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Scienza e Conoscenza, Editing snc, trimestrale, febbraio 2010, n.31, Poste Italiane SPA, Sped. in Abb. Post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB Forlì n. 67/2009 Anno 9, n. 31, I° trimestre 2010 - e 7,60 SCALIGINE SALVATORE www.scienzaeconoscenz SCALIGINE SALVATORE

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ditoriale di Elsa MasettieLa fisica c’insegna che un salto quantico –

quantum leap – può essere visto solo a livello sub-atomico o quantistico. Un elettrone, per

esempio, può andare agilmente da una posizione all’altra (da A… a B) senza passare attraverso i punti tra A e B. Accade, senza un motivo immediatamente spiegabile. Proprio questo sembra caratterizzare un salto di tale genere, un passaggio diretto, spontaneo, immediato, senza porre tempo in mezzo, come ci spiega Massimo Corbucci nel suo articolo all’interno di questo numero. E quando si parla di salto quantico non ci si riferisce scientificamente a un effetto eclatante, per esempio a un grande salto, piuttosto a un cambio

d’assetto che si manifesta a dispetto della linearità. Un minuscolo riassetto che varia improvvisamente la prospettiva, un mutamento istantaneo, a livello profondo. Vi è mai accaduto di avere una visione un po’ annebbiata o sfocata di ciò che avete davanti e, poi, è accorso, improvviso, un minuscolo aggiustamento nella postura, spontaneo, impercettibile a rendere limpido lo sguardo e la visione? Come il repentino movimento di un tergicristallo invisibile che snebbia un qualche sub-atomico occhio interno. Ed ecco il mutamento! E quello che vediamo in modo diretto, senza interferenze, appare non tanto come il conosciuto piuttosto come ciò che è.Dice Davide Fiscaletti nel suo articolo: “È qualcosa di piccolissimo che avviene in modo del tutto spontaneo e non può essere influenzato da alcunché”. Accade e basta, viene da aggiungere. La chimica ne sa qualcosa.Così l’espressione salto quantico si è espansa a macchia d’olio nel collettivo. Se ne parla, la si usa, ne sono nati dei film. Singularity point? 2012? Computer quantistici che saltano da Bits a Qbits in un salto di quantità-qualità, come in modo “ineffabile” ammicca

l’articolo di Giovanni degli Antoni? Ed è interessante come una terminologia che dice tutto o niente – che ha trovato espressione visibile nel regno delle particelle – possa così bene e usualmente descrivere un cambio di stato di coscienza, improvviso.In questo numero ci siamo inoltrati nell’esplorazione del salto quantistico che dalla scienza ha “invaso” i vari campi della conoscenza, in modo più o meno diretto.E tale indagine – ecco la sincronicità – non poteva esulare dal vissuto, dai passaggi che connotano la produzione stessa della rivista e i suoi cambiamenti interni, nella squadra di lavoro, nella sua stessa evoluzione, in atto a vari livelli. Quando è stato

programmato il numero scorso, quello che indaga centralmente il morire, non mi aspettavo che avrebbe davvero coinciso con la mia decisione di lasciare la rivista stessa, con un evento di “separazione” da un’attività che mi ha dato identità professionale negli ultimi cinque anni. Una sorta di morte di un percorso conosciuto. La fine di un segmento

di vita. E pensavo che finisse lì.Gli eventi hanno voluto che fossi ancora protagonista di questo numero. Da tempo premeva nella programmazione un numero che si confrontasse con l’argomento “salto quantico” e quel momento è proprio questo numero. L’ultimo per me.Che sia un salto quantico? Con la morte è un salto quantico quello che ci aspetta? Di certo un cambiamento di stato. E la chimica del corpo ne sa qualcosa, – in qualità, in positivo – anche del salto che sto facendo! Per il resto, non so.Saluto tutti i lettori con tanta riconoscenza. E magari poi si parlerà di “nascita”, sotto l’attenta e “nuova nata” direzione professionale di Marianna Gualazzi. E uno dei campi in cui ha avuto, di recente, modo di sperimentare in prima persona è proprio la nascita. Ecco che Scienza e Conoscenza è scienza della vita nella vita. Buon proseguimento e buona evoluzione!

Per chi tra i lettori volesse rimanere in contatto con Elsa Masetti: [email protected]

Scienza e Conoscenza 1

Sincronicità e salti

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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

La cellulosa utilizzata per la produzione della carta su cui è stata stampata questa rivi-sta proviene da fore-ste amministrate

La cellulosa utilizzata per la produzione della carta su cui è stata stampata questa rivista è sbian-cata senza l’uso di cloro. Questa carta è riciclabile

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Macro Soc. CoopVia Bachelet 65,

47522 Diegaro di Cesena (FC)www.macroedizioni.it

Ideatore del progetto Scienza e ConoscenzaGiorgio Gustavo Rosso

EditoreEditing snc

Direttore ResponsabileElsa MasettiIn redazioneElsa Masetti

Marianna GualazziRomina AlessandriErica Gattamorta

Ufficio AbbonamentiEditing snc

Tel. 0547 [email protected]

Comitato ScientificoMassimo Corbucci Vincenzo Valenzi Davide Fiscaletti Valerio Pignatta

RevisioneEditing snc

Revisione Tecnica Davide FiscalettiPer le immagini

www.shutterstock.comwww.sxc.hu

StampaLineagrafica, Città di Castello

Distribuzione in edicolaItalian Press (Milano)Hanno contribuito alla realizzazione

di questo numero:Massimo CorbucciGianni Degli Antoni

Carlo DorofattiDavide FiscalettiVincent GambinoTiziano GastaldiMarisa Grande

Eric PearlValerio Pignatta

Michele ProclamatoAndrea Rosetti

Corrado RuscicaPeter Russell

Howard StrausFred Alan Wolf

Autoriz. Trib. Forlì N. 21 dell’8 luglio 2002

Numero 31gennaio/marzo 2010

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Il nostro periodico è aperto a tutti coloro che desiderino collaborare nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione che così recita: «Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione», non costituendo pertanto tale collaborazione gratuita alcun rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione autonoma.

IL SALTO DI COSCIENZAintervista a Peter Russella cura di Carlo Dorofatti 6

EPPUR SI FONDEa cura di Andrea Rosetti 12

INVERSIONE IMMINENTECorrado Ruscica 16

ATTENTI AL PENDOLOa cura di Romina Alessandri 20

IL SALTO QUANTICOa cura di Davide Fiscaletti 22

DA FOTONI A LUXONIintervista a Fred Alan Wolfa cura di Vincent Gambino 26

SALTAR SENZA METTER TEMPO IN MEZZOdi Massimo Corbucci 30

BIT, NUVOLE E SALTI DI QUALITÁdi Giovanni Degli Antoni 36

IL TASTO DELL’OFFdi Valerio Pignatta 41

LA MEDICINA QUANTICAdi Tiziano Gastaldi 46 IL ROSSO OCEANO INTERNOdi Howard Straus 50

LETTERE 56

IL DONO DI NON SAPEREA cura di R. Desideri e E. Masetti 58

LA PRECARIA ARMONIA DEL COSMOdi Marisa Grande 62

IL GENIO DEL FUTUROdi Michele Proclamato 66

L’INTERAZIONE FRA GRANDI SISMIdi Marisa Grande 72

TERRA PARADISOa cura di Elsa Masetti 74

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Dalla frammentazione all’unità; dall’essere slegati all’essere interconnessi: per attivare la molla

del cambiamento – individuale e collettivo – basta vivere un salto di paradigma

R innovvarsi, cambiare pelle: tutti noi, come il pesce rosso della nostra copertina, possiamo saltare in una nuova bolla d’acqua, una bolla

senza confini in cui unirsi alla nuotata sincronica e armo-nica degli altri pesci che con noi condividono il presente. Le parole di Peter Russell, scienziato, futurista rivoluzio-nario e ricercatore – intervistato per Scienza e Conoscenza da Carlo Dorofatti – ci spingono verso un salto qualita-tivo nel modo in cui percepiamo le cose, il mondo e la realtà, per approdare a un vivere nuovo, profondamente improntato a una concezione unitaria della vita. Quanto all’avanguardia sia la sua visione lo conferma la sua opera Il risveglio della mente globale (uscita in originale nel 1983, in lingua italiana nel 2000 per Urra Apogeo) che evidenzia una straordinaria visione della mente umana. Russell descrive come le svolte nel campo delle telecomunicazioni e delle reti di computer stiano rapidamente unendo la specie umana in un cervello globale embrionale. Il potenziale umano da lui descritto è come un supe-rorganismo pienamente conscio in un universo che si sta risvegliando. E se nelle nostre vite sapremo lasciarci condurre e ispirare dalla forza del prin-cipio unitario che ci vuole interconnessi potremo vivere in armonia – individuale e collettiva – con la consapevolezza che ogni nostro gesto, azione, pensiero ha una rispondenza immediata sul tutto. “Non vi è nulla di buono e di cattivo, ma è il pensiero a renderlo così” – scrive Shakerspeare nell’Amleto: l’in-vito di Russell è quello di abbandonare il peso del giu-dizio per avventurarsi verso la leggerezza dell’accetta-zione, del rispetto, del prendersi cura gli uni degli altri.

Quali sono le sue recenti scoperte e opinioni sul fronte della comunicazione sottile tra esseri umani? La connessione tra le nostre menti e le nostre coscienze è sempre esistita: funziona da sempre. Sono molte le persone che, nel corso della loro vita, ne hanno espe-rienza. Persone in grado di conoscere eventi distanti nel tempo e nello spazio, conoscere eventi futuri, oppure capaci di entrare in sintonia con i pensieri e le emozioni degli altri o di condividere informazioni e intuizioni realizzate nello stesso tempo da persone geograficamente lontane. Questo è sempre successo. Quello che osserviamo oggi è lo sviluppo di una maggiore coscienza di questo fenomeno, preso in con-siderazione anche dalla ricerca scientifica. Esistono molte indagini e sperimentazioni scientifiche tese a indagare questi fenomeni per comprenderne la natura e il meccanismo.

Come può essere favorita la concezione unitaria della vita e dell’umanità? È una questione indivi-duale o sociale?Tutti noi dobbiamo sostenere questa concezione uni-taria della vita e della coscienza. Abbiamo bisogno di un concetto unificato e unificante che vada a colmare le lacune di una visione frammentata della conoscenza e dell’umanità. Perché questo avvenga è necessario che la gente cominci a vivere secondo questo stesso con-cetto: intenderlo come vero, e di conseguenza vivere la vita secondo questa visione unitaria, non-separata, dove ogni cosa ha un significato e una risponden-za globale; dove ogni pensiero, ogni gesto ha una rispondenza sul tutto. Questo va certamente a toccare

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Intervista a Peter RussellA cura di Carlo Dorofatti

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il senso di responsabilità individuale: nel rispetto della vita in tutte le sue forme, nel rispetto degli altri esseri umani, nel riconoscere che siamo una cosa sola. Tutti noi vogliamo essere in pace con noi stessi, felici. Nessuno vuole essere rifiutato o giudicato. Questo è quello che vogliamo: mettiamolo in pratica gli uni nei confronti degli altri. Rispettiamoci, accettiamoci, prendiamoci cura gli uni degli altri, senza giudizio. Tutto questo va vissuto nella pratica, e non solo nei confronti degli altri esseri umani, ma come forma di comunione e rispetto nei confronti della vita, in tutte le sue forme. La chiave sta nel vivere con coerenza, in sintonia con il principio unitario.

Qual è il nesso tra la ricerca della mente profonda e la ricerca spirituale o, se vogliamo, la ricerca di Dio?

Penso che la ricerca del nostro Sé profondo corrisponda alla ricerca spirituale, in altre parole coincida con la ricerca di Dio. Penso anche che spesso confondiamo la ricerca spirituale con la religione. Quando parlo di spiritualità non sto parlando di religione: noi tutti sappiamo che cosa succede alla spiritualità quando diventa una religione, un dogma, una dottrina. Io credo che la

vera essenza della spiritualità stia piuttosto nell’esplorazione profonda della nostra mente.

La ricerca spirituale coincide con l’indagine sulla comprensione di chi siamo, di come fun-

zioniamo, dei misteri della nostra mente, del come possiamo essere davvero felici, in pace. Credo che uno dei più importanti insegnamenti spirituali sia quello per cui, in fondo in fondo, noi tutti siamo la stessa cosa, condividiamo la medesima identità spirituale. Questa coscienza risiede nella profondità del nostro Sé. Quello che penso di me stesso, quando agisco, quando penso, quello che la gente crede di me è qualcosa di molto diverso, di superficiale, ma quando penso al mio essere profondo, al mio Sé spirituale, allora sento che sono interconnesso, in comunione. Credo che la ricerca spirituale coincida con l’inve-stigazione delle profondità della nostra mente, della nostra identità eterna. Io confido che questo sia quel-

lo che la gente chiama Dio, e trovo affascinante che quando entri in relazione con i livelli più profondi della tua coscienza puoi sperimentare uno stato di grazia, di pace, gioia, completezza, amore incondi-zionato, comunione profonda, tutte qualità che asso-ciamo proprio al concetto di Dio, quando parliamo dell’amore di Dio, della pace di Dio. Io penso che quando contattiamo la nostra essenza più profonda di fatto stiamo contattando Dio in noi stessi. Dio è in ogni cosa: quindi Dio è in noi. Questo è quello che io chiamo un profondo e chiaro stato di coscienza.

Cosa intende quando usa il termine “mente”?Spesso con questo termine s’intende l’idea del pensa-re e del ragionare, limitando il concetto di mente ai processi della razionalità e dell’intelletto. Estendendo

il salto di coscienza dovrebbe essere un salto evolutivo nel modo in cui noi vediamo le cose: non è un salto “delle cose”, ma un salto di qualità nel modo in cui noi percepiamo e sentiamo le cose, noi stessi e la realtà

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la portata di questa parola io intendo riferirmi al “sen-tire”, all’emozione, a tutto ciò che riguarda la nostra identità ed esperienza interiore. Per me “mente” include certamente il pensiero e la ragione, ma anche il sentimento, le esperienze interiori, le percezioni, i ricordi, le aspettative, l’immaginazione, in pratica tutto ciò che è parte dell’esperienza, della coscienza…

Qual è il modo per entrare in contatto con queste dimensioni della mente? Con il nostro Sé profondo?Io penso che dovremmo permettere alla mente di accedere a uno stato di quiete. La nostra mente è sem-pre in movimento, piena di pensieri, di cose che dob-biamo fare, sempre impegnata a fare piani e progetti, sempre in preda al moto incessante dei pensieri per tutta la giornata. Dobbiamo concedere a noi stessi la possibilità di raggiungere livelli più profondi di quie-te e di silenzio: permettere alla mente di acquietarsi per lasciare emergere le nostre parti più profonde. Questo richiede un certo esercizio, una certa pratica, anche se – per meglio dire – si tratta piuttosto di abbandonare ogni pratica, di fermarsi, di lasciarsi andare. È necessario applicare quelle tecniche di meditazione che possano aiutare la mente a fermar-si: tutto sommato, la base consiste nel dedicare del tempo a noi stessi, sederci, rilassarci, non fare nulla. La mente cerca sempre qualcosa da fare, da pensare: è importante ritornare a uno stato di semplice consape-volezza di se stessi, del proprio essere nel corpo.

Quali sono le sue opinioni sul fatidico 2012? Si raccontano molte cose, sui grandi sconvolgimen-ti, sui grandi cambiamenti in atto, in alcuni casi prendendo a prestito dalla fisica il concetto di “salto quantico”; secondo lei cosa merita la nostra attenzione a questo proposito e cosa invece non dovremmo proprio aspettarci?Credo che non dovremmo aspettarci nulla di inusuale nel 2012. Non ci sono prove abbastanza consistenti per affermare che qualcosa di straordinario debba accadere in quella data. Alla fine si tratta di constatare che per il calendario Maya quella data coincide con la fine di un ciclo. Non possiamo sapere esattamente cosa intendes-sero i Maya con questo: possiamo fare delle ipo-tesi, ma non trarre conclusioni in merito alla fine del mondo, al collasso globale o altri fenomeni. Tuttavia quello che accadrà, quello che deve accadere in un futuro non troppo lontano, riguarda il fatto che, nel profondo di noi stessi, diventiamo sempre più coscienti che l’umanità non può continuare a vivere in questo modo. Il modo in cui stiamo vivendo non ha futuro.

Di fatto stiamo già entrando in tempi di crisi. Assistiamo già al crollo di molti sistemi, a gravi crisi ambientali e sociali.Le cose spaventose che si dicono sul 2012 sono del tutto ridicole. Forse l’unica utilità di questo 2012, del mito che sta diventando, potrebbe essere quella di costituire un pretesto, ovvero l’opportunità per l’umanità di riflettere. Forse è l’occasione giusta per pensare a noi stessi e al nostro futuro possibile, di fare un esame di coscienza in senso costruttivo. Volgersi verso una nuova era, quella della coscienza.

Essere nell’era della coscienza significherà poter scegliere nuovi stili di vita, realizzare un rinno-vamento dei paradigmi scientifici, accedere a una maggiore consapevolezza? Secondo lei è un cam-biamento oggettivo al quale dobbiamo prepararci, oppure saremo noi che dovremo necessariamen-te determinare questo cambiamento per poter sopravvivere?Entrambe le cose. Sicuramente c’è un cambiamento oggettivo alle porte che esige da parte nostra un radi-cale e autentico cambiamento degli attuali paradigmi esistenziali. Ognuno di noi ha l’opportunità e la responsabilità di rendersi conto della situazione e di guardare il mondo in modo nuovo. Se io opero questo cambiamento di paradigmi den-tro di me, tale processo troverà man mano riscontro negli altri e insieme renderemo possibile questo cambiamento a livello di umanità. E, viceversa, il cambiamento che vedrò nel mondo m’incoraggerà a promuovere il cambiamento dentro me stesso. L’apertura di coscienza e il cambiamento individuale porteranno all’apertura di coscienza e al cambiamen-to collettivo e questo sarà un mutamento oggettivo. Se cominciamo a vivere il cambiamento e a metterlo in pratica individualmente oggi, allora diventeremo i fautori del cambiamento collettivo di domani.

Parliamo ancora del “salto quantico” di cui si parla in fisica, inteso come metafora di quello che potre-mo realizzare come salto evolutivo in senso umano e spirituale…Prima di tutto dobbiamo capire che il salto quantico di cui si parla in fisica non è un grande cambiamento, anzi, è il più piccolo cambiamento che si possa imma-ginare. Quando parliamo di “salto quantico” riferen-doci al piano della coscienza nasce un equivoco: il salto coscienziale è qualcosa d’immenso, di globale, mentre il salto quantico è qualcosa di molto piccolo, d’impercettibile, sebbene di significativo al suo livello. Il salto di coscienza dovrebbe essere un salto evolutivo

Intervista a Peter RussellA cura di Carlo Dorofatti

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nel modo in cui noi vediamo le cose: non è un salto “delle cose”, ma un salto di qualità nel modo in cui noi percepiamo e sentiamo le cose, noi stessi e la realtà. Il salto è uno spostamento intimo di noi stessi e dei nostri riferimenti. Anziché vedere il mondo con gli occhi dell’ego, dell’ambizione, del possesso e dell’attaccamento, del giudizio, del desiderio e attraverso tutti quei filtri con i quali guardiamo alla vita adesso, si tratta di passare

al vedere le cose con amore, rispetto e compassione. Abbiamo la possibilità di affermare un nuovo livello di esistenza. Quando incontro qualcuno per la strada, ci sono tanti modi con i quali posso interagire con quella persona. Posso provare paura, fastidio, critica oppure amore, altruismo, disponibilità: la realtà attor-no a noi si determina sulla base della nostra disposi-zione di coscienza. Si tratta di una scelta. Abbiamo sempre una scelta. Io posso vedere quella persona con gli occhi della paura, del giudizio e della mia insicurezza oppure guardarla attraverso il filtro dell’amore, della cordialità, del senso di unità, di fra-tellanza: questa scelta possiamo operarla ogni giorno, con chiunque ci capiti incontrare. In questo senso il parallelismo tra realtà umana e fisica quantistica è certamente valido.

Secondo lei, chi sarà il protagonista del cambia-mento? L’umanità nel suo insieme, le società civi-lizzate, la scienza oppure l’individuo, ognuno di noi? E come?Abbiamo visto quanto sia importante che ogni indi-viduo si senta capace e responsabile: il cambiamento parte da ognuno di noi, dai gesti più semplici della nostra vita quotidiana. In questo modo siamo davvero noi a produr-re il cambiamento globale: tutto questo è nelle nostre mani, nelle mani di ognuno di noi. Ma anche la scienza deve sostenere il cambiamento nel modo in cui considera la vita, la realtà e la coscienza. La scienza può ispirare ognuno di noi nel momento in cui ci spiega come questi meccanismi possono fun-zionare, esattamente come gli insegnamenti spirituali hanno sempre fatto dal loro punto di vista. L’incontro tra queste due fonti di ispirazione è asso-lutamente necessario.L’umanità è un concetto globale: parliamo di socie-tà, di scienza, di comunicazione. Tutto questo, dall’individuo in relazione con gli altri ai livelli più estesi di aggregazione umana, è il “protagonista” del cambiamento. Se l’individuo cambia, allora la società cambia. E questo grazie al livello di interconnessione psichica, spirituale ma anche tecnologica su cui oggi possiamo contare. Abbiamo bisogno di un cambiamento individuale e di uno collettivo: entrambi questi fenomeni si influenza-no e si sostengono l’uno con l’altro. Il rinnovamento interiore è la base del rinnovamento della realtà.

È ricercatore presso il Noetic Science Institute, il World Business Academy e la Findhorn Foundation, è inoltre membro onorario del Club di Budapest. Dopo aver studiato matematica e fisica teorica all’Università di Cambridge, ha cominciato a interessarsi ai misteri della mente umana e ha intrapreso lo studio della psicologia sperimentale. Spinto da questo nuovo interesse ha viaggia-to in India per studiare meditazione e filosofie orientali. Attualmente il suo interesse principale è rivolto allo studio del significato spirituale del tempo che stiamo vivendo, al quale ha dedicato diversi libri: The Brain Book, The Global Brain Awakens, tradotto in 10 lingue, anche in italiano Il risveglio della mente globale, Urra Apogeo 2000, inoltre The Consciousness Revolution, Waking Up in Time, From Science to God e attualissimo The 2012 Mindshift: Meditations for Times of Accelerating Change Soundstrue 2 CD.Considerato uno dei più significativi pensatori del nos-tro tempo, Peter Russell ha tenuto conferenze in Europa Giappone e USA. Nel 1993 la rivista ambientalista “Buzzworm” ha eletto Peter Russelll “Eco-Filosofo” dell’anno. Per maggiori informazioni www.peterrussell.com.

Intervista a Peter Russell

il processo della scienza può applicarsi alla mente così come viene applicato al resto delle cose del mondo

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Lei crede nella possibilità di una vera scienza della coscienza? Quale ruolo la scienza può o dovrebbe avere – o non dovrebbe avere – in tutto questo?Per certi versi la scienza non può misurare la coscienza, la quale attiene alla sfera delle esperien-ze interiori: sotto questo aspetto la scienza non sa misurare ciò che accade nella nostra mente, nel nostro corpo, nella realtà. Per lo meno diciamo che la scienza non può misurare tutta la coscienza. Tuttavia penso che la scienza potrà arrivare a com-prendere la coscienza se saprà seguire nuove strade. In effetti è possibile impiegare l’approccio scientifico per esplorare la coscienza ogni qual volta diciamo: ecco, qui c’è un’idea, posso quindi formulare delle ipotesi e vado quindi ad esplorare tali ipotesi attraverso sperimenta-zioni e prove che mi permettano di vedere cosa succede. L’atteggiamento, il metodo della scienza può e deve essere applicato al campo – ad esempio – della medi-tazione, per verificare e misurare il modo in cui la mente può acquietarsi e conseguire un diverso stato. Attraverso successive sperimentazioni e rilevazioni posso capire e dire: ecco come succede! E posso ripeterlo, codificarlo, individuare un sistema. Posso confrontarmi con altre persone le quali potranno dire: sì, ecco, questo per me funziona in questo o in quell’altro modo. Questo è il processo della scienza, può applicarsi alla mente così come viene applicato al resto delle cose del mondo. Io credo che il metodo scientifico sia assolutamen-te valido, anche per comprendere i fenomeni della coscienza: sono fermamente convinto che possiamo parlare di coscienza dal punto di vista scientifico.

Parallelamente alla sua professione di consulente aziendale, approfondisce da vent’anni lo studio delle facoltà sottili e spirituali dell’essere umano, delle tradizioni esoteriche d’Oriente e Occidente e tiene numerose conferenze pres-so Centri e Istituti in Italia e all’estero. Distintosi come istruttore di Meditazione e di Fisica Esoterica a Damanhur – dove ha vissuto per circa 10 anni – nel 2004 si trasferisce in Camerun e, l’anno dopo, a Dubai. Nel 2006 crea il Centro Studi Ascensione 93 (www.ascensione93.org) e pubblica online articoli ed e-Books. Rientrato in Italia nel 2009 si impegna per lo sviluppo di un network di ricercatori e gruppi in grado di rappresentare l’avanguardia culturale e spirituale di questa Nuova Era. Per maggiori informazioni: www.carlodorofatti.com.

A cura di Carlo Dorofatti

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Ogni giorno richiede immancabilmente nuove deci-sioni e nuovi obiettivi. Spesso non abbiamo le idee chiare sul da farsi, perdiamo la capacità di affrontare le cose con giocosità e fiducia e non utilizziamo la nostra componente intuitiva. Ci capita dunque di rimandare, di accontentarci del nostro quotidiano, non trovando il coraggio di coltivare nuovi obiettivi che potrebbero ridare gioia alla nostra vita. In realtà, è la vita stessa che racchiude in sé il cambia-mento: niente rimane immutato, tutto si trasforma. Cambiamento significa crescita; il cambiamento cre-ativo è evoluzione e la sua mancanza comporta in un certo qual modo una perdita di interessi, conoscenza, capacità vitale, nella stessa misura in cui qualsiasi orga-nismo biologico decade quando non riceve più nuove informazioni. L’unica vera conoscenza alla quale è necessario ambire, dunque, è l’auto-conoscenza.L’evoluzione si manifesta solamente se siamo noi stessi a cambiare e il nostro cambiamento dipende a sua volta dall’uso consapevole della nostra forza creatrice. Con i nostri pensieri e le nostre azioni costruiamo la nostra realtà e siamo creatori della nostra vita. E quando ne diventiamo consapevoli, ci occorre solamente un passo per raggiungere il nostro obiettivo più alto: prendere in mano la nostra vita e farne un capolavoro... Con CreativEvolution ti offriamo un metodo assolu-tamente geniale ed innovativo che facilita l’accesso al tuo enorme potenziale di risorse.La tecnica è rapidamente assimilabile nel corso di un seminario intensivo di 3 giorni e mezzo, in cui viene insegnato come sincronizzare l’emisfero cerebrale sinistro razionale-analitico, con quello destro imma-ginifico-intuitivo. Ciò consente di modulare l’atten-zione verso campi morfici individuali e collettivi allo scopo di ricevere informazioni di ordine superiore, altamente risolutive nei confronti di problematiche che investono il quotidiano.Tra i molti vantaggi ottenibili: individuare e rag-giungere gli obiettivi in modo ottimale; scoprire e stimolare talenti nascosti; aumentare sensibilmente la creatività e la capacità di risolvere problemi; speri-mentare a livello psichico diverse esperienze possibi-li per scegliere quella ideale.

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I seminari si svolgono a RIMINI presso Ass. Manager Zen

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Tel. 0472 611481 [email protected]

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Si è svolta venerdì 20 Novembre 2009, al Centro Congressi della Provincia di Milano, la confe-renza dal titolo “Eppur si fonde. Dalla fusione

fredda alle reazioni piezonucleari: nasce un nuovo paradigma scientifico?”, interamente dedicata alle sco-perte nel campo delle Reazioni Nucleari nella Materia Condensata (per approfondire: www.eppursifonde.it). L’evento – patrocinato dalla Regione Lombardia, Provincia di Milano e Fondazione Energy Lab – ha registrato un record di visitatori (circa 500 presen-ze) e ha confermato come la “questione” Fusione Fredda si sia completamente riaperta alla luce delle nuove scoperte italiane e delle ultime cinque pub-blicazioni scientifiche apparse su “Physics Letters A” – massima rivista europea di fisica che, di fatto, sancisce la validità scientifica delle scoperte realizzate.

Aggiungiamo una nota d’orgoglio nazionale: la con-ferenza pone i ricercatori italiani al vertice della fisica mondiale in questo settore. Il successo di questo evento organizzato dall’ ONNE (Organizzazione Nazionale Nuove Energie) dimostra quanto in Italia sia vivo l’interesse verso la tematica in oggetto e quanto le ricerche in corso siano ricche di nuovi dati sperimentali e in continua evoluzione, gra-zie all’opera di numerosi ricercatori italiani operanti sia all’interno degli Istituti di Ricerca che in modo indipendente su tutto il territorio nazionale.

Nuove domande per nuovi modelliLe domande emerse dal convegno sono assolutamente dirompenti e rivoluzionarie: sta nascendo un “nuovo nucleare” veramente pulito?

Eppur si FONDE

La questione fusione fredda

Emilio Del GiudiceAnima storica della ricerca sulla Fusione Fredda in Italia e riconosciuto a livello internazionale come luminare in questo campo, ha raccontato la storia di questa ricerca, partendo dal famoso annuncio fatto dai fisici Fleishmann e Pons nel lonta-no 1989 ed arrivando a descrivere il fantastico lavoro teorico di spiegazione del fenomeno, totalmente comprovato dalle analisi e dai dati sperimentali, che fu pubblicato col nome di Teoria della Coerenza in Elettrodinamica Quantistica (QED). Le basi della QED sono state pubblicate dallo scomparso Prof. Giuliano Preparata nel suo libro intitolato “QED Coherence in Matter”, edito nel 1995 da World Scientific. Roberto GermanoNapoletano, CEO della Promete Srl, ha trattato del problema de “Il discredito patologico sul caso Fusione Fredda e sull’at-teggiamento di moderna inquisizione utilizzato nei confronti di questa ricerca”. “È fondamentale” – sostiene Germano – “non appiattirsi sul paradigma dominante escludendo a priori qualsiasi fenomeno fisico non spiegabile con quel modello interpretativo, perché solo di modello trattasi”. Domenico CirilloCasertano, ingegnere, primo in Italia a realizzare una tesi di laurea proprio sulla Fusione Fredda al Plasma Elettrolitico, ha

descritto il nuovo layout sperimentale ed i primi dati ottenuti dalla sperimentazione di fenomeni di “plasma elettrolitico”.

Alberto CarpinteriProfessore del Politecnico di Torino ha portato a conoscenza del pubblico l’instaurarsi di fenomeni nucleari, definiti con il nome di Reazioni Piezo-Nucleari, nei processi di compressione e successiva fratturazione meccanica di determinati materiali. La scoperta, pubblicata su Physics Letters A nel 2009, è di enorme portata e apre una strada completamente nuova per la comprensione dei fenomeni geologici in generale e per la creazione di futuri reattori nucleari allo stato solido.

Francesco CelaniRicercatore sperimentale dei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) sta ottenendo risultati molto importanti di riproducibilità speri-mentale e di emissione di energia dai sistemi di nano particel-le di deuterio-palladio.

Renato CerundoloRicercatore indipendente, ha presentato il prototipo di RPN, Reattore PiezoNucleare ad Alta Frequenza ed ha esposto la propria teoria relativa alla possibilità di indurre reazioni a livello nucleare attraverso l’utilizzo di alte frequenze vibratorie di natura meccanica (Ultrasuoni e Megasuoni) così come attraverso le alte tensioni.

Fusione Fredda all’italiana: i principali interventi del convegno di Milano

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Si sta sviluppando un nuovo paradigma scientifico? Andiamo incontro a una stagione italiana di ricerca e sviluppo ai vertici mondiali? All’evento non erano presenti 500 semplici curiosi, ma uomini d’azienda – dalla Pirelli Labs all’ENEL, dalla Edison alla ST Microelectronics, all’ISPRA –, ricercatori di Enti Pubblici di Ricerca – dall’ENEA all’INFN, dal Politecnico di Torino a quello di Milano –, e ricer-catori indipendenti che avvalorano la bontà della convinzione portata avanti da ONNE: l’esistenza, in Italia, di un’enorme creatività scientifica sommersa che merita di essere ascoltata e che è portatrice di nuovi spunti scientifici e tecnologici di altissimo potenziale. Il successo della conferenza testimonia in modo inequivocabile l’esistenza di un vasto panorama di fenomeni di natura nucleare ottenuti con differen-

ti processi e l’esistenza di differenti modelli esplicativi, prodromi di

uno sforzo teorico collettivo che porti ad un risultato

unificante. Data la grande poten-

zialità delle futu-re applicazioni in campo energeti-co, ci si auspica che tali ricerche possano rice-vere la massi-ma attenzione da parte delle Istituzioni e che altresì i ricer-catori coinvolti

possano prose-guire nei rispettivi

lavori di ricerca e sviluppo restando in

Italia, senza doversi trasferire all’estero per

ricevere i fondi necessari.

EnergynewsA cura di Andrea Rosetti

Presidente di ONNE, Organizzazione Nazionale Nuove Energie, associazione non-profit che ha organizzato l’even-to e cha da quasi un decennio segue gli sviluppi di queste ricerche.

A cura di Andrea Rosetti

- Roberto Germano, Fusione Fredda. Moderna storia d’inquisizione e d’alchimia, Bibliopolis, 2003. - Luca Chiesi, La struttura nascosta del mondoDall’alchimia alla fusione fredda e oltre. Le reazioni nucleari a debole energia, Macro Edizioni, 2007.

Biblio

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la conferenza pone i ricercatori italiani al vertice della fisica mondiale in questo settore

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Il Nord è veramente a Nord? Non necessaria-mente, il Nord potrebbe essere al Sud. Oggi gli scienziati dicono che è solo una questio-

ne di tempo e che un giorno potremmo essere colpiti da una sorta di caos magnetico tale da determinare un’inversione dei poli magnetici. Alla distanza di circa 150 milioni di chilometri dal Sole, la Terra è circondata da uno scudo magneti-co, una specie di ombrello spaziale costituito dalle tante linee di forza del campo magnetico terrestre, che protegge il pianeta dalla radiazione solare. Il campo magnetico terrestre, o campo geomagne-tico, è un fenomeno naturale, comune anche ad altri pianeti ed è soprattutto presente nel Sole. La Terra si comporta come se al suo centro vi fosse una calamita a forma di sbarra, cioè una sorta di dipo-lo magnetico, il cui asse è leggermente inclinato di circa 11° rispetto all’asse di rotazione terrestre.

Poli magnetici e poli geograficiI poli magnetici non coincidono con quelli geografici. È importante sottolineare il fatto che la definizione che diamo di polo magnetico Nord e Sud è solo una convenzione. Di fatto, il polo Nord magnetico si trova al Sud geografico e viceversa. L’ago della bus-sola non può indicare un polo della stessa polarità, perciò si è deciso che il polo magnetico Sud, cioè quello fisico, sia chiamato polo Nord magnetico in analogia con il Nord geografico. Attualmente, il polo Nord magnetico è localizzato al largo della costa occi-dentale dell’isola di Bathurst, nelle regioni canadesi a circa 1.300 km a Nord-Ovest della baia di Hudson, mentre il polo Sud magnetico è situato al margi-

ne del continente antartico nella Terra di Adélie. Sappiamo inoltre che il campo magnetico terrestre non è costante nel tempo ma è dinamico e attivo e subisce variazioni in termini di direzione e di nten-sità. Le misure hanno, di fatto, dimostrato, che le posizioni dei poli non si trovano esattamente in quelle relative ai punti cardinali geografici, che si spostano con la rotazione del pianeta. Ad esempio, il polo Nord magnetico si sposta continuamente intorno al polo Nord geografico e oscilla di circa 10 km al giorno per via delle interazioni con lo strato ionizzato dell’atmosfera.

Un po’ di storiaL’origine del campo magnetico terrestre ha occupato le più grandi menti scientifiche. La prima ipotesi fu formulata circa nel 1200 da Pietro Peregrino di Maricourt, il quale, per spiegare l’orientamento verso Nord di un ago magnetico, immaginò che al polo vi fossero grandi giacimenti di magnetite. Quattro secoli dopo, William Gilbert, che eseguì una serie di esperimenti sui magneti, sostenne che l’intero pianeta fosse un gigantesco magnete. Solo successivamente si capì che ciò non era vero in quanto la temperatura all’interno del pianeta non consente a nessuna sostan-za di mantenersi magnetizzata. Quando nel XVII secolo si scoprì che un campo magnetico può essere prodotto da una corrente elettrica, si ipotizzò che il campo magnetico terrestre fosse generato da correnti prodotte nello stesso strato di ferro fuso che avvolge il nucleo solido del pianeta, attraverso un meccanismo detto di geodinamo, ipotesi che venne ripresa più tardi intorno agli anni ’50 da Edward Bullard.

Inversione imminenteApocalisse o evento naturale? L’inversione del campo magnetico terrestre si è già verificata diverse volte nel corso della storia del nostro pianeta. E se accadesse oggi e in modo rapido? Le sue conseguenze sulle società tecnologicamente avanzate potrebbero portare allo stato di caos

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Anche Einstein, a metà degli anni ’20, considerava il geomagnetismo uno dei grandi misteri della fisica moderna.

Uova sode e campi magneticiOggi i geofisici ritengono che il campo di forze si ori-gini dal nucleo terrestre. Essi ritengono che l’interno della Terra si comporti come una enorme dinamo che trasforma l’energia meccanica del fluido in movimen-to in energia magnetica. Per raffigurare la struttura della Terra prendiamo, ad esempio, la sezione di un uovo sodo, dove il guscio rappresenta la sottile crosta terrestre, il bianco dell’uovo rappresenta il mantello e il tuorlo rappresenta invece il nucleo. Si pensa che una parte del nucleo sia formata da ferro allo stato liquido mantenuto in movimento da correnti termi-che e dalla rotazione terrestre. Come la dinamo di un generatore elettrico, questo ferro in movimento crea immense correnti elettriche e un enorme campo di forza magnetica che insieme avvolgono la Terra e si propagano nello spazio. Ogni tanto, le turbolenze che si creano nel flusso delle linee di forza fanno spostare i poli. Infatti, gli scienziati avevano notato che in alcuni esperimenti con la bussola si osservava l’ago spostarsi di circa 6 o 7 gradi a Est rispetto alla direzione del Nord effettivo. I dati registrati nel corso dei secoli ci dicono che, ad esempio, all’inizio del XVII secolo l’ago della bussola puntava a circa 11 gradi a Est del polo Nord geografico, nel 1643 la deviazione era di quattro gradi a Est, nel 1650 per un breve periodo i poli magnetici e geografici coincisero, nel 1666 l’ago della bussola puntava sul Nord effettivo e nei primi anni del XIX secolo ci fu una oscillazione dell’ago ad Ovest di circa 18 gradi sempre rispetto al Nord effettivo. Oggi l’ago punta a circa 5 gradi ad Ovest. Queste misure sono un’indicazione del fatto che il campo magnetico si sta indebolendo e, forse, i poli stanno per invertire la loro posizione come hanno già fatto in passato.

Inversione imminente?L’indebolimento del campo magnetico terrestre non comporta necessariamente la sua prossima inversio-ne. Grazie a modelli matematici che riproducono le linee di forza del campo magnetico terrestre, alcuni ricercatori hanno simulato la struttura interna della Terra e le interazioni tra i fluidi conduttivi e il campo magnetico misurando le variazioni di temperatura e dei movimenti interni del profondo strato di metal-lo liquido in cui si genera il campo magnetico, per verificare quali conseguenze potrebbero presentarsi. Essi hanno scoperto che il nucleo interno, cioè il

GeomagnetismoCorrado Ruscica

Dai dati attualmente in possesso relativi alla stratigrafia magnetica degli ultimi 5 milioni di anni, si desume che i poli magnetici si sono invertiti più di una decina di volte negli ul-timi 30 milioni di anni, probabilmente con una frequenza di circa una inversione di polarità ogni 300 mila anni. L’ultima inversione si sarebbe verificata circa 780 mila anni fa quando è iniziata l’epoca magnetica detta di Brunhes, in cui viviamo oggi e definita, per convenzione, a polarità normale. L’epoca precedente, detta di Matuyama, si dice a polarità inversa, quindi ancora a polarità normale l’epoca di Gauss, poi di nuovo a polarità inversa l’epoca di Gilbert e così via.

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nucleo solido sotto quello fluido, sta ruotando in modo leggermente più veloce rispetto alla superficie della Terra. Studi sismici dell’interno del pianeta confermano il modello, ma di recente gli scienziati sono rimasti sorpresi quando hanno osservato sul grafico uno spostamento dei poli. Nella simulazione da essi effettuata ci si aspettava semplicemente un campo magnetico, simile a quello terrestre, ma vedere il modello che da solo generava un’inversione dei poli, senza applicare delle modifiche, è stato veramen-te eccezionale. Queste inversioni richiedono alcune migliaia di anni per completarsi e, a differenza di quello che si pensava, non comportano l’azzeramento del campo magnetico, ma una sua modifica. Infatti, durante le inversioni dei poli il campo magnetico non scompare, ma modifica la sua struttura e diventa più complesso. Le sue linee di forza in prossimità della superficie terrestre si intrecciano e i poli magnetici si spostano prima di completare l’inversione. Un polo

magnetico Sud potrebbe comparire in Africa, per esempio, o un polo Nord a Tahiti. Comunque sia, il campo magnetico rimane sempre presente.

Bussole nella pietraIl modello simulato dagli scienziati in laboratorio assomiglia al campo registrato nell’analisi paleoma-gnetica. Di fatto, la prova di una tale inversione magnetica ci viene dalle rocce vulcaniche. Quando esse si raffreddano, le minuscole particelle magnetiche interne, che contengono tipicamente ossido di ferro, si allineano con il campo magnetico della Terra, come se bloccassero l’ago di una bussola nella pietra in attesa che i loro segreti, per così dire, vengano svelati dai geologi. Perciò, esaminando il magnetismo degli strati di lava che si sono depositati e raffreddati in epoche diverse, è stato possibile ricostruire l’andamento nel tempo del campo magnetico del pianeta. Ma all’inizio del secolo, gli scienziati scoprirono che alcune rocce

Il campo magnetico si estende nello spazio per decine di migliaia di chilometri formando la cosiddetta magneto-sfera – il nostro ombrello spaziale – che devia le particelle cariche provenienti dal vento solare, o dallo spazio pro-fondo sotto forma di raggi cosmici, e dalla cui interazione si genera il fenomeno spettacolare delle aurore polari. La magnetosfera si estende nello spazio interplanetario da un minimo di circa 80 chilometri a un massimo di 60 mila chilometri dalla parte rivolta verso il Sole e per oltre 300 mila chilometri circa verso la direzione opposta.

il fenomeno dell’inversione dei poli potrebbe causare un indebolimento dello scudo protettivo contro la radiazione solare determinando un assottigliamento dello strato di ozono e una maggiore penetrazione delle radiazioni ultraviolette

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avevano delle caratteristiche pecu-liari. Le loro bussole, congelate nel tempo, puntavano a Sud invece che a Nord. La risposta a questa stranezza si trovava sul fondale oceanico. A par-tire dalla fine degli anni ’50, i geologi cominciarono a studiare sistemati-camente il magnetismo delle rocce nelle profondità. Le rocce raccolte vicino alle faglie oceaniche mostra-rono la presenza di bande alternanti di magnetismo lungo la spaccatura della crosta terrestre. Questo poteva significare che il campo magneti-co si interrompeva periodicamente e cambiava di polarità quando nuove rocce venivano eruttate dalla faglia. Secondo lo schema degli eventi che si sono susseguiti negli ultimi 40 milioni di anni, la prossima inversio-ne sarebbe già in ritardo di 530 mila anni. Considerata però la lentezza del cambiamento, avremo probabil-mente tutto il tempo per affrontarla anche se una nuova scoperta potreb-

be far crollare questa ipotesi. Infatti, un gruppo di geologi americani ha eseguito delle ricerche su alcune rocce vulcaniche vecchie di circa 16 milioni di anni, in particolare su un vulcano nelle Steens Mountain, nello stato dell’Oregon. Le misure effettuate su queste rocce indicano una variazione del campo magnetico più veloce rispetto alla media prevista in precedenza. È stato osservato che il campo cambia in modo impre-vedibile, anche di alcuni gradi al giorno, man mano che la lava si raffredda. In altre parole, i poli possono spostarsi così rapidamente, durante un’inversione, che potremmo quasi vedere l’ago della bussola muoversi.

Nell’era del caos magneticoNegli ultimi anni, l’interesse per lo studio del campo magnetico terrestre è cresciuto al punto che l’Agenzia Spaziale Europea ha istituito il programma scientifico Swarm, che prevede la messa in orbita di tre satelliti per lo studio del geomagnetismo e dei suoi effetti sugli esseri viventi. Secondo alcuni scienziati, il fenomeno dell’inversione dei poli potrebbe causare un indebo-limento dello scudo protettivo contro la radiazione solare determinando un assottigliamento dello strato di ozono e una maggiore penetrazione delle radiazio-ni ultraviolette, con un conseguente aumento delle malattie tumorali per gli esseri umani. Non solo, il fenomeno potrebbe avere anche effetti sugli animali,

come le balene o alcune specie di uccelli, che si affida-no, per così dire, al campo magnetico per orientarsi. C’è da dire che mentre una parte della comunità scientifica appare più ottimista, alcuni ricercatori sembrano ipotizzare una possibile inversione del campo magnetico anche in tempi relativamente brevi. Le rocce indicano che il campo si è indebolito negli ultimi 2.000 anni confermando che il declino verso il caos magnetico potrebbe essere già iniziato. Se questo è vero, tra 1.400 anni potremmo trovarci al punto zero, ossia al centro del processo che determinerà una nuova inversione dei poli, diciamo intorno all’anno 3.400 circa.

Verso l’apocalisseSe l’inversione si verificasse in modo rapido, il mondo moderno ne verrebbe capovolto. Nella peggiori delle ipotesi, le tempeste solari causerebbero black-out elettrici paralizzando le metropoli. La Terra potreb-be essere bombardata dalla radiazione solare, con un’energia equivalente ad alcuni miliardi di bombe di Hiroshima, accompagnata da onde di magnetismo. Una tempesta solare causerebbe forti fluttuazioni nelle linee di forza del campo magnetico terrestre, distrug-gendo le comunicazioni radio, televisive e i sistemi di navigazione, sovraccaricando le linee telefoniche ed elettriche, mettendo fuori uso le centrali elettriche. Antico come la Terra, il campo magnetico costituisce una sorta di ombrello spaziale che aiuta il piane-ta a difendersi mantenendo uno strato protettivo. Tuttavia, di tanto in tanto, interrompe il suo flusso e subisce un’inversione i cui effetti possono essere disa-strosi per gli esseri viventi. Il prossimo caos magnetico potrebbe essere già cominciato e diventare così una costante nella vita degli esseri viventi.

Laureato in Astronomia all’Università di Bologna, ha vinto la borsa di studio per il dottorato di ricerca in Astronomia presso l’università di Milano. Si occupa di divulgazione scientifica, collabora col planetario di Milano e con varie riviste online (Le Scienze Web News, Scienzaonline, UAI) oltre che con riviste stampate come ModusVivendi.Il suo blog, Astronomica Mentis (http://astronomicamen-tis.blogosfere.it), è dedicato agli scienziati e alle loro idee sull’Universo, e affronta temi di cosmologia, astrofisica, astrobiologia e fisica delle particelle.

Scritto da Corrado Ruscica

GeomagnetismoCorrado Ruscica

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Un invito a diventare spettatori attivi (e non attori passivi) della nostra vita, surfando l’onda energetica che ci circonda senza caderci dentro, evitando di disperdere inutilmente le nostre energie contro i pendoli per dedicarci invece ai nostri prossimi obiettivi... Pronti a diventare Transurfers?

Fin da bambini ci hanno insegnato a fare il nostro dovere, ad adeguarci al volere degli insegnanti, o della famiglia, dell’azienda, e via di seguito. Ciò ha fatto sì che in ognuno di noi ci sia una percentuale più o meno alta di senso del dovere, senso di responsabilità o, piuttosto, di colpa, strutture mentali che ci obbligano a pensare e ad agire in un certo modo, seguendo un’onda di pensiero comune a molte persone. Questa struttura mentale è definita da Vadim Zeland – autore del bestseller internazionale Transurfing, lo spazio delle varianti, Macro Edizioni 2009 – pendolo, positivo o negativo: una massa di energia che si rafforza sempre di più e dalla quale siamo inconsciamente influenzati per tutta la vita. Come uscire allora dal vortice dei pendoli negativi? Beh... ecco svelato il segreto della felicità!

Le informazioni nel campoQualche tempo fa sono rimasta molto colpita da una video intervista a Gregg Braden, a cura di MacroVideo, pubblicata su YouTube (e in seguito sul sito scienzaeconoscenza.it). Braden parlava di nuove scoperte scientifiche che affermano l’esistenza di uno strato dell’atmosfera della Terra sintonizzato alla stessa frequenza del cuore umano e del cervello. Una scoperta potentissima, chiara nel suggerirci che ogni sentimento umano può riflettersi nell’atmosfera terrestre. Se un certo numero di persone prova sentimenti gradevoli simili che si riflettono nell’atmosfera, questi creano un

campo di energia gradevolmente informata al quale tutti potrebbero sintonizzarsi. Una fonte gratuita di buone sensazioni... sebbene sintonizzarsi non sia così semplice. Se è vero che l’osservazione della realtà da parte degli scienziati cambia il risultato degli esperimenti stessi, possiamo noi cambiare la nostra realtà semplicemente osservando i nostri pensieri con attenzione e l’influenza sul reale che ne deriva? Vadim Zeland dice di sì.

Esempi PraticiPensiamo al nostro approccio verso il denaro. Spesso ci si affligge per la mancanza di denaro e ciò ci porta a rafforzare questo “pendolo” a tal punto che tutta la nostra energia si focalizza sulla povertà, attirandone inesorabilmente ancora di più. Per risolvere questo problema comune si potrebbe, per esempio, smettere di focalizzarsi sul denaro e sulla corsa ai soldi dando invece energia ai nostri talenti e agli obiettivi che vogliamo raggiungere. Tutti possiamo diventare ricchi, dobbiamo solo focalizzarci sulla strada che stiamo percorrendo! Supponiamo di voler viaggiare per il mondo e che per farlo servano tanti soldi.

Affinché questo desiderio possa avverarsi non dobbiamo pensare ai soldi ma all’obiettivo: i soldi arriveranno poi da soli, visto che sono un attributo che si accompagna al fine. Prima si diventa attori, poi star del cinema e di conseguenza milionari... Se l’attore in questione aveva il desiderio di diventare milionario, ha trovato la strada per esaudire il suo desiderio focalizzandosi su un obiettivo. Non pensiamo quindi ai soldi, ma immergiamoci in un fare che ci appassiona e che magari è proprio il modo per ottenerli...Un altro metodo per risolvere situazioni difficili può essere quello di ridurre l’importanza che diamo a una

Attenti al pendolo!Sull’onda di una entusiasmante lettura… siete pronti a diventare dei Transurfers?

Se siamo immersi in un campo di energia ha senso nuotare continuamente controcorrente? Perdersi in vortici superflui e lottare contro le onde?

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cosa, cercando di rimanere il più possibile obiettivi e in equilibrio. Se abbiamo un ostacolo insormontabile davanti che non ci permette di ottenere i risultati richiesti dobbiamo cercare di capire su che cosa ci siamo fissati e a che cosa stiamo attribuendo un valore

eccessivo. Gli ostacoli non vanno superati, ne va solo ridotta l’importanza, in questo modo pian piano si dissolveranno da soli! Togliendo energia ad una cosa, essa pian piano si dissolve e scompare...

Il fruscio delle stelle del mattinoEsiste un campo d’informazioni a disposizione di tutti che aleggia intorno a noi, ma solo poche persone riescono a leggerne chiaramente i contenuti. Alcuni riescono, per esempio, a carpirne solo una parte e si rendono conto di avere dei “presentimenti” sul futuro, dei Déjà vu o delle illuminazioni nel momento in cui il cervello si connette a questo “campo”. Purtroppo la ragione è sempre in agguato e spesso, cercando spiegazioni plausibili ai fenomeni, cerca di offuscare la nostra anima che emerge e che ci manda dei segnali. Appena la ragione si distrae, ecco che riaffiorano i sentimenti e i multiformi segni dell’anima che Vadim Zeland chiama “il fruscio delle stelle del mattino”, ossia quella vocina che ti chiede di usare l’intuito e di mettere da parte la ragione. Purtroppo siamo tutti poco inclini a prestare attenzione ai sentimenti e ad ascoltare il nostro corpo che ci parla: questo ci porta spesso a essere in balia degli eventi, a seguire la corrente, a mettere la nostra sorte in mano al fato. Nello spazio delle varianti (le tante possibilità che il campo ci offre) c’è anche questa e molti la scelgono pur avendo tante altre alternative. Si può essere rassegnati di fronte alla propria mediocre esistenza, arrabbiati e offesi per quel che Dio ci ha dato, lottatori o guerrieri che sprecano tante energie a vuoto, oppure, di volta in volta, l’uno o l’altro a seconda delle circostanze, ma così non funziona. Se siamo immersi in un campo di energia ha senso nuotare continuamente controcorrente? Perdersi in vortici superflui e lottare contro le onde? Potremmo semplicemente muoverci in base alla corrente, timonando con movimenti armoniosi quando la corrente porta verso lagune tranquille e prendendo il timone con forza se all’orizzonte c’è una cascata, avendo sempre chiara la direzione che stiamo seguendo. Se si ha un fine o un obiettivo prescelto è importante utilizzare il movimento della corrente e sta a noi mantenere la giusta rotta evitando inconvenienti.

L’algoritmo dell’animaA conclusione di questa surfata sull’onda dell’energia cosmica credo sia d’obbligo riportare l’algoritmo che Vadim Zeland ci invita a ricordare sempre: “se siete costretti a convincervi e a persuadervi di dire sì, significa che l’anima sta dicendo no. Quando l’anima dice sì, infatti non c’è alcun bisogno di autoconvincervi”.

A cura di Romina Alessandri Evoluzioni

Nel 1927 il giovane fisico tedesco Werner Heisenberg sfidò secoli di conoscenze scientifiche introducendo il “principio di indeterminazione”. Attraverso la nuova teoria quantistica Heisenberg dimostrava che dall’osservazione di un fenomeno si può ottenere un’informazione solo a costo di perderne un’altra. La sua teoria implica che quantità e concetti scientifici non hanno un significato assoluto e indipendente, ma che lo acquistano soltanto grazie agli esperimenti usati per misurarli (osservazione). Un’asserzione che insidia la credenza che la scienza possa rivelare il mondo fisico con precisione illimitata.In questo contesto culturale rivoluzionario, che ancora oggi mette in difficoltà molti studiosi, la fisica quantistica crebbe sulla base di alcuni principi fondamentali tra i quali possiamo annoverare i seguenti:- non esiste una realtà oggettiva della materia, ma solo delle realtà di volta in volta create dalle misurazioni dell’uomo (quindi dall’osservatore);- le dinamiche evolutive dei sistemi atomici e subatomici sono caratterizzate dalla causalità;- è possibile che in determinate condizioni la materia possa scaturire dal “nulla” o “comunicare a distanza”;- lo stato oggettivo della materia sarebbe caratterizzato da una sovrapposizione di più stati.

L’osservatore e l’osservato

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La nascita e l’ampliarsi a macchia d’olio di un termine nato nella fisica quantistica:

come la scienza influenza il linguaggio, non solo quello che rimanda all’esplorazione

della coscienza. Breve storia ed evoluzione dell’espressione verbale salto quantistico o quantico,

come più spesso tradotto nella parola comune

Nella società attuale viene spesso tirato in bal-lo, anche da politici e guru dell’economia, il concetto di salto quantistico. “Oggi l’economia

sa che deve passare attraverso un’utopia spirituale, un salto quantistico che porti alla realizzazione di un nuovo concet-to di valore”, “L’Europa ha bisogno di un salto quantico in avanti in tutti gli aspetti che sono, al momento, in discussio-ne” o frasi analoghe si sentono e si leggono in televisione, su internet e nei giornali. Ma qual è il vero significato di questa espressione? In que-sta breve nota, senza pretendere di fornire una trattazione completa, intendiamo sottolineare alcuni aspetti e aned-doti significativi sul salto quantistico. Con la nascita e lo sviluppo della fisica dei quanti, il concetto di salto quan-tistico fu introdotto per indicare il passaggio tra diversi stati di eccitazione, o meglio tra diversi stati dell’onda di probabilità, degli elettroni all’interno degli atomi, che av-viene contemporaneamente all’emissione di luce. Questi salti di energia possono essere calcolati in modo molto preciso utilizzando l’equazione di Schrödinger e si possono verificare sperimentalmente misurando esat-tamente la luce emessa da un certo tipo di atomo. Il salto quantistico è un fenomeno del tutto spontaneo nel senso che avviene con una probabilità oggettiva e non è spiega-bile con altre cause. Va quindi sottolineato che, contrariamente all’uso che spesso si fa di questa espressione nel linguaggio quotidia-no, un salto quantistico non è qualcosa di grandioso, che porta a una nuova qualità o a qualcosa di molto interes-sante o nuovo, ma anzi è qualcosa di piccolissimo che avviene in modo del tutto spontaneo e non può essere influenzato da alcunché.

Il salto quantistico della fisica diventa il salto quantico della coscienzaA partire dalla seconda metà degli anni ’70 l’espressione salto quantistico cominciò ad essere usata per indicare anche uno shift o spostamento nella consapevolezza. Come suggerisce il “Dr. Quantum” Fred Alan Wolf nel suo famoso libro Taking the quantum leap, per comprendere il concetto di salto quantistico come salto di consapevolezza può essere utile prendere in considerazione il principio di complementarità della fisica dei quanti. Secondo questo principio, introdotto da Bohr nel 1927, due grandezze fisiche sono complementari se si escludono reciprocamente, nel senso che non è possibile conoscere con precisione entrambe. Questo è, per esempio, il caso della posizione e del momento di una particella o, nell’esperimento della doppia fenditura, della traiettoria e della figura d’interferenza. La complementarità comporta, in sostanza, che ciò che scegli di osservare influenza quello che puoi osservare. Da questo deriva, allora, che la consapevolezza ha la potenzialità di modificare una probabilità più certa in una probabilità meno certa. È proprio questa considerazione che sta alla base dell’idea del salto quantico inteso come spostamento nella consapevolezza: infatti, in una tale situazione un osservatore può perdere un certo tipo di conoscenza ma guadagnarne un’altra, di tipo diverso. Quando questo accade, l’osservatore ha mutato la propria forma di conoscenza. La conoscenza pertanto rappresenta uno specifico risultato di uno spostamento nella consapevolezza ed è soggetta a dei cambiamenti. Potremmo avere conoscenza di un oggetto, e nel

il saltoquantico

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A cura di Davide Fiscaletti Allineamenti

tentativo di saperne di più su quello stesso oggetto, potremmo perdere parte della nostra conoscenza iniziale.

Le ricerchePer quanto riguarda l’idea del salto quantistico come salto di consapevolezza si può anche pensare che esista una stretta connessione della mente con un livello profondo, fondamentale, che sottende la realtà esperita. Esistono svariate ricerche in questo senso: si pensi per esempio all’Ordine Implicito di Bohm o, più recentemente, al Campo Akashiko di Laszlo, alla Matrix Divina di Braden, al Campo del Punto Zero di Lynn McTaggart, allo spazio fisico atemporale dell’autore di questo breve articolo (insieme a Sorli), e all’Informazione Implicita di Anna Bacchia e dell’Associazione Vocal Sound. Tutte queste ricerche comportano l’esistenza di un campo fondamentale, che connette tutta la creazione, che sta alla base di tutta la realtà e che la determina. È lecito quindi affermare che il salto quantistico di consapevolezza rappresenti, di fatto, un allineamento con questo campo fondamentale. L’informazione che deriva dal campo, dal livello fondamentale della realtà, dirige il disegno delle nostre vite mentre noi siamo liberi di scegliere e, mediante un salto quantistico di consapevolezza, esiste per ciascuno di noi la possibilità di essere raggiunti da questa informazione.

Salto-allineamentoA questo proposito, l’Associazione Vocal Sound ha anche introdotto un nuovo termine, ÌNIN, per

indicare il processo attraverso cui l’informazione implicita si allinea con l’antenna intuitiva umana. Questo processo, in particolare, può essere riconosciuto come un allineamento con le frequenze del campo vibrazionale in cui siamo immersi, e che costituisce l’origine e la vera natura della realtà. In base all’approccio cognitivo sviluppato dall’Associazione Vocal Sound, l’uomo può riconoscere che è sempre in sintonia con questa natura profonda della realtà, dove esiste un allineamento con diversi livelli di frequenza che esprimono differenti livelli dell’esistenza: da quelli di natura più concreta, a quelli più sottili ed espansi. Le informazioni implicite, che raggiungono la nostra antenna intuitiva in un salto quantistico di consapevolezza, non emergono solo dal campo sensoriale ed esplicito, ma in ogni nostra

interrelazione quotidiana creante forme a tutti i livelli: forme parola, forme gesto, forme movimento, forme decisioni… Ogni forma visibile ci parla oltre la forma esplicita: ogni spazio architettonico, ogni volto, ogni sito web, ogni albero, ogni entità dell’universo con cui interagiamo o ci inter-relazioniamo ci parla oltre la sua forma. Ogni forma visibile esplicita e l’ambiente intero che ci circonda possono costituire un luogo unico, un ponte, un segno, un preludio che dischiude la sinfonia, un gate, una porta che ci mette in contatto con la dimensione implicita che emana costantemente informazioni. Attraverso questo processo di connessione con l’informazione implicita la coscienza può essere espansa e l’intero campo del concepire e del comprendere può essere totalmente rinnovato rispetto alle modalità della conoscenza ordinaria. Con l’esperienza ÌNIN, l’antenna umana ricevente è capace di essere orientata e la consapevolezza può espandersi dal conosciuto al conoscibile, dal percepito al percepibile, dall’invisibile che diventa visibile. L’esperienza ÌNIN introdotta dall’Associazione Vocal Sound può quindi essere considerata uno sviluppo rilevante e suggestivo dell’idea del salto quantistico come salto di consapevolezza.

Un articolo ampio sulla sperimentazione Vocal sound è presente sul n°29. Oppure consultare il sito: www.vocalsound.org

Note

è lecito quindi affermare che il salto quantistico di consapevolezza rappresenti, di fatto, un allineamento con questo campo fondamentale

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S ì, dobbiamo fare ancora qualche domanda al “Dr Quantum”, visto che tale soprannome lo deve anche a una delle sue prime eclatanti opere: Taking

the quantum leap. Quale destino ha caratterizzato questa espressione – salto quantico o quantistico, nel senso più scientifico del termine – dal suo primo utilizzo? Sembra essere scomparsa dal mondo delle nuove scienze per riesumarsi in ben altre ampiezze nel reame della mente e della coscienza. Ne ha fatta di strada da allora Fred Alan Wolf e anche il termine salto quantico… da salto minuto a salto alla velocità della Lux? A capire poi che cosa siano davvero questi luxoni mi sa che dovremo aspettare il suo prossimo libro!Per ora, mi pare, rimane un mistero della fisica!«Salve, è sempre un piacere!». Ecco la voce disponibile di Fred Alan Wolf attraverso la cornetta telefonica.

S&C - Secondo Bohm, il mondo così come lo percepia-mo sulla base delle nostre misure costituisce in realtà la proiezione di un livello più profondo, fondamentale, il cosiddetto background o ordine implicito, in cui tutte le cose sono infinitamente collegate in una sorta di interezza continua. In alcune tue pubblicazioni evidenzi che, benché ogni situazione della nostra vita sia creata da noi, secondo la fisica quantistica una proprietà fon-damentale dell’universo deve esistere, altrimenti tutto resterebbe in uno stato di probabilità e non di attualità. Potresti illustrare più in dettaglio la tua visione a questo riguardo, facendo un parallelismo con la visione di Bohm dell’ordine implicito?Fred A. Wolf - Comparando la visione di Bohm e l’indagine che ha dato vita alla mia ultima opera – Crea il tuo Big Bang personale, MacroVideo, febbraio 2010 – le differenze sostanzialmente sono le seguenti: nella visione di Bohm non vi è

alcun Osservatore! L’ordine implicito è l’ordine non osservato, l’ordine esplicito è l’ordine osservato. Quello che io propongo quando parlo di creare il proprio Big Bang è l’Esplicarsi dell’ordine implicito tramite l’atto dell’Osservazione. Bohm, non ha mai affrontato questo punto fondamentale, non si è posto la domanda: “come avviene?”.

Osservare è un termine utilizzato molto nella nuova fisica, quanto in modo diverso dal termine comune?L’atto dell’Osservazione implica la capacità da parte di un osservatore di “portare al di fuori” ciò che osser-va. Così, si può dire che vi sono tantissime “osserva-zioni” differenti. Un minuscolo insetto ha una certa abilità di proiettare al di fuori di sé un’osservazione – prendiamo per esempio una formica nella sua colo-

nia – la formica compie un’osservazione che è molto differente dalla mia. Non possiamo avere informazio-ni dirette di quello che è essere una formica, le sue osservazioni sono al di là delle mie potenzialità. Non posso avere conoscenza di quale sia la sua intelligenza e la sua visione del mondo.

Ci sono quindi molti mondi che “vivono insieme”, oppure esiste una sola realtà?Entrambe le cose. Molteplici mondi, ma non di meno tutto è Uno. È un paradosso, ma lo è semplicemente perché la mente vuol vedere separazione tra gli osser-vatori. Esiste solo Un Osservatore che agisce attra-verso la coscienza della formica o di Fred Alan Wolf. Cambiano per così dire gli “apparati” di osservazione, i meccanismi differiscono da entità a entità, ma la Mente – pensaci bene – è sempre la stessa.

Da fotoni a luxoni..Quantico è il salto

cambiano per così dire gli “apparati” di osservazione, i meccanismi differiscono da entità a entità, ma la Mente – pensaci bene – è sempre la stessa

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Ervin Laszlo suggerisce un campo Akashico dal quale tutto proviene e al quale tutto ritorna. Non è semplice da intendere. Sappiamo quel che succede quando un corpo vivente muore, la materia si disgrega, gli elementi perdono la propria struttura e vanno a formare nuove forme complesse. Che cos’è che va e viene da quel campo? Che differenza c’è tra Coscienza e Materia?Questa è una Grossa Domanda! In laboratori come il Fermi Lab o il Cern di Ginevra si sta tentando di dargli una risposta! Ci si chiede, e per quel che è possibile, si tenta di dare una risposta, a come la materia possa esistere. Se almeno questa domanda troverà una risposta, forse e dico forse, potremmo avere una visione più chiara del ruolo che ha la Mente in questa equazione. L’attuale interpretazione che do su tale argomento è che tutto è creato dalla luce che interagisce con un campo, il campo di Higgs (Higgs Field). Quando la luce interagisce con il campo fondamentale, diviene materia, in molte differenti forme. Come ben sai si sta ricercando una particella fondamentale di questo campo. Ancora, a causa di mancanza della necessaria energia, non la si è trovata, al Cern quanto al Fermi Lab. Quel che si ipo-

tizza è che questo campo di Higgs esista realmente e che sia molto importante. La domanda è se esiste questo benedetto bosone. Se non esistesse, allora dovremmo ripensare le cose e quindi questo campo potrebbe avere un differente modo di interagire nella creazione della materia, non produrrebbe semplicemente una particella a partire da sé. Io credo – e potrò argomentare questa mia convinzione nel mio prossimo libro intitolato Time loops and Space Twists – che la nostra visione di tempo, spazio e materia sia slittata dal Big Bang alla Mente Umana. Spiegherò approfondita-

Da fotoni a luxoni..

A cura di Vincent Gambino Salti: a conversazione con il Dr. Quantum

Luxoni e Fotoni I luxoni sono particelle che non possiedono massa o “ogget-ti che viaggiano alla velocità della luce”.Il luxone è un fotone che si muove sempre e solamente alla velocità della luce, ne di meno ne di più.

Cos’è COSA

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mente quel che intendo, ma posso anticiparti che, forse, il campo di Higgs non è solo un campo dal quale la materia è creata, ma il Campo della Mente stesso, che agisce sulla luce per creare la materia. Quello che osserviamo, quindi,

è sempre Mente. Mente che trasforma la luce in materia, primo, e, secondo, Mente che riconosce quel che ha fatto ovvero il risultato di cambiare la luce in materia, in varie manifestazioni che possiamo chiamare Vita.

Tesla, in un suo articolo inedito del 1907, sostiene che esista un medium etereo fondamentale che riempie lo spazio, a cui tutto può essere riferito, una sorta di campo di forze che diventa materia quando l’energia cosmica agisce su di esso, mentre quando questa azione cessa, la materia svanisce. In altre occasioni suggerì che qualsiasi cosa potesse essere materializzata da questo campo, si dice persino che tramite l’energia di questo campo aves-se fatto funzionare un’autovettura! Che cosa puoi dire della visione di Tesla riguardo all’esistenza di un’etere fondamentale da cui deriverebbe tutto? Mettiamola così, quello che Tesla aveva intuito era una fantasia, una visione, una profezia, di ciò che potrebbe essere un giorno. Quello che sappiamo oggi tramite la fisica dei quanti è che le profezie sono reali per certi aspetti, ma non totalmente. Non possiamo fare o ottenere tutto. Ci sono delle regole precise in questo gioco, che descrivono come l’Universo sia posto in esistenza. Oggi i fisici stanno tentando di studiare e definire quali sono queste regole. Per esempio, non si può semplicemente avere accesso a tutta l’Energia, essa, infatti, si manifesta solamente quando qualche cosa opera un cambiamento nell’energia stessa. L’energia di per sé è senza significato. Solo quando avviene un cambiamento e qualcosa guadagna energia o la perde, allora essa ha senso.

Se tutta l’energia che desideriamo potesse esistere, allora si potrebbe avere a ragione energia positiva e negativa. Immaginiamo una scala con dieci tasselli, è come se noi scendessimo fino a terra e continuassimo a scendere ancora a meno dieci. Ma, per una qualche ragione, nell’universo non abbiamo energia negativa. Tuttavia, neanche questo è completamente vero, in realtà si può avere energia negativa, ma quando questo “accade” il tempo va all’indietro. È un’idea veramente strana. E questo probabilmente è ciò che chiamiamo antiparticelle e antimateria. Particelle che viaggiano avanti nel tempo con energia positiva e particelle che tornano indietro con energia negativa. Per ogni particella che esiste appare esserci un’an-tiparticella, tuttavia cerca di immaginare: una particella negativa quando torna indietro nel tempo diventa positiva e una positiva tornando indietro nel tempo diventa negativa.

Quanto è cambiato in lei e nella fisica da quando scrisse del salto quantico a oggi? Ci sono state negli ultimi anni delle scoperte importan-tissime nella fisica dei quanti. Quando scrissi Taking the Quantum Leap (anni ’70) parlavo di fisica chiamata “non relativistica”. Ovvero fisica dei quanti che s’interessava a velocità relativamente basse rispetto a quella della luce. Negli ultimi anni il principale interesse del mondo scientifico si è spostato su velocità vicine a quelle della luce. La maggior parte della fisica presentata oggi, in pratica quasi ogni pub-blicazione recente, riguarda studi che coinvolgono la teoria di Einstein. In questi ultimi cinquant’anni c’è stata una serie successiva d’idee al riguardo. Quello che stanno facendo in luoghi come il Cern riguarda particelle ed eventi ad alte energie; si sta studiando come un nucleo stia insieme, se gli elettroni viaggiano alla velocità della luce o meno, tutto ciò è chiamato “Quantum field theory” ed il modello, che non è ancora completato, si chiama Modello Standard. Un nome veramente noioso... per qualcosa di molto interessante! Misteri della fisica perché l’abbiano chiamato così... Nel mio nuovo libro prendo in considerazione e tento di spiegare ai non addetti ai lavori perché queste nuove idee siano interessanti per chiunque. Una delle idee, una delle tante, è che tutto potrebbe essere fatto dalla Luce. Non lo avrei mai scritto nei miei precedenti libri, perché non ero in grado di comprendere una cosa del genere, ma adesso la visione mi è molto chiara e posso spiegarla con semplice matematica e principalmente attraverso immagini, grafici...

quando si ha un salto quantico (quantum leap), si abbandonano gli schemi d’interferenza che ci sono tra i cervelli

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Posso sostenere quello che dico e i miei colleghi prendono molto seriamente la cosa.

Ottimo! Mi da qualche anticipazione allora?Veramente il libro dovrebbe uscire il prossimo autunno… non è semplice spiegare in due parole, ma proviamo a fare un po’ di luce, appunto.Possiamo immaginare che la luce possa girare su sé stessa, come in un piccolo turbine, un twist, un vorticare nello spazio-tempo. Non parliamo qui di una luce qualsiasi, come i fotoni, li ho chiamati invece luxoni, da lux in latino. Particelle molto particolari, che si dividono in luce sinistra e luce destra, in una traiettoria o in un’altra. Queste particelle interagendo con il Campo di Higgs si trasformano da destra a sinistra e viceversa, e viaggiano avanti e indietro nel tempo. Avanti e indietro come in uno zig-zag. Ma non vanno molto lontane, è come se restassero nello stesso punto. Un osservatore che viaggia a una certa velocità, quindi, osservando queste particelle potrebbe trar-ne un senso di traiettoria e, esclamare “Ah! Una particella di materia che si muove in modo relativo a me”. Forse questi potrebbero essere gli elettroni. Ci sono altre forme di luxoni, come i neutrini che dovreb-bero essere per la maggior parte delle forme di luxoni sinistri che non potendo mai divenire destri non interagiscono con il campo di Higgs e continuano a muoversi costante-mente senza avere mai interazione con niente, per ragioni ancora inspiegabili. Si stanno svolgendo al momento degli esperimenti e delle ricerche per riuscire a farli interagire in un modo plausibile, ma è ancora presto per trarre delle conclusioni.

Quali vantaggi e quali possibilità applicative potrebbero arrivare al mondo da questo tipo di nuove scoperte o possibili applicazioni?Che dire, quando nel ’60 fu realizzato il primo laser ci si chiese: “Ok, possiamo concentrare i fotoni in un raggio unico di luce, che c’è di interessante al riguardo, quali sono le applicazioni?”. Se uno facesse questa domanda oggi-giorno verrebbe preso per stolto! È semplicemente troppo presto per trarre delle conclusioni. Sono sicuro tuttavia che questo abbia delle grosse implicazioni di natura spirituale, potremmo riuscire a “vedere” la Mente di Dio che crea la realtà dalla Luce.

Secondo una certa “tradizione” per poter entrare in contatto con i livelli più profondi della nostra coscienza dobbiamo abbandonare l’ego. C’è qualche connessione tra questo insegnamento e la moderna fisica dei quanti? Nello “Yoga della Mente” cerco di dare una risposta. Quando si ha un salto quantico (quantum leap), si abban-donano gli schemi d’interferenza che ci sono tra i cervelli.

Allora siamo al di là dello spazio-tempo, al di là dell’ego, ma non abbiamo i corpi fisici come supporto, siamo nuo-vamente nel Campo della Mente dal quale proveniamo e al quale torniamo inesorabilmente. È solamente quando la Mente “gioca” con la luce e crea, che torniamo nello spazio-tempo e acquistiamo dei corpi.

Visto che ci avviciniamo alla fantasmagorica data, il 2012, è così folle per un fisico moderno pensare che può essere possibile che qualcuno abbia visto qualcosa dal futuro?Chiunque può predire il futuro. Tuttavia non tutti quelli che lo fanno ci azzeccano. La Mente è libera, i punti di vista non lo sono.

Perché la Coscienza Unica si è separata in molte coscien-ze e di conseguenza siamo così timorosi di perdere il nostro senso di distinzione?Questa è sicuramente La Domanda! Richiede tempo per poterci pensare! Io, comunque, non sono timoroso, trovo che sia semplicemente diverso!! Ti consiglio di leggere dal mio sito due documenti scientifici in cui si cerca di affron-tare l’argomento. Uno è di mia mano e si chiama: “Maya, Illusion and Multiple Minds?”. (I Maya, l’illusione e le Menti Multiple? ndt). E un’altro di Bass, che puoi scaricare tramite il mio sito: http://www.fredalanwolf.com/.

RingraziamentiSi ringrazia per la collaborazione e la formulazione delle domande più tecniche il fisico Davide Fiscaletti.

Soprannominato “Dottor Quanto”, è un fisico, uno scritto-re, un professore universitario internazionale e un relatore, oltre che la star del film e libro What the Bleep do we know nonchè del film e libro The secret (entrambi pubblicati in Italia da Macro Edizioni). La sua passione e il suo impegno nell’ambito della fisica quantistica e della coscienza è stima-ta e conosciuta grazie alla sua popolare attività di scrittore scientifico. La sua più recente indagine esce in dvd a feb-braio, a cura di MacroVideo: Crea il tuo Big Bang personale.

Conversazione con Fred Alan Wolf

A cura di Vincent Gambino Salti: a conversazione con il Dr. Quantum

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Io per primo, sono rimasto sorpreso dalla coinci-denza concettuale, per cui la parola “salto” unita all’aggettivo “quantico”, attiene al fenomeno di

“separazione” della sequenza degli elettroni, intorno al nucleo in: “scala A” e “scala B” dell’edificio ato-mico stesso, che consiste giusto nella “elevazione in alto” dell’elettrone n° 20, orbitante nel cosiddetto orbitale “s”, per passare all’elettrone n°21, apparente-mente regredito in basso. Questo passaggio di “stato” avviene di fatto istantaneamente nell’aufbau atomico e “segna” una dicotomia netta, che corrisponde alla

divisione degli Elementi in “Gruppi A” e “Gruppi B”, nota in Chimica col termine, che non poteva essere più appropriato, di “transizione”. Insomma, che l’orbitale “s” (in Fisica gli orbitali sono stati battezzati coi nomi: s, p. d, e superiori) – in alto – ( a livello atomico n=4) desse luogo al “s-alto”, effettivamente stupisce non poco! Che poi uno dei maggiori Filologi di tutti i tempi, il Dottor Ottorino Pianigiani, ritenesse giusto definire il salto, come “rapido passaggio da stato a stato, senza metter tempo in mezzo”, fa riflettere.

senza metter tempo in mezzo

Passeremo, dunque, da una civiltà, con una fede cieca nella Forza di gravità, a una, istantaneamente cosciente

del fatto che consistiamo della stessa materia del pensiero e che è il pensiero ciò che ci “seduce”? La materia attrae,

il pensiero affascina. Questo slogan è molto rappresentativo del concetto di salto quantico

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TransizioneProcediamo, quindi, nel nostro lavoro epistemo-logico, cercando di renderci conto intuitivamen-te della nozione di “transizione” o “passaggio di stato”. Conosciamo bene il passaggio di stato da gassoso a liquido e da liquido a solido, dei corpi fatti di atomi diversamente aggregati dalla temperatura. L’esemplificazione può esserci utile a figurarci un ghiacciolo solidissimo, appena estratto dal freezer e gocciolante in men che non si dica, avvicinato alle calde fauci di un bambino ghiotto.Il paradigma della transizione sembra sia, tra l’altro, nell’attesa di ciò che dovrà accadere al genere umano il giorno 21 Dicembre 2012. Digitando salto quantico, in Google, in primis esce fuori l’escatologica “scaden-za”, reiterata fino a diventare un’autentica ossessione.Memore che il buon Pontefice Gregorio XIII tolse 10 giorni dal calendario nell’anno del Signore 1452, per far tornare i conti… constato meravigliato, che la data fatidica slitta all’11Dicembre 2012, rendendo più solenne la data 12 Dicembre del mio complean-

no, che pertanto dovrei festeggiare all’insegna di un cambiamento sostanziale di vita!

Un salto, istantaneoPer diventare avvocato, bisogna studiare molto, fare un lungo tirocinio e poi finalmente uno vede il pro-prio nome preceduto dal suffisso “avv”, che prima era “dott”. Come pure il Generale, passa molti anni della sua vita col grado di colonnello e il sapiente viene da una “gavetta” di neofita e così via. Ci sono, però, casi particolari, in cui di colpo, si passa da A a B, per dirla con le lettere della Tavola Periodica. La morte, di cui abbiamo parlato lo scorso numero, è un caso paradigmatico e a parte una lunga agonia, si “passa” da vivi a morti, senza metter tempo in mezzo. Un po’, come nel film della serie “stargate”, gli “astronauti” passando dalla “porta-dimensionale”, si ritrovano di colpo ad anni luce dalla Terra.La nozione introdotta – proprio dal nuovo modello atomico con stop a 112 – di “cunicolo” che collega il nucleo di ogni atomo, con qualsiasi nucleo di qual-

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siasi altro atomo su Alfa Centauri, o sulla Galassia a dieci miliardi di anni luce da noi, rende comprensi-bile l’istantaneità del “viaggio”, senza spazio e senza tempo. Un criterio per capire se un’azione è “baciata” o meno dalla grazia dell’istantaneità, si basa sull’osservazione della declinazione ire-ere-are, dell’infinito del verbo, che la indica.Mor-ire, per es., è un verbo di incipienza vale a dire che morendo “incominciamo”ad avviarci… all’altro mondo. Viv-ere è un verbo di itineranza, nel senso che si compie con il percorrere un tragitto. Spir-are è un verbo di pregnanza, ossia il paradigma di un’azione giunta a compimento, senza metter tempo in mezzo, dal momento che s’avvera. Arrivare è un altro bell’esempio chiaro. E saltare è la conclusione del salire, seguita dallo scendere che, andate a vedere nell’Ordine di Riempimento dei livelli atomici, si protrae con la distribuzione di ben dieci elettroni. Questi, progressivamente, fanno diventare lo Scandio numero atomico 21, lo Zinco numero atomico 30. E nel “palazzo” atomo, continua il “giochetto” della “danza dei maestri Wu Li”, ripresentandosi l’inquili-no Gallio n.a. 31, nella “scala A”. Quel Gallio che, finalmente, ha titolo di stare affian-cato al Calcio, rasserenando Mendeleev, che da quan-do inventò la sua Tavola Periodica nel 1869, non ha potuto vedere mantenuta la promessa dell’affianca-mento degli elementi, basata sul criterio di affinità. La Nuova Tavola Periodica, dal 1976, sta regalando a 112 elementi la dignità della corretta disposizione spaziale. (È stata pubblicata solo nel 1998, quando i Fisici del GSI di Darmstadt, resero nota l’impossibi-lità, nel Sistema Periodico, di andare oltre il numero atomico 112).

Cosa sarà di noi il 12 Dicembre 2012?Avremo compiuto questo anelato e al tempo stesso temuto, salto quantico. Per avere un’idea di come ci potremo sentire, per il lettore che approccia per la prima volta gli argomenti di Corbucci è sufficiente la riflessione su come stava mentalmente prima dell’ini-

zio della lettura dell’articolo e come si “sente dopo”, a lettura conclusa. È da supporre che la maggior parte delle persone ancora non si sia resa conto che a un decimo di millesimo di miliardesimo di metro dal naso si cela la vera natura dell’Universo. Essa è rap-presentata da una voragine Infinitamente Immensa, idonea a “ridimensionare” tutte le nostre manie di grandezza e tutte le nostre convinzioni materialisti-che, che poggiano sulla solida credenza che una cosa è la materia e altro le fantasticherie prodotte dal pen-siero, durante i sogni. In altre parole, la Civiltà attuale non è ancora convinta che noi siamo fatti della stessa materia del pensiero! Debbo ricordare che nel numero 26 di Scienza e Conoscenza è stato pubblicato un articolo in cui si dice senza remore che, anche noi, presi atomo per atomo e particella dopo particella, siamo fatti di una incredibile “sostanza”, spanta dalla gravità. Infine l’ho dovuto dire, che tale sostanza è l’impasto dello spazio, analogo alla granulare farina, e del tempo, liquido come l’acqua. In una legge Fisica, però, A. Lorentz recita, che se esiste lo spazio, il tempo è immaginario e viceversa. Come dire che anche noi potremmo essere “immagi-nari”. Togliamo il potremmo e rimane: siamo imma-ginari. Checché ne dicano i materialisti. E faccio notare ciò – a molti adepti di Isaac Newton appare incredibile – che una visitina a Lourdes, sia più foriera di salvazione, dei moderni presidi “sanitari”, detti capziosamente “salva-vita”. Anche con i vaccini, quest’anno non hanno scherzato! Non mi sembra che chi non è corso a farsi mettere questa indarna “cintura di sicurezza” abbia sofferto le pene dell’inferno, pre-sagite nei telegiornali. Anzi, qualcuno ci ha lasciato le penne, vaccinandosi, ma questo non passa nel tubo catodico.

Pensiero reale, materia immaginariaIl più grosso salto, l’Umanità lo farà quando si ren-derà conto che la materia è immaginaria, mentre il pensiero è reale. Un giorno un signore assistette a una mia mini-conferenza improvvisata, dove dicevo che

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nella vita, a parità di condizioni socio-economiche, ci si può trovare o seduti dietro ad una scrivania, tra-stullandosi con una segretaria con le gambe affusolate, oppure, alla guida di un grosso autocarro, affiancati da un nerboruto padrone, lesto a esortare con scapac-cioni sonori, un andamento un pochino più veloce. Ciò che fa la differenza è se uno, da piccolo, imma-ginava se stesso adulto, vestito di tutto punto, con le scarpe lucide, intento a sbirciar gambe femminili o in tuta, affaticato, nell’atto di salire a bordo di veicoli attrezzati per il lavoro e in procinto di guidarli per molti chilometri. Ebbene questo signore mi si avvicinò, per dirmi che quanto aveva ascoltato sentiva che gli avrebbe cam-biato la vita. In seguito ho saputo che aveva vinto contemporaneamente due concorsi, per due posti diversi e la scelta riuscì a farla “bene”, tenendo conto della sua “vocazione”. L’avesse fatta sulla scorta della “convenienza”, ora sarebbe già morto d’inedia. Sappiate che molta dell’infelicità umana è il portato

della disattenzione sulla questione fondamentale che tutto quello che ci capita è correlato ai nostri pensieri in primis e ai nostri atti di seguito.Già che ci sono e stante il mio compito di professore di Fisica estrema, voglio ricordarlo che una delle cose destinate a cadere, quando l’umanità farà il salto, è la nozione di gravità, inquadrata come “forza”, per far spazio finalmente alla verità della gravità, intesa come “capacità” del pianeta Terra ad attrarre i corpi, grazie allo “s-correre” di un “pensiero”, dal Vuoto Quantomeccanico di ogni atomo della Terra, al Vuoto Quantomeccanico di ogni atomo del nostro corpo fisico. Non ci sono gravitoni, nemmeno onde gravitazionali, ma la ragione che ci tiene attratti alla Terra e ci fa precipitare alla velocità di 11 Km/h, saltando giù da una sedia, appartiene alla sfera “psi-chica”, non già a quella fisica. Psicologi preparatevi a professare la nuova gravitazione non più universale, divulgando la nozione di jdea.

Dalla materia alle ideeNella Nuova Tavola periodica, dopo il Calcio (20) non c’è il 21 (lo Scandio). Quando da studente chiesi al mio Docente di Chimica, come mai tutti i libri

riportavano l’aufbau dell’atomo, fino al numero ato-mico 20 e io volevo sapere cosa ci fosse “oltre”, egli si irritò non poco: «Beato chi lo sa, com’è strutturato l’atomo oltre». Mi rispose, digrignando i denti.Poche settimane dopo realizzai l’Ordine di Riempimento dei Livelli Atomici!Dopo il 20, veniva il 31. Risolto l’inghippo. Non solo: dopo il 38, veniva il 49 e dopo il 56 il 67. Il salto quantico coinvolgeva l’ontologia non solo dello Scandio, ma anche dell’Ittrio e del Lantanio. Elementi destinati a “godere” (?!) della “transizione”, pur essendo “vicini numericamente” al loro “discen-dente” minore di numero atomico di 1.Ricordate quando su S&C n° 17 vi parlai del “mistero della materia” e dei personaggi femminili, paralleli a Calcio e Scandio, che mi sembrano paradigmatici del “passaggio” dalla condizione di donna attraente, a quella di donna affascinante? Vi dissi che il Calcio, con 20 elettroni, paragonabi-le ad una donna che indossa 20 “orpelli” è come

Stefania Sandrelli. Sebbene un po’ vestita mostra la sua fisicità. Lo Scandio è rappresentato da Lilli Gruber, che “cambia” di colpo il modo di giocare alla femminilità e mette in campo “ciò che non si vede”, facendolo “immaginare”. Seduce non più con l’attra-zione fisica, bensì con il fascino, quella qualità che appartiene al regno delle idee.

La caduta delle idee È un concetto importantissimo di… Fisica Nucleare. Ebbene sì. L’atomo non collassa, grazie alla “serietà” dell’elettrone, che non si fa mai attrarre dal protone e gira, affascinato, all’infinito, intorno a l-ei. Se così fosse in natura, nel mondo biologico, sulla Terra saremmo molti meno abitanti di quelli che siamo. Difatti, tutte le volte che la donna, la quale non conta sulla fisicità, spinge sull’acceleratore del fascino, dai e dai arriva un momento, che ineluttabilmente quella “moina in più”, la “mette a nudo”. Con questo “meccanismo” vengono concepiti molti bambini. Ebbene, ho pensato di chiamare il “fenome-no”: la caduta delle idee. Peraltro quando ho scoperto che “viene prima il divertimento”, mi sono reso conto anche perché – non – nascono molti bambini, seb-

molta dell’infelicità umana è il portato della disattenzione sul fatto che tutto quello che ci capita è correlato ai nostri pensieri in primis e ai nostri atti in seguito

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bene le circostanze idonee a far cadere le idee, siano notevolmente frequenti. Si veda il n° 27 di S & C, che per poco non dovette uscire con la scritta: vietato ai minori di 58 anni. In altre parole, la Lilli Gruber – abituata a sedurre le telecamere, facendo immaginare – quando fa immagi-nare troppo, rendendo troppo intenso il suo “chiudere gli occhi” e l’espressione del viso “tesa”, appare molto simile alla sua “collega” Stefania Sandrelli. Questo risponde al giusto criterio della Tavola Periodica, che non può avere un Gruppo di Classe B “illimitato”, ma arrivati al numero atomico 30, l’aggiunta di un elet-trone o di un orpello, funzionale al “fascino”, riporta giustamente tra gli Elementi di Classe A, analoghi alle donne attraenti sic et simpliciter. Infatti vicino al Calcio n.a. 20, eccoti il Gallio n.a. 31.

E la donna, che rappresenta il Gallio, se vi ricordate, era Lilli Gruber versione… molto sensuale, irrico-noscibile perfino. A parte la divertente lezione di sexi-chimica, finalmente l’anima di Dimitri Ivanovic Mendeleev può stare in pace, giacché sono affiancati elementi affini (Calcio e Gallio) sul Nuovo Sistema Periodico, che però in questo modo finisce a 112. Per la Scienza quello che deve essere importante è la giusta disposizione degli Elementi. Che sia stato assegnato un Nobel sulla stabilità del nucleo a 114, (Mayer-Jeensen-Wigner 1963) non dovrebbe fuorviare il lavoro dei Fisici, che si ostinano ancora ad annunciare improbabili scoperte di atomi con 114 protoni, che poi non si sa perché sparisco-no, in contraddizione con la stabilità del nucleo. È da dire, per la tranquillità dei lettori, che la scoperta

i gestori di centrali nucleari asseriscono di ricavare energia dal Plutonio, ma – non dicono – quanta ce ne vuole per ottenerlo dall’Uranio!

Forse non tutti sanno, che l’espressione “salto quantico”, oggi legata all’aspettativa su ciò che accadrà nel 2012, invero nasce con la scoperta di un fenomeno di fisica atomica: dopo il numero atomico 20 non poteva esserci affiancato il 21, per una ragio-ne rimasta inspiegabile. Il nostro redattore Massimo Corbucci trovò, nel Dicembre 1976, la spiegazione del salto quantico, ma anche la reale struttura atomica, diversa dal modello classico. Viene osteggiata dalla Comunità scientifica, in quanto pone un limite a 112 al Sistema Periodico, rendendo impossibile la sintesi del mitico metallo-114 del III millennio. Peraltro esclude il Bosone di Higgs dal meccanismo di conferimento della massa, sostituendolo col Vuoto Quantomeccanico e esclude, che la gravità sia una Forza. Questa “nuova Fisica” permetterebbe veramente un “salto di qualità” della Vita, regalando alle singole persone una nuova dignità e scopi esistenziali “Superiori”. Sarebbe opportuno pertanto, promuoverla!

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dell’atomo114, già soggetta a ritrattazione nel 2001, è nota ormai per le continue ri-edizioni, per scopi tutt’altro che scientifici. Quando ci sarà il salto quan-tico del 2012, vedrete, che non sarà più possibile far credere alla gente: 1) Che i vaccini sono salutari; 2) Che grazie alla chemioterapia la vita si allunga; 3) Che i trapianti di organi sono filantropici; 4) Che una palla di alluminio, cadendo dall’alto, tocca terra prima di quella di ferro, perché l’antigravità frena di meno l’alluminio.Certe idee cadranno per sempre. Sarà una caduta delle idee, veramente “provvidenziale”!

La crisi dell’età dell’OroEconomia ed Ecologia sono come la capra e il cavolo. La prima mangia la seconda e per questo la nostra civiltà è arrivata alla frutta. I soldi non si mangiano! Gli Indiani d’America lo dissero, che asciugato l’ultimo fiume e fritto l’ultimo pesce; festa finita. Furono fatti fuori dalle loro terre e sterminati, in nome di un modo di fare che dice di rispettare la diversità e poi elimina chi non aderisce al principio del profitto-effimero. Oro però è una parola “equivoca”, che indica la fun-zione neurofisiologica del “parlare”, invero ostativa all’esprimere la verità, dacchè parola è para-ora e “si oppone” alla funzione.Aver chiamato un metallo raro, lucente e condutto-re di elettricità Oro e avergli dato un grande valore economico, è stato fatale. Ancor di più, l’aver infine stampato denaro dissennatamente, disattenti al peri-colo della mancanza del valore corrispondente in Oro. Meravigliarsi del crollo economico ora, è come stu-pirsi che un Jumbo decollato con pochissimo carbu-rante, ma con la lancetta che segnava pieno, ora sia destinato a finire in mare. Piuttosto godiamoci la “transizione” verso l’Ecolo-gia, presagendo assennatamente una civiltà “post salto quantico”, finalmente attenta alla diminuzione dell’entropia e non più orientata verso le terrificanti centrali termonucleari, i cui gestori asseriscono di ricavare energia dal Plutonio, ma – non dicono – quanta ce ne vuole per ottenerlo dall’Uranio! Mi sembra di capire, per concludere in un modo che dia chiaramente l’idea del salto che siamo prossimi a compiere, che tutte le materie sempre ridicolizzate perché finivano in “logia” avranno “di colpo” dignità. Non le enumero, per evitare di fare apologia! (Sic!).

La definizione del termine “s a l t o”, secondo il grande Epistemologo Ottorino Pianigiani, è: rapido passaggio da stato a stato, senza metter tempo in mezzo.Non poteva sapere l’illustre Magistrato, vissuto nella metà dell’Ottocento, che nel terzo millennio sarebbe emersa chia-ramente tutta la “ratio” di questa parola al di sopra di ogni sospetto, sul piano dei contenuti scientifici.Forse non tutti sanno, infatti, che l’espressione “salto quan-tico”, oggi legata anche all’aspettativa su ciò che accadrà nel 2012, invero nasce con la scoperta di un fenomeno di fisica atomica: dopo il numero atomico 20 non poteva esserci affiancato il 21, per una ragione rimasta inspiegabile. Nel Dicembre 1976 è capitato a Massimo Corbucci di trovare il s-alto dal 20 al 21 e di conseguenza di dare “un senso” alla dicotomia A e B del Sistema Periodico. Nella Nuova Tavola Periodica gli Elementi sono 112. Nella vecchia 126. La Nuova mette in evidenza che non c’è il Bosone di Higgs e nemmeno il Bosone “gravitone”. O per meglio dire: un nuovo modello atomico rende “visibili” i 3 salti quantici fino al sesto piano dell’edificio e i rimanenti 3 “pseudo-salti”, per arrivare all’ottavo piano e all’ultimo “elettrone”, che contro ogni aspettativa della Fisica accorcia il “capoli-nea” del Sistema Periodico di ben 14 Elementi. Il nostro redattore Massimo Corbucci trovò in quel Dicembre 1976, la spiegazione del salto quantico, ma anche la reale struttura atomica, diversa dal modello classico. Struttura osteggiata dalla Comunità scientifica, in quanto pone un limite a 112 al Sistema Periodico, rendendo impossibile la sintesi del mitico metallo-114 del III millennio. Esclude anche il Bosone di Higgs dal meccanismo di conferimento della massa, sostituendolo col Vuoto Quantomeccanico e nega che la gravità sia una Forza. Questa “nuova Fisica” permet-terebbe veramente un “salto di qualità” della Vita, regalando alle singole persone una nuova dignità e scopi esistenziali “Superiori”. Sarebbe opportuno pertanto, promuoverla! L’establishment non dà segni di accogliere questa “scoperta” italiana, pur annunciando che se il Bosone di Higgs non sarà trovato cambieranno i libri di fisica.

Il SALTO QUANTICOsecondo Corbucci

- Massimo Corbucci, Cosa sono e quanti sono gli elementi chimici, Ed. Scientifiche mondiali 2008- Luigina Marchese, La scoperta del nulla. Viaggio nell’atomo 112, Ediz. Terre Sommerse 2009- Roberto Giacobbo, 2012 La fine del mondo?, Editore Rai-Eri Mondadori 2009- W. Arntz B. Chasse M. Vicente, Bleep / Ma che … bip … sappiamo veramente?, Ed. Macro 2008- Roberto Giacobbo, Il ragionevole dubbio, Editore Giunti 2007 - Ottorino Pianigiani, Vocabolario etimologico, Editori Fratelli Melita 1988

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È ben noto dalla cultura popolare che un salto di quantità è di solito associato a un salto di qualità.Così, ad esempio, un gruppo di poche persone è

assai diverso da uno più numeroso, oppure una casa di pochi piani è assai diversa da una con molti piani, una collina che misura qualche centinaia di metri è diversa dalle montagne rocciose. Una manifestazione di poche persone è assai diversa da una di molte.Un esempio importante in cui la quantità è associata alla qualità è rappresentato dalla chimica. Questa è basata su poco più di 92 elementi base che,

combinati, danno luogo a molecole, e queste, a loro volta, danno luogo a sostanze complesse fino a determi-nare microrganismi o organismi complessi.Sembrerebbe così che il contare, ovvero l’osservazione delle quantità, stia alla base delle qualità. Ciò è certamen-te verosimile. Ma non basta. Consideriamo un caso ben noto. Quello della molecola dell’acqua. Le molecole dell’acqua contengono due atomi d’idro-geno e uno di ossigeno, secondo la ben nota formula (reazione chimica).

H2+O>H2O lista (elementi)>astrazione

Sulla comprensione di quel fenomeno sono da farsi molte osservazioni. La prima è che la rappresentazione (H2O) afferma che non è la semplice somma di tre atomi che determina UNA molecola di acqua, anche se è ben vero che una certa quantità di molecole di acqua richiede tre volte le quantità di atomi costituen-ti. Ovvero è la combinazione dei costituenti rappre-sentati nello schema di reazione chimica che fa nascere UNA NUOVA entità: l’acqua. Per chiarire ulteriormente la situazione è anche utile costatare che l’idrogeno e l’ossigeno sono dei gas. Mentre l’acqua è un liquido!

In tutti gli esempi visti (abitazioni, gruppi, montagne, chimica) ci sono delle entità osservate (case, manipoli, colline, molecole) che hanno una loro descrizione quantitativa oltre che qualitativa (tre piani, piccoli gruppi di colline, due idrogeni e un ossigeno). E, per mostrare se le quantità sono associate a qualità, abbia-mo immaginato trasformazioni di casa in palazzo, di manipolo in manipolo a grande affollamento, di collina in alta montagna. Certo se le quantità sono il numero dei piani, il numero delle persone e l’altezza della montagna, allora la frase: alla quantità è associata la qualità, è verificata. Anche in questo caso possia-

Bit, nuvole e salti…di QualitàIl rapporto tra quantità e qualità in un percorso così descritto da imporre alla mente di chi legge un salto di natura… quantistica. Cos’è che impone un salto di qualità tra i BITs e gli emergenti QBITs? L’aggiunta di una Q?

utile costatare che l’idrogeno e l’ossigeno sono dei gas. Mentre l’acqua è un liquido!

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Giovanni Degli Antoni Salti

Bit, nuvole e salti…di Qualità

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mo associare schemi di reazione, come se per costruire palazzi si parta da case, e per formare alte montagne da colline:

casa+casa+... +casa >palazzo

collina + collina+… +collina >alta montagna (esempi((liste(elementi) >astrazioni))

piccoli gruppi+… + piccoli gruppi >folla

quasi nello stesso senso di:

idrogeno + idrogeno + ossigeno> acqua

In tutte i casi descritti se si accetta la validità del principio di conservazione della materia, si potrebbe affermare che un cambiamento di qualità sia da associare non tanto alla quantità ma alla combinazione dei costituenti. D’altra parte se diamo valore ai costituenti indipendentemente dalla loro natura, potremmo immaginare le seguenti reazioni:

più piani >palazzo più colline >montagna astrazioni >nomi

più gas >liquido

più persone >folla

più atomi >sostanze chimiche

che confermano il detto che “alla quantità possiamo associare la qualità” grazie alla magia della combinazione dei costituenti. Se associamo al numero di componenti, in una qualche situazione, il loro numero esplicito, allora è possibile parlare di quantità. In termini quasi matematici possiamo dire:

quantità = numero componenti

Nello stesso senso possiamo affermare che la combina-zione di quantità da luogo a qualità. Ancora in una notazione pseudo matematica possiamo scrivere:

combinazione di quantità = qualità

Ovviamente lo “sforzo” di capire la frase che “con le quantità si costruiscono delle qualità” non è ancora completo. Gli esempi che abbiamo visto mostrano una questione importante ovvero che quando parliamo di qualità, parliamo di nomi riferiti al risultato della combinazione della quantità.E abbiamo percepito che il nome di una combinazione, la sua qualità, è un nome singolare (grattacielo, monta-gna, acqua, ecc.).Converrà sintetizzare ancora con l’affermazione – nella notazione che stiamo sviluppando – che:

qualità ha nome (tutto al singolare)

Ricordando che avevamo appena affermato che:

La qualità = combinazione di qualità

Certo, abbiamo fatto un salto avanti. Ma ora dobbiamo chiederci: a che serve un nome? Nello specifico il nome di una “combinazione di quantità”?La risposta può essere data da molti punti di vista: uno strettamente matematico ovvero che la combinazione dia luogo a un unico risultato individuabile dal suo nome. Questa prima risposta, non del tutto priva di senso, allontana dalla spiegazione anziché facilitarla. La citiamo solo per mostrare che si può guardare anche da quel punto di vista, sebbene renda prevedibile una notevole quantità di problemi legati alla variabilità degli oggetti in questione ovvero alla variabilità sugli oggetti, sulle combinazioni eccetera: esiste, tuttavia, un punto di vista più semplice e assai più profondo che rende conto della presenza umana nelle descrizioni delle qualità.

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Partiamo dall’acqua, nome singolare del risultato della combinazione H2+O>H2O.Ebbene l’acqua ha un’immensa quantità di usi, tutti

legati alle proprietà (plurale) dell’acqua: è questa varietà degli usi in tanti contesti differenti (l’acqua compare quasi sempre in molte situazioni) che richiedono di dare un nome all’entità che rende possibile quegli usi.Sì, ora il programma è completato. Non sarebbe difficile dare una veste più matematica – utilizzando una matematica qualitativa – a tutta la storia che abbiamo visto, che, in fondo, è storia dell’uomo. Ovvero storia dell’uomo nelle scoperte e nelle invenzio-ni, storia ancora oggi ben presente nella classificazione, nella ricerca, nella progettazione... in tutti i settori della conoscenza.Le conseguenze pratiche di quanto visto superano le argomentazioni introdotte come nel caso che:

un prodotto è dotato di un buon nome e viceversa senza un buon nome... non è un prodotto.

In più se entriamo nel mondo del design molte cose possono dirsi tenendo presenti i termini che seguono:

“DESIGN”:-MATERIALI -COMPOSIZIONE di MATERIALI (modalità per ottenerla)-NOME del RISULTATO-PROPRIETA’ del RISULTATO (significato)-USI del PRODOTTO-BUON USO (anche dal punto di vista della sostenibi-lità umana ed ambientale)-BUON PRODOTTO (altri punti di vista…)-USO SOCIALE BUONA PROGETTAZIONE = DESIGN

Ci rimane un cenno a un settore in fase di sviluppo, quello del così detto quantum computing o delle tecniche di elabo-razione dei dati a partire da nuove entità chiamate QBITs.Facile definirli nel rapporto fra quantità e qualità. Si parte dai BITs soliti: 0, 1 distinti. Si combinano… diventano una sola entità 01. Come la molecola dell’ acqua (H2O) a partire dai suoi componenti. Associamo un nome a questa nuova entità: i QBITs. Le loro pro-

prietà? Al limite dell’immaginazione umana, forse oltre. Lasciamo ad altri questo compito immane, di indicarne la portata. In fondo, com’è ben comprensibile che H2O

abbia moltissime proprietà, così possiamo far immagi-nare le immense proprietà dei QBITs, che, grazie ai loro usi, daranno luogo alla prossima rivoluzione scientifica umana. Qui ci basta dire che gli appositi circuiti dei computer elaboreranno non i BITs, bensì i QBITs. Il risultato: le leggi della fisica quantistica e della microfisi-ca governeranno questa nuova entità: il computer quan-tistico. Promesso, ma in fase di lenta realizzazione, lenta. Ovvero, dopo: la meccanica, l’elettromagnetismo, la fisica e chimica quantistica, le biotecnologie, ecco a voi il quantum computing.

Giovanni Degli Antoni Salti

si potrebbe affermare che un cambiamento di qualità sia da associare non tanto alla quantità ma alla combinazione dei costituenti

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40 Scienza e Conoscenza - n. 31, gen./feb./mar. 2010

È notizia delle ultime settimane che a Roma, al Policlinico Gemelli è nato un centro di cura per la dipendenza da Internet, ovvero

il suo utilizzo patologico che provoca sintomi fisici molto simili a quelli manifestati da tossicomani in crisi di astinenza. Come si può immaginare, questa video-tossicodipendenza prende di mira soprattutto ragazzi e giovani. D’altro canto, la maggior parte dei bambini del mondo occidentale passa ormai la stra-grande maggioranza della propria vita in ambienti chiusi, artificiali che non conservano alcuna traccia della natura e dei suoi abitanti: animali, piante, insetti, sassi, terra, fiori ecc.Il mondo naturale viene al limite veicolato nelle vite di questi poveri orfani cosmici mediante documen-tari pornoecologisti o film d’“avventura” dove, nella migliore delle ipotesi, i protagonisti lottano con mostri a venti zampe affamati di esseri umani che fuggono in preda al panico.Nelle generazioni giovanili attuali l’ambiente natu-rale è quindi sempre più qualcosa di esotico ed estra-neo, spesso vissuto come pericoloso.Alcuni ricercatori sono arrivati addirittura alla con-clusione che questo distacco dalla natura scatena nei bambini di città, che da generazioni ormai ne sono completamente separati, un vero e proprio disturbo che provoca sintomi e malesseri ben precisi, riassun-ti in una cosiddetta sindrome da deficit di natura (nature deficit disorder).Nella fattispecie, il disordine in questione è lega-to soprattutto alla mancanza di contatto con gli ambienti naturali e con gli spazi all’aperto, talvolta vissuti dai soggetti in questione con ansia e senso di minaccia.Secondo il ricercatore statunitense Richard Louv (pedagogo, consigliere del National Scientific Council, fondatore del Children and Nature Network, editorialista del New York Times e del Christian Science Monitor nonché autore di vari libri) questo disturbo sarebbe addirittura endemico nelle

nostre società. I ragazzi occidentali passano in media qualcosa come 44 ore delle propria vita settimanale davanti alla tv o ai media elettronici. Tolte le ore di sonno, questa percentuale di videodipendenza costi-tuisce in pratica una buona parte della giornata tipo di un giovane (circa sei ore e mezza).Sempre Louv ha calco-lato che il raggio di allontana-

mento medio da casa dei ragazzi odierni è circa un nono di quello di trent’anni fa. Su questo avrà sicuramente inciso un peggiore stato sociale, una criminalità più diffusa, ma sicuramente anche abitudini più teledipenden-ti, pigrizia, incapacità di movimenti autonomi, dipendenza psicologica (basti pensare alla diffusione dei telefoni cellulari che costituiscono una sorta di cordone ombelicale mai reciso con la famiglia) ecc. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se il mondo degli animali e dei boschi siano esistenze sconosciute ed

Videodipendenza e sindrome da deficit di natura

Il tasto dell’OFF

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estranee alla realtà quotidiana dei bambini e degli adolescenti in generale. Bambini e ragazzi che pre-feriscono i media elettronici ai parchi e ai giochi all’aria aperta.I ricercatori sono sempre più convinti che alcune malattie in rapida ascesa tra i giovani come obesità, asma, allergie, depressione, alcune manifestazio-ni dell’autismo e persino la fantomatica ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, sindrome da deficit di attenzione e iperattività) siano in corre-

lazione con queste dinamiche sociali per cui i ragaz-zini passano la quasi totalità del loro tempo seduti, a scuola, in auto o a casa davanti a uno schermo.Ricerche dell’Università dell’Illinois dimostrano come anche un’esposizione minima all’ambiente naturale migliori significativamente i sintomi dei bambini affetti da questi disturbi del comporta-mento, generando in essi una capacità di maggiore autocontrollo e autodisciplina.Secondo le ricerche di altri due studiosi, Nancy Wells e Gary Evans, l’immersione nel verde dei panorami di campagna e la presenza dei boschi

riducono lo stress nei bambini che sono stimolati a sviluppare maggiori qualità intellettive, salute e serenità.Altri studi condotti da William C. Sullivan, Andrea Farber Taylor e Frances E. Kuo hanno mostrato come i sintomi dell’ADHD siano maggiormente gestibili in un contesto naturale. “Misure terapeuti-che”, quindi, che vanno ben oltre la soluzione affret-tata e deleteria degli psicofarmaci come il Ritalin. Edward O. Wilson, il noto sociologo di Harvard, ha poi illustrato nei suoi studi come i bimbi che giocano nella natura siano molto più creativi e colla-borativi di quelli che si muovono esclusivamente in ambienti metropolitani. Senza contare che ci sono ricerche (sempre di Wilson) che hanno confermato che i pazienti ospedalieri che possono osservare la natura dalla loro camera guariscono con maggiore rapidità ed efficacia di coloro che non hanno questo

privilegio. In un mondo reso completamente artifi-ciale non siamo più in grado di vivere un’esistenza equilibrata, in cui tutti i cinque sensi sono stimolati e al lavoro per farci fare un’esperienza della vita che sia completa.Con questa castrazione sensoriale non possiamo pensare di evolvere né come individui né come collettività. Se la natura non verrà reinserita nell’am-biente urbano o quest’ultimo non si disintegrerà a favore di una realtà abitativa e produttiva più mime-

tizzata nella natura stessa, restano poche speranze di un’umanità serena e centrata.A Guangzhou, in Cina, nel reparto di riabilitazione da videodipendenza Internet, i pazienti sono sotto-posti a 20 minuti al giorno di bombardamento con onde nanometriche che simulano le stimolazioni ricevute da un individuo davanti allo schermo di un computer, collegato alla rete. Questo metadone elet-tronico riduce le crisi di astinenza e calma l’ansia e la depressione che colgono coloro che vengono privati della possibilità di navigare online.Se proiettiamo questa immagine nel futuro di un pianeta totalmente informatizzato e artefatto (quale è quello che si prospetta se continuiamo a incentrare le politiche economiche sul PIL e la crescita infini-ta) possiamo afferrare immediatamente l’entità del danno psicofisico che stiamo per apportare ai nostri figli e nipoti e alla società tutta. Piantiamo invece tanti alberi su cui i nostri ragazzi possano arrampicarsi, coltiviamo nei nostri giardini e balconi fiori e piantine da toccare, annusare e ammi-rare. Corriamo o pedaliamo per le strade di campa-gna insieme ai nostri bimbi cosicché possano risco-prire il magma vitale che ci circonda. Togliamoli dal freddo mondo asettico dei megaschermi, dove la vita non ha nulla di vivo e realmente pulsante. Checché se ne dica, l’unica vera utile manifestazione “pulsan-te” del regno virtuale è il tasto dell’off.

Valerio Pignatta Assuefazioni

nel reparto di riabilitazione da videodipendenza Internet, i pazienti sono sottoposti a 20 minuti al giorno di bombardamento con onde nanometriche che simulano le stimolazioni ricevute da un individuo davanti allo schermo di un computer, collegato alla rete

Il tasto dell’OFF

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I consigli di Lettura di www.MacroLibrarsi.it

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Mike Wright Non località e l’osservatore – DVDUn nuovo modello per il vostro mondo In questo video, Mike Wright spiega come la teoria quantistica e gli esperimenti di laboratorio dimostrino che abbiamo una connessione con qualsiasi persona o cosa con cui interagiamo.Grazie a questo video sarà possibile apprendere i concetti che permetteranno di modificare non soltanto il futuro, ma anche il nostro passato personale. Wright illustra inoltre in che modo ognuno di noi, in qualità di Osservatore, influenza la realtà. Le informazioni contenute in questo video permetteranno di aggiornare il nostro modello personale della realtà e quindi di cambiare il modo in cui vedere il mondo e le proprie esperienze al suo interno.

Durata 80 minuti – € 19,50 – Macro Video

Fred Alan WolfCrea il tuo big bang – DVDIn questo videocorso, il Dr. Fred Alan Wolf, soprannominato “Dottor Quanto” celebre relatore in “The Secret” e star in “ Bleep… ma che bip sappiamo veramen-te?” mostra che ognuno di noi ha le abilità per accedere al potere del campo quantico, per rendere manifesti i sogni e le aspira-zioni più ambite. Scienziato e oratore, in-segna agli spettatori i metodi e le tecniche

scientifiche per scoprire il Big Bang dentro di sé, ovvero l’esplosione di possibilità quantiche

e il segreto per attrarre senza limiti ciò che si desidera. Un video ricco di informazioni, storie, strumenti ed esercizi guidati dall’autore con il supporto di grafici, disegni, esperi-menti e parti operative che potrai sperimentare anche da solo.

Durata 96 minuti + 60 minuti di contenuti extra € 19,80 – Macro Video

Brian GreeneL’universo elegante – DVDDa Einstein all’undicesima dimensione. In questo episodio si approfondiscono le intuizioni di Einstein, che dopo aver formulato la teoria della relatività generale nel 1916, coltivò il sogno di riunire in un’unica formula matematica la gravità e il magnetismo. Da allora la fisica è divisa in due branche: la prima usa la teoria della relatività per studiare gli astri, le galassie e l´universo nel suo insieme; l´altra utilizza la meccanica quantistica per studiare gli elementi più piccoli, come gli atomi e le particelle. La teoria delle stringhe sembra in grado di dare una spiegazione dell´universo su tutte le scale. Vengono presentate alcune affascinanti ed “estreme” conseguenze della teoria delle stringhe, come l’esistenza di uno spazio a undici dimensioni, nonché di veri e propri universi paralleli.

Durata 150 minuti – € 19.90 – Cinehollywood digital adventure

Daniela BortoluzziTerra 2012 – Il salto quanticoRisveglio planetario o fine del mondo? Istruzioni per sfruttare le forze che governano l’universo e sce-gliere consapevolmente il proprio futuro Se, da un canto, eminenti scrittori e conferenzieri ci prospettano uno scenario apocalittico che confermerebbe certi passi della Bibbia, contemporaneamente dall’altra gli Avatar incarnati sulla Terra in questo periodo ci parlano dell’arrivo dell’Età dell’Oro. In questi ultimi anni la Scienza ha fatto passi da gigante grazie alla meccanica quantistica, che sembra specchiare in tutto e per tutto la filosofia orientale, in modo particolare quella induista. Leggi e Forze Universali, dimenticate per millenni in occidente, stanno riaffiorando prepotentemente dagli archivi del Conscio di molti di noi. Alla fine del Kali Yuga, infatti, c’è un gran fermento a livello cosmico per accelerare il grande cambiamento già in atto, e questo si traduce con un risveglio graduale della Coscienza, che anela ogni giorno di più all’illuminazione.

Pagine 183 – € 19,00 – Melchisedek – Promarco Edizioni

Michael TalbotTutto è unoDue grandi scienziati – David Böhm, fisico quantistico presso la University of London e Karl Pribram, neurofisio-logo di Stanford, uno degli artefici della nostra attuale concezione del cervello – suppongono che l’universo stesso sia organizzato come un ologramma, in cui ogni parte contiene il tutto.

Pagine 372 – € 19,00 – Urra Edizioni

Maria Caterina Feole Dalla fisica dei quanti alla realtà Come realizzare benessere e desideri attra-verso gli occhi dell’anima. Stiamo vivendo in un’epoca di profonde trasformazioni, che investono ogni ambito della nostra esistenza. Per comprendere come l’Uomo possa rimanere centrato in tale inarrestabi-le processo evolutivo, e riappropriarsi dei suoi antichi saperi e poteri, utilizzando le sue risorse interiori al momento nascoste,

ci vengono in aiuto la Fisica quantistica e gli approfondimenti sul Subconscio, sull’Anima e sulla Mente umana.

Pagine 352 – € 20,00 – Edizioni Simple

Consigli di Lettura e

Visione

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S. Fred SingerLa natura, non l’attività dell’uomo, governa il climaRiassunto ad uso dei responsabili politici del rapporto del comitato internazionale non-governativo sui cambiamenti climatici. Da tempo ci dicono che l’attuale riscaldamento globale è causato dalle attività umane. Principale promotore di questa convinzione èl’IPCC, il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici(IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change). Il Comitato Internazionale Non-governativo sui Cambiamenti Climatici (N-IPCC, Nongovernmental International Panel on Climate Change) è stato costituito da un gruppo di autorevoli studiosi del clima, allo scopo di esaminare le stesse informazioni di cui si è servito l’IPCC e confermarne o meno le conclusioni.

I consigli di Lettura di www.MacroLibrarsi.it

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Stillman DrakeGalileo Galilei pioniere della scienza 1609-2009 Fino ad oggi l’analisi degli storici della scienza era basata sugli scritti pubblicati quali i Dialoghi sopra i due massimi sistemi del mondo. Questo ha portato a credere, come per esempio nel caso di Koyrè, che le uniche indagini eseguite con metodo scientifico da Galileo fossero le osservazioni astronomiche e che, vi-ceversa, le enunciazioni sulle leggi della

meccanica fossero dovute più a speculazioni dell’intelletto che ad esperimenti compiuti. Drake spiega le con-cezioni cosmologiche e fisiche del periodo medievale, che si ri-fanno a quelle dell’antica Grecia, mostrando come Galileo fosse un profondo conoscitore di queste opere e come, attraverso un itinerario critico e scientifico, egli le avesse superate.

Pagine 277 – € 18,00 – Gruppo Editoriale Muzzio

Mario LivioDio è un matematicoCome è possibile che un prodotto della mente umana, pur essendo indipendente dall’esperienza, si ac-cordi tanto bene agli oggetti della realtà fisica? Per rispondere a questa domanda, Mario Livio ripercorre le avventure, i pensieri e gli accesi dibattiti delle grandi menti del passato: geni che non a caso furono insieme matematici e mistici, astronomi, fisici, sociologi e alchimisti. Così, tra le leggi della gravitazione universale di Newton, le geometrie non euclidee di Riemann e il teorema d’incompletezza di Gödel, nel racconto trovano spazio anche le Osservazioni fatte sui bollettini di mortalità con cui nel Seicento il mer-ciaio londinese John Graunt aprì la strada al trionfale ingresso di numeri ed equazioni nelle scienze sociali, per mezzo della statistica.

Pagine 395 – € 20,00 – Rizzoli

Paul Adrien, Maurice DiracI principi della meccanica quantistica Programma di matematica fisica elettro-nica. Questo libro è diretto a coloro che vogliono comprendere il fondamento logico dei metodi della nuova meccanica o, per dir meglio, a coloro che vogliono apprendere il linguaggio adatto alla for-mulazione di ogni problema quantistico, e presuppone dunque una conoscenza preliminare dei fenomeni essenziali del-la meccanica atomica.

Pagine 430 – € 52,00 – Bollati Boringhieri

Giuseppe Zella Wireless TeslaQuesto volume documenta le invenzioni ed i brevetti di Nikola Tesla riguardanti la trasmissione senza fili dell’energia elettrica, illustrando l’iter evolutivo, teo-rico e pratico, che ha portato a “WiTrici-ty” cioè al sistema realizzato dal gruppo di sperimentatori del Dipartimento di Fisica del MIT.

Pagine 128 – € 13,50 – Sandit Editore

Alessandro BraccesiAl di là dell’intuizione per una storia della fisica del ventesimo secoloL’autore traccia la storia delle teorie della relatività e di quelle quantistiche.Il taglio è quello del suo precedente volu-me: cercare di riscoprire le cose così co-me apparvero all’atto della loro scoperta e presentarle cercando di essere il più fedele possibile ai lavori originali, uti-lizzando ampie citazioni tratte da questi.

Pagine 280 – € 32,00 – Bonomia University Press

Stephen HawkingL’universo in un guscio di noceEsplora i settori più avanzati della fisica teorica e illustra, con un linguaggio com-prensibile ai profani, i principi che gover-nano il nostro mondo e l’intero universo. Con la sua prosa lucida e spesso ironica Hawking analizza le ipotesi più stimolanti: dalla supergravità alla supersimmetria, dal-la teoria quantlstica alla M-teoria, dall’olo-morfismo alla dualità, dalle superstringhe

alle p-brane. Le splendide illustrazioni aiutano a chiarire i particolari di un mondo surreale.

Pagine 218 – € 14,00 – Oscar Mondadori

Pagine 91 – € 10,00 – 21mo Secolo Editore

Sylvie Braibaut, Giorgio Giacomelli, Maurizio SpuroParticelle e interazioni fondamentaliIl libro intende fornire le conoscenze teoriche e fenomenologiche di base della struttura della materia a livello subatomico, presentando in maniera co-ordinata concetti e caratteristiche della fisica nucleare e della fisica delle parti-celle elementari. Partendo da un livello di base (nomenclatura, classificazione, tecniche di accelerazione e di rivelazio-

ne delle particelle elementari), si passano in rassegna le proprietà delle interazioni fondamentali (elet-tromagnetica, debole e forte). Vengono descritti poi i risultati che confermano il Modello Standard del microcosmo, per terminare con i problemi ancora aperti. Il libro è organizzato in modo da coprire gli argomenti dei corsi di Fisica Nucleare e Subnucleare della Laurea in Fisica, e dei corsi di Fisica delle Particelle della Laurea Magistrale.

Pagine 503 – € 32,00 Springer Verlag

A cura di Ivana Iovino

ATTENZIONE: QUESTI LIBRI VANNO ORDINATI ESCLUSIVAMENTE ON-LINE, O CHIAMANDO LO 0547 346317 - [email protected]

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La medicina quantica si fonda su ricerche scienti-fiche molto importanti che sviluppatesi nel corso degli anni hanno coinvolto i fisici, i biologi e

qualche medico che ha collaborato con loro, verificando clinicamente quanto postulato da questi ricercatori.Tra questi ricercatori è doveroso ricordare Giuliano Preparata, Getullio Talpo ed Emilio del Giudice, quest’ul-timo ancora vivente.Dai risultati teorici iniziali e dalle successive applicazioni pratiche, con raccolta di casistica importante, possia-mo dare un quadro di cosa è la medicina quantica. Per iniziare dobbiamo fare alcune considerazioni: tutto ciò che è materia è, in ultima analisi, costituito da atomi e quin-

di deve rispondere alle leggi fisiche che regolano la materia. La materia non è altro che energia condensata e come tale, può anche essere rappresentata con una propria specifica frequenza che caratterizza appunto l’energia sottesa; cambia la frequenza della materia, cambia anche la materia e magari questo cambiamento chimicamen-te non è ancora visibile se la frequenza varia di poco. Un atomo eccitato ritorna nella posizione iniziale di riposo: questo sunto è inesatto per un sistema aperto quale l’organismo umano, perché, nel momento in cui introduciamo un farmaco o siamo a contatto con onde elettromagnetiche, l’ambiente in cui l’atomo riceve la sua eccitazione è diverso dal momento iniziale. Il suo ritorno nella posizione iniziale è, di fatto, impedito e avremo il raggiungimento di una nuova posizione di riposo, diversa, condizionata dai fattori che rendono l’ambiente diverso. Pertanto, in base a questa banale considerazione, diventa difficile pensare che una sostanza chimica possa ripristina-re la condizione iniziale se non viene eliminata dal sistema. Ogni reazione chimica ha come substrato una reazione fisica, infatti l’unione molecolare che è alla base delle reazioni chimiche avviene esclusivamente per formazione di legami o rottura di legami definiti chimici ma che, in realtà, sono determinati, solamente, dal magnetismo e quindi sono legami magnetici.

Un nuovo attore della scena biochimicaPer la complessità dei fenomeni che avvengono all’interno di un organismo, per la grandezza numerica di questi

La medicina QUANTICA

Esiste, non è l’ennesima invenzione

carlona che si fa bella con il termine quantico.

Si usa in alcuni ospedali, si occupa del ripristino

– con strumenti adatti – delle frequenze originali

utili per un corretto mantenimento

dell’omeostasi dell’organismo

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fenomeni, per l’ineludibile necessità che ogni distretto corporeo sia informato di ciò che accade in tempo reale, dai massimi ai minimi livelli – atto biologico elementare e una reazione intermolecolare – é indispensabile ipotiz-zare l’esistenza di un informatore che consegni in tempi rapidissimi e a un numero incredibile di molecole, il

messaggio o il progetto della sequenzialità degli incontri molecolari previsti per far avvenire quell’atto biologico.Lo stesso vale per le interferenze esterne e interne che s’in-seriscono come potenziali perturbatori dei fenomeni ome-ostatici tesi al mantenimento di un equilibrio dinamico, compatibile con il benessere, in contemporanea cosciente di tutte le modifiche che avvengono costantemente. Per l’avvenimento delle reazioni chimiche inserite nel contesto globale dell’organismo abbiamo quindi bisogno di: Molecole, Enzimi, Coenzimi, Codice biochimico, Codice genetico, Osservatore, Informatore e coordinatore. Dobbiamo pertanto considerare l’esistenza di un nuovo attore presente nella scena biochimica, che a oggi non è stato ancora riconosciuto e descritto. L’unica spie-gazione è che la chimica non sia in grado di vederlo. Questo nuovo protagonista della scena biochimica, deve

avere la caratteristica di poter tenere sotto controllo, con-temporaneamente, tutte le molecole che avranno parte attiva nel metabolismo. Dovrà trovarsi dappertutto, este-samente, e dovrà anche essere in contatto contemporaneo con tutte le molecole. Oltre a questo, deve possedere la dote di poter inviare segnali e ordini ben precisi alle stes-se, riuscendo a farle incontrare rapidamente, in maniera esclusiva e determinante, e nell’ordine preciso per la riuscita dell’atto biologico. A tale atto, del resto, deve seguire un altro atto biologico avvenuto con le medesime caratteristiche e precederne a sua volta un altro e interagire anche con gli esiti di altri atti biologici contemporanei. Con questa ipotesi, quello che prima la biochimica non riusciva a spiegare, diventa spiegabile.

Il campo elettromagneticoIn natura esiste solamente un’entità che possie-de tutte le caratteristiche necessarie per assolve-re ai compiti di progettazione, coordinamento, ese-cuzione e controllo, ed è il campo elettromagnetico. I campi elettromagnetici generano delle onde di lunghezza differente caratterizzate dalla frequenza di oscillazione che viene misurata in hertz.Un Hz vale una oscillazione al secondo. Questa unità si può applicare a qualsiasi evento perio-dico, come, ad esempio, un orologio ha una frequenza di un hertz se si percepisce il ticchettio dei secondi. Ritorniamo alla descrizione chimica dell’atto biologico elementare e alla sua traduzione.

Ogni reazione biochimica per avvenire richie-de un enzima; l’enzima ha una struttura molecola-re piuttosto grande. Un atomo ha circa le dimen-sioni di un ä e un enzima di circa un centinaio di ä.L’enzima per dare origine alla reazione catalitica, ha bisogno del coenzima che deve, come una chiave nel cruscotto della macchina, dare il contatto e generarne l’accensione. Il coenzima, come dimensioni, è notevol-mente più piccolo dell’enzima e grossolanamente ha le dimensioni di una molecola elementare. Il coenzima contiene degli ioni metallici al suo interno. I diversi coenzimi possono attivare lo stesso enzima e quindi gene-rare reazioni diverse che dipendono appunto da questo frammento non proteico. Possiamo quindi parlare di enzimi plurivalenti che hanno, alla fine, una funzione resa specifica dall’intervento del coenzima che li ha resi attivi

La medicina QUANTICA

Tiziano Gastaldi Frequenze

diventa difficile pensare che una sostanza chimica possa ripristinare la condizione iniziale se non viene eliminata dal sistema

Da più di cinque anni, presso l’ambulatorio di biorisonan-za magnetica pulsante, associato al reparto di Ortopedia dell’Ospedale Civile di Novi Ligure (Al) San Giacomo, si applica quella che si può chiamare medicina quantica. I risul-tati sono eccellenti, la spesa è ridotta al minimo, il personale impiegato non ha particolari difficoltà nell’utilizzo della meto-dica, e anche l’appropriatezza terapeutica è facilmente verifica-bile. Non sono descritti effetti collaterali, e non è importante sapere di che patologia si tratti, ma più semplicemente chi fa la diagnosi deve verificare clinicamente quali siano i tessuti coinvolti e non limitarsi semplicemente alla diagnosi stessa.

Dove e Come

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e che è quindi depositario della specificità della reazione. L’enzima è il mezzo che fornisce il supporto materiale, nella sede in cui il campo elettromagnetico si viene a sviluppare, e la frequenza di quel campo elettromagnetico è determinata dalla specificità del coenzima in cui sono contenuti gli ioni metallici che si comportano, pertanto, da precise antenne tagliate per determinate frequenze.Ogni frequenza deve avere la propria antenna specifica. La differenza tra le varie “antenne”, dipende dalla diffe-rente presenza degli ioni metallici all’interno dei diversi coenzimi, e in questo modo avremo antenne differenti che generano campi magnetici dissimili, con frequenza diversa e specifica.

Il dominio di coerenzaTornando alla materia vista come energia condensata, avremo che ogni tipo di materia e l’energia da cui deri-va, deve avere per forza una caratteristica frequenza che la determina.Con tutti questi dati, analizzando quanto già conoscia-mo dal punto di vista biochimico, l’immagine fisica che deriva dai vari passaggi per dar luogo all’atto biologico è la seguente:l invio di segnale elettromagnetico da parte dei centri superiori, che in periferia genera il richia-mo dell’enzima e del coenzima che rispon-dono al richiamo della frequenza specifica; l incontro dello specifico coenzima con l’enzima che comporta la formazione di un campo elettroma-gnetico periferico, con la frequenza determinata dalla composizione del coenzima e con il substrato fornito dall’enzima. Inoltre, inizio della reazione catalitica; l l’accensione del campo magnetico richiama e procura l’incontro unicamente con molecole della stessa frequen-za del campo magnetico, le quali ubbidiscono al richia-mo determinato dal principio del dominio di coerenza; l l’avvenuto incontro molecolare genera un’unione che comporta anche la modifica della frequenza del nuovo composto, pronto per la successiva reazione; l si spegne il campo elettromagnetico precedente, ma con lo stesso meccanismo si origina l’avvenimen-

to successivo, con generazione di un nuovo campo elettromagnetico coerente con la frequenza del nuovo composto plurimolecolare. E così via, sino al completamento dell’atto biologico che prelude ai successivi atti biologici che costituiscono la vita. Con questa descrizione abbiamo a disposi-zione alcuni dati in più, ma il quadro non è ancora completamente spiegato, anche se abbiamo però, di sicuro, un nuovo livello dove poter intervenire, qua-lora lo trovassimo alterato. Questo livello è quello riferibile al dominio di coerenza delle frequenze con cui le molecole, le cellule, gli organi e l’organismo fanno partire gli atti biologici dal punto di vista fisico. Tornando alla reazione che ci interessa più da vicino, e che riguarda l’attivazione determinata dal coenzima specifico che attiva, quale starter, l’enzima, inducendolo, anche, ad una azione ben specifica, è stata presentata la teoria che cerca di dare una spiegazione sul come avven-ga tale attivazione. Essa determinerebbe la frequenza del campo elettromagnetico. L’enzima è la struttura chimi-ca che fornisce il substrato nel luogo dove si origina il campo elettromagnetico, e in base alla sua costituzione intrinseca che interviene nell’ambiente dove dar origine al campo elettromagnetico, ne determina la frequenza. In base a questa ipotesi, la responsabilità nel determi-nismo della frequenza del campo EMG viene attribu-ita agli ioni che sono impegnati nella soluzione e che oscillano tra di loro con una frequenza che è inversa-mente proporzionale alla loro stessa concentrazione. Più la soluzione è diluita, e maggiore e più este-so è il dominio di coerenza, mentre più grande è la frequenza e più piccolo diventa il dominio. Pertanto è la concentrazione degli ioni che determine-rebbe la frequenza e la frequenza generata, a sua volta, determina le dimensioni del campo magnetico. Questo è facile da comprendere, pensando che la frequenza dell’onda elettromagnetica è inversamente proporzio-nale alla lunghezza dell’onda stessa per cui un’onda con minore frequenza è più lunga e copre più spazio di un’onda con frequenza maggiore. Nella caratterizzazio-ne della generazione del campo EMG e della trasmis-

Hanno una dimensione di decine di micron, spazi in cui milioni di molecole oscillano all’interno di un campo elettromagnetico di tipo coerente, protetto da legami d’idrogeno con entropia costante all’interno. Il risultato è la capacità di un’organizzazione coerente dei campi elettromagnetici informati, per riunificare al fine dell’effetto chimico metabolico, strutture materiali sempre più complesse, per il compimento degli atti biologici, utilizzando i liquidi in cui molecole e cellule sono immerse. La comunica-zione diffusa di tutto ciò che avviene, governato dal campo elettromagnetico, è mediata dai liquidi extracellulari che contengono acqua. Questi messaggi di regolazione elettro-magnetica “viaggiano” sotto forma di fotoni e fononi, che incontrandosi originano i solitoni, attraverso il tessuto connettivo molle o matrice.

Fotoni, Fononi, Solitoni: qualcosa di più su i domini di coerenza

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sione delle onde magnetiche, oltre agli ioni metallici del coenzima, intervengono anche gli oligoelementi.

I ripetitori di segnaleQueste sostanze servono all’organismo in dosi piccolis-sime, si parla di microgrammi. Probabilmente, gli oli-goelementi, agiscono come se fossero dei ripetitori di segnale o addirittura dei commutatori di frequenza di segnali ricevuti e reinviati. Ognuno di essi, con delle peculiarità ben specifiche e con azione su frequenze ben determinate, caratteristiche di specifici atti biologi-

ci. Dato che sono scarsamente presenti, è da immagi-nare che generino campi elettromagnetici molto estesi. Li possiamo quindi paragonare a dei radar o a ponti radio, con il compito di captare e di far pervenire il segnale ricevuto dal campo elettromagnetico in tutto l’organismo e ai centri di controllo e regolazione. Per questo motivo si ritrovano in posizioni particolari, dove possono ricevere e trasmettere i segnali dappertutto, essendo presenti dovunque anche se in percentuali molto basse. Abbiamo a questo punto completato l’altra visione dell’atto biologico: col tramite del campo elettromagnetico le molecole ionizzate s’incontrano, determinando la reazio-ne chimica con produzione o consumo di energia finale. Questa energia generata, se non ci fosse la correlazione tra tutte le molecole, stabilita dalla frequenza del campo elettromagnetico, sarebbe assorbita dalle molecole stesse che rallenterebbero o aumenterebbero la loro velocità. Quindi abbiamo, in rapida successione, la formazione di un certo campo elettromagnetico che permette l’avveni-mento della prima reazione molecolare che esaurendosi fa cessare il campo magnetico che l’ha originata, produ-cendo un nuovo campo magnetico con una frequenza diversa, che fa intervenire differenti molecole, che, di seguito, a sua volta cessa, dando origine ad un campo magnetico successivo… Una reazione a catena che fa procedere il processo, permettendo così un equilibrio dinamico tra tutte le varie componenti dell’organismo e garantendo, se tutto funziona, una condizione di benessere. Tra loro comunicano solo le frequenze uguali, per cui le altre molecole, con frequenze diverse, non ricevono il segna-le trasmesso che è su “un altro canale”. Non è importante la forma con la quale vengono identificati, ma la frequenza che essi rappresentano, ed i segnali che essi trasportano in tutto l’organismo. Se quindi abbiamo strutture che non risuonano, o che risuonano distorte, avremo alterazioni

metaboliche che si ripercuoteranno sull’organismo.La medicina quantica si occupa del ripristino con strumenti appositi, delle frequenze originali utili per un corretto man-tenimento dell’omeostasi dell’organismo.

Ciò che Montagnier non vedeDa non molto è uscita la notizia che il premio Nobel Montagnier si stia occupando della risonanza batterica. Sembrerebbe che il suo interesse sia esclusivamente deter-minato dal fatto che, identificando le frequenze batteriche, potremo rintracciare le infezioni sul nascere. Del resto non

si accenna al fatto che il danno batterico potrebbe derivare direttamente dall’interferenza di queste frequenze con le frequenze molecolari cellulari. A questo punto nasce un dubbio, riguardante questa mancanza di collegamento tra fatti noti, da parte dell’illustre scienziato. Se questa metodica è esclusivamente utilizzata per una diagnosi e, poi, non si ripercuote sulla terapia, significa che una volta identificati i batteri, questi verranno combattuti ancora una volta con le sostanze chimiche, senza badare alla riper-cussione di queste medicine sulla risonanza molecolare che potrà essere ulteriormente modificata. Una modifica energetica, superato un certo tempo, in ogni caso si riflette sulla duplicazione del DNA, sulla produzione proteica e sulla distruzione e costruzione di vecchie e nuove cel-lule, che potrebbero nascere diverse da quelle originali. Del resto, per quanto non si dica molto in giro, queste terapie ci sono e funzionano.

Tiziano Gastaldi Frequenze

è la concentrazione degli ioni che determinerebbe la frequenza e la frequenza generata, a sua volta determina le dimensioni del campo magnetico

Laureato in medicina e chirurgia, è reumatologo. In maniera elet-tiva si è dedicato negli ultimi 12 anni alla ricerca e allo sviluppo della medicina quantica, per la quale ha fatto ricerca, sperimen-tazione e implementazione, contribuendo in modo essenziale a far entrare ufficialmente la risonanza magnetica pulsante nelle terapie accettate dal ministero della salute italiano e con accre-dito anche norvegese. Ha contribuito all’allestimento del primo centro di medicina integrata di Acqui Terme (Al) e alla stesura dei protocolli per l’utilizzo di tale terapia in numerose patologie contribuendo alla composizione della casistica.Ha presentato relazioni sull’argomento a vari livelli e anche a livello Universitario nel gennaio 2009 a Bologna. Ha contribuito alla preparazione di colleghi nell’utilizzo della metodica, in vari ospedali e cliniche, compreso l’IST (Istituto Scientifico Tumori Milano).

Info: [email protected]

Scritto da Tiziano Gastaldi

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Nel 1924, Otto Warburg (in seguito candidato due volte al Premio Nobel) fece l’interessante osservazione che le origini del cancro potevano

risalire alla ridotta capacità del flusso sanguigno di trasportare ossigeno. Senza ossigeno, le cellule perdono rapidamente ogni possibilità di sopravvivenza. Come reagiscono? Chiaramente, non è che il sangue smetta improvvisamente di trasportare ossigeno; piuttosto, la perdita della capacità di trasportare ossigeno è un processo graduale e non necessariamente continuo, a causa del quale gli effetti nocivi della privazione di ossigeno aumentano progressivamente. Prenderemo inoltre in esame l’idea di Warburg (apparentemente sbagliata) secondo cui la diminuzione della capacità di trasportare ossigeno da parte del sangue, una volta cominciato, non può essere invertito.La capacità del nostro corpo di mantenere un buono stato funzionale dipende da molte sue proprietà chimiche, elettriche e fisiche.

I globuli rossiIl flusso sanguigno è il nostro “oceano” interno, il liquido che rifornisce ogni cellula dell’ossigeno e dei nutrienti necessari per sopravvivere, portando via, allo stesso tempo, i prodotti di scarto, in modo che il metabolismo non sia ostacolato o contaminato dalle tossine a cui siamo soggetti per il semplice fatto

che viviamo in un ambiente imperfetto. Le strutture che permettono al nostro sangue di trasportare ossigeno sono i globuli rossi, piccoli emisferi vuoti che assorbono ossigeno alla superficie e sono abbastanza piccoli e flessibili da riuscire a insinuarsi nei minuscoli capillari che li trasportano nei punti più distanti del sistema circolatorio. Tutti i globuli devono galleggiare separati nel siero dagli altri globuli, altrimenti possono “coagularsi” e perdere la loro indispensabile flessibilità (per non parlare del fatto che diminuirebbe la superficie utile per trasportare ossigeno). Ogni globulo rosso trasporta in superficie una certa quantità di elettroni, i quali gli conferiscono una carica negativa. Il pH del sangue dovrebbe essere leggermente al di sopra di 7.0, il pH dell’acqua neutra; al di sotto di 7.0 siamo in ambiente acido, al di sopra in ambiente alcalino. Un pH leggermente alcalino, tra 7.35 e 7.40, è considerato ottimale per il sangue. I nostri processi fisiologici sono sensibilissimi a ogni minima variazione del pH, e il mantenimento dei valori corretti è definito “omeostasi”. Se uno solo dei valori ideali (concentrazione chimica, acidità, viscosità, temperatura, volume, etc.) varia anche di pochissimo, la nostra sopravvivenza è a rischio.Se il pH del flusso sanguigno scende sotto 7.0, il sangue “diventa acido” e gli elettroni che allontanano i globuli gli uni dagli altri vengono meno.

Questo intervento è tratto dalla conferenza dell’autore alla Cancer Control Society (capitolo giapponese) del 25-26 luglio 2009. In esso spicca con chiarezza l’importanza di mantenere il sangue su un PH soglia ottimale alla sua stes-sa buona ossigenazione e a quella dell’organismo. Una cel-lula carente di ossigeno non è più in grado di differenziarsi iniziando il cammino dell’”indifferenziazione” o cancerosi

il rosso oceano interno

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Senza ossigenoSorge la domanda: «Cosa accade alle cellule del corpo quando non ricevono più ossigeno?». In molti casi, le cellule prive di ossigeno per lunghi periodi semplicemente muoiono. Decomponendosi, creano ancora più acidità, facendo scendere ulteriormente il pH. Alcune cellule, invece, per sopravvivere “cambiano marcia” e passano a uno stato in cui non hanno bisogno di ossigeno per creare energia. Lo stato sano e normale della cellula è quello del metabolismo “ossidativo”, in cui l’ossigeno e i nutrienti vengono utilizzati per creare energia (ATP) e sopravvivere, funzionare e riprodursi. Altrimenti lo stato privo di ossigeno a cui passano, detto

“fermentativo”, sottende, per creare energia, il processo molto meno efficiente della glicolisi. In tale stato, anziché produrre energia, acqua e anidride carbonica, le cellule producono quantità minime di energia e acido lattico, il quale diminuisce ulteriormente il pH circostante.Poiché producono molta meno energia che nello stato ossidativo (solo circa il 7%), le cellule in stato fermentativo possono soltanto scindersi e crescere, scindersi e crescere, anziché contribuire all’efficienza del corpo. Esse non sono più cellule “differenziate” dei muscoli, dei nervi, delle ossa o dei grassi, con un’utile funzione all’interno del corpo; sono diventate cellule

dire che stiamo “combattendo il cancro”, quindi, rappresenta un fraintendimento totale: il “cancro” è solo il tentativo disperato delle nostre cellule di restare vive!

il rosso oceano interno

Howard Straus Il metodo Gerson

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“indifferenziate” o cancerogene. È importante capire che le cellule cancerogene non sono nemici che vengono dall’esterno. Esse rappresentano il tentativo disperato da parte di alcune cellule di sopravvivere anche quando non ricevono abbastanza ossigeno per un metabolismo sano. Dire che stiamo “combattendo il cancro”, quindi, rappresenta un fraintendimento totale: il “cancro” è solo il tentativo disperato delle nostre cellule di restare vive! Combattere contro di esse, in realtà, vuol dire combattere contro noi stessi.

Acqua salata Molti libri e documenti che abbiamo consultato per studiare questo fenomeno affermano senza ombra di dubbio che il cancro non può sopravvivere in ambiente alcalino. Provate a immaginare cosa accade a un pesce sano di acqua salata se viene improvvisamente messo tra le chiare, fresche acque di un lago: i suoi organi interni, perfettamente funzionanti nell’acqua salata, nel nuovo ambiente si deteriorano e muoiono. La stessa cosa accade alle cellule cancerogene quando l’ambiente acido in cui prosperano diventa alcalino. Dunque, mantenere il nostro ambiente interno a un pH ottimale di 7.35 dovrebbe prevenire il cancro, e persino farlo regredire! La chiave per prevenire il cancro sta nel non lasciare mai che il pH del corpo scenda al di sotto di 7.35, se possibile.

Ci sono cibi e cibiOra dobbiamo tornare al punto di partenza e scoprire perché i sistemi corporei non sono riusciti a espletare la loro funzione principale. Scopriamo che i cibi che mangiamo, le scelte alimentari che compiamo più volte al

giorno, hanno effetti notevoli sull’equilibrio acido/base del nostro flusso sanguigno. Ci sono cibi che creano e mantengono un sano ambiente alcalino, incoraggiando la circolazione dell’ossigeno nel nostro sangue, mentre altri creano e rafforzano un pericoloso ambiente acido. Questi non sono necessariamente cibi che risultano acidi o alcalini al gusto o alla misurazione, nella loro forma naturale: i limoni, per esempio, nonostante la loro acidità, quando vengono metabolizzati (digeriti), creano alcali nel nostro corpo. È la natura chimica del residuo (le “ceneri”) rimanente dopo che l’alimento è stato metabolizzato a determinare se un alimento crea alcalinità o acidità. Quando mangiamo prodotti vegetali, in genere, le ceneri rimanenti dopo che il nostro corpo “brucia” il carburante creano condizioni alcaline. All’altro estremo, quando consumiamo e metabolizziamo prodotti animali – per esempio pollo, pesce, bistecca, maiale, uova e latte (proteine animali) – le ceneri restanti tendono a creare acidità, a causa dell’elevato contenuto fosforico degli alimenti. Il fosforo delle ceneri si combina con l’acqua del nostro corpo, creando acido fosforico. Se mangiamo sempre alimenti che creano acidità, senza

bilanciarli con alimenti che creano alcali, costruiremo e manterremo per le nostre cellule un ambiente acido, quindi anaerobico (privo di ossigeno). Questa condizione, come ha fatto notare Warburg, favorisce il cancro. Possiamo vedere i risultati della succitata sequenza nello stato di salute della popolazione degli Stati Uniti, dove il consumo di carne e di alimenti animali è maggiore che nel resto del mondo: l’incidenza dei tumori, negli Stati Uniti, è oggi di una persona ogni 2,3, e aumenta sempre di più. T. Colin Campbell, PhD, il più insigne nutrizionista degli Stati Uniti (e forse del mondo intero) ha analizzato i rapporti tra proteine animali e cancro in uno studio condotto nelle Filippine. In certi casi, riducendo l’assunzione di proteine animali, i tumori diminuirono.

Un genio della medicinaIl dottor Max Gerson, il famoso medico tedesco definito dal suo amico premio Nobel Albert Schweitzer “uno dei più importanti geni della Medicina mai esistiti”, scoprì che facendo seguire ai pazienti una dieta strettamente vegetariana, eliminando dall’ambiente tutti i fattori noti

è la natura chimica del residuo (le “ceneri”) rimanente dopo che l’alimento è stato metabolizzato a determinare se un alimento crea alcalinità o acidità

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come cancerogeni e “inondando” il corpo di nutrienti vegetali bio-disponibili, essi rispondevano in modo molto positivo dopo appena una settimana o meno! La circolazione migliorava, il trasporto dell’ossigeno era ripristinato e il sistema immunitario tornava ai compiti che gli erano propri, ovvero: proteggere il corpo dalle infezioni e dalle cellule anomale, e ricostruire le strutture danneggiate. Si tenga presente, per favore, che uno degli importanti effetti di una dieta strettamente vegetariana è il rapido ripristino del giusto livello di pH nel sangue, e quindi della sua capacità di trasportare ossigeno, ciò che Warburg riteneva impossibile! Dopo un anno e mezzo-due, la terapia dietetica di Gerson, unita a una potente disintossicazione del fegato, può invertire e riparare i danni provocati da una vita di scelte nutrizionali inadeguate, eliminare un tumore avanzato, ristabilire il funzionamento degli organi e ripristinare una salute duratura. Per esempio, uno dei pazienti del dottor Gerson, William Schickel, cominciò la terapia Gerson all’età di 32 anni, mentre stava morendo per un linfoma avanzato e incurabile. Guarito, ha avuto una lunga vita produttiva ed è morto solo qualche mese fa, a quasi novant’anni. Ebbene, la Terapia Gerson è chiaramente molto di più che un insieme composto da dieta vegetariana, succhi e clisteri disintossicanti al caffè. Nel mondo di oggi il cancro è diventato molto diffuso a causa del modo in cui mangiamo; degli inquinanti chimici che immettiamo continuamente nell’aria, nell’acqua e nel cibo; del fatto che le piante crescono su suoli carenti, con fertilizzanti artificiali e pesticidi velenosi; dei farmaci tossici che prendiamo su prescrizione o agli angoli della strada; della mancanza di informazioni da parte delle istituzioni mediche, farmaceutiche, agricole e scientifiche sugli effetti nocivi delle loro pratiche redditizie, ma tossiche e dannose. Da quasi 100 anni, benché vi siano stati investiti centinaia di miliardi di dollari, la “ricerca” sul cancro ha accuratamente evitato di prendere in considerazione l’opera di Gerson e Warburg, che già da molto tempo l’avrebbe condotta a una cura efficace del cancro. È sufficiente considerare ciò per concludere che gli interessi commerciali delle agenzie mediche, farmaceutiche e governative non hanno nulla a che fare con la cura della malattia cronica, poiché nessuno si può arricchire raccomandando una dieta sana. Sta ai singoli individui riscoprire da soli l’opera di chi ha svelato, nel corso dei secoli, i segreti della salute e della guarigione.

Il libro che parla diffusamente e nei dettagli del metodo Gerson è stato tradotto in molte lingue.Scritto a due mani da Charlotte Gerson e Beata Bishop Guarire con il Metodo Gerson + DVD “Se solo avessimo saputo” , MacroEdizioni 2009 è un compendio unico.La co-autrice Beata Bishop ha 83 anni e grazie alla Terapia Gerson, ventinove anni fa, sopravvisse a un melanoma a diffusione al IV stadio, una patologia letale per cui la prognosi comune va da sei settimane a sei mesi. Non solo lei è la co-autrice del libro, ma lo ha anche tradotto nella sua lingua natale, l’ungherese, e ha avviato la prima clinica Gerson in Ungheria. Per informazioni pratiche sul metodo Gerson in Italia, si può contattare Margaret Straus ([email protected]).

Più di trenta anni fa, Charlotte Gerson e il compianto Norman Fritz fondarono il Gerson Institute per portare avanti e sviluppare il lavoro del dottor Max Gerson, impedendo che esso andasse perduto. All’epoca, tutto ciò di cui disponevano per lavorare era l’opera monumentale del dott. Gerson, “A Cancer Therapy: Results of 50 Cases”. Grazie a un intenso lavoro nei decenni successivi, il Gerson Institute di San Diego, in California, può ora vantare numerose traduzioni di tutti i libri di Gerson. Tre documentari The Gerson Miracle, Dying to Have Known e The Beautiful Truth), decine di medici e assistenti formati dall’Istituto in tutto il mondo, due cliniche e, fatto più importante di tutti, migliaia di pazienti guariti che sono tornati alla vita di tutti i giorni con più forze ed energie, per se stessi e per la loro famiglia.Benché tutta la Terapia Gerson possa essere eseguita a casa da parte del malato di cancro e della sua famiglia, usando il libro di Charlotte Gerson, il carattere esigente della terapia rende consigliabile cominciarla in un centro terapeutico Gerson certificato. Oggi come oggi, ne esistono due: quello originale, a Tijuana, BCN, nel Messico, e quello appena aperto fuori Budapest, in Ungheria.

L’esperienza diretta degli autori e le cliniche Gerson

Nipote del Dottor Max Gerson, si è laureato al Massachusetts Institute of Technology (MIT), e attualmente vive a Carmel, in California. Da 20 anni si impegna per la terapia Gerson, come uno dei direttori del Gerson Institute, redattore capo del Notiziario Gerson Healing Newletter, Presidente del Cancer Research Wellness Institute e come editore di numerosi volumi e opuscoli sulla Terapia Gerson.Ha negoziato la pubblicazione in 9 lingue del volume Healing the Gerson Way (Guarire con il Metodo Gerson, pubblicato in Italia dalla Macro Edizioni nel 2009) ed è l’autore di una biografia di suo nonno: Dr. Max Gerson: Healing the Hopeless, tradotto anche in tedesco.Howard Straus ha tenuto conferenze in Tailandia, Malesia, Singapore, Giappone, Canada e in molte località negli Stati Uniti, ed è spesso ospite di programmi radiofonici che trattano il tema del benessere. È apparso sulla TV nazionale a Singapore e in Colombia.

Scritto da Howard Straus

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Salve,mi rivolgo a Voi perché mi pongo un quesito. Ho 2 pietre: una da 5kg e l’altra da 2kg. Facendole cadere contemporaneamente da un’altezza (ipotetica) di 15 m su un suolo livellato, quale delle due tocca per prima il suolo? Non potendo metterlo in atto, spero in una Vostra risposta.Con osservanza, E.M.

Queste domande sono sintomatiche della terrificante, tremenda, sconvolgente e insanabile ignoranza scientifica, diffusa anche a livello di laureati in Fisica.Incredibile ma vero! Una sera qualcuno mi si è fiondato in casa, con la figlia, vantando che si era appena laureata in fisica con il classico 110 e lode. Ci ho sprecato pure il regalo di una copia del mio libro Alla scoperta della particella di Dio, con dedica.La neo laureata non ci ha messo molto ad imbarcarsi nel ragionamento che: “è ovvio, che lasciando cadere una balla di paglia e una di piombo, arrivi prima quella di piombo, dal momento che pesa di più!!!!!!”.

Avrei voluto indignarmi e buttarli fuori di casa, padre e figlia con 110 e lode in fisica, ma non l’ho fatto per educazione, come si suole dire. Uno che ha posto una domanda del genere, farebbe cadere le braccia pure a Padre Pio… Eppure, ne sono usciti su questa rivista di articoli scientifici per far sapere ai lettori che il paradigma che tutti i corpi cadano a terra con la stessa accelerazione e che

quindi siano soggetti a una forza è caduto, pure quello è caduto!!! Chi raggiungerà prima terra, il paradigma o la balla di paglia? Perché mai cento chili di silicio, di calcio, di carbonio e altri c…. impastati nella pietra, dovrebbero cadere a terra diversamente da un grammo della stessa pietra?Tutti i Presidi delle scuole d’Italia, dalle medie inferiori all’Università, dovrebbero fare l’abbonamento a vita a Scienza e Conoscenza, DIFFIDANDO GLI STUDENTI dall’essere, un giorno, tanto impreparati da scrivere a una rivista come Scienza e Conoscenza, ponendo una domanda, che se non è uno scherzo, dovrebbe essere segnalata al Ministero della PI.Faccio notare che se taluni hanno lacune scientifiche di questo calibro e sono lettori di una

Rivista come SeC, figuriamoci il resto dell’umanità che cavolate avrà in testa e che livello d’ignoranza nasconde. Magari è convinto che la Terra è piatta o che ne so io… Ricordo una sera, vedevo una trasmissione TV, dove era intervistata una notissima Professoressa di Dermatologia – figlia di una grande Clinico, peraltro – che si mise a dire, che oggi il sole provoca il cancro, poiché i fotoni (aveva imparato questo nome), passando per l’atmosfera inquinata si contaminano con agenti cancerogeni ed ecco così spiegato il cancro oggi. Prendendo il sole!!! Ditemi se non doveva intervenire il Preside della Facoltà di Medicina e toglier Lei la Laurea. Magari poi quel Preside, se ha ascoltato la trasmissione TV, avrà pure trovato interessante la risposta e, a sua volta, in altre trasmissioni dirà convintissimo che: «Oggi i raggi del sole fanno male e provocano pure l’influenza, poiché ai fotoni, si attaccano i virus dell’influenza e anche tanti, tanti batteri!!! Avvilitissimo,

Max (Massimo Corbucci)

Lettere

Paglia e PiomboLa gravità… di ciò che s’impara a scuola sulla gravità

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Diventa sempre più evidente che in cielo sia in atto una sorta di controllo delle nascite stellari. Già nel 2007 nuove osservazioni alle Hawaii e in Cile

dell’astronomo Mariska Kriek, con il telescopio Gemini e il Very Large Telescope (VLT), hanno dimostrato che una parte delle galassie pesanti aveva già smesso di formare stelle, quando l’universo era ancora un bambino di circa 3 miliardi di anni. Questo dimostra che le Stelle, assomigliano, nella loro formazione, un po’ alle persone. Crescono rapidamente durante la prima fase della loro esistenza dopo di che si manifesta un controllo stellare delle nascite, in gran parte delle galassie. La grande quantità di stelle, circa 10 miliardi, e l’attuale punto basso del tasso di natalità, additano al fatto che la loro formazione deve essere stata molto più alta in passato.

Su 36 galassie dell’universo primordiale osservate dai ricer-catori non si hanno segni di formazione stellare per una gran parte di esse. Ciò rafforza la massa crescente di prove secondo cui a se-guito di un primo boom esplosivo delle nascite, la forma-zione di nuove stelle nelle galassie pesanti sia fortemente inibita. In che modo? I buchi neri presenti, non a caso, in tutte le galassie pesanti e ormai sterili, riscalderebbero talmente il gas all’interno della galassia stessa rendendo il “terreno” inabile a formare nuove stelle.Come in cielo così in terra recita il detto di Ermete Trisme-gisto… peccato che qui in terra, sullo stesso argomento, si faccia tanto rumore per niente! Ecco spiegato il sospetto per i preservativi? Che siano dei buchi neri?

a cura della redazione Curiosità

Galassie e controllo delle nascitePreservativi e buchi neri

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S cienza e Conoscenza è a Riccione, a un convegno organizzato da MyLifeTV. Si parla di “migliorare la propria vita”.

Tra gli altri c’è anche Eric Pearl, il portatore della sferzante novella del Reconnective Healing, la Riconnessione (the Riconnection), il Dono (the Gift).Incontro una delle sue prime allieve italiane e colgo al volo l’opportunità di un’intervista.Riconnessione a cosa? Sentiamolo dalle parole stesse che un memorabile giorno quella zingara disse a Eric Pearl: «Faccio anche una cosa un po’ speciale, usando le linee assiali. Si tratta di ricongiungere le linee meridiane del tuo corpo a quelle della Terra, ricollegandole alle stelle e agli altri pianeti…». E da lì ebbe inizio l’avventura del Reconnective Healing. Che tipo di avventura? Ce lo suggeriscono le parole di Eric Pearl stesso.

S&C: Per introdurti, in poche parole, come descriveresti il tuo tipo di lavoro?Reconnective Healing è una forma di guarigione che gli scienziati affermano essere qui, sul pianeta, per la prima volta. Ci porta oltre qualsiasi altra tecnica energetica che abbiamo utilizzato fino ad oggi. Il suo spettro di frequenze va oltre l’energia, poiché include quest’ultima, la luce e l’informazione, alle quali, apparentemente, non avevamo accesso prima. Immagina che siamo in questa bolla, diciamo di

champagne, piccolina, in quest’universo enorme di champagne, e tale singola bolla rappresenta il nostro campo di gioco in quest’universo. Le pareti della bolla sono formate dall’altezza, dalla larghezza, dalla profondità e dal tempo. Il suo interno è pieno di energia e, all’improvviso, il tempo si muove più velocemente, in tutte le direzioni, come la scienza dimostra. In effetti, il tempo si sta dilatando ed espandendo, il che significa che la nostra bolla di champagne si sta espandendo come mai prima nell’universo e può includere di più di ciò che finora abbiamo avuto modo di conoscere sul pianeta. Questa metodologia di guarigione non è nuova, è senza tempo, appartiene all’universo. È nuova per noi, perché è la prima volta che è qui nella nostra esistenza e sulla Terra.

Che cosa ci ha reso pronti ad accedere a tale spettro di frequenze?In parte è lo slittamento, uno scivolamento nel tempo. Questo sbalzo di velocità del tempo che caratterizza la nostra esistenza e, secondo, richiede la nostra volontà di ammettere e riconoscere “il nuovo”. Nel nostro mondo newage abbiamo la tendenza a riconoscere solo le cose “antiche” poiché permettono al nostro ego di farsi grande, per es. se diciamo che si tratta di una cosa che ha radici nel lontano passato, o una vita passata che abbiamo riconosciuto… Certe volte però le cose sono semplicemente nuove. E non è meraviglioso? La

Il Dono di non Sapere

“Immaginate la mia sorpresa, quando ho capito che per accelerare davvero le guarigioni, dovevo farmi da parte

e smettere di controllarle; dovevo togliermi dai piedi e lasciare che una forza più grande le guidasse. Chi lo dice?

Di certo non io.”Eric Pearl

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cosa che ha affascinato di più gli scienziati rispetto alla guarigione riconnettiva è il modo in cui lavora. Il Dono o la Ricompensa ci permette di trascendere tutte le tecniche di guarigione energetica e di accedere in modo più ampio, direttamente. La sfida sta nella nostra disponibilità a trascendere le tecniche, visto che le conosciamo bene e le abbiamo utilizzate fin qui. Il Dono è che abbiamo la possibilità di demistificare, demitizzare tutte le tecniche che finora vedevamo così importanti. La sfida sta nella nostra volontà o meno a permetterci ciò, poiché il nostro ego, l’ego dell’operatore spiega la guarigione come un qualcosa

che dobbiamo processare per stadi, che va costruita grazie a ripetuti interventi, un percorso a più livelli. L’audacia del praticante sta nel riuscire a essere quello che è come essere umano, integro, senza nascondersi dietro a metodologie, senza creare nuove credenze. Non saremo in grado di accedere alla Riconnessione fino a che come individui non siamo disposti a trascendere le tecniche. E quando un certo numero richiesto di noi raggiungerà questa consapevolezza, quando si arriverà a una massa critica, quel giorno, essa diverrà parte della coscienza umana.

Questo raggiungimento è nelle nostre mani? Hai qualche suggerimento o stiamo semplicemente aspettando che accada?

Se aspetti qualcosa, non sei di certo parte della soluzione. Dobbiamo camminare attraverso le nostre paure e superstizioni, e nel mondo della guarigione la prova per noi è quella di trascendere le tecniche cui siamo attaccati. È come avere una bicicletta con le rotelle. Per un bambino non c’è niente di più utile delle rotelle e quando ha imparato ad andare bene in bici è arrivato il momento di toglierle. La tendenza è invece quella di aggiungere rotelle nuove. Potrebbe quindi capitarci di vedere un bambino che guida la bici con 12 paia di rotelle diverse e magari avrà insegnato nel frattempo anche ad altri amici a portare la bici in questo modo, ma nessuno di loro avrà la maestria di guidare la

bicicletta senza le rotelle. Nessuno di loro imparerà finche le rotelle non saranno tolte. È lo stesso con le tecniche energetiche. Le tecniche servono per insegnarci ad andare dal punto A al punto B. La tecnica ti dice: “facciamo un passo, poi un altro mezzo passo e poi un mezzo ancora…”. E magari ci approssimiamo, e nell’avvicinarsi ci frustriamo anche poiché i nostri passi sono solo mezzi passi. Allora torniamo dal venditore di rotelle. Le nuove ci permettono di fare un altro mezzo passo… e di disegnare un simbolo giapponese nell’aria. Poi fai un altro mezzo passo e gira in senso orario, poi disegna un altro simbolo nell’aria, prendi il 70% dell’energia dall’alto e portala giù e il 30% dell’energia dal basso e portala su… e ci avviciniamo di più, ma non arriviamo mai al punto poiché siamo presi dalla tecnica.

Il Dono di non Sapere

A cura di R. Desideri e E. Masetti Riconnessione: intervista a Eric Pearl

la nostra maestria si evolve nel silenzio della mente

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Non si tratta di evolvere verso nuovi modelli di medicina, piuttosto verso nuovi modi di essere sani…Dovremmo continuare a utilizzare la parola medicina proprio se non troviamo altro.

Intendi che è necessario creare nuove parole per il nuovo che si affaccia?Una forma avanzata di conoscenza ha bisogno di nuove parole. Abbiamo accesso con il Reconnective Healing a qualcosa di più della medicina astronomica (come la chiama J.J. Hurtak ne Il Libro della Conoscenza: le Chiavi di Enoch) o altro. Reconnective Healing si mostra nella forma di guarigione perché nel momento in cui è arrivato questa era la via più eclatante per attirare l’attenzione delle persone. La realtà è che le guarigioni sono una minima parte del Dono. Ha molto più a che fare con la nostra evoluzione e la ristrutturazione del nostro DNA. Questa ristrutturazione sembra che ci stia dando una versione più aggiornata del software. In un certo senso il nostro cervello funziona come l’hardware e il DNA, almeno un torciglione, funziona come il software. Così, mentre il nostro DNA sta evolvendo fa sì che abbiamo accesso a più informazioni e permette al cervello stesso un più consapevole e inclusivo accesso ai livelli multidimensionali dell’universo. Permettendo alla nostra coscienza di essere più consapevole di questo universo multidimensionale, esistiamo, di fatto, in modo più ampio in tale universo.

Quindi potremmo dire che il Dono è una sorta di download? E che siamo ora in grado di fare tale download?

Probabilmente è quello che mi accingevo a dire. Vedi, questa esistenza multidimensionale è così grande che queste guarigioni istantanee – solo una minima parte del Dono – fanno sì che il reconnective sia conosciuto. Non dobbiamo tornare a prendere delle sessioni di guarigione ancora e ancora, non dobbiamo fare dei ritocchi alla guarigione, non dobbiamo fare il corso di dna1 e poi dna2 e poi un corso avanzato… non abbiamo bisogno di complicarci l’apprendimento con altrettante tecniche… I nostri insegnanti di tecniche energetiche ci dicono: “torna e apprendi un’altro tassello, e un’altra tecnica e un’altra ancora”. Tu paghi, un assegno sull’altro… ma i maestri di tutti i

tempi hanno sempre detto di non tornare poiché la nostra maestria si evolve nel silenzio della mente. In questa esistenza multidimensionale una parte molto piccola della ricompensa che abbiamo oggi sono appunto queste guarigioni. Ma non siamo ancora in un luogo di coscienza e sufficientemente evoluti da poter accettare il fatto che la guarigione riconnettiva possa fare un aggiornamento, possa ristrutturare il nostro DNA. Il livello in cui siamo è attratto solo dalle guarigioni. Per finire, la differenza tra gli insegnanti e i maestri è che gli insegnanti vogliono che noi torniamo, i maestri no. È ora che noi diventiamo gli insegnanti degli insegnanti. È ora per noi di diventare la fiamma che accende la prossima fiamma e la prossima e la prossima... Vedi, semplicemente la fiamma sa stare nella purezza e nella verità di chi e che cosa è. Così la sua vera essenza semplicemente ispira, accende la candela vicina e poi a sua volta quella vicina… È ora di cessare di voler guarire e essere la guarigione stessa, in questo modo ispiriamo la guarigione nell’altra persona. È tempo di essere noi stessi la luce in modo da ricordare alla prossima persona e alla prossima ancora di vibrare a quel livello. Semplicemente essere in presenza esattamente così come si è? L’essere guaritore, diventare la guarigione stessa significa essere presenti esattamente così come siamo, e questo è quanto? Questo lascia un bel po’ di spazio a ciò che significa veramente “esattamente quello che siamo”, lascia spazio a larghe interpretazioni, esattamente ciò che siamo nel nostro stato limitato o in un processo di espansione…

il fatto di voler controllare, sapere, ostacola, aggira l’opportunità di essere presenti, di godere del vero potenziale Dono, quello di essere dei testimoni

Dott. Eric Pearl

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Prendendo l’esempio della candela, che cos’è una candela? È semplicemente una candela e nulla più… Intendo quello che realmente siamo, la nostra vera natura…Questo è quello che stiamo cercando di diventare, ciò che veramente siamo, questo è quello al quale ci stiamo riconnettendo, è lo scopo della Riconnessione. Si è scoperto, tramite le ricerche scientifiche, che abbiamo ricevuto le guarigioni più clamorose nel momento in cui abbiamo lasciato cadere qualsiasi tecnica di guarigione. Quando ancora una tecnica energetica di qualsiasi tipo era chiamata in causa, i risultati si sono dimostrati minimi. L’esperimento è stato fatto con medici che praticavano su degli atleti. Tale capacità invece aumenta con la volontà dell’operatore di non voler dirigere o influenzare il risultato della guarigione e quando siamo aperti a diventare l’osservatore e l’osservato, è quello il momento della guarigione. Quando l’operatore vuole diagnosticare o pensa di essere un medico intuitivo, o di usare sue conoscenze per dirigere la guarigione, è qui che la forza della guarigione diminuisce. Cercando di definire il problema, alimentiamo solo il nostro ego, poiché pensiamo di avere noi qualche speciale intuizione per far sì che la guarigione accada. Poiché il fatto di voler controllare, sapere, ostacola, aggira l’opportunità di essere presenti, di godere del vero potenziale Dono, quello di essere dei testimoni.

Il training per accedere alle frequenze riconnettive dovrebbe essere, quindi, nella tua visione, “the ultimate training”, il seminario ultimo-supremo?Quello che posso dirti a questo punto, una volta che attraverso il seminario hai accesso allo spettro delle frequenze riconnettive, trascendi tutte le tecniche, esso include delle particelle di energia che sono tutte le altre tecniche. All’improvviso siamo in grado di accedere a frequenze a spettro pieno – così chiamate – che trascendono l’energia stessa. Nel momento in cui utilizziamo una tecnica, limitiamo non solo l’utilizzo dell’energia, ma ne prendiamo proprio solo una parte. Quando sentiamo il bisogno di dirigere, controllare o determinare – non importa come decoriamo la tecnica chiamandola in questo o in quell’altro modo – e quando dobbiamo proteggerci o purificare l’energia della stanza o qualsiasi altro passo dobbiamo intraprendere per far sì che il risultato avvenga, tendiamo a muoverci da uno spazio di controllo, mancanza, limitazione. Le guarigioni, però, si trovano qui, nel luogo dell’amore, della prosperità, dell’abbondanza, della luce, dove non abbiamo bisogno di dirigere e controllare. Dobbiamo muoverci e andare dove ci sono amore, prosperità e

abbondanza e le nostre tecniche non ci permettono tale movimento.

E, ribatto: il reconnective training è the ultimate? Sebbene, di fatto, sembri un paradosso, in quanto, per trascendere tutti i seminari che insegnano dei metodi e/o delle tecniche, dovrei di nuovo abbracciarne un altro che insegna la trascendenza degli altri?Sì, nel campo delle tecniche energetiche si può dire, a ragione, che è il training supremo. Nella riconnessione non c’è tecnica. Il vero Dono di qualsiasi tecnica arriva con la sua trascendenza. Il vero Dono delle rotelline della bicicletta lo vediamo solo quando le togliamo.

Per ritornare allo strillo principale di questo numero, possiamo chiamare la riconnessione una forma di salto quantico? Il momento in cui ricevi il Dono, possiamo chiamarlo “un salto quantico”?Il termine salto quantico non gli fa giustizia. Quando dici “un salto quantico” in tale definizione è come sottesa la possibilità di più passi, o di un prossimo passo. Quello che davvero abbiamo incontrato è il dispiegarsi infinito del campo quantistico. Infinito, per cui non c’è il prossimo; una volta che accediamo siamo in un continuum, andare a cercare il prossimo significa perdere il continuum. È infinito, e continuamente in espansione, quindi dovresti lasciare l’infinito per andare a cercare ciò che è prossimo, ciò che è lineare. In verticale o in orizzontale non siamo più in una dimensione lineare, siamo in un reame temporale simultaneo, non ci sono più vite passate, non più dejavù… tutto è simultaneo e, semplicemente, espande.

Ringraziamenti:si ringrazia per la collaborazione Roberta Desideri, ([email protected]), e in veste di traduttore e assistente italiano di Eric Pearl, Luca Occelli, ([email protected]).L’intervista in versione integrale sarà presente a tempo debito su www.scienzaeconoscenza.it

In qualità di medico, Eric esercitò per 12 anni la professione di chiropratico ottenendo anche notevoli successi, finché un bel giorno un gruppo di suoi pazienti asserì di aver sentito sul loro corpo le sue mani, sebbene questi non li avesse fisicamente toccati. Le guarigioni dei suoi pazienti sono state documentate finora in 6 volumi, compreso il bestseller internazionale scritto dallo stesso Eric, The Reconnection: Guarisci gli altri, guarisci te stesso (My life edizioni) già tra-dotto in 30 lingue. Eric e la Reconnective Healing, con sede a Los Angeles, hanno riscosso notevole interesse da parte di eminenti dottori e ricercatori scientifici che operano presso ospedali ed università di tutto il mondo.

Eric Pearl e la sua testimonianza

A cura di R. Desideri e E. Masetti Riconnessione: intervista a Eric Pearl

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La natura, per mezzo dei flussi di energia, con le sue regole precise, crea forme di simmetria-dinamica perfette che gli antichi erano in grado

di percepire. Tali forme si pongono pertanto alla base della “geografia sacra”, estesa su scala planetaria –come la griglia elettromagnetica della Terra a forma di losanghe curve – della “geodesia sacra”, estesa su ampi territori – come le reti geodetiche megalitiche – nonché della “geometria e numerologia sacra”.Un macro-sistema è composto da sistemi-complessi auto-regolati in dinamico e interdipendente equilibrio. Sono connessi tra loro da rapporti di proporzione aurea e da similitudini proporzionali modulari e di tipo frattale, elementi comuni tanto all’infinitamente piccolo, quanto all’infinitamente grande.

Aree sismiche, placche e faglieLo scenario in cui è immerso il Mare Mediterraneo è costituito da una complessa attività geologica connessa alle dinamiche delle placche continentali che incidono direttamente sulle modificazioni interne, ma rispondenti anche alle sollecitazioni intercontinentali e oceaniche, esterne al suo bacino. L’analisi del territorio italico, una delle aree sismiche più attive del pianeta, e dei mari che lo circondano risulta molto complessa per l’interazione tra più placche, il cui scontro tende a frantumare lo strato terrestre più duro che penetra fino a 20 chilometri di

profondità. Una propaggine di placca europea, che proviene da est, infatti, circonda e comprime da nord-est a nord-ovest l’intero Arco Alpino. Un primo braccio attraversa il territorio italico dal Mar Ligure all’Alto Adriatico, passando per il confine meridionale della Pianura Padana, dove viene in contatto con il bordo inferiore della placca adriatica. Il bordo della placca europea, che spinge verso sud la Pianura Padana, raggiunta l’area della foce del Po, prosegue in discesa comprimendo verso l’interno della penisola la costa adriatica italiana, fino in prossimità di Pescara. Le due placche, l’europea e l’adriatica, agendo in senso contrario, imprimono una forza di espansione alle aree che attraversano, determinando in particolare un ampliamento trasversale della Pianura Padana e un allontanamento delle coste opposte dell’Alto-Adriatico.Il margine discendente della placca europea, che prosegue lungo la costa adriatica del Molise per inserirsi poi nel confine occidentale della Puglia, separando questa regione dalla Campania, dalla Basilicata e dalla Calabria, e rendendola partecipe delle sorti dell’Adriatico meridionale, attualmente risulta essere inattivo. Nel mare Ionio incontra il braccio discendente attivo della placca europea che proviene dall’Arco Alpino occidentale e costeggia il litorale ligure e tirrenico della penisola italica.

La Precaria Armonia del CosmoDinamiche geologiche, vulcanismo e terremoti alla luce del modello “a celle geodetiche circolari”

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Una faglia trasversale che taglia in due l’Italia centro-meridionale è al momento responsabile delle modifiche geologiche e tettoniche dell’area centro-meridionale, dove si registrano differenti orientamenti di rotazione tra aree adiacenti. L’Abruzzo settentrionale, l’Umbria e il Lazio sono le regioni soggette a una rotazione da nord-est verso sud-ovest, mentre quelle collocate a sud della frattura tettonica, quali l’Abruzzo meridionale e il Molise, subiscono una rotazione da nord-ovest a sud-est. Si può dedurre quali forze distruttive può mettere in atto una tale tendenza all’espansione e alla rotazione inversa dei bordi di questa faglia aggiuntiva, creata dalla frattura della litosfera a causa della compressione cui sono sottoposti i litorali, orientale e occidentale, della penisola italica, compresi tra due mari interni con tendenza all’espansione. La placca tirrenica o iberica compone il lato occidentale del territorio italico comprendente il mare Tirreno ed è caratterizzata da un ridotto stato rigido, poiché scorre sul materiale frantumato di subduzione delle placche circostanti, ossia l’adriatica, la ionica e l’africana, che la circondano da est a sud-ovest. Lo scivolamento di una placca sotto l’altra provoca la continua immissione del materiale crostale lungo le linee convettive del mantello, attraverso le quali risale allo stato magmatico, andando ad incrementare i bacini magmatici dei numerosi vulcani concentrati intorno

all’area dello Stretto di Messina e nel centro del Tirreno. L’attività dell’Etna in tale area costituisce una valvola di sfogo delle continue spinte presenti sui punti d’incontro delle diverse placche interagenti. L’Etna si distingue, però, dai vulcani circostanti perché attinge il suo magma direttamente dal mantello attraverso una fessura profonda della placca africana, mentre gli altri vulcani hanno i loro bacini posizionati all’interno della più superficiale litosfera.Tale scenario complesso, che illustra gli andamenti delle linee di contatto tra le numerose faglie che convergono nel Tirreno, rimanda a un’attività geologica molto elevata, che necessariamente implica fenomeni sismici dovuti alle interazioni delle spinte delle placche, le quali provocano la rottura della aree della litosfera che, a causa della loro durezza, oppongono una tale resistenza alle spinte in atto da fratturarsi.

Le celle geodetiche circolariIl territorio italico è dichiarato zona sismica, poiché molte sue aree sono interessate da movimenti della crosta terrestre che provocano aperture di faglie, le quali frantumano, secondo un modello “a foglia”, i bordi delle zolle tettoniche in contatto, oppure provocano crolli sotterranei nelle aree carsiche.Le dinamiche distruttive della crosta terrestre che

avvengono nel sottosuolo sono difficili da prevedere, se non prestando particolare attenzione alle modificazioni più evidenti dei fenomeni ordinari. Queste possono essere preparatorie di attività sismiche di maggiore intensità. La ricerca di plausibili soluzioni unisce allo studio della dinamica di scorrimento e di scontro delle placche tettoniche, che interessano la litosfera, anche quello dei meccanismi interni della Terra che interessano le modificazioni dell’astenosfera in risposta all’innalzamento climatico e alla distribuzione dei minerali nel mantello.Proprio l’impronta fossile sulla superficie esterna del mantello, dovuta all’organizzazione di tali minerali in relazione alle loro proprietà di conduzione elettromagnetica, condiziona l’astenosfera e la litosfera così che si possono individuare sulla superficie terrestre i punti a buona conduzione da cui s’irradia l’energia

La Precaria Armonia del Cosmo

la superficie del pianeta è interessata da un sistema frattale di celle geodetiche adiacenti circolari, irradianti “bolle di energia”

Fig. 1: griglia elettromagnetica a celle geomorfologiche modulari (triangolari, romboidali, esagonali, circolari), che vibrano secondo il valore mediterraneo “armonica sei” o “fiore della vita”. Il settore composto dai vulcani Vesuvio-Vavilov-Marsili determina il “trian-golo di fuoco” del Tirreno. Ai vertici della stessa cella geodetica esagonale, oltre al Monte Pollino e al Gargano, vi sono Pescara e Pomezia, collegate tra loro da una linea tettonica passante per l’Aquila, lungo la quale si sviluppano forze contrastanti in opposta rotazione, che tendono a separare la penisola italica.

Marisa Grande Geodesia

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distruttiva che provoca i fenomeni sismici anche a grandi distanze.Con il medesimo ordine rispondente a input elettromagnetici, la litosfera è organizzata in celle geodetiche circolari, con raggruppamento al centro dei minerali duri, che emarginano i minerali deboli a bassa conducibilità elettromagnetica verso le aree periferiche.Le fratture della litosfera, pertanto, possono ritenersi consequenziali alle dinamiche dovute alla fuoriuscita dall’interno del pianeta dell’energia compressa, incanalata verso il centro delle celle geodetiche, che si va a scaricare in modo radiale verso le circonferenze di massima espansione delle celle interessate, dove il materiale crostale a limitata adesione magnetica è più friabile e soggetto a essere distrutto ciclicamente, per inabissarsi e risalire sotto forma di magma. Tale modello “a celle geodetiche circolari”, di grandezza variabile secondo una sequenza di tipo frattale, è verificabile su scala mondiale dove emergono in posizione più visibile le grandi celle che modellano le coste adiacenti degli oceani Pacifico e Atlantico. La teoria cui fare riferimento corrisponde al modello di un pianeta la cui superficie è interessata da un sistema frattale di celle geodetiche adiacenti circolari, irradianti “bolle di energia”, per linee di flusso

elettromagnetico che dal centro si espandono in tutte le direzioni, tanto nel sottosuolo, quanto all’esterno. La sfera di energia che si determina è direttamente proporzionale alla quantità di elettromagnetismo irradiato, che arriva fino a provocare l’espansione del territorio, fratturando la crosta terrestre e creando le dorsali oceaniche. Le sfere energetiche più grandi e in espansione comprimono quelle adiacenti e comprendono, al loro interno, sistemi di celle più piccole, proprio secondo un modello complesso di tipo frattale. Nelle aree opposte a quelle in espansione, come avviene nel Bacino del Mediterraneo, le celle geodetiche risultano compresse e il cerchio di base si trasforma in poligono, il cui numero di lati coincide con il numero delle celle geodetiche adiacenti che lo comprimono. Le energie radianti in atto sulla Terra sono tali da modellare costantemente le aree emerse della crosta terrestre.

La griglia geo-elettromagnetica e il DNADa quanto premesso emerge che la litosfera, ossia lo strato più superficiale della Terra, è sottoposta alle dinamiche di interazione tra spinte e contro-spinte determinate dallo scontro delle placche tettoniche alla deriva, che producono attività vulcaniche e

Fig. 2: CARTINA DELL’AREA ARTICA - sistema geo-morfologico e tettonico di tipo frattale, costituito da celle geodetiche circolari dipendenti dall’energia in espansione dal Polo Nord attuale e dai poli fossili Hudson, Beau-fort, Bering, Ohotsk. La loro energia è causa di corrugamenti della crosta terre-stre, quali i Monti Mackenzie e le Mon-tagne Rocciose canadesi (dipendenti dal Polo fossile Hudson), i Monti Brooks degli Stati Uniti (dal Polo fossile Beau-fort), gli archi di fuoco delle Isole Aleu-tine (dal Polo fossile Bering) e le Isole Curilli (dal Polo fossile Ohotsk).Questi due arcipelaghi si affacciano sulle corrispondenti Fosse di subduzione sot-tomarina della Placca Pacifica che s’inse-risce sotto quella Euroasiatica. L’insieme delle linee evolventi a forma di “esse” che si sviluppa con rapporto aureo dal Polo Nord al Polo Sud costituisce la “griglia elettromagnetica a losanghe cur-ve” che avvolge il pianeta Terra.

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sismiche, ma le dinamiche di scorrimento rispondono alle sollecitazioni di un’attività elettromagnetica che proviene dall’interno del pianeta.Le aree compresse, come quelle del Mediterraneo, presentano celle geodetiche di forma esagonale per intersezione di sei celle limitrofe alla prima e le energie che si espandono all’interno rispondono all’ordine delle risonanze vibrazionali riferibili all’armonica “sei”. Un “centro geodetico” fondamentale per la configurazione di una “griglia modulare esagonale” che sviluppa un’energia elettromagnetica vibrazionale che incide sulla crosta terrestre dell’area mediterranea, modellandola secondo il “valore sei” delle armoniche terrestri, corrisponde al Vesuvio. Sulla città de L’Aquila e sui comuni limitrofi che sono stati colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009 incide direttamente non solo il centro energetico Vesuvio all’interno della cella esagonale ad “armonica sei”, ma anche le più piccole celle geodetiche con centro nelle località di Pescara sull’Adriatico, da cui ha inizio la frattura di deviazione del bordo orientale della placca europea verso il bordo occidentale, e di Pomezia sul Tirreno, che si trovano sui punti costieri ai limiti della cella vesuviana, ma che, secondo un sistema proporzionale di tipo frattale, incidono anch’esse sulla configurazione della costa adriatica e della costa tirrenica. Un sistema di sei celle geodetiche circolari di uguale grandezza, intersecandosi all’interno di quella centrale, descrive una forma di “fiore a sei petali”, le cui linee mediane corrispondono ai lati di angoli di 60° ciascuno (figura 1).Tale forma era conosciuta già dagli egizi ed è stata tramandata attraverso la simbologia sacra con il nome di “fiore della vita”. Collegando tra loro le punte estreme di ogni petalo si ottiene una suddivisione in celle esagonali. Se si prendono in considerazione le linee mediane di quattro petali, dei quali due appartenenti al fiore centrale e gli altri a due distinte celle adiacenti del sistema modulare che si estende a macchia d’olio intorno alla cella centrale, si ottiene la “losanga”, un simbolo di origine arcaica legato alla dea madre e di riflesso, alla madre Terra. Tale forma geometrica romboidale, come anche ogni vertice dell’esagono che compone il fiore della vita, corrisponde alla maglia base a losanghe curve di una “griglia geo-elettromagnetica” che avvolge la Terra. Tale griglia si compone di linee di flusso del campo magnetico terrestre, o ley lines, che attraversano il pianeta con andamento a forma di “esse” per via sotterranea dal Polo Nord al Polo Sud e per via aerea nel senso inverso, creando maglie a forma di losanga (vedi figura 3). Sugli incroci di maglia, nodi energetici di tale griglia, sono stati elevati sul pianeta megaliti o altre

costruzioni dalle geometrie perfette, costituiti da minerali a buona conducibilità magnetica, per rendere coerenti le onde di flusso elettromagnetico e sincronizzarle con i flussi cosmici.Tale distribuzione di “accumulatori e stabilizzatori di onde elettromagnetiche” fu dettata da un passo costante naturale rilevabile con il valore del numero d’oro 0.618, o phi, noto generatore di linee evolventi. L’avvitamento sullo sferoide del pianeta segue il movimento di rotazione terrestre, fino ad avvolgerlo in un sistema di linee simile alla doppia spirale evolutiva e avvolgente che costituisce la “doppia elica” del DNA degli esseri viventi, che del loro pianeta e delle sue dinamiche cicliche e alterne ne mantengono impressa l’impronta indelebile.

Marisa Grande Geodesia

È l’artista leader del Movimento culturale “Synergetic-art”, avviato agli inizi degli anni Novanta per far interagire tra loro molteplici settori culturali, ai fini di pervenire ad una conoscenza globale della realtà. Tra le sue pubblicazioni interdisciplinari anche scritti di paleo e archeoastronomia (L’orizzonte culturale del megalitismo, Besa 2008). Socia dal 2001 della Società Italiana di Archeoastronomia c/o Osservatorio di Brera di Milano, scrive, su riviste di settore, di arte, cosmologia e simbologia, tematiche queste che ha approfondito nei saggi inediti Impronte di senso. – Tra natura e storia, Dai simboli universali alla scrittura, La precaria armonia del cosmo. Su quest’ultimo saggio è stato particolarmente trattato il tema della dinamica dalla quale scaturisce l’alterna ciclicità dell’attività dei due margini della placca europea, che modellano le coste peninsulari italiche. Tale argomento infatti richiede un approfondimento non facile da trattare in questa sede.

Scritto da Marisa Grande

L’Antico Segreto del Fiore della Vita – Volume 1 e 2 – è di Drunvalo Melchizedek, Macro Edizioni.Per approfondire è anche disponibile Alla scoperta del Fiore della Vita – DVD, Macro Video.

Il fiore della vita

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Un Genio delFigura 1

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Con estrema attenzione e piacere ho seguito sul numero di Agosto l’intervista dedicata al fondatore del “Center for Ecoliteracy”,

Fritjof Capra. Dalle sue risposte si evince come il suo impegno conoscitivo rivolto verso un grande del passato come Leonardo da Vinci, stia continuando attraverso un’altra opera bibliografica. Soprattutto mi ha affascinato leggere come il Genio dei Geni sia oggi inteso da Capra quale vero fondatore del metodo scientifico. Un metodo sistemico basato sull’analisi metodica e sperimentale di tutti i modelli di relazione o organizzazione esistenti in natura, nel tentativo di decifrare quali siano i veri processi di trasformazione alla base del momento transitorio espresso dalle “forme”. Leonardo è visto come il primo indagatore “pittorico” di una presunta – Teoria della Complessità – capace di spianare la strada verso un tipo di scienza qualitativa attraverso le sue tracce e i suoi schizzi, scienza che mai farà uso di Algebra o Matematica. Insomma il Maestro non quantifica i processi evolutivi piuttosto li dipinge, facendo inten-dere come quelli appartengano a un unico “modello” condivisibile per l’uomo come per la Natura. Questo, sempre per Capra, avrebbe dovuto essere il vero modello fondante di quella scienza ufficiale che da lì a poco, attraverso Galileo o Newton, ci avrebbe tra-scinato nell’attuale situazione di stallo dicotomico in cui nulla, di fatto, può essere creato sul nostro pianeta senza che esso ne subisca qualche conseguenza, e noi con lui. Leonardo rappresentò quindi per l’umanità forse l’ultima occasione di creare un tipo di scienza olistica in grado di creare senza distruggere.Il mio compito adesso è rivolgere a voi lettori una semplice domanda: «La genialità di Leonardo fu tutta farina del suo sacco?». I miei studi dicono: «Da sempre sulla Terra esiste una Scienza, la cui paternità ancora oggi ci è oscura, basata sull’effettiva codifica di un atto creativo di tipo cimatico (effetto morfo-genetico delle onde sonore), capace di spiegare la

nascita dell’Universo attraverso un’unica legge, quella dell’ottava». In altre parole esiste da sempre una Teoria del Tutto costruita essenzialmente su un tipo di energia, oggi – immeritatamente – definita Oscura, in grado di propagarsi secondo canoni musicali… e Leonardo lo sapeva, cari lettori, eccome se lo sapeva. Concedetemi un po’ della vostra curiosità e venite con me in un luogo dove la scienza, quella ufficiale, spesso dovrebbe raccogliersi per meditare sulla sua vera paternità.

La Sala delle OttaveVi condurrò presso il Castello Sforzesco di Milano per “vedere” una delle opere meno conosciute del Maestro, la Sala delle Asse. Dovete sapere che nel lontano 1495-97 Leonardo fu invitato dal suo mece-nate Ludovico il Moro ad affrescare una delle sale del Castello nell’imminenza del matrimonio della propria figlia. Vero è che nel tempo quella sala divenne, sem-pre, il palcoscenico ideale del Moro per l’organizza-zione di feste e ricorrenze, famose a quei tempi per la loro ineguagliabile opulenza. Tornando al Vinci, egli fu in grado di trasformare centinaia di metri quadri di soffitti e mura in uno spettacolare mondo agreste dominato da un’immensa e lussureggiante foresta dove tutt’oggi si distinguono enormi alberi, rami, foglie e fiori (Fig. 1). Ora immaginate di entrare in questa Sala e di dirigervi, come tutti fanno, verso il centro della stessa. Esterrefatti e sopraffatti da un tale spettacolo, alzate la testa e osservate il cuore, il cen-tro di un’opera senza eguali costituito dallo stemma araldico degli Sforza (Fig. 2). In quel preciso istante i vostri occhi percepiranno intorno allo scudo gentili-zio qualcosa d’indistinto, d’indefinito che vi spingerà ad utilizzare lo zoom delle vostre macchine digitali al meglio delle loro possibilità. Fatto ciò all’improvviso sarete in grado a distinguere, intorno alle insegne araldiche, una concatenante e sferica cornice di otto (Fig. 3).

La lettura di alcune opere di Leonardo da Vinci, quale interprete di una scienza millenaria: il Sapere Sonico

Un Genio del FuturoMichele Proclamato Arte e Scienza

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Magari all’inizio ne rimarrete stupi-ti ma alla fine la curiosità avrà la meglio e, come ho fatto io, ne conte-rete 32 di otto. A quel punto osser-verete come da tale ottuplice cate-na (F4) prenderà inizio una serie infinita di ciò che gli “esperti” defi-niscono “Nodi di Leonardo”. Senza sapere la vera moti-vazione simboli-ca posta alla base della loro creazione e seguendo quegli

Sghiribizzi – come li chiamava il Vasari – vi renderete conto di come quell’intricata vegetazione celi volte, architravi, navate tutte (F5) motivate da otto alberi ben precisi. E in questa miscellanea perfetta di arte, pittura, architettura e scienza noterete alla periferia della stessa otto piccoli spazi sferici di puro e intenso cielo celeste (F6). Insieme a me vi recherete sotto uno di loro e registrerete come ognuno di essi sia circon-dato da 12 Nodi. Si possono ora fare alcune semplici addizioni, secondo le quali il Maestro utilizzò, per la costruzione di quell’angolo di paradiso, 1\3 e 2\3 di un

computo pari a 96 unità, suddiviso in ottave. Questo solleva a ragione alcune domande. Leonardo, dunque, usa la matematica? Trasformandola meravigliosamen-te in un orpello pittorico? Egli pone, nel cuore della Natura, l’ottava, perché la Natura stessa diventa, in tale contesto, arte e architettura. Una massa enorme di Nodi, in ordine numerico, tiene unita tale rappre-sentazione pittorica. Quanto era importante per il Maestro quella forma di Conoscenza? Per Leonardo la Natura era il frutto ultimo della creazione sonica, e all’interno della Natura, di con-

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seguenza, vi erano comprese tutte le nascenti Arti dell’Uomo, bastava osservarla, e tutto era tenuto insieme da semplici salti di Ottava. La “sua“ ricerca sistemica di una Teoria della Complessità di tipo qualitativo, non fu il fine ultimo di tutte le sue ricer-che, ma la semplice conseguenza, scaturente da una visione Universale basata sulla concezione prima e ultima secondo la quale tutto è Uno, poiché tutto nasce e fa parte dell’Ottava. Il sapere dell’Ottava era simbolicamente presente nei “suoi” taccuini (F7) e, soprattutto, in tutti i suoi dipinti. Non mi rimarrà

altro da fare che attendere le vostre esclamazioni di stupore nel vedere i Nodi nella Gioconda, nella Donna con l’Ermellino, nel ritratto di Beatrice d’Este e nel Cenacolo dove riacquisteranno la loro ottuplice direzionalità (F8-F9-F10).

Il Genio SonicoPotete ora capire quanto sia parziale parlare di Leonardo, quale padre della scienza e della tecni-ca, come dell’ultima occasione olistica in grado di generare una scienza qualitativa e non quantitativa. Semplicemente “lui” utilizzava una scienza del lon-tano e sconosciuto passato umano, conscio di come essa fosse in grado di sposare tecnica e natura in un connubio nascente da otto suoni, dimensionalmente posti a monte della nostra realtà. Leggete cosa scriveva di seguito ad un suo schizzo, riguardante il meccani-smo di un Mulino in grado di sfruttare il movimento dell’acqua, in contemporanea, per ben due alberi macinanti.

“Io ho imparato dai Bocalari come l’impeto de’ lor torni riserva in sé al quanto la natura di quel moto che da essi bocalari è dato loro .E per questo ho giudicato essere possibile poter fare a quella acqua la qual fa macinare un mulino, sia possibi-le che essa ne facci macinare 2. Conciossiachè quando 32 denti d’una mezza rota ha fatto dare “4” volte intorno a una roca di “ 8” denti, che essa roca ne possi dare per sé “4” altre volte, quasi della medesima velocità che quando essa era sospinta dalla sua roca”.

Con chiarezza si evince un sistema numerico, lo stesso della sala delle Asse in cui l’otto, frazioni o multipli dello stesso, sono il riferimento applicativo della sua

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tecnica. Di conseguenza non bisognerà stupirsi se, sempre dopo uno dei disegni riguardante una deva-stante macchina bellica per molti versi simile ad un carro armato, aggiungeva (F 11) :

“ Questo è buono per rompere le schiere, ma vuol seguito. Modo come sta dentro il carro, otto uomini trarranno e questi medesimi volteranno il carro e seguiranno…”

Insomma Leonardo applicava un sistema numerico, di cui molto potrei dire, in ogni particolare facente parte delle sue invenzioni, che a questo punto, con-verrete con me, sono, più che tecnologiche, soniche. Sarà quindi del tutto normale se la sua versione del primo “Cuscinetto a Sfera” avrà forma Ottagonale e poggerà su Otto sfere rotanti, come puntigliosamente ha riprodotto il museo della Scienza e della tecnica di Milano (F12). In sostanza sto cercando di dire e dirvi che non solo la scienza quantitativa, ma quella qualitativa, basata su modelli o pattern condivisibili a più livelli biologici, molto probabilmente sono figlie di un sapere definito ancora oggi, senza più tanta convinzione, Esoterico.

Il falso Mistero delle Incisioni del MaestroPer eliminare ogni dubbio in merito alla reale pre-parazione del genio Leonardo in campo Sonico, ci sarebbe stato bisogno fra i suoi scritti, in particolare i suoi disegni o schizzi, di determinate testimonianze geometriche necessarie per porlo a ragione dentro alla fisica. Perché di questo si tratta, del sapere dell’Ot-tava. Dovete sapere che essendo l’Ottava – come già detto – la codifica di un atto Cimatico dimensionale come da millenni sapevano tutte le civiltà del passa-to, avrà la compiacenza di palesarsi solo attraverso forme geometriche un tempo definite “Occulte”. Esse saranno 5 e corrisponderanno ai 5 solidi plato-

nici. Quindi per capire fin dove un personaggio come Leonardo si sia spinto nella direzione di chi vuol appieno godere di tale “scienza”, è suffi-ciente osservare se nelle sue opere appaiono tali riferimenti geometrici. Anche in questo caso ho piacere di farvi sape-re che Leonardo dotò la sua Scuola di pittura di Milano di una serie di sei incisioni, croce e delizia dei famosi esper-ti del Maestro (F13). In esse si notò una tale profusione di nodi che i soliti esperti si chiesero per-ché il geniaccio insistesse su tale simbologia. Voi che siete ormai stati edotti sulla simbologia dell’Ottava utilizzata dal Genio invece sapete che cosa si cela die-tro a tale scelta, quindi con piacere posso informarvi che tale ordito sonico fu sfruttato come prototipo persino dalle sarte e acconciatrici delle nobili corti di tutt’Europa. Detto ciò vorrei potervi illustrare cosa Leonardo sia stato capace di celare, all’interno delle “sue” incisioni. Se osservate la foto (F13) è subito palese come i Nodi in questo caso si siano strutturati in sette sfere ben precise e interconnesse fra loro. State osservando un modo di rappresentare le tre ottave o il Settenario, tanto decantato dal grande Massimo Corbucci a livello atomico, responsabile degli orbitali s, p, d. Ebbene se osservate all’interno di ognuna di quelle sfere vedrete la parte di una scritta totale che vorrei per voi riassumere: “Leo-nar-di-aca-de-mia-vici“, un chiaro riferimento alla sua accademia di pit-tura. A questo punto fate ciò che “lui” avrebbe voluto,

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unite quelle sfere seguendo lo schema della sua frase e vedrete apparire ciò che stavo e spero state cercando anche voi (F14). Improvvisamente i 5 Solidi platonici appariranno a dirvi qualcosa di particolare non solo sul “geniaccio” ma soprattutto sulla nostra scienza. Primo, che uno dei padri del nostro sapere, rico-nosciuto a livello mondiale, diede inizio allo stesso facendo sua una scienza millenaria.Secondo, che Leonardo partì, grazie all’Ottava, da una teoria del Tutto unificante per poi dimostrarla sul campo a livello biologico e non il contrario.Terzo, che la scienza ufficiale ha perso la sua visione olistica non perché non ha seguito Leonardo, ma per-ché ha voluto dimenticare il sapere Sonico.Se a tutto ciò aggiungiamo come negli ultimi decenni il sapere in questione sia riapparso nei campi di grano di tutto il mondo, possiamo forse tracciare un filo conduttore condiviso da Civiltà e individui speciali in grado di attraversare la storia umana senza paura del tempo. Avremo quindi il primo indizio sulla reale costituzione dell’energia che tutti i laboratori di fisica

nucleare più importanti del mondo stanno cercando, solo allora ci renderemo conto che la codifica della materia è stata posta anche in un magnifico e secolare soffitto d’altri tempi da un genio del Futuro.

Figura 13

Figura 14

Temi e immagini tratti da Il Genio Sonico di Michele Proclamato, Melchisedek edizioni.

Biblio essenziale

Scrittore, vive a L’Aquila, dove da alcuni anni si occupa attivamente della “riscoperta misterica” dei luoghi sacri più importanti. Per info: www.micheleproclamato.it, ([email protected]).Tra le sue opere: L’Ottava, scienza degli Dei e Il Genio sonico, entrambe Melchisedek Edizioni.

Scritto da Michele Proclamato

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L e dinamiche tettoniche risultano accelerate dalla viscosità dell’astenosfera (strato intermedio tra mantello e litosfera), resa viscida dal calore che

il nucleo terrestre sprigiona nello sforzo di compensare l’azione frenante dell’asse terrestre inclinato. Ne deri-vano scontri crostali e fenomeni di sovrapposizione e di subduzione che causano violenti terremoti. La mag-giore tensione energetica si scarica sulla vasta cintura di fuoco che costeggia le terre del Pacifico, dove tre giorni prima del terremoto di Haiti, il 10 gennaio 2010, se ne è verificato uno di magnitudo 6.5 della scala Richter a largo di Eureka, in California. Tale sisma corrisponde

alla risposta della placca continentale all’impulso elettro-magnetico emesso dal centro di una cella oceanica che modella la costa nord occidentale californiana compresa tra le località di Vancouver e di Santa Rosa. In direzione sud la costa è interessata dall’azione contrastante di due

grandi celle geologiche: una oceanica che modella l’arco della Sierra Nevada e l’altra continentale, con centro nei Monti Uinta, che delinea la Catena delle Cascate e la Catena Costiera. Sull’intersezione tra le due celle vi sono San Francisco e Los Angeles, località ad altissimo rischio sismico. Un centro continentale collocato su Cincinnati descrive l’ampia cella geologica che comprende gli Stati Uniti e una vasta area atlantica, dove i monti sottomari-ni della Nuova Inghilterra, le Isole Bermuda e la Platea Hatteras rappresentano i tre centri geologici che model-lano la costa orientale americana compresa tra la Nova Scotia e la Florida. Il resto di terre emerse si compone di arcipelaghi e penisole, ossia “brandelli crostali” intorno alle celle geologiche del Golfo del Messico e del Mare Caraibico, scampati a una forza distruttiva devastante che inabissò nell’Atlantico il resto delle terre emerse. Secondo le leggi dei sistemi complessi, il terremoto del 13 gennaio 2010 che ha devastato Haiti si pone in diretta connessione con quello californiano, poiché tutti i vettori che hanno origine nei centri delle celle geologiche di quella costa pacifica attraversano Haiti prima di confluire sul centro del cerchio di fuoco delle Piccole Antille. La tensione elettromagnetica originata nel Pacifico ha trovato, quindi, il suo punto di scarico in Port au-Prince di Haiti, al confine tra le celle geologiche del Mare Caraibico e del Mare delle Piccole Antille, la cui resistenza opposta deriva dalle interazioni delle forze di espansione atlantiche. Le terre emerse di quest’area sono collegate tra loro secondo un rapporto proporzio-nale di griglia energetica modulare e frattale compresa entro una vasta maglia triangolare, la cui base si estende dal Messico al Brasile e il cui vertice superiore si trova in area atlantica a largo della Nova Scotia, dove include anche l’ancestrale “polo nord magnetico” del Triangolo delle Bermuda, causa dell’inabissamento delle terre atlantiche circostanti, una volta emerse.

L’interazione tra grandi sismiHaiti si trova proprio nella cintura di fuoco che costeggia quelle terre del Pacifico dove si scarica l’azione compensatoria tra attività del nucleo e dell’asse terrestre. E per quanto difficile da accettare anche questo terremoto rispetta un più grande equilibrio di forze

MAPPA DEL CONTINENTE NORD-AMERICANO: geomorfologia del territorio a “celle geologiche circolari” dipendenti dai rispettivi centri energetici in espansione all’interno della griglia modulare elettromagnetica a base triangolare. L’espansione at-lantica spinge il continente americano sulla placca pacifica. La linea di subduzione lungo la costa occidentale americana risulta, perciò, parte della “Grande Cintura di Fuoco” che circonda il bacino dell’Oceano Pacifico, lungo la quale si manifestano i fenomeni sismici intensi. Nel modello è possibile seguire i vettori che sviluppano i rapporti d’interazione tra il terremoto di Eureka, in California, del 10 gennio 2010 (6.5 della scala Richter) e quello di Haiti del 13 gennaio 2010 (7.0 della scala Richter).

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Marisa Grande Aggiornamenti

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TerraParadisoIl paradiso sulla terra è una delle cose più belle

e importanti che possano esistere, in funzione del suo carattere di sintesi e universalità. Alto

Paraìso è situato tra gli altipiani del Planalto Central del Brasile, ad un altitudine intorno ai 1.200 metri.È in paradiso che s’imprime il nuovo codice umano e spirituale di evoluzione. Tale evoluzione si traduce nell’elevazione della coscienza, ed è risaputo che vivere in altura è più propizio e favorevole. Storicamente i popoli più evoluti vivevano in luoghi alti. L’Alto Paraíso è, soprattutto, un luogo di armonia: armonia in cielo e in terra, in Dio e nell’umanità, nel passato e nel futuro, nell’individuo e nella collettività, nell’uomo e nella donna, negli esseri umani e nella natura, perché favorisce un’evoluzione e una necessaria trasformazione del mondo.È di buon auspicio che questo luogo coincida con un nome tanto suggestivo e geograficamente reale... Alto Paraíso!Questo paradiso in terra presenta una natura e una vegetazione molto particolare. Il cerrado è un ambiente davvero unico, è la savana più ricca che esiste in tutto il pianeta. I suoi alberi intrecciati ricordano i raffinatissimi bonzai giapponesi e le forme delle rocce sono, in questo ambiente, così singolari e allo stesso tempo così comuni. I fiori hanno un profumo speciale, i campi e la foresta si possono considerare come se fossero parte di un vero giardino dell’Eden.

Alto Paraìso de GoiàsÈ situato – da una relazione della Nasa di qualche anno fa – in un’area del Brasile che, vista dal satellite, appare la più luminosa del nostro pianeta.Alto Paraìso, infatti, sembra sia stata costruita su di un’enorme placca di cristallo, situata sul parallelo 14, quello della leggendaria Machu-Picchu peruviana. La luminosità è anche percepita, visivamente, alla luce del giorno, data da un cielo terso intenso, limpido e naturale. Il suo sottosuolo, composto di cristallo di quarzo, crea una vibrazione molto alta che caratterizza e influenza il luogo e le persone che vi abitano. La temperatura climatica è particolarmente gradevole, essendoci una media di 27 gradi. Il clima di montagna tropicale offre e preserva la sua bellezza sia nel periodo della secca, che in quello delle piogge. Alto Paraíso si trova a circa 200 chilometri dalla capitale Brasilia, con cui è ben collegata. Questa regione cominciò a essere popolata dal 1590 dagli indios Goyazes in cerca di oro e pietre preziose. Ma l’inizio decisivo di Alto Paraiso, porta di entrata per la Chapada, fu la fondazione di una fazenda di coloni nel 1750 da parte di Francisco De Almeida, noto esploratore portoghese che chiamò la regione Veadeiros (Viandanti).Gli altipiani sono poderosi, maestosi e intriganti. Rivelano tutta la loro essenza solamente a chi li penetra a fondo nei suoi sentieri misteriosi. Un paesaggio che improvvisamente si apre in campi fioriti d’innumerevoli tipi di orchidee, foreste

Progetti ecologici e a difesa della biodiversità, dove,se non in Paradiso?

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tropicali, cascate spettacolari, piscine incantate, acque termali, canyons profondi, notti stellate di magia. La grande luna che calma, la cascata che eccita… sentimenti che danzano, in emozioni senza tempo. Alto Paraìso si trova nello stato del Goiàs ed è il villaggio più vicino al parco riserva dell’Unesco della Chapada dos Veaderos, indicata come “riserva della biosfera mondiale”.Unica al mondo per le sue bellezze naturali, come spettacolari sorgive e cascate di acqua incontaminata, che entrano in paesaggi mozzafiato, alternando giungla tropicale e Cerrado (35% della biodiversità del pianeta). Le piante, in maniera spontanea e primitiva ne fanno un vero santuario ecologico tra

natura esuberante, fiumi, cascate, canyon, piscine, vallate e punti panoramici che predispongono ad emozioni interiori intense. Il suo suolo è delicato e al tempo stesso solido, uno dei molti paradossi di questa terra magica. Formatasi un miliardo di anni fa, dall’incontro di due placche teutoniche, ha dato luogo a un sottosuolo di cristallo di quarzo che si stima di circa 4 milioni di km quadrati. Possiede percorsi ecoturistici sparsi in tutto il territorio circostante, dove madre natura è stata particolarmente generosa.

Una nuova umanitàAlto Paraìso è anche conosciuto per la sua “biodiversità” umana: attira persone da tutto il mondo, accomunate dalla ricerca di qualità nella vita, in un rinnovato

contatto con la natura. Qui sta accadendo qualcosa di curioso: numerosi individui attratti dall’energia che questi luoghi emanano, si aprono a collaborazioni, a progetti, anche internazionali, atti a creare benessere e cooperazione nel rispetto di madre terra. Ognuno desideroso di contribuire con la propria presenza a creare una nuova comunità in cui individualità e

spirito cooperativo siano sostenuti. Il villaggio, anche se piccolo, è pieno di magia ed è frequentato oltre che da variegati turisti, da coloro che amano le terapie alternative.

Il parco e le cascatePer visitare il Parco Nazionale bisogna raggiungere São Jorge, ex villaggio di minatori, che rappresenta la porta d’ingresso al Parco. Oltre alla flora caratteristica della savana brasiliana, il parco ospita una grande serie di specie minacciate di estinzione. Nel parco è possi-bile fare, grazie al supporto di alcune guide autorizza-te, tre percorsi diversi: quello dei canyon, quello delle cascate e quello degli altipiani. Si tratta di escursioni di

A cura di Elsa Masetti Transizioni

TerraParadiso

è situato – da una relazione della Nasa di qualche anno fa – in un’area del Brasile che, vista dal satellite, appare la più luminosa del nostro pianeta

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una giornata, da trascorrere tra natura selvaggia, pano-rami e luoghi unici. Anche all’esterno del Parco, nei dintorni di Alto Paradiso e São Jorge, esistono nume-rose altre attrazioni naturali degne di essere visitate. In primo luogo, la Vale da Lua (valle della luna), antica for-mazione di pietra vulcanica nera e bianca, scolpita nei secoli. C’è anche il Poço Encantado (pozzo incanta-to, il cui nome dice già tutto), dove oltre a godere di un buon bagno con cascata si possono gustare alcuni piatti tipici della regione. Risaltano, per la loro bellez-za, le cascate: Almencegas I e II, Cachoeira da Galera do Rapel con il suo salto di 110 metri, o quella dos Anjos ed

Arcanjos. Da ricordare anche i notevoli punti pano-ramici quali il mirante de Agua Fria o del Pouso Alto, monumento simbolo del punto più alto del Goiàs. Da non perdere il percorso selvaggio e suggestivo del Santuario Raizama, ideale per ballare in un full moon party nella foresta e all’alba tuffarsi nelle limpide acque dei suoi fiumi. Per chi desidera una “visione dall’alto” è consigliata un’esperienza particolare come l’arvorismo (passeggiate per le chiome degli alberi) al Portal da Chapada, effettuando un percorso lungo 3 chilometri su una sorta di sentiero artigianale in legno, sospeso tra gli alberi. Una passerella sospesa nella bellezza dei luoghi, tra la vegetazione nativa. Particolare è anche il Jardim Maytrea, rinomato tra gli

I progetti di imprenditoria etica che fanno parte dell’ “Alto Paraiso Human World” (e, segnatamente, il progetto “Human Village” inteso come comunità internazionale per lo sviluppo armonico dell’individuo, progetto eco-sostenibile per lo sviluppo di una nuova coscienza, in armonia con la natura), possono essere collocati all’interno di una cultura emergente che si propone di sviluppare una nuova consapevolezza. Tale consapevolezza è capace di integrare scienza, arte e spiritualità per facilitare la risoluzione della situazione planetaria ed evolvere individualmente e collettivamente. Possono essere sicuramente considerati esempi concreti e interessanti di creativi culturali, vale a dire di progetti che sono volti ad uno stile di vita più ecologico, etico e pacifico, e che suggeriscono una concezione del mondo più unitaria, una visione olistica della vita, la propensione ad una consapevolezza globale (vedi a questo proposito anche l’articolo “Appunti sulla coerenza. L’emergere di una coscienza planetaria” sul numero 30 di Scienza e Conoscenza).

[Davide Fiscaletti]

Una cultura emergente

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amanti dello spirito per la sua forza magnetica, e il Jardim Zen con il suo scenario com-posto da pietre e fiori, situato nel punto esatto dove transita il Parallelo 14. Oltre a visitare luoghi particolarmente belli e irripetibili, si coglie imme-diatamente l’opportunità di vivere interiormente un’av-ventura dello spirito.

I progettiAlto Paraìso, per le sue carat-teristiche uniche, è stata rico-nosciuta dal governo brasi-liano come uno dei quindici siti da destinare allo sviluppo eco-turistico internazionale.

La realizzazione di una nuova Università è un ulte-riore punto di forza per la preservazione e lo sviluppo del territorio: sono previste 4 facoltà di cui 2 rivolte all’ecoturismo e le altre rivolte alla biologia e alla con-servazione del Cerrado. In questo movimento globale s’inserisce “Alto Paraiso Human World” che – oltre alle attività eco-turistiche e di turismo consapevole – promuove progetti di imprenditoria etica quali:z investimenti immobiliari in proprietà e terreni con alta redditività in aree di natura incontaminata;z sviluppo di Human Village, eco-struttura a finalità turistica e residenziale progettata con il supporto della conoscenza e dell’esperienza derivati dal Sistema Human Design, e dalle Costellazioni Familiari Sistemiche, per la creazione di comunità armoniche. Inoltre, partecipazione alla costruzione e gestione del centro per il benessere e la crescita individuale collo-cato in aree incontaminate; z progetti di responsabilità ambientale per la rifore-stazione e la salvaguardia del territorio e delle sorgenti della Chapada; z riforestazione per lo sviluppo di piantagioni a fini commerciali con logiche di eco-sostebilità;z collaborazioni internazionali di studio e ricerca con la nuova Università del Cerrado della U.N.B. di Brasilia.Spicca in particolare il progetto “Human Village”

inteso come comunità internazionale per lo sviluppo armonico dell’individuo. Un progetto eco-sostenibile, per lo sviluppo di una nuova coscienza. Adatto a chi sta cercando un posto nel mondo dove i confort umani non siano in contrasto con la natura. Per chi desidera crearsi una nuova visione di vita libera da ideologie, religioni o verità universali con un’attitu-dine pratica, umana e aperta a livello internazionale. Human Village è già iniziato. Si situa all’interno di un parco di 25 ettari riforestato, a due chilometri da Alto Paraìso. Sono già state costruite due case e ha avuto ini-zio un’interessante lottizzazione che prevede sia spazi residenziali o di villeggiatura, sia un centro benesse-re con struttura ricettiva per gruppi e conferenze. Un luogo dove vivere o passare del tempo sperimen-tando l’arte di essere in paradiso… qui, con i piedi per terra!

spicca in particolare il progetto “Human Village” inteso come comunità internazionale per lo sviluppo armonico dell’individuo

Human World Ltda Fazenda Human Village, 73770000 Alto Paraìso de [email protected]

Per saperne di più

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Scienza e Conoscenza- rivista trimestrale- vendita per abbonamento postale, nelle principali librerie

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(Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB Forlì n. 67/2009 - Iscrizione al Tribunale della Provincia di Forlì, numero 21

dell’8 luglio 2002 - Direttore Responsabile: Elsa Masetti

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