13
CE 19 UNITÀ G DEMOGRAFIA E CULTURE LABORATORIO DELLE COMPETENZE Traduci e commenta il testo di Amnesty International In questo testo Amnesty International descrive uno dei drammi dell’emigrazione, di cui in genere si sa poco o niente. Dopo averlo tradotto, riassumilo per iscritto con parole tue, aggiungendovi alcune considerazioni. ta di guadagnare abbastanza e poter an- che aiutare i famigliari rimasti in patria. Altri emigrano per sottrarsi a persecu- zioni e guerre. Emigrano anche persone che, pur non essendo povere, vogliono migliorare la propria condizione lavo- rativa e sociale: sono emigranti qua- lificati (come ricercatori e ingegneri) che, dall’Asia meridionale e orientale e dall’Europa, soprattutto orientale, van- no negli Stati Uniti, nella UE e in Giap- pone. Oltre un terzo degli immigrati nei paesi economicamente più sviluppati ha un livello d’istruzione universitario. Con il loro lavoro, gli immigrati contri- buiscono allo sviluppo economico dei paesi in cui vivono. In genere, però, essi continuano a essere impiegati a livelli inferiori alla loro qualifica o costretti a lavorare al nero. L’emigrazione clandestina è gestita da organizzazioni criminali, che realizzano profitti di miliardi di dollari annui con questi traffici illegali. Esse speculano sul dramma di milioni di persone che, pur di sfuggire alla povertà, intraprendono questi «viaggi della speranza» che sono molto pericolosi: si calcola che, nel Me- diterraneo, siano annegate oltre 10 000 persone nel tentativo di raggiungere l’Europa e, quindi, una vita migliore. Inoltre, coloro che riescono a emigra- re clandestinamente finiscono spesso in condizioni di vera e propria schiavitù. 0 10 20 30 40 50 Stati Uniti Federazione Russa Germania Arabia Saudita Regno Unito Francia Canada Australia Spagna Emirati Arabi Uniti 2013 2000 1990 Europa Asia Nord America Africa Oceania America Latina e Caraibi 0 2013 20 40 60 80 2000 1990 I dieci paesi del mondo con il maggior numero di immigrati nel 1990, 2000 e 2013 3 Gli immigrati nel mondo nel 1990, 2000 e 2013 (in milioni) 2 Migrants in Mexico: Invisible journeys ousands of people from Central America make their way across Mexico every year, hoping to escape grinding poverty and insecurity back home and make better lives for themselves and their families in the USA. Many of them travel on foot or on the top of freight trains. eir journey is full of dangers. Kidnapping is a constant fear. ousands of women, men and children are abducted every year. Victims whose desperate rela- tives cannot raise the ransom face torture or death. Rape is wide- spread. Killings are frequent. Nobody knows how many migrants die on the journey. Criminal gangs carry out most of these attacks, but Mexican po- lice officers and other officials have been implicated in assaults, working with criminal gangs to extort money from migrants. Despite government commitments to improve migrants securi- ty, those who commit these crimes are almost never brought to justice. Many families may never know what happened to the sons, daughters or other family members who set out in search of a better future. Hundreds of migrants have disappeared in Mexico on their way to the USA.

UNITÀ G DEMOGRAFIA E CULTUREstatic.zanichelli.it/catalogo/assets/E01.9788808401281.pdfe Caraibi 0 2013 20 40 60 80 2000 1990 3 I dieci paesi del mondo con il maggior numero di immigrati

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CE 19

UNITÀ G DEMOGRAFIA E CULTURE

LABORATORIO DELLE COMPETENZE

Traduci e commenta il testo di Amnesty International

In questo testo Amnesty International descrive uno dei drammi dell’emigrazione, di cui in genere si sa poco o niente. Dopo averlo tradotto, riassumilo per iscritto con parole tue, aggiungendovi alcune considerazioni.

ta di guadagnare abbastanza e poter an-che aiutare i famigliari rimasti in patria. Altri emigrano per sottrarsi a persecu-zioni e guerre. Emigrano anche persone che, pur non essendo povere, vogliono migliorare la propria condizione lavo-rativa e sociale: sono emigranti qua-lificati (come ricercatori e ingegneri) che, dall’Asia meridionale e orientale e dall’Europa, soprattutto orientale, van-no negli Stati Uniti, nella UE e in Giap-pone. Oltre un terzo degli immigrati nei paesi economicamente più sviluppati ha un livello d’istruzione universitario. Con il loro lavoro, gli immigrati contri-buiscono allo sviluppo economico dei paesi in cui vivono. In genere, però, essi continuano a essere impiegati a livelli inferiori alla loro qualifica o costretti a lavorare al nero.

L’emigrazione clandestina è gestita da organizzazioni criminali, che realizzano profitti di miliardi di dollari annui con questi traffici illegali. Esse speculano sul dramma di milioni di persone che, pur di sfuggire alla povertà, intraprendono

questi «viaggi della speranza» che sono molto pericolosi: si calcola che, nel Me-diterraneo, siano annegate oltre 10 000 persone nel tentativo di raggiungere

l’Europa e, quindi, una vita migliore. Inoltre, coloro che riescono a emigra-re clandestinamente finiscono spesso in condizioni di vera e propria schiavitù.

0 10 20 30 40 50

Stati Uniti

FederazioneRussa

Germania

Arabia Saudita

Regno Unito

Francia

Canada

Australia

Spagna

Emirati Arabi Uniti

2013

2000

1990

Europa

Asia

Nord America

Africa

Oceania

America Latinae Caraibi

0

2013

20 40 60 80

2000

1990

I dieci paesi del mondo con il maggior numero di immigrati nel 1990, 2000 e 20133

Gli immigrati nel mondo nel 1990, 2000 e 2013 (in milioni)2

Migrants in Mexico: Invisible journeysThousands of people from Central America make their way

across Mexico every year, hoping to escape grinding poverty and

insecurity back home and make better lives for themselves and

their families in the USA. Many of them travel on foot or on the

top of freight trains. Their journey is full of dangers.Kidnapping is a constant fear. Thousands of women, men and

children are abducted every year. Victims whose desperate rela-

tives cannot raise the ransom face torture or death. Rape is wide-

spread. Killings are frequent. Nobody knows how many migrants

die on the journey.

Criminal gangs carry out most of these attacks, but Mexican po-

lice officers and other officials have been implicated in assaults,

working with criminal gangs to extort money from migrants.

Despite government commitments to improve migrants securi-

ty, those who commit these crimes are almost never brought to

justice.Many families may never know what happened to the sons,

daughters or other family members who set out in search of a

better future. Hundreds of migrants have disappeared in Mexico

on their way to the USA.

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H3

CE 38

Gli investimenti diretti esteri – i capitali investiti dai gruppi multinazionali in at-tività economiche all’estero, attraverso proprie filiali o società in joint venture – sono fortemente aumentati negli ultimi decenni, poiché le multinazionali delo-calizzano molte attività produttive. Esse vengono trasferite prevalentemente dai paesi sviluppati ad alcuni paesi in via di sviluppo o con economie in transizio-ne, che offrono un più basso costo del lavoro (a pari qualifica e produttività), una minore tassazione, accesso diretto a mercati in espansione e altri vantag-gi. Lo stock (il totale accumulatosi) de-gli investimenti diretti esteri è cresciu-to, nel periodo 1980-2012, da circa 500 a circa 24 000 miliardi di dollari.

Le principali zone che producono per l’esportazione (Export processing zones) sono quelle dell’Asia orientale e meridio-nale. Al primo posto si collocano quel-le della Cina, concentrate lungo le coste. Ciascuna zona è specializzata in un dato tipo di produzione: tessili, scarpe, gio-cattoli, apparecchi elettronici e altri. La loro capacità produttiva è impressionan-te: esportano ogni anno, ad esempio, ol-tre un miliardo di cellulari e 20 miliardi di capi di abbigliamento. Zone analoghe, create in diversi altri paesi (come in Mes-sico, lungo il confine con gli USA) offro-no agli investitori stranieri la possibilità di produrre una vasta gamma di manu-fatti con il proprio marchio in proprie fabbriche, oppure in joint venture con imprese locali, o in fabbriche che lavo-rano su commissione. Di conseguenza, una parte crescente delle esportazioni di

LA GLOBALIZZAZIONE DI PRODUZIONI E MERCATI Il sistema di produzione e distribuzione è profondamente cambiato negli ultimi decenni in seguito al forte aumento degli investimenti diretti esteri delle multinazionali per la delocalizzione di attività produttive.

milia

rdi d

i dol

lari

22 000

24 000

20 000

18 000

16 000

14 000

12 000

10 000

8000

6000

4000

2000

0

23 600

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Aumento dello stock* degli investimenti diretti esteri nel periodo 1980-2012 (miliardi di dollari)

* Totale accumulatosi fino all’anno indicato

1996 2012

27%

65%

35%

70%

31%

65%

41%

70%

Aumento della quota delle esportazioni dei paesi dell’Asia orientale e meridionale e di altri paesi in via di sviluppo in percentuale sul totale mondiale nel 1996 e nel 2012 (miliardi di dollari)

Navi e imbarcazioni

Componenti di computer

Componenti di apparecchi di

telecomunicazione

Transistore diodi

La crescita dello stock degli investimenti esteri nell’ultimo trentennio1

L’aumento delle esportazioni dei paesi in via di sviluppo suddiviso per tipologie di prodotto2

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H4

CE 40

Il mercato mobiliare è incentrato sulla

Borsa valori, il luogo dove si comprano

e si vendono i valori mobiliari:

1) le azioni (stocks), quote del capitale

delle società per azioni;

2) le obbligazioni (bonds), titoli di cre-

dito emessi da società private o enti

pubblici per ottenere prestiti a medio e

lungo termine, che vengono rimborsati

a determinate scadenze insieme agli in-

teressi;

3) i titoli di stato, obbligazioni emesse

dal Tesoro per provvedere alla coper-

tura del fabbisogno statale, rimborsabi-

li con gli interessi a breve, medio o lun-

go termine;

4) i derivati, strumenti finanziari il cui

valore è basato su quello di altri beni

(azioni, obbligazioni, valute, materie

prime, etc.), come ad esempio i futures basati sui prezzi delle materie prime.

Vi sono nel mondo circa cento Bor-

se valori che, collegate attraverso reti

telematiche, funzionano come un’uni-

ca Borsa mondiale. La maggiore Borsa

valori del mondo è la NYSE Euronext,

nata dalla fusione tra la New York Stock Exchange (nota come «Wall Street») e

l’Euronext, un gruppo che gestisce di-

verse Borse europee (a Parigi, Amster-

dam, Bruxelles, Lisbona, Londra). Il va-

lore complessivo delle azioni quotate

nelle Borse di Stati Uniti, Unione euro-

pea, Cina, Giappone, Canada e altri die-

ci paesi supera quello del prodotto lor-

do mondiale.

Il mercato valutario è quello in cui si

comprano e si vendono monete in base

al cambio (prezzo al quale viene scam-

biata la moneta di un paese con quel-

la di un altro paese). Per questo è det-

to anche «mercato dei cambi». Poiché i

cambi variano in continuazione, grossi

capitali vengono incessantemente tra-

sferiti da una moneta all’altra. Il merca-

to valutario ha un’estensione geografica

mondiale. Le contrattazioni si svolgo-

no ventiquattr’ore su ventiquattro, te-

nendo ovviamente conto dei fusi ora-

ri: quando chiude il mercato asiatico

apre quello europeo, successivamente

il mercato statunitense e quindi di nuo-

vo quello asiatico. Gran parte delle ne-

goziazioni si svolge non in strutture fisi-

LA GLOBALIZZAZIONE FINANZIARIA Nel mercato finanziario globale circolano enormi capitali che vengono investiti soprattutto in due suoi settori: il mercato mobiliare e il mercato valutario.

20 000 Stati Uniti

16 000 Unione europea

2200 Canada

400 Messico

1400 Brasile

900 Sudafrica

1300 Svizzera

1500 Russia

1200 Corea del Sud

700 Taiwan

1300 Australia

600 Arabia Saudita

1800 India

8000 Cina

(compresa Hong Kong)

4500 Giappone

Valore delle azioni quotate nelle principali Borse: il loro valore supera quello del prodotto lordo mondiale (in miliardi di dollari)1

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CE 45

UNITÀ H ECONOMIA E COMUNICAZIONI

sono gli Stati Uniti, con quasi 250 milio-

ni di autoveicoli. Al secondo è la Cina,

con un numero di autoveicoli salito a

circa la metà di quello degli Stati Uni-

ti e in fortissimo aumento. Proseguen-

do a questo ritmo, la Cina potrebbe di-

venire nel giro di qualche anno il paese

con il maggior numero di autoveicoli. Il

fatto che circoli nel mondo oltre un mi-

liardo di autoveicoli comporta una serie

di conseguenze: un maggiore consumo

energetico, poiché il trasporto su stra-

da assorbe (a parità di carico trasporta-

to) molta più energia di quello su rota-

ia e attraverso le vie navigabili interne;

maggiori danni all’ambiente e alla salu-

te, dovuti agli scarichi degli autoveicoli.

Nelle regioni meno sviluppate, mentre

le metropoli sono soffocate dal traffico,

vaste zone rurali abitate sono prive non

solo di moderni sistemi di trasporto, ma

anche di strade: quasi la metà della po-

polazione dell’Asia meridionale e i due

terzi di quella dell’Africa subsahariana

non dispongono di strade utilizzabili in

ogni stagione.

LABORATORIO DELLE COMPETENZE

Ricerca il numero di autoveicoli ogni 1000 abitanti e illustralo con un istogramma

Nella cartina è indicato il numero di au-toveicoli (automobili, autobus e autovei-coli commerciali) nelle diverse regioni del mondo. Unisci alla cartina un istogramma a colonne orizzontali in cui illustri il nu-mero di autoveicoli ogni 1000 abitanti in quindici paesi delle diverse regioni: Alge-ria, Australia, Bangladesh, Bulgaria, Burki-na Faso, Cile, Cina, Germania, Giappone, India, Italia, Kenya, Kuwait, Russia, Stati Uniti. Metti i paesi in ordine decrescente (dall’alto in basso) in rapporto al numero di autoveicoli ogni 1000 abitanti. I dati li trovi nel sito (in inglese) della Banca mondiale, nella pagina intitolata Motor vehicles (for 1,000 people): http://data.worldbank.org/indicator/IS.VEH.NVEH.P3.

in milioni nel 2010

260Nord America (Messico escluso)

243Europa

Occidentale

246Asia (salvo Russia

asiatica)

98

91

Numero di autoveicoli nelle diverse regioni del mondo

Europa dell’Est e Russia

America Latina e Caraibi(Messico compreso)

32Medio Oriente

27Africa

19Oceania

Ningbo & Zhoushan (Cina)

Guangzhou (Cina)

Qingdao (Cina)

Dalian (Cina)

Tangshan (Cina)

Yingkou (Cina)

Tianjin (Cina)

Shanghai (Cina)

Rotterdam (Paesi Bassi)

Singapore

I 10 maggiori porti

del mondo (milioni di tonnellate

di merci caricate e scaricate nel 2012)

744736

538476

442434

402373365

301

Atlanta (Stati Uniti)

Pechino (Cina)

Londra/Heathrow(Regno Unito)

Tokyo (Giappone)

Chicago (Stati Uniti)

Los Angeles (Stati Uniti)

Parigi/C. De Gaulle(Francia)

I 10 maggiori aeroporti del mondo

(milioni di passeggeriarrivati o partiti nel 2012)

95

8270

6767

64

62

Atlanta (Stati Uniti)

Pechino (Cina)

Londra/Heathrow(Regno Unito)

Tokyo (Giappone)

Chicago (Stati Uniti)

Los Angeles (Stati Uniti)

Parigi/C. De Gaulle(Francia)

Dallas (Stati Uniti)

Soekarno- Hatta(Indonesia)

Dubai (Emirati Arabi Uniti)

I 10 maggiori aeroporti del mondo

(milioni di passeggeriarrivati o partiti nel 2012)

95

8270

6767

64

62

5958

58

Atlanta (Stati Uniti)

Pechino (Cina)

Londra/Heathrow(Regno Unito)

Tokyo (Giappone)

Chicago (Stati Uniti)

Los Angeles (Stati Uniti)

Parigi/C. De Gaulle

I 10 maggiori aeroporti del mondo

(milioni di passeggeriarrivati o partiti nel 2012)

95

8270

6767

64

62

Atlanta (Stati Uniti)

Pechino (Cina)

Londra/Heathrow(Regno Unito)

Tokyo (Giappone)

Chicago (Stati Uniti)

Los Angeles (Stati Uniti)

Parigi/C. De Gaulle(Francia)

Dallas (Stati Uniti)

Soekarno- Hatta(Indonesia)

Dubai (Emirati Arabi Uniti)

I 10 maggiori aeroporti del mondo

(milioni di passeggeriarrivati o partiti nel 2012)

95

8270

6767

64

62

5958

58

I principali porti e aeroporti del mondo2

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CE 47

UNITÀ H ECONOMIA E COMUNICAZIONI

l’80% degli spostamenti di turisti av-

viene all’interno di una stessa regione,

il 20% tra una regione e l’altra. I viag-

gi intercontinentali sono però in for-

te aumento. Tra i paesi con il maggio-

re afflusso di turisti dall’estero è in testa

la Francia: essa registra oltre 80 milioni

di arrivi annui. Al secondo posto gli Sta-

ti Uniti, seguiti da Cina, Spagna e Italia.

Il turismo di massa, mentre da un lato

reca vantaggi economici, dall’altro

comporta un crescente impatto am-

bientale. Particolarmente gravi sono le

conseguenze nei paesi in via di svilup-

po: in diversi (Tunisia, Thailandia, Fi-

lippine e altri), la cementificazione di

larghi tratti di costa per costruirvi ho-

tel ha sconvolto gli equilibri naturali.

Le strutture ricettive (alberghi e villag-

gi turistici) sono controllate dai princi-

pali tour operators dei paesi sviluppati.

Di conseguenza, la maggior parte di ciò

che i turisti spendono qui torna nei pae-

si sviluppati. Coloro che lavorano negli

alberghi, nei villaggi turistici e nelle va-

rie attività collegate al turismo sono in

genere sottopagati. Si aggiunge a que-

sto il fenomeno dello sfruttamento del-

la prostituzione, anche minorile, diffu-

so nelle località turistiche. Il turismo di

massa, gestito da grandi tour operators che creano nei paesi poveri «paradisi»

artificiali a uso e consumo dei turisti dei

paesi ricchi, provoca un vero e proprio

shock sociale e culturale, che non vie-

ne nemmeno compensato da un’equa

distribuzione del reddito generato. Da

qui l’esigenza di un tipo diverso di tu-

rismo: un turismo responsabile, attento

sia a preservare l’ambiente sia al benes-

sere della popolazione locale.

LABORATORIO DELLE COMPETENZE

Hotel a Mombasa in Kenya, Africa1

Completa il paragrafo con un brano sui flussi economici del turismo internazionale

Aggiungi al paragrafo un brano in cui spieghi quali sono i dieci paesi i cui turisti spendono di più per i viaggi all’estero e i dieci paesi che hanno le maggiori entrate per l’arrivo di turisti dall’estero. I dati, in miliardi di dollari, li trovi nelle due tabelle, tratte da Tourism Highlights 2013 Edition della World Tourism Organization, agenzia delle Nazioni Unite. Evidenzia alcuni dei più significativi cambiamenti avvenuti tra il 2011 e il 2012.

I dieci paesi i cui turisti spendono di più per i viaggi all’estero

Cina

Germania

Stati Uniti

Regno Unito

Federazione Russa

Francia

Canada

Giappone

Australia

Italia

72,6

85,9

78,2

51,0

32,9

44,1

33,3

27,2

26,7

28,7

102

83,8

83,5

52,3

42,8

37,2

35,1

27,9

27,6

26,4

2011 2012

I dieci paesi che hanno le maggiori entrate per l’arrivo di turisti dall’estero

Stati Uniti

Spagna

Francia

Cina

Macao (Cina)

Italia

Germania

Regno Unito

Hong Kong (Cina)

Australia

115,6

59,9

54,5

48,5

38,5

43

38,9

35,1

27,7

31,5

126,2

55,9

53,7

50

43,7

41,2

38,1

36,4

32,1

31,5

miliardi di dollari

miliardi di dollari 2011 2012

ppar

t/Sh

utte

rsto

ck

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I1

CE 54

I combustibili fossili continuano ad ave-

re un ruolo dominante: essi forniscono

oltre l’80% della produzione mondiale

di energia primaria, ossia quella ricavata

dalle fonti energetiche utilizzabili diret-

tamente come si trovano in natura, dal-

le quali deriva una vasta gamma di fonti

energetiche secondarie (ad esempio, la

benzina ricavata dal petrolio grezzo). Il

combustibile fossile più usato è il petro-

lio, che fornisce circa il 32% dell’energia

prodotta nel mondo. Trasportabile su

lunghe distanze per mezzo di oleodotti

e petroliere, permette di realizzare una

grande varietà di prodotti. Al secondo

posto è il carbone fossile: usato soprat-

tutto nelle centrali termoelettriche, for-

nisce circa il 29% dell’energia prodotta

nel mondo. Al terzo posto, con circa il

21%, è il gas naturale: trasportabile su

lunghe distanze attraverso gasdotti, e in

forma liquefatta con navi gasiere, vie-

ne usato sia nelle centrali termoelettri-

che e in altre industrie, sia nelle abita-

zioni. Circa il 13% viene fornito da fonti

energetiche rinnovabili: biomasse (re-

sidui della lavorazione del legno, pian-

te appositamente coltivate, rifiuti agri-

coli e urbani), dalla cui combustione si

ricava elettricità, e da altre fonti energe-

tiche ‒ idrica, geotermica, solare, eolica

‒ anch’esse utilizzate per produrre elet-

tricità. Circa il 5% viene fornito da cen-

trali nucleari che producono elettricità.

Le disparità nei consumi energetici pro capite rispecchiano le grandi dispari-

tà socioeconomiche esistenti nel mon-

do: basti pensare che il consumo ener-

getico pro capite negli Stati Uniti è più

di cinquanta volte quello dell’Eritrea. In

generale, più alto è il reddito pro capi-

te di un paese, maggiore è il consumo di

energia commerciale (quella che si ven-

de e si compra), e viceversa. Di conse-

guenza i paesi a reddito alto, pur aven-

do una popolazione equivalente solo a

un sesto di quella mondiale, consuma-

no quasi la metà di tutta l’energia com-

merciale usata nel mondo. Ma, anche

IL QUADRO ENERGETICO MONDIALE La produzione mondiale annua di energia è raddoppiata in quattro decenni, arrivando a circa 14 miliardi di tep (tonnellate equivalenti di petrolio), e nel 2030, secondo le proiezioni, salirà a 18 miliardi di tep.

in m

iliar

di d

i ton

nella

te e

quiv

alen

ti di

pet

rolio

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

1980 1990 2000 2010 20202015 2030

Carbone fossile

Petrolio Gas naturale

Nucleare Energia idrica

Biomasse (legna, residui agricoli, piante per la produzione di etanolo) e rifiuti

Energia geotermica, solare, eolica e altre

Proiezioni

7032

6183

5113

4073

3811

2757

2029

1371

978

721

614

579

381

205

129

Stati Uniti

Finlandia

Russia

Repubblica Ceca

Germania

Italia

Cina

Brasile

Egitto

Nigeria

India

Costa d’Avorio

Etiopia

Bangladesh

Eritrea

*in kg equivalenti di petrolio nel 2012

La produzione mondiale di energia primaria per tipo di fonte nel periodo 1980-20301

Consumo energetico pro capite annuo di alcuni paesi*2

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CE 75

UNITÀ L SOCIETÀ E DIRITTI

sono molto più bassi (a pari qualifica e

produttività) rispetto a quelli dei paesi

sviluppati: lo dimostra questo grafico del

Dipartimento del lavoro degli Stati Uni-

ti. Anche se calcolati in base al potere

d’acquisto, i salari di questi paesi restano

a livelli notevolmente inferiori poiché il

costo della vita, soprattutto nelle grandi

città, non è proporzionalmente più bas-

so. Per di più, in quasi tutti questi pae-

si, la maggior parte degli occupati svolge

un «lavoro informale», ossia in nero. Va

inoltre tenuto presente che nelle statisti-

che non appare il costo umano: il sacri-

ficio di chi lavora nelle fabbriche per l’e-

sportazione, con giornate lavorative che

arrivano a 12 ore o più. Non esiste in ge-

nere alcuna forma di previdenza sociale

e le attività sindacali sono di fatto proi-

bite. Si aggiunge a ciò l’inosservanza del-

le norme di sicurezza: frequenti sono gli

incidenti mortali e vere e proprie stragi,

come quella verificatasi nel 2013 a Dac-

ca (Bangladesh) dove sono morti oltre

1000 operai, travolti dal crollo dell’edi-

ficio in cui fabbricavano capi d’abbiglia-

mento di note marche statunitensi ed

europee per un salario equivalente a cir-

ca 25 euro al mese.

LABORATORIO DELLE COMPETENZE

178

128100

9675

5853

34

3127

23

186

54

*Il confronto viene effettuato assumendo il salario

medio lordo degli Stati Uniti come base 100

Norvegia

Germania

Stati Uniti

Italia

Spagna

Corea del Sud

Argentina

Repubblica Ceca

Brasile

Taiwan

Polonia

Messico

Filippine

Cina

India

Redigi una scheda sul «lavoro informale»

Traduci questo testo in inglese dell’Organizzazione internazionale del lavoro sul «lavoro informale» (al di fuori delle leggi e delle norme contrattuali). Redigi quindi una scheda in cui spieghi l’ampiezza del fenomeno nei paesi in via di sviluppo, corredandola con un istogram-ma che mostra quale percentuale degli occupati non-agricoli si trova in tale condizione in ciascuna regione e in Cina.

Informal employmentInformal employment accounts for a substantial portion of em-

ployment today. It encompasses persons in employment who

are not subject to national labour legislation or entitled to social

protection and employment benefits. Informal employment can

exist in both the informal and the formal sector of the economy.

In most developing countries informal employment is a larger

component of the workforce than formal employment. Esti-

mates show that it comprises more than half of non-agricultural

employment in most developing countries: 82 per cent in South

Asia, 66 per cent in sub-Saharan Africa, 65 per cent in East

and Southeast Asia (excluding China) and 51 per cent in Latin

America. In the Middle East and North Africa, while the average

in 45 per cent, the range is from 31 per cent in Turkey to 57 per

cent in the West Bank and Gaza. In addition, statistics from six

cities in urban China show that 36 per cent of non-agricultural

employment is informal.

L’edificio in cui si fabbricavano capi d’abbigliamento per l’esportazione, crollato a Dacca nel 20134

Salari medi lordi orari delle industrie manifatturiere in diversi paesi nel 2012*3

Anw

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CE 81

UNITÀ L SOCIETÀ E DIRITTI

non hanno quindi la possibilità di pro-durre il necessario per vivere, né hanno denaro sufficiente per acquistare il cibo di cui hanno bisogno. La fame è diffu-sa anche tra gli abitanti delle bidonvil-le nelle grandi città. In paesi dove gran parte della popolazione è sottoalimen-tata, vaste estensioni di terra arabile vengono destinate non a colture per l’a-limentazione interna, ma a colture per l’esportazione: cacao, caffè, tè, canna da zucchero, banane, ananas, semi oleo-si, cotone, tabacco, fiori e altre. L’Africa subsahariana, dove oltre un quarto della popolazione è affetto da sottoalimenta-zione cronica, esporta prodotti agricoli per un valore superiore a quello dei pro-dotti agricoli (soprattutto alimentari) importati. Questa scelta di politica agri-cola, che favorisce le élite locali a scapito della maggioranza, è incoraggiata dalle multinazionali, che producono colture da esportazione in molti paesi asiatici, africani e latino-americani.

Per ridurre ed eliminare la fame, occor-rono nelle regioni meno sviluppate ri-forme agrarie che assicurino una più equa distribuzione della proprietà del-la terra. Per tale obiettivo si battono i movimenti dei contadini senza terra, in Brasile e in diversi altri paesi. Occorre allo stesso tempo che i piccoli contadini abbiano accesso ai crediti e ad altre age-volazioni statali, così che possano pro-durre per il proprio fabbisogno alimen-

tare e per accrescere il proprio reddito. Allo stesso tempo, i paesi sviluppati do-vrebbero cambiare le loro politiche nei confronti dei paesi con deficit alimenta-re. Grazie alle loro moderne agricolture, Stati Uniti, Unione europea, Canada e Australia dispongono di eccedenze agri-cole, soprattutto cereali, che forniscono ai paesi con deficit alimentare. Questi, però, ne ottengono solo una piccola par-te sotto forma di aiuto gratuito o a prezzi agevolati. Il resto lo acquistano sui mer-cati internazionali, controllati in gran parte dalle multinazionali dei paesi svi-luppati grazie anche al fatto che esse go-

dono di forti sussidi statali. Gli stessi aiu-ti alimentari, salvo nei casi di emergenza, comportano una serie di conseguenze negative, in quanto sono spesso vinco-lati a condizioni favorevoli agli interessi dei paesi sviluppati e delle loro multina-zionali, scoraggiano la produzione loca-le e favoriscono le speculazioni. Per con-tribuire veramente ad eliminare la fame nel mondo, i paesi sviluppati dovrebbe-ro aiutare i contadini delle regioni meno sviluppate ad accrescere la produzione per il consumo alimentare interno che è l’unico mezzo in grado di garantire uno sviluppo duraturo.

LABORATORIO DELLE COMPETENZE

Documentati sull’uso dell’ingegneria genetica in agricoltura

L’ingegneria genetica permette di modificare piante e animali, inserendo nel patrimonio genetico dell’organismo ospite pezzi di Dna di organismi diversi: si ottengono così gli OGM (Organismi ge-neticamente modificati). Le multinazionali che creano e brevettano gli OGM sostengono che, estendendone l’uso, si può accrescere la produzione alimentare a tal punto da eliminare la fame nel mondo. L’obiettivo del complesso genetico-industriale – sostengono invece molti scienziati e ambientalisti – non è quello dichiarato di miglio-

rare le condizioni di vita, eliminando la fame nel mondo, ma quello di modificare la vita così da poterla brevettare, trasformandola in proprietà privata e fonte di profitti. Documentati sul tema: argomenti a favore degli OGM li puoi tro-vare nel sito http://www.isaaa.org/; argomenti contro gli OGM li puoi trovare nel sito http://www.greenpeace.org/italy/it/campa-gne/ogm/. Il tema si presta a un dibattito in classe, organizzato dall’insegnante.

Mondo

Africa

1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010

120

110

100

90

80

70

60

50

Aumento della produzione alimentare nel mondo e in Africa nel 1990-2010 (Indice 2005=100)2

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CE 174

1. Leggi l’immagine satellitare dell’Australia

Individua i seguenti elementi fisici e politici, scrivendone i nomi a fianco delle doman-de. Verificane quindi l’esattezza usando la carta geografica dell’Australia.

1 Che oceano è questo? _________________________________

2 Che oceano è questo? _________________________________

3 Come si chiama questa isola? _________________________________

4 Quale barriera si estende lungo questo tratto della costa orientale?

_________________________________

5 Come si chiama questa catena mon-tuosa

_________________________________

6 Quali città si trovano in questa zona co-stiera sud-orientale?

_________________________________

LABORATORIO DELLE COMPETENZE

2. Programma un viaggio in Australia

Il sito Web ufficiale del turismo in Australia http://www.australia.com/it/ ti fornisce tutte le informazioni (in italiano). Tra l’altro, il Working Holiday Visa dà l’opportunità di vivere un’esperienza lavo-rativa in Australia finanziando le proprie vacanze. Il sito ti permette

di pianificare interattivamente il viaggio, scegliendo tra diversi iti-nerari e luoghi da visitare. Una volta fatta la scelta, redigi per scritto il programma dettagliato di un viaggio che forse un giorno potrai realmente fare.

14

2

5

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FOCUS

LA MONETA UNICAIn diciannove dei ventotto stati dell’Unione europea circola una moneta unica, l’euro, che ha sostituito le monete nazionali prima esistenti.

L’euro nasce quando, nel 1999, viene costituita l’Unione economica e mone-taria (UEM). Il 1° gennaio 2002, nei do-dici stati della UEM, entrano in circo-lazione le banconote e monete in euro e, nel giro di due mesi, vengono ritirate le banconote e monete nazionali. In Ita-lia esce così di circolazione la lira, sosti-tuita dall’euro il cui valore viene fissato in 1936,27 lire. Con la nascita dell’euro, la politica monetaria diviene materia di competenza della Banca centrale euro-pea (BCE).

L’area dell’euro si estende quindi a di-ciannove stati, con una popolazione com-plessiva di circa 330 milioni di abitanti.

L’euro viene sempre più usato da al-tri paesi per molteplici scopi: come moneta di scambio (è la seconda mo-neta più scambiata, dopo il dollaro, sui mercati valutari); come moneta di ri-serva e per l’emissione di titoli del de-bito pubblico. Le banche emettono in tutto il mondo prestiti denominati in euro.

Su scala mondiale, l’euro è in con-correnza con il dollaro statunitense quale moneta per i pagamenti interna-zionali (ad esempio, per comprare pe-

trolio e altre materie prime). Vi sono quindi gruppi economici che guada-gnano con l’euro. Altri potenti gruppi,

invece, hanno interesse a indebolire e infine far scomparire l’euro dalla scena economica mondiale.

IRLANDA

SVEZIA

FINLANDIA

REGNO UNITO

FRANCIA

SPAGNA

BELGIO

LUSSEMBURGO

PAESI BASSI

GERMANIA

UNGHERIA

POLONIA

LITUANIA

LETTONIA

ESTONIAESTONIA

REP. CECA

SLOVACCHIASLOVACCHIA

SLOVENIA

CROAZIA

PORT

OGA

LLO

GRECIA

MALTA CIPRO

AUSTRIA

ITALIA

ROMANIA

BULGARIA

DANIMARCA

Stati dell’area dell’euro

Altri stati della UE

LABORATORIO DELLE COMPETENZE

Costruisci la carta delle monete nazionali degli stati della UE

Le monete nazionali – per esempio la lira italiana – uscite di circo-lazione con la nascita dell’euro, hanno fatto parte per secoli della storia europea. Attraverso una ricerca su Internet e altre fonti, trova quali monete avevano in precedenza gli stati della UE che hanno adottato l’eu-

ro come moneta unica. Trova quindi quali monete hanno gli stati della UE che non hanno finora adottato l’euro. Su una carta muta dell’Unione europea scrivi il nome della moneta di ciascuno stato. Per quelli che hanno adottato la moneta unica, scrivi accanto alla parola «euro» il nome della moneta precedente.

Gli stati dell’area dell’euro

IE 48

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UNITÀ D ENERGIA E COMUNICAZIONI

ti a oltre 160 abbonamenti alla telefonia mobile ogni cento abitanti.

Tale crescita è dovuta alla possibi-lità, che offre il cellulare, di collegarsi con altre persone praticamente da qual-siasi luogo e a qualsiasi distanza. Gli smartphones possono svolgere diver-se altre funzioni oltre quella della tele-fonia: collegamento a Internet, scrittura e trasmissione di messaggi, fotografia, collegamento video, navigazione satel-litare e altre ancora. Il telefono cellula-re è entrato a far parte della vita quoti-diana, determinando un vero e proprio fenomeno sociale. Esso ha profonda-mente modificato il modo in cui le per-sone si contattano e lavorano. Ha fatto nascere nuove abitudini, come quella di conversare mentre si cammina o si viaggia da soli. Ma, oltre a svolgere fun-zioni molto utili, ha anche creato dei fe-

nomeni negativi: ad esempio, forme di vera e propria dipendenza dal cellula-

re o un suo uso irresponsabile, danno-so per se stessi e per gli altri.

Rielabora dati in inglese sull’uso di Internet

Analizza (dopo averlo tradotto) questo grafico pubblicato da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea. Poi spiega in un breve testo (in italiano) per quali attività viene usata Internet nell’Unione europea. Elencale in ordine decrescente rispetto alla percentuale di utenti che usano Internet per ciascuna attività. Confronta questi dati con la tua esperienza personale.

386,6

436,7

478,4

553,5

588,7611,0 616,5

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Numero di abbonamenti in milioni

Abbonamenti in percentuale sul numero di abitanti 84,6%

95,0%

103,2%

111,8%

118,3%121,9% 122,7%

127,0%

sending/receiving emails

finding information about goods

or services

reading online news, newspapers

Internet banking

posting messages

to social media

use of services

related to travel

playing or

downloading games,

images, films or music

listening to webradios or watching

web television

telephoning or video calls over Internet

creating websites or blogs

Percentuale di utenti che usano

Internet per ciascuna

attività

9%

34%44% 48% 50% 52% 54% 61%

83% 90%

Crescita degli abbonamenti alla telefonia mobile nell’Unione europea3

LABORATORIO DELLE COMPETENZE

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fiorenti empori commerciali arabo-

swahili che facevano parte della grande

rete commerciale dell’Oceano Indiano.

Traversato l’Oceano Indiano, la flotta

portoghese raggiunse nel maggio 1498

la costa occidentale dell’India nei pressi

del porto di Calicut, principale mercato

delle spezie, perle e pietre preziose. Re-

sisi conto che questo e altri empori in-

diani erano strettamente collegati alla

rete mercantile araba, e quindi non con-

trollabili, i portoghesi ritornarono nel

1500 nell’Oceano Indiano con una flot-

ta da guerra, bombardando Calicut e

costringendo un’altra città costiera, Co-

chin, ad accettare le loro condizioni 7 .

Il fattore decisivo, che permise al Por-

togallo di estendere agli inizi del XVI

secolo il suo dominio militare ed eco-

nomico dall’Africa alle Indie, fu il so-

stegno dei potenti gruppi mercantili e

bancari europei, che finanziarono le sue

spedizioni ricavandone grandi profitti.

Furono ricchi mercanti-banchieri – so-

prattutto tedeschi e fiamminghi, ma an-

che fiorentini e genovesi – a finanziare

la costruzione, l’armamento e l’approv-

vigionamento delle navi portoghesi. In

cambio, essi assumevano la proprietà

delle spezie importate dalle Indie, men-

tre la monarchia portoghese riceveva un

terzo del loro valore. Sconfitta nel 1509

una flotta inviata nell’Oceano India-

no dal sultano mamelucco di Egitto in

aiuto al sovrano di Calicut, i portoghe-

si, nei cinque anni successivi, si insedia-

rono con la forza a Goa e in altre città

sulla costa occidentale dell’India: Diu,

Bassein e Mangalore; si impadroniro-

no della Malacca (nell’odierna Malaysia

occidentale) e fondarono una propria

base a Colombo (Sri Lanka); occuparo-

no quindi l’Arcipelago di Banda (nell’o-

dierna Indonesia), per assumere il con-

trollo del commercio delle spezie delle

Molucche e delle sete cinesi. Contem-

poraneamente, per rafforzare la pro-

pria presenza nell’Oceano Indiano, si

impadronirono di Hormuz, all’imboc-

catura del Golfo persico, e costruirono

una serie di forti sulle coste dell’Africa

orientale, a Sofala, Mozambico, Kilwa e

Mombasa.

Il Portogallo cercò di monopolizza-

re il traffico delle spezie, che dalle In-

die raggiungeva l’Europa attraverso l’E-

gitto e Venezia, deviandolo sulla rotta

che portava in Europa circumnavigan-

do l’Africa. Il tentativo però fallì, dato

che la presenza militare portoghese si

era sovraestesa in rapporto alla limita-

ta disponibilità di uomini in armi. I por-

toghesi riuscirono quindi a controlla-

re solo una parte minore del traffico di

spezie. Sulle altre merci, di cui in genere

si disinteressarono, imposero una tassa

del 5%, che i mercanti asiatici pagava-

no loro in cambio di una sorta di lascia-

passare. Realizzarono inoltre notevoli

guadagni, fornendo ai vari stati dell’In-

dia cavalli da guerra, cannoni ed esper-

ti militari. Nel XVII secolo il Portogallo,

che aveva fatto (non volendo) da batti-

strada, perse gran parte delle zone che

controllava. Potenze europee più for-

ti – principalmente Olanda, Inghilter-

ra e Francia – seguirono la via ad est per

le Indie, l’una in conflitto con l’altra per

il controllo delle coste e, quindi, delle

porte di accesso alle risorse dell’Africa e

dell’Asia meridionale e orientale.

5. Le compagnie delle Indie orientaliPrincipale strumento dell’espansione

europea nell’Asia meridionale e orien-

tale furono alcune grandi compagnie

Zanzibar

Malacca

Capo di Buona Speranza

O C E A N O

A T L A N T I C O

O C E A N O

PA C I F I C O

O C E A N O I N D I A N O

Aden

Muscat

Ormuz Siraf

Baghdad

Lisbona

BRASILE

Mogadiscio

Kilwa

Malindi Mombasa

Mutapa

Manikweni

Grande Zimbabwe

CINA

GoaDiu

Calicut

SetePorcellane

INDIAPepeCotoniSeteStoffe colorate

INDIE ORIENTALI

Baia del Bengala

Spezie

CEYLONCannellaPietre preziose

PERSIATappeti

AFRICA ORIENTALE

MADAGASCAR

MAR CINESE

Isole Banda

Isole Molucche

GIAPPONE

OroAvorioSchiavi

Mozambico

Sofala

Rotte commerciali primadell’arrivo dei Portoghesi

Rotta seguitada Pedro Alvares Cabral

Rotta seguitada Vasco da Gama

Le principali rotte commerciali e i luoghi di origine delle merci in Africa e Asia nel periodo della penetrazione portoghese7

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GEOSTORIA DELLA GLOBALIZZAZIONE

gior parte degli oggetti artistici in oro, fondendoli per ricavarne lingotti. Dal 1530, gli spagnoli iniziarono lo sfrutta-mento minerario del Messico e dell’A-merica centrale, scoprendo che que-sto territorio, da loro ridenominato Nuova Spagna, era più ricco di argen-to che di oro. Quantità maggiori le tro-varono nelle miniere andine già sfrutta-te dagli incas, nel territorio, esteso dal Perù all’Argentina, che essi chiamaro-no Nuova Castiglia. Le miniere di Nue-va Granada divennero le maggiori pro-duttrici di oro, mentre quelle di Potosi

fornirono la metà dell’argento di tut-te le miniere spagnole nelle Americhe. La produttività delle miniere di argen-to venne fortemente accresciuta intro-ducendovi l’amalgamazione, una tecni-ca di estrazione tramite il mercurio.

Secondo la legge spagnola, era il re proprietario del sottosuolo. Alcuni sud-diti potevano chiedere una licenza per il suo sfruttamento minerario, a condi-zione che versassero alla tesoreria reale un quinto del metallo estratto. Per ob-bligarli, fu imposto il monopolio sul mercurio, proveniente dal Perù e dalla

Spagna, che era distribuito, a prezzi fis-sati dalla tesoreria reale, solo alle minie-re di argento che versavano il quinto. Questo e altri metodi non riuscirono però a impedire che le miniere produ-cessero più di quanto dichiarato e che grosse quantità di argento e oro uscisse-ro di contrabbando dai possedimenti spagnoli nelle Americhe. In base alla legge, solo cittadini spagnoli erano au-torizzati dalla Corona a trasportare con navi spagnole i metalli preziosi, così da garantire che il quinto venisse versato alla tesoreria. Nonostante ciò, una

Jamestown

Baltimora

CharlestonNew Orleans

Maracaibo

POSSEDIMENTISPAGNOLI

BRASILE(portoghese)

Georgetown

Cearà

Recife

Bahia

SUSU

BENIN BOBANGI

TEKE

LOANGO

CONGO

ANGOLA

NDONGO

Havana

Puerto Rico

Arguin

OCEANO ATLANTICO

OCEANO PACIFICO

St. LouisGorea

Sherbro

Cartagena

Santo Domingo

Little Sestos AximElmina

Cape CoastOuidah

Porto NovoLagos

Focados

BonnyCalabar

LoangoMalembo

Cabinda

Luanda

Benguela

AFRICA

EUROPACANADA

MESSICO

S T A T I U N I T I

SA

HA R A

WALO

CAYORBAOL

FULAMANDING

FANTE ANNAMABU

Area di provenienza degli schiavi

Area di destinazione degli schiavi

Rotte delle navi negriere (spessore in proporzioneal numero degli schiavi)

Tribù fornitrici di schiaviFULAMaggiori porti d’imbarcodegli schiavi

Percorsi attraverso cui gli schiavierano condotti ai porti d’imbarco

La tratta transatlantica degli schiavi africani tra il 1500 e il 187013

LABORATORIO DELLE COMPETENZE

Illustra graficamente e spiega i dati della tabella

La tabella mostra quanto oro e quanto argento furono spediti (se-condo le registrazioni ufficiali) dalle Americhe in Europa nei tre se-coli dal 1500 al 1800. Illustra i dati raccolti a lato, scegliendo il grafico o i grafici che ritieni più adatti. Correda la parte grafica con un testo in cui spieghi il contesto sto-rico nel quale tali quantità di metalli preziosi (cui se ne aggiunsero altrettante di contrabbando) vennero trasferite dalle Americhe in Europa.

Spedizioni di oro e argento dalle Americhe in Europa dal XVI al XVIII secolo (in tonnellate)

PERIODO ORO ARGENTO

XVI secolo 150 7500

XVII secolo 158 26 168

XVIII secolo 1400 39 157

Totale XVI - XVIII secolo 1708 72 825

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