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Numero 89 Settembre 2010 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD - Contiene I.R. - Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione Salvami Regina Volare senza lacci!

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Numero 89 Settembre 2010

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Salvami Regina

Volare senza lacci!

a vita e la missione di Padre

Pio testimoniano che difficoltà e dolori, se accettati per amore, si trasformano in un cammino privilegiato di santità, che apre verso prospettive di un bene più grande, noto soltanto al Signore.

(Omelia di Giovanni Paolo II nella canonizzazione di Padre

Pio, 16 giugno 2002) Gus

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“Statua di San Pio da Pietrelcina” - Chiesa di Santa Margherita Maria, Toronto (Canada)

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La voce del Papa – Alla scuola di San Tommaso d’ Aquino

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Commento al Vangelo – Volare senza lacci!

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10

Qumran, conferma o esmentito?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18

Araldi nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .24

Un gesuita vestito di porpora

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .30

Una garanzia di salvezza

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50

I Santi di ogni giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

Storia per bambini... La seconda richiesta

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46

O Croce, unica speranza!

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .38

É accaduto nella Chiesa e nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40

Gli uomini di fede mutano i destini della Storia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34Salvami

ReginaPeriodico dell’Associazione

Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione

SommariO

Anno XII, numero 89, Settembre 2010

Direttore responsabile: Zuccato Alberto

Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Suor Juliane

Vasconcelos A. Campos, EP, Luis Alberto Blanco Cortés, Madre

Mariana Morazzani Arráiz, EP, Severiano Antonio de Oliveira

Amministrazione: Via San Marco, 2A

30034 Mira (VE) CCP 13805353

Aut. Trib. Padova 1646 del 4/5/99 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L.

353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD

Contiene I.R. www.araldi.org

www.salvamiregina.it

Con la collaborazione dell’Associazione

Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio

ArAldi del VAngelo

Viale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5 00165 Roma

Tel. sede operativa a Mira (VE): 041 560 08 91

Montaggio: Equipe di arti grafiche

degli Araldi del Vangelo

Stampa e rilegatura: Pozzoni - Istituto Veneto de Arti Grafiche S.p.A.

Via L. Einaudi, 12 36040 Brendola (VI)

Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati è di responsabilità dei rispettivi autori.

Scrivono i lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Scienza e Rivelazione (Editoriale) . . . . . . . . . 5

4      Salvami Regina · Settembre 2010

Scrivono i lettori

I dodIcI fruttI dello SpIrIto Santo

È con immensa gioia che deside-ro complimentarmi con gli articoli-sti della rivista Araldi del Vangelo. In maniera speciale col Sig. Flávio Ro-berto Fugiyama, per aver dissertato, saggiamente e con molta precisione, sui dodici frutti dello Spirito Santo.

Ponderando bene, i suoi frutti per noi, lettori, sono un vero e proprio capitale di saggezza e scienza, che la nostra Chiesa Cattolica Romana suo-le concedere alle persone illuminate dal Divino Paraclito, nel desiderio di unirci a lei con vincoli più forti.

José Maria T.Americana – Brasile

fedeltà e amore per la chIeSa

Vorrei ringraziare la direzione della rivista Araldi del Vangelo, per la fedeltà e l’amore verso la Chiesa Cattolica che permeano tutti gli ar-gomenti trattati.

Degni di una speciale menzione so-no gli articoli di Mons. João Scogna-miglio Clá Dias, veri lavori accademi-ci che, allo stesso tempo, danno pro-va che lo Spirito Santo non smette di operare nella Chiesa, attraverso i suoi membri. Infatti, appoggiandosi ai più illustri autori, Mons. João istruisce e il-lumina il nostro intelletto, ma, soprat-tutto, spinge le nostre anime verso una vita più prossima agli ideali cattolici.

Fernando G. V.Saragozza – Spagna

raffInato e ImpeccabIle contenuto

Reverendissimo Mons. João Scog-namiglio Clá Dias,

La rivista Araldi del Vangelo è pro-prio un capolavoro, sotto tutti i pun-ti di vista, soprattutto per quanto ri-

guarda il suo raffinato e impeccabi-le contenuto. La ricevo e la leggo con estrema soddisfazione e gaudio.

Viene a proposito, infatti, sottoli-neare che la lettura della pubblica-zione eleva l’anima e ci avvicina a quello che effettivamente interessa: la Parola di Dio, la cui inosservan-za è causa di tutte le sventure socia-li che viviamo. Complimenti a Lei, Rev.mo, per l’impresa che si propo-ne di propagare così bei messaggi.

Lindinalvo A. F.Questore

Ribeirão Preto – Brasile

commento dal profondo tenore teologIco

Sto seguendo da vari mesi la Rivi-sta e mi sorprendo ogni volta di più rispetto agli argomenti in essa af-frontati. Il contenuto è di prim’ordi-ne, eccellente sotto tutti gli aspetti.

Mi ha lasciato il cuore colmo di gioia il leggere la rivista del mese di luglio, il cui tema si riferisce al Van-gelo della XVI Domenica del Tem-po Ordinario: L’amore imperfetto di Maria e la preoccupazione naturali-sta di Marta. Eccellente il commen-to di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, molto profondo e di gran-de tenore teologico, con innumere-voli fonti citate di somma importan-za per tutti noi cattolici praticanti. Realmente è una lettura meditativa, che ci fa riflettere e immergere nella sua essenza, affinché interiorizzia-mo tutto il suo contenuto.

Jonny H. B.Santos – Brasile

educare I pIccolI

È una gioia potermi felicitare con voi, Araldi del Vangelo, che da an-ni lavorate qui, in Ecuador, per dif-fondere l’amore a Dio e alla Vergi-ne Maria. Mi piacciono tutte le vo-stre proposte di evangelizzazione e le vostre iniziative mi riempiono di

aspettativa. Per la grande accoglien-za che avete, vedo che le famiglie dell’Ecuador vengono educate e gui-date a riconoscere l’amore di Dio e di Sua Madre Santissima, riscattando i valori morali e religiosi che da sem-pre ci insegna la Chiesa Cattolica.

È lo Spirito Santo che Si trova ora impegnato ad educare i piccoli, se-menti per il futuro, attraverso le Sto-rie per bambini: è un tesoro che si-curamente sfrutteranno e da cui ap-prenderanno, in ognuno degli esem-pi che troviamo in questa sezione. Spero che questo sistema di insegna-mento arrivi a una grande quantità di bambini e faccia fiorire nei loro pic-coli cuori il desiderio enorme di ama-re Dio e Maria Santissima.

Lucía A. I.Cuenca – Ecuador

mezzI per fortIfIcare la fede

Innanzitutto, vorrei complimen-tarmi con voi per la vostra bellissi-ma rivista. D’altro canto, mi piace-rebbe moltissimo vedere in essa ar-ticoli sui “Miracoli Eucaristici” e sui Santi i cui corpi rimangono incorrot-ti. Ho saputo che nel mondo ve ne so-no circa duemila, avendo in comune solo il fatto che sono stati battezzati ed hanno ricevuto la Sacra Eucaristia. La circostanza particolare di incor-ruttibilità di questi corpi mi sembra sia un elemento particolarmente con-vincente per fortificare la fede di mol-ti. Sebbene Nostro Signore abbia det-to a San Tommaso: “Beati quelli che hanno creduto senza aver visto!”, an-che questo Santo ha avuto bisogno di mettere la mano nella piaga per cre-dere... Inoltre, ritengo sia fondamen-tale, nei tempi in cui viviamo, usare tutti i mezzi a nostra disposizione per crescere nell’amore verso Dio e aiu-tare i nostri fratelli che corrono il pe-ricolo di perdersi per tutta l’eternità...

Isabel M. C. P. Santiago – Cile

Numero 89

Settembre 2010

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Salvami ReginaVolare senza lacci!

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Settembre 2010 · Salvami Regina      5

Editoriale

Dobbiamo vivere staccati da tuttoquanto è terreno, proprio come un’aquilache vola nell’alto dei cieli (vedere pag.10-17)

(Gerard Fritz / Getty Images)

Scienza e Rivelazione

nvestigare la natura, le cose in se stesse, le loro proprietà, costituisce una necessità umana. Secondo San Tommaso, le conoscenze così acquisite con-tribuiscono a far sì che l’uomo cresca nell’amore di Dio e collochi se stesso nel congiunto della creazione, come anche a vincere dottrine errate riguar-

do realtà terrene (Cfr. Summa contra gentiles, c.1-4).Uomini della statura di un Sant’Alberto Magno, sottolinea Papa Benedetto

XVI, si sono dedicati a “coltivare serenamente lo studio delle scienze naturali e progredire nella conoscenza del micro e del macrocosmo, scoprendo le leggi pro-prie della materia, poiché tutto questo concorre ad alimentare la sete e l’amore di Dio”. Col suo spirito aperto e comprensivo, il Doctor Universalis dimostra così “che tra fede e scienza non vi è opposizione, nonostante alcuni episodi di incom-prensione che si sono registrati nella Storia” (Udienza, 24/3/2010).

Mesi dopo, il Santo Padre ricorderà anche le parole del famoso gesuita Mat-teo Ricci, per il quale scienza, ragione e fede formano una sintesi naturale: “Chi conosce il cielo e la terra – scrive nella prefazione alla terza edizione del mappa-mondo – può provare che Colui che governa il cielo e la terra è assolutamente buono, assolutamente grande e assolutamente uno. Gli ignoranti rigettano il Cie-lo, ma la scienza che non risale all’Imperatore del Cielo come alla prima causa, non è per niente scienza” (Discorso del 29/5/2010).

Nella sua elevata missione di studiare l’universo materiale e comprendere le sue leggi fisiche, la scienza non potrà mai, pertanto, contraddire i dati della Rive-lazione, che dopotutto hanno la loro origine nello stesso Creatore. La propria na-tura delle cose suppone un convivio armonioso tra scienza e fede. Ogni volta che qualche dato pare in conflitto o è frutto di un malinteso, di una falla nell’interpre-tazione degli esperimenti, di una teoria senza fondamento nella realtà, presto o tardi quel dato cadrà per terra e la verità prevarrà.

Per non limitarci ai settori della fisica, chimica e biologia, consideriamo le aree che aiutano l’uomo a capire la sua storia, svelandogli il suo passato: archeologia, linguistica storica, papirologia, epigrafia e rami correlati. Quando il fine che si ha è stabilire la verità onestamente, le sue conclusioni e scoperte si armonizzano con i dati della Fede.

Un esempio evidente ci viene dal lungo lavoro riguardante i Manoscritti del Mar Morto raccolti nelle grotte di Qumran, che tanta carta e inchiostro hanno fatto correre dalla loro scoperta nel 1947. Ordinato e messo a disposizione del pubblico l’insieme del materiale trovato in quelle grotte, studi seri e ponderati, veramente scientifici, hanno dimostrato che non c’è in quegli antichi papiri e per-gamene nulla che contraddica quanto la Chiesa sempre ha insegnato a proposito delle Sacre Scritture. Al contrario, hanno posto nelle mani degli esegeti un pre-zioso strumento per lo sviluppo della loro scienza e l’approfondimento della Ri-velazione. ²

Alla scuola di San Tommaso d’ Aquino

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6      Salvami Regina · Settembre 2010

La voce deL PaPa

Tutti noi, figli della Chiesa, dobbiamo, per lo meno in una certa misura, essere discepoli del Dottore Angelico e collocarci nella

scuola del suo capolavoro, la “Summa Theologiæ”.

orrei oggi completa-re, con una terza par-te, le mie catechesi su San Tommaso d’Aquino.

Anche a più di settecento anni do-po dalla sua morte, possiamo impa-rare molto da lui. Lo ricordava an-che il mio Predecessore, il Papa Pao-lo VI, che, in un discorso pronuncia-to a Fossanova il 14 settembre 1974, in occasione del settimo centenario della morte di san Tommaso, si do-mandava: “Maestro Tommaso, qua-le lezione ci puoi dare?”. E rispon-deva così: “la fiducia nella verità del pensiero religioso cattolico, quale da lui fu difeso, esposto, aperto al-la capacità conoscitiva della mente umana” (Insegnamenti di Paolo VI, XII [1974], pagg. 833-834). E, nel-lo stesso giorno, ad Aquino, riferen-dosi sempre a San Tommaso, affer-mava: “tutti, quanti siamo figli fede-li della Chiesa possiamo e dobbia-mo, almeno in qualche misura, esse-re suoi discepoli!” (Idem, pag.836).

Sforzo della mente illuminato dalla preghiera

Mettiamoci dunque anche noi alla scuola di San Tommaso e del

suo capolavoro, la Summa Theo-logiae. Essa è rimasta incompiu-ta, tuttavia è un’opera monumen-tale: contiene 512 questioni e 2669 articoli. Si tratta di un ragiona-mento serrato, in cui l’applicazio-ne dell’intelligenza umana ai miste-ri della fede procede con chiarezza e profondità, intrecciando doman-de e risposte, nelle quali San Tom-maso approfondisce l’insegnamen-to che viene dalla Sacra Scrittura e dai Padri della Chiesa, soprattutto da Sant’Agostino.

In questa riflessione, nell’incon-tro con vere domande del suo tem-po, che sono anche spesso doman-de nostre, San Tommaso, utilizzan-do anche il metodo e il pensiero dei filosofi antichi, in particolare di Aristotele, arriva così a formulazio-ni precise, lucide e pertinenti del-le verità di fede, dove la verità è do-no della fede, risplende e diventa ac-cessibile per noi, per la nostra rifles-sione.

Tale sforzo, però, della mente umana – ricorda l’Aquinate con la sua stessa vita – è sempre illuminato dalla preghiera, dalla luce che vie-ne dall’Alto. Solo chi vive con Dio

e con i misteri può anche capire che cosa essi dicono.

Struttura di un’opera monumentale

Nella Summa Theologiæ, San Tommaso parte dal fatto che ci sono tre diversi modi dell’essere e dell’es-senza di Dio: Dio esiste in Se stesso, è il principio e la fine di tutte le cose, per cui tutte le creature procedono e dipendono da Lui; poi Dio è pre-sente attraverso la Sua Grazia nel-la vita e nell’attività del cristiano, dei santi; infine, Dio è presente in modo del tutto speciale nella Persona di Cristo unito qui realmente con l’uo-mo Gesù, e operante nei Sacramen-ti, che scaturiscono dalla Sua opera redentrice. [...]

È un circolo: Dio in Se stesso, che esce da Se stesso e ci prende per ma-no, così che con Cristo ritorniamo a Dio, siamo uniti a Dio, e Dio sarà tutto in tutti.

La prima parte della Summa Theologiæ indaga dunque su Dio in Se stesso, sul Mistero della Tri-nità e sull’attività creatrice di Dio. In questa parte troviamo anche una profonda riflessione sulla realtà

Settembre 2010 · Salvami Regina      7

autentica dell’essere uma-no in quanto uscito dalle mani creatrici di Dio, frut-to del Suo amore. Da una parte siamo un essere cre-ato, dipendente, non ve-niamo da noi stessi; ma, dall’altra, abbiamo una ve-ra autonomia, così che sia-mo non solo qualcosa di apparente – come dico-no alcuni filosofi platonici – ma una realtà voluta da Dio come tale, e con valo-re in se stessa.

Nella seconda parte San Tommaso considera l’uo-mo, spinto dalla Grazia, nella sua aspirazione a co-noscere e ad amare Dio per essere felice nel tem-po e nell’eternità. Per pri-ma cosa, l’Autore presenta i principi teologici dell’agire mora-le, studiando come, nella libera scel-ta dell’uomo di compiere atti buoni, si integrano la ragione, la volontà e le passioni, a cui si aggiunge la forza che dona la Grazia di Dio attraverso le virtù e i doni dello Spirito Santo, come pure l’aiuto che viene offer-to anche dalla legge morale. Quindi l’essere umano è un essere dinamico che cerca se stesso, cerca di divenire se stesso e cerca, in questo senso, di compiere atti che lo costruiscono, lo rendono veramente uomo; qui entra la legge morale, entra la Grazia e la propria ragione, la volontà e le pas-sioni.

Su questo fondamento San Tommaso delinea la fisionomia dell’uomo che vive secondo lo Spi-rito e che diventa, così, un’icona di Dio. Qui l’Aquinate si soffer-ma a studiare le tre virtù teologa-li - fede, speranza e carità -, segui-te dall’esame acuto di più di cin-quanta virtù morali, organizzate attorno alle quattro virtù cardina-li - la prudenza, la giustizia, la tem-peranza e la fortezza. Termina poi

con la riflessione sulle diverse vo-cazioni nella Chiesa.

Nella terza parte della Summa Theologiæ, San Tommaso studia il Mistero di Cristo - la Via e la Ve-rità - per mezzo del quale noi pos-siamo ricongiungerci a Dio Padre. In questa sezione scrive pagine pressoché insuperate sul Mistero dell’Incarnazione e della Passione di Gesù, aggiungendo poi un’am-pia trattazione sui sette Sacramen-ti, perché in essi il Verbo divino in-carnato estende i benefici dell’In-carnazione per la nostra salvezza, per il nostro cammino di fede ver-so Dio e la vita eterna, rimane ma-terialmente quasi presente con le realtà della creazione, ci tocca co-sì nell’intimo.

Innamoriamoci dell’Eucaristia!

Parlando dei Sacramenti, San Tommaso si sofferma in modo par-ticolare sul Mistero dell’Eucaristia, per il quale ebbe una grandissima devozione, al punto che, secondo gli antichi biografi, era solito accosta-re il suo capo al Tabernacolo, come

per sentire palpitare il Cuore divino e umano di Gesù.

In una sua opera di commento alla Scrittura, San Tommaso ci aiu-ta a capire l’eccellenza del Sacra-mento dell’Eucaristia, quando scri-ve: “Essendo l’Eucaristia il sacra-mento della Passione di Nostro Si-gnore, contiene in sé Gesù Cristo che patì per noi. Pertanto tutto ciò che è effetto della Passione di No-stro Signore, è anche effetto di que-sto sacramento, non essendo esso altro che l’applicazione in noi del-la Passione del Signore” (In Ioan-nem, c.6, lect.6, n.963). Compren-diamo bene perché San Tommaso e altri santi abbiano celebrato la San-ta Messa versando lacrime di com-passione per il Signore, che Si offre in sacrificio per noi, lacrime di gioia e di gratitudine.

Cari fratelli e sorelle, alla scuo-la dei santi, innamoriamoci di que-sto Sacramento! Partecipiamo al-la Santa Messa con raccoglimento, per ottenerne i frutti spirituali, nu-triamoci del Corpo e del Sangue del Signore, per essere incessantemente

"In nessuna creatura, come nella Madonna, le tre divine Persone inabitano e provano delizia e gioia a vivere nella Sua anima piena di Grazia."

Udienza Generale del 23/6/2010 nella Sala Paolo VI

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8      Salvami Regina · Settembre 2010

alimentati dalla Grazia divina! In-tratteniamoci volentieri e frequente-mente, a tu per tu, in compagnia del Santissimo Sacramento!

Argomenti che non devono mancare nella catechesi e nella predicazione

Quanto San Tommaso ha illu-strato con rigore scientifico nelle sue opere teologiche maggiori, co-me appunto la Summa Theologiae, anche la Summa contra Gentiles è stato esposto anche nella sua predi-cazione, rivolta agli studenti e ai fe-deli.

Nel 1273, un anno prima della sua morte, durante l’intera Quare-sima, egli tenne delle prediche nel-la Chiesa di San Domenico Mag-giore a Napoli. Il contenuto di quei sermoni è stato raccolto e conserva-to: sono gli Opuscoli in cui egli spie-ga il Simbolo degli Apostoli, inter-preta la preghiera del Padre No-stro, illustra il Decalogo e commen-ta l’Ave Maria. Il contenuto del-la predicazione del Doctor Angeli-cus corrisponde quasi del tutto al-la struttura del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Infatti, nella catechesi e nella predicazione, in un tempo come il nostro di rinnovato impegno per l’evangelizzazione, non dovrebbe-ro mai mancare questi argomen-ti fondamentali: ciò che noi credia-mo, ed ecco il Simbolo della fede; ciò che noi preghiamo, ed ecco il Padre Nostro e l’Ave Maria; e ciò che noi viviamo come ci insegna la Rivelazione biblica, ed ecco la leg-ge dell’amore di Dio e del prossi-mo e i Dieci Comandamenti, co-me esplicazione di questo manda-to dell’amore.

Risposta di San Tommaso a quelli che obiettano contro la fede

Vorrei proporre qualche esem-pio del contenuto, semplice, essen-ziale e convincente, dell’insegna-

mento di San Tommaso. Nel suo Opuscolo sul Simbolo degli Apo-stoli egli spiega il valore della fe-de. Per mezzo di essa, dice, l’anima si unisce a Dio, e si produce come un germoglio di vita eterna; la vi-ta riceve un orientamento sicuro, e noi superiamo agevolmente le ten-tazioni. A chi obietta che la fede è una stoltezza, perché fa credere in qualcosa che non cade sotto l’espe-rienza dei sensi, San Tommaso of-fre una risposta molto articolata, e ricorda che questo è un dubbio in-consistente, perché l’intelligenza umana è limitata e non può cono-scere tutto. Solo nel caso in cui noi potessimo conoscere perfettamente tutte le cose visibili e invisibili, al-lora sarebbe un’autentica stoltezza accettare delle verità per pura fe-de. Del resto, è impossibile vivere, osserva San Tommaso, senza fidar-si dell’esperienza altrui, là dove la personale conoscenza non arriva.

È ragionevole dunque prestare fede a Dio che Si rivela e alla testi-monianza degli Apostoli: essi era-no pochi, semplici e poveri, affran-ti a motivo della Crocifissione del loro Maestro; eppure molte perso-ne sapienti, nobili e ricche si sono convertite in poco tempo all’ascol-to della loro predicazione. Si trat-ta, in effetti, di un fenomeno sto-ricamente prodigioso, a cui diffi-cilmente si può dare altra ragione-vole risposta, se non quella dell’in-contro degli Apostoli con il Signo-re Risorto.

Considerazioni sul Mistero dell’Incarnazione

Commentando l’articolo del Simbolo sull’Incarnazione del Ver-bo divino, San Tommaso fa alcune considerazioni. Afferma che la fe-de cristiana, considerando il Miste-ro dell’Incarnazione, viene ad esse-re rafforzata; la speranza si eleva più fiduciosa, al pensiero che il Figlio di Dio è venuto tra noi, come uno di

noi, per comunicare agli uomini la propria divinità; la carità è ravviva-ta, perché non vi è segno più eviden-te dell’amore di Dio per noi, quanto vedere il Creatore dell’universo farsi Egli stesso creatura, uno di noi.

Infine, considerando il Miste-ro dell’Incarnazione di Dio, sen-tiamo infiammarsi il nostro deside-rio di raggiungere Cristo nella glo-ria. Adoperando un semplice ed ef-ficace paragone, San Tommaso os-serva: “Se il fratello di un re stesse lontano, certo bramerebbe di poter-gli vivere accanto. Ebbene, Cristo ci è fratello: dobbiamo quindi desi-derare la Sua compagnia, diventare un solo cuore con Lui” (Opuscoli te-ologico-spirituali, Roma 1976, pag. 64). [...]

La Madonna: luogo dove la Trinità trova il Suo riposo

San Tommaso è stato, come tutti i santi, un grande devoto della Ma-donna. L’ha definita con un appella-tivo stupendo: Triclinium totius Tri-nitatis, triclinio, cioè luogo dove la Trinità trova il Suo riposo, perché, a motivo dell’Incarnazione, in nessu-na creatura, come in Lei, le tre divi-ne Persone inabitano e provano de-lizia e gioia a vivere nella Sua anima piena di Grazia. Per la Sua interces-sione possiamo ottenere ogni aiuto.

Con una preghiera, che tradi-zionalmente viene attribuita a San Tommaso e che, in ogni caso, riflette gli elementi della sua profonda de-vozione mariana, anche noi dicia-mo: “O beatissima e dolcissima Ver-gine Maria, Madre di Dio..., io affi-do al Tuo cuore misericordioso tut-ta la mia vita... Ottienimi, o mia dol-cissima Signora, carità vera, con la quale possa amare con tutto il cuore il Tuo santissimo Figlio e Te, dopo di Lui, sopra tutte le cose, e il prossimo in Dio e per Dio”. ²

(Passi dell'Udienza Generale, 23/6/2010)

Le esigenze della chiamata di Cristo

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Settembre 2010 · Salvami Regina      9

Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi documenti può essere trovata in www.vatican.va

Le esigenze della chiamata di Cristo possono sembrarci troppo severe, ma in realtà esprimono la novità e la priorità assoluta del Regno di Dio.

e letture bibliche del-la Santa Messa di questa domenica mi danno l’op-

portunità di riprendere il tema della chiamata di Cristo e delle sue esigenze, tema sul quale mi sono soffermato anche una set-timana fa, in occasione delle Or-dinazioni dei nuovi presbiteri della Diocesi di Roma.

In effetti, chi ha la fortuna di conoscere un giovane o una ragazza che lascia la famiglia di origine, gli studi o il lavoro per consacrarsi a Dio, sa bene di che cosa si tratta, perché ha davanti un esempio vivente di risposta radicale alla vocazio-ne divina.

E’ questa una delle espe-rienze più belle che si fanno nella Chiesa: vedere, toccare con mano l’azione del Signore nella vita delle persone; speri-mentare che Dio non è un’en-tità astratta, ma una Realtà co-sì grande e forte da riempire in modo sovrabbondante il cuore dell’uomo, una Persona vivente e vi-cina, che ci ama e chiede di essere amata.

L’Evangelista Luca ci presenta Gesù che, mentre cammina per la strada, diretto a Gerusalemme, in-contra alcuni uomini, probabilmen-

te giovani, i quali promettono di se-guirLo dovunque vada. Con costo-ro Egli Si mostra molto esigente, av-vertendoli che “il Figlio dell’uomo – cioè Lui, il Messia – non ha dove posare il capo”, vale a dire non ha una propria dimora stabile, e che

chi sceglie di lavorare con Lui nel campo di Dio non può più tirarsi indietro (cfr. Lc 9, 57-58.61-62).

Ad un altro invece Cristo stesso dice: “SeguiMi”, chie-dendogli un taglio netto dei le-gami familiari (cfr. Lc 9, 59-60). Queste esigenze possono appa-rire troppo dure, ma in realtà esprimono la novità e la prio-rità assoluta del Regno di Dio che si fa presente nella Persona stessa di Gesù Cristo.

In ultima analisi, si tratta di quella radicalità che è dovuta all’Amore di Dio, al quale Ge-sù stesso per primo obbedisce. Chi rinuncia a tutto, persino a se stesso, per seguire Gesù, en-tra in una nuova dimensione della libertà, che San Paolo de-finisce “camminare secondo lo Spirito” (cfr. Gal 5, 16). “Cristo ci ha liberati per la libertà!” – scrive l’Apostolo – e spiega che questa nuova forma di liber-tà acquistataci da Cristo consi-

ste nell’essere “a servizio gli uni de-gli altri” (Gal 5, 1.13).

Libertà e amore coincidono! Al contrario, obbedire al proprio egoi-smo conduce a rivalità e conflitti. ²

(Tratto dell'Angelus, 27/6/2010)

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10      Salvami Regina · Settembre 2010

Come conseguenza del peccato, di solito ci sono lacci che legano le nostre anime alla terra e zavorre che rendono difficile il loro itinerario verso la perfezione

Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP

ziano l’ascesa spirituale e cominciano a “vola-re”. Costuma esserci, tuttavia, come conseguen-za del peccato, lacci che le legano alla terra e zavorre che rendono difficile il loro itinerario verso la perfezione. È imperativo, pertanto, ta-gliarli e sbarazzarsene, affinché lo spirito uma-no possa elevarsi al trascendente e all’eterno. A somiglianza del nostro corpo, le anime soffro-no dei dannosi effetti di una specie di legge del-la gravità spirituale per cui ci sentiamo attratti verso il più basso, il più triviale, ciò che esige da noi meno sforzo.

Anche per le persone consacrate esistono lac-ci e zavorre, a volte più difficili da sciogliere ri-spetto a quelli dei semplici fedeli. Se i religiosi non corrispondono all’invito della Grazia a vive-re su un piano più elevato, potranno sentire una specie di vertigine per cui tenderanno ad appi-gliarsi con speciale veemenza a ciò che è terreno.

Per aiutare a vincere questi ostacoli nelle isti-tuzioni religiose, lo Spirito Santo ha suscitato, nel corso dei tempi, le più diverse forme di spi-ritualità che intensificano il distacco dai beni passeggeri. Alcune ci provocano stupore per la loro radicalità. Per esempio, l’Ordine dei Chie-rici Regolari Teatini vive di elemosine, come tanti altri, ma i suoi membri non possono chie-derle: devono aspettare che vengano loro offer-te spontaneamente!1

I – LaccI e zavorre neLLa vIta spIrItuaLe

Nel giugno del 1783, i fratelli Joseph-Michel e Jacques-Étienne Montgolfier, figli di un fab-bricante di carta di Lione, riuscirono a far vola-re, davanti agli increduli occhi dei loro conter-ranei, un grande pallone fatto di lino, di 32 me-tri di circonferenza. Piena di aria calda ottenu-to dalla combustione di paglia secca, la macchi-nosa invenzione si elevò varie centinaia di me-tri sopra il suolo e percorse in dieci minuti una distanza da due a tre chilometri. Tre mesi dopo, ripeterono con successo la loro esperienza nel Parco di Versailles, davanti a Luigi XVI, Maria Antonietta e tutta la corte di Francia.

Da allora, la tecnica di fabbricazione degli ae-rostati fu molto perfezionata, ma il principio del loro funzionamento – basato su una delle più ele-mentari leggi della Fisica – continua inalterato: es-sendo più leggera, l’aria calda tende a salire. Men-tre si riempie d’aria, il pallone resta attaccato al suolo da ormeggi. Ad un certo momento, essi ven-gono sciolti e il marchingegno inizia la sua ascen-sione, divenendo allora necessario cominciare a li-berare le zavorre gradualmente affinché esso pos-sa raggiungere un’altezza maggiore.

Questa è una bella immagine dell’elevazio-ne delle anime a Dio. “Riscaldate” dalla prati-ca delle virtù, specialmente della carità, esse ini-

commento aL vangeLo – XXIII domenIca deL temPo ordInarIo

Volare senza lacci!

Sono chiare le condizioni per seguire Gesù. Dipende da noi liberarci dai lacci che ci legano alla terra.

Settembre 2010 · Salvami Regina      11

a Vangelo A“In quel tempo, 25 siccome molta gen-te andava con Lui, Egli Si voltò e dis-se: 26 ‘Se uno viene a Me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i fi-gli, i fratelli, le sorelle e perfino la pro-pria vita, non può essere Mio discepolo. 27 Chi non porta la propria croce e non viene dietro di Me, non può essere Mio discepolo. 28 Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29 Per evitare che, se getta le fondamen-

ta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicen-do: 30 ‘Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro!’ 31 Oppure quale re, partendo in guer-ra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con dieci-mila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32 Se no, mentre l’altro è an-cora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace. 33 Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può es-sere Mio discepolo!’” (Lc 14, 25-33).

I palloni d’aria calda sono una bella immagine d’elevazione d’anima a Dio

“L’ascensione del pallone Montgolfier ad Aranjuez”, di Antonio Carnicero – Museo del Prado, Madrid

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Come spiega-re, alla luce dei Comanda- menti della Legge di Dio, questa esigen-za di odiare i parenti più prossimi e persino la propria vita?

In previsione di questa nostra cattiva tenden-za, Cristo ci insegna che sono indispensabili la rinuncia e l’abnegazione, per essere veri disce-poli Suoi. Ecco la lezione della Liturgia di que-sta domenica.

II – odIare IL padre e La madre?

“In quel tempo, 25 siccome molta gente andava con Lui, Egli Si voltò e disse:”.

All’inizio della Sua predicazione, soltanto alcuni seguivano il Divino Maestro, ma in po-co tempo, il numero dei Suoi seguaci andò cre-scendo fino a formare un pubblico considere-vole. In questo tempo del Vangelo di San Lu-ca, quando Egli Si incammina per l’ultima volta

verso Gerusalemme, si può già dire che “molta gente andava con Lui”.

Tuttavia, non tutti potremmo chiamarli pro-priamente Suoi discepoli. Come sottolinea il Cardinale Gomá, quelle moltitudini seguivano Nostro Signore “mosse forse da pensieri trop-po umani, presagendo chissà la gloria tempora-le del Regno Messianico”.2

Fu questo il motivo che portò Gesù a rivol-gerSi a costoro al fine di insegnare loro – e an-che a noi – il vero significato del Regno dei Cie-li e le condizioni per ottenerlo.

Gesù deve essere amato con un amore perfettissimo26 “Se uno viene a Me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i

“San Francesco d’Assisi rinuncia alle ricchezze terrene”, di Giotto di Bondone – Basilica d’Assisi

rancesco di Assisi (1182-1226) dopo aver condotto una vita mondana, deci-

se di sposare Signora Povertà, a imitazione di Nostro Signore Gesù Cristo, rinunciando a tutti i suoi beni.

Per l’avido padre, Pedro Bernardone, che si lamentò con il Vescovo per l’ eccessiva ge-nerosità di carità del figlio, Francesco con-

segna anche le sue ricche vesti, andando ad utilizzare solo una povera tunica.

Ha preferito, quindi, prendere Dio come Padre, accettando la richiesta che Nostro Si-gnore aveva fatto nella cappella di San Da-miano per ripristinare la casa di Dio, che era in rovina, con riferimento alla spiacevole si-tuazione della Santa Chiesa, del momento.

San Francisco prende Dio come Padre

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La duplice esigenza di Gesù ha, in realtà, questo significato: per seguire Gesù, è necessario porre tutto da parte

fratelli, le sorelle e perfino la propria vi-ta, non può essere Mio discepolo”.

Sebbene alcune versioni della Scrittura inter-pretino in questo passo il senso del verbo greco μισεω come “distaccarsi”, la Vulgata preferisce tradurre il termine μισεῖ con odit (odia). Di qui la formulazione classica di questo versetto: “Se uno viene a Me e non odia suo padre, sua ma-dre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e per-fino la propria vita, non può essere Mio disce-polo”.3

Ora, come spiegare, alla luce dei Comanda-menti della Legge di Dio, questa esigenza di odiare i parenti più prossimi e persino la pro-pria vita? Trarre da ciò tutte le conseguenze al-le quali una considerazione superficiale può in-durre, non porterebbe questo versetto al parri-cidio, al fratricidio e perfino al suicidio? Non sa-rà stata, allora, incorretta, in quanto iperbolica, la traduzione di San Gerolamo?

Non sembra. Al contrario, l’uso del verbo odiare sottolinea con enfasi didattica, in questo contesto, il senso più profondo delle parole del Maestro: la necessità di amare Dio sopra tutto, pertanto, di distaccarci radicalmente addirittu-ra da quanto ci sia per noi di più caro, se questo rappresenta un ostacolo per seguire Cristo. In-fatti Gesù è degno di essere amato con un amo-re perfettissimo, e mai arriverà ad essere Suo vero discepolo chi non è disposto a portare, a causa di Lui, fino agli ultimi estremi il distacco: “Chi ama suo padre o sua madre più di Me, non è degno di Me” (Mt 10, 37).

San Tommaso nella Summa Teologica spiega che tocca alla virtù della pietà “prestare ai ge-nitori culto e servizi, ma dentro le dovute mi-sure. Ora, non esiste debita misura quando si tende a prestare all’uomo un culto maggiore di quello che si presta a Dio. [...] Se, di con-seguenza, il culto dovuto ai genitori venisse ad allontanarci dal culto di Dio, non sarebbe più pietà filiale insistere in un culto che è contro Dio”.4

Deve esser interpretato nello stesso sen-so l’invito a staccarci “perfino dalla propria vi-ta”, come giustamente indicano Balz e Schei-der: “La duplice esigenza di Gesù – necessità di odiare i genitori e perfino se stessi, a causa di Lui (Lc 14, 26), e di non amare i genitori più che Lui (Mt 10, 37) – ha in realtà questo signi-ficato: per seguire Gesù, è necessario porre tut-to da parte”.5

I nemici saranno gli stessi familiari

Ora, come possono padre e madre, fratello e sorella rappresentare ostacoli alla nostra sal-vezza?

Per meglio rispondere a questa domanda, è utile ricordare un altro passo del Vangelo, cor-relato a quello che adesso commentiamo: “Non crediate che Io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suo-cera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa” (Mt 10, 34-36).

Su questi versetti di San Matteo – an-cor più incisivi, per un certo verso, di quelli di San Luca –, commenta Romano Guardini: “Il messaggio di Gesù è un messaggio di sal-vezza. Annuncia l’amore del Padre e l’avven-to del Regno. Chiama gli uomini alla pace e alla concordia, nella volontà santa. Tuttavia, la Sua parola non comincia col produrre l’u-nione, ma la divisione. Quanto più un uomo diventa profondamente cristiano, tanto più la sua vita si distingue dalla vita degli altri che non vogliono diventare cristiani, o nella misu-ra in cui si rifiutano di esserlo. [...] Ecco per-ché può così verificarsi una scissione tra pa-dre e figlio, amico e amico, o tra gli abitanti di una stessa casa”.6

Vero senso del verbo odiare

Ora, subito dopo, Guardini aggiunge, con molto acume, che l’esigenza di odiare i parenti quando essi ci allontanano da Dio “è antinatu-rale, e provoca la tentazione di conservare i pa-renti naturali e di abbandonare Gesù”.7

È volendo render chiara la necessità che l’uo-mo ha di far violenza contro se stesso per es-ser vero discepolo di Cristo, che la Vulgata, San Tommaso, San Gregorio Magno e molti altri commentatori ricorrono ad un termine così ra-dicale quanto il verbo odiare: “Gregorio inter-preta questa parola del Signore nel senso che ‘dobbiamo odiare i nostri genitori e da loro fug-gire, ignorandoli, quando li abbiamo come av-versari nel cammino di Dio’. Se, infatti, i nostri genitori ci inducono al peccato e ci allontana-no dal culto divino, per quel che concerne que-sto punto specifico dobbiamo odiarli e abban-donarli”.8

Pertanto, è naturale, legittimo e persino un dovere l’amore a sorelle e fratelli, figlie e

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I genitori devono essere onorati in quanto sono uniti a noi per la natura e per affinità, ma dobbiamo odiarli se costituiscono un ostacolo nella nostra ascensione alla perfezione della giustizia divina

figli, padre o madre; ma dobbiamo ripudiarlo con ogni energia, se esso ci impedisce di segui-re Cristo. Ancora una volta, è San Tommaso che chiarisce: “Non ci viene ordinato di odia-re il nostro prossimo perché è il nostro pros-simo, ma solamente coloro che ci impedisco-no di unirci a Dio. In questo essi non sono il nostro prossimo, ma nemici, secondo il libro di Michea: ‘i nemici dell’uomo sono quelli di casa sua’ (Mi 7, 6)”.9

Più avanti aggiunge: “Pertanto, si deve dire che, secondo il comandamento di Dio, i geni-tori devono essere onorati in quanto sono uniti a noi per la natura e per affinità, come mostra il libro dell’Esodo. Ma dobbiamo odiarli se co-stituiscono un ostacolo nella nostra ascensione alla perfezione della giustizia divina”.10

Resta così posta la questione nel suo vero equilibrio. La Santa Chiesa può insegnare con tutta l’autorità questa dottrina, poiché è stata lei che ha evangelizzato i popoli pagani ed ha consolidato nel mondo i principi basilari del-la famiglia monogamica e indissolubile, con la sua predicazione e con l’amministrazione del Sacramento del Matrimonio, istituito dal Si-gnore Gesù. Con questo, ha posto in una situa-zione degna nella società la moglie e i figli, fa-cendo cessare abusi vigenti nel mondo antico, come il “diritto” del padre di uccidere i figli o

del marito di ripudiare la sposa ma, allo stes-so tempo, essa enfatizza il fatto che tutto, per-sino la famiglia, è subordinato al servizio e al-la gloria di Dio.

Ancora a proposito del verbo odiare, pa-dre Duquesne presenta un importante chia-rimento: “Il termine odiare non significa che dobbiamo fare o augurar loro il male; ma es-so sottolinea l’ardore, il coraggio, la forza con la quale dobbiamo resistere loro, nel caso si oppongano alla nostra salvezza, ci trascini-no verso il male, ci dissuadano dall’assumere lo stato al quale Dio ci chiama o vogliano in-gaggiarci in quello a cui Dio non ci chiama; nel caso ci impediscano di abbracciare la ve-ra Fede e si sforzino di trattenerci o di gettar-ci nell’errore”.11

In senso contrario, possiamo considerare numerosi esempi che ci mostrano come siano inestimabili, e sotto un certo profilo insupe-rabili, lo stimolo e l’appoggio della famiglia affinché i suoi membri si santifichino: Santa Monica, le cui lacrime e preghiere hanno ot-tenuto la conversione del figlio; San Basilio, il Vecchio e Santa Emilia, genitori di San Ba-silio, San Gregorio di Nissa, Santa Macrina e San Pietro di Sebaste; o i Beati Luigi e Ze-lia Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino.

Sono inestimabili, e sotto un certo profilo insuperabili, lo stimolo e l’appoggio della famiglia affinché i suoi membri si santifichino

Beati Zélie e Louis Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino (al centro, con otto anni d’età)

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Nelle crocevia della vita, bisogna misurare le difficoltà prima di lanciarsi per una o per un’altra via, sempre in accordo con la ragione

Il premio verrà nella gloria eterna27 “Chi non porta la propria croce e non viene dietro di Me, non può essere Mio discepolo”.

Queste parole di Gesù scartano in un sol col-po tutte le speranze trionfaliste che la maggior parte dei giudei aveva a proposito del regno mes-sianico. Infatti, in tutta la Sua predicazione, il Si-gnore non aveva mai offerto la pienezza della fe-licità in questa vita, ma piuttosto la gloria eter-na, la cui via passa per l’abnegazione e per il sa-crificio. Per crucem ad lucem (è per la croce che si giunge alla luce), recita la nota massima latina.

L’Apostolo illustra bene questa necessità di sacrificio e mortificazione, ricorrendo ad un esempio particolarmente vivo per i suoi segua-ci a Corinto: “Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona cor-ruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dun-que corro, ma non come chi è senza mèta; fac-cio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, an-zi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato” (I Cor 9, 25-27).

Sempre su questo versetto del Vangelo, è in-teressante ricordare una pietosa considerazione di padre Duquesne: “Compariamo la nostra cro-ce con quella di Gesù Cristo e quelle dei martiri, e vergogniamoci della nostra codardia!”.12 Non vale, pertanto, portarla di malavoglia, reclaman-do per il suo peso o manifestando amarezza per le sofferenze che essa ci porta. Chi procede co-sì, trascina la croce, non la carica; di conseguen-za, non può esser considerato discepolo del Ma-estro. Seguire il Signore non significa soltanto andare fisicamente dietro di Lui, come facevano molte persone in quella moltitudine, ma “imita-re i Suoi esempi, praticare le Sue virtù”, sottoli-nea lo stesso padre Duquesne.13

III – LucIdItà e prudenza

Insegnare per mezzo di parabole è una co-stante della divina didattica. Così il Signore ri-corre ora a due di queste, per rendere vivo agli occhi di quella moltitudine quanto il seguirLo non esiga solo sforzo e abnegazione, ma anche programmazione lucida e scrupolosa esecuzio-ne, cioè, “prudenza e risolutezza nel calcolare lo sforzo che questo ci costerà”.14

Come non poteva non essere, le due imma-gini furono scelte con divina sapienza, in modo da illustrare alla perfezione l’insegnamento dei versetti precedenti. A questo proposito, com-menta Maldonado: “Cristo ha proposto le pa-rabole della torre e della guerra, preferendole ad altri temi, perché si trattava di imprese mol-to difficili e onerose innalzare torri e intrapren-dere guerre, le quali richiedevano grande e dili-gente preparazione”.15

I calcoli per costruire una torre o pianificare una guerra28 “Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a com-pimento? 29 Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a de-riderlo, dicendo: 30 ‘Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di fini-re il lavoro!’”.

Come ha ben osservato Maldonado, “calco-lare la spesa” significa qui prepararsi con cura, anche fermandosi ad ascoltare prudenti consigli. È quanto ogni uomo deve fare negli importan-ti crocevia della vita: misurare le difficoltà prima di lanciarsi per una o per un’altra via, sempre in accordo con la ragione, mai guidati soltanto dai sentimenti o dagli impulsi. Più importante anco-ra, è necessario decidere e agire tenendo presen-te, soprattutto, la vita eterna, e non solo gli inte-ressi terreni, passeggeri per definizione.

31 “Oppure quale re, partendo in guer-ra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con dieci-mila uomini chi gli viene incontro con ventimila?”.

Le guerre tra piccoli Stati erano comuni nell’Antichità. Pertanto, Nostro Signore presen-tava in questa parabola una realtà ben nota a tutti coloro che Lo ascoltavano.

Ora, nella battaglia per ottenere il Regno dei Cieli, l’uomo entra in condizioni molto sfavorevoli. Data la natura decaduta in con-seguenza del peccato originale, ognuno ha nel suo intimo terribili nemici: “il castigo della carne, la legge del peccato che impera nelle

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Vi è una dif-ferenza tra il rinunciare a tutte le cose e l’abbandonar-le: compete ad un pic-colo numero di perfetti abbandonar-le e tocca a tutti i fedeli rinunciarvi

Così, nella prospettiva dell’arrivo del Supre-mo Sovrano, a paragone del quale niente siamo e niente possiamo, ci toccherebbe soltanto invia-re messaggeri a sollecitarGli la pace. Costoro sono i nostri Angeli Custodi, i nostri intercessori celesti e, soprattutto, la Madonna. Infatti, come chiede padre Duquesne, “chi siamo noi per presentarci davanti a Dio e avere l’audacia di negoziare la pa-ce con Lui? Che cosa abbiamo noi da offrirGli”.19

Quanto alle condizioni della pace, esse sono state già enunciate nei primi versetti di questo Vangelo: si tratta di rinunciare a tutto ed abbrac-ciare la Croce per seguire il Divino Redentore.

L’unico calcolo permesso al vero discepolo33 “Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere Mio di-scepolo!”.

In queste due parabole, il Signore rende evi-dente quanto sia necessario fare bene i calcoli pri-ma di intraprendere un’impresa, assumersi una responsabilità o ingaggiare una battaglia terrena.

1 COSTITUZIONI, art.26: “Noi, chierici, dobbiamo vi-vere dell’Altare e del Van-gelo, e di quanto ci offra-no spontaneamente i fede-li, senza chiedere carità alcu-na ai secolari, né direttamen-te né per intermediazione di altri. Tutta la nostra speran-za deve esser posta nella pa-rola di Cristo Signore, che di-ce: ‘Cercate in primo luogo il Regno di Dio e la Sua giusti-zia e tutte queste cose vi sa-ranno date in aggiunta’”.

2 GOMÁ Y TOMÁS, Isidro. El Evangelio explicado. Barce-lona: Casulleras, 1930, v.III, pag.283.

3 Le due traduzioni sono cor-rette, poiché il verbo gre-co μισεω, come il suo equiva-lente ebreo śānā’, abbraccia una gamma di significati che va dall’amare meno, detesta-re, fino ad odiare (cf. BALZ, Horst; SCHEIDER, Gerhard (Eds.). Diccionario exegético del Nuevo Testamento. 2.ed.

Salamanca: Sígueme, 2002, col.295).

4 SAN TOMMASO D’AQUI-NO. Summa Teologica, II-II, q.101, a.4, resp.

5 BALZ; SCHEIDER, op. cit., col.295.

6 GUARDINI, Romano. O Senhor. Rio de Janeiro: Agir, s/d, pag.293.

7 Idem, ibidem.

nostre membra, e varie passioni”.16 A questi si aggiungono “i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, con-tro gli spiriti del male che abitano nelle regio-ni celesti” (Ef 6, 12).

Mirando a render notoria questa sproporzio-ne di forze, Sant’Agostino interpreta così il sen-so della parabola: “I diecimila uomini con i qua-li egli deve combattere il re che dispone di ven-timila, rappresentano la semplicità del cristiano, che deve lottare contro la falsità del demonio, cioè, con i suoi inganni e fallacie”.17

Trattato di pace con il Supremo Sovrano32 “Se no, mentre l’altro è ancora lon-tano, gli manda un’ambasceria per la pace”.

Da parte sua, San Gregorio Magno dà di questa parabola un’interpretazione di caratte-re escatologico, secondo la quale il re che si ap-prossima sarebbe Colui che verrà alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti.18

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na Seguire il Signore significa imitare i Suoi esempi, praticare le Sue virtù

“Gesù porta la croce, insieme alla Madonna e a San Domenico di Guzmán” di Fra Angelico – Museo di San Marco, Firenze

Settembre 2010 · Salvami Regina      17

Esiste soltan-to un cammi-no a seguire per diventare veri disce-poli di Gesù: rinunciare totalmente agli affetti disordinati e all’attac-camento ai beni terreni

8 SAN TOMMASO D’AQUI-NO, Summa Teologica, II-II, q.101, a.4, ad.1.

9 Idem, II-II, q.26, a.7, ad.1.10 Idem, II-II, q.34, a.3, ad.1.11 DUQUESNE. L’Évangile

médité. Lyon-Paris: Perisse Frères, 1849, v.III, pag.104.

12 Idem, pag.106.13 Idem, ibidem.14 GOMÁ Y TOMÁS, op. cit.,

pag.282.

15 MALDONADO, SJ, Juan de. Comentarios a los cuatro Evangelios. Evangelios de San Marcos y San Lucas. Madrid: BAC, 1951, v.II, pag.642.

16 SAN CIRILLO D’ALES-SANDRIA. Commentaria in Lucam, sermo 105: PG 72, 796.

17 SANT’AGOSTINO. Quæstio-nes Evangeliorum, l.2, c.31: PL 35, 1343.

18 Cf. SAN GREGORIO MA-GNO. Homiliarum in Evan-gelia, hom. 37, c.6: PL 76, 1277-1278.

19 DUQUESNE, op. cit., pag.119.

20 SANT’AGOSTINO, apud SAN TOMMASO D’AQUI-NO, Catena Aurea.

21 Idem.22 GOMÁ Y TOMÁS, op. cit.,

pag.285.23 SAN BEDA, apud SAN

TOMMASO D’AQUINO, Catena Aurea.

Ora, in questo versetto, secondo l’interpreta-zione di Sant’Agostino, sarebbe dichiarato il sen-so di entrambe, poiché, egli afferma, “il denaro per edificare la torre e la forza di diecimila uomi-ni per affrontare i ventimila combattenti dell’al-tro re, non hanno altro significato che quello che ciascuno rinunci a tutto quanto possiede”.20

Aggiunge il santo Vescovo di Ippona: “Quan-to anteriormente detto concorda con quello che si dice ora, perché nella rinuncia di ognuno a tut-to quanto possiede è contenuto anche l’odio a suo padre, sua madre, sua moglie, i suoi figli, i suoi fratelli, le sue sorelle e persino alla sua stes-sa vita. Tutte queste cose sono proprie di ognuno, e costituiscono un ostacolo e impedimento ad ot-tenere, non il temporale e transitorio, ma quello che è comune a tutti e sussisterà sempre”.21

Esiste, insomma, soltanto una via per diven-tare veri discepoli di Gesù: rinunciare totalmen-te agli affetti disordinati e all’attaccamento ai beni terreni, evitando che essi agiscano da lac-ci nella nostra vita spirituale o da pesanti zavor-re per la nostra anima. Senza staccarci in forma piena e completa da quanto ci separa da Cristo, non otterremo mai il Regno dei Cieli.

Importante è notare, inoltre, come fa il Car-dinale Gomá, che non solo i chierici e religiosi devono esser discepoli di Gesù, ma anche tutti i battezzati: “Con gli esempi della torre e del re, il Signore non vuole dire che ognuno di noi sia li-bero di diventare o no Suo discepolo, come l’uo-mo della torre era libero di gettare o no le fonda-menta. Egli ha intenzione di insegnarci l’impos-sibilità di piacere a Dio tra le cose che distraggo-no l’anima e nelle quali ella corre il rischio di soc-combere, per l’astuzia del demonio”.22

San Beda fa una distinzione tra il dovere del-le anime chiamate allo stato di vita consacrata e l’obbligo di tutti i fedeli: “Vi è una differen-za tra il rinunciare a tutte le cose e l’abbando-narle: compete ad un piccolo numero di perfet-ti abbandonarle, ossia, mettere da parte le cu-re del mondo e tocca a tutti i fedeli rinunciarvi, cioè, possedere le cose terrene in maniera tale che esse non li ancorino al mondo”.23

Iv – Le affezIonI dIsordInate cI rubano La pace deLL’anIma

In questo senso, possiamo affermare che la liturgia della 23ª Domenica del Tempo Or-dinario è un invito al distacco: “Chi non por-ta la sua croce e non Mi segue, non può esse-re Mio discepolo”. Questo non significa che dobbiamo essere flagellati, coronati di spi-ne o inchiodati nella croce, come è stato il Si-gnore Gesù. La croce che Egli ci chiede con-siste principalmente nel vivere staccati da tut-to quanto è terreno, proprio come un’aquila che vola senza lacci per contemplare meglio, nel cielo, il sole.

Come tante volte verifichiamo nella vita, l’at-taccamento disordinato genera afflizioni, insi-curezze e timori che ci rubano la pace dell’ani-ma. Pertanto, anche l’uomo non chiamato alla vita religiosa deve fare tutto con il cuore riposto nelle cose di Dio, anche quando si prende cura degli affari e dell’amministrazione dei suoi beni. Questo distacco è condizione per seguire da vi-cino il Signore Gesù. Agendo così, l’anima spe-rimenterà la vera felicità, preannunciatrice del-la gioia che avrà nel Cielo. ²

Qumran, conferma o smentito?

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18      Salvami Regina · Settembre 2010

Considerata la maggior scoperta archeologica del XX secolo, la collezione dei manoscritti del Mar Morto, ha di fatto prestato un grande aiuto alla esegesi cristiana, chiarendo punti relativi alla Sacra Scrittura e confermando la veridicità dei testi biblici che circolano oggi.

ll’inizio dell’anno 1947, un giovane pastore be-duino, di nome Moham-med ed-Dib, cercava af-

fannosamente una pecora smarri-ta lungo la falesia che costeggiava il Mar Morto, a circa dieci chilome-tri dalla biblica città di Gerico. Se-tacciando le rientranze della roccia, entrò in una caverna dove scoprì va-si di argilla contenenti rotoli di pel-le manoscritti, avvolti in un tessuto di lino. Ne scelse i sette che gli pare-vano in miglior stato e se li portò via.

Alcuni mesi dopo, i beduini ven-dettero tre di questi rotoli ad un ar-cheologo dell’Università Ebraica di Gerusalemme e i restanti al Metro-polita del convento siro-giacobita San Marco, sempre nella Città Santa.

Non passò molto tempo che gli studiosi capirono che Mohammed aveva fatto la più strepitosa scoperta archeologica del XX secolo: i famosi Manoscritti del Mar Morto.

Un po’alla volta, alcuni ricerca-tori cominciarono ad esplorare me-

ticolosamente la regione, mentre i beduini, dal canto loro, facevano lo stesso. Così, dal 1949 al 1956, furo-no scoperte altre dieci grotte, nelle quali si trovarono raccolti diversi ro-toli in differenti stati di conservazio-ne e decine di migliaia di frammenti, alcuni talmente piccoli da contenere appena poche lettere.

Ricchezza e varietà di contenuto

Una volta analizzati e classifica-ti i frammenti maggiori, si è giunti al-la conclusione che essi componevano un insieme di 900 documenti scritti in ebraico, aramaico o greco tra la fine del secolo III a.C. e l’anno 68 dell’E-ra Cristiana. La maggior parte di que-sti è scritta su pergamena, alcuni sono in papiro e solo uno è inciso su rame.

Più di un quarto di questi è costi-tuito da copie di libri dell’Antico Te-stamento, nella stragrande maggio-ranza scritti in ebraico o aramaico. Vi figurano tutti i libri canonici della bibbia ebraica, salvo quello di Ester e quello di Neemia, e frequentemente

in vari esemplari: vi sono per lo me-no quattordici manoscritti del Deute-ronomio, quindici di Isaia e diciasset-te Salmi. Vi si trovano anche tre libri deuterocanonici: Tobia, Ecclesiastico e la Lettera di Geremia, che fa par-te di Baruc.

Un secondo blocco di manoscritti è formato da passi di libri apocrifi: Giu-bileo, Salmi Apocrifi, Libro di Enoc e Testamento dei Dodici Patriarchi. Fanno anche parte di questo insie-me un gran numero di altri scritti co-me l’Apocrifo della Genesi, Orazione di Nabonide, passi di inni, annotazio-ni e commenti, tra i quali il Targum di Giobbe e il Commento di Habacuc.

Ci sono infine, brani di quelli che si potrebbero chiamare “codici di-sciplinari” – la Regola della Comu-nità, il Regolamento della Guer-ra dei Figli della Luce contro i Figli delle Tenebre, lo Scritto di Damasco –, come pure inni, orazioni per ogni giorno del mese, testi poetici, com-menti di passi della Bibbia, calenda-ri, ecc.

José Messias Lins Brandão

Frammento 4Q1, contenendo Gn 39, 11-21 (anno 125 a

100 a.C.)

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La misteriosa comunità di Qumram

Toccava ora agli archeologi svela-re il mistero: Come era mai capitata in tali inospitali caverne una così prezio-sa biblioteca? Chi era l’autore di que-sti documenti, molti dei quali inediti?

La chiave della soluzione si trova-va, certamente, nelle vicine rovine di Qumran e nella enigmatica comunità che le aveva abitate fino al primo seco-lo della nostra era. Infatti, come spie-ga Pnina Shor, capo della Sezione di Conservazione di Artefatti del Dipar-timento di Antichità di Israele in un’in-tervista esclusiva alla nostra rivista, “il gruppo che ha scritto i manoscritti si autodefinisce yahad, che in ebraico si-gnifica ‘l’insieme’, ‘la comunità’”.1

Nel corso degli anni non sono mancate le controversie tra gli spe-cialisti sull’identità di questa comu-nità ma, al giorno d’oggi, la gran-de maggioranza degli specialisti la identifica con gli esseni,2 o, per es-ser più precisi, con i membri di un’a-la radicale di questo movimento.3

Gli esseni costituivano, insieme ai farisei e ai sadducei, i tre principa-li gruppi religiosi in cui si divideva-no i giudei dal secondo secolo avan-ti Cristo fino alla distruzione di Ge-rusalemme.4 Cercavano di vivere in stretto compimento della legge mo-saica, attenendosi ancor più alla let-tera di questa che gli stessi farisei.

Secondo una corrente di autori, il suo nome deriva dal greco εσσηνοι (i devoti). Sebbene non siano menzio-nati col loro nome nelle Sacre Scrittu-re, non ne mancano riferimenti in au-tori antichi come Plinio il Vecchio, Fla-vio Giuseppe e Filone di Alessandria.

Gli esseni che abitavano a Qumran componevano una comu-nità maschile, celibataria, dalla vita austera e retta da una regola, simile, pertanto, ai monasteri cristiani sor-ti secoli più tardi. E, come riconosce la menzionata Pnina Shor, responsa-bile della conservazione dei mano-scritti del Mar Morto, “la descrizio-ne che Giuseppe fa degli esseni e di come essi vivevano è del tutto simile

a quello che questo gruppo narra su se stesso”.5

L’insediamento di Qumran fu ra-so al suolo nell’anno 68, da una legio-ne Romana. Tutto indica che gli es-seni, di fronte all’irresistibile avanza-ta delle truppe imperiali, cercarono di mettere in salvo la loro biblioteca. All’inizio, i rotoli sono stati avvolti in tessuti e collocati in vasi di argilla ben tappati; alla fine, sono stati getta-ti nelle cavità della falesia, in fretta e furia e senza protezione alcuna.

Osserva a questo riguardo il teolo-go luterano Joachim Jeremias: “I fra-ti devono essere stati sterminati, fino all’ultimo, in quell’anno 68, poiché, se uno solo di loro ne fosse scampa-to, le grotte non avrebbero custodito, fino ai nostri giorni, il loro segreto”.6

Il “fenomeno Qumran”

La scoperta dei manoscritti del Mar Morto ha provocato quel-lo che il sacerdote gesuita J. R. Scheifler descrive come “fenome-no Qumran”: “una prodigiosa e

A destra, veduta esterna della grotta IV; sopra, fotografia scattata nell’epoca delle escavazioni - Royal Ontario Museum, Toronto (Canada)

Fra 1949 e 1956, beduini e ricercatori scoprirono undici grotte con i documenti

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20      Salvami Regina · Settembre 2010

allarmante fecondità letteraria, so-prattutto tra gli specialisti e un inso-lito interesse tra il grande pubblico, a volte con un certo sentore di sno-bismo e non senza una dose di insi-curezza e inquietudine tra i fedeli”.7

Infatti, solo nei primi quindici an-ni dopo la scoperta dei manoscrit-ti vennero pubblicati “più di tremi-la titoli, tra opere e articoli, oltre ad una rivista scientifica consacrata esclusivamente al tema”, aggiunge lo studioso gesuita.

Il “fenomeno Qumran” non tar-dò neppure a travalicare i circoli scientifici per arrivare alle riviste di carattere generale. Nel corso di que-sti quasi sessant’anni dalla scoper-ta dei manoscritti, la stampa ha de-dicato al tema fiumi di inchiostro e tonnellate di carta, occupando oggi anche un considerevole spazio nelle pagine web di internet.

Quale la causa più profonda di questo “inusitato interesse”?

Fedeltà delle versioni bibliche

Prima che Gutenberg stampasse, nel 1455, la sua “Bibbia di 42 righe”, ogni esemplare delle Sacre Scritture era una trascrizione singola fatta da amanuensi. Ora, una volta che non sono conservati gli originali dei libri vetero e neotestamentari, qual è il grado di affidabilità di queste innu-merevoli “copie di copie” realizzate nel corso di diciannove o più secoli da scrivani di indole e razze diverse?

Fino alla scoperta del Mar Mor-to, i più antichi manoscritti conte-nenti la Bibbia completa erano il Codex Vaticanus (sec. IV), il Sinai-ticus (sec. IV) e l’Alexandrinus (sec. V), tutti provenienti dalla Septua-ginta. I primi testi masoretici – scrit-ti in ebraico e includenti soltanto i li-bri accettati dalla religione giudai-ca – erano più recenti: tanto il Co-dex Leningradensis come l’Aleppo so-no datati al secolo XI. Si conserva-vano anche frammenti di testi ante-riori, il più antico di questi è un raro

papiro del secolo secondo prima di Cristo, contenente solo il Decalogo e un passo del Deuteronomio.

Ora, nel 1947, apparvero inaspet-tatamente nelle undici grotte del Qumran un gran numero di testi bi-blici copiati tra il II secolo a.C. e il I secolo dell’Era Cristiana che po-terono rafforzare l’autenticità del-le versioni della Sacra Scrittura og-gi utilizzate dalla Chiesa o indicar-ne le imperfezioni. Inoltre, la mag-gior parte dei libri dell’Antico Testa-mento era stata copiata in ebraico o aramaico, il che permetteva di con-frontarli con il testo greco della Sep-tuaginta. Sono state queste le ragioni che hanno reso tanto attesa la pub-blicazioni dei documenti del Mar Morto.

Oggigiorno, essendo venuto al-la luce l’ultimo volume della colle-zione con i manoscritti,8 qualunque persona con conoscenza dell’ebrai-co, aramaico e greco può confronta-re le differenti versioni e verificare che, nel corso dei secoli, le traduzio-ni hanno mantenuto un’impressio-nante fedeltà.

Per questo la Dott.ssa Shor com-menta che, attraverso i manoscrit-ti del Mar Morto, si può constata-re come le traduzioni greche e lati-

ne della Sacra Scrittura si sono con-servate fedeli agli originali ebrai-ci. “Quando i manoscritti sono stati trovati, si è verificato che l’esattezza delle traduzioni è realmente mirabi-le – e questo è emozionante”.9

Al contrario, pertanto, di quel-lo che alcuni prevedevano, i mano-scritti di Qumran mostrano che i te-sti delle Sacre Scritture conservati dalla Chiesa Cattolica e proposti ai fedeli durante quasi venti secoli so-no perfettamente affidabili, smon-tando certe ipotesi fantasiose sull’o-rigine del Nuovo Testamento sorte cent’anni fa.

Ipotesi fantasiose sui quattro Vangeli

In effetti, certi esegeti degli ini-zi del secolo XX hanno voluto ve-dere nei libri del Nuovo Testamen-to opere tarde, distanti dalla realtà che narrano, influenzate dalla mito-logia e filosofia greca. Ora, tale ipo-tesi si scontra con l’evidenza fornita dai manoscritti del Mar Morto.

Molte delle espressioni e stili sup-postamente ellenici delle redazio-ni neotestamentarie coincidono con espressioni e stili trovati in tali ma-noscritti, i più recenti dei quali, co-me abbiamo visto, risalgono all’an-no 68 d.C. Si dimostrava così che es-si erano di uso corrente nella società giudaica dell’epoca di Gesù e, a for-tiori, gli autori del Nuovo Testamen-to erano abituati a pensare e a par-lare in ebraico o aramaico, e non in greco.

Pur non essendo stato prova-to che ci siano tra i documenti di Qumran frammenti di scritti neo-testamentari,10 tuttavia, “vari testi-chiave contengono informazioni, idee o un linguaggio molto simili a quelli trovati in certi passi dei Van-geli”,11 come anche nelle Lettere e negli Atti, sebbene non siano sta-ti redatti da cristiani o per i cristia-ni. Per questo la Dott.ssa Shor dice che, in quei manoscritti, “si possono

Pnina Shor: “Quando i manoscritti sono stati trovati, si è verificato che l’esattezza delle traduzioni è realmente mirabile – questo è emozionante”.

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vedere le origini del Cristianesimo, insieme a testi biblici e altri testi giu-daici. Si constata così l’origine co-mune delle due religioni”.12

Ora, è nel terzo blocco di mano-scritti – il quale, come abbiamo vi-sto, contiene testi dottrinali e disci-plinari degli esseni – che troviamo alcuni elementi di maggior interesse per l’esegesi neotestamentaria.

In questi documenti inediti pullu-lano numerose parole, frasi e descri-zioni di fatti che riportano sorpren-dentemente a parole, frasi e fatti dei Vangeli e di alcune lettere di San Pa-olo: i “poveri di spirito”, la “giustifi-cazione per la Fede”, lotta tra i “fi-gli della luce” e i “figli delle tenebre”.

Meritano di essere sottolineate due espressioni usate da San Luca: “sarà chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 35) e “si chiamerà Figlio dell’Altis-simo” (Lc 1, 32). Una generazione precedente di esegeti aveva tentato di ricercare l’origine di questi termi-ni nel paganesimo ellenico, ma que-ste espressioni si trovano in un te-sto aramaico di Qumran, nel qua-le si legge chiaramente: “Sarà deno-minato figlio di Dio, e lo chiameran-no figlio dell’Altissimo” (4Q246). Sembra, pertanto, che tali concetti si siano sviluppati in circoli giudai-ci, il che costituisce un’ulte-riore prova del radicamen-

to ebraico, e non ellenico, del Nuo-vo Testamento.13

Più impressionante ancora è sta-ta la scoperta relativa alla risposta data dal Signore ai discepoli di San Giovanni Battista, che gli erano ve-nuti a chiedere: “Sei Tu Colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?” (Mt 11, 3; Lc 7, 20). Ge-sù rispose loro: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli stor-pi camminano, i lebbrosi sono guari-ti, i sordi riacquistano l’udito, i mor-ti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella...” (Mt 11, 4-5; Lc 7, 21-22).

Queste parole di Nostro Signo-re alludono chiaramente a Isaia (35, 5-6 e 61, 1). Tuttavia, in questo li-bro profetico non si parla di resur-rezione dei morti. Ora, il frammen-to 4Q521 di Qumran, riferendosi al Messia, afferma: “Infatti Egli guari-rà coloro che sono criticamente feri-ti, Egli risusciterà i morti, Egli porte-rà buone novelle ai poveri”.14

Come commenta John J. Col-lins, l’impressionante somiglianza tra questo frammento e i citati pas-si dei Vangeli di San Matteo e San Luca permettono di giungere alla conclusione che Gesù “proclama il

regno di Dio e col Suo ministero di guarigione ed esorcismo, prova che è presente; e aggiunge di esser unto e, dunque, qualificato per proclama-re la buona novella. [Questo fram-mento] appoggia in modo significa-tivo la tradizionale concezione che Gesù vedeva Se stesso come il Mes-sia di Israele”.15

In totale, sono stati identifica-ti più di 500 paralleli tra il linguag-gio di Qumram e quello del Nuo-vo Testamento, molti dei quali sen-za precedenti nell’Antico Testamen-to.16 La fantasiosa ipotesi a propo-sito dell’origine ellenica degli scrit-ti neotestamentari veniva, così, defi-nitivamente scartata.

Smentite completamente le ipotesi sensazionaliste e stravaganti

Nel frattempo, l’origine comune giudaica delle letterature qumrâni-ca e neotestamentaria, come pu-re le analogie indicate sopra, han-no portato a mettere nuovamente in dubbio l’autenticità delle narrazioni evangeliche, analizzandole ora sotto un altro punto di vista.

Si voleva provare che il Cristia-nesimo nascente non portava nes-suna novità; non era niente più che un prolungamento della comunità

di Qumran, un mero pla-gio di questa. “Si vedeva,

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I manoscritti di Qumran mostrano che i testi delle Sacre Scritture conservati dalla Chiesa Cattolica e proposti ai fedeli durante quasi venti secoli sono perfettamente affidabili

Pagine del “Codex Sinaiticus” - Freer & Sackler Gallery, Smithsonian Institution, Washington; Vangeli bizantini, sec. X - Smithsonian Institution, Washington; Bibbia di Gutenberg - Collezione privata, New York

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nel raggruppamento esseno, un pre-decessore della comunità cristiana, e addirittura la sua origine. Si pen-sava, in particolare, di aver incontra-to nel Maestro di Giustizia un pre-cursore di Gesù: si riteneva per cer-to che la setta avrebbe visto in lui il Messia, gli attribuiva una morte vio-lenta, supponendo persino che egli fosse stato crocifisso e si parlava di fede nella sua resurrezione e nel suo ritorno”.17

Il Prof. Dupont-Sommer è giun-to alla conclusione che le somiglian-ze tra la Religione Cristiana e la set-ta essena “costituiscono un insieme quasi allucinante”, aggiungendo: “In tutte le parti nelle quali i paralleli ci obbligano o invitano a pensare ad un plagio, il plagio è stato fatto dal Cristianesimo”.18

Alcuni hanno galoppato nelle lo-ro ipotesi, guadagnandosi molta at-tenzione nei mezzi di comunicazio-ne. Un periodicista americano, E. Wilson, pensa che il monastero di Qumran “sia probabilmente, più che Betlemme o Nazareth, la culla del Cristianesimo”.19 E nel giorna-le russo Konsomolskaia Pravda, edi-zione del 9/1/1958 si legge che i Ma-noscritti del Mar Morto “hanno di-

mostrato perentoriamente il carat-tere mitico di Mosè e di Gesù”.20 John Allegro, Barbara Thiering e Edmond Székely sono diventati no-mi popolari nella letteratura sensa-zionalista per le loro ipotesi strava-ganti, che avevano tutte la pretesa di appoggiarsi sui manoscritti del Mar Morto per ridurre il Cristianesimo a una setta pagana o gnostica, ne-gando l’esistenza storica del Signore Gesù o attribuendoGli una vita ec-centrica.21

Ora, dopo la catalogazione fina-le delle pergamene e l’attuale sta-to di conoscenza del loro contenu-to, non c’è più posto ormai per te-si bizzarre e fantasiose. A tale pro-posito, Vanderkam e Flint sono tas-sativi: “Dobbiamo mettere in chiaro che le teorie o approssimazioni de-scritte [fin qui] non sono appoggiate dagli specialisti delle pergamene del Mar Morto”.22

Differenze su punti essenziali

Confutando le ipotesi anterio-ri, tutte basate sulle somiglianze tra testi esseni e testi cristiani, i mano-scritti di Qumran dimostrano che vi sono differenze inconciliabili in punti fondamentali.

Uno dei temi sui quali lo scon-tro è maggiore tra le concezioni cri-stiane e quelle di Qumran è quello della Legge di Mosè. Nella comuni-tà del Mar Morto, la giustificazione per Legge ha un carattere intenso e la realizzazione della perfezione per mezzo della Legge veniva interpre-tata in un modo più stretto che tra gli stessi farisei.

A Qumran, “la Legge è propria-mente il messia, la salvezza”.23 A causa di questo, secondo Scheifler, anche senza attribuire al Signore un atteggiamento polemico rispet-to a quella comunità, sembra esser-ci un’allusione a Qumran nella ri-sposta ai farisei che lo interrogavano sulla guarigione di sabato: “Ed ecco, c’era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: “Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fos-sa, non l’afferra e la tira fuori? ” (Mt 12, 10-13). “Le parole di Cristo sem-brano supporre una pratica ammes-sa o di senso comune. Tuttavia, la setta di Qumran, più stretta nella ca-sistica sabatica che gli stessi farisei, la proibivano espressamente”.24

Il punto più difficile da armoniz-zare tra il Cristianesimo e la dottrina

Anche se ci sono molte somiglianze tra la lingua dei documenti del Nuovo Testamento e gli Esseni, ci sono anche inconciliabili differenze dottrinali

A sinistra, “San Luca Evangelista” – Basilica di San Marco, Venezia; a destra, frammento 11Q14, appartenente al Libro della Guerra (fra 20 e 50 d.C.)

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Settembre 2010 · Salvami Regina      23

di Qumran è quello dell’amore ver-so il nemico. Saranno state un rife-rimento diretto a loro le parole di Nostro Signore: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico, ma io vi di-co...” (Mt 5, 43s)? Un buon nume-ro di specialisti risponde afferma-tivamente.25 Allo stesso modo, l’e-stensione data da Gesù al coman-damento dell’amore al prossimo è estranea al pensiero della comuni-tà di Qumran. Questa si afferrava ad un esclusivismo separatista e or-goglioso, considerando degno d’a-more solo il suo selezionato gruppo, escludendo in modo assoluto i pa-gani e gran parte di Israele. Più che per i farisei, le tre parabole della mi-sericordia (Lc 3, 3-32) e “l’anch’io non ti condanno”, diretto all’adul-tera, devono essersi ripercosse co-

me un qualcosa di insopportabile a Qumran.26

L’archeologia conferma il senno della Chiesa

A causa del ritardo nella pub-blicazione dei manoscritti del Mar Morto, già riferita sopra, si è solle-vato ad un certo momento il sospet-to che la Santa Sede stesse ponen-do ostacoli a questo, per timore del-la verità storica. In uno degli episo-di più rocamboleschi, M. Baigent e R. Leigh hanno approfittato del cli-ma creato per lanciare un libro con il folgorante titolo La menzogna dei rotoli del Mar Morto: Perché una doz-zina di studiosi religiosi hanno cospi-rato per sopprimere il contenuto rivo-luzionario dei rotoli del Mar Morto.27

Secondo i due autori, l’equipe di specialisti incaricati della pubblica-

zione si trovava sotto il controllo del Vaticano, il quale temeva di vede-re il Cristianesimo minato dalle ri-velazioni contenute nei riferiti ma-noscritti. Il libro è diventato un best-seller. Chi lo ha comprato è caduto in un vero imbroglio, poiché, come commentano Vanderkam e Flint, “ora che i testi sono a disposizio-ne in forma di fotografia, trascrizio-ni e traduzioni, ci chiediamo che co-sa può aver portato qualcuno a pen-sare che essi avrebbero causato un danno al Cristianesimo o che il Vati-cano avrebbe avuto interesse – e an-che il potere – ad eliminarli”.28

Al contrario di autori come que-sti, gli studiosi cristiani vedono nei manoscritti del Mar Morto un’ine-sauribile fonte di dati esegetici, un inestimabile strumento per il loro la-voro. ²

1 KRALJ, Gustavo Adolfo. Parole che hanno mutato il mondo. Intervi-sta esclusiva con la Dott.ssa Pin-na Shor. In. Araldi del Vangelo, sett. 2009, n.77, pag.49.

2 VANDERKAM, James; FLINT, Peter. The Meaning of the Dead Sea Scrolls. London-New York: T&T Clark International, 2002, pagg.239-252.

3 SIEVERS, Joseph. Judaísmo y Cristianismo del siglo I a través de los Rollos del Mar Muerto. Te-sto della conferenza disponibile in www.sion.org.ar.

4 JOSEPHUS, Flavius. Jewish Antiqui-ties. London: Wordsworth, 2006, pag.549; JOSEPHUS, Flavius. The Jewish War. London: Penguin Books, 1981, pagg.133-137.

5 KRALJ, op. cit., pag.49.6 JEREMIAS, Joachim. Estudos no

Novo Testamento. Santo André: Academia Cristã, 2006, pag.409.

7 SCHEIFLER, J.R. Así nacieron los Evangelios. Bilbao: Mensajero, 1967, pag.231.

8 La collezione di 40 volumi, intitola-ta Discoveries in the Judaean De-sert (Oxford University, www.oup.co.uk), è stata via via pubblicata nel corso degli anni. Il vol.39, pub-blicato nel 2002, porta un’introdu-zione e note alla collezione com-pleta. L’ultimo libro è venuto alla luce nel 2009.

9 KRALJ, op. cit., pag.50.10 Non è stato neanche provato che

non vi siano (VANDERKAM; FLINT, op. cit., pagg.311-320). Lasciamo volutamente da par-te lo scrupoloso studio fatto dal papirologo gesuita spagnolo Jo-sé O’Callaghan Martínez sul fram-mento 7Q5, visto che, dal mate-riale disponibile fino al momento, non è possibile concludere contro o a favore delle sue ipotesi (Idem, pag.320).

11 VANDERKAM; FLINT, op. cit., pag.330.

12 KRALJ, op. cit., pag.49.13 VANDERKAM; FLINT, op. cit.,

pagg.334-336; SIEVERS, op. cit., pag.6.

14 Idem, pagg.332-334; Idem, p.7.

15 COLLINS, John J., apud VAN-DERKAM; FLINT, op. cit., pag.334.

16 SCHEIFLER, op. cit., pag.251.17 JEREMIAS, op. cit., pag.417.18 DUPONT-SOMMER, André, apud

SCHEIFLER, op. cit., pag.235.19 E. WILSON, apud SCHEIFLER,

op. cit., pag.235.20 Giornale Konsomolskaia Pravda,

apud JEREMIAS, op. cit., pag.417.21 VANDERKAM; FLINT, op. cit.,

pagg.321-330.22 Idem, pag.330.23 SCHEIFLER, op. cit., pag.257.24 Idem, pag.259.25 Idem, pag.262.26 Idem, pag.265.27 BAIGENT, Michael; LEIGH, Ri-

chard. Dead Sea Scrolls Deception. New York: Touchstone Book, 1991.

28 VANDERKAM; FLINT, op. cit., pag.394.

24      Salvami Regina · Settembre 2010

Attività estive

Corso Estivo – Fatti storici presentati sotto forma di pezzi teatrali hanno dato vita alle esposizioni del simposio realizzato nel Seminario degli Araldi a Caieiras. Giovani araldi di diverse città hanno approfittato, così, durante i 15

giorni di vacanza per arricchirsi dal punto di vista storico, culturale e spirituale.

Joinville – Genitori e figli hanno partecipato alla Festa Julina organizzata nella casa degli Araldi. Iniziata con la Santa Messa, celebrata da Don Santiago Canals Coma, EP, la programmazione è stata animata da lotterie, giochi,

falò e piatti tipici, in un ambiente di gioia e piacevole convivio.

Curitiba – Dopo un corso preparatorio diretto da Don Isoldino José Quintão e Silva, EP, undici giovani hanno

fatto la solenne consacrazione alla Madonna.

Foz do Iguaçu – Giovani aspiranti hanno partecipato a conferenze sulle meraviglie della creazione ed hanno visitato il Parco degli Uccelli e le Cataratte dell’Iguaçu.

Settembre 2010 · Salvami Regina      25

VII Congresso dei Cooperatori

al 15 al 18 luglio, suore della Società Regina Virginum hanno realizzato un incontro per

novizie e aspiranti provenienti da varie città del Brasile e da altri paesi.

Il congresso si è tenuto nella loro Casa Gene-ralizia situata nella Serra da Cantareira e ha avuto come tema: “Dove trovare la vera felicità?” Messe, teatri, conferenze, momenti di preghiera davanti a Gesù Sacramentato, come pure animate conversa-zioni, hanno formato la programmazione.

IX Congresso del settore femminile

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Dal 23 al 25 luglio, nelle dipendenze del Seminario degli Aral-di del Vangelo, a Caieiras, Brasile, più di 700 cooperatori

provenienti da Europa, Asia, Africa e vari paesi d’America – ol-tre a rappresentanti di 13 stati brasiliani – hanno vissuto giornate di intensa condivisione e riflessione spirituale allo scopo di adden-trarsi maggiormente nel carisma dell’Istituzione.

La recita del Rosario e l’Adorazione del Santissimo Sacra-mento erano gli atti iniziali di ogni giornata (foto 4). A seguire, si svolgevano animate conferenze arricchite da rappresentazio-ni teatrali (foto 1), circoli di studio (foto 3) e altre attività. An-che le refezioni erano occasione per coltivare amicizie e strin-gere relazioni con cooperatori di altre città e paesi (foto 2).

In una delle solenni Celebrazioni Eucaristiche, 25 nuovi membri hanno ricevuto dalle mani del sacerdote la tunica che distingue i cooperatori degli Araldi.

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Ad Aguascalientes, ardenti devoti di Maria

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26      Salvami Regina · Settembre 2010

Oratori – Sono stati formati undici gruppi di preghiera a Calvillo e nove nel villaggio di Ojocaliente. Al momento ve

ne sono 31 nella città.

Anno Sacerdotale – La Statua Pellegrina è stata condotta dal clero in processione fino alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, dove è stata commemorata la chiusura dell’Anno Sacerdotale.

Consacrazione – Mons. José Maria de la Torre Martín ha consacrato la diocesi al Cuore Immacolato di Maria in un atto solenne nella cattedrale.

Interviste – Il pellegrinaggio è stato annunciato alla radio-cavo Messicana (foto sopra) e nella Radio Gruppo,

come pure nel programma televisivo “Mi Ciudad”.

ei giorni che vanno dall’8 al 13 giugno, missionari araldi hanno realizzato un pellegrinaggio con la statua della

Madonna di Fatima nella città di Aguascalientes, nello stato messicano omonimo. La statua è stata ricevuta nella catte-drale dal Vescovo, Mons. José Maria de la Torre Martín, che dopo la solenne incoronazione della statua, ha consacrato il clero e la diocesi al Cuore Immacolato di Maria.

Parrocchie, collegi, case religiose, abitazioni, un ospeda-le e un asilo sono stati visitati dalla Madonna. Nella Parroc-chia di San José de los Pocitos, i fedeli hanno ricevuto la vi-sita della Statua Pellegrina con molto fervore; la chiesa è stata molto frequentata fino al termine della visita al paese.

Si sono effettuate processioni, catechesi, recita del Rosario e, alla fine, il parroco ha celebrato la Santa Messa.

In una delle giornate, missionari araldi hanno condotto la statua alla città di Calvillo, che ha accolto l’illustre visitatrice processionalmente fino alla Parrocchia del Signore del Sali-tre. Ci sono state la Messa, la catechesi sul messaggio di Fa-tima e la consegna di Icone del Cuore Immacolato di Maria.

L’ultimo giorno, ad Aguascalientes, la Statua Pellegrina è stata ricevuta nel Santuario della Madonna di Guadalu-pe, dove migliaia di fedeli hanno venerato la Vergine di Fa-tima, formando estese file. “Non ho mai visto tanta gente”, ha detto un impiegato che lavora da 20 anni nel santuario.

Ad Aguascalientes, ardenti devoti di Maria

Settembre 2010 · Salvami Regina      27

Parrocchie e chiese – Pietà e fervore hanno contrassegnato le visite della Statua Pellegrina alle parrocchie di Aguascalientes e Calvillo, accompagnate in varie occasioni dai Cavalieri di Colombo (a sinistra, nel Santuario della

Madonna di Guadalupe; al centro, nella cattedrale; e a destra, nella Parrocchia delle Tre Ave Marie).

Collegi – Direttori, professori e alunni di vari collegi hanno animato momenti di preghiera davanti alla Statua Pellegrina. Tra i collegi visitati, vi sono quello dei Monaci Maristi (sinistra) e il Collegio Speranza (destra).

Anziani – A Calvillo, i degenti della Casa di Riposo per Anziani San Giuseppe hanno avuto l’opportunità di

pregare davanti alla statua della Vergine di Fatima.

Malati – La statua ha visitato gli infermi dell’Ospedale Miguel Hidalgo e poi è stata venerata dal direttore,

medici e funzionari.

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Stati Uniti – Le parrocchie di Waltham (MA) e Rahway (NJ) hanno ricevuto con entusiasmo la Statua

Pellegrina della Madonna di Fatima.

Singapore – Araldi hanno portato la Statua Pellegrina in diverse case, promuovendo la devozione mariana e

la recita del Rosario in famiglia.

Costa Rica – La statua del Cuore Immacolato di Maria ha visitato l’Ospedale Nazionale di Niños, a San José. Dopo essere stata incoronata dal direttore, Dott. Rodolfo Hernandéz Gómez, gli araldi l’hanno condotta presso gli allettati,

accompagnati dal cappellano, Don Juan Carlos Moreno.

Ecuador – Araldi hanno visitato, a Quito, l’Istituto Speciale Mariana de Jesús, per bambini con deficencia visiva o uditiva. La materna presenza della statua di Maria è stata di grande consolazione per quei piccoli.

Mons. Francesco Coccopalmerio visita gli Araldi

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Settembre 2010 · Salvami Regina      29

Brasile – Araldi hanno reso solenne, con canti e strumenti musicali, l’omaggio prestato a Mons. Irineu Roque Scherer dal Consiglio degli Assessori della città di Joinville, alla presenza di diverse autorità e movimenti cattolici.

Per il suo significativo operato tra la popolazione, gli è stato concesso il titolo di Cittadino Onorario.

li Araldi del Vangelo hanno avuto l’inattesa gioia di ricevere la visita di Mons. Francesco Coccopalmerio,

Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, accompagnato dal Sottosegretario dello stesso dicastero, Mons. José Aparecido Gonçalves de Almeida.

Venuto in Brasile in occasione del 4º Colloquio Latino-americano di Diritto Canonico, Mons. Coccopalmerio ha voluto conoscere personalmente e celebrare l’Eucaristia nel Seminario dell’Associazione (foto 1 e 2) e nella Casa Gene-ralizia della Società Regina Virginum (foto 3 e 4). Nelle sue omelie, il Prelato ha sollecitato gli araldi presenti ad annun-ciare al mondo il “tesoro” del Vangelo ed ha chiesto orazio-ni per l’importante lavoro realizzato dal suo dicastero.

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Mons. José Aparecido, Mons. Coccopalmerio e Don Alex Brito, EP

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San roberto beLLarmIno, SJ

Un gesuita vestito di porpora

La sua fede viva e la profonda saggezza sono state di incalcolabile valore per la Chiesa. Se parte considerevole dell’Austria e della Germania ancor oggi continua ad essere cattolica, questo si deve, in buona misura, all’apostolato di questo figlio di Sant’Ignazio.

onostante nel suo testa-mento egli avesse dato di-sposizione che i suoi fu-nerali fossero sobri, come

conveniva a un membro della Compa-gnia di Gesù, Papa Gregorio XV volle dare grande solennità alle esequie di quel Cardinale che tanto bene aveva fatto alla Chiesa di Cristo.

Rivestito della porpora ricevuta 22 anni prima, il corpo di Sua Emi-nenza fu vegliato nella Chiesa del-la Casa Professa dei Gesuiti, dove il popolo si era raccolto per prestar-gli l’ultimo omaggio. Fu necessario ricorrere ad una protezione al fine di evitare l’indiscreta devozione dei presenti.

Tutto il Sacro Collegio partecipò agli uffici, ed il registro del Conci-storo redasse l’atto della sua morte nei seguenti termini: “Questa mat-tina, 17 settembre 1621, all’ora duo-decima, il Reverendissimo Signor Bellarmino, Cardinale Presbitero, di Montepulciano, passò da questa regione di morte alla casa dei vivi. Era un uomo notabilissimo, teologo eminente, intrepido difensore della

Fede Cattolica, martello degli ereti-ci, pietoso, prudente ed umile, come caritatevole verso i poveri. Il Sacro Collegio e tutta la Corte Romana furono scossi e piansero vivamente la morte di un tale grande uomo”.1

Parole brevi e significative, cari-che del sapore dell’epoca, sintetizza-no molto bene il sentimento del po-polo romano nei confronti di questo Cardinale di cui affermavano, ve-dendolo passare: “Ecco il santo!”

Precoce nello studio e nella predicazione

Roberto Francesco Romolo Bel-larmino nacque a Montepulciano, in Toscana, il 4 ottobre 1542. Suo pa-dre, Vincenzo Bellarmino, un nobile decaduto, aveva occupato per mol-ti anni la carica di governatore del-la città. La madre, Cinzia Cervini, era sorella del futuro Papa Marcello II che governò la Chiesa per soli 22 giorni, nell’aprile del 1555.

Fin da piccolo si applicò negli studi, apprendendo con facilità tut-to ciò a cui si dedicava, compresa la musica. Ma lo incantava anche fa-

re visita al Santissimo Sacramento e, malgrado la tenera età, osservava i digiuni d’Avvento e di Quaresima.

Incontro con la vocazione religiosa

A quattordici anni entrò nel col-legio della Compagnia di Gesù, dove cominciò a mettersi in luce la sua vo-cazione di grande predicatore e po-lemista. Un piccolo episodio dell’e-poca illustra questa inclinazione.

Si sparsero per la città voci calun-niose sulla qualità dell’insegnamento impartito in questo collegio che pro-vocarono l’indignazione di Rober-to. Per finirla una volta per tutte con tali voci, prese alcuni dei suoi com-pagni e sfidò in un dibattito pubbli-co i migliori alunni delle altre istitu-zioni scolastiche. Nel giorno fissato, gli toccò fare il discorso di apertura, nella sala del municipio, dove si svol-geva l’evento. La vittoria degli stu-denti Gesuiti fu schiacciante!

Dotato di scioltezza nel linguag-gio, ragionamento metodico e lo-gico, e, soprattutto, pietà sincera, il giovane santo cominciò ad esser invitato a predicare in ritiri e altri

NSuor Clara Isabel Morazzani Arráiz, EP

Settembre 2010 · Salvami Regina      31

eventi. Il successo gli batteva alle porte. Essendo, inoltre, ni-pote di un Papa, sebbene di re-gno effimero, crescevano nel padre le speranze di vederlo risollevare il nome della fami-glia, magari come illustre mem-bro della corte pontificia...

Tuttavia, Roberto misura-va bene i pericoli della dorata ascesa che si presentava davan-ti a sè: “Passando molto tem-po a pensare alla dignità a cui avrei potuto aspirare, ho riflet-tuto in modo insistente sul ca-rattere effimero delle cose tem-porali. Impressionato da que-sti sentimenti, sono arrivato al punto di concepire un senti-mento di orrore per questa vi-ta e ho deciso di cercare un or-dine religioso in cui non ci fos-se il pericolo di tali dignità”.2

Prese, allora, la decisione di farsi gesuita.

Primi anni nella Compagnia di Gesù

Vinte le resistenze paterne e do-po un anno di prova nella sua città natale, fu trasferito a Roma, dove fece i voti di devozione nella Com-pagnia e cominciò a studiare filoso-fia nel Collegio Romano.

Malgrado fosse di costituzio-ne debole e malaticcia, la sua intel-ligenza era acutissima. Possedeva, inoltre, una memoria talmente pri-vilegiata che gli era sufficiente una semplice lettura per tenere a mente il contenuto di un libro. Così, i suoi successi scolastici furono notevoli.

Nella difesa della sua tesi di filoso-fia si distinse per la sicurezza e la chia-rezza di ragionamento con cui espo-se l’argomento e rispose alle obiezio-ni fatte. Questo gli valse l’incarico di professore di Lettere nel Collegio di Firenze, malgrado i suoi 21 anni.

Oltre all’insegnamento, ricevet-te anche l’incombenza di predicare le domeniche e i giorni santi davan-

ti a prelati ed ecclesiastici, come pu-re davanti al fior fiore dell’ambien-te intellettuale della città. Gli illustri ascoltatori ammiravano, più che la sua eloquenza, il fatto che praticas-se in modo coerente tutto quello che predicava loro nei sermoni.

Dodici mesi dopo, il giovane Ro-berto fu inviato come professore di retorica a Mondovì, dove rimase per tre anni. Ascoltando qui una del-le sue prediche, il padre provincia-le lo indirizzò a Padova, per gli studi di Teologia in modo che ricevesse gli ordini maggiori.

Visti i rapidi progressi, San Fran-cesco di Borgia, allora Superio-re Generale, decise il suo trasferi-mento a Lovanio, dove necessitava-no uomini di talento per difendere il “Deposito della Fede”, fortemen-te messo in discussione in quell’epo-ca dagli intellettuali luterani.

Esimio predicatore, sebbene ancora senza stola

Situata a meno di venti chilome-tri da Bruxelles – vicina, pertanto, a

vari Stati che avevano aderito alle tesi di Lutero –, l’Univer-sità di Lovanio era un baluardo della vera dottrina. Qui Rober-to era giunto per rimanerci due anni, i quali si trasformarono in sette, secondo la previsione che egli stesso aveva fatto.

Piccolo di statura, il giovane gesuita era un gigante sul pul-pito. Le domeniche, predica-va in latino nella chiesa dell’a-teneo, stracolma di un pubblico abituato ad ascoltare con spiri-to critico i più dotti predicatori.

Preziosi furono i frutti di que-sti sermoni: cattolici esitanti ve-nivano confermati nella Fede, numerosi giovani si consacrava-no al servizio di Dio, molti pro-testanti si convertivano. Non mancavano tra loro quelli che, venuti dall’Olanda o dall’Inghil-terra per ascoltarlo e confutargli

gli argomenti, ritornavano ravveduti. A Gante, il 25 marzo 1570, Ro-

berto ricevette il presbiterato.

Il periodo più fecondo della sua vita

Combattute polemiche segnavano l’epoca. I problemi sollevati dai pro-testanti indussero padre Bellarmino a studiare l’ebraico, in modo da ac-quisire una sicurezza esegetica anco-ra maggiore. Giunse a comporre, per suo uso personale, una grammati-ca di questa lingua, che alla fine fu di grande aiuto anche per i suoi alunni.

San Roberto studiò ancora con tenacia i Padri della Chiesa, i Dot-tori, i Papi, i Concili e la Storia del-la Chiesa. Si procurò, in tal modo, i mezzi per assicurare una forma di insegnamento solida, orientata ver-so un genere di apologetica nella quale gli errori erano sempre impu-gnati con rispetto e prudenza.

Fu il periodo più fecondo del-la sua vita. Le principali universi-tà d’Europa, inclusa quella di Parigi, se lo disputavano come professore di

Il fecondo operato di San Roberto Bellarmino nella Città Eterna fece innevitabile la sua

nomina a Cardinale

“San Roberto Bellarmino” - Chiesa Sant’Ignazio di Loyola, Roma

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Teologia. Persino San Carlo Borro-meo giunse a sollecitarlo per Milano. A solo 30 anni di età, affrontava im-mense responsabilità pastorali ed ac-cademiche, che svolgeva con virtù e talento. Questo portò i superiori ad anticipare la sua professione solenne.

Controversie: la “Summa” di Bellarmino

Qualche tempo dopo, la Santa Obbedienza lo fece ritornare al-la Città Eterna. Gregorio XIII ave-va fondato nel Collegio Romano una cattedra di apologetica chia-mata Controversie, con l’obiettivo di insegnare la vera dottrina contro gli errori che pullulavano nei centri universitari di allora. San Roberto ne assunse l’incarico per dodici anni, durante i quali confutò innanzitut-to le obiezioni dei protestanti. I suoi insegnamenti durante questo lungo periodo furono compilati, su ordine dei suoi superiori, nella monumen-tale opera Controversie.

Considerata la “Summa” di Bel-larmino, essa fu accolta con grande entusiasmo e tradotta in quasi tutte le lingue europee. San Francesco di Sales, il grande Vescovo di Ginevra, affermò di aver predicato per cinque anni contro i calvinisti a Chablais, usando soltanto la Bibbia e le Con-troversie di Bellarmino.

Persino i protestanti diedero te-stimonianza dell’efficacia e valore di quest’opera. Guiène riconobbe che il santo gesuita, da solo, valeva per tutti i dottori cattolici. Bayle confes-sò che non c’era stato nessun autore che avesse sostenuto meglio la causa della Chiesa. Rimase celebre la con-fidenza del successore di Calvino, Teodoro di Beza che, sfogandosi con i suoi amici, batté con la mano sulle Controversie: “Ecco il libro che ci ha fatto perdere”.3

Così, la fede viva e la profonda sag-gezza del Santo, come pure il suo me-todo tomista di argomentare – che co-minciava sempre con l’esporre con

“‘Oh! Se sapeste quanti figli ave-te restituito a Cristo!’, gli scriveva il Duca Guglielmo di Baviera, quando gli chiese licenza di tradurre le ‘Con-troversie’”.4

Amicizia e ammirazione tra santi

In quel periodo perturbato per la Chiesa, molti furono i Gesuiti che praticarono la virtù in grado eroico, meritando di essere elevati all’ono-re degli altari. Con alcuni di loro San Roberto ebbe un rapporto più stretto.

Mentre era direttore spirituale del Collegio Romano, fu confessore di San Luigi Gonzaga, che lo ammirava come un Angelo. Costui diceva che, da par-te sua, non aveva mai avuto a che fa-re con un’anima tanto pura e delicata quanto quella di questo giovane.

Più tardi, durante una visita come provinciale al collegio di Lecce, avreb-be conosciuto San Bernardino Reali-no. Quando i due Gesuiti si incontra-rono, caddero in ginocchio, uno da-vanti all’altro e si abbracciarono. “Un grande santo ci ha lasciato”5— disse San Bernardino quando il superiore partì. Entrambi Gesuiti, uniti a partire da quel momento da un’amicizia tutta soprannaturale, si veneravano vicen-devolmente come santi.

Cardinale in nome della Santa Obbedienza

Il fecondo operato di San Ro-berto Bellarmino nella Città Eterna non era circoscritta al Collegio Ro-mano, di cui sarebbe diventato, nel 1592, Rettore. Tra gli altri incarichi, fu teologo di Papa Clemente VIII, consultore del Santo Ufficio e teo-logo della Penitenzieria Apostolica. Fece anche parte della commissio-ne incaricata di preparare l’edizione clementina della Vulgata, versione ufficiale della Bibbia per il rito lati-no fino al 1979, quando venne sosti-tuita dalla Neovulgata.

La sua nomina a Cardinale era inevitabile. Egli, però, si rifiutava di accettare l’incarico, allegando l’in-compatibilità con i suoi voti. Ma Pa-pa Clemente VIII lo obbligò ad ac-cettare in nome della Santa Obbe-dienza, affermando: “Noi la eleggia-mo perché non esiste nella Chiesa di Dio un altro che la equipari in scien-za e saggezza”.6

Con lo stesso spirito religioso, di-sinteresse e abnegazione che lo ca-ratterizzarono fino a quel momento, si dedicò ai lavori, molte volte spino-si, richiesti ai prelati romani. Ma nel 1602, Clemente VIII lo liberò dal pesante incarico nominandolo Ar-civescovo di Capua, conferendogli egli stesso l’ordinazione episcopale.

A capo dell’Arcidiocesi di Capua

Godendo già in vita di fama di santi-tà, il Cardinale Bellarmino fu ricevuto

Il Cardinale Bellarmino fu confessore di San Luigi Gonzaga, che lo ammirava come un Angelo

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imparzialità le ragioni e gli argomen-ti presentati dalla parte contraria – fu-rono di incalcolabile valore per la di-fesa della Chiesa. Se la maggior par-te dell’Austria e quasi un terzo del-la Germania ancor oggi permangono cattolici, possiamo affermare che que-sto si deve, in buona misura, all’apo-stolato di San Roberto Bellarmino.

Mosaico della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, Roma

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Settembre 2010 · Salvami Regina      33

nella cattedrale con grande pompa ed enorme concorso di fedeli, che lo toc-cavano con medaglie e corone.

Il suo governo cominciò con una riforma generale del clero. Eb-be colloqui in particolare con ogni presbitero, usando bontà e fermez-za evangelica verso i traviati. Si ma-nifestava disposto a perdonare i più gravi peccati ai pentiti, ma mantene-va una inflessibilità completa verso i recalcitranti: aut vitam aut habitum – o cambiamento di vita o di abito.

Nella cattedrale, diede nuova vita al coro, partecipando egli stesso alla recita dell’ Ufficio. Si dedicò con fre-quenza alla predicazione, come era suo costume, usando questo mezzo per convertire le anime. Visitò anche tutto il territorio dell’arcidiocesi, sti-molando la pietà dei fedeli e aiutan-do a ricostruire i conventi decaden-ti. Ma da buon figlio di Sant’Ignazio, dava particolare importanza alla for-mazione: egli stesso insegnava il Ca-techismo nelle parrocchie e nella cat-tedrale, la domenica.

Fra tutte queste occupazioni, la sua vita spirituale era un capolavoro di serenità. Riusciva ad organizzare il suo tempo in modo da trovare mo-menti per pensare, meditare, prega-re, studiare, scrivere, senza trascura-re gli obblighi verso il suo gregge. Al contrario, era dal raccoglimento e dall’orazione che prendeva le forze per l’azione pastorale.

Che bella illustrazione della tesi di Mons. Chautard: l’apostolato è il traboccamento della vita interiore!

Elezione del nuovo Papa

Alla morte di Clemente VIII, il Cardinale Bellarmino fece ritorno a Roma per partecipare ad un Conclave, per la prima volta. Il papa eletto fu Le-one XI, morto meno di un mese dopo.

Nel secondo Conclave, San Ro-berto giunse ad avere un buon nu-mero di voti. Ma, così come aveva rifiutato gli onori di Cardinale, ri-vela nella sua Autobiografia di aver

chiesto a Dio in quei giorni che fosse scelto qualcuno di più adatto, pre-gando con insistenza: “Dal Papato, liberami, Signore!”.7

Eletto Paolo V, costui lo volle presso di sé, e gli fece lasciare defi-nitivamente l’Arcidiocesi di Capua. Altri sedici anni avrebbe trascorso a Roma, svolgendo i più alti incarichi al servizio della Santa Sede e interve-nendo nelle questioni più importan-ti, per la cui soluzione il suo parere esercitava un’influenza decisiva.

Serenità nella vita e nella morte

Sentendo la morte approssimarsi, San Roberto chiese a Papa Gregorio XV recentemente eletto la dispensa da tutti i suoi incarichi nella Curia e si ritirò nel Noviziato di Sant’Andrea, al Quirinale, al fine di “aspettare il Signore”, come era solito dire.

Questi giunse il 17 settembre 1621. Dopo una breve malattia, aven-do ricevuto la visita di molte perso-ne illustri – compreso lo stesso Papa –, che gli chiedevano un ultimo con-siglio o una benedizione, lasciò que-sta terra con una serenissima morte.

Pio XI lo canonizzò il 29 giugno 1930, e lo dichiarò Dottore della Chiesa l’anno seguente. Colui che, durante la vita, con tanto impegno

era fuggito da onori e dignità, diven-tava così l’unico gesuita iscritto nella lista dei santi come Cardinale e co-me Vescovo. ²

1 MENDES, SJ, Rodrigues. O San-to Cardial Roberto Belarmino. Por-to: Apostolado de Imprensa, 1930, pagg.66-67.

2 IPARRAGUIRRE, SJ, Ignacio. San Roberto Belarmino. In: ECHE-VERRÍA, Lamberto de; LLOR-CA, Bernardino; BETES, José L. R. (Org.). Año Cristiano. Madrid: BAC, 2005, vol.IX, pag.479.

3 MENDES, SJ, op. cit., pag.23.4 VASCONCELLOS, Roberto de.

Biografia de São Roberto Belar-mino. In: SÃO ROBERTO BEL-LARMINO. Elevação da mente a Deus pelos degraus das coisas cri-adas. São Paulo: Paulinas, 1955, pag.12.

5 ECHANIZ, SJ, Ignacio. Paixão e Glória. História da Companhia de Jesus em corpo e alma. São Paulo: Loyola, 2006, tomo II, pag.23.

6 IPARRAGUIRRE, SJ, op. cit., pag.481.

7 PEPE, Enrico. Martiri e santi del ca-lendario romano. Roma: Città Nuo-va, 2006, pag.546.

Sentendo la morte approssimarsi, San Roberto chiese la dispensa da tutti i suoi incarichi nella Curia e si ritirò nel Noviziato di Sant’Andrea, al

Quirinale, al fine di “aspettare il Signore”

Altare con i resti mortali di San Roberto nella Chiesa di Sant’Ignazio, Roma

Gli uomini di fede mutano i destini della

Storia

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34      Salvami Regina · Settembre 2010

PrefazIone aLLa teSI dI dottorato dI monS. João ScognamIgLIo cLá dIaS, eP

Ogni carisma è un nuovo astro del grandioso firmamento della Santa Madre Chiesa, e ottiene tutto il suo pieno splendore quando mostrato in una realtà ecclesiale vera, viva, fortemente ancorata in un’autentica spiritualità.

ensando ad una prefa-zione a quest’opera, non mi vengono in mente, in-nanzitutto, considerazio-

ni di carattere accademico, in linea con la natura della tesi di dottorato che chiude – La genesi e lo sviluppo del movimento degli Araldi del Vange-lo e il suo riconoscimento canonico –, ma piuttosto il desiderio di condivi-dere con il lettore una serie di rifles-sioni che l’evocazione dell’autore, Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, e del movimento da lui fondato mi traggono allo spirito, frutto del-la stima che la convivenza con que-sta realtà ecclesiale ha fatto affiora-re in me.

Soluzioni impreviste a problemi apparentemente insolubili

Il Divino Spirito Santo, fin dal santo scandalo dell’ebrietà di Pente-coste, non ha cessato di sorprendere il mondo e la Chiesa in tutte le epo-

che della sua esistenza fino ad og-gi. I problemi apparentemente irri-solvibili, hanno sempre dato soluzio-ni impreviste, che spesso non sono comprese da molti.

Non è un segreto che viviamo in un mondo secolarizzato e lonta-no da Dio. La Chiesa stessa – misti-ca Sposa di Cristo, “gloriosa, senza macchia, senza ruga o cosa simile, ma santa e immacolata” (Ef 5, 27) –, nel suo elemento umano, si trova anche sotto l’influenza deleteria del secolarismo, come spesso ha ammo-nito il Papa Benedetto XVI. Basti ri-cordare la preoccupante mancanza di vocazioni, sia negli istituti di vita consacrata come nel clero diocesa-no, che colpisce, soprattutto, la no-stra vecchia Europa, in netto contra-sto con secoli e secoli di feconda e gloriosa tradizione evangelizzatrice.

Senza dubbio, i segnali di speran-za nel panorama odierno possono essere cercati a molti livelli. Ciò che

manca, tuttavia, è una visione equi-librata per comprendere i “segni dei tempi”, al fine di riconoscere, come i Santi Magi, in mezzo ad un universo di stelle, alcune in grado di guidarci da luoghi lontani fino al Divino Re-dentore. Posso dire che, nel bel mez-zo della notte, ho visto una di loro. Sul suo bagliore e percorso desidero esprimere brevemente, allo stima-to lettore, alcune impressioni che mi sono venute in mente.

Significativa armonizzazione tra vita contemplativa e vita attiva

Si tratta di una stella con una tra-iettoria precisa. Gli Araldi del Van-gelo hanno iniziato come un movi-mento laico – caratteristica predo-minante che si mantiene fino ad og-gi – che ha adottato la spiritualità di San Luigi Grignion de Montfort co-me punto di partenza della prima esperienza di vita comunitaria e trat-to iniziale per l’istituzionalizzazione

Cardinale Franc Rodé, CMPrefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata

e le Società di Vita Apostolica

Settembre 2010 · Salvami Regina      35

dell’opera. Per vivere più in-tensamente la consacrazio-ne insegnata dal grande san-to mariano, i primi membri si disposero a vivere in comuni-tà. A partire dal movimento laico, sorsero posteriormente un ramo sacerdotale (la So-cietà Clericale di Vita Apo-stolica Virgo Flos Carmeli) e un ramo femminile di consa-crate (la Società di Vita Apo-stolica Regina Virginum).

Gli obiettivi lungo questo cammino sono molto chiari. Ad esempio, per quanto ri-guarda il capitolo essenzia-le della formazione, ho po-tuto osservare, nelle diver-se occasioni in cui ho vissu-to con loro, un’equilibrata di-sciplina interna: ferma e de-licata al tempo stesso, logica e flessibile. Nel mezzo di una vita comunitaria di preghie-ra, hanno moltiplicato le loro atti-vità evangelizzatrici ed al momen-to operano in oltre 70 Paesi dei cin-que continenti. Non risparmiano al-cuno sforzo per mettere al servizio della nuova evangelizzazione anche le più moderne tecnologie: da inter-net fino alla diffusione su larga sca-la della buona stampa; dalla produ-zione di programmi televisivi fino al-le visite alle famiglie; dalle missioni mariane organizzate fino all’appog-gio telefonico sistematico ai collabo-ratori. Significativa armonizzazione tra la vita contemplativa e la vita at-tiva, propria del dono della Sapien-za, che è uno dei tratti distintivi del carisma dell’istituzione.

Vita eucaristica, devozione alla Santissima Vergine e venerazione per il Pontefice Romano

Se una stella decidesse di rinun-ciare al suo splendore, che ne sareb-be di lei? Diventerebbe una sempli-ce pietruzza, vagante nell’immensi-tà dello spazio. Così avverrebbe per

ogni movimento ecclesiale, che tra-scurasse la spiritualità.

Nel caso degli Araldi del Vange-lo, si distinguono tre pilastri fonda-mentali in questa materia: la vita eu-caristica, la devozione alla Santissi-ma Vergine e la venerazione per il Pontefice Romano. Ecclesia de Eu-charistia; sono sempre più numero-

se le loro case di vita comuni-taria dove si realizza l’Adora-zione Eucaristica perpetua. Davanti a Gesù Ostia, per ore e ore, si prega in gruppo o individualmente, si legge, si studia, si lavora o sempli-cemente ci si lascia abbaglia-re dal “Sole che nasce dall’al-to”, nella preghiera di quie-te. È abituale per questi gio-vani comunicarsi due volte al giorno nella Santa Messa.

D’altronde, in un’epoca in cui si proclama il dirit-to ad una malintesa libertà senza limiti, la nota maria-na che contraddistingue que-sti giovani è profondamen-te influenzata dalla spiritua-lità di San Luigi Grignion de Montfort, come accenna-to prima, secondo la quale si consacrano come schiavi d’a-more a Nostro Signore Gesù

Cristo per mezzo di Maria; da qui la catena che portano intorno alla vi-ta. Il Santo Rosario, pendente dal lato destro esprime la necessità del-la preghiera. Allo stesso modo, l’ob-bedienza alla Sacra Gerarchia, pra-ticata per tutti i livelli, in particola-re per i Vescovi, è la migliore prova d’amore che dedicano alla Chiesa e al Santo Padre.

Trasformare la vita quotidiana in una liturgia di lodi all’Altissimo

Il fulgore di questa stella è certa-mente attraente; è difficile non es-sere affascinati da un tale caleido-scopio di sfumature di colori e in-tensità, per quanto molti dei suoi aspetti possano essere riconosciu-ti in altre stelle già famose. In real-tà, ogni carisma è un faro nuovo nel grandioso firmamento della Santa Madre Chiesa, e acquista il suo pie-no splendore quando mostrato in una realtà ecclesiale vera, viva, for-temente ancorata in una spirituali-tà autentica.

Il Cardinale Franc Rodé, CM, presiede l’Eucaristia nella chiesa del Seminario degli Araldi del Vangelo

a Caieiras, Brasile

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Significativa armonizzazione tra la vita contemplativa e la vita attiva, propria del dono della Sapienza, che è uno dei tratti distintivi del carisma dell’istituzione

36      Salvami Regina · Settembre 2010

In occasione della dedicazione della Chiesa della Madonna del Ro-sario, a San Paolo, in Brasile, in una cerimonia che non aveva nulla da in-vidiare ai più accurati pontificali ro-mani, ho avuto l’occasione – nell’im-battermi in un auditorio pieno di ol-tre un migliaio di giovani di varie età, rivestiti con la loro veste carat-teristica – di apprezzare la ricchezza di doni con cui lo Spirito Santo aiu-ta la Sua Chiesa. Non sorprende che un elemento fondamentale di que-sto nuovo carisma sia l’amore della perfezione: “Siate, dunque, perfetti, come pure il vostro Padre celeste è perfetto” (Mt 5, 48). Da qui la gran-de attenzione a trasformare tutta la vita quotidiana, anche nei suoi più piccoli dettagli, in una liturgia di lo-de all’Altissimo.

Il Divino Spirito Santo non fa nascere un’opera senza un fondatore

Inoltre, ogni stella è unica e irri-petibile, se non per gli uomini, al-meno per Dio, che “chiama ognuno col suo nome” (Sal 147, 4). Il Divi-no Spirito Santo concede i Suoi do-ni per il bene del popolo di Dio, li fa fruttificare a tempo debito, non lascia mai la Sua opera incompiu-ta. Così come non suscita un movi-mento estraneo alle esigenze del suo tempo, né fa nascere un’opera senza un fondatore.

Per questo, solo la tempra di un fondatore è stata in grado di trasfor-mare, con equilibrio e saggezza, l’i-deale degli antichi ordini di cavalle-ria – sempre approvato e incoraggia-to dalla Chiesa nel corso dei secoli – adeguandolo alle nuove generazioni come bandiera degna di essere spie-gata nei giorni d’oggi, con il potere di entusiasmare e trascinare.

È difficile immaginare come que-sto sia potuto accadere senza una fe-de incrollabile nel trionfo della San-ta Chiesa, senza una valente auda-cia nell’espansione dell’opera, sen-

za una docilità attenta ai moti del-la grazia, senza una devota sotto-missione al Santo Padre e alla Sacra Gerarchia, senza una delicata fedel-tà al Magistero Ecclesiastico, sen-za una forza di spirito disposta a sa-crificare tutto per amore di Nostro Signore Gesù Cristo, in una parola, senza un esempio di vita irreprensi-bile; qualità che, all’interno dell’isti-

tuzione, non sono se non un riflesso del fondatore.

Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, è Dottore in Diritto Ca-nonico presso l’Università Pontificia di San Tommaso d’Aquino a Roma (Angelicum), grado che gli è stato conferito specificamente per la dife-sa della tesi che ho il piacere di pre-sentare (egli potrebbe contare tra i suoi titoli, quello di essere uno dei pochissimi casi conosciuti in cui un fondatore difende una tesi sul per-corso giuridico e canonico della sua stessa opera); master, sempre in Di-ritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana; master in Psicologia presso l’Università Cat-tolica di Bogotà (Colombia); laure-ato in Scienze Umanistiche presso la Pontificia Università Cattolica Ma-dre y Maestra, della Repubblica Do-minicana. Egli è fondatore dell’Isti-tuto Teologico di San Tommaso d’A-quino (ITTA) e dell’Istituto Filoso-fico-Teologico Santa Scolastica (IF-TE). Si deve sempre alla sua inizia-tiva la pubblicazione della rivista mensile di attualità religiosa Araldi del Vangelo, con una tiratura di qua-si un milione di copie in quattro lin-gue, così come della rivista scientifi-ca di ispirazione tomista Lumen Ve-ritatis. È autore di 15 libri con una tiratura totale di 14 milioni di co-pie in sette lingue. Canonico ono-rario della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, di Roma, è inoltre membro della Pontificia Accademia dell’Immacolata e della Società In-ternazionale San Tommaso d’Aqui-no, così come dell’Academia Marial de Aparecida.

Alla ricerca di una forma giuridica capace di preservare il carisma nel futuro

L’obiettivo di questa tesi è quel-lo di affrontare scientificamente il problema che consiste nel trovare il quadro giuridico più appropriato per inquadrare l’opera degli Araldi

Una prima edizione della tesi di Mons. João, in italiano, appena stampata a Roma. Presto sarà

pubblicata anche in portoghese, spagnolo e inglese.

Solo la tempra di un fondatore è stata in grado di trasformare, con equilibrio e saggezza, l’ideale degli antichi ordini di cavalleria adeguandolo alle nuove generazioni

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del Vangelo nell’ordinamento cano-nico, garantendogli l’unità istituzio-nale con l’inglobamento dei diver-si stati di vita, per evitare il rischio di una futura frammentazione dell’i-stituzione e uno svisamento del cari-sma. E’ un problema di massima at-tualità per i vari movimenti eccle-siali, che hanno iniziato la loro tra-iettoria istituzionale come associa-zione privata di fedeli. Per questo, l’autore divide la tesi in tre capito-li che trattano, rispettivamente, de-gli aspetti giuridici, storici e carisma-tici legati alla nascita e all’evoluzio-ne dell’istituzione dalle sue origini fino ad oggi.

Basandosi su celebri giuristi dell’attualità, mette a fuoco, nel pri-mo capitolo, il fenomeno associativo secondo le diverse forme giuridiche contemplate dal vigente Codice di Diritto Canonico, per inquadrare i carismi suscitati dallo Spirito Santo. L’analisi delle associazioni dei fede-li occupa un posto rilevante, poiché, a causa della loro flessibilità, la mag-gior parte dei movimenti ecclesiali ha adottato questa forma giuridica per situarsi nell’ordinamento della Chiesa. Sono in seguito esaminati i diversi tipi di vita consacrata: Istitu-ti Religiosi, Istituti Secolari e le So-cietà di Vita Apostolica. Infine, vie-ne affrontato il tema delle prelatu-re personali come possibile model-

canonisti di oggi, che nessuna delle attuali forme associative è in grado di coprire interamente il movimento degli Araldi del Vangelo, data la di-versità di stati di vita che compren-de; “si versa vino nuovo in otri nuo-vi” (Mt 9, 17; Mc 2, 22; Lc 5, 38). Intuizione che, in qualche modo, era già implicita nel riconoscimen-to pontificio delle due Società di Vi-ta Apostolica (Virgo Flos Carmeli e Regina Virginum), considerandolo un passaggio intermedio, che risol-veva temporaneamente determina-ti problemi, come l’incardinazione dei chierici, fino a trovare una forma sufficientemente flessibile ed ampia, capace di preservare il carisma nel futuro.

Vorrei concludere queste righe augurando all’autore una grande diffusione di questo suo lavoro in tutta la Chiesa – certo che potrà ser-vire da valido stimolo ad altri movi-menti di origine laica – e ringraziar-lo anche per tutto quello che fa e an-cora farà per la Santa Chiesa di Dio. Sono gli uomini di fede che cambia-no il corso della Storia, quelli che fanno parte della stirpe degli eroi e dei santi. E’ di questi che la Chiesa ha bisogno oggi come ieri e sempre. Dopo tutto, chi non sperimenta una grande gioia, come i Santi Magi, nel vedere una stella che deve guidarlo nel buio della notte? ²

Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, difende all’“Angelicum”, a Roma, sua tesi di dottorato in Diritto Canonico

Nessuna delle attuali forme associative è in grado di coprire interamente il movimento degli Araldi del Vangelo

lo canonico per ricevere un carisma o movimento. Nel secondo capito-lo – di grande interesse per lo studio dei fondatori – si trova il racconto dell’autobiografia del fondatore dal-la sua più tenera infanzia, elemento fondamentale per comprendere l’es-senza del carisma degli Araldi del Vangelo. Il terzo capitolo è dedicato ad analizzare con profondità teolo-gica il carisma dell’istituzione, diffi-cile da cogliere in una sola volta nel-le sue molteplici manifestazioni. In-fatti, non è intenzione dell’autore affrontare questo argomento in mo-do esaustivo, anche se alcune delle sue caratteristiche indiscutibili sono descritte con precisione.

Infine, dopo l’esame di alcune so-luzioni alternative, anche se non del tutto soddisfacenti, si giunge alla conclusione, condivisa da eminenti

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O Croce, unica speranza!

Il culto plurisecolare alla “Santissima e Vera Croce” di Caravaca ci ricorda che il Sacro Legno non è simbolo di morte e di sconfitta, ma annuncio di salvezza e cammino sicuro verso la gloria celeste.

orreva l’anno 1232. La Peni-sola Iberica si trovava anco-ra in piena Riconquista, di-visa in vari regni. Sancho II

governava in Portogallo, Giacomo I ad Aragona e Fernando III, il Re Santo, a León e Castiglia.

Da parte musulmana, Ibn-Hud aveva approfittato del declino del-la dinastia Almoada per imposses-sarsi di un’ampia regione del sud della Spagna e farsi proclamare emiro a Murcia. La città di Valen-za, a quel tempo, era ancora gover-nata da Ceyt Abu-Ceyt, discenden-te di quella dinastia. Sotto il do-minio di quest’ultimo si trovava la fortezza di Caravaca, dove, secon-do la tradizione storica locale, eb-be luogo il 3 maggio di quell’anno, “un avvenimento meraviglioso ed unico”.1

Seguiamo il racconto delle anti-che cronache.2

Occupazione ai prigionieri

Trovandosi in quella fortezza, e volendo trarre il massimo profitto dai prigionieri che vi si trovavano, il governatore Abu-Ceyt cominciò ad interrogarli riguardo alla loro professione, occupandoli secondo le rispettive attitudini. Quando ar-

rivò il turno di padre Ginés Pérez Chirinos, il governatore gli chiese:

– E tu, che cosa sai fare?– Io so celebrare Messa.– E che cosa significa? – replicò

Abu-Ceyt.Padre Ginés gli spiegò che la ce-

lebrazione dell’Eucaristia era il più alto e principale incarico del sacer-dote cristiano, istituita dal Signore Gesù Cristo nell’Ultima Cena. Du-rante la stessa, chiarì, il pane e il vi-no si trasformano nel Corpo e San-gue del vero Dio.

– Non ci credo! – gli replicò in-credulo. Mostrami come accade.

– Se mi dai quanto è necessario per celebrare la Messa, io lo farò –replicò il sacerdote.

Abu-Ceyt acconsentì. Fatta la lista dei paramenti e arredi liturgici neces-sari, l’alcalde li fece predisporre subito.

Miracolosa apparizione della Croce

Il giorno seguente, padre Chi-rinos pregò di buon mattino il suo breviario. Subito dopo, si diresse nel salone principale della fortezza, do-ve fece con cura tutti i preparativi per l’Eucaristia e vestì i paramenti.

Già procedeva verso l’improvvi-sato altare per dare inizio alla ce-

lebrazione quando si rese conto dell’assenza del crocifisso. Senza ri-uscire a spiegarsi come avesse potu-to dimenticarsene, disse costernato al governatore:

– Signore, mi manca una delle co-se più importanti per celebrare la Messa: la Croce.

– Ma... non è quella che si trova sul tavolo? – chiese l’alcalde indi-cando verso l’altare.

Il sacerdote si girò e vide, con stu-pore, una Croce patriarcale di 17 cm di altezza con due aste trasversali, di 7 e 10 cm. Tutto preso dalla devo-zione, si inginocchiò, la baciò e die-de inizio alla Santa Messa, termina-ta la quale, Abu-Ceyt chiese di esser battezzato.

Otto secoli di devozione

La Croce di Caravaca è un lignum crucis – frammento della ve-ra Croce del Signore Gesù – custo-dita all’interno di un bel reliquiario. Secondo un’antica tradizione, era usata come croce pettorale dal Pa-triarca di Gerusalemme, Mons. Ro-berto, designato come Vescovo del-la Città Santa nell’anno 1099. Da qui il suo singolare formato, con due aste trasversali, simbolo del po-tere patriarcale.

CCarlos Tonelli

La Croce di Caravaca: un frammento della Vera Croce raccolto dall’interno di uno

splendido reliquiario

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Qualunque siano state le circo-stanze che l’abbiano condotta a Ca-ravaca, la sua presenza vi è attesta-ta in pieno secolo XIII. Già nell’an-no 1285 la sua silhouette è rappre-sentata nello scudo della municipali-tà, e primi riferimenti orali della mi-racolosa comparsa datano alla stes-sa epoca.

Fin dalle origini, la devozione al-la “Santissima e Vera Croce” di Ca-ravaca si è diffusa in tutto il mondo cristiano. Dalla Spagna medievale – dove subito ha acquistato fama di miracolosa protettrice nella tormen-tosa vita di confine – è passata in al-tri Paesi europei, estendendosi poi alle nazioni americane.

A partire dal 1392 – con le prime indulgenze di Clemente VII –, i Papi hanno concesso regolarmente privile-gi ai pellegrini accorsi a venerare la sa-cra reliquia. Nel 1736, le è stato rico-nosciuto dalla Chiesa il culto di latria.

Nel corso di questi quasi otto seco-li, si è sviluppato intorno ad essa an-che un ricco e vario rituale: la benedi-zione dei fiori e dei campi, una pecu-liare benedizione dell’acqua e del vi-no, oltre ad una specie di pellegrinag-gio durante il quale la sacra reliquia viene portata nelle case dei malati im-possibilitati a recarsi in chiesa.

Alla fine del secolo XV, la picco-la cappella della fortezza di Carava-ca è stata accresciuta da una navata di maggiori proporzioni, mentre nel 1617 è stato dato inizio alla costru-zione dell’attuale Basilica-Santuario.

Anche il reliquiario che contiene il lignum crucis è passato per succes-sive modifiche, essendo l’attuale una magnifica opera di oreficeria, ornata con pietre preziose.

Un messaggio attuale

Settecentocinquanta anni dopo la miracolosa apparizione, il culto alla “Santissima e Vera Croce” ha ricevu-to un nuovo impulso da parte di Pa-pa Giovanni Paolo II. Nel 1981, egli ha concesso alla Basilica-Santuario un anno giubilare per commemora-re questo anniversario. Nel 1996, ha proclamato un nuovo Anno Santo e, due anni dopo, ha concesso un giubi-leo in perpetuum, di sette in sette an-ni, da cominciare nel 2003.

Il primo di questi periodi di grazia ha avuto inizio con una Messa solen-ne nella basilica, celebrata dal Cardi-nale Joseph Ratzinger, allora Prefet-to della Congregazione per la Dot-trina della Fede, il 1º dicembre 2002, prima domenica d’Avvento. Durante l’omelia, egli ha fatto una splendida

interpretazione teologica dell’anti-chissimo racconto, prendendo come base l’esempio di padre Ginés Pérez Chirinos per ricordare la grandez-za della vocazione sacerdotale e aver presente che è lo stesso Cristo co-lui che prende possesso del presbite-ro, operando per mezzo di lui e “pro-nunciando per bocca del sacerdote le parole sante che trasformano le cose terrene in un mistero divino”.

Dopo essersi dilungato nelle rela-zioni tra l’Eucaristia e la Croce, l’at-tuale Papa ha concluso con questa toccante esortazione: “La croce, alla quale ci rimette la Santa Eucaristia e il cui segno esteriore è la Santa Croce di Caravaca, è la forza santa con cui Dio batte alla porta dei nostri cuori e ci desta. Vedere Cristo crocifisso si-gnifica vigilare e, di conseguenza, vi-vere con rettitudine. Signore, apri il Cielo! Rendici vigili affinché Ti rico-nosciamo, nascosto in mezzo a noi”.

La frase adottata come motto per l’Anno Santo 2010, che ora celebria-mo – O Croce, unica speranza! –, è stata scritta dallo stesso Cardina-le Ratzinger, in occasione di quella sua visita al Santuario. Essa ci ricor-da che la Croce è la nostra speranza nel presente e lo sarà in tutti i tempi. La Croce non è un simbolo di morte e di sconfitta; al contrario, è annun-cio di salvezza e cammino sicuro per giungere alla gloria celeste. ²

1 Omelia pronunciata dal Cardinale Joseph Ratzinger, nella Basilica-Santuario della Santissima e Vera Croce di Caravaca (1/12/2002). Te-sto integrale in http://www.diocesi-sdeteruel.org/pdf y otros/Advien-to 2007/HOMILIAS/Homilía en el SantuarioCaravaca.pdf.

2 Un’interessante analisi storiografi-ca dei racconti del miracolo è fatta in BALLESTER LORCA, Pedro. La Cruz de Caravaca – Historia, ri-to y tradicion. 11.ed. Caravaca de la Cruz: Real e Ilustre Cofradía de la Cruz, 2006.

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Ubicata nel luogo dell’antico alcazar, la Basilica-Santuario domina il panorama della città

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Barbara aggressione a professore cattolico in India

Un gruppo di sconosciuti ha at-taccato il 4 luglio, nella città di Mu-vattupuzha, India, un professore universitario cattolico, mozzandogli la mano e parte del braccio destro – informa l’agenzia AsiaNews.

Secondo quanto ha appurato la polizia, il Prof. T. J. Joseph ri-tornava dalla Messa domenicale, con la sua famiglia, quando è sta-to abbordato dagli aggressori che lo hanno trascinato fuori dall’au-to, gli hanno provocato profonde ferite con coltelli e spade e, alla fi-ne, hanno tagliato e gettato a circa duecento metri la mano destra con parte del braccio.

Motivo addotto per il crimine: il professore avrebbe, alcuni mesi pri-ma, bestemmiato contro Maometto. Varie organizzazioni hanno mani-festato contro questo atto di barba-rie. Il presidente del Global Council of Indian Christians, Sajan K. Geor-ge, ha chiesto che gli assalitori sia-no giudicati immediatamente. “Spe-ro che non accada, come altre vol-te, che la denuncia finisca per spa-rire dagli archivi della polizia, a cau-sa delle minacce dei militanti islami-ci di Kerala” – ha dichiarato.

Dopo quasi 50 anni di privazioni, si restaura una diocesi nella Cina Continentale

Mons. Antonio Xu Jiwei, con 75 anni di età e 25 di sacerdozio, è stato consacrato Vescovo di Taizhou, nel-la provincia cinese di Zhejiang, se-

persona e le azioni di Papa Benedet-to XVI”. Promuove, inoltre, specia-li orazioni per il successo pastorale e spirituale della visita del Santo Pa-dre e per il bene della Chiesa in que-sto paese.

Trovata in Israele tavola simile al Codice di Hammurabi

Ricercatori dell’Università Ebrai-ca di Gerusalemme hanno scoperto a Tel Hazor, in Israele, un frammen-to di tavola con caratteri cuneifor-mi il cui contenuto presenta notevo-li somiglianze con il Codice di Ham-murabi.

Gli archeologi calcolano che l’i-scrizione scritta in acadio – lingua semitica usata in Mesopotamia nel secondo millennio a.C. – fu fatta tra i secoli XVIII e XVII a.C., lo stesso periodo del Codice di Hammurabi. Essa contiene disposizioni legali su danni personali, relazioni tra signo-ri e schiavi, oltre a prescrizioni si-mili al principio “occhio per occhio, dente per dente”.

Per il Prof. Amnon Ben-Tor, dell’Istituto di Archeologia dell’U-niversità Ebraica, questa scoper-ta può contribuire ad intendere me-glio la relazione tra la legge mosaica e quella babilonese.

Arcidiocesi coreana celebra primo centenario

Per commemorare il suo primo centenario, l’Arcidiocesi di Daegu, in Corea, ha deciso, tra le altre ini-ziative, di costruire una nuova catte-drale e realizzare un sinodo sui me-todi di evangelizzazione della gio-ventù e della società odierna – infor-ma l’agenzia Ucanews.

Secondo quanto illustrato da Mons. Thaddeus Cho Hwan-kil, Ve-scovo Ausiliare, la nuova chiesa avrà anche istallazioni per il funziona-mento di un complesso culturale. La sua costruzione, il cui costo stimato è di 26 milioni di dollari, dovrà esser conclusa entro il 2014.

condo una nota divulgata il 14 luglio dalla Sala Stampa della Santa Sede.

Eretta nel 1946, la Diocesi di Taizhou, è passata per una dura pro-va nel 1957: il suo Vescovo e tutti i sacerdoti furono catturati, e i luo-ghi di culto furono chiusi. Solamen-te nel 1984 il governo ha permesso la riapertura di alcune chiese.

Antonio Xu Jiwei, allora semi-narista, fu condannato a 25 anni di lavori forzati. Liberato nel 1985, ricevette in quello stesso anno l’or-dinazione sacerdotale. Governa-va la Chiesa di Taizhou dal 1999, in qualità di Amministratore Dio-cesano.

Diacono crea sito per combattere l’odio religioso in Inghilterra

Preoccupato per i livelli di “ostili-tà, ridicolo e cattiva volontà con cui certe figure pubbliche e settori del-la stampa” d’Inghilterra si prepara-no alla visita pastorale di Papa Be-nedetto XVI in questo Paese, Nick Donnelly, diacono permanente della Diocesi di Lancaster, ha creato alla fine di luglio la pagina web protect-thepope.com.

Il sito fornisce informazioni sul-la legge relativa al crimine di inci-tazione all’odio religioso e offre ai cattolici gli strumenti per informa-re la polizia su eventuali infrazioni di questa norma.

Il diacono Donnelly mira anche a combattere la disinformazione e le bugie diffuse da certa stampa sensa-zionalista, “presentando la sempli-ce verità, specialmente riguardo la

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L’Arcidiocesi di Daegu trova la sua origine nello smembramento dell’antico Vicariato Apostolico del-la Corea, nel 1911. Secondo statisti-che del 2009, conta 154 parrocchie, nelle quali 461 sacerdoti si occupano di 451 mila fedeli.

I Cristiani sono il gruppo religioso più discriminato

“Con l’aumento dell’intolleranza religiosa nel mondo, è ampiamente documentato come i cristiani costi-tuiscano il gruppo religioso più di-scriminato” – ha dichiarato Mons. Mario Toso, SDB, Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pa-

ce, in un evento promosso dall’Or-ganizzazione per la Sicurezza e Co-operazione in Europa (OSCE) a Astana (Kazachistan).

“Più di 200 milioni di cristiani, appartenenti a diverse confessioni, si trovano in situazioni di difficoltà, a causa delle istituzioni e dei conte-sti legali e culturali che li discrimina-no” – ha aggiunto il Prelato.

Tra varie altre manifestazioni discriminatorie, Mons. Mario To-so ha indicato: frequenti episodi di violenza e persino assassinii di cri-stiani; restrizioni irrazionali alla li-bertà di aderire alla rispettiva co-munità religiosa; impedimenti ad

importare e distribuire materiale religioso; pressioni sui cristiani che esercitano funzioni pubbliche.

Il testo integrale del suo discor-so, pronunciato il 29 giugno, è stato trascritto ne L’Osservatore Roma-no del 7 luglio ed è disponibile, in italiano, nella pagina della Segrete-ria di Stato del Vaticano (www.va-tican.va).

Nuovo Superiore Generale dell’Istituto del Verbo Incarnato

Il 15 luglio, l’Istituto del Ver-bo Incarnato ha scelto come nuo-vo Superiore Generale Don Carlos Walker, fino ad allora Vicario Gene-

La Santa Sede finanzia 186 progetti ad Haiti e in America Latina

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I membri del Consiglio Amministrativo della Fondazione “Populorum Progressio”, durante la loro

visita ad Haiti

iunito dal 20 al 23 luglio, nella Casa Arcidioce-sana Maria della Altagracia, a Santo Domingo,

il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Populorum Progressio ha approvato il finanziamento di 186 progetti a beneficio di comunità indigene, me-ticcie, afro-americane e contadine di 20 paesi dell’A-merica Latina e dei Caraibi, per un valore totale di 2.091.500 dollari.

Giovedì 22, i membri del Consiglio di Ammini-strazione si sono diretti alla vicina Haiti, al fine di ve-rificare in loco le necessità della popolazione e cono-scere la realtà dei campi di rifugiati gestiti dalla Chie-sa. La visita era già sta-ta programmata prima del terremoto di gen-naio, a causa del gran numero di progetti che la Fondazione finanzia in questo paese.

Durante la Mes-sa celebrata a Port of Prince, è stato letto un messaggio inviato da Papa Benedetto XVI al popolo haitiano in occasione di questa vi-

sita, nel quale afferma: “desidero che sappiate che il Papa non si è dimenticato di voi; ha sempre pre-sente il dolore che avete sofferto e sa della sofferen-za e delle difficoltà per ricostruire le case, le città e le vite”. Il Santo Padre ha inviato anche un donativo speciale di 250 mila dollari per la ricostruzione del-la scuola San Francesco di Sales, distrutta dal sisma.

Accolti dal Cardinale Nicolas de Jesús Lopez Ro-dríguez, Arcivescovo di Santo Domingo, hanno parte-cipato alla riunione del Consiglio di Amministrazione il Presidente di questo Consiglio, Cardinale Juan San-doval Íñiguez, Arcivescovo di Guadalajara (Messico),

e altri otto Arcivesco-vi e Vescovi, tra i qua-li Mons. Giovanni Bat-tista Gandolfo, rappre-sentante della Confe-renza Episcopale Italia-na. Il Cardinale Paul Jo-sef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, non ha potuto partecipare alla riunione, in quanto con-valescente da un recen-te intervento chirurgico.

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rale di questo Istituto. Succede nella carica al fondatore, Don Carlos Mi-guel Buela.

L’elezione è avvenuta durante il Capitolo Generale realizzato nel Se-minario Internazionale San Vitalia-no Papa, a Velletri, alla presenza di Mons. Vincenzo Apicella, nella cui diocesi si trova la Casa Generalizia dell’IVE. Nell’accettare l’incarico, Don Carlos Walker ha manifestato la sua gratitudine ai padri capitolari ed ha chiesto speciali preghiere per i buoni risultati del suo periodo di go-verno.

L’Istituto del Verbo Incarnato ha iniziato le sue attività nella città di San Rafael, in Argentina, nel 1984. Conta oggi più di 200 sacerdoti e opera in più di trenta Paesi dei cin-que continenti.

La Caritas Spagnola aiuta popolazioni del Sahel

Rispondendo ad un appello del-la Caritas Internazionale, la Ca-ritas Spagnola ha contribuito nel mese di luglio con 200 mila euro per offrire alimenti di base a 1.600 famiglie in Burkina Faso e appog-giare il lavoro di Caritas Niger contro l’ondata di fame che atta-naglia il Paese. Questo aiuto viene a sommarsi a 150 mila euro inviati nel mese di giugno.

Tutta la regione subsahariana del Sahel affronta una crisi alimentare dalle conseguenze imprevedibili, di cui sono vittime per lo meno 10 mi-lioni di persone – avverte la Caritas Internazionale, che si sta mobilitan-do per raccogliere più fondi a bene-ficio di queste popolazioni.

Anche nel mese di luglio, la Cari-tas Spagnola ha destinato 211.577 eu-ro per progetti di sicurezza, alimenta-zione e educazione in Angola e Mo-zambico, oltre a 205.000 euro per il Quirguistan, la Cambogia e il Perù.

Conferenza dei Religiosi del Brasile rielegge la sua Presidente

La 22ª Assemblea Generale della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) ha rieletto il 20 luglio la sua direttrice presidente, Suor Márian Ambrósio, della Congregazione del-le Suore della Divina Provvidenza.

Così Suor Márian – che ha otte-nuto 349 del totale di 380 voti – con-tinuerà nella direzione della CRB nel triennio 2010-2013. “Io ho piace-re di lavorare in gruppo, e dinamiz-zare il sogno di un’assemblea sarà il

al 26 al 30 luglio, più di settanta specialisti han-no partecipato a Rio de Janeiro al IV Colloquio

Latino-americano di Diritto Canonico, promosso dall’Istituto Superiore di Diritto Canonico di questa città, per dibattere e approfondire temi come l’im-portanza dell’unità pastorale, le norme canoniche, il rapporto tra il Vescovo e il suo Presbiterio.

Le conferenze sono state pronunciate dall’ Arci-vescovo Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislati-vi; Don Michael Hil-bert, SJ, Decano del-la Pontificia Univer-sità Gregoriana, Don Damian Guillermo Astigueta e Don Yuji Sugawara, professo-ri della stessa univer-sità; e Don José Go-mes Moraes, diretto-re del Pontificio Isti-

tuto Superiore di Diritto Canonico di Rio de Janei-ro.

Tra i partecipanti, merita segnalare la presenza di Mons. Tarcisio Nascentes dos Santos, Vescovo di Divinópolis e di Mons. Jaime Mota de Farias, Ve-scovo Emerito di Alagoinhas.

Durante l’evento, Mons. Orani João Tempesta – Arcivescovo di Rio de Janeiro e Cancelliere Delegato dell’Istituto Superiore di Diritto Canonico di questa

città – ha preso in esa-me la Commenda di San Roberto Bellar-mino, della Pontificia Università Gregoria-na. Alla fine, Mons. Francesco Coccopal-merio ha sottolinea-to la “grande nobiltà e pronta competenza” con cui Don José Go-mes Moraes ha accol-to i congressisti.

IV Colloquio Latino-americano di Diritto Canonico

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Mons. Francesco Coccopalmeiro circondato dai partecipanti del Colloquio

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Settembre 2010 · Salvami Regina      43

mio proprio sogno” – ha dichiarato, in un’intervista all’assessorato delle comunicazioni della CRB.

Mons. Orani Tempesta apre il 2º incontro nazionale della PASCOM

“Per fare una buona Pastorale della Comunicazione, non basta la tecnologia, bisogna anche essere cri-stiani”. Con queste parole, l’Arcive-scovo di Rio de Janeiro e Presiden-te della Commissione Episcopale Pastorale per la Cultura, Educazio-ne e Comunicazione Sociale, Mons. Orani João Tempesta, ha aperto il 2º Incontro Nazionale della Pastora-le della Comunicazione (PASCOM).

“Per noi vi è una differenza fon-damentale nel modo di fare comuni-cazione. Noi facciamo comunicazio-ne sapendo che dietro c’è una per-sona con spiritualità, che sa che il

Altri due libri di Papa Benedetto XVI

Gli amici di Gesù è il titolo di un volume di 48 pagine nel quale Papa Benedetto XVI narra al pubblico in-fantile e giovanile la storia dei Dodi-ci Apostoli e di San Paolo, utilizzan-do passi delle udienze generali dei mercoledì accompagnati da illustra-zioni dell’artista italiano Franco Vi-gnazia. Lanciato lo scorso 22 luglio dalla Piccola Casa Editrice, l’opera conta su una prefazione di Don Ju-lián Carrón, presidente della confra-ternita Comunione e Liberazione.

Inoltre, il Santo Padre ha inizia-to a preparare nel palazzo estivo di Castel Gandolfo il terzo volume di Gesù di Nazareth, dedicato ai Van-geli dell’Infanzia. Il primo volume di quest’opera, pubblicato nel 2007, è diventato subito un best-seller. Il se-condo, dedicato alla Passione, Mor-te e Resurrezione di Gesù Cristo è già in fase di traduzione e ne è previ-sta la distribuzione a febbraio.

Incontro Continentale dell’Azione Cattolica

Sotto il motto Vita, pane, pace e libertà: laici dell’Azione Cattolica nel-la città per un mondo più umano, si è realizzato in Messico, dall’8 all’11 luglio, il VI Incontro Continenta-le Americano dell’Azione Cattolica.

L’evento ha riunito trenta delegazio-ni di paesi latino-americani i cui rap-presentanti hanno analizzato le que-stioni di cui sopra alla luce del Do-cumento di Aparecida.

In un messaggio firmato dal Se-gretario di Stato della Santa Sede, Cardinale Tarcisio Bertone, il Santo Padre ha incoraggiato i partecipanti ad approfondire il ruolo fondamen-tale dei laici nella costruzione di una società “che risponda al progetto originale di Dio sull’ umanità”. Ha ricordato anche la necessità di “una adeguata formazione e della profon-da vita spirituale dei fedeli”.

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centro di tutto il nostro agire è Ge-sù”, ha affermato Mons. Orani. “Il nostro modo di far comunicazione, al di là della tecnica, delle persone qualificate, è giustamente caratte-rizzato dal fatto che siamo persone che hanno fede. Questo fa la diffe-renza”, ha aggiunto.

L’evento si è svolto tra i giorni 22 e 24 nel Santuario di Aparecida ed ha riunito più di 300 partecipanti di tutti gli stati brasiliani.

Cause di canonizzazione e miracoli

Cosa è un miracolo? Perché la Chiesa esige miracoli per beatificare o canonizzare una persona? Perché Dio non mi concede quello che Gli chiedo? Le risposte a questi e molti altri interrogativi si trovano alla por-tata degli interessati in un libro, re-centemente uscito in Spagna, intito-lato Cause di canonizzazione e mira-coli.

I suoi autori sono due specialisti: Canonico Ricardo Quintana, De-legato Episcopale per le Cause dei Santi dell’Arcidiocesi di Madrid e José Carlos Martin de la Hoz, lau-reato in Scienze Geologiche, Dotto-re in Teologia e direttore del dipar-timento dell’Opus Dei per le Cause dei Santi, in Spagna.

44      Salvami Regina · Settembre 2010

Nel libro di 160 pagine, pubblica-to dalla Desclée de Brouwer, gli au-tori analizzano con chiarezza e si-curezza dottrinale tutte queste que-stioni e presentano un’ampia e ben selezionata bibliografia.

Governatore messicano multato per aver fatto riferimento a Dio

Il governatore dello stato di Sina-loa, Mario Lopez Valdez è stato con-dannato dal Tribunale Elettorale Fe-derale del Messico a pagare una mul-ta di 27.235 pesos, per aver pronun-ciato espressioni di carattere religio-so durante un atto elettorale.

“Vincerò con l’appoggio della vo-lontà popolare e di quella di Dio” e “La volontà del popolo, degli astri e di Dio saranno schierate” sono state le frasi pronunciate dal governatore. I magistrati considerano che esse in-frangono “la proibizione costituzio-nale di impiegare in atti pubblici al-lusioni o espressioni di carattere re-ligioso”, informa nella sua edizione on-line il giornale messicano La Jor-nada (28/7/2010).

era che le attività dell’incisione non pregiudicassero il raccoglimento del-la comunità. Si è mantenuta rigorosa-mente la vita di clausura: nessuna suo-ra è stata autorizzata ad uscire dall’ab-bazia o ricevere visite; potevano co-municare con persone di fuori soltan-to attraverso la grata conventuale.

Re del Marocco condecora suore vicentine

“Conosco e apprezzo molto il vo-stro lavoro”, ha dichiarato alle due suore vicentine spagnole il re Moha-med VI del Marocco, prima di deco-rarle, nel Palazzo Reale di Tangeri, con l’Ordine del Wissam Alaui, una delle più prestigiose insegne onori-fiche del suo regno – informa il gior-nale madrileno El País (edizione on-line del 3/8/2010).

“Il re ci ha spiegato che la com-menda era per l’insieme delle Figlie della Carità nel Marocco”, ha pre-cisato al telefono Suor Rafaela del Campo, che opera nel paese da 40 anni. La sua compagna, Suor Fermi-na Suarez, vi si trova da 48 anni. In-sieme con altre tre figlie di San Vin-cenzo de’ Paoli, esse mantengono un orfanotrofio adiacente all’ospedale di Alhucenas, nel nord del Marocco.

La Chiesa Cattolica é ufficialmente riconosciuta nel Turkmenistan

“Noi siamo stati ufficialmente ri-conosciuti come Chiesa Cattolica nel Turkmenistan. È una grande gioia e una grande speranza” – ha comuni-cato all’agenzia Fides il superiore del-la Missio Sui Iuris nel Turkmenistan, Don Andrzej Madej, OMI.

Secondo una notizia della Ra-dio Vaticana, questa ex-repubbli-ca sovietica dell’Asia Centrale con-ta cinque milioni di abitanti, 90% dei quali sono musulmani. In essa vi-vono appena cento cattolici battez-zati, trenta catecumeni e un gruppo di “simpatizzanti della Fede cristia-na”. Non esistono chiese cattoliche,

Benedettine firmano contratto con casa discografica

Le monache dell’abbazia bene-dettina Madonna dell’Annunciazio-ne, nei pressi di Avignone in Fran-cia, hanno vinto un concorso di am-bito mondiale promosso dalla casa discografica britannica Decca Re-cords per la produzione di dischi di musica gregoriana. Il primo album, intitolato Voices – Chant from Avi-gnon (Voci – Canto di Avignone) verrà pubblicato in novembre.

“Noi non abbiamo mai cercato questo, ma siamo state cercate”, ha dichiarato all’agenzia Reuters la ma-dre badessa, la cui preoccupazione

Primo Nunzio della Santa Sede nella Federazione Russa

Con la consegna delle sue cre-denziali al ministro delle Relazioni Esterne, Sergei Lavrov, il 15 luglio, l’Arcivescovo Antonio Mennini è di-ventato ufficialmente Nunzio della Santa Sede a Mosca, inaugurando, così, una nuova era di relazioni di-plomatiche tra la Santa Sede e la Fe-derazione Russa.

Secondo una notizia de L’Osser-vatore Romano, la cerimonia di con-segna delle credenziali è stata se-guita da un “cordiale incontro” al quale ha partecipato il vice-mini-stro delle Relazioni Estere, Alexan-der Krusko. Costui si è congratulato con il Nunzio, a nome del Presiden-te Dimitri Medvedev, e ha sottoline-ato il crescente “spirito di armonia e cooperazione” tra la Santa Sede e la Russia negli ultimi anni.

A sua volta, Mons. Mennini, ha manifestato la sua decisione di col-laborare per il consolidamento di queste relazioni diplomatiche, come pure per “la crescita spirituale e mo-rale del popolo russo”.

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lla fine della loro 128ª Convenzione Supre-

ma, conclusasi il 5 agosto, i Cavalieri di Colombo han-no dato al pubblico una se-rie di risoluzioni nelle quali rinnovano il loro impegno a difendere la vita dal conce-pimento fino alla morte na-turale, il matrimonio, a raf-forzare la famiglia e appog-giare il Santo Padre – infor-ma l’agenzia ACI.

Nell’ultima sessione è stata approvata una risolu-zione in cui i membri del-la maggiore associazione di laici cattolici del mondo manifestano una profon-da gratitudine a Papa Benedetto XVI, per la sua “vi-ta di servizio dedicato a Cristo e alla Sua Chiesa”. E riaffermano: “Non rinunceremo mai al nostro impe-gno di difendere il Santo Padre e di assisterlo nella sua missione pastorale di portare la Buona Novella di Gesù Cristo al mondo”.

Tramite il Segretario di Stato della Santa Sede, Cardinale Tarcisio Bertone, Sua Santità ha inviato ai partecipanti della Convenzione Suprema un messag-gio nel quale elogia il tema scelto per quest’anno: Io sono il guardiano di mio fratello. Questo tema, ha sot-

tolineato il Pontefice, “ri-chiama l’attenzione per lo spirito di solidarietà frater-na che ha ispirato la fonda-zione dei Cavalieri di Co-lombo e continua a orien-tare le sue molteplici atti-vità”.

Il Papa ha manifesta-to uno “speciale apprez-zamento” per i membri dell’Ordine, per la loro so-lidarietà spirituale con il clero nel corso dell’Anno Sacerdotale. “In conside-razione degli attacchi, fre-quentemente ingiusti e in-fondati, contro la Chiesa e i suoi leader, il Santo Padre

è convinto che la risposta più efficace sia una grande fedeltà alla Parola di Dio, una ricerca più ferma della santità e un maggiore impegno con la carità nella ve-rità, da parte di tutti i fedeli” – ha affermato.

Alla fine, Benedetto XVI ha ringraziato anco-ra una volta i Cavalieri di Colombo “per la loro te-stimonianza davanti alla santità della vita umana e all’autentica natura del matrimonio”, come pure per il loro impegno a promuovere tra i laici cattolici “una maggiore coscienza della necessità” di modellare la loro vita quotidiana secondo la Fede che professano.

Cavalieri di Colombo: in difesa della vita, della famiglia e del Papa

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poiché esse sono state distrutte dai rivoluzionari sovietici. I missionari devono ricominciare tutto come in terra di “prima evangelizzazione”.

L’affetto nell’infanzia riduce lo stress da adulti

Un bebè che abbia ricevuto dal-la madre molto affetto diventa un adulto meno esposto allo stress e all’angoscia. Questa è la conclusio-

ne a cui è giunta una equipe di spe-cialisti diretti dalla psicologa Joan-na Maselko, dell’Università Temple (Filadelfia, USA).

Secondo una notizia dell’Agence France Presse (26/7/2010), Maselko e la sua equipe hanno utilizzato i da-ti di più di mille bebè di otto mesi di età, raccolti in uno studio fatto nel-lo stato americano di Rhode Island, nella decade del 1960. Trentaquat-

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tro anni più tardi, i ricercatori sono riusciti ad intervistare più della metà di quei bebè, tracciando il loro pro-filo psicologico. “Abbiamo scoperto con l’osservazione obiettiva che un alto livello di affetto tra le madri e i loro figli di otto mesi è associato a meno sintomi di angoscia trenta an-ni dopo” – hanno riferito, in un lavo-ro pubblicato nel Journal of Epide-miology and Community Health.

La seconda richiesta

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StorIa Per bambInI... o aduLtI PIenI dI fede?

Da buon religioso, Fra Martino obbedì prontamente e con gioia. Chiedeva soltanto a Nostro Signore Sacramentato la grazia di ritornare in tempo per assistere alla Messa della sera e riceverLo nel suo cuore.

ra Martino, sacrestano di un convento francesca-no, adempiva i suoi dove-ri con la perfezione asso-

luta. Faceva di tutto per rendere bian-chissime e ben inamidate le tovaglie dell’altare. Nel santuario non si vede-va mai la minima traccia di cera o di polvere, calici e pissidi erano sempre splendenti.

“La pulizia è il lusso del povero”, diceva a se stesso, mentre lavorava con il massimo impegno, trattandosi del culto al Signore Gesù. Nella vi-ta di volontaria povertà, abbraccia-ta per amore di Lui, voleva servir-Lo nella forma più eccellente, poi-ché, oltre al senso del dovere, splen-deva nell’anima di Fra Martino una profonda devozione a Gesù Eucari-stico.

Quando il sacrestano termina-va le sue faccende, si dirigeva inva-riabilmente ai piedi del tabernacolo per restarvi a pregare, in colloquio intimo con il Signore. Tutti i giove-dì, nel convento, c’era l’Adorazione solenne al Santissimo Sacramen-to, e lui riusciva sempre ad or-ganizzare il servizio in modo da passare lungo tempo ingi-nocchiato ai piedi dell’osten-sorio.

Si avvicinava, in quei giorni, la festa del patrono del convento. Fra Martino era incaricato di prepara-re gli arredi liturgici e decorare la chiesa per la Messa solenne. Sem-pre attivo e pieno di dedizione, era riuscito a procurarsi bei fiori per ornare l’altare, il che non era facile in quella stagione dell’anno.

Già la sera prima tutto era pron-to per la Celebrazione. Quel giorno voleva essere occupato il minimo in-dispensabile, in modo da poter assi-stere così alla Santa Messa con mag-gior raccoglimento e ricevere più fervidamente Gesù nella sua anima.

Quale non fu la sua sorpresa quando il Padre Guardiano gli as-segnò la funzione di mendicante in

quella giornata festiva! Era neces-sario procurarsi senza indugio un rinforzo di provviste, poiché la ca-sa era piena di gente: oltre ai fra-ti provenienti da altri conventi, c’e-ra un gruppo di pellegrini bisognosi. La dispensa era quasi vuota... Si cor-reva il rischio di servire ai visitato-ri un pranzo frugale e di congedar-li senza cena.

Da buon religioso, Fra Marti-no obbedì prontamente e con gioia. Chiedeva soltanto a Nostro Signo-re Sacramentato la grazia di ritorna-re in tempo per assistere alla Messa della sera e riceverLo nel suo cuo-re. Accompagnato da Fra Salomo-ne, bussò di porta in porta per varie ore, ma le anime caritatevoli sem-bravano essere scomparse dalla re-gione! Recuperarono solamente al-cuni tozzi di pane vecchio e non ri-

uscirono neppure ad avere legu-mi a sufficienza per un’umile

zuppa...Cominciava a scendere la

sera quando entrarono in una piccola cappella vicina al luo-go in cui si trovavano. Prega-rono affidandosi a Vergine Maria che li aiutasse non solo ad ottenere i viveri necessa-ri per la comunità, ma anche

Suor Ana Rafaela Maragno, EP

Da buon religioso, Fra Martino obbedì prontamente e con gioia

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a ritornare in tempo per assistere al-la Messa e ricevere il Corpo di Gesù.

Poco dopo aver ricominciato il lo-ro lavoro, incontrarono un contadino che guidava un piccolo carro, il quale, dopo averli salutati con rispetto e aver chiesto loro la benedizione, chiese:

– Miei buoni frati, sembrate pre-occupati... Avete bisogno di aiuto?

Fra Martino gli spiegò la difficol-tà in cui si trovavano e subito il con-tadino ebbe pronta la soluzione:

– Guardate quanto è buona la Madonna per avermi fatto passare per questa strada proprio ora! Qui c’è un sacco di patate, cipolle, rapa-nelli e pomodori. E in quest’altro vi sono due grandi pernici. Adesso capisco perché non sono riuscito a vendere tutto al mercato... È che la Madonna aveva deciso di riservare questo per il convento. Bene dun-que, potete prendere tutto. Ve lo do molto volentieri.

I due frati ringraziarono di cuo-re il generoso contadino, gli promi-sero orazioni per lui e la sua fami-glia e ripresero allegramente il cam-mino di ritorno. Tuttavia, la distan-

za da percorrere per il convento era tale che giunsero quasi alla fine del pomeriggio. Consegnarono le prov-viste al frate cuoco, si pulirono dalla polvere del cammino e si avviarono in fretta verso la chiesa, dove ancora risuonavano le melodie eucaristiche.

Nel frattempo, la Messa era ter-minata... Non ebbero nemmeno la consolazione di ricevere la Comunio-ne! La Madonna aveva atteso tanto generosamente alla prima delle loro richieste, perché non aveva voluto fa-re la stessa cosa con la seconda?

Costernati, si misero in ginocchio ai piedi del tabernacolo e si lamen-tarono amorosamente con Gesù:

– Signore, perché ci hai abbando-nato? Quanto avremmo voluto par-tecipare a questa Messa! Ed inve-ce, per amor d’obbedienza, siamo privati della possibilità di riceverTi nell’Eucaristia!

Un po’ alla volta, la chiesa si svuotò, ma i due religiosi continua-rono a rimanere lì in preghiera. All’improvviso, videro sorgere nel presbiterio un uomo alto, pieno di nobiltà e con uno sguardo rilucente.

– La Regina del Cielo ha udi-to compiaciuta le vostre suppli-che – disse lui – e mi ha mandato ad esaudirle. Inginocchiatevi presso la mensa della Comunione e prepa-rate i vostri cuori a ricevere degna-mente il Suo Divino Figlio.

L’Angelo di luce aprì il taberna-colo, prese il ciborio e amministrò loro la Sacra Comunione. Dopo fece un breve atto di Adorazione al Santissimo Sacramento, Lo ri-collocò nel tabernacolo e scom-parve.

Lacrime di consolazione correva-no sui volti di Fra Martino e Fra Sa-lomone. Dopo un lungo rendimen-to di grazie, il più benedetto delle loro vite, andarono a narrare al Pa-dre Guardiano l’accaduto. Costui fece suonare la campana per riunire gli altri frati e tutti si diressero alla cappella del Santissimo, per ringra-ziare Dio per una così insigne gra-zia. E lì videro — oh meraviglia! — che l’Angelo aveva lasciato un segno del suo passaggio: in bellissime let-tere dorate, le iniziali di Gesù e di Maria! ²

Fra Martino gli spiegò la difficoltà in cui si trovavano e subito il contadino ebbe pronta la soluzione

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I SantI dI ognI gIorno ________________________ Settembre

1. San Giosuè. Figlio di Nun, di-scepolo di Mosè. Introdusse il popo-lo di Israele nella Terra Promessa.

2. San Giusto, Vescovo (†circa nel 381). Dopo il Concilio di Aqui-leia, rinunciò alla sede episcopale di Lione e abbracciò l’umile vita dei monaci di un eremitaggio in Egitto.

3. San Gregorio Magno, Papa e dottore della Chiesa (†604).

Beata Brigida di Gesù Morello, religiosa (†1679). Divenuta vedova, si dedicò alla penitenza e alle opere di carità. Fondò a Piacenza, la Con-gregazione delle Suore Orsoline di Maria Immacolata, per l’educazione della gioventù femminile.

4. San Mosè, profeta. Scelto da Dio per liberare il popolo di Israe-le dalla oppressione in Egitto e con-durlo alla Terra Promessa.

5. XXIII Domenica del Tempo Ordinario.

San Bertino, abate (†circa nel 698). Insieme a due compagni, fon-dò a Saint-Omer, in Francia, il mo-nastero di Sithiu, del quale fu abate per circa 60 anni.

6. Beato Diego Llorca Llopis, sa-cerdote e martire (†1936). Sacerdo-te secolare catturato e fucilato a Oli-va, in Spagna, a 40 anni d’età.

7. Santa Regina, vergine e mar-tire (†sec. III). Giovane cristiana di padre pagano, decapitata nelle vici-nanze di Autun, in Francia.

8. Natività della Beata Vergine Maria.

San Sergio I, Papa (†701). Di ori-gine siria, si impegnò nell’evangeliz-zazione dei frisoni e sassoni. Contri-buì all’arricchimento della Liturgia.

9. San Pietro Claver, presbitero (†1654).

Beato Pietro Bonhomme, sacer-dote (†1861). Si distinse per le sue missioni popolari e l’evangelizzazio-ne dei contadini, in Francia. Fondò la Congregazione delle Suore della Madonna del Monte Calvario, per l’assistenza ai giovani, malati e biso-gnosi.

10. Beati Sebastiano Kimura e Francesco de Morales, sacerdoti, e compagni, martiri (†1622). Morti fra crudeli torture, insieme ad altri 50 cattolici (sacerdoti, religiosi, coppie di sposi, giovani, catechisti, vedove e bambini), a Nagasaki, in Giappone.

11. San Giovanni Gabriele Per-boyre, sacerdote e martire (†1840). Sacerdote Lazzarista, missionario in Cina. Tradito da uno dei suoi disce-poli, fu incarcerato, torturato e, al-la fine, legato ad una croce e stran-golato.

12. XXIV Domenica del Tempo Ordinario.

Santissimo Nome di Maria.Beato Pietro Sulpizio Cristoforo

Faverge, martire (†1794). Frate La-salliano, incarcerato insieme a centi-naia di altre vittime della Rivoluzio-ne Francese. Lì morì, in conseguenza delle malattie contratte, trattando ca-ritatevolmente i prigionieri infermi.

13. San Giovanni Crisosto-mo, Vescovo e dottore della Chiesa (†407).

Beata Maria di Gesù Lopez Ri-vas, vergine (†1640). Priora del Car-melo di Toledo, discepola di Santa Teresa d’Avila. Calunniata e deposta ingiustamente dalla carica, sopportò tutto con umiltà e pazienza.

14. Esaltazione della Santa Cro-ce.

Santa Notburga, vergine (†1313). Fu cuoca del castello di Rottenburg, nel Tirolo, e lavorò come domestica nel villaggio di Eben, in Austria.

15. Beata Vergine Maria Addolo-rata.

Beato Ladislao Miegon, sacerdo-te e martire (†1942). Sacerdote po-lacco deportato nel campo di con-centramento di Dachau, dove morì tra le torture.

16. San Cornelio, Papa (†253) e San Cipriano, Vescovo (†258), martiri.

San Giovanni Macias, religio-so (†1645). Frate laico del convento domenicano di Lima, si dedicò alle cure dei poveri e degli infermi.

17. San Roberto Bellarmino, Vescovo e dottore della Chiesa (†1621).

San Pietro Arbués, sacerdote e martire (†1485). Canonico regolare dell’Ordine di Sant’Agostino, assassi-

“San Mosè” - Basilica della Stella, Lisbona (Portogallo)

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I SantI dI ognI gIorno ________________________ Settembre

nato da sicari ai piedi dell’altare del-la cattedrale, a Saragozza, in Spagna.

18. San Giuseppe da Copertino, sacerdote (†1663). Religioso france-scano del convento di Osimo. Poco dotato dal punto di vista fisico, fu, invece, favorito da grazie mistiche straordinarie.

19. XXV Domenica del Tempo Ordinario.

San Gennaro, Vescovo e martire (†305). Patrono di Napoli.

San Teodoro, Vescovo (†690). Aveva quasi 70 anni quando Papa San Vitaliano lo nominò Vescovo di Canterbury, in Inghilterra.

20. Sant’Andrea Kim Tae-gon, sacerdote, Paolo Chong Ha-sang e compagni, martiri (†1839-1867).

San Giovanni Carlo Cornay, sacer-dote e martire (†1837). Sacerdote del-la Società per le Missioni Straniere, sottoposto a orribili torture fu decapi-tato a Son Tay, in Vietnam.

21. San Matteo, Apostolo e Evan-gelista.

San Castore di Apt, Vescovo (†cir-ca nel 426). Desideroso di spiegare la sublimità della vita monastica ai mo-naci di un cenobio sotto la sua giuri-

sdizione, in Provenza, ricorse a San Giovanni Cassiano e questi, su sua ri-chiesta, redasse le celebri “Conferen-ze” sugli asceti dell’Egitto.

22. Santa Salaberga, badessa (†circa nel 664). Secondo la tradi-zione, fu guarita dalla cecità da San Colombano, che la avviò al servizio di Dio. Morì a Laon, in Francia.

23. San Pio di Pietrelcina, sacer-dote (†1968).

Santo Adamnano di Iona, sacerdo-te e abate (†704). Profondo conosci-tore delle Sacre Scritture e infaticabi-le difensore dell’unità, convinse molti scozzesi e irlandesi a celebrare la Pa-squa secondo il costume romano.

24. Beata Vergine Maria della Mercede. Nel 1218, la Vergine Ma-ria apparve a San Pietro Nolasco, raccomandandogli di fondare un istituto religioso dedito alle opere di misericordia, specialmente la libera-zione dei cristiani schiavizzati in ter-re musulmane. Nacque così l’Ordine dei Mercedari.

25. San Sergio di Radonez, aba-te (†1392). Dopo vari anni di vita eremitica, fondò il Monastero della Santissima Trinità, nelle vicinanze di Mosca e propagò la vita cenobitica nella Russia Settentrionale.

26. XXVI Domenica del Tempo Ordinario.

Santi Cosma e Damiano, martiri (†sec. III).

Sant’Eusebio di Bologna, Vesco-vo (†sec. IV). Combatté l’arianesi-mo, insieme a Sant’Ambrogio di Mi-lano, si impegnò a promuovere tra i giovani il valore della verginità.

27. San Vincenzo de’ Paoli, sacer-dote (†1660).

Beato Lorenzo da Ripafratta, sa-cerdote (†1456). Domenicano del monastero di Pistoia, osservò fedel-mente per 60 anni la disciplina reli-giosa, dedicandosi assiduamente al Sacramento della Riconciliazione.

28. San Venceslao, martire (†929/935).

San Lorenzo Ruiz e compagni, martiri (†1633-1637).

Beata Amalia Abad Casasempe-re, martire (†1936). Madre di fami-glia nota per la sua militanza cattoli-ca, fu catturata e assassinata da mili-ziani a Benillup, in Spagna.

29. San Michele, San Gabriele, San Raffaele Arcangeli.

Beato Nicola da Forca Palena, sa-cerdote (†1449). Religioso dell’Or-dine degli Eremiti di San Girolamo, fondò a Roma il Monastero di San-to Onofrio, dove morì a cent’anni di età.

30. San Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa (†420).

San Francesco Borgia, sacerdo-te (†1572). Duca di Gandia e Viceré della Catalogna, rinunciò al mondo dopo la morte della sposa ed entrò nella Compagnia di Gesù, di cui fu il terziario Superiore Generale.

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Una garanzia di salvezza

L a devozione a Maria non è un semplice ornamento del Cattolicesimo e neppure un soccorso tra molti altri che

possiamo usare o no a nostro criterio: è una parte integrante della Religione. Dio è voluto venire tra noi per mezzo di Maria, e solo per mezzo di Lei possiamo arrivare a Lui.

Termometro spirituale e garanzia di salvezza

Così come, per accertar-si della vita di una perso-na, il medico sente i battiti del suo cuore, noi, per sape-re se un’anima è virtuosa, se essa vive della vita cristiana, appuriamo se il culto alla Santa Vergine delle Vergini le è indifferente o gradito.

Sì, la devozione a Maria è come un termometro spiri-tuale che segna – se così pos-siamo dire – la temperatura della nostra anima, che rive-la le sue disposizioni segrete. Se le pratiche di questa de-vozione ci piacciono, possia-mo restar tranquilli quanto allo stato della nostra anima. Ma se sentiamo che vi è fred-dezza tra noi e la Santissima Vergine, se abbandoniamo gli atti di culto a Lei, se tra-scuriamo le preghiere quoti-diane, se accampiamo man-

Oh! che preziosa sicurezza per il nostro futuro se amiamo la Santissima Vergine al punto da voler esser immagini vive di Lei sulla Terra!

canza di tempo per recitare il Rosario, facciamo attenzione: la nostra virtù diminuisce, la fede della nostra Prima Comunione svanisce, siamo nel cam-mino che ci allontana da Dio!

Si comprende, dunque, la neces-sità di insistere su questo tema, di

stimolare la pietà e la devozione alla Madonna. Per noi, questa devozione è una garanzia di salvezza!

Come è possibile? È che se amia-mo la Vergine Maria, lavoreremo per assomigliare a Lei. Siamo irresi-stibilmente portati a imitare le per-

sone che ci sono simpati-che: vorremmo pensare, parlare, vivere come loro. Oh! che preziosa sicurezza per il nostro futuro se amia-mo la Santissima Vergine al punto da voler esser imma-gini vive di Lei sulla Terra! Come Lei, eviteremo quan-to dispiace a Dio e quan-to causerebbe un danno al-le nostre anime; come Lei, faremo ogni bene, compi-remo il nostro dovere, pra-ticheremo la virtù. Per que-sto possiamo aver fiducia.

L’esempio di San Francesco di Sales

D’altra parte, è garanti-ta una protezione speciale della Santissima Vergine a chi è effettivamente Suo devoto. Quando gli arri-veranno le prove, le tribo-lazioni, le tentazioni, per quanto numerose e vio-lente esse siano, con l’as-sistenza di Maria, egli mai si dispererà. Come prova

La devozIone a marIa

Tormentato, nella gioventù, da una grave tentazione, fu per mezzo di Maria che San Francesco di Sales

riuscì a vincerla

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Settembre 2010 · Salvami Regina      51

di questo, ci sarebbero mil-le fatti emozionanti da rac-contare. Prendiamo in consi-derazione solamente questo, tratto dalla vita di San Fran-cesco di Sales.

Ancor giovane, San Fran-cesco era tormentato da una tentazione contro la quale lottava con energia ma, in un momento di scoraggiamento, il futuro gli apparve con colo-ri foschi: egli si credeva per-duto, condannato all’infer-no... Esser condannato, es-ser separato da Dio che egli amava come un padre, dal-la Madonna che lui venera-va come una madre, e que-sto per un’eternità senza fi-ne!... Questo pensiero gli tor-turava il cuore e lo faceva sin-ghiozzare.

Un giorno in cui entrò in una chiesa preso da que-sta triste impressione, sen-tì come una mano invisibile che lo spingeva ai piedi di una statua del-la Madonna. Si inginocchiò davan-ti a lei e supplicò Maria che gli ot-tenesse la grazia di vincere la ten-tazione che lo accecava e termi-

nò la sua orazione con queste belle parole: “Se devo odiare Dio eter-namente nell’inferno, Vi supplico una cosa: ottenetemi per lo meno la grazia di amarLo con tutto il mio cuore su questa terra!”.

Terminata la sua orazio-ne, egli si alzò vincitore: la Consolatrice degli Afflitti lo aveva liberato da quel tor-mento!

Prova di predestinazione

Cari lettori, se qualche vol-ta abbiamo dei peccati di cui dispiacerci, se siamo testimo-ni afflitti di colpe umilianti, non sarà perché abbiamo ab-bandonato il culto alla Santis-sima Vergine, perché abbiamo rinunciato alla devozione e, così, ci siamo privati di un’as-sistenza che ci avrebbe riser-vato?

Possiamo concludere che una devozione solida e sin-cera è una prova di predesti-nazione. Se avremo questa convinzione e prenderemo la ferma risoluzione di colti-vare, sempre di più, la devo-zione alla Santissima Vergine

e praticare le virtù che Ella ci ispi-ra, questa lettura avrà dato i miglio-ri frutti. ²

(Tradotto, con adattamenti, da “L’Ami du Clergè”, 6/11/1902, pagg.

862-863).

Se amiamo la Vergine Maria, lavoreremo per assomigliare a Lei ed eviteremo tutto quanto

dispiace a Dio

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AAdotti un giovane Araldo del Vangelo

ttualmente 825 giovani as-piranti agli Araldi del Van-gelo, aspettano il momen-

to di entrare in uno dei Centri di For-mazione Giovanile degli Araldi del Vangelo. Essi hanno bisogno di una

borsa di studio che aiuti a sostene-re i costi della loro formazione. Per questo, è stata lanciata la Campag-na “Padrini o Madrine”. Consiste nell’“adottare” un ragazzo o una gio-vane aspirante, aiutando a finanziare

la formazione di questi neo-Araldi. Questo è un gesto concreto a bene-ficio della gioventù. Nell’adottare un aspirante lei starà offrendo una soli-da formazione cattolica a un adoles-cente bisognoso.

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“Madonna del Buon Successo” - Monastero delle

MM. Concezioniste, Quito (Ecuador)

na sola parola dalle Sue lab-

bra è quanto basta perché il Figlio La esaudisca.

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