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THE TOP EMERGING TECHNOLOGIES TO WATCH 2018 FUTURELAND REPORT Powered by

THE TOP EMERGING TECHNOLOGIES TO WATCH 2018 · La Digital Transformation sta rivoluzionando il modo di fare business, ... sione è che le aree più interessate saranno quelle del

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THE TOPEMERGINGTECHNOLOGIESTO WATCH 2018

F U T U R E L A N D R E P O R T

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Blockchain, Artificial Intelligence, Immersive Technology. Sono queste le tre parole chiave attorno a cui ruota l’edizione 2018 di “Futureland”, la tech conference internazionale organizzata da Talent Garden il 15 e il 16 novembre a Milano. Un’occasione per aziende e imprenditori per approfondire, con conferenze, dibattiti e dimostrazioni pratiche, quali sono i benefici e i cambiamenti che tali tecnologie possono apportare nella gestione del business e dei processi produttivi e organizzativi.

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i n t r o d u z i o n e

La Digital Transformation sta rivoluzionando il modo di fare business, e le

aziende sono ormai consapevoli che l’innovazione tecnologica rappresenti

un vantaggio competitivo imprescindibile. Blockchain, Artificial intelligence

e Immersive Technology, in particolare, sono tre tecnologie in grado di mo-

dificare radicalmente i processi produttivi e di organizzazione di molti am-

biti industriali, creando vantaggi in termini di produttività, miglioramento della

qualità dei servizi percepita da parte dei clienti, riduzione dei costi e possibilità

di internazionalizzazione.

Basti pensare alle opportunità che la blockchain apre nel settore del fintech e

delle assicurazioni. Ma non c’è solo questo: una tecnologia come la blockchain,

in grado di condividere dati in maniera sicura tramite un database distribuito,

trova ambiti di applicazione in diverse industry: healthcare, logistica, agrifood,

media, telecomunicazioni e persino nell’industria musicale. Basta scegliere la

piattaforma più adatta al settore e al processo che si intende modificare.

Lo stesso vale per le applicazioni dell’intelligenza artificiale nelle aziende. Una

tecnologia complessa, in grado di risolvere problemi e svolgere attività tipiche

della mente umana, ma con potenzialità amplificate. Un esempio su tutti: la

capacità di analisi in tempo reale e in tempi brevi di enormi quantità di dati.

Secondo lo studio “Reshaping Business With Artificial Intelligence”, realizzato

nel 2017 da Boston Consulting Group e MIT Sloan Management Review, l’84%

degli intervistati in differenti settori industriali sostiene non a caso che l’intelli-

genza artificiale sarà in grado di creare vantaggi competitivi e l’83% ritiene che

la sua applicazione sia una priorità strategica per il proprio business. La previ-

sione è che le aree più interessate saranno quelle del marketing e dei servizi,

oltre alla gestione dei processi di produzione e distribuzione.

Percentuali simili si trovano anche in una survey realizzata da Accenture in me-

rito alla tecnologia immersiva: l’80% dei dirigenti sostiene che sarà fonda-

mentale in futuro usare strumenti come la realtà aumentata nel rapporto

con i clienti e con i dipendenti, in modo da eliminare il gap tra l’esperienza

I N T R O D U Z I O N E

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i n t r o d u z i o n e

digitale e lo spazio fisico. In combinazione con i dati IoT (Internet of Things), le

applicazioni AR (Augumented Reality, Realtà Aumentata) e VR (Virtual Reality,

Realtà Virtuale) stanno portando numerose aziende a ridefinire completamen-

te il modo in cui progettano, producono, vendono, gestiscono e supportano

i prodotti. A rendere chiaro il fenomeno al grande pubblico è stata l’applica-

zione Pokemon Go, che per la prima volta ha dimostrato le potenzialità della

realtà aumentata nella vita quotidiana. Ma oltre i videogame c’è di più.

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Q u a l c h e n u m e r o

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arliamo di mercati che di anno in anno crescono più che a

doppia cifra. Se nel 2016, secondo Markets&Markets (so-

cietà specializzata nelle ricerche sui mercati emergenti), il

mercato della blockchain valeva ancora solo 210 milioni di

dollari, entro il 2021 si arriverà a 2,3 miliardi di dollari. Ed entro il 2024, stan-

do ai dati di Transparency Market Research, i ricavi toccheranno quota 20

miliardi di dollari, con una crescita significativa dai 315,9 milioni

di dollari del 2019. La blockchain si fa sempre più strada nelle

strategie delle aziende, con applicazioni che vanno dalle iden-

tificazioni digitali agli smart contract, fino allo scambio di dati in

modo sicuro e veloce.

Quanto all’intelligenza artificiale, il mercato che ruota attorno a

questa tecnologia già nel 2017 ha raggiunto un giro d’affari di

12,5 miliardi (fonte: IDC). E questo trend è destinato

a proseguire: la previsione è che nel 2021 si arriverà a quota

46 miliardi di dollari, soprattutto grazie all’aumento degli in-

vestimenti delle imprese. La stima è che i ricavi generati dal

mercato dell’Artificial Intelligence cresceranno dai 634,7

milioni di dollari del 2016 ai 36,8 miliardi del 2025.

La capacità di elaborazione dei Big Data in tempi brevi sem-

bra essere l’ambito di applicazione maggiormente battuto attualmente, sia

per prevedere i comportamenti di consumo che nei processi di gestione e

selezione del personale (workforce analysis).

E anche per le tecnologie immersive sarà il settore business a guidare la

crescita: secondo le cifre di IDC, dal 2017 al 2018 il giro d’affari mondiale è

destinato quasi a raddoppiare da 9 a 17,8 miliardi di dollari. Se nel 2017 il

30% dei ricavi è composto soprattutto dal gaming, media ed entertainment,

fino al 2021 l’incremento medio annuo del valore del comparto sarà del

98,8%, grazie soprattutto alla spinta delle applicazioni aziendali. Una su tut-

p

Il mercato

della

blockchain,

entro il 20121

varrà 2,3

miliardi di

dollari

La previsione

è che nel 2021

l'AI arriverà

a quota 46

miliardi di

dollari

Q U A L C H E N U M E R O

Q u a l c h e n u m e r o

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s o m e f i g u r e s

te: la qualità della comunicazione e del marketing crescerà drasticamente,

grazie alla capacità di veicolare, attraverso AR e VR, percezioni e sensazio-

ni. Nei prossimi tre anni, il valore del mercato arriverà fino a toccare quota

170 miliardi di dollari.

B L O C K C H A I N

A R T I F I C I A L

I N T E L L I G E N C E

I M M E R S I V E

T E C H N O L O G Y

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BLOCKCHAIN —

IL MERCATO

EUROPEO

IL MERCATO

ITALIANO

I SETTORI DI

APPLICAZIONE

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b l o c k c h a i n

è chi la definisce già la “Nuova Internet”. La tecnologia

blockchain, per la portata rivoluzionaria che rappresenta,

sta attirando un numero crescente di aziende, società,

governi e organizzazioni verso quella che viene chiamata

“Internet of Value”. Ovvero lo scambio di valore, che sia monetario, di di-

ritto, di proprietà o intellettuale, attraverso un sistema di algoritmi e regole

crittografiche su piattaforme sicure e affidabili.

Il sistema informatico che nel 2009 ha “sfornato” i Bitcoin e governa

ancora le criptovalute, nel corso del tempo è riuscito infatti ad andare

oltre, rivelandosi come uno degli strumenti più rivoluzionari dell’econo-

mia digitale. Dalle banche alle assicurazioni, dall’agrifood alla pubblicità,

dall’ambito legale all’e-government, il “sistema a blocchi” trova numerose

applicazioni.

c'

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b l o c k c h a i n

Non più solo un affare da nerd, dunque, ma un mercato destinato a cre-

scere. Una rivoluzione, dunque, che riguarderà tutte le industry. Ma, at-

tenzione, non esiste una sola blockchain. Esistono diverse piattaforme

blockchain: ogni azienda può scegliere quella più adatta al processo o

industry che le interessa.

Secondo la ricerca IDC “Worldwide and US Blockchain Service Forecast

2017-2021”, solo gli investimenti nel mercato della blockchain aumente-

ranno dagli 1,8 miliardi di dollari del 2018 agli 8,1 miliardi del 2021, grazie

all’ingresso di un numero sempre maggiore di nuovi

player. I dati dell’Osservatorio Blockchain & Distri-

buted Ledger del Politecnico di Milano dicono che

il 2017 è stato l’anno del boom, con 331 i progetti

(partiti o solo annunciati) censiti a livello internazio-

nale da gennaio 2016 al 2018. La grande maggio-

ranza dei progetti, pari al 59%, è stata sviluppata nel

settore finanziario. Ma dal 2017 si nota un progres-

sivo ampliamento degli ambiti applicativi che interessano anche l’attività

di governo (il 9%), della logistica (7,2%), delle utility (3,9%), dell’agrifood

(3%), delle assicurazioni (2,7%), fino all’healthcare (2,4%), al trasporto aereo

(2,4%), ai media (1,8%) e alle telecomunicazioni (1,2%).

Gli investimenti

nel mercato

della blockchain

aumenteranno dagli

1,8 miliardi di dollari

del 2018 agli 8,1

miliardi del 2021

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Il mercato della blockchain ha il suo baricentro negli Stati Uniti, ma anche l’Eu-

ropa sta facendo enormi passi avanti. Secondo una ricerca realizzata dal Po-

litecnico di Milano, che ha analizzato 196 startup operanti a livello nazionale e

internazionale, il 38% delle nuove imprese legate alla

blockchain ha sede negli Usa e il 32% in Europa. Men-

tre il 19% nasce in Asia.

La Commissione Ue ha già investito oltre 80 milioni

di euro in progetti legati alla tecnologia blockchain e

ulteriori 300 milioni saranno stanziati di qui al 2020.

Secondo IDC, nel quinquennio 2017-2022, l’Europa

sarà su scala globale il secondo investitore sulla tecnologia blockchain,

con una spesa che crescerà passando dai 400 milioni di dollari del 2018 ai

3,5 miliardi di dollari previsti per il 2022. Per quanto riguarda i settori di appli-

cazione, a crescere in maniera sostenuta in Europa è soprattutto il com-

parto finanziario: con 173 milioni di dollari di investimenti, banche (30%) e

assicurazioni (12%) hanno rappresentato nel 2018 il 42% della spesa totale. Tra

le iniziative in questi settori, si possono citare We.trade, che vede coinvolte

sette banche europee per lo sviluppo di una piattaforma che semplifichi le

transazioni internazionali tra partner europei; ma anche B3i, un consorzio di

15 compagnie assicurative che mirano a facilitare lo scambio di dati tramite la

tecnologia a blocchi. A seguire, il settore pubblico (13%), l’healthcare e i media

(8%), e i segmenti di mercato legati alla supply chain, come il manifatturiero e

il settore energetico (3%). Secondo IDC, le prospettive di crescita maggiori

ora riguarderanno invece settori come le utilities, i servizi professionali, la

gestione di beni e delle identità digitali.

38% delle nuove

imprese legate alla

blockchain ha sede

negli Usa e il 32% in

Europa. Mentre il 19%

nasce in Asia

I L M E R C A T O E U R O P E O

b l o c k c h a i n

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Il mercato italiano, nonostante la presenza di una solida comunità di svi-

luppatori, resta ancora qualche passo indietro rispetto all’uso della tecnolo-

gia blockchain. Le imprese italiane, anche a causa delle dimensioni me-

dio-piccole che caratterizzano il panorama industriale del nostro Paese,

tendono a non investire in una tecnologia in una fase preliminare.

La blockchain potrebbe avere un impatto notevole per il Made in Italy in ter-

mini di tracciabilità e di anticontraffazione. In Italia, al

momento, vi sono diversi esempi di applicazioni della

blockchain alle filiere dei prodotti agroalimentari, dal

settore vinicolo a quello ittico e caseario. Produttori

e retailer sono coinvolti in una logica di ecosistema

che garantisca la tracciabilità e la qualità dei prodotti.

E lo stesso stanno facendo alcuni enti pubblici (è il

caso della Regione Friuli Venezia Giulia con il vino),

per valorizzare i prodotti del territorio.

Ma anche le grandi aziende stanno cominciando a focalizzare la propria

attenzione sulla blockchain, sfruttandola non solo come sistema di pa-

gamento ma anche per standardizzare l’identità digitale nella

sottoscrizione di abbonamenti o conti correnti bancari. Se pri-

ma c’era bisogno di identificarsi più volte con lo stesso istituto,

con tutti i costi che questo comporta, con la blockchain questi

costi vengono abbattuti.

Secondo il censimento di Digital360, in Italia ad oggi ci sono 28

startup focalizzate sulla blockchain. Quello che manca sono so-

prattutto gli investimenti, non certo la qualità delle iniziative imprenditoriali.

Di recente, tre startup della blockchain – Eidoo, Aidcoin e Xriba – hanno

raccolto fuori dal nostro Paese 70 milioni di euro attraverso le ICO, Initial

I L M E R C A T O I T A L I A N O

La blockchain

potrebbe avere un

impatto notevole

per il Made in

Italy in termini di

tracciabilità e di

anticontraffazione

in Italia ad

oggi ci sono

28 startup

focalizzate

sulla

blockchain

b l o c k c h a i n

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Coin Offering: quasi quanto gli investimenti di un anno dei venture capital

nell’intero nostro ecosistema (le ICO, sono una tipologia di finanziamento

sotto forma di crowdfunding, utilizzata da startup o da chi intende realizzare

un determinato progetto nell’ambito della blockchain o delle criptovalute). E

una nuova impresa come Circle, nata nel 2012 e specializzata nella digitaliz-

zazione della logistica tramite blockchain, ad oggi ha già raccolto 250 milioni

di euro di investimenti, annunciando anche di recente l’acquisizione di Info.

era, società triestina specializzata nello sviluppo di soluzioni informatiche

con forti competenze nel settore portuale.

I S E T T O R I D I A P P L I C A Z I O N E

La logica del registro distribuito della blockchain, come dicevamo, trova ap-

plicazione nei settori più disparati. La finanza è il settore più sviluppato. E

gli esempi in questo caso sono diversi. Quattordici banche italiane stanno

sperimentando, ad esempio, un sistema per la spunta bancaria. Senza

poggiarsi su di un soggetto unico centrale, il database distribuito consente

una più efficiente comunicazione tra istituti di credito, migliorando l’operati-

vità e limitando i problemi. Ma oltre alla finanza, anche altri comparti stanno

prendendo confidenza con questa tecnologia. We.Trade, ad esempio, è un

progetto lanciato dal consorzio di banche Digital Trade Chain, che fornisco-

no una piattaforma blockchain di finanziamento per le PMI europee. Tramite

questa piattaforma, è possibile gestire, monitorare e proteggere le tran-

sazioni commerciali tra le PMI, registrando l’intero processo commercia-

le passo per passo, dall’ordine al pagamento: una volta rispettati tutti gli

accordi contrattuali, scatta il pagamento.

Uno dei settori che offre maggiori potenzialità per l’utilizzo della blockchain

è anche quello dell’healthcare. La tecnologia blockchain ha il potenziale di

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rivoluzionare l’intera assistenza sanitaria, ponendo il paziente al centro

dell’ecosistema sanitario e aumentando la sicurezza, la privacy e l’inte-

roperabilità dei dati sanitari. Questa tecnologia fornisce un nuovo modello

per gli scambi di informazioni sanitarie, rendendo le cartelle cliniche elettro-

niche più efficienti, disintermediate e sicure. Tramite il registro distribuito,

è possibile seguire il paziente attraverso tutto il suo percorso di cura.

Sarà più semplice per il medico registrare le malattie, analizzare i risultati di

laboratorio, programmare i trattamenti, gestire i ricoveri e raccogliere i dati

tramite i wearable device. Anche nel processo di acquisto di beni e farmaci

da parte delle istituzioni sanitarie, la blockchain permette il monitoraggio

continuo, dalla transazione fino alla gestione di eventuali ritardi o imprevisti

in tutto il ciclo di approvvigionamento.

Altro fronte molto battuto è quello dell’energia. Grazie alla disintermedia-

zione delle transazioni, è possibile anche abbattere i costi dell’energia, con

questo stesso obiettivo è nato anche Interbit, il progetto realizzato da Eni la

cui architettura consente la connessione di migliaia di blockchain per server,

in grado quindi di processare migliaia di transazioni al secondo. L’obiettivo

del cane a sei zampe è di estendere Interbit all’intero processo di compra-

vendita dell’energia entro il 2018.

In ambito legale, la possibilità di tracciare ogni singola operazione è una

potenzialità che ridurrebbe molto i tempi e i costi. Tramite l’utilizzo degli

smart contract, “contratti intelligenti” che devono seguire le condizioni

precedentemente postulate dagli sviluppatori, la blockchain può essere

applicata dal settore immobiliare alla sottoscrizione di contratti di ogni

tipo. Il governatore del Tennessee, Bill Haslam, di recente ha approvato una

legge che stabilisce che la blockchain e gli smart contract rientrano e si con-

formano alla legge statale. La legge riconosce il potere legale degli smart

contract, sostenendo che «a nessun contratto relativo a una transazione do-

vrebbe essere negato un effetto legale o la validità, soltanto perché questo

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contratto contiene caratteristiche di smart contract».

In un Paese come l’Italia, poi, che fa della genuinità dei suoi prodotti

made in Italy un fiore all’occhiello, la blockchain diventa centrale per

tracciare tutte le fasi della filiera. Gli esempi si trovano nel mondo del

vino, con progetti come Wine Blockchain EY, che crea una relazione digitale

tra produttore e consumatore finale che attraverso un’etichetta intelligen-

te consente di conoscere l’intero processo di produzione e trasformazione.

Anche il Gruppo Italiano Vinicolo ha sviluppato sulla piattaforma Ethereum

una soluzione di tracciabilità del vino contro le frodi alimentari. Esempi simili

si trovano anche nel mondo del caffè: la torinese Torrefazione Caffè San

Domenico ha lanciato una piattaforma blockchain che consente il tracking

lungo la filiera dei chicchi di caffè. Al consumatore basterà inquadrare il QR

code presente sulla confezione per ricevere sullo smartphone la storia del

prodotto, dal campo di origine allo scaffale, per avere assoluta trasparenza

sul lavoro artigianale svolto dalla ditta. Barilla ha avviato un progetto pilota

per il tracciamento dal seme fino alla fabbrica del basilico e Perugina ha

in corso una sperimentazione per seguire il Bacio dall’uscita della fabbri-

ca lungo tutto il percorso della filiera di esportazione.

Da qualche tempo si parla di blockchain anche nel mercato dell’arte e tra i

primi interessati all’argomento troviamo Deloitte Luxemburg, ad esempio,

che sta lavorando a un sistema di tracciabilità delle opere d’arte, fornen-

do la sicurezza sulla provenienza delle opere, la possibilità di autentica-

zione dei lavori da parte di artisti o eredi, la certificazione di proprietà e

l’eliminazione o abbattimento dei costi per gli intermediari.

Ogni opera ha la sua carta d’identità. E se un quadro o un pacco di caffè può

essere tracciato, lo stesso può accadere con un lavoratore. La blockchain, in

questa logica, può diventare un registro in cui far confluire queste informa-

zioni, garantendone l’integrità e la veridicità.

Il database distribuito, inoltre, potrebbe diventare uno strumento utile

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per realizzare la pubblicità digitale in maniera più efficace e rispettare

le nuove norme europee in materia di privacy. La piattaforma permette

di registrare in modo trasparente, immodificabile e verificabile, su database

decentralizzati, le interazioni tra l’inserzionista ed il pubblico, tracciando la

circolazione del messaggio pubblicitario nella rete, le sue effettive visualiz-

zazioni e persino quali siano state le azioni successive, con la conseguenza

di rendere certa anche la valorizzazione economica dell’investimento pub-

blicitario realizzato, saltando diversi intermediari. I partecipanti alle transa-

zioni vengono inoltre informati, in modo chiaro e completo, circa la possi-

bilità che i loro dati personali siano utilizzati a fini di digital advertising. E

tramite la blockchain, possono (quando vogliono) richiedere il diritto all’oblio

previsto nel GDPR.

b l o c k c h a i n

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ARTIFICIALINTELLIGENCE

IL MERCATO

EUROPEO

IL MERCATO

ITALIANO

I SETTORI DI

APPLICAZIONE

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intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, AI) è già oggi una

delle rivoluzioni più dirompenti con cui imprese e manager si

trovano a fare i conti. Come il motore a vapore e l’elettricità

nel passato, l’intelligenza artificiale sta trasformando il nostro

mondo. Secondo i report di IDC, l’AI sta diventando una parte

fondamentale dell’infrastruttura IT delle aziende. Nel 2017,

4,5 miliardi di dollari nel mondo sono stati investiti dalle aziende

nelle applicazioni cognitive, ossia le soluzioni tecnologiche in

grado di elaborare dati, apprendere automaticamente e for-

mulare previsioni. E altri 2,5 miliardi di dollari sono stati invece

allocati nei software per l’intelligenza artificiale, che forniscono

veri e propri servizi di consulenza sulla base della analisi di

informazioni.

l'Nel 2017,

4,5 miliardi

di dollari

nel mondo

sono stati

investiti dalle

aziende nelle

applicazioni

cognitive

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

20

La previsione di IDC è che l’AI dovrebbe crescere a doppia cifra in tutti i

comparti industriali, ma ci sono settori più interessati. In primis il mondo

della finanza e delle assicurazioni, dove è allocato oggi un quarto della

spesa (12,5 miliardi di dollari nel 2017). Ma nei prossimi anni è previsto un

forte utilizzo anche nel mondo della sanità, del retail e della pubblica

sicurezza. La previsione di IDC è che la spesa raggiungerà i 19,1 miliardi

nel 2018, per poi raggiungere i 52,2 miliardi nel 2021. Entro il 2019 il 40%

delle aziende che intraprenderà iniziative di digital transformation vedrà

coinvolta l’intelligenza artificiale, percentuale che

crescerà al 75% entro il 2021.

Nel 2018 il settore retail supererà quello banca-

rio, dicono da IDC, diventando l’industria leader

in termini di spesa in AI con 3,4 miliardi di dollari

investiti, tra sistemi automatici di customer service e

robo shopping advisor. La gran parte dei 3,3 miliardi

spesi nel settore bancario sarà invece investita in si-

stemi automatici di gestione di attacchi informatici e

prevenzione, analisi di frodi e robo advisor. La manifattura per la produzio-

ne di beni si colloca invece al terzo posto per spesa, con 2 miliardi, seguita

dal settore healthcare con 1,7 miliardi, concentrati nei sistemi di diagnosi e

cura. Entro il 2021, la crescita maggiore di spesa si registrerà invece nei

sistemi di pubblica sicurezza (+75,4%), ricerca farmaceutica (+70,5%)

e sistemi automatici di shopping advisor e product recommendation

(+67,3%).

Per quanto riguarda la distribuzione geografica, gli Stati Uniti oggi sono il

mercato maggiore per l’intelligenza artificiale, con 9,7 miliardi di dollari di

valore di mercato su un giro d’affari di 12,5, concentrati soprattutto nel retail

e settore bancario. A seguire l’Europa occidentale, focalizzata nei settori

manifatturiero, retail e banche. Ma, secondo IDC, entro il 2021 la regione

Nel 2018 il settore

retail supererà quello

bancario, diventando

l’industria leader in

termini di spesa in

AI con 3,4 miliardi di

dollari investiti

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

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dell’Asia del Pacifico diventerà il secondo mercato, grazie soprattutto a

una crescita annua media di oltre il 100% del Giappone. Anche la Cina

sperimenterà una grossa crescita nel settore, con un sistema strutturale di

investimenti pubblici e una crescita di spesa del 68,2% solo nel 2018. Re-

sta ancora indietro la regione EMEA, Europa, Medio Oriente e Africa. Ma in

quest’area spicca da solo lo Stato di Israele, la cosiddetta “startup nation”,

dove molte nuove imprese si stanno concentrando sull’intelligenza artificia-

le.

Le frontiere dell’AI oggi sono esplorate soprattutto dai colossi americani

come Google, Amazon, Facebook ed Apple, oltre ai big cinesi come Baidu,

Alibaba e Tencent. Sono aziende che al loro interno fanno ricerca, dispo-

nendo di infrastrutture IT, risorse tecnologiche e finanziarie, dati e profili

aziendali che attirano i migliori ricercatori al mondo.

Amazon, ad esempio, utilizza l’AI in molte fasi del processo d’acquisto,

proponendo ai propri clienti anche un assistente virtuale intelligente

come Alexa. L’azienda guidata da Jeff Bezos ha addirittura aperto a

Seattle Amazon Go, il primo negozio completamente gestito dall’intelli-

genza artificiale, senza cassieri né commessi. Google, dal canto suo, nel

2014 ha acquisito la startup DeepMind, specializzata in AI, per poi dotarsi

di un proprio sistema di machin learning (TensorFlow). Nel 2017 Big G ha

lanciato anche un nuovo progetto per studiare e ridisegnare il modo in cui

gli umani interagiscono con l’AI, chiamato People + AI Research Initiative

(PAIR). Microsoft nel 2016 ha lanciato un nuovo fondo di venture capital

destinato alle startup specializzate in AI. Facebook, pioniere nell’utilizzo

dell’AI per il riconoscimento facciale e per aiutare i non vedenti a “vede-

re” le foto sul social network tramite una narrazione audio, oggi studia

l’AI soprattutto per studiare i comportamenti degli utenti, cosa preferi-

scono e cosa non preferiscono avere sulla timeline. Apple, che ha acquisito

la startup Emotient e sviluppato il famoso assistente vocale Siri, ha focaliz-

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

22

zato la ricerca in AI sul riconoscimento facciale e le reazioni degli utenti alle

pubblicità. Ma le aziende cinesi non sono da meno. Il trio noto come BAT,

Baidu, Alibaba e Tencent, riceve dal governo cinese grossi finanziamenti

per la ricerca nell’AI. Pechino punta a sviluppare una industria dell’intel-

ligenza artificiale da 1 trilione di dollari di valore entro il 2030, superan-

do gli Usa. Con una popolazione numerosa in grado di generare enormi

quantità di dati per gli algoritmi, la Cina è un terreno fertile per lo sviluppo

di applicazioni di intelligenza artificiale. E Alibaba è il capofila di questa

rivoluzione, con un investimento nel 2017 15 miliardi di dollari in sette

diversi laboratori di ricerca focalizzati su AI, machine learning, network

security e natural language processing.

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

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L’Europa, in questo contesto, si muove più lentamente. Gli investimenti in

questo ambito sono ancora bassi. Secondo l’Eurostat solo il 10% delle azien-

de europee fa uso di strumenti di big data. Lo skill gap è di 420.000 posti di

lavoro vacanti nell’Unione Europea (il 6,2% della domanda totale) e si calcola

che di questo passo sia destinato ad aumentare fino a 769.000 entro il 2020.

Ma nell’ultimo anno anche il vecchio continente sta vivendo una accelerazio-

ne verso l’intelligenza artificiale.

La Commissione Europea nell’aprile 2018 ha presentato

una serie di misure per promuovere la ricerca e lo svilup-

po nel campo dell’AI, facilitando gli investimenti in ambito

pubblico e privato. Per rimediare al ritardo, Bruxelles pro-

pone di decuplicare gli investimenti in Intelligenza artifi-

ciale di governi e privati nell’arco dei prossimi dieci anni.

Fino al 2020 l’UE prevede di investire almeno 20 mi-

liardi di euro in questo campo. In questa ottica, l’esecu-

tivo comunitario ha deciso di aumentare di 1,5 miliardi di

euro il suo contributo alla R&D nel quadro del programma

Horizon 2020. Contemporaneamente, il Fondo europeo

per gli investimenti strategici (Fondo Juncker) si concen-

trerà da qui al 2020 proprio sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di pro-

muovere investimenti fino a 500 milioni di euro.

In occasione del Digital Day 2018, gli Stati membri (esclusi Cipro, Grecia, Cro-

azia e Romania) hanno firmato a Bruxelles l’Alleanza europea per l’intelligen-

za artificiale. Ogni Stato, poi, è intervenuto con propri piani di sviluppo. La

Francia ha appena varato un piano da 1,5 miliardi di investimenti pubblici per

cinque anni destinati all’AI, con l’obiettivo di entrare nell’olimpo dei grandi,

al pari di Stati Uniti e Cina. Le startup dovranno beneficiare di 100 milioni

Lo skill gap è di

420.000 posti

di lavoro vacanti

nell’Unione

Europea (il 6,2%

della domanda

totale) e si calcola

che di questo

passo sia destinato

ad aumentare fino

a 769.000 entro il

2020.

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

I L M E R C A T O E U R O P E O

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di euro; il 70% di questa somma sarà indirizzato verso le imprese innova-

tive del deep tech. Secondo il report realizzato dalla società di consulenza

tedesca Roland Berger “Intelligenza artificiale. Una strategia per le startup

europee”, tra Usa, Cina, Europa e Israele si concentrano 3.500 startup che

stanno esplorando le frontiere dell’intelligenza artificiale. Quelle americane

sono 1.393, circa il 40 per cento. A seguire l’Europa con 769 startup, la Cina

a quota 383 e Israele con 362 realtà.

Il principale problema europeo, si legge nel report, è l’accesso ai finanzia-

menti. In Francia si registrano in media operazioni da 3 milioni di dollari,

in Germania da 2 milioni. Contro i 10 degli Usa e i 36 della Cina. L’Europa

sconta la frammentazione delle politiche nazionali, ecco perché è importante

– come hanno fatto Usa e Cina – creare un ecosistema europeo che esprima

una visione organica su un tema così centrale.

La rivoluzione dell’AI è sbarcata anche in Italia, nonostante gli investimenti

ancora non siano al passo con quelli degli altri Paesi europei. L’Agenzia per

l’Italia digitale (Agid) ha da poco stanziato 5 milioni di euro per avviare

progetti sperimentali di intelligenza artificiale negli enti pubblici. Come

spiega l’Agid, i progetti potranno riguardare «i chatbot, ossia i robot che ri-

spondono in tempo reale alle domande degli utenti, i sistemi automatici di

diagnostica in grado di individuare velocemente la patologia di un paziente,

le piattaforme automatiche per supportare gli insegnanti nella valutazione

dei compiti scolastici, i sistemi avanzati di elaborazione dei dati per contra-

stare l’evasione fiscale e altro ancora».

Intanto, anche le aziende italiane si muovono. Secondo una ricerca svolta

nel 2018 da Talent Garden, per il 70% degli imprenditori intervistati l’in-

telligenza artificiale e il machine learning saranno i trend tecnologici che

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

I L M E R C A T O I T A L I A N O

25

avranno una maggiore rilevanza nei prossimi anni. L’Internet of Things vie-

ne subito dietro, indicato dal 45% dei rispondenti, mentre l’uso degli analyti-

cs ottiene il 41% delle preferenze. Cloud, mobile app e robotica ottengono

rispettivamente il 30%, 28% e 26%. Numeri che evidenziano una evoluzione

nella visione a livello generale e la progressiva integrazione di trend che fino

a poco tempo fa apparivano rivoluzionari e che ora sono considerati come

normali strumenti di lavoro.

E questo vale anche per le piccole e medie imprese. Da un sondaggio svol-

to da Talent Garden su 500 PMI, in merito alle tecnologie innovative che le

aziende hanno intenzione di adottare nei prossimi tre anni, emerge che oltre

un quarto del campione è interessato alle applicazioni di Internet of Things,

Blockchain, Cloud Computing, Machine Learning, messaggistica istantanea

e Customer Relationship Management (CRM). Anche dall’elenco delle pro-

fessionalità da reclutare nei prossimi anni si nota una consapevolezza del-

la Digital Trasformation: sul podio ci sono Digital Marketing Specialist, Data

Analyst e Digital Officer. Più aziende, rispetto al 2017, sono inoltre intenzio-

nate ad assumere UX e UI Designer (20%), mostrando una sempre maggiore

attenzione alle esperienze che gli utenti vivono interfacciandosi con i loro

prodotti o servizi.

I S E T T O R I D I A P P L I C A Z I O N E

Nel mondo del business, l’Intelligenza artificiale sta permeando diversi settori.

L’Osservatorio Artificial Intelligence della School of management del Politecni-

co di Milano ha raccolto i dati su 721 imprese, studiando 469 casi di utilizzo di

intelligenza artificiale riferibili a 337 imprese internazionali e italiane.

I principali ambiti di applicazione emersi riguardano l’intelligent data proces-

sing (35%), soluzioni che utilizzano algoritmi di AI per estrarre informazioni e

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

26

avviare azioni basate sulle informazioni estratte e i virtual assistant o chatbot

(25%), agenti software in grado di interagire con un interlocutore umano per

eseguire un’azione o offrire un servizio.

I processi dedicati alla relazione con il cliente raccolgono da soli il 40% di tutte

le applicazioni individuate. I rimanenti processi interni (dalle operations, all’HR,

dall’R&D al finance) tutti insieme rappresentano un altro 40% di applicazioni,

mentre il 20% si concentra sulle funzionalità del prodotto offerto, con lo scopo

di incrementarne le performance o l’esperienza d’uso. Tra i settori, banking,

finance & insurance raccoglie il 21% delle applicazioni, seguito dall’auto-

motive (12%), mentre tra il 6 e l’8% troviamo hi-tech, retail e telecomunica-

zioni, interessati a offrire un servizio sempre più flessibile e personalizzato al

cliente.

Partiamo dal marketing. L’analisi in real time di grandi moli di dati per la com-

prensione del “sentiment” e delle esigenze delle persone per miglio-

rare customer care, user experience, servizi di assistenza e supporto;

gli assistenti vocali e virtuali che sfruttano l’Intelligenza artificiale per

l’apprendimento e l’analisi delle abitudini e dei comportamenti degli

utenti, fino alla previsione dei comportamenti di acquisto da cui deli-

neare strategie di comunicazione: l’AI nel marketing mostra la sua

massima potenza. Tanto che è nata una vera e propria disciplina,

l’Artificial Intelligence Marketing (Aim), branca del marketing che sfrutta le

più moderne tecnologie di intelligenza artificiale in un processo continuo

di apprendimento e miglioramento per identificare di volta in volta le azioni,

le strategie e le tecniche di comunicazione e vendita più efficaci. L’intelligenza

apprende nel tempo e diventa sempre più efficace per proporre contenuti o

prodotti adatti a noi, pubblicità e film adeguate ai nostri gusti. Tramite il machi-

ne learning e l’Npl, Natural Language Processing, integrati a tecniche mate-

matico-statistiche e di marketing comportamentale, l’obiettivo è migliorare la

capacità di persuasione. Queste tecniche possono essere usate nelle chatbot

L’AI nel

marketing

mostra

la sua

massima

potenza

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

27

per l’assistenza ai clienti, negli assistenti virtuali integrati, o ancora nella realiz-

zazione automatica di contenuti personalizzati presentati nel momento ottima-

le. La ricerca vocale, in particolare, è una delle tecnologie più apprezzate

dal pubblico, grazie a sistemi come Siri di Apple, Cortana di Microsoft o

Alexa di Amazon. Nell’e-commerce, invece, l’uso più diffuso dell’Aim è quel-

lo di recommendation, ovvero l’orientamento delle preferenze, degli interessi

e delle decisioni dell’utente sulla base di informazio-

ni fornite da lui stesso: in sostanza, è quella funzione

per cui vengono date raccomandazioni personalizzate

sui propri gusti ad esempio in base agli acquisti pre-

cedenti. Inoltre, tramite il machine learning, le aziende

potranno avere un più attento controllo sull’acquisto

e la distribuzione dei propri annunci sulle piattaforme

automatizzate, come per esempio quelle di Google.

Nel settore healthcare, invece, oltre a fornire strumenti

tecnologici per migliorare la vita di molte persone con disabilità (pensiamo ai

sistemi vocali), l’AI si è rivelata molto utile sul fronte delle diagnosi e del rico-

noscimento degli scenari di rischio. Anche in questo caso sono i dati la base

dell’analisi: l’intelligenza artificiale permette di analizzare e apprendere da un

bacino infinito di dati (pubblicazioni scientifiche, ricerca, cartelle cliniche, dati

sui farmaci, ecc.) ad una velocità inimmaginabile per l’uomo, accelerando pro-

cessi di diagnosi spesso molto critici per le malattie rare o suggerendo per-

corsi di cura ottimali in caso di tumori o malattie particolari. Gli assistenti virtuali

basati su AI stanno iniziando a comparire anche nelle sale operatorie o di chi

offre servizi di primo soccorso. I sistemi di intelligenza artificiale possono ad

esempio riconoscere un arresto cardiaco durante una chiamata d’emergenza

più velocemente. Inoltre i software automatici di riconoscimento visivo degli

esami medici si rivelano spesso più accurati dell’occhio umano.

L’ AI, con l’analisi dei dati e l’Internet delle cose, si rivela utile anche nel settore

L’intelligenza

artificiale permette

di analizzare e

apprendere da un

bacino infinito di

dati ad una velocità

inimmaginabile per

l’uomo

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

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dell’agrifood, per studiare i momenti migliori di semina, concimazione e irriga-

zione sulla base dei dati meteo, minimizzando l’uso di fertilizzanti e pesticidi,

con l’obiettivo di raggiungere anche colture più produttive e ridurre l’impatto

ambientale. È la cosiddetta “agricoltura di precisione”, che sta prendendo

piede anche in Italia. La fiorentina Agricolous ha sviluppato un sistema di pre-

cision farming, con finalità molteplici: dalla predizione e identificazione di ma-

lattie delle piante tramite l’elaborazione dei dati al monitoraggio della crescita.

Su un altro fronte, quello della gestione della catena di approvvigionamento

e di distribuzione, l’AI si rivela un sistema efficace che permette di connettere

e monitorare tutta la filiera e tutti gli attori coinvolti. Un caso molto significa-

tivo di applicazione dell’Intelligenza Artificiale al settore del Supply Chain

Management è relativo alla gestione degli ordini. Società come Llamasoft,

ad esempio, hanno sviluppato algoritmi di predizione della domanda di singoli

prodotti, con l’obiettivo di ridurre i costi e aumentare l’efficienza nei rifornimen-

ti. In altri casi l’AI viene invece usata per la gestione del magazzino: l’americana

Dematic, ad esempio, fornisce un software che automatizza la mappatura del

magazzino, riuscendo a predire la densità necessaria per i prodotti e renden-

do così più efficiente e veloce la distribuzione.

Nel campo automotive e dei trasporti, poi, non ci sono solo le macchine

che si guidano da sole, in via di sperimentazione da Tesla a Uber fino a Go-

ogle. Applicazioni importanti sono i sensori di assistenza alla guida: senso-

ri intelligenti che possono individuare velocemente le situazioni di rischio, in

modo da allertare per tempo la persona che è alla guida, migliorando la sicu-

rezza stradale; o anche solo indicare lungo il percorso stazioni di rifornimento

e ristoranti recensiti positivamente. Colossi dell’automotive come Volkswagen

o Toyota hanno concentrato la ricerca sullo sviluppo di queste tecnologie. La

californiana Nauto ha sviluppato un sistema di telecamere bi-direzionali incro-

ciate a un software AI per rendere la guida più sicura, sempre più richiesto da

flotte commerciali e compagnie assicurative. Carvi invece fornisce sistemi di

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

29

assistenza alla guida per trasformare una tradizionale auto in un veicolo smart

e più sicuro. Senza dimenticare le società che creano robot autonomi per le

consegne a domicilio (esempi sono Robby Technologies e Marble).

Non solo: l’utilizzo dei dati permetterebbe anche di risolvere i problemi di

mobilità. Macchine, software e sensori, infatti, potrebbero essere integrati

nei tessuti urbani per migliorare servizi e infrastrutture: sono le cosiddette

smart city, centri urbani avanzati che potrebbero anche divenire progressi-

vamente più “autonomi” e in grado di “imparare” da soli dalle esperienze

dei propri abitanti, dalle vulnerabilità evidenziate dai sensori, dai buoni risul-

tati raggiunti. La sfida delle smart city sta coinvolgendo amministratori, organiz-

zazioni aziendali, operatori e provider tecnologici chiamati a costruire, anche

grazie all’intelligenza dei sensori e degli strumenti analitici e predittivi, un am-

biente abitativo, ricreativo e lavorativo complementare all’azione della trasfor-

mazione digitale e dello smart working nelle imprese. La prevenzione delle

frodi, poi, è una delle applicazioni più mature dove l’Intelligenza artificiale

si concretizza con quelli che tecnicamente vengono chiamati “advanced

analytics”, analisi molto sofisticate che correlano dati, eventi, comportamen-

ti ed abitudini per capire in anticipo eventuali attività fraudolente. Oracle ha

sviluppato algoritmi ai quali vengono forniti dati sulle transazioni finanziarie,

indicando quali sono quelle fraudolente (machine learning). L’AI elabora quindi

ciò che contraddistingue una frode, in modo che possa prevederla in futuro.

Un servizio che per un’azienda retail, ad esempio, potrebbe fare la differenza

per rendere più sicuri i processi di pagamento da parte dei clienti.

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

30

a r t i f i c i a l i n t e l l i g e n c e

31

IMMERSIVETECHNOLOGY—

IL MERCATO

EUROPEO

IL MERCATO

ITALIANO

I SETTORI DI

APPLICAZIONE

32

uando si parla di realtà aumentata e virtuale, si

pensa immediatamente ai videogiochi e ad altre

applicazioni consumer, ma la crescita per que-

sto settore di mercato nei prossimi anni arriverà

soprattutto dal segmento business. Lo confermano le cifre di

IDC, secondo cui il 2017 del mercato AR/VR si è chiuso con un

giro d’affari mondiale di circa 9 miliardi di dollari, raddoppiati

nel 2018 fino a 17,8 miliardi. La crescita prevista è straordinaria:

nel periodo 2017-2021 gli analisti di IDC prevedono un tasso di

incremento medio annuo del 98,8 percento.

Le aziende, spiegano gli analisti, hanno capito il grande poten-

ziale delle tecnologie di realtà aumentata e virtuale ed è per

questo che nel prossimo futuro saranno le applicazioni business a mostrare

Immersive Technology

Q

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

Il 2017 del

mercato

AR/VR si è

chiuso con un

giro d’affari

mondiale

di circa 9

miliardi

di dollari,

raddoppiati

nel 2018 fino

a 17,8 miliardi.

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la crescita più interessante. Nel lungo termine, dicono, le imprese punteran-

no con più decisione sulla realtà virtuale, mentre a breve termine le tecno-

logie di realtà aumentata avranno più successo nel mondo consumer.

Ad oggi, il comparto con la maggior spesa AR/VR è quello consumer,

che dovrebbe generare nel 2018 business per 6,8 miliardi di dollari e

vedere poi un tasso di crescita medio annuo del 45% circa fino al 2021.

In questo ambito, l’applicazione trainante è prevedibilmente nel settore del

gaming e la fetta maggiore di spesa deriva dai visori hardware. Il mondo

business, invece, è più frammentato ma già nel 2021 rappresenterà la mag-

gior parte (il 60% circa) della spesa in sistemi e soluzioni di realtà aumen-

tata e virtuale. IDC prevede, da qui al 2021, tassi di crescita a tre cifre

percentuali: l’ambito di maggior crescita sarà quello delle applicazioni

per il settore pubblico (+157% circa l’anno), mentre quelli che genereranno

più business già nel 2018 saranno il settore distribuzione e servizi con 4,1

miliardi di dollari e il manufacturing con 3,2. Tra i comparti specifici di ap-

plicazione, invece, quello che nel 2018 peserà di più sarà il retail. In par-

ticolare, IDC prevede investimenti per oltre 950 milioni di dollari nelle

soluzioni per mostrare a 360 gradi ai clienti – online e in presenza – i

prodotti da acquistare. Altre applicazioni aziendali riguarderanno l’ambito

training e manutenzione.

Le prime sperimentazioni in ambito business si sono verificate nel campo

dell’entertainment. Tra i pionieri ci sono ad esempio società come Lego e

Tesco. Per evitare che i clienti più curiosi aprissero le confezioni per com-

prendere meglio l’utilizzo dei giochi, Lego ha cominciato ad utilizzare la

realtà aumentata come forma di smart packaging: in alcuni corner dedicati

all’interno degli store, inquadrando la confezione si può vedere tramite un

monitor il trailer con i personaggi animati. Tesco invece ha cominciato a

sfruttare la realtà aumentata all’interno di un volantino che illustra le pro-

mozioni: da casa il cliente al pc può inquadrare il marker che corrisponde

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

34

all’oggetto per vederlo comparire tra le mani.

Secondo i dati di P&S Market Research, tra realtà virtuale e realtà aumenta-

ta, per il momento, il derby è vinto dalla prima, che porta a casa circa il 60%

del giro d’affari complessivo. Ma per il 2023 le cose dovrebbero capovol-

gersi, con l’AR che dovrebbe crescere a un tasso di sviluppo del 73,8%, su-

periore a quello della realtà virtuale. A spingere l’AR sarà, dicono gli analisti,

la domanda di settori come turismo e retail.

Per quanto riguarda invece hardware e software, al momento circa il

65% del giro d’affari del comparto è appannaggio dei dispositivi har-

dware, in primis dei visori per la realtà virtuale. Ma la domanda delle

soluzioni software è destinata a viaggiare più velocemente.

Gli Usa, ad oggi, rappresentano il Paese dominante di questo nuovo

mercato, destinati a mantenere questa posizione di leadership nel qua-

driennio prossimo anche se Canada, Europa centro orientale ed Europa

occidentale conosceranno tassi di sviluppo molto alti.

Alcune delle più importanti aziende, tra cui Oculus VR, Sony e Google sono

entrate in questo mercato. E Facebook, dopo aver acquisito Oculus per

2,1 miliardi di dollari, ha fatto lo stesso, comprando diverse aziende AR/

VR. Investimenti da parte dei “giganti” della tecnologia che suggerisco-

no come queste innovazioni diventeranno sempre più integrate con le

piattaforme per i contenuti destinati al mercato consumer. Secondo una

recente ricerca di Goldman Sachs, le vendite in ambito AR e VR dovrebbe-

ro raggiungere i 95 miliardi di dollari entro il 2025: la domanda maggiore

arriverà dalla “creative industry” – in particolare dai videogiochi, eventi live,

video entertainment e retail – ma ci saranno applicazioni anche in settori

diversi come la sanità, l’istruzione, l’ambito militare e immobiliare. Mercati

e utilizzi diversi per cui la spesa totale per queste tipologie di prodotti e

servizi dovrebbe passare globalmente da 11,4 miliardi di dollari del 2017 a

quasi 215 miliardi di dollari nel 2021, con un tasso medio annuale composto

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

35

superiore al 110% (fonte IDC).

Il Nord America, avanzato in termini di ricerca tecnologica, deterrà la quota

maggiore del mercato nei prossimi anni, mentre l’Asia-Pacifico registrerà

un tasso di crescita significativo vicino al 100% dopo il 2018. La crescen-

te preferenza dei clienti verso un’esperienza di intrattenimento 3D e più

realistica, l’aumento della domanda nei settori della sanità e dell’istruzione,

la proliferazione degli smartphone, la necessità di

ridurre il budget della difesa simulando le sessioni

di formazione sono alcuni dei fattori che guideranno

il mercato.

Secondo la previsione di IDC, da qui al 2021 il nu-

mero di visori per la realtà virtuale e aumentata si

decuplicherà arrivando a quasi cento milioni. Una

forte crescita, specie nel segmento business, grazie

all’arrivo sul mercato di nuovi dispositivi. Le applica-

zioni della realtà virtuale e aumentata in azienda sono finalizzate soprattut-

to all’aumento della produttività. La possibilità di avere davanti ai propri

occhi informazioni che di solito sono su un monitor permette di attivare

nuovi processi e velocizzare quelli già esistenti. Alcuni settori verticali

sono già più inclini di altri per sfruttare questa possibilità: manufacturing,

design, sanità, trasporti, retail.

GE Healthcare, divisione medicale di General Electric, ha sviluppato ad

esempio il sistema Drive (Digital Reality and Intelligent Virtual Experience),

servizio di assistenza tecnica che sfrutta la tecnologia della realtà aumenta-

ta per creare un sistema di comunicazione in olopresenza, con cui i tecnici

di GE Healthcare possono fornire un supporto da remoto sempre più effica-

ce, tempestivo e di elevata qualità al personale presente in qualsiasi parte

del mondo, guidandolo passo passo durante gli interventi di riparazione e

manutenzione delle apparecchiature medicali con indicazioni pratiche o

Secondo la previsione

di IDC, da qui al

2021 il numero di

visori per la realtà

virtuale e aumentata

si decuplicherà

arrivando a quasi

cento milioni

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

36

tramite la condivisione di informazioni utili, come se si trovassero nella stes-

sa stanza e stessero intervenendo direttamente.

Nella moda, Ralph Lauren, in collaborazione con Oak Lab, che produce

software interattivi per il retail, ha creato un camerino digitale che, attraverso

un lettore delle etichette e uno schermo, mostra al cliente i capi simili o di

differente colore rispetto a quelli provati, migliorando e velocizzando anche

il lavoro degli assistenti alle vendite.

L’americana PTC (Parametric Technology Corporation) ha creato invece Thin-

gWorx Studio, un ambiente di authoring che permette agli attori del settore

manifatturiero di creare esperienze di realtà aumentata senza bisogno di

dover scrivere il codice. Il riutilizzo delle geometrie 3D e le sequenze anima-

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

37

te già esistenti consentono agli utenti di ridurre i costi e la complessità della

creazione di contenuti per condividere con facilità e velocemente idee di

prodotti anche a distanza.

È evidente come la realtà aumentata, in particolare, per le aziende potrebbe

rappresentare il passo successivo allo smart working e alla smart mobility.

Con l’AR, aziende e organizzazioni raggiungono nuovi livelli di comuni-

cazione e informazione condivisa in tempo reale e con un alto tasso di

interazione.

Le aspettative sono alte: nell’ultimo anno, i venture capital di tutto il mondo

hanno investito 3,6 miliardi di dollari in startup specializzate in AR/VR. Se-

condo le previsioni di IDC, entro il 2021 un terzo degli addetti del Terziario

avanzato sfrutterà la tecnologia AR sul desktop o sul mobile per trattare le

informazioni digitali, interagire con gli oggetti del mondo reale e collaborare

con i colleghi e partner.

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

38

Il mercato dei software di realtà virtuale e aumentata è guidato dal Nord

America, seguito da Europa e Asia Pacifico. Su un mercato con un valore

di 170 miliardi circa da qui al 2021, l’Europa copre circa un quinto di questa

torta. Secondo uno studio realizzato dal ministero degli Esteri olandese, il

64% dei dirigenti europei intende adottare soluzioni AR e VR con l’obiettivo

di ridurre i costi.

In base alle previsioni della società di analisi ABI Research,

l’Europa dovrebbe arrivare a investire oltre 2,5 miliardi di

dollari fino al 2021, a un tasso del 121% annuo, con l’Europa

centrale e orientale che raggiungeranno una velocità del 134

per cento. Meglio farà solo il Canada, che dovrebbe raggiun-

gere una crescita di spesa del 145%, mentre gli Stati Uniti al pari

dell’Europa occidentale registreranno anch’essi una crescita di

investimenti pari al 121 per cento. Gli Usa rimarranno comunque

la regione che a livello globale spenderà di più in soluzioni AR e

VR con 3,23 miliardi di dollari. Circa 3 miliardi di dollari, invece, i Paesi dell’a-

rea Asia/Pacifico, escluso il Giappone.

In Europa, i settori in cui si registrerà un maggiore utilizzo di applicazioni VR/

AR saranno la vendita al dettaglio (442 milioni di dollari), l’assemblaggio sul

posto e la sicurezza (362 milioni di dollari), seguiti dalla formazione nell’am-

bito dei processi di produzione (309 milioni di dollari).

Una fetta rilevante del mercato europeo è rappresentata dall’area consu-

mer, dove la spesa sarà principalmente orientata ai giochi basati su realtà

aumentata e virtuale, fino a 9,5 miliardi nel 2021. Nel 2017, il 19% della spesa

degli europei in realtà virtuale e aumentata è stata rappresentata dal settore

manifatturiero, seguito dal retail con il 5 per cento.

Anche in Europa al momento la tecnologia predominante è quella della re-

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

l’Europa

dovrebbe

arrivare a

investire oltre

2,5 miliardi

di dollari fino

al 2021, a un

tasso del 121%

annuo

I L M E R C A T O E U R O P E O

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altà virtuale, ma la previsione è che il mercato della realtà aumentata è de-

stinato a crescere più velocemente, con il mercato AR in grado di coprire

addirittura i tre quarti del totale. Con le applicazioni business che guidano gli

incrementi di mercato. Già entro la fine del 2018, si prevede che il 26% degli

Head Mounted Displays siano destinati alle imprese europee. Entro il 2025,

il mercato business europeo delle tecnologie immersive coprirà il 40%

del fatturato del comparto, oggi focalizzato sul lato consumer.

Secondo la ricerca “European Virtual Reality Landscape” realizzata da

The Venture Reality Fund e Belgium’s LucidWeb, sarebbero 487 le azien-

de in Europa che si occupano di realtà virtuale, 300 in più rispetto a quelle

individuate nel report del 2017. Con alcuni hub che cominciano a spiccare:

46 aziende VR sono solo nel Regno Unito e 29 in Francia, a seguire la Svezia

(19) e la Germania (15).

Gli investimenti in queste tecnologie crescono in settori diversi, dalle infra-

strutture alle app, ma restano ancora limitati in sanità e istruzione. In ogni

caso, l’ambito B2B nel 2017 è più che raddoppiato (+55%). In espansione

anche il settore “user input” che si focalizza sulla creazione di interazioni tra

la tecnologia VR e il corpo umano, e in particolare cervello, occhi e piedi.

Ad oggi, le principali industrie del vecchio continente a usare tecnologie

AR e VR sono quelle dell’entertainment e dell’healthcare. E all’interno del

comparto entertainment, il gaming copre il 34% della spesa, gli eventi live

il 12%, il video entertainment il 9,5%.

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

40

Tra i più interessati a questo tipo di applicazioni in Europa ci sono gli Italiani.

Secondo un’indagine GFK, azienda che si occupa di ricerche di mercato,

relativa allo scorso anno, il 7,5% di coloro che in Europa si dicono inten-

zionati ad acquistare soluzioni AR/VR sono italiani. Nonostante la realtà

poco matura sul fronte degli investimenti, in Italia ci sono startup che hanno

realizzato soluzioni di realtà virtuale e realtà aumentata. Ad oggi, qualche

esempio di tecnologia immersiva si trova soprattutto in musei e luoghi

di cultura. Ibs company, società italiana che crea opportunità di business

attraverso la realtà aumentata, ha creato ItalyRA, progetto che realizza car-

tografie delle città in realtà aumentata: inquadrando il sito in cui ci si trova, si

avranno sul proprio smartphone vere e proprie guide turistiche interattive. E

nel parco archeologico di Paestum hanno realizzato la app “Open Paestum”

per permettere ai visitatori di vedere tramite la realtà aumentata scene di vita

quotidiana degli antichi abitanti del sito, fornendo allo stesso tempo tempo

un servizio per i visitatori con disabilità motorie e sensoriali.

Sul fronte dei convegni e dell’organizzazione del lavoro, qualche grande

azienda sta cominciando a sperimentare nuove formule. Durante Unicredit

Tourism Talk del 2018, Carraro Lab ha presentato una tecnologia webVR

con una mappa in 3D dell’Italia, che permette di interfacciare tramite te-

lecamere immersive l’headquarter con le sedi distaccate di un’azienda, i cui

lavoratori vengono in un certo senso teletrasportati nella sede centrale. Un

coinvolgimento, quindi, che va oltre la semplice call o la videoconferenza,

aumentando l’efficacia delle riunioni e risparmiando sui costi di viaggio dei

dipendenti.

Anche nelle aziende manifatturiere si sta cominciando a testare qualche star-

tup di realtà aumentata. A questo proposito il Politecnico di Milano, nell’ambi-

to del progetto europeo Horizon 2020, sta sviluppando la piattaforma SPARK

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

I L M E R C A T O I T A L I A N O

41

(acronimo di SPatial Augmented Reality as a Key for co-creativity), basata

sulla Realtà Aumentata, per facilitare il co-design: designer, clienti e utenti

finali possono condividere soluzioni anche solo abbozzate in forma di pro-

totipi misti (parzialmente fisici e parzialmente virtuali), elaborandole in tempo

reale e facendole evolvere nel corso di una sessione collaborativa. La piat-

taforma permetterà una maggiore produttività nello sviluppo di soluzioni

innovative, riduzione delle risorse umane che le pmi devono normalmen-

te impegnare in un singolo progetto, aumenta dell’efficienza in tutto il

processo di progettazione creativo.

i m m e r s i v e t e c h n o l o g y

«A breve i dispositivi che gestiscono AR e VR diventeranno rilevanti quasi

come gli smartphone, integrandoli in molte funzioni e sostituendoli in altre.

Dopo la rivoluzione del pc e quella dello smartphone vivremo quella della

‘realtà’. Il passaggio dagli handset agli headset è iniziato e avrà una grande

rilevanza nel nostro stile di vita», spiega Lorenzo Montagna nel

suo ultimo libro Realtà virtuale e realtà aumentata. Nuovi media

per nuovi scenari di business (Hoepli).

I settori di applicazione delle tecnologie AR e VR sono numero-

si. Oggi, le grandi catene del commercio al dettaglio stanno spe-

rimentando la realtà virtuale con un’ampia varietà di utilizzo. Per

esempio i dispositivi VR sono utilizzati negli showroom, dove i

consumatori hanno l’opportunità di esplorare una vasta gamma

di opzioni dei beni di cui stanno considerando l’acquisto, con

una customer experience personalizzata di qualità.

Alcuni brand automobilistici, ad esempio, usano la AR sia per la teleassisten-

za a distanza sia per la presentazione dei nuovi modelli negli showroom.

«Il passaggio

dagli handset

agli headset è

iniziato e avrà

una grande

rilevanza nel

nostro stile di

vita»

I S E T T O R I D I A P P L I C A Z I O N E

42

Nello stesso settore, a livello industriale, la AR può essere usata per le attivi-

tà di monitoraggio e manutenzione dei veicoli, in modo da avere informazio-

ni dettagliate sulle parti meccaniche su cui effettuare i controlli.

Un capitolo a parte merita il legame tra realtà aumentata e industria 4.0: in

una impresa manifatturiera, esistono operazioni che sono a rischio di esse-

re inficiate dal classico errore umano, creando inefficienze e costi di varia

natura. La possibilità che l’AR offre di visualizzare il corretto andamento

delle operazioni, passo dopo passo, è in grado di garantire un sensibile

apporto al miglioramento delle attività di produzione. Si stanno facendo

largo, ad esempio, i dispositivi Head Mounted, che permettono di operare

lasciando le mani libere e spostando la parte di visione direttamente sulla

testa. Ovviamente, ci possono essere numerosi vantaggi dal punto di vista

della manutenzione e assistenza, nonché del controllo qualità. A monte del-

la produzione industriale, inoltre, la realtà aumentata può essere di ausilio

per il design e la progettazione di prodotti e soluzioni. Le tecnologie AR e

VR consentono di visionare il prodotto nelle fasi di design, in scala reale e

con interazioni naturali, prima che venga realizzato anche solo un prototipo

fisico. Questo consente di ottimizzare le fasi di progettazione, anticipare le

problematiche relative all’oggetto (ergonomia, interferenze, accessibilità) e

ridurre così l’impatto sui costi di sviluppo del prodotto.

Un uso interessante è quello che riguarda l’organizzazione del lavoro. In una

survey di Accenture, l’80% dei dirigenti dice che sarà importante usare

le tecnologie immersive nella gestione non solo dei clienti, ma anche del

personale. Non solo per attività di formazione e addestramento, ma anche

nell’efficientamento dell’organizzazione di meeting e incontri aziendali. Con

la realtà virtuale possiamo avere un mondo virtuale, raggiungibile da chiun-

que possieda un visore in pochi decimi di secondo, dove tutta la nostra per-

sona è rappresentata da un avatar in forma umana. Possiamo fare una riunio-

ne di progettazione con ingegneri di Milano e di Honk Kong, fianco a fianco,

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alla stessa velocità con cui ci colleghiamo a un sito web. Risparmiando così

su tempi e costi di viaggio di migliaia di persone. Anche nella formazione

e nell’addestramento: con la realtà AR/VR possiamo fare cose che prima

era impossibile fare, come esercitarsi ogni giorno a spegnere incendi o a

cercare persone tra le macerie.

La tecnologia VR è sperimentata anche nella formazione dei tecnici che

mantengono linee di produzione complesse, con la prospettiva di essere

integrata con strumenti di AR, utili per la progettazione, la costruzione e la

gestione di impianti e processi di produzione industriale. Le aziende nel set-

tore delle costruzioni degli edifici e delle opere civili, ad esempio, stanno

adottando queste tecnologie per migliorare sia i flussi di lavoro interni che

la capacità di attrarre i clienti. Alcune ottengono nuovi progetti mostrando ai

potenziali clienti la loro proposta con visori AR/VR invece che su carta o su

uno schermo; altre utilizzano le tecnologie VR per la progettazione oppure

AR per gestire la manutenzione e la ristrutturazione di un numero sempre più

ampio di impianti e opere civili.

Nel campo dell’assistenza sanitaria, sono state riconosciute da tempo le po-

tenzialità delle tecnologie AR/VR sia per supportare il personale sanitario nel

trattamento, nella cura e nella riabilitazione dei pazienti, sia nella formazione

e collaborazione tra medici alle diagnosi, ai piani di trattamento e agli inter-

venti chirurgici. Secondo Goldman Sachs, le tecnologie VR e AR nel settore

healthcare entro il 2025 riusciranno a convogliare oltre 5 miliardi di dollari

di investimenti.

VR e AR possono essere usate per permettere ai pazienti di visitare gli ospe-

dali prima di essere ricoverati, possono aiutare a capire quali saranno le pro-

cedure chirurgiche alle quali si andrà incontro, oltre che fornire strumenti che

aiutano il paziente a ridurre l’ansia durante e nel corso dei trattamenti. Una

startup italiana, SuperPoteri, utilizza proprio la realtà aumentata per creare

un mondo magico e ridurre la paura dei bambini ricoverati in ospedale.

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Sia la realtà aumentata che virtuale possono essere utili anche per mi-

gliorare l’esperienza nel mondo del turismo, integrandosi efficacemente

con le infrastrutture delle smart city. Oltre che nelle realtà museali, per

rivivere momenti storici o di cronaca che hanno interessato certe realtà in

modo da creare percorsi emozionali, e nelle pubbliche amministrazioni per

comunicare con i cittadini informazioni importanti.

La stessa logica potrà essere applicata al mondo della ristorazione per per-

mettere ai clienti di visualizzare il piatto che si desidera ordinare. L’azienda

statunitense Kabaq, ad esempio, ha sviluppato un’applicazione che permet-

te di vedere il cibo in anticipo tramite realtà aumentata: basta puntare lo

smartphone o il tablet sul piatto e verrà fuori l’immagine di ciò che stiamo

pensando di ordinare, in modo da poter decidere meglio cosa scegliere dal

menù e conoscere la dimensione delle porzioni in anticipo.

Senza dimenticare tutto il campo dell’entertainment: Fastweb, ad esempio,

sta investendo nell’ambito della realtà virtuale con il recentissimo lancio a

Milano della prima sala cinematografica a 360 gradi. Lo stesso viene fatto

nell’industria dello sport, che sta accelerando gli investimenti nelle tecnolo-

gie di realtà virtuale e aumentata per aumentare l’esperienza per gli appas-

sionati e far sentire i fan dislocati dall’altra parte del mondo come se fossero

seduti in posti a bordo campo.

Le potenzialità della realtà aumentata possono anche messe al servizio del

mercato immobiliare. Sotheby’s International Realty ha da poco lanciato una

app, Curate, che permette agli utenti di visualizzare gli ambienti di una casa

ancor prima di comprarla, personalizzandoli a proprio piacimento con l’in-

clusione di mobili e complementi d’arredo. E lo stesso fanno aziende che

vendono arredamenti, permettendo di visualizzarli negli spazi della propria

casa. E per arrivare alla nostra vita di tutti i giorni, anche Facebook ha ini-

ziato a testare la realtà aumentata nel suo news feed, per trasformare le

pubblicità in camerini virtuali e rendere più interattiva la user experience.

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Perché una tecnologia diventi utile per un’azienda deve permettere una ri-

duzione dei tempi e dei costi, migliorando efficienza e produttività. Innova-

zione tecnologica non vuole dire necessariamente successo nel business.

Bisogna colmare il gap tra innovazione ed esecuzione, e scegliere bene. Non

esiste una sola blockchain, così come l’intelligenza artificiale è sfaccettata in

diverse applicazioni. E lo stesso vale per tecnologie complesse come realtà

virtuale e aumentata.

La Digital Transformation è un momento essenziale per la crescita delle

imprese: un cambiamento che va ben gestito, se un’azienda vuole essere

vincente sul mercato. Gli imprenditori, come emerso dalla ricerca di Talent

Garden sulle pmi italiane, ne sono consapevoli e oggi valutano con crescente

interesse le soluzioni tecnologiche in campo. Un impegno tecnologico che,

parallelamente, ha bisogno di un supporto da parte di figure specializzate

come Digital Marketing Specialist, Data Analyst e Digital Officer. Oltre che di

un investimento in formazione per superare il gap di competenze interne.

I principali vantaggi che gli imprenditori si aspettano sono l’acquisizione di un

vantaggio competitivo (62%), seguito dall’aumento di produttività (49%), dal

miglioramento della qualità percepita dai clienti (48%) e dalla qualità interna

del lavoro (48%).

L’innovazione è «la creazione di nuovo valore», come sostiene il professore

Feng Li, a capo del dipartimento Technology and Innovation Management

presso la Cass Business School. E i dati gli danno ragione. Secondo lo stu-

dio “Esg 2018 IT transformation maturity curve”, realizzato da Enterprise

Strategy group, il 94% delle società che nel 2017 ha sposato la causa della

digital transformation è riuscita a ottenere risultati di fatturato superiori

alle aspettative, grazie alla capacità di sviluppo di nuovi canali di vendita e

customer experience che hanno portato a un aumento delle vendite stesse.

C O N C L U S I O N E

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La trasformazione digitale è un elemento cruciale nella sostenibilità del busi-

ness sul medio-lungo periodo. Avere visione del futuro e creatività è centrale

per un manager per restare al passo con la rivoluzione digitale. E la tecnologia,

a guardare i dati, sarà il miglior alleato del business che sa guardare in avanti.

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g l o s s a r i o

È la tecnologia che permette la creazione di un grande database distribuito per

la gestione di transazioni che possono essere condivise tra più nodi di una rete,

in modo che ogni transazione venga validata dalla rete stessa. Letteralmente è

una “catena a blocchi”, un protocollo di comunicazione che segue la logica del

database distribuito, in cui i dati non sono memorizzati su un solo computer ma

su più macchine collegate tra loro, chiamate nodi. Viene anche definita come

l’evoluzione del cosiddetto “Libro Mastro” con la realizzazione del “Distributed

Ledger”, in cui la governance è costruita attorno a un nuovo concetto di fiducia

tra soggetti senza un centro. La blockchain è dunque un grande database per

la gestione di transazioni crittografate e sicure, oltre che un registro pubblico,

certo e verificabile di tutte le operazioni che si registrano nel corso del tempo.

Serve quindi per snellire i processi, renderli più sicuri e meno costosi: le tran-

sazioni avvengono in totale trasparenza, eliminando la necessità di avere degli

intermediari.

Con questo termine si identifica l’abilità di un sistema tecnologico di risolvere

problemi e svolgere attività che sono tipiche della mente umana. Lo scopo

quindi è quello di costruire macchine, hardware e software, che sappiano ri-

produrre le abilità umane autonomamente. Ma con potenzialità amplificate:

un esempio su tutti è la capacità di analisi in tempo reale e in tempi brevi di

enormi quantità di dati.

Il termine racchiude le tecnologie di realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR).

Sono tecnologie in grado di “cancellare” il confine tra mondo fisico e mondo

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digitale o simulato, creando un senso di immersione degli utenti. Sono tecno-

logie che producono quindi una “realtà mista” nella percezione e nelle intera-

zioni degli utenti, integrando la realtà virtuale con l’ambiente fisico circostante.

Per virtual reality (VR) si intende la realtà simulata attraverso l’uso del compu-

ter, dei videogiochi o tecnologie specifiche per ricreare un sistema immersivo

in cui tutti i sensi possono essere usati. Per Augumented Reality (AR), invece,

si intende invece la capacità di alcune tecnologie di arricchire la percezione

sensoriale umana mediante informazioni che non sarebbero percepibili dai

cinque sensi. Gli elementi che «aumentano» la realtà possono essere aggiunti

attraverso uno smartphone, un computer o altri sensori, con dispositivi di visio-

ne, di ascolto e di manipolazione (come i guanti) che aggiungono informazioni

multimediali alla realtà percepita. La AR rappresenta il mondo reale arricchito

con oggetti virtuali. La VR, al contrario, è un mondo completamente virtuale.

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