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1 From Fr. Gerardo Cioffari, o.p. director 25 marzo, 2014 St Nicholas News ALLE ORIGINI DELL’INNO CONGAUDENTES Foglio inviato gratis agli amici di S. Nicola sparsi per tutto nel mondo Da P. Gerardo Cioffari, o.p., direttore del Centro Studi Nicolaiani di Bari (Italy) [email protected] 62 LA VEDOVA DI BARI LEGGENDA MEDIOEVALE Sigillo del not. Romualdo Archivio Basilica a. 1107 L’inno liturgico più famoso e più diffuso di San Nicola è il “Congaudentes”. Tutti gli studiosi (vedi Internet) lo danno come Anonimo. Ed è vero. Ma c’è una leggenda medioevale che potrebbe avere qualcosa di vero e quindi potrebbe gettare un po’ di luce sulla questione. Questa antica leggenda francese medioevale, molto diffusa nella prima metà del XIII secolo, l’attribuisce ad un compositore barese della fine dell’XI secolo. E’ difficile dire se la leggenda sia tutta una invenzione fantastica, o se il racconto avesse un nucleo di verità accolto dai pellegrini normanni di passaggio da Bari e diffuso nella loro terra. La storia, narrata in un codice di Bruxelles (Ms 1960-62, f. 63 v -66 v ), edito dai Bollandisti (Cat. Cod. Hag. Brux. I, 1896, 320-322), ci riporta indietro di oltre 900 anni, vale a dire agli ultimi anni dell’XI secolo, quando Bari viveva il suo momento magico. Poco dopo la traslazione delle reliquie di S. Nicola, venne composto a Bari l’inno nicolaiano occidentale più famoso: il Congaudentes exultemus, vale a dire: Insieme felici esultiamo / concordi cantando / con gioia per la festa / del beato Nicola.

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From Fr. Gerardo Cioffari, o.p. director of the Centro Studi Nicolaiani

22 October 16, 2

25 marzo, 2014

St Nicholas News

22

ALLE ORIGINI DELL’INNO

CONGAUDENTES

Foglio inviato gratis agli amici di S. Nicola

sparsi per tutto nel mondo

Da P. Gerardo Cioffari, o.p.,

direttore del

Centro Studi Nicolaiani di Bari (Italy)

[email protected]

62 LA VEDOVA DI BARI LEGGENDA MEDIOEVALE

Sigillo del not. Romualdo

Archivio Basilica a. 1107

L’inno liturgico più famoso e più diffuso di San Nicola è il “Congaudentes”. Tutti gli studiosi (vedi Internet) lo danno come Anonimo. Ed è vero. Ma c’è una leggenda medioevale che potrebbe avere qualcosa di vero e quindi potrebbe gettare un po’ di luce sulla questione.

Questa antica leggenda francese medioevale, molto diffusa nella prima metà del XIII secolo, l’attribuisce ad un compositore barese della fine dell’XI secolo. E’ difficile dire se la leggenda sia tutta una invenzione fantastica, o se il racconto avesse un nucleo di verità accolto dai pellegrini normanni di passaggio da Bari e diffuso nella loro terra.

La storia, narrata in un codice di Bruxelles (Ms 1960-62, f. 63v-66v), edito dai

Bollandisti (Cat. Cod. Hag. Brux. I, 1896, 320-322), ci riporta indietro di oltre 900

anni, vale a dire agli ultimi anni dell’XI secolo, quando Bari viveva il suo momento magico.

Poco dopo la traslazione delle reliquie di S. Nicola, venne composto a Bari l’inno nicolaiano occidentale più famoso: il Congaudentes exultemus, vale a dire: Insieme felici esultiamo / concordi cantando / con gioia per la festa / del beato Nicola.

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C’era un uomo di nobili natali e di bell’aspetto che respirava l’aria della cima di Elicona componendo versi in mirabili rime e metri. Nella città di Bari, dove il beato Nicola era stato traslato, quest’uomo dirigeva una scuola nei primissimi anni dopo la traslazione, quando a Mira i lamenti per la perdita di S. Nicola non si erano ancora sopiti e i segni del dolore cominciavano a svanire nell’aria, come volute di fumo dopo un rogo funebre.

L’anonimo scrittore non fa il nome del maestro di scuola, particolarmente dotato di talento poetico e musicale.

In ogni caso, questo giovane musicista barese (di cui purtroppo la storia non ci ha conservato il nome) si invaghì di una vedova bellissima, che era molto ricca non solo in beni terreni, ma anche in virtù cristiane. Sapendo che lei era solita recarsi la sera nella cripta di S. Nicola per pregare, egli fece in modo di incontrarla e manifestarle il suo amore. Essa però lo rimproverò, facendogli anche capire che non intendeva cedere alle sue richieste.

La cosa, se da un lato deluse e rattristò il giovane e promettente maestro, dall'altro non lo scoraggiò del tutto e decise di attendere un'occasione più propizia. E questa non tardò a venire. La vedova infatti invitò diversi personaggi importanti a casa sua per un pranzo, ed anch’egli fu invitato. La conversazione cadde sulla recente traslazione delle reliquie di S. Nicola a Bari. La vedova fece notare fra l'altro la mancanza d'iniziativa del clero barese che non aveva composto neppure un responsorio o una prosa in onore di S. Nicola.

IL

GIOVANE MUSICISTA

BARESE

Sembra che la musica a Bari fra X e XI secolo fosse molto coltivata. Chiaro indizio è questa epigrafe sulla tomba del sacerdote Smaragdo (980 circa): In questa cassa riposano le membra del sacerdote Smaragdo. Sappi tu che leggi, che egli insegnò ai fanciulli a cantare in modo mirabile. Fu ospitale, donando le sue cose ai poveri. Fu rettore di questa chiesa … .

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E aggiunse che avrebbe dato qualsiasi cosa a colui che avesse composto orazioni o inni degni del celebre Taumaturgo.

Abbiamo già detto del grande talento poetico e musicale del giovane. Si può ben comprendere perciò con quale animo ascoltò quella promessa. Tornato a casa si mise subito al lavoro nella speranza di poter soddisfare la sua passione amorosa grazie alle sue capacità.

Nel giro di pochi giorni alcuni pezzi erano già composti e fecero il giro della città. Tutti elogiavano l'ignoto autore e speravano che i componimenti fossero condotti a termine. La stessa vedova per incentivare la conclusione del lavoro rinnovò la sua promessa che avrebbe dato all'autore qualsiasi cosa le avesse richiesto.

Ancora più entusiasta il giovane riprese il lavoro e completò la musica e il ritmo di due brani liturgici che in breve tempo avrebbero fatto il giro dell’Europa, cioè l’inno Congaudentes e il responsorio Confessor Dei Nicolaus.

La musica dei due componimenti era piena di vitalità e di entusiasmo. Dio si stava servendo della bocca di un peccatore per cantare in modo meraviglioso le virtù e i portenti del suo servo Nicola.

La bella vedova non poté esimersi dall'unirsi a quel coro di elogi che tutta Bari stava tessendo al giovane talento. Era tra l'altro molto contenta che questi scritti in onore del Santo erano stati composti grazie alla sua iniziativa. Quando il nome dell'autore divenne noto a tutti, la donna incontrando il giovane cercò di non dargli troppa confidenza. Ma egli le ricordò la promessa che lei aveva fatto alla presenza di tutti. Quando lei si disse disponibile ad accettare qualsiasi sua richiesta, egli le chiese di far l'amore con lui. Scioccata dalla richiesta e di come la sua promessa era stata equivocata, lei gli fece capire che non intendeva dire "tutto" nel senso che lui aveva dato alle sue parole, bensì qualsiasi cosa tra le sue proprietà.

LA

PROMESSA DELLA

VEDOVA

Inizio del Congaudentes. Archivio Basilica S. Nicola – Bari, Cod. 5

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Accecato dalla concupiscenza il giovane replicò che non aveva bisogno delle sue cose, ma solo di lei. Essa allora gli disse che avrebbe mantenuto la sua promessa, ma non quella notte, bensì la successiva, poiché doveva prepararsi per non danneggiare la sua reputazione.

Quella sera la vedova si recò a pregare nella cripta di S. Nicola. Rivolgendosi al

Signore, alla Madonna, e invocando spesso il nostro Santo, chiese consiglio sul da farsi e li supplicò affinché intervenissero a salvare la sua purezza.

Mentre lei pregava, S. Nicola si recò alla casa del giovane maestro. Entrando, si accorse che questi si stava rammaricando di aver concesso il rinvio, bruciato com'era dalla passione.

Davide suona uno strumento a percussione. Archivio Basilica

S. Nicola – Bari, Cod. III.81 (Breviario).

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San Nicola lo afferrò e strattonandolo violentemente lo gettò a terra, quindi cominciò a frustarlo di santa ragione. Tra lo stupore e il dolore, il giovane chiese chi fosse.

Il Santo gli rispose: Sono Nicola, il santo per cui hai composto belle prose e musiche. Ma tu mi onori solo con le labbra, e mi disonori con la tua concupiscenza. La ricompensa te la devi aspettare da chi ti ha fatto dono dei talenti e non dalla vedova, mia devota.

Ancora sotto la forte impressione dell'apparizione, il giovane maestro si recò alla cripta di S. Nicola.

Qui trovò la vedova in preghiera, le chiese perdono e le narrò l'intervento miracoloso di S. Nicola. Lei scoppiò in singhiozzi per l'emozione di essere stata ascoltata. In seguito ciascuno tornò a casa sua conducendo una vita degna dei doni ricevuti da Dio e nutrendo viva devozione per S. Nicola che. aveva salvato le loro anime.

Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum. Breviarium

Parvum. Archivio Basilica San Nicola – Bari, cod. X, 39, f. 27.

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Congaudentes. Archivio Basilica San Nicola – Bari. Graduale

Prosario, V.85, f. 288v-290.

Congaudentes exultemus vocali concordia.

Ad beati Nicholai* festiva sollempnia,

Qui in cunis adhuc iacens servando ieiunia,

A papilla** cepit sum[ma ]

* In altri codici: Nicolai (anche in seguito); **In altri codici: Ad papillas

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[sum]ma promereri gaudia.

Adolescens amplexatur literarum studia. Alienus et immunis ab omni lascivia.

Felix confessor, cuius fuit dignitatis vox de celo nuntia.

Per quam provectus, presulatus sublimatur ad summa fastigia.

Erat in eius animo pietas eximia, Et oppressis impendebat multa beneficia.

Auro per eum virginum tollitur infamia. Atque patris earundem levatur inopia.

Quidam naute navigantes, et contra fluctuum sevitiam luctantes,

navi pene dissoluta. Iam de vita desperantes in tan[to]

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[tan]to positi periculo, clamantes voce dicunt omnes una:

O beate Nicholae, nos ad portum maris trahe de mortis angustia.

Trahe nos ad portum maris, Tu, qui tot auxiliaris pietatis gratia.

Dum clamarem nec incassum, Ecce, quidam dicens assum ad vestra presidia.

Statim aura datur grata, et tempestas fit sedata, quieverunt maria.

Ex ipsius tumba manat unctionis copia, Que infirmos omnes sanat per eius

suffragia.

Nos qui sumus in hoc mundo vitiorum in profundo, iam passi

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naufragia. Gloriose Nicholae, ad salutis portum trahe, ubi pax et gloria.

Ipsam nobis unctionem impetret a Domino* prece pia. Qua sanavit lesionem

multorum peccaminum in Maria.

Huius festum celebrantes gaudeant per secula. Et coronet eos, Deus**, post

vite curricula. Amen.

* In altri codici: impetres ad Dominum;

** In altri codici: Et corones eos, Christe