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T T o o M M O O O O C C o o r r n n o o t t t t o o M M Una intervista a Manfredo Montagn a cura di Clay Casati Agosto 2012 M M O O O O C C ? ? a nana

To MOOC or not to MOOC? Intervista a Manfredo Montagnana

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MOOC (Massive Open Online Course) è un corso online con la possibilità di registrazione gratuita e aperta, un curriculum condiviso pubblicamente, e risultati finali aperti. I MOOC integrano social networking e risorse accessibili online; sono facilitati da professionisti leader nel campo di studio; si basano sul coinvolgimento degli “studenti” che si auto-organizzano la partecipazione in funzione di obiettivi di apprendimento, conoscenze e competenze pregresse e interessi comuni.Anche se può condividere alcune delle convenzioni di un corso tradizionale, come ad esempio una timeline predefinita e temi settimanali da trattare, un MOOC generalmente non prevede costi e prerequisiti – salvo l’interesse a partecipare e l’accesso a Internet - non predefinisce aspettative per la partecipazione, non rilascia certificazioni formali.MOOC sfrutta tutte le capacità del mondo digitale, risponde ai requisiti della economia post-industriale, rappresenta una innovazione distruttiva per i tradizionali sistemi di formazione scolastica, accademica, permanente. Può essere considerato il futuro, una rivoluzione o uno tsunami.Se ne discute con Manfredo Montagnana.

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TToo MMOOOOCC oorr nnoott ttoo MM

Una intervista a Manfredo Montagnana

a cura di Clay Casati

Agosto 2012

MMOOOOCC??

Una intervista a Manfredo Montagnana

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Sommario

MOOC (Massive Open Online Course) è un corso online con la possibilità di registrazione gratuita e aperta, un curriculum condiviso pubblicamente e risultati finali aperti. I MOOC integrano social networking e risorse accessibili online; sono facilitati da professionisti leader nel campo di studio; si basano sul coinvolgimento degli “studenti” che si auto-organizzano la partecipazione in funzione di obiettivi di apprendimento, conoscenze e competenze pregresse e interessi comuni. Anche se può condividere alcune delle convenzioni di un corso tradizionale, come ad esempio una timeline predefinita e temi settimanali da trattare, un MOOC generalmente non prevede costi e prerequisiti – salvo l’interesse a partecipare e l’accesso a Internet - non predefinisce aspettative per la partecipazione, non rilascia certificazioni formali. MOOC sfrutta tutte le capacità del mondo digitale, risponde ai requisiti della economia post-industriale, rappresenta una innovazione distruttiva per i tradizionali sistemi di formazione scolastica, accademica, permanente. Può essere considerato il futuro, una rivoluzione o uno tsunami. Se ne discute con Manfredo Montagnana. Copertina: Manfredo Montagnana

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#hashtag: #MOOC, #higheredu, #blendedlearning, #coursera, #edx, #flipteaching, #udacity

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Indice Rivoluzione nell’Alta Formazione 1

Piattaforme tecnologiche 2

• Udacity 3

• Coursera 4

• edX 5

Manfredo Montagnana 6

Intervista 7

Citazioni & Link

Che cosa è un MOOC: http://edactive.ca/mooc/whatisamooc

Il successo in un MOOC: http://edactive.ca/mooc/successinamooc

MOOC: il futuro? una rivoluzione?, uno tsunami? http://www.slideshare.net/Yossisv/mooc-il-futuro-una-rivoluzione-uno-tsunami

Higher education : final countdown http://www.slideshare.net/Yossisv/higher-education-revolution

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Rivoluzione nell’Alta Formazione

"Stiamo andando a fare la rivoluzione", ha dichiarato Anant Agarwal, Presidente di edX. "Stiamo cercando di cambiare il mondo."

"Questo è il futuro, e dobbiamo essere parte di esso". "Ho la sensazione che (questo tipo di corsi) sarà una sorta di tsunami in tutto il mondo accademico", Martin Vetterli, Rettore della Scuola di Informatica e Comunicazione Scienze dell'EPFL (Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne).

"La Rivoluzione online: istruzione di qualità per tutti". "Si trasforma l'istruzione da un privilegio a un diritto". Daphne Koller, co-fondatrice di Coursera.

Tutti si riferiscono a MOOC (Massive Open Online Course).

Corsi di formazione con le seguenti caratteristiche:

• i partecipanti sono distribuiti nello spazio e nel tempo • i materiali formativi sono dispersi nel web • la classe è un hub interattivo che include blog o

portfolio personali, siti web, siti di social networking, etc

• i partecipanti e gli istruttori aggregano, rimescolano e riutilizzano i contenuti del corso

• i partecipanti devono mantenersi aggiornati rispetto a un programma di massima

• la partecipazione è gratuita (per accedere ai corsi delle migliori università mondiali è sufficiente un laptop e una linea internet veloce), la certificazione può essere a pagamento

• i corsi possono essere di massa con migliaia di iscritti simultanei.

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I MOOC diventano popolari nel 2012 per merito delle iniziative delle prestigiose università di Stanford, Michigan, Princeton, Pennsylvania, Harvard, MIT.

Storicamente il termine MOOC à stato coniato da Dave Cornier della University of Prince Edward Island nel 2008 per un corso di massa tenuto da George Siemens della Athabasca University e Stephen Downes del National Research Council of Canada.

Piattaforme tecnologiche

Attualmente le principali piattaforme tecnologiche per i corsi MOOC sono: Udacity, Coursera, edX.

Da PLE (Personal Learnig Environement) a MOOC

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Udacity (Gennaio 2012) “21st Century University”organizzazione privata di formazione, fondata dai tre roboticisti David Stavens, Mike Sokolsky, Sebastian Thruncatalogo di agosto 2012 include 3 corsi introduttivi, 7 corsi intermedi e 3 corsi avanzati.

Gli Udaciani credono che …

• L'istruzione superiore è alla deriva con costi sempre più elevati sia per gli studenti che per la società in generale.

• L’istruzione non è più un evento unico, ma una esperienza che deve durare tutta la vita.

• Ciò che viene insegnato nelle università non corrisponde a quanto richiesto dalle imprese, soprattutto nei settori tecnici (STEM).

• L' istruzione dovrebbe essere meno passiva (senza lunghe lezioni frontali) e più pratica. Gli insegnanti non devono essere docenti, ma allenatori.

• Ci sono le condizioni per reinventare la formazione del 21° secolo, colmando il divario tra competenze del mondo reale, istruzione e occupazione.

• I nuovi studenti saranno, sia fluenti nelle nuove piattaforme tecnologiche, sia cittadini del mondo curiosi e impegnati.

“21st Century University”, fondata dai tre

Sebastian Thrun. Il catalogo di agosto 2012 include 3 corsi introduttivi, 7 corsi

con costi sempre più elevati sia per gli studenti che per la società in

struzione non è più un evento unico, ma una esperienza che deve durare tutta la vita. Ciò che viene insegnato nelle università non

prese,

L' istruzione dovrebbe essere meno passiva (senza ) e più pratica. Gli insegnanti

docenti, ma allenatori. reinventare la formazione

secolo, colmando il divario tra competenze del mondo reale, istruzione e occupazione.

studenti saranno, sia fluenti nelle nuove piattaforme tecnologiche, sia cittadini del mondo

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Coursera lanciata (Aprile 2012) dai professorScience Daphne Koller e Andrew Ng di StanfordAl momento del lancio, Coursera aveva come università di Stanford, Michigan, Princeton e Pennsylvania A luglio 2012 è stato annunciato il parternariato con le 12 università: California Institute of Technology, Duke, Georgia Institute of Technology, Johns Hopkins, Rice, CaliforniaFrancisco, Edinburgh (Scozia), Illinois at UrbanaWashington, Virginia, Toronto (Canada), EPFLfederale di Losanna (Svizzera).

Ad agosto 2012 viene annunciato che il corso Intelligence and Big Data” verrà offerto contemporaneamente anche nelle università Indian Institute of Technology (IIT) Delhi e Indraprastha Institute of Information Technology (IIIT) Delhi (India).

Ad agosto 2012 più di un milione di studenti, di erano iscritti ad almeno uno dei 119 corsi a catalogo.

ofessori di Computer Stanford.

aveva come partner le 4 e Pennsylvania.

o il parternariato con le 12 : California Institute of Technology, Duke, Georgia

Rice, California - San Urbana-Champaign,

EPFL politecnico

viene annunciato che il corso “Web verrà offerto contempora-

Indian Institute of Indraprastha Institute of Information

i, di 196 paesi, erano iscritti ad almeno uno dei 119 corsi a catalogo.

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edX (Maggio 2012) “The future of Online Education for anyone, anywhere, anytime”. Università edX: MIT, Harvard, Berkeley. Ad agosto 2012 sono stati annunciate i primi 7 corsi.

“The future of Online Education for

Ad agosto 2012 sono stati annunciate i primi 7 corsi.

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Su questi temi abbiamo intervistato Manfredo Montagnana.

Manfredo Montagnana

E’ stato Presidente per quindici anni dell’Unione Culturale Franco Antonicelli di Torino.

Dal 1940 al 1948 le leggi razziali hanno costretto la sua famiglia all’esilio in Australia dove ha acquisito l’inglese come lingua madre.

E’ laureato in Scienze Matematiche presso l’Università di Torino.

Dal 1961 al 1971 ha insegnato nelle Università di Torino e di Genova. Dal 1971 al 1998 ha svolto corsi di Analisi Matematica, Geometria, Geometria Descrittiva, Applicazioni della Matematica all’Economia al Politecnico di Torino dove è stato membro del Consiglio di Amministrazione e ha diretto il Centro dei Servizi Didattici di Architettura.

Nell’anno accademico 1969-70 ha svolto ricerca presso il Mathematical and Statistical Department dell’Università della California in Berkeley.

Ha fatto parte del Consiglio Comunale di Torino dal 2001 al 2006 partecipando ai lavori delle Commissioni Cultura e Urbanistica.

Ha ricoperto importanti incarichi nei Sindacati della Scuola, dell’Università e della Ricerca della CGIL.

E’ autore di una ventina di articoli scientifici e di numerosi testi didattici di matematica. Tra i libri pubblicati: I Montagnana. Una famiglia ebraica piemontese e il movimento operaio (1914-1948), Giorgina Arian Levi¸ Manfredo Montagnana, ed. La Giuntina 2000; Analisi matematica 1. CD-ROM, Anna R. Ossola , Anna R. Scarafiotti Abete, Manfredo Montagnana, ed. CELID 2000.

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Intervista

Il 13 marzo 2012, rispondendo all’invito per la presentazione, presso la sede del Centro NEXA, del corso "Rivoluzione Digitale” del prof. Juan Carlos De Martin - docente di ruolo presso la Facoltà di Ingegneria dell'Informazione del Politecnico di Torino, Eleonora Pantò - Digital Media & Contents Manager al CSP di Torino, ente di ricerca industriale e sviluppo sperimentale - scrive “Questo è il tipico corso che potrebbe essere sviluppato in modalità MOOC (Massive Open Online Course) dando un segnale che anche negli Atenei italiani certe cose sono possibili”.

Riferimento: http://server-nexa.polito.it/pipermail/nexa/2012-March/016761.html

Quali sono le principali ragioni per le quali il Politecnico di Torino è stato assente nel processo di sviluppo del MOOC? Ad esempio, perché non ha partecipato a OCW Consortium, che a seguito del MIT, raggruppa oltre 250 università?

Prenderei come riferimento il sistema universitario italiano e, soprattutto, la realtà del Politecnico di Torino dove ho lavorato per 25 anni, cominciando da una breve storia delle vicende del Politecnico in merito ai nuovi processi di insegnamento e di apprendimento.

Nel 1988 la Facoltà di Architettura aveva dato vita al CISDA (Centro Interdipartimentale Servizi Didattici Architettura), un valido centro servizi, che decise di impegnare due dei propri laboratori nella creazione di strumenti per la formazione basati sulle nuove tecnologie.

Il laboratorio Audiovisivi possedeva una attrezzatura di primo ordine per le riprese audiovisive e la loro implementazione in forma digitale; il laboratorio Hyparch disponeva dei mezzi e delle conoscenze necessarie per la costruzione di prodotti multimediali.

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Nacquero così – tra i molti risultati ottenuti - la visita virtuale al Castello del Valentino (sede della Facoltà) e il corso di Analisi I, entrambi molto articolati ed interattivi.

Quasi contemporaneamente, il Politecnico fu tra i primi partecipanti al progetto Nettuno dedicato alla “formazione a distanza” attraverso lezioni video registrate e trasmesse in televisione nelle ore notturne; nei primi anni il laboratorio Audiovisivi costituì il principale produttore delle riprese.

Gli anni seguenti furono caratterizzati da due principali evoluzioni: da un lato il Politecnico assorbì buona parte delle attività di Hyparch in una struttura centralizzata di ridotte dimensioni; dall’altro lato anche l’attività locale del Nettuno venne accentrata e sostanzialmente programmata a livello nazionale, senza aggiungere significativi elementi multimediali e interattivi.

Mi chiedi perché il Politecnico non è entrato nel mondo MOOC ed in particolare nell’OCW Consortium del MIT: temo di non essere in grado di dare una risposta esauriente e dovrò limitarmi a qualche congettura.

Intanto la sempre minore disponibilità di finanziamenti ha costretto l’ateneo ad investire in specifici progetti tenendo conto non solo dell’interesse di ogni progetto ma anche del peso accademico dei proponenti. Da questo punto di vista, va tenuto conto del fatto che nel settore della multimedialità gli investimenti devono essere consistenti se si vuole emergere a livello internazionale ed immagino che il Politecnico abbia rinunciato a mettersi al livello del MIT e degli atenei che hanno investito molti milioni di euro per far crescere un centro di attività multimediali. Certamente negli ultimi vent’anni ha provveduto a creare qualche aula informatica, a dotare tutte le grandi aule di una “cattedra attrezzata” ed a garantire a tutti gli studenti la possibilità di disporre di computer per molte ore ogni settimana.

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Forse non ci è resi conto che la presenza di strumenti informatici e di lezioni registrate su video è una cosa ben diversa dall’impostare insegnamento e apprendimento in un modo radicalmente nuovo, come fa MOOC.

La moderna alta formazione “a distanza” si fa iniziare nel 1971 con la UK Open University. L’alta formazione “open” ha preso il volo nel 2002 con MIT OCW (Open Course-Ware). La rapida evoluzione del mondo online si realizza, con modalità maggiormente interattive e collaborative, nel 2011 quando un professore di Stanford di Robotica e Informatica, Sebastian Thrun, in un momento di follia epifanico, con l’aiuto di Peter Norvig (direttore della ricerca presso Google) ha messo in rete uno dei suoi corsi on-line di Intelligenza Artificiale. Nel prossimo futuro si prevedono diversi modelli per una formazione “aperta, online interattiva e collaborativa”.

Concorda con coloro che ritengono che gli effetti sull’università, e in particolare sui processi di insegnamento e apprendimento, di questa rivoluzione digitale siano paragonabili all'impatto dell'invenzione della stampa a caratteri mobili del tipografo tedesco Johann Gutenberg nel 1450?

Mi convince l’idea che MOOC – ed altre proposte come quelle di edX, Cursera, Udacity, OERu, Khan Academy e P2PU - rappresentino una rivoluzione nel mondo dell’insegnamento e dell’apprendimento; spiego cosa intendo dire.

Durante i miei anni di lavoro nel sistema universitario ho sempre avuto come riferimento quello che erano le università nate intorno all’anno mille: un luogo di incontro tra pochi giovani fortunati ed alcuni intellettuali, dove

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formazione e ricerca erano tra loro uniti e coinvolgevano allo stesso modo docenti e discenti.

Avrei voluto che nei miei corsi fosse ancora presente quella atmosfera; uno sforzo in tale direzione fu compiuto ad Architettura verso la fine degli anni ’70 con l’esperienza dei raggruppamenti interdisciplinari, ma fu inquinato dalle richieste del “trenta (o almeno 28) per tutti”.

Oggi riconosco che quel sogno è irrealizzabile per diversi motivi che non approfondisco, ma vorrei sottolineare che mi pare che il carattere rivoluzionario di MOOC (e degli altri) deve guardare più alla nascita delle grandi scuole universitarie intorno all’anno mille, che rappresentarono davvero una grande discontinuità, piuttosto che alla scoperta della stampa, che è stata soprattutto un fatto tecnico.

Vorrei aggiungere che nella mia intensa attività sindacale mi sono più volte domandato perché mai si dovessero convocare a Roma decine o centinaia di dirigenti per riunioni spesso inutili quando erano già disponibili gli strumenti informatici idonei a svolgere l’esame dei problemi standosene in sede: quanti soldi e quanto tempo risparmiati! Proprio come, sia pure in altra dimensione, nelle proposte di MOOC e simili.

Sorprendentemente, nella Università “che insegna”, l'insegnamento non è il core business che, invece, è rappresentato dal rilascio di credenziali (diplomi, lauree, master, etc). L’insegnamento universitario è a malapena una professione nel senso usuale del termine; la maggior parte degli accademici sono privi di abilitazione formale all'insegnamento. Molto spesso l’insegnamento, che dovrebbe essere un elemento essenziale di queste università, viene demandato a collaboratori mal pagati e

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precari (es. assistenti, ricercatori, etc). Le indagini di routine degli studenti confermano sistematicamente che esistono ampi margini di miglioramento per l'insegnamento.

MOOC può innescare profondi cambiamenti nei processi di insegnamento e apprendimento?

Ho qualche difficoltà a immaginare come MOOC agirà sull’organizzazione del sistema universitario in Italia nel breve e medio periodo, soprattutto perché le nostre università sono estremamente conservatrici e tendono a rifiutare una trasformazione così radicale. L’introduzione delle “scuole” per far meglio convivere le attività didattiche e quelle di ricerca rischia di essere un fatto formale se non addirittura un arretramento, come si è verificato con l’introduzione del triennale e dei crediti.

Molti ritengono che la progressiva riduzione dei finanziamenti da parte dello stato obbligherà le università a liberalizzare il mercato dei servizi agli studenti; alcuni servizi saranno prodotti direttamente dalla università, altri da terze parti (ad es. l’insegnamento). Con MOOC, i Grandi Maestri potrebbero costituire proprie società di produzione e vendere i loro corsi - come le serie TV – a diverse università.

Unbundling e liberalizzazioni caratterizzeranno la università post-MOOC?

L’ipotesi di una operazione di “unbundling” da parte degli atenei va confrontata con la loro macchinosa organizzazione: la amministrazione centrale è articolata in almeno una decina di funzioni; il numero dei dipartimenti va da una decina per gli atenei più piccoli ad almeno un trentina per i più grandi; le facoltà possono essere 2 o 10; e poi ci sono le biblioteche ed i servizi di vario tipo.

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I centri decisionali sono dunque molteplici: oltre al Consiglio di Amministrazione ed al Senato Accademico, vi sono tutti i Consigli di Facoltà e di Dipartimento. A me pare che una simile operazione nelle attuali condizioni richiederebbe un numero imprecisato di anni.

Per anni "e-learning" ha utilizzato mezzi diversi per fornire lo stesso tipo di insegnamento: lezioni “frontali” online, pubblicazione di dispense digitali e, occasionalmente, "innovazioni" con i quiz. Adaptive e-learning utilizza il computer come dispositivo didattico interattivo che adatta la presentazione del materiale didattico in base alle esigenze di apprendimento degli studenti, utilizza scenari di simulazione e giochi, in modo che gli studenti possono imparare attraverso la pratica. Per acquisire la conoscenza e la sua applicazione con successo, l’apprendimento “hands-on learning by doing” è considerato di gran lunga più efficace di una lezione tradizionale. Le università online sono il futuro dell’alta formazione?

Ho già anticipato che considero le varie proposte di “università on-line” come aperture verso un nuovo modo di apprendere e di comunicare che potrà trasformare anche molti aspetti del vivere civile. Mi pare che non sia in gioco solo il futuro dell’università ma un mutamento epocale che potrà dare nuova vitalità ad una cultura in declino e potrà offrire nuovi spazi al confronto fra i cittadini e fra i popoli.

Naturalmente questa resta una speranza assai ottimistica nelle condizioni attuali del nostro paese. Per essere più precisi, questo “tsunami” che sicuramente investirà anche l’Italia, potrà avere effetti positivi e duraturi solo se vi sarà una svolta profonda nell’agenda politica dei partiti: qualunque ipotesi di un rilancio della nostra competitività può essere credibile a condizione che l’azione di tutte le

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istituzioni pubbliche – governo e parlamento, regioni, provincie, comuni – avrà come primi obiettivi su cui investire: cultura, ricerca, formazione. Si tratta di una svolta tesa a recuperare i danni causati da decenni di investimenti molto inferiori a quelli degli altri paesi avanzati, in questi settori: senza cultura, ricerca, formazione l’Italia non ha alcuna possibilità di progettare uno sviluppo sostenibile.

governo e parlamento, regioni, avrà come primi obiettivi su cui

investire: cultura, ricerca, formazione. Si tratta di una ati da decenni di

investimenti molto inferiori a quelli degli altri paesi in questi settori: senza cultura, ricerca,

formazione l’Italia non ha alcuna possibilità di progettare