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The One

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Comic book by Rick Veitch

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Edizione originale:

THE ONEThe Last Word In SuperheroicsTM

di Rick Veitch

Edito da King Hell Press © 1989, 2003 Rick Veitch

Per la presente edizione © Comma 22 s.r.l.

piazza Roosevelt, 440123 Bologna

telefono e fax 051-232702e-mail [email protected]

www.comma22.com

direzione editoriale: Daniele Brolliredazione: Francesca Guerra, Irene Bozzeda

traduzione: Marcello Albanorevisione: Irene Bozzeda

grafica e lettering: Alessandro Micheliufficio stampa: [email protected]

Stampa a cura di Magic Press - ottobre 2008

isbn 978-88-88960-52-4

al Cosmic Traveler

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Il mondo dei fumetti dell’ultimodecennio è stato una sorta di esplosio-ne di fuochi d’artificio: lampi impres-sionanti e botti fragorosi; facce sorpre-se, e un sacco di “ooh” e “aah”. Di quel-lo spettacolo pirotecnico qualcosa hadimostrato di avere effetti durevoli,come girandole che continuano il lorofrizzante movimento circolare e sonoancora fonte di ispirazione a anni didistanza dall’accensione della miccia.Qualcos’altro, meno longevo, creatoun momento di spettacolo ed euforiaha finito per esaurirsi in una vagapuzza di polvere da sparo portata dalvento. Qualcos’altro ancora non ènemmeno riuscito a fare il botto.

In mezzo al rumore e alla confusio-ne, nella luce crepitante e intermitten-te, la luce di Rick Veitch ha emesso unbagliore chiaro e regolare. Il che nonsignifica che il suo lavoro non abbiaavuto momenti di sorprendente vivaci-tà. Il punto è che a volte quei lampisono sembrati forse meno sensaziona-li solo per il fatto che hanno avuto sullosfondo una certa luminosità costante.Indifferente alle mode e alle isterietransitorie del suo mezzo espressivo,

introduzione diALAN MOORE

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Veitch rinuncia alla ricerca di forti denotazioni e baleni accecanti in favore di un progres-so regolare ma sicuro; misurando le dosi di zolfo e salnitro con l’aiuto di un cucchiaino dacaffè piuttosto che di un badile. Il risultato è che i suoi lavori fanno sempre il botto. Brucianoper settimane o mesi nella mente, e generalmente sono di una bellezza straordinaria.

Nel caso di Rick Veitch l’attenzione e la diligenza evidenti in questo metodo di lavorosono guidate da una mente che è senza dubbio una delle più affascinanti e originali nelmondo dei fumetti. È un cervello a maglia fine, e mentre autori minori muniti di reti atrama più larga catturano solo le idee e i concetti più grossolani e più facili – che ci guizza-no ogni giorno tra le dita – Veitch è uno che torna a casa con un secchio pieno di pescioli-ni iridescenti e pesci angelo, uno che setaccia il limo della propria esistenza alla ricercadella più piccola traccia d’oro.

Credo che più di ogni altra cosa sia stato questo ad attirarmi nel Rick uomo e nel Rickautore. Delle numerose telefonate transatlantiche che hanno segnato la nostra collabora-zione alla serie Swamp Thing di DC, sono pochissime le volte che ricordo di aver riattac-cato senza aver ricevuto almeno un input affascinante o un frammento di informazione sucui ruminare nelle ore notturne. Per un chiaro esempio delle teorie bizzarre e fluorescentiche Veitch ha sviluppato come un’escrescenza cristallina intorno al nocciolo di un’idea ini-ziale, guardate il ritaglio dell’articolo dall’Istituto McLuhan che apre questo volume, e poiproseguite una pagina dopo l’altra. Leggete il sorprendente assolo di Rick su Swamp Thinge osservate come ha dato vita a una narrazione organica, lucida e con una trama regolare,senza segni di impuntura insinuandosi tra i fili più selvaggi e eterogenei della cultura sre-golata che lo circondava. Veitch sa come usare la propria mente, e guardando ai risultati sicapisce che l’intero processo non ammette spreco di neuroni mnemonici o sinapsi.

Tutti gli autori, in qualche modo, devono ricercare una simile sintonia con lo zeitgeistche permetta di isolare i segnaliimportanti dall’indistinto rumoredi fondo con cui la società li bom-barda incessantemente. Eppurebisogna riconoscere che le antenneche col tempo, nel corso di una car-riera lunga e diligente, sono spun-tate a Rick Veitch sono sensibili ericettive in modo non comune. Èstato lui a dirmi di aver sognato ildisastro dello Space ShuttleChallenger prima che accadesse.E da parte mia gli credo cieca-mente, perché lo conosco e ne soqualcosa delle stranezze che capi-tano quando un autore è comple-tamente assorbito dal propriolavoro e da ciò che lo ispira dal-l’esterno.

Negli anni in cui The One èstato pensato e scritto, lo zeitgeistincombente era nuvoloso e squar-ciato da lampi terribili. Di quandoin quando si riusciva a scorgere,per un istante, un nuovo soleimpaziente di farsi largo tra lenubi temporalesche, tuttavia eradifficile non ritenere quelle appa-rizioni tanto fugaci e imprevedibi-li mere fantasie malinconiche. Le

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superpotenze nucleari si ringhiavano contro scalpitando rabbiosamente, e dall’altra partei progressi delle scienze informatiche e della fisica quantica suggerivano un futuro in cui ivalori responsabili del conflitto sarebbero risultati privi di senso e avrebbero finito perdisintegrarsi. Le foreste pluviali scomparivano al ritmo di tre ettari al secondo, eppure inmezzo i graffiti e agli stereo portatili per le strade della città sembrava che germogliasseuna nuova cultura vitale aiutata dalla tecnologia.

Nubi nere molto grandi e raggi di luce molto piccoli e fragili, quindi. Il contrasto peròera d’effetto; alle volte mozzafiato; e in The One Veitch ha fatto del suo meglio per cattu-rarlo, stenderlo su carta non patinata e presentarlo ai lettori in forma comprensibile.

Tutto ciò ha attraversato l’assurda miscela di suggestioni trash-pop, erudizione e intui-to di cui è composta la mente di Veitch, e quello che ne è venuto fuori è lo stato d’animo diallora, criptato e codificato in un racconto di superuomini, Übertopi e Gotterdamerung;una storia che mette insieme un giudizio realistico – per quanto satirico – della nostra psi-cosi globale e una stravagante fantasia utopica che avrebbe fatto l’orgoglio di TimothyLeary e Max Yasgur. Con personaggi strappati al Sogno Americano: Charles Lindbergh eAmelia Earhart sono accostati a un certo Povero Ragazzino Ricco invecchiato, uscito disenno e corrotto dal denaro – l’orrenda e inevitabile fusione del miliardario biondino deifumetti per bambini con il fantasma di Howard Hughes. Persino la grafica della serie ori-ginale rifletteva questo cercare perle di saggezza nei bidoni dell’immondizia del mito edella cultura americana. Lattine di Coca-cola, calcolatrici e involucri per panini diMcDonald’s spostavano l’iconografia della copertina del fumetto in un dominio più vicinoa quello di Andy Warhol che a quello di Jack Kirby: un fenomeno essenzialmente usa-e-getta (i giornali a fumetti) travestito da una serie di altri fenomeni usa-e-getta. E teniamopresente che The One fa la sua comparsa mesi prima che Watchmen e molte altre pubbli-

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cazioni – sconcertate dal talento diVeitch di anticipare anche le tendenzepiù imprevedibili – inizino a rivoluziona-re la grafica delle copertine dei fumetti.

Confezionando le sue storie in modospontaneo e attento, Veitch fa la partedel capocuoco che aggiunge l’ultimapuntina di peperoncino alla ricetta, ilche è evidente se si guarda L’arraffonecitrullo di Rick Grimes. Il contributo diGrimes, altro talento spiazzante e affa-scinante, è una serie di vignette chepotrebbero avere direttamente originedai sogni più viscidi, torbidi e inquietan-ti di Max Fleischer. Non so spiegarmiperché questi piccoli incubi sconcertantifunzionino così bene accostati alla sagadi supereroi di Veitch, dal momento chele due cose non hanno niente in comune.E non so neanche se lo stesso RickVeitch abbia mai saputo spiegarselo. Ilpunto è che è così, le due cose funziona-no, ed è proprio in questo che risiedeuno dei suoi più grandi talenti.

The One non è il lavoro migliore di Rick Veitch.Lo era al momento della prima pubblicazione, madopo le sue fatiche successive è passato in secon-do piano, e d’altra parte sarebbe strano se fosseandata diversamente. Nemmeno i lavori piùrecenti, quelli che hanno messo in ombra TheOne, rappresentano il meglio di Rick Veitch, chesono certo si trovi ancora nel futuro, a ragionevo-le distanza. The One, comunque, è una specie dipietra miliare, un collage che mette insieme in untutt’uno organico ossessioni e ingegnose trovatenarrative; un’esposizione del progetto da cui poiVeitch è partito per costruire una strutturatanto imponente. Guardando all’evoluzione diRick in quanto mente creativa, il libro che avetetra le mani rappresenta un progresso davverosignificativo.

Anche confrontato con quello che c’è fuori, ilvastissimo mondo dei fumetti del trend dominan-te, la sua rilevanza non è in alcun modo sminuita.La superepica revisionista, per quanto burrascosa,anticipa Watchmen e Il cavaliere oscuro non soloper quel che riguarda la pubblicazione, ma anchela confezione. Qui le ansie sull’umanità e la politi-ca hanno avuto una voce ben prima che questisentimenti diventassero chic. L’ironia disturbata eculturalmente consapevole offre un’alternativa eun antidoto alle attuali inclinazioni pessimiste,postmoderne e paraumane – oltre che piuttostodeprimenti. (Sì, sì, lo so, chiedo scusa. Mi sono

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lasciato prendere la mano). Aprescindere da come vengonoricordati i fumetti degli anniOttanta, The One era lì, nel cuoredella corrente dominante, inten-to a scavare una nicchia per fareposto alle idee pericolose moltoprima che le idee pericolosediventassero garanzia di incassial botteghino.

Se siete in cerca di un talen-to di largo respiro, di un fondi-sta in grado di percorrere ampiraggi conservando la freschezzacreativa, allora state cercandoRick Veitch.

Se siete in cerca di unromanzo grafico che congeliin un’istantanea un’epoca cheè stata turbolenta per ilmondo intero, non solo quellodei fumetti, allora potetesmettere di cercare.

Abbiamo quello che fa per voi.

Alan Moore,Northampton,

Inghilterra, 1989

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TORONTO, 11 febbraio – Situata inun piccolo edificio nel campusdell’Università di Toronto, c’è la stan-za in cui Marshall McLuhan scrisse itrattati che modificarono completa-mente le teorie sulla comunicazione.È rimasta più o meno come quandoegli morì, nel 1980.

Allo scopo di portare avanti la suaeredità, oggi l’Università di Torontodedica a McLuhan un corso benavviato e di sicuro avvenire. Sebbeneil “corso McLuhan di cultura e tecno-logia” serva in parte a catalogare econservare il suo lavoro, lo scopoprincipale del programma è prosegui-re la ricerca da lui intrapresa.

L’intrigante supposizione che labomba nucleare possa essere il mediadefinitivo, è un’idea con cui McLuhanaveva iniziato a baloccarsi. A suotempo, McLuhan aveva sconvolto ilmondo intellettuale postulando il valo-re positivo della televisione, allo stessomodo i suoi seguaci prendono oggi inconsiderazione il valore positivo dellabomba. Il belga de Kerckhove affermain effetti che più bombe ci sono emeglio è. Egli difende il dispiegamentodi missili Pershing 2 e Cruise inEuropa, e si rammarica che le testatenon siano distribuite in abbondanzanei luoghi pubblici, per esempio mer-

cati. La sua teoria è che le arminucleari rappresentino un nuovomito universale, e che solo l’ignoran-za possa impedire la piena compren-sione di questo concetto. «Non puoifare ciò che vuoi con la bomba» affer-ma. «La bomba fa ciò che vuole di te».

La bomba unisce la gente in unamaniera che non si verificava dalMedioevo, sebbene rasenti la possibi-lità di un suicidio di massa. Questateoria è condivisa da molti pensatorimoderni, ma de Kerckhove, che comin-ciò a lavorare con McLuhan nel ’68, edè laureato in lettere e sociologia, sispinge oltre, fino a collegare il suo lavo-ro a quello dei neurologi.

L’idea è che condividere il mitodella distruzione imminente cambiafisicamente la disposizione di milionidi connessioni neurali nel cervelloumano. «Il cervello può riorganizzar-si, e riprogrammarsi sotto l’influenzaesterna» dice W. G. Tatton, direttoredell’unità neurologica dell’Universitàdi Toronto, che ha iniziato a lavorareal programma McLuhan. «Un traumacollettivo in un sistema culturale creanei singoli modificazioni analoghe.»

De Kerckhove sostiene che questemodificazioni inibiranno l’uso dellabomba. Ne è talmente sicuro da esse-re contro il disarmo, e non solo per-ché lo consideri inattuabile. Affermache la paura di essere costantementesull’orlo del precipizio è fondamenta-le per far emergere questo nuovomodo di pensare.

THE NEW YORK TIMES, DOMENICA 12 FEBBRAIO 1984

LA BOMBA PUO’ ESSERE BUONA DICONO AL McLUHAN CENTER

di DOUGLAS MARTINIn esclusiva per The New York Times

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All’inizio lo facevo solo per i soldi…

il Grande Sonno, i Superiori…tutte cose

non previste…

in quei giorni la gente era molto nervosa. E a ragione! Le armi nucleari

in attesa dentro silos nascostibastavano a giustificare le più

oscure paure di ogni uomo, donna o bambino

sulla terra!

Allora eravamo

ancora nell’era Atomica…

Era una situazione che andava

assolutamente sfruttata!

Gli uomini al governo erano dei dinosauri.

ignari del fatto che l’evoluzione li aveva sorpassati…

io sono riuscito adavvicinarmi a due dei più stupidi, facendomi sotto fino ad averli

in pugno!

Poi ho cominciato

a spremerli!

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itch… per l’amore di dio,

dacci un taglio finché sei ancora

in tempo!

Non so come diavolo hai fatto

a prendere il controllo delle nostre navi,

ma…

Signor presidente, la mia compagnia

ha rifornito entrambe le flotte di sistemi computerizzati per più di un decennio.

È stato di una semplicità banale

inserire in ciascun sistemainstallato un programmasegreto per il controllo

remoto.

il grande sonno

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i programmi sono stati attivati…

ora al comando dei vascelli non ci sono più i vostri valenti

marinai, ma itchy itch…

E io sto per regalare al mondo

la più grande battaglia navale mai vista!

itch, Maniaco! Pensi che l’Unione

Sovietica se ne stiaseduta a guardare

mentre la sua flotta viene decimata?

Risponderemocon tutto quel

che abbiamo nei nostri arsenali… e intendo davvero tutto!

Mi stupisce pensare che siamo qui, alle soglie del ventunesimo

secolo…

…i nostri politici siano ancora impregnati di reminiscenze retoriche

della seconda guerra mondiale!

Non è più questione di orgoglio, signori, ma di sopravvivenza

globale! O voi risolveteil dilemma, oppure moriremo tutti!

È così semplice!…

Sembra necessario ricordare al Premier Kubalov

le conseguenze di una simile reazione. Nessuno

desidera la completa estinzione della razza umana!

Sono certo che voi leader

lavorerete di comuneaccordo per preveni-

re un evento cosìdeplorevole!

Non è tanto semplice, itch. il resto del mondo pensa

che questo confronto sia voluto!

È in gioco il nostroonore nazionale!

Non possiamo apparire incapaci

di reagire!

anche noi dobbiamo rendereconto ad altri!

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Ma perché allora, per tutti i santi,

hai informato i Network?Appena hanno cominciato a trasmettere le immagini

dello scontro sono scoppiate rivolte in tutte le grandi

città!

Sta cercando di toglierci dimezzo!! Vuole

l’anarchia totale! È questo

il tuo gioco,itch?

No, Signor Premier, potete tenervi

i vostri giochi di potere…io voglio qualcos’altro!

Vedete, io sto cercando di provocare un breve ma intenso

trauma che scuota il mondo.Da Hiroshima in poi, ognunoporta nascosto nel cuoreun terribile oscuro timore.

io l’ho liberato, e spero che ora faccia il suo

effetto…

Specialmentesulla borsamondiale!!!

La mia teoria è che la gente impegnata a fronteggiare le proprie più grandi paure non badi

ai propri soldi con la consueta attenzione.

D’altra parte è da tanti anni che

progetto questa piccolafarsa.

i miei investimenti sono stati piazzati

strategicamente in modo da capitalizzare gli inevitabili errori che gli altri faranno

sotto pressione!

Entro domani conto di avere sotto controllo più o meno

un quarto delle riserve mondiali!

Ma naturalmente spero che voi signori non facciate nulla

di troppo avventato! …voglio dire, che gusto ci sarebbe a possedere

tutto quel denaro senza un mondo in cui spenderlo?[ho hum] ma ora vi lascio

risolvere le vostre divergenze…

Signor presidente, Norad e Sac attendono

gli ordini di lancio.

Premier Kubalov,

i nostri missilisono pronti.Aspettiamo

i vostri ordini!

Adieu.

Adieu.

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