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Prof. Andrea Prevete
UNINA2 – INGEGNERIA MECCANICA/AEROSPAZIALE
ELEMENTI DI PROGRAMMAZIONE – a.a. 2014/15
FORTRAN
Documentazione di riferimento:
1. CHAPMAN S.J. , Fortran 90/95 , McGraw-Hill
2. RAUCCI B., Il Linguaggio Fortran 90/95, web
3. ADAMS J. C., BRAINERD W. S., MARTIN J. T., SMITH B. T., WAGENER J. L., Fortran 90 Handbook, McGraw-Hill (web)
4. WAGENER J. L., Concise Fortran 90/95 Reference, Absoft corporation (web)
5. CHIVERS I. D. and SLEIGHTHOLME J., Introduction to Programming with Fortran, Springer (web)
Ambienti di sviluppo:
http://force.lepsch.com/p/download.html
- Force 2.0.9 plus GNU Fortran (GFortran)
- Force 2.0.9 plus G95 Fortran (G95)
Prof. Andrea Prevete
STRUTTURA DEI PROGRAMMI
Un progetto Fortran consiste – in generale - di un insieme di unità di programma compilate separatamente. Una delle suddette unità – nei progetti più semplici l’unica! – deve essere il cosiddetto programma principale, cioè una sequenza di istruzioni e linee di commento opzionali aperta e chiusa dalle keyword PROGRAM ed END PROGRAM.
PROGRAM nome-programma
IMPLICIT NONE
[sezione dichiarativa]
[sezione esecutiva]
[eventuali sottoprogrammi interni]
END PROGRAM nome-programma
Prof. Andrea Prevete
COMMENTI
I commenti, opzionali, sono preceduti dal segno ‘!’. Tutto il testo che segue il suddetto segno, fino alla fine della linea, non ha rilevanza ai fini dell’esecuzione del programma.
! Programma esempio
!
PROGRAM Comment
..........
READ(*,*) x ! Leggi il valore di x
..........
x = x + 1 ! incrementa x di un’unità
..........
END PROGRAM Comment
Prof. Andrea Prevete
ISTRUZIONI LUNGHE
Alcune regole di base:
1) Un’istruzione per linea!
2) Se un’istruzione è troppo lunga è consentito andare daccapo, utilizzando il carattere ‘&’.
PROGRAM &
Daccapo
! PROGRAM Daccapo
Perimetro = BaseMaggiore + BaseMinore + &
Lato1 + Lato2
! Perimetro = BaseMaggiore + BaseMinore + Lato1 + Lato2
Prof. Andrea Prevete
ALFABETO
I caratteri riconosciuti da Fortran includono le lettere dell’alfabeto, minuscole e maiuscole, le cifre numeriche ed un set di caratteri speciali:
space
' "
( ) * + - / : =
_ ! & $ ; < >
% ? , .
ATTENZIONE: Fortran è CASE INSENSITIVE, cioè non fa differenza fra maiuscole e minuscole – in un senso che preciseremo meglio in seguito.
Prof. Andrea Prevete
LITERALS
Le costanti letterali o manifeste (o
semplicemente literal) rappresentano valori
fissi, numerici o alfabetici, utilizzati dal
progettista nell’ambito di un’istruzione.
In Fortran è possibile rappresentare
esplicitamente numeri interi, numeri reali,
numeri complessi, oppure valori logici,
oppure ancora stringhe di caratteri.
Prof. Andrea Prevete
INTERI
Nelle istruzioni che seguono a destra del
simbolo di assegnazione (=) è presente un
literal che rappresenta un intero:
X=12345
X=-345
X=+789
X=+0
Prof. Andrea Prevete
REALI
Nelle istruzioni che seguono a destra del simbolo di assegnazione (=) è presente un literal che rappresenta un reale:
X=2.45
X=.13
X=13.
X=-0.12
X=-.12
Prof. Andrea Prevete
ANCORA REALI
Un literal per un reale può essere rappresentato in forma esponenziale utilizzando i caratteri ‘E’ oppure ‘e’, come negli esempi che seguono:
X=12.E3 !12×103
X=-12.e3 !-12×103
X=3.45E-8 !3.45×10-8
X=-3.45e-8 !-3.45×10-8
Prof. Andrea Prevete
ANCORA REALI
Negli esempi precedenti i simboli ‘e’ ed ‘E’ potevano essere sostituiti da ‘d’ e ‘D’, col significato di forzare un’interpretazione in doppia precisione del reale.
E’, infatti, importante ricordare che una costante di tipo REAL viene registrata in memoria in due parti: la mantissa e l’esponente.
Il numero di bit allocati per la mantissa determina la precisione della costante (ossia il numero di cifre significative), mentre il numero di bit allocati per l’esponente determina il range della costante (ossia l’intervallo dei valori che possono essere rappresentati).
Prof. Andrea Prevete
COMPLESSI
Un literal per rappresentare un numero
complesso è una coppia di parentesi che
racchiudono due literal per reali separati
da una virgola:
X=(1., 0.) ! 1+0i
X=(1.5, 2.) !1.5+2i
Prof. Andrea Prevete
STRINGHE
Una stringa di caratteri è una sequenza di caratteri qualsiasi delimitata indifferentemente da singoli o doppi apici:
X=“abc”
X=‘John Dow’
X=“#$%^”
X=‘()()’
La lunghezza di una stringa corrisponde al numero di caratteri in essa contenuta, compresi gli eventuali caratteri-spazio.
Prof. Andrea Prevete
ANCORA SULLE STRINGHE
Una stringa di lunghezza 0 è una empty string:
X=“”
Se una stringa contiene apici singoli (doppi)
occorre usare apici doppi (singoli) come
delimitatori:
X=“L’avevo detto!”
X=‘Gli dissi: “va via!”’
Due apici consecutivi sono trattati come uno:
‘L’’ hai visto?’ ! L’hai visto?
Prof. Andrea Prevete
VERO E FALSO
Due literal speciali,
.FALSE. e .TRUE.
Sono utilizzati per rappresentare i valori
logici VERO e FALSO.
Attenzione ai punti delimitatori, sono
richiesti!
Prof. Andrea Prevete
IDENTIFICATORI
• Un IDENTIFICATORE di Fortran 90 non può avere più di 31 caratteri
• Il primo carattere deve essere una lettera, seguita da altre lettere, cifre, il simbolo ‘_’.
• Come già detto Fortran 90 è case insensitive, quindi Nome, NOME, nome .. sono lo stesso identificatore.
• A differenza di altri linguaggi (C, Java, etc) Fortran 90 non ha parole riservate. Comunque è buona consuetudine non utilizzare keyword del linguaggio (PROGRAM, IF, WHILE, etc) come identificatori, anche per non penalizzare la leggibilità del codice.
Prof. Andrea Prevete
DICHIARAZIONI
Una dichiarazione di Fortran 90 è un’ espressione del tipo:
specificatore-di tipo :: lista di oggetti
dove lo specificatore-di tipo è una delle seguenti keyword:
INTEGER, REAL, LOGICAL, COMPLEX and CHARACTER
mentre la lista di oggetti è una sequenza di identificatori (per variabili, parametri, funzioni) - separati da virgole.
Esempio:
INTEGER :: x, y, z
COMPLEX :: w
Prof. Andrea Prevete
DICHIARARE STRINGHE
Una menzione a parte meritano le dichiarazioni di variabili di tipo carattere.
CHARACTER :: c
dichiara una variabile che può contenere giusto un carattere.
Se voglio dichiarare variabili di tipo stringa di caratteri devo utilizzare lo specificatore LEN, per esempio:
CHARACTER(LEN=10) :: s
dichiara una variabile stringa di lunghezza 10.
Prof. Andrea Prevete
PARAMETER
Una identificatore con attributo PARAMETER fa
riferimento ad un valore fisso, definito subito nella
dichiarazione e non più modificabile durante il ciclo
di vita di un programma.
REAL, PARAMETER :: pigreco = 3.14
Nell’esempio pigreco identifica appunto un
parametro di tipo intero, fissato già nella
dichiarazione al valore 3.14 e non più modificabile.
Prof. Andrea Prevete
COSTANTI STRINGHE
Per le stringhe di caratteri l’uso dell’attributo
PARAMETER è spesso combinato con la
specificazione LEN=* che lascia al compilatore
contare i caratteri della stringa fissa.
Esempi:
CHARACTER(LEN=3), PARAMETER :: x = “non”
CHARACTER(LEN=2), PARAMETER :: y = “si”
CHARACTER(LEN=*), PARAMETER :: &
z = “cosa vuoi che faccia?”
Prof. Andrea Prevete
VARIABILI
Le variabili sono la classe di dati più importante di un programma. Hanno un tipo, un nome (identificatore) ed un valore.
Il valore è tipicamente impostato nella fase iniziale di un programma già come parte della dichiarazione o con un’assegnazione esplicita, oppure immesso dall’utente a tempo di esecuzione - per esempio da tastiera.
REAL :: x=1.21
! È dichiarata la variabile intera x ed inizializzata al ! valore 1.21
REAL :: x
….
x=1.21 ! assegnazione esplicita
Prof. Andrea Prevete
READ
INTEGER :: i, j
READ(*,*) i, j
Le linee di programma sopra riportate dichiarano le variabili intere i e j e, quindi, consentono all’utente di inizializzarle dal dispositivo standard d’input, la tastiera.
Complementare alla precedente è l’istruzione
WRITE(*,*) i, j
Il cui effetto sarebbe la riproduzione sul dispositivo standard d’output – il monitor – dei valori delle variabili i e j.
Prof. Andrea Prevete
READ e WRITE
Consideriamo il semplicissimo programma:
PROGRAM esempio
INTEGER :: i, j, k, l
READ (*,*) i, j
READ (*,*) k, l
WRITE (*,*) i, j, k, l
END PROGRAM esempio
Prof. Andrea Prevete
READ e WRITE (bis)
Supponiamo di eseguirlo e di rispondere alla richiesta di input con le linee:
1
2, 3, 4
5, 6, 7, 8
Avremmo poi il seguente output:
1 2 5 6
Perché?
Prof. Andrea Prevete
ASSEGNARE UN VALORELa più semplice fra le istruzioni esecutive del Fortran è l’istruzione di assegnazione, la cui sintassi è la seguente:
variabile = espressione
con il significato che il risultato di espressione viene immagazzinato nella locazione di memoria assegnata alla variabile.
L’esecuzione dell’istruzione produce, nell’ordine:
• il calcolo di espressione, il cui risultato viene valutato secondo le regole proprie del tipo dell’espressione;
• la conversione di tipo, quando prevista e se il tipo di espressione non coincide con quello di variabile;
• l’immagazzinamento del risultato nella locazione di memoria relativa a variabile .
Prof. Andrea Prevete
ASSEGNAZIONI ED ESPRESSIONI
Una espressione Fortran è una qualunque combinazione di operandi ottenuta tramite operatori e parentesi tonde; l’esecuzione delle operazioni indicate dagli operatori dà luogo ad un risultato detto valore dell’ espressione. Si osservi che anche un singolo operando costituisce un’ espressione.
Dunque l’istruzione di assegnazione calcola il valore dell’espressione a destra del segno di uguale e assegna tale valore alla variabile specificata a sinistra del segno di uguale. Si noti che il simbolo ”=” non indica uguaglianza secondo il significato comune del termine. Piuttosto un’istruzione di assegnazione va interpretata come: ”registra il valore di espressione nella locazione di memoria di variabile ”. E’ solo in tal modo che assumono un senso istruzioni di ”aggiornamento” del tipo seguente:
INTEGER :: count=0
count = count+1
Prof. Andrea Prevete
ESPRESSIONI MATEMATICHE
Tutti i calcoli effettuati da un programma Fortran vengono specificati attraverso istruzioni di assegnazione il cui formato generale è il seguente:
variabile = espressione_matematica
L’esecuzione di una istruzione di questo tipo avviene calcolando prima il valore di espressione aritmetica e poi memorizzando poi tale valore nella cella identificata dal nome variabile .
Si noti, tuttavia, che se il tipo dell’espressione non coincide con quello della variabile a primo membro, allora il valore dell’espressione viene convertito al modo seguente:
•Se il tipo di variabile è INTEGER mentre il tipo di espressione è REAL allora la parte decimale, incluso il punto, viene rimosso dando luogo ad un risultato intero.
•Se il tipo di variabile è REAL mentre il tipo di espressione è INTEGER allora al valore (intero) del risultato viene aggiunto il punto decimale dando così luogo ad un valore reale.
Prof. Andrea Prevete
ESPRESSIONI MATEMATICHE(bis)
INTEGER :: totale, prezzo, numero
numero = 5
prezzo = 100.65
totale = numero*prezzo
WRITE(*,*) numero,prezzo,totale
Le precedenti istruzioni dichiarano, dapprima, tre variabili di tipo INTEGER. Quindi, ha luogo la prima istruzione di assegnazione che salva il valore intero 5 nella variabile numero. La seconda istruzione salva il valore approssimato 100.65 nella variabile prezzo. Tuttavia, dal momento che prezzo è una variabile intera, il valore reale 100.65 viene dapprima troncato all’intero 100 e poi immagazzinato nella variabile. Infine, la terza assegnazione calcola il valore dell’espressione 5*100 e ne salva il risultato (500) nella variabile totale. Pertanto l’istruzione di scrittura fornirà il seguente risultato:
5 100 500
Prof. Andrea Prevete
ESPRESSIONI MISTE
Tutte le operazioni aritmetiche viste finora erano applicate ad operandi dello stesso tipo ed il tipo del risultato coincideva con quello degli operandi. E’ tuttavia possibile utilizzare in una stessa espressione operandi di tipo diverso dando luogo a quelle che vengono dette operazioni miste. Le espressioni che contengono una o più operazioni miste si chiamano espressioni miste.
Per quanto concerne il tipo del risultato, vale la regola generale secondo cui se il tipo di due operandi non è lo stesso, quello più ”debole” viene automaticamente modificato in quello più ”forte” mediante una operazione, detta di conversione, che permette il passaggio da una rappresentazione interna ad un’altra. Questo processo di conversione è subordinato alla seguente gerarchia fra i tipi degli operandi:
COMPLEX più forte
REAL #
INTEGER più debole
Un’operazione che coinvolga sia operandi interi che reali è un esempio di operazione mista. Quando un compilatore incontra una operazione del genere, converte il valore dell’operando intero in valore reale sicché l’operazione viene svolta con operandi reali. A titolo di esempio si possono considerare le seguenti espressioni:
3/2 espressione intera risultato: 1 (intero)
3./2. espressione reale risultato: 1.5 (reale)
3./2 espressione mista risultato: 1.5 (reale)
Prof. Andrea Prevete
ESPRESSIONI MISTE
Tuttavia, la conversione automatica viene effettuata soltanto se l’operando intero e quello reale compaiono nella stessa operazione. Di conseguenza, una parte dell’espressione potrebbe essere valutata come una espressione intera e una parte come espressione reale. Ad esempio, la seguente espressione:
1/2 + 1./4.
fornisce il valore 0.25 (che coincide con il valore del secondo argomento della somma) in quanto la prima operazione, avvenendo fra operandi interi, restituisce un valore intero, nella fattispecie il valore 0. Se, invece, la prima operazione fosse stata di natura mista, come ad esempio:
1./2 + 1./4.
avrebbe avuto luogo una conversione automatica tale che il valore (reale) della prima operazione sarebbe stato 0.5 e, dunque, il valore dell’intera espressione sarebbe stato 0.75, ben diverso da quello fornito dall’espressione precedente.
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
ICHAR(C)
Restituisce la posizione occupata dalla variabile C, di tipo CHARACTER, nel sistema di codifica utilizzato dall’elaboratore, associato al parametro di kind dell’argomento. Il risultato, che è di
tipo INTEGER, è un valore compreso tra 0 ed n-1, essendo n il numero di caratteri del sistema di codifica adottata dal processore.
CHAR(I[,KIND])
Restituisce il carattere che occupa la posizione I nella sequenza di collating del processore, associato al parametro di kind KIND opzionalmente specificato. Gli argomenti I e KIND devono entrambi di tipo intero. In particolare il valore di I deve essere compreso tra 0 ed n-1, essendo n il numero di caratteri del sistema di codifica adottato dal processore. La funzione CHAR è l’inversa di ICHAR.
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
IACHAR(C)
Restituisce la posizione occupata dalla variabile C, di tipo CHARACTER, nel sistema di codifica ASCII. Il risultato, che è di tipo INTEGER, è un valore compreso tra 0 ed n-1, essendo n il numero di caratteri del sistema di codifica adottata dal processore. Ad esempio, se i è una variabile di tipo INTEGER, l’istruzione:
i = IACHAR(’W’) ! restituisce il valore 87.
ACHAR(I)
Restituisce il carattere corrispondente alla posizione I nella tabella ASCII. Se I è compreso tra 0 e 127, il risultato fornito è effettivamente l’I_mo carattere della tabella; se, invece, I è maggiore di 127, il risultato sarà dipendente dal processore.
Ad esempio, se a è una variabile di tipo CHARACTER, l’istruzione:
a = ACHAR(87) ! restituisce il valore ’W’.
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
ADJUSTL(STRING)
Restituisce la stringa STRING giustificata a sinistra. In altre parole rimuove i bianchi di testa e li sposta in coda.
Esempio:
CHARACTER(LEN=16) :: str
str = ADJUSTL(’ Fortran 90 ’) ! restituisce: ’Fortran 90 ’
ADJUSTR(STRING)
Restituisce la stringa STRING giustificata a destra. In altre parole rimuove i bianchi di coda e li sposta in testa.
Esempio:
CHARACTER(LEN=16) :: str
str = ADJUSTR(’ Fortran 90 ’) ! restituisce: ’ Fortran 90’
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
INDEX(STRING,SET[,BACK])
Se la variabile logica BACK è assente o vale .FALSE. restituisce la posizione di partenza di SET nella stringa STRING. Se la variabile logica BACK vale .TRUE. allora la funzione restituisce la posizione di partenza dell’ultima occorrenza. Il valore ritornato è zero nel caso in cui SET non sia presente in STRING.
Esempio:
INTEGER :: i
...
i = INDEX(’particolari’,’ar’,BACK=.TRUE.) ! ris: i = 9
i = INDEX(’particolari’,’ar’) ! ris: i = 2
i = INDEX(’particolari’,’or’) ! ris: i = 0
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
LEN(STRING)
Restituisce la lunghezza della stringa STRING omprensiva degli eventuali spazi bianchi di coda.
Esempio:
CHARACTER(LEN=11) str
INTEGER :: i
...
i = LEN (str) ! restituisce 11
i = LEN(’Una frase con 6 spazi bianchi ’) ! restituisce 30
LEN_TRIM(STRING)
Restituisce la lunghezza della stringa STRING depurata degli eventuali spazi bianchi di coda. Se STRING è completamente ”bianca”, il valore restituito è zero.
Esempio:
CHARACTER(LEN=11) str
INTEGER :: i
...
i = LEN (’ ’) ! restituisce 0
i = LEN(’Una frase con 6 spazi bianchi ’) ! restituisce 24
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
LGE(STRING_A,STRING_B)
Restituisce il valore .TRUE. se STRING_A >= STRING_B secondo la sequenza di collating ASCII.
Gli argomenti STRING_A e STRING_B devono essere stringhe di caratteri con kind di default.
Esempio:
LOGICAL :: l
...
l = LGE(’abc’,’abd’) ! ris: .FALSE.
l = LGE (’ab’,’aaaaaaab’) ! ris: .TRUE.
LGT(STRING_A,STRING_B)
Restituisce il valore .TRUE. se STRING_A > STRING_B secondo la sequenza di collating ASCII.
Gli argomenti STRING_A e STRING_B devono essere stringhe di caratteri con kind di default.
Esempio:
LOGICAL :: l
...
l = LGT(’abc’,’abc’) ! ris: .FALSE.
l = LGT(’abc’,’aabc’) ! ris: .TRUE.
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
LLE(STRING_A,STRING_B)
Restituisce il valore .TRUE. se STRING_A <= STRING_B secondo la sequenza di collating ASCII.
Gli argomenti STRING_A e STRING_B devono essere stringhe di caratteri con kind di default.
Esempio:
LOGICAL :: l
...
l = LLE(’ABC’,’ABC’) ! ris .TRUE.
l = LLE(’ABC’,’AABCD’) ! ris .FALSE.
LLT(STRING_A,STRING_B)
Restituisce il valore .TRUE. se STRING_A < STRING_B secondo la sequenza di collating ASCII.
Gli argomenti STRING_A e STRING_B devono essere stringhe di caratteri con kind di default.
Esempio:
LOGICAL :: l
...
l = LLT(’abc’,’abd’) ! ris: .FALSE.
l = LLT(’aaxyz’,’abcde’) ! ris: .TRUE.
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
REPEAT(STRING,NCOPIES)
Restituisce una stringa formata concatenando NCOPIES copie di STRING una dietro l’altra. Se STRING è completamente ”bianca” e NCOPIES vale zero, la stringa restituita avrà lunghezza nulla.
Esempio:
CHARACTER(LEN=6) :: str
str = REPEAT(’ho’,3) ! restituisce la stringa ’hohoho’
SCAN(STRING,SET[,BACK])
Restituisce la prima ricorrenza di un carattere di SCAN in STRING operando una ”scansione” da sinistra. Se il parametro opzionale BACK è presente e vale .TRUE. la scansione avviene da destra ma il ”conteggio” avviene ancora da sinistra. Se BACK vale .TRUE. la scansione viene effettuata da destra e la funzione restituisce la posizione dell’ultima ricorrenza di un carattere di SCAN in STRING. Se nessun carattere di SET si trova anche in STRING, oppure se la lunghezza di SET o di STRING è nulla, la funzione restituisce il valore zero. Gli argomenti SET e STRING sono stringhe di caratteri mentre l’argomento opzionale BACK deve essere di tipo LOGICAL.
Esempio:
INTEGER :: i
...
i = SCAN (’Fortran’,’tr’) ! ris: i = 3
i = SCAN (’Fortran’,’tr’, BACK=.TRUE.) ! ris: i = 5
i = SCAN (’Fortran’,’for’) ! ris: i = 0
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
TRIM(STRING)
Restituisce la stringa STRING depurata dagli eventuali spazi bianchi di coda. Se STRING è completamente ”bianca”, il valore restituito è una stringa nulla.
Esempio:
! Questa istruzione stampa il valore 31
WRITE(*,*) LEN( Stringa con caratteri bianchi )
! Questa istruzione stampa il valore 26
WRITE(*,*) LEN(TRIM( Stringa con caratteri bianchi ))
Prof. Andrea Prevete
FUNZIONI PER IL TIPO CHARACTER
VERIFY(STRING,SET[,BACK])
Restituisce la posizione della prima ricorrenza di un carattere di STRING che non è presente in SET operando la ”scansione” da sinistra. Se la variabile opzionale BACK è presente con valore .TRUE. allora la funzione restituisce la posizione dell’ultima ricorrenza di un carattere di STRING che non è presente in SET. Il risultato della funzione è zero se tutti i caratteri di STRING sono presenti in SET.
Se tutti i caratteri di STRING sono presenti anche in SET oppure se entrambe le stringhe hanno lunghezza nulla, la funzione restituisce il valore zero.
Esempio:
INTEGER(4) position
...
position = VERIFY (’particolari’,’prtl’) ! ris: position = 2
position = VERIFY (’particolari’,’prtli’, BACK=.TRUE.) ! ris: position = 9
position = VERIFY (’rosso’,’rso’) ! ris: position = 0
Prof. Andrea Prevete
SPECIFICATORI DI RANGE
Una specifica di sottostringa seleziona una ”porzione” di una variabile di caratteri e tratta questa variabile come se fosse una variabile stringa indipendente. La porzione di stringa selezionata è chiamata sottostringa.
Una sottostringa viene selezionata (estratta) ”appendendo” al nome della variabile stringa uno specificatore di range. Quest’ultimo ha la forma:
(inizio : fine )
Ad esempio, data la stringa così dichiarata:
CHARACTER(LEN=8) :: stringa="abcdefgh"
possibili esempi di sottostringa sono:
stringa(2:4) ! "bcd"
stringa(3:7) ! "cdefg"
Prof. Andrea Prevete
CONCATENAZIONE DI STRINGHE
L’operatore di concatenazione di stringhe combina
due o più stringhe (o sottostringhe) a formare
un’unica stringa più grande. Esso è rappresentato
dal simbolo di un doppio slash (”//”). La forma
generale di questo operatore è la seguente:
stringa_1 //stringa_2 [// stringa_3 ...]
in cui, se le stringhe stringa_1 e stringa_2 hanno
lunghezza n_1 ed n_2 , rispettivamente, la
lunghezza della stringa finale sarà n_1+n_2 .
Prof. Andrea Prevete
CONCATENAZIONE DI STRINGHE
L’operatore di concatenazione di stringhe combina
due o più stringhe (o sottostringhe) a formare
un’unica stringa più grande. Esso è rappresentato
dal simbolo di un doppio slash (”//”). La forma
generale di questo operatore è la seguente:
stringa_1 //stringa_2 [// stringa_3 ...]
in cui, se le stringhe stringa_1 e stringa_2 hanno
lunghezza n_1 ed n_2 , rispettivamente, la
lunghezza della stringa finale sarà n_1+n_2 .
Prof. Andrea Prevete
RELAZIONE D’ORDINE FRA STRINGHE
Il processo mediante cui due operandi stringa vengono confrontati si articola nei seguenti passi:
- Se i due operandi non hanno la stessa lunghezza, al più corto dei due vengono idealmente aggiunti spazi bianchi in modo da rendere le stringhe di uguale lunghezza.
- I due operandi vengono confrontati carattere per carattere a partire dal primo (ossia da quello più a sinistra) fino a quando non vengono riscontrati due caratteri differenti oppure fino al raggiungimento della fine delle stringhe.
- Se vengono trovati due caratteri corrispondenti differenti, allora è la relazione tra questi due caratteri che determina la relazione tra i due operandi. In particolare viene considerato ”minore” il carattere che viene prima nella sequenza di collating del processore. Se non viene riscontrata alcuna differenza le due stringhe vengono considerate uguali.
Prof. Andrea Prevete
RELAZIONE D’ORDINE FRA STRINGHE
ESEMPI:
"Adamo" > "Eva“ è falsa in quanto in qualunque sequenza di collating la lettera A precede sempre la E, ossia A è minore di E. Allo stesso modo, la relazione:
"Eva" < "Evaristo“ è vera poiché la stringa Eva viene prolungata con cinque caratteri vuoti e la relazione fra le due stringhe si riduce alla relazione:
" " < "r“
e il carattere nullo precede tutti i caratteri alfanumerici.
Si noti, tuttavia, che le relazioni:
"ADAMO" < "Adamo"
"X4" < "XA"
"var_1" < "var-1“
non sono definite in Fortran ed il valore di ciascuna di esse dipende dalla particolare sequenza di collating implementata dal processore in uso.
Prof. Andrea Prevete
RELAZIONE D’ORDINE FRA STRINGHE
Se, per ragioni di portabilità, fosse richiesta la definizione di un ordine per tutti i caratteri allora è necessario fare uso di un altro metodo di confronto. Questo nuovo metodo si basa sull’utilizzo di quattro funzioni intrinseche lessicali : LGT, LGE, LLE, LLT, la cui sintassi è:
LGT(STRING_A,STRING_B)
LGE(STRING_A,STRING_B)
LLE(STRING_A,STRING_B)
LLT(STRING_A,STRING_B)
ed il cui significato è, rispettivamente:
STRING_A > STRING_B
STRING_A >= STRING_B
STRING_A <= STRING_B
STRING_A < STRING_B
sempre e soltanto secondo l’ordinamento ASCII