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9 2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it Marzo 2013. Deserto di Giuda. Don Felice assortof in meditazione. Immagine di Sergio Melandri. "Dopo tanti anni di lavoro in Paesi in guerra, mai ci saremmo aspettati di dover intervenire nel nostro Pae- se. Eppure anche in Italia c'è una guerra, continua, spietata e atroce contro i poveri". Gino Strada - EMERGENCY Un calendario, aggiornato, degli eventi pubblici a Voltana ? Lo trovi nel sito www.voltanaonline.it facendo click in AGENDA ! Il deserto di Giuda, in Terra Santa (per inciso, noto che è un brutto e poco libero mondo quello nel quale usando una parola, anziché un’altra, si può essere etichettati come pro o contro un popolo, quello Israeliano o quello Palestinese...) molti lo im- maginano con dune e una sabbia simile a quella delle nostre spiagge di Romagna. Per me, invece, assomigli tanto ad alcune zone brulle e con calanchi del nostro Appennino, dove, però, al posto della sabbia, ci sono colline di stabilizzato, una mescola, divenu- ta di uso comune in molti piazzali e, quindi, ora a tutti nota. Se il Creatore è anche misericor- dia, non lo è di certo tutto ciò che è stato da Lui creato. Il deserto è l’e- saltazione della perfezione. Nel de- serto qualsiasi piccolo errore od inefficienza si … paga sempre a ca- ro prezzo. Fortunatamente, con i mezzi moderni e le strade ben tenu- te, è possibile addentrarsi ed uscire dai deserti velocemente e, nello specifico per quel deserto, in poche ore. Nel deserto di Giuda c’è vita. Biso- gna saperla scorgere, volerla vede- re. Notte tempo il vento aveva por- tato gocce di pioggia. Quell’umidità era sufficiente ad alcune piccole piante per tentare l’avventura. Poi, tra le piante e le pietre, molti insetti passavano veloci. Na- Il silenzio, il cuore e l’eterno di Mario Paganini ( Segue a pag. 2 ) "Sorridi... Forse nessuno se ne accorgerà, ma tu sorridi ancora. Anche a chi tu hai già sorriso. Ascolta... Forse nessuno parlerà, ma tu ascolta ancora pur nel silenzio che ti sembrerà. E guarda ad occhi aperti, ad occhi chiusi. Anche laddove intravedi deserti. E correndo con la speranza arriverai laddove nessuno è mai arrivato.” F.C. “La cosa che tollero meno al mon- do, anche meno dell'ignoranza, è la maleducazione. Perché se avere il cervello picco- lo è una disgrazia, essere cafoni è una scelta.” Frase segnalata da Meri Ti piace?! Ma quanto ti piace… E sai anche quanto ti costa? di Mario Paganini A me personalmente non piace. Quello posizionato di fronte alla Sta- zione dei Carabinieri di Lugo è un monumento decisamente bruttino, che non catalizza attenzione alcuna. Il David di Michelangelo è spro- porzionato, eppure frotte di turisti e di studenti accorrono a vederlo. Prevedo che, neanche in occasio- ne delle festività civili, zelanti perso- ne riusciranno a portavi ammiratori o semplici curiosi. Pochi renderanno omaggio a “La Meridiana dei popo- li” di Mario Nanni ! Trovo poi intempestivo e inop- portuno, in un momento di grave crisi economica, accrescere il debito pubblico. Perché, sia chiaro, esiste un costo. E quei 125.000 euro (Lugo ha 32 mila abitanti), per me, potevano essere spesi diversamente. Oppure semplicemente non spesi. Sarebbe stato un segno - positivo - di un cambiamento che tutti auspicano, che tutti dichiarano di voler pratica- re, ma che tarda a concretizzarsi. Dal sito www.italiaora.org Popolazione: 61,350 milioni. Debito Pubblico : 2.055. 293 milioni. Debito pro capite 33.501 euro. La Meridiana dei popoli. Prima decade di Luglio 2013 I lavori procedono.

Voltana on line n.9-2013

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2013 Voltana On Line www.voltanaonline.it

Marzo 2013. Deserto di Giuda.

Don Felice assortof in meditazione.

Immagine di Sergio Melandri.

"Dopo tanti anni di lavoro in Paesi

in guerra, mai ci saremmo aspettati

di dover intervenire nel nostro Pae-

se. Eppure anche in Italia c'è una

guerra, continua, spietata e atroce

contro i poveri".

Gino Strada - EMERGENCY

Un calendario, aggiornato, degli eventi

pubblici a Voltana ?

Lo trovi nel sito www.voltanaonline.it

facendo click in AGENDA !

Il deserto di Giuda, in Terra Santa

(per inciso, noto che è un brutto e

poco libero mondo quello nel quale

usando una parola, anziché un’altra,

si può essere etichettati come pro o

contro un popolo, quello Israeliano

o quello Palestinese...) molti lo im-

maginano con dune e una sabbia

simile a quella delle nostre spiagge

di Romagna.

Per me, invece, assomigli tanto ad

alcune zone brulle e con calanchi

del nostro Appennino, dove, però,

al posto della sabbia, ci sono colline

di stabilizzato, una mescola, divenu-

ta di uso comune in molti piazzali e,

quindi, ora a tutti nota.

Se il Creatore è anche misericor-

dia, non lo è di certo tutto ciò che è

stato da Lui creato. Il deserto è l’e-

saltazione della perfezione. Nel de-

serto qualsiasi piccolo errore od inefficienza si … paga sempre a ca-

ro prezzo. Fortunatamente, con i

mezzi moderni e le strade ben tenu-

te, è possibile addentrarsi ed uscire

dai deserti velocemente e, nello

specifico per quel deserto, in poche

ore.

Nel deserto di Giuda c’è vita. Biso-

gna saperla scorgere, volerla vede-

re. Notte tempo il vento aveva por-

tato gocce di pioggia. Quell’umidità

era sufficiente ad alcune piccole

piante per tentare l’avventura. Poi,

tra le piante e le pietre, molti insetti

passavano veloci. Na-

Il silenzio, il cuore e l’eterno di Mario Paganini

( Segue a pag. 2 )

"Sorridi... Forse nessuno se ne accorgerà, ma tu sorridi ancora. Anche a chi tu hai già sorriso. Ascolta... Forse nessuno parlerà, ma tu ascolta ancora pur nel silenzio che ti sembrerà. E guarda ad occhi aperti, ad occhi chiusi. Anche laddove intravedi deserti. E correndo con la speranza arriverai laddove nessuno è mai arrivato.”

F.C.

“La cosa che tollero meno al mon-do, anche meno dell'ignoranza, è la maleducazione. Perché se avere il cervello picco-lo è una disgrazia, essere cafoni è una scelta.”

Frase segnalata da Meri

Ti piace?! Ma quanto ti piace… E sai anche quanto ti costa? di Mario Paganini

A me personalmente non piace.

Quello posizionato di fronte alla Sta-

zione dei Carabinieri di Lugo è un

monumento decisamente bruttino,

che non catalizza attenzione alcuna.

Il David di Michelangelo è spro-

porzionato, eppure frotte di turisti e

di studenti accorrono a vederlo.

Prevedo che, neanche in occasio-

ne delle festività civili, zelanti perso-

ne riusciranno a portavi ammiratori

o semplici curiosi. Pochi renderanno

omaggio a “La Meridiana dei popo-

li” di Mario Nanni !

Trovo poi intempestivo e inop-

portuno, in un momento di grave

crisi economica, accrescere il

debito pubblico. Perché, sia chiaro, esiste un costo. E quei 125.000 euro

(Lugo ha 32 mila abitanti), per me,

potevano essere spesi diversamente.

Oppure semplicemente non spesi. Sarebbe stato un segno - positivo - di

un cambiamento che tutti auspicano,

che tutti dichiarano di voler pratica-

re, ma che tarda a concretizzarsi.

Dal sito www.italiaora.org

Popolazione: 61,350 milioni.

Debito Pubblico : 2.055. 293 milioni.

Debito pro capite 33.501 euro.

La Meridiana dei popoli.

Prima decade di Luglio 2013

I lavori procedono.

Pagina 2 www.voltanaonline.it n. 9 - 2013

Ripristinare nuovi equilibri di Mario Paganini Indietro non si torna. Non è possibi-

le. Mi soffermo su alcuni argomenti, in

apparenza slegati tra loro.

È un dato di fatto che l’emancipazio-

ne femminile ci sia stata. Ora le don-

ne, in Occidente, si scelgono “se”,

“quando” e “chi” sposare. Poi le don-

ne, se già non lo sono, hanno sovente

una discreta autonomia economica.

Infine sono libere di decidere tutto

relativamente alla procreazione.

Giusto un secolo fa una simile situa-

zione sarebbe stata … pura fanta-

scienza. E cento anni sono una parte

modestissima degli ultimi 20.000 anni

di civiltà!

Si può discutere su alcuni aspetti. Da

cattolico ritengo irrinunciabile il dirit-

to alla vita, sempre. Quindi, nessun

dubbio: è sacra! Compresa quella del

concepito. L’aborto è una barbarie ed

è una sconfitta di tutta una società.

Come impegnato nel sociale, poi,

ritengo non si possa far finta di non

vedere l’evoluzione dei costumi ed

interrogarsi. Ad esempio è di tutta

evidenza l’avvenuta disgiunzione tra

sessualità e procreazione.

Anche l’indissolubilità del sacra-

mento/vincolo matrimoniale, a mio

avviso, richiede un’accorta rivisitazio-

ne. Quanto sono realmente responsa-

bili e consapevoli del gesto che stan-

no per compiere i due promessi spo-

si? Penso che in una società in cui

sovrabbonda la conoscenza e l’infor-

mazione sia evaporata la sapienza del

cuore e la saggezza popolare.

Quanto “pesano” nella vita di una

coppia il decisionismo, l’arrivismo, lo

stress? Quando la famiglia si riunisce

i suoi componenti che atteggiamento

hanno e quali energie positive sono

in grado di condividere? Il modello

proposto dai genitori come si pone

nei confronti di quello imposto dai

mass-media? Ed i figli come fanno a

destreggiarsi tra il “buonismo” insul-

so di tanta cultura ed il rigore, la ne-

cessità di regole certe e il senso del

giusto che in qualche modo padri e

madri debbono trasmettere? Che ne

sarà, poi, del senso di un impegno

costante nel quotidiano e verso tutti?

Un altro argomento è il ruolo dei

cattolici. Indubbiamente debbono

essere sia Marta (azione) che Maria

(preghiera), ossia vivere nella società

dando una coerente testimonianza.

Occorre prepararsi adeguatamente.

Diventare portatori di “luce”. Essere

tetragonali di fronte alle inevitabili

“tentazioni”. Quando arriverà quel

giorno dovremo rendere conto sia

della quantità di preghiere che abbia-

mo innalzato al Signore, sia di quanti

fratelli e sorelle abbiamo concreta-

mente aiutato.

Guardandomi attorno vedo pochi

pastori impegnati con l’unica pecora

rimasta nell’ovile. Invece osservo mol-

ti laici incapaci di incontrare l’altro, di

riconoscere in lui un fratello

(ovviamente, anche una sorella), di

rapportarsi, di essere capaci di una

condivisione dell’esperienza e, se

necessario, della croce.

Ma se sapremo tornare ad essere

come “il sale” allora anche sugli altri

argomento potremo essere ottimisti.

turalmente pecore e

capre con gli immancabili pastori,

sulle cime circostanti. Anche i soma-

relli ed i cammelli attendevano ras-

segnati, sotto il sole cocente, qual-

che intrepido turista.

Nel deserto senti il vento. Magari

non lo avevi mai notato, ma anche il

vento fa un suo rumore. Anche

quanto sembra non esserci alcuna

bava o brezza “senti” qualche cosa.

Il deserto porta alla riflessione,

alla meditazione. All’ascoltare quel-

lo che hai dentro. Più che la mente,

dopo poco, ti accorgi che a parlare

è anche il tuo cuore. È una esperien-

za nuova soprattutto per chi ha sem-

pre avuto una cieca fiducia nel pro-

prio raziocinio e verso tutto ciò che

è stato prodotto dalla “ragione”. È

una sensazione stranissima. Hai la

testa piena di passaggi logici, di

formule. Poi, all’improvviso, ti ac-

corgi che ne esisteva ancora una a

te sconosciuta: occorre credere per

comprendere ed occorre compren-

dere per credere.

Gli altri pellegrini sono assorti. È

una esperienza, la meditazione nel

deserto, che per ovvie ragioni di

sicurezza è fatta in gruppo, ma in

quei momenti si diventa capaci di

isolarsi da tutto e da tutti.

Ciascuno si rende conto di essere

una parte infinitesimale di un tutto.

Eppure quel tutto, quel deserto

attorno a noi, esiste ed ha un signifi-

cato, proprio perché lì, in quel mo-

mento, ci sono uomini e donne che

si interrogano.

Il deserto dà l’idea dell’eterno.

Cogli qualche smottamento, ma -

nella sostanza - è insignificante. Tut-

to è rimasto uguale a prima. Sembra

che il tempo scorra, ma inutilmente.

Comunque non per questo rinnego

il mio “evoluzionismo”... Papa Leo-ne XIII colse nel “Big Bang” la prova

dell’esistenza di Dio. Sbagliò. Come

oggi sbaglia chi pensa si possa di-

mostrare che Dio non esiste, ricor-

rendo alla Scienza o alla Fisica.

Queste ultime coesistono con la Fe-

de, ma sono autonome.

Quegli uomini, dalla lunga tunica,

a fianco dei somarelli o dei cammel-

li, da almeno due mila anni, sono

sempre uguali. Così come quel mo-

nastero, dalle pareti bianche, sfida

da secoli uno scosceso dirupo.

Per scuoterti dal disagio, per re-

cuperare la dimensione del tuo

tempo, del tempo a cui tu appartieni

e in cui vivi, devi affannarti a cerca-

re qualche cosa che possa tranquil-

lizzarti, che possa farti riportare con

i piedi per terra.

Evidentemente la meditazione, il

misticismo non sono per tutti. Quasi

con un sospiro noti, sul tetto del mo-

nastero, una pannello fotovoltaico.

Così come i mercanti, i pastori ed i

mandriani usano con disinvoltura il

cellulare che hanno in mano e ti dan-

no la quotazione delle loro mercan-

zie nella valuta che ancora tieni, dif-

fidente, ben stretta.

Don Felice Marchi ora non ha il

berretto giallo, dell’Azione Cattolica,

che si era rivelato un “comodo” pun-

to di riferimento per molti, ma la

“kafia” arabo-palestinese. È vicino alla sommità di un cucuzzolo.

Sergio Melandri è molti metri più

sotto. Volge lo sguardo attorno a sé.

Osserva gli altri in meditazione, poi

la sua macchina fotografica. Meno

male che c’è qualcuno che si premu-

ra di “fissare” certi ricordi !

( Segue da pag. 1 )

Il silenzio, il cuore e l’eterno di Mario Paganini

A M., pellegrino come me in que-

sta “Terra Santa” sulle orme di no-

stro Signore. Queste foto richiamano

ricordi indelebili, momenti vissuti

con la consapevolezza di camminare

con i fratelli e con il Fratello.

Il cammino non si è fermato a Ge-

rusalemme, ma prosegue ogni gior-

no. E Gesù è sempre con noi e gui-

da i nostri passi.

P.

Alcune immagine del pellegrinaggio

sono disponibili anche nel sito

www.mariopaganini.it

Pagina 3 www.voltanaonline.it n. 9 - 2013

Spero che vi prepariate anche voi di Tyler Durden Fonte: http://www.zerohedge.com 16. Un sondaggio ha chiesto agli

americani quanto tempo quanto pen-

savano di sopravvivere se mancasse

la corrente elettrica per un lungo

periodo di tempo. Incredibilmente,

il 21% ha detto che sopravviverebbe

per meno di una settimana, il 28%

per meno di due settimane, ma quasi

il 75% ha risposto che morirebbe

entro due mesi.

17. Secondo un sondaggio condot-

to dalla Adelphi University Center

for Health Innovation, il 55% degli

americani crede che sarà il Governo

a soccorrerli quando arriverà il disa-

stro.

Solo perché oggi esiste una classe

media che ha un comodo stile di vita

questo non significa che sarà sempre

così.

Se dubitate di questa affermazione,

dovreste dare un'occhiata a quanto

che sta accadendo in Grecia. Molti

genitori che appartenevano alla clas-

se media oggi sono diventati tanto

poveri da dover abbandonare i figli in un orfanotrofio per non farli mori-

re di fame …

Decine di bambini sono stati messi

in orfanotrofi e case di cura per moti-

vi economici; una organizzazione di

carità ha detto che l’80% dei bambi-

ni che vivono nei suoi centri residen-

ziali erano lì solo perché le loro fami-

glie non potevano più provvedere a

loro.

Il 10 % dei bambini greci rischiano

di morire di fame. Gli insegnanti

pensano di annullare le lezioni di

educazione fisica, perché i bambini

sono denutriti e vedono i loro alunni

raccogliere cibo dai cassonetti.

Se crollerà l'economia americana e

perderai il tuo lavoro, come farai a

sopravvivere, tu e la tua famiglia?

Tu nella tua famiglia resterete sen-

za casa e dovrete aspettare i sussidi

del Governo per mangiare? Bisogna

prepararsi finché c'è ancora tempo.

Se non sapete come per prepararvi,

il mio articolo intitolato "25 cose che

si dovrebbero fare per prepararsi al

prossimo collasso economico" dà qualche suggerimento di base, indi-

ca decine di ottimi siti web che inse-

gnano gratis tecniche avanzate per

prepararsi.

Quindi non ci sono scuse. Voi vi

potete fidare che Ben Bernanke e Ba-

rack Obama abbiano tutto sotto con-

trollo, ma per quanto riguarda me e la mia famiglia ci stiamo preparando

per affrontare la gigantesca tempe-

sta economica che sta arrivando.

Sembra che la stragrande mag-

gioranza degli americani sia acce-

cata e non veda quello che sta arri-

vando.

Non capisce come funziona il no-

stro sistema finanziario, non capisce

quanto sia vulnerabile, e la maggior

parte ha una fiducia cieca, come se i

nostri leader sapessero esattamente

cosa stanno facendo e se fossero in

grado di risolvere i nostri problemi.

Come risultato, la maggior parte de-

gli americani non sono assolutamen-

te preparati per affrontare la terribi-

le tempesta che ci sta per colpire.

La maggior parte delle famiglie

americane sta vivendo alla giornata,

spendendo tutto il proprio stipendio,

la maggior parte non sta facendo

scorte di emergenza e solo una pic-

cola percentuale sta comprando oro

e argento come investimento.

Sembra che tutti abbiano già di-

menticato quello che è successo

nel 2008.

Allora, quando si schiantò il merca-

to finanziario, milioni di americani

persero il lavoro e dato che la mag-

gior parte di loro viveva spendendo

tutto quello che guadagnava, in mi-

lioni persero anche le loro case. Pur-

troppo, la maggior parte degli ame-

ricani sembra convinta che questo

non succederà più. In questo mo-

mento ci sembra di vivere in una

"bolla di speranza" e la gente è diventata molto tollerante. Per un

certo periodo andava molto di moda

mostrarsi "prepper", ma ora la preoccupazione per l'arrivo di un'al-

tra crisi economica sembra essersi

placata. Tragico errore.

Come ho già detto, tutto il nostro

sistema finanziario è un gigante-

sco”Ponzi-scheme”, e ci sono già segnali che i mercati finanziari siano

in procinto di implodere un'altra vol-

ta.

Tutti quelli che non si saranno pre-

parati ad affrontare quello che suc-

cederà se ne pentiranno amaramen-

te. Ecco 17 segnali che fanno pre-

vedere che la maggior parte degli americani saranno spazzati via se si

dovesse arrivare un crollo dell'eco-

nomia:

1. Secondo un recente sondaggio, il

76% di tutti gli americani sta vivendo

solo dello stipendio . Ma la maggior parte degli americani si comporta

come se il loro posto di lavoro fosse

eterno. La verità è che i licenziamen-

ti di massa possono verificarsi in

qualsiasi momento. È appena suc-

cesso a uno dei più importanti studi

legali di New York City.

2. Il 27% di tutti gli americani non ha

un centesimo di risparmi.

3. Il 46% di tutti gli americani dispo-

ne di risparmi inferiori a US$ 800.

4. Meno di uno su ogni quattro

americani ha abbastanza soldi per

coprire sei mesi di spese.

5. I salari continuano a scendere

anche se il costo della vita continua a

salire. Oggi, il reddito medio del

90% di chi ha un reddito in America

è di solo $ 31.244 e sempre più fami-glie americane stanno cercando co-

me arrivare a fine mese.

6. Il 62% di tutti gli americani della

classe media dice che ha dovuto ri-

durre le spese della famiglia nel cor-

so dell'anno passato.

7. Le piccole imprese stanno diven-

tando una specie in via di estinzione

in America. In realtà, ormai solo il

7% di tutti i lavoratori non agricoli negli Stati Uniti sono lavoratori auto-

nomi. Questo significa che la stra-

grande maggioranza degli americani

dipende da qualcun altro per procu-

rarsi un reddito. Ma che succederà

quando quei posti di lavoro scompa-

riranno ?

8. Nel 1989, il rapporto tra debito e

reddito della famiglia media ameri-

cana era di circa il 58%, oggi arriva

al 154%.

9. Oggi, si è arrivati alla più alta

percentuale di americani che vive

con i sussidi del Governo. In effetti,

secondo l'US Census Bureau il 49%

di tutti gli americani vive in una casa

che gode di benefici monetari diretti

concessi dal Governo federale. E

allora che succederà quando il treno

del Governo, che passando tira cara-

melle a tutti, arriverà in stazione?

10. Negli anni ‘70 , un americano ogni

50 chiedeva dei buoni pasto. Oggi, circa un americano su 6,5 .

11. Si stima che meno del 10% del-

la popolazione degli Stati Uniti abbia

investito in oro o argento.

12. Si stima che ci siano 3 milioni di

"preppers" negli Stati Uniti. Ma que-sto significa che quasi tutti gli altri

non sono preparati.

13. Il 44% di tutti gli americani non

hanno kit di pronto soccorso in casa.

14. Il 48% di tutti gli americani non

ha scorte di emergenza

15. Il 53% di tutti gli americani non

ha in casa approvvigionamenti di

acqua e cibo non deperibile per tre

giorni.

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“Io penso che le persone non si dimenticano. Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti faceva

battere il cuore, chi ti faceva piangere per ore intere. Le persone non si dimenticano. Cambia il modo in cui noi le

vediamo, cambia il posto che occupano nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita. Ci sono persone che

hanno tirato fuori il meglio di me, eppure adesso tra noi, c’è solamente un semplice “ciao”. Ci sono persone che

hanno preso il mio cuore e lo hanno ridotto in mille pezzi, senza nemmeno pensarci due volte. Ci sono persone

che sono entrate nella mia vita in punta di piedi…e ne sono uscite esattamente nello stesso modo. Ci sono persone

che hanno creato un gran casino, che hanno sconvolto i miei piani, che hanno confuso le mie idee. Ci sono persone

che nonostante tutto, sono ancora parte della mia vita. Ci sono persone che sono arrivate e non sono più andate

via. Ci sono persone che, anche se io non le ho mai sentite, ci sono sempre state. E poi…ci sono persone che non

fanno ancora parte della mia vita, ma che tra qualche anno forse, saranno le persone più importanti per me. Ci so-

no persone che: nonostante mi abbiano fatto versare lacrime, mi abbiano stravolto la vita…mi hanno insegnato a

vivere. Mi hanno insegnato a diventare quello che sono. E, anche se oggi tra noi resta solamente un sorriso o un

semplice ciao, faranno per sempre parte della mia vita. Io non dimentico NESSUNO. Non dimentico chi ha toccato

con mano, almeno per una volta la mia vita. Perché se lo hanno fatto, significa che il destino ha voluto che mi scon-

trassi anche con loro prima di andare avanti." Luciano Ligabue

Il fatto del giorno (o meglio della

settimana e forse dei prossimi mesi)

è il caso Snowden. Inutile ripercor-

rerlo perché, credo, sia sufficiente-

mente noto. Potremmo riassumerlo

rozzamente con il concetto che l’A-

merica ci spia. Viene subito da dire

“ma è una novità?”. Molti anni fa

Eugenio Finardi cantava una canzo-

ne che si intitolava “La CIA” ed una

strofa con una rima più spericolata

che baciata diceva “… la CIA ci spia

sotto gli occhi della polizia”. Era il

1976. Probabilmente per una buona

parte dei miei lettori si tratterà di

una canzone sconosciuta, anche

perché Finardi, ormai imbolsito da-

gli anni da tempo non la canta più.

Dunque che novità è mai avere la

certezza che gli USA si fanno i fatti

nostri. Semmai suonerebbe una con-

ferma che negli ultimi trentasette

anni ben poco è cambiato. In realtà

è cambiato tutto.

Mentre nel 1976 la dottrina ameri-

cana mirava ad esercitare un con-

trollo politico in funzione antisovieti-

ca sull’Europa occidentale, oggi che

lo spauracchio dei bolscevichi è

tramontato le ragioni sono altre. Ba-

sta vedere la mappa delle intercet-

tazioni. I più spiati sono i tedeschi e

soprattutto le attività bancarie a

Francoforte. Seguono poi le istitu-

zioni europee e, a grande distanza,

nazioni alleate ma poco affidabili

come Francia, Italia e Spagna. La

reazione statunitense sta seguendo

la linea della minimizzazione. Se-

condo il Washington Post un non

meglio identificato portavoce della

NSA avrebbe dichiarato che “Anche

se non abbiamo intenzione di com-

mentare pubblicamente le attività

specifiche di spionaggio, riguardo

alla politica seguita abbiamo chiari-

to che gli Stati Uniti svolgono attività

di raccolta d’informazioni all’estero

nello stesso modo usato da tutte le

nazioni”. Insomma: tutti spiano tutti

e c’è poco di cui lamentarsi, stupirsi

e indignarsi. Ed io mi guardo bene

dall’indignarmi. Non per il motivo –

risibile – che assomiglia al titolo

dell’opera mozartiana “così fan tut-

te” – ma perché il caso Datagate o

Snowden come volte chiamarlo ci

dice qualcosa in più.

Ci dice – a mio avviso – che l’inte-

resse della NSA si rivolge soprattut-

to verso l’economia che verso la

politica. Ad essere spiato è il cuore

del sistema economico-finanziario

europeo. E da questa – quasi ovvia –

deduzione ne consegue che il pro-

blema americano non è il timore che

gli europei diventino comunisti o

amici del terrorismo internazionale.

Il problema americano è sapere pri-

ma quali saranno le decisioni euro-

pee in materia economico-

finanziaria. E queste informazioni

sono utili nell’ambito di una guerra

che va avanti da anni: la guerra tra il

dollaro e l’euro. Qualche tempo fa

Sonja Ebron, presidente di Parindi-

gene una impresa del non profit con

sede in Florida, scrisse che “se i

Paesi OPEC decidessero di richie-

dere il pagamento del loro petrolio

in euro anziché dollari il risultato

sarebbe un tonfo devastante per il

dollaro e Wall Street. Un crollo che

farebbe apparire la crisi del 1929

come una scommessa da cinquanta

dollari ad un casinò”. L’amministra-

zione americana da Clinton, a Bush,

a Barack Obama sa benissimo che il

pericolo più grande per l’economia

USA non è il terrorismo internazio-

nale ma l’euro. L’euro in quanto va-

luta alternativa minaccia un sistema

economico che si basa essenzial-

mente sul petrolio di cui il dollaro è

dal 1945 la moneta di esclusivo rife-

rimento. Per questo motivo tutti i

paesi del mondo hanno accumulato

riserve in dollari e rafforzato l’ege-

monia della valuta americana. Per

questo motivo gli Stati Uniti hanno

potuto e possono vivere al di sopra

dei propri mezzi facendo pagare il

proprio debito ai Paesi esteri. Il

mercato del petrolio è nelle mani

americane e su questo controllo gli

americani hanno costruito da sem-

pre il proprio debito.

Nel 2000 Saddam Hussein decise

di convertire le sue vendite di pe-

trolio dal dollaro all’euro. Si trattava

di quel programma chiamato

“petrolio in cambio di cibo”. Il ditta-

tore iracheno – sconfitto nella prima

guerra del Golfo – poteva commer-

cializzare petrolio sotto l’attento

controllo delle Nazioni Unite. Nel

2003 – con la seconda guerra del

Golfo e la relativa occupazione

dell’Irak – le autorità del nuovo re-

gime instauratosi al posto di Sad-

dam Hussein ritornarono sui propri

passi e ricominciarono a chiedere

dollari in cambio del proprio (si fa

per dire) petrolio. Ora è abbastanza

evidente che questo sistema econo-

m i c o f i n a n z i a r i o c h i a m a t o

“petrodollar warfare” è minacciato

dall’euro. A dirlo non sono pericolo-

si comunisti o nazionalisti ma un

certo William Clarck che ci ha scrit-

to un libro e un tal David Spiro che,

a sua volta ha pubblicato “The hid-

den hand of american egemony”. E

se proprio volete approfondire gli

aspetti della questio-

“Datagate”, petrolio ed euro

( Segue a pag. 5 )

Trovata su Internet e segnalata da Rita

Pagina 5 www.voltanaonline.it n. 9 - 2013

“Il più grande nemico della cono-scenza non è l’ignoranza, è l’illusio-ne di sapere.”

Frase segnalata da Mario

Immagine

trovata su

Internet

e segnalata

da

Adriano

Schermi video, dischi CD e DVD, balzelli vari. di Mario Paganini chiedersi: perché mai si debba pa-

gare la S.I.A.E. per masterizzare su

un proprio DVD, le proprie foto del-

le quali si è i soli ed unici autori ?!

Non solo. In tempi recenti sono

stati approvati provvedimenti che

rendono difficile poter usufruire

delle deduzioni o delle detrazioni

fiscali. A titolo d’esempio, la conser-

vazione delle confezioni degli ausili

sanitari. Oppure la possibilità di

prendere in considerazione, ai fini

fiscali, premi pagati solamente se

felici possessori di auto di grossa

cilindrata.

A completare i quadro, l’eccessiva

onerosità di interessi e pene acces-

sorie. Ad esempio: per l’omesso

pagamento di un bollo auto di euro

180,00 circa, si possono dover ver-

sare, a vario titolo, altri 60,00 euro!

Se già non lo siamo, noi italiani

diventeremo famosi per la creatività

dimostrata dal Legislatore nel con-

cepire un sistema impositivo quanto

mai ricco di tasse, dazi e balzelli

quanto farraginoso e complesso.

Qualche esempio. Chi acquista

uno schermo per il proprio compu-

ter deve preventivare che, quanto

prima, riceverà una richiesta peren-

toria e dovrà dimostrare che già

paga un canone radiotelevisivo.

Similmente è stata pensata una

tassa per i computer, i lettori mp3,

le chiavette USB, i cellulari e gli

hard disk esterni, con ovvie levita-

zioni di prezzo, visto che la tassa

viene calcolata sulla capacità di me-

morizzazione.

Tutto ciò è un modo abbastanza

discutibile per recuperare gli in-

troiti persi dalla circolazione di

materiale pirata e privo dei diritto

d’autore. Anche chi non hai mai

scaricato un brano illegale, deve

pagare. Legittimamente viene da

info: [email protected]

Datagate, petrolio ed euro

ne vi consiglio di

leggervi “Currency Wars: The Ma-

king of the Next Global Crisis” di

James Rickards, uscito nel 2011.

Tornando al caso Snowden-

Datagate, non può stupirci che la

NSA sia interessata alle banche eu-

ropee e a quel che si decide nella

BCE.

Io non sono un apologeta dell’Eu-

ro. Scorretevi i miei posti di un paio

di anni fa. Ero e rimango convinto

che la Grecia non sarebbe dovuta

entrare nell’eurozona e che sarebbe

dovuta uscirne. Ero e sono convinto

che le politiche neoliberiste dell’UE

siano stupide e dannose ed il rifiuto

di affrontare la crisi in termini key-

nesiani sia un suicidio. Ma sono al-

trettanto convinto che questa crisi

debba portare non alla abolizione

dell’euro ma ad una sua radicale

riforma. Perché la battaglia si com-

batte su questo terreno. Il guru di

Pescara che da tempo si sforza di

dimostrare che uscire dall’Euro

significherebbe riacquistare sovra-

nità monetaria può far fessi i suoi

pretoriani che popolano acritica-

mente il suo blog (e forse l’aiute-

ranno ad ottenere il tanto agognato

titolo di professore ordinario). Pen-

sare che tornare alla lira ci restitui-

rebbe sovranità all’interno di un

conflitto globale tra dollaro ed euro

è la più gigantesca idiozia che si

possa partorire di questi tempi. E

non è un caso che si invochino alcu-

ni personaggi che in passato disse-

ro che l’Euro era una cattiva idea.

Non a caso per la maggior parte

americani. Il problema non è che

l’euro è cosa buona e giusta perché

rappresenta (rappresenterebbe) la

sommatoria delle economie euro-

pee e quindi sarebbe in grado di

proteggerci dalla forza del mercato

globale. Il problema non è moneta-

rio ma, semmai, politico. Si tratta di

un problema di egemonie. Sino a

quando il petrolio si comprerà in dol-

lari la sovranità monetaria varrà esat-

tamente come la carta sulla quale si

stampano certi congressi internazio-

nali di economia. Perché nessun Pae-

se al mondo oltre gli Stati Uniti

(neppure la Cina) ha una vera sovra-

nità monetaria. L’euro è stato fatto

male, la visione economicista ha pre-

valso su quella socio-politica, l’illu-

sione che fatta la moneta il resto sa-

rebbe venuto da sé come le salmerie

delle armate napoleoniche è stata

disastrosa. Ma nonostante tutto quel-

lo che possiamo dire dell’Euro, tutte

le critiche sacrosante che possiamo

fare, l’euro è l’unico atto di indipen-

denza del Vecchio Continente all’e-

gemonia economica statunitense. A

Washington lo sanno e per questo ci

spiano ansiosamente.

Fonte: http://irradiazioni.wordpress.com/

( Segue da pag. 4 )

Caffè letterario di Lugo

Hotel Ala d’Oro - Corso Matteotti, 56

Info: 0545 - 22388 e su Facebook

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2018, anno senza petrolio per l’Italia

Offro ai miei cari lettori il grafico

* del giorno dalle terrificanti pagi-

ne dell'E.I.A.

Solo durante la Seconda Guerra

Mondiale l'Italia ebbe un tale rapi-

do e continuato collasso della forni-

tura petrolifera. Ovviamente questo

crollo non è la causa di nessun pro-

blema, infatti le cose vanno ancora

benissimo: la maggior parte degli italiani non coltiva il proprio cibo

ma mangia ogni giorno, non sa cu-

cire un bottone ma

ha armadi pieni di

vestiti ed inoltre non

sa la differenza fra un

mattone ed una barra

di combustibile nu-

cleare ma vive più

che altro in case ul-tra-moderne di cui è

per altro è proprieta-

ria.

La fine del petrolio

non è e non sarà un

problema per chi

non ha mai voluto sapere o saper

fare nulla. Questi 40, diciamo 50

milioni di incapaci supplementari

che hanno calpestato i suoli italici

nell'ultimo secolo sene andranno

come sono venuti, faranno rumore e scorrerà il sangue, ma poi saran-

no millenni di silenzio.

*link: situazione energetica italiana, http://www.eia.gov/countries/countr

y-data.cfm?fips=It

Fonte: http://petrolitico.blogspot.it/

Una legge per un tetto alle retribuzioni dei top manager:

to come Fisac/Cgil sia la raccolta di

firme hanno pregi; la legge parla-

mentare prevede, con ogni proba-

bilità, un percorso più snello e velo-

ce e, a quanto ci risulta, sarebbero

già numerosi i parlamentari disponi-bili a sottoscrivere il disegno di leg-

ge, mentre la raccolta di firme si

rivolge in modo più diretto alla cit-

tadinanza.

E, quindi, non comprendiamo le

motivazioni che spingono a percorsi solitari la Fiba/Cisl e che rischiano

di trasformare questa importante

iniziativa in una campagna demago-

gica volta solo alla ricerca di una

visibilità come Organizzazione Sin-

dacale, ma con il rischio di risultati

concreti molto limitati.

A questo punto, come Fi-

sac/Cgil proporremo ai nostri as-

sociati, a tutte le lavoratrici e la-

voratori, di sostenere entrambe le

iniziative e continueremo, co-

munque, a lavorare per un coordi-

namento unitario dell’azione sin-

dacale sul tema dello stipendio

dei manager.

Dopo l’avvio, nel marzo scorso, di

un percorso unitario da parte delle

Segreterie Nazionali, con l’invio di

una lettera al Governo che ricom-

prendeva anche il problema etico

degli stipendi dei top- manager, la

Fiba/Cisl ha deciso di iniziare da

sola la raccolta di firme per una

legge di iniziativa popolare sugli stipendi dei top manager.

L'iniziativa è certamente merite-

vole, perché tutti condividiamo che

è giunto il momento di

passare dalla denuncia alla propo-

sta.

Infatti anche come Fisac/Cgil, nel

“Manifesto della buona finanza”,

che è stato approvato nel Direttivo

Nazionale Fisac Cgil nel mese di maggio, abbiamo trattato questo

tema e abbiamo proposto di proce-

dere sull’argomento, attraverso la

presentazione di una legge parla-

mentare con i medesimi contenuti.

Sarebbe stato possibile conver-

gere su una modalità e su un per-corso condivisi e, come Fisac/Cgil,

riteniamo, in ogni caso, che sareb-

be opportuno, su una questione di

tale portata, un impegno unitario di

tutte le Organizzazioni Sindacali del

settore.

Nella lettera al Governo del mar-

zo scorso le Segreterie Nazionali

chiedevano, in coerenza con la do-

manda diffusa di sobrietà “... l’in-

troduzione di un rapporto tra retri-

buzione complessiva del Top Ma-

nagement delle aziende di credito e retribuzione media del restante

personale nella misura di 20 a 1,

da estendere a tutti i settori pro-

duttivi laddove, in alcuni, i diffe-

renziali retributivi sono anche

maggiori...” (nel settore credito,

nel 2012, questo rapporto è stato di

163 a 1 !); si poteva e si doveva an-

dare avanti unitariamente e, inve-

ce, la Fiba/Cisl ha deciso di inter-

rompere unilateralmente questo

percorso, partendo da sola con la raccolta di firme, anziché ragionare

su come procedere insieme nel

migliore dei modi.

Infatti sia la proposta di legge

parlamentare che abbiamo avanza-

perché un obiettivo condiviso non può essere unitario ?

Pagina 7 www.voltanaonline.it n. 9 - 2013

All’estero la Pubblica Amministra-

zione è al servizio del cittadino .

In Italia, invece, è il cittadino che

deve essere al servizio della Pub-

blica Amministrazione !

Fatti e gente di Voltana e dintorni

GOLDMAN, JP MORGAN e i miliardari finanziano i matrimoni gay. Perché?

stione sociale o politica. Ad esem-

pio sulle guerre in Afganistan, Iraq

che durano da 12 anni e sono costa-

te migliaia di morti e decine di mi-

gliaia di mutilati questi miliardari

da Soros a Bezos a Gates a Gold-

man Sachs non fanno dichiarazioni,

non prendono posizioni e non do-

nano soldi per fermarle, diciamo

che se ne infischiano.

Ma sulle adozioni e matrimonio

gay invece l'élite dei super ricchi e

della finanza si scatena, schiera i

mass media (che controlla) a favore

e finanzia con milioni di dollari la

campagna per farli passare.

È perché nessuno di loro ha figli o

parenti che fanno il soldato e vanno

a crepare in Afganistan e invece

hanno tutti parenti o amici o cono-

scenti nel loro ambiente di New

York, Miami e Los Angeles che so-

no lesbiche e gay ? O ci sono spie-

gazioni più profonde…

Il diritto ad adottare e sposarsi

dei gay riguarda probabilmente

meno di 1/10 della popolazione

gay (la stragrande maggioranza

dei gay non si sogna di sposarsi e

di adottare...) la quale a sua volta è

circa il 3% della popolazione, quin-

di questo problema riguarda alla

fine circa ( 1/10 X 3% =) al massi-

mo lo 0.3% della popolazione ame-

ricana. E non è che se non ti sposi

hai in Municipio hai problemi parti-

colari nell'ambiente dei gay di New

York e delle grandi città che sono

largamente benestanti…

Qui hai un problema che NON

INTERESSA AL 99.7% DELLA PO-

POLAZIONE americana e anche a

quello 0.3% della popolazione co-

stituito da gay che vogliono sposar-

si non gli cambia quasi niente. È

difficile immaginare una questione

meno rilevante per la popolazione

americana, è difficile pensare a

qualcosa di più futile come proble-

ma sociale. E siamo in America, un

Paese che da 12 anni è in guerra

con i suoi soldati che muoiono, che

sta fomentando un'altra guerra in

Siria (con decine di migliaia di

morti) in questi giorni, che parla di

attaccare l'Iran. Senza contare la

disoccupazione e sottoccupazione

cronica, il calo del tenore di vita

della maggioranza dei lavoratori (il

75% dichiara nei sondaggi di non

riuscire a risparmiare niente ogni

Morgan oggi lodano la decisione

della Corte Suprema USA (1), che

ha cancellato la legge, approvata

tramite referendum popolare in

California, che dichiarava il matri-

monio un unione tra uomo e donna.

Queste banche emettono comuni-

cati su tutte le questioni politiche

importanti? No, affatto, in genere

anzi stanno attente a non schierarsi.

I fondi hedge più importanti di

New York hanno finanziato diretta-

mente le campagne per far cancel-

lare questa legge sul matrimonio e

hanno finanziato con milioni i politi-

ci che si dichiarassero pro-gay. A

New York in pratica il matrimonio e

adozioni gay sono passati grazie ai

milioni di dollari pompati da tre

trader di mega hedge funds (Paul

Singer, Dan Loeb e Cliff Asness)

(2), i quali hanno letteralmente

comprato i politici che ancora ave-

vano dubbi.

Inoltre diversi miliardari da Jeff

Bezos di Amazon a Bill Gates hanno

donato milioni di dollari ai comitati

pro-matrimonio gay. Nel partito

repubblicano l'elettorato è al 90%

contro il matrimonio gay, ma i fi-

nanziatori più importanti hanno in-

vece donato milioni di dollari ai

politici repubblicani perché si

schierassero a favore (3) e ovvia-

mente sta funzionando.

In parole povere i miliardari e in

particolare le grandi banche e fon-

di hedge hanno fatto vincere con i

loro milioni la campagna per ado-

zioni e matrimoni gay che invece la

maggioranza della popolazione

respinge, nonostante la martellante

campagna mediatica a favore

(come si è visto quando si va al voto

tramite referendum popolare come

in California dove appunto era pas-

sata la legge sul matrimonio che i

giudici "illuminati" oggi hanno can-

cellato).

Questa élite non si schiera e non

finanzia delle cause su ogni que-

mese) e la grottesca disuguaglianza

sociale per la quale l'80% della ric-

chezza è in mano ora al 2% della

popolazione.

Ma guerre, disuguaglianze socia-

li, disoccupazione (o immigrazione

illegale di massa) non hanno spazio

sui mass media o alla Corte Supre-

ma. Il diritto di sposarsi di una fra-

zione della popolazione gay invece

da due anni è il tema più dibattuto e

per il quale l'élite si impegna...

Fonte: www.cobraf.com

1) "Dimon Joins Goldman Sachs Prai-

sing Court on Gay Marriage" http://

www.bloomberg.com/news/2013-06-

2 6 /d i m o n - jo i n s - g o l dm an - s a c h s -

prais ing - supreme - court - on- gay-

marriage.html.

2) "Hedge Fund Heroes That Helped

Make Gay Marriage Legal In New York.

3 ) h t t p : / / w w w . p o l i c y m i c . c o m /

art ic les/12045/hedge - fund - gop-

billionaires-and-the-people-you-did-

not-expect-to-champion-gay-marriage.

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AAA Italia svendesi di Valerio Lo Monaco. Dal sito www.ilribelle.com

utilizzato, a breve, per venire a fare

spese in casa nostra. A prezzi di rea-

lizzo, ovviamente. E con un allibrato-

re di provata fiducia, visto che Letta

proviene dagli stessi ambienti.

Prima ci hanno "creato" il debito,

poi ci hanno fatto aumentare i tassi di

interesse, quindi ci hanno imposto le

condizioni per ripagarlo, e adesso ci

requisiscono il patrimonio a prezzi da

"monte dei pegni". Una operazione di

strozzinaggio legalizzato insomma.

La lista degli immobili e del patri-

monio in svendita non è ancora com-

pleta. E si tratta, ribadiamo, di una

lista parziale ancora da approvare.

Ma è certo che verso quella direzio-

ne si sta andando e che quella si pro-

seguirà. Come peraltro già avvenuto

in altri Paesi, vedi ad esempio la Gre-

cia e la svendita di aziende pubbli-

che quando di non vere e proprie

isole. Per ora la Banca d'Italia, dalla

quale è necessaria l'autorizzazione

(che ovviamente non mancherà, visto

che è di proprietà delle Banche e

dunque dei banksters stessi) ha in-

viato una prima lista di 350 immobili

per un valore di un miliardo e mezzo.

A fronte di questo, il peggio è però

l'aspetto che riguarda lo scenario nel

suo complesso, cioè europeo e mon-

diale. Che non sta cambiando di un

millimetro se non in peggioramento.

La seconda ondata di crisi, ampia-

mente prevista anche nei tempi, cioè

per il tardo autunno di quest'anno,

inizia ad arrivare. La situazione di

Portogallo e Grecia sta nuovamente

avendo una nuova fase di peggiora-

menti. E anche le notizie in merito a

queste due situazioni sono state na-

scoste dietro i fatti d'Egitto nei giorni

scorsi.

Mario Draghi ha dichiarato che la

Bce continuerà a intervenire e che

non pensa affatto, come invece si

suppone stia facendo la Fed dopo le

parole di Ben Bernanke delle setti-

mane passate, a una exit strategy. Ma

non è una buona notizia: perché se

da un lato la cosa ci evita il tracollo

totale e repentino, dall'altro non fa

che spostare in avanti i termini di una

questione già scritta. Peraltro, pren-

dendo tempo, consente alla deriva

predatoria dei mercati di continuare

ad andare avanti e a percorrere i

propri scopi. La svendita dell'Italia

della quale abbiamo parlato è una

ulteriore tappa di tale percorso.

Valerio Lo Monaco

Quasi oscurata dalle altre notizie

che hanno occupato le prime pagi-

ne dei giornali la settimana scorsa,

la tematica più importante è un'altra:

il nostro Paese si prepara a svende-

re immobili e altri gioielli di fami-

glia, oltre a varare nuove norme,

per un totale, parziale quanto si vuo-

le eppure niente affatto modesto, di

400 miliardi.

Lo scenario è pertanto inequivoca-

bile: come era facile prevedere stia-

mo entrando in una nuova fase dello

smantellamento del nostro Stato.

Dopo l'ondata delle misure di auste-

rità imposte da Monti, una delle ulti-

me importanti cose che il governo

del professore del Bilderberg e di

Goldman Sachs non aveva fatto in

tempo a mettere in pratica è ora

nelle mani di Enrico Letta, anch'egli,

come sappiamo, degli ambienti del

"Gruppo".

Stiamo parlando delle privatizza-

zioni e della messa all'asta di ciò

che è nostro onde far fronte ai debiti

accumulati nel tempo.

Il governo vorrebbe, con questa

operazione, tagliare appunto 400

miliardi di debito pubblico, facendo

fede così al Fiscal Compact in

"partenza" dal 2015. Secondo Bru-

netta, 100 miliardi arriverebbero

dalla vendita dei beni pubblici, 40-

50 dalla costituzione e cessione di

società per le concessioni demaniali

(chi saranno i proprietari di tali so-

cietà?), 25-35 miliardi dalla tassazio-

ne ordinaria delle attività finanziarie

detenute in Svizzera (come se la

cosa fosse facile da applicare…) e

ulteriori 215-235 miliardi da questa

"operazione choc" di svendita. Ap-

punto.

Operazione choc: già la si chiama

nel modo adatto a farla digerire

all'opinione pubblica come una cosa

indispensabile, necessaria, e non

procrastinabile. "L'Europa ce lo

chiede", ricordate?

Questa operazione, a quanto pare,

dovrebbe essere confezionata nel

modo seguente: si vuole individua-

re una porzione di beni patrimoniali

e diritti dello Stato, sia a livello cen-

trale sia a livello strategico, e ven-

derli a una società di diritto privato

di nuova costituzione. Questa - at-

tenzione che si arriva facilmente al

punto - sarebbe costituita e parteci-

pata da Banche, Assicurazioni, fondi

bancari e altri soggetti. Ripetiamo:

banche, assicurazioni e fondi banca-

ri, oltre a qualche soggetto privato

evidentemente facoltoso. Chiaro il

punto?

Ma non solo: tale società emette-

rebbe obbligazioni a 15-20 anni ga-

rantite dai beni. E siccome si tratta

di un soggetto privato, questi titoli

non andrebbero a ingrassare il de-

bito pubblico. Lo Stato incassereb-

be il corrispettivo e lo porterebbe a

riduzione del debito. Ma i beni, ov-

viamente, non sarebbero più

"nostri".

Si tratta, con tutta evidenza, di un

furto in piena regola. Con una ag-

gravante decisiva: chi sarà in grado

di andare a comperare i nostri im-

mobili e i nostri terreni è lo stesso

soggetto che attraverso la specula-

zione e la crisi ci ha indotto a met-

terli in vendita. Anzi in svendita.

Il processo è certamente chiaro a

tutti i lettori del Ribelle. Se dai primi

anni ottanta siamo stati costretti -

per via delle leggi che i politici ita-

liani hanno approvato senza che

nessuno di noi, ipnotizzato negli

anni del boom economico se ne ren-

desse pienamente conto - a offrire

nelle mani della speculazione inter-

nazionale il finanziamento dei nostri

titoli di Stato, è esattamente da allo-

ra che abbiamo iniziato ad accumu-

lare debito pubblico in maniera ab-

norme. Conti alla mano, la cosa non

è in discussione. Sino a un anno ad-

dietro eravamo "appena" al doppio

di allora, cioè a circa il 120 per cen-

to. Complici la crisi indotta dalla

finanza sovranazionale e i governi

che attraverso tale crisi ci hanno

imposto le misure che non hanno

fatto che aggravarla ulteriormente

ai nostri danni, oggi siamo arrivati,

in tema di debito pubblico, a circa il

130 per cento. E probabilmente a

fine anno si andrà ben oltre. Per

risolvere la situazione, visto che con

le misure adottate non si può che

continuare a farla incancrenire,

adesso si arriva dunque alla svendi-

ta di noi stessi. Cioè del nostro pa-

trimonio pubblico.

Chi ha guadagnato da tutta l'ope-

razione mediante i tassi di interesse

crescenti che siamo stati costretti a

pagare e che saremo costretti a pa-

gare anche in futuro si trova dunque

oggi con un gruzzolo cospicuo in

tasca. E questo, sempre da parte

degli stessi soggetti, sarà dunque