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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00 Claudio Casadio Dal palcoscenico al set Valentino Montanari Mondi visivi e tattili Elisa Leonardi Le maitre chocolatier Le feste dei vip Ricordi di fine anno

Ravenna IN Magazine - n.5/2009

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Ci occupammo di Claudio Casadio per il successo degli spettacoli teatrali per bambini e ragazzi che portava (e continua a portare) per l’Italia e l’Europa, allestiti da Accademia Perduta, di cui l’attore è fondatore insieme a Ruggero Sintoni...

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ClaudioCasadio Dal palcoscenico al set

Valentino Montanari Mondi visivi e tattili

Elisa Leonardi Le maitre chocolatier

Le feste dei vip Ricordi di fine anno

Anno VIII - N. 5 - DICEMBRE 2009

Ravenna

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A cavallo tra un anno che va a chiu-dersi e uno che inizia, alla fine di questo primo decennio “targato” 2000. Ci congediamo da un 2009 difficile, nella speranza di un 2010 anche solo più positivo. Questo è il semplice, ma non banale, augurio che tutta la redazione fa ai lettori.Ma presentiamo questo ultimo nu-mero: la rivista si apre con un ar-tista che non fa per la prima volta capolino su queste pagine. Ma ha meritato un secondo più appro-fondito incontro. Perché se nella prima occasione ci occupammo di Claudio Casadio per il successo de-gli spettacoli teatrali per bambini e ragazzi che portava (e continua a portare) per l’Italia e l’Europa, al-lestiti da Accademia Perduta, di cui

l’attore è fondatore insieme a Rug-gero Sintoni, oggi il suo volto appa-re in copertina per l’imprevedibile ma altrettanto meritato successo che ha ottenuto al suo debutto sul set. Con L’uomo che verrà, film di Giorgio Diritti dedicato alla strage di Marzabotto, presentato a Roma lo scorso autunno e che tra poco uscirà nei cinema, Claudio ha fatto centro al primo ciak. Il film è pia-ciuto, lui è piaciuto. Un successo al festival capitolino, che auguriamo si possa replicare al botteghino.Ma Casadio è solo il primo di un’in-teressante rassegna di volti e storie che prosegue su queste pagine. Va-lentino Montanari, mosaicista sui generis, ci ha raccontato la sua arte, che realizza nel suo studio a Bagna-

cavallo. In un altro laboratorio, più “gustoso”, siamo andati a trovare la maestra del cioccolato Elisa Le-onardi, innamorata del cibo degli dei e delle sue mille varianti, che poi promuove a Ravenna e in nu-merose docenze in Italia. Un labo-ratorio che racconta fatica, sforzo, sofferenza e gloria, è lo studio dove abbiamo incontrato Gino Maioli, custode dei muscoli di tanti cam-pioni del ciclismo e della pallavolo, le due discipline che, da anni, se-gue con inesausta passione.Ma, ovviamente, essendo in distri-buzione a cavallo delle feste, non potevamo non dare a queste spazio. Innanzi tutto prendendo in esame come, anche le nostre località di mare stiano incrementando il loro impegno per ravvivare anche que-sto periodo, “destagionalizzando” la loro proposta. C’è chi da anni insiste su questo (vedi Cervia) chi ha iniziato più di recente, come Marina di Ravenna, dove anche grazie all’impegno di alcuni stabili-menti balneari, si sta combinando qualcosa di buono. Infine, la fine d’anno tra famiglia e viaggi è quel-lo che emerge dalle storie di alcu-ni ravennati illustri che, sfogliando l’album dei ricordi delle feste ci hanno raccontato, al contempo, come passeranno, queste giornate “di mezzo” tra un anno e l’altro. Appuntamento al 2010!

Giorni di Feste

di Andrea Masotti

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IN Magazine ripercorre cambiamenti e traguardi che, tra

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Un decennio sotto gli occhi di Aurelio Saffi, l'illustre concittadino

che osserva, in silenzio, dall'alto della piazza, la vita che scorre.

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ClaudioCasadio Dal palcoscenico al setValentino Montanari Mondi visivi e tattili

Elisa Leonardi Le maitre chocolatier

Le feste dei vip Ricordi di fine anno

Anno VIII - N. 5 - DICEMBRE 2009

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Page 5: Ravenna IN Magazine - n.5/2009

Sommario3 Editoriale|

6 Annotare| Brevi IN

12 Essere| Claudio Casadio

18 Approfondire| Il mare d’inverno

24 Riscoprire| San Romualdo

28 Creare| Valentino Montanari

32 Vincere| Gino Maioli

36 Degustare| Elisa Leonardi

40 Gustare| Vicolo Santa Lucia

46 Rileggere| Le feste dei vip

52 Confidare| Fabrizio Fronzoni

54 Esplorare| 52 luoghi spirituali in Romagna

56 Leggere| Novità in libreria

58 Scegliere| Shopping

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Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.Redazione e amministrazione:Via Napoleone Bonaparte, 5047100 Forlìtel. 0543.798463fax 0543.774044

www.inmagazine.it

[email protected]

Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)

Direttore Responsabile:Andrea Masotti.

Redazione centrale: Giulia Bazzocchi,Andrea Biondi, Francesca Renzi, Leda Santoro.

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri

Impaginazione: Emanuele Dall’Acqua

Controllo produzione e qualità:

Isabella Fazioli.

Ufficio commerciale:

Roberta Missiroli.

Collaboratori:

Lidia Bagnara, Roberta Bezzi,

Pierantonio Bonvicini, Andrea

Casadio, Anna De Lutiis, Massimo

Fiorentini, Riccardo Gallini, Antonio

Graziani, Claudia Graziani, Aldo

Savini, Michele Virgili, Francesca

Zampiga.

Chiuso per la stampa il 17/12/2009

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Ravenna - L’Arcivescovo, Mons. Giu-seppe Verucchi, ha fatto graditissima sorpresa alla cooperativa Ma.Ge.Ma.-Divisione Alimentare Gruppo Marti-ni, visitando lo stabilimento situato a Castiglione. Qui, ogni anno, sono macellati oltre 500mila capi suini provenienti da 113 soci in tutta Italia; sono impiegati circa 500 dipendenti, per un fatturato di oltre 150 milioni

di euro all’anno. Il 5 novembre scor-so l’Arcivescovo, nel corso della visita pastorale alla Parrocchia di San Zac-caria, insieme al parroco don Paolo Babini e al segretario don Dario Szy-manowski ha visitato con curiosità lo stabilimento, dalle celle frigorifere alle linee produttive di rifilo prosciut-ti e preparazione prodotti elaborati, accompagnato da Umberto Re, di-rettore amministrativo, Gianluca Za-vatta, direttore di stabilimento, e da Gabriele Canali, funzionario Assicu-razione qualità. Durante l’incontro con le rappresentanze sindacali dei dipendenti, inoltre, Mons. Verucchi ha espresso parole d’apprezzamento, sottolineando in particolare l’impor-tanza della “convivenza pacifica tra persone provenienti da diverse parti del mondo”.

Omaggio a Jurgen Czaschka

Bagnacavallo -Il Gabinetto delle Stampe rende omaggio a

Jürgen Czaschka con la mostra “Biffando l’assoluto”, interamente

dedicata all’arte incisoria, in seguito alla recente donazione di

tutta la produzione dell’artista, che comprende incisioni e libri

manoscritti. Sono esposte al Museo delle Cappuccine oltre 130 opere:

dalle tavole di soggetto politico e sociale degli anni Settanta

all’interpretazione personale, tra ironia e memoria, sia di temi derivati

dalla cultura “mitologica” classica e dalla letteratura come l’Odissea, sia delle figure emblematiche della

modernità come Don Giovanni. Jürgen Czaschka è nato a Vienna

nel 1943 e lì ha compiuto studi umanistici. Dopo un periodo di

collaborazione con una redazione giornalistica, decide di trasferirsi

in Germania dove lavora come scenografo teatrale. Ormai

consapevole del fatto che la sua vera passione sia l’arte, si iscrive a un

corso di incisione al Künstlerhaus Bethanien. Sperimenta varie

tecniche, ma predilige il bulino che, per la precisione del segno, diventa il

mezzo esclusivo per esprimere la sua realtà. La mostra resta aperta fino al

28 febbraio, da martedì a domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.

Chiusa lunedì, a Natale, Capodanno e post-festivi. (A.S.)

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Annotare | Brevi IN

6 | IN Magazine

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Rinnovato l’atelier di Cristina Rocca

Ravenna - È stato completamente rinnovato, l’atelier della stilista Cristina Rocca, in via Cavour 92. La titolare del

marchio omonimo, registrato nel 1988, ha scelto di dedicare interamente lo

spazio di sua proprietà alla linea Sposa dove anche la clientela più esigente

potrà trovare l’abito giusto, dalla qualità impeccabile. Già proprietaria

della boutique di via Argentario, in cui, da anni vende le linee Mosaico

Couture, dal taglio elegante e sartoriale e Ravenna, per l’abbigliamento

quotidiano, Cristina Rocca ha scelto di adibire il negozio di via Cavour agli

abiti da cerimonia. La stilista, insieme alle sue collaboratrici, riceve su

appuntamento per offrire alla futura sposa un’atmosfera riservata ed

esclusiva, in cui possa essere seguita in ogni momento: dalla scelta alle prove,

fino alla consegna. (G.B.)

Confindustria Ravenna appuntamento natalizio

Ravenna - Al Circolo dei Ravennati e dei Forestieri erano presenti

tutti i componenti del Comitato di Presidenza. Si è parlato di crisi. Il

presidente Giovanni Tampieri ha lamentato ancora una volta la risposta

negativa al rigassificatore, da parte dell’amministrazione comunale. Una

notizia positiva è rappresentata dal fatto che oggi Confindustria Ravenna

rappresenta oltre 700 aziende e più di 22.000 lavoratori. Consola

poter affermare che Ravenna è il secondo territorio, dopo Parma,

ad aver risentito meno della cassa integrazione. Dopo il periodo “nero”

si è registrata una leggera ripresa e Ravenna sembra mantenere un

andamento positivo che spicca nel settore manifatturiero. (A.D.L.)

L’Aquila di Ferro a Cristina Mazzavillani Muti

La notte di Einaudi

Ravenna - Dopo Ersilio Tonini, Pietro Baccarini e Arrigo Sacchi, quest’anno il premio Aquila di Ferro è stato asse-gnato a Cristina Mazzavillani Muti. Il riconoscimento è conferito ogni due anni da 50 e più Fenacom ad un’im-portante personalità della Provincia che si è particolarmente distinta per impegno professionale, tale da assur-gere a notorietà oltre i nostri confini ravennati, e che sia nella condizione di ultracinquantenne. La motivazione del Premio, letta dal Presidente Righi-ni: “Cristina Mazzavillani Muti, raven-nate di nascita e residenza, ma cittadi-na del mondo, presidente di Ravenna Festival dalla fondazione. Cantante lirica, autrice di versi, regista teatrale ha mostrato sempre un grande amore per la sua città di nascita, portando il nome di Ravenna nel mondo. Per questo, ma soprattutto perché Cristi-na Mazzavillani Muti è una di noi, una

vera romagnola, una grande donna, la nostra associazione la premia con il simbolo della forza: l’Aquila di Ferro”. La consegna si è svolta il 12 dicembre presso Sala D’Attorre di Casa Melan-dri di Ravenna. Presenti il sindaco Fa-brizio Matteucci, il presidente provin-ciale Ascom Confcommercio Mario Baldassari, l’assessore alle Politiche Abitative della provincia Nadia Simo-ni, il segretario generale della Camera di Commercio Paola Morigi e il presi-dente provinciale di 50 e più Fenacom Ottavio Righini. (A.D.L.)

Ravenna - Le note di Ludovico Einau-di incanteranno il 9 febbraio il teatro Alighieri. Il pianista presenterà Night-book, il nuovo album (Decca) che ha conquistato immediatamente il primo posto delle classifiche di musica classi-ca e di Itunes e sta scalando le charts in Europa. Un disco, un sogno: le sue atmosfere si riflettono in una grande libertà espressiva, sonorità originali ottenute amalgamando con maestria pianoforte, archi e percussioni, e da un uso dell’elettronica che amplifica il suono del piano proiettandolo in tutte le direzioni. Straordinario il talento artistico del compositore milanese, allievo di Luciano Berio, la cui musi-ca affonda le radici nella tradizione classica con l’innesto di elementi deri-

vati dalla musica pop, rock, folk e con-temporanea. La tappa ravennate del Nightbook tour è organizzata da Pulp, in collaborazione con Fondazione Ravenna Manifestazioni. Ad accom-pagnare il maestro, Marco Decimo al violoncello, Antonello Leofreddi alla viola e percussioni, Mauro Durante al violino, il giovanissimo Federico Mecozzi alla chitarra, oltre a Robert Lippok al live electronics e Matteo Fer-roni ai live visuals. www.teatroalighieri.org (L.S.)

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È ravennate il miglior sommelier d’Europa

San Marino - Giovanissimo e originario di Ravenna, il miglior

sommelier d’Europa. Luca Gardini, 28 anni, oggi da Cracco Peck

di Milano, siede sul trono della sommellerie europea. Già campione

italiano nel 2004 il romagnolo ha battuto in finale nel concorso Miglior

Sommelier d’Europa 2009, Milan Krejci dalla Repubblica Ceka e

Virgilio Gennaro, di origine italiana, in gara per la Scozia. Figlio d’arte

(il padre Roberto è stato Miglior Sommelier d’Italia nel 1993),

Gardini ha superato brillantemente tutte le prove (degustazioni,

abbinamenti, correzione carta dei vini) della seconda edizione del

concorso organizzato da Worldwide Sommelier Association e dalla

neonata Associazione Sommelier della Repubblica di San Marino con l’Associazione Italiana Sommeliers che si è svolta il 14 e 15 novembre.

Pietre colorate

Milano - Il sapore e il profumo del vino al di là dei tecnicismi e delle

valutazioni. È uscito a metà dicembre il primo numero di Pietre colorate,

progetto editoriale intrapreso da professionisti della carta stampata e

appassionati del vino, tra cui Federico Graziani, sommelier ravennate che lavora da Aimo e Nadia a Milano, e

collaboratore della nostra rivista “IN Magazine PREMIUM”. Pietre colorate

è una “rivista non rivista”, luogo fatto di uomini e vino, istantanee,

fotografie, racconti e voci. “Come un profumo nell’aria, pietre colorate, terra, radici, mani” dice la testata

del trimestrale. Questo è quel luogo condiviso dove incontrare è

incontrarsi.

Surgital presenta De Gusto

Lavezzola - L’azienda romagnola lea-der nel mercato della pasta fresca sur-gelata, ha inaugurato la nuova sala degustazione presso la propria sede. Si chiama De Gusto e nasce per esse-re un luogo atto a sviluppare il pro-dotto, presentarlo, renderlo pubblico in una cornice piena di atmosfera e tecnologia. L’idea è creare un punto nel quale far confluire i migliori chef e tutti coloro che, nel mondo del food, credono nella qualità. Primo ospite d’eccezione è stato lo chef Gian-franco Vissani che ha proposto un menù rigorosamente a base di pasta “Divine Creazioni” fiore all’occhiello dell’azienda. De Gusto è figlio della necessità di creare uno spazio di forte immagine, dove alla fine della visi-ta aziendale della filiera produttiva, i clienti (grossisti, ristoratori, riven-ditori) possano assistere a creazioni

e degustazioni di innovative ricette. Luogo di sperimentazione ma anche teatro d’incontro fra giovani chef e nomi nel panorama della ristora-zione: in pratica una vera e propria Scuola dove il partecipante sarà coin-volto in maniera interattiva. De Gusto rafforza l’alto valore del made in Italy che Surgital esporta nel mondo e, per la realizzazione di questo progetto, si è avvalsa del lavoro e dell’esperienza di altrettanti rilevanti esportatori di “italianità” come Costa Group nel mondo dell’arredamento per il food e C+L Studio per la progettazione ar-chitettonica. (L.S.)

Decobatte la Crisi

Ravenna - Contro la crisi la Deco In-dustrie conferma per il 2009 il trend positivo già registrato l’anno prece-dente. “Quest’anno si chiuderà con un fatturato, un numero di dipenden-ti e di soci in crescita. Grazie all’im-piego di nuove tecnologie, abbiamo realizzato i nuovi prodotti sviluppati dai nostri tecnici negli anni scorsi” ha dichiarato il 9 novembre scorso davanti all’Assemblea dei soci Paolo Geminiani, direttore commerciale. Rilevanza particolare hanno avuto la nuova linea di biscotti; la detergenza con la marca Scala e le piadine Loria-na. “Lo scenario economico è profon-damente cambiato - ha detto Giorgio Dal Prato (nella foto), amministratore delegato Deco Industrie - e ha fatto riemergere nella società, l’importan-

za di principi etici: responsabilità, integrità, e interesse collettivo, alla base della politica Deco”. L’impresa conferma la sua strategia di sostenibi-lità economica, sociale e ambientale, secondo un modello di business plan basato sull’adozione di “best practices”. Il piano strategico 2010/2012 presen-tato dall’AD Dal Prato, si basa su tre linee-guida: sostenibilità, ascolto, am-biente. (L.S.) www.decoindustrie.it

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Una candidatura “Culturale”

In ricordo della Leonessa

Ravenna - L’assessore alla Cultura Alberto Cassani, ha pre-sentato lo scorso 12 dicembre nella Sala Corelli del Teatro Alighieri il progetto Ravenna Capitale europea della Cul-tura. “Presentiamo ufficialmente la volontà di candidare la città per il 2019 e, nello stesso tempo, avviare una riflessione su tempi, modi, forme e contenuti della candidatura. Al centro ci saranno i programmi: non il patrimonio ereditato dalla storia, ma una serie d’iniziative”. Cassani ha prosegui-to sottolineando l’importanza di monumenti, mosaici, di Dante e tutto ciò che fonda l’identità culturale di Ravenna. Importante è reinventarsi il passato, dare una nuova visione della città collegandola al presente e al futuro, proiettando Ravenna sullo scenario europeo. Cassani ha ricordato che la candidatura è legata alla collaborazione con le maggiori città della Regione, che sta cercando il sostegno di molte al-tre città europee e ha stabilito il contatto con quelle già state e quelle che saranno Capitali della Cultura. È già al lavoro una commissione presieduta da Sergio Zavoli. (A.D.L.)

Cotignola - A 500 anni dalla morte, il Comune rende omag-gio a Caterina Sforza con una mostra in tre sezioni. Nella prima è esposto “Il teschio ritrovato” in uno scavo nella Chiesa di S. Andrea a Melzo (Milano) ed attribuito a Gale-azzo Maria Sforza, padre di Caterina. La seconda è riservata alla “Formella di Caterina”, terracotta rinvenuta a Forlì che costituisce una preziosa testimonianza araldica; a completa-re la mostra Il mestiere delle arti: immaginare Caterina e il suo tempo. Si tratta di un percorso che racconta come i bambini hanno lavorato intorno alla figura di Caterina, studiandone ogni aspetto con tecniche e materiali vari. La mostra è aper-ta fino al 6 gennaio. Orari di apertura: venerdì, domenica e festivi dalle 10 alle 12; giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi dalle 15.30 alle 18.30. (A.S.)

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Dopo una carriera passata calcando i maggiori palcoscenici teatrali italiani ed esteri Claudio Casadio è approdato al grande schermo. Subito è arrivato il successo: protagonista del film di Giorgio Diritti ha conquistato prestigiosi riconoscimenti al festival del cinema di Roma.

testo Antonio Graziani - foto Massimo Fiorentini e su concessione di Accademia Perduta

L’uomo che Verrà

“Il mio ingresso nel mondo del cinema è stato così imprevisto, inaspettato e, nello stesso tempo, esaltante, come fossi passato diret-tamente dalle scuole medie all’uni-versità”.Claudio Casadio, ravennate purosangue, attore di teatro con una brillante carriera, da circa trent’an-ni, negli spettacoli per ragazzi, cal-cando palchi italiani ed esteri, èstato chiamatoad interpretare ilruolodiprotagonistamaschilenelfilmL’uomocheverrà. La pellicola ha conquistato tre prestigiosi premi al festival in-ternazionaledel cinemadiRoma dell’ottobre scorso: il Marc’Aureliod’Argento, secondo premio della manifestazione assegnato dalla giuria, il Marc’Aurelio d’Oro delpubblico,votatodaglispettatori,e

ilpremioLamegliogioventù, asse-gnato da una giuria di 100 giovani sui vent’anni.“All’annuncio dei premi abbiamo provato tutti una grande emozio-ne, - racconta Casadio. Eravamo co-scienti di avere fatto un bel lavoro, ma il giudizio positivo della critica e del pubblico, che difficilmente coincide, ci ha reso davvero felici”. Molto gradito anche il premio “La meglio gioventù”. “Io penso che questo sia un film importante an-che per i giovani, perché servirà a far spiegare certe storie che le nuo-ve generazioni non conoscono”.Per Claudio Casadio le emozioni sono iniziate quando gli è stato co-municato che avrebbe interpretato il ruolo di protagonista.“Questa esperienza è stata emozio-nante fin dall’inizio delle riprese,

Essere | Claudio Casadio

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e ne provo ancora gli effetti, - spie-ga l’attore. Prima di tutto ero un debuttante davanti alla macchina da presa. La tremarella, all’inizio, era tanta. Al primo giorno di ripre-se mi continuavo a ripetere: “Ma chi me l’ha fatto fare?”. Non ero mai stato davanti a una cinepresa, salvo per una piccola parte da bri-gante, senza parlare, nella fiction Il Passatore, girato qui in Romagna, quando non avevo ancora diciotto anni e non facevo neanche l’atto-re. QuelladelfilmL’uomochever-ràèstataquindilamiaprimaveraesperienzacinematografica. Quan-do il regista Giorgio Diritti mi ha proposto di interpretare la parte di protagonista maschile mi sono reso conto che stava diventando una cosa seria.”

Il regista aveva pensato a Claudio Casadio per la parte di Armando, dopo aver visto le sue interpreta-zioni teatrali. L’avevano molto in-teressato e gli era piaciuto il suo modo di raccontare le favole per i ragazzi, in particolare lo spettaco-lo Pollicino. La trama del film rifà la storia

dell’eccidio di Marzabotto. È lo stesso Giorgio Diritti a raccontar-la: “Inverno, 1943. Martina ha otto anni, vive alle pendici di Monte Sole, non lontano da Bologna, è l’unica figlia di una famiglia di contadini che, come tante, fatica a sopravvivere. Anni prima ha perso un fratellino di pochi giorni e da allora ha smesso di parlare.Nel dicembre la mamma rimane nuovamente incinta. I mesi passa-no, il bambino cresce nella pancia della madre e Martina vive nell’at-tesa del bimbo che nascerà mentre la guerra man mano si avvicina e la vita diventa sempre più difficile. Nella notte tra il 28 e il 29 settem-bre 1944 il piccolo viene finalmen-te alla luce. Quasi contemporane-amente le SS scatenano nella zona un rastrellamento senza preceden-ti, che passerà alla storia come la strage di Marzabotto”. L’uomo che verrà, precisa il regista, è un film sulla guerra vista dal basso, dalla parte di chi la subisce e si trova suo malgrado coinvolto nei grandi eventi della storia che sembrano dimenticare le vite degli uomini”.

In apertura, Claudio Casadio durante le riprese del film L’uomo che verrà. A fianco (e in copertina) ritratto davanti ai murales

presso la sede Compagnia Portuali Ravenna. In basso a destra, con la piccola

attrice Greta Zuccheri Montanari sul red carpet dell’ultima edizione del festival

cinematografico di Roma.

La carriera teatrale di Claudio Casadio

Claudio Casadio si diploma presso l’Accademia Antoniana di Arte Drammatica di Bologna nel 1982. Nello stesso anno è coautore ed interprete de La fiaba dell’oro

e del sapone, spettacolo di Teatro per Ragazzi e, nel 1983, de L’isola del tempo, ovvero il pomo d’oro del trono del re. Nel 2002 è coautore e regista de I musicanti

di Brema, spettacolo che, nello stesso anno, vince il Premio L’uccellino azzurro all’ottava edizione del Festival Ti fiabo e ti racconto di Molfetta. Lo spettacolo

riceverà anche il prestigioso Premio ETI Stregagatto come Miglior spettacolo di Teatro Ragazzi. Nel 2004 Claudio Casadio è impegnato nella sua prima tournée internazionale con lo spettacolo Hansel& Gretel. Nel novembre 2008 Hansel &

Gretel arriva a rappresentare l’Italia al THEATER/TEATRO Theaterherbst in Berlin. Ancora nel 2004 inizia l’avventura di Pollicino. Con questo spettacolo Casadio

compie lunghe tournée nei più prestigiosi Teatri italiani (ne sono esempi Il Piccolo di Milano e l’Eliseo di Roma) e in Francia, Spagna, Svizzera e Portogallo. Nel 2005

Pollicino è ospite al Teatralia, il più importante Festival delle Arti Sceniche della Spagna; due anni dopo, vince il primo premio al Festival Momix di Kingersheim

(Francia) e, nel 2008, il prestigioso Biglietto d’Oro AGIS – ETI come Spettacolo di Teatro Ragazzi più visto nella Stagione 2007/2008. Nel 2009 partecipa alla 52°

edizione del prestigioso Festival dei Due Mondi di Spoleto con un’Antologica delle migliori produzioni di Teatro Ragazzi di Accademia Perduta. Nel 2009 esordisce in ambito cinematografico, interpretando il ruolo di protagonista nel film L’uomo che

verrà di Giorgio Diritti.

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Inquestofilm,ClaudioCasadioharecitatoindialettobolo-gnese,enonèstatofacile,anchesesiavvicinamoltoalro-magnolo. ”Comunque avevo una certa esperienza avendo recitato in francese e spagnolo nei teatri esteri”.Casadio ha interpretato il suo personaggio con vera pro-fessionalità. “Era una parte che sentivo molto, perché ven-go da una famiglia provata dalla guerra. Io ho conosciuto tanti partigiani. Nel personaggio ho messo dentro un po’ tutte le storie sentite e vissute”.“Giorgio Diritti è un regista particolarmente bravo, - com-menta Casadio. Ha raccontato la storia di Marzabotto con grande onestà intellettuale, con grande amore. Non ha fatto un film patetico. Nel montaggio ha tolto scene che potevano apparire troppo ‘strappalacrime’. Quando ab-biamo girato le scene dell’eccidio, c’era silenzio e la consa-pevolezza di fare qualcosa di veramente importante”.Nellatroupec’erano,oltreaCasadio,dueattriciprofessio-niste,MayaSansaeAlbaRohrwacher, e numerosi attori non di professione, gente presa dalla strada.“In quaranta giorni di lavorazione ho appreso tanto del cinema che non conoscevo - ammette Casadio. Non a tutti

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Due scene del film; a fianco Casadio insieme all’attrice Maya Sansa.

capita di trovare un ruolo impor-tante nel primo film.” Per un attore di teatro non è facile recitare senza pubblico. “La troupe è stata la mia platea. Io recitavo per la troupe. In teatro si usa più il cuore e tutte le ener-gie del corpo, al cinema bisogna usare più il cervello. Io, che sono un attore energico, ho dovuto sot-trarre molto della mia energia da-vanti alla macchina da presa che raccoglie tutto, per non rischiare di essere troppo esagerato. C’è anche un’altra grande differenza: nel teatro il personaggio lo si fa crescere nel tempo. Per esempio Pollicino sono quattro-cinque anni che lo faccio e ogni anno mi viene meglio; nel cinema è tutto più sbri-gativo e definitivo: con la ripresa, il personaggio resta fisso e non si modifica più. Penso, comunque, di essermela cavata abbastanza bene”. Le riprese sono state comunque molto faticose. “Abbiamo girato nei mesi di novembre e dicembre, con un gran freddo, tanta pioggia, fango e neve, in una zona di monta-gna. È stata una prova fisicamente dura. Ho affrontato tutti i sacrifici e i disagi con grande energia”.

Delcasttecnicofacevaparte,comedirettoredellafotografia,ilfaenti-noRobertoCimatti.“La fotografia di questo film è fan-tastica - dice Casadio. Il direttore della fotografia assiste il regista, imposta l’inquadratura e la scena. È quello che dà il sapore, la luce, il colore all’ambientazione. Cimatti è bravissimo a illuminare, usa lam-pade di carta e una serie di trucchi tutti suoi. Non ha mai usato grandi proiettori. Si serve di alcune ‘alchi-mie’, che producono un ‘sapore’ molto caldo. È tra i migliori diret-tori della fotografia italiani”.AncheRuggeroSintoni,sociofon-datoredellacompagniaAccademiaPerduta divenuto, negli anni, un Teatro Stabile d’Arte Contempo-ranea di cui è co-direttore artisti-co assieme a Claudio Casadio, ha avuto un ruolo nella preparazione di questo film. “Ruggero ha fatto

in modo che il regista venisse a ve-dermi recitare - spiega Casadio. E questo ha fatto scattare ‘l’operazio-ne’ del mio ruolo da protagonista maschile del film”.La pellicola “L’uomo che verrà” sarà proiettata nelle sale cinema-tografiche italiane a partire dal 22 gennaio prossimo. Il film è già sta-to presentato in Francia al festival del cinema italiano di Villerupta, una città della Lorena, al confine con il Lussemburgo, e a Parigi, che ha fatto un gemellaggio con il festi-val di Roma.Nella carriera di attore di Claudio Casadio ci saranno altre interpre-tazioni cinematografiche? “Non so dire se ci saranno altri ruoli da film - risponde. Io, intanto, continuo nelle mie tournèe teatrali. Questa è stata sicuramente una bellissima esperienza, che mi ha reso molto felice.” IN

Ph. Cosimo Fiore

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testo Roberta Bezzi - foto Massimo Fiorentini

Natale sulla Spiaggia

L’idea di prolungare la stagione turistica sta prendendo sempre più piede e il mare d’inverno sta diventando una piacevole realtà anche dei lidi ravennati. Spazio a mercatini, spettacoli, presepi di sabbia e piste di pattinaggio, fino a metà gennaio, con la prospettiva di insistere anche nei primi mesi primaverili.

In bilico fra sogno e futuro del turi-smo, ilmared’invernostadiventan-dounapiacevolerealtàdellarivie-raravennate, coniugandosi però in modo diverso nelle varie località: a Marina di Ravenna è per lo più frutto delle iniziative degli stabili-menti balneari, mentre a Cervia e Milano Marittima il forte tessuto alberghiero è un valore aggiunto che consente di attirare turisti an-che durante le feste natalizie e di inizio anno. L’idea di prolungare la “stagione” parte da lontano. A

far da apripista, una decina di anni fa con il beach-volley, è stato ilba-gnoFantinidiCervia che per primo ha creduto nella possibilità di tra-sformare la spiaggia in punto di riferimento, nella stagione autun-nale e primaverile, grazie a even-ti in grado di soddisfare passioni specifiche come i cavalli, le moto, etc. “Il turismo è una scatola vuota da riempire di contenuti. Lavorare sulle cosiddette nicchie come lo sport e il benessere si è dimostrato vincente”, ama ripetere il titolare

Claudio Fantini, inventore della va-canza sportiva made in Italy, che da quest’anno ha inaugurato an-che Sportur Hotel per favorire il soggiorno di persone provenienti da altre regioni. “Nel turismo di motivazione il mare e il sole sono solo una delle possibilità - aggiunge -. Le altre sono legate al territorio, ai sapori, alle emozioni, alle attivi-tà. Bisogna crederci, investire con pazienza nel futuro, ricordandosi sempre che solo se si crea sistema, ossia se tutti gli operatori del set-

Approfondire | Il mare d’inverno

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Sopra, il villaggio di Natale sulla spiaggia del Marina Bay. In apertura

l’ingresso al Presepe di Sabbia a Marina di Ravenna.

tore collaborano, si può crescere”. Questa è una importante carta da giocare nel futuro del turismo che trova consensi anche nell’ammini-strazione comunale della località. “Cervia vive di turismo e il sistema proposto dal bagno Fantini funzio-na perché basato su eventi fissi a cui il turista ha ormai fatto l’abitu-dine - sottolinea l’assessore al Turi-smo Nevio Salimbeni -. L’obiettivo del 2010 consisterà nell’ampliare ulteriormente i mesi di spalla, ossia aprile-maggio e settembre-ottobre. A Cervia, per esempio, funzionano bene i mercatini: basti pensare che settembre è stato un mese straordi-nario in termini di presenze, gra-zie al Mercatino europeo, ma pure per il Festival degli Aquiloni acro-batici e quello del sale. Ora ci stia-mo impegnando nel creare anche pacchetti che prevedono soggiorni in riviera ed escursioni in una del-le principali sagre in collina.C’è molto da fare ma la direzio-

ne è ormai questa”. Non va però dimenticato che il termine “Mared’inverno” è stato coniato per laprimavoltanel2007,quandol’am-ministrazioneravennatehadecisodiprolungare–inviasperimentale– l’attivitàdeglistabilimentibal-nearideinovelidi,inprimisdiMa-rinadiRavenna, con l’obiettivo di richiamare dunque i turisti anche nella stagione fredda. Undici sono gli operatori che, nel 2009, han-no aderito al programma con una serie di attività: MarinaBay, Char-lie, MamboCafé e Obelix a Marina di Ravenna, Susanna e Jamaica a Lido di Classe, Dera e Milano a Lido di Savio, RediDenari, Mirella e Merida a Punta Marina Terme. Merita una citazione particolare il MarinaBay che, fino al 6 gennaio, si trasforma in un vero e proprio “VillaggiodiNatalesullaspiaggia”, con il mercatino di Natale, la pista di pattinaggio ecologica su ghiac-cio, musica dal vivo, laboratori per

Il Presepe di sabbia

A Marina di Ravenna, una delle maggiori attrazioni del Mare

d’Inverno è certamente il Presepe di Sabbia, organizzato dai titolari del

bagno Obelix n. 22 in collaborazione con la Pro Loco. Trecento metri

quadrati di sabbia tra pastori, Re Magi, capanne e ovviamente la

Sacra Famiglia in primo piano. Un mega presepe che resterà aperto al

pubblico, in una struttura coperta a soli cinquanta metri dal mare

(diga foranea sud - Piazzale Marinai d’Italia), fino al prossimo 17 gennaio

nei giorni festivi (tutti i giorni dalle 10 alle 18 nel periodo natalizio, dal

23 dicembre al 6 gennaio). Le opere sono state realizzate da sei artisti

provenienti da ogni parte d’Europa: Ramirez, Montserrat, Radek, Slawa,

Cuba, Capelli.

ph Massimo Marson

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Via Aldo Bozzi, 77/79 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.278360 - Fax [email protected] - www.edilravenna.it

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bambini, tornei di beccaccino e di calcetto, concerti gospel, la spetta-colare gara di bob cani da slitta, cenone di Capodanno. “Siamo sta-ti tra i primi Comuni della riviera a promuovere il mare d’inverno - afferma l’assessore al Turismo An-drea Corsini -. Oggi non si parla più di destagionalizzazione ma di turismo tutto l’anno con mesi di punta e di relativa calma. Lo scor-so anno il Presepio di sabbia ha fat-to registrare 50 mila presenze in circa un mese. Questa è la direzio-ne giusta: organizzare un evento particolare per creare flussi di tu-rismo. Così come può essere utile legare il turismo della città d’arte a quello del mare, con pacchetti per esempio che prevedano il soggior-no in città e la cena al mare la sera o nei week-end”. Per l’operazione “Mare d’inverno” a pieno regime bisognerà però attendere l’inverno 2010/2011. “La lanceremo il pros-simo anno quando sarà pronto il nuovo piano dell’arenile che per-

metterà ai bagni di attrezzarsi con infrastrutture per il periodo inver-nale”, aggiunge Corsini. Quest’anno, che servirà dunque da preambolo, vedrà in campo già diverse iniziative. La manifestazio-ne entra nel vivo nel periodo nata-lizio, quando i visitatori possono passare dalle bellezze della città dei mosaici al fascino del mare, con passeggiate a piedi e a caval-lo nelle pinete e sul bagnasciuga, appuntamenti culturali, feste e animazione. “Diversamente da Cervia, Mari-na di Ravenna ha colto una reale opportunità - commenta Fantini -. Per come è strutturata, con più servizi e meno hotel, pocoimpor-tacheunturistaarrividaCesenaodaNewYork.L’importanteèchearrivi. Una volta che il sistema si sarà messo in moto Marina avrà fortuna su questa strada e nel giro di qualche anno forse attirerà d’in-verno anche il turista milanese o tedesco”. IN

Mercatino di Natale in piazza a Cervia.

Festività a Cervia

A Cervia, la tradizionale pista del ghiaccio, resterà allestita sino alla fine di febbraio. Sempre in piazza Garibaldi, fino al 6 gennaio, si terranno i mercatini natalizi con addobbi, regali, dolciumi e prodotti tipici. Nella città del sale, non poteva inoltre mancare un presepe di solo sale, al Musa (Museo del Sale di via Nazario Sauro), aperto tutti i giorni dalle 15 alle 19. Le sculture sono state create nel 1992 da un anziano salinaio: oltre quindici personaggi, dai dieci ai quaranta centimetri di altezza, realizzati a mano con una cristallizzazione guidata del sale. L’intero presepe è conservato in una teca in vetro che lo ripara dai cambiamenti climatici e soprattutto dall’umidità.

ph Archivio Comune di Cervia

ph Archivio Comune di Cervia

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Nato verso la metà del X secolo da una nobile famiglia di ascendenza bizantina, all’età di vent’anni San Romualdo entrò nella comunità di S. Apollinare in Classe. Passò poi alla vita eremitica e rimase 10 anni sui Pirenei. Nel 998 al Pereo il giovanissimo imperatore Ottone III andò personalmente a fare visita al futuro santo e proprio qui anni dopo fece costruire il monastero dedicato a S. Adalberto. Romualdo dimorò anche tra gli abeti del Casentino a Camaldoli, primo nucleo del noto eremo.

testo Andrea Casadio

La storia e la Fede

ph Carlo Lovari

Riscoprire | San Romualdo

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I cavalli procedono a fatica, mentre gli zoccoli affondano nel pantano e la foschia sale, silenziosa e sornio-na, fra sterpi e canneti. Eppure il corteo di uomini riccamente vestiti non indietreggia di un passo, men-tre già calano le ombre della sera, nel suo percorso nella solitudine della palude. Troppo importante, per l’imperatore, è l’incontro col sant’uomo che, ha sentito narrare, ha scelto la desolazione di questi sterminati acquitrini per coltiva-re il proprio rapporto con Dio. E di quell’uomo ha bisogno, per realizzare il progetto di rinascita spirituale e civile che ha assunto come propria missione di supremo reggitore dell’Europa.Forse, nell’anno 998, il viaggio di Ottone III verso l’isola del Perèo, dispersa in mezzo alle paludi a nord di Ravenna, scelta per un’esi-stenza lontana dai clamori del mondo, non avvenne in modo così avventuroso. Ma oggi, nel momen-to in cui si celebrano i vent’anni della caduta del Muro e la rinasci-ta dell’Europa col riscatto della sua metà orientale, quel lontano incontro, comunque sia avvenuto, appare in tutta la sua portata sim-bolica, ed è un buon punto di par-tenza per tratteggiare la biografia di uno dei personaggi più signifi-cativi della storia ravennate.Le notizie di cui disponiamo sul-la vita di SanRomualdo non sono molte, le dobbiamo in gran parte alla testimonianza del suo discepo-lo e prosecutore (nonché concitta-dino) San Pier Damiani. Sappiamo che era nato verso la metà del X secolo e proveniva da una nobile

famiglia di origine bizantina. Ra-vennaaquell’epocaeraancoraunadellecittàpiùimportantid’Europa, del tutto immersa nella temperie politica e culturale della Renovatio Imperii, la restaurazione imperiale realizzata nel 961 da Ottone I di Sassonia, primo sovrano del Sacro Romano Impero Germanico. Del nuovo impero degli Ottoni, grazie anche ai privilegiati rapporti di questi con gli arcivescovi, la città era una delle capitali predilette. Eppure, in quella Ravenna ricca e mondana, ma anche percorsa, come tutta l’Europa, da nuovi af-flati spirituali, il giovane rampollo aristocratico scelse una strada del tutto peculiare. Secondo la tra-dizione, fu quando vide il padre uccidere un parente per contrasti privati che il giovane Romualdo si sentì spinto alla vocazione asceti-ca. All’età di circa vent’anni entrò nella comunità di S.ApollinareinClasse, dove già due secoli prima era stato aperto secondo la regola benedettina il primo monastero ravennate, vincendo le proprie ri-trosie dopo una visione del santo durante una seduta di preghiera nella basilica. Il monachesimo tra-dizionale dovette però sembrare deludente per le aspirazioni di ascesi, vicine piuttosto al mistici-smo orientale, di Romualdo. Usci-to da Classe nel 976, si recò dap-prima presso il romito Marino, in un’isola della laguna veneta, da cui apprese i primi rudimenti di vita eremitica, poi nell’abbazia clunia-cense di Cuixà, sui Pirenei, dove rimase per circa dieci anni.Dopo il ritorno in patria, si ritirò

prima sugli Appennini, al Verghe-reto, e poi al Pereo, l’isola fra le paludi a nord della città. Fu appun-to al Pereo che, in quel giorno del 998 (o, secondo alcuni, del 996), il giovanissimo OttoneIII, durante uno dei suoi frequenti soggiorni a Ravenna, venne a fargli personal-mente visita, con la richiesta di as-sumere la guida del monastero di Classe, lo stesso nel quale vent’anni prima Romualdo era entrato come novizio. Piegandosi alla volontà dell’imperatore e dell’arcivescovo Gerberto, il grande intellettuale riformatore che era stato precet-tore di Ottone, dovette accettare.

Per saperne di più

Cosa accadde in Romagna dall’epoca dei Romani fino alla fine del XX secolo? Quali furono le personalità e i momenti cruciali che hanno cambiato la storia della nostra zona costruendo il prezioso patrimonio di città, strade, luoghi di culto che punteggia la costa e l’entroterra? 52 Storie e luoghi di Romagna a cura di Andrea Casadio racconta in maniera avvincente ma autorevole avvalendosi dell’ausilio di piantine dettagliate e immagini d’epoca e attuali le vicende che hanno “fatto” la storia di questa terra che guarda al mare sdraiata sull’Appennino. www.inmagazine.it

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Tuttavia, le difficoltà nell’impor-re la dura regola della propria ri-forma, e i conseguenti contrasti sorti all’interno del monastero, lo indussero ad abbandonare l’inca-rico, ritirandosi a Montecassino. Ma già nell’anno 1000 era a Roma, dove Gerberto era adesso pontefi-ce col nome di Silvestro II, come consigliere spirituale di Ottone. Da qui l’anno seguente, in seguito all’insurrezione della nobiltà ro-mana che mise fine ai progetti di riforma politico-religiosa dell’im-peratore, accompagnò sovrano e papa anche nel ritorno a Ravenna. Qui tornò a stabilirsi al Pereo, dove poco dopo Ottone fece costruire un monastero dedicandolo a S.Adalberto, martirizzato qualche anno prima durante il suo viaggio di evangelizzazione della Polonia.Da quel momento il monastero di-venne il centro d’irradiazione di un’intensa attività di evangelizza-zionedell’Europaorientale, anche in concomitanza coi disegni poli-tico-religiosi di Ottone III e poi, dopo la morte di questi a soli 22 anni nel 1002, del suo successore

Enrico II. In quelle terre, fra 1003 e 1009, furono martirizzati molti dei discepoli che Romualdo inviò, fra cui l’altro suo biografo Bru-no di Querfurt. Egli stesso, dopo vari anni passati prima in Istria e poi nell’Italia centrale, partì di persona verso Est: tuttavia, giun-to al confine ungherese, dovette fare ritorno in Italia a causa delle precarie condizioni di salute. Non per questo rinunciò alla sua vita di instancabile eremitaggio itineran-te, ancora non senza contrasti con esponenti del monachesimo e della Chiesa, fondando varie comunità e monasteri. Finché, nel1024,fulavoltadelladimorafragliabetidelCasentino,aCamaldoli, primo nu-cleo dell’eremo destinato a vivere più a lungo dopo la sua morte e a dare il nome alla congregazio-ne (Camaldolese) sorta dalla sua ispirazione.Romualdo morì in solitudine il 19 giugno 1027 a Valdicastro, nei pressi di Fabriano. Fu canonizzato cinque anni dopo, e nel 1595 fu dichiarato santo. Il suo corpo ripo-

sa oggi nella chiesa di S. Biagio di Fabriano. Nella storia d’Europa, la sua figura è inscindibilmente lega-ta al grande movimento riformato-re dei decenni a cavallo dell’anno Mille e alla cristianizzazione dei popoli slavi. In quella di Ravenna, emerge ancor oggi in diversi nomi e luoghi della città e del territorio. Il monastero di Classe, affidato ai Camaldolesi e trasferito in città all’inizio del Cinquecento, fu per tre secoli uno dei fari della vita economica e culturale ravennate, per poi diventare, dopo la soppres-sione in età napoleonica, la sede della biblioteca Classense. Quello del Pereo, nel corso del Medioevo, diede il nome all’abitato di S. Al-berto. Il nome di San Romualdo, invece, avrebbe infine designato uno dei nuovi borghi sorti nella pianura di bonifica che nel XX se-colo prese il posto degli acquitrini a nord della città, lungo la strada dove un giorno di mille anni fa i cavalli dell’imperatore affondaro-no gli zoccoli nel loro viaggio verso l’isola dell’eremita. IN

In apertura, un’immagine dell’eremo di Camaldoli. A sinistra, stampa che riproduce l’incontro tra San Romualdo e Ottone III (Fonte: Istituzione Biblioteca Classense, Servizio manoscritti e rari).

Pereo, S. Adalberto, S. Alberto

S. Adalberto è una delle figure centrali dell’evangelizzazione dell’Europa orientale. Originario di una nobile famiglia boema e vescovo di Praga, fu martirizzato nel 997 nei pressi di Danzica. Fu Ottone III a promuoverne fin da subito il culto, recuperandone le reliquie e disponendo la dedicazione di tre chiese ad Aquisgrana, Roma e Ravenna. A Ravenna l’intitolazione fu riservata al nuovo monastero che l’imperatore fece costruire nel 1001 sull’isola del Pereo, nel luogo del vecchio eremo di San Romualdo, dove lo stesso Adalberto aveva soggiornato durante il ritorno da un viaggio a Roma. L’edificio, che era a pianta circolare e adorno di colonne marmoree, è oggi completamente scomparso, anche se sappiamo che sorgeva non lontano da Mandriole, nei pressi di via Gattolo inferiore. Dopo circa due secoli di relativo splendore, cadde in progressiva decadenza, per essere trasformato nel 1471 in una commenda affidata al clero secolare. Verso l’inizio del ’600 la sede del titolo fu trasferita alla chiesa dell’abitato di S. Alberto, sorto nelle vicinanze, che da allora divenne il centro principale di quella zona solitaria fra valli e paludi.

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Il mosaicista deve ideare, progettare e realizzare la propria opera come il pittore e lo scultore. Valentino Montanari intende il mosaico come un originale e moderno assemblaggio di materiali molto vari, affini o eterogenei.

testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara

Mondi visivi e Tattili

Raffaele De Grada, nel testo intro-duttivo al catalogo della mostra “Ar-monie musive” a Palazzo Ducale di Mantova del 1994, ricordava di aver visto alla Galleria La Bottega di via Baccarini a Ravenna esposte opere degli esordi di ValentinoMontana-ri e averne apprezzato l’abilità nel disegno e lo spirito d’osservazione per lo studio del nudo e del ritrat-to. Poi, abbandonata la pittura an-cora legata alla tradizione figurati-va e accademica, aveva ben presto intrapreso la strada del mosaico, spogliandolo di ogni rimando naturalistico, per soluzioni visive giocate principalmente sui ritmi cromatici, le linee dall’andamento fluido e gli addensamenti magma-

tici del sostrato. Nel corso degli anni l’incessante sperimentazione lo ha indirizzato alla conquista di immagini riconducibili alle poeti-che informali, che comunque la-sciano intravedere altri mondi o semplicemente sannoevocareunadimensioneespressivachescorredalrealeall’immaginario. La ricer-ca è sostenuta e stimolata, più che da ripensamenti, da domande e interrogativi, soprattutto se abbia ancora senso oggi fare mosaico, cioè servirsi di questa tecnica anti-ca e fortemente condizionante che richiede tempi lenti d’esecuzione per esprimere sentimenti o anche indagare la condizione dell’uomo nella contemporaneità. Porsi que-

Creare | Valentino Montanari

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sta domanda è come chiedersi se abbia ancora un valore l’arte in quanto tale, perché il mosaico è un linguaggio che indubbiamente ha caratteristiche particolari, ma non può essere considerato di se-condo ordine rispetto alla pittura o alla scultura, anche se in passa-to è stato concepito e considerato come un’arte applicata funzionale alla decorazione architettonica. Il mosaicista deve ideare, progettare e realizzare la propria opera, come

il pittore e lo scultore. L’originalitàdiMontanaristanell’intendere ilmosaicocomeunassemblaggiodimaterialivari,affinioeterogenei, dalla malta cementizia alle tessere musive, dalle pietre ai vetri colora-ti, dai sassi di fiume agli specchi, dalla roccia lavica ad elementi di terracotta smaltati o dorati, al quale, poi, è necessario dare una forma compositiva con un’atten-zione ai giochi cromatici e agli andamenti, che di frequente sono ispessimenti e grumi materici che creano effetti intriganti, come se sprigionassero forza ed energia che si addensa all’interno per poi proiettarsi, in una sorta d’esplosio-ne vitalistica, verso l’esterno. Nelle sue composizioni assumono una funzione anche gli scarti tra la luce che s’irradia dagli elementi smalta-ti e gli strati opachi della materia informe, perché in questa insolita combinazione si può leggere l’in-tenzione di testimoniare i mecca-nismi enigmatici della memoria, tra ricordi e dimenticanze, o piut-

A fianco, un particolare di un mosaico di Valentino Montanari e in basso, l’artista nel suo atelier.

Biografia dell’artista

Valentino Montanari è nato ad Alfonsine nel 1951. Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte per il Mosaico di Ravenna, dove ha avuto come insegnanti Francesco Verlicchi e Giuseppe Ventura, si è diplomato all’Accademia di Bologna. A partire dagli anni ’70 si è dedicato all’attività artistica utilizzando diverse tecniche espressive, dalla pittura al mosaico, dalla scultura all’incisione e alla ceramica. Si è pure interessato a tematiche di ordine pedagogico, soprattutto riguardanti il linguaggio dell’immagine e gli aspetti psicologici del disegno infantile. Coordinatore tecnico-scientifico e docente del Centro di Ricerca e Sperimentazione didattica “Tessellae” di Ravenna, ha tenuto corsi di aggiornamento per insegnanti della scuola dell’obbligo. È presidente del SISAM (Scuola Internazionale di Studi d’Arte per il Mosaico e l’affresco). Intensa l’attività espositiva in personali e collettive in contesto locale, nazionale e internazionale; è stato presente alla 50° Biennale d’Arte di Venezia del 2003, nell’ambito del progetto “Brain Academy Apartment”. Vive nello studio-abitazione a Bagnacavallo, in via Reda la Rotonda, 1.

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tosto le fasi alterne della vita quotidiana nel succedersi di momenti di serenità e gioia ad altri di scoramento e malinconia. Oltre alla componente visiva, il mosaico ri-chiede quella tattile, certamente lo si deve guardare da vicino per la fattura e per la sua texture e da lontano come un insieme di valori estetici, cromatici e formali, ma non si può immaginare come qualcosa che non si calpesti e che non si possa toccare per avvertirne spessore e calore. Questa esigenza gli deriva dallo studio dei mosaici anti-chi, soprattutto dei frammenti di pavimentali medievali, riconducibili al XIII secolo, della chiesa di San Giovanni Evangelista di Ravenna, ma anche della Cattedrale di Otranto, di Pesaro e di Asti, sia per gli aspetti tecnici che iconografici. IN

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La sua storia si intreccia strettamente a quella dei grandi campioni dello sport; dal ciclismo alle ragazze d’oro della pallavolo. Il ravennate Gino Maioli ha sistemato i muscoli di campioni delle due ruote come Gimondi, Adorni e Collinelli e ha contributo alla leggendaria collana di trionfi della Teodora.

testo Michele Virgili - foto Massimo Fiorentini

Il custode dei Campioni

Ha sistemato i muscoli di campioni del ciclismo come Gimondi, Ador-ni e Collinelli. Ha contributo alla leggendaria collana di trionfi del-la Teodora. GinoMaioli è un’istitu-zione, un vanto per la città di Ra-venna come massofisioterapistaemassaggiatoresportivo. “Mi sono diplomato come tecnico industria-le nel 1956 - racconta - e già dopo un anno avevo iniziato a correre in bicicletta con la Rinascita. Ho corso come dilettante fino al 1962 vincendo una trentina di gare.” La svolta arriva nel 1964 quando Maioli decise di iscriversi a Ferra-ra al corso di massaggiatore spor-tivo: “Mi trasmise la voglia Oscar Minzoni, che era massaggiatore e direttore sportivo della società. Il corso è durato due anni e nel 1966 Luciano Pezzi, il direttore sportivo della squadra ciclistica Salvarani, mi chiamò per lavorare con loro.”CorrevanonellaSalvaranicampioni

delcalibrodiGimondi,Adornienel1968Maiolidiventamassaggiato-repersonaledellostessoGimondi. “Ho vissuto grandi soddisfazioni, mi sentivo partecipe dei loro suc-cessi. Sono stato alla Salvarani fino al ’73 e nella mia ultima gara Gi-mondi ha vinto il mondiale a Bar-cellona. Fu un successo in volata e Felice si dimostrò il più intelligen-te. I corridori danno molta impor-tanza al massaggiatore, con lui si era creato un rapporto come tra fratelli, si viveva in simbiosi.”La storia sportiva di Maioli era, però, appena agli inizi. “Nel ’73 ho vinto il concorso per entrare in ospedale a Ravenna - continua - dove ho lavorato fino al 1977. È stata una scelta dettata anche da motivi familiari. Ero sempre in giro, in più il mio sogno era avere uno studio privato e la decisione di andare in ospedale era indispensa-bile. La Federazione in ogni modo

ha sempre continuato a chiamarmi in occasioni dei Mondiali, non ho mai lasciato il ciclismo. Si può dire che da lavoro fisso, si era trasfor-mato quasi in un hobby che mi ha permesso di girare tutto il mondo.” TrentaiMondialidiciclismoacuihapresopartefinora: “Il primo è sta-to quello del 1969 a Leicester, in Inghilterra, mentre il più recente risale ad agosto-settembre a Mosca per il mondiale junior su pista e strada”. Poi le Olimpiadi, la prima a Montreal nel 1976, cui fanno se-guito Mosca 1980 e Los Angeles 1984. Dopo un periodo di pausa, il ritorno ad Atlanta nel 1996 dove Andrea Collinelli e Silvio Martinel-lo vincono la medaglia d’oro. “Il progetto di seguire Andrea nacque l’anno prima durante i Mondiali di ciclismo su pista a Bogotà. Mi chia-mò il commissario tecnico Sandro Callari che chiese la mia partecipa-zione. Dalla fine dell’anno, al pe-

Vincere | Gino Maioli

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riodo dell’Olimpiade con Collinel-li si viveva praticamente assieme, nacquero tanti meccanismi. Per prima cosa è richiesta la professio-nalità, poi come secondo aspetto c’è l’amicizia. Con Andrea c’è un grandissimo rapporto.” L’ultima presenza risale al 2000 a Sydney. “Queste manifestazioni mi chiede-vano troppa disponibilità che io, avendo uno studio, non ero più in grado di dare.” Tra il 1966 e il 1978 Maioli ha partecipato, inoltre, a 13 Giri d’Italia e a 7 Tour de France. “Mi chiamò la Bianchi, che prese il posto della Salvarani, dove ritrovai come direttore sportivo Giancar-lo Ferretti, ex corridore passato sull’ammiraglia.” Nel frattempo, nel 1977, avviene il passaggio nel

mondo della pallavolo femminile: MaioliinizialacollaborazioneconlaTeodora,duratafinoall’86, e con-temporaneamente diventa massag-giatore sportivo della nazionale di pallavolo femminile. “Gli anni alla Teodora sono stati indimenticabili. Il gruppo di ragazze, quasi tutte ra-vennati, era meraviglioso: un’espe-rienza bellissima, ogni gara era un trionfo. Sono sempre rimasto in contatto con tutte le atlete.”Nel suo studio privato sono passati diversi personaggi, come la cam-pionessa di canottaggio Sefi Idem, l’ex tennista Andrea Gaudenzi e tantissimi altri atleti. La famiglia è stata indispensabile per raggiunge-re risultati importanti: “Per la mia professione, essendo un girovago,

devo ringraziare mia moglie che ha sopportato maggiormente il peso della famiglia in mia assenza. Mia figlia ama moltissimo lo sport, è un’apprezzata allenatrice di palla-volo ed è la responsabile del settore giovanile della Scuola di Pallavolo Anderlini di Modena.”In chiusura un ringraziamento particolare: “Ci tengo a citare due persone. Una è Oscar Minzoni che mi ha fatto conoscere l’arte del massaggio, l’altra è Paola Men-gozzi, una ragazza con due lauree, Scienze motorie e Fisioterapia, alla quale sto trasmettendo la mia esperienza. Sono per lei quello che per me è stato Minzoni, è quindi motivo di soddisfazione, perché dà continuità al mio lavoro.” IN

In apertura, Gino Maioli nel suo studio. A fianco, il massaggiatore insieme al grande ciclista Felice Gimondi, sotto, con le ragazze della Teodora.

Una carriera “tra rete e catena”

Gino Maioli è nato a Ravenna il 2 marzo 1939. È sposato con la

signora Francesca dal 1963 e ha una figlia, Roberta, laureata in

Scienze motorie. La sua carriera si sviluppa tra ciclismo e pallavolo:

ha fatto parte dello staff azzurro, infatti, in 30 Mondiali su pista e

su strada, 13 Giri d’Italia, 7 Tour de France e 5 Olimpiadi. Dal 1977

all’86 ha fatto parte dello staff della Teodora e dal 1981 all’88 è stato

il massaggiatore sportivo della Nazionale di pallavolo femminile partecipando a 1 Mondiale e a 2

Universiadi, a Edmonton in Canada e a Kobe in Giappone.

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Il sogno di tutti i golosi. Elisa Leonardi ha ereditato dal padre l’amore per il cioccolato e oggi, oltre a gestire il suo negozio di leccornie a Ravenna, studia, ricerca materie prime selezionate, incontra i migliori cioccolatieri del mondo e ha anche creato una propria linea di gustosi prodotti per chi va in barca a vela.

testo Claudia Graziani - foto Lidia Bagnara

Le Maitre Chocolatier

Cioccolato. Una parola che si può declinare in tanti modi: chimica, medicina, psicologia, arte cioccola-tiera, enogastronomia, storia, viag-gi, amicizie, sport e molti altri ter-mini. Tutto questo lo potete trovare se avrete l’occasione di incontrare ElisaLeonardi e scambiare alcune chiacchiere con lei, anche solo en-trando nel suo negozio a Ravenna. Storico luogo di leccornie del pa-dre Sergio, ora scomparso, che le ha trasmesso l’amore per questa attività non solo commerciale, ma di studio, ricerca di materie prime selezionate, rapporti coi migliori cioccolatieri del mondo e produt-tori artigianali per portare a casa e proporre diversi e pregiati tipi di cioccolata. Epoidiventareciocco-latieraasuavolta,conunaproprialineadedicataachivainbarcaavela,altrasuagrandepassione.“Ho sempre lavorato con papà nei periodi più intensi, Pasqua e Natale

- racconta Elisa -, poi sono subentra-ta a tempo pieno nel 1996 quando si è ammalato. Nel 2002 con una donazione d’azienda sono diven-tata titolare.” Il negozio è sempre quello, riconoscibile nel tempo, ma la curiosità di Elisa e il desiderio di andare alla ricerca delle novità le hanno permesso di circondarsi di una clientela colta che apprezza il cioccolato artigianale, e diventa complice della sua ricerca e dai viaggi le porta confezioni di ciocco-lata, praline o bon bon chiedendole pareri. Lei assaggia e, se ne vale la pena, cerca un canale d’importa-zione in Italia. “Si crea un rapporto di fiducia che dà molta soddisfazio-ne. Il mio lavoro del resto è proprio questo, andare alla ricercadellacioccolatadiqualità. Così, dopo Pa-squa, quando da noi, diversamen-te da quanto accade in altri Paesi europei, si sospende il consumo, inizio i miei viaggi alla ricerca della

tavoletta originale dalle qualità par-ticolari. Viaggi che significano in-contri con maitre chocolatieres di livel-lo mondiale che poi mi cercano per propormi le loro nuove produzioni. Il mio lavoro consiste nell’andare a trovare coloro che non hanno canali informativi, piccoli produt-tori. Ciò mi permette di crescere professionalmente, avere una mag-giore apertura culturale, godere dell’ospitalità dei cioccolatieri. Ad esempio in Belgio mi è capitato di essere coinvolta nella produzione in laboratorio e di coltivare tuttora belle amicizie.” Questi rapporti le hanno permesso, dal 2007, di pro-durre una propria linea di ciocco-lato e, non avendo un laboratorio, di recarsi ospite da cioccolatieri in Toscana e Francia. “Cazzata a Ferro si chiama, un termine che in barca significa massimo rendimento, una metafora per dire che sto cercan-do il meglio. Produco cioccolata da

Degustare | Elisa Leonardi

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spalmare, tavolette fondenti, un di-sco per la girolle, proprio quella che si usa per il formaggio, una cioc-colata bianca con fave di cacao del Venezuela e praline, adatte a diversi momenti della giornata trascorsi in barca e dedicate a papà che amava il mare e ad un’amica che non c’è più.”Elisa Leonardi conosce tutto del cioccolato, componenti chimiche e psicologiche, abbinamenti con vini e liquori da sommelier professioni-sta qual è, e aspetti medici. LaBi-bliotecanazionalediPerugialaan-noveratralemigliorifontistorichesulcioccolato, appare in una guida turistica tedesca dedicata alle fami-glie con bambini, il Daily Telegraph le ha dedicato un articolo nella pa-gina dedicata al gusto. Non stupisce quindi se alcuni medici le inviino pazienti con ricette. “La cioccolata è come una medicina. Dietologi, dia-

betologi, nutrizionisti, ginecologi indicano al paziente quale e quanta cioccolata inserire in un regime ali-mentare. È un antiossidante, grazie ai flavonoidi e poi contiene tutti in-sieme diversi minerali come nessun altro alimento: ferro, litio, rame e magnesio. Consigliato ai cardio-patici perché vasodilatatore, alle-via il senso di fame, ha un enzima che protegge i denti dalla carie, la sua parte grassa, il burro di cacao, forma un film protettivo contro l’eccesso di acidità nello stomaco, è un antidepressivo perché contie-ne amandamide, che ha un’azione calmante. Poi c’è il risvolto psico-logico e quindi il consumo legato al relax e al divertimento, sempli-cemente perché il cioccolato piace e dà gusto. Certo non va bene per tutti, come a chi soffre di emicrania a grappolo, emorroidi ed esofagite da riflusso.”

Inoltre, ha sviluppato nel tempo un’esperienza particolare che la porta ad individuare, nel 70% dei casi, quale tipo di cioccolata sceglie-rà il cliente appena entrato nel suo negozio: “Se ha un atteggiamento sofferente, stanco o malinconico certamente vorrà gianduia o noc-ciolato perché le nocciole hanno proprietà ricostituenti. Se una per-sona va di corsa ed è stressata dai molti impegni non c’è dubbio che vorrà cioccolata fondente che dona razionalità ed energia.”Ma i trucchi del mestiere non le sono tutti svelati ed Elisa aspira a partecipare ad uno stage all’École du grand chocolat Valrhona, a Tain L’Hermitage vicino a Lione, centro di formazione e perfezionamento all’avanguardia pensato per favori-re gli scambi fra i pasticceri di tutto il mondo. Per ora è in lista d’attesa. Allora… che il sogno si avveri. IN

In apertura, Elisa Leonardi alla Fiera del cioccolato di Ravenna. A fianco, i golosi

prodotti dedicati a chi va in barca a vela e in basso la

cioccolataia al lavoro nel suo negozio.

Lezioni di cioccolato

Elisa Leonardi è anche docente. Collabora col professor Enrico Convertito dell’Istituto alberghiero di Riolo Terme per insegnare ai ragazzi gli abbinamenti vini-cioccolato; è consulente dello chef Marco Melzi che studia gli abbinamenti col salato, quindi anche con pietanze a base di carne o pesce, dato che ogni cioccolato ha un suo punto di fusione e un livello di grassezza che lei conosce alla perfezione; collabora con Stefano Fanticelli, presidente del club Maledetto Toscano e lo segue per l’Italia in incontri dove propongono il connubio tra diversi tipi di cioccolato e sigari. A gennaio sarà al Sigep col campione del mondo di cioccolateria Andrea Slitti.

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ringrazia la clientela,augurando uno spumeggiante...

anno nuovo!

Via Paolo Costa, 40 - Ravennatel. 0544.30451

e-mail: [email protected]

Bottega del vino...

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È qui il miglior chef emergente del Nord Italia, ora anche alla Prova del Cuoco su Rai Uno. Allora grande cucina creativa, territorio in primo piano, carta dei vini con 600 etichette e cantina a vista. In un ambiente moderno, luminoso, minimalista. Atmosfera chic, pareti argentate e tanta cortesia nel ristorante più esclusivo di Cattolica, il Vicolo Santa Lucia dell’Hotel Carducci 76. Ora stella Michelin.

testo Pierantonio Bonvicini - foto Riccardo Gallini

Protagonisti del Futuro

Nel 99% dei casi una cena si di-mentica dopo averla consumata. Succede perché mangiamo più di settecento volte l’anno, perché non abbiamo più fame, perché non sappiamo cosa c’è nel piatto, per-ché in giro c’è poco da ricordare. Quell’1% resta nella memoria, in-trattiene la mente, emerge quando è necessario, oltrepassa ogni ragio-nevole dubbio. Così vi accorgerete che a Cattolica la tavola è ancora una promessa, un atto d’amore al territorio, una gioia da condivide-re in compagnia. Basti pensare alla Lampara, sommo ristorante per la cucina di mare. Stavolta il VicoloSantaLucia, ristorante dell’Hotel

Carducci76 (aperto la sera, tranne domenica e lunedì). Dal centro, soltanto qualche minuto d’auto puntando verso il mare, sul qua-le si affaccia. Lastruttura,direttacongrandeprofessionalitàdaMar-coBordoni,eraunavillaaiprimidel’900emantieneanchedopoilrestauro,ilfascinodiqueltempo.Oragliinternisonotrailbiancoeilnero,condesignminimalistaesug-gestioniorientali. Così, dopo aver superato ingresso e ricevimento, attraverserete il giardino inter-no per raggiungere il ristorante nell’altra parte della residenza. Al-cuni gradini vi faranno scendere al piano inferiore nell’esotico stupo-

Gustare | Vicolo Santa Lucia

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re degli arredi. Quindi la cantina a vista, poi il ristorante suddiviso in tre stanze. Una più grande, ret-tangolare, e altre due salette, di cui una col tavolo ottagonale. L’ambienteèluminoso,moderno,eleporte-finestredannosullapisci-na,dovesimangiad’estate.Sire-spiraun’atmosferachic,accentuatadalleluci,daicoloriedallecandele.Maanchedalleparetiargentateedaquelleretroilluminatechemo-stranoilCarduccicom’era. Dopo, la semplicità delle lampade al soffit-to, i piccoli cactus, il parquet al pa-vimento, la bella vista dei calici per il vino. In sala, il maitre Leonardo Talani e il sommelier Alan Manci-

ni con altri collaboratori. Per la vo-stra cena, tovagliato in lino e altre raffinatezze, sedendo in comode poltroncine dall’alto schienale.

In cucina,dal2005, il romagnoloStefanoCiotti, conunabrigatadi5persone.Conluiilmenùsiaprealterritorioeallacreatività,dopo

Bis di Ravioli - uno per l’altro

Ingredienti: pasta gialla: 260 gr di rossi d’uovo, 300 gr di farina, 1 cucchiaio d’olio extra vergine, sale; pasta verde: 260 gr di rossi d’uovo, 300 gr di farina, 50 gr di semola di grano duro, 100 gr di purea di spinaci freschi, 1 cucchiaio d’olio extra vergine, sale; altri ingredienti: 1 rombo fresco dell’Adriatico da 500/600 gr, 150 gr di panna fresca, 50 gr di Parmigiano Reggiano, 50 gr d’olio extra vergine, 20 gr di burro, 1 pomodoro maturo, 30 gr di olive nere marinate, fiori di finocchio selvatico, scorza di mezzo limone non trattato, ½ bicchiere di vino bianco, 10 spicchi d’aglio, 3 scalogni di Romagna tagliati in quattro, 1 patata pelata e tagliata a cubetti, 1 lt fumetto di pesce, ½ litro di latte, 2 cime di rosmarino, 1 rametto di timo, 5 gambi di prezzemolo, 30 capperi di Pantelleria dissalati, 10 pelati di pomodoro confit, 12 ciuffi di cerfoglio, 18 dischi di patate (3 cm di diametro, alti 3 mm, scottate a vapore 4 min, poi rese croccanti in padella con olio d’oliva), sale e pepe qb.

Procedimento: Per il raviolo giallo, impastare gli ingredienti ottenendo una pasta consistente ed elastica e farla riposare in frigorifero; a parte, sfilettare il rombo e privare della polpa anche pelle, carcassa e testa, pulirle e tagliarle a piccoli pezzi; poi farle spurgare del sangue in eccesso sotto poca acqua corrente per circa 1 ora. Queste carcasse serviranno per il raviolo verde. Ora preparare la farcia tagliando la polpa del rombo a piccoli cubetti, salare e pepare, aggiungere i fiori di finocchio selvatico, il parmigiano e la panna; quindi congelare il tutto in un apposito bicchiere per paco jet, pacossarlo e setacciarlo. Stendere la pasta gialla molto sottile e formare ravioli rotondi. Per il raviolo verde, preparare la pasta come in precedenza, aggiungendo spinaci frullati assieme alle uova, e farla riposare in frigo. Prendere le carcasse spezzettate già pulite, asciugarle bene e arrostirle con l’olio d’oliva in una casseruola abbastanza larga, in modo che tutti i pezzi di lisca siano a contatto col fondo del tegame e prendano la giusta rosolatura su ambo i lati. Salare in maniera leggera e aggiungere i 20 gr di burro continuando la cottura sempre a fuoco vivace, aggiungere scalogni, prezzemolo, aglio, pomodoro a pezzi, olive e patate, soffriggere il tutto e sfumare col vino bianco. Versare fumetto e latte e mattere la casseruola in forno preriscaldato a 150° per circa 40 min. Quindi aggiungervi scorza di limone, rosmarino e timo, coprire ermeticamente con la pellicola e lasciare in infusione per 15 min. Filtrare il tutto ad un cinese pressando leggermente le carcasse col mestolo. Versare il guazzetto, aggiustato di sale, dentro stampi in silpat e congelare formando pastiglie semisferiche di 2 cm di diametro e alte 1 cm. Una volta solide, fare i ravioli verdi tirando la pasta sottile e chiudendo i bordi coi rebbi della forchetta.Cuocere tre ravioli per tipo in acqua bollente e salata, per ogni commensale, versarli in una riduzione di fumetto con capperi di Pantelleria. Servirli in una fondina finendo il piatto coi pelati di pomodoro confit, i dischi di patate arrostiti, il cerfoglio e olio extra vergine.

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In apertura, Marco Bordoni, direttore dell’Hotel Carducci 76 e lo chef Stefano Ciotti. In questa pagina scorcio della sala del ristorante.

annidipiattimediterraneiegiap-ponesi.Rilevanteilpassatodellochef.Chehaappenavintouncon-corsoaMonza,comemigliorcuocoemergentedelNordItalia.EoraèancheallaProvadelCuocosuRaiUno. Dopo gli studi all’Alberghiero di Riccione, esperienze di rilievo. Così è al Grand Hotel Des Bains con Gino Angelini, alla Grotta di Brisighella con Vincenzo Camme-rucci, da Righi La Taverna a San Marino con Luigi Sartini, con Al-fonso Iaccarino al Don Alfonso 1890 a Sant’Agata Sui Due Golfi e all’Emporio Armani Cafè di Pa-rigi. E quest’anno, sullo yacht di Alberta Ferretti, durante il Festival del Cinema di Venezia, cucina an-che per Paris Hilton e Mariagrazia Cucinotta. Adesso alcuni piatti, da una carta mensile. In apertura, oltre ai pani della casa, battuto tiepido di scam-pi nostrani, il suo cremoso, pere e zenzero; terrina di fegato d’ana-tra marinata alla saba con la sua gelatina, albicocche in osmosi alla mentuccia. Tra i primi, ravioli di canocchie col suo sugo al pomo-

doro fresco e peperoni appassiti alla mentuccia; risotto mantecato allo squacquerone, polvere di cap-peri e olio alle noci. Tra i secondi, rombo in potacchio con patate al limone candito; filetto di manzetta romagnola con porcini, finferli e chantilly al fegato grasso d’anatra. Tra i dolci, del pasticcere Tomas Morazzini, zuppa inglese contem-poranea, crema lime con frutti ros-si, gelati e sorbetti. Carta dei vini di 26 pagine con 600 etichette. Allora champagne, spumanti nazionali, e il meglio dall’Italia. Poi la Francia: Borgogna, Bordeaux, Loira-Cotes du Rhone, Alsazia, sud della Fran-cia. A seguire, Spagna, Austria, Germania. Infine, vini dolci, passi-ti, muffati e fortificati. E una venti-na di proposte al bicchiere. Senza bevande, prevedete 60-70 euro. Oppure tre degustazioni, almeno per due persone: “Gran pasto a base di pesce e carne” a 65 euro, “TuttoPesceNientePasta” o “Menù di Terra” a 50 euro. Fama volat, scri-veva Virgilio nell’Eneide. Ma qui ci sono tutte le premesse perché duri a lungo. Buon appetito! IN

Culinaria News:

Tutte le guide in unaÈ quanto promette La Gola in viaggio anche nell’edizione 2010 Così potrete scegliere fra 10.130 esercizi: ristoranti, trattorie, bettole, osterie, locande, rifugi alpini, enoteche, ristori agrituristici e locali di tendenza. Per ogni regione, curiosità, dizionario gastronomico, cartine. Sitcom Editore, pp. 2032. Euro 19,90.

Inverno in collinaStavolta nel cesenate, a Montiano. Ha riaperto dopo un lungo restauro La Cittadella. Ambiente tradizionale e di grande piacevolezza. Ora la struttura settecentesca ha un nuovo spazio “lounge bar” ideale per aperitivo o dopo cena. Quanto al menù, proposte nazionali e locali di carne e pesce. Carta dei vini dedicata al territorio e al resto d’Italia. Chiuso il martedì. In piazza Garibaldi, 14.

Nel regno della carneIl calore dell’accoglienza, le meravigliose carni cotte al girarrosto, la ricercata carta dei vini. Questo e molto altro al Verde Mare di Mario Sapigna. Ora entrano in menù anche i ravioli di bietoline e patate con erbe aromatiche e scalogno, i cannelloni allo stracotto, il filetto di manzo in crosta di pepe alla griglia e le costolette d’agnello con salsa al passito. A Santarcangelo di Romagna, in via Padre Tosi n.1044. Mai di venerdì.

I liquori di Angelo BabiniSappiamo quasi tutto su cognac, rum o armagnac. Ma non conosciamo i nostri migliori liquori. Provate quelli ottenuti dalle ricette di Angelo Babini di Russi. Quindi, “Il Luigino”, liquore della campagna ravennate a base di erba luigia. Poi il “Prugnolino”, coi prugnoli selvatici della Salina di Cervia. Inoltre, “Il Cafetino”, di antica ricettazione monastica, con caffè brasiliano, l’Alkermes e le “Feuilles De Cerises”, ratafià francese di ricetta napoleonica, conosciuto in Romagna già dal 1797.

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Questo è il periodo in cui in molti si muovono

per trascorrere le feste in luoghi ameni,

siano essi la montagna, le isole esotiche o le

città europee. Sorge la curiosità di sapere dove

sono diretti alcuni dei personaggi più in vista

di Ravenna e quali, tra i Natali del passato, sono

rimasti nel loro cuore.

testo Anna De Lutiis

Ricordi di fine Anno

CristinaMazzavillaniMuti“I Natali di oggi - dice Cristina - sono distratti, incompiuti: i figli con le loro famiglie, i fratelli an-che, gli amici anche loro indaffara-ti. Un albero di Natale quasi inutile e un Presepe che si ripete sempre uguale.”Alloratantovaletrascorrerelefe-steviaggiando?“Sì, c’è un po’ la fissa dei viaggi: nei paesi caldi? In montagna? Alla fine decidiamo di restare a casa per ri-mandare la vacanza ad un diverso momento.”QuestodesideriosadinostalgiadiNatalipassati?“In un certo senso sì. Si trascorreva-no lunghe giornate ad addobbare insieme l’albero e gli angoli della

casa e ognuno improvvisava picco-le, preziose sacre rappresentazioni: mia figlia Chiara era l’Angelo, Do-menico il pastorello, Francesco il ‘capo’ dei Magi. Ognuno scriveva frasi da recitare durante il pranzo tradizionale del 25 dicembre.”Oggisiviveinmododiversoeigio-vani,soprattutto,amanomuoversi.“È vero, ma proprio perché le cose sono cambiate sono andata a ripe-scare una vecchia foto che ci vede-va tutti insieme: riguardandola mi afferra la malinconia e il desiderio di quell’atmosfera particolare che teneva unita la famiglia. Mi vengo-no alla mente le parole spezzate della poesia di Ungaretti che ha per titolo Natale: ‘Lasciatemi così, come una cosa posata in un ango-

lo e dimenticata. Qui non si sente altro che il caldo buono. Sto con le quattro capriole di fumo del focolare’. Silenzio, ripensamento, teneri sorrisi e la consapevolezza di essere ancora insieme.” Cristina non ama muoversi forse perché è spesso altrove e spazia da un continente all’altro, proprio come accade alla “nostra” campio-nessa olimpionica.SefiIdem“Le vacanze? Prima di ogni cosa venivano gli allenamenti: negli ul-timi anni siamo sempre partiti per Siviglia il 27 dicembre, così univa-mo la vacanza al lavoro, in un bel posto. Da bambina, però, ricordo che le feste di fine anno erano le più attese. Mia mamma nasconde-

Rileggere | Le feste dei vip

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va sempre i tipici dolci natalizi tedeschi, affinché non li mangiassimo prima di arrivare alla vigilia. Noi, pun-tualmente l’abbiamo ‘sgamata’ e non c’è stato Natale nel quale restassero i dolci giusti, perché già a una settimana dalle feste non si trovavano più nelle botteghe. Eravamo in quattro figli, quindi difficilmente ricevevamo più di un dono. Per questo occorreva scegliere bene sicché, per due mesi, non si dibatteva d’altro. Ognuno faceva la sua ipote-si poi la procedura era la seguente: sognare come avrebbe giocato con questo giocattolo, valutare a cosa avrebbe rinunciato in cambio, cambiare l’ipotesi e così via.”Orachepuòpermetterselodovetrascorreràlevacanze?“Sono sempre in giro e mi prende il desiderio di fermarmi. Da quando sono in Italia, abbiamo sempre festeggiato il Natale con la famiglia di mio marito. Di solito passavamo questo giorno così, ma con la scomparsa di mia suocera le festività sono diventate più tristi. Comunque, che si ri-manga in Italia o si vada in Germania staremo tutti riuniti, com’è ancora bello trascorrere le feste: in famiglia.”Mi rendo conto con sorpresa che i personaggi più cele-

A sinistra, la famiglia Muti durante un Natale di qualche anno fa.Sopra, la famiglia di Sefi Idem in vacanza.

Cose di LauraCose di Laurawinter collectionwinter collection

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A fianco, da sinistra, Gianni e Dea Fabbri, Loretta Mercatali

e Anna Mantice durante un viaggio in Egitto di qualche

tempo fa. Sotto, Ramiro Racine con il figlio Mario.

bri amano la tranquillità proprio quando, per tutti gli altri, c’è fer-mento per raggiungere questo o quel luogo.AnnaManticeLa nota manager ravennate, pre-sidente del Gruppo Porto di Con-findustria, è sempre molto impe-gnata.Cosasignificaperleivacanza?“La considero come una boccata d’aria fresca, un completo relax soprattutto per la mente. Viaggio spesso per lavoro pertanto per vacanza intendo luoghi lontani, magari esotici, dove anche il cli-ma contribuisce ad un totale cam-biamento, anche se per un bre-

ve periodo: mari caldi o Egitto.”Quali sono leultimemetecheharaggiunto?“Sono stata in Russia, San Pietro-burgo, bellissimo viaggio, ma ho trovato stupendo l’Egitto dove sono stata con i miei amici Gian-ni Fabbri, sua moglie Dea e tanti altri.”GiannieDeaFabbriProprio col presidente della squa-dra di calcio di Ravenna e sua mo-glie, parliamo di vacanze di fine anno. “Abbiamo gusti diversi - dice Dea - perché a me piace fare vacan-ze per conoscere mentre Gianni preferisce i luoghi dove rilassarsi in modo totale.”“Proprio così - ribatte Fabbri - del-la vacanza io amo il sole, restare disteso senza fare assolutamente nulla, scaricare la mente da ogni pensiero: quindi Maldive e ancora Maldive, sempre Maldive.” A volte, però, la coppia cambia itinerario e parte per una lunga crociera sul Nilo e per scoprire le meraviglie dell’Egitto. Dea, però, tiene a pre-cisare che le feste di Natale ama trascorrerle a casa: la vigilia con tutti gli amici e Natale con i paren-ti, nella loro bellissima casa che, in ogni angolo, rivela la passione

della padrona di casa per le cose belle.RamiroRacineAbbiamo incontrato questo noto personaggio ravennate, amante dei viaggi il quale, però, è costret-to a rimandare le vacanze, per motivi di lavoro, a dopo le feste. “Generalmente andiamo in vacan-za, l’ultima settimana delle festi-vità, perché teniamo conto anche degli impegni scolastici di nostro figlio.”Qualilemetepreferite?“Amiamo molto le grandi città europee, in particolare Parigi, Londra, Madrid, ma anche Roma, Napoli, Palermo; approfittiamo delle vacanze per stare insieme, in famiglia, unendo al divertimento l’aspetto culturale delle visite. Ma-rio, quattordicenne, viaggia ancora con noi, anche se ha fatto esperien-ze di studio all’estero, ma è bello trascorrere le giornate visitando bei luoghi e gustarli insieme.”Qualèlametadiquest’anno?“Abbiamo deciso di andare a Na-poli, un po’ perché ci vivono an-cora dei parenti, ma soprattutto perché è una bellissima città. Poi, vogliamo far visitare a nostro figlio la splendida reggia di Caserta.” IN

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da oltre 40 anniÈ Casa della Tenda di

Ravenna, dove progettare i propri interni da sogno.

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La confezione sartoriale dei tessuti è, da sempre, il fiore all’occhiello della Casa della Tenda che è in grado di fornire ai propri clienti la massima personalizzazione possibile, per soddisfare i diversi gusti e le varie esigenze. Un’azienda storica a Ravenna, la cui origine risale al 1962, quando Bruna e Ottavio Baruzzi hanno dato vita a una piccola bottega artigiana, in cui inizialmente si confezionavano soprattutto tende. Dopo oltre quarant’anni, il testimone oggi è passato nelle mani dei figli Massimo e Catia che, insieme alla madre, hanno saputo ampliare e innovare l’attività senza mai perdere di vista la qualità artigianale che la contraddistingue. Pur avendo mantenuto il nome storico, Casa della Tenda è davvero il regno della casa, con tutto ciò che serve per renderla più accogliente e confortevole, conferendole quello stile - dal classico al moderno - che ciascuno riconosce come proprio: oltre a un ampio assortimento di tendaggi e tessuti, carta da parati e moquette, qui si trovano infatti biancheria, letti, materassi e complementi di arredo fino a spaziare ai mobili per la zona giorno, poltrone e divani di note aziende di arredamento belga e francese, per l’interno e per l’esterno. “Offriamo un servizio a tutto tondo per seguire passo passo il cliente e accompagnarlo nelle scelte - illustrano Massimo e Catia Baruzzi. Una vera e propria consulenza, che prevede, per chi lo desidera, una visita in loco dei nostri tecnici arredatori, la confezione sartoriale dei tessuti nel nostro laboratorio interno e l’installazione eseguita da tecnici specializzati.”

La Casa della tenda realizza anche veri e propri progetti d’interni con l’ausilio di architetti e tutto può essere fatto su misura:

tanto per fare un esempio, è possibile richiedere tappeti ma anche tovaglie della misura e forma desiderata, con

decoro a propria scelta.

Non sempre la personalizzazione del prodotto richiede un budget elevato, tant’è che la ditta ravennate riesce a suggerire diverse varianti di tessuto per venire incontro alle esigenze di spesa, ottenendo comunque

il massimo risultato. Quali sono le tendenze attuali? “C’è un grande ritorno delle carte da parati per l’alta decorazione - spiegano i titolari. Lo stile più apprezzato è quello moderno, lineare e minimale, mentre i tessuti preferiti sono quelli naturali come il lino e le sete, declinati in

sfumature dai grigi ai tortora, passando dal bianco al nero, ma anche il glicine, il prugna e il viola.”

I tessuti, oltre agli italiani, sono principalmente inglesi, tedeschi e francesi delle più note marche: Sahco, Rubelli, Fischbacher,

Casamance, Mastro Raphael, Rapsel, Blumarine, Malo e tanti altri. E per sottolineare la capacità di stare al passo coi tempi, lo scorso

26 maggio, è stata inaugurata ufficialmente la nuova sede - frutto di un accurato progetto di restyling architettonico a cura dell’architetto

Stefano Mario Martini - sempre in Circ. S.Gaetanino 104, dotata anche di un ampio parcheggio interno. Il risultato è un edificio luminoso,

moderno ed essenziale in cui domina il bianco, sovrastato da un’ampia terrazza panoramica di quasi 200 metri quadrati dove sono in

mostra suggestive proposte a cui ispirarsi, con innovativi e tecnologici pergolati della ditta Corradi, con telo retraibile e possibilità di chiusure

frontali, con vetrate scorrevoli o tende avvolgibili. Inoltre, vele avvolgibili di derivazione nautica, arredi dall’innovativo design,

pavimentazioni e illuminazioni per l’outdoor adatti per abitazioni civili, locali e stabilimenti balneari. Casa della Tenda è a

disposizione anche per forniture contract per uffici, alberghi e comunità e per ogni tipo di richiesta, personalizzabile in

base alle diverse esigenze.

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sfumature dai grigi ai tortora, passando dal bianco al nero, ma anche il glicine, il prugna e il viola.”

I tessuti, oltre agli italiani, sono principalmente inglesi, tedeschi e francesi delle più note marche: Sahco, Rubelli, Fischbacher,

Casamance, Mastro Raphael, Rapsel, Blumarine, Malo e tanti altri. E per sottolineare la capacità di stare al passo coi tempi, lo scorso

26 maggio, è stata inaugurata ufficialmente la nuova sede - frutto di un accurato progetto di restyling architettonico a cura dell’architetto

Stefano Mario Martini - sempre in Circ. S.Gaetanino 104, dotata anche di un ampio parcheggio interno. Il risultato è un edificio luminoso,

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FabrizioFronzoni arriva all’incon-tro, fissato per l’intervista, con il suo solito andare dinoccolato e con un sorriso sornione stampato sul viso. Al lavoro alterna la sua attività di scrittore, passione che è iniziata quasi per scherzo nel 1999 quando partecipò al concorso di narrati-va “Scrivere in Vacanza” vincendo il primo premio con il racconto “Distanze”. Da quel primo, forse inaspettato successo, Fabrizio ha continuato a scrivere passando dal racconto al romanzo.Comeèavvenutoil tuoprimoap-proccioconlascrittura?“Devo dire che, nel mio piccolo, con l’autoironia che mi contraddi-stingue, sono partito da una pre-parazione scientifica, seguendo tracce di tanti altri noti personaggi che a un certo momento della loro vita hanno deciso di scrivere inol-trandosi in un campo differente da quello del proprio lavoro.”Possiamosupporrechelascrittu-raoffralapossibilitàdisviluppa-reunamaggiorecreativitàchevaacompensareinsoddisfazionidelcampolavorativo?“Molto probabilmente sì. Infatti, successivamente, ho sentito il biso-gno di allargare l’ambito narrativo passando dal racconto al roman-zo. Così sono nati Un’impronta sotto

l’onda, Fresno, Anche i topi amano la civiltà bizantina, La Maison.”Unacaratteristicacheritornaneituoi scritti è l’ambientazioneneiluoghiincuivivi:Ravenna,MarinadiRavenna,MarinaRomea.Perché?“Mi sono sempre ispirato a Piccole Donne, soprattutto al remake del film in cui alla protagonista viene suggerito di scrivere attingendo al suo substrato, a quanto conservava nella mente e nel cuore. È una pic-cola regola che, credo, mi abbia aiu-tato a conservare la spontaneità.”Iltuoultimolibro,Tihocercato,SBCedizioni,hapartecipatoalfestivalGialloLunaNeroNotte, insieme ascrittoriitalianiestranieri.“Sì, ed è stata una grande soddisfa-zione. Il libro rientra nella catego-ria Giallo&Nero e s’ispira ad una lapide che ricorda un grave episo-dio di cronaca nera, una donna uc-

cisa all’inizio del ’900 per gelosia. Il resto è frutto della mia curiosità e fantasia.”Haiduebambiniche,neltempolibe-ro,comefannomoltipapàmoderni,amiseguire,accudireegiocareconloro.Chepostooccupa,nella tuascaladeivalori,lafamiglia?“Ho scoperto che per me è la cosa più importante; intorno ad essa ruota tutta la mia vita; i miei bam-bini, Filippo e Nicola, sono la mia forza e il mio sostegno, li adoro.”Cosafai,setirimane,neltempoli-bero?“Sono appassionato di cinema, in particolare amo i film di Woody Allen, in futuro mi piacerebbe scrivere la trama di un film. Amo ascoltare musica degli anni ’70-’80, leggere i libri di Woodhouse, quel-li di Simenon, naturalmente quan-do ho un po’ di tempo libero!” IN

testo Anna De Lutiisfoto Massimo Fiorentini

Incontri di Stile

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Confidare | Fabrizio Fronzoni

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testo Francesca Renzi

I luoghi dello Spirito

Da Imola a Rimini, dagli Appennini alla costa, tutta la Romagna è punteggiata da chiese, cattedrali, abbazie, eremi e pievi: luoghi affascinanti da raggiungere a piedi, dove la fede si intreccia con le tradizioni popolari e invita a ritagliarsi momenti di pausa e di riflessione. Il tutto è raccolto nella nuova guida “targata 52” di Edizioni IN Magazine, in libreria da questo dicembre.

Santiago de Compostela, Fatima, Lourdes: quando si parla di pelle-grinaggi e di spiritualità, la men-te corre inevitabilmente a questi grandi luoghi di fede e di preghie-ra, intrisi dell’odore dell’incenso e della cera sciolta. Tuttavia, per ritemprare lo spirito o, più sem-plicemente, per prendersi una pausa di riflessione, non è sempre necessario percorrere centinaia di chilometri: tuttalaRomagnaèpunteggiatadapiccolepievi,ora-tori, cappelle e romitori, che siaffiancanoallegrandibasilichedicittà. Alcuni di questi sono veri e pro-pri luoghi di culto, dove vengono celebrate funzioni religiose, come il Duomo di Faenza, il riminese Tempio Malatestiano, le basiliche bizantine di Ravenna e le chie-se parrocchiali di campagna; ci sono, però, anche piccole cappelle votive, maestà ai bordi della stra-da, vecchie chiese sconsacrate che emanano un ineguagliabile fasci-no e invitano alla serenità. Questi sono i luoghi dello spiri-to, che invitano a riflettere e a ri-lassarsi, accoglienti tanto per chi crede quanto per chi non trova conforto nella fede: la bellezza di cattedrali e chiesette, espressa

dalle linee architettoniche, dai di-pinti e dalle opere d’arte riempie gli occhi di ogni osservatore. Matteo Ranucci, giornalista for-livese, ha selezionato 52 di questi luoghi - uno per ogni settimana dell’anno - e li ha raccolti nel libro 52luoghidellospiritoinRomagna,il nuovo libro che arricchisce la collana “52” di Edizioni IN Ma-gazine, affiancandosi a 52 dome-niche in Romagna - dello stesso Ranucci - e a 52 storie e luoghi di Romagna, di Andrea Casadio. Accompagnando il lettore in una piacevole passeggiata, in 52 luo-ghi dello spirito in Romagna l’auto-re suggerisce 52 piccolipellegri-naggi,escursioni alla scoperta di un territorio dalla storia antica e dalle tradizioni profonde che si intrecciano con i simboli della fede. Una selezione dei luoghi più suggestivi ed emozionanti, dove la fede si intesse con la tradizione e le credenze popolari, dando vita a vecchie leggende tramandate di generazione in generazione e an-cor oggi affascinanti. In un luogo così, ci si ritrova immersi nel si-lenzio della riflessione, tanto tra i boschi di montagna quanto a pochi passi dal centro delle città romagnole. IN

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Esplorare | 52 luoghi spirituali in Romagna

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L’anno è al termine e gli editori ravennati chiudono questo pe-riodo con notevole freschezza ed originalità di proposte. In uscita per questo gennaio è il volume, di genere artistico, LedivineComme-die di FrancoMorellipubblicato da Longo Editore. L’artista, nel corso della sua carriera, si è sempre tenu-to lontano dalle luci della ribalta, per meglio dedicarsi e approfon-dire le sue ricerche. Oggi, questo volume gli rende omaggio rega-lando al pubblico il meglio di una produzione che ha caratterizzato la sua maturità artistica. Affascina-to, intrigato, occupato per decenni nell’illustrazione dell’opera dan-tesca, oggi quelle immagini cor-redate dai testi di Gianni Cerioli, Roberto Roda, Lucio Scardino tor-nano a vivere regalando emozioni sui temi della Commedia. Genere ed approccio ben diversi contraddistinguono il testo pub-

blicato da Edizioni del Girasole. Si tratta di un’antologia fotoepistola-re, nella quale più di trenta volti e nomi noti della città “scrivono al loro micio, spesso fingendo che sia il gatto a scrivere al proprio padro-ne”. Il testo intitolato, Caromiciotiscrivo… è nato da un’idea dell’As-sociazione Gatti Bizantini e, tra gli obiettivi, si propone quello di favorire l’incontro tra l’uomo e il gatto, in modo particolare con tut-ti coloro i quali vivono situazioni di handicap e disagio. Un viaggio nel mondo felino per promuove-re la pet-therapy e portare, cioè, la vicinanza di un amico gatto a chi da anni ormai, se ne vede pri-vo, trovandosi in case di riposo o strutture similari e ridonare la gio-ia di una carezza o di un’effusione felina.Si colora invece di giallo l’altra pubblicazione delle Edizioni del Girasole. Firmato dal giornalista

ravennate MarioScarponi, Jack, questo il titolo del romanzo, ha come protagonista un giornalista free lance frequentatore del mon-do del gioco. Ambientato in una torrida estate ravennate, l’intrec-cio si dipana attorno a tre omicidi, tutti firmati dall’assassino con una carta da poker. Pochi gli elemen-ti in mano alla polizia; così, il filo narrativo procede tra l’avvicen-darsi di volti, storie sentimentali e amicizie, dove protagonista e co-protagonistiti tenteranno con vari mezzi di mettersi sulle tracce del serial killer.Infine, ElenaMaffioletti, firma per Fernandel Illadrodiparole. Un ro-manzo ricco di colpi di scena, dove la quiete lavorativa ed esistenziale della protagonista, una vecchia e famosa scrittrice ogni giorno co-stretta a fare i conti con i segni di una sempre più crescente fatica fi-sica, viene irreparabilmente com-promessa. La copia manoscritta del suo nuovo e sofferto romanzo, viene perduta tanto da far crollare in breve non solo la sua esistenza, ma anche il privilegiato rapporto con la segretaria e redattrice di un’intera vita. Illadrodiquellepa-role, uno sconosciuto che si cela dietro un indirizzo mail, non solo scompagina il testo originale, ma si insinua e sconvolge il rapporto e la complicità tra le due donne, fino a portare ogni relazione alla deriva. Ad ogni personaggio non rimane altro se non coltivare il proprio egoistico individualismo. IN

testo Francesca Zampiga

Novità in Libreria

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Leggere | Freschi di stampa

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