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Blockchain, Artificial Intelligence, Immersive Technology. Sono queste le tre parole chiave attorno a cui ruota l’edizione 2018 di “Futureland”, la tech conference internazionale organizzata da Talent Garden il 15 e il 16 novembre a Milano. Un’occasione per aziende e imprenditori per approfondire, con conferenze, dibattiti e dimostrazioni pratiche, quali sono i benefici e i cambiamenti che tali tecnologie possono apportare nella gestione del business e dei processi produttivi e organizzativi.
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i n t r o d u z i o n e
La Digital Transformation sta rivoluzionando il modo di fare business, e le
aziende sono ormai consapevoli che l’innovazione tecnologica rappresenti
un vantaggio competitivo imprescindibile. Blockchain, Artificial intelligence
e Immersive Technology, in particolare, sono tre tecnologie in grado di mo-
dificare radicalmente i processi produttivi e di organizzazione di molti am-
biti industriali, creando vantaggi in termini di produttività, miglioramento della
qualità dei servizi percepita da parte dei clienti, riduzione dei costi e possibilità
di internazionalizzazione.
Basti pensare alle opportunità che la blockchain apre nel settore del fintech e
delle assicurazioni. Ma non c’è solo questo: una tecnologia come la blockchain,
in grado di condividere dati in maniera sicura tramite un database distribuito,
trova ambiti di applicazione in diverse industry: healthcare, logistica, agrifood,
media, telecomunicazioni e persino nell’industria musicale. Basta scegliere la
piattaforma più adatta al settore e al processo che si intende modificare.
Lo stesso vale per le applicazioni dell’intelligenza artificiale nelle aziende. Una
tecnologia complessa, in grado di risolvere problemi e svolgere attività tipiche
della mente umana, ma con potenzialità amplificate. Un esempio su tutti: la
capacità di analisi in tempo reale e in tempi brevi di enormi quantità di dati.
Secondo lo studio “Reshaping Business With Artificial Intelligence”, realizzato
nel 2017 da Boston Consulting Group e MIT Sloan Management Review, l’84%
degli intervistati in differenti settori industriali sostiene non a caso che l’intelli-
genza artificiale sarà in grado di creare vantaggi competitivi e l’83% ritiene che
la sua applicazione sia una priorità strategica per il proprio business. La previ-
sione è che le aree più interessate saranno quelle del marketing e dei servizi,
oltre alla gestione dei processi di produzione e distribuzione.
Percentuali simili si trovano anche in una survey realizzata da Accenture in me-
rito alla tecnologia immersiva: l’80% dei dirigenti sostiene che sarà fonda-
mentale in futuro usare strumenti come la realtà aumentata nel rapporto
con i clienti e con i dipendenti, in modo da eliminare il gap tra l’esperienza
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I N T R O D U Z I O N E
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i n t r o d u z i o n e
digitale e lo spazio fisico. In combinazione con i dati IoT (Internet of Things), le
applicazioni AR (Augumented Reality, Realtà Aumentata) e VR (Virtual Reality,
Realtà Virtuale) stanno portando numerose aziende a ridefinire completamen-
te il modo in cui progettano, producono, vendono, gestiscono e supportano
i prodotti. A rendere chiaro il fenomeno al grande pubblico è stata l’applica-
zione Pokemon Go, che per la prima volta ha dimostrato le potenzialità della
realtà aumentata nella vita quotidiana. Ma oltre i videogame c’è di più.
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arliamo di mercati che di anno in anno crescono più che a
doppia cifra. Se nel 2016, secondo Markets&Markets (so-
cietà specializzata nelle ricerche sui mercati emergenti), il
mercato della blockchain valeva ancora solo 210 milioni di
dollari, entro il 2021 si arriverà a 2,3 miliardi di dollari. Ed entro il 2024, stan-
do ai dati di Transparency Market Research, i ricavi toccheranno quota 20
miliardi di dollari, con una crescita significativa dai 315,9 milioni
di dollari del 2019. La blockchain si fa sempre più strada nelle
strategie delle aziende, con applicazioni che vanno dalle iden-
tificazioni digitali agli smart contract, fino allo scambio di dati in
modo sicuro e veloce.
Quanto all’intelligenza artificiale, il mercato che ruota attorno a
questa tecnologia già nel 2017 ha raggiunto un giro d’affari di
12,5 miliardi (fonte: IDC). E questo trend è destinato
a proseguire: la previsione è che nel 2021 si arriverà a quota
46 miliardi di dollari, soprattutto grazie all’aumento degli in-
vestimenti delle imprese. La stima è che i ricavi generati dal
mercato dell’Artificial Intelligence cresceranno dai 634,7
milioni di dollari del 2016 ai 36,8 miliardi del 2025.
La capacità di elaborazione dei Big Data in tempi brevi sem-
bra essere l’ambito di applicazione maggiormente battuto attualmente, sia
per prevedere i comportamenti di consumo che nei processi di gestione e
selezione del personale (workforce analysis).
E anche per le tecnologie immersive sarà il settore business a guidare la
crescita: secondo le cifre di IDC, dal 2017 al 2018 il giro d’affari mondiale è
destinato quasi a raddoppiare da 9 a 17,8 miliardi di dollari. Se nel 2017 il
30% dei ricavi è composto soprattutto dal gaming, media ed entertainment,
fino al 2021 l’incremento medio annuo del valore del comparto sarà del
98,8%, grazie soprattutto alla spinta delle applicazioni aziendali. Una su tut-
p
Il mercato
della
blockchain,
entro il 20121
varrà 2,3
miliardi di
dollari
La previsione
è che nel 2021
l'AI arriverà
a quota 46
miliardi di
dollari
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Q U A L C H E N U M E R O
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s o m e f i g u r e s
te: la qualità della comunicazione e del marketing crescerà drasticamente,
grazie alla capacità di veicolare, attraverso AR e VR, percezioni e sensazio-
ni. Nei prossimi tre anni, il valore del mercato arriverà fino a toccare quota
170 miliardi di dollari.
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A R T I F I C I A L
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T E C H N O L O G Y
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b l o c k c h a i n
è chi la definisce già la “Nuova Internet”. La tecnologia
blockchain, per la portata rivoluzionaria che rappresenta,
sta attirando un numero crescente di aziende, società,
governi e organizzazioni verso quella che viene chiamata
“Internet of Value”. Ovvero lo scambio di valore, che sia monetario, di di-
ritto, di proprietà o intellettuale, attraverso un sistema di algoritmi e regole
crittografiche su piattaforme sicure e affidabili.
Il sistema informatico che nel 2009 ha “sfornato” i Bitcoin e governa
ancora le criptovalute, nel corso del tempo è riuscito infatti ad andare
oltre, rivelandosi come uno degli strumenti più rivoluzionari dell’econo-
mia digitale. Dalle banche alle assicurazioni, dall’agrifood alla pubblicità,
dall’ambito legale all’e-government, il “sistema a blocchi” trova numerose
applicazioni.
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b l o c k c h a i n
Non più solo un affare da nerd, dunque, ma un mercato destinato a cre-
scere. Una rivoluzione, dunque, che riguarderà tutte le industry. Ma, at-
tenzione, non esiste una sola blockchain. Esistono diverse piattaforme
blockchain: ogni azienda può scegliere quella più adatta al processo o
industry che le interessa.
Secondo la ricerca IDC “Worldwide and US Blockchain Service Forecast
2017-2021”, solo gli investimenti nel mercato della blockchain aumente-
ranno dagli 1,8 miliardi di dollari del 2018 agli 8,1 miliardi del 2021, grazie
all’ingresso di un numero sempre maggiore di nuovi
player. I dati dell’Osservatorio Blockchain & Distri-
buted Ledger del Politecnico di Milano dicono che
il 2017 è stato l’anno del boom, con 331 i progetti
(partiti o solo annunciati) censiti a livello internazio-
nale da gennaio 2016 al 2018. La grande maggio-
ranza dei progetti, pari al 59%, è stata sviluppata nel
settore finanziario. Ma dal 2017 si nota un progres-
sivo ampliamento degli ambiti applicativi che interessano anche l’attività
di governo (il 9%), della logistica (7,2%), delle utility (3,9%), dell’agrifood
(3%), delle assicurazioni (2,7%), fino all’healthcare (2,4%), al trasporto aereo
(2,4%), ai media (1,8%) e alle telecomunicazioni (1,2%).
Gli investimenti
nel mercato
della blockchain
aumenteranno dagli
1,8 miliardi di dollari
del 2018 agli 8,1
miliardi del 2021
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Il mercato della blockchain ha il suo baricentro negli Stati Uniti, ma anche l’Eu-
ropa sta facendo enormi passi avanti. Secondo una ricerca realizzata dal Po-
litecnico di Milano, che ha analizzato 196 startup operanti a livello nazionale e
internazionale, il 38% delle nuove imprese legate alla
blockchain ha sede negli Usa e il 32% in Europa. Men-
tre il 19% nasce in Asia.
La Commissione Ue ha già investito oltre 80 milioni
di euro in progetti legati alla tecnologia blockchain e
ulteriori 300 milioni saranno stanziati di qui al 2020.
Secondo IDC, nel quinquennio 2017-2022, l’Europa
sarà su scala globale il secondo investitore sulla tecnologia blockchain,
con una spesa che crescerà passando dai 400 milioni di dollari del 2018 ai
3,5 miliardi di dollari previsti per il 2022. Per quanto riguarda i settori di appli-
cazione, a crescere in maniera sostenuta in Europa è soprattutto il com-
parto finanziario: con 173 milioni di dollari di investimenti, banche (30%) e
assicurazioni (12%) hanno rappresentato nel 2018 il 42% della spesa totale. Tra
le iniziative in questi settori, si possono citare We.trade, che vede coinvolte
sette banche europee per lo sviluppo di una piattaforma che semplifichi le
transazioni internazionali tra partner europei; ma anche B3i, un consorzio di
15 compagnie assicurative che mirano a facilitare lo scambio di dati tramite la
tecnologia a blocchi. A seguire, il settore pubblico (13%), l’healthcare e i media
(8%), e i segmenti di mercato legati alla supply chain, come il manifatturiero e
il settore energetico (3%). Secondo IDC, le prospettive di crescita maggiori
ora riguarderanno invece settori come le utilities, i servizi professionali, la
gestione di beni e delle identità digitali.
38% delle nuove
imprese legate alla
blockchain ha sede
negli Usa e il 32% in
Europa. Mentre il 19%
nasce in Asia
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Il mercato italiano, nonostante la presenza di una solida comunità di svi-
luppatori, resta ancora qualche passo indietro rispetto all’uso della tecnolo-
gia blockchain. Le imprese italiane, anche a causa delle dimensioni me-
dio-piccole che caratterizzano il panorama industriale del nostro Paese,
tendono a non investire in una tecnologia in una fase preliminare.
La blockchain potrebbe avere un impatto notevole per il Made in Italy in ter-
mini di tracciabilità e di anticontraffazione. In Italia, al
momento, vi sono diversi esempi di applicazioni della
blockchain alle filiere dei prodotti agroalimentari, dal
settore vinicolo a quello ittico e caseario. Produttori
e retailer sono coinvolti in una logica di ecosistema
che garantisca la tracciabilità e la qualità dei prodotti.
E lo stesso stanno facendo alcuni enti pubblici (è il
caso della Regione Friuli Venezia Giulia con il vino),
per valorizzare i prodotti del territorio.
Ma anche le grandi aziende stanno cominciando a focalizzare la propria
attenzione sulla blockchain, sfruttandola non solo come sistema di pa-
gamento ma anche per standardizzare l’identità digitale nella
sottoscrizione di abbonamenti o conti correnti bancari. Se pri-
ma c’era bisogno di identificarsi più volte con lo stesso istituto,
con tutti i costi che questo comporta, con la blockchain questi
costi vengono abbattuti.
Secondo il censimento di Digital360, in Italia ad oggi ci sono 28
startup focalizzate sulla blockchain. Quello che manca sono so-
prattutto gli investimenti, non certo la qualità delle iniziative imprenditoriali.
Di recente, tre startup della blockchain – Eidoo, Aidcoin e Xriba – hanno
raccolto fuori dal nostro Paese 70 milioni di euro attraverso le ICO, Initial
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I L M E R C A T O I T A L I A N O
La blockchain
potrebbe avere un
impatto notevole
per il Made in
Italy in termini di
tracciabilità e di
anticontraffazione
in Italia ad
oggi ci sono
28 startup
focalizzate
sulla
blockchain
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Coin Offering: quasi quanto gli investimenti di un anno dei venture capital
nell’intero nostro ecosistema (le ICO, sono una tipologia di finanziamento
sotto forma di crowdfunding, utilizzata da startup o da chi intende realizzare
un determinato progetto nell’ambito della blockchain o delle criptovalute). E
una nuova impresa come Circle, nata nel 2012 e specializzata nella digitaliz-
zazione della logistica tramite blockchain, ad oggi ha già raccolto 250 milioni
di euro di investimenti, annunciando anche di recente l’acquisizione di Info.
era, società triestina specializzata nello sviluppo di soluzioni informatiche
con forti competenze nel settore portuale.
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La logica del registro distribuito della blockchain, come dicevamo, trova ap-
plicazione nei settori più disparati. La finanza è il settore più sviluppato. E
gli esempi in questo caso sono diversi. Quattordici banche italiane stanno
sperimentando, ad esempio, un sistema per la spunta bancaria. Senza
poggiarsi su di un soggetto unico centrale, il database distribuito consente
una più efficiente comunicazione tra istituti di credito, migliorando l’operati-
vità e limitando i problemi. Ma oltre alla finanza, anche altri comparti stanno
prendendo confidenza con questa tecnologia. We.Trade, ad esempio, è un
progetto lanciato dal consorzio di banche Digital Trade Chain, che fornisco-
no una piattaforma blockchain di finanziamento per le PMI europee. Tramite
questa piattaforma, è possibile gestire, monitorare e proteggere le tran-
sazioni commerciali tra le PMI, registrando l’intero processo commercia-
le passo per passo, dall’ordine al pagamento: una volta rispettati tutti gli
accordi contrattuali, scatta il pagamento.
Uno dei settori che offre maggiori potenzialità per l’utilizzo della blockchain
è anche quello dell’healthcare. La tecnologia blockchain ha il potenziale di
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rivoluzionare l’intera assistenza sanitaria, ponendo il paziente al centro
dell’ecosistema sanitario e aumentando la sicurezza, la privacy e l’inte-
roperabilità dei dati sanitari. Questa tecnologia fornisce un nuovo modello
per gli scambi di informazioni sanitarie, rendendo le cartelle cliniche elettro-
niche più efficienti, disintermediate e sicure. Tramite il registro distribuito,
è possibile seguire il paziente attraverso tutto il suo percorso di cura.
Sarà più semplice per il medico registrare le malattie, analizzare i risultati di
laboratorio, programmare i trattamenti, gestire i ricoveri e raccogliere i dati
tramite i wearable device. Anche nel processo di acquisto di beni e farmaci
da parte delle istituzioni sanitarie, la blockchain permette il monitoraggio
continuo, dalla transazione fino alla gestione di eventuali ritardi o imprevisti
in tutto il ciclo di approvvigionamento.
Altro fronte molto battuto è quello dell’energia. Grazie alla disintermedia-
zione delle transazioni, è possibile anche abbattere i costi dell’energia, con
questo stesso obiettivo è nato anche Interbit, il progetto realizzato da Eni la
cui architettura consente la connessione di migliaia di blockchain per server,
in grado quindi di processare migliaia di transazioni al secondo. L’obiettivo
del cane a sei zampe è di estendere Interbit all’intero processo di compra-
vendita dell’energia entro il 2018.
In ambito legale, la possibilità di tracciare ogni singola operazione è una
potenzialità che ridurrebbe molto i tempi e i costi. Tramite l’utilizzo degli
smart contract, “contratti intelligenti” che devono seguire le condizioni
precedentemente postulate dagli sviluppatori, la blockchain può essere
applicata dal settore immobiliare alla sottoscrizione di contratti di ogni
tipo. Il governatore del Tennessee, Bill Haslam, di recente ha approvato una
legge che stabilisce che la blockchain e gli smart contract rientrano e si con-
formano alla legge statale. La legge riconosce il potere legale degli smart
contract, sostenendo che «a nessun contratto relativo a una transazione do-
vrebbe essere negato un effetto legale o la validità, soltanto perché questo
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contratto contiene caratteristiche di smart contract».
In un Paese come l’Italia, poi, che fa della genuinità dei suoi prodotti
made in Italy un fiore all’occhiello, la blockchain diventa centrale per
tracciare tutte le fasi della filiera. Gli esempi si trovano nel mondo del
vino, con progetti come Wine Blockchain EY, che crea una relazione digitale
tra produttore e consumatore finale che attraverso un’etichetta intelligen-
te consente di conoscere l’intero processo di produzione e trasformazione.
Anche il Gruppo Italiano Vinicolo ha sviluppato sulla piattaforma Ethereum
una soluzione di tracciabilità del vino contro le frodi alimentari. Esempi simili
si trovano anche nel mondo del caffè: la torinese Torrefazione Caffè San
Domenico ha lanciato una piattaforma blockchain che consente il tracking
lungo la filiera dei chicchi di caffè. Al consumatore basterà inquadrare il QR
code presente sulla confezione per ricevere sullo smartphone la storia del
prodotto, dal campo di origine allo scaffale, per avere assoluta trasparenza
sul lavoro artigianale svolto dalla ditta. Barilla ha avviato un progetto pilota
per il tracciamento dal seme fino alla fabbrica del basilico e Perugina ha
in corso una sperimentazione per seguire il Bacio dall’uscita della fabbri-
ca lungo tutto il percorso della filiera di esportazione.
Da qualche tempo si parla di blockchain anche nel mercato dell’arte e tra i
primi interessati all’argomento troviamo Deloitte Luxemburg, ad esempio,
che sta lavorando a un sistema di tracciabilità delle opere d’arte, fornen-
do la sicurezza sulla provenienza delle opere, la possibilità di autentica-
zione dei lavori da parte di artisti o eredi, la certificazione di proprietà e
l’eliminazione o abbattimento dei costi per gli intermediari.
Ogni opera ha la sua carta d’identità. E se un quadro o un pacco di caffè può
essere tracciato, lo stesso può accadere con un lavoratore. La blockchain, in
questa logica, può diventare un registro in cui far confluire queste informa-
zioni, garantendone l’integrità e la veridicità.
Il database distribuito, inoltre, potrebbe diventare uno strumento utile
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per realizzare la pubblicità digitale in maniera più efficace e rispettare
le nuove norme europee in materia di privacy. La piattaforma permette
di registrare in modo trasparente, immodificabile e verificabile, su database
decentralizzati, le interazioni tra l’inserzionista ed il pubblico, tracciando la
circolazione del messaggio pubblicitario nella rete, le sue effettive visualiz-
zazioni e persino quali siano state le azioni successive, con la conseguenza
di rendere certa anche la valorizzazione economica dell’investimento pub-
blicitario realizzato, saltando diversi intermediari. I partecipanti alle transa-
zioni vengono inoltre informati, in modo chiaro e completo, circa la possi-
bilità che i loro dati personali siano utilizzati a fini di digital advertising. E
tramite la blockchain, possono (quando vogliono) richiedere il diritto all’oblio
previsto nel GDPR.
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intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, AI) è già oggi una
delle rivoluzioni più dirompenti con cui imprese e manager si
trovano a fare i conti. Come il motore a vapore e l’elettricità
nel passato, l’intelligenza artificiale sta trasformando il nostro
mondo. Secondo i report di IDC, l’AI sta diventando una parte
fondamentale dell’infrastruttura IT delle aziende. Nel 2017,
4,5 miliardi di dollari nel mondo sono stati investiti dalle aziende
nelle applicazioni cognitive, ossia le soluzioni tecnologiche in
grado di elaborare dati, apprendere automaticamente e for-
mulare previsioni. E altri 2,5 miliardi di dollari sono stati invece
allocati nei software per l’intelligenza artificiale, che forniscono
veri e propri servizi di consulenza sulla base della analisi di
informazioni.
l'Nel 2017,
4,5 miliardi
di dollari
nel mondo
sono stati
investiti dalle
aziende nelle
applicazioni
cognitive
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La previsione di IDC è che l’AI dovrebbe crescere a doppia cifra in tutti i
comparti industriali, ma ci sono settori più interessati. In primis il mondo
della finanza e delle assicurazioni, dove è allocato oggi un quarto della
spesa (12,5 miliardi di dollari nel 2017). Ma nei prossimi anni è previsto un
forte utilizzo anche nel mondo della sanità, del retail e della pubblica
sicurezza. La previsione di IDC è che la spesa raggiungerà i 19,1 miliardi
nel 2018, per poi raggiungere i 52,2 miliardi nel 2021. Entro il 2019 il 40%
delle aziende che intraprenderà iniziative di digital transformation vedrà
coinvolta l’intelligenza artificiale, percentuale che
crescerà al 75% entro il 2021.
Nel 2018 il settore retail supererà quello banca-
rio, dicono da IDC, diventando l’industria leader
in termini di spesa in AI con 3,4 miliardi di dollari
investiti, tra sistemi automatici di customer service e
robo shopping advisor. La gran parte dei 3,3 miliardi
spesi nel settore bancario sarà invece investita in si-
stemi automatici di gestione di attacchi informatici e
prevenzione, analisi di frodi e robo advisor. La manifattura per la produzio-
ne di beni si colloca invece al terzo posto per spesa, con 2 miliardi, seguita
dal settore healthcare con 1,7 miliardi, concentrati nei sistemi di diagnosi e
cura. Entro il 2021, la crescita maggiore di spesa si registrerà invece nei
sistemi di pubblica sicurezza (+75,4%), ricerca farmaceutica (+70,5%)
e sistemi automatici di shopping advisor e product recommendation
(+67,3%).
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, gli Stati Uniti oggi sono il
mercato maggiore per l’intelligenza artificiale, con 9,7 miliardi di dollari di
valore di mercato su un giro d’affari di 12,5, concentrati soprattutto nel retail
e settore bancario. A seguire l’Europa occidentale, focalizzata nei settori
manifatturiero, retail e banche. Ma, secondo IDC, entro il 2021 la regione
Nel 2018 il settore
retail supererà quello
bancario, diventando
l’industria leader in
termini di spesa in
AI con 3,4 miliardi di
dollari investiti
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dell’Asia del Pacifico diventerà il secondo mercato, grazie soprattutto a
una crescita annua media di oltre il 100% del Giappone. Anche la Cina
sperimenterà una grossa crescita nel settore, con un sistema strutturale di
investimenti pubblici e una crescita di spesa del 68,2% solo nel 2018. Re-
sta ancora indietro la regione EMEA, Europa, Medio Oriente e Africa. Ma in
quest’area spicca da solo lo Stato di Israele, la cosiddetta “startup nation”,
dove molte nuove imprese si stanno concentrando sull’intelligenza artificia-
le.
Le frontiere dell’AI oggi sono esplorate soprattutto dai colossi americani
come Google, Amazon, Facebook ed Apple, oltre ai big cinesi come Baidu,
Alibaba e Tencent. Sono aziende che al loro interno fanno ricerca, dispo-
nendo di infrastrutture IT, risorse tecnologiche e finanziarie, dati e profili
aziendali che attirano i migliori ricercatori al mondo.
Amazon, ad esempio, utilizza l’AI in molte fasi del processo d’acquisto,
proponendo ai propri clienti anche un assistente virtuale intelligente
come Alexa. L’azienda guidata da Jeff Bezos ha addirittura aperto a
Seattle Amazon Go, il primo negozio completamente gestito dall’intelli-
genza artificiale, senza cassieri né commessi. Google, dal canto suo, nel
2014 ha acquisito la startup DeepMind, specializzata in AI, per poi dotarsi
di un proprio sistema di machin learning (TensorFlow). Nel 2017 Big G ha
lanciato anche un nuovo progetto per studiare e ridisegnare il modo in cui
gli umani interagiscono con l’AI, chiamato People + AI Research Initiative
(PAIR). Microsoft nel 2016 ha lanciato un nuovo fondo di venture capital
destinato alle startup specializzate in AI. Facebook, pioniere nell’utilizzo
dell’AI per il riconoscimento facciale e per aiutare i non vedenti a “vede-
re” le foto sul social network tramite una narrazione audio, oggi studia
l’AI soprattutto per studiare i comportamenti degli utenti, cosa preferi-
scono e cosa non preferiscono avere sulla timeline. Apple, che ha acquisito
la startup Emotient e sviluppato il famoso assistente vocale Siri, ha focaliz-
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zato la ricerca in AI sul riconoscimento facciale e le reazioni degli utenti alle
pubblicità. Ma le aziende cinesi non sono da meno. Il trio noto come BAT,
Baidu, Alibaba e Tencent, riceve dal governo cinese grossi finanziamenti
per la ricerca nell’AI. Pechino punta a sviluppare una industria dell’intel-
ligenza artificiale da 1 trilione di dollari di valore entro il 2030, superan-
do gli Usa. Con una popolazione numerosa in grado di generare enormi
quantità di dati per gli algoritmi, la Cina è un terreno fertile per lo sviluppo
di applicazioni di intelligenza artificiale. E Alibaba è il capofila di questa
rivoluzione, con un investimento nel 2017 15 miliardi di dollari in sette
diversi laboratori di ricerca focalizzati su AI, machine learning, network
security e natural language processing.
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L’Europa, in questo contesto, si muove più lentamente. Gli investimenti in
questo ambito sono ancora bassi. Secondo l’Eurostat solo il 10% delle azien-
de europee fa uso di strumenti di big data. Lo skill gap è di 420.000 posti di
lavoro vacanti nell’Unione Europea (il 6,2% della domanda totale) e si calcola
che di questo passo sia destinato ad aumentare fino a 769.000 entro il 2020.
Ma nell’ultimo anno anche il vecchio continente sta vivendo una accelerazio-
ne verso l’intelligenza artificiale.
La Commissione Europea nell’aprile 2018 ha presentato
una serie di misure per promuovere la ricerca e lo svilup-
po nel campo dell’AI, facilitando gli investimenti in ambito
pubblico e privato. Per rimediare al ritardo, Bruxelles pro-
pone di decuplicare gli investimenti in Intelligenza artifi-
ciale di governi e privati nell’arco dei prossimi dieci anni.
Fino al 2020 l’UE prevede di investire almeno 20 mi-
liardi di euro in questo campo. In questa ottica, l’esecu-
tivo comunitario ha deciso di aumentare di 1,5 miliardi di
euro il suo contributo alla R&D nel quadro del programma
Horizon 2020. Contemporaneamente, il Fondo europeo
per gli investimenti strategici (Fondo Juncker) si concen-
trerà da qui al 2020 proprio sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di pro-
muovere investimenti fino a 500 milioni di euro.
In occasione del Digital Day 2018, gli Stati membri (esclusi Cipro, Grecia, Cro-
azia e Romania) hanno firmato a Bruxelles l’Alleanza europea per l’intelligen-
za artificiale. Ogni Stato, poi, è intervenuto con propri piani di sviluppo. La
Francia ha appena varato un piano da 1,5 miliardi di investimenti pubblici per
cinque anni destinati all’AI, con l’obiettivo di entrare nell’olimpo dei grandi,
al pari di Stati Uniti e Cina. Le startup dovranno beneficiare di 100 milioni
Lo skill gap è di
420.000 posti
di lavoro vacanti
nell’Unione
Europea (il 6,2%
della domanda
totale) e si calcola
che di questo
passo sia destinato
ad aumentare fino
a 769.000 entro il
2020.
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di euro; il 70% di questa somma sarà indirizzato verso le imprese innova-
tive del deep tech. Secondo il report realizzato dalla società di consulenza
tedesca Roland Berger “Intelligenza artificiale. Una strategia per le startup
europee”, tra Usa, Cina, Europa e Israele si concentrano 3.500 startup che
stanno esplorando le frontiere dell’intelligenza artificiale. Quelle americane
sono 1.393, circa il 40 per cento. A seguire l’Europa con 769 startup, la Cina
a quota 383 e Israele con 362 realtà.
Il principale problema europeo, si legge nel report, è l’accesso ai finanzia-
menti. In Francia si registrano in media operazioni da 3 milioni di dollari,
in Germania da 2 milioni. Contro i 10 degli Usa e i 36 della Cina. L’Europa
sconta la frammentazione delle politiche nazionali, ecco perché è importante
– come hanno fatto Usa e Cina – creare un ecosistema europeo che esprima
una visione organica su un tema così centrale.
La rivoluzione dell’AI è sbarcata anche in Italia, nonostante gli investimenti
ancora non siano al passo con quelli degli altri Paesi europei. L’Agenzia per
l’Italia digitale (Agid) ha da poco stanziato 5 milioni di euro per avviare
progetti sperimentali di intelligenza artificiale negli enti pubblici. Come
spiega l’Agid, i progetti potranno riguardare «i chatbot, ossia i robot che ri-
spondono in tempo reale alle domande degli utenti, i sistemi automatici di
diagnostica in grado di individuare velocemente la patologia di un paziente,
le piattaforme automatiche per supportare gli insegnanti nella valutazione
dei compiti scolastici, i sistemi avanzati di elaborazione dei dati per contra-
stare l’evasione fiscale e altro ancora».
Intanto, anche le aziende italiane si muovono. Secondo una ricerca svolta
nel 2018 da Talent Garden, per il 70% degli imprenditori intervistati l’in-
telligenza artificiale e il machine learning saranno i trend tecnologici che
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avranno una maggiore rilevanza nei prossimi anni. L’Internet of Things vie-
ne subito dietro, indicato dal 45% dei rispondenti, mentre l’uso degli analyti-
cs ottiene il 41% delle preferenze. Cloud, mobile app e robotica ottengono
rispettivamente il 30%, 28% e 26%. Numeri che evidenziano una evoluzione
nella visione a livello generale e la progressiva integrazione di trend che fino
a poco tempo fa apparivano rivoluzionari e che ora sono considerati come
normali strumenti di lavoro.
E questo vale anche per le piccole e medie imprese. Da un sondaggio svol-
to da Talent Garden su 500 PMI, in merito alle tecnologie innovative che le
aziende hanno intenzione di adottare nei prossimi tre anni, emerge che oltre
un quarto del campione è interessato alle applicazioni di Internet of Things,
Blockchain, Cloud Computing, Machine Learning, messaggistica istantanea
e Customer Relationship Management (CRM). Anche dall’elenco delle pro-
fessionalità da reclutare nei prossimi anni si nota una consapevolezza del-
la Digital Trasformation: sul podio ci sono Digital Marketing Specialist, Data
Analyst e Digital Officer. Più aziende, rispetto al 2017, sono inoltre intenzio-
nate ad assumere UX e UI Designer (20%), mostrando una sempre maggiore
attenzione alle esperienze che gli utenti vivono interfacciandosi con i loro
prodotti o servizi.
—
I S E T T O R I D I A P P L I C A Z I O N E
Nel mondo del business, l’Intelligenza artificiale sta permeando diversi settori.
L’Osservatorio Artificial Intelligence della School of management del Politecni-
co di Milano ha raccolto i dati su 721 imprese, studiando 469 casi di utilizzo di
intelligenza artificiale riferibili a 337 imprese internazionali e italiane.
I principali ambiti di applicazione emersi riguardano l’intelligent data proces-
sing (35%), soluzioni che utilizzano algoritmi di AI per estrarre informazioni e
a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e
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avviare azioni basate sulle informazioni estratte e i virtual assistant o chatbot
(25%), agenti software in grado di interagire con un interlocutore umano per
eseguire un’azione o offrire un servizio.
I processi dedicati alla relazione con il cliente raccolgono da soli il 40% di tutte
le applicazioni individuate. I rimanenti processi interni (dalle operations, all’HR,
dall’R&D al finance) tutti insieme rappresentano un altro 40% di applicazioni,
mentre il 20% si concentra sulle funzionalità del prodotto offerto, con lo scopo
di incrementarne le performance o l’esperienza d’uso. Tra i settori, banking,
finance & insurance raccoglie il 21% delle applicazioni, seguito dall’auto-
motive (12%), mentre tra il 6 e l’8% troviamo hi-tech, retail e telecomunica-
zioni, interessati a offrire un servizio sempre più flessibile e personalizzato al
cliente.
Partiamo dal marketing. L’analisi in real time di grandi moli di dati per la com-
prensione del “sentiment” e delle esigenze delle persone per miglio-
rare customer care, user experience, servizi di assistenza e supporto;
gli assistenti vocali e virtuali che sfruttano l’Intelligenza artificiale per
l’apprendimento e l’analisi delle abitudini e dei comportamenti degli
utenti, fino alla previsione dei comportamenti di acquisto da cui deli-
neare strategie di comunicazione: l’AI nel marketing mostra la sua
massima potenza. Tanto che è nata una vera e propria disciplina,
l’Artificial Intelligence Marketing (Aim), branca del marketing che sfrutta le
più moderne tecnologie di intelligenza artificiale in un processo continuo
di apprendimento e miglioramento per identificare di volta in volta le azioni,
le strategie e le tecniche di comunicazione e vendita più efficaci. L’intelligenza
apprende nel tempo e diventa sempre più efficace per proporre contenuti o
prodotti adatti a noi, pubblicità e film adeguate ai nostri gusti. Tramite il machi-
ne learning e l’Npl, Natural Language Processing, integrati a tecniche mate-
matico-statistiche e di marketing comportamentale, l’obiettivo è migliorare la
capacità di persuasione. Queste tecniche possono essere usate nelle chatbot
L’AI nel
marketing
mostra
la sua
massima
potenza
a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e
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per l’assistenza ai clienti, negli assistenti virtuali integrati, o ancora nella realiz-
zazione automatica di contenuti personalizzati presentati nel momento ottima-
le. La ricerca vocale, in particolare, è una delle tecnologie più apprezzate
dal pubblico, grazie a sistemi come Siri di Apple, Cortana di Microsoft o
Alexa di Amazon. Nell’e-commerce, invece, l’uso più diffuso dell’Aim è quel-
lo di recommendation, ovvero l’orientamento delle preferenze, degli interessi
e delle decisioni dell’utente sulla base di informazio-
ni fornite da lui stesso: in sostanza, è quella funzione
per cui vengono date raccomandazioni personalizzate
sui propri gusti ad esempio in base agli acquisti pre-
cedenti. Inoltre, tramite il machine learning, le aziende
potranno avere un più attento controllo sull’acquisto
e la distribuzione dei propri annunci sulle piattaforme
automatizzate, come per esempio quelle di Google.
Nel settore healthcare, invece, oltre a fornire strumenti
tecnologici per migliorare la vita di molte persone con disabilità (pensiamo ai
sistemi vocali), l’AI si è rivelata molto utile sul fronte delle diagnosi e del rico-
noscimento degli scenari di rischio. Anche in questo caso sono i dati la base
dell’analisi: l’intelligenza artificiale permette di analizzare e apprendere da un
bacino infinito di dati (pubblicazioni scientifiche, ricerca, cartelle cliniche, dati
sui farmaci, ecc.) ad una velocità inimmaginabile per l’uomo, accelerando pro-
cessi di diagnosi spesso molto critici per le malattie rare o suggerendo per-
corsi di cura ottimali in caso di tumori o malattie particolari. Gli assistenti virtuali
basati su AI stanno iniziando a comparire anche nelle sale operatorie o di chi
offre servizi di primo soccorso. I sistemi di intelligenza artificiale possono ad
esempio riconoscere un arresto cardiaco durante una chiamata d’emergenza
più velocemente. Inoltre i software automatici di riconoscimento visivo degli
esami medici si rivelano spesso più accurati dell’occhio umano.
L’ AI, con l’analisi dei dati e l’Internet delle cose, si rivela utile anche nel settore
L’intelligenza
artificiale permette
di analizzare e
apprendere da un
bacino infinito di
dati ad una velocità
inimmaginabile per
l’uomo
a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e
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dell’agrifood, per studiare i momenti migliori di semina, concimazione e irriga-
zione sulla base dei dati meteo, minimizzando l’uso di fertilizzanti e pesticidi,
con l’obiettivo di raggiungere anche colture più produttive e ridurre l’impatto
ambientale. È la cosiddetta “agricoltura di precisione”, che sta prendendo
piede anche in Italia. La fiorentina Agricolous ha sviluppato un sistema di pre-
cision farming, con finalità molteplici: dalla predizione e identificazione di ma-
lattie delle piante tramite l’elaborazione dei dati al monitoraggio della crescita.
Su un altro fronte, quello della gestione della catena di approvvigionamento
e di distribuzione, l’AI si rivela un sistema efficace che permette di connettere
e monitorare tutta la filiera e tutti gli attori coinvolti. Un caso molto significa-
tivo di applicazione dell’Intelligenza Artificiale al settore del Supply Chain
Management è relativo alla gestione degli ordini. Società come Llamasoft,
ad esempio, hanno sviluppato algoritmi di predizione della domanda di singoli
prodotti, con l’obiettivo di ridurre i costi e aumentare l’efficienza nei rifornimen-
ti. In altri casi l’AI viene invece usata per la gestione del magazzino: l’americana
Dematic, ad esempio, fornisce un software che automatizza la mappatura del
magazzino, riuscendo a predire la densità necessaria per i prodotti e renden-
do così più efficiente e veloce la distribuzione.
Nel campo automotive e dei trasporti, poi, non ci sono solo le macchine
che si guidano da sole, in via di sperimentazione da Tesla a Uber fino a Go-
ogle. Applicazioni importanti sono i sensori di assistenza alla guida: senso-
ri intelligenti che possono individuare velocemente le situazioni di rischio, in
modo da allertare per tempo la persona che è alla guida, migliorando la sicu-
rezza stradale; o anche solo indicare lungo il percorso stazioni di rifornimento
e ristoranti recensiti positivamente. Colossi dell’automotive come Volkswagen
o Toyota hanno concentrato la ricerca sullo sviluppo di queste tecnologie. La
californiana Nauto ha sviluppato un sistema di telecamere bi-direzionali incro-
ciate a un software AI per rendere la guida più sicura, sempre più richiesto da
flotte commerciali e compagnie assicurative. Carvi invece fornisce sistemi di
a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e
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assistenza alla guida per trasformare una tradizionale auto in un veicolo smart
e più sicuro. Senza dimenticare le società che creano robot autonomi per le
consegne a domicilio (esempi sono Robby Technologies e Marble).
Non solo: l’utilizzo dei dati permetterebbe anche di risolvere i problemi di
mobilità. Macchine, software e sensori, infatti, potrebbero essere integrati
nei tessuti urbani per migliorare servizi e infrastrutture: sono le cosiddette
smart city, centri urbani avanzati che potrebbero anche divenire progressi-
vamente più “autonomi” e in grado di “imparare” da soli dalle esperienze
dei propri abitanti, dalle vulnerabilità evidenziate dai sensori, dai buoni risul-
tati raggiunti. La sfida delle smart city sta coinvolgendo amministratori, organiz-
zazioni aziendali, operatori e provider tecnologici chiamati a costruire, anche
grazie all’intelligenza dei sensori e degli strumenti analitici e predittivi, un am-
biente abitativo, ricreativo e lavorativo complementare all’azione della trasfor-
mazione digitale e dello smart working nelle imprese. La prevenzione delle
frodi, poi, è una delle applicazioni più mature dove l’Intelligenza artificiale
si concretizza con quelli che tecnicamente vengono chiamati “advanced
analytics”, analisi molto sofisticate che correlano dati, eventi, comportamen-
ti ed abitudini per capire in anticipo eventuali attività fraudolente. Oracle ha
sviluppato algoritmi ai quali vengono forniti dati sulle transazioni finanziarie,
indicando quali sono quelle fraudolente (machine learning). L’AI elabora quindi
ciò che contraddistingue una frode, in modo che possa prevederla in futuro.
Un servizio che per un’azienda retail, ad esempio, potrebbe fare la differenza
per rendere più sicuri i processi di pagamento da parte dei clienti.
a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e
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uando si parla di realtà aumentata e virtuale, si
pensa immediatamente ai videogiochi e ad altre
applicazioni consumer, ma la crescita per que-
sto settore di mercato nei prossimi anni arriverà
soprattutto dal segmento business. Lo confermano le cifre di
IDC, secondo cui il 2017 del mercato AR/VR si è chiuso con un
giro d’affari mondiale di circa 9 miliardi di dollari, raddoppiati
nel 2018 fino a 17,8 miliardi. La crescita prevista è straordinaria:
nel periodo 2017-2021 gli analisti di IDC prevedono un tasso di
incremento medio annuo del 98,8 percento.
Le aziende, spiegano gli analisti, hanno capito il grande poten-
ziale delle tecnologie di realtà aumentata e virtuale ed è per
questo che nel prossimo futuro saranno le applicazioni business a mostrare
Immersive Technology
Q
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
Il 2017 del
mercato
AR/VR si è
chiuso con un
giro d’affari
mondiale
di circa 9
miliardi
di dollari,
raddoppiati
nel 2018 fino
a 17,8 miliardi.
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la crescita più interessante. Nel lungo termine, dicono, le imprese punteran-
no con più decisione sulla realtà virtuale, mentre a breve termine le tecno-
logie di realtà aumentata avranno più successo nel mondo consumer.
Ad oggi, il comparto con la maggior spesa AR/VR è quello consumer,
che dovrebbe generare nel 2018 business per 6,8 miliardi di dollari e
vedere poi un tasso di crescita medio annuo del 45% circa fino al 2021.
In questo ambito, l’applicazione trainante è prevedibilmente nel settore del
gaming e la fetta maggiore di spesa deriva dai visori hardware. Il mondo
business, invece, è più frammentato ma già nel 2021 rappresenterà la mag-
gior parte (il 60% circa) della spesa in sistemi e soluzioni di realtà aumen-
tata e virtuale. IDC prevede, da qui al 2021, tassi di crescita a tre cifre
percentuali: l’ambito di maggior crescita sarà quello delle applicazioni
per il settore pubblico (+157% circa l’anno), mentre quelli che genereranno
più business già nel 2018 saranno il settore distribuzione e servizi con 4,1
miliardi di dollari e il manufacturing con 3,2. Tra i comparti specifici di ap-
plicazione, invece, quello che nel 2018 peserà di più sarà il retail. In par-
ticolare, IDC prevede investimenti per oltre 950 milioni di dollari nelle
soluzioni per mostrare a 360 gradi ai clienti – online e in presenza – i
prodotti da acquistare. Altre applicazioni aziendali riguarderanno l’ambito
training e manutenzione.
Le prime sperimentazioni in ambito business si sono verificate nel campo
dell’entertainment. Tra i pionieri ci sono ad esempio società come Lego e
Tesco. Per evitare che i clienti più curiosi aprissero le confezioni per com-
prendere meglio l’utilizzo dei giochi, Lego ha cominciato ad utilizzare la
realtà aumentata come forma di smart packaging: in alcuni corner dedicati
all’interno degli store, inquadrando la confezione si può vedere tramite un
monitor il trailer con i personaggi animati. Tesco invece ha cominciato a
sfruttare la realtà aumentata all’interno di un volantino che illustra le pro-
mozioni: da casa il cliente al pc può inquadrare il marker che corrisponde
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
34
all’oggetto per vederlo comparire tra le mani.
Secondo i dati di P&S Market Research, tra realtà virtuale e realtà aumenta-
ta, per il momento, il derby è vinto dalla prima, che porta a casa circa il 60%
del giro d’affari complessivo. Ma per il 2023 le cose dovrebbero capovol-
gersi, con l’AR che dovrebbe crescere a un tasso di sviluppo del 73,8%, su-
periore a quello della realtà virtuale. A spingere l’AR sarà, dicono gli analisti,
la domanda di settori come turismo e retail.
Per quanto riguarda invece hardware e software, al momento circa il
65% del giro d’affari del comparto è appannaggio dei dispositivi har-
dware, in primis dei visori per la realtà virtuale. Ma la domanda delle
soluzioni software è destinata a viaggiare più velocemente.
Gli Usa, ad oggi, rappresentano il Paese dominante di questo nuovo
mercato, destinati a mantenere questa posizione di leadership nel qua-
driennio prossimo anche se Canada, Europa centro orientale ed Europa
occidentale conosceranno tassi di sviluppo molto alti.
Alcune delle più importanti aziende, tra cui Oculus VR, Sony e Google sono
entrate in questo mercato. E Facebook, dopo aver acquisito Oculus per
2,1 miliardi di dollari, ha fatto lo stesso, comprando diverse aziende AR/
VR. Investimenti da parte dei “giganti” della tecnologia che suggerisco-
no come queste innovazioni diventeranno sempre più integrate con le
piattaforme per i contenuti destinati al mercato consumer. Secondo una
recente ricerca di Goldman Sachs, le vendite in ambito AR e VR dovrebbe-
ro raggiungere i 95 miliardi di dollari entro il 2025: la domanda maggiore
arriverà dalla “creative industry” – in particolare dai videogiochi, eventi live,
video entertainment e retail – ma ci saranno applicazioni anche in settori
diversi come la sanità, l’istruzione, l’ambito militare e immobiliare. Mercati
e utilizzi diversi per cui la spesa totale per queste tipologie di prodotti e
servizi dovrebbe passare globalmente da 11,4 miliardi di dollari del 2017 a
quasi 215 miliardi di dollari nel 2021, con un tasso medio annuale composto
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
35
superiore al 110% (fonte IDC).
Il Nord America, avanzato in termini di ricerca tecnologica, deterrà la quota
maggiore del mercato nei prossimi anni, mentre l’Asia-Pacifico registrerà
un tasso di crescita significativo vicino al 100% dopo il 2018. La crescen-
te preferenza dei clienti verso un’esperienza di intrattenimento 3D e più
realistica, l’aumento della domanda nei settori della sanità e dell’istruzione,
la proliferazione degli smartphone, la necessità di
ridurre il budget della difesa simulando le sessioni
di formazione sono alcuni dei fattori che guideranno
il mercato.
Secondo la previsione di IDC, da qui al 2021 il nu-
mero di visori per la realtà virtuale e aumentata si
decuplicherà arrivando a quasi cento milioni. Una
forte crescita, specie nel segmento business, grazie
all’arrivo sul mercato di nuovi dispositivi. Le applica-
zioni della realtà virtuale e aumentata in azienda sono finalizzate soprattut-
to all’aumento della produttività. La possibilità di avere davanti ai propri
occhi informazioni che di solito sono su un monitor permette di attivare
nuovi processi e velocizzare quelli già esistenti. Alcuni settori verticali
sono già più inclini di altri per sfruttare questa possibilità: manufacturing,
design, sanità, trasporti, retail.
GE Healthcare, divisione medicale di General Electric, ha sviluppato ad
esempio il sistema Drive (Digital Reality and Intelligent Virtual Experience),
servizio di assistenza tecnica che sfrutta la tecnologia della realtà aumenta-
ta per creare un sistema di comunicazione in olopresenza, con cui i tecnici
di GE Healthcare possono fornire un supporto da remoto sempre più effica-
ce, tempestivo e di elevata qualità al personale presente in qualsiasi parte
del mondo, guidandolo passo passo durante gli interventi di riparazione e
manutenzione delle apparecchiature medicali con indicazioni pratiche o
Secondo la previsione
di IDC, da qui al
2021 il numero di
visori per la realtà
virtuale e aumentata
si decuplicherà
arrivando a quasi
cento milioni
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
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tramite la condivisione di informazioni utili, come se si trovassero nella stes-
sa stanza e stessero intervenendo direttamente.
Nella moda, Ralph Lauren, in collaborazione con Oak Lab, che produce
software interattivi per il retail, ha creato un camerino digitale che, attraverso
un lettore delle etichette e uno schermo, mostra al cliente i capi simili o di
differente colore rispetto a quelli provati, migliorando e velocizzando anche
il lavoro degli assistenti alle vendite.
L’americana PTC (Parametric Technology Corporation) ha creato invece Thin-
gWorx Studio, un ambiente di authoring che permette agli attori del settore
manifatturiero di creare esperienze di realtà aumentata senza bisogno di
dover scrivere il codice. Il riutilizzo delle geometrie 3D e le sequenze anima-
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
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te già esistenti consentono agli utenti di ridurre i costi e la complessità della
creazione di contenuti per condividere con facilità e velocemente idee di
prodotti anche a distanza.
È evidente come la realtà aumentata, in particolare, per le aziende potrebbe
rappresentare il passo successivo allo smart working e alla smart mobility.
Con l’AR, aziende e organizzazioni raggiungono nuovi livelli di comuni-
cazione e informazione condivisa in tempo reale e con un alto tasso di
interazione.
Le aspettative sono alte: nell’ultimo anno, i venture capital di tutto il mondo
hanno investito 3,6 miliardi di dollari in startup specializzate in AR/VR. Se-
condo le previsioni di IDC, entro il 2021 un terzo degli addetti del Terziario
avanzato sfrutterà la tecnologia AR sul desktop o sul mobile per trattare le
informazioni digitali, interagire con gli oggetti del mondo reale e collaborare
con i colleghi e partner.
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
38
Il mercato dei software di realtà virtuale e aumentata è guidato dal Nord
America, seguito da Europa e Asia Pacifico. Su un mercato con un valore
di 170 miliardi circa da qui al 2021, l’Europa copre circa un quinto di questa
torta. Secondo uno studio realizzato dal ministero degli Esteri olandese, il
64% dei dirigenti europei intende adottare soluzioni AR e VR con l’obiettivo
di ridurre i costi.
In base alle previsioni della società di analisi ABI Research,
l’Europa dovrebbe arrivare a investire oltre 2,5 miliardi di
dollari fino al 2021, a un tasso del 121% annuo, con l’Europa
centrale e orientale che raggiungeranno una velocità del 134
per cento. Meglio farà solo il Canada, che dovrebbe raggiun-
gere una crescita di spesa del 145%, mentre gli Stati Uniti al pari
dell’Europa occidentale registreranno anch’essi una crescita di
investimenti pari al 121 per cento. Gli Usa rimarranno comunque
la regione che a livello globale spenderà di più in soluzioni AR e
VR con 3,23 miliardi di dollari. Circa 3 miliardi di dollari, invece, i Paesi dell’a-
rea Asia/Pacifico, escluso il Giappone.
In Europa, i settori in cui si registrerà un maggiore utilizzo di applicazioni VR/
AR saranno la vendita al dettaglio (442 milioni di dollari), l’assemblaggio sul
posto e la sicurezza (362 milioni di dollari), seguiti dalla formazione nell’am-
bito dei processi di produzione (309 milioni di dollari).
Una fetta rilevante del mercato europeo è rappresentata dall’area consu-
mer, dove la spesa sarà principalmente orientata ai giochi basati su realtà
aumentata e virtuale, fino a 9,5 miliardi nel 2021. Nel 2017, il 19% della spesa
degli europei in realtà virtuale e aumentata è stata rappresentata dal settore
manifatturiero, seguito dal retail con il 5 per cento.
Anche in Europa al momento la tecnologia predominante è quella della re-
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
l’Europa
dovrebbe
arrivare a
investire oltre
2,5 miliardi
di dollari fino
al 2021, a un
tasso del 121%
annuo
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I L M E R C A T O E U R O P E O
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altà virtuale, ma la previsione è che il mercato della realtà aumentata è de-
stinato a crescere più velocemente, con il mercato AR in grado di coprire
addirittura i tre quarti del totale. Con le applicazioni business che guidano gli
incrementi di mercato. Già entro la fine del 2018, si prevede che il 26% degli
Head Mounted Displays siano destinati alle imprese europee. Entro il 2025,
il mercato business europeo delle tecnologie immersive coprirà il 40%
del fatturato del comparto, oggi focalizzato sul lato consumer.
Secondo la ricerca “European Virtual Reality Landscape” realizzata da
The Venture Reality Fund e Belgium’s LucidWeb, sarebbero 487 le azien-
de in Europa che si occupano di realtà virtuale, 300 in più rispetto a quelle
individuate nel report del 2017. Con alcuni hub che cominciano a spiccare:
46 aziende VR sono solo nel Regno Unito e 29 in Francia, a seguire la Svezia
(19) e la Germania (15).
Gli investimenti in queste tecnologie crescono in settori diversi, dalle infra-
strutture alle app, ma restano ancora limitati in sanità e istruzione. In ogni
caso, l’ambito B2B nel 2017 è più che raddoppiato (+55%). In espansione
anche il settore “user input” che si focalizza sulla creazione di interazioni tra
la tecnologia VR e il corpo umano, e in particolare cervello, occhi e piedi.
Ad oggi, le principali industrie del vecchio continente a usare tecnologie
AR e VR sono quelle dell’entertainment e dell’healthcare. E all’interno del
comparto entertainment, il gaming copre il 34% della spesa, gli eventi live
il 12%, il video entertainment il 9,5%.
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
40
Tra i più interessati a questo tipo di applicazioni in Europa ci sono gli Italiani.
Secondo un’indagine GFK, azienda che si occupa di ricerche di mercato,
relativa allo scorso anno, il 7,5% di coloro che in Europa si dicono inten-
zionati ad acquistare soluzioni AR/VR sono italiani. Nonostante la realtà
poco matura sul fronte degli investimenti, in Italia ci sono startup che hanno
realizzato soluzioni di realtà virtuale e realtà aumentata. Ad oggi, qualche
esempio di tecnologia immersiva si trova soprattutto in musei e luoghi
di cultura. Ibs company, società italiana che crea opportunità di business
attraverso la realtà aumentata, ha creato ItalyRA, progetto che realizza car-
tografie delle città in realtà aumentata: inquadrando il sito in cui ci si trova, si
avranno sul proprio smartphone vere e proprie guide turistiche interattive. E
nel parco archeologico di Paestum hanno realizzato la app “Open Paestum”
per permettere ai visitatori di vedere tramite la realtà aumentata scene di vita
quotidiana degli antichi abitanti del sito, fornendo allo stesso tempo tempo
un servizio per i visitatori con disabilità motorie e sensoriali.
Sul fronte dei convegni e dell’organizzazione del lavoro, qualche grande
azienda sta cominciando a sperimentare nuove formule. Durante Unicredit
Tourism Talk del 2018, Carraro Lab ha presentato una tecnologia webVR
con una mappa in 3D dell’Italia, che permette di interfacciare tramite te-
lecamere immersive l’headquarter con le sedi distaccate di un’azienda, i cui
lavoratori vengono in un certo senso teletrasportati nella sede centrale. Un
coinvolgimento, quindi, che va oltre la semplice call o la videoconferenza,
aumentando l’efficacia delle riunioni e risparmiando sui costi di viaggio dei
dipendenti.
Anche nelle aziende manifatturiere si sta cominciando a testare qualche star-
tup di realtà aumentata. A questo proposito il Politecnico di Milano, nell’ambi-
to del progetto europeo Horizon 2020, sta sviluppando la piattaforma SPARK
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
—
I L M E R C A T O I T A L I A N O
41
(acronimo di SPatial Augmented Reality as a Key for co-creativity), basata
sulla Realtà Aumentata, per facilitare il co-design: designer, clienti e utenti
finali possono condividere soluzioni anche solo abbozzate in forma di pro-
totipi misti (parzialmente fisici e parzialmente virtuali), elaborandole in tempo
reale e facendole evolvere nel corso di una sessione collaborativa. La piat-
taforma permetterà una maggiore produttività nello sviluppo di soluzioni
innovative, riduzione delle risorse umane che le pmi devono normalmen-
te impegnare in un singolo progetto, aumenta dell’efficienza in tutto il
processo di progettazione creativo.
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
«A breve i dispositivi che gestiscono AR e VR diventeranno rilevanti quasi
come gli smartphone, integrandoli in molte funzioni e sostituendoli in altre.
Dopo la rivoluzione del pc e quella dello smartphone vivremo quella della
‘realtà’. Il passaggio dagli handset agli headset è iniziato e avrà una grande
rilevanza nel nostro stile di vita», spiega Lorenzo Montagna nel
suo ultimo libro Realtà virtuale e realtà aumentata. Nuovi media
per nuovi scenari di business (Hoepli).
I settori di applicazione delle tecnologie AR e VR sono numero-
si. Oggi, le grandi catene del commercio al dettaglio stanno spe-
rimentando la realtà virtuale con un’ampia varietà di utilizzo. Per
esempio i dispositivi VR sono utilizzati negli showroom, dove i
consumatori hanno l’opportunità di esplorare una vasta gamma
di opzioni dei beni di cui stanno considerando l’acquisto, con
una customer experience personalizzata di qualità.
Alcuni brand automobilistici, ad esempio, usano la AR sia per la teleassisten-
za a distanza sia per la presentazione dei nuovi modelli negli showroom.
«Il passaggio
dagli handset
agli headset è
iniziato e avrà
una grande
rilevanza nel
nostro stile di
vita»
—
I S E T T O R I D I A P P L I C A Z I O N E
42
Nello stesso settore, a livello industriale, la AR può essere usata per le attivi-
tà di monitoraggio e manutenzione dei veicoli, in modo da avere informazio-
ni dettagliate sulle parti meccaniche su cui effettuare i controlli.
Un capitolo a parte merita il legame tra realtà aumentata e industria 4.0: in
una impresa manifatturiera, esistono operazioni che sono a rischio di esse-
re inficiate dal classico errore umano, creando inefficienze e costi di varia
natura. La possibilità che l’AR offre di visualizzare il corretto andamento
delle operazioni, passo dopo passo, è in grado di garantire un sensibile
apporto al miglioramento delle attività di produzione. Si stanno facendo
largo, ad esempio, i dispositivi Head Mounted, che permettono di operare
lasciando le mani libere e spostando la parte di visione direttamente sulla
testa. Ovviamente, ci possono essere numerosi vantaggi dal punto di vista
della manutenzione e assistenza, nonché del controllo qualità. A monte del-
la produzione industriale, inoltre, la realtà aumentata può essere di ausilio
per il design e la progettazione di prodotti e soluzioni. Le tecnologie AR e
VR consentono di visionare il prodotto nelle fasi di design, in scala reale e
con interazioni naturali, prima che venga realizzato anche solo un prototipo
fisico. Questo consente di ottimizzare le fasi di progettazione, anticipare le
problematiche relative all’oggetto (ergonomia, interferenze, accessibilità) e
ridurre così l’impatto sui costi di sviluppo del prodotto.
Un uso interessante è quello che riguarda l’organizzazione del lavoro. In una
survey di Accenture, l’80% dei dirigenti dice che sarà importante usare
le tecnologie immersive nella gestione non solo dei clienti, ma anche del
personale. Non solo per attività di formazione e addestramento, ma anche
nell’efficientamento dell’organizzazione di meeting e incontri aziendali. Con
la realtà virtuale possiamo avere un mondo virtuale, raggiungibile da chiun-
que possieda un visore in pochi decimi di secondo, dove tutta la nostra per-
sona è rappresentata da un avatar in forma umana. Possiamo fare una riunio-
ne di progettazione con ingegneri di Milano e di Honk Kong, fianco a fianco,
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
43
alla stessa velocità con cui ci colleghiamo a un sito web. Risparmiando così
su tempi e costi di viaggio di migliaia di persone. Anche nella formazione
e nell’addestramento: con la realtà AR/VR possiamo fare cose che prima
era impossibile fare, come esercitarsi ogni giorno a spegnere incendi o a
cercare persone tra le macerie.
La tecnologia VR è sperimentata anche nella formazione dei tecnici che
mantengono linee di produzione complesse, con la prospettiva di essere
integrata con strumenti di AR, utili per la progettazione, la costruzione e la
gestione di impianti e processi di produzione industriale. Le aziende nel set-
tore delle costruzioni degli edifici e delle opere civili, ad esempio, stanno
adottando queste tecnologie per migliorare sia i flussi di lavoro interni che
la capacità di attrarre i clienti. Alcune ottengono nuovi progetti mostrando ai
potenziali clienti la loro proposta con visori AR/VR invece che su carta o su
uno schermo; altre utilizzano le tecnologie VR per la progettazione oppure
AR per gestire la manutenzione e la ristrutturazione di un numero sempre più
ampio di impianti e opere civili.
Nel campo dell’assistenza sanitaria, sono state riconosciute da tempo le po-
tenzialità delle tecnologie AR/VR sia per supportare il personale sanitario nel
trattamento, nella cura e nella riabilitazione dei pazienti, sia nella formazione
e collaborazione tra medici alle diagnosi, ai piani di trattamento e agli inter-
venti chirurgici. Secondo Goldman Sachs, le tecnologie VR e AR nel settore
healthcare entro il 2025 riusciranno a convogliare oltre 5 miliardi di dollari
di investimenti.
VR e AR possono essere usate per permettere ai pazienti di visitare gli ospe-
dali prima di essere ricoverati, possono aiutare a capire quali saranno le pro-
cedure chirurgiche alle quali si andrà incontro, oltre che fornire strumenti che
aiutano il paziente a ridurre l’ansia durante e nel corso dei trattamenti. Una
startup italiana, SuperPoteri, utilizza proprio la realtà aumentata per creare
un mondo magico e ridurre la paura dei bambini ricoverati in ospedale.
i m m e r s i v e t e c h n o l o g y
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Sia la realtà aumentata che virtuale possono essere utili anche per mi-
gliorare l’esperienza nel mondo del turismo, integrandosi efficacemente
con le infrastrutture delle smart city. Oltre che nelle realtà museali, per
rivivere momenti storici o di cronaca che hanno interessato certe realtà in
modo da creare percorsi emozionali, e nelle pubbliche amministrazioni per
comunicare con i cittadini informazioni importanti.
La stessa logica potrà essere applicata al mondo della ristorazione per per-
mettere ai clienti di visualizzare il piatto che si desidera ordinare. L’azienda
statunitense Kabaq, ad esempio, ha sviluppato un’applicazione che permet-
te di vedere il cibo in anticipo tramite realtà aumentata: basta puntare lo
smartphone o il tablet sul piatto e verrà fuori l’immagine di ciò che stiamo
pensando di ordinare, in modo da poter decidere meglio cosa scegliere dal
menù e conoscere la dimensione delle porzioni in anticipo.
Senza dimenticare tutto il campo dell’entertainment: Fastweb, ad esempio,
sta investendo nell’ambito della realtà virtuale con il recentissimo lancio a
Milano della prima sala cinematografica a 360 gradi. Lo stesso viene fatto
nell’industria dello sport, che sta accelerando gli investimenti nelle tecnolo-
gie di realtà virtuale e aumentata per aumentare l’esperienza per gli appas-
sionati e far sentire i fan dislocati dall’altra parte del mondo come se fossero
seduti in posti a bordo campo.
Le potenzialità della realtà aumentata possono anche messe al servizio del
mercato immobiliare. Sotheby’s International Realty ha da poco lanciato una
app, Curate, che permette agli utenti di visualizzare gli ambienti di una casa
ancor prima di comprarla, personalizzandoli a proprio piacimento con l’in-
clusione di mobili e complementi d’arredo. E lo stesso fanno aziende che
vendono arredamenti, permettendo di visualizzarli negli spazi della propria
casa. E per arrivare alla nostra vita di tutti i giorni, anche Facebook ha ini-
ziato a testare la realtà aumentata nel suo news feed, per trasformare le
pubblicità in camerini virtuali e rendere più interattiva la user experience.
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c o n c l u s i o n e
Perché una tecnologia diventi utile per un’azienda deve permettere una ri-
duzione dei tempi e dei costi, migliorando efficienza e produttività. Innova-
zione tecnologica non vuole dire necessariamente successo nel business.
Bisogna colmare il gap tra innovazione ed esecuzione, e scegliere bene. Non
esiste una sola blockchain, così come l’intelligenza artificiale è sfaccettata in
diverse applicazioni. E lo stesso vale per tecnologie complesse come realtà
virtuale e aumentata.
La Digital Transformation è un momento essenziale per la crescita delle
imprese: un cambiamento che va ben gestito, se un’azienda vuole essere
vincente sul mercato. Gli imprenditori, come emerso dalla ricerca di Talent
Garden sulle pmi italiane, ne sono consapevoli e oggi valutano con crescente
interesse le soluzioni tecnologiche in campo. Un impegno tecnologico che,
parallelamente, ha bisogno di un supporto da parte di figure specializzate
come Digital Marketing Specialist, Data Analyst e Digital Officer. Oltre che di
un investimento in formazione per superare il gap di competenze interne.
I principali vantaggi che gli imprenditori si aspettano sono l’acquisizione di un
vantaggio competitivo (62%), seguito dall’aumento di produttività (49%), dal
miglioramento della qualità percepita dai clienti (48%) e dalla qualità interna
del lavoro (48%).
L’innovazione è «la creazione di nuovo valore», come sostiene il professore
Feng Li, a capo del dipartimento Technology and Innovation Management
presso la Cass Business School. E i dati gli danno ragione. Secondo lo stu-
dio “Esg 2018 IT transformation maturity curve”, realizzato da Enterprise
Strategy group, il 94% delle società che nel 2017 ha sposato la causa della
digital transformation è riuscita a ottenere risultati di fatturato superiori
alle aspettative, grazie alla capacità di sviluppo di nuovi canali di vendita e
customer experience che hanno portato a un aumento delle vendite stesse.
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C O N C L U S I O N E
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La trasformazione digitale è un elemento cruciale nella sostenibilità del busi-
ness sul medio-lungo periodo. Avere visione del futuro e creatività è centrale
per un manager per restare al passo con la rivoluzione digitale. E la tecnologia,
a guardare i dati, sarà il miglior alleato del business che sa guardare in avanti.
c o n c l u s i o n
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g l o s s a r i o
È la tecnologia che permette la creazione di un grande database distribuito per
la gestione di transazioni che possono essere condivise tra più nodi di una rete,
in modo che ogni transazione venga validata dalla rete stessa. Letteralmente è
una “catena a blocchi”, un protocollo di comunicazione che segue la logica del
database distribuito, in cui i dati non sono memorizzati su un solo computer ma
su più macchine collegate tra loro, chiamate nodi. Viene anche definita come
l’evoluzione del cosiddetto “Libro Mastro” con la realizzazione del “Distributed
Ledger”, in cui la governance è costruita attorno a un nuovo concetto di fiducia
tra soggetti senza un centro. La blockchain è dunque un grande database per
la gestione di transazioni crittografate e sicure, oltre che un registro pubblico,
certo e verificabile di tutte le operazioni che si registrano nel corso del tempo.
Serve quindi per snellire i processi, renderli più sicuri e meno costosi: le tran-
sazioni avvengono in totale trasparenza, eliminando la necessità di avere degli
intermediari.
Con questo termine si identifica l’abilità di un sistema tecnologico di risolvere
problemi e svolgere attività che sono tipiche della mente umana. Lo scopo
quindi è quello di costruire macchine, hardware e software, che sappiano ri-
produrre le abilità umane autonomamente. Ma con potenzialità amplificate:
un esempio su tutti è la capacità di analisi in tempo reale e in tempi brevi di
enormi quantità di dati.
Il termine racchiude le tecnologie di realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR).
Sono tecnologie in grado di “cancellare” il confine tra mondo fisico e mondo
A R T I F I C I A L I N T E L L I G E N C E
I M M E R S I V E T E C H N O L O G Y
B L O C K C H A I N
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g l o s s a r y
digitale o simulato, creando un senso di immersione degli utenti. Sono tecno-
logie che producono quindi una “realtà mista” nella percezione e nelle intera-
zioni degli utenti, integrando la realtà virtuale con l’ambiente fisico circostante.
Per virtual reality (VR) si intende la realtà simulata attraverso l’uso del compu-
ter, dei videogiochi o tecnologie specifiche per ricreare un sistema immersivo
in cui tutti i sensi possono essere usati. Per Augumented Reality (AR), invece,
si intende invece la capacità di alcune tecnologie di arricchire la percezione
sensoriale umana mediante informazioni che non sarebbero percepibili dai
cinque sensi. Gli elementi che «aumentano» la realtà possono essere aggiunti
attraverso uno smartphone, un computer o altri sensori, con dispositivi di visio-
ne, di ascolto e di manipolazione (come i guanti) che aggiungono informazioni
multimediali alla realtà percepita. La AR rappresenta il mondo reale arricchito
con oggetti virtuali. La VR, al contrario, è un mondo completamente virtuale.