. Tutto sommato, la credenza popolare dice quanto di essi Š possibile sapere quando racconta come caddero in peccato e tuttavia non furono dannati, poich‚ il male compiuto era del tutto privo di malizia. Sono ®gli dei della terra¯? (x) Forse! Molti poeti e tutti gli scrittori d'argomenti mistici o di scienze occulte, in tutte le epoche e in tutti i paesi, hanno dichiarato che dietro il mondo visibile ci sono schiere e schiere di esseri coscienti, che non sono del cielo ma della terra, che non hanno una forma propria ma cambiano a seconda del loro capriccio o della mente che li vede. Non si pu• alzare una mano senza influenzare innumerevoli esseri o esserne influenzati. Il mondo visibile Š semplicemente la loro pelle. Nei sogni andiamo in mezzo a loro, e giochiamo con loro, e combattiamo con loro. Forse queste creature del capriccio sono anime umane alla prova. Non pensate che i folletti siano sempre piccoli. Ogni cosa Š mutevole in loro, anche la grandezza. Sembra che assumano ogni dimensione o forma desiderata. Le loro principali occupazioni sono far festa, lottare fare all'amore e suonare la musica pi— bella. C'Š solamente una persona industriosa in mezzo a loro, il "leprecano", il calzolaio fatato. Forse i folletti consumano le scarpe a forza di ballare. Vicino al villaggio di Ballisodare c'Š una donnetta che Š vissuta con loro per sette anni. Quando ritorn• a casa le sue scarpe non avevano pi— le punte: le aveva consumate ballando. Hanno tre grandi feste all'anno: la Vigilia di Maggio, la Festa di Mezza Estate, e la Vigilia di Novembre. Alla Vigilia di Maggio, ogni sette anni, vanno in giro a combattere un po' dappertutto, ma specialmente sui ®Plain-a-Bawn¯ (1) (dovunque essi si trovino), per il raccolto, poich‚ le pi— belle spighe di grano appartengono a loro. Un

vecchio mi raccont• di averli visti una volta azzuffarsi; nel mezzo della rissa strapparono via il tetto di paglia di una casa. Se qualcuno si fosse trovato nei pressi avrebbe solo visto un gran vento che, passando, faceva turbinare ogni cosa nell'aria. Quando il vento passando fa turbinare i fuscelli e le foglie, sono i folletti, e i contadini si tolgono il cappello e dicono: ®Dio li benedica¯. Alla Vigilia di Mezza Estate, quando su ogni collina sono accesi i fal• in onore di San Giovanni, il popolo fatato Š nel momento di maggior allegrezza, e a volte rapisce belle fanciulle mortali per farne sue spose. Alla Vigilia di Novembre i folletti sono particolarmente tristi, perch‚ secondo il vecchio calendario gaelico, questa Š la prima notte d'inverno. In questa notte danzano con gli spettri, e il "pooka" si aggira, e le streghe lanciano i loro incantesimi, e le fanciulle imbandiscono una tavola nel nome del diavolo, affinch‚ l'ombra del loro futuro innamorato possa entrare attraverso la finestra ad assaggiare il cibo. Dopo la Vigilia di Novembre le more selvatiche non sono pi— buone, perch‚ il "pooka" le ha rovinate. Quando sono arrabbiati, i folletti paralizzano uomini e bestie con le loro frecce magiche. Quando sono allegri, cantano. Molte sventurate fanciulle li hanno sentiti e, per amore di quel canto, si sono consumate di dolore e sono morte. Molte delle vecchie melodie irlandesi sono semplicemente le loro musiche, afferrate da orecchie indiscrete. Nessun contadino di buon senso canticchierebbe ®La Bella Fanciulla che munge la Vacca¯ accanto a una fortezza magica (x), poich‚ i folletti sono gelosi, e non amano sentire le loro canzoni sulle rozze labbra dei mortali. Carolan, l'ultimo dei bardi irlandesi, dorm� su una fortezza e per sempre, da allora, le melodie incantate si ripeterono nella sua mente e fecero di lui quel grande uomo che fu. Muoiono forse? Blake vide il funerale di un folletto; ma in Irlanda diciamo che sono immortali. NOTA x: [vedi nota dell'autore in appendice]. NOTA 1: [Spiazzi circolari racchiusi da un muro di pietre a secco, per radunarvi e proteggere il bestiame]. FRANK MARTIN E I FOLLETTI. Quando lo vidi, Martin era un uomo magro e pallido, con un aspetto malato e una costituzione debole per natura. I suoi capelli erano di un chiaro castano ramato, la barba incolta, e le mani di una delicatezza e un candore singolari, dovuti, penso, sia al suo lavoro, di un genere facile e affatto pesante, sia alla salute cagionevole. In ogni cosa era giudizioso, assennato e ragionevole come chiunque altro, ma quando si trattava dei folletti, si mostrava di una ostinazione stranamente caparbia e irremovibile. A dire il vero, ricordo che l'espressione dei suoi occhi era singolarmente esaltata e vuota, e le sue lunghe tempie strette, teree ed emaciate. Ora, quest'uomo non conduceva una vita infelice, n‚ sembrava che la malattia di cui soffriva gli causasse pena o angoscia, anche se si

potrebbe essere portati a pensare diversamente. Al contrario, fra Martin e i folletti esisteva la pi— cordiale intimit… e i loro dialoghi - che temo fossero miserevolmente unilaterali - dovevano essere per lui fonte di grande piacere, poich‚ si svolgevano fra grandi risate e allegria, almeno da parte sua. - Allora, Frank, quand'Š che hai visto i folletti? - Ssth! Ce ne sono due dozzine proprio adesso nella bottega (la sua tessitoria). C'Š quel piccolo vecchio briccone che sta seduto in cima al battente, e tutto per farsi dondolare mentre sto qui a tessere. Accidenti a loro, sono i pi— grandi piccoli intriganti che esistano, ecco quello che sono. Guarda, ce n'Š un altro sul boccale dell'appretto (1). Vai via di l…, tu, brigante; o - che mi venga un accidente - te la far• ben pagare se non ti decidi. Ah! piantala tu, ladro! - Frank, non avete paura di loro? - Io? O bella, perch‚ mai dovrei aver paura di loro? Tanto non hanno nessun potere su di me. - E perch‚ non ce l'hanno, Frank? - Perch‚ sono stato battezzato contro di loro. - Cosa intendete dire? - Beh, mio padre aveva detto al prete che mi ha battezzato di metterci dentro la preghiera giusta contro i folletti - e un prete quando glielo chiedono non pu• dire di no - e allora l'ha fatto. Perdio, mi Š andata bene che l'ha fatto - (lascia stare il sego, tu, piccolo ghiottone - visto? C'Š un ladruncolo che mi sta mangiando il sego) - perch‚, vedete, loro avevano in mente di farmi re dei folletti. - Possibile? - E' la pura verit…. Potete anche chiederglielo, e ve lo diranno. - Quanto sono grandi, Frank? - Oh, sono piccoli piccoli, con mantelli verdi, e le pi— belle scarpette mai viste. Ce ne sono due - tutti e due vecchie conoscenze - che corrono lungo il subbio d'ordito. Quel tipo con la parrucca a ricciolini si chiama Jim Jam, e quell'altro col cappello a tre punte si chiama Nickey Nick. Nick sa suonare la cornamusa. Nickey, suonaci qualcosa, o te la far• vedere io su, d…i, "Le Rive del Lago Erne". Ssth, adesso - ascoltate! Il poveretto, pur continuando a tessere pi— in fretta che poteva, prestava ogni possibile segno di attenzione alla musica, e sembrava gustarla proprio come fosse stata reale. Ma chi pu• dire se quella che consideriamo una menomazione non possa, dopo tutto, essere fonte di una felicit… pi— grande, maggiore, forse, di quella che mai riusciamo a provare noi? Non ricordo chi sia il poeta che dice: Misteriose sono le tue leggi Pi— bella la visione della vista Mai la Natura il suo volto dipinse dolce quanto la Fantasia vagheggia. Pi— d'una volta, quand'ero un bambinetto di circa sei o sette anni, non di pi—, mi ero spinto fino alla tessitoria di Frank per ascoltare,

col cuore diviso fra curiosit… e timore, la sua conversazione con i folletti. Dalla mattina alla sera la sua lingua si muoveva incessantemente quasi quanto la sua spola; ed era risaputo che di notte, ogni volta che si destava dal sonno, la prima cosa che faceva era di tirar fuori una mano e cacciare via, si fa per dire, i folletti dal letto. - Fuori di qui, ladruncoli, fuori di qui subito, e lasciatemi in pace. Nickey, ti pare il momento di suonare la cornamusa, proprio quando ho voglia di dormire? Andatevene via ora vedrete cosa avrete da me domani se ve ne andate. Far• di sicuro dell'appretto nuovo e, se vi comportate come si deve, pu• anche darsi che vi lasci grattare la padella. Su, da bravi. Ah, poveri diavoli, sono buone creature. Sono sicuro che sono andati via tutti, tranne il vecchio Berretto-Rosso, che non vuole lasciarmi. E poi l'innocuo monomaniaco ricadeva in quello che aveva tutta l'aria d'essere un sonno innocente. All'incirca in quest'epoca si diceva fosse successo un fatto molto sorprendente, che fece acquistare un bel po' di importanza a Frank Martin fra i vicini. Un uomo di nome Frank Thomas, lo stesso nella cui casa ebbi per la prima volta occasione di vedere Mickey M'Rorey esibirsi in una danza, come ho narrato in un racconto precedente, quest'uomo dunque aveva un bambino malato, ma di che cosa soffrisse non riesco a ricordarlo, n‚ del resto ha alcuna importanza. Una falda del tetto della casa di Thomas era costruita contro, o piuttosto dentro una fortezza chiamata Towny, o pi— esattamente, Tonagh Forth. Si diceva fosse abitata dai folletti e ci• che ai miei occhi le conferiva un carattere stranamente fosco era che sul lato volto a sud c'erano due o tre piccoli tumuli verdi che si raccontava fossero le tombe di bambini non battezzati, ed era considerato pericoloso e di cattivo augurio passarvi sopra. Ad ogni modo si era a met… dell'estate; e una sera, all'imbrunire, durante la malattia del bambino, si ud� sulla fortezza il rumore di una sega a mano. Il fatto apparve piuttosto strano e, dopo un po', alcuni di quelli che erano riuniti nella casa di Frank Thomas andarono a vedere chi mai potesse segare in un posto simile, o cosa potesse star segando a un'ora cos� tarda, poich‚ era risaputo che nessuno, in tutto il circondario, avrebbe osato tagliare i pochi biancospini che crescevano sulla fortezza. Pensate voi la loro sorpresa quando, andati a verificare e dopo aver circondato e ispezionato l'intera zona, non riuscirono a scoprire traccia n‚ della sega, n‚ del segatore. Eccetto loro, infatti, non si vedeva nessun altro essere, n‚ naturale, n‚ soprannaturale. Ritornarono quindi alla casa e si erano appena seduti che il rumore riprese, a meno di dieci iarde di distanza. Fu compiuta un'altra perlustrazione, ma l'esito fu lo stesso. Questa volta, per•, mentre stavano sulla fortezza, udirono la sega in un piccolo avvallamento circa centocinquanta iarde pi— sotto e completamente aperto al loro sguardo, ma anche cos� non riuscirono a scorgere nessuno. Un gruppetto scese immediatamente per cercare di scoprire che cosa potessero significare questo rumore singolare e questo lavoro invisibile; ma, giunti sul posto, sentirono che il rumore della sega, al quale ora si aggiungeva il picchiare di un martello e il conficcarsi di chiodi, veniva dalla fortezza sopra di loro, mentre

quelli che stavano sulla fortezza continuavano a udirlo nella cavit…. Dopo uno scambio di opinioni, decisero di mandare qualcuno da Billy Nelson, a solo ottanta o novanta iarde di distanza, a chiamare Frank Martin. Presto Frank si trov• sul posto indicato e, senza un attimo d esitazione, risolse l'enigma. - Sono i folletti, - disse. - Li vedo, e vedo anche che sono ben indaffarati. - Ma cosa segano, Frank? - Stanno facendo una bara per un bambino, - rispose; - hanno gi… finito la cassa e adesso stanno inchiodando il coperchio. Quella notte il bambino mor�, e si racconta che, la seconda sera dopo il triste evento, il falegname chiamato per fare la bara prese una tavola in casa di Thomas e la port• nella fortezza, come banco di lavoro improvvisato; e - si dice - il segare e martellare necessari per portare a termine il lavoro erano esattamente uguali a quelli che erano stati sentiti due sere prima - n‚ pi— n‚ meno. Io stesso mi ricordo della morte del bambino e della costruzione della bara, ma credo che la storia del falegname soprannaturale non sia stata udita al villaggio che alcuni mesi dopo la sepoltura. Frank aveva tutto l'aspetto di un ipocondriaco. Al tempo in cui lo vidi doveva avere all'incirca trentaquattro anni, ma non credo sia vissuto ancora a lungo, per via della sua costituzione gracile e della salute malferma. Era oggetto di grande interesse e curiosit… e spesso mi sono trovato presente quando veniva indicato ai forestieri come ®l'uomo che vedeva il "buon popolo"¯. NOTA 1: La gelatina collosa che viene fatta passare sul filato per mantenerlo scorrevole e uniforme e per impedire che si sfilacci nell'attrito col pettine. LA CENA DEL PRETE. Persone che dovrebbero intendersene di queste cose affermano che il ®buon popolo¯, o i folletti, sono angeli cacciati dal paradiso e approdati su questa terra, mentre gli altri angeli loro compagni, che una colpa pi— grave trascinava verso il basso, sono precipitati pi— gi—, verso un luogo peggiore. Vero o falso che sia, c'era una allegra combriccola di folletti che danzava e si abbandonava agli scherzi pi— pazzi in una chiara sera di luna, verso la fine di settembre. Il luogo di questi svaghi non era molto distante da Inchegeela, nella parte occidentale della contea di Cork - un villaggio povero, anche se vi si trovava una caserma per i soldati; ma alte montagne e rocce aride, come quelle che lo circondano bastano a portare la miseria dovunque: ad ogni modo, siccome i folletti possono avere tutto quello che vogliono, solo che ne esprimano il desiderio, la miseria non li spaventa molto, e la loro unica preoccupazione sta nello scovare angoli poco frequentati e posti dove Š difficile che qualcuno possa

arrivare a guastare il loro divertimento. Questi piccoli esserini stavano su un bel tappeto d'erba verde presso la riva del fiume e danzavano in cerchio pi— vispi che mai: a ogni balzo i loro berretti rossi si agitavano al chiarore della luna e i loro salti erano cos� leggeri che le gocce di rugiada, pur tremando sotto i loro piedi, non erano disturbate da tutte quelle capriole. Erano dunque intenti ai loro giochi e giravano su se stessi, facevano piroette e inchini, si dileguavano e provavano ad assumere ogni forma possibile, finch‚ uno di essi cinguett•: Basta, basta tamburellare Non possiamo pi— giocare Dall'odore Posso dire Un prete sta per arrivare! E tutti i folletti sgattaiolarono via pi— in fretta che poterono, nascondendosi sotto le verdi foglie della digitale, dove, se per caso i piccoli cappucci rossi fossero spuntati, sarebbero solo sembrate le campanelle cremisi della pianta; e altri si nascosero dietro il lato ombroso delle pietre e dei rovi e altri sotto la sponda del fiume, e in nicchie e fessure d'ogni genere. Il folletto che aveva dato l'allarme non si era sbagliato; infatti, lungo la via che si scorgeva dal fiume, veniva, sul suo pony, Padre Horrigan, e fra s‚ pensava che, essendo cos� tardi, avrebbe posto fine al suo viaggio alla prima capanna cui fosse arrivato. Seguendo questo proposito, si ferm• all'abitazione di Dermod Leary, sollev• il chiavistello, ed entr• con un: - La mia benedizione a tutti. Non Š il caso di dire che Padre Horrigan era dovunque un ospite gradito, poich‚ nessun uomo era pi— pio e pi— amato in tutto il paese. Dermod era perci• molto dispiaciuto di non avere nulla di saporito da offrire per cena al reverendo assieme alle patate, che la ®vecchia¯ (cos� Dermod chiamava la moglie, anche se questa non aveva di molto superato i vent'anni) aveva messo in una pentola a bollire sul fuoco. Gli venne in mente la rete che aveva teso nel fiume, ma l'aveva gettata solo da poco e non c'erano molte probabilit… che un pesce vi si fosse impigliato. ®Non fa niente, - pens• Dermod, - fare un salto gi— a vedere non pu• certo far male; e, dato che desidero il pesce per la cena del prete, forse quello sar… l� ancor prima di me¯. Dermod and• gi— alla riva del fiume e nella rete trov• il pi— bel salmone che mai avesse guizzato nelle luccicanti acque del ®frondoso Lee¯; ma, mentre stava per tirarlo fuori, la rete gli fu strappata di mano, non seppe dire come o da chi, e il salmone se ne scapp• via, nuotando felice nella corrente come se niente fosse accaduto. Dermod rimase a fissare pieno di tristezza la scia che il pesce aveva lasciato sull'acqua, splendente come un filo d'argento al chiaro di luna, quindi, con un moto rabbioso della mano destra, pestando un piede, diede sfogo ai suoi sentimenti borbottando: Che la cattiva sorte ti possa seguire notte e giorno, dovunque tu vada, maledetto furfante di un salmone! Dovresti vergognarti di te, se sei capace di provar vergogna, scivolarmi via in questo modo! E sono ben convinto

che farai una brutta fine, perch‚ Š stata qualche forza cattiva ad aiutarti - non ho forse sentito tirare la rete dall'altra parte con tanta violenza che pareva il diavolo in persona? - E' falso quello che dici, - disse uno dei piccoli folletti che erano fuggiti all'avvicinarsi del prete, dirigendosi verso Dermod Leary con un'intera schiera di compagni alle calcagna; eravamo soltanto noi, una dozzina e mezzo, a tirare dall'altra parte. Dermod fiss• con sorpresa il minuscolo interlocutore, il quale prosegu�: - Non darti alcun pensiero per la cena del prete; se tornerai da lui a chiedergli una cosa da parte nostra, in men che non si dica si trover… apparecchiata davanti la pi— bella cena mai messa in tavola. - Non voglio aver niente a che fare con voi, - rispose Dermod con tono deciso; e dopo una pausa aggiunse: - Vi sono molto obbligato per la vostra offerta, signore, ma mi guardo bene dal vendermi a voi, o ad altri della vostra specie, per una cena; e inoltre, so che Padre Horrigan tiene tanto in considerazione la mia anima da non volere che io la impegni per sempre, qualunque cosa possiate mettergli davanti; e con questo la faccenda Š chiusa. Il piccolo folletto, con una ostinazione che i modi di Dermod non riuscivano a vincere, continu•: - Vuoi fare una cortese domanda al prete per noi? Dermod stette un po' a pensare, e aveva ben ragione a farlo, ma decise che a nessuno poteva venire del male per aver posto una cortese domanda. - Non ho niente in contrario a eseguire quanto mi chiedete, signori, - disse Dermod, - ma non voglio avere nulla a che fare con la vostra cena finch‚ vivr• - badate bene. - Allora, - disse il piccolo folletto che parlava, mentre gli altri si affollavano dietro di lui da tutte le parti, - vai e chiedi a Padre Horrigan di dirci se le nostre anime saranno salvate il giorno del giudizio, come le anime dei buoni cristiani; e, se ci sei amico, torna a riferirci quanto ti dir…, senza indugiare. Dermod se ne and• alla capanna dove trov• che le patate erano state versate sul tavolo e la sua buona moglie porgeva a Padre Horrigan la pi— grossa, un bel pomo rosso ridente, fumante come un cavallo sotto sforzo in una notte di gelo. - Scusate, Reverendo, - disse Dermod, dopo qualche esitazione, posso avere l'ardire di farvi una domanda? - Cosa mai pu• essere? - chiese Padre Horrigan. - Ecco, allora, scusandomi con voi, Reverendo padre, per la libert… che mi prendo, la domanda Š: le anime del ®buon popolo¯ saranno salvate il giorno del giudizio? - Chi ti ha detto di farmi questa domanda, Leary? - disse il prete fissandolo molto severamente. Dermod, che non sapeva resistere al suo sguardo, rispose: - Non dir• bugie su questa storia e nient'altro che la verit… in vita mia. Sono stati i folletti che mi hanno mandato a farvi questa domanda, e ce ne sono a migliaia gi— alla riva del fiume, ad aspettare che ritorni con la risposta. - Ritorna senz'altro, - disse il prete, - e d� che vengano loro stessi qui da me, se lo vogliono sapere, e io risponder• a questa e a qualsiasi altra domanda desiderino rivolgermi col pi— grande piacere

al mondo. Dermod ritorn• dunque dai folletti che si radunarono a frotte attorno a lui per sentire la risposta che il prete aveva dato; e Dermod, da quell'uomo coraggioso che era, parl• chiaro davanti a loro: ma quando sentirono che avrebbero dovuto andare dal prete fuggirono via, chi di qua, chi di l…, chi da una parte, chi dall'altra, guizzando accanto al povero Dermod cos� velocemente e in tal numero, che egli ne fu del tutto disorientato. Quando si riprese, e ce ne volle un bel po', fece ritorno alla capanna e mangi• le sue patate asciutte assieme a Padre Horrigan, il quale non dava alcuna importanza alla cosa; ma Dermod non poteva fare a meno di pensare che era una faccenda assai strana che il Reverendo padre, le cui parole avevano il potere di scacciare i folletti tanto in fretta, non avesse niente di saporito per cena, e che il bel salmone che aveva nelle rete gli fosse stato strappato via in quel modo. TEIG O'KANE (Tadhg o C th n) E IL CADAVERE. Mi Š stato difficile collocare questa bellissima storia di Douglas Hyde. Fra gli spettri o fra i folletti? Si trova fra i folletti in base alla considerazione che tutti questi spettri e corpi non sono affatto spettri e corpi, ma "pishogues" incantesimi dei folletti. Si sente spesso di simili visioni in Irlanda. Ho incontrato un uomo che aveva condotto una vita sregolata come il protagonista della storia, sino a quando - una notte scura - non ebbe, nella contea di ..., una visione non certo terribile quanto quella qui riportata, ma sufficiente a fargli cambiare completamente carattere: non vuole pi— uscire di notte; se gli si parla all'improvviso trema. E' diventato timoroso e strano. E' andato dal vescovo a farsi benedire con l'acqua santa. ®Pu• essere stato un avvertimento, - ha commentato il vescovo; tuttavia i grandi teologi sono dell'opinione che nessun uomo abbia mai assistito a una apparizione, perch‚ nessuno vi sopravviverebbe¯. C'era una volta, nella contea di Leitrim, un giovanotto forte e allegro, figlio di un ricco fattore. Suo padre aveva molto denaro e non ne faceva certo mancare al figlio. Una volta cresciuto, il ragazzo si era perci• abituato a preferire il divertimento al lavoro e il padre, che non aveva altri figlioli, gli era talmente affezionato che gli permetteva di fare sempre il comodo suo. Il giovane non badava affatto al denaro, e spendeva e spandeva le monete d'oro come un altro avrebbe fatto con quelle di metallo. In casa lo si trovava raramente, ma se nell'arco di dieci miglia c'era un mercato, o una gara, o un raduno, potevate star certi che lui era l…. Del resto era anche difficile passasse una notte in casa del padre; se ne stava sempre fuori a vagabondare e, come per Shawn Bwee molto tempo fa, c'era ®l'amore di ogni ragazza nella sua camicia¯. Tanti sono i baci che diede e ricevette, perch‚ era molto bello e non c'era ragazza in tutto il paese che non se ne sarebbe innamorata se solo avesse fissato su di lei il suo sguardo, ed Š per ci• che qualcuno compose per lui questi versi:

Guarda l� quel briccone, Š per baci che va scorrazzando, Non fa gran meraviglia, tanto Š fatto cos�; Come un riccio di siepe, di notte andr… in giro arraffando Va da un luogo a un altro, ma poi dorme nel d�. Giunse infine a condurre una vita del tutto sregolata e senza freni. In casa del padre non lo si vedeva mai, n‚ di giorno, n‚ di notte; era sempre a zonzo o se ne andava per i suoi giri notturni di luogo in luogo e di casa in casa, tanto che i vecchi scuotevano il capo e dicevano fra loro: - Non ci vuol molto a indovinare che ne sar… della terra una volta morto il vecchio; suo figlio la far… fuori in un anno; sar… anzi la terra a non reggerlo tanto a lungo. Era sempre a giocare d'azzardo o a carte e a bere, ma il padre non faceva mai caso alle sue brutte abitudini e non lo puniva mai. Un giorno per• il vecchio venne a sapere che il figlio aveva rovinato la reputazione di una ragazza dei dintorni. Si arrabbi• molto, chiam• a s‚ il figlio e gli disse con tono calmo e ragionevole: - Figlio mio, - dice, - tu sai che fino ad ora ti ho voluto molto bene, e che non ti ho mai impedito di fare di testa tua, di qualunque cosa si trattasse. Ti ho dato denaro in abbondanza e ho sempre sperato di poter lasciare a te la casa e la terra e tutto quello che mi appartiene, dopo che me ne sar• andato; ma oggi ho sentito sul tuo conto una storia che mi ha fatto indignare. Non immagini neppure che dolore ho provato nel venire a sapere di te una cosa simile, e ora ti dico chiaro e tondo che se non sposi quella ragazza lascer• la casa, la terra e ogni altro avere al figlio di mio fratello. Non potrei mai lasciarli a uno che ne facesse un uso cattivo come ne fai tu, che inganni le donne e insidi le ragazze. Decidi dunque se vuoi sposare la ragazza e avere insieme a lei la mia terra in eredit…, o se preferisci rifiutarti di sposarla e rinunciare a tutto quello che ti era destinato; e fammi sapere domani mattina quale delle due soluzioni hai scelto. - Ach! Dannazione! Padre, non puoi dirmi una cosa del genere! A me che sono un cos� buon figliolo. Chi ti ha raccontato che non voglio sposare la ragazza? - fa lui. Ma il padre se ne era gi… andato e il giovanotto sapeva fin troppo bene che avrebbe mantenuto la parola; era, in cuor suo, molto preoccupato perch‚, per quanto suo padre fosse una persona tranquilla e gentile, non si era mai rimangiato la parola una volta data, e non c'era uomo in tutto il paese che fosse pi— duro di lui da piegare. Il ragazzo non sapeva che decisione prendere. Era sinceramente innamorato della ragazza e desiderava sposarla, prima o poi, ma avrebbe preferito rimanere cos� ancora per un po', e continuare con le sue vecchie abitudini - a bere, a spassarsela e a giocare a carte; inoltre era seccato che suo padre gli avesse ordinato di sposarsi e che l'avesse minacciato nel caso non lo avesse fatto. ®Non Š uno stupido, mio padre? - diceva fra s‚, - io ero ben disposto a sposare Mary, anzi, ero fin troppo impaziente; e adesso che mi minaccia, accidenti, ho una gran voglia di lasciar perdere ancora per un po'¯. La sua mente era in un tale tumulto che non sapeva decidersi su cosa gli convenisse fare. Alla fine usc� nella notte per calmare il sangue

che gli ribolliva e and• fino alla strada. Si accese la pipa e siccome la notte era bella, continu• a camminare finch‚ l'andatura veloce non cominci• a fargli dimenticare il suo cruccio. La notte era luminosa e si era al primo quarto di luna. Non tirava un alito di vento e l'aria era calma e mite. And• avanti per quasi tre ore, quando, improvvisamente, s'accorse che era notte tarda e doveva rincasare. - Accidenti! Devo aver perso la nozione del tempo, - dice; - sar… gi… quasi mezzanotte. Aveva appena pronunciato queste parole, quando ud� il parlottare di molte voci, e un calpestio di piedi sulla strada davanti a s‚. ®Chi mai pu• andare in giro a quest'ora di notte e per una strada cos� solitaria!¯ disse fra s‚. Si ferm• in ascolto e sent� le voci di molte persone che parlavano fra loro, ma non riusc� a capire cosa stessero dicendo.- Oh, Beata Vergine! - dice. - Chi sar…? Non parlano n‚ irlandese, n‚ inglese; che siano Francesi! - Avanz• per un paio di iarde e vide chiaramente alla luce della luna della gente piccola piccola che in gruppo si dirigeva verso di lui portando qualcosa di grosso e pesante. ®Oh, accidenti! - dice fra s‚, non saranno mica i folletti, quelli l�!¯. Gli si rizzarono fin le radici dei capelli e un brivido gli pass• per le ossa vedendo che stavano dirigendosi verso di lui a passo svelto. Guard• di nuovo, e si accorse che il gruppo era formato da una ventina di ometti: non ce n'era neanche uno che fosse pi— alto di tre piedi, tre piedi e mezzo, e alcuni avevano i capelli grigi e sembravano assai vecchi. Guard• ancora, ma non riusc� a scoprire che fosse quella cosa pesante che portavano, finch‚ non giunsero vicino a lui e gli si misero tutti intorno. Gettarono il pesante fardello sulla strada e immediatamente egli vide che si trattava di un corpo senza vita. Divent• freddo come la Morte, e non un filo di sangue gli scorreva pi— nelle vene quando un piccolo ometto, vecchio e grigio, si avvicin• a lui e: - Non Š una fortuna, - gli disse, che ti abbiamo incontrato, Teig O'Kane? Il povero Teig non riusciva a spiccicare una sola parola n‚ a muovere le labbra, se pure avesse trovato qualcosa da dire, e cos� non rispose. - Teig O'Kane, - ripet‚ l'ometto grigio, - non ti abbiamo trovato al momento giusto? Teig non fu in grado di rispondergli. - Teig O'Kane, - fa ancora quello,- per la terza volta, non Š una fortuna che ti abbiamo trovato al momento giusto? Ma Teig rimaneva in silenzio, perch‚ aveva paura a rispondere ed era come se la lingua gli si fosse attaccata al palato. L'ometto grigio si volse ai compagni e i suoi occhietti brillanti sprizzavano gioia. - E, - dice, - ora che Teig O'Kane Š senza parole, possiamo fare di lui quel che vogliamo. Teig, Teig, tu conduci una brutta vita, e noi possiamo farti schiavo. Non puoi resisterci, Š inutile cercare di contendere con noi. Solleva quel cadavere. Teig era cos� spaventato che riusc� soltanto a balbettare le due parole: - Non voglio; - per quanto spaventato, era infatti ostinato e caparbio come al solito. - Teig O'Kane non vuole sollevare il cadavere, - disse il piccolo

ometto con un risolino maligno, in tutto e per tutto simile allo spezzarsi di una fascina o di ramoscelli secchi, e con una vocina aspra come il tocco di una campana fessa. - Teig O'Kane non vuole sollevare il cadavere - fateglielo sollevare; e prima che l'ordine gli uscisse di bocca si erano tutti radunati attorno al povero Teig, chiacchierando e ridendo fra loro. Teig cerc• di scappare, ma lo seguirono e, mentre correva, un omino gli fece lo sgambetto, cosicch‚ Teig cadde come un sacco sulla strada. Poi, prima che potesse alzarsi, i folletti lo afferrarono, chi per le mani, chi per i piedi, e lo tennero stretto, con la faccia rivolta a terra, cos� da impedirgli di muoversi. In sei o sette quindi alzarono il corpo inanimato, glielo tirarono sopra, e glielo sistemarono sulla schiena. Il petto del cadavere fu premuto contro la schiena e le spalle di Teig, e le braccia del morto gli vennero gettate attorno al collo. Poi gli ometti si allontanarono da lui un paio di iarde, e gli permisero di alzarsi. Teig si tir• su imprecando e con la schiuma alla bocca e si scosse con l'intenzione di scrollarsi il cadavere dalla schiena. Ma quali non furono in lui la paura e lo stupore quando s'accorse che le due braccia mantenevano stretta la presa attorno al collo e le gambe rimanevano avvinghiate saldamente ai suoi fianchi e che, per quanta forza ci mettesse, non riusciva a liberarsene pi— di quanto un cavallo non possa sbarazzarsi della sella. Allora una paura terribile lo colse e credette d'essere perduto. ®Accidenti, Š finita! - si disse. E' stata la vita sregolata che faccio a dare al "buon popolo" questo potere su di me. Prometto a Dio e Maria, Pietro e Paolo, Patrick e Bridget che se uscir• sano e salvo da questa brutta avventura mi comporter• bene per il resto dei miei giorni, e sposer• la ragazza¯. L'ometto grigio gli si avvicin• di nuovo e gli disse: - Ora, piccolo Teig, - gli dice, - non hai sollevato il cadavere quando ti ho detto di sollevarlo, e vedi bene che ci sei stato costretto; forse anche quando ti dir• di seppellirlo non lo farai finch‚ non ti avremo costretto! - Qualsiasi cosa posso fare per vostra signoria, - disse Teig, la far•, - poich‚ stava diventando ragionevole, ma se non fosse stato per la gran paura che aveva non si sarebbe mai lasciate sfuggire di bocca quelle parole gentili. Di nuovo l'ometto fece udire quella specie di risolino. - Ti stai calmando ora, Teig, - gli dice. - E scommetto che prima che abbia chiuso con te ti sarai calmato ben bene. Ascoltami adesso, Teig O'Kane, e se non mi obbedirai in tutto quello che ti dir•, te ne pentirai. Devi trasportare il cadavere che hai sulle spalle fino a Teampoll-D‚mus, fin dentro la chiesa, e preparargli una tomba proprio nel mezzo della chiesa. Devi alzare le lastre di pietra e rimetterle a posto nella stessa identica maniera, e poi portare la terra fuori dalla chiesa e lasciare il posto com'era quando sei arrivato, di modo che nessuno possa accorgersi che c'Š stato qualche cambiamento. Ma non Š tutto. Pu• darsi che il cadavere non possa venir sepolto nella chiesa; forse vi riposa qualcun altro e, se cos� Š, Š probabile che non sia disposto a dividere il suo letto con un estraneo. Se non ti sar… consentito seppellirlo a Teampoll-D‚mus, devi portarlo a Carrick-

fhad-vic-Orus, e seppellirlo l…, nel cimitero; e se non riesci a sistemarlo in quel posto, portalo con te a Teampoll-Ronan; e se quel cimitero ti Š precluso, portalo a Imlogue-Fada; e se non puoi seppellirlo l�, non ti rimane altro da fare che portarlo a Kill- Breedya, e l… lo potrai seppellire senza alcun ostacolo. Non so dirti in quale di queste chiese ti verr… concesso di mettere sotto terra il cadavere, ma so che in una o nell'altra ti sar… permesso di farlo. Se eseguirai bene questo lavoro te ne saremo riconoscenti e non avrai motivo di lamentarti; ma se ti mostrerai lento o svogliato, sta' certo che otterremo soddisfazione. Quando l'ometto grigio ebbe finito di parlare, i suoi compagni risero e batterono le mani. - Hich! Hich! Hiuu! Hiuu! gridarono in coro; - affrettati, affrettati, hai davanti a te otto ore prima che nasca il giorno, e se non avrai seppellito quest'uomo prima che si levi il sole, sarai perduto -. Con pugni e calci da dietro, lo spinsero lungo la via. Teig fu costretto a camminare, e a camminare in fretta, perch‚ non gli davano tregua. Pensava fra s‚ che non c'era in tutta la contea sentiero bagnato, viottolo fangoso, o strada accidentata e tortuosa che non avesse percorso in quella notte. E la notte era in certi momenti molto scura e ogni volta che una nube si trovava a passare sulla luna, Teig non riusciva a vedere nulla e spesso gli capitava di cadere. A volte si faceva male, a volte era pi— fortunato, ma era sempre obbligato ad alzarsi subito e a sbrigarsi. A tratti la luna appariva ben chiara ed egli allora si girava e vedeva gli ometti che lo seguivano. E li sentiva parlare fra loro: chiacchierare, strillare e gridare come uno stormo di gabbiani; ma, si fosse anche trattato di salvare l'anima sua, non sarebbe riuscito a comprendere una sola parola di quello che dicevano. Non sapeva quanta strada avesse percorso quando, finalmente, uno degli ometti gli grid•: - Fermati qui! - Si ferm•, ed essi si radunarono tutt'intorno a lui. - Vedi quegli alberi secchi laggi—? - gli dice ancora il vecchio ometto. - Teampoll-D‚mus Š fra quegli alberi, e tu devi entrarci da solo, perch‚ non possiamo seguirti n‚ venire con te. Dobbiamo restare qui. Coraggio, vai. Teig guard• in quella direzione e vide un alto muro a tratti diroccato, e dentro il muro una vecchia chiesa grigia e attorno a essa, sparsi qua e l…, circa una dozzina di vecchi alberi secchi. Non si vedeva una foglia, n‚ un ramoscello, solo i nudi rami contorti si allungavano come le braccia minacciose di un uomo adirato. Non c'era scampo, era costretto a proseguire. Si trovava a un duecento iarde dalla chiesa, ma and• avanti e non si guard• mai indietro finch‚ non giunse al cancello del cimitero. Il vecchio cancello era divelto, e Teig non ebbe difficolt… a entrare. Si volt• allora a guardare se qualcuno degli ometti lo stesse seguendo, ma una nube pass• in quel mentre sopra la luna, e la notte divenne cos� scura che non riusc� a vedere nulla. Entr• nel cimitero e s'incammin• per il vecchio viottolo erboso che portava alla chiesa. Arrivato alla porta, la trov• chiusa a chiave. La porta era grande e robusta ed egli non sapeva cosa fare. Infine, con difficolt…, tir• fuori il coltello e lo piant• nel legno

per vedere se era marcio, ma non lo era. ®Adesso, - disse fra s‚, - non posso fare nient'altro; la porta Š chiusa e non riesco ad aprirla¯. Prima che le parole gli si facessero chiare nella mente, una voce gli sussurr• all'orecchio: - Cerca la chiave in cima alla porta, o sul muro. Sobbalz•. - Chi mi parla? - grid• voltandosi; ma non vide nessuno. Di nuovo la voce gli bisbigli• all'orecchio: - Cerca la chiave in cima alla porta, o sul muro. - Chi Š? - disse, col sudore che gli colava sulla fronte; - chi mi ha parlato ? - Sono io, il cadavere, sono io che ti ho parlato! - rispose la voce. - Puoi parlare? - disse Teig. - Ogni tanto, - rispose il cadavere. Teig cerc• la chiave e la trov• sopra il muro. Era troppo spaventato per aggiungere altro, e cos� spalanc• la porta pi— in fretta che pot‚ ed entr•, col cadavere sulla schiena. Dentro era scuro come la pece, e il povero Teig cominci• a vacillare e a tremare. - Accendi la candela, - disse il cadavere. Come meglio pot‚, Teig infil• la mano in tasca e tir• fuori un acciarino. Ne fece uscire una scintilla e vi avvicin• un cencio bruciacchiato che aveva in tasca. Vi soffi• sopra finch‚ non si accese e si guard• intorno. La chiesa era molto antica e parte del muro era crollato. Le finestre erano sfondate o rotte e il legno delle panche era marcio. Erano rimasti ancora sei o sette vecchi candelieri di ferro e in uno di essi Teig trov• il mozzicone di una candela consumata e l'accese. Stava ancora osservando quello strano e pauroso posto in cui si trovava quando il freddo cadavere gli sussurr• all'orecchio: Seppelliscimi qui, seppelliscimi qui; c'Š una vanga, scava il terreno -. Teig si guard• intorno e vide per terra una vanga, vicino all'altare. La raccolse, infil• la pala sotto una lastra di pietra che stava in mezzo alla navata e, facendo leva con tutto il suo peso sul manico della vanga, la sollev•. Una volta tolta la prima lastra non fu difficile alzare le altre vicine, ed egli ne spost• tre o quattro. Sotto, la terra era molle e facile da scavare, ma non aveva smosso che tre o quattro palate quando sent� che il ferro toccava qualcosa di soffice come la carne. Port• via altre tre o quattro palate di terra di l� intorno e allora vide che si trattava di un altro corpo sotterrato in quel medesimo punto. ®Ho paura che non potr• seppellire i due cadaveri nella stessa fossa¯, - disse Teig fra s‚. - Tu, cadavere, l� sulla mia schiena, - fa Teig, - ti andrebbe bene se ti seppellissi qui sotto? Ma il cadavere non gli diede risposta. ®E' un buon segno¯, si disse Teig. ®Forse si sta calmando¯, e conficc• di nuovo la vanga nel terreno. Probabilmente urt• la carne dell'altro corpo, perch‚ il morto che era sepolto in quel punto si rialz• nella tomba e lanci• un urlo terribile. - Buuh! Buuh!! Buuh!!! Via! Via!! Via!!! o sei morto, morto, morto! - E poi ricadde nella tomba. Teig rifer� in seguito che di tutte le cose portentose viste in quella notte, quella fu per lui la pi— terribile. I capelli gli si rizzarono in capo come le setole di un maiale, un sudore freddo gli bagn• la

faccia e un tremito gli pass• per tutte le ossa finch‚ credette di essere l� l� per cadere. Dopo un po', per•, vedendo che il secondo cadavere rimaneva disteso tranquillo al suo posto riprese coraggio e gli rigett• sopra la terra, gliela spian• ben bene in superficie e adagi• con cura le lastre esattamente come le aveva trovate. ®Non pu• certo alzarsi pi—¯, si disse. Prosegui un po' lungo la navata avvicinandosi alla porta e ricominci• a sollevare le lastre, alla ricerca di un altro giaciglio per il cadavere che portava sulla schiena. Tir• su tre o quattro lastre, le appoggi• di lato, e poi rimosse la terra con la vanga. Non lavorava da molto quando mise allo scoperto una vecchia che indosso non aveva altro che la camicia. Era pi— vivace del primo cadavere, infatti Teig le aveva a malapena tolta di torno un po' di terra, che si alz• a sedere e cominci• a gridare: - Oh, tu pagliaccio! Ah, tu pagliaccio! Com'Š che non ha un letto? Il povero Teig si tir• indietro e quando la donna si accorse che non riceveva risposta, chiuse dolcemente gli occhi, perse la sua energia e ricadde calma e tranquilla sotto la terra. Teig fece con lei come aveva fatto con l'uomo - la ricoperse con la terra e vi adagi• sopra le lastre di pietra. Riprese a scavare vicino alla porta, ma tirate su non pi— di un paio di palate, not• che la mano di un uomo sbucava fuori, vicino alla vanga. ®Per l'anima mia, se le cose stanno cos� non continuer•, - disse fra s‚; - a che mi serve?¯. E di nuovo gett• sopra la terra e sistem• le lastre come erano prima. Quindi, seppure a malincuore, lasci• la chiesa, badando di chiudere la porta, girare la chiave e lasciarla dove l'aveva trovata. Sedette su una lapide che stava vicino alla porta e cominci• a pensare. Era molto in dubbio sul da farsi. Si prese la faccia fra le mani e pianse di stanchezza e d'angoscia, poich‚ a questo punto era assolutamente certo che non sarebbe arrivato a casa vivo. Fece un altro tentativo di allentare le mani del cadavere che gli stavano avvinghiate attorno al collo, ma erano strette come una morsa; e pi— cercava di liberarsene, pi— strettamente si avvinghiavano. Stava per tornare a sedersi, quando le fredde, orride labbra del morto gli dissero: - Carrick-fhad-vic-Orus, e ricord• l'ordine dei folletti di portare con s‚ il cadavere in quel luogo se non fosse riuscito a seppellirlo dove gi… aveva provato. Si alz• e si guard• attorno. - Non conosco la strada, - disse. Appena pronunziate quelle parole il cadavere allung• improvvisamente la mano sinistra che gli era stata serrata attorno al collo, e la tenne distesa a mostrargli la via che avrebbe dovuto seguire. Teig prese la direzione verso cui le dita erano tese e usc� dal cimitero. Si ritrov• su una strada piena di solchi e di sassi, e di nuovo si ferm•, non sapendo dove andare. Il cadavere allung• una seconda volta la mano ossuta e gli indic• una strada diversa da quella per la quale era venuto alla vecchia chiesa. Teig segu� quella strada, e ogni volta che arrivava a un incrocio con un sentiero o con un'altra strada il cadavere sempre allungava la mano e indicava con le dita, mostrandogli la direzione da prendere. Svolt• a molti crocicchi e percorse molti sentieri tortuosi, quando

finalmente, a lato della strada, vide un vecchio camposanto; ma dentro non c'era chiesa, n‚ cappella, n‚ altra costruzione. Il cadavere lo strinse forte ed egli si ferm•. Seppelliscimi, seppelliscimi nel camposanto, - disse la voce. Teig prosegu� verso il vecchio camposanto, e non ne era distante pi— di venti iarde quando, nell'alzare gli occhi, vide centinaia e centinaia di spettri - uomini, donne e bambini - seduti in cima al muro di cinta, o in piedi dentro il cimitero, o che correvano avanti e indietro, che lo segnavano a dito, e intanto poteva scorgere le loro bocche aprirsi e chiudersi come se stessero parlando, bench‚ non si udisse parola o suono alcuno. Ebbe paura a continuare, cos� rimase dov'era e nell'istante in cui si ferm• tutti gli spettri si calmarono e smisero di agitarsi. Allora Teig comprese che stavano cercando di impedirgli di entrare. And• avanti per un paio di iarde e immediatamente tutta quella folla si precipit• nel punto verso cui si stava muovendo, e vi rimase cos� strettamente ammassata che lui pens• non sarebbe mai riuscito ad aprirsi un varco, se pure avesse avuto intenzione di tentare: ma non aveva nessuna intenzione di farlo. Ritorn• sui suoi passi abbattuto e sconsolato, e una volta giunto a un paio di iarde dal camposanto si ferm• di nuovo perch‚ non sapeva quale direzione prendere. Sent� all'orecchio la voce del cadavere che diceva: Teampoll-Ronan, - e la mano scheletrita si allung• di nuovo ad indicargli la via. Stanco com'era, non poteva smettere di camminare, e la strada non era n‚ breve, n‚ regolare. La notte era pi— scura che mai ed era difficile andare avanti. Molte volte gli capit• di urtare contro qualcosa e pi— di un livido gli si segn• sul corpo. Infine scorse in distanza, davanti a s‚, Teampoll-Ronan, in mezzo al cimitero. Prosegu� verso la chiesa e, vedendo che sul muro non c'erano spettri o altro, credette di essere sano e salvo e pens• che questa volta non avrebbe trovato ostacoli nello sbarazzarsi finalmente del suo carico. Si diresse verso il cancello, ma mentre lo stava attraversando, incespic• nella soglia. Prima di potersi riprendere, qualcosa che non riusc� a vedere lo afferr• per il collo, per le mani e per i piedi e lo colp�, lo scosse, lo soffoc•, finch‚ non lo ridusse quasi in fin di vita; e per ultimo fu sollevato e trasportato a pi— di cento iarde da l� e poi gettato in un vecchio fosso, col cadavere sempre aggrappato alla schiena. Si alz•, contuso e dolente, ma aveva paura ad avvicinarsi di nuovo a quel luogo, perch‚ non aveva scorto nulla prima di essere buttato a terra e trascinato via. - Ehi tu, cadavere, l� sulla mia schiena, - disse, - devo ritornare al cimitero? - ma il cadavere non diede risposta. - E' segno che non vuoi che ci riprovi, - disse Teig. Era molto in dubbio sul da farsi, quando il cadavere gli parl• all'orecchio e gli disse: - Imlogue-Fada. - Oh, maledizione! - disse Teig, - devo portarti l…? Se mi fai camminare cos� ancora per molto ti avviso che cadr• sotto il tuo peso. Prosegu� comunque nella direzione indicatagli dal cadavere. Egli stesso non avrebbe saputo dire per quanto avesse camminato, quando il morto che aveva dietro lo strinse improvvisamente con forza e disse: - L…!

Teig guard• davanti a s‚ e vide un muretto basso, che in certi tratti era tanto diroccato da non essere pi— un muro. Si trovava in un grande campo aperto, un po' fuori dalla strada, e tranne che per tre o quattro grosse pietre agli angoli, che erano pi— rocce che pietre, non c'era nulla ad indicare che l� vi fosse un cimitero o un luogo di sepoltura. - E' questo Imlogue-Fada? Devo seppellirti qui? - chiese Teig. - S�, - disse la voce. - Ma non vedo tombe, n‚ lapidi, solo questo mucchio di pietre, disse Teig. Il cadavere non rispose, ma allung• la sua lunga mano scarna per mostrare a Teig la direzione da prendere. Teig and• avanti come gli veniva indicato, ma aveva una gran paura, perch‚ non si era dimenticato quello che gli era successo nel posto precedente. Procedette ®col cuore in gola¯, come egli stesso rifer� in seguito; ma arrivato a meno di quindici o venti iarde dal basso muretto quadrato, scoppi• un lampo giallo vivo e rosso, con dentro striature turchine, che prese a girare attorno al muro sfrecciando veloce come una rondine nelle nuvole; e pi— Teig rimaneva a fissarlo, pi— andava veloce, finch‚ divenne uno splendente anello di fiamma attorno al vecchio cimitero, e nessuno avrebbe potuto attraversarlo senza venirne bruciato. Da quando era nato Teig non aveva mai visto, n‚ mai vide in seguito, una apparizione tanto portentosa e splendida. La fiamma girava, e mentre girava sprizzavano fuori scintille bianche, gialle e turchine, e sebbene da principio non fosse stata che una linea sottile e stretta, lentamente and• aumentando fino a divenire una grande fascia estesa che cresceva sempre pi— larga e alta e lanciava faville sempre pi— lucenti al punto che non ci fu colore sulla superficie della terra che non fosse possibile scorgere in quel fuoco; e mai si vide un lampo brillare o una fiamma ardere con tanta luce e splendore. Teig era sbalordito; era mezzo morto dalla fatica e non aveva pi— il coraggio di avvicinarsi al muro. Una nebbia gli cal• sugli occhi e una vertigine lo colse, e fu costretto a sedersi su una grossa pietra per riprendersi. Non riusciva a vedere altro che la luce e non sentiva altro che il suo sibilo mentre quella roteava attorno al piccolo prato pi— veloce di un lampo. Stava seduto cos� sulla pietra, quando la voce sussurr• ancora una volta al suo orecchio: - Kill-Breedya -; e il morto lo strinse tanto forte da farlo gridare. Si alz• di nuovo, malconcio, stanco e tremante e prosegu� per il cammino come gli veniva indicato. Tirava un vento freddo e la strada era brutta, il carico che portava sulla schiena era pesante e la notte scura: era quasi allo stremo delle forze e se avesse dovuto proseguire ancora per molto sarebbe caduto sotto il suo fardello. Finalmente il cadavere allung• la mano e gli disse: Seppelliscimi l…. ®Questo cimitero Š l'ultimo, - pens• Teig fra s‚; - e l'ometto grigio ha detto che avrei potuto seppellirlo da qualche parte, dunque sar… qui. Devono accoglierlo per forza¯ . La prima tenue striscia dell'"anello del giorno" stava apparendo a oriente e le nubi cominciavano a infuocarsi, ma era pi— buio che mai, perch‚ la luna era tramontata e non c'erano pi— stelle.

- Fa' in fretta, fa' in fretta! - disse il cadavere; e Teig corse come meglio pot‚ verso il cimitero, che era piccolo, su una collina spoglia, con dentro solo poche tombe. Varc• coraggiosamente il cancello aperto e niente lo tocc•, n‚ ud� o vide alcunch‚. Giunse nel mezzo del camposanto e qui si ferm• e si guard• intorno per vedere se trovava una vanga o una pala con cui scavare una fossa. Mentre si girava a cercare not• all'improvviso qualcosa che lo colp� moltissimo - una fossa scavata di recente proprio davanti a lui. Si avvicin• e guard• dentro, e l�, sul fondo, vide una bara nera. Si cal• nella buca, sollev• il coperchio, e, proprio come aveva immaginato, trov• che la bara era vuota. Era appena risalito e stava ritto sul bordo della fossa, quando il cadavere, che gli era rimasto aggrappato per pi— di otto ore, allent• di colpo la presa attorno al collo, sciolse le gambe dai suoi fianchi e scivol• gi— con un tonfo nella bara aperta. Teig cadde in ginocchio sull'orlo della tomba e ringrazi• Iddio. Quindi non perse tempo, premette ben bene il coperchio sulla bara e con le mani vi gett• sopra la terra: quando la buca fu riempita vi pest• e salt• su con i piedi finch‚ il suolo non fu compatto e duro e se ne and• via da quel luogo. Quando fin� il lavoro il sole stava sorgendo velocemente, e Teig ritorn• subito sulla strada per cercare una casa in cui riposare. Trov• finalmente un'osteria e l� si distese su un letto e dorm� fino a sera. Poi si alz•, mangi• un poco, e cadde di nuovo addormentato fino al mattino. Appena sveglio, il giorno seguente, noleggi• un cavallo e corse verso casa. Era a pi— di ventisei miglia di distanza e aveva percorso tutta quella strada in una sola notte con il corpo del morto sulla schiena. A casa tutti pensavano che avesse lasciato il paese, e al vederlo tornare si rallegrarono molto. Cominciarono a fargli domande su dove era stato, ma Teig non lo volle dire ad altri che a suo padre. Da quel giorno fu un altro uomo. Non esager• mai nel bere; non perse mai denaro a carte; e soprattutto non corse pi— il rischio di rimanere fuori da solo, sul tardi, in una notte scura. Non erano trascorsi quindici giorni dal suo ritorno a casa che spos• Mary, la ragazza di cui era innamorato, e non so dirvi quanto ci si divert� alle nozze: da allora in poi Teig fu l'uomo pi— felice della terra e tutto quello che posso augurare a me e a voi Š di poter essere altrettanto felici. LA MOGLIE DI PADDY CORCORAN. Per diversi anni la moglie di Paddy Corcoran soffr� di un genere di disturbo che nessuno riusciva del tutto a comprendere. Era ammalata e non era ammalata; stava bene e non stava bene; desiderava quello che desiderano le dame che amano il loro signore e non desiderava ci• che queste dame desiderano. Insomma nessuno sapeva dire cosa avesse. C'era qualcosa che le rodeva il cuore e che rendeva la vita difficile a suo marito; perch‚, Dio ci salvi, fosse stata fame quella cosa che la rodeva, non si sarebbe mai riusciti a saziarla neppure in un giorno d'estate. La povera donna era delicata oltre ogni dire, e non aveva

assolutamente appetito, non ne aveva affatto, salvo essere un po' attirata da una cotoletta di montone, o da una bistecca, o comunque da un boccone di carne. Certo che - Dio l'aiuti! soprattutto con la poca salute che aveva, la patata asciutta accompagnata da un goccio di siero cagliato non l'attirava affatto; e bisogna ben dire che per essere una donna in quelle condizioni - era tanto malata infatti che per il povero Paddy era sempre in ®quelle¯ condizioni -, non vi faceva caso, ma sia fatta la volont… di Dio! Una patata con un grano di sale le era gradita - sia lodato il Suo nome! - quanto il miglior pezzo d'arrosto o di bollito mai cucinati; e perch‚ no? Una cosa la consolava: non sarebbe stata a lungo con lui, a tormentarlo ancora; importava poco cosa aveva; tanto lo sapeva bene lei che con quella cosa che le rodeva il cuore non si sarebbe mai rimessa senza un boccone di carne ogni tanto; e, certo, se il suo stesso marito glielo lesinava, da chi avrebbe avuto pi— giusto motivo di aspettarselo? Dunque, come dicevamo, fu costretta a letto come un'invalida per un bel po' di tempo, provando dottori e ciarlatani di ogni genere, sesso, e misura; e tutto senza il pi— piccolo giovamento, tanto che, alla lunga, il povero Paddy non ce la faceva proprio pi— a forza di cercare di non farle mancare quel ®boccone di carne¯. Stava quasi per terminare il settimo anno, quando, un giorno di raccolto, mentre giaceva nel letto in cucina, a lato del focolare, e si lamentava del suo triste stato, entra una donnina minuscola con un lungo mantello rosso, che si siede vicino al fuoco e dice: - Beh, Kitty Corcoran, ne hai avuto per un bel po', l� distesa sulla schiena da sette anni; e in quanto a guarire, sei sempre allo stesso punto. - Eh, s�, buona donna, - disse l'altra, - a dire il vero era quello che stavo pensando proprio in questo momento ed Š un pensiero ben triste per me. - E' colpa tua, piccola, - dice la donnina, - e in realt…, se vuoi saperlo, se ti sei ritrovata a letto Š solo per colpa tua. - E come pu• essere? - chiese Kitty. - Non starei certo qui se potessi farci qualcosa. Credete che sia comodo o che mi faccia piacere essere malata e imprigionata nel letto? - No, - disse l'altra, - non lo credo davvero; ma ti dir• la verit…: negli ultimi sette anni hai continuato a darci fastidio. Sono del popolo dei folletti e, siccome ho una simpatia per te, sono venuta perch‚ tu sappia come mai sei malata da tanto tempo. Per tutta la durata della malattia, se ti prendi il disturbo di ricordartelo, i tuoi bambini hanno buttato fuori la tua acqua sporca dopo il tramonto e prima del levar del sole, proprio nell'ora in cui passiamo davanti alla tua porta - ci passiamo davanti due volte al giorno. Se farai attenzione a non farlo, se la getterai in un posto diverso e a un'ora diversa, il male che hai sparir…: e sparir… anche quello che ti rode il cuore; e tornerai sana come non lo sei mai stata. Se non seguirai questo consiglio, beh, allora resta come sei, e tutta la scienza umana non ti potr… curare -. Poi la salut• e scomparve. Kitty, che era contenta di venir curata in una maniera cos� semplice, esegu� immediatamente gli ordini della donnina fatata; e il risultato fu che il giorno successivo si ritrov• in buona salute come non lo era

mai stata in tutta la sua vita. LA TROTA BIANCA; UNA LEGGENDA DI CONG. C'era una volta, molto tempo fa, una bellissima dama che viveva in un castello sul lago laggi—, e si racconta che fosse promessa al figlio del re e che stessero per sposarsi quando, all'improvviso, il poveretto venne ucciso (che Dio ci aiuti), e gettato nel lago qui sopra, e cos�, naturalmente, non gli fu pi— possibile mantenere la parola data alla dolce dama - gran brutta disgrazia! La dama, si dice, usc� di senno per aver perduto il figlio del re - perch‚ era d'animo sensibile, che Dio l'aiuti e protegga anche noi! - e si struggeva di dolore per la sua scomparsa, finch‚ un giorno nessuno la vide pi—, n‚ viva n‚ morta; e allora si disse che era stata rapita dai folletti. Ebbene, signore, passato un po' di tempo, nel torrente laggi— si vide (che Dio la benedica) la Trota Bianca, e la gente non sapeva cosa pensare della bestiola, perch‚ non si era mai sentito di trote bianche n‚ prima n‚ dopo d'allora; passarono gli anni, e la trota era sempre l… proprio dove l'avete vista in questo istante benedetto, ed Š l… da pi— di quanto io posso ricordare - in verit… tanto lontano non arriva neppure la memoria del pi— vecchio del villaggio. La gente alla fine cominci• a pensare che doveva essere una fata; del resto cos'altro poteva essere? - e nessuno os• mai toccare n‚ fare del male alla Trota Bianca finch‚ non arrivarono da queste parti alcuni soldati, peccatori incalliti, e risero della gente del posto, e la canzonarono e la presero in giro perch‚ credeva in cose del genere; e uno di loro in particolare (che la sfortuna lo perseguiti e Dio mi perdoni per quel che dico!) giur• che avrebbe catturato la trota e l'avrebbe mangiata per cena, il mascalzone! Bene, volete sapere fin dove arriv• la furfanteria del soldato? Senza pensarci due volte acchiappa la trota, se la porta a casa, mette su una padella per friggere, e ci ficca dentro la povera bestiolina. La trota lanci• un grido che pareva proprio quello di un cristiano e, caro mio, l'avreste mai immaginato? il soldato si piegava in due dalle risate - tanto duro di cuore era il mascalzone - e quando credette che un lato fosse cotto, rigir• la trota per friggere l'altro; ma, indovinate un po', non si vedeva neanche l'ombra di bruciato, niente da nessuna parte; e il soldato deve certo aver pensato che era una trota ben "strana" quella, che non si riusciva ad arrostirla. - Ma, dice, la rigirer• ogni tanto, - e certo non immaginava quello che l'aspettava, il miscredente. Quando credette che quel lato fosse cotto, la gira di nuovo e, state bene a sentire, questa parte non era neanche un briciolo pi— cotta dell'altra. - Che dannata sfortuna, - dice il soldato, Š proprio il colmo! Ma non l'ho ancora finita con te, mia cara, dice, - anche se ti credi tanto furba; - e con questo la rivolta: ma il fuoco non aveva lasciato il minimo segno sulla bella trota.- Bene, - fa quell'incorreggibile furfante (perch‚ certo, signore, se solo non fosse stato davvero un incorreggibile furfante avrebbe potuto capire che stava facendo una cosa sbagliata vedendo che tutti i suoi sforzi

non servivano a niente). - Bene, mia bella trotina, forse sei fritta abbastanza, anche se non hai proprio un bel colore; magari sei meglio di quel che sembri, come un gatto scorticato, e dopo tutto sei un buon bocconcino; - e cos� dicendo tira fuori coltello e forchetta per assaggiare un pezzo di trota; ma, caspita, appena ficca il coltello nel pesce ne esce un grido cos� terrificante che morireste di paura solo a sentirlo, e la trota salta fuori dalla padella e cade in mezzo al pavimento; e nel punto dov'era caduta ecco che si alza una leggiadra signora, la pi— bella creatura mai vista, vestita di bianco, con un nastro d'oro fra i capelli, e un rivoletto di sangue che le cola dal braccio. - Guarda dove mi hai ferita, scellerato, - dice la dama, e gli mostra il braccio, e, caro mio, quello credette di aver perso il bene della vista. - Non potevi lasciarmi fresca e tranquilla nel fiume dove mi hai acciuffata, invece di disturbarmi mentre ero intenta a compiere la mia missione? - disse. Il soldato si mise a tremare come un cane in un sacco bagnato, e alla fine balbett• qualcosa, e preg• che gli venisse risparmiata la vita, e chiese perdono a sua Signoria, e disse che non sapeva che stesse svolgendo una missione, e che era un soldato troppo bravo per non aver di meglio da fare che immischiarsi nelle sue faccende. - Io "stavo" compiendo una missione, - dice la dama. - stavo aspettando il mio amato che mi raggiunger… nelle acque, e se passer… mentre io non ci sono, e lo perder•, ti trasformer• in un piccolo salmone, e ti perseguiter• dovunque e per sempre finch‚ crescer… l'erba e l'acqua scorrer…. Il soldato si sent� morire all'idea di essere trasformato in un salmoncino, e chiese piet…; allora cos� dice la dama: - Abbandona le tue cattive abitudini, peccatore, o sar… troppo tardi per pentirti; comportati bene per l'avvenire e compi il tuo dovere (1); e ora, - dice, - riportami indietro e mettimi di nuovo nel fiume dove mi hai trovata. - Oh, mia signora, - dice il soldato, - come potrei trovare il coraggio di annegare una dama tanto bella? Ma prima che potesse aggiungere parola la dama era svanita, e l…, sul pavimento, il soldato vide la piccola trota. Bene, allora la mette in un piatto pulito e corre via con quanto fiato ha in corpo, per paura che il suo amato potesse giungere mentre lei non c'era ancora; e corse e corse fino a che arriv• di nuovo alla caverna e gett• la trota nel fiume. Nel preciso istante in cui lo fece, per un attimo l'acqua divent• rossa come il sangue, a causa della ferita, immagino, fin quando la corrente non lav• via la chiazza; e ancora oggi c'Š una piccola macchia rossa sul fianco della trota, l… dove era stata ferita (2). Signore, da quel giorno il soldato divenne un altro uomo; cambi• vita, and• regolarmente a confessarsi, e pratic• l'astinenza tre volte alla settimana - sebbene non mangiasse mai pesce nei giorni di astinenza, perch‚, dopo lo spavento che s'era preso, il pesce non gli sarebbe pi— rimasto nello stomaco - con licenza parlando. In ogni caso era diventato un altro uomo, come ho detto, e, passato un

po' di tempo, lasci• l'esercito e da ultimo si fece eremita; e si dice che "pregasse sempre per l'anima della Trota Bianca". Queste storie di trote sono comuni in tutta l'Irlanda. Molti pozzi sacri sono dimora di simili trote benedette. In un pozzo sulla riva di Lough Gill, Sligo, c'Š una trota che un qualche miscredente mise una volta sulla graticola. Ne porta i segni ancor oggi. Molto tempo fa il santo che consacr• il pozzo mise l� la trota. Oggi possono vederla solo le anime devote che hanno fatto la dovuta penitenza. NOTA 1: I contadini irlandesi chiamano la frequenza al confessionale ®andare a fare il proprio dovere¯. NOTA 2: Il pesce ha realmente una macchia rossa sul fianco. LA LEGGENDA DI KNOCKGRAFTON. C'era una volta un pover'uomo che viveva nella fertile valle di Aherlow, ai piedi dei tenebrosi monti Galtee, e aveva una grossa gobba sulla schiena: a guardarlo, pareva che gli avessero arrotolato il corpo e glielo avessero sistemato sulle spalle; e la testa era cos� schiacciata dal peso che, quando stava seduto, il mento trovava sostegno sulle ginocchia. Gli abitanti delle campagne preferivano evitare di incontrarlo in luoghi solitari, perch‚, anche se il poveretto era pacifico e inoffensivo come un bambino appena nato, la sua deformit… era tale che a stento lo si sarebbe detto un essere umano, e delle malelingue avevano messo in giro strane storie sul suo conto. Si raccontava che fosse un esperto conoscitore di erbe e di incantesimi; ma la cosa certa era che aveva una grande abilit… nell'intrecciare paglie e giunchi facendone cappelli e ceste, e in questo modo si guadagnava da vivere. Lusmore, era questo il soprannome che gli era stato affibbiato perch‚ sul suo cappellino di paglia non mancava mai un rametto del ®cappuccio delle fate¯ o digitale, riceveva sempre qualche soldo pi— degli altri per i suoi lavori d'intreccio, ed era forse per tale motivo che qualcuno, spinto dall'invidia, aveva fatto circolare quelle strane storie su di lui. Sia come sia, accadde che una sera facesse ritorno a Cappagh dalla graziosa cittadina di Cahir, e poich‚ a causa della grossa gobba sulla schiena il piccolo Lusmore camminava assai lentamente, era buio fitto quando giunse all'antico tumulo di Knockgrafton che si trovava sul lato destro della strada. Era stanco e affaticato e in cuor suo per niente tranquillo al pensiero della strada che ancora gli restava da percorrere e alla prospettiva di dover camminare tutta la notte; sedette allora sotto il tumulo per riposarsi, e cominci• a fissare tristemente la luna che Levandosi in una maest… di nubi, infine Palesata Regina, svelava l'ineffabile sua luce, E il suo manto d'argento gettava sulla notte. Di l� a poco arriv• alle orecchie del piccolo Lusmore il confuso canto

di una melodia celeste; si pose in ascolto, e pens• che mai prima d'allora gli era capitato di sentire una musica tanto incantevole. Era come il suono di molte voci in cui ognuna si fondeva e si armonizzava con l'altra in modo cos� particolare da produrre l'effetto di una voce sola: eppure tutte intonavano arie differenti. Le parole della canzone erano: Lunes, Martes, Lunes, Martes, Lunes, Martes; (x) seguiva un attimo di pausa, quindi lo svolgersi della melodia riprendeva daccapo. Lusmore ascoltava attentamente, e quasi non respirava per paura di perdere anche la pi— debole nota. Percepiva ora con chiarezza che il canto veniva dall'interno del tumulo, ma, anche se dapprincipio ne era stato cos� affascinato, cominciava a essere stufo di sentire lo stesso suono ripetuto tanto spesso senza alcun cambiamento; e allora, approfittando della pausa, dopo che "Lunes, Martes" era stato cantato tre volte, riprese la melodia e la inton• con le parole "e Mercole ancora", e poi continu• a cantare "Lunes, Martes" assieme alle voci provenienti dal tumulo, terminando il canto, al ripetersi della pausa, con "e Mercole ancora". Nell'udire questa aggiunta alla musica, i folletti di Knockgrafton, la canzone era infatti un'aria magica, ne rimasero talmente conquistati che in quattro e quattr'otto risolsero di portare con s‚ il mortale che dimostrava di possedere un talento, nella musica, tanto superiore al loro, e il piccolo Lusmore fu trasportato tra i folletti all'incredibile velocit… di un turbine. Lo spettacolo che improvvisamente gli comparve innanzi mentre scendeva attraverso il tumulo girando su se stesso con la leggerezza di un fuscello e la musica pi— dolce seguiva il ritmo del suo movimento, fu stupendo. Gli venne poi tributato il pi— grande degli onori, perch‚ fu posto al di sopra di tutti i musicisti, ed ebbe servi che si occupavano di lui e gli fu dato tutto quello che poteva desiderare: in breve, fu trattato come fosse stato l'uomo pi— importante del paese. Dopo poco, Lusmore not• che fra i folletti aveva luogo un gran confabulare e se ne spavent• non poco, nonostante tutte le gentilezze ricevute, finch‚ uno non si stacc• dagli altri e gli si avvicin• dicendo: Lusmore! Lusmore! Non avere alcun timore, Quella gobba, quel gonfiore Non dar… a te pi— dolore; Guarda in basso, con rumore E' caduta, Lusmore! Non appena queste parole furono pronunciate, il piccolo Lusmore si sent� cos� leggero e felice che credette di poter saltare con un balzo solo sulla luna, come la mucca nella storia del gatto e del violino; e con gioia indicibile vide la sua gobba ruzzolargli gi— dalle spalle, sul pavimento. Allora prov• a sollevare la testa, e lo fece con la

dovuta cautela per paura di sbattere contro il soffitto del salone in cui si trovava. Si guard• ancora ripetutamente in giro, meravigliandosi e deliziandosi di ogni cosa che gli appariva sempre pi— bella; sopraffatto dalla vista di una scena tanto rilucente, fu preso da capogiro, e lo sguardo gli si oscur•. Cadde infine in un sonno profondo, e quando si svegli• scopr� che era giorno fatto, il sole splendeva alto, e gli uccelli cantavano dolcemente; ed egli si trov• disteso proprio ai piedi del tumulo di Knockgrafton, con le mucche e le pecore che pascolavano placidamente attorno a lui. La prima cosa che Lusmore fece, dopo aver detto le sue preghiere, fu di mettersi una mano dietro per sentire la gobba, ma sulla sua schiena non ne era rimasta neppure una traccia, ed egli si esamin• con grande orgoglio, perch‚ ora era diventato un agile ometto ben sagomato e, oltre a ci•, si ritrovava con un nuovo abito intero che, concluse, i folletti avevano fatto per lui. Se ne and• verso Cappagh, e camminava con tanta leggerezza, saltellando a ogni passo, che pareva avesse fatto il maestro di ballo per tutta la vita. Non uno di quelli che gli passarono accanto lo riconobbe senza la gobba, e Lusmore ebbe un gran da fare a persuadere ognuno che era lo stesso uomo - in verit… non lo era, per quel che riguardava l'aspetto esteriore. Naturalmente non ci volle molto prima che la storia della gobba di Lusmore si diffondesse, e se ne parl• come di un gran prodigio. Nel paese, per miglia attorno, era l'argomento sulla bocca di tutti, ricchi e poveri. Una mattina, mentre Lusmore se ne stava seduto assai soddisfatto sulla porta della sua capanna, gli si avvicin• una donna e gli chiese se poteva mostrarle la via per Cappagh. - Non c'Š bisogno che vi dia nessuna indicazione, buona donna, disse Lusmore, - perch‚ Cappagh Š questo; chi mai cercate qui? - Sono venuta, - disse la donna, - dal paese di Decie, nella contea di Waterford, per trovare un certo Lusmore al quale ho sentito dire che i folletti hanno tolto la gobba; perch‚ il figlio di una mia vicina ha sulla schiena una gobba che sar… la sua morte; e, forse, se gli facessero lo stesso incantesimo fatto a Lusmore, la gobba potrebbe andargli via. Ora vi ho detto perch‚ mi sono spinta tanto lontano: Š per sapere di questo incantesimo, se mi Š possibile. Lusmore, che era l'ometto di buon cuore di sempre, raccont• alla donna tutti i particolari: come a Knockgrafton avesse intonato la canzone per i folletti, come la gobba gli fosse stata levata dalle spalle, e come per di pi— avesse ricevuto un nuovo abito intero. La donna lo ringrazi• moltissimo, e se ne and• via tutta contenta e con l'animo sollevato. Tornata alla casa della vicina, nella contea di Waterford, le ripet‚ per filo e per segno quello che Lusmore le aveva detto: misero allora il gobbetto, che era una creatura furba e stizzosa fin dalla nascita, su una carretta e lo condussero attraverso tutto il paese. Fu un viaggio lungo, ma non vi badarono, purch‚ gli venisse tolta la gobba di dosso; e, proprio al calar della notte, lo portarono sotto il vecchio tumulo di Knockgrafton e ve lo lasciarono. Jack Madden, era questo il nome del gobbetto, non stava l� da molto quando ud� risuonare la melodia dentro il tumulo: era assai pi— dolce

della volta precedente, perch‚ i folletti la cantavano nel modo in cui Lusmore l'aveva modificata per loro, e la canzone ripeteva: "Lunes, Martes, Lunes, Martes, Lunes, Martes e Mercole ancora", senza interrompersi mai. Jack Madden, che aveva una gran fretta di sbarazzarsi della sua gobba, non pens• neanche un istante di aspettare che i folletti avessero finito, n‚ che sarebbe stato meglio rimanere in attesa di una occasione propizia per riprendere il motivo in modo ancor pi— squisito di quanto avesse fatto Lusmore; cos�, dopo aver ascoltato i versi per intero sette volte senza che i folletti si fermassero mai, non badando al tempo o al carattere del pezzo, n‚ cercando di introdurre le sue parole in modo appropriato, sbotta con: "e Mercole ancora, e anche Giobia", pensando che se un giorno andava bene due erano ancora meglio; e che se Lusmore aveva ricevuto un abito nuovo, lui ne avrebbe avuti due. Le parole gli erano appena uscite dalle labbra che fu sollevato e trasportato in un baleno dentro il tumulo con una forza prodigiosa; e i folletti vennero con grande irritazione a radunarsi attorno a lui, strillando, urlando e strepitando: Chi ha sciupato la nostra canzone? Chi ha sciupato la nostra canzone?- e uno si stacc• dagli altri e gli si avvicin• dicendo: Jack Matto! Jack Matto! E' un gran guaio quel che hai fatto Alla musica nostro diletto; Nel castello sei stato costretto, Perch‚ la tua vita si copra di lutto; Ecco qui, son due gobbe per Jack Gobbo Matto! Venti dei folletti pi— robusti portarono quindi la gobba di Lusmore e la appoggiarono sopra quella che gi… stava sulla schiena del povero Jack, e l� rimase attaccata tanto fissa come vi fosse stata inchiodata con chiodi da dodici penny dal migliore falegname che mai abbia piantato un chiodo. Poi lo scacciarono a calci dal castello; e al mattino, quando la madre e la vicina vennero a cercare il loro omarino, lo trovarono ai piedi del tumulo mezzo morto, con l'altra gobba sulla schiena. Potete immaginare come si guardarono l'un l'altra! Ma avevano paura ad aprire bocca per timore di ritrovarsi anche loro con una gobba sulle spalle. Si riportarono lo sfortunato Jack Madden a casa, abbattute nell'animo e nell'aspetto come mai si videro due vicine; e vuoi per il peso della seconda gobba, vuoi per il lungo viaggio, il gobbetto mor� poco dopo, lasciando, si dice, la sua pesante maledizione su tutti coloro che ancora volessero andare ad ascoltare le melodie fatate. NOTA x: [vedi nota dell'autore in appendice]. UN FOLLETTO DEL DONEGAL. Eh, s�, Š una brutta cosa scontentare i ®signori¯, Š proprio vero - possono diventare poco amichevoli se li si fa andare in collera, e possono essere il meglio del meglio dei vicini se sono trattati con

gentilezza. Un giorno la sorella di mia madre stava tutta sola in casa con un pentolone d'acqua che bolliva sul fuoco, e uno della piccola gente Š caduto gi— dal camino, ed Š scivolato nell'acqua calda con le sue gambette. Ha cacciato uno strillo terribile e in un minuto la casa era piena di creaturine piccolissime che lo tiravano fuori dal pentolone e lo trascinavano per il pavimento. - Ti ha scottato lei? - mia zia ha sentito che gli chiedevano. - No, no, sono stato io che mi sono scottato da me, - fa il piccolino. - Ah, bene, bene, - dicono loro. - Se sei stato tu che ti sei scottato da te non diremo niente, ma se ti avesse scottato lei, gliela avremmo fatta pagare. INCARNAZIONI FATATE. A volte i folletti si invaghiscono di esseri mortali e li portano con s‚ nel loro paese, lasciando in cambio un qualche malaticcio bimbo- folletto, o un ceppo di legno che per incantesimo appare come un mortale, e a poco a poco si consuma e muore e viene sepolto. Rubano per lo pi— bambini. Se si ®guarda troppo un bambino¯, se cioŠ lo si osserva con invidia, i folletti lo hanno in loro potere. Si possono fare molte cose per scoprire se un bambino Š un'incarnazione dei folletti, ma c'Š un sistema infallibile: metterlo sul fuoco con questa formula riportata da Lady Wilde: ®Brucia, brucia, brucia, se sei del diavolo, brucia; ma se sei di Dio e dei Santi, sii salvo da ogni male¯. Allora, se Š un'incarnazione dei folletti, scapper… su per il camino con un grido, perch‚, secondo Giraldus Cambrensis, ®il fuoco Š il nemico pi— grande di ogni genere di spettro, tanto che quelli che hanno avuto apparizioni cadono in deliquio non appena percepiscono la brillantezza del fuoco¯. A volte ci si libera della creatura in un modo molto meno brutale. Risulta che un giorno, mentre una madre stava curva su una incarnazione avvizzita il chiavistello fu sollevato ed entr• un folletto riportando a casa il bimbo sano rapito. ®Sono stati gli altri, - disse, - a rapirlo¯. In quanto a lei, rivoleva indietro il suo bambino. Secondo alcuni, coloro che sono portati via sono felici, poich‚ vivono in un'abbondanza di agi, musica e allegria. Altri per• affermano che

essi si struggono continuamente per la mancanza dei loro amici terreni. Lady Wilde riporta una fosca tradizione secondo la quale ci sono due tipi di folletti: i primi allegri e gentili; gli altri cattivi, che ogni anno sacrificano una vita a Satana ed Š a tale scopo che rubano i mortali. Nessun altro scrittore irlandese riferisce di questa tradizione: se esistono tali tipi di folletti devono essere fra gli spiriti solitari, i Pooka, i Fir Darrig e simili. LA DISTILLAZIONE DEI GUSCI D'UOVO. La signora Sullivan aveva il sospetto che il suo ultimo nato le fosse stato scambiato da ®ladri folletti¯, e certamente le apparenze giustificavano tale conclusione; in una sola notte, infatti, il suo sano bimbetto dagli occhi azzurri si era raggrinzito fino a diventare quasi un niente e non la smetteva di strepitare e piangere. La povera signora Sullivan era naturalmente molto triste, e tutti i vicini, per confortarla, le dicevano che sicuramente il suo bambino era con il ®buon popolo¯ e che al suo posto era stato messo un folletto. Certamente la signora Sullivan non poteva non credere a ci• che tutti quanti le dicevano, ma non voleva far del male alla creaturina, perch‚, sebbene la sua faccia fosse cos� avvizzita e il corpo ridotto al solo scheletro, conservava tuttavia una forte somiglianza col suo vero bambino. Non riusciva perci• a trovare il coraggio di arrostirlo vivo sulla graticola o di bruciargli via il naso con le molle incandescenti o di gettarlo sul lato della strada in mezzo alla neve, malgrado questi e altri simili procedimenti le venissero caldamente raccomandati come sistemi per recuperare il suo bambino. Un giorno successe che la signora Sullivan incontr• per caso proprio una donna che la sapeva lunga di queste cose, ben conosciuta nel paese col nome di Ellen Leah (o la Grigia Ellen). Aveva il dono, comunque l'avesse acquistato, di dire dove erano i morti e che cosa poteva essere utile al riposo delle loro anime; e con arti magiche aveva il potere di togliere porri e gozzi e di compiere tutta una serie di meraviglie di tal genere. - Vi vedo afflitta questa mattina, signora Sullivan, - furono le prime parole che Ellen Leah le rivolse. - Lo potete ben dire, Ellen, - disse la signora Sullivan, - e ho ben ragione di essere afflitta, dal momento che il mio bel bambino, che era nella culla, mi Š stato strappato via senza neanche un ®con permesso¯ o uno ®scusate tanto¯, e al suo posto c'era un brutto sgorbio di folletto grinzoso; non c'Š da sorprendersi, dunque, che mi vediate afflitta, Ellen. - Non vi si pu• rimproverare, signora Sullivan, - disse Ellen Leah, - ma siete sicura che sia un folletto? - Sicura! - fece eco la signora Sullivan. - Ne sono ben sicura, per mia disgrazia; posso forse dubitare dei miei stessi occhi? Ogni cuore di madre deve certo commiserarmi! - Volete seguire il consiglio di una vecchia? - chiese Ellen Leah fissando il suo sguardo inquietante e misterioso sulla infelice madre; e, dopo una pausa, aggiunse: - Ma poi non direte che Š un consiglio sciocco?

- Potete farmi riavere il mio bambino, il mio caro bambino, Ellen? - disse la signora Sullivan tutta infervorata. - Se farete come vi ordino, - rispose Ellen Leah, - lo saprete. La signora Sullivan rimase in attesa, in silenzio, ed Ellen continu•: - Mettete sul fuoco il pentolone grosso, pieno d'acqua, e fatela bollire a pi— non posso; poi prendete una dozzina di uova appena deposte, rompetele e tenete i gusci, ma gettate via il resto; fatto questo, mettete i gusci nella pentola d'acqua bollente e saprete presto se quello Š il vostro bambino o un folletto. Se scoprite che quello nella culla Š un folletto, prendete l'attizzatoio incandescente e ficcateglielo gi— per la sua orribile gola, e, fatto questo, non avrete pi— fastidi, ve lo assicuro. La signora Sullivan se ne and• a casa e fece come Ellen Leah le aveva comandato. Mise la pentola sul fuoco e sotto una gran quantit… di torba e fece bollire l'acqua a un ritmo tale che se mai ci fu un'acqua incandescente quella sicuramente lo era. Il bambino giaceva, strano a dirsi, tutto calmo e tranquillo nella culla, lanciando ogni tanto un'occhiata, che brillava pungente come una stella in una notte gelida, verso il gran fuoco e il pentolone che vi stava sopra; e seguiva con estrema attenzione la signora Sullivan che rompeva le uova e metteva a bollire i gusci. Alla fine chiese, con la voce di un uomo molto vecchio: - Cosa stai facendo mammina? Quando la signora Sullivan sent� il bambino parlare, il cuore come lei stessa rifer� - le balz• in gola al punto da soffocarla. Ma riusc� a mettere l'attizzatoio nel fuoco e a rispondere a quelle parole senza mostrare alcuna sorpresa: - Sto distillando, figlio mio. - E cosa distilli, mammina? - disse il diavoletto, la cui soprannaturale capacit… di parola provava senza alcun dubbio che era un sostituto fatato. - Ah, se l'attizzatoio fosse gi… rosso, - pensava la signora Sullivan; ma era grosso e impiegava molto tempo a scaldarsi, perci• decise di distrarre il bambino con le chiacchiere finch‚ non fosse arrivato al punto giusto per ficcarglielo in gola e cos� ripet‚ la domanda: - Vuoi sapere cosa sto distillando, figlio mio?- disse. - S�, mammina; cosa distilli? - rispose il folletto. - Gusci d'uova, figlio mio, - disse la signora Sullivan. - Oh! - strill• il diavoletto saltando su nella culla e battendo le mani, - sono al mondo da millecinquecento anni e non ho mai visto una distillazione di gusci d'uova prima d'ora! A questo punto l'attizzatoio era rovente e la signora Sullivan, afferrandolo, corse con furia verso la culla; ma in qualche modo le scivol• un piede, cadde distesa sul pavimento e l'attizzatoio le vol• via di mano fino all'altro lato della stanza. Si alz• tuttavia senza perdere troppo tempo e and• alla culla, con l'intenzione di ficcare la creatura maligna che vi giaceva nella pentola d'acqua bollente, quando vide il suo vero bambino immerso in un dolce sonno: uno dei morbidi e rotondi braccini era appoggiato sul cuscino, i suoi lineamenti erano sereni come se la loro quiete non fosse mai stata disturbata e solo la rosea boccuccia si muoveva con un respiro lieve e regolare.

JAMIE FREEL E LA FANCIULLA RAPITA. Un racconto del Donegal. Laggi— a Fannet, in tempi ormai lontani, vivevano Jamie Freel e sua madre. Jamie era per la vedova l'unico sostegno: le sue forti braccia lavoravano per lei instancabilmente e quando arrivava il sabato sera le versava in grembo tutta la sua paga, ringraziandola rispettosamente per la moneta da mezzo penny che lei gli rendeva per comprarsi il tabacco. I vicini ne parlavano come del miglior figlio mai visto e conosciuto. Eppure Jamie aveva vicini della cui opinione era completamente all'oscuro, personaggi che vivevano a pochissima distanza da lui ma che egli non aveva mai visto e che, infatti, sono visti molto raramente dai mortali se non alla vigilia del Primo Maggio e di Ognissanti. Si diceva che un vecchio castello in rovina a un quarto di miglio circa dalla capanna di Jamie fosse la dimora della ®piccola gente¯. Ogni vigilia di Ognissanti le antiche finestre si illuminavano e i passanti potevano vedere minuscole figure svolazzare avanti e indietro nell'edificio mentre si udiva la musica delle zampogne e dei flauti. Era risaputo che le fate vi tenevano i loro festini magici, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di mettervi piede. Jamie aveva pi— volte osservato da lontano le figurette e ascoltato quella musica cos� attraente chiedendosi come fosse l'interno del castello; ma una sera, alla vigilia di Ognissanti, si alz• e, preso il cappello, disse a sua madre: - Me ne vado al castello a cercar fortuna. - Cosa! - grid• la donna; - avresti il coraggio di andare l…? Tu che sei l'unico figlio di una povera vedova! Non essere cos� sciocco e temerario, Jamie! Ti uccideranno, e che ne sar… allora di me? - Non aver paura, madre, che non mi capiter… niente di male. Ma devo proprio andare. E se ne part�. Attraversato il campo di patate, giunse in vista del castello: le finestre erano tutte splendenti di luci s� da trasformare in oro le foglie rossicce ancora attaccate ai rami del melo selvatico. Fermatosi nel boschetto presso un lato del rudere, Jamie stette ad ascoltare la baldoria degli elfi, e quelle risate e quei canti lo resero ancora pi— risoluto a entrare. Un gran numero di piccoli esseri, i pi— alti grandi come un bambino di cinque anni, stavano danzando alla musica dei flauti e dei violini, mentre altri bevevano e si divertivano. - Benvenuto Jamie Freel! Benvenuto, benvenuto Jamie! - esclam• la compagnia scorgendo il visitatore. La parola ®benvenuto¯ fu raccolta e ripetuta da ogni voce nel castello. Il tempo volava; Jamie si stava divertendo moltissimo, quando i suoi ospiti dissero: - Questa notte andremo a cavallo fino a Dublino per

rapire una fanciulla. Vuoi venire anche tu, Jamie Freel? - Certo che voglio, - disse l'intrepido giovanotto che aveva sete di avventure. Dei cavalli aspettavano alla porta. Jamie ne mont• uno e il suo destriero si lev• in aria con lui. Di l� a poco sorvolava la casa di sua madre, circondato dalla schiera degli elfi: continuarono ad andare e andare volando sopra aspre montagne e basse colline, sopra il profondo Lough Swilley e sopra i villaggi e i casolari dove la gente tostava nocciole e mangiava mele per festeggiare in allegria la notte di Ognissanti. A Jamie sembr• che avessero volato su tutta quanta l'Irlanda prima di arrivare a Dublino. - Questa Š Derry, - dissero le fate passando sopra le guglie della cattedrale; e quello che una voce aveva detto fu ripetuto da tutte le altre, finch‚ si udirono cinquanta vocette gridare: Derry! Derry! Derry! In questo modo Jamie venne tenuto al corrente di ogni citt… che, trovandosi sulla loro rotta, sorvolavano, e alla fine ud� le voci argentine gridare: - Dublino! Dublino! Non era certo una misera dimora quella che stava per essere onorata dalla visita dei folletti, ma una delle pi— belle case di Stephen's Green. La compagnia smont• da cavallo vicino a una finestra e Jamie vide in un letto meraviglioso uno splendido volto appoggiato sul cuscino. Vide che la damigella veniva sollevata e portata via mentre il bastone che era stato messo nel letto al suo posto ne riprendeva esattamente la forma. La fanciulla fu posta davanti a un cavaliere e portata per un breve tratto e poi passata a un altro; intanto i nomi delle citt… venivano annunciati come nel viaggio d'andata. Si stavano avvicinando a casa; Jamie ud� i nomi ®Rathmullan, Milford, Tamney¯ e allora seppe che erano ormai vicini alla sua capanna. - Tutti voi a turno avete portato la fanciulla, - disse; perch‚ non dovrei portarla un pezzetto anch'io? - Certo che puoi averla anche tu per un po', Jamie, - gli dissero gentilmente. Tenendo stretto stretto il suo tesoro, Jamie smont• vicino alla porta della casa di sua madre. - Jamie Freel, Jamie Freel! E' questo il modo di trattarci? gli gridarono, e scesero anche loro da cavallo vicino alla porta. Jamie strinse forte le braccia anche se non sapeva neppure pi— lui che cosa stesse stringendo, perch‚ la ®piccola gente¯ trasformava continuamente la fanciulla in ogni genere di strane forme. Un momento era un cane nero che abbaiava e tentava di mordere, un altro era una sbarra di ferro incandescente che per• non aveva calore, poi ancora era un sacco di lana. Ma nonostante ci• Jamie la teneva stretta; e gi… i folletti di cui si era preso gioco se ne stavano andando, quando una fatina minuscola, la pi— piccola del gruppo, esclam•: - Jamie Freel ce l'ha presa ma non gliene verr… alcun bene, perch‚ la far• diventare sorda e muta, - e gett• qualcosa sulla ragazza. Mentre si allontanavano a cavallo tutti delusi, Jamie sollev• il

chiavistello ed entr• in casa. - Jamie, ragazzo! - esclam• la madre, - sei stato fuori tutta la notte. Che cosa ti hanno fatto? - Niente di brutto, mamma; ho avuto la miglior fortuna che mi potesse capitare. Ecco qui una bellissima fanciulla che ti ho portato per farti compagnia. - Che Dio ci benedica e ci protegga, - esclam• la madre, e per qualche minuto rest• cos� sorpresa che non le riusc� di pensare a nient'altro da dire. Jamie le raccont• la storia dell'avventura notturna e fin� dicendo: - Certamente non avresti permesso che io la lasciassi andare con loro e che fosse perduta per sempre! - Ma una "signora", Jamie! Come pu• una signora mangiare il nostro povero cibo e vivere alla nostra misera maniera? Vorrei proprio saperlo, sciocco d'un ragazzo. - Beh, mamma, Š meglio per lei essere qui che non l…, - e punt• l'indice in direzione del castello. Intanto la ragazza, sorda e muta, rabbrividendo nei suoi abiti leggeri, si avvicin• all'umile fuoco di torba. - Povera creatura, Š strana e bella. Non mi meraviglia che abbiano messo gli occhi su di lei, - disse la vecchia donna guardando con ammirazione e piet… la sua ospite. - Prima di tutto dobbiamo pensare a vestirla; ma io, disgraziata, cosa posso avere da far indossare a una come lei? And• verso l'armadio a muro della stanza comune e prese la sua gonna della festa di rozzo panno scuro; poi apr� un cassetto e tir• fuori un paio di calze bianche, una lunga veste di buon lino, bianca come la neve, e una cuffia: i suoi vestiti ®da morta¯, come li chiamava di solito. Questi capi del suo guardaroba erano pronti da tempo per una certa triste cerimonia della quale un giorno lei sarebbe stata la protagonista, e venivano esposti solo di tanto in tanto quando li si appendeva a prendere aria, ma si era decisa a dare anche queste cose alla bella e tremante visitatrice che si volgeva da lei a Jamie e da Jamie di nuovo a lei con una espressione di muto dolore e di sorpresa. La povera ragazza si lasci• vestire, poi si sedette su di una bassa panchetta nell'angolo del camino e affond• il viso tra le mani. - Cosa faremo per non sfigurare di fronte a una signora come voi? - esclam• la vecchia donna. - Lavorer• per tutte e due, mamma, - rispose il figlio. - E come potr… una signora adattarsi al nostro misero cibo? ripet‚ la donna. - Lavorer• per lei, - disse Jamie per tutta risposta. E mantenne la sua parola. Per lungo tempo la fanciulla fu molto triste e pi— di una sera le lacrime le scesero sulle guance mentre la vecchia madre filava vicino al fuoco e Jamie faceva reti per i salmoni, abilit… che aveva acquistato dl recente nella speranza di offrire qualche agio in pi— alla sua ospite. Questa era sempre gentile e si sforzava di sorridere quando vedeva che la stavano guardando; poco per volta si adatt• alle loro abitudini e

al loro genere di vita. Non pass• molto tempo che cominci• a dare da mangiare ai maiali, a preparare pastoni di grano e patate per i polli e a fare calzini di forte lana blu. Cos� pass• un anno e venne di nuovo la vigilia di Ognissanti. - Mamma, - disse Jamie levandosi rispettosamente il cappello, me ne vado al vecchio castello a cercar fortuna. - Sei matto Jamie? - grid• la madre terrorizzata. - Questa volta ti uccideranno di sicuro per quello che gli hai combinato l'anno scorso. Jamie diede poca importanza a quei timori e and• per la sua strada. Quando raggiunse il boschetto di meli selvatici vide, come la volta precedente, brillare le luci alle finestre del castello e ud� un parlare ad alta voce. Strisciando sotto le finestre sent� i folletti che dicevano: - E' stato un tiro mancino quello che ci ha giocato Jamie Freel l'anno scorso quando ci port• via la graziosa fanciulla. - Certo, - disse la fatina minuscola, - e io l'ho punito per questo; infatti Š una muta immagine quella che siede ora al suo focolare; ma lui non sa che tre gocce del liquido del bicchiere che tengo in mano le ridarebbero l'udito e la favella. Il cuore di Jamie batteva forte mentre entrava nel salone. Fu di nuovo accolto dalla compagnia con un coro di ®benvenuto¯. - Ecco che arriva Jamie Freel. Benvenuto, benvenuto Jamie! Appena il rumore si calm• la fatina disse: - Devi bere alla nostra salute Jamie da questo bicchiere che ho in mano. Jamie le strapp• il bicchiere e sfrecci• verso la porta. Non seppe mai come fosse riuscito a raggiungere la sua capanna, ma ci arriv• senza fiato e si lasci• cadere accanto al focolare. - Questa volta sei proprio finito male, mio povero ragazzo! disse sua madre. - No davvero, questa volta sono stato pi— fortunato che mai -. E diede alla fanciulla le tre gocce del liquido che ancora restavano al fondo del bicchiere malgrado la sua corsa sfrenata attraverso il campo di patate. La fanciulla cominci• a parlare e le sue prime parole furono di ringraziamento per Jamie. I tre abitanti della capanna avevano talmente tante cose da dirsi, che quando l'alba era passata da un pezzo e la musica fatata era del tutto finita, stavano ancora parlando intorno al fuoco. - Jamie, - disse la fanciulla, - sii cos� gentile da procurarmi carta, penna e inchiostro in modo che io possa scrivere a mio padre e dirgli cosa mi Š successo. Scrisse, ma le settimane passavano e non riceveva risposta. Riscrisse pi— volte, e ancora nessuna risposta. Infine disse: Devi venire con me a Dublino, Jamie, per cercare mio padre. - Non ho denaro per affittare un carro, - rispose Jamie, - e come fai ad andare a piedi fino a Dublino? Ma la fanciulla lo preg• talmente che Jamie acconsent� a mettersi in viaggio e a farsi tutta la strada da Fannet a Dublino. Non fu certo cos� facile come durante il viaggio fatato ma infine suonarono alla porta della casa in Stephen's Green. - Dite a mio padre che sua figlia Š qui, - disse al servitore che era venuto ad aprire.

- Il signore che abita in questa casa non ha figlie, ragazza mia. Ne aveva una ma Š morta pi— di un anno fa. - Non mi riconoscete Sullivan ? - No, povera ragazza, non vi conosco. - Fatemi vedere il padrone di casa. Chiedo solo di vederlo. - Beh! Non chiedete gran cosa. Vediamo cosa si pu• fare. Dopo pochi minuti il padre della fanciulla giunse alla porta. - Caro padre, - disse la ragazza, - non mi riconoscete? - Come osi chiamarmi padre? - grid• l'anziano signore incollerito. - Sei una simulatrice. Io non ho nessuna figlia. - Guardatemi in viso, padre, e certo mi riconoscerete. - Mia figlia Š morta e sepolta. E' mancata molto tempo fa -. La voce dell'anziano signore era passata dall'ira al dolore. - Puoi andartene, - concluse. - Caro padre, aspettate finch‚ avrete visto I'anello che porto al dito. Guardate, ci sono incisi il vostro nome e il mio. - Questo Š certamente l'anello di mia figlia, ma non so come ne sei venuta in possesso; temo non in modo onesto. - Chiamate mia madre, lei mi riconoscer… di sicuro, - disse l'infelice ragazza che ormai stava piangendo amaramente. - La mia povera moglie sta cominciando a dimenticare la sua pena. Ormai parla raramente di sua figlia. Perch‚ dovrei rinnovare il suo dolore ricordandole quella perdita? Ma la fanciulla continu• a insistere tanto che alla fine fu mandata a chiamare la madre. - Mamma, - disse la ragazza quando l'anziana signora venne alla porta, - neanche tu riconosci tua figlia? - Io non ho figlie; mia figlia mor� e fu sotterrata tanto, tanto tempo fa. - Dammi anche solo un'occhiata in viso e certo mi riconoscerai. L'anziana signora scosse il capo. - Voi tutti mi avete dimenticata. Ma guarda questo neo che ho sul collo. Ora mamma mi riconoscerai di sicuro. - S�, s�, - disse la madre, - la mia Gracie aveva sul collo un neo simile a questo; eppure io l'ho vista nella bara e ho visto il coperchio chiudersi sopra di lei. Fu allora Jamie a parlare, e raccont• la storia del viaggio fatato, del rapimento della fanciulla, della sagoma che aveva visto adagiata al suo posto, della sua vita a Fannet insieme alla madre, dell'ultima vigilia di Ognissanti e delle tre gocce che l'avevano liberata dall'incantesimo. Quando si interruppe la ragazza continu• la storia raccontando di quanto madre e figlio erano stati gentili con lei. I genitori non sapevano come ringraziare Jamie. Lo trattarono con ogni riguardo e, quando espresse il desiderio di ritornare a Fannet, dissero che non sapevano cosa fare per dimostrargli la loro gratitudine. Ma sorse allora una curiosa complicazione: la figlia non voleva che Jamie se ne andasse senza di lei. - Se Jamie se ne va, andr• via anch'io, - disse. - Mi ha salvato dai folletti e da allora ha sempre lavorato per me. Se non fosse stato per lui, cara mamma e caro padre,

non mi avreste mai pi— rivisto. Se lui se ne va, andr• via anch'io. L'anziano signore, vedendola cos� decisa, disse che Jamie sarebbe dovuto diventare suo genero. La madre fu fatta venire da Fannet con un tiro a quattro e ci fu uno splendido matrimonio. Vissero tutti insieme nella stupenda casa di Dublino e alla morte del suocero Jamie divenne erede di incalcolabili ricchezze. LA SIRENA. La Sirena o, come si dice in irlandese, la "Moruadh" o "Murr—ghach" (da "muir", mare e "oigh", ragazza) Š una presenza non infrequente sulle coste pi— selvagge. Ai pescatori non piace vederla perch‚ preannuncia sempre burrasca imminente. Le Sirene maschio (se si pu• usare una tale espressione - non ho mai sentito il maschile di Sirena) hanno denti verdi, capelli verdi, occhietti porcini e naso rosso, ma le loro donne sono bellissime, con coda di pesce e piccoli piedi palmati simili a quelli delle anatre. A volte - e non si pu• biasimarle - esse preferiscono ai loro amanti marini degli aitanti pescatori. Si dice che il secolo scorso, vicino a Bantry, fosse vissuta una donna tutta coperta di squame come un pesce e che fosse il frutto di una unione di tal tipo. Certe volte escono dal mare e vagano per la spiaggia sotto forma di piccole mucche senza corna. Quando assumono il loro vero aspetto, portano un cappello rosso chiamato "cohullen druith", di solito coperto di piume; se viene loro rubato, non possono tornare a immergersi tra le onde. Il rosso Š, in ogni paese, il colore della magia, ed Š sempre stato cos� da tempo immemorabile. I cappelli delle fate e dei maghi sono sempre rossi. LE GABBIE D'ANIME. Jack Dogherty viveva sulla costa della contea di Clare. Faceva il pescatore, come prima di lui avevano fatto suo padre e suo nonno, e come loro egli pure viveva solo (a parte la moglie) e nel medesimo luogo. La gente si domandava perch‚ mai la famiglia Dogherty amasse tanto quel posto selvaggio, cos� distante dal genere umano, circondato da altissime rocce e fenditure, con solo l'oceano davanti agli occhi. Ma i Dogherty avevano le loro buone ragioni. In realt… quello era l'unico punto su quel tratto di costa dove sarebbe stato possibile vivere. C'era una piccola e graziosa insenatura dove una barca poteva stare al sicuro come un pulcinella di mare nel suo nido, e al largo di questa piccola baia si stendeva sotto la superficie del mare un bassofondo roccioso. Ebbene, quando l'Atlantico, come Š suo costume, si scatenava in una violenta tempesta

e un forte vento dell'ovest soffiava impetuoso sulla costa, molte navi sovraccariche di merci andavano a infrangersi contro queste rocce; allora quante ricche balle di cotone e di tabacco, o di altro materiale, e botti di vino, e barili di cognac, e barilotti di gin giungevano a riva! La baia di Dunbeg valeva proprio quanto una piccola propriet… per i Dogherty. Non che essi non fossero gentili e umani verso un marinaio in difficolt…, se mai qualcuno aveva la fortuna di toccare terra; e spesse volte infatti Jack si era messo in mare nella sua piccola barca (che, sebbene non reggesse il confronto con la vela del battello di salvataggio del buon Andrew Hennessy, affrontava il mare come un cormorano) per aiutare i marinai che avevano fatto naufragio a mettersi in salvo. Ma quando la nave era finita in pezzi e l'equipaggio era interamente disperso, chi avrebbe potuto biasimare Jack per il fatto di raccattare tutto quanto riusciva a trovare? - E c'Š forse qualcuno che ci rimette? - diceva Jack. - Perch‚, in quanto al re (Dio lo benedica), tutti sanno che Š gi… ricco abbastanza anche senza prendere quello che galleggia sul mare. Sebbene Jack vivesse da eremita, era una persona allegra e cordiale. Nessun altro, di sicuro, sarebbe mai riuscito a persuadere Biddy Mahony a lasciare la calda e confortevole casa di suo padre, nel centro della citt… di Ennis, per andarsene miglia e miglia lontano a vivere tra le rocce, con foche e gabbiani come vicini di casa. Ma Biddy sapeva che Jack era il marito adatto per una donna che volesse vivere tranquilla e soddisfatta; e questo per non parlare poi del pesce: Jack infatti riforniva met… delle case dei signori del paese con quella manna del cielo che arrivava nella baia. E quella di Biddy fu una giusta scelta, perch‚ nessuna donna mangiava, beveva e dormiva meglio di lei, e la domenica in chiesa nessuna aveva un aspetto pi— fiero della signora Dogherty. Molte erano le cose strane che a Jack capitava di vedere, come si pu• ben immaginare, e molti erano gli strani suoni che egli udiva, ma niente lo spaventava. Era cos� lungi dall'essere intimorito dalle sirene o da creature di quel tipo, che anzi quello che pi— desiderava era di incontrarne una per davvero. Jack aveva sentito dire che erano in tutto e per tutto come i cristiani, e che chi le aveva conosciute ne aveva sempre ricavato fortuna. Perci• ogni volta che riusciva a scorgere confusamente le sirene muoversi sulla superficie dell'acqua nelle loro vesti di nebbia, le cercava con ostinazione, e Biddy, nel suo modo pacato, aveva rivolto molti rimproveri a Jack per aver passato l'intera giornata sul mare senza aver portato a casa nessun pesce. La povera Biddy non sapeva di quale pesce fosse in cerca suo marito! A Jack seccava molto il fatto che, sebbene vivesse in un posto dove le sirene erano fitte come aragoste, non aveva mai potuto guardarne una in faccia. Ci• che lo irritava maggiormente era che tanto suo padre che suo nonno le avevano viste molto spesso; si ricordava perfino di aver udito da bambino di come suo nonno, il primo della famiglia a stabilirsi nella baia, fosse stato cos� intimo di una sirena che, non fosse per la paura di irritare il prete, l'avrebbe considerata come uno dei suoi figli. Jack per• non sapeva a quanta parte credere di

questa storia. La Fortuna cominci• infine a pensare che era pi— che giusto che Jack conoscesse quanto suo padre e suo nonno avevano conosciuto, cos� un giorno in cui lui si era spinto un po' pi— avanti del solito lungo la costa, verso nord, proprio mentre stava aggirando un capo vide sul mare, appollaiata sopra uno scoglio non lontano, una creatura che non aveva niente in comune con qualsiasi altra avesse mai visto prima. Aveva il corpo, per quel che poteva scorgere da quella distanza, di colore verde, e Jack avrebbe giurato - se solo la cosa non fosse stata impossibile che tenesse in mano un cappello a tre punte. Jack stette una buona mezz'ora ad aguzzare gli occhi e a domandarsi che cosa fosse mai, e per tutto quel tempo la cosa non mosse n‚ mano n‚ piede. Infine Jack perse la pazienza e lanci• un bel fischio e un grido e allora la Sirena (perch‚ si trattava proprio di una Sirena maschio) trasal�, si mise il cappello a tre punte e si tuff• dallo scoglio a capofitto. La curiosit… di Jack era ormai stata stuzzicata: dirigeva sempre i suoi passi verso quel punto, e tuttavia non riusciva mai a vedere, neppure di sfuggita, il gentiluomo marino dal cappello a tre punte. Pensando e ripensando alla cosa, cominci• a immaginare di esserselo solo sognato. Un giorno per• in cui il tempo era molto brutto e il mare sollevava onde alte come montagne, Jack Dogherty decise di dare un'occhiata allo scoglio della Sirena (prima infatti aveva sempre scelto giorni di bel tempo) e allora pot‚ vedere la strana creatura fare capriole sulla roccia e poi tuffarsi e rimontare per tuffarsi di nuovo. Jack doveva dunque solo scegliere il momento adatto (e cioŠ un giorno di forte vento) e avrebbe potuto vedere l'uomo del mare tutte le volte che lo desiderava. Ma questo non gli bastava chi pi— ha, pi— vuole - ora voleva fare la conoscenza della Sirena, e riusc� pure in questo. In un terribile giorno di bufera, prima di arrivare al punto da dove poteva vedere lo scoglio della Sirena, scoppi• un tale furioso uragano che Jack fu obbligato a cercare riparo in una di quelle grotte cos� frequenti lungo la costa; e l…, con suo grande stupore, vide seduta di fronte a s‚ una ®cosa¯ con capelli verdi, lunghi denti verdi, naso rosso e occhietti porcini. Aveva la coda da pesce, le gambe ricoperte di squame e le braccia corte come pinne. Non portava vestiti ma teneva sotto il braccio il cappello a tre punte e sembrava fosse intento a meditare molto seriamente su qualcosa. Jack, malgrado tutto il suo coraggio, era un po' spaventato, ma pens•: ®O adesso o mai pi—¯ e quindi si rivolse audacemente al meditabondo uomo-pesce e togliendosi il cappello gli fece il suo pi— bell'inchino. - Al vostro servizio, signore, - disse Jack. - Al tuo servizio, di grazia, Jack Dogherty, - rispose la Sirena. - A quanto sembra conoscete bene il mio nome, - disse Jack. - Proprio io non dovrei sapere il tuo nome, Jack Dogherty? Conoscevo tuo nonno molto prima che fosse maritato a Judy Regan, tua nonna. Ah, Jack, Jack! Tuo nonno mi era molto caro. Era un uomo di gran valore ai suoi tempi: non ho mai incontrato uno che gli stesse alla pari, n‚ sopra n‚ sotto, n‚ prima n‚ dopo, per scolarsi una buona conchiglia di cognac. Spero, ragazzo mio, disse il vecchio con un allegro ammiccare degli occhi, - spero che tu sia in tutto suo nipote.

- In quanto a questo non dubitate, - disse Jack. - Se mia madre mi avesse allattato a brandy, alla mia et… sarei ancora l� a fare il poppante. - Bravo. Mi piace sentirti parlare cos� da uomo. Tu ed io dobbiamo conoscerci meglio, se non altro per amore di tuo nonno. Invece, Jack, quel bel tipo di tuo padre non andava proprio, non aveva la testa per queste cose - Sono sicuro, - disse Jack, - che vivendo sott'acqua vostra signoria avr… bisogno di bere un bel po' per tenersi caldo in un posto cos� ingrato, umido e gelido. Ho sentito molte volte dire di cristiani che ®bevono come pesci¯ e, se posso aver l'ardire, dove prendete i liquori? - Dove li prendi i tuoi, Jack? - ribatt‚ la Sirena stringendosi il naso rosso tra il pollice e l'indice. - Ahah…! - esclam• Jack. - Adesso capisco! Penso comunque che vostra signoria abbia una bella cantina asciutta per conservarli l… sotto. - In quanto alla cantina ci penso ben io! - disse la Sirena con una strizzatina dell'occhio sinistro. - Sono certo, - continu• Jack, - che deve essere uno spettacolo che vale proprio la pena di vedere. - Puoi ben dirlo, Jack, - disse la Sirena, - e se mi aspetterai qui luned� prossimo a questa stessa ora, potremo scambiarci ancora un po' di chiacchiere sull'argomento. Quando Jack e la Sirena si lasciarono erano i migliori amici del mondo. Il luned� si rincontrarono e Jack fu non poco sorpreso di vedere che la Sirena aveva due cappelli a tre punte, uno sotto ciascun braccio. - Signore, - disse Jack, - posso prendermi la libert… di chiedervi perch‚ oggi vostra signoria si Š portata due cappelli ? Non avrete forse intenzione di darne uno a me per tenerlo come rarit…? - No, no, Jack. Io non mi procuro i cappelli tanto facilmente da darli via in questo modo; ma voglio che tu venga gi— a pranzare con me e ti ho portato questo cappello con cui puoi tuffarti. - Che Dio ci benedica e ci protegga! - esclam• Jack stupito, vorreste forse che io venissi nel fondo delle salate acque dell'oceano? Non potrei certo respirare e sarei soffocato dall'acqua, per non dire che finirei annegato. E cosa farebbe, e cosa direbbe la povera Biddy? - Che importanza ha cosa dice lei, pesciolino. Perch‚ prendersela se Biddy strilla! Tuo nonno non avrebbe parlato in questo modo. Lui molte volte si Š ficcato in testa questo stesso cappello e con coraggio si Š tuffato dietro di me. Ci siamo fatti insieme molti piacevoli pranzetti sott'acqua e delle belle bevute di brandy a conchigliate. - E' vero signore? Non scherzate? - disse Jack. - Ma che mi venga allora un accidente, oggi e tutti i giorni a venire, se sar• da meno di mio nonno, anche solo di poco. Andiamo pure, ma non fatemi brutti scherzi. Qui o la va o la spacca! - esclam• Jack. - Sei tutto tuo nonno, - disse il vecchio. - Seguimi dunque, e fa quello che faccio io. Lasciarono entrambi la caverna, si incamminarono nel mare, e poi nuotarono un po' sino a raggiungere lo scoglio. La Sirena si arrampic• fino in cima e Jack la segu�. Dalla parte opposta la roccia era ripida

come i muri di una casa e il mare sottostante aveva l'aria di essere cos� profondo che Jack quasi quasi si spavent•. - Ora guarda, Jack, - disse la Sirena, - devi solo metterti questo cappello in testa e fare attenzione a tenere gli occhi ben aperti. Afferrati stretto alla mia coda e seguimi, e vedrai quello che vedrai. Si tuff• nel mare e Jack si butt• coraggiosamente dietro di lui. Andarono e andarono e Jack pensava che non avrebbero mai smesso di avanzare. Pi— volte desider• di essere a casa, seduto con Biddy accanto al fuoco. Ma a cosa serviva desiderarlo adesso che era - cos� credeva - miglia e miglia al di sotto delle onde dell'Atlantico? Intanto si teneva forte alla coda della Sirena, anche se era scivolosa; finalmente, con sua grande sorpresa, uscirono dall'acqua e si trovarono nel fondo del mare sulla terra asciutta. Approdarono proprio di fronte a una bella casa, graziosamente ricoperta di gusci d'ostrica, e la Sirena voltandosi verso Jack gli diede il benvenuto laggi—. Jack non riusciva quasi a parlare, in parte per la meraviglia e in parte perch‚ era rimasto senza fiato dopo aver viaggiato tanto rapidamente nell'acqua. Si guard• intorno e non vide nessun essere vivente se si eccettuano i granchi e le aragoste che in gran numero passeggiavano tranquillamente sulla sabbia. Al di sopra c'era il mare, che sembrava un cielo, e i pesci, simili a uccelli, vi nuotavano avanti e indietro. - Perch‚ non parli, Jack? - disse la Sirena. - Scommetto che non immaginavi che io avessi qui una piccola propriet… cos� confortevole! Sei forse senza fiato, o soffocato, o annegato, o sei in ansia per Biddy, eh? - Io? No di certo! - disse Jack mostrando i denti in un largo sorriso. - Ma chi mai al mondo avrebbe pensato di vedere una cosa simile? - Bene, seguimi e andiamo a vedere cosa ci hanno preparato da mangiare. Jack aveva proprio fame e gli fece non poco piacere vedere un bel pennacchio di fumo che si levava dal camino ad annunciare ci• che si stava svolgendo all'interno. Segu� la Sirena fin dentro casa e l… vide una bella cucina, ben fornita di ogni cosa. C'era una imponente credenza, molte pentole e padelle e due giovani sirene che cucinavano. Il suo ospite lo condusse poi nella stanza centrale che era arredata in modo alquanto rudimentale: non c'era n‚ un tavolo n‚ una sedia; null'altro che assi di legno e ceppi per sedersi e mangiarci sopra. Un bel fuoco per• scoppiettava nel camino - visione rassicurante per Jack. - Adesso vieni che ti faccio vedere dove tengo ... sai bene cosa, - disse la Sirena con uno sguardo d'intesa, e aprendo una porticciola port• Jack in una magnifica cantina piena di botti oblunghe e barilotti e fusti e botticelle. - Cosa dici di tutto questo, Jack Dogherty? Eh! Non si vive bene anche sott'acqua? - In quanto a questo non c'Š alcun dubbio, - disse Jack facendo schioccare in modo persuasivo il labbro superiore per dimostrare che pensava veramente quello che stava dicendo. Ritornati nella stanza trovarono che il pranzo era stato servito. A

essere sinceri mancava la tovaglia, ma cosa importava? Non sempre Jack ce l'aveva in casa sua. Il pranzo non avrebbe fatto sfigurare la migliore dimora del paese in un giorno di magro. C'era - e non fa meraviglia - la pi— grande variet… di pesci: rombi e storioni e sogliole e aragoste e ostriche e altre venti diverse specie si trovavano tutte insieme sulla tavola, con una grande quantit… di liquori stranieri della miglior qualit…. I vini, diceva il vecchio, erano troppo freddi per il suo stomaco. Jack mangi• e bevve fino a non poterne pi—, poi sollevando una conchiglia di brandy disse: - Questa alla salute di vostra signoria, anche se, vi chiedo scusa, Š proprio strano che conoscendoci da tanto tempo io non sappia ancora il vostro nome. - E' vero, Jack, - rispose il vecchio. - Non ci ho proprio pensato prima; ma meglio tardi che mai. Il mio nome Š Coomara. - Ed Š un gran bel nome! - disse Jack prendendo un'altra conchiglia colma. - Questa alla vostra salute, Coomara, e che possiate vivere cinquant'anni ancora! - Cinquant'anni? - ripet‚ Coomara. - Tante grazie! Se avessi detto cinquecento il tuo augurio avrebbe avuto un po' di senso. - Perdinci, signore, - disse Jack, - voi raggiungete un'et… ragguardevole qui sott'acqua. Avete conosciuto mio nonno e lui Š morto e sepolto da pi— di sessant'anni ormai. Credo proprio che questo sia un posto che fa bene alla salute. - Di questo non c'Š dubbio; ma su, Jack, non lasciar riposare il liquore. Vuotarono una conchiglia dopo l'altra, e con grandissima meraviglia Jack si accorse che il bere non gli dava alla testa, probabilmente - io penso - perch‚ il mare era sopra di loro, e questo gli teneva fresco il cervello. Il vecchio Coomara si sentiva sempre pi— contento e cant• molte canzoni. Ma Jack, anche se ne fosse andato della sua vita, non riusciva a ricordarsi null'altro che: Ram Fam Buddel Buu, Rippel Nippel Nitti Dob; Damdu Duddel Cuu, Rappel Taffel Citti Buu. Era il ritornello di una canzone e per dir la verit… nessuno che io sappia Š mai stato in grado di tirarci fuori un qualche senso particolare: ma certo succede con molte canzoni d'oggi. - Ora, ragazzo mio, - disse infine a Jack, - se mi segui ti far• vedere la mia collezione di rarit…! Apr� una porticina e condusse Jack in un'ampia stanza dove questi vide le molte cianfrusaglie che Coomara aveva racimolato un giorno dopo l'altro. Ci• che attir• di pi— la sua attenzione furono per• degli oggetti che sembravano recipienti per aragoste, allineati per terra lungo il muro. - Ebbene, Jack! Ti piacciono le mie rarit…? - disse il vecchio Coo. - Sull'anima mia, signore, - disse Jack, - vale proprio la pena di vederle; ma posso avere l'ardire di domandarvi cosa sono queste cose

che sembrano recipienti per aragoste? - Ah, le gabbie d'anime, vuoi dire. - Le ... che cosa, signore? - Questi oggetti qui, in cui tengo le anime. - Caspita! Quali anime, signore? - domand• Jack stupito. Di certo i pesci non hanno un'anima in corpo! - Oh, no che non ce l'hanno, - rispose Coo con aria piuttosto freddina, - ma queste sono le anime dei pescatori annegati. - Che Dio ci guardi da ogni sventura, - balbett• Jack. - Come diavolo siete riuscito ad averle? - Molto facilmente: quando vedo arrivare una bella tempesta ho solo da piazzare due dozzine di questi recipienti e allora, appena i marinai annegano, le anime escono dai loro corpi sott'acqua spaventandosi a morte, poverette, perch‚ non sono abituate al freddo; vengono cos� nei miei recipienti per trovare riparo e io allora le tengo qui al caldo e le porto a casa. Non Š forse un bene per loro, povere anime, avere un posticino cos� bello? Jack era tanto stupefatto che non sapeva cosa dire; quindi non disse nulla. I due ritornarono nella stanza da pranzo e bevvero ancora un po' di brandy, che era eccellente, e poi Jack, resosi conto che si stava facendo tardi e che Biddy poteva essere in pena, si alz• dicendo che era venuta per lui l'ora di mettersi in strada. - Come vuoi, Jack, - disse Coo, - ma prendi il bicchiere della staffa prima di partire. Hai un viaggio al freddo che ti aspetta. Jack era abbastanza educato da non rifiutare un bicchiere d'addio. - Mi chiedo, - disse, - se sar• mai in grado di trovare la via di casa. - Perch‚ dovresti preoccuparti, - disse Coo, - se ci sar• io a indicarti la strada? Uscirono di fronte alla casa e Coomara, preso uno dei cappelli a tre punte, lo mise girato dalla parte sbagliata sulla testa di Jack, poi lo sollev• sulla spalla in modo da poterlo lanciare nell'acqua. - Adesso, - gli dice dandogli una spinta, - tornerai su proprio nello stesso posto da cui sei venuto. E, ricordati di gettarmi poi indietro il cappello. Diede una spinta a Jack che fu proiettato via dalla spalla e part� veloce verso l'alto come una bollicina: virr, virr, vizz ... sal� e sal� attraverso l'acqua finch‚ arriv• allo stesso scoglio da cui si era tuffato; qui trov• un punto d'approdo e poi ributt• in acqua il cappello che affond• come una pietra. Proprio in quel momento il sole stava tramontando nel meraviglioso cielo di una calma sera d'estate. Si vedeva Feascor (1), stella solitaria, che brillava tremula nella volta senza nuvole, e le onde dell'Atlantico scintillavano in un flusso dorato di luce. Accortosi che era tardi, Jack si avvi• allora verso casa, ma quando vi giunse non disse a Biddy una sola parola su dove aveva passato la giornata. La situazione delle povere anime rinchiuse nei recipienti per aragoste procurava a Jack molta inquietudine, e gli dava un bel po' di pensieri il problema di come liberarle. All'inizio ebbe l'idea di parlarne al prete. Ma cosa poteva fare il prete, e che cosa importava a Coo del prete? Oltretutto Coo era un buon vecchio e non pensava di fare alcun

male. Jack aveva anche per lui un certo riguardo e del resto avrebbe potuto non tornare a suo onore se si fosse risaputo che aveva l'abitudine di banchettare con le Sirene. Tutto considerato pens• che la soluzione migliore fosse di invitare Coo a pranzo, farlo ubriacare - se era possibile - e poi prendere il cappello, andare gi— e aprire i recipienti. Prima di tutto per• era necessario far s� che Biddy non fosse nei dintorni; infatti Jack era abbastanza prudente da voler tenere nascosta la cosa a lei che era una donna. Jack si fece quindi d'un tratto molto pio e disse a Biddy che pensava che sarebbe stato bene per l'anima di entrambi se lei fosse andata in pellegrinaggio a fare il giro intorno al pozzo di San Giovanni, vicino a Ennis. Anche Biddy fu d'accordo e, presa la decisione, un bel mattino all'alba si mise quindi in cammino, dando a Jack il compito perentorio di sorvegliare la casa. Poich‚ il tratto di costa era calmo, Jack si diresse allo scoglio per dare il segnale convenuto a Coomara, che consisteva nel gettare in acqua una grossa pietra. La lanci• e infatti Coo balz• su. - Buon giorno Jack, - gli disse, - cosa vuoi da me? - Niente di molto importante, signore, - disse Jack di rimando,solo che veniate a fare un pranzetto con me, se posso aver l'ardire di chiedervelo. Ed Š appunto ci• che ho fatto. - Mi fa veramente piacere Jack, te lo assicuro. A che ora ti va bene? - In qualsiasi momento vi faccia comodo, signore. Diciamo all'una, in modo che possiate, se volete, tornare a casa prima che faccia scuro. - Verr•, - disse Coo, - non temere. Jack and• a casa a preparare uno squisito pranzo a base di pesce e tir• fuori una gran quantit… del suo migliore liquore straniero, sufficiente per l'appunto a ubriacare venti uomini. Proprio in quel momento arriv• Coo, con il suo cappello a tre punte sotto il braccio. Il pranzo era pronto e i due, sedutisi a tavola, mangiarono e bevvero gagliardamente. Jack, pensando alle povere anime nei recipienti l… sotto, offriva brandy in continuazione al vecchio Coo e lo incitava a cantare, sperando di riuscire a mandarlo sotto la tavola; ma il povero Jack si dimentic• che non aveva il mare sopra il cervello a mantenerglielo fresco. Il brandy gli and• alla testa ed egli fu bell'e sistemato; Coo se ne barcoll• verso casa, lasciando il suo ospite muto come un merluzzo il Venerd� Santo. Jack non si svegli• fino al mattino seguente e allora si sent� assai triste. ®E' inutile che io pensi di far ubriacare quel vecchio furbacchione, - si disse Jack, - e come riuscir• dunque mai ad aiutare quelle povere anime a uscire dai recipienti per le aragoste?¯. Dopo aver rimuginato questi pensieri tutto il giorno gli venne di colpo un'idea. - Ho trovato! - disse battendosi una mano sul ginocchio. - Che io sia dannato se Coo ha mai visto una goccia di "poteen" (2) nonostante tutti i suoi anni. Ecco quello che lo sistemer…! Oh, va proprio bene che Biddy non sia a casa ancora per due giorni. Posso dargli un'altra strizzatina. Jack invit• di nuovo Coo, e questi lo prese in giro perch‚ la sua testa non sopportava un po' meglio l'alcool, dicendogli che non sarebbe mai stato all'altezza di suo nonno. - E sia! - rispose Jack, - ma mettimi di nuovo alla prova e ci

scommetto che berr• fino a vederti ubriaco, poi sobrio, e poi ubriaco di nuovo. - Far• tutto quello che posso per farti piacere, - disse Coo. Durante questo pranzo Jack fece in modo di dare a Coo il brandy pi— forte che possedeva e di servire a se stesso un liquore ben annacquato. Verso la fine disse: - Chiedo scusa, signore, avete mai bevuto del "poteen" ? La vera ®rugiada di montagna¯? - No, - disse Coo. - Che cos'Š? E da dove viene? - Oh, questo Š un segreto, ma Š proprio roba buona. Non credete mai pi— alla mia parola se non Š cinquanta volte pi— buono del brandy o persino del rum. Il fratello di Biddy me ne ha mandato un po' in regalo, in cambio di una certa quantit… di brandy, e poich‚ voi siete un vecchio amico di famiglia l'ho tenuto perch‚ lo provaste. - Beh, vediamo che razza di roba Š! - disse Coomara. Il "poteen" era proprio quello che ci voleva. Di prima qualit… e con quel buon sapore particolare. Coo ne fu deliziato: bevve e cant• "Ram Fam Buddel Buu", poi bevve e cant• ancora e rise e ball• finch‚ cadde sul pavimento profondamente addormentato. Allora Jack, che aveva fatto molta attenzione a rimanere sobrio, afferr• il cappello a tre punte, corse allo scoglio, salt• e in un baleno arriv• all'abitazione di Coo. Tutto appariva immobile come un cimitero a mezzanotte; non c'era neppure una sirena, giovane o vecchia che fosse. Jack entr• in casa e rivolt• i recipienti ma non vide un bel niente; ud� solo una specie di sibilo sottile, quasi un frinire mentre li sollevava a uno a uno. Se ne meravigli•, ma poi gli venne in mente quello che i preti avevano detto molte volte e cioŠ che nessun essere vivente poteva vedere le anime, non pi— di quanto fosse in grado di vedere il vento o l'aria. Dopo che ebbe fatto tutto quanto era in suo potere per quelle anime, rimise a posto i recipienti come li aveva trovati e accompagn• le anime con una preghiera per affrettare il loro viaggio, dovunque stessero andando. A questo punto Jack cominci• a pensare di tornare indietro: si mise il cappello - come era giusto fare - dalla parte sbagliata, ma quando usc� di casa trov• che sopra la sua testa l'acqua era tanto alta da togliergli ogni speranza di raggiungerla per tuffarcisi dentro, ora che non c'era il vecchio Coomara a dargli una spinta. Si mise a girare cercando una scala ma non ne trov•, e neppure riusc� a vedere una roccia. Finalmente scorse un posto su cui il mare pendeva molto pi— basso che altrove e decise di tentare in quel punto. Proprio appena ci fu arrivato avvenne che un grosso merluzzo buttasse gi— la coda. Jack fece un balzo e l'afferr•, e il merluzzo, tutto stupito, diede un guizzo tirando su Jack. Nel momento stesso in cui il cappello tocc• l'acqua Jack fu risucchiato via in un baleno e part� verso l'alto come un tappo trascinandosi dietro per la coda il povero merluzzo, che si era dimenticato di lasciare andare. In men che non si dica raggiunse lo scoglio e senza indugiare un momento si precipit• a casa, tutto contento della buona azione che aveva compiuto. Ma intanto a casa sua succedeva un bel guaio: il nostro amico infatti si era appena lasciata la porta alle spalle per la sua impresa di liberazione delle anime, che Biddy faceva ritorno dal suo pellegrinaggio per la salvezza dell'anima al pozzo di San Giovanni. Quando essa entr• e si vide davanti sul tavolo tutte quelle cose alla

rinfusa disse: - Ecco un bell'affare. Quel furfante di mio marito (che mala ventura ho avuto a sposarlo!) ha raccattato un qualche vagabondo mentre io stavo pregando per il bene della sua anima, e insieme si sono bevuti tutto il "poteen" che mio fratello gli aveva dato e certamente anche tutti i liquori che doveva vendere per tener fede alla sua parola -. Poi udendo una specie di grugnito inconsueto guard• in basso e vide Coomara steso sotto la tavola. - Che la Vergine Maria mi aiuti, grid• Biddy, - si Š ridotto proprio come una bestia. Guarda un po'! Ho sentito tante volte raccontare di uomini che si sono ridotti come bestie a forza di bere. Per carit…, per carit…! Jack, caro, che cosa ne far• di te? O piuttosto che cosa far• senza di te? Come pu• pensare una donna per bene di vivere con una bestia? Lamentandosi in tal modo Biddy si precipit• fuori di casa, e mentre andava, non sapeva neppure lei dove, ud� la nota voce di Jack che cantava una allegra canzone. Biddy fu veramente felice di vederlo sano e salvo e di non trovarlo trasformato in qualcosa che non era n‚ pesce n‚ cristiano. Jack dovette raccontarle tutto, e Biddy, per quanto avesse una mezza idea di mostrarsi arrabbiata con lui per non averle detto prima la cosa, dovette ammettere che aveva fatto proprio un bel servizio alle povere anime. Se ne ritornarono dunque entrambi a casa manifestandosi il pi— grande affetto e qui Jack svegli• Coomara; vedendo che il vecchio era piuttosto intontito lo incit• a non deprimersi, perch‚ questo era successo anche a molti uomini in gamba; poi gli disse che tutto era capitato perch‚ lui non era abituato al "poteen" e gli raccomand• - come cura - di ®mandar gi— un pelo del cane che l'aveva morso, cioŠ di berne ancora un goccetto¯. Coo veramente aveva l'aria di pensare di averne mandato gi— a sufficienza. Si alz• in piedi con un aspetto per niente in forma e, senza neppure la buona creanza di dire due parole di cortesia, se ne and• alla chetichella a rinfrescarsi con un giretto nell'acqua salata. Coomara non si accorse mai della sparizione delle anime. Lui e Jack rimasero i migliori amici del mondo e si pu• dire che nessuno fu mai all'altezza di Jack nel liberare le anime dal purgatorio; escogit• infatti mille scuse per introdursi nella casa sotto il mare senza che il vecchio lo sapesse e poi andare a rivoltare i recipienti per lasciare uscire le anime. Lo irritava - a dire il vero - il fatto che non riuscisse mai a vederle, ma poich‚ sapeva che la cosa era impossibile fu obbligato a ritenersi soddisfatto. La loro amicizia and• avanti parecchi anni. Ma un mattino, al sasso che Jack come al solito aveva gettato, non segu� risposta. Ne gett• un altro, e poi uno ancora, sempre senza risposta. Se ne and• e ritorn• il mattino seguente, ma fu tutto inutile. Dato che non aveva il cappello non poteva andare a vedere cosa fosse successo al vecchio Coo: rimase per• dell'idea che il vecchio uomo (o vecchio pesce o di qualunque cosa si trattasse) fosse morto oppure si fosse allontanato da quella parte del paese. NOTA 1: [In gaelico il pianeta Venere o Espero]. NOTA 2: [Bevanda fortemente alcoolica che veniva distillata illegalmente].

IL FUNERALE DI FLORY CANTILLON. L'antico luogo di sepoltura della famiglia Cantillon si trovava su un'isola nella baia di Ballyheigh. Quest'isola non era molto lontana dalla costa e nei tempi antichi era stata sommersa durante una delle invasioni che l'Atlantico aveva compiuto in quella zona costiera del Kerry. I pescatori sostengono di aver visto spesso nell'acqua sotto di loro, mentre stavano navigando sul limpido mare verde in un pomeriggio di sole, le mura in rovina di una vecchia cappella. Sia come sia, era risaputo, che i Cantillon, come la maggior parte delle altre famiglie irlandesi, tenevano molto al loro antico luogo di sepoltura; e questo attaccamento aveva portato all'uso, quando moriva un membro della famiglia, di trasportarne il corpo sulla riva del mare, dove la bara era lasciata sulla spiaggia, in balia della marea. Il mattino era scomparsa, portata - come per tradizione si credeva - dagli antenati del defunto nella loro tomba di famiglia. Connor Crowe, un uomo della contea di Clare, era imparentato per matrimonio con i Cantillon. ®Connor Mac in Cruagh, delle sette province di Breintragh¯, come di solito era chiamato, ed era davvero fiero di quel nome. Bisogna sapere che Connor prima di colazione, beveva un quartino di acqua salata per le sue virt— medicinali e, suppongo per la stessa ragione, una quantit… doppia di whiskey puro tra la colazione e la sera, cosa questa che egli faceva recando a se stesso meno danni di ogni altro abitante della baronia di Moyferta; e non penso sbaglierei se vi aggiungessi quelle di Clanderalaw e Ibrickan. Quando Florence Cantillon mor�, Connor Crowe era deciso a soddisfare la sua curiosit… su quella storia della vecchia chiesa sotto il mare: quindi appena ud� la notizia della morte del vecchio, se ne and• fino ad Ardfert, dove Flory venne composto con gran pompa, ed era proprio una bella salma. Da giovane Flory era stato il ragazzo pi— gaio e allegro che fosse mai venuto su, e la veglia fu degna di lui sotto tutti i punti di vista. Ci fu ogni tipo di divertimenti e ogni sorta di svaghi e non meno di tre ragazze trovarono da maritarsi - che la fortuna le assista! Ogni cosa fu come avrebbe dovuto essere: tutta la gente di quella zona, da Dingle a Tarbert, era al funerale. Il lamento funebre fu cantato a lungo e con mestizia, e la bara, secondo il costume di famiglia, fu portata sulla spiaggia di Ballyheigh, dove fu sistemata sulla riva, accompagnata da una preghiera per il riposo del defunto. Le persone che avevano seguito il funerale si allontanarono, un gruppo

dopo l'altro, finch‚ Connor Crowe rimase solo. Allora tir• fuori la sua bottiglia di whiskey, il suo goccetto di conforto - come lo chiamava - cosa di cui, essendo in lutto, aveva assoluto bisogno; poi si sistem• su una grossa pietra riparata da una roccia sporgente e in parte nascosta alla vista, per aspettare con pazienza che gli spettrali impresari funebri si facessero vivi. E venne la sera, mite e bellissima. Connor fischiett• una vecchia aria che aveva udito da bambino sperando cos� di tener lontani dalla mente i timori inutili: ma le note inquietanti di quella melodia portarono con s‚ mille ricordi che fecero solo apparire pi— triste il crepuscolo. ®Se mi trovassi vicino alla cupa torre di Dunmore, nel mio dolce paese, - si disse Connor Crowe con un sospiro, - si potrebbe credere che a portare via la bara dovessero essere le mani dei prigionieri giustiziati molto tempo fa, l… nelle cantine sotto il castello, per invidia, poich‚ nessuno di loro Š stato seppellito decentemente, n‚ mai hanno avuto una bara, neppure comune. Molte volte infatti ho udito dei lamenti e grandi gemiti salire dalle cantine del castello di Dunmore, ma - continu•, dopo aver premuto con bramosia le labbra sulla bocca della sua compagna e silenziosa consolatrice, la bottiglia di whiskey non ho forse sempre ritenuto che fosse il lugubre risuonare delle onde che si muovono tra le scogliere e le cavit… delle rocce increspandosi in spuma? Oh, castello di Dunmore, tu sei allora la torre che in un giorno cupo, con le cupe colline dietro di te ha un cupo aspetto; se qualcuno ha cupi pensieri nel cuore e ti vede sorgere come un fantasma dal fumo delle alghe bruciate sulla spiaggia, allora, Dio ce ne scampi, hai un aspetto terrificante, come il lago dell'Uomo Blu a mezzanotte. In ogni caso, - si disse Connor dopo una pausa, - non Š questa una splendida notte anche se la luna ha senza dubbio una faccia assai pallida? Che San Senan ci protegga da ogni male!¯. Era davvero una bellissima notte di luna; non si vedeva niente attorno alle rocce scure e alla spiaggia di ciotoli bianchi su cui il mare si infrangeva con un mormorio rauco e melanconico. Connor, nonostante le frequenti bevute, si sentiva piuttosto strano, e quasi quasi cominciava a pentirsi della sua curiosit…. Era certamente una visione solenne contemplare la nera cassa da morto posata sulla spiaggia bianca. La sua immaginazione gradualmente trasform• il profondo gemito del vecchio oceano nel triste lamento per il morto e trasfigur• gli ombrosi recessi degli scogli in forme singolari e irreali. Pi— la notte avanzava e pi— Connor era stanco di stare in osservazione. Si sorprese pi— di una volta nell'atto di sonnecchiare e subito, dando una scossa alla testa, guardava in direzione della nera cassa da morto. Ma quella angusta dimora di morte rimaneva immota di fronte a lui. Fu assai dopo la mezzanotte, quando la luna stava tramontando nel mare, che egli ud� il suono di molte voci: il rumore diventava gradualmente pi— forte sopra il lento e monotono brontolio del mare. Si mise in ascolto e presto fu in grado di distinguere un canto funebre di intensa dolcezza: le sue note si levavano e si abbassavano con l'ondeggiare dei flutti il cui mormorio profondo si fondeva alla musica e le faceva da accompagnamento.

Il canto funebre diventava sempre pi— forte e sembrava avvicinarsi alla spiaggia; poi si smorz• in un gemito basso e dolente. Appena fu terminato egli vide nella luce fioca numerose figure strane e misteriose emergere dal mare e circondare la bara, preparandosi a metterla in acqua. - Questo succede a sposarsi con creature della terra, - disse una delle figure con una voce dal tono forte ma cavernoso. - Vero! - rispose un'altra con voce ancora pi— terrificante. Il nostro re non avrebbe mai comandato alle sue corrosive onde dai bianchi denti di divorare le radici rocciose del cimitero sull'isola se sua figlia Durfulla non fosse stata seppellita in quel luogo dal suo marito mortale. - Ma verr… tempo in cui, - disse un terzo chinandosi sopra la bara: Occhio mortale / il nostro lavoro spier…, e orecchio mortale / il nostro lamento udr…. - Quel giorno, - disse un quarto, - il nostro lavoro di seppellire i Cantillon sar… finito per sempre. Mentre veniva pronunciata questa frase, un'onda, ritirandosi, port• via la bara dalla spiaggia, e il gruppo di esseri marini si apprest• a seguirla; ma proprio in quel momento uno di loro per caso vide Connor Crowe mentre stava fisso dalla meraviglia, immobilizzato dalla paura come la pietra su cui era seduto. - Il tempo Š giunto, - esclam• l'essere soprannaturale. - Il tempo Š giunto; un occhio umano si Š posato sulle forme dell'oceano, un orecchio umano ha udito le loro voci. Addio ai Cantillon; i figli del mare non sono pi— condannati a seppellire la polvere della terra. Uno dopo l'altro si voltarono lentamente e guardarono Connor Crowe, il quale continuava a rimanere fermo, come ammaliato da un incantesimo. Di nuovo si lev• il loro canto funebre e all'onda successiva seguirono la bara. Il suono dei lamenti si affievol� e infine non si ud� altro che il rumore delle onde. La bara e la processione degli esseri marini si inabissarono sopra il vecchio cimitero e mai pi—, dopo il funerale di Flory Cantillon, un altro membro della famiglia Š stato portato alla spiaggia di Ballyheigh per essere inviato alla sua legittima tomba, sotto le onde dell'Atlantico. I FOLLETTI SOLITARI. LEPRECANI, CLURICANI E FAR DARRIG. - Il nome "Leprecano" - mi scrive Douglas Hyde - viene dall'irlandese "leith brog" cioŠ il Calzolaio Singolo, perch‚ lo si vede di solito lavorare a un'unica scarpa. In irlandese si usa la grafia "leitb bhrogan" o "leith phrogan", e in alcuni posti viene pronunciato "Luchryman", come Š riportato da O'Kearney nel suo preziosissimo libro "Feis Tigh Chonain". Il "Leprecano", il "Cluricano" e il "Far Darrig": sono forse un solo

spirito sotto sembianze e atteggiamenti diversi? Difficilmente due scrittori irlandesi concordano su tale questione. In molte cose questi tre esseri magici, se di tre si tratta, si rassomigliano fra loro. Sono grinzosi, vecchi e solitari, diversi sotto tutti i punti di vista dai socievoli spiriti delle prime sezioni di questo libro. Vestono nella maniera pi— dimessa e sciatta (x) e sono proprio degli esseri estremamente sudici, trasandati, beffardi e dispettosi. Sono i pi— grandi burloni di tutto il ®buon popolo¯. Il "Leprecano" fa scarpe in continuazione e ha accumulato una grande ricchezza. Molte pentole piene di soldi, seppellite tanto tempo fa in tempo di guerra, appartengono ora a lui solo. Nei primi anni di questo secolo, secondo Croker, nell'ufficio di un giornale a Tipperary tenevano in mostra una piccola scarpa dimenticata l� da un leprecano. Il "Cluricano" ("Clobhair-Ceann", nell'O'Kearney), si va a ubriacare nelle cantine dei signori. Alcuni pensano che sia soltanto un leprecano che fa baldoria. E' quasi del tutto sconosciuto nel Connaught e nel Nord. Il "Far Darrig" ("fear dearg"), che significa Uomo Rosso perch‚ indossa un cappello e un pastrano rossi, Š sempre impegnato a fare burle, in special modo burle macabre. Non fa nient'altro all'infuori di questo. Il "Fear-Gorta", l'Uomo dalla grande Fame, Š uno spettro emaciato che va in giro per il paese in tempo di carestia chiedendo l'elemosina e portando fortuna a chi gliela fa. Ci sono altre fate solitarie come lo Spirito della Casa e quello dell'Acqua fratello di sangue dell'inglese Jack-o'-Lantern; il "Pooka" e la "Banshee" - di questi parleremo tra breve - il "Dallahan" o fantasma senza testa, uno spirito che di solito se ne stava, fino a tempi recenti, in una strada di Sligo nelle notti scure; il "Cane Nero", forse una forma assunta dal "Pooka". Le navi attraccate ai moli di Sligo sono a volte perseguitate da questo spirito che annuncia la sua presenza con un rumore simile al lancio di milioni di ciotole di latta buttate gi— per la stiva. Il Cane Nero segue le navi anche in mare. La "Leanhaun Shee", l'amante fatata, cerca l'amore dei mortali. Se questi la rifiutano, deve essere loro schiava; se acconsentono, sono loro a diventare suoi schiavi e possono sfuggirle solo trovando un altro che prenda il loro posto. Questa fata vive della loro vita, ed essi si consumano. La morte non serve a sfuggirla. E' la musa gaelica perch‚ d… ispirazione a coloro che perseguita. I poeti gaelici muoiono giovani perch‚ essa Š inquieta e non sopporta che restino a lungo su questa terra, spettro malefico. Ci sono inoltre parecchi mostri: l'"Augh-iska", Cavallo d'Acqua, il "Payshtha", Dragone del Lago, e altri di questo tipo, ma se siano animali, esseri fatati o spiriti non lo so proprio. NOTA x: [vedi nota dell'autore in appendice].

PADRONE E SERVITORE. Non c'era un tempo giovanotto che tenesse testa a Billy Mac Daniel nell'agitare le gambe alla festa del santo patrono, nel vuotare due pinte di birra o nel maneggiare il bastone; non aveva paura di nulla se non che gli mancasse da bere, di nulla gli importava se non di chi avrebbe pagato, e non pensava a nulla se non a come cavarne uno spasso: ubriaco o sobrio, motti e botte erano sempre i modi di Billy Mac Daniel, modi assai semplici di cominciare e concludere una discussione! Fu un vero peccato che con quel suo modo di pensare, di non aver paura e di non interessarsi di nulla il nostro Billy Mac Daniel finisse per trovarsi in cattiva compagnia; perch‚ il ®buon popolo¯ Š certamente la peggiore compagnia in cui a una persona possa capitare di imbattersi. Accadde infatti che in una sera chiara e gelida, non molto dopo Natale, Billy se ne stesse andando a casa; la luna era tonda e luminosa, ma bench‚ fosse la notte pi— bella che si potesse desiderare, Billy si sent� pungere dal freddo. - Parola mia, disse battendo i denti, - ci vorrebbe una goccia di buon liquore per impedire che a un pover'uomo gli si geli dentro l'anima; vorrei proprio averne un bicchiere del migliore. - Non hai bisogno di desiderarlo due volte, Billy, - disse un omettino con un cappello a tre punte tutto ornato di galloni dorati e con sulle scarpe fibbie d'argento cos� grosse che c'era da chiedersi come potesse portarle, e gli porse un bicchiere grande quanto lui stesso, pieno di un liquore cos� buono che mai occhi ne videro o labbra ne assaggiarono di uguale. - Salute, mio piccolo compare, - disse Billy Mac Daniel niente affatto spaventato sebbene sapesse con certezza che l'ometto apparteneva al ®buon popolo¯. - Alla vostra, con tutti i miei ringraziamenti; non importa chi offre da bere -. Prese il bicchiere e lo asciug• proprio fino in fondo senza neppure tirare il fiato una seconda volta. - Salute, e buon pro ti faccia Billy, - disse l'ometto, - ma non pensare di prendermi per il naso come hai fatto con gli altri; tira fuori il borsellino e pagami da gentiluomo. - Io, pagarti? - disse Billy. - Non potrei invece prenderti su e metterti tranquillamente in tasca come una mora? - Billy Mac Daniel, - rispose l'ometto arrabbiandosi moltissimo,- sarai mio servo per sette anni e un giorno, e questo Š il modo in cui verr• pagato. Preparati quindi a seguirmi. All'udire questo, Billy cominci• a pentirsi moltissimo di aver usato parole cos� sfrontate verso l'ometto. Si sent� - ma non avrebbe saputo dire in che modo - costretto a seguirlo per tutta la notte attraverso il paese, su e gi—, oltre siepi e fossati, attraverso boschi e paludi, senza mai riposo. Quando cominci• ad albeggiare, l'ometto si volt• verso di lui e disse: - Ora puoi andare a casa, Billy, ma, a tuo rischio e pericolo, non

dimenticarti di venire all'interno della fortezza questa sera; se te ne dimenticherai, alla fine sar… peggio per te. Se vedr• che sei un buon servitore, troverai in me un padrone indulgente. Billy and• a casa e sebbene fosse molto stanco e affaticato, non riusc� a chiudere occhio un istante a forza di pensare all'ometto, ma ebbe paura a non eseguire il suo ordine e cos�, giunta la sera, si alz• e and• all'interno della fortezza. Non era l� da molto quando l'ometto gli si fece incontro e gli disse: - Billy, voglio fare un lungo viaggio stanotte; metti quindi la sella a uno dei miei cavalli e sellane pure un altro per te, perch‚ dovrai seguirmi, e pu• darsi che tu sia stanco dopo la camminata della notte scorsa. Billy pens• che questo era molto gentile da parte del suo padrone e perci• lo ringrazi•. - Ma, - disse, - se posso aver l'ardire di chiedervelo, signore, dove sta la vostra stalla? Qui infatti non vedo niente se non la fortezza, il vecchio biancospino nell'angolo del campo, il ruscello che scorre ai piedi della collina, e l…, di fronte a noi, il tratto di palude. - Non fare domande, Billy, - disse l'ometto. - Vai piuttosto laggi— verso la palude e portami due dei giunchi pi— robusti che riesci a trovare. Billy fece come gli era stato detto, chiedendosi cosa avesse in mente di fare l'omino; spezz• due dei pi— robusti giunchi che riusc� a trovare, ciascuno con in cima un ciuffetto marrone, e li port• al suo Padrone. - Salta su, Billy, - disse l'ometto togliendogli di mano uno dei giunchi e montandovi sopra. - Di grazia, vostro onore, su che cosa dovrei salire? - domand• Billy. - Che? Sul cavallo come me, evidentemente, - rispose l'ometto. - Avete forse intenzione di prendervi gioco di me, - disse Billy, - comandandomi di montare a cavallo su quel pezzo di giunco? Volete farmi credere che il giunco che ho strappato poco fa dalla palude laggi— Š un cavallo? - Su, su! Basta con le parole, - rispose l'ometto con l'aria molto stizzita. - Il miglior cavallo che tu abbia mai montato non era che un brocco a paragone di questo -. Billy quindi, pensando che tutto ci• fosse solo uno scherzo e temendo di offendere il suo padrone, si mise a cavalcioni del giunco. Borram! Borram! Borram! - (che significa ®diventare grandi¯) grid• l'ometto tre volte, e dopo di lui Billy ripet‚ le stesse parole. Subito i giunchi si ingrossarono fino a diventare dei bei cavalli, e via, se ne partirono a gran velocit…. Ma Billy che aveva messo il giunco fra le gambe senza molto badare a come lo faceva, si trov• a cavalcioni dalla parte sbagliata, con la faccia girata verso la coda del cavallo - il che era piuttosto scomodo - e il suo destriero, con lui sopra, era partito cos� in fretta che non riusc� a rigirarsi e non ci fu perci• nulla da fare se non tenersi aggrappato alla coda. Arrivarono infine al termine del loro viaggio e si fermarono davanti al cancello di una bella casa. - Adesso Billy, - disse l'ometto, - fai quello che mi vedi fare e seguimi da vicino, ma, visto che non sei riuscito a distinguere la testa del tuo cavallo dalla coda, fai attenzione a che la tua testa non giri al punto da non sapere se stai

sulla testa o sui talloni, perch‚ ricorda che il liquore invecchiato, anche se Š capace di far parlare un gatto, pu• far diventare muto un uomo. Poi l'ometto disse alcune strane parole da cui Billy non cav• alcun senso; ma nondimeno cerc• di ripeterle dopo di lui, e tutti e due entrarono attraverso il buco della serratura e passando da un buco all'altro arrivarono alla cantina, ben fornita di ogni qualit… di vino. L'ometto si mise a bere a pi— non posso e Billy, a cui l'esempio non spiaceva affatto, fece lo stesso. - Siete davvero il migliore dei padroni, - gli disse, - comunque sia quello successivo, e sar• ben felice di stare al vostro servizio se continuerete a darmi tanto da bere. - Non ho fatto patti con te, - disse l'ometto, - e seguiter• a non farne. Ma alzati e seguimi -. Se ne tornarono indietro attraverso i buchi delle serrature e, dopo che ognuno fu montato sopra il giunco che aveva lasciato alla porta d'entrata, appena le parole ®Borram, Borram, Borram¯ uscirono dalle loro labbra, se ne scapparono via dando calci alle nuvole di fronte a loro come a palle di neve. Quando ritornarono alla fortezza, l'ometto licenzi• Billy ordinandogli di trovarsi in quel luogo la sera seguente alla stessa ora. Cos� continuarono, sera dopo sera, dirigendosi una notte qui, una l…, a volte a nord, altre a est, altre ancora a sud finch‚ non ci fu cantina di gentiluomo in tutta l'Irlanda che essi non avessero visitato, e sapevano anche dire, meglio dello stesso maggiordomo, qual era il gusto di ogni suo vino. Una sera, quando Billy Mac Daniel si trov• come al solito con l'ometto alla fortezza e stava andando alla palude a prendere i cavalli per il viaggio, il suo padrone gli disse: - Billy, avr• bisogno di un altro cavallo questa notte perch‚ pu• darsi che torniamo in pi— di quanti siamo partiti -. Allora Billy, che adesso si guardava bene dal mettersi a discutere un ordine del suo padrone, port• un terzo giunco chiedendosi meravigliato chi poteva essere la persona che sarebbe ritornata in loro compagnia, e se stava per avere un altro servitore come compagno. ®Se l'avr•, - pensava Billy, - dovr… andare lui a prendere i cavalli dalla palude ogni sera, perch‚ non vedo come io non sia dalla testa ai piedi, un vero signore al pari del mio padrone¯. Andarono dunque, con Billy che conduceva il terzo cavallo, senza fermarsi finch‚ non arrivarono a una bella fattoria nella contea di Limerick, proprio sotto il vecchio castello di Carrigogunniel, costruito - si dice - dal grande Brian Boru. Nella casa si stava facendo gran baldoria e l'ometto si ferm• fuori un poco ad ascoltare; poi tutto d'un tratto voltandosi disse: - Billy, domani avr• mille anni! - Che Dio ci benedica, signore, - rispose Billy. - Davvero? - Non dire mai pi— queste parole, Billy, - disse il vecchietto, o mi rovini per sempre. Ebbene, Billy, poich‚ domani sar• stato sulla terra mille anni, penso sia giunto per me il momento di prender moglie. - Anch'io penso che sia ora, senz'alcun dubbio, - disse Billy, se mai avete intenzione di sposarvi. - E a questo scopo, - disse l'ometto, - sono venuto fino a

Carrigogunniel perch‚ proprio questa sera, in questa casa, il giovane Darby Riley sposer… Bridget Rooney; e siccome Š una ragazza alta e graziosa che viene da gente per bene, penso di farla mia sposa e di portarla via con me. - E cosa ne dir… Darby Riley? - domand• Billy. - Silenzio! - rispose l'ometto, facendo un viso molto severo. Non ti ho portato qui per farmi delle domande -. E senza ulteriori discussioni cominci• a pronunciare le strane parole che avevano il potere di farlo passare attraverso il buco della serratura libero come l'aria e che Billy sapeva bene di essere perfettamente in grado di dire dopo di lui. Entrarono tutti e due e, per vedere meglio la gente, l'ometto si appollai• agile come un fringuello su una delle grosse travi che andavano da una parte all'altra della casa sulle loro teste, e Billy lo imit• su un'altra di fronte; ma, non molto abituato a starsene accovacciato in un posto come quello, le gambe gli penzolavano gi— in modo quanto mai scomposto, e si capiva benissimo che non aveva preso a modello la maniera in cui l'ometto si era raggomitolato su se stesso. Se l'omino avesse fatto il sarto tutta la vita, non avrebbe potuto starsene accovacciato sui calcagni con aria pi— soddisfatta. Ed eccoli l…, il servitore e il suo padrone, che dall'alto osservavano lo svolgersi della festa; sotto di loro c'erano il prete, il suonatore di cornamusa e il padre di Darby Riley insieme ai due fratelli di Darby e al figlio dello zio; e c'erano sia il padre che la madre di Bridget Rooney: l'anziana coppia quella sera era molto orgogliosa della propria figliola, e ne aveva ben ragione; c'erano le quattro sorelle della sposa con nastri nuovi nei cappelli; e i suoi tre fratelli con un aspetto lindo e vivace come nessun altro terzetto di ragazzi nel Munster; e zii e zie e comari e cugini in quantit… sufficiente a riempire una casa: sulla tavola c'era abbondanza di cose da mangiare e da bere per tutti, anche se fossero stati il doppio. Ora accadde che, proprio appena la signora Rooney ebbe servito al reverendo la prima porzione della testina di maiale sistemata di fronte a lei e contornata ad arte con bianca verza, la sposa proruppe in uno starnuto che fece sobbalzare tutti i commensali, ma non ci fu anima viva che dicesse: ®Dio ci benedica!¯. Tutti infatti pensavano che l'avrebbe detto il prete (e avrebbe dovuto dirlo se avesse fatto il suo dovere) e nessuno voleva togliergli le parole dalla bocca, che sfortunatamente era tenuta occupata dalla testina e dalle verdure. Dopo un attimo di pausa il divertimento e l'allegria della festa nuziale ripresero senza la pia benedizione. Billy e il suo padrone dalla loro posizione elevata furono attenti spettatori di questo fatto. - Ah! Ah! - esclam• l'ometto tirando fuori una gamba e agitandola con gioia, e il suo occhio ammicc• con una strana luce mentre le sopracciglia gli si incurvavano come archi gotici. - Ah! - ripet‚ guardando maliziosamente in gi— verso la sposa e poi in su verso Billy. Adesso la posseggo a met…, sicuramente. Fa' che starnutisca ancora due volte e sar… mia a dispetto del prete, del libro da messa e di Darby Riley. La bella Bridget starnut� di nuovo, ma fu uno starnuto cos� leggero, ed ella arross� talmente che pochi, ad eccezione dell'omino, diedero

mostra di accorgersene o di fatto se ne accorsero: nessuno comunque pens• di dire: ®Che Dio ci benedica!¯. In tutto questo tempo Billy aveva guardato la ragazza con la pi— afflitta espressione del volto perch‚ non poteva fare a meno di pensare a che cosa terribile sarebbe stato per una giovane di diciannove anni, dai grandi occhi azzurri, la pelle trasparente e le fossette sulle guance soffuse di salute e di gioia, dover sposare un brutto omiciattolo che aveva mille anni meno un giorno. In questo momento cruciale la sposa starnut� per la terza volta e Billy url• con quanta energia aveva in corpo: - Dio ci salvi!Se questa esclamazione risultasse dai suoi pensieri silenziosi o dalla semplice forza dell'abitudine, non fu mai in grado di dirlo con precisione, ma aveva appena pronunciate queste parole che l'ometto con la faccia che avvampava di rabbia e di disappunto balz• dalla trave sulla quale era accovacciato e urlando con una voce stridula come di cornamusa rotta: - Ti licenzio dal mio servizio Billy Mac Daniel e prendi questo per paga, - diede al povero Billy il pi— furioso calcio nel didietro mandando lo sfortunato servitore lungo disteso a faccia in gi— proprio nel mezzo del tavolo da pranzo. Se Billy fu stupito, tanto pi— lo fu ogni componente del gruppo entro cui fu gettato con cos� scarso cerimoniale. Quando poi udirono la sua storia, padre Cooney appoggi• coltello e forchetta e spos• immediatamente e in tutta fretta la giovane coppia. Billy Mac Daniel danz• la "Rinka" al loro matrimonio e bevve pure in abbondanza; e questo gli interessava certo pi— del ballo. FAR DARRIG NELLA CONTEA DI DONEGAL. Pat Diver, il calderaio, era uomo avvezzo a menar vita da girovago e a trovare riparo in strani luoghi: aveva diviso la coperta con i mendicanti in capanne fumose; si era accovacciato accanto al distillatore nei molti anfratti e angoli nascosti dove veniva fabbricato il "poteen", l… sulle aspre montagne di Innishowen; aveva perfino dormito sulla nuda erica o dentro un fosso, avendo soltanto la volta del cielo per tetto sopra di lui. Ma tutte le sue notti d'avventura potevano considerarsi normali e tranquille se paragonate a una certa notte. Durante il giorno che la precedette, Pat aveva aggiustato tutti i bricchi e le padelle di Moville e Greencastle e si stava dirigendo a Culdaff quando su una solitaria strada di montagna lo colse il buio. Buss• a una porta dopo l'altra chiedendo asilo per la notte, mentre faceva risuonare in tasca le monete da mezzo penny; ma ovunque venne respinto. Dov'era mai la tanto vantata ospitalit… di Innishowen, che prima d'allora non gli risultava fosse mai venuta meno? Non serviva a nulla poter pagare se la gente era cos� villana. Rimuginando questi pensieri si diresse verso una piccola luce che brillava un po' pi— in l… e buss• alla porta di un'altra capanna. Un vecchio e una donna sedevano ai lati del focolare. - Sareste cos� gentile, signore, da darmi alloggio per la notte?- chiese Pat rispettosamente. - Sai raccontare una storia? - gli disse l'uomo di rimando.

- No, signore, non posso proprio dire di essere bravo a contare storie, - rispose sorpreso il calderaio. - Puoi anche andartene allora, perch‚ in questa casa entra solo chi sa raccontare una storia. Questa risposta gli fu data con un tono cos� deciso che Pat non tent• di insistere nella richiesta ma, sebbene di malavoglia si volt• per riprendere il suo faticoso cammino. - Ma guarda un po', una storia! - mormor•. - Frottole da vecchi per far piacere ai bambini! Mentre riprendeva il suo fagotto con gli arnesi da calderaio scorse sul retro dell'abitazione un fienile che stava a una certa distanza e, aiutato dalla luce della luna che stava sorgendo, si avvi• in quella direzione. Era un fienile pulito e spazioso, con una gran quantit… di paglia ammucchiata in un angolo. Proprio un rifugio da non disprezzarsi: cos� Pat scivol• sotto la paglia e presto si addorment•. Non doveva aver dormito molto a lungo quando fu svegliato da un pesante rumore di passi e spiando con cautela da uno spiraglio della sua copertura di paglia vide quattro uomini altissimi che entravano nel granaio: trascinavano un cadavere che gettarono rudemente sul pavimento. Accesero poi un fuoco in mezzo al granaio e con una grossa corda appesero il corpo per i piedi a una trave del tetto. Uno di loro cominci• a rigirarlo lentamente davanti al fuoco: - Su, vieni, disse poi rivolgendosi al pi— alto dei quattro, un essere gigantesco. - Sono stanco. Tocca a te fare il tuo turno. - Ma neanche per sogno, io non lo giro! - rispose l'omone. - C'Š Pat Diver l… sotto la paglia, perch‚ non lo fa lui il suo turno? Schiamazzando in modo terribile i quattro uomini chiamarono il malcapitato il quale, vedendo che non c'era scampo, pens• che la soluzione migliore fosse quella di uscire fuori come gli era stato ordinato. - Adesso Pat, - gli dissero, - girerai il cadavere, ma se lo lasci bruciare sarai legato lass— e arrostito al posto suo. A Pat si rizzarono in testa tutti i capelli e un sudore freddo gli col• dalla fronte, ma non poteva far altro che assolvere al suo macabro compito. Vedendolo ben intento al suo lavoro, gli omoni se ne andarono. Presto per• le fiamme divennero cos� alte che la corda si bruciacchi• e il cadavere cadde con un gran tonfo sul fuoco, facendo schizzare fuori ceneri e tizzoni e cavando un grido d'angoscia dalla gola dello sventurato cuoco che si precipit• alla porta per mettersi in salvo. Corse e corse finch‚ fu sul punto di crollare dalla fatica; allora, adocchiato un fosso coperto da alte e fitte erbe, pens• di trascinarsi l… dentro e di restare nascosto fino al mattino. Era nel fosso solo da pochi minuti quando di nuovo ud� il pesante suono di passi: i quattro uomini venivano avanti con il loro fardello e lo appoggiarono proprio sull'orlo del fosso. - Sono stanco, - disse uno di loro al gigante, - adesso Š venuto il tuo turno di portarlo un po'. - Ma neanche per sogno: io non lo porto, - rispose quello. C'Š Pat Diver nel fosso, perch‚ non viene fuori lui a fare il suo turno?

- Esci fuori Pat, esci fuori, - urlarono tutti, e Pat, mezzo morto di paura, venne fuori carponi. And• avanti barcollando sotto il peso del cadavere finch‚ raggiunse Kiltown Abbey, una rovina ricoperta d'edera, dove il gufo bruno lanciava tutta la notte il suo grido e i morti ormai dimenticati dormivano attorno alle mura sotto un fitto, inestricabile groviglio di rovi e di erbe di montagna. Non viene pi— sepolto nessuno ora in quel luogo ma i giganteschi compagni di Pat andarono proprio in quel cimitero selvaggio e cominciarono a scavare una fossa. Pat vedendoli cos� occupati pens• che avrebbe potuto tentare ancora una volta la fuga e si arrampic• nel folto di un biancospino di cinta, sperando di venire nascosto dai rami. - Sono stanco, - disse l'uomo che stava scavando la fossa. E rivolgendosi all'omone: - Ecco, prendi la vanga. E' il tuo turno ora. - Ma neanche per sogno: non Š il mio turno! - rispose quello come le volte precedenti. - C'Š Pat Diver l… sull'albero; perch‚ non dovrebbe venire gi— a fare il suo turno? Pat scese per prendere la vanga ma proprio in quel momento i galli delle piccole fattorie e delle capanne nei dintorni dell'abbazia cominciarono a cantare e gli uomini si guardarono l'un l'altro. - Dobbiamo andare, - dissero. - E buon per te, Pat Diver, che i galli abbiano cantato, perch‚ se non l'avessero fatto tu saresti stato buttato gi— nella tomba assieme al cadavere. Erano passati due mesi e Pat aveva girovagato in lungo e in largo per tutta la contea di Donegal, quando un giorno gli capit• di arrivare a Raphoe durante una fiera. Tra la folla che riempiva la cittadella egli si trov• improvvisamente di fronte all'omone. - Come stai Pat Diver? - chiese quello chinandosi per guardare in faccia il calderaio. - Voi ne sapete pi— di me, signore, perch‚ io non ho il piacere di conoscervi, - disse Pat con voce tremante. - Davvero non mi conosci Pat? - e sottovoce: - Quando ritornerai a Innishowen avrai finalmente una storia da raccontare. IL POOKA.

Il Pooka, o pi— correttamente P—ca, sembra essere essenzialmente uno spirito animale. Qualcuno fa derivare il suo nome da "Poc", caprone, e alcuni intellettuali lo considerano l'antenato del "Puc" shakespeariano. Sulle montagne solitarie e tra le vecchie rovine Š la sua dimora, e tanta solitudine l'ha reso mostruoso: appartiene al genere degli incubi. ®Nella storia manoscritta intitolata "Mac-na- Michomhairle" di incerta attribuzione, - mi scrive Douglas Hyde, - leggiamo che su una certa collina del Leinster era solito apparire fino a met… un robusto, lucente, terribile destriero che attorno al Primo di Novembre parlava a chiunque con voce umana, e soleva dare risposte intelligenti e appropriate a quanti lo consultavano su ci• che sarebbe capitato loro fino al Novembre dell'anno successivo. La gente era solita lasciare doni e regali vicino alla collina, finch‚ non arrivarono Patrizio e la santa congregazione. Questa tradizione sembra essere collegata a quella del P—ca¯. Certo! A meno che si tratti solo di un "aughishka" o Cavallo d'Acqua. Perch‚ questi esseri, - ci Š stato detto, - un tempo erano frequenti e solevano uscire dall'acqua per andare a galoppare sulla spiaggia e nei prati: la gente spesso si metteva tra loro e la battigia per imbrigliarli; sarebbero stati degli ottimi cavalli se solo li si fosse tenuti lontani dalla vista del mare; ma se una volta, anche di sfuggita, vedevano l'acqua, vi si buttavano dentro con il loro cavaliere e lo facevano a brani sul fondo. Gioca a favore dell'ipotesi che quel destriero fosse proprio un Pooka il fatto che costui sia uno spirito novembrino; infatti il Primo Novembre Š giorno sacro al Pooka. E' difficile immaginare quell'essere selvaggio e sfrenato diventato docile e lucente. Il Pooka assume molte forme: certe volte Š un cavallo, altre un asino o un toro o una capra o ancora un'aquila. Come tutti gli spiriti Š solo per met… nel mondo delle forme. IL SUONATORE DI CORNAMUSA E IL POOKA. Nei tempi antichi viveva a Dunmore, nella contea di Galway, un povero idiota il quale, pur essendo straordinariamente appassionato di musica, non era stato capace di imparare pi— di una melodia, quella cioŠ di "An rogaire dubh", il "Furfante Nero". Di solito riceveva dai signori gran quantit… di denaro perch‚ usavano chiamarlo per divertirsi a sue spese. Una notte il suonatore di cornamusa se ne stava ritornando a casa da un luogo in cui s'era data una festa da ballo ed era mezzo ubriaco. Quando arriv• a un ponticello vicino alla casa di sua madre, si mise a schiacciare il mantice della cornamusa e cominci• a suonare il "Furfante Nero". Il Pooka gli si avvicin• da dietro e se lo gett• sulla schiena; aveva lunghe corna e il nostro suonatore vi si afferr• ben forte dicendo: - Maledizione a te, brutta bestiaccia; lasciami andare a casa. Ho in tasca una moneta da dieci penny per mia madre e lei Š rimasta senza tabacco da fiuto. - Non preoccuparti per tua madre, - disse il Pooka, - ma bada a tenerti forte: se cadi ti rompi il collo e anche la cornamusa -. Poi il Pooka aggiunse: - Suonami "Shan Van Vocht", la melodia della

"Povera Donna". - Non la so, - rispose il suonatore. - Non preoccuparti se sei capace o no, - rispose il Pooka. Suona, e io far• in modo che tu la sappia. Il musicante mise aria nella sacca della cornamusa e suon• una melodia tale che se ne meravigli• lui stesso. - Parola mia, sei un bravo maestro di musica, - disse allora il suonatore, - ma dimmi dove hai intenzione di portarmi. - C'Š una gran festa questa notte nella casa delle Banshee sulla cima del monte Croagh Patric, - rispose il Pooka, - e ho intenzione di portarti l… a suonare e, credimi sulla parola, sarai ricompensato per il tuo disturbo. - Caspita, allora mi risparmi un viaggio! - disse il suonatore.Padre William infatti mi ha dato come penitenza un pellegrinaggio sul Croagh Patric perch‚ gli ho rubato l'oca bianca il giorno di San Martino. Il Pooka gli fece attraversare di volata colline, paludi e terreni accidentati e infine lo condusse sulla cima del monte Croagh Patric. Poi batt‚ con il piede tre colpi: una grande porta si apr� ed essi entrarono insieme in una bellissima sala. Il suonatore vide che c'era una tavola d'oro nel centro della stanza e che centinaia di vecchie vi sedevano attorno. Una di quelle si alz• e disse: - Mille volte benvenuto, Pooka di Novembre. Chi Š quel tipo che ti sei portato appresso? - Il miglior suonatore di cornamusa d'Irlanda, - rispose il Pooka. Una delle vecchie batt‚ un colpo in terra e sulla parete, di lato, si apr� una porta: ed ecco che il suonatore vide venirsene fuori proprio l'oca bianca che aveva rubato a Padre William! - Per l'anima mia, questa poi! - esclam•. - Io e mia madre ci siamo mangiati quell'oca fino all'ultimo boccone; ho solo dato un'ala a Moy Rua (Maria la Rossa), ed Š stata lei a dire al prete che gli avevo rubato la sua oca. L'oca sgomber• la tavola e la port• via; il Pooka allora disse:Mettiti a suonare per queste signore. Il musicante suon• e le vecchie cominciarono a ballare, e ballarono fino a che furono stanche. Allora il Pooka disse loro di pagare il suonatore, e ogni vecchia tir• fuori un pezzo d'oro e glielo diede. - Per il dente di Patrizio! - esclam• lui, - sono ricco come il figlio di un Lord! - Vieni con me, - disse il Pooka, - che ti riporto a casa. Uscirono, e proprio mentre il suonatore stava per montare in groppa al Pooka l'oca gli si avvicin• e gli diede una cornamusa nuova. Il Pooka non impieg• molto a riportarlo fino a Dunmore; lo scaric• al ponticello dicendogli di tornare a casa e aggiunse: - Ora hai due cose che prima non avevi: senno e suono. Il suonatore and• a casa e buss• alla porta della madre dicendo:- Fammi entrare, sono ricco come un Lord e sono il migliore suonatore di cornamusa d'Irlanda. - Sei ubriaco, - rispose la madre. - No davvero! - disse il ragazzo. - Non ho bevuto un sol goccio. La madre lo fece entrare ed egli le diede i pezzi d'oro e, Aspetta, - le disse, - e senti che musica ti suono.

Imbracci• la cornamusa ma invece della melodia venne fuori un rumore come se tutte le oche d'Irlanda, maschi e femmine, stessero gridando insieme. Svegli• cos� i vicini, e tutti lo presero in giro finch‚, ripresa la vecchia cornamusa, suon• per loro una musica melodiosa; e come ebbe f�nito raccont• tutto ci• che gli era capitato quella notte. Il mattino dopo, quando la madre and• a guardare i pezzi d'oro, non vide altro che foglie d'albero. Il suonatore and• dal prete per raccontargli la sua storia, ma il prete non voleva credere a una sola parola di quel che diceva, finch‚ il ragazzo non prese la cornamusa nuova e allora cominci• il rumore stridulo delle oche maschi e femmine. - Non farti mai pi— vedere, ladro! - disse il prete. Ma il suonatore non si volle dar per vinto e infine imbracci• la vecchia cornamusa per far vedere al prete che la sua storia era vera. Prese la vecchia cornamusa e suon• arie melodiose, e da quel giorno fino a quando mor� non ci fu nella contea di Galway un suonatore di cornamusa bravo quanto lui. DANIEL O'ROURKE. Pu• darsi che la gente abbia sentito parlare delle famose avventure di Daniel O'Rourke, ma ben pochi sanno che la causa di tutti i suoi guai, quass— e laggi—, Š stata n‚ pi— n‚ meno che l'aver dormito sotto le mura della torre del Pooka. Io lo conoscevo bene. Viveva ai piedi di Hungry Hill, proprio sulla destra della strada che va verso Bantry. Al tempo in cui mi raccont• la storia era un vecchio con i capelli grigi e il naso rosso; l'ho udita narrare il 25 giugno 1813 dalle sue stesse labbra, mentre sedeva fumando la pipa sotto un vecchio pioppo in una delle pi— belle serate che mai abbiano brillato in cielo. Io stavo andando a visitare le grotte dell'Isola di Dursey, dopo aver trascorso la mattinata a Glengariff. - Mi chiedono spesso di raccontarla, signore, - disse Daniel, e quindi non Š la prima volta. Il figlio del padrone, vedete, era arrivato da fuori, da luoghi stranieri, Francia e Spagna, dove andavano di solito i giovani signori prima che si fosse sentito parlare di Bonaparte o di personaggi simili; e per l'appunto fu offerto un pranzo a tutta la gente del posto, ai nobili e alla gente umile, a quelli in alto e a quelli in basso, ai ricchi come ai poveri. I vecchi padroni erano dopo tutto veri signori, con tutto il rispetto per vostro onore. A dire la verit…, mandavano qualche accidente a uno e di tanto in tanto davano a un altro un colpetto di frusta, ma con tutto ci• non ci andava poi tanto male; erano cos� cortesi e alla mano, le loro case erano allegre, sempre piene di un'infinit… di ospiti, non c'era da sgobbare per pagare la pigione ed era difficile trovare nella tenuta un affittuario che non avesse sperimentato molte e molte volte in un anno la generosit… del padrone; ma ora Š tutta un'altra cosa. Comunque lasciamo perdere, signore; farei meglio a raccontarvi la mia storia. - Ebbene, ci servimmo di ogni cosa, della migliore qualit… e in abbondanza, mangiammo e bevemmo e ballammo, e anche il padroncino danz• con Peggy Barry, dei Bohereen; erano proprio una coppia giovane e allegra, sebbene adesso tutti e due non se la passino molto bene.

Per farla breve, divenni, come si suol dire, quasi brillo, e infatti non mi ricordo per niente, non c'Š verso, come fu che lasciai quel posto; so solo che lo lasciai, questo Š certo. Bene, stando cos� le cose, pensai tra me e me che avrei fatto un salto da Molly Cronohan, la maga, per scambiare due parole su quel gruppo di giovani mucche che erano state stregate; cos�, mentre stavo attraversando il guado di Ballyashenogh passando di pietra in pietra, e stavo guardando le stelle e facendomi il segno della croce - perch‚, caspita, era il giorno di Maria Vergine! - mi manc• un piede e caddi sbronzo nell'acqua. ®Per tutti i morti di questa terra, - pensai, - qui annegher•!¯. Cominciai per• a nuotare e nuotai per salvarmi la pelle, fino a che da ultimo, ma non sapr• mai dire come, in un modo o nell'altro approdai su una terra desolata. - Girovagai avanti e indietro da quelle parti senza sapere dove stavo andando finch‚ arrivai in una grande palude. La luna mandava un chiarore come fosse giorno fatto o come i begli occhi di vostra moglie, signore (mi perdoni se l'ho menzionata), e io guardai a est e a ovest, a nord e a sud e in ogni direzione ma non vedevo altro che palude, palude e palude. Non riuscivo assolutamente a capire come fossi finito l… dentro, e il mio cuore si raggel• per la paura perch‚ ero pi— che sicuro che quella sarebbe stata la mia tomba. Cos� mi sedetti su una pietra che, fortuna volle, era vicina a me; e avevo cominciato a grattarmi la testa e a intonare degli ®ahimŠ¯, quando di colpo la luna si oscur• e guardando in alto vidi qualcosa che mi sembrava proprio venire gi— in tutto e per tutto tra me e la luna; non riuscivo a capire cosa fosse. Piomb• gi— con un balzo e mi guard• dritto in faccia: e che cos'era mai se non un'aquila? Era la pi— bella aquila che mai fosse giunta in volo dal regno del Kerry. Mi guard• quindi in faccia dicendomi: ®Daniel O'Rourke, come va?¯ ®Io molto bene, grazie, signore¯, dico, ®e spero che anche voi stiate bene¯. E intanto continuavo a chiedermi sbalordito com'era possibile che un'aquila parlasse come un cristiano. ®Che cosa ti conduce qui, Dan?¯ dice quella: ®Assolutamente niente, signore¯, dico io; ®vorrei solo essere di nuovo a casa sano e salvo¯. ®Vorresti andartene fuori dall'isola, Dan?¯ dice quella. ®Proprio cos�¯, dico io. E quindi le racconto subito come avevo bevuto un goccio di troppo ed ero caduto nell'acqua; come avevo nuotato fin sull'isola e come ero giunto nella palude senza conoscere la strada per uscirne. ®Dan¯, dice quella dopo aver pensato un attimo, ®anche se Š molto sconveniente che tu ti ubriachi il giorno di Maria Vergine, tuttavia poich‚ sei un uomo bravo e assennato che ascolta coscienziosamente la messa, che non tira mai pietre n‚ a me n‚ ai miei, e neanche ci grida dietro nei campi, ti offrir• il mio aiuto; su, salimi sul dorso e aggrappati bene per non correre il rischio di cadere, e io ti porter• in volo fuori dalla palude¯. ®Temo¯, dico io, ®che vostra signoria si stia prendendo gioco di me, perch‚ chi ha mai udito prima d'ora che si possa salire a cavalcioni di un'aquila?¯ ®Sul mio onore di gentiluomo¯, dice quella mettendosi la zampa destra sul petto, ®dico proprio sul serio, e quindi accetta adesso la mia offerta o morirai di fame nella palude: oltretutto vedo che il tuo peso sta facendo affondare la pietra¯. - Era proprio come l'aquila aveva detto perch‚ mi ero accorto che di

minuto in minuto la pietra stava andandosene gi— sotto di me. Non avevo scelta, cos� penso tra me: ®Un cuore pavido non ha mai conquistato una bella dama¯, e questo Š un saggio principio. ®Ringrazio vostra signoria per avermi concesso le sue premure; accetter• la gentile offerta¯. Montai allora sul dorso dell'aquila e l'afferrai ben stretta attorno al collo e quella vol• su nel cielo come un'allodola. Non sospettavo quale scherzo stesse per combinarmi. Su, su, su... Dio solo sa quanto vol• in alto. ®Bene signore¯, le dissi molto educatamente (pensando che non conoscesse la strada giusta per tornare a casa mia, perch‚ che volete - ero completamente in suo potere), ®signore¯, dico io, ®piacendo a vostro onore e con umile sottomissione al vostro giudizio, che Š certo migliore, se voleste abbassarvi un po', siete proprio sopra la mia capanna, e potrei essere lasciato l…, con molti ringraziamenti a vostra eccellenza. - ®Ehi, Dan¯, dice quella, ®mi credi una sciocca? Guarda gi— nel campo vicino: non vedi due uomini e un fucile? Parola mia non sarebbe divertente essere uccisa cos� per fare un favore a un furfante ubriacone che ho raccolto da una fredda pietra in una palude¯. ®Accidenti a te¯, dissi tra me, ma non parlai, perch‚ a cosa sarebbe servito? Ebbene, signore, quella continuava a volare, a volare, mentre io le chiedevo ad ogni momento di scendere, senza alcun risultato. ®Dove state andando, di grazia, signore? ¯ le chiedo. ®Stai zitto, Dan¯, dice quella, ®pensa agli affari tuoi e non ficcare il naso nelle faccende degli altri¯. ®Caspita! Credo proprio che queste siano faccende che mi riguardano!¯ dico io. ®Stattene tranquillo, Dan¯, dice. E io non parlai pi—. - Alla fine dove andiamo a capitare se non proprio sulla luna? Ebbene, voi non potete vederla da qui, ma c'Š o c'era a quel tempo una falce che sporgeva da un lato della luna a questo modo (e Daniel con un capo del suo bastone disegn• sul terreno questa figura [...]). - ®Dan¯, disse l'aquila, ®sono stanca di questo lungo viaggio. Non avevo idea che fosse cos� lontano¯. ®E, scusate signor mio, chi mai vi ha chiesto di volare cos� distante? Sono forse stato io? Non vi ho forse chiesto e pregato e scongiurato una mezz'ora fa di fermarvi?¯ dissi. ®Non serve a niente chiacchierare Dan¯, dice quella, ®sono stanca morta e quindi tu devi scendere e sederti sulla luna finch‚ io non mi sar• riposata¯. ®E cos� Š proprio sulla luna che mi devo sedere?¯ dissi. ®Su quella piccola cosa rotonda? Beh! Di sicuro fra un minuto cadr• gi— e morir• tutto sfracellato e spappolato; sei una vile truffatrice, ecco quel che sei¯. ®Niente affatto, Dan¯, dice l'aquila, ®puoi tenerti stretto alla falce che sporge dal lato della luna e quella ti regger…¯. ®No, non voglio farlo¯, dissi. ®Forse no¯, rispose lei con fare tranquillo, ®ma se non lo farai, ragazzo mio, mi baster… darti uno scossone e un colpo d'ala che ti far• precipitare verso terra, dove ogni osso che hai in corpo sar… ridotto in frantumi piccoli come una goccia di rugiada su un cavolo di primo mattino¯. ®Mi sono messo proprio in un bel pasticcio¯, dico tra me e me, ®a essermene venuto via con un tipo come te¯. E cos�, lanciandogli di tutto cuore una imprecazione irlandese per paura che capisse cosa dicevo, smontai dalla sua schiena con il cuore pesante, afferrai la falce e mi sedetti sulla luna; ed era un sedile ben freddo, vi

assicuro. - Quando mi ebbe felicemente fatto atterrare in quel luogo, mi si rivolse dicendomi: ®Buon giorno a te, Daniel O'Rourke; penso di averti incastrato ben bene adesso. Tu avevi rubato la mia nidiata l'anno scorso (questo era verissimo, ma come l'avesse scoperto Š difficile dire), e in cambio ora ti viene generosamente offerta la possibilit… di rinfrescarti i tacchi penzolando sulla luna come un pollo¯. - ®E' tutto qui? Mi lasci cos�, bestiaccia?¯ dico io. ®Brutto animale snaturato, Š questo in definitiva il servizio che mi fai? Che sia maledetta tu, col tuo naso adunco, e tutta la tua razza, furfante¯. Ma fu assolutamente tutto inutile; distese le sue grandi ali, scoppi• in una risata e vol• via come un lampo. Le urlai dietro di fermarsi, ma avrei anche potuto chiamare e urlare all'infinito senza che lei mi badasse. Se ne and• via e da quel giorno in poi non l'ho mai pi— vista - che i malanni le vadano appresso! Potete stare certo che ero in una posizione disperata e continuavo a gridare di dolore quando, tutto a un tratto una porta si apr� proprio nel mezzo della luna cigolando sui cardini (credo che non abbiano mai pensato a ingrassarli), come se da un mese non fosse mai stata aperta, e ne viene fuori, pensate chi, l'uomo della luna in persona. Lo riconobbi dalla barba. - ®Buongiorno a te, Daniel O'Rourke¯, disse, ®come va?¯ ®Bene, grazie, vostro onore¯, risposi. ®Spero che vostra signoria stia bene¯. ®Che cosa ti ha portato qui, Dan?¯ disse. Allora gli raccontai di come ero stato un po' sopraffatto dall'alcool alla festa del padrone, di come ero stato gettato su un'isola desolata, come mi ero perso nella palude e come quel ladro di un'aquila mi aveva promesso di farmi volare fuori di l…, mentre invece mi aveva portato sulla luna. - ®Dan¯, disse l'uomo sulla luna dopo che ebbi finito, prendendosi un pizzico di tabacco da pipa, ®tu non devi stare qui¯ . ®Certamente, signore¯, risposi, ®se sono qui Š del tutto contro la mia volont…. Ma come posso tornarmene indietro?¯ ®Questi sono affari tuoi, Dan¯, disse lui; ®affar mio Š di dirti che non devi stare qui; quindi sloggia all'istante¯. ®Non sto facendo male a nessuno¯, dico, ®sto solo tenendomi forte alla falce per non cadere¯. ®E questo Š ci• che appunto non devi fare, Dan¯ dice lui. ®Vi chiedo scusa, signore: posso domandarvi quanti siete in famiglia che non potete ospitare un povero viandante? Sono sicuro che non capita spesso che siate disturbati dalle visite di forestieri, perch‚ Š una bella distanza!¯ ®Io sto da solo, Dan¯, dice quello, ®ma faresti meglio a lasciar andare quella presa, e a smetterla di chiacchierare¯. ®Non ho nessuna intenzione di lasciare la presa, e pi— me lo dici meno la moller•. Ecco cosa faccio¯. ®Faresti meglio, Dan¯, ripete quello. ®E allora, vecchio mio¯, dico io, soppesandolo con gli occhi da capo a piedi, ®ci sono due punti di vista in questo affare: io non mi muovo, ma se tu vuoi, puoi farlo¯. ®Vedremo come andr… a finire!¯ dice quello, e se ne and• via sbattendo talmente la porta dietro di s‚ (perch‚ era chiaro che era arrabbiato) che io credetti che la luna e tutto il resto sarebbero crollati. - Ebbene, mi stavo preparando alla prova di forza con lui, quando eccolo di ritorno con in mano il coltellaccio da cucina, e senza dire una parola d… due colpi all'impugnatura della falce che mi stava

sostenendo e, zac!, quella si ruppe in due. ®Buongiorno a te, Dan¯, dice il piccolo malevolo vecchio furfante quando mi vide cadere gi— dritto dritto con in mano un pezzo dell'impugnatura. ®Grazie della visita, e che venti propizi ti accompagnino, Daniel!¯. Non ebbi il tempo di dargli una risposta perch‚ stavo precipitando sempre pi— gi—, continuando a ruzzolare alla velocit… di una caccia alla volpe. ®Che Dio mi aiuti!¯ dico. ®Questo Š proprio un bel pasticcio, che una persona per bene sia vista cos� a quest'ora di notte. Ora sono ben conciato!¯. - Le parole non mi erano ancora uscite di bocca che, wish!, cosa va a volarmi vicino all'orecchio se non uno stormo di oche selvatiche che si erano fatte tutta quella strada dalla mia palude di Ballyasheenogh (altrimenti come avrebbero potuto riconoscermi?). L'oca maschio anziana, che era il loro generale, voltando il capo mi grid•: ®Sei tu Dan?¯ ®In persona¯, risposi per niente spaventato dalle sue parole, perch‚ a quel punto ero ormai abituato a ogni tipo di diavoleria, e inoltre io quello lo conoscevo da tempo. ®Buongiorno a te, Daniel O'Rourke¯, dice lui, ®come va la salute questa mattina?¯ ®Molto bene, signore, vi ringrazio di cuore¯, rispondo io tirando il fiato perch‚ ne avevo estremamente bisogno; ®spero che anche vostra signoria stia bene¯. ®Penso che tu stia precipitando, Daniel¯. ®Potete ben dirlo, signore¯. ®E dove te ne stai andando cos� in fretta?¯ chiese l'oca maschio. Cos� gli raccontai di come avevo bevuto quel goccio ed ero arrivato sull'isola, di come mi ero perso nella palude, come quella malandrina di un'aquila mi aveva portato in volo sulla luna, e di come l'uomo nella luna mi aveva scacciato. ®Dan¯, disse quello, ®ti salver• io: allunga una mano, afferrami per una zampa e ti porter• a casa¯. ®La tua mano Š pi— dolce di un vaso di miele, tesoro mio¯, dissi, sebbene continuassi a pensare tra me che non c'era da avere molta fiducia; ma non avevo scelta, cos� afferrai l'oca maschio per una zampa e via!, io e le altre oche gli volammo dietro veloci come schegge. - Volammo, volammo e volammo, finch‚ giungemmo proprio sopra il grande oceano. Lo riconobbi perch‚ vidi Cape Clear sulla mia destra emergere dall'acqua. ®Ah, signor mio¯, dissi all'oca (perch‚ in ogni caso pensavo fosse meglio mantenere un linguaggio educato). ®Volate verso terra, se non vi dispiace¯. ®Sar… impossibile ancora per un po', Dan¯, rispose quello, ®perch‚, vedi, stiamo andando in Arabia¯. ®In Arabia?¯ dissi. ®Sar… certo un posto molto lontano in terra straniera. Oh, signor oca, sono davvero un uomo da compatire qui tra voi¯. ®Sst, sst, sst! Stupido¯, disse quello, ®sta' zitto. Ti assicuro che l'Arabia Š un posto molto civile. Assomiglia a West Carbery quanto un uovo Š simile a un altro; soltanto che l… c'Š un po' pi— di sabbia¯. - Proprio mentre stavamo parlando, all'orizzonte apparve una nave che filava col vento in poppa che era un piacere. ®Ah! Ecco signore, potreste per favore lasciarmi cadere sulla nave?¯ ®Non ci siamo esattamente sopra¯, rispose; ®se ti lasciassi cadere adesso, andresti a sguazzare in mare¯. ®No che non ci andrei¯, dissi; ®lo so ben io, perch‚ la nave Š proprio qui sotto di noi; quindi lasciami subito cadere¯. - ®Se proprio insisti...¯ rispose. ®Ecco, va per la tua strada¯. Apr�

la zampa e ... accidenti, aveva ragione lui: me ne andai gi— di peso fino in fondo al mare salato! Gi— fino in fondo me ne andai, e gi… mi davo definitivamente per spacciato, quand'ecco mi venne incontro una balena grattandosi tutta dopo la dormita notturna; mi guard• dritto in faccia e non disse nemmeno una parola, ma alzando la coda mi schizz• di nuovo tutto di acqua fredda, finch‚ non ci fu un solo millimetro asciutto in tutta la mia carcassa! E sentii qualcuno che diceva (era una voce che conoscevo, per giunta): ®Alzati su di l�, ubriacone vagabondo¯, e con ci• mi svegliai, e c'era Judy con una tinozza piena d acqua e me la stava gettando tutta addosso perch‚, pace all'anima sua, sebbene fosse una buona moglie, non aveva mai sopportato di vedermi ubriaco e aveva la mano piuttosto pesante. - ®Alzati!¯ disse di nuovo, ®con tutti i posti che ci sono nella parrocchia dovevi proprio andare a sdraiarti sotto le vecchie mura di Carrigapooka? Ti hanno certo fatto avere un sonno ben agitato!¯. E lo avevo avuto davvero: perch‚ sono stato perseguitato fino ad ammattire da aquile e uomini della luna e oche volanti e balene che mi portavano attraverso paludi e poi su sulla luna e gi— nel fondo del verde oceano. Dovessi anche ubriacarmi altre dieci volte, ne passer… del tempo - potrei giurarci - prima che torni a sdraiarmi in questo stesso posto. IL POOKA DI KILDARE. Il signor H. R. quando era in vita soleva passare lunghi periodi a Dublino, e una volta stette via dal paese un bel po' a causa del fatti del novantotto (1). Ma i servi continuavano ugualmente a mandare avanti la casa di Rath proprio come se la famiglia ci vivesse. Ebbene, di solito, dopo essersene andati a letto, essi venivano spaventati a morte dallo sbattere della porta di cucina e da un tintinnare di alari, pentole, piatti e stoviglie. Una sera rimasero seduti pi— a lungo del solito tenendosi di buon animo con storie di fantasmi e di apparizioni, tanto che pensate un po' - il piccolo mozzo di stalla che di solito dormiva sopra ai cavalli e che non era riuscito a trovar posto accanto al fuoco, scivol• fin dentro il camino caldo e quando si fu stancato di ascoltare storie - mal gliene incolse - si addorment• profondamente. Sia come sia, dopo che tutti se ne furono andati e in cucina venne coperto il fuoco, il ragazzo fu svegliato dal rumore della porta che si apriva e dal risuonare di pesanti passi d'asino sul pavimento della cucina. Sbirci• fuori e vide niente meno che un grosso asino - proprio cos� - che stava seduto sulla sua coda e sbadigliava di fronte al fuoco. Dopo un po' la bestia si guard• attorno, cominci• a grattarsi le orecchie come se fosse molto stanco e disse: - Tanto vale cominciare prima che dopo -. Al povero ragazzo presero a battergli i denti perch‚ - Adesso mi manger…, - diceva. Ma quell'essere con la coda e dalle lunghe orecchie aveva qualcos'altro da fare. Attizz• il fuoco e poi prese alla fontana un secchio d'acqua, lo port• in casa e ne riemp� una grossa pentola che aveva messo sul fuoco prima di uscire. Poi mise la mano - cioŠ il piede - nel focolare e ne tir• fuori il ragazzino. Questo lanci• un urlo di paura, ma il Pooka gli

diede solo un'occhiata, spinse in fuori il labbro inferiore per far vedere quanto poco gliene importava, e poi lo ricacci• al suo posto. Ebbene, si sdrai• poi di fronte al fuoco finch‚ ud� che l'acqua bolliva, e allora non ci fu forse piatto, scodella o cucchiaio sulla madia che egli non prendesse e mettesse nella pentola e lavasse e asciugasse con una cos� gran cura come nessun'altra sguattera da l� fino a Dublino. Rimise poi tutto al suo posto sugli scaffali e vi assicuro che diede proprio una bella spazzata alla cucina. Poi si viene a sedere di fronte al ragazzo, abbassa un orecchio, rizza l'altro e sogghigna. Il poveretto tent• di urlare ma neppure un suono gli usc� dalla gola. L'ultima cosa che fece il Pooka fu di coprire il fuoco, poi usc� facendo sbattere con tale violenza la porta che il ragazzo pens• che la casa non potesse fare a meno di crollare. Beh! Vi assicuro che ci fu un bel trambusto il mattino dopo, quando il poveretto raccont• la sua storia! Non si parl• d'altro per tutto il giorno. Uno diceva una cosa, un altro ne diceva un'altra, ma una grossa sguattera indolente disse la cosa pi— furba: - Caspita, - disse, - se il Pooka fa diventare tutto pulito in quel modo mentre noi dormiamo, perch‚ dovremmo sgobbare come schiavi per fare il suo lavoro? - S�, certo! disse un'altra, - sono le parole pi— sagge che tu abbia mai detto, Kauth, e non sar• certo io a darti torto. Detto fatto: quella sera non un piatto o una scodella videro una goccia d'acqua, non una ramazza tocc• il pavimento e tutti andarono a letto poco dopo il tramonto. La mattina dopo ogni cosa in cucina era pi— pulita che mai e il sindaco avrebbe potuto pranzare per terra. Era una bella comodit… per quei pigri domestici, potete star certi, e ogni cosa and• avanti bene finch‚ un ragazzetto temerario disse che sarebbe rimasto alzato una notte per far due chiacchiere con il Pooka. Il ragazzo prov• un po' di paura quando la porta fu spalancata e l'asino venne avanti fino al fuoco. - Scusate, signore, - disse infine, facendosi coraggio; - se non Š prendersi troppa libert…, potrei chiedervi chi siete e perch‚ avete la gentilezza di fare ogni notte per le ragazze met… del lavoro di una giornata? - Non Š affatto prendersi delle libert…, - dice il Pooka. Certo che risponder•. Facevo il servitore al tempo del padre del cavaliere R. ed ero il pi— pigro briccone che mai fosse cresciuto e vestito, e non me ne davo pensiero. Quando giunse per me l'ora d'andare all'altro mondo, la punizione che mi venne accollata fu questa: venire qui ogni notte, fare tutto questo lavoro e poi uscire al freddo. Non Š cos� brutto quando il tempo Š buono, ma se solo tu sapessi cos'Š stare in piedi con la testa fra le gambe, la pioggia che ti cade addosso, da mezzanotte all'alba, in una gelida notte d'inverno! - Ma potremmo fare qualcosa per darvi sollievo, poveretto? - chiese il ragazzo. - Beh! Non so. Ma penso che un buon pastrano trapuntato mi aiuterebbe a restare in vita in quelle lunghe notti. - Saremmo davvero le persone pi— ingrate del mondo se non provassimo compassione per voi. Per farla breve, un paio di notti dopo il ragazzo era di nuovo l…, e potete ben immaginare il grande piacere che fece al povero Pooka porgendogli un caldo pastrano. Tra il Pooka e il ragazzo riuscirono a infilare le gambe nelle quattro maniche del cappotto e ad abbottonarlo

lungo il petto e lo stomaco, e il Pooka era cos� contento che and• allo specchio per vedere che aspetto aveva. - Bene, - dice, - tutto arriva a chi sa aspettare! Faccio molti ringraziamenti a te e ai tuoi compagni. Mi avete reso finalmente felice. Buona notte. Detto questo si preparava a uscire quando l'altro gli grid•: Te ne vai certo troppo presto. E come la mettiamo con il lavare e spazzare? - Ah! Puoi dire alle ragazze che adesso tocca a loro. La mia punizione doveva durare fino al momento in cui sarei stato considerato meritevole di una ricompensa per come avevo fatto il mio dovere. Non mi vedrete pi— -. E mai pi— lo videro, ed erano ben tristi di aver avuto tanta fretta nel ricompensare l'ingrato Pooka. NOTA 1: [Nel 1798 i repubblicani irlandesi si ribellarono agli inglesi; ma vennero presto sconfitti]. LA BANSHEE. La "Banshee" (da "ban" ["bean"], donna, e "shee" ["sidhe"], fata) Š una fata che accompagna e segue le vecchie famiglie e soltanto quelle, e fa udire il suo lamento prima di una morte. Molti l'hanno vista quando va gemendo e battendo le mani. Il "caoine", lamento funebre dei contadini, si dice sia una imitazione del suo pianto (x). Quando si riuniscono pi— banshee e lamentano e cantano in coro, Š per la morte di un santo o di qualche persona importante. Un presagio che accompagna a volte la Banshee Š il "coach-a-bower" ("c•iste-bodhar"), un immenso carro nero guidato da un "dullahan", sormontato da una bara e trainato da cavalli neri senza testa. Rumorosamente esso verr… alla vostra porta e secondo Croker - se la aprirete, vi sar… gettato in faccia un catino di sangue. Questi fantasmi decapitati si ritrovano anche al di fuori dell'Irlanda. Nel 1807 due sentinelle di guardia davanti a Saint James's Park morirono di paura: una donna senza testa, la parte superiore del corpo completamente nuda, era solita passare a mezzanotte e scavalcare la cancellata. Dopo un po' nessuna sentinella fu pi— messa di guardia in quel luogo visitato da fantasmi. In Norvegia si decapitavano i cadaveri per rendere i fantasmi pi— deboli. In questo modo ebbero forse origine i "dullahan"; a meno che discendano da quel gigante irlandese che attravers• a nuoto il canale d'Irlanda tenendo la testa fra i denti (x). NOTA x: [vedi nota dell'autore in appendice].

COME THOMAS CONNOLLY INCONTRO' LA BANSHEE. - Ah, la Banshee, signore? Beh, signore, come stavo cercando di dirvi, una volta, nel buio della sera, dopo il lavoro stavo tornando a casa dall'abitazione del signor Cassidy di cui vi ho parlato. Dovevo farmi pi— di un miglio - anzi quasi due - per arrivare al luogo dove alloggiavo presso una buona vedova che conoscevo, di nome Biddy Maguire, per essere pi— vicino al lavoro. - Era la prima settimana di novembre e dovevo passare per una strada solitaria e molto buia, coperta da alberi. A circa met… strada dovevo attraversare un piccolo ponte su uno di quei torrenti che si gettano nel Doddher. - Camminavo in mezzo alla strada perch‚ a quel tempo, signor Harry, non c'era marciapiede su cui passare - e non c'Š stato per un bel po' di tempo ancora. Ma, come dicevo, stavo camminando, quando arrivai proprio vicino al ponte dove la strada si allargava un po': l… vidi la curva a schiena d'asino del vecchio ponte che era in quel luogo fin quando Š poi stato abbattuto; e tutto intorno c'era una nebbiolina bianca che saliva come fumo dall'acqua. Vi dico io, signor Harry, che nonostante ci fossi passato tante volte prima vicino a quel ponte, quella sera mi sembr• strano, come un luogo che si potrebbe vedere in sogno; e mentre mi avvicinavo cominciai a sentire un vento freddo che mi soffiava fin dentro al cuore. ®Guarda un po', Thomas¯, mi dico, ®sei sempre tu?¯ dico. ®Oppure, se Š cos�, che cosa ti sta succedendo alla fin fine?¯ dico. Cos�, metto su una faccia baldanzosa e faccio sforzi per mandare avanti una gamba dopo l'altra, finch‚ arrivai alla parte pi— alta del ponte. E l�, - che Dio abbia piet… di noi! - in una nicchia del muro, vedo una vecchia (cos� mi era parso) che siede accovacciata, tutta rannicchiata su se stessa, con la testa china in avanti come fosse presa dalla pi— grande tristezza. - Bene, signore, quella vecchia mi fece pena e pensai che non dovevo valere un soldo bucato se avevo una paura cos� tremenda, perci• mi faccio avanti e le dico: ®E' un posto ben freddo per voi, signora¯. Ma lei non mi diede neppure un centesimo di attenzione n‚ bad• a me come se nemmeno avessi aperto bocca, continuando a dondolare avanti e indietro come se le si stesse spezzando il cuore. Allora io le dico di nuovo: ®Ehi, signora, c'Š forse qualcosa che non va?¯. E faccio per toccarla sulla spalla, ma qualche cosa mi ferma perch‚ guardandola da vicino vedo che non era una vecchia pi— di quanto non fosse un vecchio gatto. La prima cosa che notai, signor Harry, furono i suoi capelli; le scendevano lungo le spalle e per un buon metro per terra, da entrambe le parti. Oh, vi do la mia parola che erano proprio cos�. Non ho mai visto niente di simile al mondo in una donna giovane o vecchia che fosse, n‚ prima n‚ dopo. Le crescevano forti come neanche in una giovinetta si potrebbero vedere. Ma il colore era un mistero a descriversi! Alla prima occhiata pensai fossero grigio argento come quelli di una vecchia strega, ma quando le andai vicino vidi, o cielo, che era una specie di colore traditore, e ne veniva fuori una luce come se fosse bava di seta. Le scendevano sulle spalle e sulle belle braccia su cui la testa stava appoggiata, proprio come Maria Maddalena in un quadro. Poi notai che il mantello grigio e la gonna verde che

portava sotto erano fatti di nessun tessuto di questo mondo su cui io avessi mai posato gli occhi. Ora, non ho bisogno di dirvi, signore, che ho visto tutto ci• nel tempo di uno schioccar di dita, anche se impiego tanto a raccontarlo. Cos� indietreggio di un passo e grido forte: ®Che il Signore ci guardi da ogni male!¯. E con questo mi faccio il segno della croce. Ebbene, signor Harry, non avevo ancora chiuso la bocca che quella gira la testa verso di me. Ah, signor Harry! La sua faccia quando mi guard• fu l'apparizione pi— tremenda che abbia mai visto. Che Dio mi perdoni per quel che dico ma assomigliava di pi— alla faccia dell'Ecce Homo l… nella chiesa di Marlboro Street che qualsiasi altra faccia io possa indicarvi: pallida come un cadavere, con una quantit… di lentiggini come le macchie su un uovo di tacchino e con due occhi che sembravano cuciti con il filo tanto era il piangere che dovevano aver fatto; e che occhi, signor Harry! Blu come due nontiscordardim‚, freddi come la luna nel fondo di una palude in una notte gelida, e con uno sguardo da moribonda che mi mandava un brivido gelato fin nel midollo delle ossa. Per tutti i diavoli! In quel momento avreste potuto raccoglierne una tazza piena del sudore freddo che stillava dai miei capelli. Credevo proprio che la vita stesse per lasciarmi del tutto quando lei si rizz• dalla posizione accovacciata fino a sembrare - per tutti i dannati - alta come la colonna di Nelson, e con gli occhi voltati verso di me e le braccia tese in avanti, tirando fuori un lamento che mi fece rizzare i capelli in testa come le setole di un porco su una scopetta da camino nuova, quella scivola via, dietro l'angolo del ponte e poi gi—, nel torrente che scorreva di sotto. E fu allora che cominciai a sospettare chi fosse. ®Forza, Thomas¯ dico tra me e me, e feci un grande sforzo per mettere al trotto le mie gambe malgrado tutta la paura che quelle stavano provando; e come io sia arrivato a casa quella notte, Dio solo lo sa, perch‚ io certo non saprei dirlo; ma devo aver sbattuto contro la porta ed essermi scaraventato dentro a testa avanti in mezzo al pavimento, dove sono rimasto tramortito per quasi un'ora. La prima cosa di cui mi resi conto fu della signora Maguire che stava sopra di me con una brocca di punch e me lo stava versando in gola per riportarmi in vita, e che la mia testa era in una pozza d'acqua fredda che lei nel primo momento di spavento mi aveva versata addosso. ®Su, su signor Connolly¯, dice, ®che cosa vi succede? Spaventare a questo modo una donna sola¯, dice. ®Sono in questo mondo o nell'altro?¯ domando. ®E dove mai vorreste essere, se non qui nella mia cucina?¯ mi risponde. ®Oh, sia gloria a Dio! ¯ dico io, ®Pensavo di essere finito come minimo in Purgatorio, per non parlare di un posto pi— brutto. Solo che mi sento troppo infreddolito e non molto caldo di certo¯, dico. ®Forse, se non era per me, avreste gi… fatto pi— di met… di quella strada¯, dice lei. ®Ma cosa vi Š successo insomma? Avete visto il vostro fantasma, signor Connolly?¯ ®Oh, non importa¯, dico io, ®non preoccupatevi per quel che ho visto!¯. Poi a poco a poco cominciai a sentirmi meglio. Ecco come ho incontrato la Banshee, signor Harry. - Ma come hai fatto a sapere che dopo tutto si trattava davvero di una Banshee, Thomas? - Dio mio, signore, conoscevo bene il suo aspetto, ma ne ho avuto conferma da un fatto che successe in quello stesso periodo. Dovete

sapere che un certo signor O'Nales era venuto in visita in un posto qui nei dintorni, uno dei vecchi O'Nales della contea di Tyrone - una vecchia buona famiglia irlandese e proprio quella notte pi— d'uno di quelli che erano all'interno aveva sentito la Banshee lamentarsi attorno alla casa; il mattino seguente lui fu trovato morto nel suo letto, signor Harry, proprio cos�. Ebbene, se non era la Banshee che ho visto quella sera, mi piacerebbe proprio sapere cos'altro poteva essere. LA BANSHEE DEI MAC CARTHY. Charles Mac Carthy era, nell'anno 1749, l'unico figlio rimasto di una famiglia molto numerosa. Suo padre era morto quando egli aveva poco pi— di vent'anni lasciandogli la tenuta dei Mac Carthy non molto gravata da ipoteche, se si considera che era in Irlanda. Charles era allegro e di bell'aspetto, non frenato dalla povert… n‚ da un padre n‚ da tutori, e perci• all'et… di ventun'anni non era certo un modello di equilibrio e di virt—. In parole povere era proprio un ragazzo dissoluto. Temo anzi di poter dire che era un giovane depravato. I suoi compagni erano come si pu• immaginare - giovani appartenenti alle classi pi— ricche e aristocratiche dei dintorni e in genere persone la cui fortuna era pi— cospicua della sua. La loro tendenza a godersi la vita era perci• sottoposta a restrizioni ancora minori, e nel loro esempio Charles trovava allo stesso tempo un incoraggiamento e una scusa alle sue sregolatezze. Inoltre l'Irlanda, la cui giovent— ancor oggi non gode fama d'essere seria e compassata, era allora uno dei paesi dove si ottenevano pi— a buon mercato quasi tutte quelle cose che il denaro procura per soddisfare le passioni. A quel tempo, l'odioso agente delle imposte - con il suo libro minaccioso in una mano, l'inesorabile penna nell'altra o infilata nel nastro del cappello, la bottiglietta d'inchiostro (nero emblema del delatore) penzolante dal bottone del panciotto- non andava di locanda in locanda denunciando tutti quei patriottici trafficanti di liquori che preferivano vendere whiskey (il quale non aveva niente a che fare con le leggi inglesi, se non per eluderle) piuttosto di smerciare quella bevanda velenosa che prendeva il nome proprio da quel ®Parlamento¯ inglese che ne imponeva la vendita fra un popolo riluttante (1). Se poi il controllore - angelo misuratore della legge - scriveva il peccatuccio di un gestore di locanda, faceva per• cadere una lacrima sulla parola e la cancellava per sempre. Perch‚, grazie alle mense dei loro ospitali vicini, i guardiani delle imposte dove mai ne esistevano - esitavano a ridurre quei lussi cui loro stessi partecipavano liberamente; e cos� la concorrenza sul mercato tra il contrabbandiere, che rischiava poco, e quel personaggio che veniva chiamato ®commerciante per bene¯, che godeva di poca protezione, aveva fatto dell'Irlanda un paese in cui scorreva non solo latte e miele ma anche whiskey e vino. Charles Mac Carthy indulgeva a tal punto nei godimenti procurati da questi ultimi e nei molti generi di piaceri ai quali la fragile giovent— Š anche troppo propensa, che, proprio al termine del suo

ventiquattresimo anno d'et…, dopo una settimana di gravi eccessi, fu assalito da una febbre violenta che per la sua natura maligna e per la debole costituzione del ragazzo non lasciava quasi speranza di guarigione. La madre, che dapprima aveva fatto molti sforzi per frenare i suoi vizi ed era stata poi obbligata ad assistere in muta disperazione a lui che rapidamente si avvicinava alla rovina, vegliava al capezzale giorno e notte. L'angoscia del sentimento materno era congiunta a quel tormento ancora pi— profondo che conosce solo chi ha molto lottato per educare nella virt— e nella piet… un figlio amato e prediletto; l'ha visto crescere fino a farsi uomo secondo le proprie intime aspirazioni; e poi, quando il suo orgoglio era al massimo, e le sue speranze quasi esaudite nel soddisfacimento delle aspettative pi— ardenti, ha visto questo idolo dei suoi affetti buttarsi a capofitto in un vicolo di sconsiderata sfrenatezza e, dopo che il vizio aveva rapidamente conquistato terreno, trovarsi sospeso sulla soglia dell'eternit… senza pi— il tempo o la possibilit… di pentirsi. Essa pregava con fervore che, se non poteva essergli risparmiata la vita, almeno scomparisse, prima della morte, il delirio che continuava con crescente intensit… dalle prime ore della sua malattia, in modo da lasciargli cos� sufficiente lucidit… e calma per fare la pace con il paradiso oltraggiato. Dopo parecchi giorni, per•, la fibra del ragazzo sembrava ormai sfinita ed egli sprofond• in uno stato troppo simile alla morte per essere confuso con il riposo del sonno. La faccia aveva quell'aspetto pallido, liscio e marmoreo che Š di solito segno sicuro che la vita ha abbandonato il proprio involucro d'argilla. Gli occhi erano chiusi e infossati, e le palpebre mostravano quell'aria irrigidita e incavata che sembrava indicare come una mano caritatevole avesse ormai compiuto l'estremo dovere. Le labbra semichiuse e completamente cineree scoprivano quel tanto di denti da dare ai tratti della morte il loro aspetto pi— spettrale e solenne insieme. Giaceva sul dorso con le mani distese lungo i fianchi, perfettamente immobile, e la madre sconvolta non riusc�, anche dopo ripetuti tentativi, a scorgere in lui il minimo segno di vita. Il medico che lo stava assistendo, dopo aver tentato i soliti metodi per accertare la presenza di vita, manifest• infine il convincimento che questa l'avesse abbandonato, e si prepar• a lasciare quella casa di lutto. Fu fatto condurre il suo cavallo al portone d'entrata. Molte persone, che si erano radunate davanti alle finestre o in gruppi sparsi sul prato di fronte alla casa, si affollarono attorno alla porta appena si apr�. Erano affittuari, nutrici e parenti poveri della famiglia, uniti ad altri attirati l� dall'affetto o da quell'interesse che assomiglia alla curiosit… ma Š qualcosa di pi—, e che raccoglie gli umili intorno alla casa in cui un essere umano sta lasciando questo mondo. Videro il dottore uscire dalla porta e avvicinarsi al cavallo, e mentre si apprestava a salire in sella lentamente e con aria melanconica, gli si strinsero attorno con sguardi ansiosi e interrogativi. Non venne pronunciata una sola parola, ma non si poteva fraintendere il significato di tali sguardi, e il medico, montato in sella, mentre il servo aveva ancora in mano la briglia quasi a trattenerlo e lo guardava con aria ansiosa come

aspettandosi che sollevasse tutti dall'incertezza, scosse il capo e disse a bassa voce: - E' tutto finito, James -. Poi se ne and• via lentamente. Appena ebbe pronunciate quelle parole, le donne, presenti in gran numero, lanciarono un grido acuto che, dopo essersi prolungato per forse mezzo minuto, si ruppe d'improvviso in un pianto forte, pieno, continuo e stridente eppure mesto, dal quale si distinguevano a tratti i toni bassi di una voce maschile ora scossa da profondi singhiozzi ora che dava in pi— nette esclamazioni di dolore. Era il fratello di latte di Charles che si aggirava fra la gente ora battendosi le mani, ora torcendole, sconvolto dal dolore. Il poveretto era stato, da bambino, compagno di giochi e amico di Charles e in seguito suo servitore; era sempre stato trattato con speciale affetto e amava il suo giovane padrone almeno quanto la propria vita. Quando la signora Mac Carthy si convinse che il colpo era davvero stato inferto e che il suo diletto figlio era stato chiamato al rendiconto finale nel pieno dei suoi peccati, rimase per un po' a fissare attonita i suoi lineamenti freddi, poi, come se qualche cosa avesse di colpo toccato le corde dei suoi pi— teneri affetti, le lacrime le scesero una dopo l'altra dalle guance rese pallide dall'ansia e dal lungo vegliare. Continuava tuttavia a guardare il figlio, senza apparentemente rendersi conto che stava piangendo, e senza portarsi agli occhi neppure una volta il fazzoletto; quando infine il gruppo delle donne appartenenti alle migliori famiglie di agricoltori della zona le ricord• i mesti doveri che il costume del paese le imponeva, mand• allora alte grida di dolore che fecero risuonare la casa. Poi si ritir• per dare istruzioni sulla veglia funebre e per provvedere ai cibi e alle bevande che di solito vengono offerti in queste tristi circostanze ai numerosi visitatori di ogni livello sociale. Anche se quasi non si sentiva la sua voce e nessun altro la vedeva oltre ai servi e a uno o due vecchi amici di famiglia che l'assistevano nei preparativi necessari, tutto venne portato avanti con la massima regolarit…, e sebbene lei non facesse alcuno sforzo per trattenere il suo dolore, tuttavia questo non imped� che prestasse tutta l'attenzione necessaria ora pi— che mai a conservare ordine nelle faccende di casa che, in questo momento di dolore, non fosse stato per lei, sarebbero precipitate nella pi— gran confusione. La notte era ormai fonda; gli alti lamenti che avevano regnato dentro e fuori dalla casa durante parte della giornata avevano lasciato il posto a un silenzio doloroso e solenne. La signora Mac Carthy, che aveva il cuore troppo angustiato per dormire malgrado le lunghe fatiche e la veglia, era inginocchiata in fervente preghiera in una camera vicina a quella del figlio. Di colpo fu interrotta nelle sue devozioni da un rumore insolito proveniente dalle persone che vegliavano attorno al corpo. Prima ci fu un brusio, poi tutto tacque come se i movimenti di quelli che erano nella camera fossero bloccati da un terrore improvviso e infine si alz• da tutti coloro che erano all'interno un grido di terrore. La porta della camera fu spalancata e quelli che non vennero travolti nella calca si precipitarono con furia nel corridoio che conduceva alle scale e su cui si apriva la camera della signora Mac Carthy. Questa si fece strada tra la folla verso la

stanza del figlio e lo trov• seduto sul letto che si guardava attorno con sguardo assente, come uno che esca dalla tomba. La fissit… che improntava il suo volto scavato e il suo corpo macilento gli davano un aspetto orribile e disumano. La signora Mac Carthy era una donna dotata di una certa fermezza di carattere, ma era una donna, e non del tutto libera dalle superstizioni del suo paese. Cadde in ginocchio e congiungendo le mani cominci• a pregare ad alta voce. La figura di fronte a lei mosse appena le labbra e pronunci• a malapena: - Madre... -. Ma se anche le labbra pallide si muovevano come fossero intenzionate a terminare la frase, la lingua rifiut• di assolvere il suo compito. La signora Mac Carthy si slanci• in avanti e afferrando il figlio per le braccia esclam•: - Parla, in nome di Dio e dei suoi santi, parla! Sei vivo? Il ragazzo si volt• lentamente verso di lei parlando ancora con evidente difficolt…: - S�, madre mia, vivo e ...ma siediti e tranquillizzati. Ho da dirti cose che ti meraviglieranno ancor pi— di quello che hai visto -. Poi si appoggi• al cuscino, mentre la madre restava in ginocchio accanto al letto tenendogli una mano stretta fra le sue e fissandolo con lo sguardo di una persona che non crede ai propri sensi, e prosegu�: - Non mi interrompere finch‚ non avr• finito. Voglio parlare mentre provo l'eccitazione della vita che Š rifluita in me, perch‚ so che avr• presto bisogno di molto riposo. Dell'inizio della mia malattia ho solo un ricordo confuso, ma nelle ultime dodici ore sono stato di fronte al Trono del Giudice Supremo. Non fissarmi con aria incredula: Š vero, come sono stati veri i miei peccati e come - credo - lo sar… il mio pentimento. Ho visto il terribile Giudice in tutti gli aspetti spaventosi di cui si riveste quando la piet… lascia il posto alla giustizia. Ho visto il tremendo fasto dell'onnipotenza offesa. Ricordo tutto. E' fissato qui, impresso nella mia mente a caratteri indelebili, ma il linguaggio umano non riesce a esprimerlo. Ci• che Š in mio potere lo dir•, posso raccontarlo in breve. Mi basta dire che fui pesato sulla bilancia e che fui trovato mancante. L'irrevocabile sentenza era sul punto di venir pronunciata; l'occhio del Giudice Onnipotente che si era gi… posato su di me aveva espresso il giudizio a met…. Allora notai il santo protettore al quale tante volte hai indirizzato le mie preghiere quando ero bambino: mi stava guardando con una espressione di compassione e benevolenza. Protesi le mani verso di lui e lo supplicai di intercedere per me. Lo implorai che mi potesse essere concesso un anno, un mese da trascorrere sulla terra per far penitenza ed espiare le mie colpe. Questi si gett• ai piedi del mio Giudice e lo implor• di avere piet…. Oh, mai - neppure se dovessi passare attraverso diecimila emozioni - mai, per tutta l'eternit…, dimenticher• l'orrore di quel momento, quando il mio fato rimaneva l� sospeso, quando un istante doveva decidere se nei secoli dei secoli avrei dovuto avere in sorte i tormenti pi— indescrivibili. Ma la Giustizia sospese la sua sentenza e la Piet… parl• con accenti fermi ma dolci: ®Ritorna su quella terra dove non hai vissuto che per oltraggiare le leggi di Colui che ha creato il mondo e te stesso. Ti vengono concessi tre anni perch‚ tu possa pentirti; quando giungeranno al termine, ti ritroverai qui per essere salvato o dannato per sempre¯. Non udii n‚ vidi pi— nulla

finch‚ mi risvegliai alla vita un attimo prima che tu entrassi. Le forze di Charles durarono appena il tempo di dire queste ultime parole e, nel momento in cui fin� di pronunciarle, richiuse gli occhi e giacque sfinito. Sua madre, bench‚ piuttosto propensa, come gi… Š stato detto, a dar credito alle visioni soprannaturali, tuttavia fu incerta se credere che egli fosse o no ancora sotto l'influsso delle allucinazioni, sebbene si fosse svegliato da un deliquio che avrebbe potuto rappresentare la crisi decisiva della sua malattia. Comunque il riposo era necessario e la donna ebbe subito cura che il figlio ne potesse godere indisturbato. Dopo alcune ore di sonno si svegli• ristorato, e da quel momento in poi ebbe un continuo, graduale miglioramento. Tuttavia egli continuava a raccontare la sua visione nello stesso modo in cui l'aveva in un primo tempo riferita, e il fatto che la considerasse reale ebbe una chiara e decisiva influenza sui suoi costumi e la sua condotta. Non abbandon• del tutto la compagnia degli antichi amici, perch‚ il suo carattere non si era irrigidito con il rinsavimento; ma non si un� mai ai loro eccessi e spesso si sforz• di redimerli. Se i suoi pii sforzi furono coronati dal successo, non mi Š stato dato di sapere, ma di lui si dice che fu religioso senza ostentazione e moderato senza essere austero. Era l'esempio vivente di come il vizio pu• essere mutato in virt— senza perdere la stima, la simpatia della gente e l'allegria. Il tempo pass• e ben prima dello scadere dei tre anni, la storia della visione fu dimenticata o, se capitava di parlarne, la si nominava di solito come un esempio della follia di credere in tali cose. La salute di Charles divenne pi— salda che mai grazie alle sue abitudini moderate e regolari. I suoi amici in verit… ebbero spesso occasione di canzonarlo per un certo modo di fare serio e assorto che and• assumendo man mano si avvicinava al compimento del ventisettesimo anno d'et…; ma in generale i suoi modi mostravano la stessa vivacit… e allegria che gli era sempre stata caratteristica. Quando era in compagnia sfuggiva a ogni tentativo di estorcergli una opinione precisa intorno alla supposta predizione, ma tra i suoi famigliari si sapeva con certezza che egli continuava a crederci fermamente. Tuttavia, quando era quasi giunto il giorno in cui la profezia stava - se vera - per realizzarsi, il suo aspetto, nel complesso, prometteva una vita cos� lunga e sana che si lasci• convincere dai suoi amici a invitare a Spring House un bel numero di persone per festeggiare il suo compleanno. Le circostanze di questo avvenimento e i particolari che gli si accompagnarono verranno per• appresi con maggior chiarezza dall'attento esame delle lettere che faccio seguire, lettere che sono state diligentemente conservate da qualche congiunto della famiglia. La prima Š della signora Mac Carthy a una signora, sua parente prossima e amica stimata, che viveva nella contea di Cork a circa cinquanta miglia da Spring House. ALLA SIGNORA BARRY, CASTLE BARRY Spring House, marted� mattina, 15 ottobre 1752. Mia cara Mary, temo che dovr• mettere a dura prova l'affetto che provi per la tua

vecchia amica e parente. Solo un'amicizia come la tua infatti potrebbe indurre una donna di buon senso ad affrontare un viaggio di due giorni in questa stagione, su strade accidentate, in un paese in subbuglio. La verit… Š che io ho, o penso di avere, un buon motivo per volerti vicina. Conosci la storia di mio figlio. Non so dirti perch‚, ma avvicinandosi domenica, giorno in cui si prover… se Š vera o falsa la predizione del suo sogno - o della sua visione - io sento nell'anima un malessere che non sono capace di vincere, ma che la tua presenza, mia cara Mary, sar… in grado di alleviare come Š avvenuto per tanti miei dolori. Mio nipote James Ryan sta per sposare Jane Osborne (la quale, come sai, Š la figlioccia di mio figlio) e il ricevimento di nozze avr… luogo qui, domenica prossima, sebbene Charles abbia molto insistito per farlo rimandare di un giorno o due. Volesse il cielo... ma non dico altro fino a quando non ci incontreremo. Persuaditi, ti prego, a lasciare per una settimana il tuo buon marito, se i suoi impegni di lavoro non gli permetteranno di partire con te, e vieni prima di domenica con la maggior sollecitudine possibile accompagnata dalle bambine. La tua sempre affezionata cugina e amica Ann Mac Carthy. Sebbene questa lettera raggiungesse Castle Barry mercoled� mattina presto, perch‚ il messo aveva viaggiato a piedi attraverso brughiere e paludi percorrendo sentieri impraticabili per un cavallo e una carrozza, la signora Barry, pur avendo subito deciso di andare, ebbe da fare tali e tanti preparativi per sistemare le faccende domestiche (che in Irlanda fra la classe media dei proprietari terrieri precipitano nel caos non appena la padrona di casa Š assente) che le fu impossibile partire con le sue bambine fino a venerd�, nella tarda mattinata. La figlia maggiore rimase a tener compagnia al padre e a sovraintendere agli affari di casa. Poich‚ le viaggiatrici dovevano percorrere il tragitto su una carrozza scoperta, a un cavallo, chiamata calessino (ancora in uso in Irlanda) e siccome le strade, gi… di solito brutte, erano rese ancora peggiori dalle piogge abbondanti, era loro intenzione fare due comode tappe e cioŠ fermarsi a circa met… strada la prima sera e raggiungere Spring House nel tardo pomeriggio del sabato. Ma questo progetto dovette essere cambiato perch‚ si resero conto che, essendo partiti tanto tardi, durante il primo giorno avrebbero potuto percorrere al massimo venti miglia e non di pi—. Si proposero perci• di pernottare nella casa del signor Bourke, un loro amico che viveva a un po' meno di quella distanza da Castle Barry. Raggiunsero la casa del signor Bourke in buone condizioni, dopo un viaggio piuttosto scomodo. Ci• che capit• loro il giorno seguente durante il tragitto verso Spring House e dopo il loro arrivo Š riportato in maniera particolareggiata in una lettera scritta dalla secondogenita dei Barry alla sorella maggiore. Spring House, domenica sera, 20 ottobre 1752. Cara Ellen, poich‚ la lettera di nostra madre, che Š unita a questa mia, ti annuncia in breve la triste notizia che qui ti esporr• in modo pi— dettagliato, penso sia opportuno riferirti per ordine tutti gli

straordinari avvenimenti degli ultimi due giorni. Venerd� sera i Bourke ci tennero alzati fino ad un'ora cos� tarda che ieri, prima che potessimo iniziare il viaggio, era gi… giorno avanzato, e al calar della sera eravamo a circa quindici miglia di distanza da qui. Nelle strade c'erano solchi molto profondi per le forti piogge della settimana passata, e noi procedevamo cos� lentamente che alla fine nostra madre decise di trascorrere la notte a casa del fratello del signor Bourke (che abita a circa un quarto di miglio dalla strada principale) e di arrivare qui la mattina per l'ora di colazione. Durante la giornata c'erano stati vento e acquazzoni e il cielo era capriccioso, scuro e instabile. La luna era piena e a tratti brillava chiara e splendente; in altri momenti era completamente nascosta dalle dense masse di nuvole nere e arruffate che si muovevano veloci diventando ogni minuto pi— grandi e si addensavano come per radunare forza per una burrasca imminente. Il vento che soffiava contro di noi sibilava in modo sinistro lungo le basse siepi della stradicciola su cui procedevamo a stento tra profonde pozzanghere; il luogo non ci offriva il minimo riparo perch‚ non c'erano alberi nel raggio di qualche miglio. Mia madre chiese perci• a Leary, che guidava il calessino, a che distanza ci trovassimo dalla casa del signor Bourke. - Saranno circa dieci pertiche di qui all'incrocio, signora, e poi abbiamo solo da girare a sinistra nel viale. Molto bene Leary, allora all'incrocio gira verso l'abitazione del signor Bourke. Appena nostra madre ebbe pronunciato queste parole un urlo, che ci fece sussultare come se ci avesse trapassato il cuore, si lev• dalla siepe alla nostra destra. Se si potesse paragonarlo a qualcosa di questo mondo, sembrava il grido di una donna raggiunta da un colpo improvviso e fatale, che stesse abbandonando questa vita con un lungo lancinante dolore di mortale agonia. - Che il cielo ci protegga ! - esclam• mia madre. - Leary va al di l… della siepe a soccorrere quella donna, se gi… non Š morta, mentre noi torniamo di corsa alla capanna che abbiamo appena oltrepassato per avvertire il villaggio vicino. - Donna? - disse Leary con voce tremante incitando furiosamente il cavallo. - Non Š una donna! Pi— presto andiamo avanti, signora, meglio Š -. E rinnov• i suoi sforzi per affrettare la corsa del cavallo. Noi non vedevamo nulla. La luna era coperta. Faceva molto buio e gi… da tempo ci aspettavamo un pesante rovescio di pioggia. Ma Leary aveva appena finito di parlare ed era appena riuscito a fare andare avanti il cavallo ad andatura sostenuta, che udimmo in maniera chiarissima un forte battere di mani seguito da una serie di grida che parevano esprimere l'estremo grado di disperazione e di angoscia e sembravano provenire da una persona che corresse all'interno della siepe per procedere di pari passo con la nostra andatura. Tuttavia non vedevamo ancora nulla, finch‚, giunti a circa dieci iarde dal punto in cui un viale si diramava verso sinistra in direzione della casa del signor Bourke e la strada girava a destra verso Spring House, la luna spunt• inaspettata da dietro una nuvola e ci permise di vedere con la chiarezza con cui ora vedo il foglio che mi sta innanzi, la figura di una donna. Era alta e sottile, a capo scoperto, con i lunghi capelli che le si muovevano attorno alle spalle e con addosso qualcosa che

poteva sembrare un ampio mantello bianco o un lenzuolo in cui s'era frettolosamente avvolta. Stava ritta all'angolo della siepe dove la strada su cui eravamo incontrava quella che conduce a Spring House; la faccia era rivolta verso di noi, la mano sinistra indicava proprio quel luogo e il braccio destro faceva rapidi e bruschi segni come per spingerci in tale direzione. Il cavallo si era fermato, apparentemente spaventato dall'improvviso comparire di quella figura che stava l…, nel modo che ti ho descritto, continuando per forse mezzo minuto a levare le stesse grida acute. Con un salto si port• poi sulla strada, spar� per un attimo alla nostra vista e l'istante dopo la vedemmo in piedi su di un alto muro un po' pi— avanti, lungo il viale che intendevamo percorrere; continuava a indicare la direzione di Spring House con un atteggiamento autoritario e di sfida come se fosse decisa ad ostacolare il nostro passaggio per quella strada. La figura stava ora in silenzio e le sue vesti, che prima si muovevano sciolte nel vento, erano adesso strettamente avvolte intorno al corpo. - Va', Leary. Va' in fretta a Spring House, in nome di Dio! disse nostra madre. - Qualunque sia il mondo cui essa appartiene noi non la sfideremo oltre. - E' la Banshee, signora, - disse Leary, - e io, per quel che vale la mia vita, in questa notte benedetta non andrei da nessun'altra parte se non a Spring House. Ma ho paura che stia succedendo qualcosa di brutto altrimenti lei non ci manderebbe l… -. Dicendo queste parole condusse innanzi il cavallo e appena prendemmo per la strada a destra, di colpo la luna nascose la sua luce e noi non vedemmo pi— l'apparizione; udimmo per• con chiarezza un prolungato batter di mani che andava gradualmente affievolendosi, come se provenisse da una persona che si allontanava in fretta. Avanzammo con tutta la rapidit… che ci era consentita dal pessimo stato delle strade e dalla stanchezza del povero animale che ci stava portando, e arrivammo in questa casa verso le undici di ieri sera. La scena che ci aspettava ti Š nota dalla lettera della mamma. Per fartela comprendere appieno devo raccontarti alcuni fatti che accaddero qui la settimana passata. Sai bene che oggi Jane Osborne avrebbe dovuto sposare James Ryan, e che essi e i loro amici sono stati in questa casa durante la passata settimana. Marted� scorso, lo stesso giorno in cui al mattino la cugina Mac Carthy aveva inviato la lettera con la quale ci invitava qui, l'intera compagnia un po' prima di cena stava passeggiando nel parco. Sembra che nei giorni precedenti, una infelice creatura, che era stata sedotta da James Ryan, fosse stata vista aggirarsi nei dintorni, in uno stato d'animo cupo e melanconico. James Ryan si era separato da lei gi… da parecchi mesi e, dicono, aveva provveduto alla ragazza con generosit…; ma questa era stata allettata dalla promessa che lui le aveva fatto di farla sua sposa, e la vergogna della sua triste condizione unita allo sconforto e alla gelosia le aveva sconvolto la mente. Durante l'intera mattinata di quel marted� aveva camminato fra i campi vicino a Spring House con il mantello stretto attorno al corpo e il cappuccio che quasi le copriva il viso, e aveva evitato di parlare o persino di incontrare qualsiasi persona della famiglia. Charles Mac Carthy, nel momento che ho precisato, stava camminando,

tra James Ryan e un'altra persona, un po' discosto dal gruppo, su un sentiero ghiaioso che costeggiava una macchia di arbusti. L'intera compagnia fu gettata nella pi— grande costernazione sentendo un colpo di pistola sparato da una zona della macchia fitta di arbusti che Charles e i suoi compagni avevano appena oltrepassato. Charles cadde all'istante e si vide che era stato ferito a una gamba. Uno del gruppo era medico. Prest• immediata assistenza e, esaminata la ferita, giudic• che era molto superficiale, che nessun osso era leso e che era solo una lacerazione della carne, di sicuro guaribile in pochi giorni. - Ne sapremo di pi— prima di domenica, - disse Charles mentre lo si portava in camera sua. La ferita fu immediatamente fasciata e il disturbo causato era cos� leggero che permise a molti amici di trascorrere una parte della serata nel suo appartamento. Fatte le indagini si scopr� che lo sfortunato colpo di pistola era stato sparato dalla povera ragazza di cui ti accennavo prima. Era inoltre chiaro che essa aveva mirato non a Charles ma a colui che gli stava camminando a fianco, il distruttore della sua felicit… e della sua innocenza. Dopo una infruttuosa ricerca per i campi, essa rientr• in casa spontaneamente: rideva, danzava e cantava come una folle, esclamando a ogni momento che aveva finalmente ucciso il signor Ryan. Quando venne a sapere che Charles e non Ryan era stato ferito, ebbe una violenta reazione da cui, dopo essersi agitata in convulsioni per un certo tempo, si scosse raggiungendo la porta con uno scatto e sfuggendo alla folla che la inseguiva; n‚ pot‚ essere catturata fino a ieri sera, quando, un po' prima del nostro arrivo, la si riport• qui assolutamente fuori di s‚. La ferita di Charles fu considerata di cos� scarsa importanza che si continu•, come era previsto, a fare preparativi per il ricevimento nuziale di domenica. Ma venerd� notte divent• inquieto e la febbre sal�, e sabato mattina (ieri) stava cos� male che si ritenne necessario chiedere un ulteriore parere medico. Due dottori e un chirurgo tennero un consulto e verso mezzogiorno di sabato venne data la terribile notizia che se prima della notte non fosse sopravvenuto un cambiamento (in cui c'era poco da sperare) la morte sarebbe sopraggiunta entro ventiquattr'ore. La ferita, sembra, era stata medicata con una fasciatura troppo stretta e inoltre curata in modo inadeguato. I medici avevano fatto una giusta previsione. Non apparve alcun sintomo promettente e un bel po' prima che arrivassimo a Spring House era scomparso ogni raggio di speranza. La scena cui assistemmo al nostro arrivo avrebbe addolorato il cuore di un demonio. Al cancello fummo in breve informati che il signor Charles era sul letto di morte. Quando raggiungemmo la casa l'informazione ci fu confermata dal servo che venne ad aprire la porta. Ma appena entrati rimanemmo terrorizzati da grida terribili che venivano dalla scala. Nostra madre credette di udire la voce della povera signora Mac Carthy e si precipit• avanti. La seguimmo e, saliti i primi gradini della scala, ci imbattemmo in una giovane in preda a un accesso di follia, che lottava disperatamente con due servi; le loro forze unite erano a mala pena sufficienti a trattenerla dal lanciarsi su per le scale scavalcando il corpo della signora Mac Carthy, che giaceva sui gradini completamente fuori di s‚. Costei, lo scopersi dopo, era la sfortunata

ragazza di cui ho parlato prima, che stava tentando di guadagnare l'entrata della camera di Charles per ®ottenere il suo perdono¯ - come poi disse - ®prima che andasse ad accusarla di averlo ucciso¯. Questa folle idea era unita a un'altra che sembrava contrastare con la prima ossessione della sua mente. In una frase si appellava a Charles perch‚ la perdonasse, in quella seguente denunciava James Ryan in quanto assassino di Charles e suo. Infine fu fatta allontanare e le ultime parole che le udii urlare furono: - James Ryan, sei stato tu a ucciderlo e non io. Sei stato tu a ucciderlo e non io! La signora Mac Carthy, quando si riebbe, cadde nelle braccia di nostra madre, la cui presenza sembr• essere per lei di gran sollievo. Pianse; erano le prime lacrime - mi dissero - che aveva versato dal momento del fatale incidente. Ci condusse nella camera di Charles il quale, ci rifer�, aveva espresso il desiderio di vederci appena fossimo giunti, perch‚ sentiva che la sua fine si avvicinava e voleva dedicare senza interruzione le ultime ore della sua esistenza alla preghiera e alla meditazione. Lo trovammo perfettamente calmo, rassegnato e persino lieto. Parlava fiducioso e con coraggio del terribile fato imminente e lo giudic• come un destino al quale egli si stava preparando dal momento della sua prima strana malattia e che mai neanche una volta aveva messo in dubbio gli fosse stato predetto veramente. Ci salut• con l'aria di uno che stesse per intraprendere un breve e semplice viaggio, e noi lo lasciammo con delle impressioni che, malgrado tutta la loro angoscia, sono certa non potremo mai dimenticare del tutto. Povera signora Mac Carthy... Ma adesso mi stanno chiamando. Sembra che ci sia un certo trambusto in casa; forse... Questa lettera non venne mai terminata. Il foglio allegato al quale si Š alluso pi— di una volta riferiva in breve il seguito, ed Š tutto ci• che ho ancora saputo sulla famiglia dei Mac Carthy. Prima che il sole fosse tramontato sul ventisettesimo compleanno di Charles, la sua anima era andata all'ultimo rendiconto col suo Creatore. NOTA 1: ["Parliament" era la marca dell'unico whiskey di cui fosse legalizzata la vendita dalle autorit… inglesi]. FOLLETTI DI TERRA E DI MARE.

IL CAMPO DA GIOCO DEI FOLLETTI. Lanty M'Clusky aveva preso moglie e, naturalmente, aveva bisogno di una casa in cui accoglierla. Ora, Lanty aveva acquistato un piccolo podere di circa sei acri, ma, poich‚ mancava la casa, decise di costruirne una e, perch‚ fosse pi— confortevole possibile, scelse di fabbricarla in una di quelle belle chiazze verdi che hanno fama d'essere il campo da gioco dei folletti. Lanty fu sconsigliato dal farlo, ma poich‚ era un uomo caparbio e non molto incline alla paura, disse che non avrebbe rinunciato a una posizione cos� gradevole per la sua casa neanche per far piacere a tutti i folletti d'Europa. Procedette dunque nella costruzione come aveva stabilito e rifin� il tutto con molta cura. In queste occasioni Š abitudine invitare vicini e amici per brindare alla nuova casa, perci•, in ossequio a questa piacevole e simpatica usanza antica, Lanty, che aveva portato a casa la moglie quel giorno stesso, si procur• un violinista e un bel po' di whiskey e la sera diede un ballo per quelli che erano venuti a trovarlo. Tutto procedeva molto bene e il divertimento e l'allegria continuavano animatamente, quando, calata la notte, si sent� un rumore, come uno spaccare e tirare di travi e travetti sul tetto della casa. Tutta la gente che era l� riunita si mise in ascolto e, non c'era da sbagliarsi, non si sentiva altro che spaccare, sollevare, spingere, borbottare e ansimare, come se un migliaio di ometti si stesse dando da fare per sfasciare il tetto. - Su, - disse una voce in tono di comando, - lavorate sodo: lo sapete che dobbiamo aver buttato gi— la casa di Lanty prima di mezzanotte. Questa fu per Lanty una notizia poco gradita, ma, rendendosi conto che i suoi nemici erano di un genere cui non poteva tener testa, usc� e si rivolse loro nel modo seguente: - Signori, vi chiedo umilmente perdono per aver costruito su un terreno che vi appartiene; ma se volete avere la cortesia di lasciarmi stare per questa notte, comincer• a buttar gi— la casa domani mattina e le cambier• di posto. L'annuncio fu seguito da un rumore come di un applauso prodotto da un migliaio di piccole manine e da un'esclamazione: - Bravo, Lanty! Costruisci a met… strada fra i due biancospini sopra il sentiero -. E dopo un altro caloroso gridolino di esultanza, ci fu un rapido rumore di fuga, e nessuno li ud� pi—. La storia, tuttavia, non termina qui; infatti, mentre stava scavando le fondamenta della sua nuova casa, Lanty trov• una pentola piena d'oro: cos�, lasciando ai folletti il loro campo da gioco, divent• pi— ricco di quanto mai sarebbe diventato se non gli fosse capitata la ventura d'avere a che fare con loro. LE FILATRICI RIVALI. Nel Nord dell'Irlanda si tengono spesso, nelle case dei contadini, gare di filatura fra le ragazze da marito chiamate "kemp". Ogni giovane che abbia fama d'essere una filatrice veloce ed esperta si trova sul luogo designato per il kemp, di solito prima dell'alba, e in

queste occasioni Š accompagnata dal suo innamorato o da qualche parente di sesso maschile che le porta l'arcolaio e la conduce sana e salva attraverso i campi o lungo la via, a seconda dei casi. Un kemp Š senza dubbio uno spettacolo animato e festoso, inteso per di pi— a incoraggiare l'operosit… e un giusto amor proprio. Poche cose possono giungere pi— liete e gradite delle voci allegre di molte fanciulle che risuonano in lontananza, rompendo il silenzio del mattino con espressioni di gioia e canti, e del ronzio degli arcolai al lavoro - guastati un poco, Š pur vero, dallo stridulo rumore degli aspi che si arrestano mentre le voci delle matassatrici gridano forte l'arresto assieme al nome della ragazza e alla quantit… da lei filata fino a quel momento; perch‚ la competizione ha inizio generalmente due o tre ore prima dell'alba. Questa atmosfera di allegria Š anche alimentata dalla prospettiva di un ballo con il quale - va detto - ogni kemp ha termine. E quando viene proclamata la graziosa vincitrice, la si deve considerare come la regina della festa e trattare con il rispetto dovuto. Ma veniamo al racconto. Tutti sapevano che Shaun Buie M'Gaveran era il ragazzo pi— onesto, educato e per giunta pi— operoso di tutta la parrocchia di Faugh-a-ballagh. Era difficile trovare un giovanotto che riuscisse a maneggiare un correggiato, una vanga o una falce meglio di lui, o che potesse portare a termine la sua giornata di lavoro in modo pi— apprezzabile e competente. A questo si deve aggiungere che era il giovanotto pi— bello, robusto e attraente che si potesse incontrare a una fiera; c'era perci• da aspettarsi che le graziose fanciulle non avrebbero fatto tanti complimenti pur di conquistarlo. Shaun, comunque, era tanto giudizioso quanto bello; voleva s� trovar moglie, ma, caspita, preferiva prendersi una ragazza svelta e capace che, come lui, avesse fama d'essere seria e lavoratrice. E il suo imbarazzo stava proprio qui; perch‚ invece di una sola fanciulla siffatta, nei dintorni ce n'erano non meno di una dozzina tutte ugualmente meritevoli e desiderose di diventare sua moglie, e tutte ugualmente belle. Ce n'erano per• due che egli riteneva leggermente superiori alle altre; ma Biddy Corrigan e Sally Gorman erano cos� pari per bellezza e bravura che non riusciva assolutamente a fare una scelta. Entrambe avevano vinto il loro kemp, e fra gli intenditori si diceva comunemente che nessuna delle due avrebbe potuto battere l'altra. Non c'erano nella parrocchia due ragazze pi— rispettate, o che meritassero d'esserlo pi— di loro; e la conseguenza era che tutti ne parlavano favorevolmente e auguravano loro ogni bene. Ora, Shaun aveva gettato l'occhio su entrambe e poich‚ non sapeva come fare a decidere, pens• di lasciare che fossero loro a farlo, se ci fossero riuscite. Fece dunque sapere ai vicini che avrebbe tenuto un kemp di l� a una settimana, e in particolare fece sapere a Biddy e a Sally che aveva stabilito di sposare chiunque vincesse il kemp, perch‚ sapeva bene, come lo sapeva tutta la parrocchia, che sicuramente l'avrebbe vinto una di loro. Le ragazze accettarono assai di buon grado, e Biddy disse a Sally che avrebbe certamente vinto lei (Sally); e Sally, per non essere da meno in cortesia, le ripet‚ lo stesso complimento. Bene, la settimana era quasi passata e mancavano solo due giorni a quello fissato per il kemp, quando, verso le tre, entra nella

abitazione del vecchio Paddy Corrigan una donnina che portava scarpe dai tacchi alti e un corto mantello rosso. A quell'ora non c'era in casa nessun altro all'infuori di Biddy, che si alz•, mise una sedia vicino al fuoco, e invit• la donnina rossa a mettersi un momento seduta a riposare. La donnina accett• e di l� a poco ebbe inizio una animata conversazione. - Cos�, - disse la strana donna, - ci sar… un grande kemp in casa di Shaun Buie M'Gaveran? - E' vero, ci sar… un kemp, buona donna, - rispose Biddy, sorridendo e facendosi rossa al pensiero, perch‚ sapeva che ne sarebbe dipeso il suo destino. - E, - continu• la donnina, - chi vince il kemp vince un marito? - Sembra di s�. - Beh, chiunque sia, la donna che si prender… Shaun sar… una donna felice, perch‚ Š davvero un gran bravo ragazzo. - E' proprio vero, - rispose Biddy con un sospiro, - e potete giurare che era per la paura di poter esser lei a perderlo; ma, a dire la verit…, una fanciulla potrebbe sospirare per motivi ben pi— futili. - Buona donna, - disse Biddy cambiando argomento, - sembrate affaticata. Penso che vi farebbe bene mangiare un boccone e bere un bicchiere di latte cremoso per sostenervi nel viaggio. - Molte grazie, ragazza mia, - disse la donna; - ne prender• un po' se non ti spiace, con l'augurio che di qui a un anno tu possa averne ancora in abbondanza. - Non c'Š dubbio, - disse la ragazza, - sapete che quello che si d… col cuore lascia sempre una benedizione dietro di s‚. - S�, cara, quando Š dato col cuore. Si serv� perci• del cibo che Biddy le aveva messo davanti e, dopo aver mangiato, acquist• un'aria molto pi— rinvigorita. - Bene, - disse alzandosi, - sei una gran brava ragazza e se riuscirai a scoprire il mio nome prima di marted� mattina, il giorno del kemp, ti prometto che lo vincerai e il marito sar… tuo. - Ma, - disse Biddy, - non vi ho mai vista prima. Non so chi siete, n‚ dove abitate: come posso allora scoprire il vostro nome? - Non mi hai mai vista prima, certamente, - disse la vecchia, e sappi che mi rivedrai una volta soltanto; tuttavia se non scoprirai il mio nome prima che il kemp abbia termine perderai tutto, e rimarrai col cuore gonfio di tristezza, perch‚ so bene che ami Shaun Buie. Cos� dicendo se ne and•, lasciando la povera Biddy assai rattristata dalle sue parole, perch‚, a dire la verit…, la ragazza era molto innamorata di Shaun e non aveva alcuna speranza di riuscire a scoprire il nome della donnina, dal quale sembrava dipendere qualcosa di tanto importante per lei. Circa alla stessa ora dello stesso giorno, Sally Gorman sedeva sola in casa di suo padre pensando al kemp, quand'ecco entrare a farle visita la nostra amica, la donnina rossa. - Dio vi benedica, buona donna, - disse Sally, - Š una gran bella giornata oggi, sia lodato il Signore! - S�, - disse la donna, - Š il giorno pi— bello che si possa desiderare: Š proprio vero. - Portate qualche novit… dai vostri viaggi? - chiese Sally.

- L'unica novit… dei dintorni, - rispose l'altra, - Š questo grande kemp che si terr… da Shaun Buie M'Gaveran. Si dice che in quell'occasione lo conquisterete o lo perderete, - aggiunse fissando attentamente Sally nel parlare. - La cosa non mi spaventa gran che, - disse Sally, con fare sicuro; - ma anche se dovessi perderlo pu• darsi che ne trovi uno altrettanto in gamba. - Non Š facile trovarne uno altrettanto in gamba, - replic• la vecchia, - e dovresti essere ben felice di conquistarlo, se ci riuscirai. - Quanto a questo, lasciate fare a me, - disse Sally. - Biddy Š una brava ragazza, lo ammetto; ma in quanto a filare, deve ancora spuntare il giorno in cui riuscir… a superarmi. Non volete sedervi un poco a riposare? - aggiunse. - Forse siete stanca. ®Era ora che ti venisse in mente¯, pens• la donna, ma non disse nulla. ®Comunque, - aggiunse fra s‚ riflettendo, - meglio tardi che mai; mi sieder• un momento per osservare con pi— attenzione di che pasta Š fatta¯. Cos� si sedette e chiacchier• per una mezz'oretta di diverse cose, quelle di cui amano discorrere le fanciulle; infine si alz• e, prendendo in mano il suo bastoncino, salut• Sally e se ne and• per la sua strada. Quando si fu un po' allontanata dalla casa si volse e non pot‚ fare a meno di commentare fra s‚: E' bella e cara, Ma di cuore Š avara; E' pulita e ordinata, Ma di carne non ne ho assaggiata. La povera Biddy faceva ora tutte le ricerche possibili sulla vecchia, ma senza alcun risultato. Non una delle persone con cui parl• di quella donna l'aveva mai vista o ne aveva sentito parlare. Era assai scoraggiata e cominciava a perdersi d'animo, perch‚ non c'Š dubbio - avrebbe pagato con molti giorni tristi la perdita di Shaun. Sapeva che non ne avrebbe mai trovato un altro come lui, o per lo meno nessuno che lei amasse tanto. Giunse infine il giorno del kemp e con questo giunsero all'abitazione di Shaun Buie tutte le graziose fanciulle dei dintorni. Fra le altre, le due che avrebbero dovuto contendersi il diritto di avere Shaun erano senza dubbio le pi— belle e tutti le ammiravano. Era davvero un luogo allegro e festoso e quel giorno molte risa spensierate e dolci canzoni risuonarono su graziose labbra. Biddy e Sally, come tutti si aspettavano, superavano le altre di molto, ma filavano a una velocit… talmente uguale che le matassatrici non riuscivano, per quanti sforzi facessero, a dichiarare quale fosse la migliore. Era una gara testa a testa e spalla a spalla fra le due graziose creature e in tutti quelli che stavano al kemp l'interesse e la curiosit… di sapere quale avrebbe vinto erano al massimo. Met… della giornata era gi… trascorsa e fra le due non c'era differenza alcuna quando, fra la sorpresa e il disappunto di tutti i presenti, il guidafili di Biddy Corrigan si ruppe a met… e, per quel che si poteva vedere, la contesa terminava dunque a favore della rivale; per giunta, ad accrescere la mortificazione di Biddy, il nome

della donnina rossa le era sempre sconosciuto. Cosa le rimaneva da fare? Era stato fatto tutto il possibile. Per caso, al momento dell'incidente, era presente il fratello di Biddy, un ragazzo di circa quattordici anni, che era stato mandato dai genitori affinch‚ li tenesse informati sull'andamento della gara fra le fanciulle da marito rivali. Johnny Corrigan venne cos� spedito a tutta velocit… da Donnel M'Cusker, il carradore, per aggiustare il guidafili, poich‚ questa era per Biddy l'ultima, seppur disperata, possibilit…. A Johnny stava naturalmente molto a cuore che fosse la sorella a vincere e, per perder meno tempo possibile, tagli• per i campi passando per il forte di Kilrudden, o meglio a breve distanza da questo posto noto per essere un ritrovo dei folletti. Potete immaginare quale non fu la sua sorpresa quando, nel passare accanto a un biancospino, sent� una voce di donna accompagnare il suono di un arcolaio cantando le parole seguenti: C'Š una ragazza in questa citt… che non conosce il mio nome; Ma il mio nome Š Even Trot - Even Trot (1). - C'Š una ragazza in questa citt…, - disse il ragazzo, - che Š in grande angoscia, perch‚ ha rotto il suo guidafili e perso un marito. Sto andando proprio ora da Donnel M'Cusker a farlo aggiustare. - Come si chiama? - chiese la donnina rossa. - Biddy Corrigan. Immediatamente la donnina tolse il guidafili dal suo arcolaio e, porgendolo al ragazzo, gli ordin• di portarlo a sua sorella e di non pensare pi— a Donnel M'Cusker. - Hai poco tempo da perdere, - aggiunse, - torna da lei e dalle questo; ma non dirle come l'hai avuto, n‚, soprattutto, che Š stata Even Trot a dartelo. Il ragazzo ritorn• e dopo aver dato il guidafili alla sorella le disse, com'era prevedibile, che glielo mandava una donnina rossa chiamata Even Trot; quest'ultimo particolare fece salire lacrime di gioia agli occhi di Biddy, perch‚ ora sapeva che il nome della vecchina era Even Trot e sentiva che quel nome le avrebbe portato fortuna. Riprese allora a filare, e mai dita mortali fecero scendere il filato tanto rapidamente. L'intero kemp era stupito alla quantit… che di volta in volta riempiva la sua cannetta. Il morale dei suoi amici cominci• a salire e quello dei sostenitori di Sally a scendere mentre, un'ora dopo l'altra, Biddy si avvicinava in fretta alla rivale che ora filava, se possibile, a velocit… doppia al vedere che stava per essere raggiunta. Infine furono di nuovo pari, e proprio in quel momento ecco entrare la sua amica, la donnina rossa, la quale chiese a voce alta: - C'Š qualcuno in questo kemp che conosce il mio nome? - Ripet‚ la stessa domanda tre volte prima che Biddy potesse trovare il coraggio di risponderle. Infine disse: - C'Š una ragazza in questa citt… che conosce il vostro nome Vi chiamate Even Trot - Even Trot. - S�, - disse la vecchia, - Š cos�; e questo nome sia di guida a te e a tuo marito per la vita. Procedi con costanza, ma il tuo passo sia regolare; fermati poco; continua sempre ad avanzare e non avrai mai motivo di rimpiangere il giorno in cui hai incontrato per la prima volta Even Trot.

Non c'Š bisogno di aggiungere che Biddy vinse il kemp e il marito, e che Biddy e Shaun vissero assieme a lungo felici; e non mi resta che formulare l'augurio, gentile lettore, che tu e io possiamo vivere ancora pi— a lungo e ancora pi— felici. NOTA 1: "Even Trot": trotto regolare. IL PICCOLO SUONATORE DI CORNAMUSA. Non molto tempo fa viveva ai confini della contea di Tipperary una coppia onesta e per bene; il marito si chiamava Mick Flannigan e la moglie Judy Muldoon. L'unione di questa povera gente era stata benedetta, come usa dire, dalla nascita di quattro figlioli, tutti maschi: tre di loro erano i bambini pi— belli, forti, sani e graziosi su cui mai avesse brillato il sole; e al vedere questi piccoli, fermi sulla porta della capanna del loro padre verso l'una di un bel giorno d'estate, con gli splendidi capelli biondi che scendevano a riccioli attorno al capo, le guance come due mele rosate e una grossa patata sbocconcellata e fumante in mano, ogni Irlandese si sarebbe sentito orgoglioso della stirpe dei suoi connazionali. Mick era orgoglioso di questi bei bambini, e orgogliosa era anche Judy, e ne avevano ben motivo. Ma le cose erano assai diverse con l'altro, che era il terzogenito: era il marmocchio pi— meschino, brutto e disgraziato a cui Dio avesse mai dato vita; era venuto su cos� male che non riusciva neppure a reggersi in piedi da solo o a lasciare la culla; aveva lunghi capelli, ispidi, arruffati e ricciuti, neri come la fuliggine; la faccia era di un colore giallo verdastro, gli occhi, simili a due tizzoni ardenti, si muovevano in continuazione nella testa come posseduti dal moto perpetuo. Prima ancora d'aver compiuto i dodici mesi aveva la bocca piena di grandi denti; le mani erano come gli artigli del nibbio, e le gambe non erano pi— grosse dell'impugnatura di una frusta, dritte all'incirca come una falce: a peggiorare le cose, aveva l'appetito di un cormorano, e piagnucolii, guaiti, strilli e miagolii uscivano incessantemente dalla sua bocca. Tutti i vicini sospettavano che non fosse una creatura normale; avevano infatti osservato che, quando la gente, riunita attorno al fuoco come si usa in campagna, cominciava a parlare di religione e di cose pie, il marmocchio, disteso nella culla che sua madre generalmente metteva vicino al focolare perch‚ stesse al caldo, nel bel mezzo dei loro discorsi si alzava a sedere e cominciava a strepitare come se avesse in corpo un diavolo infuriato. Questo, come ho detto, port• i vicini a pensare che qualcosa non andava nel piccolo, e un giorno fu tenuto un gran consulto per decidere quel che sarebbe convenuto farne. Alcuni suggerirono di gettarlo fuori con la pala, ma l'amor proprio di Judy vi si opponeva. Bella cosa davvero che un suo bambino venisse messo su una pala e scagliato sul letamaio proprio come un gattino morto o un topo avvelenato; no, no, non ne voleva assolutamente sentir parlare. Una vecchia, che era ritenuta molto abile ed esperta in faccende magiche, le consigli• caldamente di mettere le molle dentro al fuoco, farle diventare incandescenti e con

quelle afferrargli il naso: questo, senza la minima possibilit… di dubbio, gli avrebbe fatto dire cos'era e da dove veniva (tutti infatti sospettavano che fosse stato scambiato dai folletti); ma Judy aveva il cuore troppo tenero, ed era troppo affezionata al diavoletto, cos� non volle cedere a questa proposta, anche se tutti le dicevano che aveva torto, e forse l'aveva, ma come si pu• rimproverare una madre? C'era dunque chi consigliava una cosa e c'era chi ne consigliava un'altra; infine uno propose di mandare a chiamare il prete, un sant'uomo molto istruito, perch‚ venisse a vederlo. Naturalmente a questo Judy non ebbe nulla da obiettare; per una ragione o per l'altra tuttavia non le riusc� mai di farlo e la conclusione della faccenda fu che il prete non vide mai il piccolo. Le cose andarono avanti nel solito modo per qualche tempo ancora. Il marmocchio continuava a guaire e miagolare, a mangiare pi— dei suoi tre fratelli messi assieme e a giocare ogni sorta di scherzi malaugurati, perch‚ aveva una natura assai dispettosa; finch‚, un giorno, accadde che Tim Carrol, il suonatore di cornamusa cieco, nel fare il suo solito giro di visite, entr• e si sedette vicino al fuoco a scambiare due chiacchiere con la padrona di casa. Dopo un po' Tim, che non era avaro della sua musica, imbracci• la cornamusa e cominci• a soffiare con grande maestria. Nell'istante stesso in cui quello attacc•, il piccolo, che era rimasto disteso nella culla immobile come un topo, si alz• a sedere, cominci• a sorridere e a torcere la sua brutta faccia, ad agitare le lunghe braccia brune, a scalciare con le sue gambette storte, mostrando segni di grande entusiasmo per la musica. Infine niente l'avrebbe calmato se non l'avere la cornamusa fra le mani, e per accontentarlo la madre chiese a Tim di prestarla al bambino per un minuto. Tim, che era buono con i bambini, acconsent� di buon grado; e siccome lui non ci vedeva, Judy stessa la port• alla culla e fece per mettergliela a tracolla; non ne ebbe per• l'opportunit…, perch‚ il piccolo sembrava perfettamente all'altezza della situazione. Si allacci• la cornamusa, sistem• le ance sotto un braccio e l'otre sotto l'altro, manovr• entrambe con destrezza come se non avesse fatto altro da vent'anni e inton• "Sheela na Guira" come meglio non si potrebbe immaginare. Erano tutti stupiti: la povera donna si fece il segno della croce. Tim, che, come ho detto prima, era cieco e non sapeva bene chi stesse suonando, era deliziato e, al sentire che il suonatore era un marmocchietto di neanche cinque anni che non aveva mai visto una cornamusa in vita sua, disse alla madre che avrebbe dovuto essere felice d'avere un figlio simile, si offerse di prendersi cura del piccolo se avesse accettato di separarsene, giur• che era un suonatore "nato", un "talento" naturale, e dichiar• che con un po' di tempo ancora, e l'aiuto di qualche buona lezione da parte sua, non se ne sarebbe trovato l'uguale nell'intero paese. Sentendo tutto questo la povera donna fu molto felice, soprattutto perch‚ quello che Tim aveva detto sul talento naturale aveva calmato alcuni brutti presentimenti che si stavano facendo strada nella sua mente: temeva infatti che quel che i vicini dicevano, cioŠ che il bambino non era normale, potesse essere fin troppo vero; e inoltre la rincuorava il pensiero che il suo caro bambino (poich‚ amava davvero il marmocchio) non sarebbe stato

costretto a mettersi a mendicare, ma avrebbe potuto guadagnarsi onestamente il pane. Cos�, quando Mick torn• a casa dal lavoro la sera, gli raccont• immediatamente quanto era successo, e tutto quello che Tim Carrol aveva detto; e Mick, com'era naturale, ne fu molto contento, perch‚ la misera condizione della povera creatura era per lui una grave preoccupazione. Il giorno seguente port• quindi il maiale al mercato, e con il ricavato si rec• a Clonmel, dove ordin• una cornamusa nuova di zecca, della grandezza giusta per il bambino. Nel giro di una quindicina di giorni la cornamusa arriv• a casa, e, non appena vi pos• gli occhi sopra, il piccolo, che stava nella culla, strill• di piacere, lanci• per aria le sue gambette, si mise a far balzi e continu• con mille buffonate finch‚, per acquietarlo, gli diedero la cornamusa; allora si mise immediatamente all'opera e attacc• "La giga tacco e punta" fra l'ammirazione di tutti quelli che lo stavano ad ascoltare. La fama della sua abilit… alla cornamusa si sparse presto in ogni luogo vicino e lontano; non c'era infatti suonatore dl cornamusa nelle sei contee vicine che potesse stargli alla pari ne "La piccola volpe rossa" o ne "La lepre nel grano" o "La giga del cacciatore di volpi" o "Gli scavezzacolli di Cashel" o "La danza del suonatore di cornamusa" o in una qualunque delle belle gighe irlandesi che fanno danzare la gente anche se non ne ha voglia. Ed era sorprendente come sciorinava via "Il cacciatore di lepri": sembrava proprio di sentire i segugi abbaiare e dietro di loro guaire i terrier, mentre i cacciatori e i bracchieri incitavano o rimbrottavano i cani: in breve, era quasi come vedere la caccia stessa. Il bello era che della sua musica non era assolutamente avaro e i ragazzi e le ragazze dei dintorni spesso si riunivano per allegre danze nella capanna di suo padre; egli suonava per loro la sua musica che - dicevano - metteva loro l'argento vivo ai piedi; e tutti affermavano che mai avevano avuto occasione di danzare al suono di una cornamusa che li facesse muovere con tale leggerezza e facilit…. Ma, oltre a tutte queste belle arie irlandesi, conosceva un suo strano motivo, il pi— strano mai sentito, e appena cominciava a suonarlo ogni cosa nella casa sembrava presa dalla voglia di ballare: i piatti e le scodelle tintinnavano sulla credenza, le pentole e i ganci a cui erano appese sbatacchiavano nel camino, e la gente aveva l'impressione di sentire gli sgabelli muoversi sotto di s‚; comunque stessero le cose con gli sgabelli, Š certo che nessuno riusciva a starvi seduto a lungo, perch‚ sia vecchi che giovani cominciavano ogni volta a saltare con tutta l'energia che avevano in corpo. Le ragazze dicevano scontente che, quando attaccava quell'aria, non riuscivano pi— a seguire la danza e non potevano muovere i piedi correttamente, perch‚ sentivano sotto di s‚ il pavimento liscio come il ghiaccio e temevamo ogni momento d'essere sul punto di finir distese per terra a gambe all'aria o a faccia in gi—. I giovanotti, che volevano mettere in mostra la loro abilit… di ballerini, le loro scarpe da ballo nuove e le giarrettiere rosso acceso o verdi e gialle, giuravano che li confondeva talmente che non riuscivano a eseguire in modo corretto il ®tacco-punta¯, o il ®passo incrociato¯, o uno qualunque dei loro passi migliori; si sentivano invece sempre storditi e disorientati, e allora

vecchi e giovani finivano per scontrarsi e sbattere l'un contro l'altro in modo pauroso. E quando il disgraziato marmocchio li aveva ridotti in questo stato, a girare come trottole per il pavimento, sogghignava e ridacchiava e batteva i denti, proprio come Jacko la scimmia dopo aver giocato qualche tiro birbone. Pi— si faceva grande e peggio diventava, e quando raggiunse i sei anni non c'era pi— pace in casa per causa sua: i suoi fratelli finivano sempre col bruciarsi o scottarsi o col rompersi gli stinchi inciampando in padelle e sgabelli. Una volta, al tempo del raccolto, fu lasciato a casa da solo: quando sua madre rientr•, trov• la gatta a cavalcioni del cane, con il muso rivolto alla coda e le zampe allacciate attorno al corpo della bestia, mentre il monello suonava loro la sua strana musica; cosicch‚ il cane correva di qua e di l… saltando e abbaiando, e la gattina miagolava a pi— non posso sbattendo avanti e indietro la coda e quando questa andava a colpire il muso del cane quello allora azzannava e mordeva, insomma era proprio un finimondo. Un'altra volta capit• a far loro visita il fattore presso cui lavorava Mick, un uomo molto rispettabile e per bene, e Judy, data una passata allo sgabello col grembiule, lo invit• a sedere e a riposarsi un po' dopo la camminata. Stava seduto con la schiena rivolta alla culla e dietro di lui c'era una casseruola piena di sangue, perch‚ Judy stava facendo i sanguinacci. Il bambino se ne stava tutto tranquillo nel suo lettino aspettando il momento buono finch‚, fissato un gancio all'estremit… di un pezzo di spago, riusc� a lanciarlo con tale destrezza che lo mand• a impigliarsi in una ciocca della bella parrucca nuova dell'uomo, e la tuff• nella bacinella di sangue. Un'altra volta ancora sua madre rientrava col secchio sulla testa dall'aver munto la vacca: appena lui la vide attacc• la sua melodia infernale e la povera donna, lasciando andare il secchio, mise le mani sui fianchi e cominci• a danzare una giga rovesciando tutto il latte addosso a suo marito che stava portando dentro della torba per cuocere la cena. Insomma, non si finirebbe mai di raccontare tutte le monellerie e tutti gli scherzi maligni giocati dal marmocchio. Poco tempo dopo cominciarono ad accadere disgrazie alle bestie del fattore. Un cavallo si ammal• di capostorno, un bel vitello mor� di antrace e alcune pecore di malaria; le mucche cominciarono a diventare ombrose e a rovesciare a calci i secchi del latte, una parte del tetto del fienile croll•. Il fattore si convinse che la causa di tutti i guai era lo sventurato bambino di Mick Flannigan. Cos� un giorno chiam• Mick in disparte e gli disse: - Mick, vedete anche voi che le cose non vanno come dovrebbero, e, a esser franco, Mick, credo che la causa sia quel vostro bambino. Sono logorato dalle preoccupazioni, e la notte quasi non riesco a prender sonno nel mio letto al pensiero di quel che pu• capitare prima del mattino. Sarei perci• contento se vi cercaste un lavoro da qualche altra parte; non ce n'Š un altro bravo come voi nel paese e troverete senz'altro lavoro a volont… -. A ci• Mick rispose che era spiacente per i guai che gli erano capitati e ancora pi— spiacente che lui o i suoi potessero esserne ritenuti la causa; che, per quel che lo riguardava, anche lui era piuttosto preoccupato per quel bambino, eppure lo aveva e dunque doveva tenerselo, e promise di mettersi immediatamente alla ricerca di un

altro posto. Perci•, la domenica seguente, alla funzione religiosa, Mick fece sapere che stava per lasciare il lavoro da John Riordan, e subito un fattore che abitava a un paio di miglia di distanza e che cercava un contadino (l'ultimo lo aveva appena lasciato), si avvicin• a Mick e gli offr� una casa con giardino e lavoro per tutto l'anno. Mick, che ne aveva sentito parlare come di un buon padrone, si accord• subito con lui; venne cos� deciso che il fattore avrebbe mandato un carro a prendere i suoi pochi mobili e che il gioved� seguente avrebbe fatto trasloco. Gioved�, come era stato promesso, giunse il carro: Mick lo caric•, mise in cima la culla col bambino e la cornamusa, e Judy vi si sedette vicino per tener d'occhio il piccolo e impedire che cadendo fuori rimanesse ucciso. Misero davanti la mucca, il cane li seguiva, ma la gatta fu naturalmente lasciata dov'era. Gli altri tre bambini camminavano per la via raccogliendo bacche di biancospino e more selvatiche, poich‚ era una bella giornata verso la fine del raccolto. Dovevano attraversare un fiume, ma poich‚ scorreva in una gola fra due alte sponde, non lo si vedeva finch‚ non gli si era quasi sopra. Il bambino era disteso abbastanza tranquillo dentro la sua culla, ma quando giunsero all'inizio del ponte, sentendo il rumoreggiare delle acque (il fiume infatti era in piena perch‚ negli ultimi due o tre giorni era piovuto molto), si lev• a sedere nella culla e si guard• attorno; appena scorse l'acqua e scopr� che stavano per portarlo sull'altra sponda, oh, come url• e come strill•! Nessun topo preso in una trappola ha mai gridato tanto. - Ssth! bimbo mio, - disse Judy, - non c'Š da aver paura; stiamo solo per passare sul ponte di pietra. - Maledizione a te, vecchia ciabatta! - grid• quello. - Che razza di bello scherzo mi hai giocato portandomi qui? - e continu• ancora a strepitare, e pi— avanzavano sul ponte pi— strepitava, tanto che a un certo punto Mick non ce la fece pi— a trattenersi e, assestandogli un gran colpo con la frusta che aveva in mano: - Ti ha soffocato il diavolo, marmocchio? disse.Non la smetterai mai di schiamazzare? Un pover'uomo non pu• sentire le proprie orecchie per causa tua -. Nell'istante in cui sent� la correggia della frusta, il marmocchio fece un salto nella culla, si cacci• la cornamusa sotto il braccio, fece a Mick una smorfia incredibilmente maligna, e scavalc• d'un balzo il parapetto del ponte finendo nell'acqua. - Oh il mio bambino, il mio bambino! - grid• Judy, - mi ha lasciata per sempre -. Assieme agli altri piccoli Mick attravers• di corsa il ponte e, guardando in basso, lo videro venir fuori dall'arcata seduto a gambe incrociate sulla cresta bianca di un'onda, intento a suonare la sua cornamusa, allegro come nulla fosse accaduto. Il fiume scorreva impetuoso, ed egli fu trascinato via rapidamente, ma suonava in fretta, pi— in fretta di quanto corresse il fiume; essi si misero a seguirlo lungo la riva pi— svelti che poterono, ma circa cento iarde a valle del ponte il fiume faceva una brusca curva attorno alla collina e quando vi giunsero era ormai scomparso alla loro vista, e nessuno pos• mai pi— gli occhi su di lui. L'opinione generale comunque fu che se ne fosse tornato a casa con la cornamusa dai suoi veri parenti, i folletti, a suonare per loro.

UN INCANTESIMO DEI FOLLETTI. Ai tempi in cui usava viaggiare per canale, me ne venivo dalla citt… di Dublino. Arrivati a Mullingar, il canale finiva e mi misi a camminare, ma ero indolenzito e stanco per la lentezza del viaggio. Avevo alcuni amici con me, e ogni tanto si andava a piedi, ogni tanto si saliva su un carro. E avanti cosi finch‚ vedemmo delle ragazze che mungevano una mucca e ci fermammo a scherzare con loro. Dopo un po' chiedemmo un bicchiere di latte.- Non abbiamo niente in cui metterlo, - dissero, - ma venite a casa con noi -. Andammo a casa con loro e ci sedemmo a chiacchierare attorno al fuoco. Passato un po' di tempo, gli altri se ne andarono e io, riluttante a muovermi, fui lasciato accanto all'accogliente focolare. Chiesi qualcosa da mangiare alle ragazze. C'era una pentola sul fuoco ed esse tirarono fuori della carne, la misero su un piatto e mi dissero di mangiare solo quella della testa. Finito che ebbi di mangiare, le ragazze uscirono e non le rividi pi—. Faceva sempre pi— scuro e stavo ancora l… seduto, pi— che mai restio a lasciare il bel fuoco, quando dopo un po' entrarono due uomini che trasportavano un cadavere. Appena li vidi mi nascosi dietro la porta. Chiede uno all'altro: - Chi girer… lo spiedo? L'altro dice: - Michael Hart, vieni fuori di l� e gira la carne!- Uscii fuori tutto tremante e cominciai a girare lo spiedo. Michael Hart, - dice quello che aveva parlato per primo,- se lo lasci bruciare dovremo mettere te sullo spiedo al suo posto, - e con questo se ne andarono. Rimasi seduto l�, tutto tremante, a girare il cadavere fino a mezzanotte. Gli uomini ritornarono, e uno disse che era bruciato, l'altro che era cotto al punto giusto: poich‚ non riuscivano a mettersi d'accordo, entrambi dissero che per quella volta non mi avrebbero fatto alcun male. Sedendosi vicino al fuoco, uno di essi grid•: Michael Hart, sai raccontare una storia? - Neanche una, - dissi io. Al che mi afferr• per le spalle e mi sbatt‚ fuori in men che non si dica. Era una tenebrosa notte di vento, mai in tutta la mia vita avevo visto una notte simile - la notte pi— scura mai scesa dai cieli. Non avevo la pi— pallida idea di dove mi trovassi. Cos�, quando uno degli uomini arriv• da dietro e mi tocc• sulla spalla con un- Michael Hart, sei capace di raccontare una storia adesso? Sono capace, - dico io. Mi porta in casa e sistemandomi vicino al fuoco dice: - Comincia. - Conosco solo una storia, - dico, che ero seduto qui e che voi due avete portato dentro un cadavere e l'avete messo sullo spiedo e mi avete ordinato di girarlo. - Va bene cos�, - dice quello; - puoi andare l… dentro e stenderti sul letto -. Entrai allora, ben contento, e la mattina dove mi ritrovo se non nel bel mezzo di un verde prato? TEIGUE DEL LEE. ®Non posso restare in questa casa. Non ci rester• per tutto l'oro che Š sepolto nel vecchio castello di Carrigrohan. S'Š mai vista al mondo una cosa simile! Essere insultato sotto il naso notte e giorno senza che di fronte ci sia nessuno! E per di pi—, se sono arrabbiato, che si

rida di me fragorosamente: hu, hu, hu! Non star• in questa casa dopo questa notte, nemmeno se in tutto il paese non ci fosse un altro posto sotto cui ripararmi la testa¯. Questo irritato soliloquio veniva pronunciato da John Sheehan nella sala della vecchia dimora di campagna di Carrigrohan. John era un nuovo servitore; era in quella casa, che aveva fama d'essere infestata dagli spiriti soltanto da tre giorni, e in quel breve spazio di tempo era stato insultato e deriso da una voce che sembrava quella di un uomo che parlasse con la testa in un barile; e non era riuscito a scoprire a chi appartenesse la voce n‚ da dove venisse. - Qui non rester•, disse John, - e con questo la faccenda Š chiusa. - Hu, hu, hu! Sta' calmo, John Sheehan, o ti capiter… di peggio. John corse senza esitare alla finestra della sala, poich‚ quelle parole erano state evidentemente pronunciate da qualcuno che si trovava proprio l� fuori, ma non scorse anima viva. Aveva appena accostato la faccia al vetro quando ud� un altro forte - Hu, hu, hu! - che sembrava venire da dietro, nella sala; volt• la testa, veloce come un lampo, ma non si vedeva traccia di essere umano. - Hu, hu, hu, John! - url• la voce che sembrava arrivare dal prato davanti alla casa: - Ti illudi di riuscire a vedere Teigue? Oh, mai! finch‚ avrai vita! Finiscila perci• di occuparti di lui, e bada ai fatti tuoi; oggi dovr… venire molta gente a cena, gente di Cork, e sarebbe ora che tu stendessi la tovaglia. - Dio ci benedica! Ancora lui! Non star• qui un sol giorno di pi—, - ripet‚ John. - Smettila di brontolare e rimani buono dove sei; piuttosto non giocare scherzi al signor Pratt, come hai fatto al signor Jervois con i cucchiai. John Sheehan rimase sconcertato alle parole del suo invisibile persecutore, tuttavia trov• il coraggio sufficiente per dire: Chi siete? Venite qui e fatevi vedere, se siete un uomo - ma come risposta ricevette solo una sinistra risata di scherno cui fece seguito un - Addio! Ti terr• d'occhio al pranzo John! - Dio ci protegga da ogni male! Questa poi! Ti terr• d'occhio al pranzo! Voglio vedere se lo farai! E' pieno giorno, quindi non Š uno spettro; comunque sia, questo Š un posto terribile ed Š l'ultimo giorno che ci sto. Come fa a sapere dei cucchiai? Se lo spiffera in giro sono rovinato! L'unico essere umano che avrebbe potuto dirglielo Š Tim Barret, ma adesso Š ben lontano, laggi— nelle terre selvagge di Botany Bay: come ha fatto dunque a saperlo? Non riesco proprio a capire! Ma cosa vedo l…, vicino al muro, nell'angolo? E' forse un uomo? Come sono sciocco! E' solo un vecchio tronco d'albero! Ah, Š un posto che fa paura questo: non mi ci fermer• assolutamente, lascer• la casa domani; solo a guardarla si spaventerebbe chiunque. La vecchia dimora aveva indubbiamente un aspetto desolato; sorgeva in un prato la cui superficie regolare era interrotta solo da qualche ciuffo di narcisi e da un paio di vecchi alberi della stessa et… dell'edificio. Si trovava a breve distanza dalla strada, era vecchia pi— di un secolo e il Tempo vi stava compiendo il suo lavoro; sole e intemperie avevano dipinto i muri nelle tinte pi— varie, il tetto mostrava diverse chiazze bianche, non vi era nulla di accogliente nel

suo aspetto; all'esterno tutto era tetro e squallido e all'interno regnava un'atmosfera di tristezza, di splendori estinti o in via di estinzione, che ben si accordava con l'aspetto esteriore. Bisognava fare appello a tutta l'esuberanza della giovent— e della spensieratezza per allontanare quell'impressione che rasentava la paura con cui si attraversava la vasta sala quadrata, o si percorreva la galleria che circondava la sala, o si esploravano i lunghi e tortuosi corridoi al piano seminterrato. La sala da ballo, come era chiamato l'ampio salotto, e parecchie altre stanze erano in stato di abbandono; le pareti erano macchiate d'umidit…, e ricordo distintamente la sensazione di sgomento da cui mi sentivo pervadere scendendo nelle cantine, bench‚ allora fossi un ragazzo, pieno di giovanile vivacit… e di spirito ardente e avventuroso; tutto, dentro e fuori di me, si raggelava sotto l'effetto dell'umidit… e delle tenebre; la stessa vastit… degli antri mi terrorizzava; neppure l'allegria dei miei due compagni di scuola - il loro padre, un rispettabile pastore protestante, aveva affittato l'abitazione per un certo periodo - riusciva a dissipare le sensazioni di una fantasia romantica, finch‚ non risalivo ai piani superiori. Con l'avvicinarsi dell'ora di cena John si era ripreso abbastanza bene; arrivarono parecchi ospiti. Erano tutti seduti a tavola e avevano cominciato a gustare l'eccellente pranzo, quando si sent� una voce dal prato. - Hu, hu, hu! Signor Pratt, non volete dare qualche cosa da mangiare al povero Teigue? Hu, hu! avete una bella compagnia e roba buona in abbondanza; non vorrete dimenticarvi del povero Teigue! John lasci• cadere il bicchiere che aveva in mano. - Chi Š? - domand• il fratello del signor Pratt, un ufficiale di artiglieria. - E' Teigue, - disse ridendo il signor Pratt, - devi avermi sentito parlare spesso di lui. - E scusate, signor Pratt, - chiese un altro gentiluomo, - chi Š Teigue? - Questo, - rispose il signor Pratt, - Š pi— di quel che posso dirvi. Nessuno Š mai riuscito a vederlo, neppure di sfuggita. Ho vegliato per un'intera serata con i miei tre figlioli, eppure, anche se a volte la sua voce mi risonava quasi nell'orecchio, non sono riuscito a vederlo. A dire il vero, ho avuto l'impressione di scorgere un uomo con una giacca di lana bianca felpata che passava per la porta del giardino verso il prato, ma non poteva essere stata che la mia immaginazione, perch‚ ho trovato la porta chiusa a chiave, mentre il tipo, chiunque sia, rideva della nostra agitazione. Di tanto in tanto viene a trovarci e a volte fra una visita e l'altra passa un intervallo molto lungo, come Š capitato ora; sono trascorsi ormai quasi due anni dall'ultima volta che abbiamo sentito quella voce cupa fuori dalla finestra. Che si sappia, non ha mai fatto nessun danno, e quando gli capit• di rompere un piatto ne riport• uno esattamente uguale. - E' molto strano, - esclamarono parecchi fra gli ospiti. - Vostro padre, - osserv• un gentiluomo rivolto al giovane Pratt, - ha detto che ruppe un piatto: ma come aveva fatto a prenderlo senza che voi lo vedeste?

- Quando chiede del cibo lo mettiamo fuori dalla finestra e andiamo via; finch‚ stiamo a guardare non lo prende, ma ci siamo appena allontanati che il piatto scompare. - Come fa a sapere se state a spiare? - E' pi— di quanto posso dirvi, ma o lo sa o lo sospetta. Un giorno stavo con i miei fratelli Robert e James nel nostro salotto che ha una finestra sul giardino, quando venne l� fuori e disse: ®Hu, hu, hu! Signori James e Robert e Henry, date un bicchiere di whiskey al povero Teigue¯. James usc� dalla stanza, riemp� un bicchiere di whiskey, aceto e sale e glielo port•. ®Ecco qui Teigue¯, disse, ®adesso vieni a prenderlo¯. ®Bene, allora appoggiatelo sul gradino fuori dalla finestra¯. Facemmo cos� e rimanemmo a guardare. ®Su, andatevene via¯, grid•. Ci tirammo indietro, ma stavamo sempre a guardare. ®Hu, hu! State a spiare Teigue; uscite dalla stanza o non lo prender•¯. Uscimmo dalla porta e ritornammo: il bicchiere era sparito e un momento dopo sentimmo gridare e imprecare paurosamente. Teigue si port• via il bicchiere, ma il giorno successivo lo rimise sul gradino di pietra sotto la finestra e dentro c'erano briciole di pane, come se fosse stato messo in tasca; da allora non lo si Š pi— sentito fino ad oggi. - Oh, - disse il colonnello, - io riuscir• a vederlo, voi non siete esperti in queste cose; un vecchio soldato ha maggiori probabilit… di farcela e la prossima volta che parler… - poich‚ con quest'ala avr• finito la cena - mi trover… pronto. Signor Bell, volete brindare con me? - Hu, hu! Signor Bell, - grid• Teigue. - Hu, hu! Signor Bell, eravate un quacchero molto tempo fa. Hu, hu! Signor Bell, siete un bel tipo, eravate un bel quacchero e ora non siete pi— n‚ quacchero n‚ nient'altro: hu, hu, signor Bell. E c'Š anche il signor Parkes: caspita come Š elegante oggi il signor Parkes, con la testa incipriata, le sue eleganti calze di seta e il suo audace panciotto rosso nuovo di zecca. E il signor Cole: s'Š mai visto un tipo simile? Una bella compagnia avete messo insieme signor Pratt: quaccheri rinsecchiti, damerini di Mallow Lane in cerca di complimenti, e un agente del dazio ubriacone della Banchina del Carbone, per incontrare il grande e terribile generale d'artiglieria venuto dalle Indie, che Š il pi— grosso pallone gonfiato di tutti loro. - Canaglia! - esclam• il colonnello, - ti costringer• a mostrarti; - e agguantata la sua spada che era in un angolo della stanza, salt• fuori dalla finestra, sul prato. Un attimo dopo uno scroscio di risa, cos� sordo, cos� differente da qualsiasi suono umano, fece fermare il colonnello e con lui il signor Bell che, con un grosso bastone di quercia, gli stava attaccato alle calcagna; altri della compagnia li seguirono sul prato e quelli rimasti si alzarono per avvicinarsi alle finestre. - Suvvia, colonnello, disse il signor Bell, agguantiamo questo sfrontato cialtrone. - Hu, hu! Signor Bell, eccomi qui, ecco qui Teigue: perch‚ non lo prendete? Hu, hu! Colonnello Pratt, che bel soldato siete a sguainare la spada contro il povero Teigue, che non ha mai fatto male a nessuno. - Lasciaci vedere che faccia hai, canaglia, - grid• il colonnello. - Hu, hu, hu! Guardatemi, guardatemi: vedete il vento, colonnello Pratt? Cos� vedrete anche Teigue; tanto vale che rientriate a finire

il vostro pranzo! - Ti trover• furfante, se sei sulla terra! - esclam• il colonnello, mentre lo stesso misterioso grido di scherno sembrava venire da dietro un angolo dell'edificio. - E' dietro quell'angolo,- disse il signor Bell, - correte, correte. Seguirono il verso, che si ripeteva a intervalli lungo il muro del giardino, ma non riuscirono a scorgere anima viva; infine si fermarono entrambi a tirare il fiato e in un attimo, quasi nelle loro orecchie, risuon• il grido: - Hu, hu, hu! Colonnello Pratt, lo vedete Teigue ora? Lo sentite? Hu, hu, hu! Come siete bravo colonnello a seguire il vento. - Non di l…, signor Bell, non di l…; venite qui! - disse il colonnello. - Hu, hu, hu! Come siete sciocchi; pensate che Teigue voglia mostrarsi a voi l…, nel campo? Seguitemi piuttosto, se siete capace, colonnello, voi che siete un soldato! Hu, hu, hu! - Il colonnello era furioso: segu� la voce oltrepassando la siepe e il fossato, schernito e deriso a tratti dall'invisibile oggetto del suo inseguimento (il signor Bell, che era pesante, fu presto messo fuori combattimento) finch‚, dopo esser stato trascinato in una caccia estenuante, si ritrov• in cima a un dirupo, sopra quel tratto del fiume Lee che per la gran profondit… e il colore scuro delle acque ha preso il nome di Forra dell'Inferno. Qui, sull'orlo del dirupo, stava il colonnello, senza fiato, e si asciugava la fronte con il fazzoletto quando la voce, che sembrava vicina ai suoi piedi, esclam•: - Su, colonnello Pratt, su, se siete un vero soldato; ecco un salto che fa per voi! Adesso guardate Teigue - perch‚ non lo guardate? Hu, hu, hu! Avanti! Sono sicuro che siete accaldato colonnello Pratt, venite dentro allora, a rinfrescarvi; Teigue si far… una nuotata! - La voce sembrava scendere tra l'edera rampicante e i bassi arbusti che ricoprono il pittoresco dirupo quasi da cima a fondo, ma sarebbe stato impossibile per qualunque essere umano trovarvi un appiglio. - Su, colonnello, avete il coraggio di fare il salto? Hu, hu, hu! Che bel soldato siete. Arrivederci; ci rivedremo fra dieci minuti, l… sopra, a casa - tenete d'occhio l'orologio, colonnello: ecco un tuffo per voi, - e si ud� un pesante tonfo nell'acqua. Il colonnello rimase immobile; ma non segu� altro suono, ed egli torn• lentamente verso casa, a neppure mezzo miglio dal dirupo. - Allora, l'hai visto Teigue? - gli domand• il fratello mentre i suoi nipoti stavano a guardare, a stento capaci di trattenere le risate. - Datemi del vino, - disse il colonnello. - Nessuno mi ha mai dato tanto filo da torcere in vita mia; quel tipo mi ha fatto girare in tondo finch‚ mi ha condotto sull'orlo del dirupo e poi se ne Š andato gi— nella Forra dell'Inferno, dicendomi che sarebbe stato qui entro dieci minuti; ne sono passati anche di pi—, ma non Š arrivato. - Hu, hu, hu! Colonnello, non Š forse qui? Teigue non ha mai detto una bugia in vita sua, ma, signor Pratt, datemi un bicchiere e la mia cena, e poi buonanotte a tutti, perch‚ sono stanco; e la colpa Š del colonnello -. Fu ordinato un piatto di cibo e John, tremante e pieno di paura, lo mise sul prato sotto la finestra. Tutti rimasero a osservare e per un bel po' di tempo il piatto non fu toccato.

- Ah! Signor Pratt, volete far morire di fame il povero Teigue? Mandate via tutti dalle finestre e fate venir gi— il signor Harry dall'albero e il signor Richard dal muro del giardino. Gli occhi dei presenti si volsero all'albero e al muro del giardino: l'attenzione dei due ragazzi era concentrata sulla discesa e gli ospiti seguivano i loro movimenti, quando richiam• la loro attenzione un: - Hu, hu, hu! Buona fortuna a voi, signor Pratt! E' un buon pranzo, ecco il piatto, signore e signori. Arrivederci a voi colonnello! Arrivederci signor Bell! Arrivederci a tutti! - Allora videro il piatto vuoto appoggiato sull'erba e per quella sera la voce di Teigue non si sent� pi—. In seguito Teigue fece ancora molte visite, ma nessuno mai lo vide, n‚ mai si scopr� qualcosa sulla sua persona n‚ sul suo carattere. IL LEVRIERO MAGICO. Paddy M'Dermid era uno dei ragazzi pi— festaioli di tutta la contea di Kildare. Non si teneva un mercato o una festa del Santo Patrono senza che lui ci si trovasse in mezzo. Era dappertutto, come la sfortuna, e intanto il suo povero poderetto non veniva quasi mai seminato all'epoca giusta; e dove s'aspettava l'orzo non crescevano che erbacce. Il denaro si fece scarso nelle tasche del povero Paddy, e dopo il maiale se ne and• anche la mucca finch‚ spar� quasi tutto quello che possedeva. Una notte che era steso ubriaco nel Forte di Monogue perch‚ non ce la faceva a tornare a casa, ebbe per• la fortuna, se solo fosse stato tanto assennato da non sciuparla, di fare un sogno bellissimo. Sogn• che l� sotto, proprio dove lui stava sdraiato, era sepolta, da un tempo molto pi— antico della memoria degli uomini, una pentola piena di monete. Paddy tenne il sogno per s‚ fino alla notte successiva; allora, presa la vanga, il piccone e una bottiglia d'acqua santa, and• al Forte e, tracciato un cerchio attorno al posto del tesoro, cominci• a scavare senza un attimo d'esitazione pensando che, quant'era vero Iddio, ormai la sua fortuna era fatta. Aveva raggiunta la profondit… di circa due volte l'altezza delle sue ginocchia, quando, dong!, il piccone and• a urtare contro una lastra di pietra: in quel preciso istante Paddy sent� qualcosa respirare vicinissimo a s‚. Alz• gli occhi e, proprio davanti, si trov• un bel levriero seduto sulle zampe posteriori. - Dio ti benedica, - disse Paddy, e ogni capello gli si rizz• in testa come un ramoscello di salice. - Ti benedica, - rispose il levriero, tralasciando la parola Dio, la bestia, perch‚ era il diavolo. Cristo ci scampi per sempre da simili incontri. - Paddy M'Dermid, - disse, - cosa mai cerchi in quella specie di fossa che stai scavando l�? - Parola mia niente, proprio niente, - rispose Paddy, perch‚, capite, l'estraneo non gli piaceva. - Suvvia, sta' tranquillo Paddy M'Dermid, - disse il levriero, non so forse molto bene quello che stai cercando? - Beh, allora, se lo sapete, tanto vale dirvelo subito, tanto pi— che avete l'aria d'essere un signore gentile, che si abbassa a parlare a

un ragazzetto come me -. (Paddy voleva adularlo un poco). - Coraggio, dunque, - disse il levriero, - vieni qui fuori e siediti su questa altura, - e Paddy, come uno stupido, fece quello che gli era stato chiesto, ma aveva appena appoggiato la sua grossa scarpa fuori dal circolo tracciato con l'acqua santa che quella bestiaccia di un levriero gli si scagli• contro e lo cacci• fuori dal Forte: perch‚ Paddy si era spaventato, e ne aveva ben donde, al vedere le lingue di fuoco che uscivano da quella bocca. Ma la notte successiva ritorn•, ben sicuro che i soldi fossero l…. Fece un cerchio come la volta precedente, ma, quando urt• la pietra, il nostro gentiluomo, il levriero, riapparve al solito posto. - Oh, oh, - disse Paddy, - siete l� dunque! Ma ne avrete da aspettare, ve lo assicuro, prima di imbrogliarmi di nuovo; - e colp� un'altra volta la pietra. - Bene, Paddy M'Dermid, - disse il levriero, - poich‚ cerchi il denaro, l'avrai; ma dimmi, quanto ne vorresti? Paddy si gratt• la zucca e dopo un po' disse: - Quanto Š disposto a darmi vostro onore? - perch‚ pens• che gli convenisse essere cortese. - Tutto quello che tu ritieni ragionevole, Paddy M'Dermid. ®Perbacco¯, fece Paddy fra s‚, ®tanto vale chiederne un bel po'¯ . - Diciamo cinquantamila sterline, - rispose. (Avrebbe anche potuto dire centomila, perch‚ scommetto che la bestia aveva denaro a palate). - Le avrai, - disse il levriero; fece una corsetta e ritorn• tenendo fra le zampe una pentola piena di ghinee. - Vieni qui a contarle, - disse; ma Paddy gli tenne testa e si rifiut• di muoversi, cos� la pentola venne spinta vicino al cerchio benedetto e Paddy la tir• dentro, tutto contento di averla fra le grinfie, e non si ferm• finch‚ non raggiunse la casa: l� le sue ghinee si trasformarono in ossicini, e la vecchia madre rise di lui. Paddy allora giur• di vendicarsi di quella bestia truffaldina di un levriero e la notte successiva torn• al Forte, dove, come le volte precedenti, incontr• il Signor Levriero. - Ebbene, di nuovo qui, Paddy? - disse. - S�, razza di furfante, - rispose Paddy, - e non lascer• questo posto finch‚ non avr• tirato fuori la pentola di soldi che Š sepolta qui. - Oh, Š cos�, - disse. - Bene, Paddy M'Dermid, poich‚ vedo che sei un tipo tanto coraggioso e temerario, ti compenser• se scenderai qui sotto con me, invece di startene quass— al freddo: ed effettivamente nevicava a pi— non posso. - Che possa non vedere mai Athyl se lo faccio, - rispose Paddy,tu vuoi solo caricarmi di vecchie ossa, o forse anche spezzare le mie, che sarebbe altrettanto brutto. - Sul mio onore, - disse il levriero, - io ti sono amico; suvvia! Non dare un calcio alla buona sorte; vieni con me e la tua fortuna Š fatta. Resta dove sei e morirai pezzente. Cos�, perdinci, fra una chiacchiera e l'altra, Paddy acconsent�, e nel mezzo del Forte si apr� una bella scala lungo la quale s'incamminarono: dopo giri e svolte giunsero a una casa molto pi— bella di quella del Duca di Leinster, e tutti i tavoli e le sedie erano d'oro massiccio. Paddy era incantato; e quando si fu seduto, una

bella signora gli porse un bicchiere con una bevanda: ma ne aveva appena inghiottito una sorsata che tutt'attorno si lev• un orrendo stridore, e coloro che prima erano sembrati belli ora apparivano com'erano veramente folletti infuriati. Prima che Paddy potesse farsi il segno della croce, lo afferrarono per le gambe e le braccia, lo portarono fuori su una grande e alta collina che si levava a strapiombo sopra il fiume, e lo scagliarono gi—. - Aiuto! - grid• Paddy, ma inutilmente; cadde sopra un pietrone e rimase l� come morto fino al mattino seguente, quando alcune persone lo trovarono nel fossato che circonda il tumulo di Coulhall, dove i folletti l'avevano trascinato. Da quel momento fino al giorno della sua morte egli divenne la pi— gran curiosit… al mondo: camminava piegato in due, e aveva la bocca (Dio ci benedica!) dove avrebbe dovuto trovarsi un orecchio. LA SIGNORA DI GOLLERUS. Una bella mattina d'estate, proprio allo spuntar del giorno, Dick Fitzgerald stava sulla spiaggia del porto di Smerwick a fumare la sua pipa. Il sole sorgeva lentamente da dietro l'alto Brandon, il mare scuro si faceva verde alla luce, e le nebbie che si levavano nelle vallate andavano srotolandosi e arricciandosi come il fumo che usciva dall'angolo della bocca di Dick. - E' proprio una bella mattina, - disse Dick, togliendosi la pipa dalle labbra e guardando verso il lontano oceano che si stendeva immobile e tranquillo come un sepolcro di lucido marmo. Certo, - continu• dopo una pausa, - Š ben triste star qui a parlare a se stessi per farsi compagnia e non aver un'anima vicino che risponda, nient'altro che il figlio della propria voce, l'eco! Lo so che se avessi la fortuna, o forse la sfortuna, - disse Dick con un sorriso malinconico, - di avere una donna, le cose sarebbero diverse per me! E cos'Š nel vasto mondo un uomo senza una moglie? Sicuramente niente di pi— di una bottiglia senza una sola goccia da bere dentro, o di un ballo senza musica, o la lama sinistra di una forbice, o una lenza senza l'amo, o qualsiasi altra cosa che in qualche modo non sia completa. Non Š cos�? - disse Dick Fitzgerald gettando lo sguardo verso una roccia sulla spiaggia che, pur non potendo parlare, si ergeva risoluta e ardita all'aspetto come mai lo fu un testimone del Kerry. Ma quale non fu il suo stupore nello scorgere, proprio ai piedi dello scoglio, una creatura giovane e bella che si pettinava i capelli d'un colore verde mare; e l'acqua salata che vi luccicava sopra appariva ora, nella luce del mattino, come il burro fuso sopra i cavoli. Dick indovin• subito che si trattava di una Sirena, anche se non ne aveva mai vista una prima d'allora, perch‚ aveva scorto, appoggiato sulla spiaggia accanto a lei, il piccolo berretto magico che il popolo delle acque usa per tuffarsi nell'oceano; aveva anche sentito dire che se gli fosse riuscito di impossessarsi del berretto, la Sirena avrebbe perso il potere di ritornarsene nell'acqua: cos� in tutta fretta lo afferr• e la Sirena, udendo quel rumore, volse il capo con la naturalezza di un cristiano.

Quando vide che il suo piccolo berretto per tuffarsi era sparito, lacrime salate - nel suo caso di certo doppiamente salate - le scesero a goccioloni sulle guance e cominci• a lamentarsi piano e tristemente con una voce tenera come quella di un bambino appena nato. Dick, pur sapendo assai bene perch‚ essa stava piangendo, decise di tenersi il berrettino, piangesse pure quanto voleva, per vedere cosa ne sarebbe venuto fuori. Non poteva per• fare a meno di provar compassione per lei; e quando la muta creatura lo guard• in viso con le guance bagnate di lacrime ci sarebbe stato di che commuovere chiunque: figuriamoci poi Dick, che aveva sempre avuto di suo, come la maggior parte dei suoi compatrioti, un cuore molto tenero. - Non piangere mia cara, - disse Dick Fitzgerald; ma la Sirena, come qualsiasi bambino viziato, per questo pianse ancora di pi—. Dick si sedette accanto a lei e le prese la mano per confortarla. Non c'era nulla di sgradevole in quella mano, soltanto, fra le dita, aveva una piccola membrana, come quella che si vede nei piedi delle anitre, ma era sottile e bianca come la pelle fra l'uovo e il guscio. - Come ti chiami, mia cara? - dice Dick, che voleva fare amicizia con lei, ma non ebbe risposta; a questo punto era pi— che sicuro che essa o non poteva parlare, o non lo capiva: perci• le strinse la mano nella sua, come unico mezzo per parlarle. E' il linguaggio universale e non c'Š femmina al mondo, sia essa pesce o donna, che non lo capisca. La Sirena non sembr• molto dispiaciuta di questo modo di comunicare e smettendo improvvisamente di piagnucolare: Uomo, dice alzando gli occhi al volto di Dick Fitzgerald, - uomo, mi mangerai? - Per tutte le rosse sottane e i grembiuli a scacchi fra Dingle e Tralee, - esclam• Dick balzando in piedi dalla sorpresa, piuttosto mangerei me, piccola mia! Io mangiarti, anatroccolo? E' stato qualche brutto ladruncolo malintenzionato di un pesce che ha messo un'idea simile nella tua graziosa testolina, con quei bei capelli verdi che le scendono tutt'intorno, pettinati cos� lisci questa mattina! - Uomo, - disse la Sirena, - cosa te ne farai di me se non mi mangerai ? I pensieri di Dick correvano a una moglie: fin dalla prima occhiata aveva visto che era bella; ma poich‚ parlava, e per di pi— parlava come una vera donna, si innamor• perdutamente di lei. Fu il modo semplice con cui lo aveva chiamato uomo a sistemare del tutto la faccenda. - Pesce, - dice Dick, cercando di parlare nel suo stesso modo conciso, - pesce, - dice, - in questa mattina benedetta ti d• la mia parola, onesta e sincera, che ti far• signora Fitzgerald davanti a tutto il mondo; ecco cosa far•! - Non dirlo due volte, - dice lei, - sono pronta a essere tua e ne sono ben felice, signor Fitzgerald; ma aspetta, ti prego, perch‚ possa raccogliermi i capelli sul capo -. Ci volle un po' di tempo prima che li arrangiasse in modo da esserne del tutto soddisfatta: indovinava, suppongo, che stava per andare fra estranei, dove sarebbe stata osservata. Fatto questo, la Sirena si mise il pettine in tasca, poi chin• il capo e sussurr• qualche parola all'acqua che quasi lambiva la base della roccia. Dick vide il mormorio delle parole sulla superficie del mare

allontanarsi verso l'oceano sconfinato, proprio come un soffio di vento che faccia increspare le onde; allora, meravigliatissimo, le dice: - Mia cara, Š all'acqua salata che parli? - Proprio a quella, - risponde la Sirena con noncuranza; sto solo mandando a dire a mio padre che non mi aspetti per la colazione: solo perch‚ non stia in ansia. - E chi Š tuo padre, anatroccolo? - chiese Dick. - Come! - disse la Sirena, - non hai mai sentito parlare di mio padre? E' il re delle onde, perbacco! - Allora tu sei una vera figlia di re, - disse Dick spalancando tutti e due gli occhi per esaminare ben bene la sua futura sposa. - Oh, sono proprio un uomo arrivato con te, che hai un re per padre; avr… senz'altro tutti i soldi che sono gi— in fondo al mare! - Soldi? - ripet‚ la Sirena, - cosa sono i soldi? - Non sono una brutta cosa da avere quando uno ne ha bisogno, rispose Dick; - e i pesci hanno forse l'ordine di portarti su tutto quello che gli chiedi ? - Oh, s�, - disse la Sirena, - mi portano quello che voglio. - A esser franco allora, - disse Dick, - a casa ho solo un letto di paglia che ti aspetta e sto pensando che non andr… assolutamente bene per una figlia di re; perci•, se non ti dispiacesse accennare solo a un bel letto di piume con un paio di coperte nuove... ma cosa sto dicendo? Forse non avete cose come i letti gi— sott'acqua. - Ma certo, - disse lei, - signor Fitzgerald, un mucchio di letti a tua disposizione. Ho quattordici lettiere per ostriche tutte per me, per non parlare di una appena posata per l'allevamento delle giovani ostriche. --Davvero?- dice Dick grattandosi la testa con aria piuttosto perplessa. - Io parlavo di un letto di piume; ma, certo che il vostro Š un sistema proprio ben architettato, avere il letto e la cena cos� vicini tra loro che quando si ha l'uno non c'Š bisogno di scomodarsi per domandare l'altra. Ad ogni modo, letto o non letto, soldi o non soldi, Dick Fitzgerald aveva deciso di sposare la Sirena, e la Sirena aveva acconsentito. Perci• se ne andarono via, lungo la spiaggia, da Gollerus verso Ballinrunnig, dove quella mattina si trovava Padre Fitzgibbon. - Non sei solo tu ad aver parola in questo affare, Dick Fitzgerald, - disse il Reverendo con aria molto severa. Vorresti sposare una donna- pesce? Dio ci protegga! Rimanda quella creatura a squame a casa, dalla sua gente; Š il consiglio che ti do, da qualunque parte sia venuta. Dick aveva in mano il berretto magico e stava per ridarlo alla Sirena che lo guardava con desiderio, ma ci pens• su un momento e poi disse: - Scusate Reverendo, Š figlia di un re. - Anche se fosse la figlia di cinquanta re, - rispose Padre Fitzgibbon, - ti ripeto, non puoi sposarla perch‚ Š un pesce. - Scusate Reverendo, - disse ancora Dick a bassa voce, - Š dolce e bella come la luna. - Anche se fosse dolce e bella come il sole, la luna e le stelle messi assieme, ti ripeto, Dick Fitzgerald, - rispose il Prete battendo il piede destro, - non puoi sposarla, perch‚ Š un pesce. - Ma ha tutto l'oro che c'Š in fondo al mare, basta che lo domandi, e

se la sposo sono un uomo arrivato; e, - aggiunse Dick lanciando un'occhiata furba, - posso fare in modo che questo lavoretto vi frutti bene. - Oh! Questo cambia completamente le cose, - rispose il Prete; adesso s� che c'Š un po' di senno in quel che dici: perch‚ non me l'hai detto prima? Sposala senz'altro, anche se fosse un pesce dieci volte. I soldi, sai bene, non sono cosa da rifiutare di questi brutti tempi, e tanto vale che sia io a trarne beneficio piuttosto che un altro, che magari non si prenderebbe neanche il fastidio di darti un consiglio come ho fatto io. Cos� Padre Fitzgibbon spos• Dick Fitzgerald alla Sirena, e come una qualunque coppia innamorata essi se ne tornarono a Gollerus ben contenti l'uno dell'altra. Tutto andava a gonfie vele per Dick - stava dalla parte del mondo baciata dal sole; la Sirena era la migliore delle mogli, e vivevano assieme pi— soddisfatti che mai. Considerato dove era stata allevata, era sorprendente vedere come la Sirena si affaccendava per la casa, e come allevava bene i bambini: perch‚, passati tre anni, c'erano altrettanti piccoli Fitzgerald - due maschietti e una femminuccia. Insomma, Dick era un uomo felice e avrebbe potuto continuare a esserlo fino alla fine dei suoi giorni se solo avesse avuto abbastanza giudizio per badare a ci• che possedeva; molti altri uomini comunque, oltre a Dick, non hanno avuto il buonsenso sufficiente per farlo. Un giorno in cui dovette recarsi a Tralee, Dick lasci• la moglie a casa a occuparsi dei bambini, pensando che avesse abbastanza da fare senza andare a toccare la sua attrezzatura da pesca. Dick era appena partito che la signora Fitzgerald si accinse a pulire la casa e, nel tirare gi— per caso una rete da pesca, non ti va a trovare l� dietro, in un buco nel muro, il suo berretto per tuffarsi? Lo prese, lo guard• e le vennero allora in mente suo padre il re, sua madre la regina e i suoi fratelli e sorelle, e sent� un gran desiderio di tornare da loro. Si sedette su uno sgabellino e ripens• ai giorni felici passati sotto il mare; poi guard• i bambini e pens• all'amore e all'affetto del povero Dick, e a come gli si sarebbe spezzato il cuore se l'avesse perduta. - Ma, - dice, - non mi perder… del tutto, perch‚ torner• ancora da lui; del resto chi mi pu• rimproverare se vado a trovare mio padre e mia madre dopo essere stata lontana da loro per tanto tempo? Si alz• e and• verso la porta, poi torn• di nuovo per dare ancora uno sguardo al bambino che stava dormendo nella culla. Lo baci• delicatamente e mentre lo baciava una lacrima le trem• negli occhi un istante e cadde sulla guancia rosea del piccolo. Asciug• la lacrima e volgendosi alla figlioletta pi— grande le disse di prendersi buona cura dei fratelli e di fare la brava anche lei finch‚ non fosse tornata. Poi scese alla spiaggia. Il mare si stendeva calmo e liscio, sollevandosi e abbassandosi appena sotto i riflessi lucenti del sole, e la Sirena credette di sentire un sottile, dolce canto che la invitava a scendere nelle acque. Tutte le impressioni e le sensazioni del passato le tornarono alla mente come un fiume in piena; Dick e i bambini furono dimenticati all'istante: si mise in testa il berretto magico e si tuff• fra le onde.

Tornato a casa la sera, Dick not• l'assenza di sua moglie, e chiese a Kathleen, la bambina, cos'era successo alla mamma, ma lei non seppe dirglielo. Chiese allora ai vicini e venne a sapere che era stata vista dirigersi verso la spiaggia con in mano un oggetto dall'aspetto strano, come un cappello a tre punte. Dick torn• alla capanna per cercare il berretto magico. Era sparito, e la verit… gli balz• agli occhi. Anno dopo anno Dick Fitzgerald attese, sperando che la moglie tornasse, ma non la rivide mai pi—. Dick non si rispos•, sempre confidando che prima o poi la Sirena sarebbe ritornata da lui, e niente riusc� mai a persuaderlo che non fosse il re suo padre a trattenerla con la forza sotto i flutti - perch‚, - diceva Dick,- lei non avrebbe mai abbandonato suo marito e i suoi bambini. Finch‚ era rimasta con lui era stata in tutto una moglie cos� brava che ancor oggi la tradizione del paese la cita ad esempio con il nome di LA SIGNORA DI GOLLERUS. GLI SPETTRI. Gli spettri, o "Thevshi" o "Tash" ("taidhbhse", "tais"), come sono chiamati in irlandese, vivono in uno stato intermedio tra questa e l'altra vita. Sono tenuti in tale condizione da qualche desiderio o affetto terreno, o da qualche dovere ancora da compiere o da astio contro i vivi. ®Ti perseguiter•¯ - Š una comune minaccia, e si sentono frasi come: ®Gli apparir… se sente un po' di bene per lui¯. Se una persona sta soffrendo molto per la morte di un amico, un vicino gli dir…: - Calmati ora, lo stai trattenendo dal suo riposo -. Oppure, secondo la signora Wilde, nelle isole occidentali vi diranno: - State svegliando il cane che Š in agguato per divorare le anime dei morti -. Si crede che pi— frequentemente diventino fantasmi persecutori coloro che muoiono all'improvviso. Se ne vanno in giro a spostare mobili, cercando di attirare in ogni modo l'attenzione. Quando l'anima ha lasciato il corpo, a volte Š portata via dai folletti. Conosco la storia di un contadino che un giorno vide, seduti in una fortezza fatata, tutti coloro che da anni erano morti nel suo paese. Tali anime vengono considerate perdute. Se un'anima sfugge ai folletti pu• essere acchiappata dagli spiriti del male. Soprattutto le anime deboli dei bambini sono in pericolo. Quando muore un bambino molto piccolo i contadini dell'ovest spruzzano la soglia con il sangue di un pollo, in modo che gli spiriti siano tenuti lontani dal sangue.

Un fantasma Š obbligato a obbedire agli ordini dei vivi. - Il garzone di stalla l… dalla signora G. - disse un vecchio contadino, - incontr• il padrone, morto ormai da due giorni, che se ne andava in giro per il cortile e gli disse di andare con lui al faro e di abitarlo; e lui Š ancora l… in mezzo al mare, signore. La signora G. si arrabbi• moltissimo per questo e licenzi• il ragazzo -. Un faro ben desolato, povero diavolo d'un fantasma. La signora Wilde pensa che vengano puniti in questo modo soltanto gli spiriti troppo cattivi per il paradiso e troppo buoni per l'inferno. Sono obbligati a obbedire a qualcuno a cui abbiano fatto torto. Le anime dei morti prendono a volte la forma di animali. C'Š un giardino a Sligo dove il giardiniere vede un vecchio proprietario sotto le sembianze di un coniglio. A volte prendono la forma di insetti, specialmente farfalle. Se ne vedete svolazzare una vicino a un cadavere, quella Š l'anima, ed Š un segno che Š andato a godere della felicit… eterna. L'autore dello studio "Parochial Survey of Ireland, 1814" ud� una donna dire a un bambino che stava cacciando una farfalla: - Come fai a sapere che non si tratta dell'anima di tuo nonno? - Alla vigilia di Ognissanti i morti sono in giro e danzano con le fate. In Irlanda, come anche in Scozia, si crede comunemente alle apparizioni. Se vedete il sosia, o l'apparizione di un amico al mattino, non ne seguir… alcun male; se lo vedete alla sera, egli sta per morire. GRACE CONNOR. Thady e Grace Connor vivevano nella parrocchia di Clondevaddock al margine di una grande torbiera da dove potevano udire le grandi onde dell'Atlantico schiantarsi fragorosamente sulla riva, e vedere le selvagge tempeste invernali spazzare il monte Muckish e le aspre alture vicine. Persino in estate la capanna vicino alla torbiera era alquanto cupa e desolata. Thady Connor lavorava nei campi e Grace si guadagnava da vivere come ambulante, portando in giro per il paese un cesto di scampoli di stoffa, cotonina, rozzo panno e tessuto felpato. La gente, che di rado si recava in qualche grande centro, trovava comodo comperare da Grace, ed essa era ben accolta in molte case isolate dove la tavola veniva liberata in fretta perch‚ lei potesse mostrare la sua merce. Era considerata una donna molto onesta e perci• le si affidavano spesso commissioni per i negozi di Letterkenny e Ramelton. Quando si rimetteva sulla strada di casa di solito il cesto era carico di piccoli regali per i suoi bambini. - Grace, cara, - diceva una di quelle brave donne, - eccoti un triangolino di focaccia d'avena con sopra un assaggio di burro. Prendilo per i piccoli -. Oppure: - Ecco una mezza dozzina di uova. Hai una famiglia numerosa da mantenere! I piccoli Connor di tutte le et… facevano ressa intorno alla madre affaticata per saccheggiare il cesto di questi regali. Ma la sua dura vita di stenti fin� improvvisamente: dopo una malattia durata poche ore, mor�. La veglia e la sepoltura furono quanto di meglio Thady

poteva permettersi. La sera dopo il funerale Thady era a letto e il fuoco era ancora vivo quando vide la moglie morta dall'altra parte della stanza china sopra la culla. Terrorizzato recit• alcune preghiere affrettate e si copr� il volto con la coperta; quando alz• di nuovo gli occhi l'apparizione era svanita. La notte seguente prese il neonato dalla culla e lo mise nel letto dietro di s‚, sperando in questo modo di eludere la visita del fantasma. Ma Grace fu ben presto nella camera e si protese su di lui per coprire bene il figlio. Rabbrividendo e tremando il pover'uomo esclam•: - Grace, moglie mia, che cosa t'ha fatto ritornare? Che cosa vuoi da me? - Non voglio niente da te, Thady, se non che tu rimetta questo bimbo nella sua culla, - rispose il fantasma con tono sprezzante. - Ti faccio troppa paura, ma mia sorella Rose non avr… timore. Dille di venire a incontrarmi domani sera fra le vecchie rovine. Rose viveva con la madre a un miglio circa di distanza da quel luogo ma obbed� alla richiesta della sorella senza il minimo timore e, all'ora convenuta, non manc• allo strano appuntamento. - Rose cara, - disse Grace quando apparve davanti alla sorella fra le vecchie rovine, - la mia mente non Š in pace per quei due scialli rossi che ci sono nel cesto. Matty Hunter e Jane Taggart mi hanno dato i soldi per comprarli e io li ho acquistati con il loro denaro, faceva otto giorni venerd�. Consegna loro gli scialli domani. E il vecchio Mosey M'Corkell mi ha dato la somma per comprargli un mantello buono; si trova nel cesto, sotto le altre cose. Ora addio. Posso andare a riposare in pace. - Grace, Grace, resta ancora un minutino! - grid• la fedele sorella quando la voce amata si affievol� e il caro volto cominci• a scomparire. - Grace, mia cara, e Thady? E i bambini? Ancora una parola! - Ma n‚ grida n‚ lacrime poterono trattenere oltre lo spirito che anelava al suo riposo. L'AGNELLO NERO. Quando di notte si getta via l'acqua, Š usanza popolare esclamare ad alta voce: ®Attenzione all'acqua! ¯, o, traducendo letteralmente dall'irlandese: ®Sta' lontano dall'acqua¯, perch‚ dicono che gli spiriti dei morti sepolti di recente se ne vadano in giro in quelle ore, e sarebbe pericoloso se l'acqua cadesse loro addosso. In una notte cupa una donna gett• improvvisamente fuori una secchiata di acqua bollente senza pensare alle parole di avvertimento. Immediatamente si ud� un grido come di persona che provasse dolore, ma non si vide nessuno. Tuttavia la notte seguente entr• in casa un agnello nero con la schiena coperta di recenti ustioni; si sdrai• vicino al focolare gemendo e poi mor�. Allora tutti seppero che quello era lo spirito bruciato dalla donna, e con molto riguardo trasportarono fuori l'agnello morto e lo seppellirono ben in fondo

nella terra. Ogni notte per•, alla stessa ora, quell'agnello rientrava in casa, si sdraiava, gemeva e moriva. Dopo che tutto ci• si fu ripetuto molte volte, fu mandato a chiamare il prete e, con la forza del suo esorcismo, lo spirito del morto fu infine sepolto e l'agnello nero non apparve pi—. Neppure il corpo senza vita dell'agnello venne pi— trovato nella tomba quando lo cercarono, bench‚ l'avessero deposto con le loro stesse mani ben in fondo nella terra e lo avessero coperto d'argilla. IL RAGAZZO SPLENDENTE. Il capitano Stewart, in seguito Lord Castlereagh, ebbe da giovane la ventura di alloggiare con la truppa in Irlanda. Era un appassionato sportivo e un giorno inseguendo la selvaggina si spinse cos� lontano che si smarr�. Per di pi— il tempo si era fatto molto brutto e il capitano, trovandosi in difficolt…, si present• alla porta di un signorotto, e facendosi precedere dal suo biglietto da visita, chiese asilo per la notte. L'ospitalit… dei possidenti irlandesi Š proverbiale: il padrone di casa lo ricevette con calore; gli disse che temeva di non potergli offrire una sistemazione comoda quanto avrebbe desiderato poich‚ la casa era gi… piena di ospiti, e inoltre alcuni forestieri spinti dall'inclemenza del tempo avevano cercato riparo nella sua casa prima di lui. Lo invitava per• di tutto cuore ad accettare la sistemazione che era in grado di offrirgli. Ci• detto chiam• il maggiordomo e affidando l'ospite alle sue cure gli ordin• di trovargli posto da qualche parte e di fare per lui tutto ci• che poteva. Non c'era una padrona di casa dato che il signore era vedovo. Il capitano Stewart trov• la casa zeppa di gente e insieme formavano proprio un'allegra compagnia. Il suo ospite lo invit• a restare e gli promise una buona caccia se avesse prolungato di qualche giorno la sua visita: in breve egli si consider• ben fortunato per essere capitato in un posto cos� gradevole. Dopo una piacevole serata andarono infine tutti a letto e il maggiordomo condusse il capitano in una grande stanza: era quasi priva di mobili, per• un bel fuoco di torba splendeva sulla griglia del camino, e sul pavimento era sistemato un giaciglio improvvisato fatto di mantelli e delle cose pi— disparate. Ma tutto ci• appariva molto invitante per le membra del capitano Stewart stanche dopo una dura giornata di caccia; prima di sdraiarsi pens• tuttavia che fosse opportuno smorzare un po' il fuoco che lanciava fiamme su per la cappa del camino in un modo che gli pareva allarmante. Fatto questo, si distese sul suo giaciglio e presto si addorment•. Pensava di aver dormito circa due ore quando si svegli• improvvisamente e fu sorpreso da una luce cos� vivida che credette che la stanza andasse a fuoco; voltandosi per• a guardare la grata, vide che il fuoco era spento, sebbene la luce provenisse proprio dal camino. Si rizz• sul letto cercando di capire cosa fosse, e scorse allora la figura di un meraviglioso ragazzo nudo circondato da un fulgore abbagliante. Il ragazzo lo guard• con viso serio; poi l'apparizione scomparve e tutto ritorn• buio. Il capitano Stewart, non

supponendo neppure lontanamente che ci• che aveva visto fosse di natura sovrumana, non ebbe dubbi sul fatto che l'ospite o i visitatori avessero tentato di spaventarlo. Si sent� perci• indignato di fronte a una tale libert… e la mattina seguente, quando scese per la colazione, fece in modo di manifestare il suo scontento mantenendo un atteggiamento freddo e riservato e annunci• la sua intenzione di partire immediatamente. Il padrone di casa protest•, ricordandogli la promessa fatta di restare per andare a caccia. Il capitano Stewart si scus• in modo freddo e, infine l'ospite, vedendo che c'era qualche cosa che non andava lo prese da parte e insistette per avere una spiegazione; a ci• il capitano Stewart rispose, senza entrare nei particolari, che era stato vittima di una specie di burla, comportamento che riteneva assolutamente ingiustificabile con un estraneo. Il signore pens• che la cosa non fosse impossibile tra un gruppo di giovani spensierati e si rivolse loro affinch‚ gli presentassero le loro scuse ma tutti in coro negarono sul proprio onore l'accusa. Di colpo sembr• che un pensiero colpisse il padrone di casa: si batt‚ la mano sulla fronte, lanci• una esclamazione e suon• il campanello. - Hamilton, - disse al maggiordomo, - dove ha dormito il capitano Stewart ieri sera? - Ebbene, signore, sapete che ogni posto era occupato. Gli ospiti erano sistemati sul pavimento, tre o quattro per camera, e cos� gli ho dato la ®camera del ragazzo¯, ma ho acceso un bel fuoco splendente per impedire che se ne venisse fuori. - Hai fatto molto male, - disse il padrone di casa. - Sai che ti ho assolutamente proibito di metterci chiunque e che ho tolto tutti i mobili dalla stanza per essere sicuro che non sarebbe mai stata occupata. Poi, ritiratosi col capitano Stewart, lo inform• con tono assai grave della natura del fenomeno cui aveva assistito e infine, sollecitato a dare altre notizie, confess• che in verit… in famiglia esisteva una tradizione secondo la quale la persona cui fosse apparso il ragazzo risplendente sarebbe ascesa alle vette del potere e, raggiunto il culmine, sarebbe morta di morte violenta. E debbo dire, - aggiunse, - che le testimonianze conservate sulle sue apparizioni confermano questa credenza. LA SORTE DI FRANK M'KENNA. Un uomo chiamato M'Kenna viveva un tempo sul fianco di una delle aspre colline che dividono la contea di Tyrone da quella di Monaghan. M'Kenna aveva due figli, uno dei quali aveva l'abitudine di seguire le tracce delle lepri la domenica, quando era nevicato. Si dice che il padre l'avesse spesso rimproverato per ci• che considerava una

profanazione del giorno del Signore e anche per la continua inosservanza dell'obbligo della messa. Il giovane, bench‚ solitamente docile e rispettoso, era per• in questa faccenda del tutto insensibile ai richiami paterni, e continuava a seguire le tracce delle lepri tutte le volte che lo svolgimento delle sue mansioni glielo consentiva. Avvenne cos� che un mattino di Natale - credo fosse l'anno 1814si fosse verificata una abbondante nevicata; il giovane M'Kenna, invece di andare a messa, stacc• dalla parete il suo bastone da lancio (un bastone pi— grosso e pesante a una estremit… che all'altra) e si accinse al suo passatempo preferito. Vedendo questo, suo padre lo rimprover• duramente e insistette perch‚ partecipasse alle funzioni. Tuttavia la sua passione per quel divertimento era pi— forte del suo amore per la religione e il ragazzo si rifiut• di seguire la volont… del padre. Durante la discussione il vecchio si infiamm•, e vedendo che il figlio si ostinava a tenere in poco conto la sua autorit…, si inginocchi• e preg• che non tornasse vivo dalle montagne se si fosse ostinato a fare di testa sua. La maledizione, che era sicuramente tanto crudele quanto empia e assurda, avrebbe potuto distogliere pi— di una mente da un proposito che era, a dir poco, in contrasto con la religione e col rispetto dovuto a un padre: non ebbe comunque alcun effetto sul giovane che pare abbia risposto di essere deciso in ogni caso ad andare, avesse o no fatto ritorno. E infatti part�. Non and• per• da solo; risulta che lo accompagnassero tre o quattro ragazzi dei dintorni. Se la caccia abbia dato buoni risultati o meno non ha molta importanza, n‚ sarei in grado di dirlo, ma si racconta che verso la fine della giornata scovarono la lepre pi— grande e pi— scura che mai avessero vista e che questa continuasse a sfuggir loro di tratto in tratto inducendoli a credere che ogni successivo lancio del bastone l'avrebbe abbattuta. In seguito si osserv• anche che la lepre li aveva condotti nelle zone pi— remote della montagna e che, sebbene essi avessero tentato di far deviare il suo percorso in direzione del villaggio, non ci erano riusciti. Con il calare della sera i compagni di M'Kenna cominciarono a rendersi conto della follia di spingere oltre quell'inseguimento e a intravedere il pericolo di perdersi tra le montagne se la notte o la tormenta li avesse sorpresi. Proposero perci• di abbandonare la caccia e rientrare a casa; ma M'Kenna non ne volle sapere. - Se volete andare a casa potete farlo, disse; quanto a me non lascer• queste colline finch‚ non l'avr• presa. Essi lo supplicarono e scongiurarono di desistere e di ritornare con loro, ma senza risultato alcuno. Sembrava un "fey" - come dicono gli scozzesi - cioŠ si comportava come se fosse spinto da un desiderio di morte al cui dominio nessuno pu• sottrarsi. Infine, vedendolo cos� irriducibilmente ostinato, lo abbandonarono mentre inseguiva la lepre nel cuore della montagna e ritornarono alle loro rispettive case. Si lev• allora una delle pi— terribili tempeste di neve a memoria d'uomo e in seguito a questa il cocciuto ragazzo, che aveva calpestato i principi sacri sia della religione che dell'autorit… paterna, fu dato per disperso. Non appena la tormenta si fu quietata tutti gli abitanti delle case vicine si riunirono e diedero inizio alle

ricerche, ma la neve era caduta cos� abbondante che non fu possibile scorgere nessuna traccia di impronte. Dovunque si posava lo sguardo non si vedeva altro che una vasta distesa di bianche colline ondulate; di M'Kenna non era visibile n‚ reperibile alcun segno. Il padre allora, ricordando quanto mostruosa era stata la sua maledizione si disper• perch‚, anche se il corpo non era ancora stato rinvenuto, chiunque aveva assistito alla furia improvvisa della tempesta e conosceva la montagna sapeva in cuor suo che non poteva esservi scampo n‚ salvezza. Per quasi una settimana ogni giorno le squadre di ricerca perlustrarono le alture, ma invano. Venne infine il disgelo, e il suo corpo fu trovato su un cumulo di neve; giaceva supino entro un cerchio che lui stesso aveva tracciato attorno a s‚ col bastone. Il messale era appoggiato aperto sulla bocca e il cappello era calato in modo da coprire il libro e il volto. E' inutile dire che la storia della sua morte e delle circostanze in cui si era allontanato da casa avevano suscitato grande scalpore tra la gente del luogo. E lo scalpore era tanto pi— marcato per l'incertezza causata dal fatto che per lungo tempo non era stato ritrovato, n‚ vivo n‚ morto. Alcuni affermavano che aveva attraversato le montagne e che era stato visto a Monaghan, altri che era stato visto a Clones, a Emyvale, a Five-mile-town; ma nonostante queste consolanti notizie la triste verit… venne alla luce quando il corpo fu ritrovato nelle circostanze narrate. Ora avvenne che nella casa pi— vicina al luogo in cui giaceva il suo corpo abitasse un uomo chiamato, penso, Daly (ma del nome non sono proprio sicuro), mandriano o custode del dottor Porter, allora vescovo di Clogher. Questa casa era in una posizione quanto mai solitaria e desolata; distava almeno due miglia da qualsiasi altra abitazione essendo circondata da una vasta e cupa distesa di tetra brughiera. Coloro che avevano trovato il corpo passarono davanti a questa casa, e penso che ne avessero adoperato la porta per trasportare il cadavere al villaggio. Comunque siano andate le cose, la famiglia assistette al triste corteo che lentamente si snodava tra le montagne e, dati i luoghi e le circostanze, si pu• ben comprendere come in persone ignoranti e superstiziose, che gi… in condizioni normali erano profondamente turbate da tali avvenimenti, questa visione fosse destinata a lasciare una profonda, per non dire terribile, impressione. Presto il tempo lo dimostr•. Si racconta di un incidente avvenuto nel corso del funerale che ben si accorda col carattere strano di tutta questa triste vicenda: quando la processione giunse a un luogo chiamato Mullaghtinny, si dice che una grossa lepre di colore scuro, immediatamente riconosciuta da coloro che avevano accompagnato il giovane M'Kenna nelle colline come la stessa che l'aveva condotto al suo destino, abbia tagliato loro il cammino venti iarde circa innanzi alla bara. Si racconta che un uomo la colp� al fianco con una pietra e che il colpo, capace di uccidere una lepre normale, non solo non l'avesse ferita, ma avesse fatto uscire dal suo corpo un rumore simile al suono sordo emesso da un barile vuoto quando viene percosso. Intanto ebbe luogo la sepoltura, e quell'impressione, come qualsiasi altra, and• affievolendosi col naturale trascorrere del tempo;

quand'ecco che si diffuse in un lampo la notizia per usare le parole della gente - che Frank M'Kenna ®compariva¯. Era trascorsa una quindicina di giorni dal funerale quando la figlia di Daly il mandriano, una ragazza di circa quattordici anni, vide, una sera mentre era a letto - cos� le parve - le sembianze di quel M'Kenna che si era smarrito. Si mise a urlare e, coprendosi la testa con il lenzuolo, disse al padre e alla madre che Frank M'Kenna era nella casa. Questa allarmante notizia provoc•, come Š ovvio, un grande terrore; ma Daly, che pur credendo a queste cose possedeva una buona dose di coraggio morale, ebbe abbastanza sangue freddo per alzarsi a esplorare la casa (che consisteva in un unico locale). Questo diede alla ragazza un po' di animo; vedendo che suo padre non aveva trovato nulla si arrischi• a guardar fuori: e questa volta neanche lei scorse traccia di M'Kenna. Ben presto si addorment•, e suo padre attribu� la sua visione alla paura o a qualche strano gioco di ombre proiettate dai mobili, perch‚ era una limpida notte di luna. L'indomani la luce del giorno dissip• gran parte dei loro timori, e, tutto sommato, si pens• abbastanza poco all'accaduto, finch‚ non torn• a farsi sera, e con essa si ridest• il terrore della figlia. Questo si rivel• profetico: all'imbrunire la ragazza disse di sentire che egli sarebbe riapparso, e difatti, alla stessa ora, riapparve. Il fatto si ripet‚ per parecchie notti di seguito, finch‚ la ragazza con l'ardimento che il terrore stesso le conferiva cominci• ad abituarsi a tal punto allo spettro da arrischiarsi a rivolgergli la parola. - In nome di Dio, - ella chiese, - cosa ti tormenta, e perch‚ appari a me invece che a qualcuno della tua famiglia o dei tuoi parenti? Soltanto la risposta dello spettro poteva risolvere il problema dell'autenticit… della sua apparizione, poich‚ si trattava veramente del racconto di una delle missioni pi— strampalate che uno spirito fosse mai stato inviato a compiere. - Non mi Š permesso di parlare con nessuno dei miei amici, disse, - perch‚ li ho lasciati in un momento di rabbia, ma sono venuto a dirti che ora stanno litigando sulle mie brache, un paio nuovo che mi ero fatto per il giorno di Natale, e siccome venivo su a caccia in montagna, avevo pensato che quelle vecchie erano pi— adatte, e allora non mi ero messo le nuove. Ti appaio per questo motivo: che tu dica ai miei amici che nessuno di loro le pu• mettere: devono essere date in beneficenza. Questa seria e solenne comunicazione venne debitamente resa nota alla famiglia, e si scopr� che i fatti stavano proprio come lui li aveva presentati. Naturalmente ci• fu considerato prova sufficiente della veridicit… della sua missione. Da allora in poi le loro conversazioni divennero non solo frequenti, ma confidenziali e amichevoli. La ragazza divenne la favorita dello spettro, e lo spettro da parte sua perse ben presto agli occhi di lei tutto il suo aspetto terribile. Le disse che mentre gli amici stavano portando a casa il suo corpo, i ferri e i pali su cui lo trasportavano gli avevano ferito la schiena "causandogli un gran dolore". Anche la ferita alla schiena corrispondeva a verit…, e ci• rafforz• la credibilit… e autenticit… dei loro dialoghi. Tutto il vicinato era scosso per la storia dell'apparizione, e alcune persone spinte dalla curiosit… cominciarono

a far visita alla ragazza per avere conferma di ci• che avevano udito. Ogni cosa veniva confermata, e la ragazzina senza alcun segno di ansiet… o paura riferiva semplicemente le sue conversazioni con lo spettro. Fino a questo momento i loro colloqui erano avvenuti solo di notte, ma ora che il fantasma aveva trovato buona accoglienza, si fece pi— ardito e si arrischi• ad apparire alla luce del giorno. La ragazza inoltre cadde in stati di trance e, mentre era in preda a questi attacchi, tra i due si svolgevano lunghe conversazioni su Dio, la Santa Vergine e il Paradiso. Lo spirito era certamente un moralista notevole e dava ottimi consigli: venivano deplorati la bestemmia, l'ubriachezza, il furto e ogni cattiva inclinazione della natura umana, con un livello di eloquenza spettrale del tutto sorprendente. L'opinione pubblica aveva ora un argomento che le stava a cuore, e mai uno spettro fu tenuto in maggior considerazione dai suoi amici di quanto fu il nostro da parte di quella. L'intero paese era in tumulto, e ricordo la quantit… di gente che arrivava a frotte fino alla piccola capanna isolata in mezzo alle montagne, ora diventata teatro di avvenimenti cos� interessanti e importanti. Non passava un sol giorno, penso, senza che fossero presenti a questi singolari colloqui dieci, venti, trenta o cinquanta persone. Di niente altro si parlava, si ragionava e, posso ben assicurarvi, null'altro si sognava. Io stesso sarei andato su da Daly non fosse stato per il maledetto timore che per un ghiribizzo il fantasma avrebbe potuto apparire a me cos� come aveva iniziato a coltivare l'amicizia con la ragazza; e del resto quando mi capita di vedere la faccia di uno a cui stanno per inchiodare il coperchio della bara - raggelante e macabra operazione - non provo nessun desiderio di guardarla un'altra volta. Il posto dove fu trovato il corpo di M'Kenna Š ora indicato da un piccolo cumulo di pietre ammonticchiate dopo il triste evento della sua morte. Ogni persona che passa di l… getta una pietra sul mucchio ma ignoro perch‚ questa vecchia usanza sia praticata o cosa significhi; forse Š solo un modo per segnare il posto affinch‚ una testimonianza visibile preservi la memoria dell'accaduto. La casa di Daly, scena della presunta apparizione, Š ora una informe rovina che sarebbe difficile scorgere non fosse per una macchia verde che una volta era un giardino e che ora splende in distanza come uno smeraldo, al quale per• non si associa nulla di bello o di piacevole. E' un posto che un ragazzino non andrebbe mai a visitare da solo, n‚ certo vi passerebbe senza un compagno chi davvero crede alle frottole popolari sui fantasmi. E' comunque un luogo buio e spoglio, ma se lo si guarda con in mente ci• che abbiamo appena raccontato, appare anche sinistro, desolato e terrificante.

STREGHE E GUARITORI. Streghe e guaritori ricevono il loro potere da dinastie opposte: le streghe dagli spiriti del male e dalla loro stessa volont… perversa; i guaritori dai folletti e da qualcosa - una predisposizione - che Š, in lui o in lei, innata. Le prime sono sempre temute e odiate (x). Ai secondi si ricorre per consigli e sono, alla peggio, degli imbroglioni. A volte i pi— famosi guaritori sono persone che i folletti hanno amato, rapito e tenuto con s‚ per sette anni; ma non sempre i prediletti dei folletti vengono rapiti - possono semplicemente diventare silenziosi e strani, e darsi a solitari vagabondaggi nei luoghi ®nobili¯. Essi diventeranno in seguito grandi poeti o musicisti, oppure guaritori; non vanno confusi con coloro che hanno una "Lianhaun shee" ("leann n-sidhe"), perch‚ la "Lianhaun shee" si alimenta degli organi vitali dei suoi eletti, che cos� si consumano e muoiono. La "Lianhaun shee" fa parte dei terribili spiriti solitari. Da lei sono stati posseduti i pi— grandi poeti irlandesi da Oisin in poi, fino al secolo passato. Le persone cui ci stiamo riferendo ora hanno come loro amici i folletti socievoli, il popolo allegro e cordiale delle fortezze e delle caverne. La loro conoscenza di erbe e incantesimi Š grande. A questi dottori si ricorre quando il latte non diventa burro o la mucca non d… latte, per scoprire se la causa rientra nel normale corso della natura o se c'Š stata qualche stregoneria. Forse una vecchia megera sotto forma di lepre ha munto le mucche. Forse qualche strega, usando il sistema della ®mano morta¯, si Š portata il burro alla sua zangola. Di qualunque cosa si tratti, c'Š sempre una controfattura. Danno anche consigli in casi di sospette sostituzioni fatate, e suggeriscono prescrizioni contro il ®soffio fatato¯ (quando il folletto colpisce qualcuno si forma un tumore o la persona rimane paralizzata. Si parla in questi casi di ®soffio fatato¯ o di ®colpo fatato¯). Naturalmente essi riescono a vedere i folletti, e pi— d'una volta hanno ordinato al proprietario di demolire una casa appena costruita perch‚ si trovava sul cammino dei folletti. Lady Wilde cos� descrive un guaritore che viveva sull'Isola di Sark: ®Non ha mai toccato birra, liquori o carne in tutta la sua vita: si Š nutrito esclusivamente di pane, frutta e verdura. Ecco come lo descrive un uomo che l'ha conosciuto: "Estate e inverno il suo abito non cambia - una semplice camicia di flanella e la giacca. Paga sempre la sua quota quando si organizza una festa, ma non mangia n‚ beve il cibo e le bevande che gli vengono messe davanti. Non parla inglese, n‚ mai si riuscirebbe a convincerlo a impararlo, bench‚ egli dica che

potrebbe essere usato con grande efficacia nel maledire i propri nemici. Considera il cimitero un luogo sacro, e non porterebbe via da una tomba neppure una foglia d'edera. Sostiene che la gente fa bene a mantenere le antiche usanze, come quella di non scavare mai una fossa di luned�, e di far fare alla bara tre giri attorno alla fossa seguendo il corso del sole, perch‚ in questo modo i morti riposano in pace. Inoltre, condividendo la credenza popolare, ritiene che i suicidi siano maledetti; infatti Š convinzione comune che, se un suicida Š messo a giacere in mezzo ai suoi cari defunti, questi si rivoltino a faccia in gi—. "Anche se di condizione agiata, mai, neppure da giovane, ha pensato di prender moglie, n‚ mai s'Š saputo che avesse amato una donna. Non si lascia coinvolgere dalla vita, e in tal modo mantiene il suo potere sull'occulto. Nessuna somma di denaro potr… tentarlo a trasmettere ad altri il suo sapere, perch‚ cos� egli crede - se lo facesse cadrebbe morto sul colpo. Non toccherebbe mai un bastone di nocciuolo, porta invece una bacchetta di frassino, che stringe in mano quando prega, appoggiata sulle ginocchia. L'intera sua vita Š dedicata a opere di bene e di carit…, e, bench‚ ora sia vecchio, non Š stato malato neppure un sol giorno. Nessuno l'ha mai visto in collera, n‚ ha sentito uscire dalle sue labbra una parola di stizza se non una volta, quando cioŠ, essendo molto arrabbiato, recit• la Preghiera del Signore all'incontrario come maledizione rivolta al suo nemico. Prima di morire riveler… il mistero del suo potere, non prima per• di sentire su di s‚ con certezza la mano della morte"¯. Quando lo riveler…, senza dubbio lo far… a una persona soltanto: al suo successore. Nella contea di Sligo esistono parecchi dottori del genere, profondi conoscitori, a quanto si dice, di erbe medicinali, e i miei amici ne incontrano anche nelle loro contee. Tutto ci• continua allegramente. Lo Spirito del Tempo ride invano, ed egli stesso Š ormai a un soffio dal suo tramonto, o sta gi… tramontando. Gli incantesimi delle streghe sono del tutto differenti; hanno odore di tomba. Uno dei pi— potenti Š quello della mano morta. Con una mano tagliata a un cadavere, borbottando parole magiche, rimescolano l'acqua di un pozzo e tolgono via dalla sua superficie il burro di un vicino. Una candela tenuta fra le dita della mano morta non pu• mai venire spenta. E' un artificio utile ai ladri, sebbene anche gli innamorati ricorrano alle streghe, perch‚ esse sanno fare filtri d'amore seccando il fegato di un gatto nero e triturandolo fino a ridurlo in polvere. Mescolato al tŠ e versato da una teiera nera, Š infallibile. Ci sono molte storie sull'efficacia di questo filtro in anni assai recenti, ma, sfortunatamente, la fattura va continuamente rinnovata, o tutto l'amore pu• trasformarsi in odio. Ovunque per• si ritiene che la caratteristica principale della stregoneria stia nel potere di assumere delle apparenze contraffatte, in Irlanda di solito quella di una lepre o di un gatto. Molto tempo fa veniva preferito il lupo. Prima che Giraldus Cambrensis arrivasse in Irlanda, un monaco che vagava di notte in un bosco si imbatt‚ in due lupi, uno dei quali stava morendo. L'altro preg• il monaco di impartire l'ultimo sacramento al lupo morente. Il monaco disse la messa, e si arrest•

quando giunse al viatico. Vedendo questo, il lupo strapp• la pelle dal petto del compagno morente, mettendo a nudo la forma di una vecchia. Allora il monaco impart� il sacramento. Anni dopo confess• la faccenda, e, quando Giraldus visit• il paese, il sinodo dei vescovi lo stava processando. Impartire un sacramento a un animale era un grande peccato. Si trattava di un essere umano o di un animale? Su consiglio di Giraldus mandarono il monaco dal Papa, con gli incartamenti relativi al caso, affinch‚ fosse lui a decidere. Il risultato non Š specificato. In quanto a Giraldus, era dell'idea che la forma di lupo fosse un'illusione, perch‚, secondo le sue argomentazioni, solo Dio pu• cambiare la forma. Il suo parere concorda con la tradizione, irlandese e non. E' opinione di molti fra coloro che hanno scritto su questi argomenti che la magia consista solo nella creazione di tali illusioni. Patrick Kennedy racconta la storia di una ragazza che osservava a una fiera un prestigiatore reggendo in mano una zolla d'erba in cui c'era, a sua insaputa, un quadrifoglio. Ora, il quadrifoglio protegge chi lo possiede da tutti gli incantesimi, perci•, mentre gli altri stavano a fissare un gallo che camminava sul tetto di una baracca portando nel becco una grossa trave, essa domand• loro cosa trovavano di strano in un gallo con un filo di paglia. Il prestigiatore le chiese allora la zolla d'erba, per darla - disse - al suo cavallo. Immediatamente la ragazza, in preda al terrore, grid• che la trave sarebbe caduta uccidendo qualcuno. Questo, dunque, va tenuto presente: la forma di una cosa stregata Š un'illusione e un prodotto della fantasia. NOTA x: [vedi nota dell'autore in appendice]. IL BURRO STREGATO (DONEGAL). Non lontano da Rathmullen viveva, la scorsa primavera, una certa famiglia Hanlon e, in una fattoria qualche campo pi— in l…, della gente di nome Dogherty. Tutte e due le famiglie avevano buone mucche, ma gli Hanlon avevano la fortuna di possedere una mucca del Kerry che dava pi— latte delle altre e burro pi— giallo. Grace Dogherty, una ragazzina che nel vicinato era pi— apprezzata che amata, mostrava molto interesse per la mucca del Kerry e, una sera, si present• alla porta della signora Hanlon chiedendo umilmente: - Mi lasciate mungere la vostra mucca, la Moiley (1)? - E perch‚ mai vorresti mungerla, piccola Grace? - si inform• la

signora Hanlon. - Oh, Š solo perch‚ voi siete cos� occupata in questo periodo. - Ti ringrazio davvero, Grace, ma non sono tanto occupata da non poter fare il mio lavoro. Non voglio che ti prenda il disturbo di mungere. La ragazza si allontan• con un'aria scontenta; ma la sera seguente e quella dopo ancora comparve alla porta della stalla con la stessa richiesta. Infine, non sapendo bene come continuare nel suo rifiuto, la signora Hanlon si arrese e permise a Grace di mungere la vacca del Kerry. Ebbe presto motivo di rimpiangere la propria mancanza di fermezza: la mucca non diede pi— latte alla padrona. Passati tre giorni, vedendo che questo triste stato di cose continuava, gli Hanlon si rivolsero a un certo Mark Mac Carrion, che viveva vicino a Binion. - Quella mucca Š stata munta da qualcuno che le ha fatto il malocchio, - disse questi. - Pensate che vi dar… un goccio di latte? Basterebbe riempirne un recipiente da una pinta. - Oh, certo, caro Mark; riuscir• a farmi dare questo latte, in qualsiasi modo. - Bene, signora Hanlon, sbarrate la porta, prendete nove spilli nuovi, che non siano mai stati usati sui vestiti, e buttateli in una casseruola con la pinta di latte. Metteteli sul fuoco e fateli bollire. Ben presto i nove spilli cominciarono a bollire nel latte della mucca. Si udirono rapidi passi avvicinarsi alla porta, segu� un bussare agitato e la voce acuta di Grace Dogherty si lev• in una supplica appassionata. - Fatemi entrare, signora Hanlon! - grid•. - Togliete quella pentola atroce! Togliete quegli spilli, che mi si conficcano nel cuore, e non vi chieder• mai pi— di toccare il vostro latte. Non c'Š quasi villaggio in Irlanda dove non si creda che il latte sia stato rubato in tal modo un infinito numero di volte. Ci sono molte controfatture. In certi casi si arroventa il vomere di un aratro, e la strega si precipita dentro gridando che sta bruciando. Un ferro di cavallo nuovo, o di somaro, reso incandescente e messo sotto la zangola, se Š possibile assieme a tre fili di paglia rubati a mezzanotte da sopra la porta delle streghe, Š praticamente infallibile. NOTA 1: Mucca senza corna, nel Connaught chiamata "mweeal". La parola irlandese ®maol¯ letteralmente significa spuntato. Quando due o tre anni fa si cominciarono a usare i nuovi fucili senza martelletto, Mister Douglas Hyde sent� un signore del Connaught che ne parlava come dei fucili ®mweeal¯, perch‚ non avevano il cane.

UNA STREGA DELLA CONTEA DI QUEENS. Circa ottant'anni fa, nel mese di maggio, vicino a Rathdowney, nella contea di Queens, un prete cattolico venne svegliato a mezzanotte per assistere un moribondo in una localit… remota della parrocchia. Il prete obbed� senza fiatare e, compiuto il suo dovere verso il peccatore morente, non lasci• la capanna finch‚ l'uomo non abbandon• questo mondo. Poich‚ era ancora buio, colui che era passato a chiamare il prete si offr� di accompagnarlo a casa, ma questi rifiut• e si mise in viaggio da solo. L'alba grigia cominciava ad apparire sulle colline. Il buon prete era incantato dalla bellezza del paesaggio e procedeva sul suo cavallo ora osservando con attenzione gli oggetti che gli stavano attorno, ora colpendo con la frusta i pipistrelli e le grosse e bellissime falene che di tanto in tanto attraversavano il suo cammino solitario svolazzando di siepe in siepe. Immerso in queste occupazioni, proseguiva il suo viaggio lentamente, finch‚, essendo il sole sempre pi— prossimo a levarsi, ogni cosa cominci• a farsi del tutto chiara alla vista. Allora smont• da cavallo, liber• il braccio dalle redini e, tirato fuori di tasca il breviario, inizi• a leggere il ®mattutino¯ camminando senza fretta. Non aveva fatto molta strada, quando not• che il suo cavallo, una bestia assai vivace, dava segni di volersi fermare in mezzo alla via e fissava intensamente un campo a lato della strada dove pascolavano tre o quattro mucche. Non vi fece comunque gran caso e prosegu� ancora un po', quando all'improvviso il cavallo si slanci• violentemente in avanti cercando a forza di scappare. Il prete riusc� a stento a trattenerlo e, guardandolo con maggior attenzione, osserv• che tremava dalla testa ai piedi e sudava abbondantemente. Ora stava immobile, rifiutandosi di andare avanti, e n‚ minacce n‚ preghiere riuscivano a farlo spostare di l�. Il prete era assai stupito, ma ricordandosi di avere spesso sentito di cavalli in preda al panico che venivano persuasi a muoversi dopo essere stati bendati, tir• fuori il fazzoletto e glielo leg• sugli occhi. Poi mont• sulla bestia, la colp� con delicatezza, e questa si mosse senza riluttanza, ma sempre sudando e tremando violentemente. Non avevano fatto molta strada quando arrivarono di fronte a uno stretto sentiero, o piuttosto una mulattiera, fiancheggiata ai due lati da una siepe alta e spessa, che conduceva dalla strada maestra al campo dove pascolavano le mucche. Per caso al prete scapp• l'occhio sulla stradicciola e vide cos� uno spettacolo che gli fece raggelare il sangue nelle vene: le gambe di un uomo, dalla cintola in gi—, senza testa n‚ corpo, venivano dal viottolo a passo svelto. Il buon padre si prese una gran paura, ma poich‚ era un uomo dai nervi saldi decise, succedesse quel che doveva succedere, di fermarsi e conoscere pi— a fondo questo singolare fantasma. Si ferm• dunque, e lo stesso fece l'apparizione senza testa, quasi avesse avuto paura di avvicinarsi a lui. Notando ci•, il prete retrocedette leggermente dall'imboccatura del sentiero e di nuovo lo spettro riprese il suo cammino. In breve tempo arriv• alla strada e il

prete ebbe ora abbastanza agio di osservarlo minutamente. Indossava calzoni gialli di pelle di daino, legati stretti alle ginocchia con un nastro verde; non portava scarpe n‚ calze e le gambe erano coperte di lunghi peli rossi; erano bagnate, sanguinanti e sporche di terra, probabilmente per via delle siepi spinose attraverso le quali era passato. Sebbene fosse molto spaventato, il prete aveva una gran voglia d'esaminare lo spettro e, a questo scopo, fece appello a tutta la sua calma per riuscire a parlargli. Lo spettro ora lo precedeva di un po' e continuava la sua marcia alla solita andatura sostenuta; il prete spron• il suo cavallo, finch‚ non lo raggiunse e gli si rivolse in tal modo: - Salve amico! Chi sei e dove stai andando cos� di buon mattino? La ripugnante apparizione non diede risposta, ma emise un feroce e disumano grugnito, un ®Urf¯. - Bella mattinata per gli spettri che amano andare a spasso, disse ancora il prete. Un altro ®Urf¯ fu la risposta. - Perch‚ non parli? - Urf. - Non sembri di umore molto loquace questa mattina. - Urf, - di nuovo. Il buon uomo cominciava a essere irritato di fronte al silenzio ostinato di questo visitatore misterioso e disse, con un certo calore: - Nel nome di tutto ci• che Š sacro, ti ordino di rispondermi. Chi sei, e dove sei diretto? Un altro ®Urf¯, pi— forte e pi— arrabbiato di prima fu la sola risposta. - Forse, - disse il prete, - un assaggio della frusta potrebbe renderti un po pi— comunicativo; - e cos� dicendo assest• all'apparizione un potente colpo di frusta sui calzoni. Lo spettro emise un grido spaventoso e terribile e cadde in avanti sulla strada; potete immaginare la sorpresa del prete nel vedere del latte che scorreva dappertutto. Era ammutolito dallo stupore; il fantasma a terra continuava ancora a far uscire una gran quantit… di latte da ogni parte; al prete prese a girare la testa, la vista gli si confuse e fu colto da uno stordimento che dur• alcuni minuti; quando si riebbe, lo spaventoso fantasma era sparito e al suo posto il prete vide, distesa sulla strada, mezzo affogata nel latte, la figura di Sarah Kennedy, una vecchia dei dintorni che era da tempo nota nella zona per le sue stregonerie e pratiche superstiziose; e ora risultava chiaro che aveva assunto quell'aspetto mostruoso con l'aiuto del diavolo e che quella mattina si era dedicata a succhiare le mucche del villaggio. Se gli si fosse aperto un vulcano sotto i piedi non avrebbe potuto essere pi— sbalordito; stette a guardare ancora un po' in silenzioso stupore, mentre la vecchia gemeva e si contorceva convulsamente. - Sarah, - disse infine, - Š da molto che ti esorto a pentirti della tua condotta peccaminosa, ma sei stata sorda alle mie preghiere; e ora, disgraziata donna, sei stata sorpresa nel bel mezzo dei tuoi misfatti. - Oh, padre, padre, - grid• la sventurata, - non potete fare nulla per

salvarmi? Sono perduta; l'inferno mi aspetta, e legioni di diavoli mi circondano in questo momento, in attesa di portare la mia anima alla perdizione. Il prete non aveva la forza di rispondere; le pene della sventurata vecchia aumentarono; il suo corpo si gonfi• fino a diventare enorme; gli occhi brillavano come fossero in fiamme, la faccia era nera come la notte e tutta la sua persona si torceva in mille diverse convulsioni; le sue grida erano spaventose: il viso assunse il pallore della morte, chiuse gli occhi, e in pochi minuti spir• fra i tormenti pi— atroci. Il prete riprese la via di casa e si ferm• alla capanna pi— vicina per riferire gli strani avvenimenti. I resti di Sarah Kennedy furono trasportati alla sua capanna, situata ai margini di un boschetto poco distante. Risiedeva da molto tempo nella zona, tuttavia non era nata l�, e nessuno sapeva da dove fosse venuta. Non aveva altri parenti nei dintorni all'infuori di una figlia, ora avanti negli anni, che abitava con lei. Possedeva una mucca, ma vendeva pi— burro, si diceva, di qualsiasi altro contadino della parrocchia, e tutti sospettavano che se lo procurasse con l'aiuto del diavolo, dato che non aveva mai fatto segreto d'essere a conoscenza di stregonerie e incantesimi. Professava la religione cattolica, ma non osservava mai le pratiche prescritte da questa chiesa e i suoi resti, a cui fu negata una sepoltura cristiana, vennero seppelliti in una fossa vicino alla sua capanna. La sera della sepoltura gli abitanti del villaggio si riunirono e bruciarono la capanna fino alle fondamenta. Sua figlia riusc� a fuggire e non torn• mai pi—. LA STREGA-LEPRE. Stavo seguendo tracce di lepre, tutto solo, quando vedo un bell'esemplare che salta e rimbalza al chiaro di luna, sbattendo le orecchie in su e in gi— e strizzando gli occhioni. - O la va o la spacca, - dico io, e la bestia era cos� vicina che si Š voltata, mi ha guardato, e poi ha fatto un balzo all'indietro come per dire: - Fai pure! - Mi era rimasto soltanto un granellino di polvere, proprio un niente, allora lo metto nel fucile e sparo! Cari miei, quella manda uno strillo che avrebbe spaventato un reggimento, poi fra me e lei si alza una specie di nebbia e non l'ho pi— vista; ma quando la nebbia Š passata ho intravisto del sangue l… dove prima c'era la lepre: ho seguito questa traccia e alla fine mi sono trovato, pensate un po', proprio davanti alla porta di Katey Mac Shane; mentre stavo sulla soglia ho sentito venire da dentro dei lamenti, alti lamenti e gemiti, allora ho aperto la porta ed eccola l…, seduta tutta soddisfatta nelle sembianze di una donna; e il gatto nero che le stava seduto vicino ha drizzato la schiena e mi ha sputato addosso; non ci ho badato e ho

chiesto alla vecchia come stava e cosa la affliggeva. - Niente, - fa lei. - Cosa c'Š l� sul pavimento ? - domando. - Oh, - dice, - stavo tagliando un ceppo col falcetto, - dice, e mi sono ferita a una gamba, - dice, - e quelle sono gocce del mio prezioso sangue. IL BURRO STREGATO (CONTEA DI QUEENS). Verso il principio del secolo scorso viveva nei pressi del villaggio di Aghavoe (1), un tempo famoso, un ricco fattore di nome Bryan Costigan. Quest'uomo possedeva un'estesa fattoria con una gran quantit… di mucche da latte e ogni anno ricavava un bel po' di denaro dalla vendita del latte e del burro. La fertilit… delle terre da pascolo di questa zona Š sempre stata proverbiale; grazie a essa le mucche di Bryan erano le pi— belle e le pi— generose del paese, il suo latte e il suo burro i pi— ricchi e gustosi e su tutti i mercati in cui erano messi in vendita venivano acquistati al prezzo pi— alto. Le cose seguitavano a prosperare per Bryan Costigan, quando, un brutto giorno, si accorse improvvisamente che le bestie perdevano il loro aspetto florido e la fattoria non dava quasi pi— profitti. Dapprima Bryan attribu� questo cambiamento al tempo o a una qualche causa simile, ma indizi sospettati o reali lo portarono presto a ritenere responsabile una fonte assai diversa. Senza soffrire in apparenza di alcun disturbo, le mucche deperivano di giorno in giorno ed erano capaci a malapena di trascinarsi per il pascolo: molte, al posto del latte, non davano altro che sangue, e la scarsa quantit… di latte che qualcuna continuava a produrre era cos� amara che non la bevevano neppure i maiali, mentre il burro che se ne ricavava era di una qualit… tanto cattiva e puzzava in modo cos� disgustoso, che perfino i cani si rifiutavano di mangiarlo. Bryan si rivolse a tutti i ciarlatani e a tutte le fattucchiere del paese in cerca di un rimedio, ma invano. Molti di questi impostori dichiararono che la loro scienza era inefficace di fronte alla misteriosa malattia di cui soffrivano le sue bestie; mentre altri, pur non avendo nessuna difficolt… nel farla risalire a una fonte soprannaturale, affermavano di non avere alcuna autorit… in materia, poich‚ la malia che con la sua influenza distruggeva la propriet… di Bryan era tanto potente che solamente l'intervento speciale della Divina Provvidenza avrebbe potuto dissolverla, e niente di meno. Il povero fattore era quasi fuori di s‚; vedeva la rovina fissarlo in volto; eppure cosa doveva fare? Vendere le sue bestie e comprarne delle altre? No, questo era fuori discussione, perch‚ avevano un aspetto cos� miserevole e scarno che nessuno le avrebbe prese nemmeno in regalo e d'altra parte non era neanche possibile venderle a un macellaio, dato che la carne di una che egli aveva ammazzato per la sua famiglia era nera come un tizzone e puzzava come una carogna putrefatta. Il poveretto era perci• del tutto disorientato. Non sapeva cosa fare; divenne cupo e come inebetito; di notte non riusciva pi— a prender sonno e passava l'intera giornata a vagabondare per i campi come un pazzo, fra le sue bestie ®stregate¯.

Le cose stavano sempre allo stesso punto quando, un pomeriggio molto afoso, verso la fine di luglio, la moglie di Bryan Costigan era seduta alla porta intenta a filare, in uno stato d'animo assai depresso e turbato. Per caso, lo sguardo le and• lungo lo stretto sentiero erboso che conduceva dalla strada maestra alla casa: scorse cos� una vecchina scalza, avvolta in un vecchio mantello scarlatto, che veniva avanti lentamente, aiutandosi con una gruccia che reggeva in una mano e con una canna, o un bastone da passeggio, che teneva nell'altra. La moglie del fattore si rallegr• nel notare la forestiera dall'aspetto cos� insolito; sorrise, senza sapere il perch‚, al vedere che si avvicinava alla casa. Un vago e indefinito senso di benessere le pervase la mente e quando la vecchia raggiunse la soglia, le rivolse un ®benvenuto¯ con un calore che faceva chiaramente intendere come le labbra esprimessero nient'altro che i sentimenti genuini del suo cuore. - Dio benedica questa casa e tutto quello che le appartiene, disse la sconosciuta entrando. - Dio vi salvi, e siate la benvenuta chiunque voi siate, rispose la signora Costigan. - Ehm, lo immaginavo, - disse la vecchia con una smorfia significativa. - Lo immaginavo, o non sarei qui a disturbarvi. La moglie del fattore corse a sistemare una sedia presso il fuoco per la sconosciuta, ma questa rifiut• e si accoccol• per terra vicino al posto dove era stata seduta a filare la signora Costigan. Quest'ultima poteva ora esaminare con tutta tranquillit… e in ogni particolare la figura della vecchia megera. Appariva carica d'anni; l'espressione del volto era estremamente sgradevole e ripugnante; la pelle era ruvida e molto scura, come per effetto di una lunga esposizione al sole dei tropici; la fronte era bassa, stretta e solcata da mille rughe; i lunghi capelli grigi ricadevano in ciocche arruffate da sotto una papalina di lino bianco; gli occhi erano velati, iniettati di sangue e messi per storto nelle orbite e la voce era roca, tremula e a volte quasi impercettibile. Accovacciatasi sul pavimento essa esamin• la casa con sguardo attento e indagatore; scrut• avidamente ogni angolo con tale intensit…, quasi avesse avuto il dono, come l'Argonauta dei tempi antichi, di vedere attraverso le profondit… della terra, mentre la signora Costigan continuava a seguire i suoi movimenti con un misto di curiosit…, rispetto e piacere. - Signora, - disse la vecchia rompendo infine il silenzio, - ho la gola secca per il gran caldo; potete darmi qualcosa da bere? - OhimŠ! - rispose la moglie del fattore, - non ho da offrirvi nient'altro che acqua, altrimenti non avreste certo avuto bisogno di chiedermi da bere. - Non siete la padrona delle bestie che vedo laggi—? - disse la vecchia con un gesto e un tono di voce che indicavano chiaramente come gi… la cosa le fosse nota. La signora Costigan rispose di s�, e in breve le raccont• ogni particolare sulla faccenda, mentre la vecchia rimaneva sempre silenziosa, scuotendo per• ripetutamente la testa grigia; intanto non smetteva di esplorare con lo sguardo la casa con aria di importanza e sufficienza. Quando la signora Costigan ebbe finito, la vecchia megera rimase un

momento come assorta in profonde riflessioni, poi disse: - Avete in casa un po' di latte? - S�, ne ho, - rispose l'altra. - Mostratemene un poco. La signora Costigan ne vers• piena una brocca da un recipiente e la porse alla vecchia sibilla; questa lo annus•, ne mise un po' in bocca, e sput• sul pavimento quello che aveva assaggiato. - Dov'Š vostro marito? - chiese. - Fuori, nei campi, - fu la risposta. - Devo vederlo. Un ragazzo fu mandato a chiamare Bryan e poco dopo egli comparve. - Amico, - disse la sconosciuta, - vostra moglie mi dice che le vostre bestie vi danno preoccupazioni in questo periodo. - Vi ha detto la verit…, - disse Bryan. - E perch‚ non avete cercato un rimedio? - Un rimedio! - le fece eco l'uomo, - ma, donna, ho cercato un rimedio fino a ridurmi il cuore a pezzi, e tutto inutilmente; quelle peggiorano di giorno in giorno. - Cosa mi darete se ve le guarisco? - Tutto quello che Š in nostro potere, - risposero Bryan e la moglie, entrambi con voce sollevata e d'un sol fiato. - Vi chiedo soltanto una moneta d'argento da sei penny, disse, e che siate disposti a fare tutto quello che io vi dir•. Il fattore e la moglie sembravano stupiti di una richiesta tanto moderata. Le offrirono una grossa somma di denaro. - No, - disse, - non voglio il vostro denaro; non sono un'imbrogliona, e non prenderei neanche sei penny se non fosse che senza avere in mano un po' del vostro argento non posso fare nulla. Le fu subito data la moneta da sei penny e sia Bryan che la moglie, che ormai cominciavano a vedere nella vecchia strega il loro angelo custode, promisero la pi— cieca obbedienza a tutti i suoi ordini. La megera si sfil• da sotto la papalina un nastro, una fascia per i capelli di seta nera che le circondava il capo, e la diede a Bryan dicendo: - Ora vai, e porta nel cortile la prima vacca che toccherai con questo nastro, ma fai attenzione a non toccare la seconda e a non dire una parola finch‚ non sarai di ritorno; bada anche a non far sfiorare il nastro per terra altrimenti tutto va a monte. Bryan prese il nastro magico e presto fu di ritorno conducendo davanti a s‚ una mucca rossa. La vecchia megera usc� e, avvicinatasi alla vacca, cominci• a strapparle i peli dalla coda: intanto cantava dei versi in irlandese, intonando una melodia bassa, selvaggia e sconnessa. La mucca appariva infastidita e irrequieta, ma la vecchia strega continu• ugualmente il suo canto misterioso fino a quando non ebbe estratto il nono pelo. Poi ordin• che la mucca fosse riportata al pascolo e rientr• in casa. - Vai ora, - disse alla donna, - e portami un po' di latte di tutte le mucche che possiedi. La donna and• e fu presto di ritorno con un grosso secchio pieno di una orribile mistura di latte, sangue e sostanza in decomposizione. La vecchia mise tutto nella zangola e sistem• ogni cosa per la

preparazione del burro. - Ora, - disse, - dovete sbattere il latte tutti e due: chiudete bene la porta e le finestre e lasciate soltanto la luce del fuoco; non aprite la bocca finch‚ non ve lo dico io. Se seguirete le mie istruzioni non dubito che prima che il sole sia tramontato scopriremo la creatura diabolica che rapina il vostro pascolo. Bryan sprang• porte e finestre e cominci• a sbattere il latte. La vecchia fattucchiera sedette vicino al fuoco scoppiettante che era stato acceso apposta per l'occasione e cominci• a cantare la stessa strana canzone che aveva cantato strappando i peli della mucca; dopo un po' gett• uno dei nove peli nel fuoco, sempre intonando i suoi versi misteriosi e allo stesso tempo seguendo con la massima attenzione il procedere della stregoneria. A questo punto si sent� un alto grido, come di una donna in preda all'angoscia, farsi sempre pi— vicino alla casa; la vecchia strega interruppe i suoi incantesimi e ascolt• attentamente. La voce disperata si avvicinava alla porta. - Aprite la porta, presto, - grid• la maga. Bryan tolse la sbarra, e tutti e tre si precipitarono nel cortile: l� udirono lo stesso grido in fondo al sentiero, ma non riuscirono a vedere nulla. - E' finita, - disse forte la vecchia strega; - qualcosa non ha funzionato e per ora il nostro incantesimo Š senza effetto. Se ne stavano tornando con la coda fra le gambe quando, sul punto di entrare in casa, la sibilla abbass• gli occhi e scorse, inchiodato sulla soglia, un pezzo di ferro di cavallo (2), allora strill•: - Ecco qui, ho trovato, non c'Š da stupirsi che il nostro incantesimo sia fallito. Chi gridava l… fuori Š la sciagurata che ha stregato le vostre bestie; io l'ho attratta verso la casa, ma non Š riuscita a venire fino alla porta per via di questo ferro di cavallo. Toglietelo immediatamente e tenteremo di nuovo la sorte. Bryan rimosse il ferro di cavallo dalla soglia e, secondo le istruzioni della megera, lo mise per terra sotto la zangola, dopo averlo reso incandescente nel fuoco. Ripresero un'altra volta i loro traffici. Bryan e sua moglie ricominciarono a sbattere il latte e la strega a cantare i suoi versi strani, gettando i peli di vacca nel fuoco finch‚ non li ebbe finiti quasi tutti. I suoi tratti cominciavano ora a mostrare segni evidenti di irritazione e disappunto. Si fece assai pallida, serrava i denti, le mani le tremavano, e quando gett• il nono e ultimo pelo nel fuoco, la sua persona aveva pi— l'aspetto di un demone femminile che quello di un essere umano. Ancora una volta si ud� quel grido, e si vide una vecchia dai capelli rossi (3) che si avvicinava con passo rapido alla casa. - Oh, oh! - url• la fattucchiera, - sapevo che sarebbe andata cos�; il mio sortilegio Š riuscito; le mie aspettative si sono realizzate; eccola che viene, la sciagurata che vi ha rovinati. - E adesso cosa dobbiamo fare? - chiese Bryan. - Non ditele niente, - rispose la megera, - datele tutto quello che vuole e lasciate a me il resto. La donna avanzava lanciando acute grida e Bryan usc� ad accoglierla.

Era una vicina, e disse che una delle sue mucche pi— belle stava annegando in uno stagno, che a casa non c'era nessuno all'infuori di lei e implor• Bryan di andare a salvare la sua mucca da morte certa. Bryan la accompagn• senza un attimo d'esitazione e, dopo aver tratta in salvo la mucca in pericolo, in un quarto d'ora fu nuovamente a casa. Era il tramonto e la signora Costigan si accinse a preparare la cena. Durante il pasto ritornarono agli strani avvenimenti della giornata. La vecchia strega emise pi— d'una risata diabolica per il successo dei suoi incantesimi e domand• chi fosse la donna che avevano scoperto in un modo tanto singolare. Bryan le forn� tutti i particolari. Era la moglie di un fattore vicino; si chiamava Rachel Higgins e da tempo la si sospettava d'essere in stretti rapporti con lo spirito delle tenebre. Aveva cinque o sei mucche; ma i suoi ben informati vicini avevano notato che ogni anno vendeva pi— burro lei di quanto ne vendevano le mogli degli altri fattori, che ne avevano venti. Fin da quando il suo bestiame aveva cominciato a deperire, Bryan aveva sospettato che la malfattrice fosse lei, ma, siccome non aveva nessuna prova, era stato zitto. - Bene, - disse la vecchia strega con un sorriso truce, - non basta aver scoperto la colpevole; Š tutto inutile se non prendiamo provvedimenti che la puniscano per il passato e che impediscano le sue razzie in futuro. - E come ci riusciremo? - chiese Bryan. - Ve lo dir•: questa sera, appena arriva la mezzanotte, andate al pascolo portando con voi un paio di cani veloci; nascondetevi in qualche posto da cui possiate controllare il bestiame e tenetelo ben d'occhio; se vedete che qualcosa, uomo o bestia, si avvicina alle mucche, aizzate i cani, e se possibile fate che cavino il sangue dell'intruso; a questo punto TUTTO sar… compiuto. Se nessuno si avvicina prima dell'alba, potete ritornare e allora tenteremo qualcosa d'altro. Non distante viveva il bovaro di un signorotto della zona. Era un giovanotto forte e coraggioso e teneva sempre un paio di feroci bull- dog. Bryan gli si rivolse per avere aiuto e questi acconsent� di buon grado ad accompagnarlo, propose inoltre di prendere un paio dei migliori levrieri del padrone, poich‚ i suoi cani, pur essendo aggressivi e assetati di sangue, non erano tra i pi— veloci. Promise a Bryan di trovarsi con lui prima di mezzanotte e si lasciarono. Quella sera Bryan non tent• neppure di dormire: rimase seduto ansiosamente ad aspettare la mezzanotte. L'ora arriv• infine e il suo amico, il bovaro, fedele alla promessa fatta, comparve al momento stabilito. La strega diede loro qualche altro consiglio e partirono. Giunti al pascolo si consultarono sul posto migliore da scegliere come nascondiglio. Si decisero per una piccola macchia di felci, situata all'estremit… del campo, vicino al fossato di confine, che era fittamente disseminata di grandi, vecchi cespugli di biancospino. Qui si accovacciarono e fecero stendere i cani, quattro di numero, accanto a loro, aspettando con impazienza che comparisse la finora sconosciuta e misteriosa visitatrice. Bryan e l'amico rimasero cos� per un bel po', nervosi ed eccitati, ma

ancora niente si avvicinava, e chiari segni indicavano che il mattino si faceva prossimo; cominciavano a spazientirsi, e progettavano di far ritorno a casa, quando, improvvisamente, sentirono dietro di loro un rumore affrettato, come prodotto da qualcosa che cercasse di aprirsi un varco a forza attraverso la fitta siepe alle loro spalle. Guardarono in quella direzione, e immaginate il loro stupore nello scorgere una grossa lepre nell'attimo in cui balzava fuori dal fossato e saltava sul terreno asciutto proprio vicino a loro. Adesso avevano la certezza che era questa la cosa che avevano atteso con tanta impazienza, ed erano decisi a osservare attentamente i suoi movimenti. Arrivata sul campo, la lepre rimase immobile per alcuni istanti, guardandosi attorno con sguardo acuto. Poi cominci• a balzare e saltare come per gioco, ora avanzando a passo veloce verso le mucche, ora ritirandosi precipitosamente, facendosi tuttavia sempre pi— vicina a ogni finta. Infine raggiunse la prima mucca e la succhi• per un momento, pass• poi alla seguente, e quindi, una dopo l'altra, succhi• ogni mucca del campo - e per tutto il tempo le mucche muggivano forte e apparivano terribilmente spaventate e agitate. Dal momento in cui la lepre aveva cominciato a succhiare la prima mucca Bryan a stento era stato trattenuto dall'attaccarla; ma il suo pi— sagace compagno gli sugger� che sarebbe stato meglio aspettare fino a quando non avesse terminato, poich‚ allora sarebbe stata appesantita e tentare la fuga le sarebbe risultato pi— difficile. L'esito della vicenda prov• che aveva ragione; infatti, finito che ebbe di succhiare tutte le mucche, la lepre si ritrov• con la pancia enormemente gonfia e si apprest• ad allontanarsi lentamente e con evidente difficolt…. Avanz• verso la siepe dalla quale era entrata e quando arriv• alla macchia di felci dove stavano rannicchiati i suoi nemici questi balzarono in piedi con un grido selvaggio e le aizzarono contro i cani. La lepre scapp• via veloce, facendo schizzar fuori dalla bocca e dalle narici il latte che aveva succhiato, mentre i cani la inseguivano rapidi. Nella grigia e fioca luce del mattino apparve a breve distanza la capanna di Rachel Higgins, ed era chiaro che la bestia era intenzionata a raggiungerla anche se aveva preso un gran giro per i campi dietro la casa. Bryan e il suo compagno, comunque, avevano un loro piano: andarono verso la capanna per la via pi— breve e vi erano appena arrivati che la lepre spunt•, ansante e quasi sfinita, con i cani alle calcagna. Corse attorno alla casa, evidentemente confusa e contrariata dalla presenza degli uomini, ma infine si diresse alla porta. C'era, in basso, una piccola apertura semicircolare simile a quelle praticate nelle porte dei pollai per permettere l'entrata e l'uscita di polli e galline. Per raggiungere questo foro la lepre ora fece un ultimo sforzo disperato ed era riuscita a farvi passare la testa e le spalle, quando il primo cane fece un balzo e le azzann• violentemente una coscia. La bestia lanci• un grido acuto e penetrante e lott• disperatamente per liberarsi dalla presa. Ci riusc� infine, ma non senza aver lasciato tra i denti del cane un pezzo di natica. A questo punto gli uomini spalancarono la porta: un vivido fuoco di torba ardeva nel camino e il pavimento era inondato di sangue. Non si vedeva per• nessuna lepre, e gli uomini si convinsero pi— che mai che doveva trattarsi della vecchia Rachel che aveva, con l'aiuto di

qualche demone, assunto la forma della lepre: erano adesso ben decisi a scovarla, se era ancora su questa terra. Entrarono nella camera da letto e udirono un lamento soffocato che sembrava venire da qualcuno in punto di morte. Andarono verso l'angolo della stanza dal quale arrivavano i gemiti e l…, in mezzo a una fascina di giunchi tagliati di fresco, videro il corpo di Rachel Higgins che si contorceva in preda agli spasimi pi— atroci, quasi annegato in una pozza di sangue. Gli uomini erano sbigottiti: si rivolsero alla disgraziata vecchia, ma questa non pot‚ o non volle rispondere. La ferita sanguinava sempre abbondantemente: le sue sofferenze sembravano aumentare ed era chiaro che stava morendo. I famigliari, svegliatisi, si radunarono attorno a lei con grida e lamenti; la vecchia sembrava non notarli neppure, continuava a peggiorare e le sue urla acute echeggiavano paurosamente nelle orecchie dei presenti. Infine spir•, e il suo cadavere si present• in un aspetto terribile ancor prima che lo spirito l'avesse lasciato del tutto. Bryan e l'amico tornarono a casa. La vecchia megera era gi… venuta a conoscenza della sorte di Rachel Higgins, ma non si capiva in quale modo soprannaturale avesse avuto la notizia. Era esultante per l'esito delle sue pratiche misteriose. Bryan insistette molto perch‚ accettasse qualche ricompensa per i suoi servizi, ma essa rifiut• energicamente ogni proposta. Rimase ancora alcuni giorni in casa sua, poi prese congedo e part�, nessuno seppe per dove. Le spoglie della vecchia Rachel furono sotterrate quella notte nel vicino cimitero. La sua sorte divenne presto nota a tutti e la sua famiglia, vergognandosi di rimanere nel villaggio nativo, vendette la propriet… e abbandon• per sempre il paese. La storia Š comunque ancora viva nella memoria degli abitanti della zona e- si racconta - nella grigia foschia della luce estiva, si pu• sovente scorgere il fantasma di Rachel Higgins che, sotto forma di una lepre, salta qua e l… sui suoi territori di caccia prediletti e rimpianti. NOTA 1: Aghavoe - il campo delle mucche - bel villaggio romantico vicino a Borris-in-Ossory, nella contea di Queens. Fu un tempo una localit… di notevole importanza e per secoli sede vescovile della diocesi di Ossory, ma ormai da tempo ha subito una decadenza, e ora Š importante soltanto per le splendide rovine di un convento domenicano eretto in epoca remota da San Canice, il santo patrono di Ossory. NOTA 2: Era una volta pratica comune in Irlanda inchiodare un pezzo di ferro di cavallo sulla soglia, come protezione contro l'influenza dei folletti, che, si pensa, non osano entrare in nessuna casa cos� custodita. Quest'uso, comunque, Š molto in declino, tuttavia Š ancora diffuso in alcune delle zone pi— isolate del paese. NOTA 3: Si ritiene che la gente dai capelli rossi possegga poteri magici. LE DONNE CORNUTE.

Una ricca signora vegliava a tarda notte occupata a cardare e a preparare la lana mentre il resto della famiglia e i servi dormivano. Improvvisamente si ud� un colpo alla porta e una voce chiam•: - Aprite! Aprite! - Chi Š l…? - disse la padrona di casa. - Sono la Strega a un Corno, - fu la risposta. La signora, immaginando che si trattasse di una vicina venuta a chiederle aiuto, apr� la porta: venne dentro una donna con in mano un paio di pettini per cardare la lana e un corno sulla fronte che pareva nascere da questa. Si sedette in silenzio vicino al fuoco e cominci• a cardare la lana in gran furia. Improvvisamente si ferm• e disse a voce alta: - Dove sono le donne? Tardano troppo. Allora si ud� un secondo colpo alla porta, e una voce chiam• come prima: - Aprite! Aprite! La padrona di casa sent� una forza che la costringeva ad alzarsi e ad aprire alla chiamata, e immediatamente entr• una seconda strega che aveva sulla fronte due corna e in mano un arcolaio per filare la lana. - Fammi posto, - disse, - sono la Strega dalle due Corna, - e cominci• a filare veloce come un fulmine. I colpi alla porta tornarono a ripetersi, si ud� il richiamo, le streghe entrarono, finch‚ da ultimo dodici donne sedevano attorno al fuoco - la prima con un corno, l'ultima con dodici corna. E cardavano il filato, facevano girare i loro arcolai, avvolgevano e tessevano. Cantavano tutte assieme antichi versi, ma non rivolsero una sola parola alla padrona di casa. Erano queste dodici donne strane a udirsi e spaventose a vedersi, con le loro corna e i loro arcolai; e la padrona si sentiva l� l� per morire. Si sforz• di alzarsi per cercare di chiamare aiuto, ma non riusciva a muoversi, n‚ era in grado di pronunciare una parola o lanciare un grido, poich‚ era prigioniera dell'incantesimo delle streghe. Allora una di esse le si rivolse in irlandese e le disse: - Alzati, donna, e preparaci una focaccia -. La signora cerc• quindi un recipiente con cui portare l'acqua dal pozzo per poter impastare la farina e preparare la focaccia, ma non riusc� a trovarne neppure uno. E le streghe le dissero: - Prendi un setaccio e porta l'acqua con quello. La donna prese il setaccio e and• al pozzo, ma l'acqua usciva e non ne rimaneva neanche un po' per il dolce; si sedette perci• vicino al pozzo e pianse. Le giunse allora una voce che diceva: - Prendi muschio e bionda argilla e impastali assieme, poi fodera il setaccio in modo che tenga. La donna lo fece e il setaccio tenne l'acqua per il dolce; e la voce disse ancora: - Adesso torna, e quando arrivi al lato nord della casa grida forte tre volte queste parole: ®La montagna delle donne di Fenian e il cielo sopra di essa sono in fiamme¯. E cos� lei fece. Quando le streghe udirono il grido, un urlo alto e terribile usc� dalle loro labbra ed esse si precipitarono fuori fra strepiti e

lamenti selvaggi fuggendo via verso Slievenamon (1), dove era la loro abituale dimora. Ma lo Spirito del Pozzo disse alla padrona di casa di entrare e fare tutti i preparativi necessari per difendersi dagli incantesimi delle streghe, nel caso queste tornassero. Come prima cosa, per spezzare l'incantesimo, sparse fuori dalla porta, sulla soglia, l'acqua nella quale aveva lavato i piedi del suo bambino (l'acqua dei piedi); poi prese la focaccia che le streghe avevano fatto in sua assenza mescolando la farina col sangue tolto alla famiglia addormentata, la sminuzz• e ne mise un pezzo in bocca a ciascun dormiente ed essi tornarono a star bene; prese la stoffa che avevano tessuto e la mise in una cassapanca col lucchetto, mezza dentro e mezza fuori; infine sbarr• la porta con una grossa trave trasversale fissata agli stipiti, di modo che le megere non potessero entrare; fatte queste cose, aspett•. Le streghe non tardarono molto a tornare: erano furenti e cercavano vendetta. - Apri, apri! - urlarono. - Apri, acqua dei piedi! - Non posso, - disse l'acqua dei piedi, - sono sparsa per terra e il mio cammino va verso il Lago. - Aprite, aprite, legno e alberi e trave! - gridarono alla porta. - Non posso, - disse la porta, - perch‚ la trave Š fissata agli stipiti e non ho la forza di muovermi. - Apri, apri, focaccia che abbiamo fatto e impastato col sangue!- gridarono ancora. - Non posso, - disse la focaccia, - perch‚ sono rotta e ammaccata e il mio sangue Š nelle labbra dei bambini addormentati. Allora le streghe si slanciarono in aria con grandi strida e tornarono in volo a Slievenamon, lanciando oscure maledizioni allo Spirito del Pozzo che aveva voluto la loro rovina; ma la donna e la casa furono lasciate in pace e un mantello caduto a una delle streghe in volo fu conservato dalla padrona appeso, a testimonianza dell'orribile lotta avvenuta quella notte: da allora la stessa famiglia continu• a custodire il mantello di generazione in generazione per altri cinquecento anni. NOTA 1: Sli bh-na-mban: montagna delle donne. LA SCORRIBANDA DELLE STREGHE. Una notte Shemus Rua (Red James) (1) fu svegliato da rumori che provenivano dalla cucina. And• di soppiatto alla porta e vide una mezza dozzina di megere sedute attorno al fuoco che scherzavano e ridevano, mentre la sua vecchia governante, Madge, tutta vispa e allegra, serviva incoraggianti bicchieri di ponce alle streghe sue sorelle. Ebbe un moto d'ammirazione per l'impudenza e l'imprudenza dimostrate da Madge nell'organizzare quella baldoria, ma immediatamente si ricord• dell'insistenza con cui lei gli aveva raccomandato di prendere la buona tisana che aveva lasciato accanto al suo letto proprio prima che si addormentasse. L'avesse bevuta, ora sarebbe stato sordo all'allegria delle streghe. Le sent� e le vide bere alla sua salute facendosi tali beffe di lui che era quasi tentato di affrontarle, scopa alla mano; ma si trattenne.

Vuotata la caraffa, una di esse domand• ad alta voce: - E' ora di andare? - e nello stesso istante, mettendosi in testa un berretto rosso, aggiunse: Per la ruta e il millefoglie, E la rossa mia berretta In Inghilterra vola in fretta. Usando come destriero un ramoscello che teneva in mano, si lev• leggiadramente in volo su per il camino e fu subito seguita dalle altre. Ma quando fu la volta della governante, Shemus intervenne: - Con il vostro permesso, signora, - disse strappandole ramoscello e berretto e soggiunse: - Ah, vecchiaccia ipocrita! Se ti trovo qui al mio ritorno faremo i conti: Per la ruta e il millefoglie, E la rossa mia berretta, In Inghilterra vola in fretta. Non aveva ancora finito di pronunciare quelle parole che gi… volava sopra il colmo del tetto e fendeva veloce l'aria. Essendo un po' a conoscenza degli usi e costumi delle streghe bad• bene a non dire neppure una parola, perch‚ sapeva che la conseguenza sarebbe stata un capitombolo e il rientro immediato dalla spedizione. In men che non si dica avevano oltrepassato le colline di Wicklow, il Mar d'Irlanda e le montagne del Galles e, veloci come un fulmine, stavano puntando dritti verso il portone principale di un castello. Non fosse stato per la compagnia in mezzo alla quale si trovava, Shemus avrebbe invocato il perdono, perch‚ si vedeva gi… spiaccicato come un mummia contro la dura porta di quercia; ma, pi— stupito che mai, si trov• a passare attraverso il buco della serratura, lungo un corridoio, gi— per una rampa di scale e attraverso il buco della serratura della porta di una cantina prima di potersi formare una chiara idea di cosa gli stesse capitando. Ripresa piena coscienza della sua situazione, scoperse d'essere seduto su uno stallone mentre mille lumi brillavano tutt'intorno: con boccali di vino spumeggiante in mano lui e le sue compagne facevano festa, brindando allegri e spensierati come se si fossero procurati le bevande in modo onesto e fossero seduti nella cucina di Shemus medesimo. Il berretto rosso aveva momentaneamente reso simile la natura di Shemus a quella delle sue sacrileghe compagne. Ma presto i fumi dell'alcool diedero loro alla testa e l'ebbrezza fu seguita da una fase di incoscienza, dal mal di capo, dall'impressione che anche le botti girassero e dalla ®vista annebbiata¯ per il povero Shemus. Si risvegli• sentendosi afferrare bruscamente, scuotere e trascinare su per le scale, per ritrovarsi sottoposto a uno sgradevole interrogatorio da parte del signore del castello nel suo salone di rappresentanza. Sentendo le spiegazioni di Shemus tutti i presenti, di nobile o umile origine, lo canzonarono non poco e, poich‚ la cosa avveniva nei tempi bui del Medioevo, lo sfortunato uomo del Leinster fu condannato a essere impiccato non appena si fosse riusciti a preparare la forca per l'occasione. Il povero irlandese era nel carro diretto al suo ultimo viaggio con un cartello sulla schiena e uno sul petto che lo presentavano come l'impenitente furfante che nell'ultimo mese si era scolato ogni notte

le botti della cantina del castellano, quando con stupore si sent� chiamare per nome, e nella sua lingua materna, da una vecchia tra la folla. - Ah, Shemus, figlio mio! Stai andando a morire in un paese straniero senza il tuo berretto rosso? - Queste parole infusero speranza e coraggio nel cuore della povera vittima. Si volse al castellano e gli chiese umilmente il permesso di morire con il suo berretto rosso che, immaginava, doveva aver perso in cantina. Un servo fu mandato a cercare il copricapo, e nel metterselo in testa Shemus si sent� scaldare il cuore da una viva speranza. Sul patibolo gli venne benignamente concesso di rivolgersi agli astanti, ed egli inizi• a farlo secondo la formula di rito composta a beneficio degli sventurati in procinto di lasciare questo mondo:- O voi che mi state dinnanzi, traete da me ammonimento -; ma quando ebbe finito di recitare: - I miei genitori mi crebbero con amore, inaspettatamente aggiunse: - Per la ruta e il millefoglie, - e cos� via, e con disappunto gli spettatori lo videro partire di traverso per l'aria come un razzo che avesse mancato il bersaglio. Il signore del castello, si dice, rimase molto impressionato dalla faccenda, e mai, in seguito, impicc• un uomo prima che fossero passate ventiquattr'ore dal misfatto. NOTA 1: S‚umus Ruadh in irlandese. Gli organi vocali dei Celti non riescono a pronunciare la lettera j. Perci• trasformano John in Shon o Shawn, o James in Shamus, eccetera. LE CONFESSIONI DI TOM BOURKE. Tom Bourke abita in una fattoria bassa e lunga che dall'esterno sembra un grosso granaio, situata ai piedi della collina proprio dove dalla vecchia strada parte la nuova che porta dalla citt… di Kilworth a quella di Lismore. Appartiene a quella categoria di persone che in Irlanda sono una specie di mosca bianca: Š un ricco fattore. Nei bei tempi antichi, quando un centinaio di sterline erano un tesoro non indifferente sia da spendere che da prestare, il padre di Tom aveva procurato quella somma al suo padrone contro interesse; e come ricompensa per la cortesia aveva ottenuto un lungo contratto d'affitto che valeva circa sei volte il prestito che ne era all'origine. Il vecchio mor� lasciando una fortuna di parecchie centinaia di sterline, la maggior parte delle quali, compresa la fattoria, pass• a suo figlio Tom. Ma, oltre a ci•, Tom ricevette dal padre, sul letto di morte, un altro dono assai pi— prezioso delle ricchezze terrene, che pure Tom apprezzava moltissimo e, com'Š risaputo, continua tutt'oggi ad apprezzare. Gli venne conferito il privilegio, goduto da pochi fra i figli degli uomini, di comunicare con quegli esseri misteriosi chiamati il ®buon popolo¯. Tom Bourke Š un uomo piccolo, robusto, sano e attivo, di circa cinquantacinque anni. I suoi capelli sono completamente bianchi, corti e cespugliosi dietro, mentre sulla fronte si alzano diritti e folti come una spazzola nuova. I suoi occhi sono di quel genere che ho spesso osservato in persone di intelletto pronto ma limitato: sono piccoli, grigi e vivaci. Le grosse sopracciglia sporgenti sotto le quali, o meglio entro le quali brillano, conferiscono loro un'espressione di scaltrezza, prontezza, se non addirittura di astuzia. E il suo carattere non si discosta di molto. Se volete

concludere un affare con Tom Bourke dovete comportarvi come un generale che ponga l'assedio a una citt… e mettere in atto la vostra offensiva molto tempo prima di poter sperare di prenderne possesso; se marciate con decisione verso di lui e gli svelate subito il vostro obiettivo, quasi sicuramente vi vedrete chiudere il cancello sui denti: o Tom non vuole separarsi da ci• che volete ottenere da lui, o un'altra persona gliene ha parlato per tutta la settimana passata. Pu• anche accadere che la vostra proposta sembri incontrare l'accoglienza pi— favorevole. ®Molto bene, signore¯, ®E' vero, signore¯, ®Sono molto grato a vostro onore¯: queste e altre espressioni di gentilezza e affabilit… vi accolgono in risposta a ogni frase; e ve ne andate chiedendovi come possa essersi procurata la fama di cui universalmente gode, di essere cioŠ un uomo dal quale non si riesce a cavar nulla negli affari. Ma quando lo incontrate la volta successiva, la lusinghiera impressione Š svanita: scoprite che siete molto pi— distanti dal vostro obiettivo di quanto lo eravate allorch‚ pensavate di avercela quasi fatta: il suo sguardo e la sua bocca esprimono una totale dimenticanza di ci• che, dentro, la mente non ha mai perso di vista un istante; e dovete ricominciare da capo le operazioni con lo svantaggio di aver messo bene in guardia il vostro avversario. Bench‚ Tom Bourke sia, vuoi per rivelazioni soprannaturali, vuoi (come molti ritengono pi— probabile) per esperienza diretta, cos� diffidente nei confronti dell'umanit… e cos� attento nel trattare con essa, non Š tuttavia un misantropo. Nessuno pi— di lui apprezza i piaceri della buona tavola. In effetti l'amore per il denaro, che in lui Š (chi pu• biasimarlo) una inclinazione assai sentita, e le gratificazioni che questo sentimento ha ottenuto dall'abitudine all'operosit… mantenuta nel corso di una vita abbastanza lunga e prospera, gli hanno insegnato l'importanza della sobriet…, almeno in quei momenti in cui gli affari richiedono che un uomo rimanga in possesso delle sue facolt… mentali. Si attiene perci• a una regola generale: non ubriacarsi mai se non la domenica. Ma, affinch‚ possa essere una regola generale a tutti gli effetti, egli segue un principio che, secondo pensatori pi— profondi di lui, conferma sempre la regola: ammette molte eccezioni. Fra queste vi sono naturalmente tutte le sere dei giorni di fiera e di mercato che hanno luogo nel circondario; e cos� pure tutti i giorni in cui si celebrano funerali, matrimoni e battesimi in famiglie amiche entro il raggio di molte miglia. Riguardo a quest'ultima categoria di eccezioni, pu• a prima vista apparire assai singolare che la sua presenza ai funerali sia molto pi— puntuale che non ai battesimi o ai matrimoni degli amici. Ci• pu• essere interpretato come una dimostrazione di affetto disinteressato verso la persona del defunto, molto poco frequente in questo mondo egoista. Ma temo che i motivi che inducono Tom Bourke a corteggiare pi— i morti che i vivi siano precisamente quelli che nella maggioranza degli uomini generano la condotta opposta - la speranza di un vantaggio futuro e la paura di un danno a venire. Infatti i folletti, che sono esseri tanto potenti quanto capricciosi, hanno i loro beniamini fra gli abitanti di questo mondo e di frequente mostrano la loro predilezione sollevando coloro che ne sono oggetto dal carico gravoso di questa vita; non di rado quindi ricompensano o puniscono i viventi in base al rispetto mostrato

alle esequie e alla memoria del defunto prescelto. Alcuni potrebbero attribuire allo stesso motivo le azioni manifestamente umane e caritatevoli che, Š noto, sia Tom che gli altri membri della sua famiglia compiono spesso. Raramente un mendicante ha lasciato l'aia della loro fattoria con la bisaccia vuota, o senza ricevere alloggio per la notte, se l'aveva chiesto, assieme a una razione di patate e latte sufficiente a saziare perfino l'appetito di un mendicante irlandese, per calmare il quale di solito bisogna tener conto delle fauci supplementari di un cane affamato e di due o tre bambini ancora pi— affamati che si riempiono ben bene di dentro per rifarsi della miseria che hanno dipinta di fuori. Se qualche miserabile della zona viene colto da febbre, capita spesso che Tom metta a disposizione del povero ammalato una qualche capanna disabitata che si trova su uno dei suoi due estesi poderi (ne ha aggiunto infatti un altro al suo patrimonio), o che mandi i braccianti a costruirgli una baracca a lato di una siepe e gli faccia avere la paglia per potersi coricare finch‚ il malessere perdura. Sua moglie, nota nei dintorni per l'ampia cascina e per la bont… di tutto quello che vi sta dentro, gli fornir… latte grasso; e non Š raro che i loro buoni servigi vengano estesi ai familiari del malato, che Š probabile siano ridotti in estrema povert… a causa dell'interruzione sia pure temporanea del lavoro del padre o del marito. Se anche gran parte di tutto ci• dipende dalle aspettative e dalle paure cui ho accennato in precedenza, credo per• che molto sia frutto di un sentimento misto di compassione e di dovere che capita talvolta di veder scaturire dal cuore di un contadino irlandese, anche quando Š abitualmente ricoperto da una scorza di avarizia e falsit…, e che ho sentito una volta espresso in termini inequivocabili: ®Quando si ha fortuna, il minimo che si pu• fare Š distribuirne un poco anche agli altri¯. Non Š facile indurre Tom a parlare di quel ®buon popolo¯ con il quale si dice abbia frequenti e intimi contatti. Ma raramente rifiuta di esercitare il suo alto privilegio quando nei dintorni qualche sfortunato Š colpito, se il suo intervento Š richiesto in modo corretto da un credente, qualcuno cioŠ che non dubiti del potere dei ®signori¯ n‚ dell'occasionale delega che ne viene fatta a Tom. E tuttavia non si otterr… il suo aiuto senza ripetute richieste: sul principio Š difficile da convincere e deve essere persuaso con una leggera e garbata violenza. In queste occasioni Š insolitamente solenne e misterioso, e se per caso si accenna a una ricompensa abbandona immediatamente l'infelice paziente, poich‚ tale proposta suona come un diretto insulto ai suoi superiori soprannaturali. E' vero che, siccome chi lavora va ricompensato, la maggior parte delle persone dotate come lui non si fa scrupolo di accettare un segno di gratitudine dai pazienti o dai loro amici dopo la guarigione. Si narra di una generosa ricompensa elargita una volta a una praticante di scienze occulte che val la pena di menzionare non solo perch‚ era vicina e rivale di Tom, ma anche perch‚ stranamente prendeva il nome da quello del figlio: il nome di suo figlio era Owen ed essa veniva sempre chiamata ®la madre di Owen¯. Nella circostanza alla quale ho accennato, questa persona fu convinta a prestare la sua assistenza a

una giovanetta che aveva perso l'uso della gamba destra; la ®madre di Owen¯ constat• che era una guarigione difficile. Per ottenerla bisognava fare un viaggio di circa diciotto miglia, probabilmente per andare a trovare un folletto che risiedeva a quella distanza; e la ®madre di Owen¯ poteva compiere questo viaggio solo sul dorso di una gallina bianca. A ogni modo la visita fu effettuata e, a un'ora stabilita, secondo quanto predetto da questa donna straordinaria, quando la gallina e il suo cavaliere stavano per giungere alla fine del loro viaggio, la paziente fu presa da un desiderio irrefrenabile di danzare e, senza trovare il minimo ostacolo nella gamba malata, lo soddisfece con grande gioia della famiglia in ansia. L'offerta fu, in questo caso, particolarmente generosa, ed Š giusto che lo fosse, se si tien conto della difficolt… di procurarsi una gallina disposta ad affrontare un viaggio cos� lungo con un tale cavaliere. Per rendere giustizia a Tom Bourke bisogna dire che in queste occasioni, come mi Š stato riferito da molte fonti autorevoli, egli Š assolutamente disinteressato. Non molti mesi or sono guar� una giovane donna (sorella di un mercante che abita vicino a lui) che aveva perso improvvisamente l'uso della parola dopo essersi recata a un funerale, ed era rimasta in questo stato per parecchi giorni. Egli rifiut• fermamente qualsiasi compenso dicendo che, anche se non avesse avuto neppure di che pagarsi la cena, non avrebbe potuto accettare niente nel caso in questione poich‚ la ragazza si era comportata in modo irrispettoso al funerale di uno del ®buon popolo¯ che apparteneva alla sua famiglia, e anche se era disposto a farle una cortesia, non poteva comunque accettare niente da lei. All'incirca all'epoca in cui questo straordinario avvenimento ebbe luogo, il mio amico, il signor Martin, un vicino di Tom, aveva in corso con lui un certo affare che risultava assai difficile da portare a termine. Il signor Martin, dopo aver tentato ogni mezzo pacifico, ricorse infine a un procedimento legale che ricondusse Tom alla ragione e la faccenda fu sistemata con vicendevole soddisfazione e con perfetta intesa fra le parti. L'accordo sulla questione avvenne dopo pranzo, in casa del signor Martin, il quale invit• Tom ad entrare in salotto a bere un bicchiere di ponce - fatto con dell'ottimo whiskey - che era sulla tavola: da tempo desiderava portare il suo vicino tanto dotato sull'argomento dei suoi poteri soprannaturali e, poich‚ la signora Martin, per la quale Tom aveva un certo debole, si trovava nella stanza, poteva essere l'occasione buona. - Allora Tom, - disse il signor Martin, - Š stata una faccenda curiosa quella di Molly Dwyer, che ha riacquistato la parola cos� di colpo l'altro giorno. - Potete ben dirlo, signore, - rispose Tom Bourke, - ma mi Š costata un lungo viaggio; comunque ora non importa. Alla vostra salute, signora, - disse, volgendosi alla signora Martin. - Grazie, Tom. Ma mi hanno detto che una volta avete avuto guai simili nella vostra stessa famiglia, - disse la signora Martin. - E' proprio vero, signora! Guai brutti: ma a quell'epoca eravate solo una bambina. - Suvvia, Tom, - disse l'ospitale signor Martin interrompendolo,- prendete un altro bicchiere; - e poi aggiunse:- vorrei che ci

raccontaste qualcosa sulle circostanze in cui tanti vostri figlioli vi vennero a mancare. Mi dicono che se ne sono andati, uno dopo l'altro, per la stessa malattia e che il vostro maggiore Š stato salvato nella maniera pi— incredibile, dopo che i medici l'avevano dato per spacciato. - E' la verit…, signore, - rispose Tom, - vostro padre, il dottore (che Dio lo abbia in gloria, non voglio mancargli di rispetto ora che Š morto) mi disse, quando il mio quarto figliolo era ammalato da una settimana, che lui e il dottor Barry avevano fatto tutto quanto era umanamente possibile, ma non potevano impedirgli di seguire i fratelli. Non potevano fare nient'altro, se quelli che avevano portato via gli altri volevano prendersi anche questo. Ma me lo hanno lasciato; e mi si stringe il cuore al pensiero dl non aver saputo prima perch‚ mi strappavano i miei figli; se l'avessi saputo, ora non me ne sarebbero rimasti solo due su cui contare. - E come l'avete scoperto, Tom? - chiese il signor Martin. - Ve lo racconter• dunque, signore, - disse Bourke. - Quando vostro padre mi disse quello che vi ho riferito, non sapevo bene cosa fare. Mi sono messo a camminare per quel piccolo sentiero, sapete, signore, quello che porta alla riva del fiume, vicino al terreno di Dick Heafy, perch‚ era un posto solitario, e volevo riflettere in pace. Avevo il cuore pesante, signore, e mi sentivo mancare al pensiero che stavo per perdere il mio bambino; mi chiedevo come fare a dare la notizia a sua madre, che stravedeva per lui. Per di pi—, non si era ancora ripresa dopo tutte le lacrime versate al funerale dell'altro figliolo, la settimana prima. Mentre scendevo per il sentiero, incontrai un vecchio vagabondo che aveva l'abitudine di venire da queste parti una o due volte all'anno e dormiva sempre nel nostro fienile finch‚ rimaneva nei dintorni. Mi chiese allora come stavo - Proprio male, Shamous, - dico io. - Mi spiace per voi, che avete questa pena, - dice lui, - ma siete uno sciocco, signor Bourke. Vostro figlio sarebbe in perfetta salute se solo faceste per lui quel che dovreste fare. - Cosa posso fare di pi—, Shamous? - dico io, - i dottori lo danno per spacciato. - I dottori non sanno che male ha, come non sanno che male ha una vacca quando non d… pi— latte, - dice Shamous, - andate piuttosto da questo tale,- e mi dice il nome, - e provate a fare quello che vi dir…. - E chi era questo tale, Tom? - chiese il signor Martin - Non posso dirvelo, signore, - disse Bourke con un'aria di mistero, - comunque l'avete visto spesso e non abita lontano di qui. Ma avevo gi… avuto modo di provarlo prima e se fossi andato subito da lui forse ora avrei qualcuno di quelli che se ne sono andati, Shamous me l'ha ripetuto spesso. Bene, signore, andai da quest'uomo ed egli venne a casa con me. Naturalmente feci tutto come mi disse. Seguendo il suo ordine, portai fuori immediatamente il ragazzino dall'abitazione, malato com'era, e preparai un letto per lui e per me nella stalla. Bene, signore, mi stesi al suo fianco nel letto, fra due mucche, e lui si addorment•. Cominci• a sudare, con rispetto parlando, come se fosse trascinato in mezzo a un fiume, e respirava forte, con una grande oppressione sul petto, e stette molto male, ma molto male davvero, tutta la notte. Verso mezzanotte pensai che stesse infine per lasciarmi ed ero sul punto di alzarmi per andare a chiamare l'uomo di

cui vi ho parlato, ma non ce ne fu bisogno: i miei amici stavano avendo la meglio su quelli che volevano portarmelo via. Non c'era nessuno nella stalla, solo il bambino e io. La luce veniva da un'unica candela da mezzo penny, appesa al muro, proprio in fondo alla stalla. Nel posto dove stavamo coricati l'illuminazione era appena sufficiente per vedere una persona che camminasse o stesse ritta vicino a noi, e non c'era pi— rumore che in un cimitero, a parte le mucche che masticavano il foraggio alle loro greppie. - Proprio mentre pensavo di alzarmi, come vi ho detto, vidi mio padre - non gli mancherei di rispetto, signore, Š stato un buon padre con me - in piedi a fianco del letto: teneva la mano destra tesa verso di me, e l'altra appoggiata al bastone che aveva l'abitudine di portare da vivo. Mi guardava sorridente e benevolo, proprio come se mi stesse dicendo di non aver paura, perch‚ non avrei perso il bambino. ®Sei tu, padre?¯ chiedo. Non rispose nulla. ®Se sei tu¯, dico ancora, ®per l'amore di quelli che se ne sono andati, lascia che ti prenda la mano¯. E lui me lo permise, signore; e la sua mano era morbida come quella di un bambino. Rimase l� pi— o meno il tempo che impieghereste per andare da qui al cancello laggi—, in fondo al viale, e poi se ne and•. In meno di una settimana il bambino stava bene come se non avesse mai avuto niente: e in questo momento non c'Š giovanotto di diciannove anni pi— sano di lui da questa casa benedetta alla citt… di Ballyporeen, oltre le montagne di Kilworth. - Ma, a pensarci bene, Tom, - disse il signor Martin, - sembra che voi siate pi— in debito con vostro padre che con l'uomo che vi Š stato consigliato da Shamous; o pensate che sia stato lui a intercedere presso i vostri nemici fra il ®buon popolo¯ e che allora vostro padre... - Scusate, signore, - disse Bourke interrompendolo, - ma non chiamateli miei nemici. Non sarebbe una buona cosa per me starmene seduto qui se li chiamate in questo modo. Senza offesa per voi, signore. Vi auguro buona salute e lunga vita. - Vi assicuro, - rispose il signor Martin, - che non intendevo offendere nessuno, Tom; ma non Š andata cos�? - Non posso dirvelo, signore, - disse Bourke; - l'ho promesso, signore. Comunque, potete star certo che l'uomo del quale vi ho parlato, e mio padre, e quegli altri di loro conoscenza, hanno sistemato la faccenda fra di loro. Ci fu una pausa, della quale approfitt• la signora Martin per chiedere a Tom se non fosse successo qualcosa di straordinario a proposito di una capra e di un paio di piccioni al tempo della malattia di suo figlio - circostanza cui Tom aveva fatto spesso misteriosi accenni. - Guardate un po', - disse Bourke voltandosi verso il signor Martin, - come se lo ricorda bene! Avete ragione, signora. La capra che diedi alla signora vostra madre, quando i medici le ordinarono siero di capra? La signora Martin fece cenno di s� e Tom Bourke continu•: Bene, allora vi dir• come andarono le cose. Per un mese, dopo che era stata mandata a Killaan, alla casa di vostro padre, la capra continu• a star bene come ogni capra al mondo. Il mattino successivo alla notte di cui vi ho appena parlato, prima che il bambino si svegliasse, sua madre stava

presso l'uscita che dall'aia d… sulla strada, quando vide due piccioni venire in volo dalla citt… di Kilworth, passare vicino alla chiesa, e scendere gi— verso di lei. Bene, non si fermarono, vedete, finch‚ non giunsero alla casa sulla collina dall'altra parte del fiume, dirimpetto alla nostra fattoria. Si posarono sul camino di quella casa e, dopo essersi guardati attorno per un minuto o due, volarono diritti sopra il fiume e si fermarono sulla sommit… del tetto della stalla dove stavamo coricati io e il bambino. Pensate che siano venuti l… per niente, signore? - Certamente no, Tom, - rispose il signor Martin. - Bene, la donna venne dentro a cercarmi, spaventata, e me lo disse. Cominci• a piangere. ®Cosa c'Š, sciocca?¯ dico io. ®Va tutto per il meglio¯. Avevo ragione. Pensate un po', signora; la capra che avevo dato a vostra madre e che quel mattino al levar del sole Jack Cromm aveva visto brucare sana come un pesce, gli cadde morta stecchita davanti agli occhi, senza che nessuno potesse capire il perch‚; e in quel preciso istante Jack vide due piccioni volare via dal tetto della casa e dirigersi fuori dalla citt…, verso la strada per Lismore. Fu proprio allora che la mia donna li vide, come vi ho appena raccontato. - Davvero un fatto molto strano, Tom, - disse il signor Martin.Vorrei che poteste darci qualche spiegazione al riguardo. - Sarei lieto di poterlo fare, signore, - fu la risposta di Tom Bourke, - ma ho promesso. Non posso dirvi altro che quello che mi Š concesso di dire, come una sentinella che non pu• deviare dal suo giro d'ispezione. - Mi sembra che abbiate detto qualcosa a proposito dell'uomo che vi ha assistito nel curare vostro figlio, che lo avevate gi… conosciuto in precedenza, - disse il signor Martin. - E' cos�, signore, - rispose Bourke, - avevo gi… "provato" quell'uomo. Ma questo non c'entra. Non posso dirvi niente al riguardo, signore. Vi piacerebbe piuttosto sapere come ha ottenuto i suoi poteri? - Oh, molto volentieri, - disse il signor Martin. - Potete per• dirci il suo nome di battesimo, per permetterci di seguire meglio la storia, - aggiunse la signora Martin. Tom Bourke consider• per un attimo la richiesta. - Beh, questo penso di potervelo dire; si chiama Patrick. E' sempre stato un ragazzo intelligente e acuto e potrebbe diventare un grande sapiente se ci si mettesse con impegno. La prima volta che ne feci la conoscenza, signore, fu alla veglia funebre di mia madre. Ero molto preoccupato, perch‚ non sapevo dove seppellirla. La sua gente e la gente di mio padre - intendo dire i loro amici fra il ®buon popolo¯, signore - ebbero a Dunmanwaycross lo scontro pi— duro di cui si ebbe notizia per anni, per decidere in quale cimitero dovesse essere portata. Si azzuffarono per tre notti di seguito, senza riuscire ad accordarsi. I vicini si chiedevano quanto dovesse passare prima che io seppellissi mia madre; ma avevo le mie ragioni, anche se allora non potevo dirle. Bene, signore, per farla breve, Patrick venne la quarta mattina e mi disse che aveva sistemato la faccenda, e quel giorno la seppellimmo nel cimitero di Kilcrumper, con la gente di mio padre. - Un amico prezioso per voi, Tom, - disse la signora Martin

trattenendo a stento un sorriso. - Ma stavate per dirci come Š diventato cos� bravo. - Lo far• volentieri, - continu• Bourke. - Alla vostra salute, signora. Ne sto bevendo troppo di questo ponce, signor Martin; ma, a dire la verit…, non ne ho mai assaggiato uno uguale; va gi— per la gola come un olio dolce. Ma cosa dicevo? S�, dunque: Patrick, molti anni fa, stava rincasando da un funerale una sera tardi e camminava lungo la riva del fiume, di fronte al punto dove la sponda si allarga, vicino al guado di Ballyhefaan. A dire il vero aveva bevuto un goccetto; ma era solo un po' allegro, come si dice, e sapeva perfettamente quel che faceva. La luna splendeva, perch‚ si era in agosto, e il fiume era liscio e lucente come uno specchio. Per un bel po' non sent� altro che il cadere dell'acqua alla chiusa del mulino, circa un miglio a valle, e di quando in quando il belare di agnelli sull'altra riva del fiume. Improvvisamente si udirono un gran numero di persone che ridevano tanto da squarciarsi il petto e un suonatore di cornamusa che, in mezzo a loro, dava fiato al suo strumento. Il rumore veniva dallo spiazzo erboso sul lato opposto del guado e Patrick scorse, attraverso la nebbia che stava sospesa sul fiume, una gran folla che danzava sulla riva. Patrick era tanto attirato da una danza quanto lo era da un bicchiere - ed Š tutto detto - cos� si liber• in fretta di scarpe e calze e via, attravers• il guado. Dopo essersi rimesso calze e scarpe sull'altra sponda, and• verso la comitiva e per un po' vi si mescol• senza venir notato. Pensava, signore, che avrebbe fatto veder loro come si balla: era fiero dei suoi piedi, signore, e ne aveva ben motivo, perch‚ non c'era giovanotto nella sua parrocchia che potesse stargli alla pari in un passo doppio o triplo. Ma, puah! in confronto al loro, il suo modo di ballare non valeva pi— del mio se lo si paragonasse a quello della signora qui presente. Sembrava che non avessero un solo osso in corpo e continuavano come se nulla potesse stancarli. Patrick dentro di s‚ si vergognava, perch‚ aveva sempre pensato che in tutto il paese nessuno potesse stargli alla pari; era in procinto di andarsene quando un vecchio ometto, che era rimasto a osservare la compagnia con disappunto, come se non gradisse quello che gli si svolgeva davanti, gli si avvicin•: ®Patrick¯, dice. Patrick sobbalz•, perch‚ non immaginava che qualcuno l� in mezzo lo conoscesse. ®Patrick¯, dice, ®sei scoraggiato e non c'Š da meravigliarsi. Ma hai vicino un amico. Io sono tuo amico e amico di tuo padre, e tengo pi— in considerazione il tuo dito mignolo di tutti quelli che stanno qui, anche se sono convinti che nessuno sia bravo come loro. Vai nel cerchio e chiedi un buon ritmo. Non aver paura. Ti assicuro che il pi— bravo in mezzo a loro non l'ha ballato bene come lo ballerai tu, se farai come ti dico¯. Patrick sent� qualcosa dentro di s‚, come se non dovesse contraddire il vecchio. And• nel cerchio e grid• al pifferaio di suonare il miglior passo doppio che conosceva. E infatti tutto quello che gli altri riuscivano a fare era niente per lui! Saltava come un'anguilla, ora qui e ora l�, leggero come una piuma, anche se si potevano distinguere i suoi passi che, assieme al piede sinistro del pifferaio, rispondevano alla musica scandendone il tempo con precisione. Prima ball• sull'erba una vivace danza di marinai. Poi

venne portata una tavola ed egli vi danz• sopra un passo triplo che strapp• grida entusiastiche all'intera compagnia. Infine chiese un grosso tagliere; e quando lo videro, che pareva proprio girarci sopra come una trottola, non seppero pi— cosa pensare di lui. Alcuni lo esaltarono come il miglior ballerino che mai fosse entrato in un giro di danza; altri lo ebbero in odio perch‚ era pi— bravo di loro; anche se a buon diritto potevano ritenersi migliori di lui o di qualsiasi altro che mai avesse intrapreso il lungo viaggio. - E qual era la ragione del suo grande successo? - chiese il signor Martin. - Non dipendeva da lui, signore, - rispose Tom Bourke. - Glielo avevano fatto fare coloro che avrebbero potuto fargli fare ben di pi—! Comunque, quando ebbe finito vollero che ballasse ancora, ma era stanco e non riuscirono a convincerlo. Alla fine si arrabbi•, e con una grossa imprecazione (con rispetto parlando) giur• che non avrebbe pi— danzato un sol passo: le parole gli erano a malapena uscite di bocca che si trov• tutto solo, con nient'altro attorno all'infuori di una vacca bianca che pascolava al suo fianco. - Ha mai scoperto perch‚ gli vennero dati questi straordinari poteri nella danza, Tom? - disse il signor Martin. - Vi dir• anche questo, signore, - rispose Bourke, - quando arriver• al dunque. Appena a casa, signore, fu preso dai brividi e and• a letto; il giorno seguente trovarono che aveva la febbre o qualcosa di simile, perch‚ delirava come fosse impazzito. Ma nessuno riusciva a capire che cosa stesse dicendo, anche se parlava in continuazione. I medici lo diedero per spacciato. Ma sapevano ben poco del male che l'aveva colpito. Era ammalato forse da dieci giorni e tutti pensavano che se ne stesse andando, quando uno dei vicini venne da lui assieme a un uomo, un suo amico di Ballinlacken, col quale era stato in buoni rapporti tempo addietro. Non posso dirvi neanche il suo nome, solo Darby posso dirvi. Appena Darby vide Patrick, cav• di tasca una bottiglietta con dentro un estratto d'erbe e ne diede un sorso a Patrick. Fece la stessa cosa ogni giorno per tre settimane, poi Patrick fu in grado di camminare, sano e forte come mai lo era stato in vita sua. Ci volle per• molto tempo prima che rinsavisse: aveva l'abitudine di camminare l'intera giornata, a volte presso le sponde del fossato, parlando da solo, come ci fosse qualcuno al suo fianco. E certamente qualcuno c'era, o oggi non sarebbe l'uomo che Š. - Suppongo sia stato da un tale compagno che ha appreso la sua scienza, - disse il signor Martin. - Ora sapete tutto, signore, - rispose Bourke. - Darby gli disse che i suoi amici erano soddisfatti di quel che aveva fatto la notte della danza; e anche se non avevano potuto impedire la febbre, l'avrebbero fatto guarire e gli avrebbero insegnato pi— di quanto molti al suo confronto sapevano. E cos� fecero. Perch‚, vedete, tutte le persone che aveva incontrato nel campo sul fiume quella notte erano amici di una diversa fazione; solo l'uomo che gli aveva parlato era amico della famiglia di Patrick e non gli andava assolutamente, vedete, che gli altri fossero cos� leggeri e vivaci, e dentro di s‚ era seccato di sentire come si vantavano d'essere capaci di danzare con qualsiasi compagnia per tutto il paese. Cos� quella notte diede a Patrick la

destrezza e in seguito gli diede la scienza che ne fa la meraviglia di tutti quelli che lo conoscono. Senza dubbio Patrick stava solo imparando all'epoca in cui vagava con la mente dopo la febbre. - Ho sentito molte storie strane su quello spiazzo vicino al guado di Ballyhefaan, - disse il signor Martin. - E' un posto che piace molto ai folletti, non Š vero, Tom? - Potete ben dirlo, signore, - rispose Bourke. - Avrei un bel po' di storie da raccontarvi al riguardo. Varie volte sono rimasto a sedere per un buon paio d'ore al chiaro di luna, dall'altra parte del fiume, a guardarli giocare al calcio come disperati; senza giacca e panciotto, una squadra con fazzoletti bianchi in testa e l'altra rossi, proprio come si vede la domenica nel grosso campo del signor Simming. Una notte li ho visti giocare fino al calar della luna, senza che un gruppo riuscisse a prendere la palla all'altro. Sono sicuro che si sarebbero accapigliati, se soltanto non fosse stata vicina l'alba. Mi Š stato detto che anche vostro nonno, signora, li vedeva l�, - disse Bourke volgendosi alla signora Martin. - L'ho sentito anch'io, Tom, - rispose la signora Martin. - Ma non si dice che il cimitero di Kilcrumper Š un posto prediletto dal ®buon popolo¯ quanto lo spiazzo di Ballyhefaan? - Ma allora, signora, forse non avete mai sentito cosa Š successo a Davy Roche proprio in quel cimitero, - disse Bourke; e volgendosi al signor Martin aggiunse: - Fu molto tempo prima che entrasse al vostro servizio, signore. Stava tornando a casa una sera dalla fiera di Kilcrumper, un po' allegro, a dire il vero, per la giornata trascorsa, e si imbatt‚ in un funerale. Cos� lo segu�, e pensava che era assai curioso che in mezzo a tutta quella gente non conoscesse anima viva, tranne un uomo, ed era certo che quell'uomo era morto molti anni prima. A ogni modo continu• a seguire il funerale finch‚ giunsero al cimitero di Kilcrumper; e, perdio, entr•, e rimase con gli altri ad assistere alla sepoltura del cadavere. Appena la tomba fu ricoperta, cosa mai non fanno? Si raggruppano attorno a un suonatore di cornamusa che era venuto con loro e si danno alle danze come fossero a un matrimonio. Davy moriva dalla voglia di unirsi a loro (perch‚ allora non era male come ballerino, comunque se la cavi ora); ma era restio a cominciare, perch‚ gli sembrava di non conoscere nessuno, a parte l'uomo cui ho accennato e che lui pensava fosse morto. Bene, alla fine quest'uomo si accorse del desiderio di Davy e gli si avvicin•. ®Davy¯, dice, ®scegliti una dama e mostraci quello che sai fare, ma fai attenzione a non tentare di baciarla¯. ®Non lo far•¯, dice Davy, ®neanche se le sue labbra fossero di miele¯. Con questo si inchin• davanti alla ragazza pi— graziosa del cerchio e assieme cominciarono a ballare. Danzarono una giga, e lo fecero fra l'ammirazione, vedete, di tutti quelli che erano l…. And• tutto molto bene fino alla fine della giga, ma proprio quando ebbero finito, Davy, che aveva in corpo un goccio ed era accaldato per la danza, perse la testa e baci• la dama secondo l'usanza. Il bacio si era appena staccato dalle sue labbra che si ritrov• solo nel cimitero, senza un'anima vicino, e tutto quello che gli riusc� di vedere furono le alte lapidi delle tombe. Davy disse che sembrava danzassero anche loro, ma immagino che fosse solo per lo stupore provato, e per il goccetto che aveva in corpo. Comunque si

accorse che era parecchio pi— tardi di quanto pensasse; era quasi mattina quando arriv• a casa, ma non riuscirono a tirargli fuori una parola fino al giorno seguente, quando, verso mezzogiorno, si svegli• da un sonno di piombo. Appena Tom ebbe finito il suo resoconto su Davy Roche e sul funerale, apparve ben chiaro che spiriti di qualche genere agivano con troppo vigore in lui perch‚ potesse ancora narrare parecchie altre storie sul ®buon popolo¯. Tom sembrava rendersene conto. Borbott• per qualche minuto frasi spezzate a proposito di cimiteri, rive di fiumi, leprecani e folletti, frasi che forse erano del tutto incomprensibili a lui stesso e che certamente lo erano per il signor Martin e la sua signora. Infine fece un leggero movimento del capo verso l'alto, come per dire: ®Non posso continuare a parlare¯; allung• il braccio sul tavolo, vi appoggi• lentamente il boccale vuoto con un'aria estremamente accorta e cauta e, alzatosi dalla sedia, cammin•, o piuttosto barcoll•, verso la porta del salotto. Qui si gir• per guardare in viso i suoi ospiti; ma dopo vari tentativi di augurare loro la buonanotte, inutili poich‚ un violento singulto soffocava le sue parole non appena gli venivano alla bocca, mentre la porta che teneva per la maniglia oscillava avanti e indietro trasportando con s‚ il suo corpo irrigidito, fu costretto a prendere congedo in silenzio. Il vaccaro che la moglie di Tom aveva mandato ben sapendo che genere di allettamento lo trattenesse fuori oltre una certa ora, era l� pronto per ricondurre a casa il suo padrone. Sono certo che rientr• senza subire alcun infortunio, poich‚ so che fino al mese scorso era, per usare le sue stesse parole, ®un uomo sano e robusto come nessun altro della sua et… nella contea di Cork¯. IL PASTICCIO STREGATO. Moll Roe Rafferty era il figlio - figlia voglio dire - del vecchio Jack Rafferty, che si faceva notare per la sua abitudine di portare sempre la testa sotto il cappello; ma a dire il vero quella era una strana famiglia, e lo sapevano bene tutti quelli che li conoscevano. Di loro si diceva - ma fosse vero o falso non mi prendo la responsabilit… di affermarlo, perch‚ non vorrei dire una bugia - che tutte le volte che non portavano scarpe o stivali andavano sempre a piedi scalzi; in seguito per• ho sentito che la questione era controversa, cos�, piuttosto di dire qualcosa che offenda la loro reputazione, lascer• perdere. Ora, il vecchio Jack Rafferty aveva due figli, Paddy e Molly acc...! di che ridete? voglio dire un figlio e una figlia, e fra i vicini generalmente si pensava che fossero fratello e sorella, il che, si sa, pu• essere vero e pu• anche non esserlo: ma questa Š una faccenda sulla quale, con l'aiuto di Dio, non possiamo dire niente. A essere sinceri, sul loro conto circolavano molte storie brutte, ma non voglio ripeterle; per esempio che n‚ Jack, n‚ suo figlio Paddy avevano mai camminato per la lunghezza di una pertica senza mettere un piede davanti all'altro come un salmone; e so che in giro si mormorava che quando Moll Roe dormiva, aveva la stravagante abitudine di tenere gli occhi chiusi. Quanto a questo comunque, se lo faceva era lei a perderci; perch‚ certamente lo

sappiamo tutti che quando uno si mette a chiudere gli occhi non riesce a vedere davanti a s‚ lontano come un altro. Moll Roe era una bella ragazza, giovane e piena di salute, grande e generosa, con una simpatica testa di capelli rosso scarlatto, e questa era una delle ragioni per cui la chiamavano Roe, che vuol dire Rossa; le braccia e le guance erano suppergi— del colore dei capelli, e il suo naso a sella era, nel suo genere, la cosa pi— graziosa mai vista su una faccia. I pugni perch‚, grazie a Dio, era ben fornita anche in questo - avevano una forte somiglianza con due grosse rape arrossate dal sole: e, per completare il tutto, aveva un temperamento focoso come la sua testa perch‚ in realt… era risaputo che tutti i Rafferty erano cuori caldi. Ad ogni modo sembra che Dio non conceda niente invano e, se Š vero tutto quel che si racconta su di loro, certamente quei pugni, grossi e rossi com'erano, non le erano stati dati tanto come ornamento quanto per usarli. Infine, se li mettiamo in relazione col suo carattere vivace, sappiamo da fonte autorevole che non c'era pericolo prendessero la muffa per mancanza d'esercizio. Aveva anche uno strabismo da un occhio che a suo modo le donava molto e a causa del quale suo marito quando ne trov• uno - arriv• a convincersi che poteva vedere dietro l'angolo. Non c'Š dubbio che Moll lo colse in flagrante in molte circostanze particolari, ma fosse stato per questa ragione o no, non mi arrischierei ad affermarlo "che non vorrei dire una bugia". Bene, perdinci, a ogni modo questa Moll Roe era un amore. Accadde che nella zona ci fosse un tal farfallone notturno, anche lui oberato di bellezza come Moll, che si chiamava Gusty Gillespie. Gusty, che Dio ci protegga, era quello che si dice un eretico presbiteriano, e non osservava il giorno di Natale, il mascalzone, se non secondo quella che chiamano ®la antica usanza¯. Gusty era piuttosto bello, visto al buio, proprio come Moll; e, infatti, era risaputo - a sentire quel che si mormorava in giro - che era stato durante incontri notturni che avevano avuto occasione di disaffezionarsi l'uno all'altra. La conseguenza fu che a tempo debito entrambe le famiglie cominciarono a chiedersi molto seriamente cosa si dovesse fare. Il fratello di Moll, Pawdien O'Rafferty, concesse a Gusty la scelta fra due alternative. Quali fossero non val la pena di parlarne; ma ad ogni modo "una" era piuttosto imbarazzante, e poich‚ Gusty conosceva il suo uomo, mise in fretta la testa a partito. Venne perci• disorganizzata ogni cosa per il matrimonio, e si stabil� che fossero sposati dal Reverendo Samuel M'Shuttle, il pastore presbiteriano, la domenica seguente. Ora, questo era il primo matrimonio fra un eretico e un cattolico che avvenisse nei dintorni dopo tanto tempo, e naturalmente entrambe le parti ebbero molto da ridire, e, perdinci, non fosse stato che per una cosa, non sarebbe mai e poi mai stato celebrato. Accidenti, c'era comunque uno zio della sposa, il vecchio Harry Connolly, uno stregone, che riusciva a curare ogni disturbo con un suo segreto che aveva, e siccome non voleva vedere sua nipote sposata con un tipo del genere, si opponeva in tutti i modi alle nozze. Tranne lui per•, tutti gli amici di Moll erano schierati a favore del matrimonio, e di conseguenza, come ho detto, fu fissata la domenica in cui avrebbero dovuto venir incastrati insieme.

Bene, il giorno arriv•, e Moll, come si conveniva, and• a messa e Gusty alla funzione protestante, dopo di che si sarebbero riuniti in casa di Jack Rafferty dove il prete, Padre M'Sorley, doveva fare un salto dopo la messa per pranzare assieme a loro e per tener compagnia al signor M'Shuttle che li avrebbe sposati. In casa non rest• nessuno all'infuori del vecchio Jack Rafferty e di sua moglie, che si ferm• per preparare il pranzo, perch‚, a dire la verit…, doveva essere un vero e proprio sfoggio d'abbondanza. E forse anche, a dirla tutta, Padre M'Sorley avrebbe aggiunto un tocco del suo ufficio oltre a quello del ministro presbiteriano, considerando che gli amici di Moll non erano per niente soddisfatti del genere di matrimonio che M'Shuttle gli poteva offrire. Ma lasciando perdere queste preoccupazioni - sposa qui, sposa l� - tutto quello che posso dire Š che quando la signora Rafferty stava per legare un grosso pasticcio ben gonfio, viene dentro Harry Connolly, lo stregone, tutto infuriato, e grida: - Sangue e sanguinacci, cosa state facendo qui? - Mio Dio, Harry! Cosa c'Š figliolo? - Il sole Š nei pasticci e la luna Š negli alti Orizzonti; si sta avvicinando un'ecliste e voi siete l�, tutti e due tranquilli come se stesse per piovere la solita roba. Uscite e segnatevi tre volte nel nome delle quattro Mandromarvins, perch‚ come dice la profezia: ®Riempi il boccale Eddy, fino in cima, una stella di fiamma Š una vista sopraffina¯. Uscite tutti e due a guardare il sole, vi dico, e vedrete in che stato si trova. Fuori! Perdinci, senza por tempo in mezzo Jack fece un balzo verso la porta, e sua moglie salt• come se avesse due anni, finch‚ non furono entrambi sulla scaletta che passava sopra la siepe vicino a casa per vedere cosa c'era che non andava nel cielo. - Beata Vergine, cos'Š Jack, - disse la moglie; - vedi niente? - No, - dice lui, - che perda il bene della vista se riesco a distinguere qualcosa, a parte il sole, che poi non si vede per via delle nuvole. Dio ci protegga! Credo proprio che non stia per accadere niente. - Se non ci fosse niente, Jack, cosa avrebbe ridotto Harry, che sa tante cose, in uno stato simile? - Ho il sospetto che sia il matrimonio, - disse Jack; - detto fra noi, non Š del tutto religioso che Molly sposi un eretico, e solo per...; ma adesso non ci si pu• fare niente, anche se non si vede un briciolo di sole che sia disposto a tirar fuori la faccia per l'occasione. - Quanto a questo, - dice la moglie, strizzando tutti e due gli occhi, - se a Gusty va bene Moll, basta cos�. In ogni modo so chi terr… in mano le redini; ma intanto chiediamo a Harry l� dentro cos'Š che non va col sole. Bene, allora se ne vanno dentro e gli chiedono: - Harry, cosa c'Š che non va figliolo? Cosa sta succedendo? Perch‚ se c'Š qualcuno al mondo che lo sa, quello sei tu. - Ah! - disse Harry torcendo la bocca in una specie di ironico sorriso, - il sole ha un brutto attacco di colica; ma non importa, vi assicuro che avrete un matrimonio pi— allegro di quel che immaginate, Š tutto -; e, detto questo, si mise in testa il cappello e se ne and•. Ora, la risposta di Harry li sollev• molto, e cos�, dopo avergli

gridato dietro di tornare per il pranzo, Jack si sedette per farsi una fumata di pipa e la moglie si affrett• a legare il pasticcio per metterlo nella pentola a bollire. In questo modo le cose andarono avanti abbastanza bene per un po', Jack che continuava a fumare e la moglie che cucinava e preparava piatti veloce come una lepre. Alla fine, mentre, come ho detto, stava seduto tutto soddisfatto vicino al fuoco, Jack ebbe l'impressione di notare nella pentola uno strano movimento, come di danza, che lo rese alquanto perplesso. - Katty, - disse, - cosa diavolo c'Š nella pentola sul fuoco? - Soltanto il grosso pasticcio. Perch‚ me lo chiedi? - risponde Katty. - Perbacco, - disse lui, - non s'Š mai vista una pentola che si sia messa in testa di ballare una giga, ma questa qui l'ha fatto. Fulmini e saette, guardala! Caspita, era proprio vero; la pentola si muoveva su e gi— e da una parte all'altra, agitandosi felice come una cavalletta; e si poteva facilmente vedere che non era proprio la pentola, ma quel che ci stava dentro a dare origine alla frenetica danza. - Per il buco della mia giacca, - grid• Jack, - l� dentro c'Š qualcosa di vivo o non farebbe mai simili piroette! - Beata Vergine se c'Š, Jack! Ci Š finito dentro qualcosa di ben strano. Per tutte le anime del purgatorio, che cosa si pu• fare? Appena Katty ebbe finito di parlare, la pentola parve darsi alle danze con grande abilit…, e dopo un salto che avrebbe umiliato un maestro di ballo, il coperchio vol• via, e il pasticcio balz• fuori, danzando per il pavimento agile come un pisello sulla pelle di un tamburo. Jack si segn• e Katty giunse le mani. Jack url• e Katty grid•. - In nome di Dio, stai lontano; nessuno qui ti ha fatto del male! Ci• nonostante il pasticcio punt• su Jack che, per sfuggirgli, balz• prima su una sedia e poi sul tavolo della cucina. Allora il pasticcio and• ballando verso Katty, che ora ripeteva le sue preghiere gridando a squarciagola, mentre quell'astuto furfante di un pasticcio le saltava e ballava intorno come se ci provasse gusto a vederla sconvolta dalla paura. - Se potessi prendere il forcone, - disse Jack, - gli farei vedere io, per Dio se lo metterei alla prova! - No, no, - grid• Katty, che pensava ci fosse dentro un folletto, - parliamogli con gentilezza. Chi sa quale guaio potrebbe combinare? Calmo, ora, - disse al pasticcio, - calmo, da bravo; non far del male a gente per bene che non ha mai avuto intenzione di offenderti. Non siamo stati noi - no, parola mia, Š stato il vecchio Harry Connolly che ti ha stregato; insegui lui se lo desideri, ma risparmia una donna come me; perch‚, detto fra noi, mio caro, non sono in condizione da essere spaventata - non lo sono davvero. Il pasticcio, perbacco, sembr• darle retta, e si allontan• ballando verso Jack il quale, convinto come la moglie che dentro ci fosse un folletto, e che parlargli con gentilezza fosse il partito migliore, pens• di rivolgergli anche lui una parola cortese. - Vogliate scusarmi, vostro onore, - disse Jack, - quello che dice mia moglie Š tutto vero; e, sulla mia voracit…, se vostro onore vuole calmarsi ve ne saremmo tutti e due molto obbligati. Caspita, Š ben

chiaro che se non foste in tutto e per tutto un pasticcio galantuomo vi comportereste diversamente. Il vecchio Harry, quel briccone, Š il vostro uomo; Š appena andato gi— per questa strada, e se vi sbrigate lo raggiungerete. Per la miseria, il vostro maestro di ballo sapeva il fatto suo, ad ogni modo. Grazie, vostro onore! Che Dio vi guidi e che possiate non incontrarvi mai con un parroco o con un consigliere comunale nei vostri viaggi. Appena Jack ebbe parlato, sembr• che il pasticcio capisse al volo il suggerimento, perch‚ ballonzol• fuori tranquillo e, poich‚ la casa si trovava proprio a lato della via, si diresse gi— verso il ponte per la stessa strada presa da Harry. Senza dubbio fu molto naturale che Jack e Katty uscissero a vedere come quello intendeva viaggiare; e, poich‚ era domenica, fu anche altrettanto naturale che sulla via si trovassero a passare molte pi— persone del solito. Questo era un fatto; e quando si videro Jack e la moglie che seguivano il pasticcio, ben presto tutto il vicinato si mosse per andargli dietro. - Cos'Š, Jack Rafferty? Katty, cara, vuoi dirci cosa significa? - Come! - rispose Katty, - Š il mio grosso pasticcio che Š stregato, e ha i piedi che gli scottano a forza di inseguire...e qui si ferm•, non volendo pronunciare il nome di suo fratellochi Š chi non Š, "qualcuno" che sicuramente gli ha fatto l'incantesimo Questo bast•; vedendo che ora aveva aiuto, Jack si sent� tornare il coraggio; cos�, rivolto a Katty, - Vai a casa, - le dice, e non perdere tempo; fai un altro pasticcio buono come questo, e qui c'Š la moglie di Paddy Scanlan, Bridget, che dice che te lo lascer… cuocere sul suo focolare, perch‚ il nostro ti servir… per preparare il resto del pranzo; Paddy poi mi prester… un forcone per seguire quel diavolo di un pasticcio che dovr… scappare fino a che gli toglier• il fiato, adesso che ho i vicini a darmi man forte e a sostenermi, - dice Jack. Presi questi accordi, Katty se ne ritorn• a preparare un nuovo pasticcio, mentre Jack e met… del paese inseguivano quell'altro con vanghe e cesoie, forconi e falci, correggiati e ogni genere di attrezzo immaginabile. Ad ogni modo, il pasticcio proseguiva per la sua strada alla velocit… di sei miglia irlandesi all'ora, e non si era mai vista una caccia simile. Cattolici, protestanti e presbiteriani gli stavano tutti dietro, armati come ho detto, e la ®cosa¯ avrebbe fatto una brutta fine se non fosse riuscita a salvarla la sua stessa attivit…. Ora faceva un salto, e subito veniva pungolata; ma continuava a scappar via, e qualcuno, preso dall'entusiasmo di tagliarne una fetta dall'altra parte, si prendeva il forcone anzich‚ il pasticcio. Il grosso Frank Farrell, il corridore di Ballyboulteen, ricevette una forconata nel didietro che gli tir• fuori un tal baccano che l'avreste potuto sentire dal lato opposto della parrocchia. Uno si prese un'affettatura di falce, un altro una bastonata di correggiato, un terzo un colpo di vanga che lo fece guardare da nove parti contemporaneamente. - Dove sta andando? - chiese uno. - Ci scommetto la testa che Š diretto alla funzione protestante. Tre evviva per lui se gira verso Carntaul. - Cavategli l'anima a forza di pungolo se Š un protestante, - gridarono gli altri; - se prende a sinistra, affettatelo come un salame. Non vogliamo avere pasticci protestanti qui.

Perdinci, a questo punto la gente stava per iniziare una vera e propria rissa quando, per buona fortuna, il pasticcio infil• una piccola curva gi— per una stradina laterale che conduceva alla chiesa metodista e in un attimo le diverse fazioni si scagliarono in tumulto contro di lui, perch‚ era un pasticcio metodista. - E' un Wesleyano, - gridarono parecchie voci; - e in un modo o nell'altro oggi non metter… piede in una chiesa metodista o ci perdiamo una battaglia. Lasciatelo senza fiato. Forza ragazzi, dove sono i vostri forconi? Ma, accidenti al diavolo, non uno degli inseguitori riusc� mai a toccare il pasticcio, e proprio quando pensavano di averlo bloccato contro la facciata della chiesa metodista, perbacco, gli sfugge, balza verso sinistra, dritto nel fiume, e naviga via sotto i loro occhi leggero come un guscio d'uovo. Ora, siccome poco sotto il muro di cinta della propriet… del colonnello Bragshaw era costruito proprio sul ciglio del fiume e chiudeva entrambe le sponde, gli inseguitori si trovarono bloccati. Tornarono cos� a casa tutti, uomini, donne e bambini, perplessi al pensiero di cosa mai fosse il pasticcio, cosa significasse, o dove stesse andando! Se Jack Rafferty e la moglie fossero stati disposti a rivelare quel che avevano in mente, cioŠ che era stato Harry Connolly a stregarlo, non c'Š dubbio che il povero Harry avrebbe potuto venir strapazzato dalla folla, perch‚ gli animi si erano riscaldati. Ebbero comunque tanto buon senso da tenerselo per s‚, perch‚ Harry, vecchio scapolo, era per i Rafferty un caro amico. Cos�, naturalmente, si facevano ogni sorta di congetture al riguardo: alcuni sospettavano questo, altri sospettavano quello - un gruppo che diceva che il pasticcio era dei loro, un altro gruppo che lo negava insistendo che era dei loro, e cos� via. Nel frattempo, Katty Rafferty, per paura che il pranzo potesse essere insufficiente, and• a casa, fece un altro pasticcio pressappoco della stessa grandezza di quello che era scappato, e lo port• dal vicino di casa, Paddy Scanlan, dove fu messo in una pentola e posto sul fuoco a bollire, con la speranza che arrivasse in tempo a cottura: per di pi— avrebbero avuto tra loro il pastore protestante che amava una fetta calda di buon pasticcio come nessun altro gentiluomo in Europa. Ad ogni modo, il giorno pass•; Moll e Gusty furono dichiarati marito e moglie, e nessuna altra coppia poteva essere pi— innamorata. Gli amici che erano stati invitati al matrimonio andavano bighellonando in allegri gruppetti in attesa dell'ora di pranzo, chiacchierando e ridendo, ma, soprattutto, cercando di spiegarsi le imprese del pasticcio, perch‚, a dire la verit…, le sue avventure ormai circolavano per l'intera parrocchia. Bene, ad ogni modo, l'ora di cena si stava avvicinando, e Paddy Scanlan era seduto comodamente con sua moglie vicino al fuoco, mentre il pasticcio bolliva sotto i loro occhi, quando entra Harry Connolly, tutto eccitato, urlando: - Sangue e sanguinacci, cosa state a fare qui? - Ma cosa c'Š, Harry, cosa c'Š figliolo? - chiese la signora Scanlan. - Come, - disse Harry, - il sole Š nei pasticci e la luna Š negli alti Orizzonti; si sta avvicinando un'ecliste e voi siete l�, seduti tranquilli come se stesse per piovere la solita roba. Uscite tutti e

due a guardare il sole, vi dico, e vedrete in che stato si trova. Fuori! - Ma, Harry, cos'hai li, arrotolato nella falda del tuo pastrano? - Fuori, voi due, - disse Harry, - e pregate che non venga l'ecliste: il cielo sta cadendo! Perbacco, sarebbe difficile dire se usc� per primo Paddy o sua moglie, tanto furono spaventati dalla faccia magra e eccitata di Harry e dai suoi occhi penetranti; cos� andarono fuori a vedere cosa c'era di tanto straordinario nel cielo; continuavano a guardare e guardare in ogni direzione, ma non si vedeva altro che il sole splendere dall'alto tutto soddisfatto, e in cielo non c'era neanche una nuvola. Paddy e sua moglie rientrarono allora ridendo, per dirne quattro a Harry che, senza dubbio, quando voleva, riusciva a essere a modo suo un gran burlone. - Accidenti a te, Harry, - ma non ebbero tempo di dire altro, perch‚ mentre entravano per la porta lo incontrarono che ne usciva con una scia di fumo che veniva fuori dalla falda del pastrano che pareva un forno da calce. - Harry, - grid• Bridget, - benedetta l'anima mia, ma la falda del tuo pastrano Š in fiamme - finirai arrostito. Non vedi che fumo esce fuori di l�? - Segnatevi tre volte, - disse Harry senza fermarsi n‚ guardarsi dietro, - perch‚, come dice la profezia: ®Riempi il boccale Eddy...¯ - Non riuscirono a sentire altro, perch‚ Harry aveva tutta l'aria di uno che portasse qualcosa di un bel po' pi— caldo di quel che avrebbe voluto, come chiunque avrebbe potuto capire dalla vivacit… dei suoi movimenti e dalle strane facce che era obbligato a fare mentre se ne andava. - Cosa diamine sta nascondendo nelle falde del suo pastrano? chiese Paddy. - Benedetta l'anima mia, vuoi vedere che ha rubato il pasticcio?- disse Bridget. - Si sa che fa tante cose strane. Esaminarono immediatamente la pentola, ma trovarono che il pasticcio era l…, intatto come una moneta da due penny, e questo li stup� pi— che mai perch‚ non capivano cosa potesse essere l'affare che Harry si portava in giro in un modo simile. Ma erano ben lontani dall'immaginare quello che aveva combinato mentre loro stavano ispezionando il cielo! Bene, ad ogni modo il giorno pass• e il pranzo era pronto, e senza dubbio c'era un bel po' di gente che vi prendeva parte. Il ministro presbiteriano - un appetito senza fondo aveva, parola mia - aveva incontrato il pastore metodista mentre erano diretti alla casa di Jack Rafferty e, sapendo che poteva prendersi questa libert…, bene, aveva insistito che quello pranzasse con lui; perch‚, dopo tutto, perdinci, a quei tempi i pastori di ogni specie vivevano nella pi— cordiale amicizia, non tutti divisi come ora - ma lasciamo perdere. Dunque, avevano quasi finito la cena, quando Jack Rafferty stesso chiese a Katty il pasticcio; ma aveva appena parlato che eccotelo venir dentro, grosso come la pentola di una mensa. - Signori, - disse, - spero che nessuno di voi si rifiuter… di assaggiare un boccone del pasticcio di Katty; non mi riferisco a quello che ballava, che oggi Š partito per i suoi viaggi, ma a un suo

compagno ben fermo che Katty ha fatto dopo. - Non rifiuteremo certamente, - rispose il prete; - forza Jack, mettine un poco su quei tre piatti alla tua destra e mandali qui dal clero e chiss…, - disse ridendo, perch‚ era un uomo scherzoso e allegro, - chiss…, Jack, forse non daremo un gran bell'esempio. - Con tutto il cuore, reverendo e lor signori; parola mia nessuno di voi ci ha mai dato un cattivo esempio in occasioni simili, e non ce lo darete mai, sono pronto a giurarci. Vi assicuro che mi rincresce solo di non potervi offrire un trattamento migliore; ma siamo gente semplice, signori, e non potete aspettarvi di trovare qui quello che trovereste in luoghi pi— altolocati. - Meglio un piatto d'erba, - disse il predicatore metodista, dove regna l'armonia... - Ma non ebbe il tempo di continuare, perch‚, con suo grande stupore, il ministro presbiteriano si alz• dalla tavola di scatto, proprio mentre lui stava per inghiottire la prima cucchiaiata di pasticcio, e prima di darvi il tempo di dire Jack Robinson, si scaten• in una danza vivace. A questo punto entr• di corsa il figlio di un vicino a dire che stava arrivando il parroco per vedere la nuova coppia di sposi e augurargli ogni bene; e aveva appena parlato che il parroco apparve. Il reverendo non seppe proprio cosa pensare al vedere il ministro presbiteriano sgambettare come un matto. Comunque ebbe poco tempo per pensare; perch‚, prima di potersi sedere, salta su il predicatore metodista e, puntando i pugni sui fianchi, si unisce all'altro con grande maestria. - Jack Rafferty, - dice, - e, a proposito, Jack era il suo affittuario - cosa caspita vuol dire tutto questo? - Sono sbigottito! - Non ne ho la pi— pallida idea, - dice Jack; - ma non volete, Padre Reverendo, assaggiare appena un boccone di pasticcio, solo perch‚ gli sposi possano avere l'onore di dire che avete mangiato al loro pranzo di nozze? Se non volete farlo "voi", "chi" vorr… farlo mai? - Bene, - dice il parroco, - lo far• per far loro un piacere; proprio un boccone soltanto. Ma, Jack, questo batte Bannagher (1), - dice ancora, mettendosi in bocca una cucchiaiata di pasticcio, - si Š bevuto qui? - Oh, neanche un "goccio", - dice Jack, - perch‚ anche se in casa c'Š da bere in abbondanza, accidenti, sembra che i signori qui non ne sentano il bisogno. A meno che non abbiano bevuto da qualche altra parte, non riesco a capirci niente. Aveva appena parlato, che il parroco, che era un uomo attivo, fece un salto di una iarda, e, caspita, i tre ecclesiastici ci davano dentro a ballare neanche avessero dovuto vincere una scommessa. Perdinci, come potrei descrivervi in che stato erano tutti gli invitati vedendo una cosa simile? Alcuni erano rauchi a forza di ridere; alcuni alzavano gli occhi al cielo per lo stupore; molti li presero per matti e altri ancora pensarono che dovevano aver alzato il gomito un tantino di troppo. - Per Dio, Š proprio una vergogna, - disse uno, - vedere tre eretici pastori in un tale stato, e gi… a quest'ora! - Fulmini e saette, cosa mai gli Š preso? - dicono altri, - caspita, si direbbe che siano stregati. Santo MosŠ, guarda che giravolte fa il metodista! E in quanto al pastore, chi avrebbe mai immaginato che riuscisse a muovere

i piedi a questa velocit…! Per tutti i santi, balla e fa il passo triplo come Paddy Horaghan, il maestro di danza in persona! E guardate! Accidenti alla birba del parroco, non si trova a mal partito con il ®Passo sul tagliere¯, e di domenica per di pi—! Urr…, signori, dopo tutto Š un bel divertimento - avanti! forza! Era un gran bello spasso per loro, e non c'Š da meravigliarsene; ma immaginate quel che provarono quando, tutto a un tratto, videro il vecchio Jack Rafferty in persona balzare in mezzo agli altri e mettersi a ballare meglio di tutti. Perdio, nessun divertimento poteva arrivare a tanto, e non si sentivano altro che risate, grida d'incoraggiamento e mani che battevano all'impazzata. Ora, non appena Jack Rafferty lasci• la sedia dove era stato seduto a tagliare il pasticcio, arriva Harry Connolly e si ficca al suo posto, per far girare il pasticcio, naturalmente; e si era appena seduto ed ecco arrivare Barney Hartigan, il suonatore di cornamusa. A proposito, Barney era stato mandato a chiamare presto quel giorno, ma si trovava fuori casa quando gli fu inviato il messaggio e non gli era stato possibile venire prima. - Perdinci, - disse Barney, - vi siete messi presto al lavoro, signori! Cosa mai vuol dire tutto questo? Ma, che il diavolo mi porti, ad ogni modo non vi mancher… la musica finch‚ ci sar… un soffio d'aria nella cornamusa! - E cos� dicendo attacc• per loro la "Giga tacco e punta" e poi "Bacia mia signora", dando il meglio di s‚. Nel frattempo l'allegria continuava pi— intensa e sfrenata che mai, perch‚ non bisogna dimenticare che Harry, quel vecchio furfante, si prendeva cura del pasticcio e forse riusciva persino a distribuirlo a velocit… doppia. Serv� per prima la sposa e, senza lasciarvi neppure il tempo di dire bah, lei era l� vispa e arzilla di fronte al predicatore metodista, e quello fece un balzo di gioia davanti a lei che port• gli spettatori alle convulsioni. Ad Harry la cosa piacque, e decise di trovare in fretta compagne anche per gli altri, perci• fece circolare il pasticcio alla velocit… di un lampo; per farla breve, a parte il suonatore di cornamusa, non c'era un paio di tacchi in tutta la casa che non fosse occupato nella danza, come se ne andasse della vita. - Barney, - dice Harry, - assaggia un boccone di questo pasticcio; scommetto che non hai mai mangiato un pasticcio gagliardo come questo; prendi, alla tua salute! Provane un boccone, Š ottimo. - Certo che voglio provarlo, - dice Barney. - Non sono tipo da rifiutare una cosa buona; ma, Harry, fa' in fretta, perch‚ sai che ho le mani occupate e sarebbe mille volte un peccato non tenerle impegnate nella musica, gi… che sono cos� ben disposte. Grazie Harry, perdinci, Š un pasticcio straordinario; ma, sangue di rapa, cosa mi prende? Aveva appena parlato che salt• su, cornamusa e tutto, e si precipit• in mezzo alla compagnia. - Urr…, alla salute, facciamo gran festa stanotte. Evviva i ragazzi di Ballyboulteen! Avanti, reverendo - fate girare la vostra dama - tacco e punta, pastore. Bene! Ben fatto, di nuovo - avanti! Urr…! Per Ballyboulteen e per il cielo che ci sta sopra! Mi venga un accidente se s'Š mai vista una compagnia del genere al

mondo, o se si vedr… ancora! Il peggio, comunque, non era ancora arrivato, perch‚ proprio mentre le danze erano al massimo dell'eccitazione e dell'entusiasmo, ecco che entra saltando in mezzo a loro un altro pasticcio, agile e allegro come il primo! Questo era troppo: avevano tutti sentito, anche i sacerdoti, dell'altro pasticcio, e la maggior parte l'aveva anche visto, e sapevano che ci doveva essere dentro un folletto, su questo non c'erano dubbi. Bene, come ho detto, quello entra in mezzo alla ressa; ma la sua comparsa, proprio l�, fu troppo. I tre ecclesiastici uscirono ballando, e dietro a essi uscirono ballando tutti gli altri invitati, e tutti facevano del loro meglio per dirigersi verso casa; nessuno per• riusciva a rompere il passo, avesse dovuto venir impiccato per questo. Parola mia, vi avrebbe strappato anche l'ultima risata il vedere il parroco che danzava lungo la strada, diretto a casa, e il pastore protestante e quello metodista che ballavano proseguendo nella direzione opposta. Per farla breve, alla fine danzarono tutti verso casa, senza pi— fiato in corpo; la sposa e lo sposo danzarono verso il letto; e ora, amici, venite a ballare il "Lago Horo" di fuori, nel fienile. Ma, vedete, amici, prima di lasciarci, e per poter rendere chiara ogni cosa, farei bene a dirvi che Harry, nell'attraversare il ponte di Ballyboulteen, un paio di miglia a sud del muro di cinta della propriet… del colonnello Bragshaw, aveva visto il pasticcio che galleggiava sul fiume (la verit… Š che lo stava aspettando); sia come sia, lo aveva tirato fuori: l'acqua l'aveva fatto diventare pulito come uno spillo nuovo e Harry, nascondendolo nella falda del suo pastrano, era riuscito, come tutti indovinate, suppongo, a sostituirlo mentre Paddy Scanlan e la moglie stavano esaminando il cielo; in quanto all'altro, era riuscito a stregarlo nella stessa maniera, facendoci entrare un folletto: perch‚, in verit…, era cosa risaputa che questo Harry era ®culo e camicia¯ col ®buon popolo¯. Altri vi diranno che ci aveva messo dentro mezza libbra di mercurio; ma non sembra probabile. Ad ogni modo, amici, vi ho raccontato le avventure del Pasticcio Matto di Ballyboulteen, ma non voglio raccontarvi molte altre cose che successero al riguardo "che non vorrei dire una bugia". NOTA 1: [Esiste il detto: ®Questo batte Bannagher e Bannagher batte il diavolo¯]. NOTA 2: Alcuni sostengono che uno stregone o una fattucchiera hanno il potere di stregare un pasticcio mettendoci dentro un folletto; altri invece affermano che un'adeguata dose di mercurio lo far… danzare per mezza parrocchia. TIR-NA-N-OG. C'Š un paese chiamato T�r-na-n-Og (x) che significa il Paese dei Giovani perch‚ vecchiaia e morte non l'hanno scoperto - n‚ vi si sono avvicinate lacrime o forti risate. I boschi pi— ombrosi lo ricoprono in perpetuo. Un uomo vi si rec• e ne Š ritornato. Il bardo Oisin, che andava vagando su un bianco cavallo, muovendosi sulla superficie della spuma con la sua fatata Niamh, ci visse trecento anni e poi torn• per

cercare i suoi compagni. Nell'attimo in cui tocc• terra con il piede, i suoi trecento anni gli caddero addosso e si pieg• a met… e la sua barba spazz• il terreno. Prima di morire descrisse a Patrizio (1) il suo soggiorno nella Terra della Giovinezza. Da allora molti l'hanno vista, in diversi luoghi: alcuni nelle profondit… dei laghi da dove hanno udito levarsi un vago suono di campane; i pi— l'hanno vista lontano all'orizzonte, mentre scrutavano dalle scogliere occidentali. Neppure tre anni fa un pescatore ebbe l'impressione di averla scorta. Non appare mai se non per annunciare qualche sconvolgimento nel paese. Vi sono collegate molte credenze. Un pilota olandese residente a Dublino disse al signor De La Boullage Le Cong, il quale nel 1614 era in viaggio in Irlanda, che intorno ai poli c'erano molte isole, alcune di difficile approdo a causa delle streghe che le abitano e che distruggono con tempeste coloro che cercano di attraccare. Una volta, al largo della costa della Groenlandia, a 61 gradi di latitudine, egli aveva scorto e avvicinato una tale isola solo per vederla scomparire. Navigando in una direzione opposta incontrarono la stessa isola, e avvicinandosi in navigazione furono quasi distrutti da una furiosa tempesta. Secondo molte storie T�r-na-n-Og Š la residenza preferita dei folletti. Alcuni dicono che Š triplice: l'isola dei viventi, l'isola delle vittorie e una terra sommersa. NOTA x: [vedi nota dell'autore in appendice]. NOTA 1: [San Patrizio Š primo evangelizzatore dell'Irlanda]. LA LEGGENDA DI O'DONOGHUE. In un tempo cos� lontano che non se ne conosce l'epoca precisa, un capo di nome O'Donoghue reggeva le terre che circondano il romantico Lough Lean, ora chiamato il lago di Killarney. Saggezza, generosit… e giustizia distinguevano il suo regno, e la prosperit… e la felicit… dei suoi sudditi ne erano il naturale risultato. Si dice che fosse rinomato per le sue imprese guerresche quanto per le sue virt— in tempo di pace; e a riprova del fatto che la sua amministrazione interna pur essendo benevola non era meno rigorosa, si Š soliti additare allo straniero un'isola rocciosa chiamata ®la prigione di O'Donoghue¯, luogo in cui questo principe una volta aveva confinato il suo stesso figlio per alcuni atti di turbolenza e insubordinazione. La sua fine - perch‚ non pu• essere propriamente detta la sua morte - fu misteriosa e singolare. Durante una di quelle splendide feste per

cui la sua corte era famosa, egli, circondato dai pi— eccellenti tra i suoi sudditi, era impegnato in un racconto profetico degli avvenimenti che si sarebbero succeduti nelle epoche a venire. I suoi ascoltatori seguivano ora avvinti dalla meraviglia, ora infiammati d'indignazione, bruciando dalla vergogna o abbandonandosi al dolore, mentre egli con fedelt… e precisione narrava gli eroismi, le offese, i crimini e le miserie dei loro discendenti. Nel mezzo delle sue predizioni egli si lev• lentamente dal sedile, avanz• con passo solenne, misurato e maestoso verso le rive del lago e tranquillamente avanz• sulla sua rigida superficie. Quando ebbe quasi raggiunto il centro si ferm• un momento, poi, girandosi lentamente, guard• in direzione dei suoi amici e, muovendo le braccia in segno di saluto, scomparve dalla loro vista con l'aspetto sereno di uno che prenda un breve commiato. Il ricordo del buon O'Donoghue Š stato custodito dalle successive generazioni con affettuosa venerazione, e si crede che all'alba di ogni Calendimaggio, anniversario della sua sparizione, egli visiti di nuovo i suoi antichi possedimenti; in genere solo a pochi privilegiati Š permesso vederlo e questo onore costituisce sempre un auspicio di buona fortuna per gli spettatori prescelti. Quando ci• Š concesso a molti, Š segno sicuro di raccolto abbondante - una benedizione la cui mancanza non venne mai sentita dal popolo durante il regno di questo principe. Erano trascorsi alcuni anni dall'ultima apparizione di O'Donoghue. L'aprile di quell'anno era stato piuttosto burrascoso e selvaggio. Ma il mattino del primo di maggio la furia degli elementi si era del tutto placata. L'aria era tranquilla e immobile; il cielo, riflesso nel lago sereno, somigliava a un viso meraviglioso ma menzognero, i cui sorrisi, dopo le emozioni pi— tempestose, inducono l'estraneo a credere che appartenga a un'anima mai turbata da alcuna passione. I primi raggi del sole nascente indoravano la parte alta della sommit… di Glenaa, quand'ecco che le acque vicino alla costa orientale del lago all'improvviso si fecero violentemente agitate, sebbene tutto il resto della sua superficie fosse liscio e immobile come una tomba di marmo levigato. Sopraggiunto il mattino, un'onda spumeggiante si scagli• in avanti e, come un orgoglioso cavallo da guerra dall'alta criniera che esulti della sua forza, si precipit• attraverso il lago verso il monte Toomies. Dietro a quest'onda apparve un maestoso guerriero completamente armato, in sella a un destriero bianco come il latte; il suo pennacchio color della neve ondeggiava con grazia su un elmo d'acciaio lucente e dietro di lui fluttuava una sciarpa azzurra. Il cavallo, che sembrava esultare sotto il suo nobile peso, balz• dietro all'onda sull'acqua che lo sosteneva come fosse terraferma, mentre a ogni salto una miriade di spruzzi che scintillavano brillando al sole del mattino veniva lanciata in alto. Il guerriero era O'Donoghue; era seguito da innumerevoli giovani e fanciulle che si muovevano leggeri e senza sforzo sulla superficie dell'acqua come le fate lunari scivolano attraverso i campi dell'aria; erano uniti da ghirlande di deliziosi fiori primaverili e ritmavano i loro movimenti secondo le note di una melodia incantevole. Quando O'Donoghue ebbe quasi raggiunto la sponda occidentale del lago, gir• di colpo il suo destriero e diresse il suo corso verso la costa orlata

di boschi di Glenaa; era preceduto dall'onda enorme che si arricci• e spumeggi• fino all'altezza del collo del cavallo, le cui froge ardenti fremevano al di sopra di quella. Il lungo corteo delle persone che lo accompagnavano seguiva con giocose deviazioni la scia del suo capo e avanzava con incomparabile agilit… al suono della musica celestiale, finch‚, quando entrarono nello stretto canale tra Glenaa e Dinis, furono a poco a poco avvolti dalle nebbie che fluttuavano ancora a tratti sul lago e svanirono alla vista degli stupiti osservatori. Il suono della loro musica per• giungeva ancora all'orecchio, e l'eco, raccogliendo le armoniose note, le ripeteva teneramente e le prolungava in toni sempre pi— sommessi, finch‚ l'ultima debole risonanza svan� e coloro che avevano ascoltato si svegliarono come da un sogno di letizia. LA SCADENZA DELLA PIGIONE. - Oh, ahimŠ! AhimŠ! Questo Š un mondo ben grande, ma noi cosa faremo e dove andremo? - mormor• Bill Doody mentre sedeva su di una roccia vicino al lago di Killarney. - Cosa faremo? Domani Š il giorno di paga della pigione e Tim il Guardiano giura che se non paghiamo l'affitto si intascher… ogni minima cosa che possediamo. E allora, di sicuro, Judy e io e i poveri bambini saremo buttati fuori a morire di fame sulla strada principale, perch‚ io non ho neppure un mezzo penny per pagare la pigione. Oh! Che sciagura che io dovessi campare per vedere un tal giorno! In questo modo Bill Doody lamentava il proprio duro destino, riversando i suoi dolori sulle incuranti onde del pi— meraviglioso dei laghi, ed esse sembravano farsi gioco della sua tristezza mentre gioivano sotto il cielo senza nubi di un mattino di maggio. Quel lago scintillante nella luce del sole, cosparso di isole incantate, rocciose e verdeggianti, circondato da maestose colline dalle tinte cangianti, avrebbe potuto con la sua magica bellezza sollevare da ogni melanconia, ma non dalla disperazione poich‚, purtroppo, Quanto poco s'accordano la scena che offre il riposo e il cuore che non pu• riposare! Tuttavia Bill non era cos� abbandonato come supponeva; c'era una persona che lo stava ascoltando, uno a cui non avrebbe mai pensato, e l'aiuto era a portata di mano, dove non se lo sarebbe potuto aspettare. - Cosa ti succede, pover'uomo? - disse un gentiluomo dall'aspetto alto e imponente uscendo da una macchia di ginestroni. Ora, Bill stava seduto su una roccia che dominava il panorama di un vasto campo; nulla

di ci• che vi era, poteva rimanergli nascosto, tranne questa macchia di ginestroni che cresceva in un avvallamento vicino alla riva del lago. Fu perci• non poco sorpreso dalla improvvisa apparizione del gentiluomo e cominci• a chiedersi se il personaggio che gli stava di fronte appartenesse o no a questo mondo. Presto, tuttavia, radun• il coraggio sufficiente per raccontargli di come era stato scarso il suo raccolto, e che alcuni esseri cattivi gli avevano portato via con l'incantesimo il burro, e che Tim il Guardiano lo aveva minacciato di gettarlo fuori dalla fattoria se non avesse pagato ogni soldo della pigione entro il mezzogiorno successivo. - Una triste storia davvero, - disse lo straniero, - ma certo se tu sottoporrai il caso all'amministratore del tuo padrone, non avr… il cuore di gettarti fuori. - Cuore, vostro onore? E dove lo prende un cuore un amministratore? - esclam• Bill. - Vedo bene che vostro onore non lo conosce. E poi da un bel po' di tempo tiene d'occhio la fattoria per un suo padrino; cos� non mi aspetto affatto piet…, ma solo di essere cacciato. - Prendi questo, pover'uomo, prendi questo, - disse lo straniero versando tutta una borsa piena d'oro nel vecchio cappello che Bill, nel suo dolore, aveva gettato per terra. - Tu paga l'affitto a quell'individuo, ma io bader• a che non gli giovi affatto. Ricordo i tempi in cui le cose andavano diversamente in questo paese, quando io l'avrei impiccato in un batter d'occhio un essere cos�. Queste parole andarono perdute per Bill, il quale era insensibile a ogni cosa che non fosse la vista dell'oro, e prima che potesse distoglierne lo sguardo e sollevare il capo per esprimere le sue centomila benedizioni, lo straniero era sparito. Il contadino attonito si guard• intorno alla ricerca del suo benefattore e infine credette di vederlo cavalcare sul lago a gran distanza su un bianco cavallo. - O'Donoghue, O'Donoghue! - grid• Bill, - il buono, il benedetto O'Donoghue -. E corse facendo capriole come un matto per mostrare l'oro a Judy e per rallegrarle il cuore con la prospettiva di benessere e di felicit…. Il giorno seguente Bill non and• dall'amministratore con aria servile, il cappello in mano, gli occhi fissi in terra e le ginocchia che gli si piegavano sotto, ma ritto e fiero, come un uomo conscio della sua indipendenza. - Ehi tu! Perch‚ non ti togli il cappello? Non sai che stai parlando a un uomo di legge? - disse l'amministratore. - Io so che non sto parlando al re, signore, - disse Bill, - e non mi tolgo mai il cappello se non davanti a coloro che posso rispettare e amare. L'Occhio che tutto vede sa che io non ho il dovere di rispettare n‚ di amare un amministratore. - Canaglia! - disse di rimando il funzionario mordendosi le labbra con rabbia per una tale insolita e inaspettata opposizione. - Ti insegner• io a essere cos� insolente un'altra volta. Ne ho il potere, ricorda! - So che lo avete, a spese del paese! - disse Bill che rimaneva ancora con la testa decisamente coperta come se fosse Lord Kingsdale in persona. - Ma avanti, - disse l'uomo di legge, - hai il denaro da darmi? Questo Š il giorno di scadenza del fitto e se manca anche un solo penny o se

non c'Š la rata in corso dovuta per l'affitto del terreno, preparati a sloggiare prima di sera perch‚ non ne resterai un altra ora in possesso. - Ecco la vostra pigione, - disse Bill con una espressione impassibile della voce e del viso, - fareste meglio a contarla e a darmi una ricevuta per la rata in corso e il resto. L'amministratore diede all'oro uno sguardo di meraviglia perch‚ era oro, vere ghinee e non banconote di piccolo taglio sporche e stracciate che non sono buone neppure per accendere la pipa. Per quanto l'amministratore avesse desiderato rovinare, come pensava di fare, lo sfortunato affittuario, si prese l'oro e porse la ricevuta a Bill che se ne and• impettito e fiero come lo Š un gatto dei suoi baffi. Tornando dopo un poco alla propria scrivania l'amministratore fu stupito di vedere un mucchio di pagnotte allo zenzero invece del denaro che vi aveva appoggiato. Divent• furibondo e imprec•, ma senza alcun risultato; l'oro era diventato pane allo zenzero, ma con il medesimo marchio delle ghinee: la testa del re; e Bill aveva in tasca la ricevuta, per cui non era il caso che quello raccontasse alcunch‚ sull'affare, perch‚ si sarebbe solo fatto ridere dietro per le sue disavventure. Da quel momento Bill Doody divenne ricco; tutto quello che faceva andava bene, ed egli spesso benedice il giorno in cui aveva incontrato O'Donoghue, il grande principe che vive laggi—, sotto il lago di Killarney. LOUGHLEAGH (LAGO DI HEALING). - Vedete quel laghetto? - disse il mio compagno volgendo lo sguardo verso il pendio che sovrastava Loughleagh. - Ebbene, anche se lo considerate cosa da poco e anche se ha un aspetto orribile con le sue alghe e quei suoi lastroni di pietra, Š il pi— famoso in tutta l'Irlanda. Giovani e vecchi, ricchi e poveri, da luoghi vicini e lontani, sono venuti su questo lago per essere curati dallo scorbuto e da ogni piaga. Che il Signore ci mantenga le membra sane e salve, perch‚ Š ben triste non poterle pi— usare. Solo la settimana scorsa abbiamo avuto qui un nobilissimo Francese e bench‚ sia arrivato sulle stampelle, vi assicuro che se ne Š tornato a casa sano come un pesce, pagando bene Billy Reily per averlo curato. - E, di grazia, come lo ha curato Billy Reily? - Oh, proprio bene. Ha preso la sua lunga pertica, l'ha immersa fino in fondo al lago e in cima a quella ha riportato su tanta melma quanta ne sarebbe bastata per un migliaio di piaghe! - Che genere di melma? - Che genere di melma? Melma nera, diamine! Non sapete che il fondo del lago Š ricoperto da una specie di fango nero che cura tutto il mondo?

- Allora deve essere proprio un lago straordinario. - Straordinario davvero, - rispose il mio compagno; - eppure non Š per i suoi rimedi che stanno laggi— in fondo che Š famoso: non lo sanno forse tutti, caspita, che sul fondo c'Š una bella citt… dove quelli del ®buon popolo¯ vivono proprio come cristiani? Vi assicuro, vi sto dicendo la verit…: Shemus-a-sneidh ha visto tutto questo quando ha seguito la sua mucca scura che gli era stata rubata. - Chi gliel'aveva rubata? - Ora ve lo racconto. Shemus era un povero ragazzo che viveva con la vecchia madre in una casupola sul ciglio della collina. Vivevano bene o male, cercando di arrangiarsi meglio che potevano. Avevano un pezzetto di terra che dava loro le patate, una piccola mucca scura che forniva quel po' di latte e, considerati i tempi, non se la passavano poi male, perch‚ Shemus era anche un ragazzo in gamba, e mentre badava alla mucca tagliava l'erica e faceva scope che sua madre vendeva il giorno di mercato riportandone a casa quel po' di tabacco, quei grani di sale e quelle altre piccole cose senza cui un poveraccio non pu• stare. Un giorno per• Shemus si spinse pi— lontano del solito su per la montagna cercando dell'erica lunga, perch‚ alla gente di citt… non piace chinarsi, e preferiscono scope con il manico lungo. La piccola mucca scura era furba quasi quanto un peccatore cristiano, e seguiva Shemus come un cagnolino in qualsiasi posto egli andasse; aveva quindi poco o punto bisogno di essere pascolata. Quel giorno aveva trovato dei bei germogli in uno spiazzo rotondo, verde come un porro, e il povero Shemus, stanco come lo pu• essere una persona nel mezzo di una bella giornata d'estate, si sdrai• sull'erba per riposarsi, proprio come noi adesso ci stiamo riposando qui, su questo mucchio di pietre. Buon Dio! Non era sdraiato da molto quando, cosa vede? Niente meno che un gran numero di "ganconer" (x) danzare l� intorno. Alcuni giocavano a "hurl�ng", altri davano calci a un pallone, altri ancora giocavano a saltarello. Erano cos� abili e vivaci che Shemus si divertiva moltissimo a quell'esibizione; un piccolino con la pelle abbronzata lo divertiva pi— d'ogni altro perch‚ faceva ruzzolare i compagni come funghi. A un certo punto quello aveva tenuto il pallone per una buona mezz'ora quando Shemus grid•: Ben fatto, giocatore! - Le parole non gli erano ancora uscite del tutto di bocca che di colpo il pallone gli arriv• sugli occhi e gli fece vedere le stelle. Il povero Shemus credette di essere diventato cieco e url•: - Mille volte maledizione! - Ma l'unica cosa che ud� fu una forte risata. ®La croce di Cristo sia su di noi, - disse tra s‚ e s‚. - Perch‚ tutto questo?¯; e dopo essersi stropicciato gli occhi, questi cominciarono a funzionare di nuovo: pot‚ riconoscere il sole e il cielo e poco dopo riusc� a vedere tutto, tranne la sua mucca e i folletti dispettosi. Questi se n'erano tornati al loro forte o al loro fossato, ma dov'era finita la piccola mucca scura? Lui guardava e guardava, ma avrebbe anche potuto guardare da quel giorno fino ad oggi e non sarebbe stato possibile scovarla; e per una buona ragione: i "ganconer" l'avevano portata via con loro. Shemus-a-sneidh per• non era persuaso, e corse a casa da sua madre. - Dov'Š la mucca, Shemus? - domand• la vecchia. - Oh, perdinci, le venisse un accidente, - disse Shemus. Non so dove sia!

- Furfante che non sei altro, Š questa una risposta da dare alla tua povera vecchia madre? - disse quella. - Oh, buon Dio! - disse Shemus, - non prendertela cos� per niente. La vecchia mucca Š sana e salva da qualche parte, ci scommetto, e potrei anche trovarla se aguzzassi bene gli occhi; e, a proposito di occhi, accidenti, ho avuto proprio la fortuna dalla mia parte, altrimenti non ne avrei pi— nemmeno uno per badare alla mucca. - Come? Cos'Š successo ai tuoi occhi, ragazzo mio? - domando la vecchia. - Oh! I folletti - che Dio ci protegga da ogni disgrazia e da ogni male - non sono forse venuti a tirare la loro palla da hurling proprio nei miei occhi? - Certo Š che sono rimasto cieco come una talpa per un'ora. - E, - disse la madre, - sono stati forse quelli del ®buon popolo¯ a prendere la nostra mucca? - No, non Š stato proprio nessuno di loro, - disse Shemus, perch‚, per tutti gli spiriti, quella mucca ne sa quanto un avvocato, e non sarebbe stata tanto sciocca da andare dietro ai folletti quando poteva avere un'erba come quella che le ho trovato oggi. - Cos�, - continu• il mio informatore, - parlarono della mucca per tutta la notte, e la mattina seguente tutti e due si misero a cercarla. Dopo aver frugato in ogni posto, da una parte e dall'altra, cosa vide mai Shemus sporgere da una fossa della torbiera se non qualcosa di molto simile alle corna della sua bestiola! - Oh madre, madre, - esclam•, - l'ho trovata! - Dove, figlio mio ? - domand• la vecchia. - Nella fossa della torbiera, madre, - rispose Shemus. A sentire questo la povera vecchia mise su un tal putiferio da chiamare a raccolta tutte le sette parrocchie; e presto i vicini tirarono la mucca fuori dalla torbiera. Avreste giurato che era la stessa, per• non lo era, come sentirete tra poco. Shemus e sua madre si portarono a casa la bestia morta e, dopo averla scuoiata, ne appesero la carne nel camino. La perdita di quel poco di latte fu una cosa ben triste: ora avevano s� un bel po' di carne, ma non avrebbe potuto durare per sempre; inoltre l'intero circondario trovava disgustoso che mangiassero la carne di una bestia che era morta senza sanguinare. Ma il bello fu che in definitiva quella carne non poterono mangiarsela, perch‚ una volta bollita era coriacea come quella di una carogna e nera come un pezzo di torba. Ad addentare un pezzo di quella carne c'era da credere di avere tra i denti un asse di quercia, e avresti voluto sederti un bel po' lontano dal muro per paura di batterci contro la testa quando mettevi quella roba sotto i denti. Alla fin fine, tutto considerato, furono obbligati a gettarla ai cani, ma i cani non volevano nemmeno annusarla, e cos� fu buttata nel fosso dove marc�. Questa disavventura caus• molte amare lacrime al povero Shemus perch‚ ora doveva lavorare due volte pi— sodo di prima, e star fuori sulla montagna a tagliare erica dal mattino presto alla sera tardi. Un giorno stava passando vicino a questo cumulo di pietre con un carico di scope sulla schiena e sapete cosa gli capit• di vedere? La piccola mucca scura e due tipi con i capelli rossi che la pascolavano.

- Quella Š la mucca di mia madre, - disse Shemus-a-sneidh. - No che non lo Š, - disse uno dei due. - Vi dico di s�, - esclam• Shemus gettando a terra le scope e afferrando la mucca per le corna. Allora quelli dai capelli rossi la condussero il pi— rapidamente possibile in questo posto scosceso, e con un balzo quella si precipita gi— con Shemus aggrappato forte alle sue corna. Fecero un solo tonfo nel lago, le acque si chiusero su di loro ed essi andarono gi— fino in fondo. Proprio quando Shemus-a- sneidh pensava che fosse davvero la sua fine, si trov• davanti a un sontuoso palazzo costruito con gioielli e ogni genere di pietre preziose. Sebbene i suoi occhi fossero abbagliati dallo splendore del luogo, caspita, egli ebbe abbastanza buon senso da non allentare la presa; e nonostante tutto ci• che i due facevano, lui non mollava le corna della piccola mucca. Fu invitato dentro il palazzo ma non volle entrarci. Alla fine il baccano divent• cos� grande che la porta si spalanc• e cento dame e gentiluomini vennero fuori, belli come nessun altro nel paese. - Cosa vuole questo ragazzo? - disse uno di loro che sembrava essere il padrone. - Voglio la mucca di mia madre, - disse Shemus. - Questa non Š la mucca di tua madre, - disse il signore. - Sar… forse cos�! - esclam• Shemus-a-sneidh. - Credi che non la conosca bene come la mia mano destra? - Dove l'hai persa? - chiese il signore. E cos� Shemus si mise a raccontargli tutto, di come era stato sulla montagna, di come aveva visto quelli del ®buon popolo¯ che giocavano a hurling, come il pallone gli era arrivato negli occhi e la sua mucca era andata perduta. - Credo che tu abbia ragione, - disse il signore tirando fuori la borsa del denaro, - e qui c'Š per te il valore di venti mucche. - No, no, - disse Shemus, - gli uccelli vecchi non li catturi con la paglia. Prender• la mia mucca e nient'altro. - Sei uno strano tipo. Fermati qui a vivere in un palazzo. - Io preferisco vivere con mia madre. - Sciocco ragazzo, - disse il signore. - Fermati qui a vivere in un palazzo. - Preferisco vivere nella capanna di mia madre. - Qui potrai camminare in mezzo a giardini carichi di frutta e fiori. - Preferisco tagliare erica sulla montagna, - disse Shemus. - Qui puoi mangiare e bere quanto c'Š di meglio. - Se ho la mia mucca posso di nuovo avere il latte con le patate. - Oh! - dissero le dame radunandoglisi attorno. - Non vorrai davvero portarci via la mucca che ci d… il latte per il nostro tŠ! - Beh, - disse Shemus, - mia madre vuole il latte tanto quanto ogni altra persona, ed Š giusto che lo abbia; quindi non Š il caso che voi discutiate. Devo riavere la mia mucca. Allora si radunarono tutti intorno a lui e gli offrirono una gran quantit… d'oro, ma lui non voleva nient'altro che la sua mucca. Vedendolo ostinato come un mulo, cominciarono a malmenarlo e picchiarlo; ma lui si teneva ancora forte alle corna, finch‚ un gran colpo di vento lo fece volar via da quel luogo, e in un momento egli

si trov• insieme alla sua mucca sulla riva del lago, le cui acque sembrava non fossero state smosse dai tempi in cui Adamo era un bambino - ed Š un bel po' di tempo fa. Ebbene, Shemus-a-sneidh condusse a casa la mucca, e sua madre fu proprio contenta di vederla; ma nel momento in cui disse: - Dio benedica la bestiola! - quella si sgretol• come un blocco di torba che si rompa. Questa fu la fine della mucca scura di Shemus-a-sneidh. - E adesso, - aggiunse il mio compagno alzandosi, - Š ora che io mi occupi della mia mucca bruna, e Dio guardi che i folletti non l'abbiano rapita. L'assicurai che non doveva aver timore di questo e ci lasciammo. NOTA x: [vedi nota dell'autore in appendice]. NOTA 1: [Tradizionale gioco irlandese, simile all'hockey su prato]. L'ISOLA FANTASMA. Fra tutte le isole, ce n'Š una di recente formazione che chiamano ®l'isola fantasma¯ e che ebbe origine in questo modo. In una calma giornata, emerse alla superficie del mare una gran massa di terra in un punto in cui non ne era mai stata vista prima, con grande meraviglia degli isolani che osservavano la cosa. Alcuni dissero che era una balena o un altro enorme mostro marino; altri, notando che rimaneva immobile, dissero: - No, Š terra -. Perch‚ i loro dubbi diventassero certezza alcuni giovani scelti dell'isola decisero quindi di avvicinarsi di pi— al luogo con una barca. Quando per• arrivarono cos� vicino da pensare che sarebbero ormai approdati, l'isola sprofond• nell'acqua e scomparve del tutto alla loro vista. Il giorno seguente riapparve e di nuovo si prese gioco di quei giovani con lo stesso inganno. Il terzo giorno, infine, mentre remavano alla sua volta, seguendo il consiglio di un uomo pi— anziano, lanciarono contro l'isola una freccia con uncini d'acciaio rovente e quando approdarono la trovarono immobile e abitabile. Questo episodio aggiunge una nuova prova alle molte che il fuoco Š il pi— grande nemico di ogni tipo di fantasma: al punto che quelli che hanno visto delle apparizioni cadono in deliquio appena i loro sensi vengono colpiti dallo splendore del fuoco. Perch‚ il fuoco, per la sua posizione e per la sua natura, Š il pi— nobile degli elementi, giacch‚ Š testimone dei segreti del cielo. Il cielo Š di fuoco, i pianeti sono di fuoco, il cespuglio arse di fuoco ma non ne fu consumato; lo Spirito Santo si impose agli apostoli sotto forma di lingue di fuoco.

SANTI E PRETI. In Irlanda ci sono dappertutto sorgenti sacre. La gente quando prega l� accanto, forma piccole pile di sassi, i quali saranno contati nell'ultimo giorno di vita, e quelle preghiere avranno il loro peso. A volte queste persone narrano delle storie. Di costoro sono i racconti che seguono; trattano dei tempi antichi, di cui Re Alfred di Northumberland scrisse: Ho trovato nella bella Innisfail, esiliato in Irlanda, valore di donne, gravit… di uomini e gaiezza, gran numero di chierici e di laici. Oro e argento ho trovato, e denaro, abbondanza di grano e di miele; ricco di fede quel popolo di Dio, tante le feste e molte le citt…. Non ci sono martiri nelle storie. L'antico cronista Giraldus critic• l'arcivescovo di Cashel perch‚ in Irlanda nessuno aveva ricevuto la croce del martirio. - Il nostro popolo pu• essere barbaro, - rispose il prelato, - ma non ha mai levato le mani contro i santi di Dio; tuttavia ora che Š venuto tra noi un popolo che sa come crearne (si era proprio dopo l'invasione inglese), avremo martiri in abbondanza. I corpi dei santi sono entit… sdegnose. In un luogo chiamato Fourmile- Water nella contea di Wexford c'Š un vecchio cimitero pieno di santi. Un tempo era dalla parte opposta del fiume, ma vi seppellirono un furfante, e di notte l'intero cimitero pass• sull'altra sponda lasciando il cadavere del furfante da solo. Sarebbe stato pi— semplice rimuovere solamente il furfante, ma quelli erano santi, e dovevano fare le cose con stile. L'ANIMA DEL PRETE.

Nei tempi antichi c'erano in Irlanda scuole famose dove si insegnava alla gente ogni genere di sapere, e persino i pi— poveri avevano a quel tempo maggior cultura di molti nobili al giorno d'oggi. Quanto poi ai preti, il loro sapere era superiore a quello di chiunque altro, cosicch‚ la fama dell'Irlanda si diffuse nel mondo intero e molti re di terre straniere mandavano i loro figli fino in Irlanda per essere educati alle scuole irlandesi. Ebbene, c'era allora un ragazzino, studente in una di queste scuole, che suscitava la meraviglia di tutti per la sua intelligenza. I suoi genitori erano solo dei contadini, e quindi povera gente, eppure, bench‚ fosse cos� giovane e cos� povero, non c'era figlio di re o di signore che potesse eguagliare il suo sapere. Metteva in imbarazzo persino i maestri perch‚ quando cercavano di insegnargli, diceva cose che essi non avevano mai udito, mostrando loro come erano ignoranti. Una delle cose in cui eccelleva erano le dispute, e giungeva fino a dimostrarvi che il nero era bianco e poi, quando vi eravate arresi - perch‚ nessuno poteva batterlo nella discussione - faceva marcia indietro dimostrando che il bianco era nero o forse che al mondo non c'era alcun colore. Quando crebbe, i suoi poveri genitori ne erano cos� orgogliosi che decisero di fare di lui un prete, cosa in cui infine riuscirono malgrado si fossero ridotti quasi alla fame per trovare il denaro. Ebbene, non c'era in Irlanda altro uomo colto come lui, ed egli primeggiava nelle dispute come non mai, tanto che nessuno poteva stargli alla pari. Persino i vescovi cercarono di discutere con lui, ma dimostrava loro immediatamente che non sapevano nulla. Ora, a quei tempi non c'erano insegnanti ma erano i preti che istruivano le persone, e poich‚ quest'uomo era il pi— intelligente d'Irlanda, tutti i re stranieri gli mandavano i loro figli finch‚ aveva posto in casa per accoglierli. Divenne per questo molto orgoglioso, cominci• a dimenticare le sue misere origini e, cosa peggiore d'ogni altra, cominci• persino a dimenticare Dio, che l'aveva fatto ci• che era. Fu preso dall'orgoglio di dissertare, cosicch‚ da una cosa all'altra arriv• a provare che non c'era Purgatorio, e poi che non c'era l'Inferno, poi il Paradiso, e poi che non c'era Dio; e in ultimo che gli uomini non avevano l'anima, che non erano niente di pi— dei cani o delle mucche e che quando morivano era per loro la fine. - Chi ha mai visto un'anima? - era solito dire. - Se siete in grado di mostrarmene una, ci creder• -. Nessuno sapeva darvi una risposta e infine tutti loro giunsero a credere che, non essendoci un altro mondo, ognuno poteva fare in questo quello che pi— gli piaceva; il prete dava l'esempio e infatti si prese per moglie una bellissima giovane. Ma poich‚ nessun prete o vescovo in tutto il paese si lasci• indurre a sposarli, fu costretto a leggersi da solo la funzione. Fu un grande scandalo, ma nessuno os• dire una sola parola perch‚ tutti i figli dei re erano dalla sua parte e avrebbero massacrato chiunque avesse ostacolato il suo comportamento immorale. Poveri ragazzi; tutti gli credevano, e pensavano che ogni parola che diceva fosse la verit…. In questo modo le sue idee cominciarono a diffondersi e il paese intero stava corrompendosi; ma una notte un angelo scese dal cielo e disse al prete che aveva solo ventiquattr'ore da vivere. Questi

cominci• a tremare e chiese un po' di tempo in pi—. Ma l'angelo fu irremovibile e gli disse che non era possibile. - A che scopo vuoi del tempo, peccatore? - chiese. - Oh, signore, abbiate piet… della mia povera anima! insistette il prete. - Ma no! Hai un'anima allora! - disse l'angelo. - E quando l'hai scoperto, di grazia? - Si Š mossa in me dal momento in cui sei apparso, - rispose il prete. - Che sciocco sono stato a non averci pensato prima! - Uno sciocco davvero, - disse l'angelo. - A cosa serviva tutto il tuo sapere se non era in grado di dirti che avevi un'anima? - Ah, signor mio, - disse il prete, - se devo morire dimmi quando potr• essere in Paradiso. - Mai! - rispose l'angelo. - Hai negato che ci fosse il Paradiso. - Allora mio signore, posso andare in Purgatorio ? - Hai negato anche il Purgatorio: devi andare dritto all'Inferno, - disse l'angelo. - Ma signore, ho negato anche l'Inferno, - rispose il prete, quindi non potete mandarmi neppure l…. L'angelo rimase un po' sconcertato. - Bene, - disse. - Ti dir• cosa posso fare per te. Tu adesso puoi o vivere cent'anni sulla terra godendo di ogni piacere e poi essere gettato nell'Inferno per sempre, oppure puoi morire fra ventiquattr'ore fra i pi— terribili tormenti e passare dal Purgatorio per rimanerci fino al Giorno del Giudizio, se solo riuscirai a trovare una persona che creda: allora grazie alla sua fede ti verr… concesso il perdono e la tua anima sar… salva. Il prete non ci mise cinque minuti a prendere la sua decisione. - Accoglier• la morte fra ventiquattr'ore, - disse, - cos� la mia anima sar… infine salvata. A queste parole l'angelo gli diede istruzioni su ci• che doveva fare e lo lasci•. Allora il prete entr• immediatamente nella grande stanza dove erano seduti tutti gli studiosi e i figli dei re e li apostrof•: - Ora ditemi la verit…, e che nessuno abbia timore di contraddirmi; ditemi cosa credete: gli uomini hanno un'anima? - Maestro, - risposero, - un tempo credevamo che gli uomini avessero l'anima, ma grazie al vostro insegnamento non lo crediamo pi—. Non c'Š Inferno, n‚ Paradiso e non c'Š Dio. Questo Š ci• che crediamo, perch‚ Š cos� che ci avete insegnato. Allora il prete impallid� di paura e grid•: - Ascoltate, vi ho insegnato il falso. C'Š un Dio, e l'uomo ha un'anima immortale. Ora credo tutto ci• che prima ho negato. Ma gli scoppi di risa che si levarono soffocarono la voce del prete, poich‚ essi pensavano che stesse solo mettendoli alla prova per discutere. - Provalo, maestro, - gridarono. - Provalo. Chi ha mai visto Dio? Chi ha mai visto l'anima? E la stanza fu scossa dalle loro risate. Il prete si alz• per risponder loro ma non pot‚ profferire una sola parola. Tutta la sua eloquenza, tutti i suoi poteri di argomentare lo

avevano abbandonato ed egli non poteva far altro che torcersi le mani e urlare: - C'Š un Dio! C'Š un Dio! Che il Signore abbia piet… della mia anima! Cominciarono a prenderlo tutti in giro, e a ripetergli le sue stesse parole, quelle che lui aveva insegnato loro: - Mostracelo; mostraci il tuo Dio! - Allora il prete si allontan• da loro gemendo d'angoscia, perch‚ aveva visto che nessuno credeva; come poteva quindi essere salvata la sua anima? Poi pens• a sua moglie. ®Lei creder…, - disse tra s‚. - Le donne non abbandonano mai Dio¯. Si rec• da lei; ma la moglie gli disse che credeva solo in ci• che lui le aveva insegnato, e che una buona moglie dovrebbe credere a suo marito prima e al di sopra di ogni altra cosa in cielo e in terra. Fu preso allora dalla disperazione, si precipit• fuori di casa, e cominci• a chiedere a tutti quelli che incontrava se credevano. Ma da ognuno di loro veniva la stessa unanime risposta: - Crediamo solo ci• che ci avete insegnato, - poich‚ la sua dottrina si era diffusa per il paese in lungo e in largo. Divent• allora quasi pazzo di paura perch‚ le ore stavano passando; si gett• a terra in un luogo solitario e pianse e gemette dal terrore perch‚ il momento in cui doveva morire si approssimava veloce. Proprio in quel momento un ragazzino si avvicin•: - Che Dio ti protegga, - gli disse il fanciullo. Il prete si scosse. - Credi tu in Dio? - gli chiese. - Sono venuto da un paese lontano per essere istruito su di lui,- disse. - Potrebbe vostro onore indicarmi la scuola migliore che si abbia da queste parti? - La scuola migliore e il miglior maestro sono qui vicino, disse il prete, e fece il proprio nome. - Oh, non da quell'uomo, - rispose il fanciullo, - perch‚ mi dicono che nega Dio, il Paradiso e l'Inferno, e persino che l'uomo abbia un'anima, con l'argomento che non la si pu• vedere; ma io lo metterei subito a tacere -. Il prete lo guard• tutto intento. - E come? - domand•. - Ebbene, - disse il fanciullo, - gli chiederei se crede di avere la vita, e di farmela vedere. - Ma non potrebbe farlo, ragazzo mio, - disse il prete. - La vita non si pu• vedere. Noi l'abbiamo, ma Š invisibile. - Allora se abbiamo la vita bench‚ non sia possibile vederla, possiamo anche avere un'anima sebbene sia invisibile, - rispose il fanciullo. Quando il prete lo ud� pronunciare queste parole cadde in ginocchio davanti a lui piangendo di gioia, perch‚ adesso sapeva che la sua anima era salva; finalmente aveva incontrato una persona che credeva. E raccont• al ragazzino tutta la sua storia: ogni sua nefandezza, e l'orgoglio, e le affermazioni blasfeme contro il sommo Dio; e come l'angelo era venuto da lui e gli aveva detto quale fosse l'unico modo in cui poteva essere salvato, attraverso la fede e le preghiere di qualcuno che credeva. - Adesso quindi, - disse al fanciullo, - prendi questo stilo e colpiscimi il petto e continua a trafiggere la carne finch‚ mi vedrai

in volto il pallore della morte. Poi guarda attentamente, perch‚ una cosa vivente si librer… dal mio corpo mentre muoio: allora saprai che la mia anima Š ascesa alla presenza di Dio. E quando vedrai questo, corri in fretta alla mia scuola e chiama tutti i miei studenti perch‚ vengano a vedere che l'anima del loro maestro ha abbandonato il corpo e che tutto ci• che lui ha insegnato loro era una menzogna, perch‚ esiste un Dio che punisce il peccato, e un Paradiso e un Inferno, e l'uomo ha un'anima immortale destinata all'eterna felicit… o al tormento. - Pregher•, - disse il fanciullo, - di avere il coraggio di fare questa azione. E si inginocchi• e preg•. Poi si alz•, prese lo stilo e lo affond• nel cuore del prete e colp� ancora finch‚ tutta la carne fu lacerata; il prete continuava tuttavia a vivere bench‚ l'agonia fosse orribile, perch‚ non poteva morire finch‚ non fossero trascorse le ventiquattr'ore. Finalmente la sua agonia sembr• cessare e l'immobilit… della morte si fiss• sul suo viso. Allora il fanciullo, che guardava attentamente, vide una meravigliosa creatura vivente con quattro ali bianche come la neve che dal corpo del morto si innalzava nell'aria e volteggiava intorno al suo capo. Corse quindi a chiamare gli studenti, e quando essi videro ci•, seppero tutti che si trattava dell'anima del loro maestro e stettero a guardare con stupore e timore, finch‚ essa scomparve alla loro vista, nelle nuvole. Questa fu la prima farfalla mai veduta in Irlanda, e ora tutti sanno che le farfalle sono le anime dei morti che aspettano il momento in cui potranno entrare in Purgatorio e passare cos� alla purificazione e alla pace attraverso i patimenti. Ma le scuole d'Irlanda dopo di allora furono completamente abbandonate, perch‚ la gente diceva: - A che scopo andare cos� lontano per imparare, quando l'uomo pi— saggio di tutta l'Irlanda non sapeva d'avere un'anima finch‚ fu quasi sul punto di perderla, e solo all'ultimo momento fu salvato dalla semplice fede di un fanciullo? LA STORIA DELL'UCCELLINO (1). Tanti anni fa c'era un uomo molto pio e santo, monaco in un convento; un giorno se ne stava inginocchiato a pregare nel giardino del monastero, quando ud� un uccellino cantare fra i cespugli di rose, e mai al mondo aveva sentito un altro suono dolce come il canto di quell'uccellino. Il sant'uomo allora, per ascoltare quella canzone, si alz• dal luogo in cui era inginocchiato a pregare, perch‚ pensava di non aver mai udito nulla in vita sua di cos� celestiale. Dopo aver cantato ancora un po' sul cespuglio di rose l'uccellino vol• via verso un boschetto a una certa distanza dal monastero e il sant'uomo lo segu� per ascoltare il suo canto, perch‚ sentiva che non si sarebbe mai stancato di udire la dolce canzone che usciva dalla sua gola. Poi l'uccellino and• verso un altro albero lontano e l… cant• per un

po' di tempo, e quindi verso un altro albero e cos� avanti allo stesso modo ma sempre pi— innanzi, lontano dal monastero, mentre il sant'uomo continuava a seguirlo avanti e avanti e avanti ancora, ascoltando sempre deliziato la sua canzone incantatrice. Ma fu infine obbligato a smettere perch‚ si stava facendo tardi, e ritorn• verso il convento; mentre vi si avvicinava sul far della sera, il sole stava tramontando a occidente con i colori pi— paradisiaci che mai si fossero visti al mondo, e quando entr• nel convento era calato il crepuscolo. Fu molto sorpreso di tutto ci• che vedeva perch‚ attorno a lui nel monastero c'erano solo facce estranee che non aveva mai visto prima e il posto stesso e ogni cosa intorno sembravano stranamente cambiati: nell'insieme appariva completamente diverso da ci• che era quando egli lo aveva lasciato al mattino, e il giardino non era simile a quello dove era stato inginocchiato a pregare quando aveva udito per la prima volta il canto dell'uccellino. Mentre si stava meravigliando di tutto ci• che vedeva, uno dei monaci del convento si avvicin• e il sant'uomo gli si rivolse: Fratello, qual Š la causa di tutti questi strani cambiamenti che sono avvenuti qui dalla mattina? Il monaco a cui si era rivolto sembr• meravigliarsi moltissimo di questa domanda e gli chiese che cosa intendesse con ® questi cambiamenti dalla mattina¯, perch‚ di certo non c'era stato alcun cambiamento e tutto era esattamente come prima. Poi disse:- Fratello, perch‚ fai queste strane domande, e qual Š il tuo nome? Tu infatti indossi gli abiti del nostro ordine anche se non ti abbiamo mai visto prima. Allora, a queste parole, il sant'uomo disse il proprio nome e raccont• che al mattino era stato a messa in cappella prima di andarsene a vagare lontano dal giardino, ascoltando la melodia di un uccellino che cantava tra i cespugli di rose, vicino al posto dove era inginocchiato a pregare. Il fratello, mentre egli stava parlando, lo guard• tutto intento e poi gli disse che nel convento si tramandava di un monaco che portava il suo nome, il quale aveva lasciato il monastero circa duecento anni prima ma non si era mai saputo cosa ne fosse stato di lui. Mentre ancora quello stava parlando, il sant'uomo disse: - L'ora della mia morte Š giunta. Benedetto sia il nome del Signore per tutte le grazie che riversa su di me attraverso i meriti del suo Figlio unigenito. Subito si inginocchi• e disse: - Fratello, accogli la mia confessione perch‚ l'anima mia sta trapassando. Fece la sua confessione e ricevette l'assoluzione, poi gli venne data l'estrema unzione e prima di mezzanotte mor�. L'uccellino, vedete, era un angelo, uno dei cherubini o dei serafini; e quello fu il modo in cui l'Onnipotente si compiacque di prendere a S‚ l'anima del sant'uomo. NOTA 1: T. C. Croker la scrisse, come lui stesso racconta, riportando fedelmente, parola per parola, il racconto che gliene fece una vecchia vicino a una fonte sacra.

LA CONVERSIONE DELLE FIGLIE DEL RE LAOGHAIR. Una volta, mentre Patrizio e i suoi sacerdoti erano seduti accanto a una fonte nel Forte di Croghan con dei libri aperti sulle ginocchia, videro venire verso di loro le due giovani figlie del re del Connaught. Era mattino presto ed esse andavano alla fonte per bagnarsi. Le giovani dissero a Patrizio: - Di dove siete, e da dove venite? - Patrizio rispose: - Meglio per voi sarebbe confessarvi al vero Dio, piuttosto che far domande sulla nostra provenienza. - Chi Š Dio ? - chiesero le ragazze. - E dove Š Dio ? E di che natura Š Dio? E dov'Š la sua dimora? Il vostro Dio ha figli e figlie, oro e argento? E' eterno? E' bello? E Maria ha allevato lei suo figlio? Le sue figlie sono belle e desiderate dagli uomini della terra? E' in cielo o in terra, nel mare, nei fiumi, fra le montagne o nelle valli? Patrizio rispose e fece loro sapere chi era Dio ed esse credettero e furono battezzate e un drappo bianco fu messo loro sul capo; e Patrizio chiese loro se volevano continuare a vivere o preferivano morire e contemplare il viso di Cristo. Scelsero la morte e subito spirarono e furono seppellite vicino alla fonte di Clebach. IL RE O'TOOLE E LA SUA OCA. Perdinci! Credevo che in tutto il mondo per lungo e per largo si fosse inteso parlare di Re O'Toole. Beh, ma non si pu• mai dire fin dove arriva l'ignoranza umana! Ebbene, signore, dovete sapere, giacch‚ non l'avete sentito dire prima, che c'era un re chiamato O'Toole, il quale era un buon vecchio sovrano nei giorni andati, tanto tempo fa, ed era lui che possedeva le chiese in epoca lontana. Il re, vedete, era proprio quello che ci voleva, una brava persona, e amava lo sport come la sua stessa vita, in particolar modo la caccia; e fin dal levar del sole, eccolo in piedi a inseguire il cervo oltre quelle montagne laggi—, ed erano tempi meravigliosi. Ebbene, tutto and• per il meglio finch‚ il re fu in salute, ma con l'andar del tempo, vedete, il re invecchi• perch‚ aveva le membra irrigidite, e quando fu colpito dagli anni il cuore gli fece cilecca e lui fu completamente a terra per mancanza di distrazioni perch‚ non poteva pi— andare a caccia; e, accipicchia, il povero re dovette infine procurarsi un'oca che lo distraesse. Oh, potete ridere se volete, ma Š la verit… quella che vi sto dicendo; e il modo in cui l'oca lo distraeva era questo: vedete, l'oca se ne andava a nuotare nel lago, si immergeva a caccia di trote, il venerd� pescava pesce per il sovrano, e tutti gli altri giorni volava intorno al lago, svagando il povero re. Tutto andava avanti nel modo migliore finch‚, accidenti, l'oca fu colpita dagli anni come il suo padrone e non poteva pi— distrarlo, e fu cos� che il povero re rimase del tutto sconsolato. Una mattina, stava camminando in riva al lago lamentando il suo crudele destino e pensando di annegarsi perch‚ nella vita non poteva pi— avere distrazioni, quando tutto d'un tratto, girando l'angolo laggi—, chi

vide se non un giovane dall'aria molto per bene che gli veniva incontro? - Dio vi protegga, - dice il re al giovane. - Dio protegga voi, Re O'Toole, - dice il giovane. - Ben detto, - dice il re; - io sono Re O'Toole, principe e plenipotenziario di queste parti. Ma com'Š che l'avete saputo? dice. - Oh, non ha importanza! - dice San Kevin. Vedete, quello era San Kevin, proprio cos�, il santo in carne e ossa travestito, e nessun altro. - Oh, non ha importanza, dice,- io ne so anche di pi—. Posso permettermi di chiedervi come sta la vostra oca, Re O'Toole ? - Per tutti i diavoli, ma come fate a sapere della mia oca? - dice il re. - Oh, non badateci. Ma lo so per certo, - dice San Kevin. Dopo aver parlato ancora un po' il re domanda: - Cosa siete voi? - Sono un onest'uomo, dice San Kevin. - Bene, onest'uomo, - dice il re,- e come fate a guadagnarvi il denaro cos� facilmente? - Facendo diventare le cose vecchie buone come le nuove, - dice San Kevin.- Siete forse un calderaio? - dice il re. - No, - dice il santo;- di mestiere non sono un calderaio, Re O'Toole. Ho un mestiere migliore di quello del calderaio, - dice. - Cosa ne direste se facessi diventare la vostra vecchia oca buona come fosse nuova? Caro mio, quando quello parl• di far diventare l'oca buona come fosse nuova si sarebbe detto che gli occhi del povero re stessero per schizzargli dalle orbite. A questo punto il re fece un fischio e la povera oca arriv• di filato come un cane da caccia, barcollando verso il povero infermo, il suo padrone, ed erano uguali come due monete. Appena messi gli occhi sull'oca il santo dice: - Vi far• questo lavoretto, Re O'Toole. - Per tutti i santi, - dice Re O'Toole, - se lo fate dir• che siete l'individuo pi— in gamba delle sette parrocchie. - Oh, diamine,dice San Kevin, - dovete dire ben di pi—. Non ho il cervello cos� rammollito, - dice, - da ripararvi la vostra vecchia oca per niente. Cosa mi date se ve lo faccio? Questa Š la questione,- dice San Kevin. - Vi dar• qualsiasi cosa chiediate,dice il re. - Non va bene? - Non potrebbe andare meglio, accidenti! dice il santo.- Questo Š il modo di concludere gli affari. Ora,- dice, - ecco il patto che far• con voi, Re O'Toole. Mi darete tutta la terra su cui l'oca voler…, questa Š la mia offerta, dopo che l'avr• fatta diventare buona come fosse nuova? - Ve la dar•, - dice il re. - Non vi rimangerete la parola? - dice San Kevin. - Parola d'onore! dice Re O'Toole tendendo la mano. Parola d'onore, - ripet‚ San Kevin.- L'affare Š fatto. Vieni, - dice alla povera vecchia oca,- vieni qui vecchia disgraziata paralitica, e io ti trasformer• in un uccello arzillo -. E con queste parole, caro mio, prende l'oca per le due ali e dice: Il mio segno della croce sia su di te, impartendole nello stesso tempo la grazia con il segno benedetto; e dopo averla gettata in aria: - Vai, dice dandole solo una soffiata per aiutarla; e con ci•, perbacco, lei prese il via volando proprio come un'aquila e facendo tante giravolte quante ne fa una rondine prima di un acquazzone. Ebbene, caro mio, era proprio un bello spettacolo vedere il re che se ne stava in piedi con la bocca aperta a guardare la sua povera vecchia oca che volava leggera come un'allodola e stava meglio che mai; e quando quella atterr• ai suoi piedi, le diede un colpetto sul capo

dicendo: - Figliola mia, tu sei la cosa pi— preziosa che ci sia al mondo. - E cosa dite a me, - dice San Kevin, - per averla trasformata cos�? - Dico che niente supera l'arte degli uomini, se si eccettuano le api. - E non dite niente di pi—? - dice San Kevin. - Dico che vi sono grato, - fa il re. - Ma mi darete tutta la terra su cui l'oca ha volato? dice San Kevin. - Lo far•, - dice Re O'Toole, - e di tutto cuore, anche se dovr• dare via l'ultimo acro. - Ma Š vero ci• che promettete?- Com'Š vero il sole, - dice il re. - Buon per voi Re O'Toole che avete detto queste parole, - dice il santo, perch‚ se non l'aveste fatto ve lo sareste sognato di veder volare ancora la vostra oca! Quando il re mantenne ci• che aveva promesso, San Kevin si compiacque della sua condotta e quindi si fece riconoscere da lui. - Re O'Toole, - dice, - siete un brav'uomo e io sono venuto qui solo per mettervi alla prova. Non mi conoscete, - dice, perch‚ sono travestito. - Caspita, - dice il re, - chi siete? Sono San Kevin, - dice il santo segnandosi. - Oh, Regina del Cielo! - dice il re facendosi il segno della croce fra gli occhi e cadendo in ginocchio di fronte al santo, - Š proprio con il grande San Kevin che sono stato a discorrere tutto questo tempo senza saperlo, come se fosse un ragazzotto qualunque? E cos� voi siete un santo? - dice il re. - Lo sono, - dice San Kevin. Buon Dio, pensavo di parlare solo con un ragazzo dabbene, - dice il re. - Beh, ora sapete la differenza, - dice il santo. - Sono San Kevin, il pi— grande di tutti i santi. E cos� il re finch‚ visse ebbe la sua oca, buona come fosse nuova, per distrarlo. E il santo, venuto, come vi ho detto, in possesso della sua propriet…, lo mantenne fino al giorno della morte dell'oca; cosa che avvenne poco dopo, perch‚ un venerd� la poveretta credeva di stare per prendere una trota ma, caro mio, si era sbagliata: invece di una trota era un accidente di anguilla. Perdinci, anzich‚ essere l'oca che uccideva una trota per il pranzo del re, accipicchia, fu l'anguilla a uccidere l'oca del re, e non la si potrebbe biasimare poi molto; eppure l'anguilla non la mangi•, perch‚ non os• toccare ci• su cui San Kevin aveva posto le sue mani benedette. SPIRITI DIABOLICI.

IL MULINO DEL DIAVOLO. Vedete, signore, c'era una volta, molto tempo fa, un colonnello che possedeva una propriet… terriera qui attorno; ma, che Dio ci protegga, si diceva che non ci fosse arrivato onestamente, anzi che avesse fatto azioni disoneste ogni volta che gli era venuto opportuno. Ebbene, si racconta che alla fine il diavolo - Dio ci benedica era andato da lui e gli aveva promesso un mucchio di soldi e tutto ci• che il suo cuore poteva desiderare e anche di pi—, se in cambio avesse venduto la sua anima. Il colonnello era troppo furbo per farlo; pur essendo malvagio e lo era abbastanza, Dio ne Š testimone - aveva un po' di riguardo per la sua povera anima peccatrice, e non avrebbe ceduto se stesso al diavolo cos� tutto d'un colpo; tuttavia quella canaglia pens• che avrebbe potuto fare un patto con il vecchio compare per ottenere tutto quello che voleva ma tenersi ancora al sicuro, perch‚ era molto astuto e, vi assicuro, era sempre all'altezza del vecchio Nick. Bene, il patto concluso fu in questi termini: il diavolo doveva dargli tutto l'oro che lui avrebbe chiesto e doveva lasciarlo in pace quanto pi— poteva - il tentatore gli promise un lungo periodo di tempo dicendogli che sarebbe passato un bel po' prima che avesse definitivamente bisogno di lui - e quando fosse giunto il momento doveva tenergli gi— le mani di dosso fin tanto che lui fosse riuscito a dare al diavolo qualche lavoro che quello non sapesse eseguire. Cos�, concluso il patto, il colonnello disse al diavolo: Adesso dammi tutto il denaro che voglio. - Tanto quanto desideri! - dice il vecchio Nick. - Quanto ne vuoi? - Devi riempirmi quella camera, - dice indicandone una maledettamente grossa che aveva sgomberato apposta. - Devi riempirmi di ghinee d'oro quella stanza fino al soffitto. - E con piacere, - disse il diavolo. Con ci•, signore, quello cominci• a gettare palate di ghinee nella camera come un matto; il colonnello gli disse che appena aveva finito andasse da lui nel suo salotto di sotto, e che poi sarebbe salito a vedere se era stato di parola e aveva riempito la stanza di ghinee d'oro. Quindi il colonnello scese e il vecchio lavor• alacremente come un campione, buttando dentro le ghinee a centinaia di migliaia. Bene: lavor• per un'ora e pi—, poi cominci• a stancarsi, e pens• che era ben strano che la stanza non si riempisse pi— in fretta. Dopo essersi riposato un poco, ricominci• e si mise di buona lena al lavoro: eppure la stanza non era piena di pi—, proprio per niente. - Che mi venga un accidente, - dice il diavolo, - se ho mai visto una cosa simile vicino o lontano, quass— o laggi—. Non sono mai incappato prima in una dannata camera come questa. Fino ad ora non sono riuscito a ingozzarla, mentre un cuoco avrebbe ingozzato un tacchino. Ed eccomi qui - dice - a perdere tutta la giornata: io che sono in grado con le mie mani di lavorare ancora tanto, mentre questa camera non Š pi— piena di cinque minuti fa. Ma perdinci, mentre stava parlando vide il mucchio di ghinee in mezzo al pavimento diventare ogni minuto pi— piccolo, e alla fine stava scomparendo n‚ pi— n‚ meno che il grano nella tramoggia di un mulino.

- Oh! Oh! - dice il vecchio Nick. - E' cos� che ti comporti? - e corse quindi sul mucchio d'oro che - lo pensereste mai! - se ne stava scorrendo gi— attraverso un grosso buco che il colonnello aveva fatto nel pavimento dal soffitto della camera di sotto: questo era il lavoro cui si era dedicato dopo aver lasciato il diavolo, sebbene pretendesse di star solo ad aspettare in salotto; e proprio l�, il diavolo, quando guard• gi— dal buco nel pavimento, vide il colonnello che, non contento delle due stanze piene di ghinee, con una grossa pala stava gettandole in un ripostiglio accanto, alla stessa velocit… con cui venivano gi—. Cos�, messa la testa attraverso il buco, chiam• il colonnello: - Ehi, amico! - dice. Il colonnello guard• su e divent• bianco come un lenzuolo quando vide che era stato scoperto e che due occhi rossi lo fissavano dal buco. - Accidenti, alla malora la tua impudenza! - dice il vecchio Nick. - Stai cercando di truffare me, scellerato che non sei altro? - Oh, perdonami per questa volta, - dice il colonnello, - e sull'onore di un gentiluomo, - dice, - mai pi—... - Sss, Sss! Briccone d'un ladro, - dice il diavolo. - Non sono affatto arrabbiato con te, anzi mi piaci anche di pi—, perch‚ sei cos� furbo. Smettila di sgobbare laggi—, - dice. - Per adesso hai oro abbastanza, e ogni volta che ne vorrai ancora, hai solo da dire una parola e sar… sempre a tua disposizione. Con questo, lui e il diavolo per quella volta si separarono, n‚ io so se dopo di allora si incontrarono spesso oppure no: al colonnello in ogni caso non manc• mai pi— denaro, continu• anzi a prosperare nella vita e, come Š il detto, se avesse raccolto spazzatura per strada, in mano sua si sarebbe trasformata in denaro; cos� dopo un certo tempo compr• grandi propriet… e divenne un uomo di grande importanza: non ce n'era uno pi— importante in Irlanda, vi assicuro. Infine, dopo molti anni di prosperit…, il vecchio colonnello, oppresso dagli anni, cominci• a provare nella sua coscienza apprensione per le sue azioni scellerate, e aveva il cuore pesante man mano che lo sopraffaceva la paura della morte; ma ecco che mentre aveva pensieri cos� tristi, giunse da lui il diavolo e gli disse che doveva seguirlo. Beh! A dire la verit… il vecchio ne fu scosso, ma si appell• al proprio coraggio e alla propria furbizia e disse al diavolo in tono scanzonato, come per scherzo, che proprio allora aveva un affare speciale, stava andando a una festa, e sperava che un vecchio amico non l'avrebbe intralciato in quell'occasione. Il diavolo disse che sarebbe ripassato l'indomani e che lui avrebbe dovuto tenersi pronto; e senza fallo quella sera egli arriv•. Appena il colonnello lo vide gli ricord• il patto secondo cui fino a quando fosse riuscito a dargli un qualche lavoro che non sapesse eseguire, non sarebbe stato obbligato a seguirlo. - E' vero, - dice il diavolo. - Sono contento che tu tenga fede alla tua parola, comunque, dice il colonnello. - Finora non ho mai rotto una promessa! - dice il vecchio compare drizzando fieramente le corna. - Sul mio onore! - Ebbene, allora, - dice il colonnello, - costruiscimi un mulino

laggi—, vicino al fiume, e fa' che sia terminato per domani mattina. - Il tuo volere Š il mio piacere, - dice il vecchio compare, e si allontan•; e il colonnello, pensando di aver finalmente messo nel sacco il vecchio Nick, se ne and• a letto con la mente serena. Ma, santi numi, la prima cosa che ud� il mattino seguente fu che l'intero circondario stava correndo per vedere un bellissimo mulino nuovo di zecca sulla riva del fiume, l… dove la sera prima non c'era assolutamente nulla se non giunchi, e tutti naturalmente si chiedevano cosa mai l'avesse portato l�; qualcuno diceva che non era di buon auspicio, molti altri avevano l'animo preoccupato, ma tutti unanimemente dicevano che non era bene - e quello era proprio il mulino che avete di fronte a voi. Quando il colonnello sent� questo fu certamente pi— preoccupato di chiunque altro e cominci• a pensare cosa ancora potesse escogitare per tenersi fuori dagli artigli del vecchio. Ebbene, aveva spesso sentito dire che c'era una cosa che il diavolo non avrebbe mai saputo fare, - e suppongo che l'abbiate sentito anche voi, signore, - e cioŠ che non sapeva costruire una corda con la sabbia del mare; cos� quando l'indomani il vecchio giunse da lui e gli disse che il lavoro era terminato e che ora, fabbricato il mulino, doveva dirgli cos'altro voleva veder fatto o venirsene via con lui, il colonnello rispose di rendersi ben conto che per lui era finita. - Ma, - dice, - non mi piacerebbe venire con te da vivo, e certamente a te, vivo o morto fa proprio lo stesso. - Oh, questo non va, - dice il suo amico, - non posso pi— aspettare. - Non voglio che tu aspetti, mio caro amico, - dice il colonnello, - tutto ci• che voglio Š che tu ti compiaccia di uccidermi prima di portarmi via. - Con piacere! - dice il vecchio Nick. - Ma mi prometti di lasciarmi la scelta di morire in un modo particolare? - dice il colonnello. - In una mezza dozzina di modi, se vuoi! - Sei veramente molto gentile, - dice il colonnello. - Dunque, dice, - mi piacerebbe morire impiccato da una corda fatta con la sabbia del mare! - dice guardando il vecchio con uno sguardo d'intesa. - Ne ho sempre una con me, - dice il diavolo, - per fare una gentilezza ai miei amici -. E con ci• tira fuori una corda fatta di sabbia, proprio cos�! - Stai solo giocando, vero? - dice il colonnello diventato bianco come un lenzuolo. - Il gioco Š mio, certamente, - dice il vecchio sogghignando con una terribile risata. - Non Š affatto una corda di sabbia, - dice il colonnello. - Davvero? - dice il diavolo colpendolo in faccia con il capo della corda: e la sabbia (perch‚ era davvero fatta di sabbia) gli and• in un occhio e lo fece piangere per il dolore. - Questo supera tutto quello che ho mai visto o sentito, - dice il colonnello cercando di riprendersi e di fare un'altra proposta. - C'Š qualcosa che tu non sappia fare? - Niente di ci• che puoi dirmi, - dice il diavolo, - perci• faresti meglio a lasciar perdere le chiacchiere e venire subito via.

- Vorresti offrirmi ancora una possibilit…? - Non te la meriti, - disse il diavolo, - ma non me ne importa! Perch‚ vedete, signore, quello stava solo giocando con il vecchio peccatore e lo stuzzicava. - Va bene, - dice il colonnello. E a questo punto gli chiede se era capace di fermare la lingua di una donna. - Mettimi alla prova, - dice il vecchio Nick. - Bene, - dice il colonnello, - allora fa' stare quieta per il prossimo mese la lingua di mia moglie e te ne sar• grato. - Non ti dar… pi— fastidio, - dice il vecchio Nick. A queste parole il colonnello sent� piangere e gridare, e la porta della sua camera venne spalancata: sua figlia corse dentro e gli cadde ai piedi dicendogli che la mamma era appena morta. Nel momento in cui la porta si apr�, il diavolo corse a nascondersi dietro a una grossa poltrona; il colonnello aveva quasi perso i sette sensi per l'improvvisa morte della povera moglie, per non parlare del pericolo che minacciava lui stesso, constatando come il diavolo lo aveva abbindolato in ogni modo; dopo aver suonato il campanello per chiamare i servi, e fatto riavere sua figlia dallo svenimento, stava uscendo con lei dalla stanza quando il diavolo lo afferr• per il fondo della giacca; il colonnello fu obbligato a lasciar portare sua figlia fuori dai servi, poi chiuse la porta dietro di loro. - Bene, - dice il diavolo sogghignando e muovendo la coda proprio come un cane quando Š contento, - che dici adesso? - Oh, - dice il colonnello, - lasciami soltanto finch‚ avr• seppellito la mia povera moglie, poi verr• con te, scellerato. - Non insultarmi, - dice il diavolo, - faresti meglio a mantenere un linguaggio a modo. Non Š da gentiluomini dimenticare le buone maniere. Ebbene, signore, per farla breve il diavolo finse di lasciarlo stare per pura gentilezza ancora per tre giorni, finch‚ fosse sepolta sua moglie; ma la ragione era questa: quando la signorina sua figlia era svenuta, il padre le aveva allentato le vesti intorno alla gola, e tirandole via in parte ci• che indossava, aveva tolto una catena d'oro che portava al collo e se l'era messa in tasca; la catena aveva una croce (che Dio sia lodato) di diamanti, e il diavolo non osava toccare il colonnello finch‚ aveva addosso il segno della croce. Dunque, il povero colonnello (che Dio lo perdoni) era afflitto per la perdita della moglie; ella ebbe un funerale solenne, e dicono che mentre venivano lette le preghiere sulla salma, il vecchio colonnello ne ebbe il cuore colpito come non mai, e la parola di Dio infine ritorn• a quella povera anima peccatrice. Ebbene, signore, per farla breve, la conclusione di questo fu che durante i tre giorni di grazia che gli erano stati concessi quel povero incallito peccatore che si era illuso non fece altro che leggere la Bibbia dal mattino fino a notte, e n‚ un boccone n‚ un sorso passarono fra le sue labbra in tutto quel tempo; stette cos� intento nella lettura del Libro Santo che non fece altro se non rimanere seduto in una vecchia stanza nella parte pi— remota della casa. Ordin• che nessuno lo disturbasse, a nessun costo, e cerc• di infondere coraggio al suo cuore con le parole di vita; certo qualcosa infine lo rese forte, quantunque non si sentisse tranquillo mentre si

avvicinava il momento in cui il nemico doveva arrivare, e non c'Š da meravigliarsene. AhimŠ, i tre giorni erano passati in un lampo, e si dice che nell'ora pi— fonda della notte, quando il povero peccatore stava leggendo pi— in fretta che poteva, il cuore, caro mio, gli balz• in gola sentendo un colpetto sulla spalla. - Oh, dannazione! - dice. - Chi Š l…? - perch‚ aveva paura a guardare in su. - Sono io, - dice il vecchio, e se ne rimase dritto davanti a lui, con gli occhi come carboni di fuoco che lo guardavano attentamente; poi con una voce che quasi gli spezz• il vecchio cuore dice: - Vieni! - Un altro giorno! - grid• il povero colonnello. - Neppure un'altra ora, - dice Satana. - Mezz'ora! - Neanche un quarto ! - dice il diavolo sogghignando con una risata sinistra. - Smettila di leggere, ti dico, e vieni via con me. - Dammi solo qualche minuto. - Finisci di cianciare, vecchio peccatore infido, - dice Satana.- Sai benissimo che sei in mio potere di fatto e di diritto: con te ho fatto un bell'affare, bestiaccia, - dice. Vieni con me immediatamente! - e mise fuori le sue grinfie per acchiapparlo; ma il colonnello afferr• ben stretta la Bibbia e lo preg• con insistenza di lasciarlo da solo e non fargli del male fino a quando il pezzetto di candela, che stava gi… brillando di luce incerta nel portacandela di fronte a lui, si fosse consumato. - Va bene, te lo concedo, sporco vigliacco, - dice il vecchio Nick, e a queste parole gli sput• addosso. Ma il povero vecchio colonnello non perse un attimo (era davvero astuto fino alla fine); strapp• dal candeliere quel po' di candela che gli era di fronte, la mise nel Libro Santo che aveva davanti e chiuse la copertina soffocando la fiamma. A questo punto il diavolo emise un muggito come un toro e scomparve in un lampo di fuoco, e il povero colonnello cadde svenuto nella sua sedia; i servi per• udirono il rumore (perch‚ il diavolo aveva sconquassato il tetto della casa nell'abbandonarla) e corsero nella stanza facendo rinvenire il loro padrone. Da quel momento egli fu un uomo diverso, e aveva ogni giorno l'abitudine di farsi leggere la Bibbia perch‚ non poteva pi— leggerla lui stesso: infatti aveva perso la vista quando il diavolo l'aveva colpito in faccia con la corda di sabbia e quando poi gli aveva sputato addosso; in un occhio gli era andata la sabbia, e il secondo lo perse in quell'altro bel modo, con rispetto parlando. FERGUS O'MARA E I DEMONI DELL'ARIA. Fra tutti i diversi tipi di folletti maligni che nei tempi antichi hanno infestato i luoghi solitari d'Irlanda, i pi— temuti dalla gente erano i demoni dell'aria. Vivevano tra le nubi, le nebbie e le rupi e odiavano la razza umana con la pi— grande malvagit…. A quei tempi viveva nel nord del Desmond (l'odierna contea di Cork) un uomo di nome Fergus O'Mara. La sua fattoria era situata sul pendio meridionale delle montagne di Ballyhoura, lungo le quali correva la strada aperta che conduceva alla sua casa. Questa strada non era racchiusa tra

muretti o siepi, ma su entrambi i lati c'erano alberi sparsi e cespugli che la riparavano in inverno e che la rendevano cupa e malinconica quando di notte ci si avvicinava alla casa. Accanto alla strada, un poco distante dalla casa, c'era un luogo che aveva una brutta nomea in tutto il paese, una collina bassa, coperta fittamente di sottobosco ceduo, con in cima una grande rupe scoscesa da cui, nelle notti di tempesta, si erano spesso sentiti rumori strani e spaventosi: voci acute e grida insieme a forti risate demoniache; la gente credeva che fosse il ritrovo dei demoni dell'aria. In qualche modo si era venuto a sapere che questi demoni avevano messo gli occhi su Fergus e sorvegliavano ogni opportunit… per averlo in loro potere. Lui stesso molti anni prima era stato messo in guardia su questo da un vecchio monaco del vicino convento di Buttevant, il quale gli aveva inoltre detto che fino a quando avesse condotto una vita retta e irreprensibile non avrebbe dovuto aver paura dei demoni; ma se mai avesse ceduto alla tentazione o fosse caduto in qualche grosso peccato, allora l'opportunit… che quelli stavano aspettando giorno e notte sarebbe arrivata. Fergus non aveva mai dimenticato questo avvertimento e fece molta attenzione a rigar dritto, sia perch‚ era per natura un brav'uomo sia per paura dei demoni dell'aria. Un po' di tempo prima dell'avvenimento che stiamo per riportare, uno dei figli di Fergus, una dolce ragazzina sui sette anni, si ammal• e mor�. La piccola si era consumata lentamente ma senza provare dolore e man mano che si era andata aggravando la sua debolezza, si era fatta pi— affettuosa e gentile che mai e parlava in un modo meraviglioso, del tutto al di sopra della sua et…, della lucente terra verso cui stava andando. Di una cosa era particolarmente preoccupata, che nel momento della morte le lasciassero tenere in mano una candela benedetta. Giudicavano che fosse molto strano che cos� continuamente pensasse e parlasse di questo; ma pi— e pi— volte s'era fatta promettere da sua madre e suo padre che sarebbe stato fatto cos�. E con la candela benedetta in mano spir•, cos� serenamente e dolcemente che quelli intorno al letto non seppero dirne il momento preciso. Circa un anno dopo, nella luminosa mattina di una domenica d'ottobre, Fergus si incammin• per andare a messa. Il luogo era a circa tre miglia di distanza, e non era una chiesa, ma un vecchio forte isolato ancora oggi chiamato Lissanaffrin, il Forte della Messa. Un rudimentale altare di pietra grezza era situato su un lato, vicino al tumulo del forte, sotto un piccolo riparo che proteggeva anche il prete, e la comunit… partecipava alla funzione all'aria aperta sul verde spiazzo centrale. A quei tempi infatti c'erano molte zone che non avevano chiese e la gente si radunava per queste messe all'aperto con tutta la fede con cui lo facciamo ora, nelle nostre maestose e comode chiese. La famiglia era andata prima, gli uomini a piedi, le donne e i bambini a cavallo, e Fergus si avvi• a piedi da solo. Proprio mentre si avvicinava alla Rupe dei Demoni fu molto sorpreso nell'udire l'impaziente abbaiare di cani, e dopo un attimo un grosso cervo balz• dal sottobosco vicino alla rupe con tre segugi che lo seguivano in piena caccia. Nessuno, nell'intero circondario, amava una buona battuta di caccia pi— di Fergus o aveva gambe pi— veloci per rincorrere, e senza un momento di esitazione cominci• l'inseguimento.

Dopo pochi minuti per• si ferm• di colpo perch‚ si era ricordato della messa e sapeva che c'era poco tempo da perdere. Mentre era l� titubante il cervo sembr• rallentare il passo e i cani gli si avvicinarono: in un attimo Fergus si lanci• a tutta velocit… dimenticando la messa e tutto il resto nella sua passione per quello sport. Ma la caccia risult• essere lunga e faticosa. A volte rallentavano ed egli era quasi alla coda dei segugi, ma un momento dopo sia il cervo che i cani si slanciavano avanti lasciandolo molto indietro. Certe volte erano bene in vista, ma poi scomparivano in boschetti e gole profonde, cosicch‚ poteva farsi guidare solo dai latrati dei cani. In questo modo fu attirato oltre valli e colline, ma invece di guadagnare terreno egli si trov• a rimanere indietro. La messa era finita e la gente si era dispersa in direzione delle proprie case, e tutti si meravigliavano di non aver visto Fergus, perch‚ nessuno ricordava che mai prima fosse mancato. Sua moglie ritorn• aspettandosi di trovarlo a casa, ma quando arriv• il cuore le si riemp� d'ansia perch‚ non c'erano notizie di lui e nessuno l'aveva visto da quando al mattino si era avviato per andare a messa. Nel frattempo Fergus continu• nell'inseguimento finch‚ fu stanco e alla fine, proprio al limite di una selvaggia brughiera, sia il cervo che i segugi scomparvero dietro uno sperone di roccia e lui li perse del tutto. Nello stesso momento il latrato dei cani si mut• in spaventose urla e risa, come quelle che aveva udito pi— di una volta giungere dalla Rupe dei Demoni. E ora, seduto su di un'altura per riposarsi, ebbe tutto il tempo di riflettere su ci• che aveva fatto, e fu sopraffatto dal rimorso e dalla vergogna. Per di pi— il cuore gli manc• in petto pensando agli ultimi suoni che aveva udito, perch‚ capiva di essere stato distolto dalla messa dagli astuti stratagemmi dei demoni ed ebbe paura fosse giunto il pericoloso momento che il monaco gli aveva predetto. Si alz• e si avvi• nella direzione di casa sperando di raggiungerla prima di sera, ma non era ancora arrivato a met… strada che cal• il buio e si avvicin• un temporale con forte vento e pioggia, scoppi di tuoni e lampi. Fergus per• era forte ed energico e conosceva ogni curva della montagna; si fece strada attraverso il temporale finch‚ giunse alla Rupe dei Demoni. Di colpo nelle sue orecchie scoppiarono gli stessi rumori che aveva udito quando aveva perso di vista la preda: urli e grida e risate. Una grossa e frastagliata nuvola nera girando vorticosamente con furiose raffiche di vento apparve dalla rupe e venne verso di lui spazzando e lacerando. Facendosi il segno della croce per il terrore e mormorando una breve preghiera si affrett• verso casa. Ma il turbine pass• pi— vicino, ed egli infine in una specie di luce oscura e indistinta vide la nuvola nera piena di facce spaventose che lo guardavano fisso con odio e che si facevano sempre pi— presso. In quel momento una luce splendente scese dal cielo e si ferm• di fronte alla nuvola, e quando Fergus guard• in alto vide la sua bambina volare nell'aria fra lui e i demoni, tenendo in mano una candela accesa. E sebbene il temporale stesse infuriando e ruggendo tutto intorno, lei era molto serena: non un alito di vento agitava i suoi lunghi capelli biondi, e la candela bruciava lentamente. Persino nel mezzo del proprio terrore Fergus pot‚ osservare la sua faccia pallida e dolce e i suoi occhi azzurri proprio

come quando era viva: ora non mostravano traccia di malattia o di tristezza, erano anzi illuminati di gioia. I demoni sembrarono arretrare di fronte alla luce e con gran frastuono si lanciarono verso l'altro fianco di Fergus con la nuvola nera che continuava a muoversi insieme a loro e ad avvolgerli nelle sue pieghe frastagliate; ma l'angioletto vol• attorno leggero continuando a tenersi tra loro e suo padre. Fergus camminava veloce verso casa e la nube di demoni gli turbinava sempre furiosamente intorno, portando con s‚ un vortice di vento che ululava fra gli alberi e i cespugli e li strappava dalle loro radici; ma ancora la bambina, sempre tenendo la candela verso di loro, continu• a fluttuare tranquilla l� intorno e a proteggerlo. Egli giunse infine a casa sua; la porta era semiaperta perch‚ la famiglia era dentro che aspettava il suo ritorno e ascoltava intanto con stupore e paura i rumori che si avvicinavano; lui si precipit• attraverso la soglia e cadde bocconi. In quel momento la porta, bench‚ nessuno fosse l� vicino, venne chiusa violentemente e i chiavistelli sbarrati. Gli corsero attorno in ansia per sollevarlo, ma lo trovarono in uno stato di svenimento simile alla morte. Intanto il frastuono di fuori si faceva pi— forte che mai e infuriava tutt'attorno alla casa: un vortice di vento impetuoso con urla e grida di rabbia e un gran calpestio, come se ci fosse una intera compagnia di uomini a cavallo. Alla fine per• i rumori sembrarono allontanarsi sempre pi— dalla casa e gradatamente si persero in lontananza. A quel punto il temporale cess• e la notte divenne calma e bellissima. Quando Fergus si riebbe dal suo svenimento la luce del sole brillava dalle finestre e allora raccont• la sua storia spaventosa; ma passarono diversi giorni prima che si fosse completamente ripreso dagli orrori di quella notte. Quando quel mattino la famiglia usc�, c'era intorno e accanto alla casa una terribile desolazione: alberi e cespugli sradicati e il terreno tutto calpestato e sconvolto. Dopo questo fatto non fu mai pi— udita dalla rupe la gazzarra dei demoni, e si pens• che essi l'avessero abbandonata per trasferirsi in qualche altro luogo di ritrovo. L'UOMO CHE NON AVEVA MAI CONOSCIUTO LA PAURA. C'era un tempo una signora che aveva due figli i cui nomi erano Louras (Lawrence) e Carrol. Fin dal giorno della sua nascita Lawrence non aveva mai avuto paura di nulla; Carrol invece non usciva mai di casa dal momento in cui calava il buio della notte. A quel tempo era uso, quando una persona moriva, che la gente vegliasse a turno la tomba del morto, perch‚ era frequente che dei profanatori andassero in giro a rubare i cadaveri. Quando la madre di Carrol e Lawrence mor�, Carrol disse a Lawrence: - Dici che nulla ti ha mai fatto paura, ma scommetto con te che questa notte non avrai il coraggio di vegliare la tomba di tua madre. - Scommetto che l'avr•, - disse Lawrence. Quando giunse la sera, Lawrence indoss• la spada e and• al cimitero.

Si sedette su una pietra tombale vicino alla fossa di sua madre finch‚ fu notte fonda e cominci• ad avere sonno. Scorse allora una grossa cosa nera che gli veniva incontro, e quando quella gli fu vicino vide che era una testa senza il corpo. Sguain• la spada per colpirla se si fosse avvicinata, ma quella non lo fece. Lawrence rimase a guardarla finch‚ arriv• la luce del giorno; allora la testa-senza-corpo se ne and• e Lawrence torn• a casa. Carrol gli chiese se avesse visto qualcosa nel cimitero. - S�, - disse Lawrence, - e il corpo di mia madre sarebbe scomparso se non gli avessi fatto la guardia. - La persona che hai visto era morta o viva? - disse Carrol. - Non so se era morta o viva, - disse Lawrence. - Non era altro che una testa senza corpo. - Non hai avuto paura? - dice Carrol. - No di certo, - dice Lawrence. - Non lo sai che niente al mondo mi ha mai fatto paura? - Scommetto ancora con te che questa notte non avrai il coraggio di vegliarla di nuovo, - dice Carrol. - Accetterei la scommessa, - disse Lawrence, - se non mi mancasse una notte di sonno. Va' tu, questa notte. - Non andrei al cimitero questa notte per tutto l'oro del mondo,- dice Carrol. - Se tu non vai, al mattino il corpo di tua madre sar… scomparso, - dice Lawrence. - Se solo veglierai questa notte e domani notte non ti chieder• mai pi— di fare un turno di lavoro finch‚ vivrai, - disse Carrol; - ma penso che tu abbia paura. - Per farti vedere che non ho paura, - disse Lawrence, veglier•. And• a dormire e quando sopraggiunse la sera, si alz•, si mise la spada e and• al cimitero. Si sedette su una pietra tombale vicino alla fossa di sua madre. Verso la met… della notte ud� avvicinarsi un forte rumore. Una grossa cosa nera venne fino alla fossa e cominci• a scalzare la terra. Lawrence sollev• la spada, con un colpo fece a met… la grossa cosa nera, con un secondo colpo fece met… di ogni met… e non la vide pi—. Al mattino Lawrence and• a casa e Carrol gli chiese se avesse visto qualcosa. - S�, - disse Lawrence, - e se solo non fossi stato l…, il corpo di mia madre sarebbe sparito. - E' venuta di nuovo la testa senza corpo? - chiese Carrol. - No, ma era una grossa cosa nera, e stava scavando la fossa di mia madre finch‚ io l'ho tagliata a met…. Lawrence quel giorno dorm� e quando venne la sera si alz•, si mise la spada e and• al cimitero. Si sedette su una pietra tombale finch‚ arriv• la mezzanotte. Vide allora una cosa bianca come la neve e odiosa come il peccato; aveva la testa da uomo e i denti lunghi come la macchina per cardare il lino. Lawrence sollev• la spada e stava per assestarle un colpo quando quella disse: - Trattieni la mano; hai salvato il corpo di tua madre e non c'Š in Irlanda un uomo coraggioso come te. Ti aspettano grandi ricchezze se andrai a cercarle.

Lawrence torn• a casa e Carrol gli chiese se avesse visto nulla. - S�, - disse Lawrence, - e se non fossi stato l… il corpo di mia madre sarebbe sparito, ma adesso non c'Š pi— pericolo. Il mattino del giorno seguente Lawrence disse a Carrol: - Dammi la mia parte di denaro; me ne andr• in viaggio per conoscere un po' il paese. Carrol gli diede il denaro e lui si incammin•. And• avanti finch‚ giunse a una grande citt…. Entr• allora nella casa di un fornaio per procurarsi del pane. Questi cominci• a discorrere con lui e gli chiese se stesse andando lontano. - Sto andando a cercare qualcosa che mi metta addosso paura, disse Lawrence. - Hai molto denaro? - disse il fornaio. - Ho la met… di cento sterline. - Ne scommetto con te altre cinquanta che proverai paura se andrai nel posto che ti indico, - dice il fornaio. - Accetto la tua scommessa, - disse Lawrence, - se solo il luogo non Š troppo lontano. - Non Š neppure a un miglio da dove sei ora, - disse il fornaio.- Aspetta qui finch‚ viene la sera e poi va' al cimitero e come segno che ci sei stato portami il calice che c'Š sull'altare della vecchia chiesa del cimitero. Quando il fornaio aveva fatto la scommessa era certo che avrebbe vinto perch‚ nel cimitero c'era un fantasma e prima di allora, per quarant'anni, nessuno era entrato, senza che quello lo avesse ucciso. Quando scese il buio della notte, Lawrence indoss• la spada e and• al camposanto. Arriv• alla porta del cimitero e la colp� con la spada. La porta si apr� e venne fuori un grosso ariete nero con due corna lunghe come un correggiato. Lawrence lo colp� e quello spar� dalla sua vista, lasciandolo nel sangue fino alle caviglie. Poi Lawrence entr• nella vecchia chiesa, prese il calice, ritorn• alla casa del fornaio, gli diede il calice e vinse la scommessa. Il fornaio allora gli chiese se avesse visto qualcosa nel cimitero. - Ho visto un grosso ariete nero con lunghe corna, - disse Lawrence, - e gli ho dato un colpo che gli ha cavato fuori tanto sangue quanto ne servirebbe a far navigare una barca; certamente a questa ora deve essere morto. La mattina del giorno dopo il fornaio e molta gente andarono al cimitero e videro il sangue dell'ariete nero sulla porta. Si recarono dal prete e gli dissero che l'ariete nero era stato scacciato dal camposanto. Il prete non credette loro, perch‚ il cimitero era chiuso da quarant'anni a causa dello spettro che vi era dentro e n‚ preti n‚ frati avevano potuto scacciarlo. Insieme agli altri il prete and• alla porta del cimitero e quando vide il sangue riprese coraggio e mand• a chiamare Lawrence e ud� la storia dalla sua stessa bocca. Poi mand• a prendere i suoi strumenti per benedire e invit• la gente a entrare che avrebbe letto loro la messa. Il prete entr• e Lawrence e la gente lo seguirono; poi lesse la messa senza che arrivasse, come al solito, il grosso ariete nero. Se ne rallegr• molto il prete, e diede a Lawrence altre cinquanta sterline. Il mattino del giorno seguente Lawrence se ne and• per la sua strada.

Viaggi• tutto il giorno senza vedere una casa. Verso la mezzanotte giunse in una valle molto solitaria e vide una grande adunata di gente che guardava due uomini giocare a hurling. Lawrence stette a osservarli perch‚ la luna mandava una luce splendente. Era il ®buon popolo¯ che stava giocando, e non pass• molto tempo che uno di loro diede un colpo alla palla e la mand• in petto a Lawrence. Questi segu� la palla con la mano per rilanciarla e cos'era se non la testa di un uomo? Quando Lawrence l'ebbe afferrata la testa cominci• a strillare e poi gli chiese: - Non hai paura? - No di certo, - disse Lawrence, e appena ebbe detto queste parole sia la testa che la gente scomparvero e lui fu lasciato tutto solo nella valletta. Prosegu� fino ad arrivare a un'altra citt…, e dopo aver mangiato e bevuto a sufficienza si rimise in cammino e continu• ad andare finch‚ giunse a una grande casa a lato della strada. Poich‚ la notte stava avvicinandosi entr• per vedere se poteva avere un posto per dormire. Sulla porta c'era un ragazzo che gli disse: - Dove stai andando o di che cosa sei in cerca? - Non so dove io stia andando, ma sto cercando qualcosa che mi metta addosso la paura, - disse Lawrence. - Allora non devi andare lontano, - disse il giovane. - Se ti fermi in quella grossa casa dall'altra parte della strada, prima del mattino ti verr… messa addosso la paura e io ti dar• venti sterline, per giunta. - Mi ci fermer•, - disse Lawrence. Il giovanotto and• con lui, apr� la porta e lo condusse in una grande stanza al fondo della casa dicendogli: - Preparati un fuoco e io ti mander• da mangiare e da bere in abbondanza -. Lawrence si prepar• un fuoco e l� lo raggiunse una ragazza che gli port• tutto quel che voleva. And• avanti benissimo finch‚ giunse mezzanotte e allora ud� un forte rumore sopra la testa e non pass• molto tempo che entrarono uno stallone e un toro i quali cominciarono a combattere. Lawrence non si mise mai contro di loro n‚ se ne allontan• e quelli, quando furono stanchi di combattere, uscirono. Egli si addorment• e non si svegli• fino a quando, il mattino, entr• il giovanotto, che fu sorpreso di vederlo vivo. Gli domand• se avesse visto qualcosa. - Ho visto uno stallone e un toro combattere con furia per circa due ore, - disse Lawrence. - E non hai avuto paura ? - disse il giovane. - No, - rispose Lawrence. - Se tu aspetti ancora questa notte ti dar• altre venti sterline, - dice il giovanotto. - Aspetter•, con piacere, - dice Lawrence. La seconda notte, press'a poco alle dieci, Lawrence stava per addormentarsi quando entrarono due arieti neri e cominciarono a combattere con violenza. Lawrence non si mise mai contro di loro n‚ se ne allontan• e quando suon• la mezzanotte se ne uscirono. Al mattino arriv• il giovanotto e gli chiese se la notte precedente avesse visto qualcosa. - Ho visto due arieti neri che combattevano, - disse Lawrence.

- Non hai avuto affatto paura? - disse il giovanotto. - No, - disse Lawrence. - Aspetta questa notte e ti dar• altre venti sterline, - dice il giovanotto. - Va bene, - dice Lawrence. La terza notte stava addormentandosi quando entr• un vecchio uomo grigio che gli disse: - Tu sei il migliore eroe d'Irlanda. Io sono morto vent'anni fa e in tutto questo tempo sono stato alla ricerca di un uomo come te. Vieni con me ora, e ti mostrer• le tue ricchezze; quando stavi sorvegliando la tomba di tua madre ti ho detto che c'erano grandi ricchezze in serbo per te. Port• Lawrence in una camera sotto terra e gli mostr• una grande pentola piena d'oro, poi gli disse: - Avrai tutto questo se darai venti sterline a Mary Kerrigan, la vedova, e otterrai per me il suo perdono per un torto che le ho fatto. Poi compra questa casa, sposa mia figlia e sarai ricco e felice finch‚ vivrai. Il mattino dopo il giovanotto arriv• da Lawrence e gli chiese se avesse visto qualcosa la notte precedente. - S�, - disse Lawrence, - ed Š certo che l… dentro ci sar… sempre uno spettro, ma nulla al mondo potrebbe spaventarmi. Se volete comprer• la casa con il terreno circostante. - Non chiedo soldi per la casa ma non mi disfer• del terreno per meno di mille sterline, e sono sicuro che non possedete una tale somma. - Io posseggo pi— di quanto servirebbe a comprare tutta la terra e tutte le mandrie che avete, - disse Lawrence. Quando il giovanotto sent� che Lawrence era cos� ricco, lo invit• ad andare a cena con lui. Lawrence lo segu� e quando la figlia del defunto lo vide, se ne innamor•. Lawrence and• alla casa di Mary Kerrigan e le diede venti sterline, ottenendo il suo perdono per il morto. Poi spos• la sorella del giovanotto ed ebbe una vita felice. Mor� come aveva vissuto, senza aver mai provato cos'Š la paura.

IL DIAVOLO. IL GATTO DEMONIACO [vedi nota dell'autore in appendice]. C'era in Connemara una donna, moglie di un pescatore, e poich‚ l'uomo era molto fortunato, essa aveva sempre da parte un bel po' di pesce pronto per essere portato al mercato. Ma con suo grande disappunto aveva trovato che un grosso gatto di notte entrava e divorava tutto il pesce pi— bello e di miglior qualit…. Tenne quindi accanto a s‚ un bastone e decise di stare in guardia. Un giorno mentre stava filando insieme a una donna, la casa divenne tutto a un tratto buia e la porta venne spalancata come da una raffica di bufera, mentre un enorme gatto nero entr• e and• dritto verso il fuoco; poi si gir• e ringhi• contro di loro. - Caspita, questo Š certamente il diavolo, - disse una ragazzina che era l� vicino e stava scegliendo il pesce. - Ti insegner• io a insultarmi! - disse il gatto, e saltandole addosso le graffi• un braccio fino a farlo sanguinare. Eccoti, disse quello, - un'altra volta sarai pi— educata quando un signore verr… a trovarti -. E con questo and• alla porta e la serr• per impedire che qualcuno di loro potesse uscire, perch‚ la ragazzina, piangendo forte di paura e di dolore, aveva fatto una corsa disperata per fuggire. Proprio in quel momento un uomo stava passando l� accanto, e udendo le grida, spalanc• la porta e cerc• di entrare; ma il gatto rimaneva sulla soglia e non lasciava passare nessuno. L'uomo allora lo attacc• con il suo bastone e gli assest• un bel colpaccio; il gatto per• era un osso duro da battere, infatti gli si scagli• contro e tanto gli gratt• la faccia e le mani che l'uomo infine gir• sui tacchi e corse via pi— in fretta che pot‚. - Adesso Š ora di cena, - disse il gatto drizzandosi per esaminare il pesce che era disteso sulle tavole. - Spero che oggi il pesce sia buono. Bene, non disturbatemi e non fate storie. Posso servirmi da solo -. E con ci• salt• su e cominci• a divorare tutto il pesce migliore mentre ringhiava alla donna. - Via, va via di l�, bestiaccia! - grid• quella dandogli un colpo con le molle del fuoco che, se solo non fosse stato un demonio, gli avrebbe spezzato la schiena. - Via di l�, niente pesce per te, oggi. Ma il gatto le fece solo un sogghigno e continu• a lacerare, rovinare e divorare il pesce, senza evidentemente risentire neppure un po' del colpo. A questo punto le due donne lo aggredirono con dei bastoni e gli diedero dei colpi tanto forti che sarebbero bastati a ucciderlo. Il gatto allora le fulmin• con lo sguardo e sput• fuoco; poi, con un salto, graffi• loro la testa e le braccia fino a farne scorrere il sangue, e le donne terrorizzate scapparono di casa urlando. Ben presto per• la padrona di casa ritorn• portando con s‚ una bottiglia di acqua benedetta, e guardando dentro vide il gatto che stava ancora divorando il pesce senza badarle. Cos� gli arriv• sopra in silenzio e senza una parola gli butt• addosso l'acqua benedetta. Aveva appena finito di farlo che un denso fumo nero riemp� la stanza,

e attraverso la foschia non si poteva vedere nient'altro se non i due occhi rossi del gatto che ardevano come carboni infuocati. Poi il fumo a poco a poco si dirad• e la donna vide il corpo di quell'essere che bruciava lentamente, finch‚ divenne secco e nero come un tizzone, e finalmente scomparve. Da quel giorno il pesce non fu pi— toccato n‚ rovinato, perch‚ il potere del maligno era stato spezzato, e il gatto demoniaco non fu mai pi— visto. IL LUNGO CUCCHIAIO. Una mattina d'estate il diavolo e l'uomo che passava a riscuotere le imposte di casa in casa nella zona di Bantry si accinsero a decidere su una scommessa che avevano fatto la sera precedente sopra una caraffa di punch. Volevano vedere chi al tramonto avrebbe avuto il bottino migliore ma nessuno dei due doveva prendere qualcosa che non fosse stato offerto con il consenso del donatore. Passando vicino a una casa udirono una povera donna gridare alla figlia indolente: - Ma guarda che roba! Che il diavolo ti porti, pigraccia d'una ragazza! Hai intenzione di alzarti oggi? - Oh, oh! - disse l'agente delle imposte, - qui c'Š lavoro per te, Nick. - Caro mio, - disse l'altro, - queste parole non le sono venute dal cuore; dobbiamo proseguire -. Passando di fronte alla capanna successiva, una donna sul muretto del recinto stava gridando al marito che dentro casa si aggiustava una scarpa: - Oh! Va all'inferno! Non hai rinchiuso i maiali, ed eccoli che stanno scavando con il grugno nei solchi delle patate. Che il diavolo se li porti a quel paese! - Un'altra fortuna inaspettata per te, - disse l'uomo del calamaio, ma il vecchio ladrone scosse le corna e agit• la coda. Cos� proseguirono, e al nero compare vennero offerti molti altri premi senza che lui ne prendesse nemmeno uno. C'era un ragazzo che giocava a biglie mentre avrebbe dovuto usare le mani nei campi per tagliare il grano; e poi c'era un fannullone d'un servo che dormiva con la faccia nell'erba quando avrebbe dovuto sarchiarla. Nessuno aveva pensato a offrire nemmeno un bicchiere di latticello all'uomo delle imposte, e infine il sole si trov• a meno di mezzo piede dall'orlo del monte Cooliagh. Proprio in quel momento stavano oltrepassando Monamolin quando una povera donna, che fuori dalla porta della capanna scolava la sua cena nel colabrodo, vedendo i due che stavano in piedi presso il recinto, url•: - Oh! Ecco l'uomo delle tasse. Che il diavolo se lo porti via di corsa! Finalmente ho preso qualcosa! - dice Nick. - Oh no, no! Non le veniva dal cuore, - dice l'esattore. Certo! Veniva dal punto pi— profondo del cuore. Non hai pi— scampo. Vieni dentro il

sacco, - dice aprendo la bocca del grande sacco nero. E, sia stato o no visto dopo di allora il diavolo fare la stessa strada, certo nessuno pot‚ pi— scorgere il suo compagno. LA CONTESSA KATHLEEN O'SHEA. Molto, molto tempo fa comparvero improvvisamente nell'antica Irlanda due mercanti sconosciuti di cui nessuno aveva mai udito parlare, che per• conoscevano perfettamente la lingua del paese. Avevano capelli neri trattenuti da cerchi d'oro e i loro abiti erano di una rara magnificenza. Sembravano entrambi della stessa et…; avevano l'apparenza di uomini di cinquant'anni perch‚ la loro fronte era piena di rughe e la barba sfumata di grigio. Nella locanda dove erano scesi i pomposi commercianti, si era cercato di penetrare nelle loro intenzioni, ma invano; conducevano una vita quieta e riservata e mentre erano fermi in quel luogo non avevano fatto che contare e ricontare, tirandoli fuori dalle loro borse, pezzi d'oro il cui giallo splendore poteva essere visto dalle finestre del loro alloggio. - Signori, - disse un giorno la padrona della locanda, - com'Š che essendo cos� ricchi, e quindi in grado di soccorrere la miseria del popolo, non fate alcuna opera buona? - Gentile locandiera, - rispose uno di loro, - non abbiamo osato fare l'elemosina all'onesto poveretto per timore di essere ingannati da coloro che si fingono poveri. Lasciate che il bisogno bussi alla nostra porta e apriremo. Il giorno seguente quando si sparse la voce che erano arrivati due ricchi stranieri pronti a donare il loro oro, una folla assedi• il loro appartamento, ma le facce di coloro che ne uscivano erano molto varie: alcuni avevano sul volto un'espressione di orgoglio, altri di vergogna. I due compari commerciavano in anime per il demonio. Le anime dei vecchi valevano venti pezzi d'oro, non un soldo di pi—, perch‚ Satana aveva avuto il tempo di fare la sua valutazione. L'anima di una signora veniva valutata cinquanta quando era bella e cento se era brutta. L'anima di una giovinetta raggiungeva una somma strepitosa: i fiori pi— freschi e puri sono i pi— cari. A quel tempo viveva in citt… un angelo di bellezza, la contessa Kathleen O'Shea. Era l'idolo del popolo e la provvidenza per gli indigenti. Appena venne a sapere che questi miscredenti approfittavano della miseria del popolo per rubare cuori a Dio, chiam• il suo maggiordomo. - Patrick, - gli disse, - quanti pezzi d'oro ci sono nei miei forzieri?

- Centomila. - Quanti gioielli? - Lo stesso valore dell'oro. - Quante propriet… in castelli, boschi e terre? - Il doppio del resto. - Molto bene, Patrick; vendi tutto ci• che non Š oro e portami il ricavato. Voglio solo tenere questa dimora e i terreni che la circondano. Due giorni dopo furono eseguiti gli ordini della pia Kathleen, e il tesoro fu distribuito ai poveri in proporzione ai loro bisogni. Questo, dice la tradizione, non s'accordava coi propositi del maligno, che non trovava pi— anime da acquistare. Con l'aiuto di un servo infame, penetrarono nel rifugio della nobile dama e le trafugarono il resto del suo tesoro. Invano lott• Kathleen con tutta la sua forza per salvare il contenuto dei forzieri: i ladri diabolici furono pi— forti. Se Kathleen avesse potuto farsi il segno della croce - aggiunge la leggendali avrebbe messi in fuga, ma le sue mani erano impedite. Il furto fu compiuto. I poveri chiesero ancora aiuto alla derubata Kathleen ma, ahimŠ, senza alcun risultato: non poteva pi— soccorrere la loro miseria. Dovette abbandonarli alla tentazione. Intanto, dovevano trascorrere solo otto giorni prima che grano e provvigioni arrivassero in abbondanza dalle terre d'occidente. Otto giorni come quelli erano un'eternit…. Otto giorni richiedevano una somma enorme per alleviare le esigenze della carestia e i poveri dovevano o soccombere nell'agonia della fame o, negando le sante massime del vangelo, vendere a scopo di lucro le loro anime, il dono pi— prezioso della prodiga mano dell'Onnipotente. E Kathleen non possedeva nulla perch‚ aveva dato anche la sua casa agli infelici. Pass• dodici ore in lacrime e lamenti, strappandosi i capelli del colore del sole e battendosi il petto bianco come un giglio; poi si alz• risoluta, animata da un intenso sentimento di disperazione. Si rec• dai mercanti d'anime. - Cosa volete? - chiesero. - Comprate anime? - S�, ancora qualcuna a vostro dispetto. Non Š forse cos�, santa dagli occhi di zaffiro? - Oggi vengo a offrirvi un affare, - ella replic•. - Cosa? - Ho un'anima da vendere, ma costa cara. - Che importa, se Š preziosa ? L'anima come il diamante Š valutata dalla sua trasparenza. - E' la mia. I due emissari di Satana fecero un balzo. I loro artigli erano serrati sotto i guanti di pelle, gli occhi grigi mandavano faville. L'anima pura, senza macchia, virginea di Kathleen... era un acquisto inestimabile. - Bella signora, quanto chiedete? - Centocinquantamila pezzi d'oro. - Al vostro servizio, - risposero i commercianti, e porsero a Kathleen una pergamena con un sigillo nero che ella con un brivido firm•.

Le venne versata la somma. Appena giunse a casa disse al maggiordomo: - Ecco, distribuisci questo; con il denaro che ti do i poveri possono resistere durante gli otto giorni che ancora restano, e neppure una delle loro anime verr… consegnata al demonio. Dopodich‚ si chiuse nella sua camera e diede ordine che nessuno la disturbasse. Passarono tre giorni: Kathleen non chiam• nessuno n‚ usc� dalla stanza. Quando la porta venne aperta la trovarono fredda e rigida: era morta di dolore. Ma la vendita della sua anima, cos� adorabile nella sua carit…, fu annullata dal Signore, perch‚ Kathleen aveva salvato i suoi concittadini da morte eterna. Passati otto giorni, molti vascelli portarono nell'Irlanda in preda alla carestia ingenti provviste di grano. Non era pi— possibile avere fame. Per quanto riguarda i commercianti, scomparvero dalla locanda senza che nessuno sapesse pi— che cosa ne fosse avvenuto. Ma i pescatori dell'Acqua Nera sostengono che, per ordine di Lucifero, giacciono incatenati in una prigione sotterranea finch‚ non riusciranno a restituire l'anima di Kathleen che era loro sfuggita. I TRE DESIDERI. In tempi lontani viveva un uomo di nome Billy Dawson, conosciuto per essere un gran furfante. Dicono che fosse disceso dalla famiglia dei Dawson e questa - suppongo - era la ragione per cui portava il loro nome. Billy, nei giorni della sua giovinezza, era il miglior campione d'Europa nel non fare nulla, e non c'era l'ombra d'essere umano che potesse uguagliarlo o stargli vicino in quanto a pigrizia; e in conseguenza della sua gran pratica a vivere in tal modo, potete star sicuri che se mai uomo potesse con quella farsi una fortuna, Billy l'avrebbe fatta. Billy era l'unico figlio di suo padre, a parte due figlie; ma quelle non hanno niente a che fare con la storia che vi sto raccontando. In realt… fu grazie al padre e al nonno se Billy era cos� di casa sia con la furfanteria che con la pigrizia; era infatti risaputo che nessun membro della sua stirpe aveva mai fatto un'azione onesta se non con intenzioni disoneste. In breve, era tutto sommato una gran bella parentela ed era una garanzia di buona reputazione. In quanto a Billy, tutta la scelleratezza della famiglia, sia quella semplice che quella con i fronzoli, gli era derivata a mo' di eredit…; era infatti successo che il padre, malgrado tutta la sua astuzia, non avesse nulla da lasciargli se non la propria furfanteria. Billy, per fargli giustizia, miglior• la fortuna che aveva ricevuto: ogni giornata lo vedeva addentrarsi di pi— nella disonest… e nella povert…, finch‚ alla lunga fu conosciuto da tutti per essere il pi— completo imbroglione e il pi— misero vagabondo dell'intera parrocchia. Il padre di Billy, quando era giovane, era stato spesso costretto a constatare l'inconveniente di non avere un mestiere a causa di qualche

bel punto della legge chiamata ®Legge sugli Ambulanti¯, che a volte gli dava dei fastidi. A causa di questi inconvenienti prese la decisione di dare un'occupazione a Bill e lo mise quindi a bottega da un fabbro; ma era un enigma per il padre se Bill doveva viverci o morirci con i suoi maneggi, sebbene i vicini dicessero che entrambe le cose erano molto probabili. In ogni caso fu messo a imparare il mestiere da un fabbro ferraio per sette anni e il suo padrone ebbe del filo da torcere a trattare con lui. Per•, poich‚ Bill era un tale fannullone e un tale furfante che tenerlo a posto avrebbe fatto scappare la pazienza a un santo, egli adott• il metodo giusto. - Bill, - gli disse il suo padrone un giorno in cui lui era andato a prendere il sole vicino ai fossi invece di badare ai suoi lavori, - Bill, ragazzo mio, mi fa male al cuore vederti in un tale cattivo stato di salute. Tu sei molto malato di quel disturbo che si chiama "ubiquitudine"; - dice, - penso per• di poterti curare. Niente ti far… star meglio che tre o quattro forti dosi al giorno di una medicina chiamata olio di nocciolo. Adesso prendine la prima dose, - dice. E immediatamente lo colp� con un randello di nocciolo fino a far s� che a Bill le ossa facessero male per una settimana. - Se tu fossi mio figlio, - disse il padrone, - ti assicuro che, finch‚ mi rimanesse un briciolo di buon senso in zucca, ti farei cambiare strada io. Se lavorare fosse un peccato, Bill, non ci sarebbe mai stato un mangiapane pi— innocente di te. Di brava gente ce n'Š poca, tu pensi; comunque sia te lo do come un avvertimento: devi prendere la tua medicina finch‚ sarai guarito, in qualsiasi momento ti capiti di avere un simile attacco di male. Da allora in poi fece sgobbare Bill e appena ritornava quel disturbo non manc• mai di dargliene una bella dose perch‚ migliorasse. Col passar del tempo per• Bill divenne uomo e fu padrone di se stesso, ma avrebbe messo in imbarazzo un santo sapere se la cosa che il mondo apprezzava di pi— nel giovane fosse l'uomo o il padrone. Prese subito moglie, e non c'Š ombra di dubbio che se lui la teneva a whiskey e zucchero, lei lo teneva ad acqua bollente. Bill beveva e lei beveva; Bill bisticciava e lei bisticciava; Bill era pigro e lei era pigra; Bill la bastonava e lei bastonava Bill. Bill le faceva venire un occhio nero e lei faceva altrettanto, solo per tenersi in pari. Mai venne benedetta una coppia cos� ben assortita: ed era proprio un bello spettacolo vederli tutti e due, all'ora di colazione, ammiccare l'un l'altro attraverso il cesto delle patate, Bill con il suo occhio destro nero e lei con il sinistro. In breve, erano sulla bocca di tutto il paese; e vedere Bill al mattino che barcollava ubriaco verso casa, con le maniche della camicia arrotolate sulle braccia sporche di fuliggine, il petto nudo e un vecchio grembiule di pelle sbrindellato con un angolo rimboccato sotto la cintura, che un momento cantava, e quello dopo bisticciava con sua moglie; e lei che gli barcollava vicino, con un occhio di colore diverso dall'altro, come si Š detto, un cappello sporco e stracciato messo di traverso sulla testa, un paio di vecchie ciabatte di Bill ai piedi, un bambino strillante in braccio, che ora batteva e trascinava Bill, ora lo baciava e abbracciava... S�! Era proprio uno spettacolo piacevole da vedersi questa amabile coppia in tale stato.

Tutto ci• poteva andare bene per un po', ma non poteva durare. Erano pigri, ubriachi e si comportavano male; non era pensabile che ottenessero nemmeno una candela da un soldo sulla loro parola. Erano naturalmente ridotti in condizioni pietose e, caspita, si resero presto conto che i loro bisticci e il loro bere e la loro pigrizia li rendevano lo zimbello dei vicini, ma n‚ procuravano cibo ai loro figli o mettevano un cappotto sulle loro spalle, n‚ soddisfacevano il padrone di casa quando veniva a riscuotere quanto gli spettava. Tuttavia quell'impareggiabile Bill era un tipo divertente per i forestieri sebbene fosse, come si Š detto, il pi— grande furfante che non sia finito sulla forca. Un giorno se ne stava in piedi appoggiato alla sua incudine completamente assorto nei suoi pensieri, scervellandosi su come avrebbe potuto mettere insieme un pasto per la famiglia. La moglie stava gridando e bestemmiando in casa, mentre quelle creature nude dei suoi figli le strillavano intorno le ginocchia per avere da mangiare. Bill era proprio in un bel pasticcio e non sapeva come o dove andare a sbattere, quand'ecco che un povero vecchio mendicante rinsecchito entr• nella fucina traballando sul suo bastone. Una lunga barba bianca gli scendeva dal mento e aveva l'aria cos� magra e affamata che si sarebbe potuto pensare di riuscire a mandarlo al di l… della casa con un soffio. Bill in quel momento era stato ridotto alla ragione dalle sofferenze e il suo cuore fu toccato da piet… verso il vecchio perch‚, guardandolo una seconda volta, vide chiaramente sul suo volto la fame e il patimento. - Dio vi protegga, brav'uomo! - disse Bill. Il vecchio fece un sospiro e sollevandosi con gran fatica sul suo bastone guard• Bill in modo implorante. - Che Dio protegga anche te! - disse quello. - Forse sei in grado di dare a un povero vecchio, affamato e disperato, un boccone di qualcosa da mangiare! Lo vedi da te che non posso lavorare. Se potessi, non accetterei aiuti da nessuno. - Accidenti, brav'uomo, - disse Bill; - se sapeste con chi state parlando chiedereste prima una zangola a una scimmia piuttosto che cibo o denaro a me. Nei tre regni non c'Š furfante che sia sviato come me sia dall'uno che dall'altro. Mia moglie l… dentro mi sta mandando maledizioni a palate e i bambini cantano la melodia dei gatti per confortarla. Credetemi sulla parola, pover'uomo, se io avessi cibo o denaro vi aiuterei, perch‚ mentre vi sto parlando so particolarmente bene cosa vuol dire averne bisogno. Sacco vuoto non sta in piedi, amico! Fin qui Bill gli aveva detto la verit…. Quella buona intenzione gli albergava nel cuore perch‚ si era trovato sullo stesso piano del mendicante e nulla abbassa l'orgoglio e ammorbidisce il cuore come il provare cos'Š aver bisogno. - Beh! Sei in uno stato peggiore del mio, - disse il vecchio. Tu hai una famiglia a cui provvedere e io devo mantenere solo me stesso. - Potete giurarci sulla Bibbia, mio buon vecchio, - rispose Bill. - Ma venite, far• per voi quello che posso; sistematevi qui vicino al fuoco e io dar• una o due soffiate con il mantice che vi scalderanno il vecchio sangue che avete in corpo. E' una giornata di neve fredda e

orribile e un bel caldo vi far… bene. - Grazie di cuore, - disse il vecchio. - Ho freddo davvero e scaldarmi al tuo fuoco mi far… bene, ti assicuro. Oh, Š una giornata proprio gelida, che Dio la benedica. Poi si sedette e Bill diede un colpo per attizzare il fuoco che presto fece arretrare dal calore il forestiero. In poco tempo si sent� ristorato e quando le sue giunture non furono pi— intirizzite, si abbotton• e si prepar• a partire. - Tu, - disse a Bill, - non avevi cibo da darmi, ma ci• che potevi fare lo hai fatto. Esprimi tre desideri a tua scelta e qualunque essi siano ti do la mia parola che saranno esauditi. Ora, la verit… Š che a Bill, sebbene si credesse un grand'uomo in quanto ad astuzia, mancava un buon quarto per essere quadrato, perch‚ c'Š sempre una gran differenza tra un uomo assennato e una canaglia. Bill era un tal furfante che non poteva, neppure ne fosse andato della sua vita, esprimere un desiderio onesto, quindi se ne stette a grattarsi la testa imbarazzato. - Tre desideri! - disse. - Bene, fatemi pensare... Avete detto tre? - S�, - rispose lo straniero. - Tre desideri. Questo Š ci• che ho detto. - Bene, - disse Bill, - cominciamo. Ah! Lasciate che ci pensi su, mio buon vecchio. Caspita, imbroglier• la parrocchia intera se Š vero ci• che dici. Li truffer• a dozzine, ricchi e poveri, giovani e vecchi. Lasciate che ci pensi su. Ah, ce l'ho! - E si batt‚ la fronte al colmo della gioia. - Accidenti, siete proprio il tipo giusto da incontrare in una mattina gelida quando un uomo vuole far colazione; e mi dispiace di non avere n‚ denaro n‚ credito per prendere una bottiglia di whiskey in modo da farci assieme la nostra bevuta mattutina. - Bene, ma sentiamo i desideri, - disse il vecchio. - Ho poco tempo e non posso stare ancora molto. - Vedete questo maglio? - disse Bill. - In primo luogo vorrei che chiunque lo prendesse in mano non potesse pi— lasciarlo finch‚ io gli avr• dato il permesso, e che chiunque comincia a usarlo per martellare non possa pi— smettere finch‚ mi andr… di liberarlo. - Secondo: ho una poltrona e vorrei che chiunque vi si sedesse non potesse mai alzarsene se non con il mio permesso. - E terzo: che qualunque somma di denaro io metter• in borsa, nessuno possa mai toglierla di l� se non io stesso. - Diavolo d'un mascalzone! - dice il vecchio in uno scoppio d'ira agitando il bastone davanti al naso di Bill, - perch‚ non hai chiesto qualcosa che ti servisse sia ora che dopo? Certamente Š chiaro come il sole che nei domini di Sua Maest… non c'Š furfante che abbia pi— bisogno di entrambe le cose. - Oh! Per gli undici apostoli, - disse Bill, - l'avevo completamente dimenticato. Forse sareste cos� cortese da lasciarmene cambiare uno? Se mi date un'altra possibilit… far• il pi— bel desiderio che sia mai stato fatto. - Sparisci, dannato, - disse il vecchio ancora furibondo. - Il tuo giorno di grazia Š finito. Per tutto questo tempo non ti ha nemmeno sfiorato il pensiero di chi fosse chi ti stava parlando. Sono San Morocheo, mascalzone, e ti avevo dato una opportunit… di fare qualcosa

per te e la tua famiglia; ma tu l'hai sprecata e ora il tuo destino Š segnato, sporco spauracchio dissoluto. Certo tutti sanno cosa sei! Non siete forse sulla bocca di tutti il sinonimo della depravazione, tu e quella bisbetica di tua moglie? Se mai ti capitasse di incrociarmi di nuovo, per tutti i Santi, ti mander• l… dove non gelerai, briccone. Poi assest• un colpo di randello in testa a Bill e lo lasci• lungo disteso accanto al mantice, diede un calcio a un secchio rotto del carbone togliendoselo dai piedi, e lasci• furibondo la fornace. Quando Bill si riebbe dagli effetti del colpo e cominci• a pensare a quello che era successo, avrebbe potuto squartarsi dalla rabbia per non aver chiesto come uno dei desideri almeno grandi ricchezze, ma adesso il dado era tratto, e lui poteva solo ricavare il massimo dai tre desideri che aveva scelto a casaccio. Medit• su come avrebbe potuto trarne miglior profitto e qui gli venne in aiuto la sua furbizia. Cominci• a mandare a chiamare i suoi vicini pi— ricchi con il pretesto di affari e quando li ebbe sotto il suo tetto offr� loro la poltrona per accomodarsi. Adesso li aveva al sicuro, n‚ tutta l'abilit… umana avrebbe potuto liberarli, se il degno Bill non fosse stato d'accordo. Il piano di Bill era di concludere l'affare migliore prima di liberare i suoi prigionieri; e figurarsi poi se lui non sapeva come spremere le loro borse! Non ci fu un ricco in tutto il paese che egli non ®pel•¯. Il pastore della parrocchia fu spremuto abbondantemente, come pure l'avvocato, e un ricco procuratore che si era ritirato dall'attivit… giur• che la stessa Corte di Giustizia era un paradiso a paragone della sedia di Bill. Questo metodo and• molto bene per un po'. Per• la fama della sua sedia presto si diffuse e anche quella del maglio. Dopo poco tempo alla sua porta non si vedeva pi— nemmeno l'ombra di un uomo, una donna o un bambino; tutti evitavano lui e i suoi arnesi come avrebbero fatto con un fucile a molla o una trappola. Bill fintanto che era riuscito a pelare i suoi vicini, non aveva alzato mai un dito e cos� quando gli finirono i soldi si ritrov• pi— povero che mai. Per di pi— la sua reputazione era cinquanta volte peggiore di prima perch‚ era opinione di tutti che avesse traffici con il ®vecchio compare¯. Adesso niente poteva superare la sua miseria, le sue difficolt…, il suo cattivo carattere. Lui, la moglie, i bambini bisticciavano l'uno con l'altro. Tutti li odiavano, mandavano loro maledizioni e li evitavano. La gente pensava che fossero a conoscenza di pi— cose di quante dei cristiani dovrebbero conoscere. Questo, certo, arriv• alle orecchie di Bill e lo irrit• moltissimo. Un giorno stava camminando per i campi pensando a come avrebbe potuto far soffiare di nuovo un vento propizio; la giornata era scura, e prima di fermarsi si trov• al fondo di una valletta solitaria coperta di grandi cespugli che crescevano su entrambi i lati. ®Bene, - pens•, quando ogni altro mezzo per racimolar denaro era stato scartato, - si dice che io abbia fatto lega con il "vecchio compare" e poich‚ Š sciocco avere la fama di questa relazione senza averne i vantaggi, sono pronto in ogni momento a fare un patto con lui¯. - Quindi, - disse alzando la voce, Nick, dannato, se ti Š comodo e se ne hai voglia, perch‚ startene fuori? Fa' vedere la tua gamba buona. Qui c'Š l'uomo per te.

Le parole gli erano appena uscite di bocca che un vecchio signore dall'aria seria e triste, simile a un avvocato, si diresse verso di lui. Bill gli guard• il piede e vide lo zoccolo: - 'Giorno, Nick, - dice Bill. - 'Giorno Bill, - dice Nick. - Ebbene, Bill, che notizie ci sono? - Non ne ho sentite gran che, ultimamente, - dice Bill. - Ce n'Š qualcuna di "fresca" l… sotto? - Non so dirtelo di preciso, Bill. Attualmente passo poco tempo sotto; i Conservatori sono in carica e di conseguenza ho le mani in pasta in troppi affari quass— per prestare molta attenzione a qualsiasi altra cosa. - Bel posto questo, signore, - dice Bill, - per farsi una passeggiatina igienica. Quando voglio farmi venire appetito, anch'io vengo spesso da queste parti... Ehm! Un pasto sostanzioso Š molto dannoso se non si fa esercizio. - Pasto sostanzioso? Su, su, Bill. Sai bene che non hai assaggiato un boccone nelle ultime ventiquattr'ore. - E' una grossa bugia, Nick. Questa mattina mi sono mangiato una colazione che ti avrebbe fatto ingrassare di dieci chili se solo l'avessi annusata. - Lasciamo perdere. Questo non Š il punto. Cos'Š che stavi borbottando fra te e te poco fa? Se vuoi arrivare al nocciolo, sono qui a tua disposizione. - Nick, sei una lagna, - disse Bill. - Non ti manca altro che un paio di brache alla Brian O'Lynn. Effettivamente Bill era deciso a far parlare per primo il suo compagno sull'affare perch‚ aveva sentito spesso dire che in quel caso, facendo la debita attenzione da parte sua, avrebbe potuto alla lunga avere la meglio. L'altro per• gli teneva testa. - Di che specie era l'abito di Brian? - chiese Nick. - Beh! Tu conosci la canzone... - disse Bill. Per Brian O'Lynn non aver brache era un guaio, ma prende una pecora e se ne fa un paio. - Con dentro la lana e fuori la pelle - fa Brian O'Lynn, - saran "fresche" e belle. - Te ne servirebbe un paio "fresco", Nick. - Siete molto faceto oggi, signor Dawson. - E ne ho ben motivo, - disse Bill. - Sono un uomo tranquillo e con una buona posizione nel mondo. Ho un mucchio di soldi, molte cose buone da mangiare e da bere, e cosa dovrebbe desiderare di pi— un uomo? - Vero, - disse l'altro, - eppure Š piuttosto curioso che un uomo cos� rispettabile non abbia nel suo vestiario sei pollici di tessuto che non siano bucati. Tu sei il pezzente pi— nudo su cui abbia mai posato gli occhi. Perfettamente vestito per una festa di spaventapasseri, William. - E' un mio ghiribizzo, Nick. Non mi metto al lavoro come un signore. Questo Š il mio vestito da fucina. - Ebbene, allora per quale ragione mi hai chiamato qui? disse l'altro.

- Puoi pure parlare chiaro, ti assicuro; perch‚, amico mio, se non lo fai "tu", "io" non posso proprio. Annusa questo. - Annuso anche di pi—, - disse Bill, - e fra parentesi ti ringrazio di starmi dalla parte del vento. Maledizione allo zolfo! Ecco, questo Š ci• che si dice un miglioramento nella mia condizione. Ma visto che sei cos� formale, - dice Bill, - detta per intero la cosa Š che... ehm... vedi, io sono... senza dubbio lo sai che io ho un mio mestiere ben avviato, e che se voglio non mi trovo nei pasticci, ma intanto sono in un certo... un certo... non afferri? E Bill ammicc• con aria d'intesa sperando di indurlo con l'inganno a fare la prima proposta. - Devi parlare apertamente, amico mio, - dice l'altro. - Io sono un uomo di poche parole, spiccio e onesto. Se hai qualcosa da dire sii chiaro. Non pensare che possa perder tempo con una miserabile canaglia come te. - Bene, - dice Bill. - Voglio denaro, allora, e sono pronto a venire a patti. Cosa hai da dirmi al riguardo, Nick? - Fammi pensare... lascia che ti dia un'occhiata, - dice il suo compare facendolo girare tutt'attorno. Dunque, Bill, non sei forse il pi— perfetto spaventapasseri che sia mai stato sulle sue due gambe? - Ti faccio di nuovo da secondo violino, allora, - dice Bill. - Te ne stai l� con lo stemma dei furfanti stampato sotto gli occhi e... - Non disprezzare i furfanti, - disse Bill, - e non parlare in maniera denigratoria della tua stessa insegna nobiliare. -E cosa potresti ottenere, sfacciato d'una canaglia, se fossi messo all'asta? - Caspita, avrei pi— persone che farebbero offerte di te, disse Bill. - Se tu dovessi andare all'asta domani, ti dico che farebbero un'offerta in gi— per arrivare a quanto vali, Nicholas. Non abbiamo monete abbastanza piccole per comprarti. - Beh, lasciamo perdere! - disse Nick. - Se sei disposto a essere mio allo scadere di sette anni, ti dar• pi— denaro di quanto mai sia valsa la tua razza di furfanti. - Affare fatto! - disse Bill. - Ma che non si screditi la mia famiglia, comunque; quindi gi— i soldi e non fare il negriero. Il denaro pattuito fu versato, ma siccome nessuno era presente eccetto chi dava e chi riceveva, non si seppe mai l'ammontare di ci• che Bill ricevette. - Non vuoi lasciarmi un soldino portafortuna? - disse il vecchio signore. - Puah! - disse Bill. - Un vecchio ricco come te non pu• averne bisogno; comunque ti auguro cattiva fortuna, con tutto il cuore, e dirlo a te Š come lustrare col grasso un pingue maiale. Vattene adesso o commetter• suicidio su di te. La tua assenza Š un tonico per la maggior parte della gente, vecchio dissoluto infernale. Hai offeso il mio senso morale persino nel breve tempo in cui sei restato con me, e infatti non mi trovo virtuoso come lo ero prima. - E' questa la tua gratitudine, Billy? - Stai parlando di gratitudine tu? Mi chiedo come a nominarla non diventi rosso. Comunque, quando ritorni, se ti porterai un terzo

occhio sulla testa vedrai cosa voglio dire, mio caro Nicholas. Appena Bill ebbe parlato, il vecchio signore salt• il fosso, dirigendosi verso "Downing" Street, dove si ritiene che ultimamente possegga molta influenza. E Bill cominci• gradualmente a mettersi in mostra ma fece ancora un po' il suo mestiere per gettare fumo negli occhi dei vicini. In pochissimo tempo, tuttavia, divenne un uomo importante. Certo, finch‚ era stato un furfante povero nessuna persona perbene gli avrebbe parlato; persino i superbi servitori della Locanda Grande torcevano il naso di fronte a lui. E Bill meritava bene che gli altri lo considerassero poco, perch‚ era abbastanza miserabile da considerarsi poco lui stesso. Ma quando si vide e si seppe che aveva un mare di denaro, fu stupefacente vedere come, sebbene adesso fosse un furfante peggiore che mai, coloro che prima lo disprezzavano cominciassero a stargli attorno e a cercare la sua compagnia. Bill d'altra parte non aveva n‚ il buon senso n‚ l'intelligenza di tenere a distanza quegli amici della ®buona stagione¯, non lui; al contrario, era fiero di essere visto in compagnia di gente per bene e finch‚ dur• il denaro fu tutto un ®ehil…, compare, che piacere incontrarti!¯ tra lui e ogni gironzolone di bell'aspetto che avesse un cavallo sotto di s‚, un bel mantello sulla schiena e buon appetito per mangiare i suoi pranzi. Con le ricchezze e tutto il resto, Bill era sempre lo stesso, ma in un modo o nell'altro c'Š una bella differenza tra un dissoluto ricco e uno povero, e Bill lo constat• per esperienza propria in entrambi i casi. Prima che fosse trascorsa la met… dei sette anni, Bill aveva la sua carrozza e il suo equipaggio; era culo e camicia con Lord Tizio e Lord Caio, teneva cani da caccia e cacciatori, era l'uomo pi— sportivo della zona di Curragh, proteggeva ogni canaglia buona a fare a pugni che potesse trovare, e scommetteva giorno e notte su carte, dadi e cavalli. In breve, se Bill fosse anche stato di sangue nobile, ma non avesse fatto tutte queste cose, non avrebbe potuto presumere di mescolarsi con le persone di sangue blu in voga al suo tempo. Tuttavia un vecchio proverbio dice che ®ci• che si Š ottenuto sopra la schiena del diavolo Š sicuro che vada a finirci sotto¯; e nel caso di Bill questo proverbio si dimostr• vero. In breve, il ®vecchio compare¯ stesso non pot‚ fornirgli il denaro con la stessa velocit… con la quale Billy lo faceva volare via: per Bill, era tutto un ®entrare e uscire¯ senza problemi e cos�, come era prevedibile, prima ancora che mancassero due anni al tempo stabilito, egli trov• che la sua borsa era vuota. E ora si venne a conoscere il valore dei suoi amici della bella stagione. Quando si scopr� che di soldi non ce n'erano pi— in abbondanza, che la scuderia di cavalli e le carrozze e i cani da caccia stavano andando alla malora, frrr! scomparvero amici, parenti, compagni di bevute, commensali, lacchŠ e tutti gli altri, come uno stormo di corvi che avesse annusato la polvere da sparo. Bill presto rotol• in basso, settimana dopo settimana e giorno dopo giorno, al punto che fu infine obbligato a indossare il grembiule di pelle e a darsi di nuovo al martello; e non solo questo, poich‚ nessuna esperienza poteva renderlo saggio, cominci• ancora una volta le sue

zuffe da bettola, i suoi bisticci con Judy, e riprese i suoi pasti sostanziosi a base di patate asciutte e sale. Adesso inoltre gli vennero addosso, taglienti come rasoi, le lingue di tutti coloro che lo conoscevano. Quelli che Bill aveva disprezzato perch‚ erano poveri e lui ricco, ora lo ripagavano del suo disprezzo con in pi— l'interesse; e quelli con cui si era misurato perch‚ erano ricchi e che lo avevano approvato solo a causa del suo denaro gli rivolgevano le parole pi— dure che avessero sulla lingua. Che il diavolo gliene renda merito! Bill meritava tutto questo e pi— ancora, se pi— ne avesse ricevuto. Bill per•, che era un peccatore incallito, non perse un'oncia sola di ciccia per quello che veniva detto a lui o di lui. Non Bill. Imprec•, litig•, spergiur• e intrig• come al solito, imbrogliando tutti quelli che poteva, e di sicuro nessuno era in grado di stargli alla pari in quanto a scelleratezze di ogni tipo e misura. Infine i sette anni giunsero a compimento e Bill una mattina era seduto nella sua fucina sobrio e affamato, con la moglie che lo insultava e i bambini che strillavano, come prima. Stava pensando a come potesse rubacchiare una colazione a qualche onesto vicino per tappare le loro bocche e anche la propria, quand'ecco che gli viene incontro il vecchio Nick a richiedere il suo pegno. - 'Giorno, Bill, - dice con un sogghigno. - Al diavolo il benvenuto! - dice Bill, - hai proprio una buona memoria. - Tra due uomini "onesti", un patto Š un patto in qualsiasi momento, - dice Satana. - E quando parlo di uomini onesti intendo "te stesso" e "me", Bill. E gli strizz• l'occhio per prendersi gioco dello sventurato briccone per cui era venuto. - Nick, mio degno compare, - disse Bill, - abbi cuore, non vorrai giocarmi un tale tiro meschino, non vorrai screditare la tua stessa reputazione mettendo pi— peso ancora su un uomo che sta precipitando. Tu sai cosa vuol dire essere cacciato gi—, mio caro, quindi gambe in spalla e trasferisciti da qualche altra parte. Una passeggiata al "fresco" ti servir… di pi— della mia compagnia, Nicholas. - E' inutile sottrarsi, Bill, - disse il suo amico, - i tuoi giochetti truffaldini possono permetterti di imbrogliare altri, ma non imbroglierai me, direi. Non ti manca niente per diventare perfetto nel tuo genere, tranne fare un viaggio, e sotto la mia guida viaggerai, Billy. No, no, io non sono il tipo da lasciarsi imbrogliare, mio buon amico; ho una... una... opinione troppo buona di me per pensare che tu possa mettere nel sacco l'egregio signor Nicholas Clutie... ehm! - Puoi anche sogghignare, dannato, - rispose Bill, - ma ti dico che ho messo nel sacco uomini che potevano bagnarti il naso. Dispera, scellerato, se ti dico che nessun procuratore ha potuto tenermi testa. Nell'udire questo l'espressione di Satana si fece incerta; si scompose e si agit• irrequieto e aveva l'aria di non essere completamente a suo agio. - In questo caso allora, - dice, - pi— presto t'imbroglio e meglio Š. Mettiti in marcia per i "Paesi Bassi". - Si Š arrivati davvero a questo? - disse Bill. - Stai per fare il mascalzone, alla fin fine?

- Parola d'onore, Bill. - Abbi pazienza allora, dannato, che termini questo ferro di cavallo. E' l'ultimo di una serie che sto finendo per i cavalli di uno dei tuoi amici, il procuratore. E, Nick, io odio la pigrizia; sai che Š la madre delle cattive azioni; prendi questo maglio e dai una dozzina di colpi o gi— di l�, finch‚ me ne libero: e poi eccomi a te, se cos� deve essere. Poi diede un colpo al mantice che mand• mezzo chilo di fuliggine in faccia a PiŠ di capra, afferr• rapidamente il ferro incandescente e mise Satana a martellare come un dannato. - Caspita, - gli dice Bill quando il ferro fu terminato, sarebbe mille volte peccato che il maglio dovesse uscirti di mano; il grande Parra Gow era un bambino in confronto a te; sei un bestione cos� in gamba! Beh, fai esercizio finch‚ saluto moglie e figli, e poi sono a disposizione. Bill usc�, certo senza la minima idea di tornare indietro, non pi— di quella che Nick aveva di non poter smettere di martellare, ma in effetti non ci riusc�, e fu obbligato a continuare a lavorare come se lo stesse facendo per scommessa. Era proprio ci• che Bill voleva. Era obbligato ora a martellare finch‚ a Bill non fosse piaciuto di liberarlo: e cos� lo lasciamo, impegnato molto alacremente, mentre ci occupiamo del degno individuo che lo ha messo nei pasticci. Bill nel frattempo lasci• il suo rifugio e si mise a girare qua e l… per la regione; fece qualche lavoro a giornata dove trovava, e in questo modo and• da un posto all'altro finch‚ nel giro di un mese ritorn• con aria imperturbabile nella sua fucina, per vedere com'erano andate le cose in sua assenza. L… trov• Satana furibondo, con il sudore che gli usciva a torrenti, che martellava con tutte le sue forze sull'incudine vuota. Bill appoggi• con tutta calma la schiena al muro, mise il cappello di traverso, ficc• le mani nelle tasche delle brache e cominci• a fischiettare la danza di "Shaun Gow". Infine disse in tono tranquillo e bonario: - 'Giorno Nick! - Oh! - disse Nick continuando a martellare. - Oh, furfante stradistillato (tump!), possa la pi— raffinata, decorata (tump!), ricorretta, super-extra e originale (tump!) collezione di insulti che mai fu radunata (tump! ) in un solo mazzolino di fiori profumati di scarogna (tump! ) brillare nell'occhiello della tua coscienza (tump!) fintanto che il tuo nome sar… Bill Dawson! Ti denuncio (tump!) in quanto furfante ultra-raffinato, perfetta canaglia forgiata a caldo (tump! ) in confronto a cui tutte le altre canaglie che ho mai conosciuto (tump! ), inclusi i procuratori, sono onest'uomini. Ti marchio (tump!) come la perla degli impostori, un farabutto dalla testa ai piedi (tump!) Ti denuncio, - lo ripeto, - per lo scellerato trattamento (tump!) che ho ricevuto per mano tua durante questo infausto (tump!) e sventurato affare tra di noi; perch‚ (tump! ) Š sotto ogni punto di vista sventurato colui che ha qualcosa a che fare con (tump!) un tale eccellente e perfetto truffatore. - Sei surriscaldato, Nicky, - disse Bill; - che cosa ti fa adirare cos�, vecchio dannato ? Certo se Š per tua volont… e tuo piacere che fai esercizio alla mia incudine non devo essere io ingiuriato per

questo. Sulla mia parola, Nicky, dovresti arrossire a usare un tale linguaggio da mascalzone, che si addice cos� poco al tuo carattere serio. Non puoi dire che sono stato io a metterti a martellare a una incudine vuota, manigoldo. Ma giacch‚ sei cos� industrioso, dico semplicemente che sarebbe mille volte peccato toglierti di l�. Nick, amo profondamente l'operosit… e sempre la incoraggio; quindi continua a lavorare. Non ti capita spesso di passare il tuo tempo in un modo cos� degno di stima; temo che se non ti occupassi di questo combineresti qualcosa di peggio. - Bill, abbi cuore, - disse quell'essere attivo, - non vorrai mettere un altro peso su un uomo che sta precipitando, vero? Non vorrai disonorare la tua reputazione con una tale iniquit…, quale il tenere un signore inoffensivo, avanti negli anni, a un lavoro ignobile e sconveniente come questo. La generosit… Š la tua maggior virt—, Bill; non che tu non ne abbia molte altre eccellenti oltre a questa, tra le quali, come tu stesso dici, includo l'operosit…; tuttavia Š nella generosit… che tu brilli. Su, Bill, fatti onore e liberami. - Di' le condizioni, mascalzone. - Sei al di sopra di ogni condizione, William; un essere generoso come te non pensa a condizioni. - Arrivederci, vecchio gentiluomo, - disse Bill con aria flemmatica, - passer• a vederti una volta al mese. - No, no Bill, individuo infern... eccellente, onorevole e delizioso, non cos� in fretta, non cos� in fretta. Su, di' le tue condizioni, maled... mio caro Bill; di' le tue condizioni. - Ancora sette anni. - Sono d'accordo ma... - E la stessa provvista di denaro di prima, qui, sull'unghia. - Molto bene, molto bene. Sei piuttosto semplice, piuttosto conciliante, devo ammettere. Bene, non importa. I giochi devono ancora camb... ehm. Sei un individuo estremamente semplice Bill; tuttavia verr… un giorno, mio caro Bill ... verr…... - Cosa brontoli, vagabondo? Un'altra parola e raddoppio le condizioni. - Silenzio William, silenzio, "tace" (Š latino, per dire ®mosca! ¯). - Ancora sette anni di grazia e la stessa quantit… di occorrente ottenuta prima. S� o no? - Di grazia, Bill! S�, s�, s�! Ecco il denaro in contanti. Accetto i termini. Cribbio, la canaglia... di grazia, Bill! - Bene, ora lascia cadere il martello e scompari, - dice Bill, ma cosa ne pensi di prendere questo maglio mentre sei qui e di darmi una... eh! perch‚ tutta questa fretta? - aggiunse vedendo che Satana si ritirava a ultravelocit…. - Ehi, Nicholas! - url•. - Torna indietro; dimentichi qualcosa!E quando il vecchio signore si volt•, Bill gli agit• dietro il martello, al che quello spar� del tutto. Billy riprese il suo vecchio andazzo e, cosa che fa ben vedere di che genere di persone Š fatto il mondo, riattacc• ancora con le vecchie compagnie. Quando videro che aveva di nuovo il denaro e che lo seminava intorno a s‚ in tutte le direzioni, cominciarono subito a trovare giustificazioni per la sua precedente eccessiva prodigalit…. - Di' pure quel che ti pare, - diceva uno, - ma Bill Dawson Š un tipo

di spirito, e spande il denaro come un principe. - Non Š mai esistito uomo cos� ospitale, sia in casa che fuori,diceva un altro. - Il suo unico difetto Š semmai, - osservava un terzo, - che Š troppo generoso e non conosce il valore del denaro; il suo difetto Š dalla parte giusta per•. - Ha del fegato! - diceva un quarto; - mantiene una tavola coi fiocchi, vini di prim'ordine e un benvenuto permanente per i suoi amici. - Beh, - diceva un quinto, - se non si gode il denaro mentre Š vivo, non lo far… certo da morto. Quindi: lunga vita a lui e che la sua borsa abbia una gola sempre pi— ampia! In verit… le stesse persone che si stavano rimpinzando a sue spese lo disprezzavano di cuore. Sapevano molto bene per• come prenderlo dal lato debole. Lodate la sua generosit… e farebbe qualsiasi cosa; chiamatelo uomo di spirito e potreste spellarlo sotto i suoi occhi. A volte gettava una borsa di ghinee a questa canaglia, altre volte a quell'adulatore, una terza a un bravaccio e una quarta a uno squattrinato libertino, e tutto per convincerli che lui era un amico sincero, un uomo dall'animo coraggioso e liberale. Ma mai si seppe che avesse aiutato una famiglia virtuosa e in difficolt…, assistito la vedova o gli orfani, o fatto qualsiasi altra azione veramente utile. Si deve supporre che la ragione di tutto questo fosse che, spendendo il denaro, come fa la maggior parte della gente sulla terra, al servizio del diavolo con l'aiuto del quale l'aveva ottenuto, non gli era concesso di volgerlo a buon fine. Detto fra noi, caro lettore, ci sono pi— persone su questa terra che si comportano alla maniera di Bill di quante tu possa immaginare. Quando nuovamente il denaro fin�, i suoi amici gli giocarono ancora una volta lo stesso tiro da furfanti. Appena la sua povert… divenne palese, i bricconi cominciarono a essere tormentati da piccoli accessi di modestia, come una certa remora a venire a casa sua quando l… non c'era pi— niente da ottenere. Una sorta di pudore virginale impediva loro di parlargli quando lo vedevano uscire con i vestiti rivoltati. Molti gli giravano le spalle nel modo pi— grazioso e delicato quando pensavano volesse prender da loro denaro in prestito - tutto per paura di farlo arrossire nel chiederlo. Altri ancora, quando lo vedevano arrivare in direzione delle loro case verso l'ora di pranzo, si confondevano talmente, solo per gratitudine, da credersi in un altro posto; e i loro servi, presi com'erano dallo stesso sentimento, dicevano a Bill che i padroni ®non erano in casa¯. Infine, dopo aver percorso la stessa scellerata parabola della volta precedente, Bill fu costretto a dedicarsi, come ultimo rimedio, alla fucina; in altre parole trov• che dopo tutto in questo mondo non c'Š nulla su cui un uomo possa fare affidamento in modo cos� saldo e sicuro come il proprio mestiere. A Bill per• mancava l'organo del buon senso; infatti la sua esperienza,- che pure era stata abbastanza dura da lasciargli una bella impronta, - gli scivol• via come l'acqua da un'anatra. Si mise al lavoro penosamente, controvoglia, ma non aveva scelta. Doveva lavorare o morire di fame, e la fame Š come un dottore famoso:

nessuno lo prova fino a che non Š fallito ogni altro rimedio. Bill era stato ricco due volte, due volte un signore tra furfanti, ma sempre un furfante tra signori, perch‚ nessuna ricchezza o intimit… con la buona societ… poteva grattar via la ruggine della sua volgarit… innata. Era adesso un comune dannato beone nella sua fucina, un ubriaco prepotente nella bettola, che insultava e impauriva chiunque, anche la propria moglie, vantandosi di quanto denaro aveva speso ai suoi tempi, facendo lo spaccone sulle grosse imprese che aveva compiuto, raccontando storie su di s‚ e Lord Tizio nel Curragh, i pranzi che aveva dato, quanto gli erano costati, cercando cos� di estorcere credito in forza della sua ricchezza precedente. Era per• troppo ignorante per capire che stava rendendo pubblica la sua disgrazia e che era una cosa meschina esser fieri di ci• che avrebbe dovuto farlo arrossire anche attraverso una tavola d'abete spessa nove pollici. Una mattina era occupato alacremente in un bisticcio con sua moglie la quale, con in mano uno sgabello a tre gambe, sembrava scambiare la sua testa per l'incudine; lui, nel frattempo, la stava contraccambiando con il suo grembiule di cuoio, quando chi mai va a entrare per rinfrescargli la memoria sul piccolo patto che esisteva tra loro, se non il vecchio Nick? Sembrava che la moglie, malgrado tutti i suoi sforzi contrari, stesse avendo la peggio, e messer Nicholas, volendo apparire un gentiluomo dotato di grande spirito di cavalleria, pens• che non poteva fare a meno di prendere le parti della signora, specialmente perch‚ Bill l'aveva stesa nella posizione della dormiente. Ebbene, Satana pens• che questo era troppo sconveniente, e poich‚ sentiva di avere notevoli obblighi verso le esponenti di quel sesso, decise di difenderne una in quell'occasione; cos� quando Judy si alz•, Satana si volt• verso il marito e lo atterr• con un manrovescio ben assestato. - Villanzone scostumato, - disse, - Š questo il modo di trattare tua moglie? Sul mio onore Bill, ti punir• senza por tempo in mezzo. Non posso stare qui a guardare, spettatore di un comportamento cos� rozzo, senza abbandonare ogni diritto alla galanter... - Bam! La parola gli fu troncata in bocca a met… da un colpo di zangola da parte di Judy, la quale non appena vide Bill colpito, inchiod• Satana che cadde ancora una volta. - Tieni, villano! Questo Š per aver colpito mio marito alle spalle come un assassino, - disse Judy facendo seguire l'azione alle parole, - e per avere messo il naso tra marito e moglie. Volevi uccidere il pover'uomo di fronte a me? Se lui mi picchia, cagnaccio che non sei altro, chi ne ha miglior diritto? So bene che non ti riguarda per niente. Devi sempre avere le mani in pasta dappertutto? Questi non erano che discorsi oziosi, perch‚ a ogni parola Judy gli lasciava un bruciante e ponderoso ricordo. Nicholas indietreggi•, salt• e balz•; lei venne avanti continuando a bastonarlo con grande perseveranza finch‚, in ultimo, Nick cadde nella temibile poltrona che era piazzata proprio dietro di lui. Bill, che a ogni colpo di Judy ne piazzava due, vedendo che il suo nemico era sistemato, si mise tra il diavolo e sua moglie situazione che pochi sarebbero disposti a invidiargli. - Gentilezza, Judy, - disse il marito; - odio la crudelt…. Va' a

mettere le molle nel fuoco e falle diventare incandescenti. Nicholas, hai un bel naso, - disse. Satana fece per sollevarsi ma fu piuttosto sorpreso nel constatare che non poteva muoversi. - Nicholas, - disse Bill, - come va il polso? Non hai un bell'aspetto, voglio dire, hai l'aria peggiore del solito. L'altro si sforz• di sollevarsi ma scopr� che era un errore. - Ti ringrazio di essere venuto, - disse Bill; - ho una gran voglia di fare un viaggio sotto la tua guida e ci dirigeremo verso i "Paesi Bassi", a modo nostro, non Š vero? Preparati, dannato; sai bene che tra due persone "oneste" un patto Š un patto, Nicholas: intendo tra "te stesso" e me. Judy, sono calde le molle? Valeva proprio la pena di guardare la faccia di Satana mentre girava gli occhi dalla moglie al marito e poi li fissava sulle molle - che ormai nel fuoco erano quasi del calore di una fornace - consapevole, nello stesso tempo, che non poteva muoversi dalla poltrona. - Billy, - disse, - non vorrai dimenticare che l'ultima volta che ti ho visto ho ricompensato la tua generosit… in termini di affari. - Caspita, Nicholas, non riesco a ricordare di averti dimostrato mai qualche generosit…. Non essere una donnicciola. Voglio semplicemente vedere di che roba Š fatto il tuo naso e se Š cedevole come la coscienza di un farabutto. Se Š cos�, lo tireremo su per il camino con le molle incandescenti e quando questo vecchio cappello vi sar… fissato in punta, chiss… che banderuola! - Abbia un po' di sentimento fraterno, signor Dawson; sa che noi non dovremmo bisticciare. Lasci stare questa faccenda e le conceder• i prossimi sette anni. - Sappiamo gi… tutto questo, - dice Billy allargando con molta tranquillit… le molle incandescenti. - Signor Dawson, - disse Satana, - se non riesce a ricordare la mia amicizia verso di lei, non dimentichi quante volte sono stato amico di suo padre, amico di suo nonno e di tutti i suoi parenti fino alla decima generazione. Intendevo occuparmi anche dei suoi figli dopo di lei, fin tanto che potesse durare il nome, per altro rispettabilissimo, dei Dawson. - Non arrossire Nick, - dice Bill, - sei troppo modesto. E' sempre stato il tuo punto debole; tieni la testa alta, non essere cos� umile; ti far• avere un tal naso, mio caro amico, che dovrai tenere davanti a te un battistrada che te ne porti la punta sulla sua spalla. - Signor Dawson, mi impegno sul mio onore a sollevare in alto nel mondo le sorti dei suoi figli per quanto sia possibile, non importa se lo desiderano o no. - E' molto gentile da parte tua, - dice l'altro, - e io far• altrettanto con il tuo naso. Mentre parlava glielo afferr• e immediatamente il ®vecchio compare¯ cominci• a gridare. Bill tirava e il naso gli andava dietro come un pezzo di cera calda. Poi pass• le molle a Judy, afferr• una scala, riprese le molle, sal� su per il camino e tir• con forza il naso finch‚ lo fece arrivare cinque piedi sopra il tetto. Infine gli piazz• il cappello in cima e discese. - Ecco una banderuola! - disse Billy. - Sfido l'Irlanda a mostrarmi una tal bellezza. Davvero, Nick, per una chiesa questo sarebbe il pi— bel campanile di tutta Europa, e il vecchio cappello gli si adatta a pennello.

In questo stato, con il naso attorcigliato su per il camino, Satana stette seduto sperimentando per un certo tempo la novit… di ci• che potrebbe essere definita una sensazione particolare. Infine la rispettabile coppia cominci• a mollare. - Penso, - disse Bill, - che abbiamo ricavato il massimo sia dal naso che dallo scherzo. Judy, credo che sia lungo abbastanza. Che cosa? - dice Judy. - Beh, lo scherzo! - disse il marito. - In fede mia, penso che lo sia anche il naso, - disse Judy. - E cosa ne dici tu, Satana? - disse Bill. - Non dico proprio niente, William, - disse l'altro, - se non che, ah ah!... Š un bello scherzo... uno scherzo eccellente, ed Š anche un gran bel naso cos� come sta su. Sei sempre stato un vero signore, Bill, e hai fatto le cose con una certa grazia; tuttavia se potessi dare un parere su una tale piccolezza... - Non Š affatto una piccolezza, - dice Bill, - se parli del naso. - Benissimo, non lo Š, - dice l'altro, - tuttavia sono decisamente dell'opinione che se tu potessi accorciare sia il naso che lo scherzo senza ulteriore violenza, mi faresti un grande favore e sar• pronto a riconoscerlo e a ripagare come dovrei. - Su, - disse Bill, - sgancia ancora una volta e vattene per sette anni. La stessa quantit… che hai sborsato l'ultima volta, e sparisci. Aveva appena detto quelle parole che il denaro era ai suoi piedi e Satana scomparso. Nulla poteva superare l'allegria di Bill e sua moglie per la riuscita di questa avventura. Risero fino a rotolare sul pavimento. E' inutile ritornare sulle stesse cose: Bill era ancora incorreggibile. Il denaro se ne and• come sempre sparisce il denaro del diavolo. Bill fece baldoria e sperper• ma non pot‚ mai devolvere un soldo di quella somma a uno scopo lodevole. In questo modo pass• un anno dopo l'altro, finch‚ il settimo giunse al termine, e venne per Bill la sua ora. Adesso era, e lo era gi… da un certo tempo, una canaglia miserabile quanto mai. Non aveva uno scellino, n‚ qualcosa che valesse uno scellino a eccezione della sua fucina, la capanna e alcuni mobili assurdi. In questo stato se ne stava nella sua fucina come prima, sforzando il suo ingegno per riuscire a mettere insieme una colazione, quando Satana venne a cercarlo. Il vecchio signore era molto incerto sul modo di avvicinarlo. Continu• per un po' a muoversi di nascosto e a strisciare furtivamente intorno alla fucina, finch‚ vide che Bill non possedeva neppure pi— una croce con cui segnarsi. Allora si trasform• immediatamente in una ghinea e si mise in un posto aperto dove sapeva che Bill l'avrebbe visto. - Se riesco una volta, - disse, - a entrare in suo possesso, posso farcela con lui -. L'onesto fabbro abbocc• all'amo perch‚ questo era ben indorato. Afferr• la ghinea, la mise nel suo borsellino e lo richiuse. - Oh! Oh! - url• il diavolo da dentro la borsa, - sei fatto, Bill. Ti ho acchiappato finalmente, canaglia; perch‚ non ti disperi, briccone, a pensare a cosa ti aspetta? - Caspita, vecchio cane sfortunato, - disse Bill, - Š l� che sei? Metterai sempre la testa in ogni laccio che ti Š teso? Ti assicuro Nick, mio caro, che non ti avevo mai messo nel sacco fino ad ora.

Allora Satana cominci• a dare strattoni e a lottare per uscire dalla borsa, ma invano. - Signor Dawson, - disse, - noi ci comprendiamo. Le dar• i sette anni in pi— e il denaro sull'unghia. - Sta' calmo, Nicholas. Tu conosci il peso del martello, Š sufficiente. Non Š esattamente una frustata di piume che stai per riceverti, in ogni caso. Sta' solo calmo. - Signor Dawson, ammetto di non essere alla sua altezza. Mi liberi e raddoppier• il denaro; stavo solo mettendo alla prova il suo umore quando ho preso l'aspetto di una ghinea. - Caspita, e io ho l'idea che metter• alla prova il tuo, prima di lasciarti andare -. E cominci• immediatamente con il maglio; Satana url•, con una considerevole mancanza di fermezza. - Vengo gi— abbastanza pesante? - disse Bill. - Pi— leggero, pi— leggero William, se mi vuoi bene. Non sono stato bene ultimamente, signor Dawson, ero cagionevole di salute... Per farla breve la mia salute Š in una condizione molto precaria, signor Dawson. - A questo posso credere, - disse Bill, - e lo sar… di pi— prima che io abbia finito con te. Sto andando bene? - Bill, - disse Nick, - Š questo un trattamento da gentiluomo nel tuo rispettabile negozio? Credi che se tu capitassi nel mio posticino io terrei questo comportamento scellerato con te? Non hai rimorso? - Lo so, - rispose Bill martellando vigorosamente, - che sei noto per dare ai tuoi amici un caldo benvenuto. In questo nessun altro ti supera, ma tu devi avere a che fare con cattivi soggetti, non Š vero? Comunque, buoni o cattivi che siano, ti aspetta una sudata, dannato. Vado bene? - Benissimo, William; ma se Š possibile sii un po' pi— delicato. - Oh, come sei delicato: forse ti farebbe bene una tazza di tŠ o un po' di zuppa d'avena per metterti a posto lo stomaco. - Signor Dawson, - disse il gentiluomo nella borsa, - fermi la mano e mettiamoci d'accordo: ho una proposta da fare. - In ogni caso sta' a sentire quel dannato, - disse la moglie. - Di' la tua somma, - disse Satana, - ma solo lasciami andare. - Che ti venga un accidente se muovi un passo finch‚ non lasci libero Bill, - disse la moglie; - tienilo forte Bill, a meno che ti liberi dal tuo impegno. - Ecco, mazzolino di fiori, - disse Bill, - quella Š la condizione. Se non rinunci a me, eccomi di nuovo a te. E devi anche raddoppiare il denaro che mi hai dato la volta scorsa. Quindi, se sei di questa opinione, di' di s�, lascia il denaro e vattene. Il denaro nuovamente apparve in un mucchio scintillante di fronte a Bill, al che questi esclam•: - Il s� ha vinto, cane. Volta i tacchi e buon viaggio, vagabondo; ma Nicholas, Nick... guarda qui -. L'altro si volt• e vide Bill con un largo sogghigno sulla faccia che gli scuoteva dietro la borsa. Nicholas, torna indietro, - disse, - mi manca una ghinea -. Nick agit• il pugno e scomparve. Sarebbe inutile fermarsi adesso solo per informare i nostri lettori che Bill era al di l… di ogni miglioramento. In breve, ancora una volta si diede alle sue antiche abitudini e continu• a vivere esattamente nello stesso modo di prima. Aveva due figli: uno, un gran furfante come lui, che fu anche chiamato con il suo nome; l'altro, un giovane virtuoso e di buona condotta di nome James, che lasci• il padre e, fidando nella propria operosit… e nella propria onesta

perseveranza nella vita, arriv• in seguito a grandi ricchezze e costru� la citt… chiamata ancora oggi Castle Dawson, cos� denominata dal suo fondatore. Bill, infine, nonostante tutto il suo denaro, fu obbligato, come disse lui stesso, a ®viaggiare¯: in altre parole un giorno si addorment• dimenticando di svegliarsi; o, in termini ancor pi— chiari, mor�. Ebbene, quando un uomo muore, Š uso chiudere immediatamente la storia della sua vita e delle sue avventure; ma questo non pu• essere il caso del nostro eroe. Nel momento della dipartita Bill rivolse molto naturalmente i passi verso la residenza di San Morocheo, in quanto, a parer suo, era probabile che quello l'avrebbe portato verso il pi— bel posticino che potesse subito trovare. Quando arriv• diede un colpo molto umile alla porta e apparve San Morocheo. - Che Dio protegga vostra eccellenza! - disse Bill in tono molto sottomesso. - Vattene, qui Š vietato l'ingresso a un individuo miserabile come te, - disse San Morocheo. Bill a questo punto aveva cos� freddo ed era cos� stanco che poco gli importava dove andasse, purch‚ - come disse tra s‚ _potesse riposarsi le ossa e sentire un po' di calore del fuoco¯. Per questo motivo, dopo essere arrivato a un grande portone nero, buss• come prima, e gli fu detto che sarebbe stato ricevuto all'istante, appena avesse dato il suo nome. - Billy Dawson, - rispose. - Andate immediatamente a far sapere a Sua Maest…, - disse il portiere ai propri compari, - che il furfante di cui ha tanto timore Š qui alla porta. Non si ud� mai un baccano e una agitazione simile a quella che cre• il semplice accenno al nome di Bill Dawson Frattanto la sua vecchia conoscenza venne correndo verso il portone con tanta fretta e costernazione che parecchie volte fu quasi per impigliarsi la coda nei tacchi. - Non fate entrare quel furfante, - url•, - sbarrate il portone, fissate forte ogni catena e fermate il chiavistello, presto... non avr• scampo... se entra lui non ci star• io, e non potr… neanche starci qualcun altro di noi. Mi dolgono ancora le ossa per colpa sua. No, no, vattene, farabutto, non troverai modo di entrare qui... ti conosco troppo bene. Bill non pot‚ fare a meno di rivolgere a Satana un sorriso largo e maligno e, mettendo il naso tra le sbarre, esclam•: - Ah! Vecchio cane, ti ho finalmente messo paura? Aveva appena detto queste parole quando il suo nemico, che stava all'interno, di colpo gli pizzic• il naso, e Bill sent� come se fosse stato afferrato dalle stesse molle incandescenti con cui lui stesso aveva un tempo afferrato il naso di Nicholas. Poi Bill se ne and•, ma presto trov• che, in conseguenza del materiale infiammabile che le bevande alcoliche gli avevano iniettato nel naso, questa parte aveva preso subito fuoco, e in effetti, per dir la verit…, da allora fino a oggi ha continuato a bruciare giorno e notte, in inverno come in estate, senza mai smettere. Questo fu il triste destino di Bill Dawson che da quel momento cammina

di luogo in luogo senza fermarsi o sostare; e per il fuoco al naso e la barba ispida come un ciuffo di fieno Š stato battezzato dalla gente di campagna ®Bill del ciuffo¯. Per mostrare la malvagit… del suo carattere, quel briccone vagabondo, sapendo che deve cercare gli acquitrini pi— freschi e i pantani per raffreddarsi il naso, coglie questa occasione per far uscire di strada i distratti e ubriachi viandanti notturni, proprio solo per poter avere la soddisfazione di truffarne ancora il pi— possibile. NOTA 1: [Nome della via ove risiede il primo ministro inglese ma anche, letteralmente, ®strada che va in gi—¯]. GIGANTI. Mentre gli dei pagani d'Irlanda - i Tuath-De-Danan - privati del culto e delle offerte, si fecero nell'immaginazione popolare sempre pi— piccoli, fino a diventare i folletti, gli eroi pagani divennero sempre pi— grandi, fino a diventare i giganti. I GRADINI DEL GIGANTE. Sulla strada tra Passage e Cork c'Š un vecchio palazzo chiamato Ronayne's Court. Si riconosce facilmente dal gruppo di comignoli e dalla sommit… dei frontoni che si possono scorgere da qualsiasi parte si guardi. Era qui che avevano la loro dimora Maurice Ronayne e sua moglie, Margaret Gould, come si pu• apprendere ancora ai giorni nostri dalla grande mensola del camino su cui Š inciso il loro stemma. Era una coppia molto rispettabile e avevano un solo figlio, che avevano chiamato Philip dal nome, nientemeno, del re di Spagna. Nello stesso istante in cui annus• l'aria fredda di questo mondo, il bambino starnut�, cosa che naturalmente fu presa per un buon auspicio, segno che aveva una mente sveglia; la rapidit… con cui in seguito impar• era davvero sorprendente: perch‚ proprio il primo giorno in cui gli fu messo in mano un sillabario, strapp• la pagina dell'A, B, C e la distrusse come una cosa da non prendere nemmeno in considerazione. Non fa meraviglia quindi che tanto il padre quanto la madre fossero fieri del loro erede, che dava simili indiscutibili prove di essere un genio o, come dicevano in quella parte del mondo, un ®genus¯. Una mattina per• il signorino Phil, che aveva allora giusto sette anni, non fu pi— trovato, e nessuno seppe dire cosa gli fosse accaduto; furono mandati dei servitori a cercarlo in ogni direzione, a cavallo come a piedi, ma ritornarono senza notizie del ragazzo, la cui scomparsa, nell'insieme, era del tutto inspiegabile. Fu offerta una grossa ricompensa ma non frutt• loro nessuna informazione, e gli anni passarono senza che il signore e la signora Ronayne avessero raggiunta alcuna spiegazione soddisfacente sul destino del loro figlio perduto. A quel tempo, presso Carrigaline, viveva un certo Robert Kelly che di mestiere faceva il fabbro. Era ci• che si dice un uomo capace e le sue doti erano tenute in grande considerazione da ragazzi e ragazze del

vicinato perch‚, a parte ferrare cavalli, cosa che faceva con grande perizia, e costruire lame per gli aratri, Robin interpretava i sogni alle ragazze, cantava "Arthur O'Bradley" al loro matrimonio ed era un tipo cos� allegro a un battesimo, che era amico di met… del circondario. Ebbene, capit• che Robin facesse lui stesso un sogno, nell'ora pi— fonda della notte, in cui gli apparve il giovane Philip Ronayne. Robin credeva di aver visto il ragazzo, in groppa a un bellissimo cavallo bianco, che gli raccontava come era stato fatto paggio del gigante Mahon Mac Mahon, che l'aveva portato via e che aveva il suo regno nel duro cuore della roccia. - I sette anni, il mio periodo di servizio, sono scaduti, Robin, disse, - e se tu mi liberi questa notte, far• per sempre la tua fortuna. - E come faccio a sapere, - disse Robin, piuttosto furbo anche nel sonno, - che questo non Š tutto un sogno? - Prendi questo in pegno,- disse il ragazzo, e a quelle parole il cavallo bianco tir• un gran colpo con una delle zampe posteriori e diede al povero Robin un tale calcio in fronte che lui, credendo di essere rimasto secco, url• pi— forte che pot‚ per accertarsi di non aver perso il ben dell'intelletto e si svegli• lanciando mille maledizioni. Si ritrov• nel letto, ma aveva sulla fronte, rosso come il sangue, il segno perfetto di un ferro di cavallo; e Robin Kelly, che mai prima d'allora si era trovato in imbarazzo per i sogni di qualsiasi altra persona, non seppe cosa pensare del proprio. Robin conosceva bene i Gradini del Gigante: e infatti chi Š che non conosce quell'insenatura? Essi sono formati da grandi massi di roccia che, messi in pila uno sopra l'altro, si innalzano come una rampa di gradini dalle grandi profondit… del mare contro l'ardita scogliera di Carrigmahon. N‚ si pu• dire che non siano adatti a servire da gradini per chi avesse gambe lunghe abbastanza per scavalcare con un sol passo una casa di normale grandezza o poter coprire lo spazio di un miglio con un saltello, un passo e un balzo. Cose che il gigante Mac Mahon si diceva avesse compiuto entrambe ai giorni della gloria di Finn; e la tradizione popolare del paese collocava la sua abitazione all'interno della scogliera sul cui fianco portavano i gradini. L'impressione che il sogno fece su Robin fu tale che egli decise di metterne alla prova la veridicit…. Prima di intraprendere questa sua avventura, gli venne in mente che la lama di un aratro non doveva essere un cattivo compagno: sapeva per esperienza che era un eccellente argomento d'urto, poich‚ in pi— di un'occasione aveva troncato molto tranquillamente un piccolo dissenso; quindi, mettendosene una sulle spalle si incammin• nel fresco della sera attraverso Glaun a Thowk (La valletta del Falcone) verso Monkstown. Qui viveva un suo vecchio compare di nome Tom Clancey il quale, sentito il sogno di Robin, promise di fargli usare la sua barca a remi e gli offr� anche di aiutarlo a remare fino ai Gradini del Gigante. Dopo la cena, che fu delle migliori, si imbarcarono. Era una bellissima notte quieta e la barchetta scivolava via veloce. Solo il regolare tonfo dei remi, la canzone lontana del marinaio e a volte la voce di un viandante ritardatario al traghetto di Carrigaloe rompevano la quiete della terra, del mare e del cielo. La marea era loro

favorevole e dopo pochi minuti Robin e il suo compare si appoggiarono sui remi sotto l'ombra scura dei Gradini del Gigante. Robin scrut• con ansia per scorgere l'ingresso del palazzo del Gigante che, si diceva, ognuno pu• trovare andandone alla ricerca a mezzanotte; ma non riusc� a vedere una tale entrata. La sua impazienza l'aveva fatto andare l� in fretta prima di quell'ora e, dopo aver aspettato un bel po' in uno stato d'incertezza che non si pu• descrivere, Robin in un puro accesso di rabbia non pot‚ fare a meno di esclamare al suo compagno: - Siamo un paio di imbecilli, Tom Clancey, a venire qui soltanto in forza di un sogno. - E di chi Š la colpa se non tua? - disse Tom. Nel momento in cui lo diceva videro provenire dalla scogliera un debole chiarore che aumentava gradualmente finch‚, quasi al livello dell'acqua, apparve loro un porticato abbastanza grande per un palazzo reale. Spinsero la barca verso quell'apertura e Robin Kelly, afferrata la sua lama d'aratro, entr• coraggiosamente, con mano forte e cuore saldo. L'entrata era strana e selvaggia e appariva tutta formata di facce truci e grottesche che si confondevano stranamente le une con le altre cosicch‚ era impossibile distinguerne una sola: il mento dell'una formava il naso di un'altra; quello che sembrava essere un occhio fisso e severo, a soffermarcisi si cambiava in una bocca spalancata, e le linee dell'alta fronte diventavano una barba maestosa e fluente. Pi— Robin si abbandonava a contemplare le forme intorno a s‚, pi— queste diventavano terrificanti; l'espressione di pietra di questa folla di volti assumeva una crudele ferocia, mentre la sua immaginazione trasformava un tratto dopo l'altro in una forma e in un personaggio diverso. Venendo meno la luce crepuscolare in cui queste forme indefinite erano visibili, avanz• lungo un corridoio scuro e tortuoso, mentre risuonava un rumore cupo e rintronante come se la roccia stesse per chiudersi sopra di lui e lo inghiottisse vivo per sempre. Adesso il povero Robin ebbe veramente paura. ®Robin, Robin, - si disse, - se a venire qui sei stato un imbecille, che cosa sei adesso, in nome della fortuna?¯ Ma, come era successo prima, aveva appena parlato che vide una lucina scintillare lontano attraverso il buio, come una stella nel cielo di mezzanotte. Tornare indietro era fuori discussione, perch‚ nel corridoio c'erano cos� tante curve e giravolte che lui riteneva di avere poche possibilit… di ritrovare la via del ritorno. Continu• perci• ad avanzare verso il puntino di luce e arriv• infine in una sala spaziosa dal cui tetto pendeva la lampada solitaria che l'aveva guidato. E poich‚ emergeva da una tale profonda oscurit…, quella sola lampada bast• a fornire a Robin luce pi— che sufficiente a scorgere diverse figure gigantesche sedute intorno a un massiccio tavolo di pietra, come se fossero prese da gravi riflessioni; ma non una parola disturbava il silenzio attonito che incombeva. A capotavola sedeva Mahon Mac Mahon stesso, la cui barba maestosa aveva messo radici e nel corso degli anni era cresciuta nel lastrone di pietra. Fu il primo a scorgere Robin e subito alzandosi tir• fuori la sua lunga barba dall'enorme blocco di pietra con tale fretta e con uno strattone cos� improvviso che quello si frantum• in mille pezzi. - Cosa cerchi? - domand• con voce tonante.

- Vengo, - rispose Robin con tutto l'ardire che riusc� a tirar fuori, perch‚ in petto il suo cuore stava quasi per venirgli meno, - vengo per reclamare Philip Ronayne, il cui periodo di servizio scade questa notte. - E chi ti ha mandato qui? - disse il gigante. - Sono venuto di testa mia, - disse Robin. - Allora devi distinguerlo fra i miei paggi, - disse il gigante,- e se scegli quello sbagliato ti giochi la vita. Seguimi -. Condusse Robin in una vastissima sala piena di luci; lungo i due lati c'erano file di bellissimi bambini tutti chiaramente sui sette anni, e nessuno che oltrepassasse quell'et…; erano vestiti di verde, ognuno esattamente come gli altri. - Ecco, - disse Mahon, - sei libero di prendere Philip Ronayne se vuoi, ma ricorda che ti do una sola possibilit… di scelta. Robin era estremamente perplesso perch‚ c'erano centinaia e centinaia di bambini, e lui non aveva nessun chiaro ricordo del ragazzino che stava cercando. Ma cammin• lungo la sala a fianco di Mahon come nulla fosse, bench‚ la sua grande corazza di ferro risuonasse paurosamente a ogni passo, con un rumore pi— forte di quello del maglio di Robin quando batteva sull'incudine. Erano quasi arrivati alla fine senza parlare quando Robin, vedendo che l'unico mezzo che aveva era di fare amicizia con il gigante, decise di provare quale effetto potessero avere alcune parole gentili. - I poveri bambini hanno un aspetto ben sano, - fece notare Robin, - per essere rimasti qui cos� a lungo esclusi dall'aria fresca e dalla luce benedetta del cielo. Vostro onore deve averli allevati con tenerezza. - S�, - disse il gigante, - Š vero ci• che dici; qua la mano, perch‚ credo che tu sia una persona veramente onesta, per essere un fabbro. Alla prima occhiata, Robin non grad� molto l'enorme dimensione della mano e perci• porse la lama d'aratro che il gigante afferr• e contorse tutta nella sua presa come se fosse stata un gambo di patata. A questa vista tutti i bambini ruppero in uno scroscio di risa. Nel bel mezzo della loro allegria Robin credette di aver udito chiamare il proprio nome, e fattosi tutt'occhi e orecchi mise la mano sul bambino che credeva avesse parlato, dicendo nel contempo: - Debba per questo vivere o morire, questo Š il giovane Phil Ronayne. - E' proprio Philip Ronayne... Fortunato Philip Ronayne, dissero i suoi piccoli compagni, e dopo un istante la sala divenne buia. Si udivano rumori fragorosi e tutto era stranamente confuso; ma Robin teneva salda la sua conquista e si trov• nell'alba grigia del mattino a giacere in cima ai Gradini del Gigante con il ragazzo stretto fra le braccia. A Robin non mancavano un bel po' di compari pronti a diffondere la storia della sua meravigliosa avventura: a Passage, Monkstown, Carrigaline, nell'intera baronia di Kerricurrihy ne giunse l'eco. - Sei proprio sicuro Robin che sia il giovane Phil Ronayne quello che hai riportato con te? - era la domanda di prammatica; perch‚, sebbene il ragazzo fosse stato via sette anni, il suo aspetto era adesso del tutto simile a quello del giorno in cui era scomparso. All'apparenza non era n‚ cresciuto n‚ invecchiato e parlava di cose che erano

capitate prima che fosse stato portato via, come una persona svegliata dal sonno o come se quelle cose fossero successe ieri. - Se sono sicuro? Beh! E' una domanda strana, - era la risposta di Robin, - se si considera che il ragazzo ha gli occhi azzurri della madre e i capelli rossicci del padre, per non parlare del grazioso neo sul lato destro del suo nasetto. Ma qualunque fossero le domande poste a Robin Kelly, la rispettabile coppia di Ronayne's Court non dubit• che fosse lui quello che aveva liberato il loro bambino dal potere del gigante Mac Mahon, e la ricompensa che gli elargirono equivalse alla loro gratitudine. Philip Ronayne visse tanto da diventare vecchio, e fino al giorno della sua morte mostr• una eccezionale abilit… nel lavorare l'ottone e il ferro, cosa questa che si diceva avesse imparato durante i sette anni d'apprendistato dal gigante Mac Mahon. UNA LEGGENDA DI KNOCKMANY. Quale Irlandese, uomo, donna o bambino, non ha udito del nostro famoso eroe ibernico, il grande e glorioso Fin M'Coul? Nessuno, da Capo Clear fino al Sentiero del Gigante, n‚ di l� di nuovo indietro fino a Capo Clear. E - a proposito - nominare il Sentiero del Gigante mi porta dritto dritto all'inizio della mia storia. Bene, successe che Fin e i suoi giganteschi parenti stessero tutti lavorando al Sentiero per costruire un ponte o, ancor meglio, una solida strada per andare a piedi fino in Scozia, quanto Fin, che amava molto la moglie Oonagh, si mise in testa di tornare a casa per vedere come se la cavava la povera donna in sua assenza. In verit… Fin era un Irlandese autentico e quindi quella preoccupazione lo riport• indietro, se non altro per vedere se lei era tranquilla e comoda e, soprattutto, se di notte riposava bene; perch‚ Fin sapeva che quando erano insieme la povera donna era soggetta a malesseri notturni e visioni che lo facevano stare molto in pena, poveretto, perch‚ lui si sforzava di farle riacquistare tanto il morale quanto la salute che lei aveva quando si erano sposati. Per questo motivo, quindi, sradic• un abete e, tolti rami e radici, ne fece un bastone da viaggio e si incammin• per andare da Oonagh. Oonagh, o piuttosto Fin, viveva a quel tempo proprio in cima alla collina di Knockmany, che sta di fronte a una sua cugina di nome Cullamore la quale s'innalza, mezza collina e mezza montagna, sul lato opposto: ad est, sud-est, come dicono i marinai quando vogliono mettere in imbarazzo una persona di terraferma. Ecco, la verit… - perch‚ deve pur venire fuori - Š che l'affetto dell'onesto Fin per sua moglie, sebbene abbastanza sincero di per se stesso, non era in alcun modo la vera causa del suo viaggio verso casa. In quel tempo c'era un altro gigante, di nome Cucullin, che alcuni dicevano fosse irlandese, altri scozzese, ma scozzese o irlandese che fosse non c'Š ombra di dubbio che era una montagna. Nessun altro gigante dell'epoca gli poteva stare a confronto; e la sua forza era tale che, quando era molto arrabbiato, poteva dare un colpo con un piede da far tremare il paese intorno a s‚. La sua fama e il suo nome si sparsero in ogni dove, e nessuno che avesse aspetto umano

- si diceva - aveva, lottando con lui, qualche possibilit…. Se la storia sia vera o no, non lo so dire, ma si era diffusa la diceria che egli avesse appiattito un fulmine col suo pugno e lo tenesse in tasca sotto forma di frittella per mostrarlo a tutti i nemici quando stavano per combattere con lui. Indubbiamente in Irlanda aveva dato una bella dose di botte a ogni gigante, eccezion fatta per Fin M'Coul, e aveva giurato per il solenne contenuto del sillabario di Mol Kelly, che non avrebbe mai avuto riposo, giorno e notte, estate o inverno, finch‚ non avesse servito a Fin la stessa salsa, se solo riusciva ad acciuffarlo. Fin per•, che senza dubbio era un po' il gallo del pollaio, aveva una forte riluttanza a incontrare un gigante che poteva, quando era arrabbiato, creare un nuovo terremoto o appiattire un fulmine: di conseguenza continuava a spostarsi rapidamente da un posto all'altro ogniqualvolta gli capitava di avere la brutta notizia che Cucullin era sulle sue tracce, cosa che certamente non torna molto a suo onore come grande guerriero. Questo dunque era il succo di tutto il suo mettersi in moto, anche se lo faceva passare per una sua ansia di vedere Oonagh, e non sto dicendo che non ci fosse una certa verit… anche in questo. Comunque, a dirla per intero, con rispetto parlando, aveva sentito che Cucullin stava venendo al Sentiero per avere con lui una prova di forza, e di conseguenza lui fu naturalmente preso da un ardente e subitaneo slancio d'affetto per sua moglie, povera donna, che era di salute delicata, e conduceva inoltre una vita molto solitaria e disagiata (cos� lui assicurava) in sua assenza. Sradic• quindi l'abete - come ho detto prima - e dopo averlo scortecciato e tolto rami e radici, ne fece un bastone da viandante e si incammin• nel suo viaggio sentimentale per vedere la sua cara Oonagh che, tra l'altro, stava in cima a Knockmany. In verit… - per dire i sospetti che il paese aveva a quel tempola gente si meravigliava molto che Fin avesse scelto per la sua abitazione un luogo cos� esposto ai venti, e arrivarono persino al punto di chiederglielo: - Cosa intendete fare, signor M'Coul, piantando la tenda sulla cima di Knockmany, dove non manca mai il vento, giorno e notte, estate o inverno, e dove spesso siete costretto a prendere il bicchierino della buonanotte senza andare a letto e neppure alzare un dito; s�, e per di pi— c'Š una tale maledetta mancanza d'acqua? - Beh, - aveva detto Fin, - Š da quando sono alto come un campanile che si sa che mi piace avere attorno un bel panorama; e dove diavolo potrei trovare, amici, un posto migliore, per una bella vista, della cima di Knockmany? In quanto all'acqua sto scavando un pozzo (1) e, piacendo al cielo, ho intenzione di finirlo appena sar… costruito il Sentiero. Ebbene, c'era ben di pi— oltre a questo punto di vista di Fin; infatti la verit… della faccenda era che aveva scelto la cima di Knockmany per avere la possibilit… di scorgere Cucullin quando fosse venuto verso la sua casa e naturalmente per poter proprio allora andare a controllare di persona affari lontani, in altre parti del paese, piuttosto di... ma non importa, non vogliamo essere troppo duri con Fin. Tutto ci• che abbiamo da dire Š che se voleva un posto da cui stare in guardia - e, detto tra noi, lo voleva terribilmente - a parte Slieve Croob o Slieve

Donard o sua cugina Cullamore, nella dolce e sagace provincia dell'Ulster non poteva trovare una posizione pi— a posto di quella o a ci• pi— adatta. - Che Dio vi benedica tutti qua dentro, - disse Fin di buon umore mettendo la sua onesta faccia dentro la propria porta. - Fin, ragazzo mio, benvenuto a casa dalla tua Oonagh, mio caro torello. Qui segu� un bacio che si dice abbia fatto arricciare le acque del lago ai piedi della collina, tanto era pieno di dolcezza e affetto. - Caspita, - disse Fin. - Splendido! E come stai tu Oonagh? Come hai passato il tempo in mia assenza, mirtillo mio? - Mai stata pi— allegra, una vedova temporanea vivace come non ce ne sono mai state nella dolce contea di ®Tyrone tra i cespugli¯. Fin diede un corto e bonario colpo di tosse e rise di tutto cuore per mostrarle quanto fosse contento che lei si fosse divertita in sua assenza. - E cosa ti ha portato a casa cos� presto, Fin? - disse lei. - Ebbene, figliola mia, - disse Fin mettendo la sua risposta nel modo pi— adatto, - null'altro se non il pi— puro amore e affetto che ho per te. Sai bene che Š vero, Oonagh. Con Oonagh Fin pass• due o tre giorni felici e si sentiva assai rassicurato considerando il timore che aveva di Cucullin. Questo per• gli pesava al punto che sua moglie non pot‚ fare a meno di accorgersi che c'era qualcosa nella sua testa che lui teneva tutta per s‚. Nessuno, intanto, batte una donna quando si mette in testa di indagare o di strappare un segreto dal suo bravo marito. Fin ne fu la prova. - E' questo Cucullin, - disse Fin, - che mi sta preoccupando. Quando quel tipo si arrabbia e comincia a battere i piedi, ti farebbe tremare un'intera citt…; ed Š risaputo che pu• fermare il fulmine perch‚ ne porta sempre uno con s‚ sotto forma di frittella per farlo vedere a chiunque possa dubitarne. Mentre parlava ficc• il pollice in bocca, come faceva sempre quando voleva dire profezie o conoscere delle cose successe in sua assenza; e la moglie, che sapeva perch‚ lo facesse, disse, molto dolcemente: - Fin, caro, spero che tu non ti morda il pollice per me, amore? - No, - disse Fin, - ma mi mordo il pollice, cuor mio, - disse. - S�, tesoro, ma fa attenzione a non farlo sanguinare, - disse Oonagh. - Ah! Fin, non farlo, torello mio, non farlo. - Sta venendo, - disse Fin, - lo vedo sotto Dungannon. - Santo cielo, mio caro! E chi Š, figlio mio? Che Dio sia lodato! - Quella bestia di Cucullin, - rispose Fin, - e non so come cavarmela. Se scappo sono disonorato; e io so che presto o tardi devo incontrarlo perch‚ il mio pollice me lo dice. - Quando sar… qui? - chiese Oonagh. - Domani alle due circa, - rispose Fin con un gemito. - Ebbene, torello mio, non essere gi— di morale, - disse Oonagh,- fidati di me e forse ti tirer• fuori da questo guaio meglio di quanto potresti mai farlo da te stesso con il sistema del pollice. Questo rassicur• moltissimo il cuore di Fin, perch‚ sapeva che Oonagh era assai intima dei folletti e, a dir la verit…, si supponeva persino che lei stessa fosse una di loro. Se lo era, per•, deve essere stata

un folletto gentile, perch‚ a detta di tutti non fece che del bene nel vicinato. Ora, Oonagh aveva una sorella di nome Granua che viveva di fronte a loro, proprio in cima a Cullamore, di cui ho gi… parlato, e questa Granua era quasi potente come lei. La bellissima valle che si stende fra loro non Š pi— larga di tre o quattro miglia, cosicch‚ nelle sere d'estate Granua e Oonagh potevano tenere molte piacevoli conversazioni dalla cima di una collina all'altra. In questa occasione Oonagh decise di consultare sua sorella su cosa fosse meglio fare nella difficolt… in cui si trovavano. - Granua, - disse, - sei a casa? - No, - disse l'altra, - sto cogliendo mirtilli nell'Althadhawan (la valle del Diavolo). - Bene, - disse Oonagh, - sali sulla cima di Cullamore, guardati intorno e poi dimmi cosa vedi. - Benissimo, - rispose Granua, e qualche minuto dopo: - Sono qui, adesso. - Cosa vedi? - chiese l'altra. - Che il cielo ci protegga! - esclam• Granua. - Vedo venire su da Dungannon il pi— grosso gigante mai visto. - S�, - disse Oonagh, - quello Š il nostro guaio. Quel gigante Š il grande Cucullin e ora sta venendo su per conciare Fin per le feste. Cosa si pu• fare? E Granua rispose: - Lo inviter• a venire a Cullamore per rinfrescarsi, e forse questo dar… a te e a Fin il tempo di pensare a qualche piano per tirarvi fuori dai pasticci. Ma continu• - sono a corto di burro: in casa ho solo una mezza dozzina di barilotti e siccome avr• qualche gigante e gigantessa che passeranno con me la serata, ti sarei grata, Oonagh, se me ne gettassi quindici o sedici botti, oppure la tua forma pi— grande, e te ne sar• molto riconoscente. - Lo far• con tutto il cuore e ancora una met…, - rispose Oonagh, - e davvero, Granua, sei proprio molto gentile a trattenerlo finch‚ avremo visto che cosa si pu• fare e te ne sono davvero molto obbligata; cosa mai ci succederebbe se capitasse qualcosa a Fin, poveretto? Prese quindi la pi— grande forma di burro che aveva, che doveva pesare circa il doppio di una dozzina di macine da mulino - e da ci• potete facilmente giudicare la sua misura -, chiam• la sorella e le disse: - Granua, sei pronta? Sto per buttarti una forma di burro, preparati ad afferrarla. - Certo, - disse l'altra, - fa' un buon tiro adesso e attenzione che non sia corto. Oonagh lo gett•, ma poich‚ era in ansia per Fin e Cucullin, dimentic• di pronunciare l'incantesimo che ci voleva per mandarlo su, cosicch‚ invece di raggiungere Cullamore, come si aspettava, cadde a circa met… strada tra le due colline, al limitare della Gran Valle di Torba, vicino a Augher. - La mia maledizione sia su di te! - esclam• Oonagh. - Mi hai umiliata. Ora ti trasformo in una pietra grigia. Resta l�, a testimonianza di ci• che Š successo, e possa la sventura cogliere la prima persona che cercher… di rimuoverti o distruggerti (x). E ancora oggi si trova l…, con impresso il segno delle quattro dita e del pollice, esattamente come era venuto fuori dalla sua mano.

- Non importa, - disse Granua, - devo solo fare del mio meglio con Cucullin. Nel peggiore dei casi gli dar• un tipo di tisana d'erica per fargli uscire aria dallo stomaco, o una zuppa di corteccia di quercia per tenergliela dentro. Ma soprattutto pensa tu a qualche piano per tirare fuori Fin dal guaio in cui si trova, altrimenti Š perduto. Sai bene che eri furba e pronta d'ingegno, e la mia opinione, Oonagh, Š che o ti andr… male, o ce la farai a vincere Cucullin. Granua fece allora un gran fumo sulla cima della collina, poi mise il dito in bocca e fece tre fischi; con ci• Cucullin seppe che era invitato a Cullamore: perch‚ questo era il modo con cui gli irlandesi molto tempo fa davano un segnale a tutti i forestieri e i viandanti per far loro sapere che erano i benvenuti a condividere qualsiasi cosa si stesse facendo. Nel frattempo Fin era molto abbattuto e non sapeva cosa fare o come comportarsi. Cucullin era senza dubbio un soggetto sgradevole da incontrare, e per di pi— l'idea della maledetta ®frittella¯ di cui abbiamo parlato premeva a Fin il cuore in petto... Che possibilit… poteva avere, anche se era forte e coraggioso, con un uomo che riusciva, se era infuriato, a fare un terremoto quando calpestava il paese e a trasformare i fulmini in frittelle con un colpo? La cosa era impossibile e Fin non sapeva come metterla con Cucullin. A destra o a sinistra, avanti o indietro, non aveva la minima idea di dove andare. - Oonagh, - disse, - non puoi far nulla per me? Dov'Š tutta la tua inventiva? Devo essere scuoiato di fronte a te come un coniglio e portare un nome disonorato per sempre di fronte a tutto il mio clan, io, che sono migliore di tutti loro? Come posso combattere questo uomo-montagna, questo enorme incrocio tra un terremoto e un fulmine, con in tasca una frittella che una volta era stata... - Sta' tranquillo, Fin, - rispose Oonagh; - mi vergogno di te, davvero. Tieni la lingua in bocca, per favore. A proposito di frittelle, forse gliene daremo di buone quanto nessuna di quelle che si porta appresso, fulmine o altro. Non avere pi— fiducia in Oonagh se non gli offro un cibo come si deve, come non ne ha avuto da parecchi giorni. Lascia che ci pensi io e fa esattamente quello che ti dico. Questo discorso sollev• molto Fin, perch‚ dopo tutto aveva gran fiducia in sua moglie, sapendo, come lui sapeva, che in precedenza lo aveva tirato fuori da molte situazioni imbarazzanti. Quella attuale veramente era pi— grave di tutte le altre, tuttavia cominci• a farsi coraggio e fu in grado di mangiare come al solito le sue razioni. Oonagh estrasse allora i nove fili di lana di colori diversi, cosa che faceva sempre per scoprire il modo migliore di riuscire in qualunque impresa importante che stesse per intraprendere; poi li annod• in tre trecce con tre colori ciascuna e ne mise una sul braccio destro, una intorno al cuore e la terza intorno alla caviglia destra, perch‚ cos� sapeva che nulla di ci• che si apprestava a fare poteva fallire. Preparata ogni cosa, mand• a chiedere in prestito ai vicini ventun teglie di ferro, che prese e impast• nel mezzo di ventun forme di pane; le fece cuocere sul fuoco nel solito modo, mettendole poi da parte nella dispensa man mano che erano pronte. Poi mise in serbo un gran recipiente di latte fresco che trasform• in giuncata e siero, e diede a Fin istruzioni precise su come usare la giuncata quando fosse

venuto Cucullin. Fatte queste cose si sedette tutta soddisfatta, aspettando che il giorno dopo verso le due venisse Cucullin, giacch‚ quella era l'ora in cui era previsto il suo arrivo: Fin lo sapeva perch‚ si era succhiato un dito. Ora, questa caratteristica del pollice di Fin era proprio curiosa, ma nonostante tutta la scienza e il cervello che metteva a succhiarselo, il pollice adesso non avrebbe potuto venirgli in aiuto, se non fosse stato per l'ingegno di sua moglie. In questo, oltretutto, egli era molto affine al suo grande nemico Cucullin, perch‚ era risaputo che l'enorme forza che costui possedeva risiedeva tutta nel dito medio della sua mano destra, e che se per qualche accidente gli fosse capitato di perderlo, lui, malgrado le sue dimensioni, non sarebbe stato che un uomo comune. Finalmente, il giorno dopo, lo si vide avanzare attraverso la valle, e Oonagh seppe che era tempo di incominciare le operazioni. Prepar• immediatamente la culla e preg• Fin di sdraiarsi dentro e di coprirsi con i panni. - Devi passare per tuo figlio, - disse, - quindi stattene l� tranquillo e non dire nulla, ma fatti guidare da me -. Questa in verit… era una cocente umiliazione per Fin - voglio dire: andare nella culla in modo cos� codardo - ma conosceva bene Oonagh e, visto che non aveva alternative, con una faccia molto infelice vi si rannicchi• dentro e rimase tranquillo come Oonagh gli aveva chiesto. Circa alle due, come ci si aspettava, Cucullin entr•. - Che Dio benedica tutti qua dentro! - disse. - E' qui che vive il grande Fin M'Coul? - Certamente, brav'uomo, - rispose Oonagh. - Che Dio vi protegga. Volete sedervi? - Grazie signora, - dice quello sedendosi. - Siete la signora M'Coul, non Š vero? - Si, - disse lei, - e credo di non aver alcuna ragione di vergognarmi di mio marito. - No, - disse l'altro, - ha la fama di essere l'uomo pi— forte e pi— coraggioso d'Irlanda; ma malgrado tutto ci• c'Š un uomo non lontano da voi che desidera molto dargli una bella stretta di mano. E' in casa? - No di certo, - rispose Oonagh, - e se mai un uomo ha lasciato la sua casa di furia Š stato lui. Sembra che qualcuno gli abbia riferito di un gran omaccione, di un gigante chiamato Cucullin che era gi— al Sentiero a cercarlo e quindi c'Š andato per vedere se poteva raggiungerlo. Per amore del povero gigante, spero proprio che non lo incontri, perch‚, se succede, Fin ne far… polpette all'istante. - Ebbene, - disse l'altro, - Cucullin sono io, e l'ho cercato per questi dodici mesi, ma si Š sempre tenuto alla larga da me, e io non avr• riposo giorno e notte finch‚ non gli metter• le mani addosso. A queste parole Oonagh fece una gran risata di profondo disprezzo e lo guard• come fosse nient'altro che un omuncolo. - Avete mai visto Fin? - disse Oonagh cambiando di colpo modo di fare. - Come potevo? - disse Cucullin, - ha sempre fatto attenzione a mantenere le distanze. - Lo pensavo, - lei rispose, - supponevo fosse cos�; e se volete sentire il mio consiglio, miserevole creatura, pregate notte e giorno di non aver mai occasione di vederlo, perch‚ vi assicuro che sar… un

giorno nero per voi quando lo vedrete. Ma intanto, vi sarete accorto che c'Š vento alla porta: siccome Fin Š via, sareste cos� gentile da voltare la casa, che Š quello che lui fa sempre quando Š qui? - Questa fu una cosa che fece trasalire persino Cucullin, ma si alz• e, dopo essersi tirato il dito medio della mano destra fino a farlo scricchiolare tre volte, usc�, mise le braccia intorno alla casa e la volt• completamente, come Oonagh gli aveva chiesto di fare. Quando Fin vide questo sent� un certo tipo di umidore - di cui taceremo il nome - stillare attraverso ogni poro della sua pelle; ma Oonagh fidando nel suo ingegno di donna non si sent� per nulla spaventata. - Caspita, allora, - disse, - dato che siete cos� gentile, ci fareste un'altra cortesia, giacch‚ Fin non Š qui a farlo lui stesso? Vedete, dopo questo lungo periodo di tempo asciutto che abbiamo avuto, ci sentiamo molto a mal partito per mancanza d'acqua. Ebbene, Fin dice che c'Š un bel pozzo sorgivo da qualche parte sotto le rocce dietro la collina che Š qua sotto, ed era sua intenzione farle a pezzi, ma poich‚ ha sentito di voi, ha lasciato questo posto cos� di fretta che non ci ha pi— pensato. Ora, se cercate di trovarlo vi assicuro che la riterrei una vera gentilezza. Port• quindi Cucullin a vedere il posto, che allora era tutto un solido masso, e il gigante, dopo averlo guardato un po', fece scricchiolare nove volte il suo dito medio della mano destra e chinatosi apr� una spaccatura profonda circa quattrocento piedi e lunga circa un quarto di miglio, che da allora Š stata battezzata con il nome di valletta di Lumford. Questa impresa colse Oonagh quasi alla sprovvista, ma cosa non riesce a fare la perspicacia e la presenza di spirito di una donna? - Adesso venite dentro, - disse, - e mangiate un po' dell'umile cibo che possiamo darvi. Anche se voi e Fin siete nemici, egli vorrebbe che foste trattato gentilmente in casa sua, e certamente se io non lo facessi, anche in sua assenza, non sarebbe contento di me. Lo fece quindi entrare, e dopo avergli messo di fronte una mezza dozzina delle forme di pane di cui abbiamo parlato, insieme a un barattolo o due di burro, un grosso piatto di prosciutto bollito e un mucchio di cavoli, lo preg• di servirsi - perch‚ tutto questo, sia detto per inciso, accadde molto prima della scoperta delle patate. Cucullin, il quale, oltre a essere un eroe, era fra l'altro un ghiottone, si mise in bocca una forma di pane per staccarne un buon morso, e nello stesso momento sia Fin che Oonagh furono assordati da un rumore che sembrava qualcosa a met… tra un ringhio e un urlo: - Sangue e furia! - grid•. - Come si spiega? Ecco due dei miei denti! Che razza di pane mi avete dato? - Cosa Š successo? - disse Oonagh tranquillamente. - Successo? - url• l'altro di nuovo. - Beh! Ecco andati due dei denti migliori della mia bocca. - Ebbene, - disse Oonagh, - questo Š il pane di Fin, l'unico pane che lui mangia quando Š a casa, ma certo ho dimenticato di dirvi che nessuno pu• mangiarlo se non lui stesso e questo bimbo nella culla. Pensavo per•, giacch‚ si dice che siate un tipetto abbastanza robusto per le vostre dimensioni, che sareste riuscito a cavarvela, e non volevo fare un affronto a un uomo che si ritiene in grado di combattere Fin. Ecco un'altra forma di pane; forse non Š dura come

quella. Cucullin al momento non aveva soltanto appetito, ma era affamato come un lupo e quindi sferr• un nuovo attacco alla seconda forma di pane e immediatamente si ud� un altro grido due volte pi— forte di quello di prima. - Fulmini e budella! rugg�, - toglimi di qui il tuo pane o non avr• pi— un dente in bocca; eccone andati un altro paio! - Ebbene, brav'uomo, - replic• Oonagh, - se non siete in grado di mangiare il pane, ditelo tranquillamente e non svegliate il bimbo qui nella culla. Ecco, adesso mi si Š svegliato. In quel momento Fin lanci• un urlo stridulo che fece sobbalzare il gigante giacch‚ veniva da quello che era stato chiamato un bimbo. - Mamma, - disse, - ho fame, dammi qualcosa da mangiare. Oonagh ci pens• su e gli mise in mano una forma di pane che dentro non aveva la teglia; Fin, il cui appetito nel frattempo era stato stuzzicato da ci• che aveva visto succedere, la fece presto sparire. Cucullin era stupefatto e in segreto ringraziava la sua buona stella di avere avuto la fortuna di evitare l'incontro con Fin, perch‚, come diceva a se stesso, ®non avrei alcuna possibilit… con un uomo che riesce a mangiare un pane come quello, pane che persino suo figlio nella culla pu• sgranocchiarsi davanti ai miei occhi¯. - Mi piacerebbe dare un'occhiata al ragazzino nella culla, disse a Oonagh, - perch‚, vi assicuro, non Š uno scherzo prendersi cura, o nutrire in un'estate di carestia, un bambino che Š in grado di mangiare un tale cibo. - Per tutte le vene del mio cuore, - rispose Oonagh; - tirati su, anima mia, e fa vedere a questo bravo ometto qualcosa che non sar… indegno di tuo padre Fin M'Coul. Fin, che per l'occasione era vestito in modo da sembrare il pi— possibile un fanciullo, si alz• e, portato fuori Cucullin, gli disse: - Tu sei forte? - Tuoni e segugi, - esclam• l'altro, - che voce in un ragazzetto cos� piccolo! - Sei forte? - disse di nuovo Fin. - Sei capace di spremere l'acqua da questa pietra bianca? - chiese mettendone una in mano a Cucullin. Costui strizz• e strizz• la pietra ma senza alcun risultato. Poteva squarciare le rocce della valletta di Lumford e appiattire un fulmine, ma spremere acqua da una pietra bianca era al di l… della sua forza. Fin lo squadrava con gran disprezzo, mentre quello continuava a sforzarsi e spremere e spremere e sforzarsi, finch‚ divent• nero in faccia dalla fatica. - Ah, sei un poverino! - disse Fin. - Tu un gigante!? Dammi qua la pietra e ti mostrer• cosa sa fare il figlioletto di Fin e allora potrai farti un'idea di cos'Š mio padre. Fin prese allora la pietra e, sostituendola abilmente con la giuncata, la spremette finch‚ il siero, chiaro come acqua, sgorg• a rivoletti dalla sua mano. - Torno nella culla adesso, perch‚ non sopporto di perdere tempo con uno che non Š capace di mangiare il pane del mio pap… o di spremere acqua da una pietra. Accipicchia, faresti meglio ad andartene di qui prima che mio padre ritorni, perch‚, se ti acchiappa, in due minuti ti riduce a un budino alla crema.

Cucullin, visto ci• che aveva visto, era anche lui della stessa opinione; le ginocchia gli battevano insieme dal terrore che Fin ritornasse, e quindi si affrett• a dire addio a Oonagh e ad assicurare che da quel giorno in avanti non voleva mai pi— sentir parlare di suo marito o, ancor meno, vederlo. - Ammetto onestamente che non sono alla sua altezza, - disse, - bench‚ io sia forte. Ditegli che lo eviter• come farei con la peste e che finch‚ vivo mi si vedr… di rado in questa parte del paese. Fin nel frattempo era rientrato nella culla dove se ne stava fermo fermo con il cuore in gola dalla gioia che Cucullin stesse per partire senza scoprire gli inganni che gli erano stati giocati. - Buon per te, - disse Oonagh, - che non gli sia capitato di essere qui, perch‚ avrebbe fatto di te null'altro che carne per l'avvoltoio. - Lo so, - dice Cucullin, - mi farebbe proprio questo, n‚ pi— n‚ meno; piuttosto, prima che me ne vada, volete farmi sentire che tipo di denti sono quelli che possono mangiare pane alla teglia come quello? - e lo indic• mentre parlava. - Con sommo piacere, - disse Oonagh, - solo, siccome sono molto in gi— nella gola, devi mettere il dito un bel po' dentro. Cucullin fu stupefatto di trovare una tale serie di potenti molari in uno cos� giovane, ma lo fu molto di pi— nello scoprire, appena tirata fuori la mano dalla bocca di Fin, che gli aveva lasciato dentro proprio il dito da cui dipendeva tutta la sua forza. Mand• un gran gemito e subito cadde in terra per il terrore e la debolezza. Questo era ci• che Fin voleva, perch‚ ora sapeva che il suo pi— potente e acerrimo nemico era completamente nelle sue mani. All'istante balz• fuori dalla culla e in pochi minuti il grande Cucullin, che era stato per tanto tempo il terrore suo e dei suoi seguaci, giacque stecchito di fronte a lui. Cos� Fin per l'astuzia e la fantasia di Oonagh, sua moglie, riusc� a vincere il suo nemico con l'inganno, cosa che non avrebbe mai potuto fare con la forza: e cos� Š anche dimostrato che le donne, se ci conducono in molti spiacevoli guai, a volte possono riuscire a tirarci fuori da guai altrettanto brutti. NOTA x: [vedi nota dell'autore in appendice] NOTA 1: Sulla cima di questa collina c'Š un'apertura che ha forte somiglianza con il cratere di un vulcano spento. GATTI. SEANCHAN IL BARDO E IL RE DEI GATTI. Quando Seanchan, il famoso bardo, fu fatto "Ard-Fil‚", cioŠ poeta massimo d'Irlanda, Guaire, il re del Connaught, per fargli onore diede una gran festa, per lui e per l'intera congregazione dei bardi. Tutti i maestri e gli eruditi andarono alla residenza del re, con i grandi "ollav" (1) di poesia, storia e musica, delle arti e delle scienze; e le vecchie donne sapienti Grug, Grag e Grangait e tutti i massimi poeti e poetesse d'Irlanda, un numero stupefacente. Ma Guaire, il re, li intrattenne tutti in modo sontuoso, cos� che l'antico sentiero che conduce al suo palazzo Š chiamato ancora oggi ®la strada delle

leccornie¯. Ogni giorno domandava: - Come va, miei onorabili ospiti? - ma tutti erano scontenti e pretendevano cose che lui non poteva procurar loro. Era quindi molto triste e pregava Dio di essere liberato dagli ®eruditi, uomini e donne: una classe di gente fastidiosa¯. Tuttavia la festa continu• per tre giorni e tre notti. E bevvero e furono allegri. E l'intera congregazione bardica intrattenne i nobili con la musica pi— squisita e con il suo talento professionale. Ma Seanchan era di cattivo umore e non voleva n‚ mangiare n‚ bere perch‚ era geloso dei nobili del Connaught. E quando vide la quantit… delle migliori carni e dei vini che questi consumavano, dichiar• che non avrebbe assaggiato alcun cibo finch‚ quelli e i loro servi non fossero stati mandati via dalla casa. Quando Guaire gli chiese di nuovo: - Come va, mio onorabile ospite e tutte queste persone grandi ed eminenti? - Seanchan rispose: - Non ho mai avuto giorni o notti peggiori, n‚ peggiori pranzi in vita mia, - e non mangi• nulla per tre intere giornate. Il re fu quindi assai addolorato che l'intera congregazione bardica bevesse e banchettasse mentre Seanchan, il massimo poeta di Erin, digiunava e si indeboliva. Mand• quindi il suo servitore favorito, una persona dall'aspetto lindo e dai modi gentili, a offrire pietanze speciali al bardo. - Portale via! - disse Seanchan, - non ne prender• affatto. - E perch‚, o Bardo Regale? - chiese il servitore. - Perch‚ tu sei un giovane sgradevole, - rispose Seanchan.- Tuo nonno aveva le unghie tutte spezzate, l'ho visto io. Non prender• cibo dalle tue mani. Allora il re chiam• una fanciulla che giudicava bellissima, la sua figlioccia, e disse: - Damigella, porta questo pane di frumento e questo piatto di salmone all'illustre poeta e servilo tu stessa. - E la ragazza and•. Ma quando Seanchan la vide le chiese: - Chi ti manda qui e perch‚ mi hai portato del cibo? - Mi ha mandato il mio signore, il re, o Bardo Regale, - rispose quella, - perch‚ sono di aspetto gradevole, e mi ha ordinato di servirti il cibo io stessa. - Portalo via, - disse Seanchan, - sei una ragazza indecente e non conosco nulla di pi— brutto. Ho visto tua nonna: un giorno sedeva su di un muretto e con la mano indicava la strada a dei lebbrosi girovaghi. Come potrei toccare il tuo cibo? - Cos� la ragazza se ne and• via tutta addolorata. Allora Guaire, il re, si arrabbi• veramente ed esclam•: - La mia maledizione cada sulla bocca che ha pronunciato quelle parole! Che il bacio di un lebbroso sia sulle labbra di Seanchan prima della sua morte. Ebbene, c'era l… una giovane serva che disse a Seanchan: - C'Š un uovo di gallina appena deposto, mio signore; posso portarvelo, o Capo di tutti i Bardi? - Mi baster…, - disse Seanchan; - portalo, che io lo possa mangiare. Ma quando la giovane and• a cercarlo, guarda, l'uovo era sparito. - L'hai mangiato tu! - disse il bardo furibondo.

- Non Š vero, mio signore; sono invece i topi, quell'agile razza, che l'hanno portato via. - Allora li satiregger• in una poesia, - disse Seanchan, e subito cant• una satira cos� aspra contro di loro che immediatamente dieci topi caddero stecchiti di fronte a lui. - Cos� va bene, - disse Seanchan, - ma quella che Š pi— da biasimare Š la gatta, perch‚ era suo dovere eliminare i topi. Perci• satiregger• la trib— dei gatti e il loro capo supremo Irusan, figlio di Arusan; so infatti dove abita, con sua moglie Sputafiamma, sua figlia Dentaguzzo e i suoi fratelli Ronfante e Ringhiante. Ma comincer• con lo stesso Irusan, perch‚ lui Š il re e il responsabile di tutti i gatti. E disse: - Irusan, mostro dagli artigli, che assali il topo ma lo lasci scappare; il pi— debole dei gatti. La lontra ha fatto bene a dare un morso alle orecchie del tuo progenitore cos� che da allora ogni gatto ha le orecchie frastagliate. Lascia che la coda ti penda: Š giusto, perch‚ il topo si fa beffe di te. Ora, Irusan nella sua tana ud� queste parole e disse a sua figlia Dentaguzzo: - Seanchan mi ha satireggiato, ma mi vendicher•. - No, padre, - disse quella, - portalo qua vivo, in modo che possiamo vendicarci tutti. - Andr• a catturarlo, - disse Irusan, - mandami quindi i tuoi fratelli al seguito. Ebbene, quando venne detto a Seanchan che il Re dei gatti era in cammino per venire a ucciderlo, ebbe paura e scongiur• Guaire e tutti i nobili di stargli accanto e proteggerlo. Non pass• molto tempo che si ud� un suono vibrante, pauroso e violento, come una furiosa tempesta di fuoco al massimo del suo splendore. E quando il gatto apparve, sembr• loro della dimensione di un vitello; e questo era il suo aspetto: rapace, ansante, con le orecchie frastagliate, con il naso rincagnato, i denti aguzzi, rapido, furibondo, vendicativo, terribile, gli occhi minacciosi e gli artigli affilati. Queste erano le sue sembianze. Avanz• fra loro senza degnarli d'attenzione, finch‚ arriv• da Seanchan, e fu lui che afferr• per un braccio; se lo butt• sulla schiena e si allontan• rapidamente per dove era venuto, prima ancora che chiunque potesse toccarlo. Non aveva infatti altra mira se non di impadronirsi del poeta. Ora, Seanchan, essendo in una brutta situazione, fece ricorso all'adulazione: - O Irusan, - esclam•, - sei indubbiamente splendido; una tale corsa, certi balzi, una simile forza e agilit…! Ma che male ho fatto, o Irusan, figlio di Arusan? Risparmiami, ti prego. Invoco i santi, che si interpongano fra te e me, o grande Re dei gatti. Ma il gatto per questo bel discorso non moll• la presa neanche di un po', and• anzi dritto a Clonmacnoise dove c'era una fucina; San Kieran si trovava per caso l� in piedi sulla porta. - Cosa? - esclam• il santo; - Š quello il Capo dei Bardi di Erin, in groppa a un gatto? E' scaduta a tal punto l'ospitalit… di Guaire? E corse a prendere una sbarra di ferro incandescente che si trovava nella fucina e con quella colp� il gatto su un fianco, cos� che il ferro lo trapass• e questi cadde senza vita. - Sia maledetta la mano che ha dato questo colpo! - disse il bardo quando si mise in piedi.

- E perch‚? - chiese San Kieran. - Perch‚, - rispose Seanchan, avrei preferito che Irusan mi avesse ucciso e mangiato fino all'ultimo boccone, cos� avrei potuto recare infamia a Guaire per il cattivo cibo che mi aveva dato; infatti Š dovuto tutto ai suoi miserevoli pranzi se mi sono cacciato in questo guaio. Quando tutti gli altri re udirono le sventure di Seanchan, mandarono a chiedergli se voleva visitare le loro corti. Ma lui non volle ricevere da loro n‚ baci n‚ accoglienza e and• per la sua strada verso la residenza dei bardi, dove si poteva avere il meglio degli agi della vita. Da allora i re ebbero sempre paura di offendere Seanchan. Finch‚ visse ebbe nei banchetti il posto d'onore e tutti i nobili furono fatti sedere sotto di lui, e Seanchan ne era soddisfatto. Dopo un po' lui e Guaire si riappacificarono, e Seanchan e tutti gli "ollav", e l'intera congregazione bardica furono festeggiati dal re per trenta giorni con grande pompa: ebbero carni di primissima qualit… e da bere i migliori vini francesi, serviti in calici d'argento. In cambio di questa splendida ospitalit… la congregazione bardica espresse unanimemente un voto di ringraziamento al re, e lo lodarono in poemi come ®Guaire il Generoso¯, appellativo con il quale fu ricordato per sempre nella storia, poich‚ le parole dei poeti sono immortali. NOTA 1: ["Ollav": grado massimo nella gerarchia dei poeti di professione]. OWNEY E OWNEY-NA-PEAK. Quando l'Irlanda aveva i propri re, quando nel paese non c'erano cose tipo i mantelli fatti di stoffa rossa (1), quando c'era abbondanza nelle case della gente, e pace e tranquillit… alle loro porte (e questo succedeva molto tempo fa), vivevano, in un villaggio non lontano dalla grande citt… di Lumneach (2), due ragazzi, cugini fra loro: uno si chiamava Owney, ed era un giovane vivace, di buon cuore e di bell'aspetto, con membra dalle forme delicate e una notevole intelligenza. Anche suo cugino si chiamava Owney, e i vicini lo avevano battezzato Owney-na-peak (Owney dal naso) per il lungo naso che aveva: una cosa cos� sproporzionata che dopo aver guardato un lato della sua faccia era una bella passeggiata mattutina aggirare il naso e dare un'occhiata all'altro (cos� almeno era solita dire la gente). Era un individuo forte, robusto, stupido come un cane bastonato e per di pi— un despota crudele verso il suo giovane cugino, con il quale viveva in una specie di societ…. Entrambi erano di umile condizione sociale. Erano fabbri, lavoratori di metalli, e ricevevano un bel po' di lavoro dai signori della corte, dai cavalieri e da tutta la gente importante di Lumneach. Un giorno per• il giovane Owney mentre era in citt…, vide un gran corteo di signori e dame, generali e gente importante, fra cui c'era la figlia del re di questa corte, e di certo neppure il bocciolo della rosa pu• essere bello quanto lei. Owney si sent� mancare il cuore alla sua vista, e ritorn• a casa disperatamente innamorato e per nulla propenso

al lavoro. Il denaro, gli fu detto, era il mezzo pi— sicuro per fare la conoscenza del re, e cos� cominci• a risparmiare fino ad aver messo insieme alcuni scellini; ma Owney-na-peak, scoperto il luogo dove li aveva nascosti, se li prese tutti, come faceva di solito con ogni guadagno di Owney. Una sera la madre del giovane Owney cap� che stava per morire; chiam• il figlio al suo capezzale e gli disse: - Sei stato un figliolo molto obbediente ed Š giusto che tu ne sia ricompensato. Porta questa tazza di porcellana al mercato: su di essa c'Š un incantesimo dei folletti; usa il tuo ingegno, guardati attorno e fa che la prenda il miglior offerente, e cos�, ragazzo mio dai bianchi capelli (3), Dio ti benedica. Il ragazzo stese la sua piccola cortina del letto sulla madre morta e dopo qualche giorno, con il cuore pesante, prese la tazza di porcellana e si incammin• verso la fiera di Garryowen. Il luogo era piuttosto allegro. Lo spiazzo, chiamato ®il campo della forca¯ era adesso coperto di tende. C'era abbondanza di vino, - il "poteen" non era conosciuto a quei tempi, per non parlare del "parliament" - c'erano moltissime belle ragazze, e non si pu• immaginare tutta la musica e i balli che si svolgevano tra loro e i ragazzi. Il povero Owney cammin• tutto il giorno per il mercato desiderando di tentar la fortuna ma vergognandosi di offrire la sua tazza di porcellana fra tutte le belle cose che erano in vendita. Si avvicinava infine la sera, e lui stava pensando di tornare a casa quando uno sconosciuto gli diede un colpetto sulla spalla e disse: - Mio bravo giovane, ti ho notato andartene in giro tutto il giorno per il mercato con questa tazza in mano, senza parlare con nessuno e con l'aria d'essere in cerca di qualcosa. - Sono qui per venderla, - disse Owney. - Cos'Š che sei qui per vendere? - disse un secondo uomo avvicinandosi a guardare la tazza. - Beh! - disse il primo, - a te cosa importa, curioso ficcanaso? Perch‚ vuoi sapere quello che vuol vendere? - Che tu possa diventare un bifolco! - ma che ragione c'Š che io ti auguri quello che sei gi…? - non ho forse il diritto di chiedere il prezzo di quanto c'Š sul mercato? - E allora, conoscere il prezzo Š tutto quello che otterrai, dice il primo. - Ecco, ragazzo mio, un pezzo d'oro per la tua tazza. - Quella tazza, piaccia al Cielo, non dovr… mai contenere cibo o bevanda in casa tua, - disse il secondo. - Ecco due pezzi d'oro per la tazza, giovanotto. - Ah s�? Allora guarda: anche se dovessi essere obbligato a riempirla d'oro fino all'orlo per poterla dire mia, tu non terrai mai tra le dita quella tazza. Qua, ragazzo; ascolta me, dammi la tazza una volta per tutte. Eccoti dieci pezzi d'oro e non parliamone pi—. - Dieci pezzi d'oro per una tazza di porcellana? - disse un grande nobile della corte che era appena giunto a cavallo in quel momento. - Deve essere senza dubbio un oggetto di valore. Qui, ragazzo, ecco venti pezzi per la tazza, e dalla ai miei servi. - Dalla ai miei, - grid• un altro nobile del gruppo, - ed ecco la mia

borsa, dove ne troverai dieci in pi—. E se qualcuno offre un altro po' per la tazza in modo da superare questo prezzo, lo infilzer• con la mia spada come un beccaccino. - Io lo superer•! - disse una splendida giovane dama velata al suo fianco, gettando venti pezzi in pi— sul terreno. Non ci fu pi— alcuna voce che superasse l'offerta della dama e il giovane Owney, inginocchiandosi, pose la tazza nelle sue mani. ®Cinquanta pezzi d'oro, - disse Owney fra s‚ mentre camminava lentamente verso casa, - per una tazza di porcellana che non ne valeva due! Ah, madre, sapevi che la vanit… ha le mani bucate!¯. Mentre si avvicinava a casa decise per• di nascondere il suo denaro da qualche parte, sapendo, e bene, che suo cugino non gli avrebbe lasciato nemmeno una croce con cui segnarsi. Scav• quindi una piccola buca e seppell� tutto, eccetto due pezzi che port• a casa. Suo cugino, sapendo dell'affare per cui era andato, rise di cuore quando lo vide entrare, e gli chiese quanta fortuna avesse avuto con la sua tazza da ponce. - Mica male! - dice Owney. - Due pezzi d'oro non Š un cattivo prezzo per un oggetto di vecchia porcellana. - Due pezzi d'oro, Owney carissimo! Caspita! Fammeli vedere, vuoi? - Prese i soldi dalla mano di Owney e dopo aver spalancato gli occhi pieno di stupore alla vista di tanto denaro se li mise in tasca. - Bene, Owney, te li terr• al sicuro all'interno delle mie tasche. Ma racconta se vuoi: come mai sei riuscito a prendere un simile mucchio di soldi per una vecchia tazza di porcellana dipinta, che probabilmente non valeva un pezzo da cinque soldi? - Vado nel bel mezzo del mercato, poi, disinvolto e tranquillo, mi guardo attorno e grido: ®Porcellana vecchia! ¯, e la prima persona che mi viene vicino mi domanda quanto chiedo per la tazza e io gli dico sicuro: ®Cento pezzi d'oro¯, e lui ride di cuore; poi barattiamo insieme finch‚ lui tira gi— a due, ed ecco com'Š andato il tutto. Owney-na-peak fece come se non vi avesse prestato attenzione, ma il mattino seguente di buon'ora prese un vecchio piattino di porcellana che aveva nella sua credenza e si incammin• verso il mercato senza dire parola a nessuno. Come potete facilmente immaginare suscit• non poca sorpresa in quel posto il sentire un tipo grande e grosso con un piattino di porcellana in mano che gridava: - Un autentico piattino di porcellana a cento pezzi d'oro! Vera porcellana! Chi lo vuole comprare? - Accidenti, cosa stai dicendo grosso cialtrone? - dice un uomo venendogli vicino e guardando prima il piattino e poi la sua faccia. - E tu pensi che qualcuno voglia passare per stupido dandoti una tal somma per il tuo piattino? - Ma Owney-na-peak non aveva risposte da dare e grid• solo: - Vera porcellana, cento pezzi d'oro! Presto una folla gli si radun• intorno e vedendo che non voleva dare spiegazioni gli piombarono addosso e lo picchiarono che manc• un filo ci lasciasse la pelle, e dopo essersi sfogati su di lui se ne andarono per la loro strada ridendo e schiamazzando. Verso il tramonto Owney- na-peak si rialz• e si trascin• a casa meglio che pot‚, senza n‚ piattino n‚ denaro. Appena Owney lo vide, lo aiut• a entrare nella fucina con l'aria molto dispiaciuta, sebbene, a dir la verit…,

l'avesse spinto a questo ridicolo affare per vendicarsi delle precedenti buone azioni del cugino. - Vieni qui, Owney, dannato! - disse suo cugino dopo aver sbarrato la porta della fucina e scaldato due ferri nel fuoco. Figlio della zizzania, - disse quando lo ebbe preso, - non vedrai mai pi— i frutti della tua furfanteria perch‚ ti caver• gli occhi -. E cos� dicendo afferr• dal fuoco uno dei ferri incandescenti. Fu del tutto inutile per il povero Owney buttarsi in ginocchio, chiedere piet… e pregare, e implorare il perdono; lui era debole e Owney-na-peak forte; questi lo tenne saldamente e gli bruci• gli occhi. Poi lo prese in spalla mentre ancora era svenuto dal male e lo trasport• sulla desolata collina di Knockpatrick (4), a grande distanza, e l… lo depose sotto una pietra tombale e se ne and• per la sua strada. Dopo un po' Owney rinvenne. - Oh, dolce luce del giorno! Cosa ne sar… di me adesso? pensava il povero ragazzo mentre giaceva sulla schiena sotto la tomba. Deve proprio essere questo il frutto di quello sfortunato dono? Sono obbligato a essere al buio per sempre? E non potr• pi— vedere quel dolce viso che persino nella mia cecit… non mi Š del tutto negato? - Avrebbe detto ancora un bel po' di cose in questo tono e forse in modo persino pi— patetico, ma proprio in quel momento sent� un grande miagolare, come se tutti i gatti del mondo stessero salendo insieme la collina in schiera. Raccolse le proprie forze, si rincantucci• al di sotto della pietra e rimase del tutto immobile aspettando gli eventi. Dopo pochissimo tempo ud� tutti i gatti fare le fusa e miagolare in giro per lo spiazzo, muovendosi agilmente sopra le pietre e facendone di tutti i colori fra le tombe. Sent� la coda di uno o due spazzolargli il naso; e fu un bene per lui che non lo scoprissero l�, come poi venne a sapere. Infine... - Silenzio! - disse uno dei gatti, e in un istante furono tutti muti come altrettanti topi. - Adesso tutti voi, gatti di questo grande paese, piccoli e grandi, grigi, rossi, gialli, neri, marroni, chiazzati e bianchi fate attenzione a cosa sto per dirvi in nome del vostro re e padrone di tutti i gatti. Il sole Š calato e la luna Š salita, la notte Š silenziosa, nessun mortale ci ode e io posso dirvi un segreto. Conoscete la figlia del re del Munster? - Oh, s�! Certo, come no? Va' avanti con la tua storia, dissero insieme tutti i gatti. - Io ho sentito parlare di lei, - disse un piccolo gatto nero dalla faccia sporca, parlando dopo che gli altri ebbero taciutoperch‚ sono il gatto che siede sulla mensola del focolare di Owney e Owney-na- peak, i fabbri, e so che molte volte il giovane Owney ne parla quando siede solo, vicino al fuoco, accarezzandomi e facendo progetti su come entrare alla corte di suo padre. - Off! Sempliciotto, - dice il gatto che stava facendo il discorso. - Cosa vuoi che ci importi dei tuoi Owney e Owney-na-peak? ®Cribbio, cribbio! - pens• fra s‚ Owney, - si Š mai sentita una storia come questa?¯. - Bene, signori, - dice ancora il gatto, - ci• che ho da dire Š questo: la settimana scorsa il re Š stato colpito da cecit… e voi tutti ben conoscete come pu• essere curata. Lo sapete: non c'Š

disturbo che possa affliggere il corpo dell'uomo che non sia possibile togliere facendo un giro di preghiere attorno alla fonte di Barrygowen (5) laggi—, e il disturbo del re Š tale che non si pu• avere altra cura. Ora, fate attenzione, non lasciate che il segreto sfugga alle vostre labbra perch‚ c'Š un pronipote di Simon Mago che sta venendo dalle nostre parti per mettere alla prova la sua abilit…, ed Š lui che dovrebbe usare l'acqua e sposare la principessa, perch‚ essa dovr… esser data a chiunque sia cos� fortunato da guarire gli occhi di suo padre. Per quel giorno, signori, a tutti ci Š promesso un banchetto dei pi— grossi topi che mai abbiano camminato sulla terra. Questo discorso fu applaudito con molto calore da tutti i gatti, e subito dopo l'intera compagnia sgattaiol• via saltellando, miagolando e facendo le fusa, gi— dalla collina. Owney, capendo che se n'erano andati tutti, venne fuori dal suo nascondiglio e poich‚ conosceva bene la strada per Barrygowen, si mise in cammino facendosi strada a tastoni, e dopo poco seppe che vi era vicino dal rumoreggiare delle onde dello Shannon che provenivano da Capo Foynes. Si accost• alla fonte e, fatto un giro da buon cristiano, si freg• gli occhi con la sua acqua, guard• in su e vide il giorno albeggiare a oriente. Pronunciando parole di ringraziamento si rimise subito in piedi, e si pu• ben dire che Owney-na-peak fu molto sorpreso quando, aprendo la porta della fucina, se lo trov• l�, con i suoi occhi sani, anzi migliori di prima e con la faccia allegra come una danza. - Ebbene, cugino, - disse Owney sorridendo, - mi hai fatto il pi— grosso servigio che un uomo possa fare a un altro; mi hai messo in grado di ottenere due pezzi d'oro, - disse mostrandogliene due che aveva preso dal suo nascondiglio. - Se solo riesci a sopportare il dolore di lasciare che ti cavi gli occhi e che ti sistemi nel punto dove tu hai messo me, chiss… che fortuna avrai! - No, non Š affatto il caso di cavarmeli; ma non potresti questa notte sistemarmi in quel posto cos� come sono e farmi tentare la buona sorte, se davvero dici la verit…? E cos'altro mai ha potuto rimetterti gli occhi in testa dopo che te li avevo bruciati con i ferri? - Lo saprai a suo tempo, - dice Owney interrompendolo nel suo discorso, perch‚ proprio in quel momento, gettato l'occhio verso la mensola del focolare, aveva visto il gatto seduto l� sopra che lo guardava molto severamente. Fece quindi segno a Owney-na-peak di stare in silenzio o di parlare d'altro, al che il gatto distolse gli occhi e cominci• molto naturalmente a lavarsi il muso con le due zampe, guardando di tanto in tanto di traverso in faccia a Owney, proprio come un cristiano. Dopo poco quando il gatto se ne fu andato fuori dalla fucina, Owney gli chiuse dietro la porta e termin• ci• che stava dicendo, cosa che rese Owney-na-peak ancora pi— ansioso di prima d'essere messo sotto la pietra tombale. Owney acconsent� volentieri e appena ebbero finito di parlare gett• un'occhiata verso la finestra della fucina, dove vide quel diavoletto d'un gatto che con il naso e un occhio faceva capolino attraverso il vetro rotto. Non disse per• nulla e si prepar• a portare il cugino verso quel luogo; l… all'imbrunire lo distese, come era stato disteso lui stesso, tranquillo sotto la pietra, e se ne and• per la sua strada gi— dalla

collina fermandosi per la notte a Shanagolden per vedere cosa sarebbe successo al mattino. Owney-na-peak non era rimasto sdraiato pi— di due o tre ore o gi— di l�, che ud� venire su dalla collina proprio gli stessi rumori che avevano sconcertato Owney la notte precedente. Vedendo i gatti che entravano nel cimitero cominci• a diventare molto inquieto e cerc• di nascondersi meglio che poteva, cosa che riusc� a fare anche abbastanza bene, perch‚ era tutto coperto dalla pietra eccetto una parte del naso, cos� lungo che in nessun modo poteva farlo stare nascosto. Si pu• veramente dire che fu sorpreso, e non poco, quando vide i gatti che si radunavano tutti come una comunit… che vada a sentire la messa: alcuni stavano seduti, altri gironzolavano chiedendosi l'un i'altro notizie dei gattini o cose simili, i pi— si allungavano sopra le pietre tombali aspettando il discorso del loro comandante. Alla fine fu proclamato il silenzio e quello parl•: - Adesso tutti voi gatti di questo grande paese, piccoli e grandi, grigi, rossi, gialli, neri, marroni, chiazzati e bianchi, fate attenzione... - Aspetta, aspetta! - disse un gattino con la faccia sporca che proprio allora era arrivato correndo nello spiazzo. - Fa' silenzio, perch‚ ci sono orecchie mortali che ascoltano quanto dici. Ho corso a pi— non posso per dirti che la notte scorsa le tue parole sono state udite. Io sono il gatto che siede sul focolare di Owney e Owney-na- peak e questa mattina in casa loro ho visto una bottiglia dell'acqua di Barrygowen appesa sul camino. In un attimo tutti i gatti cominciarono a gridare e a miagolare e a correre per lo spiazzo come fossero ammattiti, cercando in ogni angolo e gettando occhiate sotto ogni tomba. Il povero Owney-na-peak tent• di nascondersi da loro meglio che pot‚; cominci• a battersi il petto e a farsi il segno della croce, ma tutto fu inutile perch‚ uno dei gatti intravide il lungo naso che spuntava da sotto la pietra; in un attimo ringhiando e urlando lo trasportarono proprio nel centro del cimitero dove gli si gettarono addosso tutti insieme e lo ridussero a brandelli dalla punta della testa alle piante dei piedi. Il mattino seguente di buon'ora il giovane Owney arriv• al cimitero per vedere cosa ne era stato di suo cugino. Chiam• e chiam• il suo nome, ma non ricevette alcuna risposta. Alla fine, entrato nella zona delle tombe, trov• le sue membra sparse sul terreno. - Oh! E' cos� che ti Š andata? - disse unendo le mani e guardando in basso i frammenti insanguinati. - Beh, anche se, quando le tue ossa stavano insieme, non eri un gran che in fatto di gentilezza nei miei confronti, non Š una buona ragione per essere contento di vederti fatto a pezzi di buon mattino -. Quindi, racimolati tutti i brandelli che poteva trovare, li mise nel sacco che aveva con s‚ e se ne and• verso la fonte di Barrygowen dove, senza indugiare, fece il giro e li gett• dentro tutti assieme. Dopo un istante egli vide Owney-na-peak sano come non mai che si arrampicava fuori dalla fonte, e aiutandolo a tirarsi su gli chiese come si sentiva. - Oh! Vuoi proprio sapere come mi sento? - disse l'altro. Aspetta che te lo dico. Prendi questo come assaggio -. E nello stesso tempo gli diede un colpo in testa che si pu• ben dire non ci mise molto a lasciare Owney lungo disteso per terra. Poi senza dargli un minuto per

riprendersi lo ficc• nel sacco da cui lui stesso era appena stato scosso via, decidendo tra s‚ di annegarlo subito nello Shannon e metter fine ai suoi giorni per sempre. Strada facendo fu preso dalla stanchezza e si ferm• in una bettola clandestina, nella giurisdizione del castello di Robertstown, per rinfrescarsi con una bevuta mattutina prima di procedere oltre. Il povero Owney, quando ritorn• in s‚ - se quello si pu• veramente chiamare un ritornare in s‚ - non sapeva cosa fare con quel grosso sacco legato attorno. Il suo malvagio cugino lo aveva buttato per terra in cucina, dietro la porta e, dicendogli che se si muoveva ci avrebbe lasciato di sicuro la pelle, era entrato per prendere qualcosa di buono nella saletta. Pur andandone della sua vita, Owney non pot‚ trattenersi dall'aprire un buco nel sacco per dare un'occhiata attorno in cucina e vedere se non avesse alcuna possibilit… di fuga. Riusc� a scorgere solo una persona, un uomo dall'aria semplice che sgranava il suo rosario nell'angolo del camino e di tanto in tanto si percuoteva il petto e guardava in alto come stesse pregando con grande fervore. - Signore, - diceva, - dammi solo la morte, la morte e un giudizio benevolo. Ora non ho nessuno di cui prendermi cura, n‚ alcuno che si prenda cura di me. Cosa sono pochi soldi di latta per sollevare un uomo dal bisogno? Tutto ci• che chiedo Š solo una tomba tranquilla. - Cribbio, cribbio! - dice Owney, - l… c'Š un uomo che vuole la morte e non pu• averla, e qui ci sono io che sto per averla e, in verit…, non la voglio affatto -. Quindi dopo aver pensato per un po' a quale fosse la cosa migliore da farsi, cominci• a cantare molto allegramente, ma tenendo bassa la voce per paura di poter essere udito nella stanza accanto: A colui che cost� mi leg• sia data una lode e un sorriso giorno e notte lo benedir• perch‚ mi sped� in Paradiso. Fra tutte le vie, vi rivelo indietro non resta, perbacco chi prende la strada del cielo facendo il viaggio in un sacco! - Del cielo, ha detto? - disse l'uomo nell'angolo del camino spalancando occhi e bocca. - Oh, allora faresti un'azione da cristiano se prendessi con te un vicino che Š stanco di questo mondo cattivo e scellerato. - Sei uno sciocco, sei uno sciocco! - disse Owney. - Lo so che lo sono; almeno, i miei vicini me lo dicono sempre. Ma che male c'Š? Forse ho un'anima cristiana tanto quanto un altro, e sciocco o non sciocco, in un sacco o fuori da un sacco, sar• lieto e felice di prendere la stessa strada di cui tu stai parlando. Dopo aver fatto finta di fargli un gran favore in modo da rendere l'affare pi— allettante, Owney fu d'accordo a metterlo nel sacco al posto suo; ma, dopo averlo ammonito di non dire una sola parola, stava

gi… per legarlo quando fu colto da un piccolo rimorso per essere sul punto di causare la morte di un innocente; e vedendo in un angolo pendere un pezzo del maiale che era stato ucciso il giorno prima, gli balen• l'idea che sarebbe andato altrettanto bene mettere quello nel sacco al posto loro. Detto fatto, con gran sorpresa del sempliciotto, infil• il maiale nel sacco e lo leg•. - Adesso, - dice, - mio buon amico, va' a casa e non dire nulla, ma benedici il nome del cielo per averti salvato la vita; tu questa mattina sei stato cos� vicino a perderla quanto non lo fu mai altro uomo che ne fosse ignaro. Lasciarono insieme la casa. Subito venne fuori Owney-na-peak tutto euforico, e poich‚ era in quello stato non fu in grado di accorgersi del cambiamento di contenuto del sacco, ma issatolo sulla schiena se ne usc� dalla casa. Prima d'aver fatto molta strada arriv• alla rupe di Foynes, dalla cui cima butt• il suo fardello nelle acque salate. And• verso casa e buss• alla porta della fucina, che gli fu aperta da Owney. Potete immaginarlo voi stessi mentre continuava a farsi il segno della croce e a benedirsi quando vide, cos� credeva, il fantasma in piedi di fronte a lui. Ma Owney aveva l'aria molto allegra e gli disse di non aver paura. - Hai fatto molte buone azioni in vita tua, - dice, - ma mai una come questa. Cos� salta su gli racconta che aveva trovato il posto pi— bello del mondo in fondo alle acque e una grande abbondanza di denaro. - Guarda questi quattro pezzi d'oro come campione, e gliene mostra alcuni che aveva preso dal suo nascondiglio; cosa ne pensi di questa storia? - Beh! Dico che Š una strana storia, senza dubbio; accidenti, vorrei anch'io tentar la fortuna nello stesso modo. Ma come sei arrivato qui a casa prima di me, che ho preso la strada diretta, e non mi sono fermato neanche per una bevuta da quando ho lasciato Knockpatrick? - Oh, c'Š una scorciatoia sotto le acque, - disse Owney, - fa solo attenzione a essere gentile mentre sei nel T�r-na-n-Og (6), e scorgerai il denaro. A Owney andava proprio bene: ficc• il cugino nel sacco, glielo leg• attorno e lo mise in un carro che stava ritornando dopo aver lasciato un carico di avena in un magazzino di cereali gi— in citt…; non pass• molto tempo che fu di nuovo a Foynes. Qui smont•, e andando verso la rupe ebbe una mezza idea - temo - di scaricare il suo fardello nelle acque, quando vide una piccola barca a remi venire in direzione del capo. La chiam• da lontano e venne a sapere che stavano per salire a bordo di una grande nave che proveniva da terre straniere e veleggiava fuori dal fiume. And• quindi a bordo con il suo sacco e, presi accordi con il capitano della nave, lasci• Owney-na-peak insieme alla ciurma, e da quel giorno fino ad oggi non ne fu mai pi— importunato. Mentre passava vicino alla fonte di Barrygowen, riemp� d'acqua una bottiglia; tornando a casa compr• un bell'abito tutto completo col resto del denaro che aveva sotterrato e al mattino si incammin• verso la citt… di Lumneach. Cammin• per la citt… ammirando tutto ci• che vedeva finch‚ giunse di fronte al palazzo del re. Sopra i cancelli vide un buon numero di lance e, infilzata su ciascuna, una testa d'uomo ghignante nella luce del sole. Per nulla intimorito buss• audacemente alla porta, che fu aperta da

una delle guardie del palazzo. - Ebbene, amico, chi siete? - Sono un grande dottore venuto da paesi stranieri per curare la vista del re. Conducetemi immediatamente al suo cospetto. - Calma, calma! - disse il soldato. - Vedi tutte quelle teste infilate lass—? La tua ha molte probabilit… di tener loro compagnia, se sei cos� incauto da venire dentro queste mura. Quelle sono le teste di tutti i dottori del paese che sono venuti prima di te, ed Š questo il motivo per cui ultimamente la citt… Š cos� bella e in buona salute, Dio ne sia lodato! - Non stare a parlare, gran chiacchierone, - dice Owney; portami solo dal re all'istante. Fu condotto di fronte al re. Dopo essere stato messo in guardia sul suo destino se avesse fallito in ci• che si era impegnato a fare, il posto fu sgomberato da tutti a eccezione di alcune guardie e Owney fu informato ancora una volta che se avesse guarito gli occhi del re avrebbe sposato la principessa e ottenuto la corona dopo la morte di suo padre. Questo lo mise di buon umore, e dopo aver fatto un giro intorno alla bottiglia sulle nude ginocchia, prese un po' d'acqua e la strofin• sugli occhi del re. Un minuto dopo questi salt• su dal trono e vide intorno a s‚ meglio che mai. Ordin• che Owney fosse vestito come il figlio di un re e mand• a dire a sua figlia di riceverlo all'istante come suo sposo. Si pu• ben dire che alla principessa, bench‚ contenta della guarigione del padre, non piacque questo messaggio. E non Š da biasimare, se si considera che non aveva mai posato gli occhi su quell'uomo. Per• il suo animo mut• meravigliosamente quand'egli le fu portato innanzi coperto d'oro e diamanti e di ogni genere di cose preziose. Volendo per• sapere se aveva uno spirito valido quanto la sua persona, gli disse che il mattino seguente avrebbe dovuto dargli risposta a due domande, altrimenti non l'avrebbe ritenuto degno della sua mano. Owney si inchin• ed ella pose le domande in questo modo: - Qual Š quella cosa che Š la pi— dolce del mondo? - Quali sono le tre cose pi— splendide del creato? Queste erano domande difficili, ma Owney, che da parte sua un po' di cervello lo aveva, non ci mise molto a formarsi un'opinione in materia. Non vedeva l'ora che giungesse il mattino, ma questo venne lentamente e in modo del tutto normale, come se lui non esistesse al mondo. Poco dopo fu convocato nella corte dove erano radunati tutti i nobili del territorio: vi erano bandiere spiegate, trombe che suonavano, e si svolgevano ogni sorta di splendide cerimonie. La principessa stava seduta su un trono d'oro vicino al padre, ed un meraviglioso tappeto era stato disteso perch‚ Owney vi stesse in piedi mentre rispondeva alle domande. Fatte tacere le trombe, la principessa con voce chiara e dolce pose la prima domanda ed egli: - E' il sale, - risponde con molta decisione. Alla risposta ci fu un grande applauso, e la principessa, sorridendo, riconobbe che aveva dato un giudizio esatto. - Ma adesso, - disse lei, - la seconda! Quali sono le tre cose pi— splendide del creato? - Bene, - rispose il giovane, - eccole: una nave a vele spiegate, un campo di spighe di grano e...

Cosa fosse la terza pi— splendida cosa non lo udirono tutti; ma ci fu un grande arrossire e ridere fra le dame, e la principessa sorrise e assent� col capo, assai soddisfatta del suo ingegno. Molti dissero in effetti che neppure gli stessi giudici del paese avrebbero potuto rispondere meglio se si fossero trovati al posto di Owney, n‚ altrove si sarebbe potuto trovare un ragazzo pi— promettente o abile nel parlare. Prima fu portato dal re, il quale lo abbracci• e lo condusse dalla principessa. Ella non pot‚ fare a meno di ammettere che il suo intelletto era assolutamente degno della sua attraente persona. Vennero impartiti ordini immediati perch‚ il matrimonio fosse preparato, furono sposati con la massima sollecitudine, e si dice che, prima che volgesse un anno, la bella principessa fosse davvero uno degli oggetti pi— splendidi del creato. NOTA 1: [Colore delle uniformi dell'esercito inglese]. NOTA 2: L'odierna Limerick. NOTA 3: Curiosa espressione irlandese per ®figlio prediletto¯. NOTA 4: Collina nella parte occidentale della contea di Limerick, sulla cui cima vi sono le rovine di una vecchia chiesa con un cimitero ancora in uso. Il posto Š particolarmente strano e desolato. NOTA 5: Alla fonte di Barrygowen, nella contea di Limerick, Š ancora in uso la pratica di compiere giri in preghiera per risanare malattie; e ci•, nonostante gli sforzi dei preti cattolici locali, che l'hanno ridotta ma non eliminata. NOTA 6: La dimora dei folletti. RE, REGINE, PRINCIPESSE, CONTI, LADRI. LE DODICI OCHE SELVATICHE. C'erano una volta un Re e una Regina che vivevano insieme felici e contenti e avevano dodici figli maschi e nemmeno una figlia. Desideriamo sempre ci• che non abbiamo e non apprezziamo abbastanza quello che gi… possediamo; la regina non era in questo diversa da noi. Un giorno d'inverno, quando il cortile del castello era coperto di neve, la regina guardando dalla finestra del salone vide l… fuori un vitello appena ucciso dal macellaio e un corvo posato l� accanto. - Oh, - disse, - se soltanto avessi una figlia con la pelle bianca come

quella neve, le guance rosse come quel sangue, e i capelli neri come quel corvo! Per lei darei tutti i miei dodici figli -. Nel momento stesso in cui pronunci• quelle parole prov• un grande spavento e un brivido la scosse, e un attimo dopo una vecchia dall'aspetto severo stava davanti a lei.- Ben malvagio Š stato il tuo desiderio, - disse, - e per punirti verr… esaudito. Avrai una figlia proprio come la desideri, ma il giorno stesso della sua nascita perderai gli altri tuoi figlioli -. Non appena ebbe detto ci•, la vecchia scomparve. Cos� avvenne. Mentre aspettava il momento del parto, la regina fece portare i bambini in una grande sala del palazzo, e la fece circondare dalle guardie, ma nel preciso istante in cui la figlia venne alla luce le guardie poste all'interno e all'esterno del palazzo udirono un gran frullare d'ali e un sibilo, e si videro i dodici principi volare uno dopo l'altro fuori dalla finestra aperta e dirigersi come tante frecce verso il bosco. Il re fu profondamente addolorato per la perdita dei figli, e si sarebbe certo molto adirato con la moglie se solo avesse saputo quanta parte essa aveva avuto nella vicenda. Tutti chiamavano la piccola principessa Biancaneve-e-Rosarossa per il suo bel colorito. Era la pi— affettuosa e adorabile bambina che si fosse mai vista. Quando ebbe dodici anni, cominci• a essere molto triste e malinconica e a tormentare la madre chiedendole dei fratelli che credeva morti: fino ad allora infatti nessuno le aveva detto che cosa in realt… era loro successo. Il segreto era un peso opprimente per la coscienza della regina, e poich‚ la bambina insisteva con le domande, infine glielo svel•. - Dunque mamma, - disse allora, - Š per causa mia che i miei fratelli sono stati trasformati in oche selvatiche e stanno ora soffrendo pene di ogni genere; prima che il mondo sia pi— vecchio di un altro giorno sar• partita alla loro ricerca, per tentare di riportarli alle loro vere sembianze. Il re e la regina la fecero sorvegliare attentamente, ma ogni precauzione fu inutile. La sera seguente ella si stava gi… inoltrando nei boschi che circondavano il palazzo, e per tutta la notte e fino alla sera del giorno dopo cammin• e cammin•... Aveva con s‚ alcune focacce, e strada facendo raccolse nocciole, "mugoreens" (ossia i frutti della rosa di macchia) e succose mele selvatiche. Giunse infine, proprio al calar del sole, a una graziosa casetta di legno. C'era tutt'attorno un bel giardino pieno dei pi— splendidi fiori e un cancello si apriva nella siepe. Entr• e vide una tavola apparecchiata con dodici piatti, dodici coltelli, dodici forchette e dodici cucchiai, e sulla tavola c'erano torte, selvaggina fredda e frutta, e c'era un fuoco accogliente e in un'altra ampia stanza erano allineati dodici letti. Mentre si stava guardando intorno sent� il cancello aprirsi, un rumore di passi sul vialetto, ed ecco entrare dodici giovani: un grande dispiacere si dipinse sui loro volti non appena ebbero posato gli occhi su di lei. - Oh, quale crudele destino ti ha condotta qui? - disse il pi— vecchio. Per causa di una ragazza fummo obbligati a lasciare la corte di nostro padre e a prendere durante il giorno l'aspetto di oche selvatiche. Questo avvenne dodici anni fa, e noi prestammo allora il solenne giuramento di uccidere la prima fanciulla che fosse capitata nelle nostre mani. E' un peccato privare il mondo di una ragazza innocente e bella come te, ma dobbiamo tenere

fede alla nostra promessa. - Ma io sono la vostra unica sorella,- rispose lei, - e non sapevo nulla di tutto questo fino a ieri; sono scappata nella notte dal palazzo di nostro padre e di nostra madre per trovarvi e liberarvi, se questo sar… in mio potere -. I giovani giunsero le mani e tennero lo sguardo fisso al suolo: ci fu un silenzio tale che si sarebbe sentito cadere uno spillo, finch‚ il maggiore esclam•: - Maledetto il nostro giuramento! Cosa possiamo fare? - Ve lo dir• io, - disse una vecchia apparsa in quel momento tra loro. - Sciogliete questo vostro malvagio giuramento che non torna a onore di nessuno mantenere. Se mai la toccherete anche solo con un dito vi muter• in dodici "booliaun buis" (ossia steli della pianta d'ambrosia); ma io voglio sia il vostro bene che il suo. A lei Š stato affidato il compito di liberarvi in questo modo: dovr… filare e lavorare a maglia per voi dodici camicie con la lanuggine di palude che deve raccogliere con le sue stesse mani nella brughiera appena fuori dal bosco. Ci vorranno cinque anni per farlo, e se in tutto questo tempo parler…, rider… o pianger… anche una sola volta, sarete condannati a rimanere durante il giorno oche selvatiche, finch‚ non sarete chiamati nell'altro mondo. Prendetevi cura perci• di vostra sorella: Š nel vostro interesse -. La fata quindi spar�, e i fratelli fecero a gara per vedere chi sarebbe stato il primo a baciare e ad abbracciare la sorella. Cos� per tre lunghi anni la povera principessina pass• il suo tempo a strappare la lanuggine delle paludi, a filarla e a lavorare alle camicie, e al termine dei tre anni ne aveva finite otto. Per tutto quel tempo non disse mai una parola, non rise n‚ pianse: e quest'ultima era la cosa pi— difficile da cui trattenersi. Un bel giorno, mentre era seduta a filare in giardino, balz• dentro un agile levriero che le salt• incontro e le appoggi• le zampe sulle spalle leccandole la fronte e i capelli. Poco dopo un giovane principe molto bello arriv• a cavallo fino al cancelletto del giardino, si tolse il cappello e chiese il permesso di entrare. La principessa acconsent� con un leggero cenno del capo, ed egli entr•. Il principe le chiese mille volte scusa per averla importunata e le fece mille domande, ma non riusc� a farle uscire di bocca una sola parola. Si innamor• a tal punto di lei, fin dal primo istante, che non pot‚ risolversi a lasciarla prima di averle detto di essere il re di un paese che si estendeva sino ai bordi della foresta e averle chiesto di andare con lui ed essere sua sposa. Lei pure non pot‚ fare a meno di ricambiare il suo amore, e anche se da principio continuava a scuotere la testa, e provava dispiacere a lasciare i fratelli, infine disse di s� con il capo e pose la sua mano in quella di lui. Era ben certa infatti che la buona fata e i suoi fratelli sarebbero riusciti a ritrovarla. Prima di andar via prese da casa un cesto in cui aveva messo tutta la lanuggine e un altro con le otto camicie; i servitori li presero in consegna e il principe la fece sedere davanti a s‚ sul cavallo. La sola cosa che lo turbava mentre cavalcavano verso le sue terre era il disappunto che avrebbe provato la sua matrigna per quanto aveva fatto. Tuttavia era padrone assoluto a palazzo, e non appena arrivato mand• a chiamare il vescovo, fece vestire sontuosamente la sua fidanzata e le nozze vennero celebrate: la sposa si limit• ad assentire col capo. Egli

intuiva dal modo di comportarsi le nobili origini della moglie, e non esistevano al mondo due persone pi— innamorate. La perfida matrigna faceva tutto il possibile per mettere discordia e andava dicendo che era sicura si trattasse solo della figlia di un guardaboschi, ma niente poteva turbare il sentimento che il re nutriva per la moglie. A tempo debito la giovane regina diede alla luce un bellissimo bambino e il re era cos� contento che non sapeva pi— cosa fare per la gioia. Lo sfarzo della cerimonia del battesimo e la felicit… dei genitori erano un vero e proprio tormento per la cattiva matrigna, ed ella decise di por fine alla loro serenit…. Fece dare una pozione soporifera alla giovane madre e mentre pensava e ripensava a come meglio sbarazzarsi del bambino, vide nel giardino un lupo dall'aspetto feroce che la fissava leccandosi i baffi. Non perse tempo; strapp• il bambino dalle braccia della donna addormentata e lo lanci• fuori. La bestia lo afferr• fra le fauci e in un attimo fu al di l… della siepe. Poi la perfida donna si punse le dita e sparse il sangue intorno alla bocca della madre ancora addormentata. Il re stava entrando proprio allora nel cortile grande di ritorno dalla caccia, e non appena fu nel palazzo la matrigna gli fece un cenno, vers• un po' di lacrime di coccodrillo, si mise a urlare e a torcersi le mani e lo condusse in fretta lungo il corridoio verso la camera da letto. Potete pensare quale spavento fu per il povero re vedere la bocca insanguinata della regina e accorgersi che il bambino non c'era pi—! Ci vorrebbero ore per descrivere la falsit… della vecchia regina, lo sconvolgimento, la paura e l'affanno del giovane re e della regina, i brutti sospetti che egli cominci• a nutrire verso la moglie, e la lotta che lei dovette sostenere per reprimere il suo cocente dolore, e per non darne sfogo parlando o piangendo. Il giovane re non permise che venisse chiamato alcuno e ordin• alla matrigna di diffondere la notizia che il bambino era caduto dalle braccia della madre mentre questa stava alla finestra, e che una bestia feroce era scappata portando via il piccolo. La snaturata donna finse di ubbidirgli, ma di nascosto raccont• a tutti quelli con cui parl• ci• che il re e lei stessa avevano visto nella camera da letto. La giovane regina fu per molto tempo la donna pi— infelice dei tre reami, afflitta dall'angoscia per il figlio e dalla cattiva opinione che il marito aveva di lei; tuttavia non parl• n‚ pianse: raccoglieva la lanuggine delle paludi e continuava a fare le camicie. Spesso si erano viste le dodici oche selvatiche posarsi sugli alberi del parco o sul soffice prato, e guardar dentro le sue finestre. La regina continuava a lavorare per portare a termine il suo compito, ma si era giunti alla fine di un altro anno e la dodicesima camicia era quasi terminata - ne mancava solo una manica - quando fu obbligata a mettersi a letto, e venne alla luce una meravigliosa bambina. Questa volta il re stava ben attento e non permetteva che madre e figlia fossero lasciate sole un minuto; ma la malvagia matrigna pag• di nascosto alcuni servitori, altri li addorment•, diede la pozione soporifera alla regina e fece appostare una persona pronta a rapire il bambino e ucciderlo. Ma cosa mai non vide in giardino se non lo stesso lupo che, come la volta prima, la guardava leccandosi i baffi? Anche

la bambina fin� fuori dalla finestra, e il lupo spar� insieme a lei; la vecchia matrigna imbratt• di sangue la bocca e il viso della madre addormentata e poi url• e strill•, e si mise a chiamare il re e ogni persona che incontrava, e la stanza si riemp� di gente, e tutti si convinsero che la giovane regina aveva appena divorato la sua stessa creatura. La povera madre credeva oramai che la vita stesse per abbandonarla. Era in uno stato tale da non riuscire n‚ a pensare n‚ a pregare, ma rimaneva seduta immobile come una statua e continuava a lavorare alla manica della dodicesima camicia. Il re desiderava che venisse ricondotta nella casa del bosco dove l'aveva trovata, ma la matrigna, i signori della corte e i giudici non ne vollero sapere e la regina fu condannata a essere bruciata nel cortile grande alle tre di quello stesso giorno. Quando l'ora fatale fu vicina, il re si ritir• nella parte pi— remota del palazzo, e in quel momento nel suo regno non c'era uomo pi— infelice. Arrivati i carnefici per condurla via, la regina prese il mucchio di camicie fra le braccia. Mancava ancora qualche punto, e mentre la stavano legando sul rogo non smise di lavorare. All'ultimo punto sembr• sopraffatta, e una lacrima cadde sul lavoro, ma dopo un istante si rizz• e grid• forte: - Sono innocente, chiamate mio marito! - I carnefici si fermarono, tranne uno d'animo crudele che diede fuoco alle fascine vicine a lui; e mentre tutti stavano immobili per lo stupore, ci fu un affrettar d'ali e in un attimo le dodici oche selvatiche furono attorno al rogo. Prima ancora che si potesse contare fino a dodici, la regina aveva gi… gettato una camicia su ciascun uccello e in un batter d'occhio ecco apparire dodici tra i pi— bei giovani che sia dato di scegliere tra mille. Mentre alcuni di loro slegavano la sorella, il maggiore, afferrato un grosso bastone, lasci• cadere sul carnefice zelante un colpo tale che questi non ne ebbe mai pi— bisogno d'un altro. I fratelli stavano confortando la giovane regina e il re stava correndo verso quel luogo, quando apparve fra loro una bellissima donna con la bimba in braccio e per mano il piccolo principe. Non vi furono pi— che risa e pianti di gioia, e abbracci e baci, e quando si volle ringraziare la buona fata che sotto l'aspetto del lupo aveva portato via i bambini, non la si trov• pi—. In nessun castello al mondo si conobbe mai una felicit… cos� grande, e se la malvagia regina e i suoi seguaci non finirono squarciati da cavalli selvaggi, l'avrebbero per• ampiamente meritato. LA BELLA INDOLENTE E LE TRE ZIE. C'era una volta una povera vedova la quale aveva una figlia bella come il giorno e pigra come un maiale, con rispetto parlando. La povera madre era la persona pi— industriosa del circondario ed era una filatrice bravissima. Il suo pi— grande desiderio era che anche la figlia fosse brava quanto lei, invece la ragazza si levava tardi, faceva colazione prima d'aver finito le preghiere, e poi andava a bighellonare di qua e di l…, e tutto quel che prendeva in mano pareva scottarle le dita. Strascicava le parole come se facesse una gran

fatica a parlare e come se la lingua fosse pigra quanto il suo corpo. Molte volte la povera madre s'era fatta il sangue amaro con lei, eppure la ragazza faceva progressi come i polli morti d'agosto. Una mattina in cui le cose non potevano andar peggio e la povera donna sbraitava come un mulino, ecco che arriva a cavallo il figlio del re. - Ehil…, buona donna! - disse, - dovete avere un figlio ben cattivo per essere costretta a gridare in un modo tanto terribile. Non pu• certo essere stata questa bella fanciulla a farvi arrabbiare! - Oh, col permesso di vostra Maest…, assolutamente no! - dice la vecchia bugiarda. - La stavo solo rimproverando perch‚ si affatica troppo a lavorare. Lo credereste Vostra Maest…? Fila tre libbre di lino in un giorno, il giorno dopo ne tesse una tela e quello successivo trasforma tutto in camicie. - Caspita! - dice il principe, - una donna cos� farebbe la felicit… di mia madre, poich‚ mia madre Š la filatrice pi— abile del regno. Vi prego, signora, volete far indossare a vostra figlia cappello e mantello e aiutarla a salire dietro di me? Mia madre ne sar… cos� entusiasta che potrebbe farla sua nuora entro una settimana: se anche vostra figlia Š d'accordo, s'intende. Un po' per la confusione, un po' per la gioia e un po' per la paura di venire scoperte, le donne non sapevano cosa fare; e prima che potessero prendere una decisione, la giovane Anty (Anastasia) fu fatta salire dietro al principe che se ne and• via con i suoi servitori lasciando alla madre una bella borsa pesante. Dopo che tutti se ne furono andati, la donna pianse a lungo, perch‚ aveva paura che alla povera ragazza potesse accadere qualcosa di brutto. Le poche risposte che il principe riusc� a tirar fuori a Anty non gli permisero di giudicare dell'educazione o dell'intelligenza della ragazza. La regina rest• a bocca aperta dallo stupore vedendo una giovane di campagna seduta dietro a suo figlio; ma, osservato il suo bel viso e sentito tutto quello che era capace di fare, ne fu conquistata. Il principe colse l'occasione per sussurrarle che se non aveva nulla in contrario a diventare sua moglie doveva far di tutto per accontentare la regina. Bene, la sera trascorse e il principe e Anty erano sempre pi— innamorati l'uno dell'altra, ma a ogni istante, al pensiero di dover filare, il cuore della fanciulla si raggelava. Quando venne l'ora di andare a dormire, l'anziana regina la accompagn• in una bellissima camera da letto e, mentre le stava augurando la buona notte, le indic• un mucchio di lino fine e le disse: - Puoi cominciare domani mattina, quando vorrai, e dopodomani mattina sono certa che trover• queste tre libbre trasformate in un bel filato -. Quella notte la povera ragazza dorm� ben poco. Continu• a piangere e a lamentarsi per non aver prestato maggior ascolto ai consigli di sua madre. Quando la mattina seguente fu lasciata sola, si mise al lavoro col cuore gonfio; e bench‚ avesse un grazioso arcolaio di mogano e il pi— bel lino che mai si fosse visto, il filo le si spezzava a ogni momento. Un tratto era sottile come una ragnatela e quello successivo ruvido come il frustino di un ragazzetto. Alla fine allontan• la sedia, lasci• cadere le mani in grembo e scoppi• a piangere. In quel preciso istante le apparve dinnanzi una vecchina minuta, dai piedi sorprendentemente grandi, che le disse: - Cosa ti affligge, bella fanciulla? - Povera me, devo filare tutto questo lino prima di

domani mattina e non riuscir• mai a mettere assieme neppure cinque iarde di bel filato. - Saresti disposta a invitare la povera Vecchia dal Grande Piede al tuo matrimonio col giovane principe? Se me lo prometti, questa notte, mentre tu dormirai, le tre libbre verranno trasformate tutte quante nel pi— sottile dei filati. - Certo che vi inviter• e sarete la benvenuta, e vi onorer• per il resto dei vostri giorni. - Molto bene, rimani nella tua stanza fino all'ora del tŠ e di' alla regina che domani mattina pu• venire a prendere il filato quando vuole -. Tutto si svolse come la vecchia aveva detto; e il filato era pi— bello e regolare della corda di minugia che si vede usare nella pesca con la mosca. - Sei stata davvero ammirevole, ragazza mia! - dice la regina. - Ti far• portare il mio telaio di mogano, ma per oggi non devi fare nient'altro. Lavoro e riposo, lavoro e riposo Š il mio motto. Domani tesserai tutto questo filato e chi sa cosa pu• succedere? Questa volta la povera ragazza era ancor pi— spaventata della precedente e aveva una gran paura di perdere il principe. Non sapeva neppure come mettere l'ordito negli ingranaggi del telaio, n‚ come usare la spola, e stava seduta, presa dal pi— grande sconforto, quando, tutto a un tratto, le apparve una donnina che aveva dei fianchi incredibilmente abbondanti: le disse che si chiamava la Vecchia dai Grandi Fianchi e concluse con lei lo stesso patto della Vecchia dal Grande Piede. La regina fu felicissima quando, di buon mattino, trov• una tela leggera e bianca come il foglio di carta pi— sottile che mai si fosse visto. - Sei stata un vero tesoro! - dice. - Oggi riposati assieme alle dame e ai cavalieri e se domani di questa tela avrai fatto delle belle camicie, puoi regalarne una a mio figlio e sposarti con lui senza indugio. Oh, come non provar compassione il giorno seguente per la povera Anty! Era cos� vicina al principe ora, e forse ne sarebbe stata presto cos� lontana. Tuttavia aspett• il pi— pazientemente possibile con forbici, ago e filato in mano fino a un minuto dopo mezzogiorno. Allora, con sua grande gioia, vide apparire la terza donna: aveva un grosso naso rosso e fece sapere ad Anty che per questo la chiamavano la Vecchia dal Grande Naso. Non le fu di minor aiuto delle altre; infatti, quando la regina le fece visita di buon'ora, una dozzina di belle camicie erano distese sul tavolo. Ormai non si parlava d'altro che del matrimonio, e non c'Š bisogno che vi dica che esso fu sfarzoso. La povera madre era l…, assieme agli invitati, e al pranzo di nozze la regina non riusciva a smettere di parlare delle deliziose camicie e di come sarebbero state felici lei e la sposa quando, trascorsa la luna di miele, avrebbero potuto filare e tessere e cucire camicie e camicette senza fine. La conversazione non piaceva allo sposo e meno ancora piaceva alla sposa - e il principe stava per intervenire quando il valletto si avvicin• a capotavola e disse alla sposa: - La zia di vostra signoria, la Vecchia dal Grande Piede, mi ha pregato di chiedere se le vien concesso d'entrare. La sposa arross� e avrebbe voluto essere sette miglia sotto terra, ma il principe si comport• degnamente: - Riferisci alla Signora dal Grande Piede, - disse, - che un parente della mia sposa, chiunque esso sia, sar… sempre accolto a cuore aperto dovunque lei o io ci troviamo -. La

donna dal Grande Piede entr• ed ebbe un posto a sedere accanto al principe. L'anziana regina non grad� molto la cosa e, dopo aver scambiato qualche parola, chiese, con fare piuttosto malevolo: - Cara signora, perch‚ mai il vostro piede Š cos� grosso? - Oh, beh, vostra maest…, ho passato quasi tutta la mia vita all'arcolaio, ecco il motivo. Ti dichiaro, mia cara, - disse il principe, - che mai ti permetter• di passare un'ora a un arcolaio -. Lo stesso valletto disse di nuovo: - La zia di vostra signoria, la Vecchia dai Grandi Fianchi, desidera entrare, se i nobili presenti e vostra signoria non hanno nulla da obbiettare -. La principessa Anty era assai contrariata, ma il principe invi• il suo benvenuto alla Vecchia dai Grandi Fianchi ed essa prese posto a tavola e brind• ai presenti, uno per uno. - Posso chiedere, signora, dice l'anziana regina, - perch‚ siete cos� larga a met… fra la testa e i piedi? - Oh, maest…, Š perch‚ sono stata seduta tutta la vita al telaio. - Per il mio scettro, - dice il principe, - mia moglie non vi si sieder… neppure un'ora -. Il valletto torn• ad avvicinarsi: - La zia di vostra signoria, la Vecchia dal Grande Naso, chiede il permesso di prender parte al banchetto -. Il volto della sposa si fece ancora pi— rosso, ma lo sposo disse forte, con fare cordiale: - Dite alla Signora dal Grande Naso che la sua visita Š per noi un onore -. La vecchia entr• e a capotavola trov• gran rispetto, ma quelli che stavano verso il fondo sollevarono i boccali e i bicchieri davanti al naso per nascondere i loro sogghigni. - Signora, - dice l'anziana regina,- volete dirci, per favore, perch‚ il vostro naso Š cos� grosso e rosso? - A dire il vero, vostra maest…, la mia testa Š stata piegata tutta la vita sul cucito e tutto il sangue del corpo Š passato nel naso. - Mia cara, - disse il principe ad Anty, - se mai vedr• un ago nelle tue mani, scapper• cento miglia lontano da te. - E in verit…, ragazzi miei, anche se la storia Š divertente, non credo che la morale sia buona; e se qualcuna di voi sciocchine si prova a imitare la pigrizia di Anty trover… che i frutti non saranno gli stessi. Anty era bella oltre ogni dire, e nessuna di voi lo Š; per di pi— aveva tre potenti fate che le davano aiuto. Non ci sono fate ora, n‚ principe o signore che passi a cavallo e vi porti via, che siate pigre o che siate operose; e forse, dopo tutto, il principe e la sua bella non furono poi cos� felici quando le preoccupazioni del mondo o la vecchiaia giunsero anche per loro. Cos� termin• il suo racconto la povera vecchia Shebale (Sybilla), la governante di Padre Murphy, a Coolbawn, nella baronia di Bantry, circa mezzo secolo fa. LA PRINCIPESSA ORGOGLIOSA. C'era una volta un degnissimo re la cui figlia era la fanciulla pi— bella che si potesse vedere in terre vicine o lontane; ma era orgogliosa come Lucifero e nessun re o principe le andava bene come marito. Suo padre infine ne ebbe abbastanza e invit• tutti i re, principi, duchi e conti, quelli che conosceva e quelli che non conosceva, a venire alla sua corte per fare con lei un ultimo tentativo. Vennero tutti, e il giorno seguente, dopo colazione, si

misero in fila sul prato e la principessa pass• davanti a loro per fare la sua scelta. A uno grasso lei disse: - Non ti voglio, Barile di Birra! - Uno era alto e magro e a lui disse: - Non ti voglio, Bacchetta per Fucile! - A un uomo dalla faccia bianca: - Non ti voglio, Pallida Morte; - e a uno dalle guance rosse: - Non ti voglio, Cresta di Gallo! - Si ferm• un po' davanti all'ultimo, perch‚ era un uomo bello di viso e di corpo. Cerc• di trovargli qualche difetto, ma non aveva niente di particolare tranne dei peli castani e ricciuti che gli incorniciavano il mento. Rimase qualche istante ad ammirarlo e poi se la cav• dicendo:- Non ti voglio, Barbaccia! Cos� se ne andarono via tutti, e il re era talmente irritato che le disse: - Ora, per punire la tua impudenza, ti dar• al primo mendicante o cantastorie che passa -. Puntuale come un orologio, la mattina seguente si present• un tale tutto coperto di stracci, con i capelli che gli arrivavano alle spalle e una barba rossa cespugliosa che gli copriva la faccia, e si mise a cantare sotto la finestra del salone. Appena la canzone ebbe termine, venne aperta la porta principale e, fatto entrare il cantastorie e mandato a prendere il prete, la principessa fu data in sposa a Barbone. Strill• e strepit•, ma il padre non le diede retta. - Ecco, - dice allo sposo, - qui ci sono cinque ghinee per te. Porta via tua moglie, che non l'abbia pi— davanti agli occhi e che non debba pi— rivedere n‚ te n‚ lei. Egli la condusse via e la principessa era pi— triste che mai. L'unica cosa che le dava sollievo era il tono della voce di suo marito e i suoi modi garbati. - Di chi Š questo bosco? - chiese mentre ne stavano attraversando uno. - Appartiene al re che ieri hai chiamato Barbaccia -. Ebbe la stessa risposta per prati e campi di grano e infine per una bella citt…. ®Ah, che sciocca sono stata! - si disse. - Era un bell'uomo e avrei potuto averlo per marito¯. Dopo tanto camminare si diressero verso una povera capanna. - Perch‚ mi porti qui? - dice la sfortunata fanciulla.Questa era la mia casa, - rispose Barbone, - e adesso Š la tua. Allora la principessa cominci• a piangere, ma era stanca e affamata ed entr• assieme a lui. Che desolazione! Non c'era n‚ tavola apparecchiata, n‚ fuoco acceso, ed essa fu costretta ad aiutare il marito ad accenderlo, a cucinare la cena e quindi a rassettare ogni cosa. Il giorno successivo il marito le fece indossare un abito di tela e un fazzoletto di cotone. Quando ebbe rimesso a posto la capanna e non ci fu nessun'altra faccenda a tenerla occupata, il marito port• a casa dei ramoscelli di salice, li pel•, e le mostr• come si facevano i canestri. Ma i duri rami le coprirono di lividi le dita delicate, ed essa si mise a piangere. Lui le chiese allora di aggiustare gli abiti, ma l'ago le fece uscire il sangue dalle dita ed essa pianse di nuovo. Barbone non riusciva a sopportare la vista delle sue lacrime, cos� comper• una cesta piena di stoviglie di terracotta e la mand• a venderle al mercato. Questa fu, di tutte, la prova peggiore, ma essa era tanto bella e triste e aveva un'aria cos� graziosa, che tutti i suoi piatti, padelle, brocche e ciotole erano spariti prima di mezzogiorno, e del suo antico orgoglio l'unico segno che lasci• trasparire fu uno schiaffo appioppato in viso a un bellimbusto quando questi os• chiederle di andare a dividere un quartino con lui.

Bene, suo marito ne fu tanto contento che il giorno seguente la mand• con un'altra cesta: ma la fortuna aveva purtroppo deciso di abbandonarla. Un cacciatore ubriaco arriv• a cavallo, e la bestia si slanci• fra le sue terraglie riducendo in briciole fin l'ultimo piattino. Torn• a casa in lacrime e il marito non fu affatto contento. - Vedo bene, - disse, - che non sei fatta per il commercio. Su, vieni, ti trover• un posto da sguattera nelle cucine del palazzo. Conosco la cuoca. Cos� la poverina fu costretta ancora una volta a soffocare il suo orgoglio. Doveva lavorare molto, e il valletto e il maggiordomo cercavano con grande sfrontatezza di strapparle un bacio; al primo tentativo lei per• cacci• uno strillo e la cuoca appiopp• al tipo un tal colpo di scopa che il tentativo non fu pi— ripetuto. La povera principessa tornava a casa dal marito ogni sera portando nelle tasche, avvolti nella carta, gli avanzi del cibo. Dopo una settimana che aveva preso servizio ci fu un gran trambusto in cucina. Il re stava per sposarsi, ma nessuno sapeva chi sarebbe stata la sposa. Bene, la sera la cuoca riemp� le tasche della principessa di carne fredda e pasticcio e le disse:- Prima di andartene diamo un'occhiata ai grandi preparativi nel salone -. Si avvicinarono allora alla porta per curiosare, ma ecco che viene fuori il re in persona, pi— bello che mai, ed era nientemeno che il Re Barbaccia. - La vostra bella aiutante deve pagare per la sua indiscrezione, - disse alla cuoca, - e ballare una giga con me -. Senza chiederle il consenso, la prese per mano e la condusse nella sala. I violinisti cominciarono a suonare ed essi si mossero. Ma non avevano fatto due passi di danza che la carne e il pasticcio volarono fuori dalle tasche della povera principessa. Tutti scoppiarono a ridere fragorosamente, ed essa corse alla porta piangendo da far piet…. Ma fu presto raggiunta dal re e condotta nel salotto privato. Non mi riconosci, mia cara? - le disse. Sono Re Barbaccia, e tuo marito il cantastorie, e il cacciatore ubriaco. Tuo padre mi conosceva bene quando ti ha data a me, e tutto Š stato fatto per piegare il tuo orgoglio -. La principessa non riusciva pi— a raccapezzarsi per la paura, la vergogna e la gioia. L'amore comunque ebbe la meglio, ed essa appoggi• la testa sul petto del marito e pianse come una bambina. Ben presto le damigelle d'onore la portarono via e la vestirono come meglio non possono fare mani e spilli. C'erano anche suo padre e sua madre e, mentre tutti si chiedevano dove fossero finiti il giovane re e la bella fanciulla, Re Barbaccia e la sua sposa, che i presenti nemmeno riconobbero in quegli abiti eleganti, fecero il loro ingresso assieme all'altro re con la regina, e tanta allegria e festeggiamenti tanto squisiti nessuno di noi avr… mai la fortuna di vederli. L'INCANTESIMO DI GEAROIDH IARLA. Nei tempi antichi viveva in Irlanda un nobile uomo della casata dei Fitzgerald. Il suo nome era Gerald, ma gli Irlandesi, che avevano sempre avuto molta considerazione per la sua famiglia, lo chiamavano Gearoidh Iarla, il Conte Gerald. Aveva un grande castello, o meglio una fortezza, a Mullaghmast; e ogni volta che il governo inglese si

provava a recare un torto alla sua patria, era sempre pronto a prenderne le difese. Oltre a essere un valoroso condottiero in battaglia e abilissimo nell'usare ogni genere d'arma, era esperto in magia nera ed era capace di assumere qualunque forma volesse. Sua moglie sapeva di questo potere e spesso gli chiedeva di farla partecipe di qualcuno dei suoi segreti, ma mai il Conte aveva voluto accontentarla. Lei insisteva soprattutto per vederlo sotto qualche strana sembianza, lui per• continuava a rimandare con un pretesto o con l'altro. Ma non sarebbe stata donna se non avesse avuto perseveranza. Il marito infine l'avvert� che se si fosse spaventata anche solo un po' mentre lui si trovava fuori dalla sua forma naturale, non gli sarebbe pi— stato possibile riacquistarla prima che molte generazioni di uomini fossero andate sotto terra. ®Ok! Non sarebbe stata la moglie adatta per Gearoidh Iarla se avesse potuto spaventarsi facilmente. Se solo lui l'avesse accontentata in questo suo capriccio, avrebbe visto quant'era coraggiosa!¯. Cos�, una bella sera d'estate, mentre stavano seduti nel grande salone, egli volse il viso dall'altra parte, mormor• alcune parole e, in un batter d'occhio, era bell'e che sparito e un grazioso cardellino svolazzava per la stanza. La moglie, per quanto si ritenesse coraggiosa, ne fu un po' spaventata, ma seppe controllarsi abbastanza bene, soprattutto allorch‚ l'uccellino and• a posarsi sulla sua spalla, sbatt‚ le ali, appoggi• il beccuccio alle sue labbra e cinguett• la pi— bella melodia che mai si fosse udita. La bestiola si mise a disegnare cerchi per la stanza, gioc• a rimpiattino con la sua dama, vol• in giardino, torn• indietro, si pos• sul suo grembo come addormentato e balz• via di nuovo. Quando il gioco era durato abbastanza da soddisfare entrambi, spicc• un altro volo all'aperto; ma, parola mia, non ci mise molto a tornare. Vol• dritto in seno alla sua donna e, l'attimo seguente, un falco rapace si precipitava dietro di lui. La donna diede uno strillo acuto, sebbene non ce ne fosse bisogno, perch‚ il terribile uccello - entrato come una freccia - and• a sbattere contro un tavolo con tale violenza che la vita gli schizz• fuori. Dal corpo scosso dai tremiti della bestia la dama volse lo sguardo al luogo dove, un attimo prima, aveva visto il cardellino: ma non pos• mai pi— gli occhi n‚ sul cardellino n‚ sul Conte Gerald. Una volta ogni sette anni il Conte cavalca per la grande Pianura del Kildare su un destriero dagli zoccoli d'argento che, al tempo in cui spar�, erano spessi mezzo pollice: quando questi zoccoli saranno diventati sottili come l'orecchio di un gatto, egli sar… restituito alla societ… dei viventi, combatter… una grande battaglia contro gli Inglesi e regner… sull'Irlanda per quarant'anni (1). Assieme ai suoi guerrieri dorme ora in una lunga caverna sotto il Forte di Mullaghmast. Nel mezzo della caverna si allunga una tavola: il Conte sta al posto d'onore e i suoi soldati, vestiti delle loro armature, siedono ai due lati con la testa appoggiata sul piano. I cavalli, sellati e imbrigliati, stanno ritti ai loro posti dietro i padroni, su entrambi i lati; e quando il giorno verr…, il figlio del mugnaio che nascer… con sei dita per mano suoner… la sua tromba, e i

cavalli scalpiteranno e alzeranno nitriti, e i cavalieri si sveglieranno e monteranno sui loro destrieri per andare a combattere. In una notte che si ripete ogni sette anni, mentre il Conte cavalca per la grande Pianura del Kildare, l'accesso pu• essere visto da chiunque si trovi a passare di l�. Circa cento anni fa un mercante di cavalli che, un poco ubriaco, era fuori sul tardi, vide la caverna illuminata e vi entr•. Le luci, il silenzio e la vista degli uomini con l'armatura lo intimorirono non poco ed egli ridivenne sobrio. Le mani cominciarono a tremargli e una briglia gli cadde sul pavimento. Il suono del morso echeggi• per tutta la lunga caverna, e uno dei guerrieri che stava vicino a lui sollev• leggermente la testa e, con una voce fonda e roca, disse: - E' gi… ora? - L'uomo ebbe la presenza di spirito di rispondere: - Non ancora, ma lo sar… presto, - e il pesante elmo ricadde sulla tavola. Il mercante di cavalli usc� pi— in fretta che pot‚, e io non ho mai sentito di altri cui sia capitata una simile avventura. NOTA 1: L ultima volta che Gearoidh Iarla Š riapparso, gli zoccoli del cavallo erano sottili come una moneta da sei penny. MUNACHAR E MANACHAR. C'erano una volta, molto tempo fa, un certo Munachar e un tal Manachar; di anni ne sono passati da allora, e se erano vivi a quell'epoca non possono certo esserlo adesso. Andarono assieme a raccogliere lamponi e quanti Munachar ne raccoglieva, tanti Manachar ne mangiava. Munachar disse che doveva andare a cercare un ramo per farne un cappio per impiccare Manachar che aveva mangiato tutti i suoi lamponi a uno a uno. Arriv• dal ramo. Dio ti salvi, - disse il ramo. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare un ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non mi avrai, - disse il ramo, - finch‚ non troverai un'ascia per tagliarmi -. Arriv• dall'ascia. - Dio ti salvi, - disse l'ascia. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare un'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non mi avrai, - disse l'ascia, - finch‚ non troverai una pietra per affilarmi -. Arriv• alla pietra. - Dio ti salvi, disse la pietra. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? Sto andando a cercare una pietra che affili l'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non mi avrai, - disse la pietra, - finch‚ non troverai l'acqua per

bagnarmi -. Arriv• dall'acqua. - Dio ti salvi, - dice l'acqua. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare l'acqua che bagni la pietra che affili l'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non mi avrai, - disse l'acqua, - finch‚ non troverai un cervo che mi attraversi -. Arriv• dal cervo. - Dio ti salvi, - dice il cervo. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare un cervo che attraversi l'acqua che bagni la pietra che affili l'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non mi avrai, - disse il cervo, - finch‚ non troverai un cane che mi caccer… -. Arriv• dal cane. - Dio ti salvi, - dice il cane. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare un cane che cacci il cervo che attraversi l'acqua che bagni la pietra che affili l'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non mi avrai, - disse il cane, - finch‚ non troverai un po' di burro da mettere nelle mie zampe -. Arriv• dal burro. - Dio ti salvi, - dice il burro. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare il burro che vada nelle zampe del cane che cacci il cervo che attraversi l'acqua che bagni la pietra che affili l'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non mi avrai, - disse il burro, - finch‚ non troverai un gatto che mi raschier… -. Arriv• dal gatto. - Dio ti salvi, - disse il gatto. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare un gatto che raschi il burro che vada nelle zampe del cane che cacci il cervo che attraversi l'acqua che bagni la pietra che affili l'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non mi avrai, - disse il gatto, - finch‚ non troverai del latte da portarmi -. Arriv• dalla mucca. - Dio ti salvi, - disse la mucca. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare una mucca che mi dia latte che dar• al gatto che raschi il burro che vada nelle zampe del cane che cacci il cervo che attraversi l'acqua che bagni la pietra che affili l'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non avrai latte da me, - disse la mucca, - finch‚ non mi porterai un po' di paglia da quei trebbiatori laggi— -. Arriv• dai trebbiatori. - Dio ti salvi, - dissero i trebbiatori. - Dio e Maria vi salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare un po' di paglia per darla alla mucca che mi dia il latte che dar• al gatto che raschi il burro che vada nelle zampe del cane che cacci il cervo che attraversi l'acqua che bagni la pietra che affili l'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non avrai un po' di paglia da noi, - dissero i trebbiatori, finch‚ non andrai da quel mugnaio laggi— e ci porterai gli ingredienti per fare una focaccia -. Arriv• dal mugnaio. - Dio ti salvi, - disse il

mugnaio. - Dio e Maria ti salvino. - Dove sei diretto? - Sto andando a cercare gli ingredienti per una focaccia che dar• ai trebbiatori che mi daranno un po' di paglia che dar• alla mucca che mi dia il latte che dar• al gatto che raschi il burro che vada nelle zampe del cane che cacci il cervo che attraversi l'acqua che bagni la pietra che affili l'ascia che tagli il ramo per fare un cappio per impiccare Manachar che ha mangiato tutti i miei lamponi a uno a uno. - Non avrai nessun ingrediente per la focaccia da me, - disse il mugnaio, - finch‚ non mi porterai dal fiume laggi— quel setaccio pieno d'acqua. Prese in mano il setaccio e and• al fiume, ma continuava a chinarsi per riempirlo d'acqua e appena lo sollevava l'acqua scappava fuori di nuovo, e sicuramente, fosse anche stato l… fino a oggi, non ce l'avrebbe mai fatta a riempirlo. Una cornacchia pass• in volo sopra la sua testa. - Mota! Mota! disse la cornacchia. - Sia benedetto il cielo, - disse Munachar,- mi hai dato proprio un buon consiglio -. Prese la rossa mota argillosa che stava sul margine del fiume e la strofin• sul fondo del setaccio finch‚ tutti i buchi furono tappati: allora il setaccio tenne l'acqua, ed egli port• l'acqua al mugnaio e il mugnaio gli diede gli ingredienti per fare una focaccia; diede gli ingredienti per la focaccia ai trebbiatori e i trebbiatori gli diedero un po' di paglia; diede la paglia alla mucca e la mucca gli diede il latte; diede il latte al gatto, il gatto raschi• il burro, il burro and• nelle zampe del cane, il cane cacci• il cervo, il cervo attravers• l'acqua, l'acqua bagn• la pietra, la pietra affil• l'ascia, l'ascia tagli• il ramo, e il ramo fece un cappio e quando l'ebbe pronto... son disposto a scommettere che Manachar era ben lontano da lui. Ci sono filastrocche di questo tipo in quasi ogni lingua. Assomiglia a quella riportata sotto il titolo di "Moonachug and Meenachug" in "Tales of the West Highlands" di Campbell, lavoro eccellente per diligenza e patriottismo. ®La Casa Inglese che Jack costru�¯, scrive Campbell ®ha undici passaggi, la Vecchia Scozzese dal Penny d'Argento ne ha dodici, il Gallo e la Gallina in Cerca di Nocciole ne ha dodici, dieci dei quali sono ripetuti. La versione tedesca di Grimm ne ha cinque o sei, tutti diversi¯. Questa comunque Š la pi— lunga. Varia qualche volta nel racconto: i nomi dei protagonisti possono essere Suracha e Muracha, e la cornacchia pu• essere un gabbiano che invece di ®mota! mota!¯ dice "cuir cr‚ rua lesh!" (1). NOTA 1: "cuir cr‚ rua lesh!": mettigli la terra rossa! DONALD E I VICINI. Hudden, Dudden e Donald O'Nery erano confinanti nella baronia di Balinconlig e aravano la terra con tre buoi; ma i primi due compari, invidiosi della prosperit… di cui l'altro godeva, decisero di uccidere il suo bue: cos� la fattoria non avrebbe potuto essere coltivata e lavorata a dovere ed egli, trovandosi in cattive acque, sarebbe forse stato spinto a vendere le sue terre, di cui essi avevano intenzione di impossessarsi. Vedendo che il suo bue era stato ammazzato, il povero

Donald subito lo scuoi• e, gettatasi la pelle in spalla con la parte sanguinante rivolta all'esterno, si diresse verso la citt… pi— vicina per sbarazzarsene nel modo pi— vantaggioso. Mentre proseguiva lungo la via, una gazza si pos• sopra la pelle e cominci• a becchettarla, ciarlando in continuazione. L'uccello aveva imparato a parlare e a imitare la voce umana e Donald, che pensava d'aver capito alcune delle parole borbottate, allung• all'indietro una mano e l'acciuff•. Dopo essersene impadronito, lo mise sotto il suo pastrano e arriv• cos� in citt…. Venduta la pelle, entr• in un'osteria a bere un bicchierino e, mentre seguiva la padrona in cantina, diede all'uccello una strizzatina: la gazza allora si mise a gracchiare qualche parola sconnessa e la donna se ne stup� moltissimo. - Cos'Š quel che sento? - chiese a Donald. - Sembrano parole eppure non le capisco. - E' un uccello che ho con me, - disse Donald, - e che mi dice tutto; me lo porto sempre appresso per sapere se c'Š qualche pericolo. Perbacco, - continua Donald, - dice che avete da bere della roba ben migliore di quella che mi state dando. E' davvero strano, - disse lei andando verso un'altra botte di qualit… migliore, e gli domand• se sarebbe stato disposto a vendere l'uccello. - Lo vender•, - disse Donald, se prender• abbastanza in cambio. - Vi riempir• il cappello d'argento se me lo lasciate -. Donald fu lieto di sentire una cosa simile e, preso l'argento, se ne ritorn• rallegrandosi della sua buona sorte. Non era a casa da molto quanto incontr• Hudden e Dudden.Signori, - disse, - pensavate di avermi giocato un brutto tiro, ma non avreste potuto farmi un favore migliore; guardate qui infatti cosa ho preso in cambio della pelle, - e mostr• loro il cappello pieno d'argento; - non s'Š mai vista in tutta la vita una tale domanda di pelli quanta ce n'Š di questi tempi. Quella notte stessa Hudden e Dudden ammazzarono i loro buoi e la mattina seguente partirono per andare a venderne le pelli. Arrivati in citt…, si rivolsero a tutti i mercanti, ma venivano loro offerti in cambio solo pochi soldi; infine dovettero accontentarsi di quello che riuscirono a prendere e tornarono a casa pieni di rabbia, giurando vendetta al povero Donald. Questi immaginava abbastanza bene come si sarebbero messe le cose e, poich‚ il suo letto era sotto la finestra della cucina, temeva che l'avrebbero derubato o forse anche ucciso nel sonno; quando si tratt• di andare a dormire, lasci• perci• il proprio posto alla vecchia madre e si coric• nel letto di lei, che si trovava dall'altra parte della casa. I compari, prendendo la vecchia per il rivale, la soffocarono nel suo letto, ma Donald fece del rumore ed essi dovettero battere in ritirata abbandonando il denaro, cosa di cui si dispiacquero moltissimo. Comunque sia, all'alba, Donald si caric• la madre sulla schiena e la port• in citt…. Fermatosi a un pozzo, vi sistem• vicino la madre, appoggiata al suo bastone, come fosse chinata per bere, poi entr• in un'osteria che faceva al caso suo e chiese un bicchierino. - Per favore, - disse a una donna che stava accanto a lui, - vorreste dire a mia madre d'entrare? E' a quel pozzo che cerca di bere dell'acqua, ma Š dura d'orecchi: se non vi presta attenzione scuotetela leggermente e ditele che venga qui. La donna la chiam• pi— volte, ma quella sembrava non accorgersene; infine si diresse verso di

lei e la scosse prendendola per un braccio, ma quando la lasci• andare quella cadde a testa in gi— nel pozzo e, almeno cos� pens• la donna, mor� affogata. Tutta stupita e spaventata per l'incidente, la donna raccont• a Donald quel che era successo. - O misericordia,- diss'egli, - cosa dite! - Corse a tirar fuori la madre dal pozzo, piangendo e lamentandosi in continuazione, e comportandosi in maniera tale che lo si sarebbe detto fuori di s‚. D'altra parte la donna era in uno stato assai peggiore, perch‚, mentre il dolore di Donald era solo simulato, lei credeva veramente di aver causato la morte della vecchia. Gli abitanti della citt…, sentendo quanto era successo, decisero di risarcire Donald per ci• che aveva perduto offrendogli una grossa somma di denaro, poich‚ l'incidente era avvenuto dalle loro parti, cos� Donald si port• a casa una somma ancora pi— grossa di quella ottenuta per la gazza. La madre di Donald fu sepolta, e non appena egli vide Hudden e Dudden mostr• loro l'ultima somma di denaro ricevuta. - Credevate di uccidere me la notte scorsa, - disse, - ma per mia fortuna Š toccato a mia madre, e cos� ho avuto in cambio questa borsa piena per comprare polvere da sparo. Quella notte stessa Hudden e Dudden uccisero le loro madri e la mattina seguente partirono con le vecchie alla volta della citt…. Arrivati che furono, si misero ad andare in s— e in gi— col loro carico sulla schiena gridando: - Chi vuol comprare vecchie comari in cambio di polvere da sparo? - cosicch‚ tutti risero di loro; e alla fine i ragazzi li cacciarono dalla citt…. Si accorsero allora dell'imbroglio e giurarono vendetta a Donald; seppellirono le vecchie e andarono a cercarlo. Giunti a casa sua lo trovarono seduto che faceva colazione, lo afferrarono, lo misero in un sacco e si diressero a un fiume che scorreva a una certa distanza per affogarlo. Procedevano lungo la strada maestra quando scorsero una lepre e, accortisi che aveva solo tre zampe, lasciarono cadere il sacco e la rincorsero pensando che in quelle condizioni non sarebbe stato difficile acciuffarla. Mentre erano lontani, pass• di l� un mercante di bestiame e, al sentire Donald che cantava nel sacco, si chiese, tutto meravigliato, cosa mai potesse essere. - Perch‚ mai, disse, - state cantando, se siete imprigionato li dentro? - Oh, sto andando in paradiso, - disse Donald, - e mi aspetto fra breve d'essere liberato da ogni preoccupazione. - Perbacco, disse il mercante di bestiame, - cosa volete per lasciare che io prenda il vostro posto? - Non lo so proprio, - rispose Donald, ci vorrebbe una bella sommetta. - Non ho molto denaro, - disse il mercante, - ma ho qui venti capi di bestiame di buona razza che vi dar• se farete cambio di posto con me. - Bene, - dice Donald, - non mi importa se perdo il sacco: verr• fuori -. In un attimo il mercante lo liber• e si infil• nel sacco; cos� Donald condusse a casa le belle giovenche e le lasci• sul suo pascolo. Catturata la lepre, Hudden e Dudden tornarono. Uno di loro si caric• il sacco sulla schiena e portarono Donald (per lo meno cos� credevano) al fiume, ve lo gettarono dentro e quello and• subito a fondo. Poi si rimisero in marcia verso casa, pensando d'entrare immediatamente in possesso della propriet… di Donald, ma quale non fu la loro sorpresa quando se lo trovarono davanti sano e salvo a casa sua, con dei capi di bestiame tanto belli, mentre erano sicuri che prima non ne

possedeva nemmeno uno. Donald, - dissero, - cosa significa tutto questo? Pensavamo che fossi annegato e invece sei qui davanti a noi. - Oh!- disse, se solo avessi avuto con me un po' d'aiuto quando mi avete gettato nel fiume, sarebbe stato il miglior affare che mai mi sia capitato: perch‚ l… ci sono tutto l'oro e le bestie che mai si siano visti, e non hanno nessun padrone; ma non sono riuscito a fare di pi— di quel che vedete e ora saprei mostrarvi il luogo dove potreste prenderne a centinaia. Entrambi giurarono che sarebbero diventati suoi soci leali, cosi Donald li condusse in un punto dove il fiume era molto profondo e sollev• un sasso. - Ora, - disse, - guardate qui, e lo gett• nell'acqua. - Quello li Š il punto esatto; andate dentro, uno di voi per primo, e se avete bisogno di aiuto non avete da far altro che chiamare. Dopo essersi tuffato dentro ed essere andato a toccare il fondo, Hudden risal� in superficie e, facendo uscire un suono gorgogliante, come fa chi sta per annegare, cerc• di dire qualcosa, ma non vi riusc�. - Cosa sta dicendo ora? - domand• Dudden. - Accidenti, - dice Donald, - chiede aiuto; non lo senti? Resta qui, - disse retrocedendo di corsa, - che salto dentro io: so meglio di voi come si fa -. Ma Dudden, per avere la meglio su di lui, salt• gi— dalla riva e mor� affogato assieme a Hudden, e questa fu la fine di Hudden e Dudden. LA CORNACCHIA. Tom Moor era negoziante di tele in Sackville Street. Il padre, morendo, gli aveva lasciato una considerevole ricchezza e un negozio ben avviato. Un giorno, mentre stava sulla porta, si diresse verso di lui un contadino con una nidiata di cornacchie. Gli si avvicina e gli dice: - Signore, volete comprare una nidiata di cornacchie? No, non ne voglio neanche una. - Signore, - insistette l'uomo, le vendo tutte per poco; vi dar• l'intera nidiata per nove penny. Non le voglio, - rispose Tom Moor, - andatevene per i fatti vostri. Mentre l'uomo si stava allontanando, una delle cornacchie tir• fuori la testa e grid•: - Mouk, mouk. - Dannazione, - dice Tom Moor, - quella bestiola conosce il mio nome; ehi, contadino, quanto volete per quell'uccello? - Diamine, lo avrete per tre penny -. Tom Moor lo compr•, fece fare una gabbia, e l'appese nel negozio. I lavoranti erano molto incuriositi dall'uccello e spesso davano dei colpetti sul fondo della gabbia dicendo: - Chi sei? Chi sei? Tom Moor di Sackville Street. In breve tempo la cornacchia impar• queste parole, e se voleva cibo o acqua batteva col becco contro la gabbia, rivoltava in su il bianco degli occhi, drizzava il capo e gridava: - Chi sei? Chi sei? Tom Moor di Sackville Street. A Tom Moor piaceva molto giocare d'azzardo e spesso perdeva grosse somme di denaro; vedendo che in sua assenza il negozio veniva trascurato, decise di sistemare un piccolo tavolo da gioco in un angolo della sala da pranzo, e l� organizzava delle partite con un gruppo di amici.

La cornacchia era ormai diventata domestica; la gabbia veniva lasciata aperta e l'uccello saltellava liberamente per la casa; a volte andava nella sala da pranzo, dove i gentiluomini erano intenti a giocare, e poich‚ uno di loro vinceva sempre, gli altri dicevano: - Dannazione, quanti ne arraffa -. L'uccello impar• anche queste parole e, aggiungendole alle prime, gridava:- Chi sei? Chi sei? Tom Moor di Sackville Street. Dannazione quanti ne arraffa. Per le continue perdite al gioco e la poca cura prestata ai suoi affari, Tom Moor fece fallimento e fin� in prigione. Port• con s‚ l'uccello e visse in maniera decorosa nell'ala privilegiata, mantenuto da amici. A volte gli chiedevano: - Cosa ti ha condotto qui? - allora alzava le mani e rispondeva: - Cattive compagnie, per Dio -. L'uccello impar• anche questo e alla fine delle parole che gi… sapeva, aggiungeva: - Cosa ti ha condotto qui? Cattive compagnie, per Dio. Alcuni degli amici di Tom Moor morirono, altri andarono all'estero, e a poco a poco egli fu abbandonato del tutto e trasferito nell'ala comune del carcere, dove presto lo colse il ®mal di prigione¯. Nell'ultimo periodo della sua vita si era ridotto a giacere su un pagliericcio; la povera cornacchia, che da due giorni era senza cibo n‚ acqua, and• ai suoi piedi e, picchiando con il becco sul pavimento, grid•: - Chi sei? Tom Moor di Sackville Street; dannazione quanti ne arraffa. Cosa ti ha condotto qui? Cattive compagnie, per Dio, cattive compagnie, per Dio. Tom Moor, che aveva prestato attenzione all'uccello, fu colpito dalle sue parole, e riflettendo sulla propria vita esclam•: Buon Dio, in che stato mi sono ridotto! Mio padre, morendo, mi aveva lasciato una bella fortuna e un commercio avviato. Io ho speso il mio denaro, ho mandato in rovina il negozio e ora sto morendo in una odiosa prigione. E, a completare il tutto, tengo questa povera bestia rinchiusa senza cibo. Prima di morire cercher• di fare un atto di giustizia dandole la libert…. Fece uno sforzo per trascinarsi fuori dal pagliericcio, apr� la finestra e l'uccello vol• fuori. Uno stormo di cornacchie veniva dal Temple (1) passando sopra la prigione, e l'uccello di Tom Moor si un� a esse. Un giardiniere stava allora sistemando le aiuole dei giardini del Temple: durante il giorno posava le piantine e ogni volta le cornacchie, di notte, le strappavano. I giardinieri presero un fucile e cercarono di colpirne qualcuna, ma gli uccelli, che erano astuti, mettevano sempre uno dei loro di guardia nel tronco di un albero cavo: non appena veniva puntato il fucile la sentinella gridava: - Mouk, - ed essi volavano via. Ai giardinieri venne consigliato di usare una rete, e la prima notte che fu tesa ne presero quindici; fra questi era l'uccello di Tom Moor. Uno degli uomini porta la rete nella soffitta di una casa disabitata, sbarra porte e finestre e libera gli uccelli. - Ora, - dice, - neri furfanti, mi vendicher• di voi -. Afferrato il primo che gli capita a tiro, gli torce il collo e, sbattendolo per terra, esclama: - E uno! - La cornacchia di Tom Moor, che era saltata inosservata su una trave in un angolo della stanza, appena l'uomo acciuffa il secondo uccello grida: Dannazione, quanti ne arraffa -. L'uomo spaventato dice forte: Sono sicuro di aver sentito una voce, ma la casa Š disabitata e la

porta Š ben chiusa; devo per forza essermelo immaginato -. Quando afferra il terzo e gli torce il collo, la cornacchia di Tom dice di nuovo: - Dannazione, quanti ne arraffa -. L'uomo lasci• cadere l'uccello che aveva in mano e, volgendosi nella direzione da cui proveniva la voce, vede quello con la bocca aperta e grida: - Chi sei? - E l'uccello risponde: - Tom Moor di Sackville Street, Tom Moor di Sackville Street. - Al diavolo, e cosa ti ha condotto qui? - La cornacchia di Tom Moor, sollevando le ali rispose: - Cattive compagnie, per Dio, cattive compagnie, per Dio -. L'uomo, fuori di s‚ dalla paura, apr� la porta, corse gi— per le scale e scapp• fuori dalla casa, seguito da tutti gli uccelli che in questo modo riconquistarono la libert…. NOTA 1: [palazzo degli avvocati di Londra]. LA STORIA DI CONN-EDA OVVERO LE MELE D'ORO DEL LAGO ERNE. Molto tempo prima che le terre occidentali dell'Isola del Destino (1) avessero un nome stabilito, quando prendevano di volta in volta quello della persona che ne entrava in possesso e lo conservavano solo per la durata del suo dominio, un potente re regnava su questa parte dell'isola sacra. Era un valoroso guerriero e non esisteva individuo capace di competere con lui per mare o per terra, o capace di mettere in discussione il suo diritto alla conquista. Il grande re dell'ovest esercitava il suo potere incontrastato dall'Isola di Rathlin alla foce dello Shannon per mare, e per terra fino alle scintillanti lontananze. L'antico re dell'ovest, che aveva nome Conn, era buono quanto grande e il suo popolo lo amava profondamente. La sua regina era una principessa britannica, ed era altrettanto amata e stimata, perch‚ rappresentava sotto ogni aspetto il nobile complemento del re; se infatti qualche qualit… positiva era assente nell'uno si poteva essere certi che l'altro compensava tale mancanza. Il cielo dimostrava chiaramente di approvare la condotta di vita della virtuosa coppia: durante il loro regno infatti la terra dava raccolti abbondanti, gli alberi, frutta in quantit… nove volte superiore al normale, i fiumi, i laghi e il mare circostante pullulavano del pesce migliore, mentre mandrie e greggi erano eccezionalmente prolifiche, e mucche e pecore producevano latte grasso in tale abbondanza che lo spandevano a torrenti sui pascoli; e solchi e cavit… erano sempre colmi del candido e puro prodotto della fattoria. Tutte queste benedizioni erano riversate dal cielo sulle terre occidentali dell'Isola del Destino - sopra le quali il benevolo e giusto Conn impugnava lo scettro - come segno d'approvazione della

condotta di governo cui il re aveva scelto di attenersi. E' inutile dire che il popolo che riconosceva l'autorit… di questo grande e buon sovrano era il pi— felice sulla faccia dell'ampia distesa terrestre. Fu durante il suo regno e quello di suo figlio e successore che l'Irlanda ottenne fra i paesi stranieri l'appellativo di ®l'isola felice dell'ovest¯. Conn M¢r e la buona regina Eda regnarono con grande gloria per molti anni; furono benedetti dalla nascita d'un solo figlio, che fu chiamato Conn-eda dai nomi dei due genitori, perch‚ quando nacque i Druidi predissero che avrebbe ereditato le buone qualit… d'entrambi. Man mano che il giovane principe cresceva negli anni i tratti amabili e generosi del suo animo, uniti alla grande prestanza fisica e alla condotta virile si facevano pi— evidenti. Era l'idolo dei genitori e il vanto del suo popolo. Era amato e rispettato a tal punto che nessuno - principe, signore o plebeo - prestava pi— giuramento sul sole, la luna, le stelle o gli elementi, ma sulla testa di Conn-eda. Questo avvenire di gloria, comunque, era destinato a incontrare un terribile, seppur temporaneo, ostacolo: la buona regina Eda, infatti, fu colta da una improvvisa e grave malattia della quale mor� in pochi giorni, precipitando cos� il suo sposo, il figlio e tutto il popolo in un abisso di dolore e tristezza dal quale fu difficile sollevarli. Il buon re e i suoi sudditi piansero la perdita della regina Eda per un anno e un giorno; allo spirare di quel tempo Conn M¢r cedette con riluttanza alle esortazioni dei suoi Druidi e dei suoi consiglieri, e prese in moglie la figlia del Grande Druida. Per parecchi anni la nuova regina sembr• seguire le orme della buona Eda e i suoi sudditi ne erano assai soddisfatti. Ma con il passare del tempo, avuti diversi figlioli e rendendosi conto che Conn-eda era il figlio preferito del re e il beniamino del popolo, cap� chiaramente che questi sarebbe divenuto il successore al trono dopo la dipartita del padre, e che suo figlio ne sarebbe stato certamente escluso. La cosa scaten• a tal punto l'odio e tanto accese di gelosia la figlia del Druida nei confronti del figliastro, che essa decise in cuor suo di non lasciare nulla in suo potere d'intentato per assicurarsi la sua morte o perfino il suo esilio dal reame. Cominci• col diffondere maligne dicerie sul conto del principe, ma, poich‚ egli era al di sopra di ogni sospetto, il re si limit• a ridere della debolezza della regina; e i grandi principi e condottieri, appoggiati da tutto il popolo, la smentirono categoricamente. Il principe, da parte sua, sopportava ogni prova con la massima pazienza, e sempre ripagava le azioni cattive e malevole compiute nei suoi confronti con altre buone e generose. L'ostilit… della regina verso Conn-eda non conobbe limiti quando si accorse che le false dicerie che aveva divulgato non riuscivano a danneggiarlo. Come ultima risorsa, per portare a compimento i suoi malvagi progetti, si risolse a consultare la guardiana del pollaio che era una ben nota maga. Seguendo la decisione presa, alle prime luci del mattino and• in fretta alla capanna della guardiana del pollaio e le manifest• la causa della sua pena. - Non posso darti nessun aiuto, - disse la vecchia, - finch‚ non fisserai il compenso. - Che compenso chiedi? - domand• la regina, impaziente. - Come compenso, rispose la maga, -

voglio che l'arco del mio braccio venga riempito di lana, e di grano rosso il buco che far• con la mia conocchia. - Il tuo compenso ti Š accordato e ti sar… dato immediatamente, - disse la regina. Allora la maga si mise sulla porta della sua capanna e, piegando il braccio ad arco sul fianco, diede ordine ai servitori del re di gettare la lana in casa attraverso il suo braccio, e non permise loro di smettere finch‚ tutto lo spazio disponibile dentro non fu riempito di lana. Poi sal� sul tetto della casa del fratello e, dopo avervi praticato un foro con la conocchia, vi fece versare il grano rosso, finch‚ la casa non fu piena fino al tetto e all'interno non ci fu pi— spazio per un solo chicco.Ora, - disse la regina, - poich‚ hai ricevuto il tuo compenso, dimmi come posso realizzare il mio proposito. - Prendi questa scacchiera e gli scacchi, e invita il principe a giocare con te; vincerai la prima partita. Come condizione stabilirai che chi vincer…, chiunque esso sia, avr… la facolt… di imporre al vinto qualunque "geis" (condizione) desideri. Ottenuta la vittoria, devi ordinare al principe, sotto pena di andare in esilio, di procurarti, entro lo spazio di un anno e un giorno, le tre mele d'oro che crescono nel giardino, il destriero nero e il cane dai poteri soprannaturali chiamato Samer, che sono in possesso del re della stirpe dei Firbolg che abita nel lago Erne (2). Queste due cose sono cos� preziose e cos� ben custodite che non potr… mai ottenerle con le sue forze; e se fosse tanto incauto da provarsi a cercarle, perderebbe la vita. La regina fu molto soddisfatta del consiglio e s'affrett• a invitare Conn-eda a giocare una partita a scacchi, alle condizioni che la maga le aveva suggerito di stabilire. La regina vinse la partita, come la maga aveva predetto, ma cos� grande era la sua bramosia di avere il principe in suo completo potere, che fu tentata di sfidarlo a giocare una seconda partita; questa volta per• Conn-eda vinse facilmente, con grande stupore e non minore umiliazione della regina. - Ora, - disse il principe, - poich‚ hai vinto la prima partita, Š tuo dovere imporre per prima il tuo "geis". - Il "geis", - disse la regina,- che ti impongo Š di procurarmi, entro lo spazio di un anno e un giorno, le tre mele d'oro che crescono nel giardino, il destriero nero e il cane dai poteri soprannaturali che sono custoditi dal re dei Firbolg, nel lago Erne, o, qualora non vi riuscissi, di andare in esilio, e di non tornare mai pi—, a meno che tu non voglia accettare di perdere la testa e la vita. Ebbene, quanto a me, - disse il principe, - il "geis" cui ti vincolo Š di sedere sul pinnacolo di quella torre laggi— fino al mio ritorno, e di non prendere n‚ cibo n‚ nutrimento di alcuna specie, tranne il grano rosso che riuscirai a raccogliere con la punta del tuo spillone; ma se allo spirare dell'anno e un giorno non sar• tornato, sarai del tutto libera di scendere. Conn-eda aveva l'animo assai turbato per l'ardua condizione che gli era stata imposta, e ben sapendo che aveva un lungo viaggio da compiere prima di raggiungere la sua destinazione, immediatamente si accinse a mettersi in cammino, non prima, comunque, di essersi preso almeno la soddisfazione di veder salire la regina al luogo dove sarebbe stata obbligata a restare, esposta al sole ardente dell'estate e alle violente bufere dell'inverno, per lo spazio di un anno e un

giorno. Conn-eda, non sapendo come fare per procurarsi il destriero nero e il cane dai poteri soprannaturali, ed essendo ben conscio che la forza umana si sarebbe dimostrata inefficace, ritenne opportuno consultare il grande Druida Fionn Badhna, di Sleabh Badhna, suo amico, prima di arrischiarsi a proseguire per il lago Erne. Arrivato all'abitazione del Druida, fu accolto con affettuosa amicizia e, come sempre, gli venne dato il benvenuto; quando si fu seduto, venne portata dell'acqua calda con cui gli lavarono i piedi, cosicch‚ la fatica del viaggio venne assai alleviata. Dopo che egli ebbe gustato quello che gli veniva offerto, il cibo pi— fresco e i liquori pi— vecchi, il Druida gli chiese la ragione della sua visita e in particolare il motivo della sua afflizione; il principe infatti appariva molto abbattuto nell'animo. Conn-eda raccont• all'amico tutta la storia del patto stipulato con la matrigna, dall'inizio alla fine. - Non puoi darmi aiuto? - chiese il principe con aria avvilita. - Purtroppo non posso aiutarti ora, - rispose il Druida, - ma domani, al levar del sole, mi ritirer• nel mio verde rifugio e in virt— del mio drudismo sapr• quel che Š possibile fare per aiutarti -. Come aveva promesso, appena il sole si lev• la mattina seguente, il Druida si ritir• nel suo verde rifugio e consult• il dio che adorava, usando i poteri del suo drudismo. Al ritorno chiam• in disparte Conn-eda sul pianoro e cos� gli parl•: - Mio caro figliolo, mi rendo conto che ti Š stato imposto un "geis" arduo, quasi impossibile, escogitato per distruggerti; nessuna persona al mondo potrebbe aver consigliato alla regina di importelo se non la Vecchia del lago Corrib, che Š la pi— grande druidessa ora esistente in Irlanda, sorella di Firbolg, re del lago Erne. Non Š in mio potere, n‚ in quello della Divinit… che io adoro, intervenire in tuo favore; recati piuttosto immediatamente a Sliabh Mis, a consultare l'uccello dalla testa umana: se qualche possibilit… di aiutarti esiste, chi pu• farlo Š quell'uccello, perch‚ nel mondo occidentale non ve n'Š un altro che goda di tanta fama; egli infatti conosce tutte le cose passate, tutte le cose che sono presenti ed esistono, e tutte le cose che esisteranno in futuro. E' difficile riuscire ad accedere al suo nascondiglio, e ancor pi— difficile ottenere da lui una risposta; ma cercher• di renderti la cosa possibile, ed Š tutto ci• che al momento mi Š consentito fare per te. Poi il Grande Druida gli diede le seguenti istruzioni: Prendi,gli disse, - quel piccolo destriero dal lungo pelo e montagli subito in groppa, perch‚ fra tre giorni l'uccello si lascer… vedere: il piccolo destriero dal lungo pelo ti condurr… alla sua dimora. Affinch‚ egli non si rifiuti di rispondere ai tuoi quesiti, tieni questa pietra preziosa e fagliene dono; non avrai allora da dubitare o temere che non ti venga data pronta risposta -. Il principe si sent� rincuorato grazie al Druida, e dopo aver sellato il piccolo destriero dal lungo pelo ed esservi salito in groppa senza perdere troppo tempo, ricevette dal Druida la pietra preziosa; quindi, preso congedo da lui, si mise in viaggio. Secondo quanto gli era stato prescritto, lasci• che le briglie pendessero sciolte sul collo del cavallo, e la bestia fu libera di scegliere la strada da seguire. Sarebbe noioso riferire le numerose avventure incontrate dal principe e dal piccolo destriero dal lungo pelo, il quale aveva lo

straordinario dono della parola e per il viaggio era protetto dalla magia druidica. Al tempo stabilito il principe giunse al nascondiglio dello strano uccello, gli fece dono della pietra preziosa secondo le istruzioni di Fionn Badhna, e gli pose le domande sul modo migliore di predisporsi all'adempimento del suo "geis". L'uccello raccolse col becco il gioiello dalla pietra nella quale era incastonato e vol• verso una roccia inaccessibile che si trovava a una certa distanza; una volta appollaiato lass—, cos� si rivolse al principe: - Conn-eda, figlio del re di Cruachan, - disse con voce umana, forte e roca, - rimuovi la pietra proprio sotto il tuo piede destro e prendi la palla di ferro e la fionda che troverai l… sotto; poi monta in groppa, lancia la palla davanti a te, e, fatto ci•, il cavallo ti dir… quanto ti resta ancora da compiere -. Detto questo, l'uccello subito vol• via, e spar�. Conn-eda fece molta attenzione a eseguire ogni cosa secondo le istruzioni dell'uccello. Trov• la palla di ferro con la fionda nel posto che gli era stato indicato. Le raccolse, mont• a cavallo, e lanci• la palla davanti a s‚. La palla rotolava a velocit… regolare, e il piccolo cavallo dal lungo pelo segu� il percorso da essa tracciato finch‚ raggiunsero le rive del lago Erne. Qui la palla rotol• nell'acqua e non la si vide pi—. Scendi ora, - disse il cavallino druidico, - e infila la mano nel mio orecchio; tira fuori la bottiglietta di unguento curativo e il piccolo cesto di vimini che vi troverai dentro, poi risali in fretta, perch‚ proprio ora cominciano per te i grandi pericoli e le difficolt… -. Conn-eda, sempre obbediente ai buoni consigli del suo pony druidico, fece quanto gli era stato raccomandato. Dopo aver preso il cesto e la bottiglia dell'unguento dall'orecchio dell'animale, risal� e prosegu� nel suo viaggio, e sopra la sua testa l'acqua del lago aveva la consistenza dell'aria. Appena entrato nel lago la palla riapparve e rotol• finch‚ non giunse alla riva oltre la quale c'era una strada lastricata sorvegliata da tre spaventosi serpenti; il sibilare dei mostri si sentiva a grande distanza mentre, pi— da presso, la vista delle loro fauci spalancate e dei loro spaventosi denti aguzzi sarebbe bastata a terrorizzare il cuore pi— intrepido. - Ora, - disse il cavallo, - apri la cesta e getta un pezzo della carne che vi troverai dentro nella bocca di ciascun serpente; fatto questo, assicurati alla sella come meglio puoi, in maniera che ci possiamo disporre nel modo pi— conveniente a superare quei serpenti druidici. Se getterai i pezzi di carne nella bocca di ciascun serpente senza sbagliare riusciremo a superarli senza pericolo, altrimenti siamo perduti. Conn-eda scagli• i pezzi di carne nelle fauci dei serpenti con mira infallibile. - Gloria e benedizioni a te! - disse il destriero druidico, - sei un giovane che conoscer… vittorie e onori -. Nel dire queste parole si slanci• in aria, e d'un sol balzo oltrepass• il fiume e il guado custoditi dai serpenti finendo sette lunghezze al di l… della sponda.- Sei sempre in sella principe Conn-eda? - disse il destriero. - Mi Š bastata la met… della mia forza per restare saldo, - rispose Conn-eda. Vedo che sei un giovane principe che merita il successo; - disse il pony, - un pericolo ora Š passato, ma ne rimangono altri due. Andarono avanti, seguendo la palla, finch‚ non giunsero in vista di una grande montagna

infuocata. - Preparati a un altro rischioso salto, - disse il cavallo. Il principe, tremante, non riusc� a rispondere, ma si sedette quanto pi— saldamente gli era consentito dall'enormit… del pericolo che gli stava dinnanzi. L'istante successivo il cavallo si stacc• da terra e vol• come una freccia sopra la montagna in fiamme. - Sei ancora vivo, Conn-eda, figlio di Conn M¢r? - chiese il fedele destriero. Sono appena vivo, e niente di pi—, perch‚ ho bruciature dovunque, rispose il principe. - Poich‚ sei ancora vivo, sono certo che sei un giovane destinato a incontrare straordinari successi e benedizioni, - disse il cavallo druidico. - I nostri pericoli pi— grandi sono finiti, aggiunse, - e possiamo sperare di superare la prossima e ultima prova -. Andarono avanti per un po', quindi il fedele destriero si rivolse a Conn-eda: - Ora scendi, e applica sulle tue ferite una parte dell'unguento della bottiglietta -. Il principe segu� immediatamente il suggerimento della sua guida e, non appena ebbe strofinato il linimento sulle ferite, ritorn• sano e fresco come non era mai stato prima. Fatto ci•, Conn-eda risal� a cavallo e, seguendo il percorso tracciato dalla palla, giunse presto in vista di una grande citt… circondata da alte mura. A difesa dell'unica porta non c'erano uomini armati, ma due grandi torri che mandavano fiamme visibili a grande distanza. - Scendi su questo pianoro, - disse il cavallo, - e dall'altro mio orecchio tira fuori un coltellino: con questo coltello mi ucciderai e scuoierai. Fatto ci•, avvolgiti nella mia pelle: potrai cos� passare attraverso la porta illeso e indisturbato. Una volta dentro puoi uscire a tuo piacimento; dopo che sarai entrato, infatti, non ci sar… pi— pericolo, e potrai passare e ripassare tutte le volte che lo vorrai. Desidero anche dirti che tutto quello che ho da chiederti in cambio Š che tu, dopo aver varcati i cancelli, torni immediatamente a scacciare gli uccelli da preda che probabilmente staranno volteggiando sopra di me per nutrirsi del mio cadavere; e ancora che versi sulle mie carni ogni goccia di quel potente unguento, se ne Š rimasto nella bottiglia, per preservarle dalla corruzione. Fatto questo in mia memoria, se non ti sar… di troppo disturbo, scava una fossa e gettaci dentro i miei resti. - Mio nobilissimo destriero, - disse Conn-eda, - poich‚ mi sei stato cos� fedele fino a ora, e poich‚ avresti voluto rendermi ancora un altro servizio, considero una simile proposta un insulto ai miei sentimenti di uomo, del tutto inaccettabile per un animo capace di apprezzare il significato della gratitudine, per non parlare dei miei sentimenti di principe. Ma in quanto principe posso affermare - avvenga quel che deve avvenire, venga la morte stessa nelle sue forme pi— orrende e terribili - non sacrificher• mai una amicizia profonda all'interesse personale. Giuro sull'onore delle mie armi che sono, da questo momento, preparato ad affrontare il peggio - persino la morte stessa piuttosto che violare i principi di umanit…, onore e amicizia! Quale sacrificio proponi! - Uff, principe! Non badare a questo; fai quello che ti dico e abbi successo. - Mai! Mai! - esclam• il principe. - Allora, figlio del grande monarca dell'ovest, disse il cavallo con tono triste, - se non seguirai il mio consiglio in questa circostanza, sappi che moriremo entrambi e non ci rivedremo mai pi—; ma se farai come ti ho detto, le cose assumeranno un aspetto pi— lieto e piacevole

di quello che puoi immaginare. Fino a ora non ti ho ingannato e, se non l'ho fatto, perch‚ mai metti in dubbio la parte pi— importante del mio consiglio? Fai esattamente come ti ho ordinato, altrimenti mi condannerai a una sorte peggiore della morte. Inoltre ti posso assicurare che, se insisti nella tua decisione, con te ho chiuso per sempre. Quando il principe si rese conto che il suo nobile destriero non poteva essere distolto dal suo proposito, estrasse con riluttanza il coltello dall'orecchio della bestia e con mano incerta e tremante fece il tentativo di puntargli il coltello alla gola. Gli occhi di Conn-eda erano bagnati di lacrime, ma aveva appena puntato il coltello druidico alla gola del suo buon destriero che il pugnale, come guidato da qualche potere druidico, si conficc• nel collo: in un attimo l'opera di morte fu compiuta e il nobile animale cadde esanime ai suoi piedi. Appena il principe vide accasciarsi senza pi— vita, e per mano sua, il nobile destriero, si gett• al suolo e pianse forte fino a perdere i sensi. Tornato in s‚, si accorse che il cavallo era ormai morto; giudicando che non c'era speranza di risuscitarlo, ritenne che il partito pi— avveduto da seguire fosse agire secondo le istruzioni che gli erano state date. Dopo essere rimasto a lungo esitante e avere sparso molte lacrime, si accinse al compito di scuoiarlo, che fu questione di pochi minuti. Quando vide che aveva staccato la pelle dal corpo, nella confusione del momento, vi si avvolse e, procedendo verso la meravigliosa citt… in uno stato mentale prossimo alla follia, vi entr• senza essere molestato o incontrare alcuna opposizione. Era una citt… sorprendentemente popolosa, e un luogo estremamente ricco; ma la sua bellezza, splendore e ricchezza non avevano alcuna attrattiva per Conn-eda, perch‚ il pensiero di aver perso il suo caro destriero offuscava ogni altra considerazione terrena. Si era appena allontanato di poco pi— di cinquanta passi dalla porta che l'ultima preghiera dell'amato destriero druidico sopraffece ogni altro suo pensiero, e lo obblig• a tornare per adempiere gli ultimi solenni ordini. Giunto l… dove giacevano le spoglie del suo amato destriero druidico, uno spettacolo orribile gli si present•: corvi e altri uccelli da preda in cerca di carne stavano lacerando e divorando i resti del suo amato destriero. Non ci volle molto per metterli in fuga; e dopo avere stappato il vasetto di unguento, si accinse, come opera pietosa, a imbalsamare col prezioso linimento i resti ormai straziati. Il corpo senza vita era stato appena toccato dal potente farmaco che, con stupore di Conn-eda, cominci• a subire qualche strano cambiamento, e in pochi minuti, con indicibile gioia e meraviglia del principe, assunse la forma di uno dei giovani pi— belli e nobili che si possano immaginare. In un batter d'occhio il principe fu serrato nel suo abbraccio, e lo soffocava di baci e lo inondava di lacrime di gioia. Una volta ripresisi, l'uno dalla sua estasi di felicit…, l'altro dallo stupore, lo strano giovane cosi si rivolse al principe: Nobilissimo e valoroso principe, siete la pi— bella visione che mai sia apparsa ai miei occhi, e io sono l'essere pi— fortunato che esista per avervi incontrato. Nella mia persona, ritornata alla sua forma naturale, voi ora potete mirare il vostro piccolo destriero druidico dal lungo pelo! Sono fratello del re della citt…; fu il maligno druida

Fionn Badhna a tenermi cos� a lungo in schiavit—, ma quando giungeste a consultarlo fu costretto a cedermi, perch‚ in quel momento il mio "geis" fu spezzato; tuttavia non avrei potuto riacquistare la mia forma e aspetto primitivi se non aveste agito con tanta gentilezza. E' stata mia sorella a spingere la regina, vostra matrigna, a mandarvi alla ricerca del cavallo e del cucciolo dai poteri straordinari che mio fratello tiene in custodia. Mia sorella, siatene certo, non aveva alcuna intenzione di recarvi il minimo danno, al contrario, voleva tutto il vostro bene - come vedrete in seguito; se infatti avesse avuto intenzioni cattive nei vostri confronti, avrebbe potuto raggiungere il suo scopo senza alcuna difficolt…. In breve, ha solo voluto salvarvi da ogni pericolo o calamit… futuri e, per mezzo vostro, liberare me dai miei irriducibili nemici. Venite con me, mio amico e liberatore: il destriero e il cucciolo dai poteri straordinari e le mele d'oro saranno vostri, e un caloroso benvenuto vi accoglier… nella dimora di mio fratello; perch‚ meritate tutto questo e molto di pi—. La commozione e la felicit… provate in tale circostanza erano pari in entrambi e, senza dilungarsi in inutili complimenti, essi si diressero verso il palazzo del re del lago Erne. Qui vennero ricevuti dal re e dai suoi condottieri con dimostrazioni di gioia, e quando il re conobbe lo scopo della visita di Conn-eda acconsent� di buon grado a cedergli il destriero nero, il cucciolo dai poteri straordinari chiamato Samer e le tre mele della salute che crescevano nel suo giardino, alla speciale condizione, comunque, che egli acconsentisse a rimanere suo ospite fin quando non si sarebbe messo in viaggio per poter portare a compimento in tempo utile il suo "geis". Conn-eda, alle calorose richieste degli amici, acconsent�, e rimase nella residenza reale di Firbolg, re del lago Erne, godendo, per la durata del soggiorno, dei piaceri pi— deliziosi e squisiti. Quando giunse il tempo della sua partenza, le tre mele d'oro furono colte dall'albero di cristallo nel mezzo del giardino delle delizie e gli vennero poste in petto; il cucciolo, Samer, fu legato al guinzaglio e il guinzaglio messo nella sua mano; e il destriero nero, riccamente bardato, fu preparato perch‚ vi salisse in groppa. Il re in persona lo aiut• a montare a cavallo e sia lui che il fratello lo assicurarono che non avrebbe avuto da temere montagne in fiamme o serpenti sibilanti: n‚ l'una n‚ gli altri infatti l'avrebbero ostacolato, perch‚ il suo destriero era un salvacondotto perpetuo da e per il regno subacqueo. E sia lui che il fratello strapparono a Conn- eda una promessa: che avrebbe fatto loro visita almeno una volta all'anno. Conn-eda si conged• dal suo caro amico e dal re suo fratello. Il commiato fu affettuoso, reso amaro dal dispiacere provato da entrambe le parti. Conn-eda procedette nel suo cammino senza incontrare alcun ostacolo; a tempo debito giunse in vista del castello di suo padre dove, sul pinnacolo della torre in cima al quale era stata posta, la regina nutriva la viva speranza che, essendo l'ultimo giorno della sua prigionia lass—, il principe non sarebbe apparso, perdendo quindi per sempre ogni pretesa e diritto alla corona di suo padre. Ma le sue speranze erano destinate a essere deluse, e quando i messaggeri che

erano stati appostati per segnalare l'arrivo del principe le annunciarono che egli si stava avvicinando, rimase incredula; ma quando lo vide in groppa a un focoso destriero nero, riccamente bardato, con uno strano animale tenuto per una catena d'argento, cap� immediatamente che ritornava trionfante e che i piani architettati per distruggerlo erano falliti. Tale fu la sua delusione che in un eccesso di disperazione si gett• dalla cima della torre e si sfracell• all'istante. Conn-eda ebbe una calorosa accoglienza da parte del padre, che in sua assenza l'aveva pianto ritenendolo per sempre perduto; e quando si seppe della vile condotta della regina, il re e i suoi capi ordinarono che per la sua perfidia e crudelt… i suoi resti venissero ridotti in cenere. Conn-eda piant• le tre mele d'oro nel suo giardino, e subito spunt• un grande albero che produceva frutta della stessa specie. Grazie a quest'albero tutta la regione diede copiosi raccolti e frutta in abbondanza, e, a seguito degli straordinari poteri posseduti dai frutti d'oro, divenne fertile e ricca quanto le terre dei Firbolg. Il segugio Samer e il destriero nero gli furono di estrema utilit…; il suo regno fu lungo e prospero, e rinomato fra gli antichi per la grande abbondanza di grano, frutta, latte, pesci e uccelli che arricchirono questo regno felice. E da Conn-eda prese il nome la regione del Connaucht, o Conneda, o Connacht. NOTA 1: In gaelico: Innis Fodhla, antico nome dato all'Irlanda. NOTA 2: I Firbolg credevano che i loro Campi elisi fossero sott'acqua. I contadini ritengono ancora oggi che molti laghi siano popolati. - Si veda la sezione su T¡r-na-n-Og. RE E GUERRIERI. L'INVESTITURA DI CUCULAIN (1). Una notte, nel mese dei fuochi di Bel (2) il Druida Cathvah, scrutatore di stelle, stava esaminando i cieli con i suoi strumenti astrologici. Accanto a lui era Cuculain, che proprio allora stava completando il suo sedicesimo anno. Da quando Fergus Mac Roy era stato esiliato, Cuculain si era molto affezionato al Grande Druida, e provava piacere nel seguire i suoi studi e le sue osservazioni. All'improvviso il vecchio mise da parte i suoi strumenti e medit• a lungo in silenzio. - Setanta, - disse infine, - hai gi… compiuto i sedici anni? - No, padre, - rispose il ragazzo. - Allora sar… difficile persuadere il re a farti cavaliere e ad accoglierti fra i suoi guerrieri, - disse Cathvah. - Tuttavia va fatto domani, perch‚ mi Š stato rivelato che la fama di colui a cui domani Concobar Mac Nessa far… dono delle armi si sparger… fino alle epoche

pi— lontane e fino agli estremi confini della terra. Domani riceverai il dono delle armi: fatto questo, potrai tornare per una stagione fra i tuoi compagni e non uscire assieme ai guerrieri finch‚ la tua forza non sar… matura. Il giorno successivo Cathvah ottenne il consenso del re all'investitura di Cuculain. Ebbene, la stessa mattina uno degli stallieri and• da Concobar e gli disse: - O condottiero della Rossa Schiera, tu sai che nessun cavallo ha mai mangiato orzo, n‚ occupato lo scomparto appartenuto al divino destriero che, ai tempi di Kimbay Mac Fiontann, era avezzo, assieme a un cavallo di razza mortale, a condurre in battaglia la grande regina della guerra, Macha Monga-Rue; da allora quel posto Š rimasto vuoto e nessun destriero mortale ha profanato il luogo in cui soleva stare l'immortale Lia Macha. Eppure, o Concobar, quando oggi sono entrato nelle grandi scuderie sul lato est della corte, dove stanno i cavalli della tua biga e dove si trova il posto che da allora Š ritenuto sacro, ho visto nello scomparto vuoto una giumenta d'un grigio quasi bianco, e di dimensioni e bellezza mai vedute prima: mentre entravo nella stalla si Š voltata a guardarmi: aveva occhi dolcissimi che tuttavia mi hanno riempito di spavento e cos� ho lasciato cadere il recipiente in cui portavo giuncata per il destriero di Konaul Clareena; mi si Š avvicinata e ha appoggiato la testa sulla mia spalla facendo uno strano verso. Mentre cos� parlava lo stalliere, Cowshra Mead Macha, un figlio pi— giovane di Concobar, si present• al re e gli disse: - Tu conosci, o padre mio, il fabbricato nel quale Š custodito il carro da guerra di Kimbay Mac Fiontann, quello su cui, in tempi antichi, egli, assieme alla grande regina che protegge la nostra nazione e il cui nome io porto, si dirigeva verso il luogo della battaglia, e sai come esso Š stato conservato da allora, e che Š mia cura tenerlo lucente e pulito. Ebbene, oggi, al levar del sole, mi avvicinavo al fabbricato, come Š mia abitudine, quando, nell'accostarmi, ho sentito venire dall'interno strane voci, assordanti e terribili, e rumori simili al clamore di una battaglia, e strepiti come di guerrieri nel parossismo del conflitto, quando alzano le loro voci in brevi intense grida mentre manovrano le loro armi per evitare o infliggere la morte. Allora mi sono ritratto spaventato, ma a questo punto mi sono imbattuto in Minrowar, figlio di Gerkin, che era tornato solo la sera prima da Moharne, dall'est, e andava a guardare i suoi cavalli; insieme abbiamo aperto la porta del fabbricato in cui Š custodito il carro: il bronzo del carro bruciava come una fiamma accesa, e le voci lanciavano forti acclamazioni quando ci siamo fermati sulla soglia e la luce ha inondato la stanza oscura. Senz'altro un grande guerriero far… la sua comparsa fra la Rossa Schiera, perch‚ Š da un centinaio d'anni - si dice - che simili voci non sono state udite. Non so spiegarmi per chi Macha mandi i suoi prodigi se non per il figlio di Sualtam, sebbene non sia ancora in et… da portare le armi. In questo modo Concobar fu preparato all'investitura di Cuculain. Allora, alla presenza della sua corte, dei suoi guerrieri e dei giovani coetanei e compagni di Cuculain, Concobar consegn• al giovane eroe le armi da guerra, dopo che questi ebbe pronunciato il solenne giuramento della Rossa Schiera e che si fu impegnato ad adempiere

certi "gaesa" (3). Ma Cuculain osserv• minuziosamente le armi, batt‚ le lance l'una contro l'altra, colp� lo scudo con la spada, fece a pezzi lance e spada e apr� larghe fenditure nello scudo. - Mio Re, - disse il ragazzo, - queste non sono buone armi. Allora il re gli consegn• altre armi, pi— grandi e pi— robuste, ma anche queste il ragazzo ridusse in frantumi. - Queste sono anche peggiori, o figlio di Nessa, - disse il ragazzo, - e non Š da me, o capo della Rossa Schiera, divenire lo zimbello dei Clanna Rury il giorno in cui devo ricevere le armi, sebbene io sia soltanto un ragazzo. Concobar Mac Nessa allora esult• di gioia, vedendo la sorprendente forza e l'ostinazione del ragazzo; sotto le delicate sopracciglia gli occhi di Cuculain brillavano come spade scintillanti mentre lanciava attorno a s‚ rapidi sguardi sulla folla di guerrieri che lo circondava; pure, in mezzo a tutti loro, egli stesso sembrava una vivida torcia di coraggio e di impeto guerriero, pi— pura e chiara del lucido acciaio. Allora il re chiam• con un cenno uno dei suoi cavalieri, che si allontan• in fretta e ritorn• portando dal Tayta Brac, dove erano custoditi come equipaggiamento di scorta, lo scudo, le lance e la spada dello stesso Concobar. Cuculain le scroll•, le flesse e le sbatt‚ l'una contro l'altra, ma le armi resistettero saldamente. - Queste sono buone armi, o figlio di Nessa, - disse Cuculain. Poi furono condotti avanti due nobili destrieri e un carro da combattimento e il re li diede a Cuculain. Allora Cuculain balz• sul carro e, rimanendo a gambe divaricate, batt‚ con i piedi da una parte e dall'altra e scosse e scosse e fece sobbalzare il carro finch‚ l'asse si ruppe e lo stesso carro fu ridotto in pezzi. - Questo non Š un buon carro, o mio Re, - disse il ragazzo. Allora furono portati avanti altri tre carri ed egli li ruppe tutti, uno dopo l'altro. - Questi non sono buoni carri, o capo della Rossa Schiera, disse Cuculain. - Nessun prode guerriero prenderebbe parte a una battaglia o combatterebbe da un punto d'appoggio tanto fragile. Allora il re si rivolse a suo figlio Cowshra Mead Macha e gli ordin• di far venire Laeg, e di attaccare al carro da combattimento che aveva in custodia il prodigioso destriero grigio assieme a quello che gli era stato donato da Kelkar, figlio di Uther, e gli comand• di dare a Laeg un equipaggiamento da auriga perch‚ guidasse il carro di Cuculain. Era ormai chiaro infatti a tutti i nobili e al re che un leone della guerra era apparso fra loro, e che per lui Macha aveva mandato quei presagi. Il cuore balz• in petto a Cuculain quando sent� il rombo del grande carro da combattimento e il nitrire impazzito dei cavalli che fiutavano il lontano odore della battaglia. D'un tratto vide i cavalli e vide l'auriga con la fascia d'oro, simbolo del suo ufficio, ritto nel carro, tutte le sue forze impegnate a domare la furia delle bestie. Un destriero grigio, la lunga criniera, il ventre enorme come una balena, l'ampio torace, a un giogo; un destriero nero, la criniera minacciosa, all'altro. Come un falco che improvvisamente cali lungo il versante di un dirupo

quando soffia forte il vento, o come il precipitarsi del vento di marzo sulla pianura, o come la rapida fuga del cervo che, stanato dai segugi, copre a balzi il primo campo era l'impeto di quei destrieri, vinto il freno dell'auriga, e sembrava galoppassero su lastre infuocate, cosicch‚ la terra tremava e vibrava per la velocit… del loro movimento, mentre il grosso carro cigolava e strideva al girare delle ruote di solido e lucente bronzo, poich‚ i demoni avevano in quel carro la loro dimora. L'auriga arrest• i cavalli davanti all'assemblea, eppure un fondo ruggito, simile al ruggito di una tigre, venne dall'asse. Allora l'intera assemblea a gran voce acclam• Cuculain ed egli, Cuculain, figlio di Sualtam, balz• sul suo carro, armato di tutto punto, con il grido di un guerriero che salti sul carro nella battaglia, e rimase eretto brandendo le lance; gli spiriti della guerra unirono le loro grida rivolte ai Bocanahs, ai Bananahs e ai Genitii Glindi, il popolo selvaggio delle forre; e i demoni dell'aria tuonarono attorno al grande guerriero del Gaeil quando, le armi da combattimento in mano, per la prima volta si erse in assetto di guerra sul suo carro, davanti a tutti i guerrieri della sua trib—, ai re dei Clanna Rury e al popolo di Emain Macha. NOTA 1: Cuculain Š il grande eroe dell'Irlanda leggendaria. NOTA 2: "Bel": mese di maggio. NOTA 3: Strani voti pronunciati dai guerrieri antichi. Nulla di preciso se ne sa al riguardo. IL PICCOLO TESSITORE DI DULEEK GATE. Dunque, c'era una volta un tessitore che abitava qui a Duleek, proprio vicino alla porta della citt…, e, a detta di tutti, era un uomo molto onesto e laborioso. Aveva moglie, e naturalmente avevano bambini, niente di male in questo, ma i bambini erano tanti, perci• il piccolo tessitore era obbligato a consumarsi le dita fin quasi all'osso per riuscire a dargli pane e zuppa; tuttavia non se ne lamentava, perch‚ era un buon lavoratore, come ho detto prima: in piedi all'alba e a letto tardi, questa era la sua vita, e il telaio non stava mai fermo. Bene, una bella mattina sua moglie lo chiama mentre Š seduto tutto indaffarato a far andare la spola e: - Vieni qui, - gli dice, tesoro, e mangia la tua colazione, adesso che Š pronta -. Ma lui non le dava retta e continuava a lavorare. Cos�, passato un minuto o due, lei lo chiama di nuovo e gli dice: - Su, smetti di lavorare come uno schiavo, caro, e mangiati un boccone di colazione finch‚ Š calda. - Lasciami in pace, - dice lui, e faceva andare la spola pi— in fretta

di prima. Dopo un po' la moglie gli si avvicina e con fare persuasivo: Thady caro, - gli dice, - la zuppa d'avena diventer… fredda come una pietra se non lasci perdere quel lavoro faticoso e non vieni subito a mangiarla. - Sono qui alle prese con un disegno che mi fa dannare, risponde il tessitore, - e finch‚ non l'avr• finito e l'avr• imparato bene non smetter•. - Oh, pensa alla bella zuppa che poi non sapr… pi— di niente! - Al diavolo la zuppa d'avena, - dice lui. - Dio ti perdoni, - fa lei, - per aver maledetto la tua buona colazione. - Al diavolo, s�! E vacci anche tu, - dice lui. - Parola mia hai proprio la luna per traverso Thady, - dice la povera moglie; - sei davvero insopportabile quando sei di umore cos� cattivo; resta pure l� se ti fa piacere, lascia che la zuppa diventi fredda e io non star• certo a domandarti pi— niente -; e con questo se ne and•; il tessitore era proprio bisbetico e pi— la moglie gli parlava peggio diventava, ma del resto si sa che Š una cosa pi— che naturale. Alla fine, lasciato il telaio, and• dalla sua zuppa d'avena e, pensate un po', la guarda e vede che Š nera come una cornacchia, perch‚, vedete, era piena estate, e le mosche ci si erano posate sopra in tal numero che la zuppa ne era tutta coperta. - Ah! Maledette impudenti! - disse il tessitore; - non potevate scegliervi un altro posto? State l� a guastarmi la colazione, sporche bestiacce? E poich‚ a questo punto non ci vedeva pi— dalla rabbia, alz• la mano e lasci• cadere un gran colpo sul piatto con la zuppa d'avena, uccidendo nientemeno che sessanta pi— dieci mosche in un sol colpo. Erano esattamente sessanta pi— dieci, perch‚ cont• i cadaveri uno per uno e li sistem• su un piatto pulito per esaminarli con cura. Ebbene, al vedere la strage che aveva fatto con un sol colpo si sent� crescere dentro uno spirito fiero: mise su le arie di un tacchino e per quel giorno non ci sarebbe stato verso di fargli muovere un dito sul telaio. Se ne usc� e fece il litigioso e lo sfacciato con tutti quelli che incontr•; li fissava dritti in faccia dicendo: - Guardate questo pugno! Questo pugno ne ha uccisi sessanta pi— dieci in un colpo - Ihuhu! Di fronte a una cosa simile tutti i vicini pensarono che fosse ammattito e, per la miseria, anche quella povera donna di sua moglie pens• la stessa cosa quando la sera quello se ne torn• a casa dopo essersi bevuto fin l'ultimo centesimo, pavoneggiandosi tutto tronfio e guardandosi la mano ogni minuto. - Perbacco, certo che la tua mano Š ben sporca, Thady, gioia mia, - dice la povera moglie; e non si poteva darle torto, perch‚ tornando a casa era rotolato in un fosso. - Faresti meglio a lavartela, caro. - Come osi chiamare sporca la pi— grande mano d'Irlanda?- dice lui facendo per picchiarla. - Non Š sporca forse? - dice lei. - Non ho fatto altro che sprecare il mio tempo tutta la vita, dice lui, - star qui a vivere con te, incollato al telaio, nient'altro che

un povero tessitore, quando dovrei essere San Giorgio o il Drago, che sono due dei sette campioni della Cristianit…. - Beh, mettiamo pure che l'abbiano cristianizzato due volte, dice la moglie, - a noi cosa ce ne importa? - Non cominciare con le tue ciance, - dice lui, - contadinotta ignorante. Sei volgare, donna, volgare, molto volgare; ma non avr• pi— niente a che fare con quegli sporchi mercanti imbroglioni: non mi vedranno pi— toccare il telaio. - Oh, Thady caro, e cosa mai faranno allora i bambini? - Che vadano a giocare alle biglie, - dice lui. - Sarebbe un cibo ben magro per loro, Thady. - Non gli mancher… da mangiare, - dice lui, - fra poco sar• un uomo ricco, e un uomo importante per giunta. - Perbacco, sono ben contenta di sentirlo, caro, anche se non so proprio come una cosa simile potr… capitare, ma credo che adesso faresti meglio ad andare a letto, Thady. - Non parlarmi di letto che non sia un letto di gloria, donna, dice lui con l'aria d'un prode guerriero. - Dio ci protegga! Finiremo tutti in gloria allora, - dice la moglie, facendosi il segno della croce; - ma intanto va a dormire Thady. - Dormir• con i grandi, dunque, - dice lui. - Certo, e un grande sonno ti far… un sacco di bene, mio caro, dice lei. - E diventer• un cavaliere glorioso! - Con un buon riposo, caro Thady, - dice lei. - Sono inutili le tue lusinghe, - dice lui. - Ho preso la mia decisione: partir• immediatamente per diventare un cavaliere errante. - Un cosa? - fa lei. - Un cavaliere errante, - donna. - Che Dio abbia misericordia di me, che roba Š? - domanda lei. - Un cavaliere errante Š un vero gentiluomo, - dice lui; - va in giro per il mondo a suo piacimento, con la spada al fianco, prendendosi tutto quel che gli pare: ecco cos'Š un cavaliere errante, - dice lui. Bene, il giorno dopo pass• dai suoi vicini e da uno prese una vecchia pentola, da un altro una casseruola, e le port• dal sarto perch‚ gli cucisse un abito di latta come un vero cavaliere errante. Prese anche in prestito il coperchio di una padella e lo scelse con particolare cura, perch‚ doveva essere il suo scudo, poi and• da un suo amico, decoratore e vetraio, e gli fece dipingere a grandi lettere sullo scudo: QUESTO E' IL FORTE CHE IN UN SOL COLPO A SESSANTA PIU' DIECI DIEDE LA MORTE. ®Quando la gente lo legger…, - dice fra s‚ il tessitore, voglio vedere chi avr… il coraggio di venirmi vicino¯. Quindi ordina alla moglie di lucidargli la piccola pentola di ferro, - perch‚, - dice lui, - sar… un elegante elmo -; quando fu pronta se la mise in testa e la moglie gli disse: - Che Dio mi aiuti, Thady,

tesoro, vuoi metterti in testa una grossa pentola di ferro pesante, come fosse un cappello? - Certamente, - risponde lui; - perch‚ un cavaliere errante deve sempre avere un cervello ben pesante! - Ma, Thady caro, - dice la moglie, - ha un buco, e non pu• ripararti dal cattivo tempo. - Mi terr… pi— fresco, - dice lui mettendosela in testa; - e poi, se non mi va, posso sempre tappare il buco con un po' di paglia o qualcosa del genere. - Le tre gambe che spuntano fuori sono ben strane, - dice lei. - In cima a ogni elmo c'Š una punta che vien fuori, - dice il tessitore; - e se il mio ne ha tre, tanto meglio, Š solo pi— imponente. - Bene, - dice la moglie alla fine seccata, - tutto quel che posso dire Š che non Š la prima testa di caprone che ci sia finita dentro. - Servitore vostro, signora, - dice lui; e parte. A questo punto gli mancava un cavallo, cos� and• verso un campo l� vicino dove pascolava quello con cui il mugnaio portava in giro per il paese il grano macinato. - E' proprio il cavallo che fa per me, - dice il tessitore; - Š abituato a portare fior di farina e paglia, e io cosa sono se non il fior della cavalleria in una cotta di maglia? Il cavallo non dovr… cambiare neanche di un briciolo le sue abitudini. Mentre, in groppa al cavallo, lo stava guidando fuori dal campo, ecco che il mugnaio lo vede. - Mi state forse rubando il cavallo, onest'uomo? - domanda il mugnaio. - No, - dice il tessitore; - gli sto solo facendo fare un po' di esercizio, - risponde, - nel fresco della sera; gli far… bene alla salute. - Vi ringrazio davvero, - dice il mugnaio; - ma vi sarei molto grato se lo lasciaste dov'Š. - Non posso proprio, - dice il tessitore, spingendo il cavallo verso il fossato. - Accidenti a te, brutto sfrontato! - dice il mugnaio; - hai addosso pi— latta di un calderaio ambulante, ma anche una gran faccia di bronzo. Torna qui, lazzarone! - dice. Ma era troppo tardi; il tessitore fugg� via al galoppo e prese la strada per Dublino, perch‚ pensava che la cosa pi— saggia da fare fosse di andare dal re di Dublino (Dublino a quei tempi era un posto importante e aveva un re tutto suo), e pensava anche che, chiss…, il re di Dublino gli avrebbe dato lavoro. Bene, impieg• quattro giorni per andare a Dublino, perch‚ la bestia non era delle migliori e le strade peggio ancora, non come sono adesso; allora per• non c'erano pedaggi, ringraziando il Signore! Arrivato a Dublino, se ne and• dritto al palazzo e una volta dentro al cortile lasci• che il cavallo se ne andasse a pascolare qua e l…, perch‚ fra le pietre cresceva l'erba: tutto, vedete, era fiorente a quei tempi a Dublino. Ebbene, il re stava guardando fuori dalla finestra della sua sala per divagarsi, quando entr• il tessitore; ma il tessitore fece finta di non vederlo, si diresse verso una panca di pietra, sotto la finestra- c'erano, vedete, panche di pietra dappertutto in quel posto, perch‚ la gente

potesse accomodarsi - infatti il re era un uomo gentile e per bene; come dicevo, dunque, il tessitore and• a stendersi su una delle panche, proprio sotto la finestra del re, e finse di addormentarsi; ma fece attenzione a voltare lo scudo in modo da mostrare la parte con la scritta sopra; ebbene, cari miei, a quel punto il re chiama uno dei gentiluomini della corte, che gli stava dietro a reggergli lo strascico, come si conviene, e gli dice: - Guardate un po', dice, - cosa ne pensate di un vagabondo simile che viene ad addormentarsi proprio sotto il mio naso? E' vero che sono un buon re, - dice, - e che accolgo bene la gente facendo mettere panche perch‚ ci si possa sedere a godersi lo svago e la contemplazione della mia persona, mentre sto qui a guardar fuori dalla finestra del mio salone per divagarmi; ma non Š un buon motivo per prendere questo posto per un "albergo" e venirci a dormire. Chi Š mai? - dice il re. - Nessuno che io conosca, riverita maest…. - Deve essere un forestiero, penso, - dice il re; - perch‚ il suo abito Š bizzarro. - E per di pi— non conosce le buone maniere, - aggiunge il lord. - Andr• gi— a "circospezionarlo" di persona, - dice il re; seguitemi! - dice al lord, facendo nel contempo un gesto con la mano in maniera estremamente dignitosa. E cos� and• gi—, seguito dal lord; arrivato l… dove stava disteso il tessitore, la prima cosa che vide fu lo scudo con la grande scritta, si rivolse perci• al lord: - Perbacco, - dice, S proprio l'uomo che fa per me. - Per quale motivo, riverita maest…? - domanda il lord. - Per uccidere quel vagabondo di un drago, caspita! - dice il re. - Pensate davvero che costui potrebbe ucciderlo, - dice il lord,- quando nessuno dei pi— forti cavalieri del regno Š stato all'altezza di tale compito, e nessuno Š ritornato, tutti mangiati vivi dal crudele imbroglione? - Certo, non vedete l…, - dice il re indicando lo scudo, - che ne ha uccisi sessanta pi— dieci in un colpo? E un uomo che ha fatto una cosa simile, sono convinto, Š capace di affrontare qualunque cosa. And• quindi dal tessitore e lo scosse per una spalla perch‚ si svegliasse; il tessitore si stropicci• gli occhi, come se si fosse appena svegliato, e il re dice: - Dio vi benedica. - Dio vi benedica nella sua bont…, - dice il tessitore, fingendo di non sapere assolutamente a chi stesse parlando. - Sapete chi sono, buon uomo, - dice il re, - che vi prendete tutta questa libert…? - No di certo, - dice il tessitore, - voi siete in vantaggio su di me. - Lo sono indubbiamente, - dice il re con grande sussiego;- non sono forse il re di Dublino? - dice. Il tessitore si lasci• cadere in ginocchio di fronte al re dicendo: - Chiedo perdono a Dio e a voi per la libert… che mi sono presa; spero che vorrete scusarmi, riverita santit…. - Nessuna offesa, - dice il re; - levatevi, buon uomo. Cosa vi ha condotto qui? - dice il re. - Sono in cerca di lavoro, riverita maest…, - dice il tessitore. - Ebbene, supponiamo che vi dia lavoro, - dice il re.

- Sar• orgoglioso di servirvi, mio signore, - dice il tessitore. - Molto bene, - dice il re. - Ne avete uccisi sessanta pi— dieci in un colpo, a quanto vedo, - dice il re. - S�, - dice il tessitore, - Š stato l'ultimo lavoretto che ho fatto, ma ho paura che la mia mano finir… con l'essere fuori esercizio se non trovo subito qualche impresa da compiere. - Avrete immediatamente un'impresa da compiere, - dice il re. Non Š certo una cosa da sessanta pi— dieci, niente di tanto raffinato; si tratta solo di un furfante di drago che disturba il paese e manda in rovina i miei fittavoli a forza di mangiare il pollame, e io sono disperato perch‚ non ho pi— uova, - dice il re. - O perbacco, riverita maest…, - dice il tessitore, - eppure siete cos� giallo che pare proprio vi siate ingoiati dodici tuorli in questo preciso istante. - Ebbene, voglio che questo dragone sia ucciso, - dice il re. Per voi non sar… che una bazzecola. Mi spiace solo che non sia qualcosa di abbastanza degno del vostro valore, non c'Š infatti assolutamente da aver paura di quella bestia, voglio solo avvisarvi che vive nella contea di Galway, in mezzo a una palude, e questo la mette in posizione di vantaggio. - Oh, non me ne preoccupo affatto, - dice il tessitore, - perch‚ anche i sessanta pi— dieci che ho ucciso erano a mollo. - Allora, quando vi accingerete all'impresa? - domanda il re. - Voglio vedermela subito con lui, - dice il tessitore. - Cos� mi piace! - dice il re; - con voi non sprecher• il mio denaro. - A proposito di denaro, - dice il tessitore, - visto che ci siamo, avr• bisogno di un po' di spiccioli per le spese di viaggio. - Quanti ne volete, - e cos� dicendo il re lo port• nel suo salotto privato dove, in una cassapanca di quercia, c'era una vecchia calza piena da scoppiare di ghinee d'oro. - Prendetene pure quante ne volete, - dice il re; e, cari miei, senza tanti complimenti il piccolo tessitore si riemp� i suoi panni di latta finch‚ riusc� a farcene stare. - Ecco, son pronto a partire, - dice il tessitore. - Molto bene, - dice il re; - ma dovrete avere un cavallo fresco, - dice. - Con gran piacere, - dice il tessitore, che pensava non sarebbe stato male scambiare il vecchio ronzino del mugnaio con qualcosa di meglio. Forse vi state chiedendo come mai il tessitore pensasse di andare a combattere il drago dopo quello che aveva sentito su di lui mentre faceva finta di essere addormentato: il fatto Š che non ne aveva la minima intenzione, tutto quel che aveva in mente di fare era di intascare l'oro e tornare al galoppo a Duleek col guadagno e con un buon cavallo. Per•, vedete, se il tessitore era astuto, il re era pi— astuto ancora; queste alte qualit…, vedete, sono grandi ingannatrici: il cavallo sul quale era stato messo il tessitore era stato preparato convenientemente, e, appena il tessitore fu in groppa, quello part� ventre a terra e non ci fu verso di fargli muovere un passo che non fosse diretto a Galway. Continu• ad andare per quattro giorni, finch‚ il tessitore vide una folla correre come se avesse Satanasso alle calcagna e gridare aiuto a pi— non posso, urlando: - Il drago, il

drago! - ma il tessitore non riusciva a fermare il cavallo, n‚ a farlo tornare indietro: quello galoppava veloce proprio in faccia alla terribile bestia che gli stava venendo incontro, e c'era il pi— pestilenziale odore di zolfo, con licenza parlando, che sarebbe bastato a stendervi al suolo. Perbacco, il tessitore, vedendo che non aveva tempo da perdere, si gett• gi— dal cavallo e corse verso un albero che cresceva l� vicino, e hop, ci si arrampic• con l'agilit… di un gatto. Non c'era da sprecare un minuto, perch‚ il drago li raggiunse in preda a una rabbia furente e, in men che non si dica, si divor• il cavallo, carne e ossa. Poi cominci• ad annusare e fiutare in cerca del tessitore, alla fine gli fiss• gli occhi addosso, lass— dove si era rifugiato e gli dice: - Parola mia, potresti anche venir gi— di l�, - dice, - tanto ti avr•, come Š vero che due pi— due fa quattro. - Non scender• di un passo, - dice il tessitore. - Sta' pure l�, - dice il dragone, - tanto sei gi… come oro sonante nelle mie tasche; mi sdraier• sotto quest'albero, dice, e prima o poi dovrai finire nelle mie grinfie -. Come aveva annunciato, si sedette e cominci• a stuzzicarsi i denti con la coda, dopo l'indigesta colazione di quel mattino (aveva mangiato un intero villaggio, per non parlare del cavallo). Finalmente cominci• ad avere sonno e si addorment•; ma prima di addormentarsi si attorcigli• attorno all'albero, proprio come una donna che si avvolga un nastro attorno al dito, in modo che il tessitore non potesse svignarsela. Appena il tessitore si accorse che il drago dormiva come un sasso, per via del russare che faceva - e ogni volta che russava pareva un colpo di tuono - cominci• a strisciare furtivamente gi— dall'albero, cauto come una volpe; era quasi arrivato al fondo che, accidenti a lui, un ramo traditore sul quale stava appoggiato si ruppe e il cavaliere errante and• a cadere proprio sul dragone; bisogna dire per• che aveva la fortuna dalla sua perch‚ fin� dritto a cavalcioni sul collo del drago e, perdinci, afferr• le orecchie della bestia guardandosi bene dal mollare la presa, perch‚ il dragone si era svegliato e tentava di morderlo; ma, vedete, siccome il tessitore gli stava dietro le orecchie, quello non riusciva a raggiungerlo. Fece allora di tutto per scuoterselo di dosso, ma neanche di un millimetro riusc� a smuovere il tessitore: e scuoteva tutte le scaglie che aveva sul corpo senza riuscire a girarle contro il tessitore. - Poffarbacco, questa faccenda non mi piace punto, - dice il dragone; - bene, se non vuoi mollare la presa, per le potenze delle saette, ti far• fare una galoppata da far sbigottire i tuoi sette piccoli sensi, ragazzo mio -; e con questo si mette a correre come un matto. Ma dove pensate che corresse? Perbacco, correva dritto verso Dublino, nientepopodimeno. Il tessitore sul collo gli era per• di grande impiccio e avrebbe preferito averlo come passeggero interno; ad ogni modo corse e corse finch‚ and• a sbattere in pieno contro il palazzo del re; infatti, accecato com'era dalla rabbia, non lo aveva neppure visto, cos� si fracass• le cervella - quel poco che aveva, si intende - e cadde al suolo senza pi— parole. Per buona sorte, anche quel giorno il re di Dublino stava guardando fuori dalla finestra della sua sala per divagarsi, e al vedere il

tessitore in groppa al focoso dragone (perch‚ mandava fiamme come un barile di pece), chiam• i suoi cortigiani che venissero a osservare lo spettacolo. - Per le potenze della guerra, ecco che arriva il cavaliere errante, - dice il re, - a cavallo del drago che Š tutto in fiamme, e se arriva dentro il palazzo dovete star pronti con i mezzi antincendio, - dice, per estinguerlo -. Ma quando videro il drago cadere fuori dal palazzo corsero tutti gi— per le scale fin nel cortile per "circospezionare" la rarit…. Nel frattempo il tessitore era sceso dal collo del drago e, correndo verso il re, gli dice: Riverita santit…, - dice, - ho pensato di non essere degno di uccidere questa bestia "faceta", perci• l'ho condotta a voi in persona affinch‚ gli facciate l'onore di "decrepitazione" con le vostre stesse cinque dita reali. Prima per• di concedergli la libert… di osar comparire alla vostra presenza reale l'ho domata, e mi farete un grande onore se di mano vostra lascerete il regale marchio sul collo di questa bestia sregolata. Senza indugio il re allora sguaina la spada e con un colpo netto stacca la testa al disonesto bruto. Gran festa si fece a corte per l'uccisione del drago e il re, rivolgendosi al piccolo tessitore, dice: - Siete gi… un cavaliere errante, sarebbe inutile perci• farvi di nuovo cavaliere; ma vi far• Signore. - O Signore! - dice il tessitore, come fulminato al sentire di tanta buona sorte. - Vi far• Signore, - dice il re; - e poich‚ siete il primo uomo, per quanto ne sappia io, che ha montato un dragone, sarete chiamato Signore di Monte Dragone, - dice. - E dove sono i miei possedimenti, riverita santit…? - domanda il tessitore che non perdeva mai di vista l'essenziale. - Oh, non me ne ero dimenticato, - dice il re; - Š mio regale piacere provvedere a voi con larghezza, e per tale motivo vi faccio dono di tutti i dragoni del mondo, e d'ora in avanti vi conferisco ogni potere su di loro, - dice il re. - E' tutto qui? - domanda il tessitore. - Tutto? - dice il re. - Ma come, piccolo vagabondo ingrato, Š mai stato concesso nulla di simile a un essere umano prima d'ora? - In effetti, penso proprio di no, - dice il tessitore, - molte grazie a vostra maest…. - Ma non Š tutto ci• che ho intenzione di fare per voi, - dice il re; - vi dar• anche mia figlia in isposa, - dice. Ora, dovete sapere che questo non aggiungeva nulla a quanto il re aveva gi… promesso al tessitore; infatti la figlia del re era, a quanto si diceva, la pi— gran draghessa mai vista e aveva la lingua del diavolo e una barba lunga una iarda, anche se lei sosteneva che gliela aveva fatta crescere Padre Mulcahy, suo confessore, come penitenza; in realt… si sapeva bene che quella era da secoli una prerogativa di famiglia: appunto per ci• non c'Š da meravigliarsi che fosse lunga cos�.

BALLATE. I FOLLETTI. Lass— sulle cime ventose, Laggi— nelle valli di giunchi, Nessuno osa andare a cacciare Per tema dei piccoli ometti. Buona gente, piccola gente, Che si raccoglie a frotte, Verde la giacca, rosso il berretto, E bianca la penna del gufo! Lungo le spiagge rocciose Alcuni hanno posto dimora, Per cibo frittelle croccanti Di gialla schiuma del mare; Alcuni in mezzo alle canne Dei neri laghi fra i monti, Ranocchi per cani da guardia Tutta la notte a vegliare. In vetta all'alta collina Il vecchio re sta seduto; E' vecchio oramai ed Š grigio, Lo spirito arguto ha smarrito. Su un ponte di pallida nebbia Columbkill attraversa, Nei suoi nobili viaggi Da Slieveleague a Rosses; O sale fra magici suoni In fredde nottate di stelle, La regina l'attende alla mensa Delle luci allegre del Nord. Per sette lunghi anni han rapito La piccola Bridget, e quando Alla valle essa fece ritorno Gli amici eran tutti partiti. Leggeri, essi l'han riportata nei monti, Fra l'oscurit… e il chiarore dell'alba: Credevano stesse dormendo, Ma per il dolore era morta. Da allora essi l'han custodita L…, nel profondo del lago, Su un letto di foglie di iris, In attesa che si risvegliasse. Sulle scoscese colline Fra spoglie distese di torba, Il biancospino han cresciuto,

Per rallegrare lo sguardo. E se dispettoso qualcuno Osasse estirpare gli arbusti, Ne avrebbe le spine pungenti Nel proprio letto la notte. Lass— sulle cime ventose, Laggi— nelle valli di giunchi, Nessuno osa andare a cacciare Per tema dei piccoli ometti. Buona gente, piccola gente, Che si raccoglie a frotte, Verde la giacca, rosso il berretto, E bianca la penna del gufo! LA MAGICA FONTE DI LAGNANAY. [vedi nota dell'autore in appendice] Oh, triste, triste canta - ®Ascoltami sorella, Ellen, mia cara, ascolta: Non avr• chi m'aiuta? Sospiri solamente e amaro pianto? Colui che m'ha lasciata, rubando le speranze, Perch‚ non ha portato via con s‚ i ricordi? Ascoltami sorella, Ellen, mia cara, ascolta, (Oh, triste, triste canta) - A Sleamish hill me ne andr• dunque, E il biancospino strapper• degli elfi, Che gli spiriti mi abbiano per loro; Se segue bene o male non importa, Purch‚ finiscano i ricordi Che mi spezzano il cuore a ogni istante! (Oh, triste, triste canta) - Sono una razza silenziosa gli elfi, E pallidi essi sono come i fiori del giglio; Se sbiancher… il mio viso cosa importa, Se in un mondo di sogni me ne andr• a vagare, Pur che svaniscano i ricordi: Vorrei essere, s�, con Anna Grace!¯ Oh, triste triste canta! Prestate ascolto al mio racconto amaro - Cos� parlava a Ellen Con piangente Una, la sua sola sorella, A voce bassa. Erano a letto, prima del chiarir dell'alba, E rispose Ellen piano, con tristezza, ®Oh Una, Una, questo empio dolore (Prestate ascolto al mio racconto amaro) - Ti prego arresta, che il mio cuore Solo a sentirlo soffoca di pena,

Ti aiuter•, prometto quanto posso: - La magica fontana a Lagnanay - Fatti vicina... ancora... tremo tanto, - Una ho sentito dalle sagge donne che (Prestate ascolto al mio racconto amaro) - Se nella fredda fuga una fanciulla Prima ancora che la rugiada s'alzi, Tre volte bagna il petto con le mani pure, E tre rami di felce spezza, e tre volte Gira attorno alla fonte, le lacrime E i sospiri scorda, tutt'a un tratto¯. Prestate ascolto al mio racconto amaro! Tutto finito, ahimŠ, tutto finito! - ®Ellen, sorella, mia sorella dolce, Vieni con me all'altura, te ne prego, Voglio provare quest'arcano detto!¯ Con passo lieve e silenzioso alzate, La madre non destarono dal sonno, - La madre con la sua discreta cura - (Tutto finito, ahimŠ, tutto finito!) Giunsero in fretta alla magica fonte, L'occhio del monte, chiaro, freddo e grigio, E spalancato nella cupa roccia: Quanto stettero ferme, cosa importa? Infine, allo spuntar del giorno, Una Bawn Scopre il lieve gonfiore del suo petto, (Tutto finito, ahimŠ, tutto finito!) Tre volte i seni intirizziti bagna Il balenio fuggevole, veloce Delle magiche onde in rivoli sottili: - E l'incanto ora chiede le tre felci, Una le coglie, di merletto verde: - Sfida attorno alla fonte il triste fato, Tutto finito, ahimŠ, tutto finito! Che il Signore ci salvi dall'incanto degli Elfi! Ellen vede il suo viso, vede il pozzo, Due e tre volte, ed Š tutto finito - La fonte, l'altura e la bella fanciulla Si fondono assieme e diventano oscuri! ®Una! Una! ¯ triste sorella, la puoi chiamare, Ma le membra o il viso (Che il Signore ci salvi dall'incanto degli Elfi!) Mai, mai pi— di Una Bawn - l… dove ora s'aggira, fra sale incantate - Potr… l'occhio mortale ancora mirare. Oh! Era forse il custode fuggito, Il custode pi— forte di scudo o parete? Chi al mondo lo sa tranne Jurlagh Daune? (Che il Signore ci salvi dall'incanto degli Elfi!)

Guardate! Il declino Š verde e deserto, Non c'Š fossa entro cui si possa cadere: Oh, alla fonte potete guardare, Lisce pietre soltanto vi stanno, E piccole paglie avvinghiate. Corri a casa veloce, e prega per noi, Che il Signore ci salvi dall'incanto degli Elfi! CUSHEEN LOO. Dormi, piccino! Che le mormoranti fronde Il vento estivo con l'alito confonde, E dolci note la malia diffonde, In cerchio attorno a noi. Dormi! Che i piangenti fiori han versato Le lacrime fragranti sul tuo capo, La voce dell'amore il tuo sonno ha cullato, E il seno della mamma Š il tuo cuscino. Dormi, piccino! Stanco Š trascorso quel tempo passato Da quando in questa casa mi han portato, Negli allegri saloni il banchetto Š dorato, E fra le mura voci gaie suonano. Dormi piccino! Numerose fanciulle con fiorenti spose Hanno dimora sotto volte ariose, E bianchi vecchi siedon, con le facce rugose, E molte dame che l'et… ha curvato. Dormi piccino! Oh! Tu che questo triste canto ascolti, A chi mi piange reca i miei lamenti. Che l'arma dalla bianca lama porti: E svanir… al suo guizzo la malia. Dormi piccino! Fa' in fretta! Che il sole di doman levando Vedr… rinnovato per me l'odiato incanto; N‚ questa casa lascer• fin quando Il mio cuore avvizzito lascer… la vita. Dormi, piccino! Dormi, piccino! Che le mormoranti fronde Il vento estivo con l'alito confonde, E dolci note la malia diffonde, In cerchio attorno a noi. Si crede che questa canzone sia stata cantata da una giovane sposa

trattenuta con la forza in uno di quei forti, tanto comuni in Irlanda, che costituiscono un luogo di ritrovo prediletto dai folletti. Con il pretesto di far addormentare il suo piccolo, la donna s'era allontanata verso il limite estremo del forte e aveva rivolto la sua melodia a una giovane che aveva scorto a breve distanza, chiedendole di informare il marito della sua condizione e di pregarlo di portare il pugnale per dissolvere l'incantesimo. IL BIANCOSPINO FATATO. Ballata dell'Ulster. ®Lascia, Anna cara, il tedioso arcolaio, Tuo padre Š sul colle, e la mamma tua dorme; Vieni con noi fra le rocce, lass— sul pendio Intrecceremo una danza, attorno al roveto fatato¯. Cos� di Anna Grace alla porta chiamavano le tre fanciulle, Giovani belle e allegre nei loro verdi corpetti; La rocca lasci• allora Anna, e il tedioso arcolaio, Anna, io credo, pi— bella di tutte. Guizzano lievi nell'incerta luce della calma sera, Svelando all'aria il collo bianco e le nude caviglie; Passano il pigro rivo nel suo assonnato canto, E i profondi dirupi nella spettrale brezza: Tenendosi per mano, cantano le fanciulle, Per il colle hanno preso, con intrepido passo, Fin che giungono ai sorbi, che solitari crescono Vicino al grigio Rovo delle Fate. Alti e sottili i sorbi accanto al Rovo - Come le due gemelle al fianco della nonna - E sul suo capo basso oscuro e grigio, versano in rossi baci, Dolci a vedersi, le piene bacche. Allegre le fanciulle formano una catena, Cingendo a coppie liete un immobile sorbo, Vanno in dedali ondosi, come uccelli radenti, Nel canto pi— felice. Ma solenne Š il silenzio della foschia d'argento Che assorbe i loro suoni in pace priva d'eco,

E immoto si allunga il pendio nella sera, E pi— sognante ancor si fa la notte. Come note d'allodola cadute a una a una, Quando l'ombra del falco oscura il bosco aperto, Tacciono quelle voci, e restano nascoste Nell'eccitato moto della nuova paura. Poich‚ dall'aria intorno e dalla terra erbosa, Di fra i sorbi del monte e il vecchio Biancospino, Soffia nei loro cuori un Potere incantato, E, allacciate, sull'erba, si lasciano cadere. Silenziose si piegano, stringendosi vicine, Le belle braccia gettano attorno al bianco collo reclinato, Invano poi si provano a coprire le braccia, E ancora si intravede il collo trepidante. Cos� avvinte, in ginocchio, con il capo chinato, Soffici sopra il battito - unico suono umano - veloce dentro i petti, Odono i lievi passi della schiera fatata. Silenziosa si aggira, come un fiume nell'aria. Nessuna che alzi un grido, o dica una preghiera, Ma angoscioso Š il terrore delle tre ammutolite Che sentono Anna Grace trascinata lontano, E le potenze oscure non osano guardare. Si impigliano alle trecce i boccoli sfuggenti, E le ciocche ricadono, e il volto si allontana. Sentono le sue braccia staccarsi dalle loro, che la malia imprigiona, Ma non possono alzare lo sguardo per capire: Sui loro sensi ottusi l'incantesimo preme Tutta la notte d'ansia e gelido stupore, N‚ paura o sorpresa apre gli occhi tremanti, O le membra pu• alzare dal suolo freddo e duro, Fin che il mondo, girando, svela la sua rugiada, E le montagne arcane e i rivi nelle valli, Quando il chiarore giallo dello spuntar del giorno Scioglie le nebbie e insieme dissolve quell'incanto. Corrono allora, pallide, veloci, a perdifiato, Per narrare agli amici il triste fatto, invano... Entro un anno ed un giorno muoiono le fanciulle. E nessuno rivide l'infelice Anna Grace.

NINNANANNA DEI FOLLETTI. Dolce piccino! T'abbraccia una culla d'oro E soffice ti avvolge una bianca coltre. Veglier• sul tuo sonno in una ariosa dimora Ove alberi frondosi si muovono al vento. Shuhin sho la lo lo. Quando le madri languono con il cuore spezzato, Quando le giovani spose sono divise dai loro compagni, Ah! certo non pensano, abbandonate e affrante, Che piangono un folletto consumato dal tempo. Shuhin sho la lo lo. Nelle nostre magiche sale scintillanti Piedi leggeri danzano bianchi come la neve; Fanciulle rapite, regine dei folletti, E re e guerrieri, una aerea schiera fatata. Shuhin sho la lolo. Riposa piccino! Ti amo teneramente Quasi come t'ama la tua madre mortale, Il destriero pi— veloce e pi— fiero Š il nostro Che si muove dove il calpestio della schiera Š pi— forte. Shuhin sho la lo lo. Riposa piccino! perch‚ presto il tuo sonno Svanir… alle note della musica incantata. Veglier• sul tuo sonno in una ariosa dimora Ove alberi frondosi si muovono al vento. Shuhin sho la lolo. IL FANCIULLO RAPITO. [di W. B. Yeats]. [vedi nota dell'autore in appendice]. Laggi— dove i monti rocciosi Di Sleuth Wood si tuffano nel lago, Laggi— si stende un'isola fronzuta Dove gli aironi svegliano, sbattendo Le ali, i sonnolenti topi d'acqua; Laggi— abbiamo nascosto i nostri tini Fatati, ricolmi delle bacche e delle Pi— rosse ciliege rubate. Vieni, Oh fanciullo umano! Vieni all'acque e nella landa Con una fata, mano nella mano, Perch‚ nel mondo vi sono pi— lacrime Di quanto tu non potrai mai comprendere.

Laggi— dove l'onda del chiar di luna risveglia Riflessi luminosi nelle grigie e opache Sabbie, lontano, l… presso la lontana Rosses, tessendo noi danziamo Tutta la notte le pi— antiche danze, Intrecciando le mani e intrecciando gli sguardi Finch‚ la luna non abbia preso il volo; E avanti e indietro balziamo E inseguiamo le bolle spumeggianti, Mentre il mondo Š ricolmo di pene E dorme un sonno ansioso. Vieni, Oh fanciullo umano! Vieni all'acque e nella landa Con una fata, mano nella mano, Perch‚ nel mondo vi sono pi— lacrime Di quanto tu non potrai mai comprendere. Dove l'acqua zampilla, vagabonda, Dalle colline sopra Glen-Car Nei laghetti fra i salici Dove a stento una stella potrebbe Bagnarsi, cerchiamo le trote assopite E bisbigliando ai loro orecchi doniamo Ad esse sogni inquieti Lievemente sporgendoci Dalle felci che versano Le loro lacrime sui giovani ruscelli. Vieni, Oh fanciullo umano! Vieni all'acque e nella landa Con una fata, mano nella mano, Perch‚ nel mondo vi sono pi— lacrime Di quanto tu non potrai mai comprendere. E' con noi che egli viene, Il fanciullo dall'occhio solenne: Mai pi— potr… udire i muggiti Dei vitelli sui tepidi pendii O la teiera sul focolare Cantargli la pace nel petto, N‚ vedere i sorci bruni Che corrono attorno alla madia. Perch‚ egli viene, il fanciullo umano, Viene all'acque e nella landa Con una fata mano nella mano, Da un mondo in cui vi sono pi— lacrime Di quanto egli potr… mai comprendere. IL LEPRECANO, OVVERO IL CIABATTINO FATATO. 1.

Piccolo mandriano, cosa hai udito Sul verde tumulo del forte appartato? Soltanto il mesto zigolo giallo Che sospirava nei prati assolati. Attento, attento, attento e aspetta: Soltanto l'ape e la cavalletta? ®Tip e tap, rip e rap E ancora tic e tac. Pelle scarlatta cucita insieme, Questo far… una scarpetta: Sinistra, destra, cucila stretta. Sono ben caldi i giorni d'estate, Ma nell'inverno sotto la terra nera Io me ne rido della bufera!¯ Alla collina poggia l'orecchio: Non senti un debole ticchettare, Gli svelti colpi dell'elfo che picchia, Il canto stridulo del leprecano Tutto contento del suo lavorare? E' una spanna e un quarto in altezza. Se tu lo vedi, tientelo stretto: Diverrai uno di tutto rispetto! 2. Guardi il tuo gregge in un giorno d'estate, Dormi nel fieno, mangi patate; Ma forse vorresti viaggiar su carrozze E una giovin duchessa condurre alle nozze? Il ciabattino acchiappa e allora potrai. ®Grandi stivali da cacciatore, Fini scarpette per belle signore, Bianche per sposare, Rosa per danzare. Cuci di qui, cuci di l�: Ecco, una scarpa si fa cos�. Ad ogni colpo siam ricchi di pi— Ticchete tacchete tu¯. Novanta pi— nove brocche dell'oro Nasconde il folletto astuto e avaro. Tra alte montagne, foreste e dirupi, Tra forti in rovina, caverne e torrioni E dove nidificano i cormorani. Dal tempo dei tempi Protetta da loro All'orlo Š ricolma Ciascuna di oro! 3. Lo vidi al lavoro un giorno io stesso Dov'Š la digitale, al castello, nel fosso: E' un elfo barbuto, rugoso, aggrinzito,

Gli occhiali pinzati sul naso appuntito. Fibbie d'argento sulle babbucce, Grembiule di cuoio, la scarpa nel grembo. ®Rip e rap, tip e tap E ancora tic e tac, (Dal fossato un verde grillo M'Š volato sul cappello!) Ricchi calzari al sovrano fatato E per suo figlio forti scarponi. Pagami bene, in modo adeguato Quando il lavoro Š tutto finito¯. La colpa fu mia senza alcun dubbio: Io guardai lui e lui mi guard•. - Buongiorno signore! - Risponde: - Chi secca? E nella giubba si prende il tabacco. Sembr• pi— contento dopo una presa, Mi porse la scatola con grazia curiosa (Strano piccolo leprecano). Puff! Tutto il tabacco mi soffia in faccia E mentre starnuto ne perdo ogni traccia. UN LAMENTO. Per la morte di sir Maurice Fitzgerald, cavaliere, della contea di Kerry, ucciso nelle Fiandre nel 1642. Voce d'afflizione s'Š levata, Lamento d'uno strazio sovrumano, Dall'ampio Sud verso ogni dove Per un Principe caduto. Dentro di me quel grido nell'ora morta della notte ha vibrato; Sull'aria di mezzanotte ho gettato lo sguardo: Cupa altrettanto era l'anima mia Quando in ginocchio pregavo. Due, tre volte quella notte sul lago di Gur Trascorse per il prode un grido d'angoscia A mezzo agghiacciando la cresta dell'onda Ch'era specchio alla luna. Sorsero allora a mille le voci d'un canto selvaggio Levitando in coro dalla nera gola di Ogra, E le donne spettro di Mogeely Lamentavano il grande Fitzgerald. Lontano sulla piana di smeraldo di Carah Mona Sospiri e grida a lungo si fondevano E con note interrotte rispondeva Fermoy dalle sue mura.

Youghal, Keenalmeaky, Eemokilly in accordo Intonavano lamenti e i loro lai straziati A vita stupefatta risvegliavano Le immote vallate di Inchiqueen. Da Loughmore al giallo Dunanore Fu il terrore: i mercanti di Tralee Radunarono gli ori Preparandosi a fuggire. Sui velieri e nelle sale, da sera a che l'alba Mostra i primi tenui raggi del sole, Ogni straniero ud� il monito Di colui che fu temuto. Presagio di morte per noi, - dissero, - Š questo, Se veloci non sfuggiamo al nostro destino. Presuntuosi e stolti! Con parole insensate Vaneggiavano quelli. Non per Sassoni trafficanti di spregevole stirpe Per coste e per mari risuonarono tali lamenti, Non per villani con cuori di ambulante Geme la nostra Banshee. Il Per la nobile razza dei figli di Mil soltanto Si scioglie perpetua la musica del suo dolore, Per il trucidato erede di un trono antico, Per un Principe abbattuto. Ascolta! Di nuovo mi sembra udire il suo pianto, Laggi—. E' a me vicino adesso come allora. O forse non era che il vento della notte A percorrere la cupa vallata? UN SOGNO. Sentii i cani ululare nel chiarore lunare; Andai alla finestra per vedere la scena; Tutti i morti che mai avevo conosciuto Se ne andavano, uno a uno, due a due. Andavano, avanti andavano; Tutti concittadini, dal primo all'ultimo; Nati nel chiarore lunare del sentiero, Nuovamente spenti nella pesante ombra.

Compagni di scuola, a passo di marcia come quando giocavamo Un tempo ai soldati - ma pi— composti ora; Ma la vista pi— strana erano per me Quelli che sapevo annegati nel terribile mare. Gente dritta e bella, e gente debole e curva, Alcuni che amai, e tremai nel parlargli; Alcuni morti solamente da un giorno; Alcuni di cui non sapevo la morte. Una lunga, lunga folla - dove ciascuno sembrava solo! Eppure fra tutti una, solo una, Alz• la testa e guard• verso di me. Indugi• un momento - non poteva fermarsi. Quanto a lungo vidi in seguito la sua pallida faccia! Ah! Cara madre! Potessi solamente chinare La mia testa sul tuo seno, riposare un momento Con la tua mano posata sulla mia guancia bagnata di lacrime! Avanti, avanti, formarono un mobile ponte Sul flusso lunare da ombra a ombra Giovani e vecchi, uomini e donne Da tempo dimenticati, ma ora tornati alla mente. E dapprima si ud� una amara risata; Un attimo dopo rumore di pianto; E poi una musica cos� alta e festosa, Che ogni mattina, giorno dopo giorno Mi sforz• di poterla richiamare alla mente. UNA LEGGENDA DELLA CONTEA DI TYRONE. Accoccolati presso lo spoglio focolare, nel rigido, gelido inverno Soli e indifesi tre bambini si tengono stretti fra loro, Gli scarmigliati riccioli biondi un tempo erano belli e lucenti: Nessuno c'Š questa sera che accarezzi il piccino. ®Voglio la mamma, oh, voglio la mia mamma!¯ Grandi lacrime scorrono mentre piange sommesso. Le esili braccia di Eily circondano la testina dorata. ®Povero piccolo Willie, lo sai, Š morta la mamma E il babbo per il troppo bere non Š pi— in s‚. Scendete angeli del cielo e portateci via!¯ Eily e Eddie pi— volte si baciano piangendo. Fuori, venti misteriosi singhiozzano e sospirano. A un tratto i bambini rimangono immoti,

Solo Will lancia un breve grido di gioia: Ora la capanna non sembra pi— vuota e spoglia Perch‚ l� in piedi, avvolta in morbide vesti, Š la mamma. Le si raccolgono attorno, le si aggrappano alla gonna; Fioccano i suoi dolci baci a ogni timida carezza. Il suo amorevole tocco leggero ravvia i riccioli aggrovigliati; Stringendolo al petto, culla il suo bimbo. Willie dorme nel suo lettino e il fuoco Š acceso; Per Eily e Eddy Š il paradiso in terra: Le abili dita della mamma sono passate dappertutto. Li ninna al riposo nella bassa seggiola di corda. Guardano con occhi spalancati, poi dolcemente li socchiudono Come petali che si ripiegano nel cuore di una rosa; Ancora li riaprono in trepidazione, ma senza paura E mormorano commossi: La mamma Š con noi. Essa li adagia teneramente, li copre. Mentre giacciono in un dolce sonno, sussulta a un suono: Il gallo canta a voce alta; lo spirito svanisce. Nella luce del mattino si avvicina l'ubriaco. Ancora e ancora, tra la sera e l'alba, Appare la madre morta per accudire a Willie Bawn: O forse Š un angelo che siede al focolare? Un angelo in cielo, una mamma sulla terra. LA CANZONE DELLO SPETTRO. Tutti stavan sognando Ma non Pastheen Power, E una luce filtr• Di sotto la soglia: Un passo pesante Sost• alla sua porta Una mano pesante Picchi• alla sua porta. ®Chi mai osa passare A quest'ora di notte, Non chiamato a varcare La mia vergine soglia?¯ ®Pastheen cara, la porta Dischiudi per me, E il tuo amato bene Non temere, vedrai¯. ®Il mio amato bene, Cos� alto e audace,

Vive esule sopra Le onde rabbiose¯. ®Del tuo amato ora il corpo Giace dentro una tomba, Ma il suo cuore fedele E' venuto da te¯. ®Il suo aspetto era allegro, Il suo canto era gaio; La tua voce Š minaccia, E il tuo volto Š grigio; E tristi e affossati I tuoi grandi occhi azzurri, Ma Patrick oh Patrick, AhimŠ! Proprio tu!¯ Gi… l'alba spuntava: Sent� di lontano I galli spiegare Le ali nel canto. ®Oh, silenzio, silenzio, Tu rosso e tu grigio, O voi caccerete Il mio amore lontano. ®Ssh, silenzio col canto, Tu grigio e tu rosso, O lui se ne andr… A riunirsi coi morti; Non chiamate, vi prego, Il suo spettro alla tomba, E verr• a coronarvi Le creste con l'oro¯. Tutti stavan sognando Ma non Pastheen Power. E una luce filtr• Di sotto la soglia; E con l'alba, al risveglio, si scopr� che al dolore Si era arrestato il suo cuore. HY BRASAIL - L'ISOLA DEI BEATI. Sull'oceano che consuma le sponde ove dimori Dicono fosse comparsa una terra evanescente; Immaginano sia luogo di sole e di quiete, La chiamano Hy Brasail, Isola dei Beati. Anno dopo anno sull'azzurro confine del mare Bella, indistinta la magica visione s'Š mostrata: Nuvole d'oro fan velo all'abisso su cui posa E appare come un Eden, lontano, assai lontano.

Alle brezze dell'oriente sciolse la sua vela Un uomo a cui giunse quel mirabile racconto; Da Ara la sacra veleggi• verso l'Ovest: Ch‚ se Ara era sacra, beata era Hy Brasail. Non diede ascolto a voci che chiamavano da riva, Non diede ascolto al vento che ruggiva minaccioso: Dimora e affetti abbandon• quel giorno e la salvezza Anelando a Hy Brasail, lontano, assai lontano. Il Sorse l'alba sul mare: evanescente l'isola Rifletteva il suo sorriso sul fievole orizzonte. Mezzogiorno arse sull'onda, e la sponda indistinta Pareva sedurre distante e fioca come innanzi. Sola sul sentiero del viandante cadde la sera: Egli ancora ad Ara con tremore volse gli occhi. Oh, stava remota al limitare dell'oceano, Ma l'isola beata era lontano, assai lontano. Ritorna incauto sognatore! E voi venti del mare Riconducetelo alla serenit… di Ara. Folle! Per una visione di felicit… irreale Barattare l'operosa e pacifica tua vita. Invano la Ragione ammonitrice gli parl• N‚ pi— mai lui potr… la sua Ara rivedere. Sopra marosi, sopra tempeste cal• la notte E nell'onde egli mor�, lontano, assai lontano. IL PRETE DI COLOONY. [di W. B. Yeats]. Il buon Padre John O'Hart Quando vigevan le leggi penali Da uno "shoneen" nelle sue terre cavalcava Ricche di uccelli, d'acque e animali. Sulla parola le terre di John aveva carpite - Nella sua razza eran tutti "sleiveen" E in dote alle figlie le aveva cedute Cos� che sposaron pi— in su del lor stato. Ma Padre John continuava ad andare - Piccoli i buchi nelle sue scarpe - E Padre John continuava a tornare - Grandi i buchi nella sua tonaca -.

Tutti lo amavano - ma non lo "shoneen", Tenuto dai diavoli fino ai capelli, - Anche le donne, i gatti e i bambini Persino gli uccelli nel bianco del cielo. John agli uccelli apriva le gabbie Quando avanti e indietro era andato; Sorridendo diceva: - sia pace, ora - E proseguiva con sguardo accigliato. Ma quando qualcuno era morto, Allora intimava di smettere Se lamentavano come cornacchie: Era proprio un uomo di lettere. E questo fu ci• che John fece, Fin quando a decine si venne Piangendo verso Coloony: Era morto novantaquattrenne. Nessun uomo faceva lamenti; Soltanto gli uccelli da Knocknarea In quel giorno arrivavan gemendo E dai dintorni di Knocknashee, Gemendo da Innismurry: Ma non si fermaron per sorso o boccone; In tal modo fu sempre punito Chi sovverte la tradizione. Coloony si trova a poche miglia a sud della citt… di Sligo. Padre John O'Hart visse l… nel secolo scorso e fu molto amato. Queste strofe riportano fedelmente la tradizione. Nessuno di coloro che si erano tenuti la terra rubata ebbe fortuna. Essa cambi• molte volte di proprietario. APPENDICE.

Note. (pagina 21) Dei della terra. Gli occultisti, da Paracelso a Elephas Levi, dividono gli spiriti della natura in gnomi, silfidi, salamandre, ondine, ossia in spiriti della terra, dell'aria, del fuoco e dell'acqua. I loro imperatori, secondo Elephas, si chiamano rispettivamente Cob, Paralda, Djin e Hicks. Gli gnomi sono avari e di temperamento malinconico. La loro statura normale non supera le due spanne, anche se possono allungarsi fino a diventare dei giganti. Le silfidi sono incostanti e di temperamento collerico. Sono, per dimensione e forza, assai superiori agli uomini, come si addice alla gente dei venti. Le salamandre sono irose e sanguigne di temperamento. D'aspetto sono lunghe, magre e asciutte. Le ondine sono delicate, fredde, volubili e flemmatiche. D'aspetto sono come gli uomini. Le salamandre e le silfidi non hanno fissa dimora. E' stato sostenuto da molti che da qualche parte, nel vuoto, c'Š un continuo stillicidio di anime, che queste anime passano attraverso molte forme prima di assumere sembianza umana - di qui gli spiriti della natura. Sono invisibili - tranne rare volte e in rare occasioni; abitano gli elementi profondi, mentre noi viviamo su quelli superficiali e rozzi. Certi fluttuano perpetuamente nello spazio, e il movimento dei pianeti li trascina di qua e di l… secondo correnti. Per questo alcuni Rosacroce ritenevano che l'astrologia potesse predire molti avvenimenti; infatti un flusso di questi spiriti, scorrendo attorno alla terra, vi suscita emozioni e cambiamenti a seconda della loro natura. Oltre a quelli d'aspetto umano ci sono molti spiriti dalla forma d'animale o di uccelli. Si Š osservato che da questi ultimi provengono tutti i demoni famigliari che i guerrieri pellerossa vedono allorch‚ si ritirano nella foresta a digiunare per consultare gli spiriti. Bench‚ gli spiriti siano tutti occasionalmente ben disposti verso gli uomini - verso certi uomini - ®Provano, - dice Paracelso, - un'avversione per le persone presuntuose e ostinate, come i dogmatisti, gli scienziati, gli ubriaconi e gli ingordi, e per ogni genere di persona volgare e litigiosa; amano invece gli uomini semplici, d'animo ingenuo e infantile, innocenti e sinceri: e meno vanit… e ipocrisia c'Š in un uomo, pi— facile gli sar… avvicinarli; ma solitamente sono timidi come animali selvatici¯. (pagina 23) Fortezza magica. I forti o fortezze, sono fossati circolari che racchiudono un piccolo campo; nella maggior parte dei casi scavando si arriva a camere di pietra i cui tetti ad alveare e le cui pareti sono costruiti a secco. In questi piccoli campi gli antichi Celti trovavano riparo assieme al loro bestiame, ritirandosi d'inverno nelle camere di pietra dove ricevevano anche sepoltura. La gente li chiama forti dei Danesi, equivocando la parola Danan (Thuathde-Danan). I folletti vi hanno fissato la loro dimora, preservandoli da ogni intrusione. Chiunque li distrugga, presto vedr… il proprio bestiame ammalarsi, o la stessa sorte toccher… alla sua famiglia o a lui stesso. Vicino ai forti si trovano a volte punte di frecce di selce: sono questi i ®magici dardi¯

che si ritiene siano stati scagliati dai folletti irritati contro uomini o bestie. (pagina 69) La leggenda di Knockgrafton. Luned�, marted� e anche mercoled�: in gaelico "Da Luan Da Mort augus Da Dardeen". Da Hena Š gioved�. I narratori di fiabe, dice Croker, nel raccontare la leggenda cantavano queste parole intonando la seguente musica - di un genere molto antico, secondo Croker: [..] Mister Douglas Hyde ha sentito la leggenda nel Connaught e la canzone dei folletti faceva: "Peean Peean daw Peean, Peean go leh agus leffin", che significa ®un penny, un penny, due penny, un penny e mezzo e un mezzo penny¯. (pagina 124) Folletti solitari. I folletti socievoli indossano giacche verdi, quelli solitari, rosse. Secondo Mac Anally sulla giacca rossa del Leprecano ci sono sette file di bottoni con sette bottoni per ogni fila. Egli sostiene che sulla costa occidentale la giacca rossa Š coperta da una di panno spigato, e che nell'Ulster indossa un cappello a tre punte e quando sta combinando qualcosa di particolarmente dispettoso balza su un muro e gira vorticosamente stando in equilibrio sulla punta del cappello, con i tacchi in aria. Mac Anally racconta di come una volta un contadino avesse visto una battaglia tra i folletti dalla giacca verde e quelli dalla giacca rossa. Quando i primi cominciarono a vincere, il contadino fu cos� contento di vedere i verdi sopra i rossi che lanci• un forte grido. In un attimo tutti svanirono e lui fu gettato nel fosso. ... (pagina 166) Presagi. Oltre alla Banshee, al Dullahan e al Coacha-Bower, abbiamo altri presagi. So di una famiglia dove la morte Š annunciata dallo schiocco di una frusta. Alcune famiglie sono frequentate da fantasmi di corvi o di altri uccelli. Mentre Mac Manus, noto per i fatti del '48, stava seduto accanto al fratello in agonia, un uccello dall'aspetto d'avvoltoio entr• dalla finestra e si pos• sul petto del morente. I due rimasero a guardare pieni di terrore non osando cacciarlo via. Quello si accovacci• l…, con gli occhi che brillavano, fino a che l'anima abbandon• il corpo. Questo fu considerato un pessimo presagio. Lefanu trasform• l'episodio in un racconto. Io ho fondati motivi per farne risalire l'origine a Mac Manus e a suo fratello. (pagina 264) Un processo alle streghe. L'ultimo processo per stregoneria avvenuto in Irlanda - non ce ne furono mai molti - Š cos� riportato in "History of Carrickfergus" di Mac Skimin: ®1711, 31 marzo, Janet Mean, dell'Isola di Braid Janet Latimer, quartiere irlandese, Carrickfergus; Janet Millar, quartiere scozzese Carrickfergus; Margaret Mitchel, Kilroot; Catharine M'Calmond, Janet Liston, conosciuta anche come Seller, Elizabeth

Seller e Janet Carson, le ultime quattro dell'Isola di Magee, furono qui processate, nel Tribunale della contea di Antrim, per stregoneria¯. Erano accusate di aver perseguitato una giovane, una certa Mary Dunbar di circa diciott'anni d'et…, nella casa di James Hattridge, nell'Isola di Magee e negli altri luoghi dove la ragazza era stata trasferita. Questi i fatti riferiti sotto giuramento al processo: ®Nel mese di febbraio 1711, la persona perseguitata, che si trovava sull'Isola di Magee, nella casa di James Hattridge (la casa era da qualche tempo ritenuta infestata da spiriti maligni), rinvenne sul pavimento del salotto un grembiule di cui si era notata da tempo la sparizione, legato con cinque strani nodi, che ella sciolse. ®Il giorno seguente fu improvvisamente colta da un intenso dolore alla coscia e in seguito cadde in preda a convulsioni e vaneggiamenti; quando si fu ripresa, sostenne d'essere tormentata da alcune donne e ne descrisse minuziosamente gli abiti e l'aspetto. Poco dopo fu nuovamente colta da simili convulsioni e, ripresasi, accus• altre cinque donne di tormentarla, fornendo anche di queste la descrizione. Fatte venire le accusate dalle diverse parti del paese, la ragazza manifest• estrema paura al loro avvicinarsi e sembr• patire maggiori tormenti. ®Venne inoltre testimoniato che nella casa si udivano strani rumori, come se qualcosa fischiasse o grattasse, e che nelle stanze si notava un odore di zolfo, che per la casa venivano gettate pietre, torba e simili e che copriletti eccetera venivano spesso strappati dai letti e arrangiati in modo da prendere la forma di un cadavere; che una volta un capezzale usc� da una stanza e and• in cucina con una camicia da notte addosso! Dalle deposizioni risult• anche che durante alcuni dei suoi attacchi tre uomini robusti riuscivano a malapena a tenerla nel letto, che a volte vomitava piume, filato di cotone, spilli e bottoni; e che in una occasione scivol• fuori dal letto e fu adagiata sul pavimento, come fosse sorretta e trascinata da una forza irresistibile. La persona perseguitata non fu in grado di recare alcuna testimonianza al processo, essendo all'epoca muta, ma per tutta la durata del processo non ebbe alcun violento attacco¯. A difesa delle accusate, sembrava che esse fossero per lo pi— persone oneste e laboriose che prendevano parte alle pubbliche funzioni religiose, erano in grado di recitare la Preghiera del Signore ed erano conosciute per essere persone dedite alla preghiera sia in pubblico che in privato; qualcuna si era comunicata di recente. Il giudice Upton rivolse la sua allocuzione alla giuria sottolineando la regolare frequenza delle accusate alle pubbliche funzioni religiose; osserv• che riteneva improbabile che vere streghe potessero a tal punto mantenere le consuetudini religiose da seguire i servizi di culto volti a Dio, sia in pubblico che in privato, cosa che era stata provata a favore delle accusate. Concluse esprimendo l'opinione ®che la giuria non poteva dichiararle colpevoli in base alla sola testimonianza delle immagini visionarie della persona perseguitata¯. Dopo di lui parl• il Giudice Macarthy, il quale era di opinione diversa e riteneva che la giuria potesse, in base alle testimonianze, esprimere verdetto di colpevolezza, come infatti fece.

Il processo dur• dalle sei del mattino fino alle due del pomeriggio, e le prigioniere furono condannate a dodici mesi di carcere e a venir esposte alla gogna a Carrickfergus per quattro volte. La tradizione dice che la gente, esasperata nei confronti di queste povere infelici, ne fece oggetto, mentre erano alla berlina, di violenti lanci di gambi di cavolo bolliti e simili, e che questo caus• la perdita di un occhio a una di esse. (pagina 349) T�r-na-n-Og. ®T�r-na-n-Og, - scrive Douglas Hyde, - il Paese dei Giovani, Š il luogo, vi diranno i contadini irlandesi, in cui "geabhaedh tu an sonas aer pighin", "otterrete la felicit… come un penny", tanto essa sar… comune e a buon prezzo. A volte, ma non spesso, Š chiamato "Tir-na- hoige", il Paese della Giovinezza. Crofton Crocker lo scrive "Thierna- na-noge", il che Š uno sbaglio increscioso da parte sua, perch‚ Thierna significa ®signore¯, e non ®paese¯. Un simile spiacevole errore, come molti altri dello stesso tipo quando si tratta di parole irlandesi, rischia di diventare comune, come Š avvenuto, per pura sbadataggine dei copisti nel caso del nome di Iona¯. (pagina 362) Il ganconer o gancanagh (gean-canach). O'Kearney, della contea di Louth, profondo conoscitore di miti irlandesi, scrive del "gean-canach" (colui che parla d'amore), che Š ®un altro essere minuscolo, della stessa trib— del Leprecano, ma, a differenza di questo, impersona l'amore e la pigrizia; Š sempre apparso con la pipa in bocca in valli solitarie ed era sua abitudine fare all'amore con pastorelle e mungitrici. Incontrarlo era considerato un segno di disgrazia, e chiunque aveva la fama di aver sperperato le proprie sostanze per la dedizione al bel sesso si diceva che avesse incontrato un gean-canach. La "dudeen" o antica pipa da tabacco irlandese, trovata nei nostri forti, Š ancora popolarmente chiamata la pipa del gean-canach¯. Tale parola non si trova nei vocabolari n‚ sembra che lo spirito in questione sia molto noto nel Connacht, se pure non vi Š del tutto sconosciuto. La parola si pronuncia ganconagh. Nel manoscritto contrassegnato R.I.A. 23/EI 3 nella Royal Irish Academy c'Š una lunga poesia che descrive una partita a "hurling" dei folletti, simile a quella della nostra storia, solo che i folletti descritti come la "shiagh", cioŠ la schiera, indossavano sciarpe scozzesi e baschi come gli abitanti degli altipiani. Dopo il gioco, i folletti intraprendono una battuta di caccia alla quale prende parte il poeta, ed essi percorrono mezza Irlanda a gran velocit…. La poesia finisce con il verso: "S gur shiubhail me na c—ig c—ige's gan f—m acht buachall n buidhe" ®e viaggiai per le cinque province con nulla sotto di me se non gialla erba cardellina¯. (pagina 419) Gatti demoniaci. In Irlanda si sente spesso parlare di gatti demoniaci. La gente delle campagne intorno a Dublino dice che il padre di uno degli attuali redattori del ®Fortnightly¯ aveva un gatto di questo tipo. Un giorno

il prete che aveva cenato con lui protest• vedendo un gatto che mangiava prima dei cristiani e disse qualcosa alla bestia che la fece andare su dal camino in una vampata di fuoco. - Vi far• punire dalla legge per avere fatto una cosa simile al mio gatto, - disse il padre del redattore. Vorreste rivedere il vostro gatto? - disse il prete. - S�, rispose l'altro, - e allora il prete lo tir• su direttamente dall'inferno, coperto di catene, attraverso il tappeto steso innanzi al camino. Il diavolo irlandese non ha nulla in contrario ad assumere parvenze cos� poco dignitose. Il diavolo irlandese non Š una persona dignitosa. Non ha zaffate di maest… sulfurea che lo circondano. Centauro degli straccioni, si burla beffardo e agita i propri brandelli, a un tempo zimbello e terrore dei santi. (pagina 486) Una leggenda di Knockmany. Dice Carleton: - Esiste un aneddoto molto triste e impressionante sulla roccia grigia di cui si parla in questa leggenda, che va raccontato. Circa dodici o tredici anni fa, un signore stava costruendo una casa vicino al punto in cui si trovava la roccia e, sfidando la leggenda e la maledizione che vi era associata, decise di spaccarla e utilizzarla. Ma non fu senza una certa difficolt… che riusc� a far s� che i suoi manovali si accingessero a ridurla in pezzi. Due uomini tuttavia si misero a farla saltare, ma poich‚ l'operazione di accensione della mina era stata mal condotta, quella esplose in anticipo e uno degli uomini rimase ucciso. Questa coincidenza fu ritenuta come un adempimento della maledizione di cui si parla nella leggenda. Sono venuto a sapere che la roccia Š rimasta danneggiata cos� fino ai giorni nostri, perch‚ non si Š trovata nessun'altra persona che avesse il coraggio di toccarla. Prima che venisse rovinata, questa roccia aveva esattamente l'aspetto di ci• che la gente di campagna chiama una ®forma di burro¯, e cioŠ precisamente la forma di un prisma completo. Circostanza questa, non c'Š dubbio, che nella fertile immaginazione dei vecchi cantastorie ha dato origine alla superstizione a essa collegata. (pagina 612) Sir Samuel Ferguson ["The Fairy Well of Lagnanay" e "The Fairy Thorn"] Molti in Irlanda considerano Sir Samuel Ferguson il loro maggiore poeta. Il lettore inglese, molto probabilmente, non l'avr… neppure sentito nominare; i critici anglo-irlandesi che hanno trovato ascolto fra il pubblico inglese infatti, essendo pi— anglo che irlandesi, hanno preferito assecondare l'opinione inglese in tutto ci• che riguarda l'Irlanda piuttosto che esserne guida. (pagina 624) Il fanciullo rapito. I luoghi nominati sono nei dintorni di Sligo. Pi— lontano, Rosses Š una assai nota zona di folletti. L� c'Š un breve tratto di rocce dove, se qualcuno si addormenta vi Š il pericolo che si svegli folle, perch‚ i folletti gli hanno portato via l'anima. (pagina 643) Padre John O'Hart. Padre O'Rorke Š il parroco di Ballysadare e Kilvarnet, dalla sua

cronaca di queste parrocchie, scritta in modo colto, fedele e appassionato, ho tratto la storia di Padre John, il quale era stato parroco delle stesse parrocchie ed era morto nel 1739. Coloony Š un paesino nel circondario di Kilvarnet. Alcuni detti di Padre John sono giunti fino a noi. Una volta, mentre era molto afflitto per la morte del fratello, gli domandarono: - Perch‚ piangete per vostro fratello mentre a noi proibite di fare le lamentazioni? - E' la natura che mi forza, rispose, - ma voi forzate la natura -. Il ricordo di lui e la sua influenza sopravvivono nel fatto che ancora oggi a Coloony non si fanno lamentazioni. Era amico del celebre poeta e musicista Carolan. (pagina 643) Shoneen e Sleiveen. "Shoneen" Š il diminutivo di "Shone" (la grafia irlandese Š "Se¢n"). In irlandese ci sono due corrispettivi di John: uno Š "Shone", l'altro Š "Shawn" (grafia irlandese "Se ghan"). "Shone" Š il pi— ®aristocratico¯ dei due e viene usato tra la nobilt… terriera. Di qui "Shoneen" significa ®un piccolo nobile John¯ e viene usato per le persone ®arrivate¯ e per i ricchi padroni di fattorie che vogliono imitare la condizione dei signori. "Sleiveen", parola che non si trova nei vocabolari, Š un termine irlandese buffo (almeno nel Connaught) per indicare un furfante. Deriva probabilmente da sliabh, ®montagna¯, e significa in primo luogo un montanaro e in secondo luogo, in base all'idea che i montanari siano peggiori di chiunque altro, un furfante. Sono debitore per questi dettagli, come per molti altri, a Douglas Hyde. RINGRAZIAMENTI. Devo ringraziare i signori Mac Millan e i redattori di ®Belgravia¯, ®All the Year Round¯ e ®Monthly Packet¯, per il permesso di utilizzare materiale tratto rispettivamente da "Legendary Fictions of the Irish Celts" di Patrick Kennedy e dagli articoli di Miss Maclintock, Lady Wilde per il permesso di attingere liberamente dal suo "Ancient Legends of Ireland" (Ward & Downey); Mister Douglas Hyde per i suoi tre racconti inediti e per la valida e apprezzata assistenza offertami in vari modi, infine Mister Allingham e altri titolari di diritti d'autore per le loro poesie. Le poesie di Mister Allingham sono tratte da "Irish Songs and Poems" (Reeves and Turner), quelle di Ferguson dalla ristampa economica di Sealey Bryers & Walker; le mie e quella di Miss O'Leary da "Ballads and Poerns of Young Ireland", 1888, una piccola antologia pubblicata da Gill & Sons, Dublino. W. B. Yeats. [1888]. Devo ringraziare Lady Wilde per avermi concesso il permesso di riportare ®Seanchan il bardo¯ dal suo "Ancient Legends of Ireland" (Ward & Dovvney), la pi— poetica e ampia raccolta di folklore irlandese finora pubblicata, Mister Standish O'Grady per il permesso di riportare ®L'investitura di Cuculain¯ da quella prosa epica che

egli ha curiosamente chiamato "History of Ireland, Heroic Period"; il Professor Joyce per il suo ®Fergus O'Mara e i demoni dell'aria¯; e Mister Douglas Hyde per il suo racconto non pubblicato ®L'uomo che non aveva mai conosciuto la paura¯. Non ho incluso alcuna storia gi… apparsa nel mio "Fairy and Folk Tales of the Irish Peasantry" (Camelot Series). I due volumi costituiscono, ritengo, una raccolta abbastanza rappresentativa dei racconti popolari irlandesi. W.B. Yeats. [1892]. INDICE. Fiabe irlandesi. Introduzione: 2. I FOLLETTI SOCIEVOLI: 20 Frank Martin e i folletti: 24. La cena del prete: 31. Teig O'Kane (Tadgh o C th n) e il cadavere: 37 La moglie di Paddy Corcoran: 59. La Trota Bianca; una leggenda di Cong: 62. La leggenda di Knockgrafton: 67. Un folletto del Donegal: 75. INCARNAZIONI FATATE: 77 La distillazione dei gusci d'uovo: 78. Jamie Freel e la fanciulla rapita: 83. LA SIRENA: 95. Le gabbie d'anime: 96 Il funerale di Flory Cantillon: 118. I FOLLETTI SOLITARI: 124. Leprecani, Cluricani e Far Darrig: 124. Padrone e servitore: 127. Far Darrig nella contea di Donegal: 137. IL POOKA: 143. Il suonatore di cornamusa e il Pooka: 144. Daniel O'Rourke: 148. Il Pooka di Kildare: 160. LA BANSHEE: 165.

Come Thomas Connolly incontr• la Banshee: 166. La Banshee dei Mac Carthy: 171. FOLLETTI DI TERRA E DI MARE: 194. Il campo da gioco dei folletti: 194. Le filatrici rivali: 196. Il piccolo suonatore di cornamusa: 206. Un incantesimo dei folletti: 217. Teigue del Lee: 219. Il levriero magico: 229. La signora di Gollerus: 234. GLI SPETTRI: 244. Grace Connor: 246. L'agnello nero: 249. Il ragazzo splendente: 250. La sorte di Frank M'Kenna: 254. STREGHE E GUARITORI: 264. Il burro stregato (Donegal): 270. Una strega della contea di Queens: 273. La strega-lepre: 279. iL burro stregato (contea di Queens): 280. Le donne cornute: 296. La scorribanda delle streghe: 300. Le confessioni di Tom Bourke: 304. Il pasticcio stregato: 327. T�R-NA-N-OG: 349. La leggenda di O'Donoghue: 351. La scadenza della pigione: 355. Loughleagh (Lago di Healing): 360. L'isola fantasma: 369. SANTI E PRETI: 371. L'anima del prete: 372. La storia dell'uccellino: 381. La conversione delle figlie del Re Laoghair: 384. Il Re O'Toole e la sua oca: 385. SPIRITI DIABOLICI: 391. Il mulino del diavolo: 391. Fergus O'Mara e i demoni dell'aria: 402. L'uomo che non aveva mai conosciuto la paura: 409. IL DIAVOLO: 419. Il gatto demoniaco: 419. Il lungo cucchiaio: 422. La contessa Kathleen O'Shea: 424. I tre desideri: 429.

GIGANTI: 468. I Gradini del Gigante: 468. Una leggenda di Knockmany: 477. GATTI: 497. Seanchan il bardo e il re dei gatti: 497. Owney e Owney-na-peak: 503. RE, REGINE, PRINCIPESSE, CONTI, LADRI: 525. Le dodici oche selvatiche: 525. La bella indolente e le tre zie: 534. La principessa orgogliosa: 541. L'incantesimo di Gearoidh Iarla: 546. Munachar e Manachar: 550. Donald e i vicini: 555. La cornacchia: 561. La storia di Conn-eda ovvero Le mele d'oro del lago Erne: 566. RE E GUERRIERI: 585. L'investitura di Cuculain: 585. Il piccolo tessitore di Duleek Gate: 592. BALLATE: 609. I folletti: 609. La magica fonte di Lagnanay: 612. Cusheen Loo: 616. Il biancospino fatato: 619. Ninnananna dei folletti: 623. Il fanciullo rapito: 624. Il leprecano, ovvero il ciabattino fatato: 627. Un lamento: 631. Un sogno: 634. Una leggenda della contea di Tyrone: 636. La canzone dello spettro: 638. Hy Brasail - L'Isola dei Beati: 641. Il prete di Coloony: 643. APPENDICE: 646. Note: 646. Ringraziamenti: 659. �