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Year 2 ı Number 1 ı 2016 37
RETINAL-CHOROIDAL CHANGES AFTER A LOADING PHASE OF RANIBIZUMAB IN DIABETIC MACULAR EDEMA
Modificazioni retino-coroideali dopo loading phase di ranibizumab nell’edema maculare diabetico
Mariacristina Parravano, Andrea Cacciamani, Paola Giorno, Francesco Oddone, Fabio Scarinci, Antonluca Boninfante, Monica VaranoFondazione G.B. Bietti-IRCCS, Rome, Italy
RIASSUNTOProcedure di base: misurazione
dell’acuità visiva corretta (BCVA),
biomicroscopia, misurazione
della pressione intraoculare (IOP),
oftalmoscopia, misurazione dello spessore
retinico centrale (RT) e coroideale (CT) e
misurazioni della sensibilità retinica con
microperimetria sono state effettuate al
basale e dopo LP di ranibizumab.
Risultati: sono stati reclutati 23 occhi con
DME di 23 pazienti diabetici. Dopo la LP la
BCVA media è risultata significativamente
migliorata e lo spessore centrale retinico
significativamente ridotto (p<0,0001).
Nessun cambiamento significativo è
stato evidenziato nella sensibilità retinica
media durante il follow-up. Al basale i
valori degli spessori coroideali erano di
185.4±49.9 e 210.04±41.03 per gli occhi
trattati ed i controlaterali, rispettivamente.
Lo spessore coroideale medio è
aumentato in modo non significativo
dopo la LP di 21,2 ±56 micron (11,4%,
da 185,4±49,9 a 206,6±60,6 micron)
nell'occhio trattato mentre non è stato
riscontrato nessun cambiamento nel
controlaterale. Le modificazioni della
BCVA non sono risultate essere correlate
alle modifiche dello spessore retinico o di
quello coroideale. Non è stata riscontrata
alcuna correlazione significativa tra
cambiamenti di RT e CT dopo la LP con la
refrazione, la IOP, la pressione sistemica e i
cambiamenti dello spessore coroideale.
ABSTRACTMethods: Best-corrected visual
acuity (BCVA), biomicroscopy,
intraocular pressure (IOP),
ophthalmoscopy, retinal (RT) and
choroidal (CT) thickness, and retinal
sensitivity measurements were
performed at baseline and after
loading phase (LP) of ranibizumab.
Results: 23 DME eyes of 23 diabetic
patients were included. After the LP
mean BCVA improved and central
RT decreased (both P<0.0001).
No significant changes were found
in mean retinal sensitivity during
follow-up. At baseline CT values
were 185.4±49.9 vs 210.04±41.03 for
treated and fellow eyes, respectively.
Mean CT values increased non-
significantly by 21.2±56 μm (11.4%,
from 185.4±49.9 to 206.6±60.6 μm)
in the treated eye, without change in
the fellow eye. BCVA changes were
not related to either central RT or CT
changes. There was no significant
relationship between RT and CT
changes after the LP and between
refraction, IOP, systemic pressure
and CT changes.
Conclusions: A loading phase of
ranibizumab in DME eyes causes
slight, non-significant changes of CT
associated with an improvement of
visual acuity and a reduction of RT, in
comparison with the fellow eye.
The authors declare that
there is no conflict of
interests regarding the
publication of this paper.
Gli autori dichiarano che
non vi è alcun conflitto
di interessi per quanto
riguarda la pubblicazione di
questo documento.
CORRESPONDING AUTHORMariacristina Parravano
Fondazione G.B.
Bietti-IRCCS
Via Livenza 3,
00198 Rome, Italy
Ph +39 0685356727
fax +39 0684242333
KEY WORDSchoroidal thickness,
diabetes, macular edema,
ranibizumab
PAROLE CHIAVEspessore coroideale,
diabete, edema maculare,
ranibizumab
38 Retinal-choroidal changes after a loading phase of ranibizumab in diabetic macular edema
Conclusioni: la loading phase di
ranibizumab in occhi affetti da DME
ha determinato lievi e non significative
variazioni dello spessore coroideale. Si è
osservato un miglioramento dell'acuità
visiva ed una riduzione dello spessore
retinico dopo il trattamento.
INTRODUZIONELa Retinopatia diabetica (DR) è una delle
principali cause di cecità nella popolazione
in età lavorativa e la complicanza più
comune del diabete1. La perdita della
vista si verifica quando la condizione
progredisce in edema maculare diabetico
(DME) o nella forma proliferativa (PDR)2,3.
La fisiopatologia della DR rimane poco
chiara. L’ alterazione della barriera emato-
retinica interna è un evento chiave4.
Si è supposto che il diabete possa essere
associato ad anomalie morfologiche
coroideali sostenendo l'ipotesi che
l’angiopatia coroideale può coesistere
ad un danno vascolare retinico. In realtà,
le anomalie della coroide, come ad
esempio l'obliterazione morfologica delle
coriocapillare, la degenerazione vascolare,
aneurismi coroideali, sono stati riportati
in studi istopatologici di occhi diabetici5,6.
La vascolarizzazione coroideale fornisce
ossigeno e sostanze nutritive per la retina
esterna ed è responsabile dell’efficienza
dell’alta attività del metabolismo
fotorecettoriale7. Pertanto, l’alterazione
strutturale della coriocapillare e della
coroide può causare gravi danni funzionali
al tessuto retinico e alla fovea, ed essere
coinvolta nella progressione delle
alterazioni maculari negli occhi diabetici.
Recentemente, risultati contrastanti sono
stati riportati dallo spessore della coroide
(CT), misurato mediante tomografia
a coerenza ottica (OCT) nei pazienti
diabetici e in diverse fasi della retinopatia
diabetica8,9,10,11,12,13,14. La tecnica enhanced
depth imaging spectral-domain (EDI)
all’OCT permette di acquisire scansioni in
INTRODUCTION Diabetic retinopathy (DR) is a leading
cause of blindness in working-age
populations and the most common
complication of diabetes1. Visual loss
occurs when the condition progresses
into diabetic macular edema (DME) or
into proliferative DR (PDR)2,3.
The pathophysiology of DR remains
unclear. The break-down of the inner
blood-retinal barrier is a core event4.
It has been suggested that diabetes
may be associated with abnormalities
in choroidal morphology supporting
the hypothesis that choroidal
angiopathy may coexist with retinal
vascular damage. In fact, choroidal
abnormalities, such as obstruction
morphology of the choriocapillaris,
vascular degeneration, choroidal
aneurysms, have been reported in
histopathologic studies of diabetic
eyes5,6. The choroidal vasculature
provides oxygen and nutrients to the
outer retina and is responsible for
maintaining the highly metabolically
active photoreceptor cells7. Therefore,
impairment of the choriocapillaris and
structural alterations in the choroid
may cause severe functional damage
to the retinal tissue in the fovea, and
be involved in the progression of the
macular changes in diabetic eyes.
Recently, contrasting results have
been reported on choroidal thickness
(CT) as measured by means of optical
coherence tomography (OCT) in
diabetic patients and in different stage
of diabetic retinopathy8,9,10,11,12,13,14.
The enhanced depth imaging
spectral-domain OCT (EDI OCT)
technique allows in vivo cross-
sectional imaging of the choroid and
the examination and measurement
of CT15. As demonstrated from
several randomized clinical trials and
confirmed by a Cochrane systematic
Year 2 ı Number 1 ı 2016 39Modificazioni retino-coroideali dopo loading phase di ranibizumab nell’edema maculare diabetico
vivo della coroide e di misurare lo spessore
coroideale15. Come dimostrato da diversi
studi clinici randomizzati e confermato
da una revisione sistematica Cochrane, i
farmaci anti VEGF rappresentano il gold
standard per il trattamento del DME16.
È stato ipotizzato che l'anti-VEGF può
anche influenzare la vascolarizzazione della
coroide e di conseguenza il suo spessore.
I dati relativi all'effetto dei farmaci anti-
VEGF sullo spessore coroideale sono stati
forniti da studi effettuati in pazienti con
neovascolarizzazione coroidale17,18,19.
Ranibizumab (Lucentis, Novartis, Inc) è
un frammento di anticorpo monoclonale
ricombinante umanizzato che inibisce tutte
le isoforme del VEGF-A biologicamente
attive. Lo scopo di questo lavoro è quello
di valutare i cambiamenti dello spessore
coroideale e le loro relazioni con le
modificazioni funzionali in occhi affetti da
edema maculare diabetico trattati con tre
iniezioni intravitreali di ranibizumab 0,5
mg rispetto agli occhi controlaterali non
trattati.
MATERIALI E METODIIn questo studio clinico osservazionale, i
pazienti con DME sottoposti a trattamento
mensile con ranibizumab per tre mesi
consecutivi (loading phase, LP) sono stati
inclusi nell'analisi. Il protocollo dello studio
ha aderito ai principi della Dichiarazione
di Helsinki ed è stato approvato dal
comitato etico locale. Ogni paziente ha
firmato un consenso informato prima
dell'arruolamento.
I nostri criteri di inclusione prevedevano
l’arruolamento dei pazienti con diabete di
tipo 1 o di tipo 2 (secondo le linee guida
dell'OMS) con diminuzione dell'acuità
visiva causata da edema maculare focale e
diffuso in almeno un occhio per i quali non
esistevano alternative terapeutiche idonee
(ad esempio, fotocoagulazione laser
non risolutiva o non indicata). Quando
review, anti-vascular endothelial
growth factor (anti-VEGF) agents
represent the gold standard for the
treatment of DME16. It has been
hypothesized that anti-VEGF may
also affect choroidal vasculature and
accordingly CT. Data regarding the
effect of anti-VEGF drugs on CT have
been provided from studies in patients
with choroidal neovascularization17,18,19.
Ranibizumab (Lucentis, Novartis, Inc)
is an antigen-binding fragment derived
from a humanized anti-VEGF antibody
that inhibits all forms of biologically
active VEGF-A.
The purpose of this study was to
evaluate CT changes and their
relationship with functional outcomes
in eyes with DME following three
intravitreal injections of ranibizumab
0.5 mg, and to compare these
changes with the fellow eye.
MATERIAL AND METHODSIn this observational clinical study,
patients with DME undergoing to
ranibizumab treatment 3 monthly
loading doses (loading phase) were
included in the analysis. The study
protocol adhered to the tenets of
the Declaration of Helsinki and was
approved by the local Institutional
Review Board. Each patient signed an
informed consent before enrollment.
Our inclusion criteria included
patients with type 1 or type 2 diabetes
(according to WHO guidelines)
diagnosed with visual impairment
due to focal or diffuse DME in at
least one eye for whom no suitable
therapeutic alternatives existed (e.g.
laser photocoagulation having failed
or was not indicated). When both eyes
were eligible, the one with the worst
visual acuity (VA) was assessed at
the baseline visit and selected for the
treatment. Based on medical judgment
40
the investigator could decide to deem
the other eye as more appropriate for
the treatment.
The exclusion criteria were the
presence of any systemic or ocular
concomitant conditions, or previous
ocular treatment which could
influence the improvement of VA after
treatment, such as active intraocular
inflammation/infection in either eye;
any ocular disorders in the study eye,
that may confound the analyses of
the results, compromise VA or require
medical or surgical intervention
during the study, such as cataract,
retinal vascular occlusion, retinal
detachment, macular hole or choroidal
neovascularization of any cause,
uncontrolled glaucoma in either eye,
active proliferative DR in the study eye
or an uncontrolled systemic condition.
Previous ocular treatments were
permitted if performed as follows:
panretinal laser photocoagulation
in the study eye within 6 months
before the enrollment, focal/grid laser
photocoagulation in the study eye
within 3 months before the enrollment,
treatment with anti-VEGF drugs within
1 month before the enrollment, any
intraocular surgery in the study eye
within 3 months prior to enrollment or
history of vitrectomy in the study eye.
A complete ophthalmological
examination was performed on
included patients at baseline and
at each follow-up visit (monthly),
including the best-corrected visual
acuity (BCVA) measurement with
Early Treatment Diabetic Retinopathy
Study (ETDRS) charts and intraocular
pressure (IOP) by means of Goldman
applanation tonometry. Spectral-
domain OCT Spectralis (version
1.5.12.0; Heidelberg Engineering,
Heidelberg, Germany) was used
for the scan acquisition and MP1
entrambi gli occhi erano arruolabili, quello
con la peggiore acuità visiva (VA) alla
visita basale è stato selezionato per il
trattamento.
I criteri di esclusione erano la presenza
di eventuali patologie concomitanti
sistemiche o oculari, o precedente
trattamento oculare che avrebbe potuto
influenzare il miglioramento della VA, come
ad esempio infiammazione intraoculare
attiva/infezione in entrambi gli occhi;
eventuali disturbi oculari nell'occhio in
studio, che avrebbero potuto confondere
le analisi dei risultati, compromesso
l’acuità visiva o richiedere un intervento
medico o chirurgico durante lo studio,
come la presenza di cataratta, occlusione
vascolare retinica, distacco di retina,
foro maculare o neovascolarizzazione
coroidale di qualsiasi natura, glaucoma
non controllato in entrambi gli occhi,
retinopatia diabetica proliferante
nell'occhio in studio o la presenza di una
condizione sistemica non controllata.
Trattamenti oculari precedenti erano
permessi se eseguiti nel modo seguente:
fotocoagulazione laser panretinica
nell'occhio in studio entro 6 mesi prima
dell’arruolamento, fotocoagulazione
focale/griglia laser nell'occhio in studio
entro 3 mesi prima dell’arruolamento,
il trattamento con farmaci anti-VEGF
entro 1 mese prima dell’arruolamento,
qualsiasi intervento chirurgico intraoculare
nell'occhio in studio entro 3 mesi
dall’arruolamento o la storia di vitrectomia
nell'occhio in studio.
Un esame oftalmologico completo è stato
eseguito su tutti i pazienti inclusi sia alla
visita basale che ad ogni visita di follow-up
(mensile), fra cui la misurazione delle acuità
visiva corretta (BCVA) mediante l’utilizzo di
tavole ETDRS, misurazione della pressione
intraoculare (IOP) con tonometro ad
applanazione Goldmann. L’OCT Spectral
Domain Spectralis (versione 1.5.12.0,
Heidelberg Engineering, Heidelberg,
Retinal-choroidal changes after a loading phase of ranibizumab in diabetic macular edema
Year 2 ı Number 1 ı 2016 41
microperimetry (Nidek Technologies,
Padova, Italy) for testing the retinal
sensitivity at baseline and 1 month
after the ranibizumab loading phase.
Mean retinal sensitivity (MRS) was
tested using a customize radial grid
of 36 stimuli covering the central
10° (centered on the fovea); the
time between stimuli was equal to
1 second with stimulus size equivalent
to Goldmann III, white background
set at 4 asb and a bright red cross of
2° as the fixation target. A 4-2 double
staircase strategy was carried out
and the first stimulus was presented
at the level of 10 dB. The mean retinal
sensitivity was calculated in the whole
10° and in the 2° central area. The
stability of fixation was graded on the
basis of the preferred retinal locus
and reported as stable, relatively
unstable and unstable. In each patient,
microperimetry was performed twice
within 1 week to rule-out potential
learning effects, and the second test
was used for the analysis. Moreover,
patients underwent a brief training
session at the beginning of each test.
Tropicamide 1% was used to dilate
the pupil in the selected eye20,21,22.
Enhanced depth imaging OCT
images were obtained by Heidelberg
Spectralis and retinal thickness (RT)
and CT were measured with the EDI
system. The scanning protocol used
was the Volume Fast program. Retinal
thickness (RT) measurements of each
of the nine subfields corresponding
to the ETDRS areas were considered
for the analysis. ETDRS areas were
defined by 3 concentric rings centered
into the fovea with diameters of
1, 3 and 6 mm respectively and the
2 outer rings divided into quadrants
by 2 intersecting orthogonal lines.
Measurement of Central Retinal
Thickness (CRT), as the mean
Germania) e microperimetria con MP1
(Nidek Technologies, Padova, Italia) per
testare la sensibilità retinica sono state
effettuate al basale e un mese dopo la
loading phase di ranibizumab. La media
della sensibilità retinica (MRS) è stata
testata utilizzando una griglia radiale
standardizzata di 36 stimoli nei 10° centrali
retinici (centrata sulla fovea); il tempo
che intercorre tra gli stimoli è stato pari
a 1 secondo con stimoli di dimensioni
Goldmann III, lo sfondo bianco impostato
a 4 ASB e una croce rossa di 2° come
mira di fissazione. È stata effettuata una
strategia 4-2 con uno stimolo di partenza
pari a 10 dB. La sensibilità retinica media
è stata calcolata in tutti i 10° testati e
nei 2° centrali. La stabilità di fissazione
è stata classificata sulla base del locus
retinico preferito e valutata come stabile,
relativamente instabile e instabile. In ogni
paziente, la microperimetria è stata
effettuata due volte entro 1 settimana
per escludere potenziali effetti di
apprendimento, e il secondo test è stato
utilizzato per l'analisi. Inoltre, i pazienti
sono stati sottoposti a una breve sessione
di training all'inizio di ogni prova. L’occhio
in studio è stato dilatato con Tropicamide
1% collirio20,21,22.
Scansioni OCT EDI sono state ottenute
con l’Heidelberg Spectralis e lo spessore
della retina (RT) e della coroide (CT) è stato
misurato con il sistema EDI. Il protocollo di
scansione utilizzato è stato il programma
Volume Fast.
Le misurazioni dello spessore retinico
(RT) di ciascuno dei nove sottocampi
corrispondenti alle aree ETDRS sono
stati considerati per l'analisi. Le aree
ETDRS sono state definite da 3 anelli
concentrici centrati rispettivamente
nella fovea con diametri di 1, 3 e 6 mm
e i due anelli esterni divisi in quadranti
da 2 linee ortogonali intersecanti. Sono
state ottenute misurazioni dello spessore
retinico centrale (CRT) che si riferisce allo
Modificazioni retino-coroideali dopo loading phase di ranibizumab nell’edema maculare diabetico
42
retinal thickness in the central 1 mm
diameter area, was obtained. The
EDI-OCT technique used to obtain
CT has been described elsewhere15.
Seven horizontal sections were
obtained within a 5 x 30° area
centered at the fovea, with 100
averaged scans for each section
using the automatic averaging and eye
tracking features to reduce the noise
and to improve the image quality.
CT was defined as the distance from the
retinal pigment epithelium (RPE) line to
the hyperreflective line behind the large
vessel layers of the choroid, deemed
to be the choroid–sclera interface. If
the choroid was tilted, the distance
was measured right to this RPE line.
CT was manually measured behind
the fovea (subfoveal CT) and at 500
μm from the fovea on the horizontal
and vertical axis. The average CT
was then calculated as the mean of
the subfoveal CT measurement and
four CT measurements obtained
at 500 μm from the fovea. The
OCT measurements were done
by two examiners independently.
If the difference of their thickness
measurements was greater than
15% of the mean of the two values, a
senior author was asked to evaluate
the images as well. Intravitreal
injections of ranibizumab were
administered following the instillation
of topical anesthetic drops under
sterile conditions and followed the
national and international guidelines
for intravitreal injections23. Data
were expressed as mean ±SD for
continuous variables, and frequencies
for categorical variables. A comparison
between the two groups (eyes) was
made. Within group comparisons
were performed by paired test or
Wilcoxon sign rank test as appropriate.
Relationships between choroidal and
spessore retinico medio nell’area centrale
di 1 mm. La tecnica EDI OCT utilizzato
per ottenere lo spessore coroideale è già
stata descritta in altri studi15. Sette sezioni
orizzontali sono stati ottenute all'interno di
un'area di 5x30° centrate sulla fovea, con
in media 100 scansioni per ogni sezione
utilizzando le funzioni automatiche della
compensazione e l’eye tracking per ridurre
il rumore del segnale e migliorare la qualità
dell'immagine.
Lo spessore coroideale (CT) è stato
definito come la distanza tra la linea
dell'epitelio pigmentato retinico (RPE) e
la linea iperreflettente dietro i grandi strati
dei vasi della coroide che è stata ritenuta
essere il confine fra coroide e sclera.
Nel caso in cui la coroide fosse stata
inclinata, la distanza sarebbe stata
misurata a destra della linea dell’EPR. Il CT
è stato misurato manualmente dietro la
fovea ed a 500 micron dalla fovea sull'asse
orizzontale e verticale. La media del CT
è stata, quindi, calcolata come la media
delle misurazioni subfoveali e le quattro
misurazioni ottenute a 500 micron dalla
fovea. Le misurazioni all’OCT sono state
effettuate da due esaminatori indipendenti.
Se la differenza tra le loro misurazioni fosse
stata superiore al 15% della media dei
due valori, sarebbe stato chiesto ad un
esaminatore senior di valutare le immagini.
Le iniezioni intravitreali di ranibizumab sono
state somministrate dopo l'instillazione di
gocce di anestetico locale in condizioni
sterili e hanno seguito le linee guida
nazionali e internazionali per iniezioni
intravitreali23.
I dati sono stati espressi come media ±DS
per le variabili continue, e come frequenze
per le variabili categoriche.
I due gruppi (occhi) sono stati confrontati
statisticamente. Sono state eseguite
inoltre analisi di confronto all’interno
dello stesso gruppo con paired t test o
Wilcoxon sign rank test. I rapporti tra lo
spessore della coroide e della retina e la
Retinal-choroidal changes after a loading phase of ranibizumab in diabetic macular edema
Year 2 ı Number 1 ı 2016 43
retinal thickness and visual function
were explored by regression analysis.
The analysis was performed with
SPSS (version 13.0; SPSS Science
Inc., Chicago, IL, USA).
RESULTSIn this case series 46 eyes of 23
patients with diabetes (14 males, 9
females, mean age 66.2±8.3 years,
4 type 1 and 19 type 2 diabetes) were
included. Mean diabetes and macular
edema duration was 16.13±8.5
and 3±1.7 years, respectively.
At baseline 5 eyes were phakic and
18 pseudophakic. Mean refractive
error was -0.48±2.6 diopters. At
baseline among the study eyes 20/23
eyes were classified as having diffuse
macular edema, 23/23 presented a
cystic macular edema, and 9/23 had a
subfoveal neurosensory detachment.
At baseline among fellow eyes 11/23
(47.8%) were classified as having
diffuse macular edema, and 4/23 had
a subfoveal neurosensory detachment.
Mean intraocular pressure (IOP) at
baseline was 15.3±2.7 and 16.4±2.3
mmHg in treated and fellow eyes
respectively, mean systolic pressure
was 138.3±14.97 mmHg, diastolic
pressure was 77.17±5.60 mmHg and
heart rate was 70.95±6.10 bpm.
Among study eyes eight patients out
of 23 (34.8%) were naïve, 3/23 (13.0%)
had been previously treated with grid
laser, 12/23 (52.2%) with anti-VEGF
agents, 4/23 (17.4%) anti-VEGF agents
plus grid laser. Among the fellow eyes
11/23 (47.8%) were naïve, 6/23 (26.1%)
had been previously treated with grid
laser, 6/23 (26.1%) with anti-VEGF
agents, and 5/23 (21.7%) anti-VEGF
agents plus grid laser.
One month after the loading phase
with ranibizumab 0.5 mg, mean BCVA
significantly improved from 60.6±12.3
funzione visiva sono stati esplorati con
analisi di regressione. L'analisi statistica è
stata effettuata con SPSS (versione 13.0;
SPSS Science Inc., Chicago, IL, USA) .
RISULTATISono stati valutati 46 occhi di 23 pazienti
affetti da diabete (14 maschi, 9 femmine,
età media 66,2±8,3 anni, 4 con diabete
di tipo 1 e 19 con diabete di tipo 2).
La durata media di diagnosi di diabete e di
edema maculare era 16,13±8,5 e 3±1,7
anni, rispettivamente. Alla visita basale 5
occhi erano fachici e 18 pseudofachici.
La media di errore di refrazione era
-0.48±2,6 diottrie. Al basale, tra gli occhi
in studio, 20/23 erano classificati come
aventi edema maculare diffuso, 23/23
presentavano un edema maculare di
tipo cistico e 9/23 avevano un distacco
del neuroepitelio subfoveale. Al basale,
tra gli occhi controlaterali, 11/23
(47,8%) sono stati classificati come
aventi edema maculare di tipo diffuso,
e 4/23 presentavano un distacco del
neuroepitelio.
La pressione intraoculare media (IOP) alla
visita di base era 15,3±2,7 e 16,4±2,3
mmHg negli occhi trattati e negli occhi
controlaterali, rispettivamente.
La media della pressione sistolica era
138,3±14,97 mmHg mentre quella diastolica
era 77,17±5,60 mmHg con una frequenza
cardiaca media di 70,95±6,10 bpm.
Tra gli occhi in studio 8/23 (34,8%) non
erano mai stati trattati, 3/23 (13,0%)
erano stati precedentemente trattati con
il laser a griglia, 12/23 (52,2%), erano stati
sottoposti ad iniezioni intravitreali con
farmaci anti-VEGF, 4/23 (17,4%) erano
stati trattati con anti-VEGF più griglia laser.
Tra gli occhi controlaterali 11/23 (47,8%)
non erano mai stati trattati, 6/23 (26,1%)
erano stati precedentemente trattati con
il laser a griglia, 6/23 (26,1%), erano stati
trattati con farmaci anti-VEGF, e 5/23
(21.7%) con anti-VEGF più griglia laser.
Modificazioni retino-coroideali dopo loading phase di ranibizumab nell’edema maculare diabetico
44
Un mese dopo la LP con ranibizumab
0,5 mg la BCVA era significativamente
migliorata da 60,6±12,3 a 66,4±12,4
lettere (P <0,0001) e lo spessore retinico
centrale significativamente ridotto da
583,4±141,5 a 434,4±136,3 micron
(P <0,0001). Nessun cambiamento
significativo era stato riscontrato
riguardo la sensibilità retinica media
misurata all’MP1 durante tutto il follow-
up (10.9±5.3 vs 11±5,03 dB, P=0,83).
La BCVA, gli spessori retinici centrali
al basale e al termine del follow-up
degli occhi controlaterali sono riportati
nella tabella 1. Al baseline, il CT era più
sottile negli occhi trattati rispetto agli
occhi controlaterali (185.4± 49.9 vs
210.04±41.03 μm, rispettivamente) e
mentre dopo la LP è stato riscontrato un
aumento dello spessore di 21.2±56 μm
(11.4%, da 185.4±49.9 a 206.6±60.6
μm, P >0.5) negli occhi trattati, non è
stato riscontrato alcun cambiamento negli
occhi controlaterali (da 210.04±41.03 a
204.96±38.28 μm, P >0.5) (Fig. 1). Non
è stata evidenziata alcuna correlazione
tra i cambiamenti della BCVA rispetto alla
baseline ed I cambiamenti dello spessore
to 66.4±12.4 letters (P < 0.0001)
and central RT significantly reduced
from 583.4±141.5 to 434.4±136.3 μm
(P <0.0001). No significant changes
were found in mean retinal sensitivity
as measured by MP1 throughout
the follow-up (10.9±5.3 vs 11±5.03
dB, P =0.83). Fellow eyes BCVA and
central RT data at baseline and at the
end of follow-up are shown in Table 1.
At baseline, CT was found to be
lower in treated eyes in comparison
with fellow eyes (185.4± 49.9 vs
210.04±41.03 μm, respectively) and
while after the loading phase an
increase of 21.2±56 μm (11.4%, from
185.4±49.9 to 206.6±60.6 μm, P > 0.5)
was found in the treated eye, no
changes were found in the fellow eye
(from 210.04±41.03 to 204.96±38.28
μm, P > 0.5) (Fig. 1). BCVA changes
from baseline were found not to be
related to either central RT (R2 0.11,
P = 0.1) or CT changes (R2 0.05,
P = 0.28) (Tab.1).
No significant relationship was
found between central RT and CT
changes from baseline at any visit.
Fig. 1Central retinal thickness
and subfoveal choroidal
thickness obtained by
means of spectral-domain
OCT (SD-OCT) (Spectralis)
in one patient with diabetic
macular edema (DME)
before (a) and after (b)
ranibizumab loading phase.
Spessore centrale retinico
e spessore subfoveale
coroideale ottenuto
mediante SD-OCT in
un paziente con edema
maculare diabetico prima (a)
e dopo (b) loading phase di
ranibizumab.
1Fig.
Retinal-choroidal changes after a loading phase of ranibizumab in diabetic macular edema
Year 2 ı Number 1 ı 2016 45
retinico centrale (R2 0.11, P = 0.1) e
coroideale (R2 0.05, P = 0.28) (tab. 1).
Nessuna correlazione è stata riscontrata
tra i cambiamenti dello spessore retinico
e coroideale ad ogni visita di follow-up.
Nessuna correlazione è stata riscontrata
tra refrazione (R2 0.06, P > 0.5), IOP
(R2 0.002, P > 0.5) e pressione arteriosa
(R2 0.013, P > 0.5).
DISCUSSIONEIn questo studio abbiamo valutato i
cambiamenti nello spessore coroideale in
pazienti con edema maculare diabetico
trattati con un ciclo di tre iniezioni di
ranibizumab, e il suo rapporto con i risultati
funzionali. I nostri dati hanno mostrato
che prima del trattamento al basale lo
spessore coroideale subfoveale negli
occhi con DME era ridotto rispetto agli
occhi controlaterali (controlli) e non è
aumentato in modo significativo dopo
tre iniezioni intravitreali consecutive di
ranibizumab. Allo stesso tempo non si è
osservata alcuna variazione nello spessore
coroideale subfoveale negli occhi
controlaterali.
Nei nostri pazienti, un mese dopo la
loading phase con ranibizumab 0,5 mg
la BCVA risultava significativamente
migliorata (circa una linea) e anche lo
spessore retinico si era notevolmente
ridotto. Tuttavia nessun cambiamento
significativo è stato rilevato nella sensibilità
No relationship was found between
refraction (R2 0.06, P > 0.5), IOP
(R2 0.002, P > 0.5), systemic pressure
(R2 0.013, P > 0.5) and CT changes.
DISCUSSIONIn this study we explored changes in
CT in patients with diabetic macular
edema treated with a loading phase of
ranibizumab, and its relationship with
functional outcomes.
Our data showed that before treatment
at baseline subfoveal CT in DME
eyes was reduced in comparison
with the fellow eyes (controls) and did
not increase significantly after three
consecutive intravitreal injections of
ranibizumab. At the same time point,
no changes in subfoveal CT were
found in the fellow eyes.
In our patients, one month after the
loading phase with ranibizumab 0.5
mg mean BCVA significantly improved
(about one ETDRS line) and also the
retinal thickness significantly reduced.
However no significant changes were
found in mean retinal sensitivity as
measured by MP1 throughout the
follow-up. In our study BCVA changes
from the baseline were found not to be
related with morphological changes,
either retinal or CT changes.
As demonstrated, a structurally
and functionally normal choroidal
BCVA (lettere ETDRS) CRT (μm) CRT (μm)
Baseline Post LP P Baseline Post LP P* Baseline Post LP P
Treated eyes
Occhi trattati 60.6±12.3 66.4±12.4 <0.0001 583.4±141.5 434.4±136.3 <0.0001 185.4±49.9 206.6±60.6 0.09
Fellow Eyes
Controlaterali 68.2±15.9 66.9±16.6 0.53 479.8±190.5 516.5±204.2 0.075 210.04±41.03 204.96±38.3 0.34
Tab. 1Comparison of BCVA,
central retinal thickness,
and subfoveal choroidal
thickness at OCT in
ranibizumab treated DME
eyes and fellow eyes
between baseline and 1
month after the loading
phase.
Confronto fra BCVA,
spessore retinico centrale
e spessore coroideale
subfoveale all’OCT in
occhi affetti da edema
maculare diabetico trattati
con ranibizumab ed occhi
controlaterali alla visita
baseline e ad un mese dopo
la loading phase.
Tab. Comparison of BCVAConfronto fra BCVA1
Modificazioni retino-coroideali dopo loading phase di ranibizumab nell’edema maculare diabetico
46
vasculature is essential for retinal
function; abnormal choroidal blood
volume and/or compromised flow can
result in photoreceptor dysfunction
and death7.Consequently, the choroid
plays a vital role in the pathophysiology
of many retinal conditions, such as
central serous chorioretinopathy
(CSC)24, age-related macular
degeneration (AMD)25, choroidal
melanoma26, Vogt-Koyanagi-Harada
(VKH)27, and others.
A precise clinical understanding
of choroidal changes is critical for
an accurate assessment of many
posterior segment diseases. Until
recently, the choroid could only be
evaluated by indocyanine green (ICG)
angiography, laser Doppler flowmetry,
and ultrasound.7 In recent years, the
method known as enhanced depth
imaging spectral-domain optical
coherence tomography (EDI OCT) has
been developed to allow in vivo cross-
sectional imaging of the choroid and
CT measurement15.
There is evidence that diabetes could
be associated with abnormalities
in choroidal morphology and that
choroidal angiopathy and retinal
vascular damage may coexist5,6.
However, CT measurements using
OCT in diabetes patients and at
different stages of diabetic retinopathy
have been conflicting8,9,10,11,12,13,14.
Regatieri et al reported that CT
change in diabetes may be related
to the severity of retinopathy and in
particular the presence of macular
edema is associated with a significant
decrease in the CT11. These results
have been recently confirmed by Adhi
et al14. Furthermore, Querques et al
and Vujosevic et al, although using a
different OCT technology (EDI-OCT vs
RS-3000; Nidek) reported an overall
decrease in CT in diabetic eyes, but
retinica media misurata con MP1 durante
tutto il periodo di follow-up. Nel nostro
studio non sono state trovate correlazioni
fra i cambiamenti della BCVA e le
modificazioni morfologiche sia retiniche sia
dello spessore coroideale.
Come dimostrato, una normale
vascolarizzazione della coroide sia dal
punto di vista anatomico che funzionale
è essenziale per una corretta funzionalità
retinica; un anormale volume ematico della
coroide e/o un suo compromesso flusso
può comportare o un danno o morte dei
fotorecettori7. Di conseguenza, la coroide
svolge un ruolo fondamentale nella
fisiopatologia di molte patologie retiniche,
come la corioretinopatia sierosa centrale
(CSC)24, la degenerazione maculare
legata all’età (AMD)25, il melanoma della
coroide26, la Vogt-Koyanagi-Harada
(VKH)27 e altre.
Una precisa comprensione clinica delle
modificazioni a carico della coroide è
fondamentale per un’accurata valutazione
di molte malattie del segmento posteriore.
Fino a poco tempo fa, la coroide poteva
essere studiata solo con l’angiografia al
verde di indocianina (ICG), la flussimetria
doppler, e gli ultrasuoni. Negli ultimi anni,
l’esame OCT con EDI è stato sviluppato
per consentire acquisizioni di immagini in
vivo in sezione trasversale della coroide e
misurazioni dello spessore15.
Ci sono prove che il diabete potrebbe
essere associato ad anomalie nella
morfologia della coroide e che l’angiopatia
coroideale ed il danno vascolare della
retina possano coesistere5,6. Tuttavia, le
misurazioni dello spessore coroideale
valutate all’OCT nei pazienti diabetici e
in diverse fasi della retinopatia diabetica
sono stati contrastanti8,9,10,11,12,13,14. Infatti
Regatieri et al riporta che le modifiche a
livello coroideale nel diabete possono
essere correlate alla gravità della
retinopatia e, in particolare, la presenza
di edema maculare è associato ad una
Retinal-choroidal changes after a loading phase of ranibizumab in diabetic macular edema
Year 2 ı Number 1 ı 2016 47
without any difference in eyes with
diabetic macular edema10,12.
In contrast, Kim et al reported that
CT increased significantly as the
severity of the retinopathy worsened
and that the subfoveal choroid was
thicker in eyes with DME than in
those without, and was thickest in
eyes with subretinal detachment-
type DME13. Xu et al, reporting data
obtained from population-based
Beijing Eye Study, showed that only
patients with diabetes had a slightly,
but statistically significantly, thicker
subfoveal choroid, whereas presence
and stage of diabetic retinopathy were
not associated additionally with an
abnormal subfoveal CT28.
Differences in the published results
could be related to differences in
patients’ population analyzed, as age,
ethnicity, duration of diabetes, duration
of diabetic retinopathy and macular
edema, glycemic and metabolic
control, OCT technology, and
additional factors that could influence
the choroidal vascular compartment.
CONCLUSION
In our observational study we aimed to
explore the choroidal changes in DME
eyes after three monthly ranibizumab
intravitreal injections in comparison
with untreated fellow eyes.
As noted, antiangiogenic drugs
and ranibizumab in particular are
considered the gold standard for DME
treatment providing a visual acuity
gain of about 1-2 ETDRS lines and a
significant reduction in central retinal
thickness at OCT16.From our results,
DME treated eyes after the loading
phase with ranibizumab showed an
increase of VA and a reduction of
central retinal thickness, associated
with a slight but non-significant
increase of subfoveal CT. It has been
significativa riduzione dello spessore11.
Questi risultati sono stati recentemente
confermati da Adhi et al14. Inoltre,
Querques et al e Vujosevic et al, anche se
con un OCT di tecnologia diversa (EDI-
OCT vs RS-3000; Nidek) hanno riportato
una diminuzione complessiva dello
spessore coroideale negli occhi diabetici,
ma senza alcuna differenza negli occhi con
edema maculare diabetico10,12.
Al contrario, Kim et al ha dimostrato
un aumento dello spessore coroideale
associato alla gravità della retinopatia
diabetica e che la coroide subfoveale
risulta essere più spessa in occhi con
edema maculare e soprattutto con
distacco del neurepitelio13. Xu et al,
riportando i dati basati sulla popolazione
del Pechino Eye Study, ha mostrato che
solo i pazienti con diabete presentavano
un lieve, ma statisticamente significativo,
aumento dello spessore coroideale
subfoveale, mentre la presenza e lo stadio
della retinopatia diabetica non risultavano
essere associati28. Le differenze nei risultati
pubblicati potrebbero essere correlate a
differenze nella popolazione dei pazienti
analizzati come l'età, l'etnia, la durata
del diabete, la durata della retinopatia
diabetica e dell'edema maculare, il
controllo glicemico e metabolico, le
differenti tecnologie OCT ed ancora
altri fattori che potrebbero influenzare le
variazioni coroideali.
CONCLUSIONINel nostro studio abbiamo voluto
esaminare i cambiamenti della coroide in
occhi affetti da edema maculare diabetico
dopo tre iniezioni intravitreali mensili di
ranibizumab in confronto con l’occhio
controlaterale non trattato.
Come già detto, i farmaci anti VEGF
ed il ranibizumab, in particolare, sono
considerati il gold standard per il
trattamento DME fornendo un guadagno
di acuità visiva di circa 1-2 linee ETDRS ed
Modificazioni retino-coroideali dopo loading phase di ranibizumab nell’edema maculare diabetico
48
hypothesized that anti-VEGF may
differently affect choroidal vasculature
and accordingly CT. Brachini et al
recently reported significant choroidal
thinning in neovascular age related
macular degeneration (AMD) eyes
after 6 and 12 months of anti-VEGF
agents treatment, while control eyes
demonstrated no decrease in CT over
6 months19. In addition, Yamazaki et
al reported a decrease of subfoveal
CT after IVRs in eyes with neovascular
AMD, suggesting that intravitreal
injections of ranibizumab may provide
a pharmacologic effect not only on
the neovascular lesion but also on
the underlying choroid18. In contrast,
Ellabban et al reported a minimal
effect, if any, on the CT of ranibizumab
treatment in eyes with different types
of choroidal neovascularizations (AMD,
myopia, polypoid vasculopathy)17,
which is in agreement with our
findings. Finally, Laíns et al recently
reported the results of a cross-
sectional study which included non-
proliferative DR and diffuse DME
in both eyes. In the study, diabetic
eyes treated with anti-VEGF agents
had reduced CT29. Differences in the
results from our study could be related
to the study design, the population
included (naïve vs patients with history
of anti-VEGF plus laser in one eye and
laser only in the fellow eye) and the
long time between the treatment and
the choroidal evaluation (mean 30.9
months in non-proliferative DR and
13.9 months in the PDR group). VEGF
is considered an important factor in
the pathogenesis of macular edema.
It induces the rupture of the blood
retinal barrier and may also influence
the RPE outer retinal barrier. Little is
currently known regarding the effect of
VEGF on RPE permeability, although
the presence of VEGF and its three
una significativa riduzione dello spessore
della retina centrale all’OCT16. Dai nostri
risultati, la loading phase di ranibizumab
ha mostrato un miglioramento dell’acuità
visiva e una riduzione dello spessore
retinico centrale, associata ad un lieve ma
non significativo aumento dello spessore
coroideale subfoveale.
È stato ipotizzato che l'anti-VEGF
possa influenzare in modo diverso
la vascolarizzazione coroideale e di
conseguenza il suo spessore. Brachini
et al ha recentemente riportato un
significativo assottigliamento della coroide
in pazienti affetti da AMD neovascolare
trattati con anti-VEGF dopo 6 e 12 mesi
mentre gli occhi di controllo non hanno
mostrato alcuna riduzione dello spessore
dopo 6 mesi19. Inoltre, Yamazaki et
al, ha riportato una diminuzione dello
spessore coroideale in occhi con AMD
neovascolare trattati con ranibizumab,
ipotizzando che le iniezioni intravitreali di
ranibizumab possano fornire un effetto
farmacologico non solo sulla lesione
neovascolare, ma anche sulla sottostante
coroide18. Al contrario, Ellabban et al
ha riportato un effetto minimo sullo
spessore coroideale dopo trattamento
con ranibizumab in occhi con diversi tipi
di neovascolarizzazioni coroideale (AMD,
miopia, vasculopatia polipoide)17, il che
è in accordo con i nostri risultati. Infine,
Lains et al ha recentemente riportato
i risultati di uno studio trasversale che
comprendeva pazienti affetti da retinopatia
diabetica non proliferante e con edema
maculare diffuso in entrambi gli occhi.
Nello studio, gli occhi trattati con agenti
anti-VEGF presentavano una riduzione
dello spessore coroideale29. Le differenze
nei risultati rispetto al nostro studio
potrebbero essere correlate al disegno
dello studio, alla popolazione inclusa (naïve
vs pazienti con storia di anti-VEGF più
laser in un occhio e il laser solo nell’occhio
controlaterale) e il lungo periodo che
Retinal-choroidal changes after a loading phase of ranibizumab in diabetic macular edema
Year 2 ı Number 1 ı 2016 49
intercorre tra il trattamento e la valutazione
della coroide (media 30,9 mesi nella
forma non proliferante e 13,9 mesi nel
gruppo di quella proliferante).
Il VEGF è considerato un fattore
importante nella patogenesi dell'edema
maculare. Induce la rottura della barriera
emato-retinica e può anche influenzare
il complesso EPR-coriocapillare. Scarse
sono le conoscenze riguardo l'effetto
del VEGF sulla permeabilità dell’epitelio
pigmentato retinico, sebbene la presenza
di VEGF e dei suoi tre recettori siano stati
confermati in cellule RPE umane.
Recentemente sono stati pubblicati
vari studi su questo argomento ma con
risultati contraddittori. Campa et al ha
dimostrato che entrambe le isoforme
(121 e 165) del VEGF e due molecole di
anti-VEGF (ranibizumab e pegaptanib)
influenzano la permeabilità dell’EPR in
vitro30. Questi risultati, anche se solo in
vitro, sembrerebbero sostenere l’ipotesi
che gli agenti anti-VEGF, oltre a ridurre lo
spessore retinico nell’edema maculare
diabetico agendo sulla permeabilità
della barriera emato-retinica interna,
potrebbero influenzare le caratteristiche
morfologiche della coroide agendo
sulla barriera emato-retinica esterna.
Lo scarso e non significativo cambiamento
coroideale negli occhi affetti da DME
trattati con ranibizumab nel nostro studio
non supporterebbe l’ipotesi che gli
agenti anti-VEGF possano modulare la
permeabilità dell’EPR né esercitare la loro
influenza sulla coriocapillare.
Tuttavia, non è chiaro dal nostro studio se
il lieve e non significativo aumento dello
spessore coroideale sia una conseguenza
del trattamento anti-VEGF o strettamente
funzionale, legato all’edema o al diabete.
Un maggior numero di soggetti sono
necessari per chiarire gli effetti del
trattamento con anti-VEGF in tali pazienti
e per determinare se vi sia una risposta al
ciclo di trattamento.
receptors have been confirmed in
human RPE cells. Recently, studies
on this topic have been published
with contradictory results. Campa et
al demonstrated that both 121 and
165 VEGF isoforms and 2 anti-VEGF
compounds exert an effect on human
RPE permeability in vitro30. These
results, even if only in vitro, could
support a hypothesis that anti-VEGF
agents, in addition to reducing retinal
thickness in diabetic macular edema
by influencing the inner retinal barrier
permeability, could influence the
morphological characteristics of the
choroidal compartment by influencing
the outer retinal barrier permeability.
The slight, non-significant CT change
in DME eyes treated with ranibizumab
in our study does not support a
suggestion that anti-VEGF agents
could modulate RPE permeability and
exert their influence even on the outer
eye compartment, beneath the retina.
However, it is unclear from our
study whether the observed slight,
non-significant increase in CT is a
consequence of anti-VEGF treatment
or strictly related to, for example,
DME or diabetes. Greater numbers
of subjects are necessary to clarify
the effects of VEGF treatment in such
patients, and to determine whether
there is a dose response.
Modificazioni retino-coroideali dopo loading phase di ranibizumab nell’edema maculare diabetico
50
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